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GIORGIO FEDALTO

CRISTIANI ENTRO E OLTRE GLI IMPERISaggi su Terre e Chiese d’Oriente

CASA EDITRICE MAZZIANAVERONA 2014

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Copyright © 2014, Casa editrice Mazziana, Verona

Via San Carlo, 537129 [email protected]

Prima edizione: settembre 2014

ISBN 978-88-97243-16-8

Stampato presso Cierre GraficaCaselle di Sommacampagna (Verona)

Stampato in Italia

Questo volume viene diffusoin cinquecento esemplari numerati

ideato e realizzato graficamentein carattere Goudy Old Style dalla

CASA EDITRICE MAZZIANA

finito di stampare nel settembre 2014 dallaCIERRE GRAFICA

di Caselle di Sommacampagna (Verona)su carta Grifo Vergata Fabriano

rilegato a cura dellaLEGATORIA BERTO

di Conselve (Padova)

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Il volume raccoglie saggi diversi comparsi in un cinquantennio di lavoro in rivistee atti di congressi. Per la difficoltà di reperirli e perché non vadano perduti, si è pensatoche pubblicarli assieme, secondo la divisione tipica delle antiche sedi patriarcali, puòrisultare di una qualche utilità per i cultori di storia cristiana generale, e orientale inparticolare. Lo spirito ecumenico che anima da alcuni anni le Chiese è per di più pro-pizio per la riflessione.

Non si tratta qui di una storia organica, ma di saggi, su questioni o aspetti diversi,che vanno dalla storia dell’ambiente politico dove le Chiese dei singoli patriarcati sisono sviluppate, come delle vicende teologiche che le hanno portate alla separazione,alla loro spiritualità, ai rapporti con la sede romana. Colpisce in particolare il legamedi quelle Chiese col potere politico, col quale pure la Chiesa latina ha avuto i suoiproblemi. Un altro aspetto significativo è la difficoltà che le Chiese orientali hannosempre incontrato e hanno dovuto sopportare lungo i secoli a contatto con l’islamismonelle sue diverse forme nazionalistiche. Non meno problematici furono talora i suoirapporti con la Chiesa latina, almeno nel periodo iniziato con la quarta crociata.

Va ugualmente ricordato che trattandosi di tematiche affrontate in tempi diversi,nuove ricerche hanno potuto migliorare gli argomenti presentati e il linguaggio allorausato. Nonostante ciò, si sono ugualmente lasciati i testi come sono stati pubblicatinell’originale o con piccole modifiche; le ripetizioni talora presenti si è preferito ripor-tarle in un corpo grafico minore.

Il raggiungimento di una auspicabile comunione delle Chiese tra di loro va augu-rabilmente preceduto dalla conoscenza delle affinità che conservano e delle ragioniche hanno portato alle loro divisioni. Anche con questo obiettivo si intende offrire allettore il contributo presente. Un ringraziamento particolare va agli editori delle primepubblicazioni e a quanti sono stati di aiuto in tale lavoro.

L’AUTORE

PREMESSA

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Abbreviazioni .............................................................................................................................................pag. 5Premessa .................................................................................................................................................................7

PARTE PRIMA: PROBLEMI GENERALI

I. Lo sviluppo geografico del cristianesimo delle origini ........................11

II. Cristianità orientali nelle strutture dell’antica e della nuova Roma ................................................................................17

III. Per una “Series episcoporum ecclesiarum christianarum orientalium”.........................................................................................31

IV. Chiesa di Roma, Chiese dell’Europa orientale e Chiese d’Oriente nel Medioevo..........................................................................41

V. Vescovi d’Oriente e d’Occidente del secolo IV: santi martiri, confessori, dottori.............................................................................53

VI. Lo scisma tricapitolino e la politica giustinianea .......................................73

VII. La recezione del concilio Niceno II tra Aquisgrana e Roma negli anni 787-794 ......................................................95

