Copertina portici 3/2004 copia - Città metropolitana di ...

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S ommario Bimestrale della Provincia di Bologna Direzione e redazione: Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13 tel. 051/6598.340/355 fax 051/6598.226 e.mail: [email protected] Direttore: Roberto Olivieri Caporedattore: Sonia Trincanato Segreteria di redazione: Rita Michelon, Grazietta Demaria Art: Piero Brighetti-Mediamorphosis Impaginazione: Annalisa Degiovannini, Gabriella Napoli Fotografie: V. Cavazza, G. Avoni, Archivio Provincia, N. Motta, Studio FN, L. Nadalini Stampa: Casma s.r.l. Bologna Tiratura: 13.000 copie Chiuso in fotocomposizione il 26/7/2004 n PORTICI PER I PORTICI L’Oratorio di San Colombano 2 Laura De Pellegrin IL COMMIATO Il frate che spalancò le porte di Bologna 3 In ricordo di Padre Casali Giorgio Tonelli COME ERAVAMO La fucilata che uccise un’epoca 4 Claudio Santini IL POSTO DELLA FRAGOLE T’amo o pio Bovi… 7 Nicola Muschitiello LA CITTÀ SENTIMENTALE La morale sportiva 8 Renzo Renzi SPORTINA SPORTIVA La pallavolo è donna 9 Antonio Farnè COMUNICAZIONE Da pubblico a privato 10 Stefano Tassinari PERCORSI Le opere di Raimondo Rimondi 13 Graziano Campanini SPAZIO EUROPA Il nuovo volto dell’Unione 14 Marina Marino IL MANDATO 2004-2009 15 La squadra di Beatrice Draghetti 16 Così il Consiglio 19 Il luogo della dialettica democratica e istituzionale 26 Il primo giorno di lavoro 27 I nuovi sindaci 29 L’ALTRA PARTE DEL MONDO Kosovo dimenticato 37 Nadia Baiesi Le iniziative della Scuola di Pace 39 INCONTRI Il “ritorno” di Pasolini 40 Costanzo Baffetti PORTICI RACCONTA Prima di sera 42 Nicola Muschitiello fotografie Vanes Cavazza TERRITORIO E AMBIENTE La casa ecologica 45 Veronica Brizzi L’INTERVISTA Il restauratore delle belle statue 46 a colloquio con Giovanni Morigi Barbara Tucci BOLOGNA IN LETTERE Nuovi misteri d’Italia 47 Stefano Tassinari LIBRI 48 a cura di Lorenza Miretti LETTERATURA E DIRITTO Riflessioni sul terrorismo occidentale 50 Fabio Zanaroli NEWS 51 ONLY ON LINE 54 a cura di Serena Maini MOSTRE 55 a cura di Barbara Tucci RICERCA I mammut della Pianura Padana 56 Stefano Gruppuso Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al Tribunale di Bologna n.6695 del 23/7/97 3.2004 Anno VIII - n. 3 - luglio 2004 In copertina Raimondo Rimondi, “Cactus” 1958, tempera su carta da pacchi cm 100x70. L’artista inizia la sua attività negli anni Cinquanta con opere che risentono dell’influsso di Minguzzi e Ghermandi. Il suo percorso espositivo passa attraverso il ferro, la plastica, il bronzo e la pittura: tutti brani di una stessa poesia.

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Sommario

Bimestrale della Provincia di Bologna

Direzione e redazione:Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13 tel. 051/6598.340/355 fax 051/6598.226e.mail: [email protected]: Roberto OlivieriCaporedattore: Sonia TrincanatoSegreteria di redazione:Rita Michelon, Grazietta DemariaArt: Piero Brighetti-MediamorphosisImpaginazione:Annalisa Degiovannini, Gabriella NapoliFotografie: V. Cavazza, G. Avoni, ArchivioProvincia, N. Motta, Studio FN, L. NadaliniStampa: Casma s.r.l. BolognaTiratura: 13.000 copieChiuso in fotocomposizione il 26/7/2004

nPORTICI PER I PORTICIL’Oratorio di San Colombano 2Laura De Pellegrin

�IL COMMIATOIl frate che spalancò le porte di Bologna 3In ricordo di Padre CasaliGiorgio Tonelli

�COME ERAVAMOLa fucilata che ucciseun’epoca 4Claudio Santini

�IL POSTO DELLA FRAGOLET’amo o pio Bovi… 7Nicola Muschitiello

�LA CITTÀ SENTIMENTALELa morale sportiva 8Renzo Renzi

�SPORTINA SPORTIVALa pallavolo è donna 9Antonio Farnè

�COMUNICAZIONEDa pubblico a privato 10Stefano Tassinari

�PERCORSILe opere di Raimondo Rimondi 13Graziano Campanini

�SPAZIO EUROPAIl nuovo volto dell’Unione 14Marina Marino

�IL MANDATO 2004-2009 15La squadra di Beatrice Draghetti 16Così il Consiglio 19Il luogo della dialetticademocratica e istituzionale 26Il primo giorno di lavoro 27I nuovi sindaci 29

�L’ALTRA PARTE DEL MONDOKosovo dimenticato 37Nadia Baiesi

Le iniziative della Scuola di Pace 39

�INCONTRIIl “ritorno” di Pasolini 40Costanzo Baffetti

�PORTICI RACCONTAPrima di sera 42Nicola Muschitiellofotografie Vanes Cavazza

�TERRITORIO E AMBIENTELa casa ecologica 45Veronica Brizzi

�L’INTERVISTAIl restauratore delle belle statue 46a colloquio con Giovanni MorigiBarbara Tucci

�BOLOGNA IN LETTERENuovi misteri d’Italia 47Stefano Tassinari

�LIBRI 48a cura di Lorenza Miretti

�LETTERATURA E DIRITTORiflessioni sul terrorismooccidentale 50Fabio Zanaroli

�NEWS 51

�ONLY ON LINE 54a cura di Serena Maini

�MOSTRE 55a cura di Barbara Tucci

�RICERCAI mammut della Pianura Padana 56Stefano Gruppuso

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695del 23/7/97

3.2004Anno VIII - n. 3 - luglio 2004

In copertinaRaimondo Rimondi, “Cactus” 1958,tempera su carta da pacchi cm 100x70.L’artista inizia la sua attività negli anniCinquanta con opere che risentonodell’influsso di Minguzzi e Ghermandi.Il suo percorso espositivo passaattraverso il ferro, la plastica, il bronzo e la pittura: tutti brani di una stessa poesia.

portici per i portici

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el cuore della città, a pochi passi dairesti delle antiche mura di selenite,si può ammirare una delle più signi-

ficative testimonianze della cultura artisticabolognese dei secoli XVI-XVII. In via Parigi,al n. 1, sorge il complesso architettonico for-mato dalla chiesa di S. Maria dell’Orazione edal sovrastante oratorio di San Colombano,che si affaccia sulla strada mediante un alto esobrio porticato a quattro campate voltate acrociera decorato con affreschi di Pietro Pan-cotto raffiguranti il Giudizio Universale. L’e-dificio e i tesori d’arte che custodisce vantanouna storia di oltre quattro secoli e ancora og-gi è possibile conoscerli grazie alla corteseospitalità offerta dai soci bolognesi della “As-sociazione nazionale invalidi e mutilati diguerra” che acquistò il complesso nel 1929.Le sue origini risalgono al tardo ‘500, quandoi confratelli della Compagnia della Madonnadell’Orazione iniziarono a radunarsi in unoratorio collocato sopra la navata destra del-l’attigua chiesa di San Colombano, destinataa parrocchiale e collegiata, prendendo poi l’i-niziativa di ampliare quel locale costruendoanche una cappella attorno all’altare dellaMadonna della Consolazione che sorgeva al-l’esterno della chiesa stessa sull’area dell’atti-guo cimitero. La nuova costruzione fu avvia-

ta nel 1591 su progetto dell’architetto Tom-maso Martelli, al quale si attribuiscono anchela chiesa di San Giorgio, il campanile dellaCertosa, la direzione dei lavori di villa Gua-stavillani a Barbiano e la collaborazione conAmbrogio Magenta per la grande chiesa diSan Salvatore. Nel giro di pochi anni l’edificiocon portico fu condotto a termine, addossatoal lato meridionale della chiesa preesistentedi San Colombano e realizzato attorno all’im-magine della Madonna, ritenuta opera di Lip-po di Dalmasio (1399), che nel 1547 era statacollocata presso il muro esterno. La nuovachiesa edificata al piano terreno venne deco-rata con affreschi attribuibili all’Accademiadei Carracci, oggi bisognosi di cospicui in-terventi di pulitura e restauro, al pari di quel-li visibili sotto il porticato antistante. Secondoil Malvasia tali affreschi, che in prevalenzaraffigurano episodi delle vite di santi, si de-vono a Lucio Massari, Lorenzo Galbieri, Lio-nello Spada, Paolo e Franceschino Carracci.La struttura così assunta dal complesso ri-specchiava l’assetto funzionale tipico delleconfraternite bolognesi, organizzate sul du-plice livello di una chiesa aperta ai fedeli col-locata al piano terreno e un oratorio, posto alpiano superiore, destinato invece alla pre-ghiera e alle cerimonie dei confratelli. Ed è

proprio a questo ambiente “privato” che ven-ne riservata la decorazione più prestigiosadell’intero edificio. Ludovico Carracci e la suascuola (1600-1602) realizzarono un preziosociclo di affreschi, sulle pareti interne dell’o-ratorio, con Storie della passione di Cristo.Agli studi fondamentali di Francesco Arcan-geli si sono aggiunti, in anni recenti, quelli diDaniele Benati e di altri esperti, non sempreconcordi nell’attribuire le varie scene a pitto-ri come Guido Reni, Lucio Massari, LorenzoGalbieri, Francesco Brizio, Galanino e forsepure del Domenichino, ma comunque sem-pre orientati a riconoscere nel complesso ico-nografico - nonostante i pesanti restauri subi-ti da tutto l’ambiente negli anni ‘30 - uno deipiù importanti cicli pittorici dell’arte bolo-gnese del tardo ‘500, che trovano confronticon quelli realizzati sempre dalla scuola deiCarracci nelle sontuose residenze cittadinedelle famiglie Fava e Magnani.Una curiosità: sulla parete dell’edificio difronte all’oratorio di San Colombano, sul latodi via de’ Gessi, campeggia una scritta che, altempo delle incursioni aeree degli anni 1944-45, invitava a rivolgersi telefonicamente, incaso di necessità e di richieste di soccorso,agli uffici della Provincia in via Zamboni 13.Una richiesta di aiuto che arriva dal passato eche la Provincia ha accolto e fatto proprio.�

Il complesso è visitabile rivolgendosi all’Associazione Nazionale invalidi e mutilatidi guerra tel. 051 232862

* Storica dell’arte, settore PatrimonioProvincia di Bologna

L’Oratorio di san Colombanodi LAURA DE PELLEGRIN*

Un angolo suggestivo del centro storico di Bologna, che continua a vivere, grazie alla cura assidua dei reduci della seconda guerra mondiale

NN

Sopra: portale in arenaria e portico con il“giudizio universale” di P. Pancotto;

a fianco e sotto, l’interno dell’oratorio

“I martedì” una rivista per pensare Scriveva abitualmente per quotidiani e perio-

dici nazionali. Ma la sua principale creaturagiornalistica è la rivista “ I martedì” che il 5 giu-gno del 2001 ha festeggiato, in una villa sullecolline bolognesi, i suoi 25 anni. Padre Miche-le Casali ne era orgoglioso. Circondato dai suoiredattori e davanti a qualche centinaio di amicie collaboratori che per lui hanno scritto nell’ul-timo quarto di secolo, sorrideva come un bam-bino e a chi gli ricordava che anche la rivista “IlMulino” festeggiava in quei giorni i 50 anni ri-spondeva «Noi siamo una cosa più piccola, mail nostro attaccamento ad essa è grande. Sonostati 25 anni di esistenza e di insistenza, 25 an-ni di libertà. Dobbiamo ringraziare tanti - con-tinuava - ma nessuno in particolare perché danessuno dipendiamo, né siamo dipesi, né di-penderemo». Poi, quasi per riannodare i fili conle origini ( padre romagnolo impresario e ma-dre spagnola cantante lirica) citava la “Butter-fly”: «Meglio morire con onore che senza ono-re vivere». Qual era ed è dunque il progettogiornalistico della rivista? Di certo non volevaessere espressione di un cenacolo, né giornaledi attualità, né politico, tanto meno di gossip.Monsignor Charrier la definì «una rivista chesenza timore, scompiglia gli schemi». Così pa-dre Casali riassumeva la sua linea editoriale«Vogliamo essere un servizio a disposizione dichi ci legge, senza imposizioni o vie tracciate senon quella del rispetto perché il Cristo, nostroesempio, bussa piano e non si impone. Deside-riamo che il lettore possa pensare e riflettere.Tornare sulle notizie, sugli avvenimenti chespesso, passata l’emergenza, vengono alle vol-te anche volutamente e colpevolmente dimen-ticati».

