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a cura di Ezio Aibrile Mondi Gnostici Fluidita GHOStIChe C ~ è in chi pratica le discipline esoteriche una certa nostalgia delle origini, che lo porta ad anelare un mopdo smarrito, perduto nelle coltri oniriche. E il caso, fra i tanti, di un aristocratico nostrano, il prisco barone Ricciardo Ricciardelli, meglio noto come Manco Daffi. Dal suo sacello avito sognava una colpa passata, cangiante. In un remoto Egitto, non si sa se flrraonico o ellenistico, si era maculato di una grande colpa, sottraendo un immane tesoro ai penetrati di un tempio. Un misflrtto aggravato da un’altra azione reproba: l’aver indotto all’amore carnale una pura sacer dotessa di Iside. Ma il Ricciardelli, per una singolare pe na del trapasso, sconterà amaramente questa sua colpa antecedente: cadrà nelle mani di abili esoteristi e lesto- fanti che lo ridurranno quasi sul lastrico. E il famoso AfI~re dell’Oleificio, una palese trufl~i ai danni del baro ne che vedrà, tra gli altri, coinvolta una nota figura del l’occultismo italico, Giuliano Kremmerz. Giuliano Kremmerz, al secolo Cito Formisano, esoteri sta, teurgo e lestes napoletano, trascrive nel suo La scien za dei Magi (VoL 11, Edizioni Mediterranee, Roma 1975, pp. 196-199) una storiella ermetica abbastanza incomprensibile, ma affine alle vicende del barone Ric ciatdelli. Parla di un certo Mamo Rosar Amru, sedicen te sacerdote isiaco, che dalle lande niotiche esporta i misteri isiaci in terra di Partenope. In questa sorta di sgombero misterico è coadiuvato da una baidracca agu bica, una ierodula assira di nome Myria. E il culto di Isi de reinventato in epoca ellenistica, mutato secondo le aspettative di inmiortalità dei più. La storiella inneggia a un certo dualismo corporeo. Cit tadino dell’universo, Mamo confessa il proprio orrore per il coito. Di riflesso e in antitesi, Myria celebra l’ac cogliente nudità dei suoi umidi recessi: e la metafota dell’Anima, essenza divina, vincolata ai lacci del deside rio, schiava di passioni lascive e incon&ssabili. Un ca leidoscopio di pulsioni belluine che il Kremmerz, con magica prosopopèa, definisce “amore”. Il sacerdote Ma mo non conosce in senso gnostico ovviamente co sa sia questo amore elargito dalla dea Iside e depositato nell’involucro vicario e vaginale di Myria. Ne sarà fitto partecipe al termine del racconto, quando la rabbia del la dea, infitriata forse per avere lui disdegnato la sua ie todula, si scatenerà su Pompei, seppellendo la città sot to un candido manto di cenere. Alla vista di tale rovina, Mamo, forse colto da compassione, esperirà per la pri ma volta il senso ktemmerziano dell’amore. Una idolatria della corporeità divina che culmina nella compassione per il g~egge umano: corpo della dea e corpo del mondo soffiono entrambi le vicissitudini del destino. L’Iside dei misteri è l’Iside maga, poiché ha tan to amato è la dea dei sortilegi erotici. Dea polimorfa, è invocata nel corso di un sacrificio alla Luna (PGM VIL 490-5 04): è l’Artemide lunare, ma anche forma e perso nificazione di Selene-Mene-Hekate. Celeste e sotterra nea, in alto e in basso Iside occupa lo spazio interme dio quale dea lunare della fertilità. Una mutabilità che la rende una dea liquida in tutti i sensi. Plutarco nel De Iside et Osiride sostiene che le acque di fonti e di pa ludi colmano la Luna di dolci e leggeri effiuvi. Tali ef fitti benefici sono sicuramente da collegare come si legge in Apuleio in riferimento a Iside quale regina coe li - al fatto che essa provocherebbe il formarsi della ru giada notturna. Dalla lasciva Cena Trimalchionis di Pe tronio sappiamo che la metamorfbsi da uomo in lupo avviene durante le notti di Luna piena: «luna lucebat ramquam meridie.~>. In riferimento a ciò si deve sottoli neare che, stando ad altre tradizioni, l’uomo si trasmu F 1~ I r c i I ( ~Fen~4 .76

