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una coproduzione

R.T.I. - RIZZOLI AUDIOVISIVI

STEFANIA ROCCA

in

un film diretto da MAURIZIO ZACCARO

con

FRANCO CASTELLANO, JOHANNES BRANDRUP, HARY PRINZ CLOTILDE COURAU nel ruolo di Giovanna di Savoia

REGINA ORIOLI

con la partecipazione di AMANDA SANDRELLI

soggetto e sceneggiatura Massimo De Rita e Mario Falcone

collaborazione alla sceneggiatura di Maurizio Zaccaro

liberamente tratto dal libro omonimo di Cristina Siccardi

Paoline Editoriale Libri

consulenza storica Maria Gabriella di Savoia

prodotto da

ANGELO RIZZOLI

Miniserie (2x100’) in onda martedì 28 e mercoledì 29 novembre 2006 su CANALE 5 in prima serata

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Cast Artistico

STEFANIA ROCCA Mafalda di Savoia FRANCO CASTELLANO Aldo Maggi JOHANNES BRANDRUP Filippo d’Assia HARY PRINZ Karl Rudiger CLOTILDE COURAU Giovanna di Savoia AMANDA SANDRELLI Ester Sermoneta REGINA ORIOLI Sara

ADINA RAPITENAU Miriam MARGARETA VON KRAUS Regina Elena di Montenegro CARLO DOGLIANI Vittorio Emanuele III CLAUDIO SPADARO Benito Mussolini GISELLA BURINATO Maria MICHAEL BRANDNER Hermann Goering HRISTO JIVKOV Michele Petrovich BERNARDA REICHMUT “Tata” Luisa Schimdt

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Scheda Tecnica RESPONSABILE EDITORIALE RIZZOLI AUDIOVISIVI Francesca Galiani

STORY EDITOR Uski Audino CASTING ITALIA Daniela Schiapparelli, Tiziana Torti

CASTING GERMANIA Cornelia Von Braun ORGANIZZATORE DI PRODUZIONE Fulvio Rossi (a.p.e.a.) COSTUMI Simonetta Leoncini SCENOGRAFIA Marco Dentici (a.s.c.) MUSICHE Andrea Guerra MONTAGGIO Lilli Lombardi FOTOGRAFIA Fabio Olmi ORGANIZZAZIONE GENERALE Antonio De Simone Golluscio DELEGATO DI PRODUZIONE R.T.I Claudia Marra STORY EDITOR R.T.I. Costantino Margiotta PRODUTTORE R.T.I. Luigi Forlai

PRODOTTO DA ANGELO RIZZOLI per RIZZOLI AUDIOVISIVI

Regia di Maurizio Zaccaro

UFFICIO STAMPA MEDIASET: Francesca Fascetti tel: 06 66390584; fax:0666390538 [email protected] RESPONSABILE COMUNICAZIONE FICTION: Laura Marchese

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Il personaggio di Mafalda - Un approfondimento storico

MAFALDA MARIA ELISABETTA ANNA ROMANA, secondogenita di Vittorio Emanuele III e di Elena di Savoia, nacque a Roma il 19 novembre 1902. Il suo nome è la traduzione italiana di quello della sua ava portoghese Mahalda, figlia di Matilde di Savoia e nipote di Amedeo III ("f" traduce "h" come in "hierro", "ferro" in italiano). “Muti”, questo il suo soprannome, trascorse l’infanzia e la giovinezza in un ambiente più familiare che nobiliare: la mamma organizzava feste in continuazione, non disdegnando di insegnare alle figlie l’arte del cucinare e del cucire; il papà stava con la famiglia ogni volta che poteva, lontano dall'etichetta di corte. Le vacanze si svolgevano a Sant'Anna di Valdieri, a Racconigi e a San Rossore, con la partecipazione di tutto il personale, famiglie comprese. Anche in queste occasioni, l’instancabile regina Elena preparava semplici gare e giochi di ogni tipo. In generale, l'infanzia di Mafalda trascorse tra ricorrenze e compleanni vari, che la regina non scordava mai di festeggiare. Elena e le sue figlie amavano la musica, mentre Vittorio Emanuele non l’apprezzava più di tanto. Nel 1922, Mafalda conobbe personalmente Puccini, a Torre del Lago. Il maestro non fece in tempo a dedicarle la Turandot, perché morì, lasciando l'opera incompiuta. Mentre il fratello Umberto, (detto “Beppo”), veniva educato in altro modo, “Muti” e le altre sorelle seguivano la mamma in molte visite ufficiali, contribuendo attivamente alle sue opere di beneficenza. Durante la Prima Guerra Mondiale, visitarono i soldati negli ospedali militari. Nel 1923, “Muti” e Giovanna si ammalarono di tifo. La sorella, di costituzione robusta, guarì in fretta, mentre per Mafalda si pensò al peggio. Più in generale, quegli anni furono per tutta la famiglia un periodo spensierato e ricco, vissuto mondanamente con la più bella nobiltà europea. I destini matrimoniali dei quattro principi Savoia si stavano delineando: Giovanna divenne zarina di Bulgaria, Umberto conobbe Maria José, e il 23 settembre 1925 Mafalda sposò il principe tedesco Filippo d'Assia. Filippo d’Assia (Philip Von Essen) era nato a Rumpenheim il 6 novembre 1896. Quando incontrò la futura sposa era tenente nell'esercito tedesco. Il dono di nozze di papà Vittorio Emanuele fu un piccolo casale romano, situato tra i Parioli e villa Savoia, cui gli sposi diedero il nome di “Villa Polissena”, in memoria della principessa d'Assia, felice sposa di Carlo Emanuele III. Pur non riconoscendo i titoli nobiliari, il nazismo utilizzò il Langravio d'Assia, conferendogli vari incarichi soprattutto burocratici. Va detto che, come buona parte dei tedeschi, Filippo aveva una certa attrazione per il nazismo. Nel 1943, dopo la destituzione di Mussolini, l'affidamento del governo a Badoglio e la firma dell'armistizio con gli alleati, i tedeschi organizzarono la dislocazione delle truppe in territorio italiano, tentando poi di arrestare i regnanti e di disarmare l’esercito. Badoglio e il re si rifugiarono a Brindisi, nel sud d’Italia, lasciando l’esercito senza ordini precisi e privo di una guida certa. Solo Maria e Mafalda non riuscirono a seguire i genitori. Alla fine di agosto, infatti, “Muti” era partita per Sofia per stare accanto a Giovanna. Il marito, Re Boris di Bulgaria, era morto avvelenato dai sicari di Hitler per non essersi schierato chiaramente a fianco della Germania.

