Corso di Diritto Ecclesiastico Prof. Giovanni Cimbalo La laicità come valore A.A. 2011/2012.

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Corso di Diritto EcclesiasticoProf. Giovanni Cimbalo

La laicità come valore

A.A. 2011/2012

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Nozione di Laicità

• Si dice laico colui che non è né ecclesiastico né religioso. Etimologicamente il termine deriva dal latino laicus che traspone il greco tardivo laïkos. Questo aggettivo greco corrisponde al sostantivo laos ovvero popolo e viene rielaborato nei suoi significati in Francia

• Il termine laico assume uno specifico significato in ambito giuridico nei sistemi di civil law e viene utilizzato per sottolineare l’emancipazione dell’ordinamento giuridico dalla tutela di qualsiasi confessione religiosa

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Nozione di Laicità

• L’inserimento nelle Costituzioni del principio di separazione tra Stato e confessioni religiose consente alle istituzioni civili di creare un proprio autonomo catalogo di valori ai quali ispirare le regole di convivenza recepite dagli ordinamenti

• L’assunzione del principio di laicità tra i formanti degli ordinamenti giuridici degli Stati consente la migrazione di questo principio nel diritto internazionale e contribuisce in modo sostanziale a conferirle la capacità di mediare tra ordinamenti permeati da differenti valori etici, alla ricerca di denominatori comuni.

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Nozione di Laicità

• La laicità viene utilizzata dagli Stati che danno vita all’Unione europea in modo originale e nuovo e diviene uno dei parametri attraverso i quali si garantisce la concorrenza tra le confessioni religiose

• Il principio di laicità così utilizzato concorre a definire un concetto nuovo di confessione religiosa: per l’U. E. esse sono “agenzie del sacro”, ovvero soggetti che operando sul mercato cercando di soddisfare la domanda e i bisogni di spiritualità e di fede, offrendo il proprio “prodotto”.

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Nozione di Laicità

• L’adozione di questo criterio di classificazione delle confessioni consente di tenere conto e regolamentare le attività economiche svolte da esse e da qualunque altro soggetto che chiede agli ordinamenti nazionali il riconoscimento della personalità giuridica in ragione del fatto che i suoi fini sono di dare una risposta a domande di carattere etico che consentono il concreto realizzarsi di valori sul piano esperienziale e spirituale, oltre che materiale.

• La portata generale del concetto di laicità incide sulla tutela multilivello dei diritti e sulle relazioni tra le istituzioni e le confessioni religiose e consente di sviluppare una riflessione di carattere generale che prescinde in parte dal significato attribuito al termine laicità dall’ordinamento italiano.

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La Laicità come valore

• La laicità viene assunta dagli ordinamenti come strumento per emanciparsi dalla tutela ecclesiastica, come principio fondante per far fronte al bisogno di costruire valori propri ai quali ispirarsi, per indicare ai cittadini i principi cardine della convivenza civile.

• Il perseguimento della ricerca della felicità attraverso la garanzia per tutti della libertà, dell’uguaglianza e della fratellanza, valori tipicamente laici propugnati dalla rivoluzione francese, rappresenta un momento fondante di una nuova etica destinata a porre le basi del superamento della visione cristiana della vita e dell’”ordine sociale naturale” che essa propugna.

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La Laicità come valore

• Niente più rispetto dei ruoli sociali e accettazione supina della condizione di origine, niente più rassegnazione ad accettare la disuguaglianza e l’obbedienza, ma opzione per una vita vissuta per sé, nell’aspettativa di realizzare sulla terra la felicità.

• Assunzione piuttosto della visione protestante dell’emancipazione attraverso le opere, introiezione di quella visione dell’uomo che il mercantilismo prima, il capitalismo poi hanno dato con l’elevazione della libertà al di sopra di ogni potere altro da sé, e quindi anche da Dio; dell’uguaglianza come rigenerazione costante del momento della creazione, di quel cammino tendenziale che consente a tutti gli uomini - partendo dalla medesima condizione - di raggiungere i traguardi più grandi, di realizzare la propria personalità, anche sovvertendo, se necessario, l’ordine sociale, alla ricerca della felicità in questa vita.