Una scrittura indignata ma anche ironicaLa scrittura di padre Casali è a volte tormenta-ta, a volte anche ironica, altre volte indignata. Èun opinionista curioso, senza riserve o timori.Il suo sguardo è sempre rivolto alle alterne vi-cende dell’umanità, né rinuncia ad esplorarenuovi argomenti e nuove sfide (l’immigrazione,

l’eutanasia, la condizione degli anziani, il dram-ma dei suicidi, la fame nel mondo, l’etica in po-litica, la crisi della giustizia, il nomadismo not-turno dei giovani, i condizionamenti derivatidalla comunicazione di massa). «È bello segui-re padre Michele nel realismo, a volte spietato,con cui tratta delle contraddizioni e del maledel nostro mondo e vedere come egli dal fondodel pericolo sappia trarre nuovi e più profondimotivi di fiducia». Così si esprime il filosofoMassimo Cacciari nella prefazione del volume“Parole e parola” che raccoglie alcuni scritti edomelie di padre Casali. Giornalista pubblicistadal 1985, padre Casali per quasi 20 anni è statoassistente ecclesiale regionale dell’Ucsi, Unio-ne cattolica stampa italiana. Aveva quindi un os-servatorio privilegiato per riflettere sui proble-mi della categoria. Nel volume per i 40 anni del-l’Ucsi in Emilia Romagna (1999) sottolineava icambiamenti e le trasformazioni avvenuti nellacomunicazione di massa e le difficoltà deglioperatori: «È fin troppo evidente che non è fa-cile il lavoro di giornalista che vuole testimo-niare anche professionalmente le sue convin-zioni di fede. Infatti l’informazione stessa è pe-nalizzata da condizionamenti di testata e coluiche scrive non sempre è libero, tant’è che ri-baltando la frase evangelica “la verità ci fa libe-ri” si dovrebbe dire che la libertà è condizioneper la verità». E per l’Ucsi contribuì a realizza-re un profetico convegno a Castrocaro Termesull’immigrazione dal titolo “Verranno dall’Este dal Sud”. Era l’anno 1990. Ma padre Casali eraun po’ l’assistente di tutti i giornalisti, di qual-siasi fede e convinzione. Significativamente ilpresidente dell’Ordine dei giornalisti ClaudioSantini sul sito dell’Ordine ricorda le Messe diNatale «evento in grado di richiamare davantiall’altare di San Domenico credenti praticanti,credenti non praticanti, agnostici, addiritturaatei. Quel rito religioso e al tempo stesso civileera l’occasione per far incontrare anime e men-ti solo apparentemente divise. E di questo do-vremmo essergli per sempre grati».Bologna - è l’implicito commento delle oltremille persone presenti nella Basilica di San Do-menico per il commiato- perde con padre Ca-sali uno degli artefici della città aperta, priva dimura campanilistiche, espressione di una pos-sibilità di incontro fra persone che, partendo dadiverse radici, cercano valori comuni. �

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Il frate che spalancò le porte di Bologna

di GIORGIO TONELLI

l giornalismo, per padre Michele Casali,altro non era se non la continuazione, conaltri mezzi, della sua vocazione di frate

predicatore. Esuberante ed attento ai nuovilinguaggi, padre Casali infatti aggiungeva allapredicazione dalla cattedra e dal pulpito , igiornali ma anche la radio e la televisione. ConSergio Zavoli per “Bologna città della cultura”nel 2000 realizzò un interessante special tele-visivo in onda su Raitre “Viaggio intorno allaparola”. Una riflessione attenta, con i contri-buti più vari: da Massimo Cacciari e MassimoBaldini a Michele Serra e Francesco Guccinisul valore, l’uso e l’abuso della parola nella so-cietà contemporanea. «Siamo fasciati da paro-le - ricordava padre Casali - occorre un recu-pero del valore del silenzio perché non tuttociò che abbiamo nel cuore è riducibile alle pa-role e poi perché solo con il silenzio possiamorealmente ascoltare. Ed oggi si ascolta poco».Il frate è attento al linguaggio perché è attentoall’ascolto delle persone. Non a caso non ri-nunciava mai al suo appuntamento quotidianoin San Domenico con le confessioni, tutti igiorni dalle 17 alle 19.

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I L C O M M I A T O

Per oltre 30 anni grande animatorede “I martedì” di San Domenico,padre Michele Casali è statoanche giornalista senza timori

na voce di donna intona “Tripoli bel suol d’amo-re…” e l’ovazione, che chiude il canto, si muta pro-gressivamente nel vociare concitato di manife-

stanti in tumulto. All’improvviso, un colpo di fucile troncail comando militare di attenti! e l’esplosione, ripetuta, sitrasforma in fuoco di fila che diventerà fragore di campodi battaglia.È la colonna sonora che - in Italia e a Bologna - accompa-gna il trapasso dalla belle époque alla prima guerra mon-diale, passando per la conquista della Libia, i contrasti framilitaristi e antimilitaristi, i disordini nelle vie e nelle piaz-ze. Fino all’insurrezione della Settimana rossa. Fino all’at-tentato di Sarajevo.Il Paese vive, dal 1903, l’età giolittiana che pulsa di slancie di progresso ma pure di inquietudini sociali e politichelegate a più fattori: la disoccupazione, le agitazioni sinda-cali, il faticoso affermarsi dell’industria, la fine del tempodei notabili del Risorgimento, l’avanzata dei socialisti, l’in-gresso in politica dei cattolici. Bologna sta cambiando volto con l’abbattimento delle mu-ra e gli interventi architettonici e scenografici sui palazzidei Notai, del Podestà, di Re Enzo e lo sventramento di viaRizzoli. In politica, la vittoria della sinistra, nel 1902, è sta-ta cancellata dall’avvento dei moderati (sorretti dai cleri-cali) con, prima, il marchese Giuseppe Tanari (sindaco dal1905) poi l’avvocato Ettore Nadalini (a Palazzo d’Accursiodal 1911).Al conservatorismo della città corrisponde il socialismosindacale di diversi centri della provincia: Budrio, San Gio-vanni in Persiceto, Castelmaggiore, Imola…Molinella si

lega al nome e all’azione di Giuseppe Massarenti. Gli scio-peri coinvolgono non più solo i contadini ma anche i lavo-ratori delle fabbriche e delle industrie.La Curia bolognese è guidata, fino al 1907, da DomenicoSvampa - il cardinale del primo incontro con un Savoia - poida Giacomo Della Chiesa, Benedetto XV nel 1914.Giovanni Pascoli ha preso il posto di Carducci alla cattedradi Letteratura italiana dell’ Università.Il Resto del Carlino, già democratico-popolare, passa, dal1909, allo schieramento conservatore-agrario che asse-conda i nazionalisti, riuniti in associazione bolognese dal1911, anno centrale per le vicende che narriamo.Il clima è quello delle celebrazioni, anche locali, per il Cin-quantenario dell’Unità d’Italia. Il 9 gennaio sono assegna-ti i Premi Vittorio Emanuele II che precedono la comuni-cazione ufficiale delle commemorazioni che, in marzo, ve-dono i primi cortei e, in aprile, l’apertura del settimocongresso internazionale di filosofia. Commercianti e ar-tigiani si preparano alle grandi esposizioni di Torino e diRoma.L’immagine solenne dell’evento è rappresentata dall’inau-gurazione, nella Capitale, del Vittoriano. Il Paese si mostracon fasto, ma la grandezza è più apparente che sostanzia-le, soprattutto in campo militare dove ancora fanno male iricordi delle sconfitte a Custoza, a Lissa, a Dogali, a Adua.L’Italia più fiera brama una rivalsa sul campo e tale desi-derio germoglia in un terreno reso fertile da un particola-re humus ideologico, politico, culturale.Il concetto di Oriani sull’ineluttabile “grandezza dell’Italia”è stato raccolto dai nazionalisti che lo diffondono attraver-

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La fucilata che uccise un’epocadi CLAUDIO SANTINI

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C O M E E R A V A M O

Dalla spedizione in Libia alla Grande Guerra.

La ribellione del soldato Masettinella caserma Cialdini.

Il no all’ impresa militaresostenuta dal canto di Gea della Garisenda.

Il falso scoop del Carlinoe la Settimana rossa.

La metamorfosi politica di Mussolini

Escursione inTripolitania, 1914 - foto Aragozzini,archivio storico TCI, Milano tratta da “Architetturaitaliana d’oltremare1870-1940” edizioni Marsilio

so le riviste di Enrico Corradini. L’azione “levatrice dellastoria” porta Georges Sorel anche fra gli operai che vo-gliono cambiare le cose. Il nascente futurismo ha la vocedi Marinetti che definisce la guerra “ igiene del mondo”.C’è dunque aria di scontro armato, ma contro chi e per co-sa? Una parte d’Italia pensa alla liberazione dall’Austria diTrento e Trieste. Un’altra ad un’espansione coloniale africana in grado puredi assorbire il flusso migratorio che ha assunto proporzio-ni da esodo per la mancanza di lavoro in Patria. In que-st’ottica, la “guerra coloniale capitalista” diverrebbe “guer-ra proletaria” e la prospettiva illude pure Giovanni Pascoliche si fa vate bolognese della conquista della “quarta spon-da”, rappresentata dalla Tripolitania e dalla Cirenaica,chiamate Libia con nome latino.Pagine illustrate di periodici, libri popolari, cartoline, crea-no il mito di una nuova “terra promessa” dove i gelsi sonocome faggi, gli ulivi come querce e le viti danno grappolida due-tre chili. La campagna propagandistica vede impe-gnate anche le canzonettiste - le chantose - che allora go-dono gran fama popolare. Fra costoro, Alessandra Drudi,nata a Cotignola, allieva del Liceo musicale di Bologna. Labella romagnola, passando dalla lirica all’operetta, ha as-sunto il nome d’arte “Gea della Garisenda” che la lega al-la terra (geo) delle Due Torri. A Torino, nel settembre 1911, progetta un canto nazionalee si rivolge per il testo a Gianni Corvetto, giornalista dellaStampa, conosciuto in Emilia per i suoi servizi “girati” alCarlino. Nasce così l’inno a Tripoli, bel suol d’amore, mes-so in musica da Colombino Arona e presentato l’8 settem-

bre con tripudio pa-triottico e sensualeperché Gea canta av-volta nel Tricolore,lasciando in dubbio -scrivono i cronisti -

“se indossi sotto qualc’altro velo o capo di vestiario”. Non tutti però anelano al “rombo del cannon”, conside-rando l’alto numero di renitenti (40mila), disertori (7mi-la), semidisertori (4mila): anarchici, sindacalisti rivoluzio-nari, giovani socialisti e repubblicani, antimilitaristi con-vinti che fanno riferimento ai giornali La Pace e Rompetele file! Fra costoro, il forlivese Benito Mussolini, condan-nato a un anno per aver tentato di eludere la “cartolina”con l’espatrio in Svizzera (pena cancellata dall’amnistia).Il no all’esercito è sostenuto anche da Maria Ryger che,scontata una condanna per uno scritto a Milano, si trasfe-risce a Bologna dove c’è dibattito acceso sull’interventomilitare in Libia. Il gruppo locale dei nazionalisti ha orga-nizzato un comizio interventista e alcuni socialisti l’ hannoostacolato. Il 25 settembre 1911 il gruppo parlamentaredel Psi si riunisce, in città, con i sindacalisti della Confe-derazione e dà una prudente adesione allo sciopero gene-rale antiguerra del 27. Il 26, il Resto del Carlino pubblica in prima pagina la noti-zia che le navi italiane “hanno operato il primo sbarco aTripoli, issando la bandiera italiana sul porto e su le for-tezze”. L’informazione è falsa, costa al quotidiano unasmentita e un’accusa penale, ma contribuisce a toglieremotivazione (“Tanto è già fatto…”) alla protesta popolaresul conflitto contro la Turchia. Solo a Forlì la folla si agita,aizzata da Mussolini e Pietro Nenni poi arrestati. A Bolo-gna il Consolato turco, in piazza Aldrovandi, toglie dallafacciata lo stemma imperiale all’effettivo inizio delle osti-lità, il 29. Pascoli dichiara: “Se avessi vent’anni in meno,partirei anch’io…”.A partire davvero - nelle settimane successive - sono inve-ce i “volontari”, estratti a sorte e convogliati alla CasermaCialdini dove, la mattina del 30 ottobre, accade un episo-dio clamoroso. Sono le 6 ed è in formazione il drappello di rinforzo al 18°Fanteria. Il comandante esalta il dovere, sprona al com-battimento, promette la gloria. All’improvviso, un colpo diun fucile - che ferisce a una spalla il tenente colonnelloStroppa - e un grido: “Viva l’anarchia, abbasso l’eserci-to!…Fratelli, ribellatevi!”. L’attentatore, subito bloccato, èAugusto Masetti, 23 anni, operaio di Sala Bolognese, giàcongedato nel 1910, ora volontario per forza. Segnalato daiCarabinieri come “socialista non pericoloso”, ha mostrato,in quest’occasione, un’aggressività eccezionale: forse peraccresciuto sprone ideologico, forse per impulsiva ribel-

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C O M E E R A V A M O

Sopra, “La fanciulladi Cirene” di Mario

Ridola, tratto da“Architettura

italiana d’oltremare1870-1940”;

a destra, Gea dellaGarisenda,

l’interprete osannatadi “Tripoli bel suol

d’amore”

lione alla pericolosa sorte imposta a lui e alla sua famiglia.Ha commesso un reato da pena di morte e questo turbaanche la gerarchia dell’Esercito che teme il possibile ef-fetto pubblico antimilitarista del processo. Meglio una pe-rizia psichiatrica che lo dichiari “matto”. Così Augusto Ma-setti è internato in manicomio. Caso chiuso? No, perché ilsuo isolamento in una struttura repressiva militare, anzi-ché in un luogo pubblico di cura, stimola un movimento diprotesta che, a Bologna, dà vita a un comitato fra coloroche glorificano “l’apostolo anarchico” che non si lasciacondurre passivamente al macello e usa, per la sua causa,l’arma che l’Esercito gli ha voluto mettere in mano. “Col-pire il militarismo è colpire il capitalismo” scrive Mussoli-ni sull’Avanti! La campagna non ha cedimenti per quasi due anni: il tem-po degli accertamenti peritali a Reggio Emilia, MontelupoFiorentino, Imola, Brusegana di Padova. In Italia c’è lottasociale per la crisi economica e la questione del “soldatodi Bologna” diventa simbolo delle ingiustizie della bor-ghesia, attuate col sostegno dell’esercito che reprime leproteste di piazza ed emargina i dissidenti politici chiama-ti alle armi. Il tipografo milanese Antonio Moroni, appena indossata ladivisa, è stato inviato alla Compagnia di disciplina perché“sindacalista rivoluzionario”.Il 7 giugno 1914, domenica, festa dello Statuto, è indetto adAncona un raduno a sostegno delle vittime del militari-smo, Masetti e Moroni. Alle ore 17, nella sede repubblica-na Villa Rossa (per il colore dei muri), parlano, fra gli altri,Pietro Nenni, del partito di Mazzini, ed Errico Malatesta,anarchico. Alle 18,35, conclusi gli interventi, circa due-cento persone si dirigono verso piazza Roma. I militari e i carabinieri, mal collocati, concentrano i mani-festanti invece che disperderli e rendono inevitabile loscontro. Volano sassi e mattoni, partono colpi d’arma dafuoco. Alla fine, due repubblicani e un anarchico perdonola vita. Lo sciopero generale di protesta genera forti ten-sioni nelle Marche e in Umbria e in Romagna diventa tu-multo con connotati di insurrezione (alcuni paesi procla-mano la repubblica). A Ravenna è ucciso un commissario di polizia.Bologna si agita; Imola vede l’assalto alla stazione ferro-

