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Associazione Equipes Notre Dame Preghiere per le riunioni end GIUGNO LUGLIO AGOSTO 2001 ALLEGATO end 114 114 lettera “Lettera delle Equipes Notre Dame” Periodico bimestrale della “Associazione Equipes Notre Dame” Corso Cosenza, 39 - 10137 Torino - Tel. e fax 011/52.14.849

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Associazione Equipes Notre Dame

Preghiere per le riunioni

endG I U G N O L U G L I O A G O S TO 2 0 01

ALLEGATO

end114114l e t t e r a“Lettera delle Equipes Notre Dame”Periodico bimestrale della “Associazione Equipes Notre Dame”Corso Cosenza, 39 - 10137 Torino - Tel. e fax 011/52.14.849

Preghiere per le Riunioni

La fede

Il sussidio “Preghiere per le riunioni” per l’anno 2001-2002 ha

per tema “la fede” in sintonia con il tema scelto dalla redazione

della Lettera End.

Crediamo sia per tutti gli èquipiers, come per ogni credente, un

tema su cui interrogarsi spesso. La fede è, in un certo senso, una par-

tecipazione al modo di vedere di Dio. Gesù di Nazaret ci ha mostrato

nella sua vita terrena come guardare gli altri e gli eventi con gli occhi

di Dio. Come fare questo in coppia, come fare questo nella situazione

storica che stiamo vivendo? Come leggere i segni dei tempi?

Come diventare in coppia sempre più sguardo d’amore, di tenerez-

za, di perdono per noi, per i figli, per i nostri fratelli? Che atteggia-

mento assumere, che scelte fare, che decisioni prendere? Sono interro-

gativi che tutti noi ci poniamo quando cerchiamo di vivere da credenti.

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Vorremmo dirvi ancora che nel preparare questo sussidio ci siamo “appoggiati”

alle parole di Isaia (55,9-11):

“Quanto il cielo sovrasta la terra,

tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,

i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Come infatti la pioggia e la neve

Scendono dal cielo e non vi ritornano

Senza aver irrigato la terra,

senza averla fecondata e fatta germogliare,

perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare

così sarà della parola

uscita dalla mia bocca:

non ritornerà a me senza effetto,

senza aver operato ciò che desidero

e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”

Questo è l’augurio che facciamo a noi stessi e a tutti gli équipiers italiani, consa-

pevoli che al centro e a fondamento del nostro cammino di fede c’è sempre e solo la

Parola di Dio, mentre le nostre parole per spiegarla e attualizzarla sono solo timidi

balbettii. In conclusione vogliamo ringraziare Ottavio e Vanda e l’équipe di redazione

della Lettera per averci dato l’opportunità di riflettere sulla Parola di Dio.

Ringraziamo gli amici dell’équipe Roma 21 per il loro contributo.

Buon cammino a tutti.

Laura e Lorenzo Loporcaro (équipe Roma 21)

INTRODUZIONEINTRODUZIONE 3

Vi proponiamo unitinerario basato sull’individuazione di alcuni atteggiamenti

dell’uomo di fede come ce lo descrive la Bibbia nell’Antico e nel Nuovo Testamento,

per concludere con l’evento che dà senso e orientamento a tutta la nostra fede che è la

morte e la Resurrezione di Cristo

Vi proponiamo 9 temi, uno per ogni riunione di équipe. Lo schema di ogni

incontro è costituito da: alcune parole che indicano in sintesi l’argomento e una

breve premessa esplicativa; la Parola di Dio che è il punto centrale; alcuni “spun-

ti per la riflessione” tratti da autori contemporanei che ci aiutano a penetrare

sempre più il senso del testo biblico e a leggere i segni dei tempi; lasciamoci

interpellare dalla Parola: è il tentativo di attualizzare la Parola di Dio facendola

calare nella nostra storia, nella nostra vita personale e di coppia; c’è poi uno spa-

zio dedicato alla preghiera personale e alle risonanze che la Parola di Dio ha

suscitato nel nostro cuore e che desideriamo condividere con i fratelli con cui fac-

ciamo un cammino di fede in équipe; a conclusione c’è un salmo e alcune pre-

ghiere o poesie di contemporanei.

Sappiamo tutti, come si dice in “Una proposta per la coppia” che è un’attualizzazione

della Carta delle End, che “la riunione di équipe è centrata sulla preghiera perché la cop-

pia e il sacerdote si trovano a mettere in comune le loro esperienze nel nome di Cristo, a

verificare, sia sulla Parola di Dio che nella loro vita, il significato delle scelte di fede”.

La preghiera è un momento molto importante della riunione.

Il modo migliore per viverla è prepararsi leggendo e meditando il testo biblico

durante il mese che precede la riunione. Solo ponendosi in questo atteggiamento

di ascolto, potremo interiorizzare la Parola di Dio e la preghiera che faremo duran-

te la riunione sarà un dono reciproco attraverso il quale si potrà manifestare l’azio-

ne dello Spirito.

Infatti, l’energia, l’azione creatrice di Dio, che ci viene continuamente offerta, non

giunge attraverso miracolosi interventi dall’alto ma ci perviene solo attraverso parole,

atteggiamenti, gesti umani (come ci ha detto tante volte don Carlo Molari).

Potremo anche legare il tema di ogni incontro alla compartecipazionefacendo

una revisione di vita che ci apra alla comunione con gli altri e ci aiuti, in uno spirito di

preghiera, a diventare sempre più persone di dialogo, di comunione, per creare fra noi

condivisione, amicizia, fraternità.

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INDICE 54

1- L’alleanza. Dio ci sceglie e ci chiama all’alleanza. . . . . . . . . . .pag 6

2- Lasciare le sicurezze, partire, mettersi in cammino verso . . .pag 12

3- Rinunciare al possesso, educarsi al distacco. . . . . . . . . . . . . . .pag 17

4- Abbandonarsi con fiducia, affidarsi, vincere le paure . . . . . . .pag 21

5- Nella nostra debolezza si manifesta la potenza di Dio . . . . . . .pag 26

6- Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi . . . . . . . . . . .pag 32

7- Giovedì Santo, l’amore e il servizio:

“La fede opera per mezzo dell’amore” . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag 39

8- Venerdì santo,

la croce, la morte di Dio:

scandalo per la fede e fondamento della speranza . . . . . . . . . .pag 46

9- La Pasqua: la resurrezione di Gesù

centro e fondamento della nostra fede . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag 56

la tua discendenza”.

Egli credette al Signore che glielo accreditò come giustizia.

In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram.

(Gen 15, 1-6 . 18 a)

Spunti per la riflessione

Fin dall’inizio Abramo appare come partner nell’incontro con Dio.

E’ Dio infatti a prendere la parola per primo ed è lui il vero centro del-

l’azione comunicativa.

L’incontro consiste nella voce del Signore e di fronte a questa voce

l’uomo è interlocutore nella misura in cui accetta di fare, di obbedire.

Dio rivolge all’uomo una richiesta di adesione, aperta anche

alla negazione.

L’uomo può dire di no […] Dio, interpellando l’uomo, affidando

all’uomo la risposta e, con la risposta, il destino dell’intero rapporto,

rinuncia alla forza del suo essere Dio, si china sull’uomo e lo tratta come

un pari a sé.

La parola si presenta poi come promessa, promessa che non si esaurisce

nel suo contenuto (ti darò questo) ma comporta anche una elezione [...]

La parola biblica è essenzialmente lo spazio di un dialogo, del “faccia a

faccia” con Dio ed ha la funzione di compiere con l’altro un cammino di tra-

sformazione […]

Il dialogo è lo spazio in cui io e l’Altro facciamo un cammino comune,

diventiamo insieme diversi da prima.

Da “Parola, immagine, simbolo” di A. Bourlot

Ed. S. Paolo 1997 pag. 11-15

L’ALLEANZA. DIO CI SCEGLIE E CI CHIAMA ALL’ALLEANZA 7

Premessa

La Storia della Salvezza ha sempre inizio da una parola di Dio che si è

fatta e si fa continuamente evento, che ha trovato e trova spazio nella

storia. E’ Dio che prende l’iniziativa, che ci ama per primo, che fa con noi

una alleanza. La fede è la nostra risposta a questo gesto di Dio che ci viene

incontro, che vuole stabilire una relazione con noi.

Ascoltiamo la parola

Dopo questi fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in

visione: “Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà

molto grande”.

Rispose Abram: “Mio Signore Dio che mi darai? Io me ne vado senza

figli e l’erede della mia casa è Eliezer di Damasco”. Soggiunse Abram:

“Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede”.

Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: “Non costui sarà il tuo

erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”. Poi lo condusse fuori e gli disse:

“Guarda in cielo e conta le stelle se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà

L’alleanza.Dio ci sceglie e ci chiama all’alleanza.

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Salmo 105

Lodate il Signore e invocate il suo nome

Proclamate tra i popoli le sue opere.

Cantate a lui canti di gioia,

meditate tutti i suoi prodigi.

Gloriatevi del suo santo nome :

gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

Cercate il Signore e la sua potenza,

cercate sempre il suo volto.

Ricordate le meraviglie che ha compiute,

i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:

voi, stirpe di Abramo, suo servo,

figli di Giacobbe, suo eletto .

E’ lui il Signore, nostro Dio,

su tutta la terra i suoi giudizi.

Ricorda sempre la sua alleanza:

parola data per mille generazioni,

l’alleanza stretta con Abramo

e il suo giuramento ad Isacco.

Alla loro domanda fece scendere le quaglie

E li saziò con il pane del cielo.

Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque,

scorrevano come fiumi nel deserto,

perché ricordò la sua parola santa

data ad Abramo suo servo.

Fece uscire il suo popolo con esultanza,

i suoi eletti con canti di gioia.

L’ALLEANZA. DIO CI SCEGLIE E CI CHIAMA ALL’ALLEANZA 9

Lasciamoci interpellare dalla parola

C’è stato per tutti noi, all’inizio della nostra storia di coppia “l’evento del-

l’incontro,” incontro con l’altro che ci ha fatto uscire da noi stessi per metter-

ci in relazione con lui/lei.

In quell’incontro, e nella decisione che ne è conseguita, di condivide-

re la vita sposandoci, il Dio dell’alleanza si è fatto presente nella nostra

vita. Il nostro amore coniugale è segno dell’amore di Dio per il suo

popolo e della risposta d’amore del popolo al suo Dio ed è sicuramente

un grande dono, una grande eredità che Dio ci ha consegnato e insieme

una grande responsabilità.

Non è facile viverlo, custodirlo, farlo crescere verso forme di comunione e

di gratuità sempre rinnovate.

L’amore è riempire la vita di tanti sì e cancellare i no che molto spesso ci

diciamo, è rialzarsi sempre e camminare, è dar fiducia all’altro al di là delle

ombre e della notte.