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La Laicità come valore

• La felicità è di questo mondo e può realizzarsi mediante valori profani quali il piacere, la consapevolezza di sé, la conoscenza dell’universo, la scoperta delle leggi della natura, il prevalere sulla malattia, attraverso la medicina e lo sviluppo della ricerca scientifica; e tutto ciò alla ricerca della piena realizzazione dell’uomo.

• In questa prospettiva di autogestione della propria umanità l’uomo disconosce ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio per affermare che tutto è dell’uomo

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La Laicità come valore

• Più tardi il comunismo, inteso come condizione ideale dell’uomo, porterà all’estremo questa ricerca, teorizzerà il superamento della religione come oppio dei popoli: un’infinità di percorsi esistenziali e di vita appariranno possibili all’uomo.

• La chiave per scegliere quale soluzione adottare non potrà che essere la libertà, altro valore laico, in quanto nella sua pienezza esso si realizza rompendo le catene imposte dall’idea stessa di Dio all’uomo e alle sue possibilità. Non vi è infatti chi non veda che lo stesso peccato originale discende dalla disobbedienza a Dio in nome della libertà, in ragione della ricerca comunque della conoscenza attraverso la sperimentazione di ogni esperienza, al punto che - come acutamente rilevato dai padri inquisitori - lo stesso metodo sperimentale rappresenta la negazione del principio di obbedienza, è atto di orgoglio derivante dal conoscere.

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La Laicità come valore

• La libertà affermata dalla “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino” segna la liberazione e l’affrancamento dalla tutela di Dio, anche dal Dio cristiano nel quale tutto ha origine e tutto si ricompone.

• E’ la liberazione della scienza e della conoscenza, è la rivalutazione del metodo sperimentale come strumento dell’indagine scientifica, è la coscienza della indagabilità della natura e delle sue leggi che sono frutto di un ordine naturale e al tempo stesso casuale, che prescinde o almeno può prescindere dalla volontà di Dio.

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La Laicità come valore

• La stessa creazione è in discussione, sostituita da ipotesi sull’origine della vita e delle specie, tutte necessariamente vere, tutte probabilmente false, e comunque meritevoli di essere discusse, verificate, attraverso il metodo scientifico, attraverso le sperimentazioni e le analisi costruite dall’intelletto, dalla speculazione scientifica (Darwin).

• Ma la libertà non vive da sola ed non è completa, non si realizza senza l’uguaglianza, la quale è la negazione delle differenze sociali, è l’affermazione delle pari opportunità, è la garanzia della felicità possibile sulla terra e non in una vita dopo la morte.

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• La libertà presuppone il pari accesso alla conoscenza per tutti, è l’annientamento del personalismo cattolico, dove ognuno nasce schiavo del peccato originale, si emancipa in Dio, accetta la vita che gli è data, sceglie grazie al libero arbitrio, ma tra i percorsi possibili, tutti diversi in nome di una diversità programmata e immodificabile di destini segnati dalla ricerca della salvezza in Dio, in una vita che è solo di passaggio verso quella vera, nei cieli.

• Siamo di fronte alla negazione della predestinazione propria della teologia protestante, del destino già scritto nel grande libro della vita: esso può essere mutato, grazie alla volontà, da ogni essere umano al quale una società laicamente solidale, fraterna, garantisce pari opportunità, pari diritti, uguale libertà, libertà dal bisogno.