VIII. Problemi cristologici dell’iconoclastia ............................................................... 113

IX. La comunicazione catechetica dell’icona bizantina ..............................129

PARTE SECONDA: PATRIARCATO DI COSTANTINOPOLI

X. Costantinopoli..............................................................................................................................141

XI. Maometto II nella capitale dell’ortodossia. Costantinopoli: 1453-1465 ..............................................................................................177

XII. 29 maggio 1453: una data da ricordare! ...........................................................195

XIII. Mara Branković e Maometto II..................................................................................203

XIV. Diplomatici veneziani a Istanbul nel Cinquecento. Osservazioni su religione e morale.........................................................................209

XV. Il patriarcato di Costantinopoli entro e oltre i propri confini.........................................................................................225

XVI. Religione e cultura bizantine e postbizantine in Occidente. Simone Atumano, un umanista poco conosciuto .................................239

PIANO DELL’OPERA

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PIANO DELL’OPERA

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XVII. Cultura ecclesiastica di vescovi greci in Italia nel secolo XVI: Massimo Margunio ....................................................................251

XVIII. Il patriarca Geremia II Tranos, l’arcivescovo Gabriele Severo e la questione del calendario .........................................................................................261

XIX. Illirico .....................................................................................................................................................271

XX. Illirico orientale ..........................................................................................................................283

XXI. Problemi di cronotassi e di giurisdizione nei vescovadi del ducato di Durazzo fino alla dominazione occidentale ............291

XXII. Chiesa latina e vescovi “imperiali” in Dalmazia: problemi di giurisdizione ecclesiastica in epoca bizantina ............299

XXIII. La situazione canonico-giurisdizionale di Dalmazia e Albania medievali nei rapporti con Roma e Costantinopoli ........................................................313

XXIV. La chiesa bulgara tra Bisanzio e Roma, da Boris I (853-888) a Kalojan (1197-1207): convergenze e contrasti ........................................329

XXV. Bulgaria e Serbia sotto il Turco: il diverso destino ecclesiastico e culturale.......................................................343

XXVI. I rapporti di Serbi e Bulgari con Costantinopoli e con la Santa Sede di Roma durante il periodo turco (secoli XV-XIX).........................................................355

XXVII. Le difficoltà del cristianesimo in Bulgaria. Vescovi della Chiesa bulgara uniti alla Chiesa di Roma..................371

XXVIII. La Chiesa in Grecia dal secolo IV al XIII .......................................................387

XXIX. Chiesa e religiosità ortodossa nelle isole ionie:Eugenio Vulgaris e Antonio Maria Querini .................................................413

XXX. La diffusione dell’islam nelle terre greche......................................................425

XXXI. Le Chiese orientali dall’impero ottomano alla prima guerra mondiale: continuità e discontinuità ................443

PARTE TERZA: LA CHIESA LATINA IN ORIENTE

XXXII. Le crociate: storia e metastoria....................................................................................473

XXXIII. Perché la crociata. Offesa e difesa ............................................................................481

XXXIV. La Costantinopoli latina ..................................................................................................501

XXXV. Il patriarcato latino di Costantinopoli .............................................................523

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XXXVI. Rationes decimarum Romanie. Sec. XIV...................................................................541

XXXVII. La Chiesa veneziana in Oriente nei secoli XIII e XIV ........................579

XXXVIII.Greci e veneziani: scontri e incontri di politica e religione. Il caso di Creta .............................................................................................................................595

XXXIX. Il grande scisma d’Occidente e l’isola di Creta (1378-1417) .........611

XL. Annotazioni sulla politica religiosa dei Catalani nell’impero latino d’Oriente ......................................................621

XLI. Un papa veneziano e le Chiese orientali: Eugenio IV (1431-1447) ......................................................................................................633

XLII. Vescovi franchi, veneziani e orientali nell’Oriente latino. Confronti e statistiche...................................................639

XLIII. Angelo Maria Querini,arcivescovo latino di Corfù (1723-1727) ............................................................661

XLIV. L’Oriente cristiano nella spiritualità del primo francescanesimo..............................................................................................671