E’ sostenersi a vicenda al di là delle cadute e delle ferite. Molte coppie

non ce la fanno a rinnovare il loro patto d’amore e si smarriscono. Molte sono

le ferite, le lacerazioni, le sconfitte dell’amore. Molte oggi sono le coppie in

difficoltà, i separati, i divorziati.

Dio sempre fedele, Dio dell’alleanza, aiutaci a testimoniare al mondo di

oggi, alle coppie di oggi, la buona novella sul matrimonio e aiutaci ad impe-

gnarci e a condividere le difficoltà e le fatiche dei nostri fratelli.

Spazio per la preghiera personale

E ora preghiamo tutti insieme con il salmo 105 che è una rievocazione

delle opere compiute da Dio nella storia di Israele dal tempo di Abramo fino

all’ingresso nella terra promessa.

Il salmo vuole mettere in rilievo che Dio è il protagonista di questa storia

e di tutta la storia, Dio è il “sempre fedele”.

L’ALLEANZA. DIO CI SCEGLIE E CI CHIAMA ALL’ALLEANZA8

Tu che ci ami per primo

O Dio che ci hai amato per primo,

noi parliamo di te

come di un semplice fatto storico,

come se una volta soltanto

tu ci avessi amati per primo.

E tuttavia tu lo fai sempre.

Molte volte, ogni volta, durante tutta la vita,

tu ci ami per primo.

Quando ci svegliamo al mattino

e volgiamo a te il nostro pensiero,

tu sei il primo, tu ci hai amati per primo.

Se mi alzo all’alba e volgo a te,

in un medesimo istante, il mio animo,

tu mi hai già preceduto,

mi hai amato per primo.

Quando m’allontano dalle distrazioni,

e mi raccolgo per pensare a te,

tu sei stato il primo.

E così sempre.

E poi, noi ingrati,

parliamo come se una volta sola

tu ci avessi amato così per primo!

S. Kierkegaard

L’ALLEANZA. DIO CI SCEGLIE E CI CHIAMA ALL’ALLEANZA 11

Diede loro le terre dei popoli,

ereditarono la fatica delle genti,

perché custodissero i suoi decreti

e obbedissero alle sue leggi.

Alleluia.

E ancora:Il mio Dio si riceve gratis, come le piante

prendono il sole.

Nessuno se lo merita….

Non ho diritti sul mio Dio.

Il mio Dio è soltanto un regalo

E’ il dono della mia vita.

E’ lui che deve amarmi per primo.

Solo lui può aprirmi la sua porta….

E’ difficile il mio Dio, il mio Dio gratis per

l’uomo moderno….

che misura gli oggetti e le persone da quanto

gli costano;

…il mio Dio è….l’amore

e soltanto l’amore può darsi.

L’amore non si vende.

Un amore che chiederà solo una risposta

d’amore, anche gratis.

Chi si apre a questo amore regalato

che lo inonda continuamente,

si sentirà rivivere.

Sentirà nascere in lui, come il frutto più bello,

questo unico amore capace non di comprare

ma di innamorare il medesimo Dio...

da“Il Dio in cui non credo” di Juan Arias

L’ALLEANZA. DIO CI SCEGLIE E CI CHIAMA ALL’ALLEANZA10

Spunti per la riflessione

Lasciare tutto, uscire dalla terra, abbandonare un popolo per avere una

terra e possedere tutto. Con questa promessa Abramo si mise in cammino.

Così la Bibbia ci descrive l’ideale dell’uomo che cammina nella fede. Difatti

Abramo lasciò tutti. Uscì dalla terra e abbandonò il popolo ma… Morì senza

terra, senza niente; aveva un unico figlio e appena un unico lotto per interra-

re le ossa. Aveva però la parola che gli aveva promesso tutto questo e la

parola gli dava il coraggio fino a morire tranquillo, sicuro di non essere stato

ingannato...

Quasi duemila anni dopo san Paolo commenta il cammino di Abramo e

scopre una lezione che vale per sempre. Abramo era un uomo, uomo di Dio!

Viveva di fede, fede nel futuro. Sotto le sue mani il futuro prendeva forma

concreta e svegliava negli altri la speranza.

Avere una terra o non averla, vivere in cerca di essa, essere un grande

popolo e non esserlo, avere un figlio solo e doverlo sacrificare, ma credere

che Dio può trarre dalla morte la vita!

Egli aveva ragione contro ogni ragione, perché Cristo è risuscitato e il

popolo sta crescendo e segue le orme di Abramo.

da “E Dio parla ancora” di C. Mesters, Ed. Cittadella, 1981, pagg.62-63

La morale ufficiale dell’Europa e dell’Italia è quella della sedentarietà :

che ognuno sieda sotto il suo fico e sotto il suo ulivo, difenda il suo possesso

e il suo appagamento e che gli altri restino nei loro inferni extra comunitari

che noi stessi peraltro abbiamo contribuito a creare.

Sempre più invece la crisi dei tempi reclama una morale dell’esilio che

non nella terra posseduta o perduta, ma nella relazione con gli altri ricono-

sca la patria.

Perché non c’è più un popolo che stia sicuro a casa sua, e se la salvezza

sta per gli uni nel muoversi, per gli altri sta nel riceverli.

Raniero La Valle in “Rocca”

LASCIARE LE SICUREZZE, PARTIRE, METTERSI IN CAMMINO VERSO... 13

Premessa

Per ogni incontro occorre uscire da se stessi, lasciare la propria terra, le

proprie sicurezze e partire, mettersi in viaggio.

Sempre siamo chiamati a metterci in cammino verso….Stando fermi non si

incontra Dio, né l’altro.

Ascoltiamo la parolaIl Signore disse ad Abram:

“Vattene dal tuo paese, dalla tua patria

e dalla casa di tuo padre

verso il paese che ti indicherò.

Farò di te un grande popolo

e ti benedirò,

renderò grande il tuo nome

e diventerai una benedizione.

Benedirò coloro che ti benediranno

e coloro che ti malediranno maledirò

e in te saranno benedette

tutte le famiglie della terra”.

(Gen.12,1-3)

Lasciare le sicurezze,partire, mettersi in cammino verso...

212

Salmo 121Il custode del popolo

Canto delle ascensioni

Alzo gli occhi verso i monti:

da dove mi verrà l’aiuto?

Il mio aiuto viene dal Signore,

che ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,

non si addormenterà il tuo custode.

Non si addormenterà, non prenderà sonno,

il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode,

il Signore è come ombra che ti copre,

e sta alla tua destra.

Di giorno non ti colpirà il sole,

né la luna di notte.

Il Signore ti proteggerà da ogni male,

egli proteggerà la tua vita.

Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,

da ora e per sempre.

E ancora

Quando il tuo battello

Ancorato da molto tempo nel porto

Ti lascerà l’impressione ingannatrice

D’essere una casa,

quando il tuo battello

LASCIARE LE SICUREZZE, PARTIRE, METTERSI IN CAMMINO VERSO... 15

Lasciamoci interpellare dalla parola

Lasciaree partire , mettersi in viaggio sono le parole chiave di questo branodel Genesi.

Per incontrare Dio e l’altro occorre lasciare le sicurezze, lasciare la calda

protezione della propria casa, della propria terra, rompere il cordone ombeli-

cale che ci tiene legati, dipendenti, che non ci fa crescere.

Lasciare vuol dire imparare a congedare i tempi della propria vita in modo

adulto e positivo, senza nostalgia o recriminazioni, dando loro il giusto valore.

Per fare questo occorre una grande fiducia, fiducia nei segni dei tempi,

fiducia nella voce che ci chiama e ci indica i bisogni dei nostri fratelli.

Rimettersi sempre in discussione e lasciarsi portare, consapevoli che la sal-

vezza ci viene dagli altri e dall’Altro.

Partire e mettersi in cammino verso una meta che non è un luogo ben

definito ma un incontro sempre nuovo con l’altro che è il coniuge, che

sono gli altri, che è l’Altro con la A maiuscola. Tutto questo è richiesto

dalla fede e dall’amore.

Signore, aiutaci a lasciare e a metterci in cammino anche oggi, sempre.

Spazio per la preghiera personale

E ora preghiamo tutti insieme con il Salmo 121.Questo Salmo appartiene ai “canti delle ascensioni” che sono le

tappe di un viaggio, il viaggio a Gerusalemme di un pellegrino e ilnostro viaggio.

Ci accompagna nel cammino in cui sentiamo, pur nella solitudinee nelle difficoltà, la presenza di Dio che ci aiuta, ci protegge e cisostiene. Dio sarà al nostro fianco giorno e notte.

LASCIARE LE SICUREZZE, PARTIRE, METTERSI IN CAMMINO VERSO...14

Premessa

Siamo spesso tentati di ritenerci padroni di quanto, invece, ci è solo dato.Tutto ci viene sempre donato.

Non possiamo appropriarci di niente, né dei figli che abbiamo generato, né

dei progetti che abbiamo elaborato ...

...per essere liberi e affidarci solo al Signore.

Ascoltiamo la parola

Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse:“Abramo, Abramo!”

Rispose “Eccomi”.

Riprese “Prendi il tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel

territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che Io ti indicherò”.

Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il

figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il

luogo che Dio gli aveva indicato.

(Gen 22,1-3)

17

Rinunciare al possesso,educarsi al distacco.

3comincerà a mettere radici

nell’immobilità del molo,

prendi il largo.

E’ necessario salvare a qualunque prezzo

L’anima viaggiatrice del tuo battello

E la tua anima di pellegrino.

H. Camara 27 ottobre 1994

Muoversi è incontrarsi ogni momento,

Compagno di viaggio!

E’ cantare alla cadenza dei tuoi passi.

Colui che sfiora il tuo respiro

non scivola dal riparo della riva.

Spiega al vento una vela incurante

e fende l’acqua tempestosa.

Colui che spalanca le sue porte

e s’avanza riceve il tuo saluto.

Non sta a contare il suo guadagno

o a piangere ciò che ha perduto;

il suo cuore batte il tamburo 0

per la sua marcia, perché

questo è marciare con te a ogni passo!

Compagno di viaggio!

Tagore

LASCIARE LE SICUREZZE, PARTIRE, METTERSI IN CAMMINO VERSO...16

Distaccarci dai figli, “lasciarli”, come abbiamo lasciato il padre e la

madre per costruire la nostra coppia, è molto importante.Ci aiuta a crescere

nell’amore, a far sì che il nostro amore per loro diventi più maturo, più oblati-

vo, meno possessivo; e aiuta anche i figli a crescere nella responsabilità e nel-

l’autonomia, e a lasciarci senza sensi di colpa.