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Mafalda non ebbe quindi la possibilità di occuparsi della propria famiglia, e nessuno l'avvertì di ciò che stava per accadere. Sicuramente in quei giorni comunicò telefonicamente con il padre, che però non potè dire nulla sulle trattative in corso con gli alleati per paura che i nazisti potessero ascoltare. Fatto sta che il 7 settembre Mafalda ripartì da Sofia per l'Italia. Il 22 riuscì a raggiungere Roma, facendo appena in tempo a rivedere i figli, custoditi in Vaticano da Monsignor Giovanni Battista Montini (il futuro Papa Paolo VI). Il 23 mattina, all'improvviso, Mafalda venne convocata con urgenza dal comando tedesco, con la scusa dell'arrivo dalla Germania di una telefonata del marito. Era un tranello: subito arrestata, venne messa in un aereo, prima destinazione Monaco, poi Berlino, infine il lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa nella baracca 15, sotto falso nome (Frau von Weber). Mafalda venne ospitata in una baracca ai margini dei campo destinata a prigionieri “di riguardo” che ospitava, fra gli altri, un ex deputato socialdemocratico tedesco e sua moglie. Il regime del campo era comunque durissimo: vitto insufficiente, freddo invernale intenso, divieto di rivelare la propria identità, la principessa era di costituzione delicata e deperì rapidamente. Malgrado i tentativi nazisti, era comunque nota la presenza tra le recluse di una principessa di Casa Savoia. Tra le tante testimonianze raccolte, ricordiamo quella di un’altra prigioniera, cui una volta Mafalda disse: “Ricordatevi di me non come principessa, ma come sorella". Nell'agosto del 1944, gli alleati bombardarono le installazioni industriali contigue al lager e la baracca in cui era reclusa la principessa fu distrutta. Le prigioniere avevano tentato di rifugiarsi nella trincea che circondava l’area, ma non fu sufficiente: il braccio sinistro di Mafalda fu ridotto a brandelli. La donna venne trasportata distesa su una scala. Fu ricoverata nell'infermeria della casa di tolleranza del campo, dove venne soccorsa dalle prostitute. Purtroppo Mafalda peggiorò: proprio mentre la cancrena stava per avere la meglio, dopo quattro giorni di tormenti i medici finalmente decisero di operare, amputandole il braccio. L’intervento durò un’eternità. Ancora addormentata, Mafalda venne riportata nel postribolo e qui lasciata senza ulteriori cure. La mattina seguente morì dissanguata senza aver ripreso conoscenza. Era il 28 agosto 1944. Il suo corpo, completamente denudato, venne gettato sul mucchio dei cadaveri del bombardamento, per essere cremato. Dopo molti sforzi, il prete del campo ottenne che il corpo venisse sottratto alla cremazione. La salma della principessa venne chiusa in una bara di legno e seppellita in una fossa senza nome. Solo un numero: il “262: eine enberkannte Fraue” (donna sconosciuta). A guerra finita, un gruppo di marinai di Gaeta, già prigionieri a Buchenwald, identificò la tomba e consegnò alla famiglia i resti di “Muti”. La principessa Mafalda riposa ora nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg in Taunus (Francoforte sul Meno).

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Personaggi principali Mafalda di Savoia (Stefania Rocca) Secondogenita dei Savoia, nasce a Roma il 19 novembre 1902. Ricca e benestante, ha sempre avuto un’indole solidale nei confronti dei meno abbienti. Questa sua attitudine si manifesterà appieno all’indomani della sua deportazione nel lager di Buchenwald, avvenuta il 22 settembre 1943, quando, nonostante le privazioni, dividerà il poco cibo con i compagni di sventura. Morirà per le conseguenze delle ferite riportate durante un bombardamento alleato. Filippo d’Assia (Johannes Brandrup) Marito di Mafalda e membro delle SS, la temuta unità paramilitare d'elite del Partito Nazista Tedesco. Convinto assertore degli ideali nazisti, finirà per ricredersi di fronte alla follia hitleriana. All’indomani dell’8 settembre 1943, verrà arrestato e imprigionato dalla Gestapo. Aldo Maggi (Franco Castellano) Medico della Marina Militare Italiana. Aveva già incontrato Mafalda subito dopo il bombardamento alleato nel quartiere di San Lorenzo a Roma. Prigioniero a Buchenwald, osteggia Mafalda, perché la reputa corresponsabile della fuga dei genitori dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Dopo però si ricrede e le è accanto durante l’intervento chirurgico che le amputerà il braccio. Giovanna di Savoia (Clotilde Courau) È la sorella minore di Mafalda. Sposa Boris III di Bulgaria che, dopo una lunga agonia, morirà il 28 agosto 1943 (forse avvelenato dai nazisti) per aver rifiutato di dichiarare guerra alla Russia. Il viaggio che Mafalda fece nel settembre del 1943 per confortare la sorella, fu interpretato da Hitler come un chiaro appoggio alla politica di Boris III. Ester Sermoneta (Amanda Sandrelli) Una delle migliori amiche di Mafalda. Dopo le terribili leggi razziali varate da Mussolini nel 1938, oltretutto controfirmate proprio dal Re Vittorio Emanuele, è costretta a scappare negli Stati Uniti. Karl Rudiger (Hary Prinz) Ufficiale nazista. Aveva già incontrato più volte la protagonista durante riunioni e ricevimenti vari. Hitleriano convinto, farà di tutto per piegare Mafalda e costringerla a dichiararsi favorevole al nazismo. Sara (Regina Orioli) Prigioniera del campo di Buchenwald. Diventerà grande amica di Mafalda. Miriam (Adina Rapitena) Giovanissima deportata del campo di Buchenwald. Con lei Mafalda avrà un atteggiamento materno.