XLV. Il problema della devozione a sant’Antonio di Padova in Oriente, durante il Medioevo ...............................................................................681

XLVI. Nuovi indirizzi missionari nel vicino Oriente nella prima metà del Seicento: Propaganda Fide........................................687

PARTE QUARTA: PATRIARCATO DI ALESSANDRIA

XLVII. La cattedra arcivescovile di Alessandria e le sedi episcopali da essa dipendenti. I rapporti con Roma fino al 451...............................................................................705

PARTE QUINTA: PATRIARCATO DI ANTIOCHIA

XLVIII. L’Oriente di tradizione antiochena e le sue gerarchie episcopali. Strumenti per la ricognizione delle sedi e la ricostruzione dei cataloghi episcopali .....................................................727

XLIX. La Chiesa cristiana in India. Aspetti e problemi ...................................753

L. Chiese cristiane oltre l’impero romano d’Oriente. Dalla Persia alla Cina ............................................................................................................767

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PIANO DELL’OPERA

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PARTE SESTA: PATRIARCATO DI GERUSALEMME

LI. La conquista latina della Città Santa. Chiese e fedi sotto il regime crociato ...................................................................781

LII. Il patriarcato latino di Gerusalemme. 1099-1187....................................801

LIII. Il ricordo dell’Oriente nella tradizione medievale occidentale. Il caso di Nazareth ....................................................827

LIV. Il presepio francescano come dramma sacro: un’ipotesi sull’influsso del pellegrinaggio in Terra Santa ..............845

LV. Il primo cristianesimo in Arabia...............................................................................853

PARTE SETTIMA: PER UNA CHIESA INDIVISA

LVI. Motivi storici e dottrinali della divisionetra ortodossia e cattolicesimo nella letteratura degli anni Sessanta ......................................................................861

LVII. Un diritto canonico per le Chiese orientali del primo millennio ...............................................................................................................883

LVIII. Respirare con due polmoni ..........................................................................................887

LIX. È possibile l’unione con le Chiese orientali?...............................................891

LX. Dalla quarta crociata a una possibile riunione con le Chiese orientali. Un punto di vista.....................................................897

LXI. Appunti per l’unità cristiana ........................................................................................909

LXII. Per una Chiesa indivisa.......................................................................................................913

Nota bio-bibliografica.............................................................................................................................................919

Elenco delle pubblicazioni .................................................................................................................................920

Indice dei nomi ...........................................................................................................................................................943

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Capitolo IV

CHIESA DI ROMA, CHIESE DELL’EUROPA ORIENTALE E CHIESE D’ORIENTE NEL MEDIOEVO

Altro è ricordare le Chiese dell’Europa orientale e altro le Chiesed’Oriente, nel Medioevo. Mentre i territori riuniti da Carlo Magno entraronosotto l’influenza occidentale e le relative Chiese, o quelle che là sarebberosorte, ricadevano entro la giurisdizione del papato romano, le Chiese del-l’Oriente cristiano seguivano una loro evoluzione che, a cominciare dalle ori-gini, non si è mai arrestata.

Va anche ricordato che nell’evangelizzazione dei popoli dell’Europa orien-tale la Chiesa bizantina e quella latina ebbero una funzione complementare,a dimostrazione di come la storia cristiana, non meno di quella politica, seguadelle vie imprevedibili. È il caso di ricordare la missione dei fratelli di Tessa-lonica, Cirillo e Metodio, che, in seguito alla richiesta del principe moravoRatislav, nell’863 furono inviati in Moravia dal patriarca Fozio.