Non è facile entrare in questa logica del dono, del distacco, ma la Vita che cre-

sce in noi e nei nostri figli, ci mette continuamente alla prova e ci educa a rinuncia-

re, a metterci da parte, a non ritenerci padroni. Ma il figlio non è solo quello di

carne, può essere anche tutto ciò che è frutto della nostra creatività, della nostra

fecondità in senso più ampio (ad es. il nostro lavoro, i nostri progetti , il servizio

per gli altri ecc...). Anche da tutto questo dobbiamo imparare a distaccarci per

diventare liberi di appoggiarci solo sulla Parola di Dio. Ci sembra a volte di dover

rinunciare anche a ciò che crediamo sia bene per noi e per gli altri. Neanche questo

ci appartiene, anche il nostro bene ci viene donato dagli altri e dall’Altro.

Spazio per la preghiera personale

Preghiamo insieme col salmo 23 che esprime la fiducia del salmista nel

Signore che ci accompagna nelle disavventure e nelle prove, ci ristora, ci

nutre e ci guida per giusti sentieri.

Salmo 23Il buon pastore

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla;

su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.

Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,

per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura,

RINUNCIARE AL POSSESSO, EDUCARSI AL DISTACCO 19

Spunti per la riflessione

E’ Dio stesso che mette alla prova Abramo lasciandolo nella sofferenza e

nell’oscurità: così maturerà l’obbedienza di Abramo e la sua libertà. Gli è

chiesto proprio il figlio che ama, per il quale Abramo ha dato tutto se stesso.

Abramo non dice una parola. Obbedisce solo alla parola di Dio. Accetta di

rinunciare al suo avvenire. Ha una fiducia senza limiti, si è totalmente

abbandonato, non può contare su niente di ciò che è umano.

Abramo aveva ricevuto una promessa, Isacco, ma Isacco era diventato

tutto, l’assoluto, la sua ragione di vivere, cioè il dono di Dio aveva preso il

posto di Dio stesso. Per ritrovarsi libero aveva bisogno di passare attraverso

l’apparente contraddizione di dover rinunciare al suo progetto, al suo avve-

nire per vivere interamente la volontà e il progetto di Dio.

Ad Abramo in realtà non è stato tolto il figlio, ma era necessario che

qualcosa cambiasse in lui. Ora è libero verso il “suo” Isacco, potrà riaverlo

e vivere con lui in modo diverso.

G. Florio, “Shalom,” ed. Queriniana 1984, pag.28

Lasciamoci interpellare dalla parola

La Vita ci chiede di non attaccarci alle persone, alle attività, alle cose

come se fossero nostra proprietà. E’ difficile sentirsi sempre e solo destinatari

di un dono, di tanti doni. Noi non possediamo niente, niente è nostro o nostro

per sempre. Tutto ci viene donato.

Non è facile promuovere l’autonomia dei figli, favorirne il distacco, aiu-

tarli anzi a distaccarsi da noi rispettando i loro tempi e le loro modalità che

possono essere molto diverse dalle nostre e dalle nostre aspettative.

C’è in noi genitori, lo sappiamo bene, come un’oscura resistenza, frutto

certamente dell’uomo di carne di cui parla San Paolo, che ci fa credere di

sapere sempre qual è il bene per i nostri figli.

RINUNCIARE AL POSSESSO, EDUCARSI AL DISTACCO18

Premessa

Dio chiede il nostro “Eccomi”. Possiamo dirlo se ci abbandoniamocon fiducia alla sua Parola che ci chiama , se ci affidiamo a Lui.

Maria lo dice senza esitare! Pietro si lascia prendere dalle sue paure!

Ascoltiamo la parolaNel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della

Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della

casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

Entrando da lei, disse “Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te”. A

queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale

saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia

presso Dio . Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai

Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà

il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e

il suo regno non avrà fine”.

Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”.

Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua

ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiama-

to Figlio di Dio. Vedi, anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha con-

21

Abbandonarsi con fiducia,affidarsi, vincere le paure.

4non temerei alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro

mi danno sicurezza.

Davanti a me apparecchi una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici;

cospargi di olio il mio capo.

Il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne

tutti i giorni della mia vita,

e abiterò nella casa del Signore

per lunghissimi anni.

E ancoraIl dolore fu grande quando le corde

Vennero accordate, mio Signore!

Inizia la tua musica,

fammi scordare il dolore;

fammi sentire nella bellezza

ciò che avevi in mente in quei giorni crudeli.

Prima di svanire, la notte

indugia alle mie porte:

che prenda commiato cantando.

Versa il tuo cuore nelle corde

della mia vita Signore,

in melodie che scendono dalle tue stelle.

Tagore

RINUNCIARE AL POSSESSO, EDUCARSI AL DISTACCO20

sopraggiungere della valutazione puramente razionale la fede scompare.

Cessando di essere come un bambino, Pietro cominciò ad affondare. Si dimo-

strò vecchio e vi rimase per molto, col rischio di tradire Gesù.

L’uomo “vecchio”, incline al ragionamento, al calcolo del pro e del con-

tro, riduce le possibilità di azione di Dio, imponendo dei limiti al Suo amore

e alla Sua misericordia. Possiamo dire che pecchiamo perché siamo vecchi,

perché una vecchiaia spirituale blocca l’azione della grazia e lega le mani a

Dio. Il bambino, invece, è capace di credere. Dio è innamorato dell’atteggia-

mento del bambino, dell’atteggiamento che non pone limiti.

T. Dajczer, Dialogo sulla fede, ed. S. Paolo 1995, pagg. 89-90

Lasciamoci interpellare dalla parolaE’ difficile dire: “Eccomi” quando la voce dell’altro ci chiama, è difficile

affidarsi all’altro con fiducia piena. Maria ha saputo abbandonarsi talmente

alla chiamata di Dio da poter ospitare nel suo grembo di creatura la più gran-

de alterità possibile, quella del Dio - Creatore. Noi spesso siamo come Pietro:

pieni di paura, incapaci di buttarci fra le braccia dell’altro e di accoglierlo con

fiducia. Abbiamo paura, a volte sentiamo l’altro come una minaccia e ci

difendiamo. Questo spesso accade nella coppia ove, con le nostre resistenze, i

nostri indugi e i nostri dubbi facciamo fatica a mollare gli ormeggi che ci ten-

gono saldamente ancorati al nostro io, alle nostre certezze, alle nostre sicurez-

ze. E’ difficile affidarci all’altro, per andare verso di lui/lei nel mare a volte

tempestoso della relazione .

E’ come se l’altro ci rubasse spazio, libertà, autonomia; invece è proprio

attraverso la sua voce, il suo volto, la sua diversità che ci giunge la chiamata

all’amore, alla fede. Solo accogliendo l’altro diventiamo consapevoli che la

sola verità immanente nell’uomo, la sola verità che ci costituisce è la relazio-

ne, il dialogo, la comunione.

E proprio l’ascolto, l’accoglienza, la reciproca fiducia fanno crescere la

relazione, la comunione.

ABBANDONARSI CON FIDUCIA, AFFIDARSI, VINCERE LE PAURE 23

cepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è

impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore,

avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei. (Lc.1,26-38)

“Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sul-

l’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.

Congedata la folla salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se

ne stava ancora lassù.

La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle

onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di

loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono

turbati e dissero. “E’ un fantasma” e si misero a gridare dalla paura. Ma subi-

to Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse:

Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Ed egli disse:

“Vieni!”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e

andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad

affondare, gridò: “Signore, salvami!” E subito Gesù stese la mano, lo afferrò

e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Appena saliti sulla

barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti,

esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!” (Mt. 14,22-33)

Spunti per la riflessioneMaria di Nazaret fu così disponibile che Dio poté fare per lei, come per

incanto, cose eccezionali. Ella era in grado di accettare tutto, di credere

tutto, perché il suo atteggiamento verso Dio era permeato di spirito d’infan-

zia e qui sta la sua vera potenza. A Dio niente è impossibile; però per poter

compiere dei miracoli in noi ha bisogno della nostra fede di bambino. Tutto è

possibile per chi crede, per chi è come il bambino del Vangelo.

Pietro, invece, mentre camminava nell’acqua verso Cristo, a un certo

momento perse l’atteggiamento del bambino. In lui subentrò un calcolo molto

razionale: “finora ho camminato perché la superficie dell’acqua era liscia,

ma ecco che si stanno formando delle onde, riuscirò a proseguire?” Col

ABBANDONARSI CON FIDUCIA, AFFIDARSI, VINCERE LE PAURE 22

come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza,

per sempre.

Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo,

come era nel Principio, adesso e sempre nei secoli dei secoli. Così sia.

E ancora

Preghiera a MariaSanta Maria,

Madre tenera e forte,

nostra compagna di viaggio sulle strade della vita,

ogni volta che contempliamo

le cose grandi che l’Onnipotente ha fatto in te,

proviamo una così viva malinconia per le nostre lentezze,

che sentiamo il bisogno di allungare il passo

per camminarti vicino.

Asseconda, pertanto, il nostro desiderio di prenderti per mano,

e accelera le nostre cadenze di camminatori un po’ stanchi.

Divenuti anche noi pellegrini nella fede,

non solo cercheremo il volto del Signore,

ma, contemplandoti quale icona della sollecitudine umana

verso coloro che si trovano nel bisogno,

raggiungeremo in fretta la “città”

recandole gli stessi frutti di gioia

che tu portasti un giorno a Elisabetta lontana.

Aiutaci a capire che solo nella sua volontà possiamo trovare la pace. E anche

quando egli ci provoca a saltare nel buio per poterlo raggiungere, liberaci

dalle vertigini del vuoto e donaci la certezza che chi obbedisce al Signore

non si schianta al suolo, come in un pericoloso spettacolo senza rete, ma

cade sempre nelle sue braccia.

da “Maria, donna dei nostri giorni” di T. Bello

ABBANDONARSI CON FIDUCIA, AFFIDARSI, VINCERE LE PAURE 25

Siamo fragili, abbiamo tante paure, e a volte ci sembra di affondare appe-

na ci riconosciamo poveri, nudi, bisognosi dell’amore dell’altro.

E questo non solo nella coppia, ma anche nella società. Infatti nel tempo

in cui viviamo Dio ci si fa presente attraverso la voce e il volto di tanti altri,

diversi per cultura, per etnia, religione ecc.. Dio ci parla anche attraverso le

voci e i volti di questi altri.

Possiamo aver paura o fidarci e accoglierli. La nostra fede, come il nostro

amore , è quotidianamente in bilico fra questi due atteggiamenti.

Consapevoli della nostra debolezza e della nostra fragilità, quando ci assa-

le la paura e stiamo per affondare chiediamo come Pietro: “Signore, salvaci.”