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Sinossi

Prima Puntata 24 agosto 1944. Mafalda Di Savoia (Stefania Rocca), internata nel lager di Buchenwald, viene ferita seriamente durante un bombardamento alleato. Ricoverata nel bordello del campo, in condizioni gravissime, inizia a ricordare episodi del suo passato… …siamo in una sala da ballo. Tra i convitati distinguiamo la protagonista. Con estrema eleganza regale, sta dedicando le proprie attenzioni verso Filippo d’Assia Kassel (Jhoannes Brandrup), che la contraccambia con stile e galanteria di ruolo. Il padre di Mafalda, il Re d’Italia Vittorio Emanuele III (Carlo Dogliani), si dimostra contrario: il principe è luterano e ben lontano dalle canoniche strategie matrimoniali utili alla casata. La situazione politica non consente sbavature di alcun tipo: il Fascismo ha appena manifestato la sua vera natura con l’omicidio di Giacomo Matteotti, deputato socialista che in un discorso alla Camera dei Deputati aveva denunciato Benito Mussolini (Claudio Spadaro) di evidenti brogli elettorali. Mafalda trova nella sorella Giovanna (Clotilde Courau) un’abile alleata che riesce a farli incontrare di nuovo. Filippo si dimostra favorevole a qualsiasi possibilità, anche a non frequentarla più se quella relazione dovesse crearle problemi con la famiglia e con il suo ruolo. Ma Mafalda riesce a scardinare le motivazioni del padre e in breve tempo risolve la questione nel migliore dei modi: con un matrimonio felice tra due innamorati pieni di vita e di ardore. È il 23 settembre del 1925. Durante un ricevimento in onore di Hermann Goering (Michael Brandner), Mafalda incrocia Karl Rudiger (Hary Prinz), influente ufficiale nazista, altezzoso e provocatorio. Qualche giorno dopo, Mafalda è in compagnia di Ester (Amanda Sandrelli), una delle sue più care amiche. Di fronte a loro si presenta una scena terribile: un gruppo di facinorosi assalta una libreria giudaica. Alcuni militi iniziano a pestare l’anziano proprietario, ma interviene Ester che viene immediatamente buttata a terra. Mafalda li ferma, rivelando di essere la moglie di Filippo. Rudiger non la prende bene e ammonisce il principe, che a sua volta rimprovera Mafalda. Rudiger ordina all’uomo di fare parte del seguito di Hitler per la sua storica visita italiana: Mafalda lo mette in imbarazzo, non presentandosi al ricevimento che sancisce l’inizio del viaggio. Siamo ai primi di maggio del 1938. Poco dopo saranno promulgate dal Re le famigerate leggi razziali. Dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Vittorio Emanuele chiede a Mafalda di andar per suo conto in missione diplomatica dal cugino Michele Petrovich (Hristo Jivkov), affinché accetti il trono del Montenegro, ma l’uomo rifiuta. Quel colloquio è spiato dalla Gestapo. Se Goering vuole tutelare Mafalda e tiene segreto il rapporto di quell’incontro, Rudiger invece ne parla con Filippo, che rimprovera pesantemente la moglie per non averlo informato. L’uomo è evidentemente sotto pressione: sa che il suo titolo conta poco e che ogni sua mossa è sempre sotto esame. Mafalda preferisce tornare in Italia dai figli, subendo dignitosamente le continue provocazioni di Rudiger. Filippo, per “punizione”, viene trasferito a Francoforte. Ma per l’Italia la Seconda Guerra Mondiale sta diventando una scommessa persa. Sul piatto della bilancia comincia a salire alto il numero delle sconfitte e delle vittime civili. È il 19 luglio del 1943: il quartiere romano di San Lorenzo viene duramente bombardato dalle forze alleate. Mafalda è con i feriti, decisa

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ad alleviarne dolori e paure. Uno dei medici è Aldo Maggi (Franco Castellano) che l’accusa di ipocrisia e falsa carità. Il 25 luglio viene arrestato Mussolini. Mentre riposa, Filippo sveglia Mafalda: l’uomo è provato, ha capito di aver sbagliato su Hitler e sul nazismo. Ma sa anche che è troppo tardi per redimersi: è stato complice di un abominio e ne sente tutto il peso sulle spalle. Il 27 agosto 1943, il Re avverte la figlia che suo marito Boris, Re di Bulgaria è stato avvelenato. Mafalda accorre da Giovanna per consolarla. Durante il funerale, la principessa incontra Rudiger. L’ufficiale nazista le consegna una lettera di Filippo che le chiede di raggiungerlo in Germania. È l’8 settembre 1943, la data dell’armistizio con gli alleati: Badoglio e i regnanti di casa Savoia scappano a Brindisi, lasciando l’esercito allo sbando, senza ordini precisi. Mafalda vuole raggiungere i suoi figli a Roma. Dopo un lungo e tormentoso viaggio li ritrova in Vaticano sotto la protezione del futuro Papa Paolo VI. Con un inganno viene poi arrestata da Kappler, l’ufficiale nazista che diventerà tristemente famoso per il massacro delle Fosse Ardeatine. Mafalda è ora nel lager di Buchenwald. Filippo non conosce le sorti della moglie, mentre i reali d’Italia sono convinti che nulla potrà accadere alla figlia. Seconda Puntata Nel campo Mafalda lega con i coniugi Breitscheid, Tony e Rudolph. Fa amicizia con Maria (Gisella Burinato), considerata da tutti una spia, con Sara (Regina Orioli)... e poi incontra di nuovo Maggi, che è convinto di averla già vista. La principessa si lascia andare, non vuole mangiare. Ed è proprio il medico a costringerla: non tanto per compassione, quanto invece perché se la donna morirà, lui verrà fucilato. Un giorno, Mafalda assiste all’uccisione di un’internata che sta proteggendo la piccola figlia, Miriam (Adina Rapitenau). La principessa interviene bruscamente, evitando così che almeno la bambina subisca la stessa sorte. L’uomo delle SS le punta addosso il fucile, ma viene fermato da Maria: la donna è protetta da Rudiger. E così Mafalda ha ora un motivo per sopravvivere a quell’inferno: accudire Miriam come se fosse sua figlia. Giorni dopo, Maggi le si scaglia contro. L’ha riconosciuta e la considera responsabile dell’avvento del Fascismo, delle sconfitte italiane, della fuga dopo l’armistizio. Mafalda prova a fraternizzare con alcuni marinai italiani, ma viene ignorata. Nel campo tutti sanno chi è e nessuno le perdona le colpe del padre. Rudiger la tortura psicologicamente, facendole vedere i figli fuori dal lager. Filippo, il marito, riesce a portarla via dal lager, ma Rudiger riesce a farla imprigionare nuovamente. Mafalda non cede a nessuna pressione e l’ufficiale la fa internare tra gli ebrei del campo: è una condanna a morte che fa ricredere quelli che la consideravano una privilegiata. È il 20 luglio del 1944: Rudiger convoca il principe per dirgli che qualcuno ha attentato alla vita di Hitler e gli chiede conto dei suoi “complici”. Subito dopo, il nazista chiede a Mafalda di firmare un documento che accusi il marito di tradimento, ma Mafalda si rifiuta. La principessa ritrova Miriam che però sta molto male. Sara riesce a rubare della penicillina. Alcuni marinai vogliono evadere e vengono avvertiti da Mafalda che i nazisti stanno per entrare nella baracca. Troppo tardi: gli attrezzi di scavo vengono trovati. Rudiger ne approfitta per torturare psicologicamente la donna. Dovrà scegliere della vita di sei