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C O M E E R A V A M O

viaria; Savigno e Budrio registrano atti di violenza. È la Set-timana rossa che non diventa rivoluzione perché improv-visata, velleitaria, senza vero indirizzo. Potrebbe essere ilpreludio a futuri sommovimenti interni ma il 28 giugno, aSarajevo, uno studente bosniaco uccide l’arciduca Ferdi-nando, erede al trono d’Austria e l’attentato innesca la mic-cia che farà esplodere la prima guerra mondiale. La storiamuta corso, un’epoca finisce: poco resta, molto cambierà.Mussolini passa dall’antimilitarismo alla “neutralità attivae operante” poi alla necessità della guerra. Lascia l’Avan-ti! e trasmigra al Popolo d’Italia, il giornale fondato per luida industriali italiani e francesi amici dei “produttori dicannoni”. Finirà come tutti sappiamo.Pietro Nenni lascia i repubblicani, passa ai socialisti, primasta con Mussolini, poi diventerà punto di riferimento del-l’antifascismo.“Tripoli bel suol d’amore” sarà parodiata in “Tripoli suoldel dolore” dagli emigrati italiani che vi troveranno “solosabbia”. Il petrolio e il gas saranno scoperti dopo e sfrut-tati da altri.Gea della Garisenda sposerà Teresio Borsalino, quello deicappelli, e si trasferirà a Villa Verrucchio di Rimini, nellaTenuta Amalia, oggi ricordata per l’azienda di vini. Augusto Masetti esce dal manicomio e si trova di fronte aifascisti e ai ben-pensanti che continuano a non perdonar-gli la professione dell’antimilitarismo. Morirà a Imola, nelmarzo 1966, investito, in bicicletta, da un vigile urbano inmotorino. �

Dall’alto, le scritteantimilitariste sulmuro di una caserma:“Viva Masetti”, ilsoldato che ha sparatoal comandante,“Abbasso l’esercito”.“Fruttivendolo libico”di Mario Ridola, trattoda “Architetturaitaliana d’oltremare1870-1940”. Le pagine del Carlinodel 26 settembre 1911sull’avvenuto sbarco aTripoli (a sinistra); lafalsa notizia costa algiornale una rettifica(a destra) e unadenuncia

veri innamorati, ci dice Baudelaire ripor-tando l’opinione di un letterato suo cono-scente, sono capaci di amare ciò che di-

sprezzano. Forse è anche per questo che nes-sun animale come il cane ha suscitato neisecoli un sentimento così ambivalente nell’uo-mo: per quella sua condizione di domesticitàservile, dove l’istinto inestinguibile è stato ri-schiosamente accolto e deformato. Si ama ilcane, probabilmente, per quanto di umano (edi innocentemente umano) sembra avere; lo sidisprezza per la sua natura inumana (e tantopiù in quanto quella natura inumana accostal’umanità). È un sentimento simile a quelloche proviamo di fronte a ogni diminuzione del-l’umano nell’uomo. Tenerezza caritatevole eripugnanza ferita, questo noi solitamente pro-viamo, in alternativa. Anche verso di noi. Erammento il concetto spregevole che del canehanno avuto unanimemente i popoli del me-dio-oriente antico, e che in parte ancora hanno(impaurire un arabo con un cane e abbando-narlo alla licenza di una donna è fra le cosepeggiori che gli si possano fare). Presso gli an-tichi greci, benché il cane fosse l’animale piùbenvoluto, e proprio per questo anzi, l’insultopiù comune era quello di dire “cane!” a qual-cuno (come una volta in italiano si diceva “ca-naglia!”). E, trovandosi nella loro lingua ununico termine per dire “cane” e “cagna” (comecontrapposizione concettuale al fiero lupo, cheaveva un nome maschile e uno femminile), sirapportava questo animale addomesticato eleccante piuttosto alla natura femminile. Tustesso, se volessi scorrere per curiosità unbuon repertorio di locuzioni italiane in cuicompare il nome ‘cane’, rimarresti stupito dalnumero davvero incredibile di formulazioni disegno negativo, che rimandano, che so, alla vi-ta grama, all’avidità, alla fame, all’accanimento,e cose simili. A fronte dell’unico concetto po-sitivo di fedeltà e devozione, che rafforza ne-gativamente tutto il resto… In molte lingue,ancora oggi, è lo stesso. Tra gli esempi più lie-vi, pensa a Charlot e alla sua vita da cani. Mail nome di questo animale compare anche inuna delle più schifose e frequenti bestemmiedel nome di Dio, in alternativa a quello di unaltro animale, anch’esso disprezzato a parole,eppure molto mangiato. Ho creduto opportuno scrivere queste parole

introduttive, per un motivo che apparirà chia-ro. Invece di una lancia, vorrei spezzare un os-so in favore del cane, facendo vincere, in que-sto caso, un sentimento compassionevole e de-licatamente francescano. Il cane di unapersona a cui voglio bene è malato di tumore.Anche il cane si ammala mortalmente. I fran-cesi, oltre a dire “un male cane”, come faccia-mo noi, sono forse gli unici a dire di qualcunoche è “malato come un cane” (che ricordaperò il nostro “soffrire come un cane”). E un’a-mica mi ha raccontato che il cane di una suaparente si era buttato dalla finestra nell’ansiadi andare incontro alla sua padrona, morendo-ne. E perciò voglio aprire la barriera di questo“posto delle fragole” al cane Tago, e gli per-metterò eccezionalmente di venirci a fare lapipì, ma solo questa volta, visto che i cani nonmangiano le fragole, anche se hanno in testafragole di memoria, perché si ricordano bene.Se passi da via Oberdan, dov’è il numero civi-co ventiquattro, accanto al portone che metteanche all’assessorato alla Cultura del Comunedi Bologna (e, come leggo, ultima arrivata, al-l’Association for signifiant cemeteries in Euro-pe!), una targa ovale rammenta un fatto, cheracconterò distesamente. Un tempo, quella ca-

sa sorta nel Quat-trocento era Ca-sa Bovi (o De’Buoi), e vi abita-va con i suoi fa-miliari il mar-chese Tomma-

so. Il quale, sidice, fece fermare

la sua carrozza incampagna, come un

buon samaritano zoofilo,per raccogliere e prendere pia-

mente con sé un cagnolino abbandonato, a cuiimpose il nome Tago (che in greco significacomandante, o maggiordomo; ma non credosia questa la ragione di quel nome imposto;che è poi anche il nome italiano del maggiorfiume iberico). Il cagnolino dimostrò un’affe-zione grande al suo salvatore e padrone. Nonsi era mai visto un cane amare tanto un Bovi.Ora, il marchese rimase assente per un lungoperiodo di tempo; e durante la sua assenza, Ta-go stava spesso alla finestra ad aspettarlo.Quando il marchese fu tornato, senza avverti-re nessuno, Tago fu l’unico a riconoscerne ipassi, e corse alla finestra. Vedendo il suo pa-drone giù nel cortile, non si seppe contenere,e si precipitò letteralmente da lui, cadendo aisuoi piedi. Morì quasi sùbito. La finestra stavaal secondo piano. Commosso, il marchesepregò il suo amico scultore Luigi Acquisti diformare un ritratto in terracotta di Tago, pertramandarne la memoria. Correva l’anno1777. Tommaso Bovi non volle che quel mo-numento di fedeltà canina fosse posto sul suoproprio sepolcro, come si faceva in antico, ecredo fino all’Ottocento. Quella scultura si tro-va alla finestra, dietro una sbarra di ferro, nelpunto dal quale Tago si era slanciato per amo-re, senza avere le ali. La si può vedere ancoraoggi guardando dal cortile fatale a cui si acce-de attraverso il portone allato, sulla sinistra;dove adesso ponteggio, passaggio obbligato epolvere ci dicono che sono in corso dei lavori.Ma la statua di Tago è al suo posto. �

(Una piccola nota per chi fosse interessato: sultema del cane in relazione alla donna nell’anti-ca Grecia è stato pubblicato un bel libro di Cri-stiana Franco: Senza ritegno)

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T’amo o pio Bovi...di NICOLA MUSCHITIELLO

II

I L P O S T O D E L L E F R A G O L E

L’intervento della magistraturae la condanna per doping del

Bologna Calcio (vedi Portici n.2-2004), la vittoria dell’Inter, la

successiva riabilitazione e iltrionfo del Bologna nella

straordinaria partita dispareggio giocata all’Olimpico

il 7 giugno 1964, vieneminuziosamente raccontata da

Renzi in “Bologna carogna.Cronache della lotta contro la Lega

Lombarda” appena riedito da “Pendragon”,con l’introduzione di Antonio Roversi.

Riportiamo di seguito un capitolodel volume

l diritto a una vera speranza per tutti dovrebbe, delresto, essere messo a fondamento di quella che, en-trando nel filosofico, si chiama la morale sportiva.

Ma la morale sportiva l’ha codificata il povero marcheseDe Coubertin, il quale ha trovato il modo di proclamare lapiù grande bugia della storia, quando ha detto che non sigareggia per vincere, ma si gareggia per gareggiare, evo-cando passeggiate nei boschi non cronometrate e senzaordine di arrivo. In realtà, io non ho mai visto uno che sidimostrasse felice di essere arrivato ultimo. Lo stessoatleta che gareggia da solo per battere un primato, lo faperché vuole superare i detentori dei precedenti primati.Tra l’altro, la concezione del marchese toglie al fatto spor-tivo uno degli elementi drammatici fondamentali per unospettacolo che è competizione: cioè la lotta per vincere eper non essere sconfitti. La verità, invece, è che si gareg-gia solo per vincere e, di questi tempi, si gareggia solo perfar denaro. Quindi la morale sportiva ha bisogno, mi pare,di una qualche revisione, a contatto com’è oggi con feno-meni che pure hanno le loro leggi. De Coubertin volle fis-sare i principi per un’attività umana basata sul disinteres-se economico. Ma come conciliare tali principi, per esem-pio nel gioco del calcio, con le leggi del profitto, cioèdell’interesse economico? Il capovolgimento è totale. Losport, e in special modo il calcio è, infatti, un’industria del-lo spettacolo. Per farla corta, varrebbe la pena, forse, dinon parlare mai più di morale sportiva come di una bran-

ca speciale e privilegiata dell’etica generale, ma di regoledi comportamento particolari e necessarie al settore per ilcorretto funzionamento del gioco. Io, d’altronde, ho co-minciato a stimare il petroliere Angelo Moratti da quandoho letto queste sue franche dichiarazioni: «Io amministrol’Inter come si trattasse di un’azienda. I conti devono tor-nare come nel bilancio delle mie raffinerie. Un allenatoreè come un direttore generale e sarebbe assurdo pagarlocome una dattilografa. Non capisco le polemiche che so-no state imbastite quando comprammo Herrera. Doveva-mo pagarlo in proporzione al bilancio dell’Inter. Miliardi,capisce?». �

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La morale sportiva di RENZO RENZI

II

L A C I T T À S E N T I M E N T A L E

Sopra, l’esultanza deitifosi davanti al barOtello. A fianco,Fulvio Bernardini,allenatore delBologna dal 1961