Spazio per la preghiera personalePreghiamo tutti insieme con il Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno Beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia

ABBANDONARSI CON FIDUCIA, AFFIDARSI, VINCERE LE PAURE 24

la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si

gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: “Figlia, la tua fede ti ha

salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”. (Mc 5, 25-34)

Spunti per la riflessioneLa donna si avvicina a Gesù con fare timoroso e vergognoso, dopo dodici

anni di una malattia che la isola e la separa da tutti gli altri in quanto cultu-

ralmente impura. Il sentimento e l’atteggiamento fondamentali di questa

donna sofferente di emorragia devono aver generato in lei un modo di sentire

la vita come una continua perdita progressiva, come un logorarsi senza il

minimo senso e utilità. Questa donna, dice Marco laconicamente, ha cercato

di guarire “spendendo tutti i suoi averi”. Non si è mai accontentata[...] Ella

doveva sacrificarsi sempre di più perché solo in questa maniera poteva spera-

re di guarire una volta o l’altra.[…]. E inoltre ancora questo pudore e questo

timore di accogliere qualsiasi cosa o di essere lei a chiedere. Infatti, benché

questa donna avesse certamente sempre difficoltà a “permettersi” qualcosa

nella vita, in questo stato che la rendeva impura, in cui impuro diventava tutto

ciò che toccava, avrà ritenuto di escludere completamente l’idea di farsi

donare alcunché, e comunque non gratis, comunque non come elemosina.

Avrà atteso tutta la vita di poter incontrare qualcuno che togliesse l’impu-

rità dal suo corpo e dalla sua esistenza. Paurosa, timorosa, incapace di rivol-

gere anche soltanto la parola a Gesù, schiacciata nella folla, e pur tuttavia

spinta dal desiderio di toccarlo almeno da dietro, cioè non di toccare lui, ma

l’orlo del suo mantello, un pezzettino di lui. E così ella osa furtivamente que-

sta presa di contatto che ha l’apparenza di un caso e che dall’esterno non si

può assolutamente distinguere da un contatto non intenzionale; e tuttavia in

questo unico movimento è contenuta la speranza, la fiducia e il dono di una

vita intera. Solo per questo si stabilisce questa corrente di energia tra lei e

Gesù, perché nella fede che muove le mani di questa donna e nella fiducia

che fa osare alle sue dita il contatto passa la forza dell’amore che guarisce.

NELLA NOSTRA DEBOLEZZA SI MANIFESTA LA POTENZA DI DIO 27

Premessa

S. Paolo nella seconda lettera ai cristiani di Corinto dice: “La mia poten-

za si manifesta nella debolezza. Mi vanterò, quindi, ben volentieri delle

mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo….quando sono debo-

le è allora che sono forte”. Spesso crediamo che la nostra povertà, le nostre

debolezze ci schiaccino, ci sembra di essere senza vie di uscita, ma è proprio

in questa situazione che il Signore ci salva.

Ascoltiamo la parolaOr una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto

sofferto per opera di molti medici spendendo tutti i suoi averi senza nessun

vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue

spalle, e gli toccò il mantello.

Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò gua-

rita». E all’istante le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era

stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita

da lui, si voltò alla folla, dicendo: “Chi mi ha toccato il mantello?”. I discepo-

li gli dissero: “Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha tocca-

to?”. Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E

Nella nostra debolezzasi manifesta la potenza di Dio

526

Signore, molto spesso ci sentiamo buoni, forti e autosufficienti, ci chiu-

diamo in una specie di corazza che non lascia passare la Tua grazia. Non c’è

spazio per Te nella nostra vita.

Quando invece ci sentiamo impotenti, incapaci, deboli si apre una breccia

attraverso la quale passa il Tuo amore che risana le nostre ferite e ci salva.

Spazio per la preghiera personaleE ora preghiamo tutti insieme con il Salmo 139 in cui il Salmista ci parla

dell’infinita tenerezza con cui Dio ci ama. Dio conosce tutto di noi, ci cono-

sce fin nell’intimo, ci rivela chi siamo. Siamo progettati dall’amore di Dio e

intessuti fibra per fibra come un’opera d’arte.

Salmo 139Il Signore scruta e conosce ogni cosaSignore, tu mi scruti e mi conosci,

tu sai quando seggo e quando mi alzo.

Penetri da lontano i miei pensieri,

mi scruti quando cammino e quando riposo.

Ti sono note tutte le mie vie;

la mia parola non è ancora sulla lingua

e tu, Signore, già la conosci tutta.

Alle spalle e di fronte mi circondi

e poni su di me la tua mano.

Stupenda per me la tua saggezza,

troppo alta, e io non la comprendo.

Dove andare lontano dal tuo spirito,

dove fuggire dalla tua presenza?

NELLA NOSTRA DEBOLEZZA SI MANIFESTA LA POTENZA DI DIO 29

E’ la prima volta che questa donna non si sente più ferita per il fatto di essere

donna. Tanto più importante è che la sua azione non resti semplicemente

qualcosa di furtivo. Infatti Gesù ha il coraggio di svelare l’audacia disperata

di questa donna davanti agli occhi di tutta la gente. Il passo più coraggioso

della sua vita verso la guarigione non deve conservare più l’impressione di

un furto dissimulato. “Ciò che hai fatto” sembra voler dire Gesù, “non era

una colpa; è un segno della tua fiducia, del fatto che tu, senza domandare né

chiedere il permesso, hai fatto e preteso ciò di cui hai bisogno per vivere.”

Infatti è proprio questo che Dio desidera, e questo Egli intende con “fede”:

superare l’angoscia e il timore ed avere la certezza che Dio vuole che noi

viviamo, anche se il tenore della legge sembra contraddire questa volontà.

“Va dunque, la tua fede ti ha salvata.”

E. Drewermann “Il messaggio delle donne”

Ed. Queriniana1992-pagg. 133-138

Lasciamoci interpellare dalla parolaL’amore di Dio ci raggiunge nella nostra personale situazione attraverso

l’amore e la tenerezza dell’altro. Spesso ci sentiamo miseri, poveri, siamo

incapaci di accettare le nostre negatività, i nostri ritorni indietro, le nostre

durezze. E’ come se avessimo dentro di noi una ferita che ci impedisce di

vivere in pienezza, di amare, di esprimere le nostre potenzialità.

Solo l’amore dell’altro, la sua percezione del nostro bisogno e la sua

accoglienza, possono guarirci, possono sanare le nostre ferite e creare ambiti

vitali in cui sentirci veramente noi stessi liberi e accolti come siamo.

E proprio questo amore di coppia tenero e accogliente può essere il germe

da cui può svilupparsi una cultura della solidarietà e dell’accettazione della

diversità. Tanti si sentono esclusi, messi ai margini, giudicati; solo una rela-

zione che non si basi su pregiudizi, questioni di dignità o indegnità, di presta-

zione ecc….può farli sentire accettati come persone.

NELLA NOSTRA DEBOLEZZA SI MANIFESTA LA POTENZA DI DIO28

Essi parlano contro di te con inganno:

contro di te insorgono con frode.

Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano

e non detesto i tuoi nemici?

Li detesto con odio implacabile

come se fossero miei nemici

Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,

provami e conosci i miei pensieri:

vedi se percorro una via di menzogna

e guidami sulla via della vita.

E ancora

La mia notte è passata sul letto del dolore,

i miei occhi sono stanchi. Il mio cuore greve

non è ancora pronto a incontrare il mattino

con la sua ressa di gioie.

Tira un velo sopra la sua nuda luce,

traccia del tuo volto non ancora macchiato.

Allontana da me questo abbagliante splendore

e la danza della vita.

Lascia che il tuo manto di tenera oscurità

mi copra nelle sue pieghe, e copra la mia pena

per un istante dalla pressione del mondo.

Tagore

NELLA NOSTRA DEBOLEZZA SI MANIFESTA LA POTENZA DI DIO 31

Se salgo in cielo, là tu sei,

se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’aurora

per abitare all’estremità del mare,

anche là mi guida la tua mano

e mi afferra la tua destra.

Se dico: “ Almeno l’oscurità mi copra

e intorno a me sia la notte” ;

nemmeno le tenebre per te sono oscure,

e la notte è chiara come il giorno;

per te le tenebre sono come luce.

Sei tu che hai creato le mie viscere

e mi hai tessuto nel seno di mia madre.

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;

sono stupende le tue opere,

tu mi conosci fino in fondo.

Non ti erano nascoste le mie ossa

quando venivo formato nel segreto,

intessuto nelle profondità della terra.

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi

e tutto era scritto nel tuo libro;

i miei giorni erano fissati,

quando ancora non ne esisteva uno.

Quanto profondi per me i tuoi pensieri,

quanto grande il loro numero, o Dio;

se li conto sono più della sabbia,

se li credo finiti, con te sono ancora.

Se Dio sopprimesse i peccatori!

Allontanatevi da me, uomini sanguinari.

NELLA NOSTRA DEBOLEZZA SI MANIFESTA LA POTENZA DI DIO30

saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il

domani avrà già le sue inquietudini.

A ciascun giorno basta la sua pena.

(Mt. 6, 25-34)

Spunti per la riflessioneRipeti a te stesso:

“Se c’è qualcosa che posso fare ora riguardo al mio futuro, io lo farò. Per

ora, lascio che tutto vada come va, e mi godo il momento presente, perché

l’esperienza della mia vita mi ha insegnato che io posso influire sulle cose

soltanto quando queste si presentano, non prima.

E ho pure imparato che il presente mi dà sempre le risorse e l’energia di

cui ho bisogno per affrontarlo.

La scomparsa totale dei sensi di insicurezza si avrà soltanto quando avrai

quella benedetta capacità degli uccelli del cielo e dei fiori del campo di vive-

re pienamente, momento per momento, nel presente, per quanto in-

sopportabile questo possa apparire.

Ciò che veramente è insopportabile è ciò che tu pensi stia per accaderti

entro cinque ore o entro cinque giorni, e quelle frasi che continui a ripeterti,

frasi come queste: “Questo è terribile”, “Questo è insopportabile”. “Ma

quanto durerà tutto questo?”. E simili.

Gli uccelli e i fiori son più fortunati degli esseri umani perché non

hanno idea del futuro, non hanno parole nella loro testa, non hanno paura

di ciò che i loro simili possono pensare di loro. Per questo sono così perfet-

te immagini del Regno. Non essere perciò in ansia per il domani, perché il

domani penserà a se stesso: ogni giorno ha abbastanza dei propri fastidi.

Fissa il tuo spirito sul regno di Dio prima di ogni altra cosa, e tutto il resto

ti sarà dato in aggiunta.

A. De Mello, Chiamati all’amore,

ed. Paoline 1994, pagg. 159-160

PERCIO’ VI DICO: PER LA VOSTRA VITA NON AFFANNATEVI... 33

Premessa

Spesso anche noi ci affanniamo e ci agitiamo per troppe cose dimentican-

do che la cosa più importante per il credente è la ricerca del Regno.

Ascoltiamo la parolaPerciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangere-

te o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita

forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli

del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il

Padre Vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di

voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?

E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del

campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salo-

mone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste

così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non

farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicen-

do: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di

tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa

che ne avete bisogno.

Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi

Perciò vi dico:per la vostra vita non affannatevi...(Mt. 6,25)

632

Lasciamoci interpellare dalla parola

“Non affannatevi... Di tutte queste cose si preoccupano i pagani. Cercate

prima il Regno di Dio e la sua giustizia...”

Sono parole queste che indicano l’atteggiamento dell’uomo che crede ma

anche dell’uomo che ama.

Anche il nostro amore è spesso pieno di affanno e di preoccupazioni.

La vita di tante giovani coppie, specialmente oggi, è letteralmente divora-

ta da tanti problemi pratici, dai ritmi di lavoro stressanti e dalla precarietà del

posto di lavoro.

Tutti noi siamo dominati dall’ansia, dalla incapacità di vivere il pre-

sente, dalla mancanza di una serenità di fondo, sembra che ci manchi il

terreno sotto i piedi.

Nel mondo di oggi l’affanno è una vera e propria malattia che ci aliena,

ci disumanizza, ci distoglie dall’essenziale. Anche a noi come a Marta Gesù

potrebbe dire chiamandoci per nome “(...) tu ti preoccupi e ti agiti per molte

cose, Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta”.

Eppure sappiamo che solo nel silenzio, nella calma possiamo calarci nel

più profondo di noi stessi, dove siamo fatti a immagine di Dio e comunica-

re, metterci veramente in relazione con l’altro nella sua più profonda e

misteriosa verità.

Nell’ansia, nella fretta, ci è difficile incontrare l’altro, ci è difficile

pregare.

Perdiamo di vista l’essenziale, siamo occupati e preoccupati da troppe

cose secondarie che ci sembrano così importanti.

E’ difficile Signore per noi coppie che viviamo in una società dominata

dalla fretta, dalla competizione, dall’efficientismo, fermarci per contemplare

il volto dell’altro, il Tuo volto.

Eppure tu ci chiedi di cercare prima il Regno di Dio che è amore, frater-

nità, condivisione, solo così saremo liberi dall’ansia per le cose e potremo

ricevere tutto quello di cui abbiamo bisogno come Tuo dono.

Aiuta Signore la nostra fede povera, il nostro amore incostante e dispersivo.

PERCIO’ VI DICO: PER LA VOSTRA VITA NON AFFANNATEVI... 35

Una certa escatologia tutta proiettata nell’al di là è alla base di buona

parte dell’alienazione cattolica. Il Dio della storia e della persona ci attende

là, all’ultima fermata del percorso del treno, alla stazione d’arrivo.

Allora è ovvio che il presente non conti gran che. Il presente è breve e

brutto: non può essere dimora del gran re. E’ tunnel, guado, ponte: va supe-

rato senza fermarci l’attenzione. Il suo senso sta tutto nel rapporto con il

passato e con il futuro. In sé il presente è nulla. Dio non può abitare nel gri-

gio di una giornata qualunque, nel filo dei rapporti quotidiani, nel sospiro

delle parole di tutti i giorni.

Così il quotidiano ha perso di valore. Il cattolico si è abituato a disprez-

zarlo. Non sa godere delle sue gioie: un po’ di compagnia, un po’ di sole, un

po’ di benessere del corpo, un po’ di pane e di vino. Queste cose, per lui, non

hanno valore in se stesse ma soltanto se collegate con un prima e un poi, se

indirizzate a qualche cosa d’altro. La malattia “dell’altro” a cui rinviare

sempre (della «trascendenza », in termine tecnico) rovina il presente e il fu-

turo.[…] Niente è più lontano dallo spirito del Vangelo di questo continuo

rinvio a ieri e soprattutto a domani: il Vangelo vive nell’oggi, e nell’oggi gri-

gio, modesto, opaco ma mio, trova la dimora di Dio. Niente è più lontano dal

Vangelo dello spirito platonico dei «valori», tavole di paragone a cui con-

frontare continuamente la realtà.

Quante angosce sono nate da questa impostazione che svaluta l’oggi a

vantaggio di ieri e di domani. Ne è nata molta disperazione, ne è nata l’inca-

pacità di godere la gioia - piccola o grande - del momento. Ne è nata anche

l’incapacità di agire con impegno e serietà per modificare l’oggi, per cui vale

la pena di vivere. Il rinvio al fine ultimo ha fatto perdere di vista il senso delle

cose che ho fra le mani, dalla gioia di un po’ di amore allo sforzo politico per

il miglioramento di un piccolo ambiente.

Solo se il suo Dio sta nell’oggi più che nel passato e nel futuro, il creden-

te potrà essere in grado di vivere senza alienazione la sua storia quotidiana.

F. Gentiloni, Abramo contro Ulisse,

ed. Claudiana pagg. 64-65

PERCIO’ VI DICO: PER LA VOSTRA VITA NON AFFANNATEVI...34

E ancora

Signore, ho il tempo

Sono uscito, o Signore,

fuori la gente usciva.

Andavano,

venivano,

camminavano,

correvano.

Correvano le bici,

correvano le macchine,

correvano i camion,

correva la strada,

correva la città,

correvano tutti.

Correvano per non perdere tempo,

correvano dietro al tempo,

per riprendere il tempo,

per guadagnar tempo.[….]

Così gli uomini corrono tutti dietro al tempo, o Signore.

Passano sulla terra correndo,

frettolosi,

precipitosi,

sovraccarichi,

impetuosi, avventati.

E non arrivano mai a tutto, manca loro tempo,

nonostante ogni sforzo, manca loro tempo,

anzi manca loro molto tempo.

PERCIO’ VI DICO: PER LA VOSTRA VITA NON AFFANNATEVI... 37

Spazio per la preghiera personale

E ora preghiamo tutti insieme con il Salmo 8 in cui il salmista esalta la

grandezza di Dio che si manifesta in tutte le creature e soprattutto nell’uomo

che è poco meno degli angeli:

Salmo 8Grandezza del Signore e dignità dell’uomoO Signore, nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:

sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Con la bocca dei bimbi e dei lattanti

affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,

per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,

la luna e le stelle che tu hai fissate,

che cosa è l’uomo perché te ne ricordi

e il figlio dell’uomo perché te ne curi?

Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,

di gloria e di onore lo hai coronato:

gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi;

tutti i greggi e gli armenti,

tutte le bestie della campagna;

gli uccelli del cielo e i pesci del mare,

che percorrono le vie del mare.

0 Signore, nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

PERCIO’ VI DICO: PER LA VOSTRA VITA NON AFFANNATEVI...36

Premessa

S. Paolo ci dice che l’amore è il carisma più grande, che “la carità non

avrà mai fine”. La nostra fede si misura dall’amore, dalla carità che riu-

sciamo a vivere. Ed è proprio nel Giovedì Santo che troviamo il vero annun-

cio dell’amore, di un amore che si fa dono e servizio ai fratelli.

Ascoltiamo la parolaQuando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui e disse: “Ho

desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia

passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel

regno di Dio”. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuite-

lo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della

vite, finché non venga il regno di Dio”.

Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo

è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso

modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova

alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”.

(Lc 22,14-20).

39

Giovedì Santo, l’amore e il servizio:“La fede opera per mezzo dell’amore”(Gal. 5,6)

7Signore, Tu hai dovuto fare un errore di calcolo.

V’è un errore generale:

le ore son troppo brevi,

i giorni son troppo brevi, le vite son troppo brevi.

Tu, che sei fuori del tempo, sorridi, Signore,

nel vederci lottare con esso,

E Tu sai quello che fai.

Tu non Ti sbagli quando distribuisci il tempo agli uomini,

Tu doni a ciascuno il tempo di fare

quello che Tu vuoi che egli faccia.

Signore, ho tempo,

Ho tutto il tempo mio,

Tutto il tempo che Tu mi dai,

Gli anni della mia vita,

Le giornate dei miei anni,

Le ore delle mie giornate;

Son tutti miei.

A me spetta riempirli, serenamente, con calma,

Ma riempirli tutti, fino all’orlo,

Per offrirteli, in modo che della loro acqua insipida

Tu faccia un vino generoso,

come facesti un tempo a Cana per le nozze umane.

Non Ti chiedo questa sera, o Signore,

il tempo di fare questo e poi ancora quello,

Ti chiedo la grazia di fare coscienziosamente

nel tempo che Tu mi dai

quello che Tu vuoi ch’io faccia.

M. Quoist, Preghiere, ed. Marietti, pagg. 108-110

PERCIO’ VI DICO: PER LA VOSTRA VITA NON AFFANNATEVI...38

amore, di solidarietà e di servizio agli altri, ai malati e ai peccatori. E’Giovanni

che riassume il senso del servizio di Gesù: «se qualcuno viene a me, io non lo

respingerò» (Gv 6,37). Accoglie tutti e sta in mezzo a noi come chi serve.

Ora nell’ultima cena radicalizza il suo dono. Egli si dona nella forma

materiale del pane e del vino per poter essere nell’intimità di chi riceve tali

alimenti. Questa vita è vita divina. Per essere divina è vita eterna, è parte del

Regno presente, inaugurazione del nuovo cielo e della nuova terra.

L’ultima cena ha anche la caratteristica di un ricordo e di un’alleanza.

Deve sempre ricordarci il legame indefettibile che Gesù ha stabilito tra lui e

l’essere umano, un legame di amore eterno. Possiamo peccare e tradire, ma

questo legame non si spezza mai, poiché è suggellato con il suo sangue e con

la sua vita sacrificata.

Se l’eucarestia esprime il dono totale di Gesù, allora, si comunica degna-

mente e autenticamente solo chi fa anche della sua vita un dono verso gli

altri. Egli non ha donato la vita né sparso il sangue in maniera rituale. Egli

lo ha fatto veramente. Per questo l’eucarestia non inizia né finisce nella cele-

brazione del rito. Esige una prassi di servizio e di costruzione di un’alleanza

di fraternità tra gli esseri umani e di venerazione e rispetto verso tutti gli

esseri della creazione.

Leonardo Boff

Gesù ha voluto compiere un gesto che fosse significativo al di fuori delle

consuetudini. I piedi degli ospiti venivano a volte lavati appena si entrava in

casa e non durante la cena. In famiglia le mogli erano solite lavare i piedi al

marito e quindi questo gesto non era di per sé degradante; ma, al di fuori del

quadro familiare era compito dello schiavo lavare i piedi al padrone. Qui

Gesù, il Maestro, inverte le parti: è Lui che lava i piedi ai discepoli. Aver

parte con il Cristo significa quindi adottare, fare propria la stessa via che Lui

ha scelto, la via della croce, dell’umiliazione, ma nell’amore. Ciò che Lui ha

fatto è per noi la norma della nostra vita.

G.Florio, Shalom, pag. 332

“LA FEDE OPERA PER MEZZO DELL’AMORE” 41

Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto

da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciuga-

toio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a

lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto.

Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo

e disse loro:” Sapete ciò che ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e

dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i

vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti

l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi

dico: un servo non è più grande del padrone, né un apostolo è più grande di chi

lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.