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uomini: se si sente una principessa moriranno tre marinai, se accetterà la propria condizione di anonima detenuta verranno uccisi gli altri tre. La donna è disperata e si propone come vittima sacrificale, ma l’uomo la risparmia e fa fucilare tutti e sei i malcapitati. Nel contempo, Goering convoca Filippo dicendogli che Hitler considera traditori lui e i suoi famigliari. In cuor suo, il gerarca vorrebbe aiutare il langravio, ma, tra un singolo uomo e la Germania, sceglie ovviamente il suo paese e lascia Filippo al suo destino. Poi arriva il fatidico bombardamento alleato che ha aperto il primo episodio. Mafalda viene ferita seriamente: bisogna amputarle subito il braccio sinistro, altrimenti morirà. Qualcuno da Berlino ordina a Rudiger di ritardare l’intervento. L’uomo prima obbedisce, poi dà mandato al medico del campo di operare, facendosi aiutare da Maggi, Rudiger si suicida e Mafalda morirà il 28 agosto 1944, dopo terribili sofferenze.

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Note del regista Maurizio Zaccaro

Questa è una delle prime fotografie di Mafalda di Savoia che ho trovato durante la ricerca del materiale di documentazione sulla principessa, la sua famiglia, la sua breve vita. È un’immagine bella e rassicurante scattata a Roma poco prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Mafalda con i suoi tre figli maschi: Enrico, Maurizio ed Ottone. Elisabetta sarebbe venuta al mondo qualche anno dopo. I ragazzi sono sorridenti, spensierati, probabilmente felici e purtroppo ignari, come la loro mamma, della tragedia che li stava per travolgere. Erano Savoia, ma anche principini d’Assia, figli del Langravio d’Assia, Filippo d’Assia, e quindi tedeschi, non solo italiani. Eppure, a volte, la Storia non sembra fare molta distinzione fra i popoli, fra i ceti sociali, fra nobili e gente del popolo, soprattutto quando a scandire il tempo arriva il momento della guerra, dei grandi sconvolgimenti mondiali, degli orrori. Il tempo in cui tutto può succedere.

Ho guardato spesso questa fotografia. L’ho portata con me un po’ ovunque, fino in Romania dove abbiamo girato il film. L’ho appesa ben in vista e ingrandita nei nostri uffici a Bucarest, e poi a Snagov dove avevamo ricostruito il lager di Buchenwald. Volevo semplicemente non dimenticarmi la serenità che traspare da quei volti, la felicità di Mafalda: la felicità di una madre con i suoi figli, non di una principessa, non di una Savoia. Una mamma. Chiunque abbia dei figli sa cosa voglio dire, conosce il valore di un’immagine del genere alla quale, non a caso, viene sempre dato un posto d’onore e ben in vista nelle nostre case.

Mi piace, oggi, pensare a questa fotografia come “logo” ideale del nostro film, come manifesto, come emblema di una storia pubblica ma al tempo stesso molto privata che, purtroppo, ben pochi in Italia conoscono.

La storia di questa principessa, figlia sì di Vittorio Emanuele III di Savoia e di Elena di Montenegro, ma pur sempre una mamma come tutte le altre a cui la storia ha riservato un incredibile destino: quello della più celebre vittima italiana del regime nazista.

Per questo ogni città d’Italia, ogni paese, ha una via o una piazza dedicata al nome della principessa. In suo onore, ad un piccolo borgo in provincia di Campobasso, Ripalta, venne cambiato il nome in Mafalda, dove tuttora gioca una squadra di calcio omonima: la polisportiva Mafalda. Giallonero i colori della casacca. A Mafalda di Savoia sono

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dedicati inoltre ospedali, scuole, asili nido, centri d’accoglienza, istituti di solidarietà, campi sportivi e piscine.

Eppure la gente, gli italiani che frequentano questi luoghi ben poco conoscono della sua storia. Poche parole vengono dedicate sui testi scolastici al sacrificio di questa donna.

Il re firmò nel 1938 le famigerate leggi razziali, il capitolo più buio della nostra vicenda unitaria e di quell'atto porta intera la responsabilità che niente e nessuno potrà mai cancellare. Ma perché dimenticare che una delle sue figlie, la principessa Mafalda, dopo mesi di umiliazioni, di privazioni e di dolori, morì, sola, nel lager di Buchenwald?

Ideato e prodotto da Angelo Rizzoli, Mafalda di Savoia cerca semplicemente di colmare questa imperdonabile lacuna della nostra memoria. Questo a mio parere è l’indiscutibile valore della televisione d’oggi che, se realizzata con grande impegno, può portare a risultati non solo spettacolari ma anche importanti per i loro contenuti educativi. In un momento in cui il cinema italiano è costretto ad una devastante immobilità, non è poco.

Due parole su Buchenwald Come si può vedere in una scena nella prima parte del film, la costruzione delle baracche del campo, utilizzando il legno della foresta di Ettersberg - la preferita da Goethe - iniziò nel 1937. Situato nei pressi di Weimar, nella Germania centro orientale, Buchenwald venne adibito a campo di ‘rieducazione’ e come tale accolse prima intellettuali e personalità politiche considerate «nemiche del Reich», poi dal 1943 militari italiani, soprattutto marinai catturati nel mar Rosso. Vi si accedeva attraverso un cancello in ferro battuto alla cui sommità erano impresse le parole «Jedem das Seine», «a ciascuno il suo».

La gestione era affidata ai cosiddetti «triangoli verdi», cioè delinquenti comuni tedeschi, che si accanirono nei confronti dei loro compagni di prigionia; oltre che per le botte, gli stenti, il freddo e la fame si moriva soprattutto per il pesante lavoro nella fabbrica di armamenti DAW e in quella per componenti aeronautici della ditta Gustloff.

Queste installazioni industriali vennero distrutte da un forte bombardamento aereo alleato, il 24 agosto 1944; durante l’incursione morì anche la principessa Mafalda di Savoia, arrestata e deportata dai tedeschi dopo l’Armistizio.