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a cura di Ezio Aibrile

Mondi Gnostici— —

Fluidita GHOStICheC ~ è in chi pratica le discipline esoteriche una

certa nostalgia delle origini, che lo porta adanelare un mopdo smarrito, perduto nelle

coltri oniriche. E il caso, fra i tanti, di un aristocraticonostrano, il prisco barone Ricciardo Ricciardelli, meglionoto come Manco Daffi. Dal suo sacello avito sognavauna colpa passata, cangiante. In un remoto Egitto, nonsi sa se flrraonico o ellenistico, si era maculato di unagrande colpa, sottraendo un immane tesoro ai penetratidi un tempio. Un misflrtto aggravato da un’altra azionereproba: l’aver indotto all’amore carnale una pura sacerdotessa di Iside. Ma il Ricciardelli, per una singolare pena del trapasso, sconterà amaramente questa sua colpaantecedente: cadrà nelle mani di abili esoteristi e lesto-fanti che lo ridurranno quasi sul lastrico. E il famosoAfI~re dell’Oleificio, una palese trufl~i ai danni del barone che vedrà, tra gli altri, coinvolta una nota figura dell’occultismo italico, Giuliano Kremmerz.Giuliano Kremmerz, al secolo Cito Formisano, esoterista, teurgo e lestes napoletano, trascrive nel suo La scien

za dei Magi (VoL 11, Edizioni Mediterranee, Roma1975, pp. 196-199) una storiella ermetica abbastanzaincomprensibile, ma affine alle vicende del barone Ricciatdelli. Parla di un certo Mamo Rosar Amru, sedicente sacerdote isiaco, che dalle lande niotiche esporta imisteri isiaci in terra di Partenope. In questa sorta disgombero misterico è coadiuvato da una baidracca agubica, una ierodula assira di nome Myria. E il culto di Iside reinventato in epoca ellenistica, mutato secondo leaspettative di inmiortalità dei più.La storiella inneggia a un certo dualismo corporeo. Cittadino dell’universo, Mamo confessa il proprio orroreper il coito. Di riflesso e in antitesi, Myria celebra l’accogliente nudità dei suoi umidi recessi: e la metafotadell’Anima, essenza divina, vincolata ai lacci del desiderio, schiava di passioni lascive e incon&ssabili. Un caleidoscopio di pulsioni belluine che il Kremmerz, conmagica prosopopèa, definisce “amore”. Il sacerdote Mamo non conosce — in senso gnostico ovviamente — cosa sia questo amore elargito dalla dea Iside e depositatonell’involucro vicario e vaginale di Myria. Ne sarà fittopartecipe al termine del racconto, quando la rabbia della dea, infitriata forse per avere lui disdegnato la sua ietodula, si scatenerà su Pompei, seppellendo la città sotto un candido manto di cenere. Alla vista di tale rovina,Mamo, forse colto da compassione, esperirà per la prima volta il senso ktemmerziano dell’amore.Una idolatria della corporeità divina che culmina nellacompassione per il g~egge umano: corpo della dea ecorpo del mondo soffiono entrambi le vicissitudini deldestino. L’Iside dei misteri è l’Iside maga, poiché ha tanto amato è la dea dei sortilegi erotici. Dea polimorfa, èinvocata nel corso di un sacrificio alla Luna (PGM VIL490-5 04): è l’Artemide lunare, ma anche forma e personificazione di Selene-Mene-Hekate. Celeste e sotterranea, in alto e in basso Iside occupa lo spazio intermedio quale dea lunare della fertilità. Una mutabilità chela rende una dea liquida in tutti i sensi. Plutarco nel DeIside et Osiride sostiene che le acque di fonti e di paludi colmano la Luna di dolci e leggeri effiuvi. Tali effitti benefici sono sicuramente da collegare — come silegge in Apuleio in riferimento a Iside quale regina coeli - al fatto che essa provocherebbe il formarsi della rugiada notturna. Dalla lasciva Cena Trimalchionis di Petronio sappiamo che la metamorfbsi da uomo in lupoavviene durante le notti di Luna piena: «luna lucebatramquam meridie.~>. In riferimento a ciò si deve sottolineare che, stando ad altre tradizioni, l’uomo si trasmu