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zzano Emilia, là dove la provincia diBologna si allunga verso la Roma-gna. Centro dalle poliedriche atti-

vità economiche, adagiato su quella lungastriscia d’asfalto che prende il nome dal suofondatore, il console romano Emilio Lepido.Un tran tran sonnacchioso, tipico di questospicchio di pianura padana. Tra i pochi sus-sulti ci sono quelli che provengono dal ter-reno sportivo, che da queste parti si sovrap-pone alle abitudini locali, è una trama sem-pre presente, capace di accendere passionigenuine. Oltre al basket, disciplina dalle ra-dici antiche, Ozzano concede la sua ribaltaanche alla pallavolo che, nel caso specifico,si declina al femminile. E’ ormai una lunga navigazione quella della“Società sportiva pallavolo Ozzano”, una na-vigazione partita nel 1980 e arrivata con suc-cesso fino ai giorni nostri. Nove campionatidietro fila tra B1 e B2, con le ultime quattrostagioni trascorse stabilmente sul gradinopiù alto. Niente male per un sodalizio che hadeciso di puntare tutto sul vivaio, sull’entu-siasmo e sulla forza fisica di atlete giovani egiovanissime, evitando le follie economicheche troppo spesso caratterizzano lo sport dioggi. «Sì, per scelta la nostra politica è quel-la di garantire il massimo sviluppo al settoregiovanile, valorizzare le ragazze più interes-

santi per poi lanciarle in prima squadra. So-lo così possiamo far fronte alle spese gene-rali». A dettare la linea è Giorgio Gambi, pre-sidente della società fin dalla sua nascita. Altra particolarità è quella della provenienzageografica delle atlete che compongono l’or-ganico della Pallavolo Ozzano: tutte rigoro-samente della provincia di Bologna. L’autar-chia al potere; ma anche in questo caso la ra-gione è semplice. «Sarebbe una spesatroppo alta - puntualizza il presidente Gambi- mantenere ragazze che vengono da lonta-no. Puntando invece su atlete locali possia-mo permetterci di avere bilanci in attivo. Ri-manendo in ambito economico, è doverosoricordare il nostro sponsor, la Fatro, aziendaleader a livello europeo nel settore dei me-dicinali per animali. Siamo insieme già daanni e la convivenza continua con grandesoddisfazione da parte di entrambi». Anche sul terreno sportivo i sorrisi nonmancano. La serie B1 della società ozzaneseè, in termini concreti, il livello più alto in pro-vincia di Bologna per quanto attiene la pal-lavolo femminile, conseguenza dell’inopina-to fallimento di Imola. Insomma, una re-sponsabilità in più. «Mi dispiace per Imola -prosegue Gambi - una delle società storichedi tutto il movimento su scala nazionale. Sia-mo, comunque, orgogliosi di essere diven-

tati la punta di diamante del volley femmini-le in provincia di Bologna. Il nostro obiettivoanche per la prossima stagione sarà quellodi mantenere la categoria. Ci riusciamo daquattro anni, ed è questo il nostro piccoloscudetto. Devo ammettere, però, che ognianno diventa più difficile. Il livello tecnicodella B1 italiana, soprattutto nell’ultima sta-gione, si è alzato sensibilmente. C’è stato unlivellamento verso l’alto, che indubbiamentenon aiuta quelle squadre che mirano alla sal-vezza. Per noi sarà un’altra scommessa, davincere puntando ancora sull’entusiasmo esulla compattezza del gruppo».Il segreto di questa società, come detto, è daricercare nel vivaio, vera e propria fucina diatlete in erba che puntano in alto. E’ un se-greto dal cuore antico, le cui pulsazioni si so-no mantenute regolari per un quarto di se-colo. «La vera origine della nostra società -ricorda il numero uno - è il mini-volley chenacque alla fine degli anni Settanta. Il suosuccesso si è perpetuato nel tempo, tant’èche ogni anno sono almeno duecento le gio-vanissime atlete che frequentano i nostricorsi. In quest’ottica è già da alcuni anni cheabbiamo dato vita ad una campagna di pro-mozione della pallavolo rivolta alle scuole diOzzano, Castel San Pietro e Osteria Grande.Inoltre, quest’anno, per la prima volta, ab-biamo organizzato a Castel del Rio un cam-po estivo per ragazze dai dieci ai quindici an-ni che, a giudicare dalle iscrizioni, avrà unanotevole affluenza. E’ questo il polmoneprincipale della prima squadra, grazie alquale riusciamo ad avere bilanci sani e ad ot-tenere risposte positive anche dal campo». Ma la Pallavolo Ozzano non è soltantoschiacciate vincenti e muri impenetrabili.C’è anche qualcosa di più, che fa onore aquesta società e che dimostra come lo sport,a volte, non sia del tutto impermeabile almondo esterno. «La nostra prima squadra -conclude Gambi - è legata come testimonialall’Ant, l’associazione contro i tumori. Nelrecente passato abbiamo fatto numerose ini-ziative, per raccogliere fondi e per sensibi-lizzare i nostri tifosi di fronte a una causagiusta e nobile. Sentiamo il dovere di com-portarci così anche in futuro e lo faremo».�

La pallavolo è donnadi ANTONIO FARNÈ

A Ozzano giovani atlete, tanta passione e spese contenute sono la ricetta per una squadra di successo

OO

sportina sportiva

ono trascorsi ottant’anni dalla prima messa in onda,in Italia, di un programma radiofonico e cinquanta daquella di una trasmissione televisiva, e oggi la voce

emozionata di Maria Luisa Boncompagni - la prima an-nunciatrice dell’allora Uri - o il volto scolpito del poeta Giu-seppe Ungaretti - che appare sullo schermo di fronte a po-che migliaia di spettatori - paiono appartenere alla preisto-ria. Merito della rapidissima crescita tecnologica,ovviamente, ma anche di trasformazioni sociali e culturalicosì radicali da sembrare il frutto di un’evoluzione durataun paio di secoli e non pochi decenni. In particolare, è ne-gli ultimi trent’anni che il sistema delle comunicazioni, nelbene e nel male, è diventato uno strumento d’interpreta-zione e di espressione dei nuovi bisogni, pur tra mille con-traddizioni. In tal senso, la nascita e lo sviluppo di radio etelevisioni private, il recente proliferare delle “Street TV” el’introduzione del digitale terrestre hanno rappresentato -e continuano a farlo - i principali motori (e indicatori) diquesto cambiamento. Come in molti altri settori, anche inquesto Bologna ha svolto un ruolo d’avanguardia in cam-po nazionale, sebbene non sia riuscita, in molti casi, a man-tenerlo. Nel 1976, ad esempio, mentre a Roma e Milanomuovevano i primi passi Canale 96 e Radio Città Futura (laprima sparita da tempo, la seconda assorbita dall’agenziagiornalistica “Area”), a Bologna operavano già tre emit-tenti radiofoniche d’informazione: la mitica e movimentista‘Radio Alice’ (spenta l’annosuccessivo per volontà dellamagistratura e della polizia),‘BBC’ e ‘Radio Città 103’, l’uni-ca rimasta in vita. Ed è propriodalla storica stazione di viaMasi che vogliamo iniziarequesto breve viaggio nell’emit-tenza non commerciale dellanostra città, non tanto per re-cuperarne la memoria, ma percapire quali problematiche necondizionino l’attività attuale.«La nostra è una radio comunitaria - ci dice Alfredo Pa-squali, direttore di ‘Radio Città 103’ – il che si traduce daun lato in limiti alla raccolta pubblicitaria, e dall’altro lato infacilitazioni relative al capitale sociale e in benefici di leg-ge legati al nostro lavoro sul piano dell’informazione. Que-sta condizione ci permette anche di non avere l’obbligo diassumere i collaboratori, con il vantaggio di poter dare spa-zio a molti giovani volontari interessati a trasmettere».In effetti oggi, negli studi della radio, circolano stabilmen-te circa cento persone, in grado di produrre una notevolequantità di programmi di tipo culturale e giornalistico. Eproprio questa vocazione informativa è stata una delle ra-

gioni che, tre anni fa, ha spinto ‘Radio Città103’ ad entrare nel network di ‘Radio Gap’, lecui singole emittenti, fra l’altro, hanno deci-so di costituirsi parte civile nel processo aicomponenti delle forze dell’ordine rinviati agiudizio per le violenze compiute a Genova,durante il G8, all’interno delle scuole Diaz ePascoli. In quei tragici giorni del luglio 2001,‘Radio Gap’ ebbe una funzione decisiva, ga-rantendo - anche se non da sola - un’infor-mazione alternativa a quella fornita dai gran-di mezzi targati ‘Rai’ e ‘Mediaset’. Ma oggi

qual è lo stato del network?«Beh, di sicuro ha bisogno di un progetto di rilancio - com-menta Pasquali - anche perché alcune emittenti coinvolteo sono uscite o hanno cambiato proprietà. Per quanto ci ri-guarda abbiamo provato a costruire un rapporto organicocon la bolognese ‘Radio K Centrale’ (altra emittente colle-gata a ‘Radio Gap’, ndr), ma purtroppo, a nostro avviso,non c’erano le condizioni necessarie e l’idea di una futurafusione è rimasta tale. Positivo, invece, si sta rivelando ilrapporto con il collettivo che trasmetteva a ‘Radio Fujiko’:dopo il contrastato passaggio dell’emittente a ‘Città del Ca-po - Radio Metropolitana’, molti di quei giovani conduttori

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Da pubblico a privatodi STEFANO TASSINARI

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C O M U N I C A Z I O N E

La nascita e lo sviluppo delle radio e televisioni private, l’avvento del digitale terrestresono i principali motori del cambiamento del sistema della comunicazione in questi ultimi tre decenni. Le più significative esperienze bolognesi

Sopra, lo studio diRadio Città delCapo. A fianco,Luciana Parlanti, la conduttrice delprimo telegiornale di una Tv privatatrasmesso dadall’emittenteVideobologna

C O M U N I C A Z I O N E

hanno trovato un’ospitalità fissa nei nostri studi. Nei pros-simi mesi, se tutto andrà bene, entreremo a far parte delprogetto “Emilia Center”, il quale, sempre che venga fir-mata la convenzione, dovrebbe nascere in una struttura co-munale posta in via Paolo Fabbri 110. Il nostro obiettivo,comunque, resta quello di essere una radio di parte e mi-litante, ma non di propaganda. Finora, pur con limitati mez-zi finanziari, credo che questa funzione sia stata svolta.» Nel 1987, com’è noto, un gruppo di dissidenti di ‘RadioCittà 103’ diede vita a ‘Radio Città del Capo’, che oggi staattraversando una fase di forte espansione, anche di tiposocietario.«Sì, è vero, la nostra emittente sta crescendo - ci dice Pao-lo Soglia, presidente della coop Not Available editrice del-la radio - anche in virtù del recente accordo siglato con l’Ar-ci, che ha comportato il passaggio di ‘Radio Fujiko’ - di pro-prietà della stessa Arci - alla nuova emittente ‘Città delCapo - Radio Metropolitana’, con la conseguente assunzio-ne, da parte dell’Arci, del ruolo di vicepresidente della coo-perativa che gestisce la radio, formata da centoventi soci.»La radio di via Berretta Rossa, sostenuta finanziariamenteda quasi un migliaio di abbonati, produce ogni giorno quat-tro ore di programmi culturali e d’informazione, ai qualivanno aggiunti quelli musicali. In alcune fasce orarie pre-stabilite, l’emittente trasmette notiziari nazionali prodottida ‘Popolare Network’, al cui circuito aderisce da molti an-ni. A partire dal prossimo autunno, il network diventeràanche un’agenzia di stampa, in modo tale da articolaremaggiormente l’offerta d’informazione destinata sia alleradio già collegate, che ad altre interessate.«Si tratta di un’iniziativa importante - aggiunge Paolo So-glia - frutto di un rapporto consolidato tra le emittenti delnetwork, in particolare tra la nostra e quelle di Milano, To-rino, Venezia e Firenze. Per quanto riguarda la situazionelocale, il nostro piano di sviluppo è nato da una constata-zione: a Bologna si è sempre sperimentato molto, finendo,però, con il consolidare poco, se non con il dilapidare cer-te esperienze. Bologna, insomma, vive un po’ di vampate,come quella che ha generato le Telestreet, ottimo veicolopolitico in termini di diritto all’accesso, ma non risolutivorispetto a una prospettiva più generale. In quell’ambito, adesempio, bisognerebbe agire sul digitale e sulla TV comu-nitaria, proprio per non disperdere un patrimonio di speri-mentazione. Le radio quella fase l’hanno già attraversatavent’anni fa, e oggi, se non vogliono rischiare la semplicesopravvivenza o addirittura l’estinzione, devono creare eutilizzare volumi molto più ampi, tarati, per l’appunto, sul-l’idea di città metropolitana. A questa considerazione biso-gna aggiungerne una politico-editoriale, da rivolgere a tut-ti, sinistra compresa: le radio non sono dei megafoni e lapolverizzazione prodotta negli anni passati va affrontata.

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C O M U N I C A Z I O N E

La dimensione di nicchia è ormai insufficiente e ogni espe-rienza deve coniugare le proprie scelte editoriali con unagestione economica solida, altrimenti il rischio del falli-mento è dietro l’angolo. L’operazione che abbiamo con-dotto con l’Arci va in questa direzione: è stato un passag-gio difficile, causato dalla sottovalutazione dei problemi digestione di un’emittente. Abbiamo quindi consolidato unpolo informativo attorno al progetto di Radio Metropolita-na per affrontare quanto prima le sfide della radio regio-nale e del digitale.»Sarà interessante vedere, nei prossimi mesi, lo sviluppo diquesta fusione, che già consente a ‘Città del Capo’ di di-sporre di nuove frequenze, ma è indubbio che si tratta diuna prospettiva di ampio respiro, al di là delle dure pole-miche esplose tra l’Arci e i giovani di ‘Radio Fujiko’, sullequali non ci sembra il caso d’intervenire in questa sede.Volutamente abbiamo lasciato per ultimo il discorso sulleemittenti televisive, proprio perché, al di la del fenomenodelle Telestreet, non ci sembra che il panorama bologneseattuale offra molti spunti. Per quanto riguarda, infatti, leTV a forte vocazione informativa, più che la riflessione suciò che si produce, oggi prevarrebbe il rimpianto per le oc-casioni sprecate in passato. Senza voler togliere nulla a chi,attualmente, è impegnato in un lavoro giornalistico all’in-terno di ciò che rimane delle vecchie strutture televisiveprivate, ci sembra che siano lontani i tempi in cui, nell’ete-re bolognese, giravano i volti e le idee di professionisti qua-li Emanuele Rocco, Ennio Simeone e Tito Cortese (soloper fare qualche nome), o l’entusiasmo di giovani (allora)cronisti con in testa l’obiettivo della “democrazia informa-tiva”. Chi scrive ha vissuto direttamente, per un decennio,le passioni e le delusioni di quel periodo storico, e quindinon si sente di esprimere giudizi compiuti, ma è comunqueconvinto che, oggettivamente, la situazione specifica si siaimpoverita, specie a partire dallo smantellamento e dalla

vendita di ‘Rete 7’. Su questo punto sarebbe interessanteaprire una discussione, magari sulle pagine di “Portici”, apartire da quel concetto di “dispersione” delle risorse,umane e professionali, avanzato da Paolo Soglia a proposi-to delle radio ed estendibile alle televisioni. Nel farlo, il di-battito si potrebbe allargare alla novità delle Telestreet edelle TV di condominio (al quartiere Pilastro ne funzionauna da tempo), con l’intento di capire se davvero rappre-sentino un’alternativa credibile ad un sistema che apparesempre più monopolistico, sul piano gestionale, e logorosu quello delle idee. Istintivamente, non si può che espri-mere simpatia nei riguardi, ad esempio, di un’esperienzacome quella di ‘Orfeo TV’, che ha aperto la strada a centi-naia di emittenti simili in Italia, oggi fortemente minaccia-te da provvedimenti giudiziari e, a nostro avviso, dall’ap-plicazione della Legge Gasparri. Ma è anche vero che que-ste “macchine immaginative non omologate” (come ledefiniscono Franco Berardi, Marco Jacquemet e Giancar-lo Vitali nel loro libro “Telestreet”, edito da Baldini, Ca-staldi, Dalai) forse non sono in grado, da sole, di riempireun vuoto informativo ormai enorme. A meno che non si rie-sca a fare quello che propongono gli autori del libro, e cioè“connettere il circuito delle produzioni audiovisive con unreticolo territorializzato (quartiere per quartiere) di mi-crotrasmettitori a corto raggio”, che però va costruito.Sarà sufficiente? Lo vedremo presto. (3 - fine)