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La Laicità come valore

• Questi valori si trasfondono negli ordinamenti attraverso le Costituzioni, transitano nel diritto positivo, impregnano di sé la legge penale come quella civile, contribuiscono a creare un catalogo dei diritti e dei doveri che, come una galassia, si espande in tutte le direzioni, costringendo lo stesso diritto naturale e soprattutto i diritti divini a scendere a patti, a mediare norme possibili, a modificare se stessi, a secolarizzarsi se non vogliono scomparire, sommersi dalla capacità aggregante e espansiva del bisogno di felicità e di benessere.

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La Laicità come valore

• Attraverso il diritto internazionale questi valori si fanno globali e costringono ordinamenti altri, nati sotto il segno di altre culture, di altri Dei, di altre etiche, a misurarsi, quanto meno a mediare, l’interpretazione e il vissuto dei propri precetti, a secolarizzarsi poter sopravvivere

• Da qui la laicità come valore che racchiude in se la portata dirompente e rivoluzionaria della libertà, della uguaglianza, della fratellanza, tra loro combinate, che separano l’uomo da Dio, che ne fanno un essere altro, individuo, libero di confrontarsi e di crescere forte del valore di se.

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Le radici non religiose della laicità.

• Così intesa la laicità non è un valore di derivazione religiosa. Essa prescinde da Dio, è tutta impregnata dei valori dell’uomo, del suo bisogno di umanità, del suo desiderio e della sua esigenza di uguaglianza, della sua aspirazione alla conoscenza, della sua debolezza, delle sue incoerenze, delle sue miserie, delle sue contraddizioni, dell’assenza di una verità rivelata e perciò certa, perché ricca dell’incertezza e del dubbio, della mancanza di conoscenza, del bisogno di verificare e scoprire una lettura possibile dell’universo e del mondo, ma non per questo certamente vera.

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Le radici non religiose della laicità.

• Così intesa la laicità è quanto di più lontano vi sia dal cristianesimo, come da ogni religione, è un parametro, un criterio etico con una propria storia e proprie radici, un valore fondante della natura stessa dell’uomo che ha in mano il suo futuro, la sua vita e la costruisce in un mondo di verità relative, tutte vere e molteplici, perché possibili, perché parte dell’uomo e della sua capacità di conoscere, immaginare, creare, sognare senza i paletti posti da una verità rivelata, immutabile, scritta nella storia.

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Le radici non religiose della laicità.

• In questo senso la laicità è uno strumento di creazione di un’etica possibile e relativa che permette all’uomo di essere diverso e al tempo stesso uguale; diverso, unico, irripetibile e egualmente libero, di non essere prigioniero di un gregge, tenuto insieme dal pastore e dai suoi cani, ma di essere individuo nella moltitudine e insieme fratello del suo simile, compagno nella costruzione di un mondo possibile che lascia libero ognuno di ricercare se stesso nella propria umanità e al tempo stesso, non paradossalmente, in un Dio.

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La laicità come strumento di governo.

• Intesa in questo modo la laicità è strumento essenziale di governo, di gestione della fase. E’ il valore necessario per gestire la diversità, le appartenenze in società ormai pluriculturali che solo in parte divengono multiculturali, ma conservano e perseguono spesso la ricerca in modo sempre più determinato delle diversità, che cercano di ricostruire le proprie radici con la contraddizione di vivere in uno spazio comune, rivendicato come proprio e esclusivo, ma da condividere con altri.

• Prive dello strumento della laicità le società non riescono a conservare il bene fondamentale che è quello della pace, non riescono a realizzare la convivenza dei diversi, non possono gestire il relativismo dei valori e delle conoscenze, le diversità dei comportamenti e degli stili di vita. Non possono gestire le diversità di genere, le convivenze, le separazioni, l’educazione della prole, la trasmissione dei valori, le eredità della storia, le stesse tradizioni.

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La laicità come strumento di governo.

• La laicità assume perciò il valore di formante culturale, di strumento operativo che permea di se l’ordinamento, si inserisce, si insinua nelle norme che regolano i diversi istituti giuridici, li plasma e li rende tra di loro coerenti, contribuendo a fornire al sistema giuridico i caratteri di strumento di libertà e di efficace gestione dei conflitti.