Tale missione ha una sua preistoria. Il territorio dell’Illirico si estendevadalle coste adriatiche al Danubio, ma la sua delimitazione geografica ebbenotevoli spostamenti. La prefettura illirica – come era stata prefigurata daDiocleziano e Costantino – comprendeva le diocesi civili di Dacia e Mace-donia, cioè la Grecia e la parte centrale della penisola balcanica, mentre laprefettura italiana riuniva, oltre l’Italia e l’Africa romana, la Dalmazia, la Pan-nonia, il Norico e la Rezia. L’Illirico rientrava così in due prefetture, che sa-rebbero diventate parte dell’impero orientale e dell’impero occidentale. Peròanche l’Illirico orientale, fin dalle origini, dal punto di vista ecclesiastico, eraposto sotto l’autorità della sede di Roma, che aveva dato al metropolita diTessalonica l’incarico di vicario apostolico dell’Illirico. In seguito alle inva-

2 Chiese di Roma, Chiese dell’Europa orientale e Chiese d’Oriente nel Medioevo, in Itinerari diidee, uomini e cose fra Est ed Ovest europeo, Atti del Convegno Internazionale, Udine, 21-24 no-vembre 1990, a cura di M. FERRAZZI, Udine 1991, pp. 67-76.

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sioni di Slavi ed Avari, il cristianesimo era però scomparso dalle città latinedella Pannonia, del Norico, dell’Illirico e della Dacia, come dalle città grechedi Dardania, Prevalitana e Scizia. Il cristianesimo vi tornò con i Franchi. GliSlavi della Moravia-Slovacchia, della Boemia, delle Alpi e della Pannonia fu-rono evangelizzati tra la fine del secolo VII e la metà del IX. Carlo Magno sidedicò all’impresa con cura, ma con metodi discutibili: l’affidamento dellefunzioni arcivescovili a prelati di obbedienza imperiale (Ratisbona, Salisburgo,Frisinga, Passau) provocò forti reazioni sul piano della giurisdizione ecclesia-stica. Fra le prime a opporre resistenza fu la Moravia, che nell’862 richieseappunto ai Bizantini una loro presenza nel territorio1. Vi andarono i fratelliCirillo e Metodio, in missione diplomatica e religiosa ad un tempo. Nel loroprimo ritorno dalla Moravia, essi però non si recarono a Costantinopoli,bensì a Roma, dove, il 14 febbraio 869, mori Costantino-Cirillo, mentre, piùtardi, papa Adriano II promosse e consacrò Metodio arcivescovo di Sirmio.Dopo il ritorno in Moravia, gli scontri con la Chiesa bavarese per la giurisdi-zione della sua sede, già entro la Chiesa metropolitana di Salisburgo, procu-rarono a Metodio un processo e l’imprigionamento. Non interessa il seguitodelle vicende, se non per il fatto che, nell’estate dell’880, egli ebbe ancoradal papa il pieno consenso per l’uso della lingua slava, come lingua liturgica,e il riconoscimento di diritti e privilegi arcivescovili.

Morto Metodio il 6 agosto 884, a Costantinopoli, i suoi discepoli più vi-cini ripararono in Bulgaria, tornando al rito greco, ma mantenendo la linguaslava, dando alla liturgia un carattere definitivo non più perduto, e trasfor-mando la scrittura glagolitica in cirillica. Dunque, se da un lato le Chiesecongiunte di Bisanzio e di Roma disputavano tra loro, dall’altro, con meritidiversi, esse generarono un importante fenomeno missionario con delle in-novazioni liturgiche, linguistiche e teologiche di portata storica.

Il movimento missionario si sviluppò anche nel regno serbo indipendente,formatosi, sempre verso la metà del secolo IX, sotto il principe Vladimir. MentreMacedonia e Serbia entrarono nell’orbita bizantina, la Moravia rientrò in quellaromana, e cosi la Croazia, che però adottò la liturgia slava. La posizione deiCroati nei rapporti con Bisanzio era complicata. Col consenso dell’imperatoreEraclio, popolazioni croate si erano stanziate in Dalmazia, nella Pannonia in-

1 Cfr. G. FEDALTO, Il patriarca Paolino tra religione e regno franco, in Aquileia e le Venezie nell’altomedioevo, (Antichità Altoadriatiche, XXXII), Udine 1988, pp. 83-105 (anche in San Marco daAquileia a Venezia. Saggi su Terre e Chiese Venete, Verona 2014 pp. 135-154). Per una bibliografiagenerale sul presente intervento cfr. G. FEDALTO, La Chiesa latina in Oriente, I, Verona 19812 e LeChiese d’Oriente da Giustiniano alla caduta di Costantinopoli, Milano 19912 (20123).