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In alto, lo studio diPunto Radio. Al centro la cabinadi regia della sedeRai regionale.Sotto, la redazionedi una radio locale oggi

e prime opere, realizzate negli anni Cin-quanta, sono caratterizzate dalla ricercadel movimento nello spazio, come in In-

contro-scontro del 1958 o Riposo del guerrierodel 1957, nelle quali si riconosce a tratti il la-voro pensato insieme a Minguzzi e Gherman-di. Poi, dagli anni Sessanta nel lavoro di Ri-mondi si affaccia e prende via via il soprav-vento una propensione all’esuberanza,rintracciabile nell’esigenza di contaminazionie aggregazioni. La composizione di oggetti eelementi scultorei è ancora la cifra delle sueopere degli anni Ottanta. “L’organismo strut-turale si configura per espansione e aggrega-zione, quindi per assemblaggio contaminato-rio, quasi secondo un naturale processo di ac-crescimento” scrive Enrico Crispolti nelsaggio del catalogo che accompagna la mo-stra. Le opere esposte a casa Frabboni delineano illungo e preminente lavoro plastico di Rimon-di. Il suo segno è poesia che emana dal ferro edal bronzo delle sculture, dalle pennellate deiquadri e lascia impressioni profonde negli oc-chi e nella mente di chi osserva. Una di questesculture, dal titolo Nonostante tutto forse gua-riremo del 1973, guarda lontano con occhi dibambola, mentre di fianco una fila di volti emaschere dell’antichità classica paiono essereincapaci di tenere un dialogo. Sembra interro-garci, questo viso, arrovellato da domande sulsenso dell’arte, le stesse che forse si pone l’ar-tista.Il percorso espositivo arriva fino agli attualis-simi lavori di questi ultimi anni, come Transi-storizzato del 1970/71 o Chimera del 1985.Sempre Crispolti nel suo bel testo monografi-co scrive: “L’orizzonte di Rimondi è invece al-

lora sereno, sano e concreto, semplice si di-rebbe per la sua immediata e pronta aderenzaalla misura più naturale dell’uomo e del suopotenziale di autentica vitalità. La tensione drammatica delle sue immagini èin funzione della solida densità di questa pres-sione reale, fisica, corporea, di questo inarre-stabile prorompere di energia generativa e ri-generativa. Un autenti-co, non sentimentaletrionfo della naturaesplorata nelle sue ri-sorse energetiche, neldilatarsi esplosivo einarrestabile della suaforza organica, nel pul-sare e prorompere diun organismo”.Fin qui dunque la mo-stra, grazie a questosappiamo che c’è co-munque un poeta checol ferro o la plastica oil bronzo ci può un po’aiutare ad attraversarequesto mondo. �

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Le opere di Raimondo Rimondidi GRAZIANO CAMPANINI

LL

P E R C O R S I

Casa Frabboni di San Pietro inCasale, sede di una esposizione

permanente di Raimondo Rimondi,ha di recente dedicato allo scultore

anche una antologica. Nate da una incessante ricerca

sulla materia, le opere in mostrapermettono di ricostruire granparte del percorso artistico di

Rimondi

In occasione della mostra è stata pubblica-ta una monografia dedicata all’artista editadalla Minerva, la casa editrice del territorio(opera infatti ad Argelato), produttrice di librid’arte di notevole spessore e qualità. Il volu-me, a cura di Romana Rimondi, con intro-duzione di Alessandro Valenti e testi critici diEnrico Crispolti, Claudio Spadoni e Giusep-pe D’Agata, ripercorre tutta la vicenda arti-stica di questo grande scultore e pittore. Lamostra e il volume sono stati promossi dalComune di San Pietro in Casale, con la col-laborazione ed il contributo economico, fragli altri, della Provincia di Bologna e dellaFondazione Cassa di Risparmio di Centoche continua così la sua compartecipazioneculturale con il Comune

IL CATALOGO

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l primo maggio 2004 l’Unione Europea hadato il benvenuto a dieci nuovi Stati mem-bri: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca,

Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Litua-nia, Malta e la parte greca di Cipro. Si tratta delpiù grande allargamento dal 1957, quando nac-que quella che allora si chiamava Comunitàeconomica europea. Dai sei paesi fondatori(Italia, Germania, Francia, Lussemburgo, Bel-gio, Paesi Bassi) si è passati a nove nel 1973con l’ingresso di Danimarca, Irlanda e RegnoUnito, a dieci nel 1981 con l’entrata della Gre-cia, per poi passare a dodici Paesi membri nel1986 con l’arrivo della Spagna e del Portogal-lo e a 15 nel 1995 con l’adesione di Austria, Fin-landia e Svezia. Questo processo di amplia-mento non si è arrestato e ha trovato una nuo-va direttrice verso Est e verso l’areamediterranea portando oggi l’Unione a 25. Perl’adesione di Bulgaria e Romania si parla del2007, mentre per la Turchia solo alla fine del2004 sarà indicata una possibile data. Da ulti-mo, il Consiglio europeo di Bruxelles del17/18 giugno scorso ha deciso di avviare i ne-goziati di adesione con la Croazia che diventaa tutti gli effetti Paese candidato.Per entrare a far parte dell’Unione, i “nuovi”Stati hanno dovuto soddisfare le condizioni po-litiche ed economiche note come “criteri diCopenaghen”: stabilità delle istituzioni a ga-ranzia della democrazia, rispetto dei dirittiumani e protezione delle minoranze (criteriopolitico); esistenza di una economia di merca-to funzionale capace di reggere alla pressioneconcorrenziale e alle leggi di mercato all’in-terno dell’UE (criterio economico); capacità direcepire gli impegni derivanti dall’adesione eattuare gli obiettivi dell’Unione politica, eco-nomica e monetaria (criterio del recepimentodell’”acquis communautaire”).Al momento i dieci nuovi Paesi non adotteran-no l’euro. È stata prevista infatti una fase ditransizione di due anni, periodo durante il qua-le i Paesi candidati aderiranno al Sistema mo-netario: Lituania, Estonia, Slovenia e la partegreca di Cipro hanno ufficialmente dichiaratodi voler entrare entro l’inizio del 2005 nel mec-canismo di cambio che lega la loro moneta al-l’euro, in vista dell’adozione della moneta uni-ca nel gennaio 2007. Lettonia, Slovacchia, Mal-ta e Ungheria hanno segnalato il desiderio di

unirsi al meccanismo dicambio durante il 2005,nella prospettiva diun’adesione successivaall’euro. La Polonia pre-vede di far parte della zo-na euro fra il 2008 e il 2009,mentre la Repubblica Ceca fra il 2009 e il 2010.A decorrere dall’adesione, i cittadini dei nuoviStati membri hanno il diritto di recarsi e di ri-siedere in tutti gli Stati dell’UE 15. Restano tut-tavia dei limiti per i lavoratori: i Quindici pos-sono infatti stabilire dei vincoli alla loro mobi-lità per un periodo transitorio che può arrivarefino a sette anni. L’Italia, in particolare, ha de-ciso di bloccare l’ingresso dei lavoratori di-pendenti provenienti da otto Paesi su dieci:Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria,Slovenia, Slovacchia e Repubblica Ceca. Aquesti Stati è comunque riservata una quota di20mila ingressi dal primo maggio al 31 dicem-bre di quest’anno. La libera circolazione delle persone nella zonaSchengen va esaminata separatamente dal di-ritto di lavorare. I paesi della zona Schengenhanno deciso di abolire i controlli alle frontie-re che li separano, sostituiti da scambi di infor-mazioni e dal rafforzamento delle frontiereesterne. I cittadini di uno Stato membro sonoliberi di vivere e di lavorare in tutta l’UE anchese il loro Paese non fa parte della zona Schen-gen, come il Regno Unito e l’Irlanda. I nuoviStati membri aderiranno totalmente alla zonaSchengen solo quando avranno soddisfatto irequisiti di sicurezza delle frontiere.Con l’approvazione della Costituzione europeada parte del Consiglio europeo di Bruxelles digiugno, l’Unione allargata avrà nuove regoleche consentiranno processi decisionali effica-ci e al tempo stesso trasparenti: voto a mag-gioranza in una ventina di nuovi casi, la Cartadei diritti fondamentali, la nuova figura del mi-nistro degli Esteri e quella del presidente delConsiglio europeo. E ancora un ruolo raffor-zato per il Parlamento europeo e il riconosci-mento dell’iniziativa legislativa a un milione dicittadini. Il testo, non ancora operante, dovràora essere ratificato (da parte dei Parlamentinazionali o in alcuni casi da parte di referen-dum popolari) da tutti i Paesi dell’Unione e po-trebbe entrare in vigore nel 2007.

Altri cambiamenti, previsti dal Trattato di Niz-za per l’Europa allargata a 25, sono entrati invigore con le appena concluse elezioni euro-pee (svoltesi tra il 10 e il 13 giugno): il nume-ro dei parlamentari europei è stato portato da626 a 732 ed è stato ridotto il numero dei seg-gi assegnati in precedenza ai 15 Stati membriper ridistribuirli ai “nuovi” (l’Italia è passatada 87 a 78 seggi). Anche la composizione della Commissioneeuropea risulta allargata. Dal 1 maggio l’ese-cutivo UE ha 10 commissari in più, uno perogni nuovo Paese, che hanno diritto di voto,senza essere però titolari di specifici portafo-gli, e che affiancheranno gli attuali. Dal 1 no-vembre invece, quando terminerà il mandatodella Commissione Prodi, ci sarà un esecuti-vo “pieno” di 25 membri formato da un presi-dente e da 24 commissari.Il prossimo appuntamento è per il 20 luglioper la seduta inaugurale dell’Europarlamento.Tra i numerosissimi temi che la nuova as-semblea di Strasburgo dovrà affrontare c’èquello della Costituzione testé approvata, deiprimi effetti dell’allargamento e della ridefini-zione della struttura delle istituzioni nell’ar-chitettura costituzionale comunitaria. �

Info Point EuropaComune di Bologna Settore Sportello dei cittadini piazza Maggiore, 640121 Bologna. tel. +39 051 203592fax +39 051 232381http://www.comune.bologna.it/Infopoint_Eu

* dello staff Info Point Europa

II

S P A Z I O E U R O P A

Il nuovo volto dell’Unionedi MARINA MARINO*

Il 12 e il 13 giugno è iniziato, con l’espressione della volontà

popolare, quel processo dirinnovamento delle istanze del

governo locale che ha interessato la quasi totalità

delle istituzioni elettive bolognesi.Nelle pagine che seguono diamo

conto dei cambiamenti e delle novità, a cominciare

naturalmente dalla Provincia diBologna, della quale

pubblichiamo una radiografiadettagliata dei nuovi organi

e delle persone che porteranno la responsabilità dell’istituzione

per i prossimi cinque anni,assieme ad una breve cronaca

dei passaggi istituzionali che danno l’avvio

ad un nuovo mandato.Completano il quadro i nuovi

sindaci dei 56 Comuni che sono stati impegnati

nel rinnovo delle loroamministrazioni

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Il mandato 2004-2009

BEATRICE DRAGHETTI - presidenteCoordinamento degli assessori per l’attuazione delprogramma. Governo metropolitano.Politiche di Pace. Partecipazioni societarie dell’Ente.Affari generaliNata a Bologna nel 1950, laureata in Filosofia, per anni di-rigente nazionale e locale dell’Azione Cattolica, dal 1974ha insegnato in diverse scuole medie a Bologna e provin-cia (S. Lazzaro, Porretta, S. Pietro in Casale, Toscanella diDozza). È stata inoltre docente presso l’Istituto di osser-vazione minorile “Siciliani” in via del Pratello a Bologna.Nel 1995 inizia l’attività politica, in concomitanza con lapartenza del pullman di Romano Prodi, cui è legata da unaforte amicizia. Diventa poi coordinatrice provinciale dei“Comitati per l’Italia che vogliamo” promossi dallo stessoProdi. Nel 1996 l’ingresso in Provincia, come assessore al-l’Istruzione e all’Edilizia scolastica, incarico mantenuto an-che dopo le elezioni del 1999, assieme alla delega alla For-mazione professionale. Ulivista convinta, il primo partito acui aderisce è “i Democratici” nel 1999, attualmente èiscritta alla Margherita.

