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Docente di “Teorie del progetto contemporaneo” presso la Facoltà di Architettura Valle Giulia a Roma,Michele Co- stanzo svolge da tempo attività critica collaborando in maniera sistematica con diverse riviste di architettura nazionali e in- ternazionali. Da alcuni anni, in particolare, ha concentrato la sua attenzione sui progettisti e sulle vicende architettoniche dell’Olanda contemporanea, pubblicando numerosi contributi tra cui si ricordano Dutch Touch.Sulla seconda modernità in Olanda (a cura di, con Hans Ibelings, 2004), Claus en Kaan. L’architettura dell’attenzione (2005), MVRDV. Opere e progetti 1991-2006 (2006). Che relazione intercorre tra architettura, spazio urbano e paesaggio nell’Olanda del terzo millennio? Si tratta di una terna di questioni assolutamente im- portanti e reciprocamente interrelate, che hanno sem- pre avuto un ruolo centrale nella cultura architettonica olandese. Fino agli anni Ottanta del secolo scorso, il piatto terri- torio dei Paesi Bassi era ancora quasi esclusivamente contraddistinto dalle grandi infrastrutture (dighe, ponti, canali, autostrade); le concentrazioni urbane erano circoscritte, dimensionalmente equilibrate ed opportunamente intervallate da ampie aree verdi. L’i- dea dominante era quella di mantenere un rapporto ar- monico tra costruito e natura. Inoltre, gli insediamenti abitativi dovevano avere una bassa densità ed un limi- tato sviluppo in altezza. Con la forte carica impressa alla produzione edilizia degli anni Novanta, come diretto riflesso di un radicale cambio d’indirizzo economico, politico, sociale avve- nuto nel Paese, e con l’avvento, in tale dinamica realtà costruttiva,di una nuova e creativa generazione di ar- chitetti, l’immagine di quel paesaggio urbano, conso- lidato nella memoria di tutti, si è andata rapidamente modificando e, con essa, il carattere uniforme della sua architettura e lo skyline, per così dire, tradizionale dei centri storici. Da questo momento in poi, la produzione architetto- nica del Paese ha cercato d’interpretare un bisogno dif- fuso di libertà immaginativa, volto a perseguire un ap- proccio marcatamente iconico, focalizzato su di un universo formale assolutamente originale e riconosci- bile; e questo, come risposta ad un differente modo di rapportarsi alla realtà, in ultima analisi ad un diverso criterio di immaginare ed esprimere la cultura del vi- vere associato. I giovani progettisti hanno così preso coscienza dell’urgenza del messaggio contenuto in De- lirious New York, di Rem Koolhaas, che è quello della necessità di operare un processo di “densificazione”del costruito,favorendo lo sviluppo in verticale delle città. L’intento comune è stato, allora, quello di contrastare la tendenza espansiva diffusa dell’edilizia residenziale (come evidenziato da West 8 nella mostra del 1995 presso la sede del NAi di Rotterdam) al fine di salva- guardare il paesaggio naturale. Un secondo aspetto, che discende dalla stessa que- stione, è l’ipotesi prospettata da MVRDV in Farmax (suo primo testo teorico) e poi concretizzata con il Dutch Pavilion all’Expo 2000 di Hannover,che è quella d’includere, nel concetto di “densificazione”, lo stesso territorio naturale: una sorta di rovesciamento della questione precedente,che prevede la sua inclusione al- l’interno di macrostrutture a più livelli (unitamente alle attività tecnico-produttive che in esso si svolgono); riproponendo in questo modo, anche se con modalità del tutto diverse, quel processo di “artificializzazione della natura”, secolarmente perseguito dai Paesi Bassi con la loro sistematica sottrazione di nuove porzioni di territorio al mare. Nei suoi studi recenti sull’architettura contemporanea in Olanda, Lei ha ripreso e sviluppato la definizione di “seconda modernità” già espressa dal sociologo Ulrich Beck alla fine del secolo scorso. Può parlarci di questa visione cercando di focalizzarne i caratteri fondamentali? 36 CIL 121 Architettura olandese contemporanea: colloquio con Michele Costanzo Davide Turrini L’intervista

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Costruire in laterizio 121_36_39, Architettura olandesecontemporanea: colloquiocon Michele Costanzo