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in lupo entrando in uno spaziolimitato e dopo aver attraversato aNUOtO un certo stagno.Sono Liscinazioni arcaiche fatteproprie dal regista polacco Walerian Botowczyk in tanti lungometraggi. Un universo surreale, inequilibrio tra delirio e sessualità,che trova la sua espressione piùcompiuta nei Racconti immorali(Contes immoraux, Francia 1974).In quest’opera visionaria, che intenae afferrare I essenza inconoscibile della femminilità, ~ di notevole interesse il primo episodio, Lamarea (La marée,) pat~Iiasi di unanovella di Andt~ Pie~te de Mandriargues. Nella narrazione leesperienze sessuali di due giovaniaJolescenti diventano l’occasionein cui la sacralità del cosmo iriompe nel quotidiano. Con una lucida teoresi, il giovane protagonistapone un nesso tra lo sgorgare delseme nell’eiaculazione e il flussomareale. Entrambi sarebbero legatida un moto ciclico, la cui scaturigine deriverebbe dalla mutabilitàdella Luna. Tempo addietro, leopere di Borowczyk furono classii~cate da ligi censori alla stregua dilaida pornogm~a, degne solo dialimentare la pira del comune senso del pudore. In realtà la vicendanarrata dal regista polacco esprimeuna sincionia tra cielo e terra, tramacrocosmo e microcosmo chesembra sfuiggita ai più. 11 seme e leacque esprimono un identico referente simbolico: possiedono ambedue una struttura lunare, inquanto immagini che effigiano ildivenire non ancora manifestato,ossia la realtà virtuale e pie-formale celata nelle Tenebre, nella Nottee nel Chaos primigenio. L’ideadello sperma quale fluido lunare ecosmogonicamente relata alla concezione seminale della luce e delfuoco quale strumento e forma,dentro cui a poco a poco si articola la creazione, che in de1~nitivaviene ad essere la sostanza stessadello sperma umano e animale. Eun’analogia che troviamo nelmondo indo-iranico (e poi nellognosticismo ellenistico): la formulazione più compiuta ~ nei testidella religione dell’Iran antico(preislamico), lo zotoastrismo.Allontanandoci da questa arida

~~tassegna di dati, noteremo come

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Botowczyk abbia fitto propriele linee espressive dell’arte surrealista, indirizzate a esplorarei luoghi oscuri e ignoti dell’interiorità umana utilizzando,spesso casualmente, i paradigmi del mito. E indubbio inf~rtti che il surrealismo ha scoperto nel linguaggio dell’alienazione mentale la rivelazionedella logica di certi aspetti della realtà interiore e ha interpretato le allucinazioni comeespressioni di un mondo inconscio resosi manifesto. E ilcaso ancora di un ignoratolungometraggio di WihiamPeter Blatty, La nona configizrazione (USA 1980), un raroesempio di psichedelia teologica, il cui esito utopico nel tispondere al dogma nicciano «SeDio ~ morto, perché esiste il bene.~ì>, ha un gusto arcaico.E tra le sequenze visionarie diquesta pellicola l’immagine di unGesù croce1~sso sulla Luna, che laevocata dimensione seminale ti-manda al mito manicheo. Nellagnosi manichea Gesù ha unazione cruciale quale dio della Luna, Mahyazd, e occhio del cielo. Ipoli estremi di novilunio e plenilunio nel sistema manicheo esemplificano il dramma della Luceprigioniera nella hyle, Luce che siemancipa nella srylos tes dòxes, laColonna di Gloria; la Colonnache trasla la sostanza luminosadalla Terra al Sole, passando per laLuna, il naviglio celeste che di volta in volta si colma (Luna piena) esi svuota (Luna nuova) della Luceparadisiaca.La contaminazione fra arte surrealista e cinema, nel tempo e conl’ausilio della tecnologia, s’~ estesaanche al mondo dell’avanguardiamusicale, coinvolgendo una formadi espressione visuale che oggidi vasotto il nome di videoclip. ]ia ipionieri di queste interkrenze travideo e musica vanno annoverati iResidents, un gruppo californianonato nei primi anni Settanta, cheha sempre posto particolare attenzione alla parte visiva (cfr. B. DiMarino, Interferenze dello sguardo,. Bulzoni, Roma 2002, pp. 208ss.). I loro video sono una sorta diteatrini surreali ed espressionistici,

~di freak show, per usare il titolo di

alcune loro performance musicali,dove i quattro componenti appaiono. travestiti in smoking conun bulbo oculare al posto della testa, sormontato da un cappello acilindro. Non a caso l’occhio ~ ilsimbolo stesso dell’avanguardia cinematografka (si pensi all’esordiosurrealista di Bueìuel) e sottolineail ruolo centrale dello sguardo,cioè della creazione di un immaginario visivo, nella cultura musicaledei Residents. Scenografie e illuminazioni particolari che restituiscono un’atmosfera onirica, effettidi videografica, animazione insrop-morion~ disegni, pupazzi:tutto ciò concorre nei loro video acostitune un catalogo di immaginibizzarre e suggestive, aumentandoancora più l’alone di mistero cheavvolge il gruppo..

In pagina,performance delgruppo musicaleResidents.Nella paginaprecedente,busto di Iside(GalleriaBorghese),attribuito adAndrea Bregno.

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