ANDREA DE MARIA - vicepresidenteBilancio, Sistema delle autonomie locali Nato nel 1966 a Bazzano. È stato sindaco di Marzabottoper due mandati, dal 1995 al 2004. Dal 1999 è presidentedella Comunità montana Alta e Media Valle del Reno, cheassocia 10 Comuni, fra i quali Marzabotto. Prima dell’esperienza amministrativa ha ricoperto diversiincarichi di direzione politica nei DS a livello provinciale,prima nella FGCI, poi come segretario della Sinistra Gio-vanile dal 1989 al 1991. È stato responsabile del PDS al Quartiere Saragozza dal1991 al 1993. È stato poi responsabile di zona della Valsa-moggia e delle politiche ambientali dal 1993 al 1995.

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La squadra di Beatrice DraghettiLunedì 12 luglio, nella sala Rossa di palazzo Malvezzi, è stata presentata la nuova Giunta

che è composta da 12 assessori di cui 4 donne. Il vicepresidente è Andrea De Maria. Una Giunta giovane - l’età media infatti è di 44 anni - alla quale

la presidente ha chiesto di saper coniugare creatività e ricchezza personale con la natura collegiale dell’impegno di governo

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STEFANO ALVERGNAComunicazione e sistemi informativi Nato a Bologna nel 1958, sempre a Bologna si laurea inmedicina e chirurgia e, nel 1993, ottiene il diploma di spe-cializzazione in Tossicologia. Dal 1988 svolge la sua attività professionale nel settore del-la Medicina e Igiene del lavoro. Nel 1993 fonda a Bolognaun’azienda di servizi che opera nel settore ricerca e svi-luppo in campo farmaceutico, che opera tutt’ora con 15 di-pendenti. Nell’azienda è anche responsabile dello sviluppo e dell’ap-plicazione di tecnologie innovative e della rete informati-ca. Per quanto riguarda l’attività politica, nel 1985 viene elet-to, come indipendente, consigliere di Quartiere al S. Ste-fano. Candidato nelle liste della DC al Comune di Bolognanel 1990, nel 1991 partecipa alla realizzazione del Coordi-namento nazionale dei Centri cattolici di cultura politica,guidato da Rosy Bindi ed Alberto Monticone. Nel 1993 viene chiamato da Mino Martinazzoli a parteci-pare all’assemblea costituente del Partito Popolare Italia-no. Nel 2001 diventa segretario provinciale di Bologna diAlleanza Popolare-Udeur. Fa parte della Direzione nazionale del partito in rappre-sentanza dell’ Emilia-Romagna.

GIULIANO BARIGAZZISanità, Servizi sociali, Associazionismo e Volontariato È nato a Piazza Armerina (EN) nel 1961 e si è laureato inFilosofia nel nostro capoluogo. Come collaboratore dell’Istituto Gramsci di Bologna, hasvolto diverse ricerche e seminari per il Censis e l’Univer-sità su temi di carattere sociale e culturale e ha lavorato,sempre a Bologna, nell’Osservatorio sui Centri Storici del-l’Istituto Beni Culturali.Si è occupato come libero professionista di organizzazio-ne e di comunicazione negli Enti locali e nelle aziende.Sindaco del Comune di San Pietro in Casale dal dicembre1993 al giugno del 2004, è stato anche presidente dellaConferenza dei sindaci dell’Azienda Usl Bologna Nord dal1999 sino al 2004 e, nello stesso periodo, membro del Con-siglio d’amministrazione di Cup 2000 Spa.

EMANUELE BURGINAmbiente e Sicurezza del territorio Ha 44 anni, sposato, tre figli, abita a Zola Predosa. Dopo laMaturità classica conseguita al Liceo Galvani, nel 1984 siè laureato in Chimica industriale all’Università di Bologna.La sua professione è quella di ricercatore nel settore degliadditivi e stabilizzanti per materie plastiche presso il Cen-tro Ricerche di Ferrara di una multinazionale privata. Dal 1980 al 2004 è stato consigliere comunale di Zola Pre-dosa. Nell’ultimo mandato è stato capogruppo della Mar-gherita. Dopo le elezioni del giugno scorso, è stato chia-mato a far parte della Giunta di Zola come vicesindaco, ca-rica dalla quale si è poco dopo dimesso per entrare nellaGiunta di palazzo Malvezzi. Con il congresso del 2003 è entrato a far parte del Coordi-namento Provinciale della Margherita di Bologna.

SIMONA LEMBICultura e Pari opportunità È nata nel 1972 a Bologna, dove si è laureata in Scienze po-litiche dopo aver studiato e vissuto per un anno in Germa-nia. Nel 2000 ha svolto uno stage al Parlamento europeo nel-la Commissione Cooperazione e Sviluppo. Nel 2003 haconseguito un master sugli studi di genere e le politichedi pari opportunità.Nel corso dell’ultimo mandato è stata capogruppo dei DSnel Consiglio comunale di Casalecchio di Reno.

PAMELA MEIER Attività produttive Bolognese, classe 1962, sposata con due figli, risiede a Pia-noro dal 1990. Ragioniera programmatrice, è stata fino al1999 responsabile amministrativo di una azienda di mac-chine utensili.Impegnata in comitati e associazioni in difesa dell’ambien-te, è tra i promotori del progetto europeo ‘Life Pellegrino’per la tutela della fauna minore, finanziato dalla Comunitàeuropea. Iscritta dal 1992 al Partito Verdi, è nella Segrete-ria regionale e membro del Consiglio federale nazionale. Dal ‘96 al ‘99 è stata inoltre responsabile del Forum regio-nale dei Verdi che si occupa di caccia, parchi, aree protet-te e animali. Dal ‘96 è presidente del Distretto scolastico 32, ove ha pro-mosso diversi progetti finanziati dal ministero della Pub-blica Istruzione. Eletta come consigliere comunale a Pianoro nel 1999, a lu-glio dello stesso anno è stata chiamata come assessore pro-vinciale con delega alla Viabilità nella Giunta Prodi, dove siè particolarmente impegnata nel ruolo di mediazione tra leistanze ambientaliste e le richieste di ammodernamentodelle reti viarie, impegnandosi particolarmente sul frontedella sicurezza.

GABRIELLA MONTERA AgricolturaCinquantunenne, sposata con due figli, è funzionaria delservizio cultura della Regione Emilia-Romagna.Nel 1992 diventa consigliera comunale di Calderara di Re-no, dove risiede. Si occupa di politiche di pari opportunitàfin dal 1993 e, nel 1997, diventa assessore con delega al-l’Organizzazione, al Personale e ai Sistemi informatici. L’e-sperienza più significativa come amministratrice è quellalegata alle politiche intercomunali. Ha curato la revisione dello statuto comunale, la creazionedi servizi fra più comuni e ha collaborato in prima personaalla costituzione dell’Associazione ‘Terre d’acqua’, forma-ta dai sei Comuni dell’area persicetana. Nel corso di questa esperienza ha approfondito in partico-lare le tematiche di governo d’area vasta, giudicando im-portante superare i limiti degli approcci localistici per in-dividuare più adeguate azioni di integrazione fra il capo-luogo e i Comuni della provincia.

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GRAZIANO PRANTONIMobilità e viabilità Nato nel 1953 a Casalfiumanese, sposato, due figli, è resi-dente a Castel San Pietro Terme. Ha conseguito il diplomadi maturità con studi universitari interrotti ed è contitola-re con la moglie di un’azienda commerciale. Inizia il suo impegno politico nei primi anni ‘80 nel mondodella scuola, all’interno del Coordinamento genitori de-mocratici. Diventa quindi presidente del Consiglio di Cir-colo, d’Istituto e membro del Distretto scolastico. In que-gli anni aderisce al Pci, entra negli organi dirigenti dell’U-nione Comunale di Castel San Pietro e della FederazioneImolese. Nel 1989 è segretario comunale del Pci, ove gui-da il passaggio al Pds. Nel 1990 entra in Consiglio comunale come primo deglieletti e viene nominato capogruppo. Nel 1992 entra inGiunta e nel 1994 è vice sindaco. Eletto sindaco nel 1995,viene rieletto nel 1999 al primo turno col 10% di voti in più.È stato membro dell’ufficio di Presidenza della Conferen-za metropolitana, componente della Commissione del mi-nistero dell’Ambiente per le ‘Città Sostenibili’, vice presi-dente della Conferenza sanitaria dell’Asl di Imola, mem-bro del Consiglio Nazionale dell’Anci. È presidente delcentro delle “Città amiche dell’infanzia e dell’adolescenza”e presidente dell’associazione nazionale Città del miele.

PAOLO A. REBAUDENGOIstruzione, Formazione e Lavoro Cinquantotto anni, nato a Cuneo, residente a Bologna, èconiugato, con due figlie. Laureato in Sociologia a Trento,ha poi conseguito il diploma Senior High School, DodgeCity, Kansas, U.S.A. e il diploma Sprachenkolleg, Freiburgim Breisgau, Germania. Ha iniziato la propria attività al-l’Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo, ope-rando all’interno di un programma straordinario di inter-vento pubblico nel campo dell’educazione degli adulti nel-le regioni meridionali.Nel 1974 è passato alla Ing. C. Olivetti & C. SpA, dove haricoperto anche ruoli di responsabilità nella formazionedel personale presso il Centro di Firenze. Successivamente è stato chiamato all’Associazione nazio-nale cooperative di consumatori (Coop) come responsabi-le nazionale della formazione dei quadri e dirigenti. Dopo un breve periodo in Assindustria Bologna come re-sponsabile dell’area qualità e sviluppo, è attualmente di-rettore della Fondazione Aldini Valeriani per lo sviluppodella cultura tecnica. Ha ricevuto incarichi dalla Commis-sione Europea per la realizzazione di programmi di assi-stenza tecnica ai Paesi terzi. È stato consulente della Pro-vincia di Pisa e della Regione Toscana nel settore della for-mazione professionale.

MARCO STRADASport, Turismo, Caccia e Pesca Di Monterenzio, 50 anni, è sposato, padre di una figlia enonno di un bimbo. Dipendente Hera, è segretario pro-vinciale di Bologna dei Socialisti democratici italiani ecomponente della direzione nazionale dello Sdi. È stato di-rigente sindacale dal 1985 al 1990, membro della segrete-ria provinciale della CGIL Funzione Pubblica con respon-sabilità nel settore Enti locali e Sanità.È stato vice-sindaco del Comune di Monterenzio, consi-gliere comunale e della Comunità montana ove si è occu-pato di problemi riguardanti l’artigianato, la piccola e me-dia impresa, il turismo, il termalismo, l’agricoltura, il lavo-ro e l’occupazione.

GIUSEPPINA TEDDEPatrimonio, Edilizia, Provveditorato Di origine sara - è nata a Orune (Nuoro) nel 1957, dopo lamaturità scientifica conseguita in Sardegna, nel 1976, sitrasferisce a Bologna dove lavora come pubblico dipen-dente dai primi anni ‘80. Inizia presto ad occuparsi di politica militando nel movi-mento studentesco; l’esperienza amministrativa comincianel 1995 con l’elezione a consigliere comunale del Partitodella Rifondazione Comunista a San Giovanni in Persiceto. Nella passata legislatura è stata eletta in Provincia ed ha ri-coperto la carica di presidente del gruppo di Rifondazione.Dal 1997 al 2000 è stata responsabile per le politiche socialidella Federazione di Bologna e membro della Segreteriaprovinciale dal 1997 al 2002. Dal congresso nazionale del marzo 1999 è componente delComitato politico nazionale. Inoltre, dall’ultimo congressonazionale tenutosi nell’aprile del 2002, fa parte anche del-la Direzione nazionale del partito.

GIACOMO VENTURI Pianificazione territoriale, Trasporto pubblico È nato a Bologna nel 1968. Dal 1984 ha animato l’attivitàdella Sinistra giovanile a Zola Predosa e, nel 1990, è statoeletto consigliere comunale. Nel 1993 è diventato segretario comunale del Pds di ZolaPredosa. Nello stesso Comune dall’aprile 1995 al giugno 2004, ha ri-coperto la carica di sindaco. È membro della Direzione provinciale dei Ds di Bologna. Da sempre residente a Zola Predosa, diplomato, è in aspet-tativa dal suo lavoro di addetto commerciale in una azien-da alimentare privata della zona. La sua attività istituzionale si è concentrata prevalentemen-te nei settori della pianificazione territoriale, dell’urbanistica,della sostenibilità ambientale, delle infrastrutture di servizioper la comunità e a nel rinnovamento delle sedi e delle for-me della partecipazione dei cittadini alle decisioni istituzio-nali, attraverso le nuove tecnologie e un articolato sistematerritoriale e strumentale.

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Così il Consiglio

L’Assemblea è composta, oltre che dal presidente della Provincia,

da 36 consiglieri di cui 17 dei Democratici di Sinistra, 7 di Forza Italia, 4 di Alleanza Nazionale, 3 della Margherita,

2 di Rifondazione Comunista e 1 ciascuno per Verdi,

Comunisti Italiani e Italia dei Valori-Lista Di Pietro.

Il presidente è Maurizio Cevenini evicepresidente è Giuseppe Sabbioni,

che aveva ricoperto questa carica anche nel mandato precedente

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Democratici di sinistra

Gabriella Ercolini, presidente di gruppoè nata nel 1960. Dal 1980 è iscritta al PCI e inseguito al PDS ora DS. Laureata in Filosofia, ha conseguito un masterin Progettazione europea e un master in Dire-zione locale. Eletta in Consiglio comunale e assessore allaPubblica Istruzione nel 1990, nel 1992 diventasindaco di Castel Maggiore, carica che ha ri-coperto fino al 2004. Membro della Direzione e del Direttivo pro-vinciale dei Democratici di Sinistra, è re-sponsabile per i diritti civili e l’immigrazionedella Federazione DS di Bologna: in tale ve-ste ha dato vita al forum provinciale di “Fra-telli d’Italia”.