Il numero totale dei prigionieri passati per questo lager è di circa 240.000 unità; i morti furono 50-60.000.

Della costruzione del set di Buchenwald esiste un bel documentario realizzato dallo scenografo Marco Dentici sulle varie fasi dell’allestimento che ha richiesto tre mesi di lavoro a Snagov, Romania, durante l’estate del 2005.

Nota su FERT

In una scena del film si vede la scritta FERT su una parete della casa di Mafalda. FERT, il motto di Casa Savoia, ha varie interpretazioni tendenti a sottolineare i valori di riferimento ma la più accreditata sembra essere: Fides Est Regni Tutela. "La fede, tutela del regno".

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La Protagonista

STEFANIA ROCCA Stefania Rocca nasce a Torino nel 1971. Da giovanissima intraprende gli studi di recitazione. A Roma frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia e successivamente segue una serie di corsi presso l'Actor's Studio di New York. Dopo varie esperienze, tra cui Correre contro di Antonio Tibaldi (film RAI presentato nel 1996 al Sundance film festival con il titolo di Running Against) e L'amico di Wang (1997) di Carl Haber, gira Nirvana (1997) di Gabriele Salvatores, dove interpreta Naima, curioso personaggio dai capelli blu, che la fa notare al pubblico e ai critici. Da eroina cibernetica passa poi al ruolo di Grace nel film Inside out di Rob Tregenda. Entrambi i film verranno presentati a Cannes nel 1997. Dopodichè Stefania Rocca si mette alla prova prima con Giochi d'equilibrio (1998) di Amedeo Fago, poi con Viol@ (1998) di Donatella Maiorca; una ricerca artistica che conferma le sue capacità di cambiamento e adattamento alle esigenze dei singoli personaggi. Presentata a Venezia nel 1998, l'enigmatica Marta-Viol@ viene consacrata dal pubblico giovanile come l'icona di una nuova femminilità. Dopo In principio erano le mutande (1999) di Anna Negri, continua le sue esperienze internazionali prima ne Il talento di Mr. Ripley (1999) di Anthony Minghella, poi con Pene d'amor perdute (1999) di Kenneth Branagh. Da questo testoni Shakespeare, riadattato come musical degli anni Quaranta, Stefania procede a ritroso, fino al diciottesimo secolo, con Rosa e Cornelia (2000) di Giorgio Treves, con il quale si aggiudica il Globo d'oro Premio della critica internazionale. Segue poi Resurrezione (2001) dei fratelli Taviani, sceneggiato internazionale, in onda per l'Italia su RAI1, dove interpreta il ruolo di Katiuscia. Questo adattamento dell’omonimo romanzo di Tolstoj, vincerà al Festival di Mosca il Premio come Miglior Film. Continua poi le sue esperienze all'estero con Hotel (2001) di Mike Figgis, interamente girato in digitale, e con Heaven (2002) di Tom Tykwer. Nel 2002 recita in Casomai di Alessandro D'Alatri, vero e proprio caso cinematografico, che godrà di notevole successo di pubblico e critica nonostante venga proposto a ridosso dell’estate, periodo a rischio per la poca affluenza nelle sale. Nel 2003, la vediamo in La vita come viene di Stefano Incerti, nel thriller a sfondo politico Piazze delle Cinque Lune di Renzo Martinelli e in Prima dammi un bacio di Ambrogio Lo Giudice. L’anno successivo la ricordiamo in L'amore è eterno finché dura di Carlo Verdone, in Stauffmberg di Jo Baier e ne Il Cartaio, classico film horror di Dario Argento. In Francia ha trionfato nel film-tv I tre moschettieri di Pierre Acnie. Ha poi aderito al progetto UNICEF L’isola degli smemorati, un cartone animato ad episodi che racconta la storia dei diritti dei bambini sanciti nella Convenzione sui diritti dell’infanzia. Anche in teatro, Stefania Rocca passa con disinvoltura da Processo di Giovanna D'Arco (2003) di Walter Le Moli a Totem (2003) di Alessandro Baricco e Gabriele Vacis, da Le polygraphe (2004) di Robert Le Page a Vecchi merli e cucù (2004) di Francesco Barilli. Nel 2005 l’abbiamo vista ne La bestia nel cuore di Cristina Comencini. Alla fine dello stesso anno ha girato Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro in cui interpreta la protagonista principale.

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FRANCO CASTELLANO

Franco Castellano si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. In teatro ha recitato opere di ogni tempo con vari registi. Ricordiamo: l’adattamento dei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese e il classico Fra diavolo (1980) per la regia di Aldo Trionfo; Il bosco shakespeariano (1981) e Incantesimi e magie (1982) di Aldo Trionfo; Santa Giovanna di George Bernard Shaw e Due commedie in commedia (1984) con l’attenta regia di Luca Ronconi; i goldoniani La locandiera e Il Campiello (1985) con regia di Giancarlo Nanni, il primo, e di Sandro Sequi, il secondo; la sua regia per l’Hystrio di Mario Luzi (1987); Shakespeare nell’Amleto del 1989 per la regia di Carlo Cecchi; Williams ne Lo zoo di vetro (1990) di Furio Bordon; Curva cieca (1992) di Pamela Villoresi; ancora Shakespeare in Molto rumore per nulla (1995) con la regia di Gigi Dall’Aglio. Al cinema lo abbiamo visto in Tra due risvegli (1992) di Amedeo Fago, in Onorevoli detenuti (1997) di Giancarlo Planta, in The Rome time elevator (2000) di Gabrial Bibliowicz, ne Il terzo leone di Manlio Roteano e in Hannover di Ferdinando Vicentini Orgnani, entrambi del 2001. Numerose le sue presenze televisive. Tra i titoli ricordiamo: Metamorfosi della laguna (1984) di Giancarlo Nanni; Il piccolo alpino (1986) di Gianfranco Albano; Il giudice di Gianluigi Calderone e Aquile di Ninì Salerno nel 1988; Solo per dirti addio di Sergio Collima e Gioco perverso di Italo Moscati nel 1991; Il giovane Mussolini (1992) di Gianluigi Calderone; Il caso Fenaroli (1995) di Gian Paolo Tescari; Uno di noi (1996) di Fabrizio Costa; Nessuno escluso di Massimo Spano, Cronaca nera di Lodovico Gasparini, La Piovra 9 di Giacomo Battiato, Il Maresciallo Rocca di Giorgio Capitani, Ama il tuo nemico di Damiano Damiani e Lui e lei di Luciano Mannuzzi, tutti nel 1997; l’anno successino lo abbiamo visto ne La donna del treno di Carlo Lizzani, ne La Bibbia - Jeremia di Harry Winer e in Cristallo di Rocca di Maurizio Zaccaro; nel 1999 in Un’isola d’inverno di Gianluigi Calderone, in Commesse di Giorgio Capitani e ne Il mistero del cortile di Paolo Poeti; Sospetti di Luigi Perelli e Tutto in quella notte di Massimo Spano sono del 2000; Commesse 2 (2001) di Giorgio Capitani; nel 2002 ha recitato in Riconciliati di Rosalia Polizzi, ne L’Impero di Lamberto Bava, in Sarò il tuo giudice di Gianluigi Calderone e in Perlasca. La banalità del bene di Alberto Negrin. In Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro è Aldo Maggi.