PARTE PRIMA: PROBLEMI GENERALI

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Capitolo XIII

MARA BRANKOVIĆ E MAOMETTO II

La conquista di Costantinopoli nel 1453 da parte di Maometto II (1432-1481) fu un dramma per l’Europa e per tutta la cristianità. Si temeva giusta-mente che la stessa Roma fosse in pericolo. Il cardinale Isidoro di Kiev,presente all’irruzione delle truppe ottomane ma riuscito a fuggire a Candia,scriveva il 6 luglio al papa Nicolò V, manifestando tali timori1. Ciò nascevaanche dalla considerazione della personalità decisa e poliedrica del giovanesultano, che era riuscito ad occupare la capitale bizantina a differenza diquanto avevano tentato invano i suoi predecessori.

Le fonti coeve occidentali lo presentano come crudele, ambizioso, fana-tico, pur attento alla cultura umanistica, all’antichità greca e latina, alla geo-grafia ed alla politica occidentali, come alla strategia militare2. In uno scrittoad Alfonso di Aragona, Nicola Sagundino aggiungeva che

non sembra amare particolarmente il lusso ed i piaceri carnali o della tavola, nonsi occupa di caccia, di uccellagione, di danza o di canto; non ama le scurrilità o lebuffonerie, non indulge ai banchetti o al vino secondo le abitudini del suo popolo,non si infiacchisce nell’ozio, nell’indolenza o nella crapula […]. Cerca anche di occu-parsi di letteratura e di filosofia3.

2 Il contributo è già stato stampato in «Ἠπειρωτικὰ Χρονικά», XL (2006), pp. 375-379.1 A. PERTUSI (a cura di), La caduta di Costantinopoli. La testimonianza dei contemporanei, Ve-

rona 1976, p. 61.2 G. FEDALTO, Le chiese d’Oriente, II. Dalla caduta di Costantinopoli alla fine del Cinquecento,

Milano 19932, p. 8 (20113).3 A. PERTUSI (a cura di), La caduta di Costantinopoli. L’eco nel mondo, Verona 1976, p. 131.

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PARTE SECONDA: IL PATRIARCATO DI COSTANTINOPOLI

Si dilungava poi nel descrivere gli orrori della conquista, preoccupato per-ché, a suo avviso, il giovane sultano voleva impossessarsi del mondo cristiano.

Vi è un profilo particolare di Maometto che può attirare l’attenzione edè il suo interesse e la sua curiosità per la religione cristiana, tale da consentirequalche considerazione e formulare un interrogativo. Dopo la conquista, in-fatti, essendo morto il patriarca ortodosso, egli stesso ne volle l’elezione diuno nuovo, scelto tra gli oppositori all’Occidente, non favorevole all’unionecon la Chiesa di Roma per il timore che il papa indicesse la crociata: fu elettoGiorgio Gennadio Scolario4.

˛ La sua investitura venne fatta secondo il cerimoniale bizantino: come il ba-sileus, il sultano gli porse le insegne, il pastorale, una croce pettorale; «parlando conlui di molte cose, gli fece infinite promesse», e per di più il neo patriarca poteva man-tenere i privilegi tenuti dai predecessori. Addirittura, nonostante il patriarca non vo-lesse, lo fece salire su un cavallo riccamente bardato e volle fosse accompagnato dalpalazzo imperiale alla sua sede5. Secondo il Chronicon maius Maometto non agiva cosìper ragioni di pietà o di benevolenza, ma perché i cristiani fuggiti tornassero nellacapitale deserta per ripopolarla. Per lo stesso scopo egli aveva concesso altri privilegi,come l’esenzione dalle tasse, la libertà di movimento, l’intoccabilità della personadel patriarca, la non convertibilità di chiese in moschee. In una parola, il sultanoaveva usato magnanimità col patriarca Scolario, ma i successori ne avrebbero avutamolto di meno, a cominciare dalla trasformazione delle chiese in moschee.