(Gv 13, 3-5 . 12-17)

Spunti per la riflessioneOra, Dio incarnato è voluto restare per sempre con noi. Non esteriormen-

te, lasciando segnali del suo passaggio sulla terra. Ha voluto restare vivo e

unito alla nostra vita quanto è unito l’alimento che ingeriamo ogni giorno e

che si trasforma in nostra stessa vita. Per questo Gesù ha celebrato una cena

in cui ci ha detto queste memorabili parole: «prendete, questo è il mio corpo;

prendete, questo è il mio sangue». Attraverso l’eucarestia Cristo si è fatto

nostro stesso corpo e noi ci siamo fatti corpo di Cristo.

L’alimento è alimento solo quando è servito agli esseri umani ed è consuma-

to. La vita umana è umana solo quando si fa servizio e dono. E’ questo che si

concretizza e si esprime nell’eucarestia dove Cristo si consegna totalmente. La

vita quando si dona agli altri produce vita. Ed essa stessa si rende eterna, poi-

ché realizza la logica del grano. Se vuole generare vita nuova, esso deve sacrifi-

carsi e morire. Ma questa morte non significa perdita, come temiamo. E’guada-

gno. E’ la maniera per garantire la perpetuità della vita. L’esistenza di Gesù è

stata una “esistenza per’, un dono continuo agli altri. Non solo nell’ultima

cena, ma in tutti i momenti della sua vita. I vangeli sono pieni di esempi di

“LA FEDE OPERA PER MEZZO DELL’AMORE”40

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:

sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo,

rimandare liberi gli oppressi

e spezzare ogni giogo?

Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,

nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,

nel vestire uno che vedi nudo,

senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?

Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,

la tua ferita si rimarginerà presto.

Davanti a te camminerà la tua giustizia,

la gloria del Signore ti seguirà.

Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;

implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.

Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,

il puntare il dito e il parlare empio,

se offrirai il pane all’affamato,

se sazierai chi è digiuno,

allora brillerà fra le tenebre la tua luce,

la tua tenebra sarà come il meriggio.

Ti guiderà sempre il Signore,

ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa;

sarai come un giardino irrigato

e come una sorgente

le cui acque non inaridiscono.

La tua gente riedificherà le antiche rovine,

ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.

“LA FEDE OPERA PER MEZZO DELL’AMORE” 43

Lasciamoci interpellare dalla parola

Il Giovedì santo facciamo memoria dell’Eucarestia che è il Sacramento

dell’amore, della carità.

Cristo ha offerto il suo corpo e il suo sangue perché anche fra gli uomini

si instaurino rapporti di amicizia, di comunione, di condivisione, perché

anche noi impariamo a donarci.

C’è una profonda relazione fra Eucarestia e matrimonio; e proprio l’a-

more di un uomo e di una donna è segno e sorgente per tutte le altre rela-

zioni umane.

Viviamo con l’altro per diventare capaci di vivere per l’altro.

Vivere con il coniuge è anzitutto condividere se stessi; e cioè non tanto

quello che abbiamo, quanto piuttosto quello che siamo, non avere paura del-

l’altro, della diversità per realizzare come in un banchetto eucaristico una

“convivialità delle differenze” (espressione cara a don Tonino Bello).

Vivere con il coniuge è considerarlo dono per me, per la mia crescita e per

la realizzazione più piena della mia identità profonda, è ascoltarlo con il

cuore, considerarlo alla pari ecc…

Questa vita condivisa, improntata alla reciprocità, questa vita comune

sempre in divenire cresce e si apre alla gratuità, all’amore oblativo, all’amore

di agape. Può farsi promessa di una umanità nuova, di rapporti fraterni

improntati alla tenerezza; può farsi pane spezzato, vita che si perde per ritro-

varsi nell’amore e nel servizio ai fratelli.

Camminiamo in coppia verso questo amore di agape che sempre ci viene

donato perché la nostra fede si incarni nella storia e perché il nostro cuore si

faccia sempre più accogliente.

Spazio per la preghiera personale

E ora preghiamo tutti insieme con le parole di Isaia e con un salmo di

“oggi” che ci indicano forme concrete di amore e di condivisione:

“LA FEDE OPERA PER MEZZO DELL’AMORE”42

di agire e non solo di pregare,

e soprattutto di vivere e non soltanto di sperare.

Jack Riemer, teologo ebreo

E ancora due brevi preghiere:

Amiamo il mondo e la sua storia.

Vogliamogli bene.

Prendiamolo sottobraccio.

Usiamogli misericordia.

Facciamogli compagnia.

Adoperiamoci perché la sua

cronaca diventi storia di salvezza.

Coraggio! Riscoprite i volti.

Non abbiate paura che vi accusino

di parzialità se partite

dai più deboli.

Don Tonino Bello

Apri i nostri occhi, Signore,

perché possiamo vedere te

nei nostri fratelli e sorelle.

Apri le nostre orecchie, Signore,

perché possiamo udire le invocazioni

di chi ha fame, freddo, paura,

e di chi è oppresso.

Apri il nostro cuore, Signore,

perché impariamo ad amarci gli uni gli altri

come tu ci ami.

Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore,

perché diventiamo un cuor solo ed un’anima sola,

nel tuo nome. Amen.

Madre Teresa di Calcutta

“LA FEDE OPERA PER MEZZO DELL’AMORE” 45

Ti chiameranno riparatore di brecce,

restauratore di case in rovina per abitarvi.

(Is. 58,6-12)

O Dio, veramente non possiamo pregarti

perché cessi la guerra:

infatti sappiamo che Tu hai fatto il mondo

in modo tale che l’uomo deve trovare

la strada della pace,

in se stesso e con il suo vicino.

O Dio, veramente non possiamo pregarti

perché cessi la fame:

infatti Tu ci hai dato risorse abbondanti,

suffìcienti a nutrire il mondo intero,

a condizione di usarle con saggezza.

O Dio, veramente non possiamo pregarti

di sradicare l’ingiustizia:

infatti Tu ci hai dato occhi

capaci di vedere il bene presente in ogni creatura,

a condizione di usarli con saggezza.

O Dio, veramente non possiamo pregarti

di far scomparire la disperazione:

poiché Tu ci hai dato il potere

di trasformare i tuguri e di seminare la speranza,

a condizione di usarlo con saggezza.

O Dio, veramente non possiamo pregarti

di far cessare le malattie:

poiché Tu ci hai dato un‘intelligenza

capace di trovare cure e medicamenti,

a condizione di usarla con saggezza.

Per questo, o Dio, ti preghiamo piuttosto

di darci forza, determinazione e coraggio

“LA FEDE OPERA PER MEZZO DELL’AMORE”44

sasse da lui quell’ora.

E diceva: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo

calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”.

Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi?

Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in

tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Allontanatosi di nuovo,

pregava dicendo le medesime parole. Ritornato li trovò addormentati, perché i

loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.

Venne la terza volta e disse loro: “Dormite ormai e riposatevi! Basta, è

venuta l’ora: ecco il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei pecca-

tori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”. (Mc 14,32-42)

Venuto mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del

pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì lema sabactàni?

Che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei

presenti, udito ciò, dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse ad inzuppa-

re di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo:

“Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce”. Ma Gesù, dando

un forte grido, spirò.

Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso.

Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo,

disse: “ Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”.

(Mc 15,33-39)

La prima “spiegazione” della morte di Cristo è stata data da San Paolo

nelle sue lettere alle prime comunità cristiane. Dice infatti san Paolo ai cri-

stiani di Filippi:

“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,

il quale, pur essendo di natura divina,

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO... 47

Premessa

I l Venerdì santo facciamo memoria della passione e della morte in croce di

Gesù di Nazareth. Anche se crediamo ci sia uno stretto legame fra crocifis-

sione e resurrezione (“Gesù il Crocifisso è risorto” dice l’angelo alle donne),

la morte mette sempre alla prova la nostra fede.

Solo l’abbandono alla volontà del Padre, pur nell’oscurità, e la speranza

nella Resurrezione possono aprirci orizzonti diversi.

Ascoltiamo la parolaGiunsero intanto a un podere chiamato Getsemani, ed egli disse ai suoi

discepoli: “Sedetevi qui mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e

Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro :

“La mia anima è triste fino alla morte: Restate qui e vegliate”. Poi,

andato un po’ innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, pas-

Venerdì santo, la croce, la morte di Dio:scandalo per la fedee fondamento della speranza.

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo,

se invece muore produce molto frutto”

(Gv 12,24)

846

Spunti per la riflessione

a) su Mc 14,32-42Gesù sente che è arrivata l’ora del suo “battesimo”. Dovrà subire la

morte violenta. A questo punto è nella più totale solitudine e prova un senti-

mento di tristezza e smarrimento. Tutto sembra insuccesso e fallimento: la

sua predicazione è stata vana.

Ora è il tempo dell’ultima grande tentazione.

Gesù è cosciente di essere il Messia, ma data l’opposizione e l’incom-

prensione dei capi del popolo non vede altra via che quella del servo di Isaia.

Quindi non sono vere le altre parole dei profeti che parlano di potenza, di

abbondanza, di terra dove scorre latte e miele? Perché non cambiare il volto

della storia umana realmente a vantaggio dell’uomo? Perché non realizzare

qui il Paradiso annunciato dai Profeti? Come potranno essere beati i poveri

del mondo? Gesù è tentato di tornare indietro, perché il mondo ha bisogno

d’altro. La sua preghiera è una lotta per restare fedele.

Chiama il Padre, sa di essere nelle sue mani, conosce fino in fondo la sua

volontà e la fa propria.

Lo scandalo della sua morte sarà il vero segno dell’amore del Padre,

segno chiaro che fonderà ogni speranza. Un Paradiso terrestre già realizzato

avrebbe ancora una volta mascherato il vero volto di Dio e non avremmo

conosciuto tutta la verità sul peccato che ci aliena.

E’ evidente nel testo evangelico l’intenzione di presentare il Cristo come

colui che dice sì alla volontà del Padre in modo che i discepoli potessero

realmente riconoscersi in Lui nei momenti delle grandi prove. La più grande

povertà dell’uomo è l’insicurezza e la più grande tentazione è di crearsi delle

false sicurezze che sostituiscono un vero atto di abbandono al Padre. In certi

momenti questa sarà la nostra lotta vera.

Ora sappiamo che la vita e la beatitudine sono nell’abbandono alla

volontà del Padre.

G. Florio “Shalom”, pag. 224

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO... 49

non considerò un tesoro geloso

la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso,

assumendo la condizione di servo

e divenendo simile agli uomini;

apparso in forma umana,

umiliò se stesso

facendosi obbediente fino alla morte

e alla morte di croce.

Per questo Dio l’ha esaltato

e gli ha dato il nome

che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù

ogni ginocchio si pieghi

nei cieli, sulla terra e sotto terra;

e ogni lingua proclami

che Gesù Cristo è il Signore,

a gloria di Dio Padre.