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JOHANNES BRANDRUP Johannes Brandrup è nato a Francoforte nel 1967. Poco più che ventenne, si trasferisce a Essen per frequentare la Folkwang-Schule. Dopo una breve carriera teatrale, si fa subito notare per la sue qualità recitative in Wilde Jahre (1993) di Burkhard Steeger, che gli consentirà di vincere il Premio Max Ophuls come Miglior giovane interprete. Con sua moglie, la regista nigeriana Branwen Okpako, gira Market Forces (1996) e Das Tal der Ahnungslosen (2002). Grazie a varie fiction televisive, commedie sentimentali e telefilm polizieschi, Johannes Brandrup ottiene numerosi riconoscimenti in Germania. In Italia dà prova del suo talento nel Paolo di Tarso di Roger Young, ne L’ultimo sogno di Sergio Martino e in Crociati di Dominique Othenin Girard, tutti del 2000. Con la miniserie Al di là delle frontiere (2004) di Maurizio Zaccaro, ottiene il Premio Flaiano d’oro come migliore attore televisivo, e l’Efebo d’argento, insieme alla protagonista Sabrina Ferilli. Sempre con Maurizio Zaccaro ha girato Mafalda di Savoia.

HARY PRINZ Hary Prinz nasce in Austria nel 1967. Dopo alcune esperienze teatrali, diventa popolare nei paesi di lingua tedesca per le sue interpretazioni cinematografiche e televisive, tra cui l’acclamata serie del Commissario Rex (1994), La libertà dell’aquila (2002) di Xaver Schwarzenberger (il leggendario direttore della fotografia degli ultimi film di Fassbinder) e Schwabenkinder (2003) di Jo Baier. In Italia lo abbiamo visto nella miniserie Al di là delle frontiere (2004) di Maurizio Zaccaro. Lo stesso anno ha recitato in Antares di Gotz Spielmann, presentato al 57° Festival del Cinema di Locarno. Sempre con Maurizio Zaccaro ha girato Mafalda di Savoia.

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CLOTILDE COURAU Clotilde Courau è nata in Francia nel 1967. Tra i suoi primi film la ricordiamo in Avik e Alberatine (1993) di Vincent Ward, e soprattutto ne L’esca (1995) di Bertrand Tavernier che rivelò agli spettatori di tutta Europa una nuova generazione di promettenti attori francesi. La ricordiamo poi in Les grands ducs (1996) di Patrice Leconte, Fred (1997) di Pierre Jolivet e Elisa (1999) di Jean Becker. Nell’horror In fondo al bosco (2000) di Lionel Delplanque, Clotilde Courau ha la possibilità di proporre un personaggio ricco di sfumature, nonostante i limiti oggettivi del genere affrontato. Nel 2002 ha girato Baciate chi vi pare di Michel Blanc, Mon idole di Guillame Canet e Un mondo presque paisible di Michel Deville. Nel 2004 ha partecipato a Una lunga domenica di passioni di Jean-Pierre Jeunet. In Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro è Giovanna di Savoia.

REGINA ORIOLI Giovane promessa del cinema italiano, Regina Orioli debutta sul grande schermo con Ovosodo (1997) di Paolo Virzì. Con Carlo Verdone gira Gallo Cedrone (1998). Seguono poi La guerra degli Antò (1999) di Riccardo Milano e il raffinato horror Almost Blue (2000) di Alex Infascelli. Nel 2001 la vediamo ne L’ultimo bacio di Gabriele Muccino. In Benzina (2001) di Monica Stambrini, dà prova di valide capacità interpretative. In Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro è Sara.

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AMANDA SANDRELLI Nata in Svizzera nel 1964, Amanda Sandrelli è figlia d’arte: la madre, Stefania Sandrelli, è un’icona del cinema, non solo italiano; il padre, Gino Paoli, da oltre quarant’anni è uno dei più importanti cantautori italiani. L’esordio cinematografico di Amanda Sandrelli è di prim’ordine: Roberto Benigni e Massimo Troisi la chiamano per il loro Non ci resta che piangere (1984). Seguono poi L’attenzione (1985) di Giovanni Soldati, Strana la vita (1987) e Amori in corso (1988) di Giuseppe Bertolucci, Cinecittà Cinecittà (1990) di Vincenzo Badolisiani, Stefano Quantestorie (1992) di Maurizio Nichetti, Nirvana (1996) di Gabriele Salvatores e Ricordati di me (2002) di Gabriele Muccino. Tra le sue esperienze teatrali ricordiamo: Né in cielo né in terra (1992) di Duccio Camerini, Bruciati (1993) di Angelo Longoni, La chunga (1994) di Mario Vargas Llosa per la regia di Lucio De Fusco, Gianni Ginetta e gli altri (1995) di Lina Wertmüller e Tre sorelle di Anton Checov per la regia di Duccio Camerini. Interessanti anche le sue esperienze televisive: Investigatori d’Italia (1986) di Paolo Poeti, Benvenuto Cellini (1989) di Giacomo Battiato, Piccole donne oggi (1989) di Gianfranco Albano, Il sassofono (1991) di Andrea Barbini, Positano (1995) di Vittorio Sindoni, Le madri (1999) di Angelo Longoni, Cuccioli (2002) e Perlasca (2001) di Paolo Poeti. Nel 2005, per R.T.I.-Rizzoli Audiovisivi ha girato Il giudice Mastrangelo di Enrico Oldoini e Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro.