Renato Ballotta è nato a San Lazzaro di Sa-vena nel 1947.All’età di 14 anni entra in fabbrica dove lavoraper 22 anni, prima come apprendista poi comeoperaio e in fine come quadro tecnico in azien-de metalmeccaniche.Fa parte per molti anni del consiglio di fabbri-ca della propria azienda. All’ età di 37 anni gli viene chiesto di impe-gnarsi come funzionario Bolognese del PCI.Attraverso corsi serali acquisisce il diploma dimaturità tecnica e alla fine degli anni ‘80 siiscrive alla facoltà di Scienze politiche soste-nendo positivamente alcuni esami.È stato segretario dell’Unione comunale delPCI di San Lazzaro e della zona est della Fe-derazione di Bologna del PCI, poi del PDS.Membro della Direzione della Federazioneper diversi anni e capogruppo in Consiglio co-munale a San Lazzaro.All’inizio degli anni ‘90 diventa presidente del-la Comunità montana n. 2 di Pianoro. Alla fine del ‘93 diventa assessore ai Lavoripubblici a San Lazzaro e dal ‘95 assume la de-lega all’Urbanistica.

Sergio Caserta è dirigente cooperativo ecoordinatore dell’associazione per il Rinnova-mento della Sinistra. Membro della Direzione provinciale dei DS, ènato a Napoli nel 1953, coniugato con un figlio.Vive a Bologna dal 1992.Attualmente è amministratore delegato delquotidiano “Il Domani di Bologna”, in prece-denza ha lavorato in varie aree di Fincooper eimprese controllate. Dopo il terremoto in Irpinia del 1980, ha coor-dinato gli aiuti e promosso la nascita di coope-rative nelle zone terremotate. È stato presidente e amministratore di diversesocietà cooperative, membro della direzione e

della giunta nazionale dell’Associazione nazio-nale cooperative di consumatori (Ancc) e delconsiglio generale di Legacoop. Ha conseguito il diploma di maturità classica eha svolto studi in materia economica, finanzia-ria ed un master in gestione d’impresa.Iscritto al PCI di Napoli dal 1972, ha ricopertodiversi incarichi di partito.Con la svolta della Bolognina ha aderito alleposizioni della sinistra del nuovo partito e nel1999 ha partecipato alla costituzione del circo-lo bolognese dell’Associazione per il Rinnova-mento della Sinistra di cui è il coordinatore.

Maurizio Cevenini, presidente del Consi-glio, è nato a Bologna nel 1954, sposato, conuna figlia è laureato in Sociologia. È presidente dell’Associazione italiana Ospe-dalità privata di Bologna; vice presidente re-gionale e segretario del Consiglio nazionaledella stessa associazione; componente di As-sindustria Bologna e amministratore delegatodella casa di cura Villalba di Bologna.Dal 1980 al 1985 è stato capogruppo del PCInel Consiglio del quartiere Colli.Dal ‘90 al ‘95 assessore al Personale e succes-sivamente capogruppo nel Comune di SanLazzaro di Savena; ha ricoperto la carica di vi-ce capogruppo del Consiglio comunale di Bo-logna dal ‘95 al ‘99 e dal 1999 al 2004 di vicepresidente del Consiglio del Comune di Bolo-gna. È membro della direzione DS ed è iscrit-to all’ordine dei giornalisti come pubblicista.

Anna Cocchi è nata nel 1949 ad Anzola del-l’Emilia. Si è laureata in Economia con indiriz-zo aziendale all’Università di Bologna. Ha maturato esperienza politico istituzionalecome consigliere comunale dall’85 all’88 poicome vice sindaco fino al 1990 e assessore alBilancio e Politiche sociali fino al ‘95 del Co-mune di Anzola dell’Emilia di cui è stata sin-daco per due mandati dal 1995 al 2004.Negli anni 2002-2003 è stata presidente del-l’Associazione intercomunale “Terre d’acqua”.Fino al ‘98 ha svolto attività commerciale.

Valter Conti risiede ad Ozzano dell’Emilia,dove è nato nel 1949.Si iscrive giovanissimo alla FGCI, dal 1968 alPCI, dal 1991 al PDS (ora DS) seguendo quin-di tutte le fasi evolutive del partito. Si è sempre impegnato nella vita politica diOzzano.Già nel 1980 viene eletto consigliere e il suoimpegno prosegue con diversi ruoli all’internodel Comune: dal 1985 è assessore allo Sport,alla Cultura e dal 1990 ai Lavori pubblici. Nel 1995 è eletto una prima volta sindaco e nel-

le consultazioni del 1999 viene rieletto.Nel corso dell’ultimo mandato ha seguito l’Ur-banistica e l’Edilizia privata. Dopo 26 anni di lavoro dipendente, nel 1990 haintrapreso l’attività artigianale, attualmente èimprenditore nel settore delle macchine auto-matiche.

Raffaele Finelli, è nato a Bologna nel 1950,sposato, con un figlio, vive ad Altedo di Ma-lalbergo, comune nel quale è stato eletto perdue mandati, dal 1995 al 2004, alla carica disindaco.Precedentemente ha lavorato per il ConsorzioProvinciale Pubblica Lettura e poi per l’Ammi-nistrazione provinciale di Bologna negli ambi-ti della cultura e della comunicazione.Fino al 1995 coordinatore della RSU azienda-le, e in seguito nominato funzionario di zonasindacale e componente della Direzione dellaFunzione Pubblica CGIL.Come sindaco, ha ricoperto diversi incarichidi livello sovracomunale nell’ambito della sa-nità, per l’ANCI, in ambito finanziario, dellaformazione e dell’handicap, della comunica-zione e dell’e-governement all’interno dell’As-sociazione intercomunale “Terre di Pianura”,della quale è stato il vice-presidente.È attualmente responsabile politico della stes-sa zona territoriale per il suo partito.

Marietta Fusco (Mariuccia), è nata a Bolo-gna e ha due figli. Si iscrive nel 1972 al PCI, poiPDS, oggi DS. È segretaria di sezione dei DS a Lame (Navi-le) e membro della Direzione provinciale.Fin da giovanissima si è occupata di organi col-legiali scolastici. Da sempre impegnata nel promuovere la par-tecipazione attiva dei cittadini alla vita del ter-ritorio attraverso la costituzione di comitatiimpegnati su temi quali: la scuola (1977/85 inqualità di coordinatrice cittadina dei comitatigenitori), la compatibilità aeroporto-città (co-mitato cittadini 1989/1998), nella Consulta deicittadini delle Lame occupandosi di servizi ri-volti ai cittadini, viabilità, spazi a favore delleassociazioni di volontariato. È stata consigliere di amministrazione in rap-presentanza dei soci di Coop Adriatica 1996-1999.Lavora nel Comune di Bologna dal 1972.La sua esperienza maturata in diversi settoridell’Amministrazione si è svolta principalmen-te all’interno dei quartieri. Nel 1989 è divenuta responsabile del primoservizio informazioni e rapporti con i cittadiniistituito nei Quartieri cittadini (prima espe-rienza nel Paese) all’interno del progetto pilo-ta di riorganizzazione del Quartiere Reno. Attualmente lavora al S.Stefano.

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Massimo Gnudi, è componente della Segre-teria della Federazione dei Democratici di Si-nistra di Bologna. È nato a Bologna nel 1954 e ha iniziato l’impe-gno politico da studente. Dopo il diploma, ha ricoperto vari incarichi po-litici nel PCIe nei DS. Attualmente fa parte della Segreteria dei De-mocratici di Sinistra di Bologna e dal dicem-bre 2001 è responsabile dell’organizzazionedel Partito.

Gaetano Mattioli, è nato a Bologna nel 1949.Laureato in Pedagogia ha maturato una riccaesperienza in ambito scolastico. Dal 1970, atutt’oggi, è dipendente del Comune di Bolo-gna con incarichi che vanno dal coordinamen-to pedagogico per la scuola dell’infanzia, allaresponsabilità dei servizi educativi del Quar-tiere S. Vitale che accoglie dieci scuole dell’in-fanzia, otto asili nido e servizi legati all’attua-zione del diritto allo studio. Dal 1985 al 1995 è stato assessore al Persona-le del Comune di Medicina. Dal 1995 al 1999 èstato membro del Consiglio di Amministrazio-ne delle RSA ASL Bologna Nord. Fa parte del-la Direzione della Federazione DS di Imola.

Nadia Musolesi è nata a Gabbiano - Monzu-no, nel 1962. Vive a Bologna dal 1980, dove hasvolto i propri studi, ed iniziato ad impegnarsiin azioni di interesse pubblico e sociale. Lau-rea di indirizzo politico-sociale, lavora pressoil Comune di Bologna dal 1985. Nel 1990 ha iniziato l’attività politica con i De-mocratici di Sinistra dedicandosi in particola-re ai temi dello stato sociale e dei servizi allepersone. Ha partecipato all’esperienza delCentro per l’innovazione della politica dell’E-milia-Romagna e di Bologna, convinta dellanecessità di una spinta innovatrice nelle istitu-zioni, nei partiti, nelle culture. Ha partecipato ed è componente dell’Associa-zione Libertà Eguale di Bologna, nata per con-tribuire al processo di innovazione program-matica del centrosinistra. Fa parte della Segreteria provinciale di Bolo-gna dei Democratici di Sinistra dove si occupadi nuove forme di partecipazione.

Giancarlo Naldi, nato a Castel San Pietro nel1951, si è diplomato all’Istituto Tecnico Agra-rio di Imola nel 1970. Iscritto all’Ordine deiGiornalisti dal 1989 è attualmente responsabi-le della linea editoriale di ARPA Emilia-Roma-gna e direttore responsabile di “ARPA” la rivi-sta della Agenzia per l’ambiente, dirige inoltrela collana editoriale di ARPA Emilia-Romagna.La sua militanza politica risale al 1972 con l’i-

scrizione al PCI. Inizia l’attività politico-istitu-zionale a Castel San Pietro Terme dove si è oc-cupato prevalentemente di tematiche legateall’urbanistica, all’ambiente e all’agricoltura inqualità di assessore, vicesindaco e presidentedel Consiglio.Anche il suo interesse per l’agricoltura, per ilterritorio e per l’enogastronomia è fondato suuna passione e su esperienze che risalgono in-dietro negli anni, nel periodo trascorso alla di-rezione regionale della Confcoltivatori qualeresponsabile delle attività di divulgazione inagricoltura e direttore del Centro di formazio-ne professionale agricola.Attualmente è presidente dell’OsservatorioNazionale produzione e Mercato del miele.

Anna Pariani è nata e risiede a Imola, ha 40anni, sposata con una figlia. Laureata in Chi-mica industriale. Dal 1988 lavora in AMI - Imola, come pro-gettista, poi responsabile del laboratorio ana-lisi. Attualmente è responsabile pianificazione eprogettazione di HERA Imola-Faenza. Dal punto di vista politico il suo prevalenteimpegno si è indirizzato nell’ambito dei dirit-ti delle donne, dell’ambientalismo e della psi-chiatria. Dal 1992 è in Segreteria nella FederazioneDS di Imola, come coordinatrice delle donnee responsabile territorio/ambiente. Dal 1995 al 1999 è assessore all’Ambiente,Urbanistica e Pari opportunità nel Comunedi Imola; dal 1999 al 2004 è consigliera co-munale di Imola, svolgendo l’incarico di se-gretaria della Federazione di Imola dal 1999al 2001. Dal 1995 è componente della Direzione re-gionale e dal 2000 della Direzione nazionaledei DS. Attualmente ricopre l’incarico di responsabilesanità nella Segreteria della Federazione DSdi Imola, ed è coordinatrice regionale dellaConsulta Infanzia DS Emilia-Romagna “GianniRodari”.

Giulio Pierini, è nato a Bologna nel 1978. Èdi Budrio, ma da più di dieci anni la sua vita èconcentrata a Bologna, da quando, nel 1992, siè iscritto al Liceo Scientifico Fermi. Il suo impegno politico inizia nella stessa scuo-la un anno dopo. Continua poi Scienze Politiche dove è eletto,alle elezioni studentesche del 2000, nel Consi-glio studentesco d’Ateneo. Nello stesso anno diventa presidente dellaneonata Sinistra Universitaria. Nel gennaio 2003 si laurea con una tesi suinuovi lavori e la rappresentanza sindacale,

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premiata dalla Fondazione “Gramsci”. Dopo una breve esperienza lavorativa di ricer-ca all’Università, da novembre è il segretariodella Sinistra giovanile di Bologna.

Gigliola Poli è nata a Casalfiumanese nel1954, è coniugata, con un figlio. Si è laureata in Pedagogia presso l’Universitàdegli Studi di Bologna. E’ stata dapprima insegnante elementare poidi Lettere presso la scuola media di BorgoTossignano. È stata sindaco del Comune di Casalfiumane-se dal 1995 al 2004. Nello stesso periodo ha ricoperto il ruolo di as-sessore nella Comunità montana Valle del San-terno. Dal 1999 al 2004 ha fatto parte del Consigliodella Provincia di Bologna.

Emanuela Torchi ha 46 anni è sposata, condue figli. Risiede a Rastignano. Laureata in Scienze politiche, è collaboratricegrafico-editoriale dall’81 per aziende grafichee case editrici. Impegnata prima in comitati locali sui temidella scuola, salute, viabilità, nel 1996 diventapresidente della Consulta di Rastignano, e dal‘99 assessore alle Politiche sociali, Sanità, Ca-sa e Formazione a Pianoro. È nel coordinamento delle donne DS dal ‘97 ein Direzione provinciale dal 2001.