(Fil 2,5-11)

e ancora San Paolo ai cristiani di Corinto:

Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapien-

za, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stol-

tezza della predicazione.

E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi pre-

dichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;

ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo

potenza di Dio e sapienza di Dio.

(1 Cor 1,21-24)

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO...48

Lasciamoci interpellare dalla parola

La passione e la morte di Gesù, che noi nella fede riconosciamo come

risuscitato da Dio, continua nel mondo.

Una grande parte dell’umanità vive ogni giorno il tormento della fame,

della guerra, della “distruzione” delle loro vite.

C’è la “passione” dei senza terra e dei senza casa, dei senza lavoro.

C’è la “passione” dei barboni, dei prigionieri politici, dei fuggiaschi senza

patria e senza meta, degli stranieri visti con sospetto.

C’è la “passione” delle donne violentate e abusate, dei bambini costretti al

lavoro, dei malati privi di cure. C’è l’emarginazione ora violenta ora sottile di

tutte le minoranze.

E il “corteo dei crocifissi” non finisce qui.

Non scandalizziamoci troppo, come cristiani, per questa immensa schiera

di persone “messe in croce”. Forse, se non siamo tra i crocifissori, ce ne stia-

mo a distanza, scappiamo come i discepoli, viviamo nell’indifferenza. Siamo

partecipi di una chiesa la cui gerarchia spesso si trova d’accordo con chi

opprime ed emargina.

Il modo migliore per “attendere operosamente” la risurrezione è la nostra

decisione di non stare nella vita quotidiana dalla parte di chi opprime, croci-

figge, emargina o di chi sta solo a vedere.

Da che parte sto io? La domanda non è né oziosa, né banale. La risposta è

decisiva se voglio seguire Gesù, la sua proposta di vita, il Vangelo della solida-

rietà. E’ importante che io non dia per scontato di essere dalla “parte giusta”.

dal mensile dell’Associazione “Viottoli”,

comunità cristiana di base di Pinerolo

Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona. Il Dio che ci fa vivere nel

mondo senza l’ipotesi di lavoro “Dio”, è il Dio davanti al quale permanente-

mente siamo. Davanti e con Dio noi viviamo senza Dio. Dio si lascia cacciare

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO... 51

b) su Mc 15,33-39Il velo del tempio si spezza: la cortina del tempio che precludeva l’acces-

so al luogo della presenza di Dio, si spezza; in altri termini, con la morte di

Gesù l’accesso al tempio è aperto a tutti.

E’ finito il vecchio culto, è finita anche la separazione fra giudei e pagani,

fra il sacro e il profano.

Il centurione riconosce nel Cristo il Figlio di Dio: l’orgoglioso ufficiale

romano, il conquistatore, crede e manifesta la sua fede al momento della

“morte di Dio”.

E’ nel momento più triste della storia della Chiesa che si attua questa

conversione; il Cristo annoverato fra i malfattori, poche donne e un giovanet-

to a testimoniare il ricordo delle folle che un tempo seguivano il Messia, i

dotti e i teppisti una volta tanto fianco a fianco per schernire Gesù.

Gerusalemme ferma nel dolore o nell’ira. In un momento come questo l’uo-

mo straziato sulla croce cessa di esser per il centurione un pretendente re che

ha fallito il suo disegno di sollevazione popolare e diventa Dio [...]

Gesù muore e il centurione attesta:

“Veramente quest’uomo era figlio di Dio”.

Il dramma intimo del centurione, nessuno ce lo ha narrato. E tuttavia

esso sembra chiaro: il concetto di divinità che gli era proprio, che era pro-

prio dei suoi padri, viene travolto da quella conversione.

E’ la morte degli dei, i gloriosissimi immortali, pieni delle passioni di tutti

gli uomini ma invincibili dall’uomo.

La morte del divino considerato come sottratto alla morte.

La fine della credenza in un Olimpo da cui l’uomo è escluso e da cui

discendono, a capriccio, amore e dolori.

Così è difficile per me non vedere nel centurione ai piedi della croce il

prototipo dell’uomo di fronte alla “morte di Dio” il dramma che tutti stiamo

vivendo nel mondo di oggi.

E. Masina,

Il Vangelo secondo gli anonimi, pag. 80-81

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO...50

sono bianco, ma appena possono li ributtano fuori.

Non li vogliono né possono curare, le medicine per l’AIDS se le possono

permettere solo i ricchi.

E concludiamo con queste riflessioni del Card Martini:

“Quando la “legge della Croce” ci tocca, ci sconvolge e ne siamo profon-

damente turbati: ma solo qui si attua la piena liberazione dal male, fino ad

accettarne le conseguenze su di sé per perdonarlo e superarlo, come ha fatto

Gesù sulla croce.

Per sciogliere l’apparente assurdità della vita non c’è allora che una via

possibile: rimettermi continuamente di fronte ad essa, senza sfuggirvi, e

arrendermi contemporaneamente senza riserve nelle mani di Dio umile e sof-

ferente, del “Dio crocifisso”.

Solo abbandonandomi perdutamente a Lui, solo capitolando nelle sue

mani potrò riprendere nelle mie il bandolo della matassa intricata della mia

vita. Dio è il Mistero santo, Gesù Cristo in croce è la Custodia silenziosa, in

cui riposa il senso della vita e della storia, il senso del mondo”.

C.M. Martini, Parlo al tuo cuore,

Lettera pastorale del 1996/97, pagg. 18-19

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO... 53

fuori dal mondo, sulla croce. Dio è impotente e debole nel mondo, e così e

soltanto così egli ci sta a fianco e ci aiuta.

D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, Paoline 1988

Ci sembra anche molto significativa la testimonianza del dono di sé e

dell’abbandono alla volontà del Padre di una giovane madre, riferita da

Alex Zanotelli:

A Korokocho ogni giorno, a partire dalle 18 in poi, alle volte fino alle 22,

celebro due eucaristie. Eucaristie semplici, molto libere, con i malati termina-

li, con coloro che vogliono riunirsi in quella baracca, cristiani o mussulmani.

Un giorno ho avuto una “lezione” di contemplazione radicata nella vita, una

tremenda lezione da parte di una giovane che avrà avuto 21 anni, con un

figlio di due. Mi ha chiesto di prendere la parola, e ha iniziato una lunga pre-

ghiera, durata circa 15 minuti (tanto la nostra messa non ha orario).

Diceva: “Dio mio, babbino mio, sono certa che a Te tutto è possibile, sono

più certa della tua misericordia che del fatto che ogni giorno splende il sole. Il

tuo amore lo vediamo dovunque. Se vuoi, non per me, ma per questa giovane

creatura della quale mi sento responsabile, puoi guarirmi, se lo vuoi Tu puoi

strapparmi alla morte alla quale l’AIDS mi ha condannato, e che vedo già

avvicinarsi.., ma se Tu giudichi che io sia pronta per il Tuo regno, se Tu pensi

che sia meglio così... sono pronta, prendimi quando vuoi. Come Ti sei sempre

occupato di me, così Ti occuperai della mia piccola creatura...”. La giovane

donna dopo poco è morta. Vedete? S. Ignazio è arrivato a sessant’anni a fare

questa preghiera di affidamento alla volontà divina, ed una illetterata poveris-

sima e malata di Korokocho, nascosta a tutti e a tutto, a vent’anni era già

pronta per quello che noi chiamiamo cielo.

Come abbiamo potuto, ci siamo mossi, e ci siamo presi cura della sua

bambina, come di molte altre che non hanno difesa alcuna. Vado in ospedale

con loro, e alle volte me li prendono perché mi conoscono, perché insisto e

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO...52

Non morire più! Torna a vivere!”

Ma l’Uomo continuava a morire.

Allora ho chiamato anche il primo mondo,

e lui sapeva della morte dell’Uomo

e di una leggenda della risurrezione.

Infine accettò di unirsi a noi.

Adesso sì, eravamo proprio tutti a supplicare:

dal Nord e dal Sud, dall’Est e dall’Ovest,

bosniaci, croati, serbi e albanesi,

israeliani e palestinesi, tutsi e hutu,

di tutte le etnie e nazioni.

Quando schiodammo una mano, poi

l’altra… e i piedi, e lo togliemmo dalla croce,

Lui alzò il capo, aprì gli occhi; commosso

disse: “Ecco, ora siamo i viventi!”

padre Arnaldo De Vidi

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO... 55

Spazio per la preghiera personale

E ora preghiamo tutti insieme con un salmo di oggi:

Un altro grido

Lacerò il silenzio,

il cielo e il velo del tempio.

Mi precipitai e vidi l’Uomo del grido:

era lì, inchiodato alla croce;

con un ultimo respiro reclinò il capo.

Lo supplicai piangendo forte: Non lasciarci!

Coraggio, torna a vivere!

Ma l’Uomo continuò a morire.

Allora ho riunito ai piedi della croce

i senza terra con la loro fame;

insieme supplicammo: “Nostra speranza,

torna a vivere, libera la terra!”

Ma l’Uomo continuò a morire.

Riunii anche i senza casa col loro freddo;

vennero con prece comune: “Casa del sole,

Casa del mondo torna a vivere!”

Ma l’Uomo continuò a morire.

Raccolsi meninos de rua, donne,

neri, indios, malati di AIDS,

gli esclusi, emarginati del terzo mondo.

Gridammo in coro: “Padre, Figlio, Fratello,

Delizia dei nostri occhi, rispondici!

VENERDI’ SANTO: LA CROCE, LA MORTE DI DIO...54

veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi

cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove

l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi pre-

cede in Galilea.

Là lo vedrete come vi ha detto”.

Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e

di spavento.

E non dissero niente a nessuno perché avevano paura.

(Mc. 16, 1-8 )

Paolo annuncia alle prime comunità cristiane il nucleo della fede

(Kerigma ) che è il Cristo morto e risorto.

Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che

cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è

risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e

quindi ai Dodici.

In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la mag-

gior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a

Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo tra tutti apparve anche a me

come a un aborto. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno

neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.

Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è

stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio

che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

Ora se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni

tra voi che non esiste resurrezione dei morti?

Se non esiste resurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!

Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana

anche la nostra fede.

(1 Cor. 15, 3-14 )

LA PASQUA: LA RESURREZIONE DI GESU’ 57

Premessa

Siamo giunti al punto centrale della nostra fede: la Resurrezione del

Cristo. Gesù di Nazaret, che era stato crocifisso, è risorto. Non ci sono

parole adeguate ad esprimere questa “novità” così nuova. Gesù è il Vivente.

Anche noi, innestati in questo mistero, siamo chiamati a vivere e ad essere

segno di resurrezione.

Ascoltiamo la parolaPassato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome compra-

rono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo

giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra

loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?”.