Fa specie però l’interesse di Maometto per l’ortodossia. Egli infatti andavaa visitare il patriarca nella cappella laterale della chiesa della Pammakaristos,discutendo con lui di questioni religiose e, addirittura, facendosi scrivere dalui un breve trattato sulla retta fede con le differenze tra cristianesimo ed isla-mismo6.

Come si spiega tale interesse di un sultano conquistatore di Costantinopoliper l’ortodossia? Viene da pensare che un personaggio a lui contemporaneo,di una certa rilevanza, come la principessa Mara Branković (1419-1487), abbiaavuto un certo ruolo nei riguardi della sua persona7. Sposa cristiana di Murad

4 FEDALTO, Le chiese, II, pp. 14ss.5 Per le fonti, cfr. FEDALTO, Le chiese, II, p. 15.6 R. JANIN, La géographie ecclésiastique de l’empire byzantin, I, III. Les églises et les monastères,

Paris 19692, p. 209; H. G. BECK, Kirche und theologische Literatur im byzantinischen Reich, Mün-chen 1959; FEDALTO, Le chiese, II, p. 22.

7 Cfr. F. BABINGER, Maometto il Conquistatore e il suo tempo, Torino 1957, pp. 40ss; FEDALTO,Le chiese, II, pp. 40ss.

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Capitolo XLIV

L’ORIENTE CRISTIANO NELLA SPIRITUALITÀ DEL PRIMO FRANCESCANESIMO

Durante il concilio di Lione, al quale era presente il cardinale Bonaven-tura da Bagnoregio, un francescano, fra Fidenzio da Padova, già vicario pro-vinciale di Terra Santa, era invitato dal papa Gregorio X a stendere unamemoria per la riconquista della Terra Santa1. Il trattato dal titolo Liber recu-perationis Terre Sancte, riscoperto solamente all’inizio del Novecento dopo se-coli di oblio, era stato consegnato dal suo autore, così poco conosciuto, alsuccessore di papa Gregorio, Niccolò IV, nel 1291, pochi mesi prima dellacaduta di San Giovanni d’Acri e la definitiva perdita della costa d’oltremare.Il testo offre una panoramica generale da fonte attendibile e bene informatasulla situazione degli stati latini di Siria.

Premessa una descrizione dei popoli che occuparono successivamente laTerra Santa fino ai crociati, fra Fidenzio esponeva le cause della sconfitta:cioè la discordia tra Veneziani, Genovesi e Pisani, la superbia degli ordini ca-vallereschi, la negligenza della curia romana che non impose un capo unico.Dopo una biografia di Maometto, con l’enumerazione dei vizi suoi e dei suoiseguaci, segue il piano per la riconquista dei territori perduti: disciplina e tec-nica militare, virtù e caratteri del capo, necessario coordinamento dell’eser-cito e della flotta di copertura, tecnica di battaglia, topografia di città e luoghida occupare, conservazione delle conquiste.

Il testo è estremamente importante, anche perché primo di una tradizioneposteriore (Raimondo Lullo, Marin Sanudo il vecchio, ecc.), diretta a ripro-

2 Il testo è stato stampato con modifiche in Contributi di spiritualità bonaventuriana. Attidel simposio internazionale di storia della spiritualità bonaventuriana. Padova, 15-18 settembre 1974,a cura di G. ZOPPETTI-D. M. MONTAGNA, II, Padova 1975, pp. 113-124.

1 Cfr. G. GOLUBOVICH, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell’Oriente francescano,II, Quaracchi 1913, pp. 1ss; su fra Fidenzio da Padova, cfr. F. SORELLI, in Storia e cultura nelconvento del Santo a Padova, a cura di A. POPPI, Vicenza 1976, pp. 255-264.