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Docente di Teorie del progetto contemporaneo pressola Facolt di Architettura Valle Giulia a Roma, Michele Co-stanzo svolge da tempo attivit critica collaborando in manierasistematica con diverse riviste di architettura nazionali e in-ternazionali. Da alcuni anni, in particolare, ha concentrato lasua attenzione sui progettisti e sulle vicende architettonichedellOlanda contemporanea, pubblicando numerosi contributitra cui si ricordano Dutch Touch. Sulla seconda modernitin Olanda (a cura di, con Hans Ibelings, 2004), Claus enKaan. Larchitettura dellattenzione (2005), MVRDV.Opere e progetti 1991-2006 (2006).Che relazione intercorre tra architettura, spazio urbano epaesaggio nellOlanda del terzo millennio?Si tratta di una terna di questioni assolutamente im-portanti e reciprocamente interrelate, che hanno sem-pre avuto un ruolo centrale nella cultura architettonicaolandese.Fino agli anni Ottanta del secolo scorso, il piatto terri-torio dei Paesi Bassi era ancora quasi esclusivamentecontraddistintodallegrandiinfrastrutture(dighe,ponti, canali, autostrade); leconcentrazioniurbaneerano circoscritte, dimensionalmente equilibrate edopportunamente intervallate da ampie aree verdi. Li-dea dominante era quella di mantenere un rapporto ar-monico tra costruito e natura. Inoltre, gli insediamentiabitativi dovevano avere una bassa densit ed un limi-tato sviluppo in altezza.Con la forte carica impressa alla produzione ediliziadegli anni Novanta, come diretto riflesso di un radicalecambio dindirizzo economico, politico, sociale avve-nuto nel Paese, e con lavvento, in tale dinamica realtcostruttiva, di una nuova e creativa generazione di ar-chitetti, limmagine di quel paesaggio urbano, conso-lidato nella memoria di tutti, si andata rapidamentemodificando e, con essa, il carattere uniforme della suaarchitettura e lo skyline, per cos dire, tradizionale deicentri storici.Da questo momento in poi, la produzione architetto-nica del Paese ha cercato dinterpretare un bisogno dif-fuso di libert immaginativa, volto a perseguire un ap-proccio marcatamente iconico, focalizzato su di ununiverso formale assolutamente originale e riconosci-bile; e questo, come risposta ad un differente modo dirapportarsi alla realt, in ultima analisi ad un diversocriterio di immaginare ed esprimere la cultura del vi-vere associato. I giovani progettisti hanno cos presocoscienza dellurgenza del messaggio contenuto in De-lirious New York, di Rem Koolhaas, che quello dellanecessit di operare un processo di densificazionedelcostruito, favorendo lo sviluppo in verticale delle citt.Lintento comune stato, allora, quello di contrastarela tendenza espansiva diffusa delledilizia residenziale(come evidenziato da West 8 nella mostra del 1995presso la sede del NAi di Rotterdam) al fine di salva-guardare il paesaggio naturale.Un secondo aspetto, che discende dalla stessa que-stione, lipotesi prospettata da MVRDV in Farmax(suo primo testo teorico) e poi concretizzata con ilDutch Pavilion allExpo 2000 di Hannover, che quelladincludere, nel concetto di densificazione, lo stessoterritorio naturale: una sorta di rovesciamento dellaquestione precedente, che prevede la sua inclusione al-linterno di macrostrutture a pi livelli (unitamentealle attivit tecnico-produttive che in esso si svolgono);riproponendo in questo modo, anche se con modalitdel tutto diverse, quel processo di artificializzazionedella natura, secolarmente perseguito dai Paesi Bassicon la loro sistematica sottrazione di nuove porzioni diterritorio al mare.Nei suoi studi recenti sullarchitettura contemporanea inOlanda, Lei ha ripreso e sviluppato la definizione diseconda modernit gi espressa dal sociologo UlrichBeck alla fine del secolo scorso. Pu parlarci di questavisione cercando di focalizzarne i caratteri fondamentali?36 C I L 1 2 1Architettura olandesecontemporanea: colloquiocon Michele CostanzoDavide TurriniLintervista_ _Nella fase davvio della nouvel vague olandese, alla finedegli anni Ottanta e linizio dei Novanta, ha avutoluogo nel Paese un importante dibattito, sviluppatosi innumerosi saggi pubblicati sulle pagine delle riviste spe-cializzate, come anche nelle aule universitarie e in im-portanti manifestazioni culturali, nazionali e interna-zionali.Nel simposio del 1990 presso la Technical University diDelft, in occasione della conclusione del biennio din-segnamento, Rem Koolhaas tiene unimportante le-zione dal titolo: Hoe modern is de Nederlandse architectuur?In essa, invita i giovani a prendere coscienza del fattoche il legame del moderno con la tradizione entratoin crisi, e che necessario cercare nuove strade da per-correre. Egli si stupisce che edifici realizzati nellarco diun secolo siano cos simili tra loro; e sollecita i giovania giungere ad [...] una sorta di riconsiderazione, di am-modernamento della professione, o ad una escalation diambizione che irrevocabilmente procede di pari passoad una escalation autocritica. [...] Credo che sia assolu-tamente essenziale