• Anche la dove gli ordinamenti ricorrono agli statuti personali la laicità deve operare come comun denominatore, come elemento che concorre a costituire la base del sistema.

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La laicità come strumento di governo.

• Essa diviene parte essenziale, nucleo del pluralismo ideologico che fa da collante tra i differenti segmenti sociali. Il pluralismo giuridico e quello normativo non potrebbero efficacemente fare sistema senza ricorrere alla laicità come valore.

• Prova ne sia che quant’anche numerosi ordinamenti giuridici acconsentono a che sia il diritto dei privati, attraverso lo strumento dell’arbitrato, a regolare rilevanti rapporti sociali come quelli del matrimonio o i rapporti ereditari, magari ricorrendo ai diritti religiosi, il limite invalicabile è posto dalla possibilità del soggetto di ricorrere sempre e comunque alla tutela della legge generale, alla protezione di quel diritto dello Stato che geneticamente ha assunto la laicità come suo tratto distintivo e caratterizzante

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Laicità e formazioni sociali

• Le Costituzioni riconoscono che la piena realizzazione della persona avviene anche nell’ambito delle formazioni sociali perché nella vita di relazione si sviluppano quei comportamenti di solidarietà e di collaborazione che consentono il perseguimento di obiettivi economici, etici, culturali, religiosi.

• La Costituzione italiana all’art. 2 tutela le formazioni sociali e all’art. 8 stabilisce il principio della negoziazione di intese con le confessioni religiose, mentre all’art. 7 riconosce che i rapporti con la Chiesa cattolica sono regolati mediante un Concordato.

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Laicità e formazioni sociali

• L’accordo stipulato con le confessioni deve essere positivamente segnato dalla laicità. Ciò significa ogni deroga alla legge generale, accettata in nome dell’adesione alla confessione sia accompagnata da un atto di manifestazione della volontà da parte del fedele, assolutamente libero da ogni influenza e condizionamento. Occorre inoltre che sia garantito in qualsiasi momento o condizione il diritto di recedere dall’appartenenza confessionale.

• Il requisito della laicità delle istituzioni pubbliche deve essere la condizione posta alle confessioni e accettata come inderogabile perché esse possano accedere alla trattativa, avendo chiaro che così operando si chiede alle confessioni di secolarizzarsi. Esse potranno rifiutare questo rapporto, ma non potranno chiedere allo Stato e alle istituzioni alcun supporto per far vivere il loro integralismo e soprattutto per imporre ai membri del culto determinati comportamenti.

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Laicità e formazioni sociali

• La laicità è oggi strumento e metodo insostituibile di governo di una società che vuole essere portatrice di valori di libertà e sceglie di non indulgere nella realizzazione di enclaves in nome di un malinteso diritto di libertà, del rispetto delle radici e dei valori culturali, delle credenze religiose, di un etnia o di un popolo, in quanto l’esperienza del diritto internazionale ci mostra che vi sono valori e diritti umani di fronte ai quali ogni altro valore, benché condiviso e radicato, deve cedere, cancellato dalla storia.

• Perciò la laicità non può che essere un valore assoluto, valido e applicabile per tutti i culti. Si tratta di un valore “speciale”, poiché esso produce un metodo di approccio ai problemi, categorie di valori come il rispetto dell’altro, l’uguale dignità di tutte le culture, le religioni e le opzioni del credere, la tolleranza.

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Laicità e formazioni sociali

• Non può perciò esistere una laicità relativa che si tradurrebbe in una lettura a opera del gruppo maggioritario – sia esso religioso, culturale, etnico – di valori imposti agli altri, finendo per trasformarsi in uno strumento di dominio e di oppressione, invece che di libertà.