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PARTE TERZA: LA CHIESA LATINA IN ORIENTE

porre il problema della crociata contro l’infedele e a individuare i mezzi con-creti per conseguire successo. Se esaminiamo lo scritto alla luce della regolafrancescana, che nel suo ultimo capitolo recita «i fratelli che, sotto l’ispirazionedi Dio, vorranno andare tra i Saraceni ed altri infedeli, ne domanderanno ilpermesso ai loro ministri provinciali. I ministri non lo per metteranno che acoloro che essi giudicheranno degni d’essere inviati», notiamo un salto quali-tativo. Qui, l’amore universale verso tutti gli uomini, compresi gli infedeli, làuna ferrea organizzazione vitale per sconfiggere un nemico pericoloso e ag-guerrito2.

Cosa era dunque intervenuto durante quei decenni? L’esame della spiri-tualità francescana rispetto all’Oriente cristiano, durante tale periodo e, inparticolare, nello scorcio del Duecento che corrisponde al generalato di sanBonaventura, è quanto si propone di affrontare il contributo.

1. Il tramonto del secolo XII vedeva in azione, agli antipodi l’uno dell’altro,due uomini che mai si conobbero, ma che ebbero un enorme influsso nellastoria e la civiltà del loro tempo, e le cui opere si vennero stranamente orien-tando verso un identico punto del globo: la Siria cristiana. S’intende parlaredi Gengis Khan e di Francesco d’Assisi. Maggiore il primo di una trentinad’anni sul secondo, sembra strano comparare due figure tanto lontane dalpunto di vista geografico, per mentalità e finalità d’azione, ma avvicinabili peraltri aspetti, come la volontà di dominio universale l’uno, di amore universalel’altro, irradiando comunque la propria azione fino ai confini della terra; am-bedue geniali e attivi, con risultati e successo assicurato. L’ulteriore prospettivache va sottolineata nei due leaders è l’orientamento della loro opera e dei ri-spettivi seguaci verso la grande potenza del momento, l’islam.

È noto come questa forza abbia impaurito e impegnato per secoli l’Occi-dente, e come l’appello alla crociata, con tutte le sue tonalità religiose, abbiatrovato una sicura recezione nell’Europa del tempo, non a caso in Francia,dove era vivo il ricordo della vittoria di Poitiers, giusto perché cercava di met-tere in scacco il mondo arabo. Dopo l’appello stimolante a liberare il SantoSepolcro, s’inserirono nelle crociate sentimenti diversi motivati da conside-razioni convergenti con quelle della religione, ma spesso divergenti negliscopi, nelle finalità, nei mezzi.

Non fu così l’atteggiamento di Francesco, che recatosi a parlamentare col

2 La règle des Frères Mineurs. Étude historique et spirituelle, ed. I. HARDICK-K. ESSER, Paris 1961,pp. 202ss.

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Capitolo LVI

MOTIVI STORICI E DOTTRINALE DELLA DIVISIONE TRA ORTODOSSIA E CATTOLICESIMO

NELLA LETTERATURA DEGLI ANNI SESSANTA

Negli ultimi decenni la letteratura storica e teologica, direttamente o in-direttamente interessata alla divisione tra cattolicesimo e ortodossia, si è no-tevolmente arricchita sia da parte orientale come da parte occidentale.L’editoria italiana e francese, in particolare, hanno presentato al pubblicouna notevole quantità di saggi, edizioni di testi, traduzioni di opere di teologigreci o russi, lavori di analisi o di sintesi, nel desiderio di superare situazionidi disaccordo. Lo scopo di questa rassegna è di esaminare la tematica del-l’unione e del disaccordo nella diversa interpretazione e valutazione dei suoimotivi, come è stata vista dagli autori e presentata nella varietà dei suoi ele-menti.