abbandonare il mito di un Paese conun mucchio di centri storici compiacenti, che inten-dono restare tali, e relegare tutto il resto ad ogni generedi porcherie.Ci di cui lOlanda ha bisogno, in conclusione, secondoKoolhaas, unindagine sugli aspetti dirompenti delModernismo, e unimportante riflessione su [...] le-splosione di scala, lesplosione di artificialit, lesplo-sione di contesto e lesplosione di controllo.Pochi mesi dopo, alla Biennale di Architettura di Vene-zia del 1991, il padiglione olandese propone una mo-stra dal titolo Modernism without Dogma, in cui sonoesposti i lavori di 10 studi di architettura di recente for-mazione (tra cui:Wiel Arets, Mecanoo, Ben van Berkel,Willem Jan Neutelings, Koen van Velsen). Nel pieghe-vole di presentazione delle opere, Hans Ibelings scriveche larchitettura moderna olandese, nellultimo mezzosecolo, si andata trasformando in una tradizione viva.LimmaginedistintivadelModernismotraledueguerre, come pure la gamma delle idee espresse dagli ar-chitetti degli anni passati, hanno finito per essere assor-bite nella pratica progettuale corrente. Il tratto caratte-ristico della pi giovane generazione darchitetti olan-desi la libera interpretazione di questo recente passato.[...] Il risultato di questo comportamento disinibito un Modernismo senza dogma, inventivo e pervaso dauna straordinaria ricchezza formale.La secondamodernit, dunque, puessereintesacome una definizione atta a designare un insieme di fat-tori che hanno determinato lattuarsi di una nuovacondizione epocale: un punto dosservazione differentedella realt, e una diversa sensibilit nellinterpretarla enellesprimerla, dovuta alleffetto destabilizzante delle-conomia globale, delle nuove reti di comunicazione,delle trasformazioni della politica, che hanno portatoallaffermarsi dei nuovi principi della deregulation e dellagenerale liberalizzazione del mercato.Quali dinamiche caratterizzano oggi il rapporto tratecnologie costruttive e processo edilizio del Paese?Quello che imprime la maggiore spinta propositiva nelprocesso di modificazione e di trasformazione del pro-getto contemporaneo in Olanda un atteggiamentorealista e concettuale a un tempo, che si sforza di avvi-cinare il processo ideativo/realizzativo del progetto aquello del mondo dellindustria.Si tratta, in questo modo, di tendere ad assumere, findallatto elaborativo iniziale, tutti gli aspetti economici,organizzativi, geografici, culturali, che lo riguardano.Edificare, nota Felix Claus,[...] significa accettare tuttele condizioni di budget, pianificazione, programma, im-pegno realizzativo, e cos via. Inoltre, ci che moltoimportante lorganizzazione manageriale del lavoro.In questo modo, larchitetto solo uno dei professioni-sti del team progettuale; un consulente professionale diun gruppo composito di soggetti tutti altamente spe-cializzati nei loro settori.Lesito progettuale finale latto conclusivo di un per-corso di cui sono responsabili tutti i componenti del-lequipe di lavoro. In tale situazione, ancora secondoClaus, il processo costruttivo deve essere considerato[...] come una condizione di campo in cui sono at-tive molte forze. Per un progettista, allora, importanteessere molto ben preparato a queste condizioni, ed es-sere aperto agli apporti esterni. Il progetto , dunque,espressione di una strategia; e per raggiungere un ri-sultato positivo necessario che larchitetto rinunci allasua tradizionale posizione autoritaria.Allinterno di questo quadro rientra limpiego di tec-nologie costruttive e luso di materiali sempre pi ri-cercati, innovativi, lontani da quelli della tradizione,quali: il vetro strutturale, lacciaio, il legno trattato, lematerie plastiche variamente elaborate, i nuovi mate-riali composti, e quantaltro. Naturale corrispettivo ditale approccio pragmatico nei confronti del progetto ri-sulta essere, allora, il ruolo riservato dagli architetti altema del dettaglio come espressione in s, ambito di ri-cerca autonomo di tipo formale/sperimentale/concet-tuale (quasi avulso dal conteso).Linteresse che esercita, e la sua stessa definizione dim-magine, attiene alla sua oggettiva condizione, alla pos-sibilitdipercezioneravvicinataeprolungataneltempo. Cos, risulta essere lunico concreto elementoattraverso cui lautore riesce ad entrare in rapporto conL I N T E R V I S T A 37_ _38 C I L 1 2 1lutente (e a dialogare idealmente con esso) per mezzodella fisicit tattile/percettiva della materia.Larchitettura olandese contemporanea parla di tecnologiedigitali, di visioni geometriche e cromatiche a tratti surreali,di nostalgie naturali ed ecologiste. Cosa rimane in tutto cidella lezione di maestri del