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Il Regista MAURIZIO ZACCARO Diplomato alla Scuola del Cinema di Milano. Ha lavorato con Olmi, Nichetti, Bozzetto, Imhoof. Ha realizzato 16 cortometraggi fra i quali Overkill che ha vinto nel 1982 il premio Juso Miglior film al Festival Internazionale di Oberhausen. Dal 1982 al 1990, ha collaborato a Ipotesi Cinema, laboratorio di cinema e televisione nato da un’idea di Paolo Valmarana ed Ermanno Olmi. FILMOGRAFIA E RICONOSCIMENTI ARTISTICI 1988 - In coda alla coda (36mo Festival di San Sebastian, Festival del Cairo, Festival di Annecy). Premio miglior attore al Festival del Cinema Indipendente di Bellaria. Nel cast: Alessandro Haber.

1990 - Dove comincia la notte (48ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Festival Internazionale di Wurtzburg, Festival di Annecy). David di Donatello miglior regista esordiente. Premio Cinema e Società. Targa Anec. Nel cast: Tom Gallop, Cara Wilder, Kim Mai Guest.

1992 - Kalkstein – La valle di pietra (49ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Festival Internazionale di Montreal, Festival Internazionale di Goteborg, Festival di Annecy). Grolla d’Oro 1992 miglior sceneggiatura, Targa Anec Miglior regia, premio Ciack d’oro migliori costumi, Premio San Fedele 1992/93 miglior film. Premio O.C.I.C. a Montreal. Nel cast: Charles Dance, Alexander Bardini, Miroslav Donutil, Fabio Bussotti.

1993 - L’Articolo 2 (Festival di Berlino 1994, Festival di Annecy ). Premio Solinas miglior sceneggiatura originale. Premio Cinema e Società 1993 miglior film, Primo premio a Storie di Cinema 1993, menzione speciale FCE a Karovy Vary. Premio Nazionale Film di Qualità. Nel cast: Mohamed Mifta, Naima El Mcherqui, Rabia Ben Abdallah, Fabio Bussotti, Fabio Sartor.

1995 - Testa matta (Festival di Annecy). Globo d’Oro miglior attore protagonista ad Alessandro Haber. Nel cast: Anna Galiena, Alessandro Haber, Roberto Citran.

1996 - Il Carniere. Cinque nomination David di Donatello, quattro per il Globo d’Oro, una per il Nastro D’argento. David di Donatello miglior attore non protagonista a Leo Gullotta. Festival Internazionale di Karlovy Vary. Premio Sergio Leone al Festival di Annecy. Premio Sergio Amidei miglior sceneggiatura. Premio del pubblico Festival Storie di Cinema, Grosseto. Premio del Pubblico Festival di Freistadt. Menzione speciale Festival Internazionale di Kiev. Premio Nazionale Film di Qualità. Nel cast: Massimo Ghini, Antonio Catania, Roberto Zibetti, Paraskeva Djukelova, Hristo Naumov Shopov.

1997 - La Missione (filmtv). Premio FIBA d’OR al Festival Internazionale di Biarritz. Nel cast: Michele Placido, Massimo Ghini, Barbara DeRossi, Eliana Miglio.

1998 - Cristallo di Rocca (filmtv). Nel cast: Tobias Moretti, Virna Lisi, Teresa Zajkova, Leo Gullotta, Omero Antonutti.

1999 - Un uomo perbene (56ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 1999). Premio Critica Cinematografica “Pasinetti”. Premio Ignazio Silone. Grolla d’Oro 1999 migliore attore a Stefano Accorsi. David di Donatello miglior attore non protagonista a Lero Gullotta. Nastro d’Argento miglior soggetto a Silvia Tortora. Globo d’Oro miglior attore a Leo Gullotta. Premio Nazionale Film di Qualità. Nel cast: Michele

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Placido, Mariangela Melato, Giovanna Mezzogiorno, Stefano Accorsi, Leo Gullotta, Giuliano Gemma.

2000 - Un dono semplice (filmtv). Premio O.C.I.C. al Festival Internazionale di Montecarlo 2001. Nel cast: Murray Abrham, Virna Lisi, Regula Grauwiller.

2001 - Cuore (filmtv). Premio Internazionale della Televisione 2002, miglior fiction, migliori attori. Premio Anton Giulio Majano 2002 miglior regia, migliore attore protagonista Leo Gullotta. Grolla d’Oro miglior attrice protagonista ad Anna Valle, Efebo d’Oro miglior attore protagonista Leo Gullotta. Nel cast: Giulio Scarpati, Anna Valle, Leo Gullotta, Giuseppe Battiston.

2002 - I ragazzi della via Pal (filmtv). Film d’inaugurazione Giffoni Film Festival 2003. Nel cast: Mario Adorf, Virna Lisi, Nancy Brilli, Giuseppe Battiston.

2003 - Al di là delle frontiere (filmtv). Nel cast: Sabrina Ferilli, Johannes Brandrup, Giuseppe Battiston, Leo Gullotta, Lino Capolicchio, Olivia Magnani, Sergio Grammatico. Efebo d’Oro 2004, miglior regia. Efebo d’Oro miglior attore protagonista Johannes Brandrup. Efebo d’Argento a Sabrina Ferilli. Grolla d’Oro miglior produttore ad Angelo Rizzoli.

2004 - Il bell’Antonio (filmtv). Nel cast: Daniele Liotti, Nicole Grimaudo, Luigi Maria Burruano, Lucia Sardo, Leo Gullotta, Sergio Grammatico.

2005 - Mafalda di Savoia. Nel cast: Stefania Rocca, Clotilde Coureau, Johannes Brandrup, Hary Prinz, Franco Castellano, Sergio Grammatico. In onda nel 2006.

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Il Produttore Angelo Rizzoli