• Il tentativo di definire il concetto di laicità relativa discende dalla convinzione di molti cattolici - supportati dal magistero – secondo i quali vi sarebbe una laicità buona, invocata dalla Chiesa e una cattiva – quella assoluta, invocata dai non credenti e da molti ordinamenti positivi - per la quale essi usano il termine di laicismo.

• Tra i numerosi documenti del magistero rinviamo per la visione organica che vi è sviluppata alla Lettera enciclica Fides et ratio, Città del Vaticano, 1998. Questi concetti sono ripetuti nelle prese di posizioni del Pontefice Benedetto XVI.

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Laicità e formazioni sociali

• A nostro avviso la laicità relativa rappresenta un accomodamento della dottrina religiosa di tendenza che non potendo ignorare o combattere altrimenti l’affrancamento dalla religione da parte degli ordinamenti, rielabora una visione di laicità che fa perno sul pensiero religioso cattolico. Così reinterpretata la laicità dovrebbe fungere da baluardo contro le altre religioni, trasformarsi in una clava brandita dallo Stato per difendere la religione stabilita: quella cattolica. In tal modo il cattolicesimo si trasformerebbe in cattolicismo

• Le stesse considerazioni possono essere fatte con riferimento alla religione ebraica o a quella mussulmana.

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Laicità e persona umana

• Per vivere veramente, per operare, la laicità deve essere condivisa, innanzi tutto a livello individuale. Essa deve tradursi in comportamenti e metodo, divenire elemento che qualifica l’agire quotidiano. Lo Stato non può che assicurare a tutti il diritto di liberarsi, in qualsiasi momento, di tutti i vincoli che sono imposti da credenze religiose, da convinzioni e abitudini culturali o etniche.

• Oggi che tornano a manifestarsi nelle società occidentali integralismi religiosi, etnici, culturali è bene che si torni a sostenere i valori della non appartenenza, la neutralità dei servizi e delle prestazioni pubbliche, la laicità della scuola, la piena giurisdizione dello Stato in materia di unioni affettive e matrimoniali, di tutela dei minori e dei soggetti deboli.

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Laicità e persona umana

• La creazione di enclaves omogenee al loro interno costruite in base ad appartenenze, etniche e/o culturali e/o religiose, distribuite sul territorio, tra le quali le persone transitano al mutare o manifestarsi del loro senso di appartenenza, costituisce un progetto di gestione della società e del territorio che porta alla dissoluzione delle identità collettive, all’incentivazione di un microcosmo di egoismi che esclude soprattutto la persona, la sua unicità, la sua personalità, la sua capacità di relazionarsi e vivere individualmente, oltre che in gruppo la sua diversità, di evolversi e mutare con le esperienze, l’età, lo sviluppo delle relazioni sociali.

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Laicità e persona umana

• Le richieste di riconoscimento di particolari e specifiche identità, manifestate dai gruppi di nuovo insediamento sul territorio, ingenerano nei residenti per reazione la ricerca delle proprie radici e la rivendicazione orgogliosa della propria storia. Da qui la tendenza a esaltare la qualifica di cittadini, a restringere la possibilità di acquisizione giuridica di essa per i nuovi venuti, la rivendicazione orgogliosa del diritto di sangue e la tendenza a ritenere connaturati allo status di cittadino valori condivisi, spesso associati al godimento di particolari benefici.

• Il possesso della cittadinanza diviene, insomma, lo strumento di difesa di privilegi e prerogative che non si vogliono condividere con altri e il bagaglio di valori e di principi etici di riferimento diviene la condizione da osservare richiesta a coloro che vogliono ottenere la cittadinanza. Questo percorso acquista le caratteristiche di un passaggio al campo avverso, di cesura dei vecchi rapporti a favore della potenzialità di intrecciarne di nuovi.