Moderno quali Berlage e DeKlerk, o Dudok e Oud?Una, ulteriore, ragion dessere dellespressione secondamodernit, come tutte le definizioni elaborate da sto-rici e da critici dellarchitettura, quella di conferire unordine e un senso alla casualit degli eventi, di indivi-duare un significato pi profondo, nascosto degli acca-dimenti e delle realizzazioni: un modo per incasellare leidee, per trovare risposte utili a spiegare ci che avviene,per illuminare la realt delle cose con la debole lampadadella ragione. I progettisti, spesso, non percepiscono ilsignificato di tali scansioni teoriche, e non accettanolidea di confine, o di chiusura invalicabile.Per dirla con Jean Nouvel (sua conferenza alla Triennaledi Milano, 1996), [...] non mi verrebbe mai lidea discrivere un libro esclusivamente con le parole che sonostate inventate negli ultimi ventanni. Mi sembra pi in-teressante mettere in relazione espressioni nuove delvocabolario con parole pi antiche, pi arcaiche e dareloro in questo modo tutto il senso, la sinergia, la dina-micit possibili.Analogamente, nelle numerose opere dei giovani pro-gettisti olandesi non difficile ritrovare espliciti riferi-menti ad immagini che portano in s un chiaro riferi-mento al passato, riproponendo materiali e soluzioniformali che sembravano ormai accantonate, definitiva-mente riposte nella soffitta dei ricordi.E il caso di uno degli edifici Hageneiland Housing,Ypenburg (2000-03) di MVRDV, rivestito con le stessetegole impiegate da Michel De Klerk nel complessoabitativo Eigen Haard, Amsterdam (1913-21).Un secondo esempio interessante la parete di mattonilunga 143 metri del nuovo ingresso dellOpenlucht-museum, Arnhem (1996-98), realizzato da Mecanoo,e composto di 40 tipi di mattoni posati in 28 modi di-versi: un manifesto delle finiture delle costruzioni sto-riche olandesi.Come abbiamo visto, se per la Scuola di Amsterdam illaterizio stato il materiale delezione, lopera attuale diprogettisti quali MVRDV, Mecanoo, Wiel Arets o Claus enKaan fortemente polimaterica e decisamente proiettataverso la sperimentazione di materie plastiche e metallicheinnovative. Qual il ruolo dei materiali tradizionali, come ilcotto, nel presente e nellimmediato futuro della culturaarchitettonica olandese?Il mattone un materiale di rivestimento molto pre-sente nellarchitettura contemporanea olandese. Esso soprattutto impiegato, come rivestimento esterno delleabitazioni, per il suo alto valore evocativo (del concettodi familiarit, o di quotidianit del vivere), nonchper le sue implicazioni formali.A tale proposito, ritengo interessante riproporre dueespressioni impiegate da Hans Ibelings per definire undiverso approccio al problema.La prima unspectacular, dove il mattone usato per ri-vestire oggetti architettonici che vogliono manifestarereticenza o rifuggire dal clamore e dalla loquacit del-larchitettura del presente e del recente passato. Lungoquesta linea si possono trovare alcune recenti opere diClaus en Kaan, Maaskant en Van Veltzen, Faro Archi-tecten,Van Sambeek & Van Veen, hvdn architecten.La seconda unmodern, in cui il mattone utilizzato permettere in risalto un tipo di architettura che, da un lato,segnala la sua posizione nostalgica nei confronti del pas-sato e critica rispetto al Modernismo e, dallaltro, nonnasconde un suo risvolto commerciale, che cerca di as-secondare un gusto molto diffuso in Olanda. Su questopercorso, sipossonoincontrarelavoridiGeurst&Schulze, Molenaar & Van Winden, Soeters Van EldonkPonec, Natalini Architetti, Krier & Kohl.Rohmer, BNR, Van Duysen, 51N4E, Monk e Teema sonoprogettisti olandesi e belgi protagonisti di questo numerodella rivista dedicato ad una serie di architetture realizzatein area fiamminga. Possiamo identificare i temifondamentali dellopera di ciascuno di loro?Il filo conduttore che lega la scelta degli autori delle seiopere che compaiono in questo numero il loro ten-dere verso una semplificazione formale che raggiungelivelli di maggiore o minore asciuttezza e concisioneespressiva nelle diverse costruzioni in rapporto agli spe-cifici caratteri distintivi che le definiscono, e allam-biente fisico con cui si confrontano.Ulteriori, importanti aspetti che accomunano i progettiillustrati sono la cura per il dettaglio, che la giovane ge-nerazione di progettisti persegue come punto qualifi-cante della loro ricerca, nonch lattenzione ai materialie al loro impiego in maniera inclusiva, ricercando, conquesto, effetti di novit e sorpresa atti a stimolare lat-tenzione del pubblico e a rendere loggetto invitante,spontaneo, comunicativo. _ _L I N T E R V I S T A 39Padiglione olandeseallExpo 2000 di Hannover._ _