RIZZOLI AUDIOVISIVI S.p.A. Angelo Rizzoli, fondatore e presidente della Rizzoli Audiovisivi S.p.A., deve forse al nonno omonimo l’aver ereditato non solo una grande tradizione, che è quindi grande responsabilità, ma anche una passione sincera e un sano intuito nel campo degli audiovisivi. Fatto è che la sua società, negli anni, si è sempre distinta per la capacità di cogliere, nel cinema italiano come in quello internazionale, il valore della qualità. Prima di esordire nella fiction televisiva [con una gamma di proposte che va dalla collana “I grandi romanzi italiani del Novecento” a titoli particolarmente attenti alla Storia patria anche poco conosciuta - Il cuore nel pozzo, sul massacro delle foibe - in cui è evidente la forte volontà di ritrovare, nel campo delle produzioni destinate al piccolo schermo, quel raffinato connubio di arte intellettuale e di grande comunicabilità che ha fatto storico il periodo dei nostri anni Sessanta/Settanta, durante i quali per varie ragioni ha dominato il cosiddetto “sceneggiato a puntate”], Angelo Rizzoli si è distinto nel circuito cinematografico - di produzione vera e propria e di distribuzione poi - avendo permesso la realizzazione di film d’autore che, in un modo o nell’altro, possono essere annoverati già come “classici” del nuovo corso del cinema italiano. Ricordando brevemente anche le esperienze di “STANNO TUTTI BENE” di Giuseppe Tornatore e di “CORTESIE PER GLI OSPITI” di Paul Schrader, è doveroso menzionare i due titoli in assoluto più famosi: “PORTE APERTE” (1990) di Gianni Amelio: vincitore del “Felix” come Miglior film all’European Film Awards; selezionato al 28th New York Film Festival; vincitore del Globo d’oro come “Miglior film”; Nastri d’Argento per Miglior regia e Miglior attore non protagonista (Ennio Fantastichini); David di Donatello per Miglior film, Miglior attore (Gian Maria Volonté), Migliori costumi (Gianna Gissi) e Miglior suono (Remo Ugolinelli); candidato all’Oscar nella categoria Miglior film straniero. “IL LADRO DI BAMBINI” (1992) di Gianni Amelio: vincitore al Festival di Cannes del Gran premio speciale della Giuria e del Gran Premio OCIC della Giuria Ecumenica; vincitore del “Felix” come Miglior film all’European Film Awards; Nastri d’argento per Miglior regia, Miglior sceneggiatura (Gianni Amelio, Sandro Petraglia, Stefano Rulli); David di Donatello per Miglior film, Miglior produzione (Angelo Rizzoli), Miglior regia, Miglior musica (Franco Piersanti), Miglior montaggio (Simona Paggi); David di Donatello speciale ai giovanissimi interpreti Giuseppe Ieracitano e Valentina Scalici; candidato all’Oscar nella categoria Miglior film straniero. Per la fiction televisiva, e nel corso degli anni, l’ampio raggio di portata adottato dal team di Angelo Rizzoli permette un ventaglio di titoli, di temi e di autori – nonché di interpreti, sia maschili che femminili, tanto da poter dire che la società, nel tempo, ha funzionato valentemente anche come vera e propria talent-scout - davvero vario tanto nella quantità quanto nella qualità.

Tra i tanti titoli prodotti tra il 1997 e il 2004, ricordiamo:

“PADRE PIO” (film TV in 2 episodi da 100 min. ciascuno. Regia: Carlo Carlei. Cast principale: Sergio Castellitto, Lorenza Indovina; Committente: MEDIATRADE S.p.A.) “PICCOLO MONDO ANTICO” (film TV in 2 episodi da 100 min. ciascuno. Regia: Cinzia TH Torrini. Cast principale: Alessandro Gassman, Claudia Pandolfi. Committente: MEDIATRADE S.p.A.) “CUORE” (Serie TV in 6 episodi da 100 min. ciascuno. Regia: Maurizio Zaccaro. Cast principale: Giulio Scarpati, Anna Valle. Committente: MEDIATRADE S.p.A.)

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“FERRARI” (film TV in 2 episodi da 100’ ciascuno. Regia: Carlo Carlei. Cast principale: Sergio Castelletto. Committente: MEDIATRADE S.p.A.) “MARCINELLE” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di: Andrea and Antonio Frazzi. Cast Principale: Claudio Amendola, Maria Grazia Cucinotta. Committente: RAI S.p.A.) “I RAGAZZI DELLA VIA PAL” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno). Regia di: Maurizio Zaccaro. Cast Principale:Mario Adorf, Virna Lisi, Nancy Brilli. Committente: R.T.I. S.p.A.) “AL DI LA’ DELLE FRONTIERE” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di: Maurizio Zaccaro. Cast Principale:Sabrina Ferilli. Committente: RAI S.p.A.) Produzioni del 2005: “IL CUORE NEL POZZO” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di: Alberto Negrin. Cast Principale: Beppe Fiorello, Leo Gullotta, Antonia Liskova. Committente: RAI S.p.A.) “IL BELL’ANTONIO” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di: Maurizio Zaccaro. Cast Principale:Daniele Liotti, Nicole Grimaudo, Leo Gullotta. Committente: RAI S.p.A.)

“IL GIUDICE MASTRANGELO” (Serie Tv in 6 puntate da 100’ ciascuno. Regia: Enrico Oldoini. Cast Principale: Diego Abatantuono. Committente: R.T.I. S.p.A.)

“48 ORE” (Serie TV in 12 puntate da 50’ ciascuna. Regia: Eros Puglielli. Cast principale: Claudio Amendola, Claudia Gerini, Adriano Giannini, Massimo Poggio Committente: R.T.I. S.p.A.) “MAFALDA DI SAVOIA” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia di Maurizio Zaccaro. Cast principale: Stefania Rocca, Clotilde Coureau. Committente: R.T.I. S.p.A.) Progetti in realizzazione 2005/2006: “CAPRI” (Serial, 24 x 50’. Serie Tv in 24 puntate da 50’ ciascuna. Regia: Enrico Oldoini e Francesca Marra. Cast principale: Gabriella Pession, Kaspar Capparoni, Sergio Assisi e Bianca Guaccero. Committente: RAI S.p.A.) “LA FRECCIA NERA” (Serie Tv in 6 puntate da 100’ ciascuna. Regia: Fabrizio Costa. Cast Principale:Martina Stella, Riccardo Scamarcio, Ennio Fantastichini. Committente: R.T.I. S.p.A.) “LA PROVINCIALE” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Regia: Pasquale Pozzessere. Cast principale: Sabrina Ferilli, Stefano Dionisi. Committente: RAI S.p.A.) Progetti in preparazione 2005/2006: “DON ORIONE” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Soggetto e sceneggiatura: Massimo De Rita. Committente: R.T.I. S.p.A.) “IL GIUDICE MASTRANGELO 2” (Serie, 6x 100’ ciascuno. Soggetti e sceneggiature: G. Diana, S. Basile, G. De Cataldo e C. Bellamio. Committente: R.T.I. S.p.A.) “LE RAGAZZE DI SAN FREDIANO” (Mini Serie, 2x 100’ ciascuno. Soggetto e sceneggiatura: Paola Pascolini e Massimo Russo. Committente: RAI S.p.A.) “DAVID COPPERFIELD” (Serie, 4x100’ ciascuno. Soggetti e sceneggiature: Lorenzo Favella e Mauro Casiraghi. Committente: RAI S.p.A.