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Laicità e persona umana

• In queste condizioni il percorso rischia di essere un transito da vecchi a nuovi integralismi, più radicalmente vissuti a causa del bisogno del “convertito” di farsi accettare. Il nuovo arrivato sarà il meno critico, il più ligio al rispetto delle regole, proprio per non sentirsi rinfacciare la propria origine, il meno pronto a discutere e a confrontarsi, il più impegnato ad opporsi a coloro che non si integrano e che rivendicano una propria identità.

• Assumere la laicità come valore, che ha come prima conseguenza la neutralità delle istituzioni e dei servizi da esse erogate, è l’antidoto più potente a questa nuova forma di integralismo che spesso degenera in forme di razzismo verso gli appartenenti ai gruppi religiosi, etnici e culturali di provenienza altra. Lo strumento principale per la diffusione e la condivisione dei valori di laicità è la scuola, pubblica e gratuita, strumento per rimuovere quegli ostacoli che l’art. 3 della nostra Costituzione indica come causa di disuguaglianza.

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Laicità e persona umana

• Tra i diritti connessi all’acquisto della cittadinanza un valore centrale è costituito dal rispetto delle appartenenze religiose in relazione alle quali, se non può essere accettata alcuna pratica di assimilazione, al tempo stesso bisogna rifuggire dal lasciare il “cittadino in ingresso” in balia della confessione di origine.

• Un patto di non belligeranza, stipulato in nome del separatismo tra poteri pubblici e confessione religiosa, con riconoscimento della reciproca autonomia, sarebbe inaccettabile se non mitigato dall’imposizione del principio di laicità, dal pluralismo delle appartenenze, dalla tolleranza, soli presupposti al riconoscimento delle identità e delle specificità.

• La presenza di gruppi religiosi con un accentuato orientamento fondamentalista rende inevitabile il ricorso a un “nuovo giurisdizionalismo” il cui carattere distintivo è costituito proprio da una laicità assoluta dei poteri pubblici a tutti i livelli delle autonomie istituzionali.

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Laicità e persona umana

• Questo “salto” culturale ci è imposto dalla caduta dei confini nazionali e dalla creazione di nuove entità come la Comunità Europea. Non si può pensare che un territorio così vasto, con una popolazione così numerosa e con storie e tradizioni molto differenziate possa essere governato senza politiche finalizzate alla ricerca di valori di convivenza comuni che, pur non negando diversità e specificità, consentano di superare contrapposizioni che anche di recente hanno portato a guerre sanguinose.

• Se la laicità è uno dei valori guida, certo il pluralismo delle appartenenze è un altro caposaldo che presuppone la pari dignità tra i gruppi ed esclude il ricorso a valori relativi, in ragione del rapporto privilegiato che questi avrebbero o hanno con il territorio. Non si può più pensare a una laicità relativa a un territorio, condizionata da supposte appartenenze maggioritarie di questo o quel gruppo religioso o tradizionali, in quanto ciò finirebbe per balcanizzare il territorio, portando all’adozione di politiche di “pulizia etnica” o religiosa, moralmente condannabili, e certamente fragili, in quanto destinate a essere riassorbite dalle invincibili leggi dell’economia che impongono la distribuzione delle persone sul territorio in rapporto ai bisogni della produzione più che delle appartenenze etnico culturali.

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Laicità e persona umana

• Anche quando le formazioni sociali rappresentano una realtà ineludibile, bisogna verificare quanto è alto il livello di “estraneità” che esse maturano, quando continuano a elaborare valori come parti di una società (quella di origine) che vive secondo altri tempi e altri ritmi. E’ il caso di molte comunità immigrate in occidente, quando queste realizzano un radicamento sul territorio, dotato di una qualche continuità nello spazio occupato, costruendo realtà urbane proprie, vivendo con i ritmi, le notizie, il tempo atmosferico, le ultime novità politiche, il cinema, la stampa la televisione, ecc. del territorio o area di origine.