Quanto appare alla prima osservazione è che si è superata una fase pret-tamente polemica e la volontà di andare al centro dei problemi prevale sullaradicalizzazione delle posizioni. Non si tratta solo di abbandonare stati psi-cologici inveterati, fattore sempre necessario specialmente in queste questioni,come sottolinea il prof. Basile Ioannidis, dell’università di Atene, nel saggiodal titolo: L’union de l’Église orthodoxe et de l’Église catholique romaine, pubblicatonel volume miscellaneo: 1054-1954. L’ Église et les Églises. Neuf siècles de dou-loureuse séparation entre l’Orient et l’Occident1. Il problema è anche di ricostruirela verità storica, quale si è realizzata nel corso dei secoli, senza preconcetti oprevenzioni, o mossi da spirito di parte, che talora si rivela essere il residuodi un nazionalismo o di un campanilismo, da bandire come fattori antistoricie alogici nel clima ogni giorno più universalistico in cui vive il mondo. È sem-

2 Pubblicato con modifiche in «Studia Patavina», XV (1968), pp. 461-479.1 Vol. II, Chevetogne 1955, p. 382. Limitandosi alla produzione edita negli ultimi venti-

trenta anni, e apparsa in lingua italiana e francese, è naturale il carattere d’incompletezza dellapresente rassegna: essa vuole offire un contributo all’informazione di una cerchia più vastache non sia quella degli specialisti.

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PARTE SETTIMA: PER UNA CHIESA INDIVISA

pre lo stesso Ioannidis che, sottolineando felici espressioni del p. Yves Congarpronunciate ad Atene, scrive:

Or, tandis que nos divergences avec les catholiques romains sont très peu nombreuses, nosliens avec eux sont au contraire très nombreux et d’une importance capitale. Nous formonsavec eux en réalité une seule famille parce que nous avons les mêmes sources de la foi: la SainteÉcriture et la Sainte Tradition, les mêmes saints, la même succession apostolique dans le mi-nistère épiscopal, les mêmes sept sacrements, le même culte divin, la même vie monastique etascétique, la même conception de l’Église comme Corps du Christ visible et invisible, bien queles idées sur la primauté aient donné un accent différent à la manière qu’ont les catholiquesromains d’envisager l’Église. Tout cela constitue un motif très puissant pour poursuivre la col-laboration et l’union avec eux2.

La prospettiva nuova che sembra debba emergere è che non si può fareuna storia di tale disunione, quasi questo fosse lo stato normale della cristia-nità e delle sue Chiese, quanto piuttosto quello di ricostruire la storia dellasua unità, in tutte le differenze che essa necessariamente comporta a contattocon popoli tanto diversi per cultura e lingua, anche se affini per la comunematrice di provenienza.

A dire il vero, ciò è risultato sempre molto chiaramente, dal momentoche, a parte la differente interpretazione di taluni testi, il patrimonio scrittu-ristico e patristico ha costituito l’unica fonte d’ispirazione e di confronto,quando tesi opposte si sono misurate in controversie, in concili o nel dialogo.È noto, ad esempio, come nel concilio di Firenze la disunione venne sentitanel suo tragico distanziarsi da tali comuni fonti, e se si trattò di esaminarecapitoli di fede controversi, il ricorso alla patristica si presentò come il modoovvio per identificare e risolvere le difficoltà.

L’aver rifatto la storia di tale concilio è altamente meritorio per poter pun-tualizzare una problematica di contrasto e delineare lo stato della questione.Si è accinto a tale opera il gesuita Joseph Gill, professore nel Pontificio IstitutoOrientale di Roma, che pubblicava nel 1959 un grosso volume in lingua in-glese per i tipi della Cambridge University Press3. L’opera, edita ora anche initaliano4, tratta la materia in modo «più storico che teologico», ma dal mo-mento che il concilio di Firenze giudicò e decise su termini dottrinali, la teo-logia non poteva mancare nella narrazione, almeno a titolo informativo per

2 IOANNIDIS, L’union de l’Église orthodoxe, p. 385.3 J. GILL, The Council of Florence, Cambridge 1959.4 Il concilio di Firenze, Firenze 1967.

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