Ma, guardando, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una

La Pasqua:la resurrezione di Gesùcentro e fondamento della nostra fede.“Se il Cristo non è risorto,allora è vana la nostra predicazioneed è vana anche la nostra fede”(I Cor. 15,14).

956

un mondo sicuro, senza armi? Se ci credete e vi adoperate sarete figli della

resurrezione. Se dite: “non è possibile” la pietra del sepolcro è su di voi. E’

possibile che tutti gli uomini della terra si distribuiscano le risorse della

terra in modo equo? Dite una cosa che appare impossibile nei consessi degli

esperti del nostro tempo, ma se credete che questa impossibilità si avveri e vi

adoperate, allora si apre la pietra del sepolcro. Così le parole intime diventa-

no immense come il mondo e le parole immense come il mondo ritornano

intime a ciascuno di noi. E’ in questo modo che dobbiamo diventare come

dice Paolo “nuovo lievito del mondo”.

Dobbiamo rinnovarci, non essere lievito vecchio, quello dei furbi, dei

potenti, dei quattrinai, di quelli che dicono che importante è la salute, i quat-

trini…Questo è il lievito vecchio come il mondo ed è putrido, anche se guida

la farsa del mondo. Se siamo lievito nuovo, se ci affidiamo a queste speranze

impossibili poggiandole sull’evento della resurrezione, apparteniamo già a

questa nuova creazione.

E. Balducci, Gli ultimi tempi, ed. Borla 1991, 138-144

Lasciamoci interpellare dalla parola

Fin dalle prime comunità cristiane e anche per noi oggi, la Resurrezione è

l’unico criterio per leggere la storia e per operare le nostre scelte. La buona

notizia che ci viene annunciata anche oggi è questa: che Cristo ha vinto la

morte e che quindi l’ultima parola sulla condizione umana non è della morte

ma della vita, non è del male ma del bene. C’è comunque uno stretto legame

fra la crocifissione di Cristo e la sua Resurrezione.

Cristo è risorto perché si è abbandonato al Padre donando la sua vita per

gli altri. Cristo ci indica il cammino cristiano e ci dice che solo una vita

che sappia donarsi, spendersi per gli altri, solo una vita che non si rin-

chiuda in se stessa e non si ritenga padrona di se stessa, può vincere la

morte e risorgere.

Questo ci chiama fortemente in causa. Cristo è in ognuno di noi perché

LA PASQUA: LA RESURREZIONE DI GESU’ 59

Spunti per la riflessione

Nella sua radice il cristianesimo è l’annuncio di un fatto (Cristo crocifis-

so è risorto). Se il fatto è, allora quel fatto tocca in radice la nostra condizio-

ne umana, effonde, nel profondo della nostra coscienza dove l’alternativa

vita e morte è il pungolo permanente, una luce, apre una speranza che attra-

versa l’universo intero. Ecco perché l’annuncio pasquale è il punto dirimente

per la nostra fede cristiana […]

Io sento che in questo momento della storia umana è resurrezione tutto

ciò che va nel senso della solidarietà, della fraternità fra tutti gli uomini,

della libertà delle coscienze. Questa è resurrezione, perché ciò che è represso

viene alla luce se questo si avvera.[…]

Allora dentro di me si aprono le speranze che sono in me nascoste, le pos-

sibilità che saremo liberati dalla morte, che la vita che Dio ci ha preparato e

che in Cristo si è manifestata è la vita eterna che ci attende e non sarà una

vita di spiriti disincarnati ma una vita totale che solo Dio conosce […]

Questa speranza trova modo di esprimersi, ma sempre con pudore che la

lega strettamente alla responsabilità del giorno, perché sperare senza spen-

dere se stessi è illecito. Ha diritto a sperare solo chi per questa speranza è

pronto a dare tutto se stesso. C’è una religione egoistica che è il prolunga-

mento nell’aldilà della concupiscenza terrena ed essa non è degna di dire

parole pasquali. C’è però una speranza che si purifica nell’amore, che si col-

lega alla speranza di tutti gli oppressi del mondo ed allora essa può anche

suggerirci le parole che ci riguardano: noi siamo convinti che la morte è

stata vinta e che il segreto che Dio ha nascosto sin dalla creazione del mondo

si è manifestato in quest’uomo che ha dato tutto se stesso per benedire le spe-

ranze disprezzate, che è passato nel mondo - come disse Pietro nel suo primo

discorso- “facendo bene”[..]

Se questo è vero, l’ordine del mondo a cui aspiriamo è diverso da quello

esistente ed allora ci adoperiamo per modificare questo mondo, per fare del-

l’impossibile il possibile quotidiano. Se così facciamo, la speranza della

resurrezione diventa una forza incredibile. Credete che il mondo possa essere

LA PASQUA: LA RESURREZIONE DI GESU’58

Spazio per la preghiera personale

La Resurrezione di Gesù è come la prima eruzione di un vulcano: essa ci

mostra che il fuoco di Dio brucia già nel cuore del mondo e che esso abbrac-

cerà ogni cosa con la gioia del suo fulgore

Karl Rahner

E ora preghiamo tutti insieme con il Cantico di Zaccaria rendendo grazie

al Padre per averci dato il Cristo che, con la sua Resurrezione, ha vinto la

morte. In Cristo la notte di Abramo, che ha camminato nell’oscurità della

fede per andare a sacrificare il suo unico figlio e tutte le nostre notti sono

state illuminate dallo splendore della Vita risorta.

Benedetto il Signore Dio d’Israele,

perché ha visitato e redento il suo popolo,

e ha suscitato per noi una salvezza potente

nella casa di Davide, suo servo,

come aveva promesso

per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:

salvezza dai nostri nemici,

e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri

e si è ricordato della sua santa alleanza,

del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,

di concederci, liberati dalle mani dei nemici,

di servirlo senza timore, in santità e giustizia

al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo

perché andrai innanzi al Signore

a preparargli le strade,

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siamo fatti a immagine di Dio, siamo suo sacramento, ma a volte Cristo è

sepolto dentro di noi come in una tomba.

Dobbiamo rimuovere il masso delle nostre chiusure, delle nostre paure,

del nostro egoismo per poter far uscire la gioia del Cristo Risorto e far traboc-

care attorno a noi la vita di Cristo. Da soli non ce la facciamo, solo lo Spirito

che Cristo, tornando al Padre, ci ha lasciato, può far sì che ci coinvolgiamo

totalmente con la nostra vita nel Cristo morto e risorto.

La Resurrezione di Cristo è una buona notizia anche per l’amore fra un uomo

e una donna, anche per il nostro amore. La Resurrezione di Cristo ha suscitato

stupore, sorpresa, meraviglia nelle donne accorse al sepolcro e nei discepoli .

Così possiamo vivere il nostro amore con lo stupore, la gioia e la meravi-

glia della Resurrezione. Un amore che sempre ci viene donato, un amore che

è una continua sorpresa di fronte all’altro, un amore che ci dice di più di quel

che possiamo o sappiamo dire perché è sempre segno di una realtà più grande

e inesprimibile. Possiamo però regalare al nostro amore le meraviglie della

resurrezione se lo viviamo seguendo Cristo sulla via della croce.

Se non vogliamo essere padroni dell’altro, ma vogliamo il suo bene, la

sua libertà, se facciamo di tutto perché l’altro cresca e diventi sempre più

quello che è chiamato ad essere e non quello che noi vogliamo che sia.

Se viviamo il nostro amore nella dinamica del dono accogliendoci e

offrendoci vicendevolmente, se crediamo nell’altro, nelle sue risorse, nelle

sue infinite e misteriose potenzialità e gli diamo fiducia, se impariamo ogni

giorno a morire a noi stessi, a deporre il nostro io per mettere l’altro al centro.

Ci sembra a volte di perderci, solo così invece si aprono per noi possibilità

nascoste, imprevedibili.

Solo così Dio potrà donare anche a noi, come al Cristo, la meraviglia

della Resurrezione e il nostro amore risorto potrà farsi annuncio di vita e di

bene, buona notizia per i tanti altri che camminano con noi, per i tanti altri

che incontriamo sulle strade della vita.

Dio dei viventi, fai saltare il macigno delle barriere che ci chiudono in noi

stessi perché, con l’aiuto del tuo Spirito, la nostra vita possa farsi sempre più

canto di gratitudine e diventare segno della tua tenerezza per gli uomini di oggi.

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come signori (paurosi!) della morte,

dichiarandosi impotenti davanti alla Vita.

L’avevano sepolto alla vigilia della festa

dell’antica Pasqua - passaggio alla libertà.

E fu come aprirgli l’argine del mar rosso del suo sangue

perché passasse le grandi onde della morte.

E’ avvenuto all’alba. La terra madre ha sentito

arrivare l’ora attesa da milioni di anni.

Ha contratto il grembo in terremoto e dalle viscere

ha dato alla luce il primogenito dei viventi.

Pietro e Giovanni ritireranno

dall’utero vuoto del sepolcro il sudario,

placenta smessa, reliquia del passato.

Fuggono i guardiani del vecchio ordine.

I potenti si ostinano nel sistema di menzogna.

Il popolo continua il lutto sul Giusto.

Ma lui, Giardiniere della nuova creazione,

sole che sconfigge le tenebre,

va all’incontro della Maddalena e

si lascia abbracciare i piedi.

Vede stelle nelle piaghe curate,

lei, in altro tempo curata dal peccato.

Gli apostoli ricevono la trasparenza della fede:

Cristo è risorto, alleluia!

E Maria canta di nuovo il Magnificat, più alto,

con l’amen della promessa compiuta.

Amen!

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per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza

nella remissione dei suoi peccati,

grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,

per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,

per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre

e nell’ombra della morte

e dirigere i nostri passi

sulla via della pace.

Gloria al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre

nei secoli dei secoli. Amen.

E ancora un salmo di oggi:

E’ avvenuto all’alba

Era stato ucciso come si uccidono i rivoluzionari,

prima frustato a sangue nei sotterranei della polizia,

poi assassinato con morte crudele e umiliante.

Ma l’avevano ucciso perché non lo potevano vincere

(il disordine che portava era l’unico ordine vero!):

inchiodandolo alla croce hanno firmato l’auto - accusa.

Era stato restituito alla terra come i poveri,

con un fiore rosso e bianco (sangue e acqua)

all’altezza del cuore, passando il sudario.

Ma avevano sigillato la pietra del sepolcro

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Concludiamo con un inno di gioia:

Il muro s’infrange, la luce,

come divina risata, irrompe.

Vittoria, o Luce!

Il cuore della notte è trafitto!

Con la spada sfavillante

Taglia in due il groviglio di dubbi

E di confusi desideri!

Vittoria!

Vieni, Implacabile!

Vieni, terribile nel tuo biancore.

O Luce, il tuo tamburo suona

Nella marcia del fuoco,

e la rossa torcia è levata in alto;

la morte muore

in uno scoppio di splendore!

Tagore

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