• Benché prive di una continuità territoriale esse sono parte integrante della matrice originaria e si evolvono, vivono, soffrono come una parte di essa, in una dimensione in parte virtuale. Così succede che non solo non si sviluppano nel tempo processi d’integrazione, ma solamente tendenze all’espansione e alla difesa dell’enclaves, attraverso la creazione di organizzazioni e strutture di autoproduzione di valori, nel campo alimentare, della politica familiare, della gestione dei momenti essenziali di vita (nascita, matrimonio, morte) e scuole confessionali, centri di aggregazione religiosa.

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Laicità e pluralismo

• Gli Stati che hanno una forte presenza di popolazioni immigrate stanno sviluppando politiche multiculturali o di integrazione, ma tutti ritengono opportuno prendere atto del pluralismo confessionale che caratterizza gli abitanti del loro territorio. Eppure il pluralismo confessionale non basta a governare il fenomeno, se non si utilizza il principio di laicità.

• Oggi il catalogo di valori di almeno parte del movimento migratorio è diverso e, a volte, in conflitto culturale aperto con quello dei paesi riceventi e perciò, sia pure con strumenti loro propri, gli ordinamenti dovranno trovare modalità e tempi di elaborazione del principio di laicità, che sia pure rivisitato, dovrà essere inserito tra gli strumenti da utilizzare per la gestione del conflitto sociale.

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Laicità e pluralismo

• Il ricorso tradizionale al separatismo non basta più per rispondere alle esigenze di una diversità confessionale che conosce la presenza di formazioni integraliste nei confronti delle quali la sola strategia appare essere quella della demonizzazione, equivalente della guerra di pulizia etnica praticata nei Balcani. Le invocazioni a favore di una nuova guerra santa, di uno scontro di civiltà costituisce la più palese dimostrazione di questa incapacità di gestire il conflitto, a fronte di un mercato religioso aperto, di una circolazione delle persone sui territori sempre più incontrollabile, dello sviluppo a tutti i livelli dei processi di globalizzazione

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Laicità e pluralismo

• In molti Paesi caratterizzati da un livello avanzato di sviluppo delle forze produttive crescono e si diffondono aggregazioni caratterizzate dal rifiuto di una appartenenza confessionale comunque intesa.

• Cresce l’associazionismo laico che non ha caratteri di neutralità, ma connotazioni ideologiche e esperienzali definite, frutto della maturata convinzione della necessità del superamento dell’appartenenza religiosa. In numerosi Stati e società questi gruppi si presentano come tali, danno una dimensione collettiva alle loro scelte, chiedono, pretendono ed ottengono, precise garanzie nel veder soddisfatte le loro esigenze etiche ed esistenziali sulla base di valori socialmente condivisi.

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Laicità e pluralismo

• Questi gruppi si inseriscono nell’ambito di un sistema segnato dal pluralismo ideologico, impongono e ottengono la regolamentazione e garanzia di numerosi diritti attraverso leggi caratterizzate dal pluralismo etico e improntate al principio di laicità delle istituzioni e dello Stato.

• Per dare attuazione a queste richieste negli ultimi anni sono state elaborate tecniche legislative e istituti nuovi, anche utilizzando il contributo creativo per il diritto che può venire dall’esercizio di autotutela.

• In un mercato delle idee aperto occorrono regole comuni e super partes, valori condivisi che possano consentire il governo complessivo del sistema.

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Laicità e pluralismo

• L’adozione di questi strumenti si è resa ancor più necessaria a fronte dei fenomeni di globalizzazione che investono anche il diritto, a causa del fenomeno della circolarità del dibattito giuridico e dell’infittirsi dello scambio di esperienze tra ordinamenti di matrice diversa, per i proliferare degli ordinamenti giuridici exstrastatuali, per il progressivo ritrarsi dello Stato anche nella sua capacità complessiva di governo del sistema giuridico.

• Questo nuovo diritto che avanza non può vivere operare e svilupparsi se non si emancipa da ogni rapporto con i diritti di origini religiosa che sono certo portatori di una grande esperienza, ma anche di verità assolute.

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La libertà di pensiero e l’uguaglianza come valori.

• Uno degli strumenti principali di governo è la laicità che non può essere ridotta a valore di questa o quella confessione religiosa, da essa rivisitato, ridefinito, aggettivato a proprio beneficio; che non può essere assoggettata a limiti e regole perché: o essa è ed è assoluta o non è.

• Ma la libertà di pensiero non può vivere senza che sia garantita a ogni culto l’uguale libertà di propaganda e di proselitismo. Non c’è libertà possibile senza libertà dal bisogno, affrancamento dalla schiavitù del lavoro, soddisfazione dei bisogni elementari, ricerca di una qualità della vita che la renda degna di essere vissuta, senza la possibilità di libertà dalla religione.

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Dialettica della tolleranza e pluralismo etico

• Il confronto dialettico fra posizioni diverse, assunto come metodo; la possibilità di rimettere in discussione le proprie scelte e di cambiare; la discutibilità di ogni posizione, non significano assenza di certezze e di credenze identitarie, ma danno atto di una disponibilità intellettuale e materiale a considerare l’altro diverso da se come una entità possibile, con la quale relazionarsi.

• Se si parte dal punto di vista che ogni cosa è valida non di per se, ma in relazione a noi e agli altri e a quello che ognuno è in grado di accettare come vero o come falso, si stabiliscono le basi di un pluralismo etico dalle solide fondamenta, perché costruito sul relativismo etico.

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Dialettica della tolleranza e pluralismo etico

• Il pluralismo etico diviene così il terreno sul quale si esercita la tolleranza, si costruiscono norme e regole che attraverso il pluralismo normativo dispiegano i loro effetti, producendo un superamento dei conflitti, a condizione che si seguano procedure determinate in una scansione temporale e con garanzie predefinite. Siamo di fronte al fenomeno moderno della procedimentalizzazione che consente di elaborare percorsi e comportamenti accettati come leciti in ragione del rispetto di un insieme di parametri di garanzia.

• Il monitoraggio del procedimento è elemento essenziale di valutazione in quanto permette il controllo dialettico della gestione, delle relazioni e dei fenomeni.

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Laicità e consociativismo

• Sulla strada della ricerca di una gestione non violenta del conflitto sono nati numerosi sistemi consociativi che hanno elaborato un codice politico di comportamento che consente di risolvere situazioni altrimenti inconciliabili e che porterebbero inevitabilmente alla fine di una società pluralista.

• Il consociativismo è frutto proprio del confronto-scontro tra religioni, tra verità assolute che nell’impossibilità di annientarsi a vicenda e in difesa degli elementi comuni hanno cercato e trovato valori fondanti riconoscibili, ponendoli a base di una pacifica convivenza.

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Laicità e consociativismo

• La pacifica convivenza e il confronto costante e dialettico tra le diverse opzioni etiche possibili passa per una politica spietatamente repressiva di ogni integralismo. Ne strutture, né finanziamenti, né sostegno, né libertà, né tolleranza va data a progetti etico-politici-religiosi che non rispettino il pluralismo e la laicità delle istituzioni e dello Stato.

• A queste condizioni le tecniche di gestione consociativa della società possono dare un contributo valido alla costruzione di valori condivisi e caratterizzati dal rispetto della libertà, nella direzione di una società più giusta e rispettosa del principio di uguaglianza

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Ruolo e funzione della laicità

• La laicità:

- è strumento di circolazione e omogeneizzazione del diritto, sia nell’Unione Europea che nel Diritto Internazionale;

- nell’ordinamento giuridico italiano costituisce un caso di subordinazione a formanti esterni.

- è influenzata dall’apporto dell’elaborazione culturale.- consente la comparazione e le relazioni con gli ordinamenti esterni.- è condizionata dalla legislazione a carattere consociativo.

- Il suo compito è quello di garantire a tutti il migliore dei mondi possibili.

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