Vania Zanotti è nata nel 1952. Da 12 anni, inqualità di responsabile del Settore prevenzio-ne e sicurezza sul lavoro della Cooperativa so-ciale Cadiai, coordina un gruppo di medici e ditecnici che operano nelle aziende a tutela del-la salute delle lavoratrici e dei lavoratori. Dal 1983 si occupa di sanità e politiche socialinelle Usl. Dal 1990 al 1999, come consigliera del Comu-ne di Bologna, ha presieduto, prima, la Com-missione Sanità e Sicurezza sociale, poi laCommissione delle elette in Comune e neiQuartieri, organizzando incontri con le donnesui temi della sicurezza, tempi e orari dellacittà e impegnando la Commissione ad affron-tare le politiche di governo della città con l’im-missione del punto di vista di genere. Eletta in Consiglio provinciale (1999-2004) hafatto parte della Commissione Sanità e Politi-che sociali. L’attenzione alle politiche rivolte alle donnenasce dall’esperienza di funzionariato a tempopieno svolta nel Pci dal 1971 al 1983. Infatti, dal 1975 al 1980 è stata responsabiledella Commissione femminile del Pci di Bo-logna.

Ha contribuito a fondare, nel 1990, il Centro diiniziativa del PDS sui problemi dell’handicap“Il Caprifoglio”.

Forza Italia

Luca Finotti, presidente di gruppo è natonel 1956 a Bologna e vi risiede. Laureato in Giurisprudenza, ha lavorato alcu-ni anni come promotore finanziario, dal 1989si occupa di mutui immobiliari. È stato uno dei fondatori di Forza Italia a Bo-logna e all’interno del movimento ha ricoper-to le cariche di responsabile provinciale deiClub e responsabile politico provinciale. Attualmente è responsabile regionale EntiLocali. Nel mandato amministrativo 1995/1999 è sta-to consigliere provinciale, presidente delgruppo consiliare Forza Italia, presidentedella Commissione consiliare speciale Statu-to e Regole e componente di Commissionenazionale UPI.

Luca Govoni nasce a Bologna nel 1965. Dal1977 vive a San Lazzaro di Savena. Si laurea al-l’Università di Bologna in Scienze politichecon indirizzo politico-sociale. Lavora al dipartimento di sociologia della Fa-coltà stessa e dopo pochi mesi vince un con-corso per l’assegnazione di una borsa di studioall’Istituto nazionale per la Fauna selvatica, do-ve si occupa, anche in collaborazione con ilCentro nazionale delle ricerche (CNR), di va-lutazione di progetti di ricerca e di legislazio-ne ambientale e faunistico-venatoria. Dal 1998 è funzionario amministrativo delConsiglio regionale dell’Emilia-Romagna, do-ve si occupa di consulenza giuridico-ammini-strativo, analisi di progetti di legge e comuni-cazione politica e ammnistrativa. Impegnato nel volontariato, nel 1995 è fra i fon-datori a San Lazzaro del comitato ANT (Asso-ciazione Nazionale Tumori), di cui divieneconsigliere e membro del direttivo fino al2002. Dal 1999 ricopre l’incarico di consigliered’amministrazione presso l’IPAB Opera PiaRodriguez di San Lazzaro di Savena. Fra i fondatori di Forza Italia a San Lazzaro diSavena, dal 1995 è consigliere comunale “az-zurro” nello stesso Comune e dal 1998 coordi-natore comunale del partito. Per Forza Italiaha ricoperto svariati ruoli: delegato di Colle-gio, commissario del Movimento giovanile aBologna, responsabile provinciale dell’orga-nizzazione, responsabile regionale della for-mazione (carica tuttora detenuta). Da pochi mesi è stato eletto vice coordinatoreprovinciale del partito.

Angela Labanca, è nata a Imola nel marzo del1964 e si è laureata in Giurisprudenza all’Uni-versità di Bologna nel 1986. Avvocato specia-lizzata in diritto commerciale (con particolareriferimento alle società con azioni quotate inborsa), diritto bancario e diritto fallimentare, èanche autrice di numerose pubblicazioni di ca-rattere giuridico-amministrativo. Iscritta al Psi dall’89 al ‘90, si è successiva-mente avvicinata a FI. Ha ricoperto la carica diconsigliere comunale a Imola nel mandato am-ministrativo 1995-99 e nel mandato 1999-2004è stata consigliere comunale e provinciale.

Giovanni Leporati, nato a San Benedetto Valdi Sambro nel 1951, è impiegato di banca. Siiscrive giovanissimo al Movimento giovaniledella Democrazia Cristiana e inizia l’impegnopolitico nel Consiglio di frazione di Vado.Nel 1980 è eletto per la prima volta consiglieredella DC nel Comune di Castel Maggiore, ca-rica che manterrà ininterrottamente sino al1995. All’interno della DC è eletto più volte nelComitato provinciale e nel 1984 è nominatoresponsabile dell’ufficio “Ambiente-ecologia”.Alla nascita del CDU (Cristiani DemocraticiUniti) nel 1996 assume l’incarico di dirigenteorganizzativo provinciale. Dal 1985 al 1990 èconsigliere d’amministrazione di varie azien-de a partecipazione pubblica. Dal 1996 al 2000è presidente di un impresa cooperativa. Dal 1992 collabora con la società Ispro Srl (isti-tuzioni e progetti), dove approfondisce ed ela-bora proposte in ordine al rapporto tra urbani-stica ed ecologia. Dal 1998 è presidente e fon-datore del circolo di cultura e politica “Imoderati”. Nel 1998 si iscrive a Forza Italia enel 1999 e 2004 è candidato sindaco al Comu-ne di Castel Maggiore. Nel 2004 partecipa al ciclo di seminari “Co-munità e consiglieri: il ruolo di rappresentan-za dei cittadini” promosso all’interno della ri-cerca “Lo sviluppo delle politiche pubbliche lo-cali” organizzato da Profingest Managementschool in collaborazione con la Regione Emi-lia-Romagna. Attualmente è capogruppo nelComune di Castel Maggiore del gruppo con-siliare Forza Italia-Lega Nord-Udc ed è com-ponente del Coordinamento provinciale diForza Italia.

Marino Lorenzini, è nato nel 1960 a Monghi-doro ove risiede tuttora, è cattolico e sposato,con due figlie. Dal 1978 è imprenditore. Dal 1995 al 1999 è stato consigliere anzianocon il maggior numero di preferenze a Mon-ghidoro, dal 1999 al 2001 ha ricoperto la cari-ca di assessore ai Lavori pubblici e al Bilancioe dal maggio 2001 è sindaco di Monghidoro. E’ vice presidente dell’Uncem regionale e

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membro del coordinamento provinciale diForza Italia. Da sempre è impegnato nel mondo del volon-tariato come presidente e socio fondatore dinumerose associazioni. E’ coordinatore dellasquadra Campanaria di Monghidoro.

Giuseppe Sabbioni, vice presidente delConsiglio, è sempre stato consigliere di oppo-sizione sia come consigliere provinciale sia co-me consigliere del Comune di Sasso Marconi. In Provincia ha svolto il ruolo di capogruppoconsiliare e di presidente della commissioneBilancio.La passione politica lo ha portato anche a ri-coprire vari incarichi di partito: segretario co-munale di Bologna e vice segretario provin-ciale della Dc, responsabile regionale del set-tore “Famiglia” per Forza Italia. Ha 55 anni e si è laureato in Giurisprudenzacon una tesi sul sistema dei partiti nella Costi-tuzione italiana.

Giuseppe Vicinelli, è nato a San Giovanni inPersiceto nel 1963. Laureato in Giurispruden-za, svolge la professione di avvocato. Dopo aver frequentato la Scuola Diocesanaper i cattolici impegnati in politica e nel socia-le, nel gennaio 1994 fonda uno dei primi Clubdi Forza Italia della provincia di Bologna. Nel 1995 viene eletto consigliere comunale aSant’Agata Bolognese, carica nella quale vienericonfermato nelle recenti elezioni ammini-strative. È membro del direttivo provinciale.

Alleanza Nazionale

Sergio Guidotti, presidente di gruppo ènato a Bologna nel 1946. Dopo alcune espe-rienze nel campo giornalistico e delle pubbli-che relazioni è stato per quasi 30 anni fun-zionario della Regione Emilia-Romagna. Ha fatto parte del Consiglio Superiore dellaPubblica Amministrazione ed è stato, duran-te il primo governo Berlusconi, responsabiledella segreteria particolare del sottosegreta-rio alle Finanze. È stato segretario provinciale del Msi-Dn,consigliere comunale di Bologna, presiden-te del Quartiere Porto e del Quartiere S.Stefano. In Alleanza Nazionale è attualmente compo-nente dell’Assemblea nazionale, coordina-tore regionale degli Enti Locali e vice presi-dente della Federazione provinciale di Bo-logna. È consigliere provinciale dal 1990.

Marco Mainardi è nato nel 1957 a Budrio,ove risiede dalla nascita. Ha conseguito il di-ploma di geometra e svolge la propria attivitànell’azienda di autotrasporto della famiglia . Il suo impegno imprenditoriale lo ha portato aricoprire la carica di consigliere nazionale del-la Fai Trasporti e a far parte del Consiglio diAmministrazione del Consorzio di GaranziaTrasped-fidi. Impegnato da anni in politica, èda tempo membro della Direzione provincialedi Alleanza Nazionale. È presidente del Circo-lo Territoriale di AN a Budrio, dove, dal 1990,è consigliere comunale per il partito.

Claudia Rubini, è nata a Bologna nel 1959,laureata in Economia e Commercio ed in Giu-risprudenza, esercita l’attività di dottore com-mercialista e di revisore ufficiale dei conti. Ri-copre da vari mandati amministrativi incarichiistituzionali. È stata capogruppo Msi nel Con-siglio comunale di Sasso Marconi e Consiglie-re circoscrizionale dei Quartieri Santo Stefanoe Porto di Bologna. Da due mandati è consi-gliere provinciale di An: dal 1995 al 1998 inProvincia è stata presidente della III Commis-sione consiliare Agricoltura ed Attività produt-tive e dal 1999 è presidente della I Commis-sione consiliare Affari istituzionali. Ha fattoparte della Commissione Pari Opportunitàpresso il Ministero del Lavoro. Come incarichiin AN, attualmente ha la delega nazionale perle politiche fiscali femminili, è coordinatoredella Consulta per i problemi etico-religiosidell’Emilia-Romagna ed è membro della Se-greteria regionale.

Alberto Vecchi, nato a Bologna nel 1963, è lau-reato in scienze politiche. Ha iniziato la sua at-tività politica a 16 anni iscrivendosi al Frontedella gioventù, per poi passare al Msi-Dn nelquale è stato eletto nel 1985 per la prima voltaconsigliere circoscrizionale al Quartiere Sara-gozza. Nel 1994 ha aderito ad An ed attualmen-te è membro dell’Assemblea nazionale, nonchédirigente regionale del partito, in qualità di re-sponsabile del settore sport e tempo libero. Èstato riconfermato consigliere provinciale perAN nel collegio Malpighi-Marconi nella passa-ta legislatura. In rappresentanza della Federa-zione di AN di Bologna è stato nominato nellaConsulta nazionale del turismo e dal dicembre2001 al 2004 è stato presidente del QuartiereSaragozza, dopo che per sette anni aveva rico-perto la carica di vice presidente. Attualmenteè membro della Direzione centrale dell’Asi (Al-leanza Sportiva Italiana) a cui ha aderito nel1999, dopo che per ben sei anni era stato vicepresidente nazionale del Cns Fiamma (Centronazionale sportivo fiamma). È vice presidentedella Federazione provinciale di An.

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Gruppo Margherita

Gabriele Zaniboni, presidente di grupponato nel 1961 a Imola, è sposato e ha tre figlie.Laureato in Giurisprudenza, presta attività la-vorativa in un istituto di credito. Si è formatonell’associazionismo cattolico ed ha operato,negli anni giovanili, nel campo del volontaria-to, occupandosi di minori in difficoltà e di an-ziani ospiuti in strutture protette. Entrato inConsiglio comunale ad Imola all’età di 26 anni,ha successivamente ricoperto, per due man-dati (1995-2004), l’incarico di assessore allePolitiche educative e, successivamente, allePolitiche sociali, sanitarie e agricole. È stato presidente della Conferenza sanitariaterritoriale di Imola e presidente dell’Assem-blea del Consorzio per i Servizi Sociali. Ha ric-perto anche l’incarico di componente del CdAdell’Istituto Autonomo Case Popolari di Bolo-gna.

Fabrizio Castellari è nato nel 1969. Dopo glistudi liceali si laurea in Architettura a Firenze.Come architetto si è occupato di restauro, diprogettazione, di allestimento di spazi internie di architettura contemporanea. Cattolico,sposato dal 2000, vive a Imola. Prima di rico-prire incarichi istituzionali, ha operato comedirigente sportivo. Il suo interesse per la poli-tica, iniziato sui banchi del liceo, lo ha portatoad aderire a tutte le iniziative per unificare ilCentrosinistra, culminate con la nascita del-l’Ulivo. E’ il primo promotore della lista “I De-mocratici” a Imola, esperienza poi confluita inMargherita - Democrazia e Libertà. Dopo ilsuccesso elettorale, nel 1999 è nominato vicesindaco di Imola. In questo ruolo si è occupa-to tra l’altro di istruzione, di sport e della ri-qualificazione del centro storico. Eletto in que-ste elezioni in Consiglio comunale, è statonuovamente chiamato a rivestire la responsa-bilità di vice sindaco di Imola con deleghe alCentro storico, ai Servizi educativi, all’Istru-zione, alla Formazione, ai Rapporti con l’Uni-versità e allo Sport.

Andrea De Pasquale è nato a Bologna 38 an-ni fa, sposato con 3 figli. Laureato in Giuri-sprudenza, ha collaborato come pubblicistacon diversi periodici, e oggi dirige una piccolaazienda, di cui è socio, che si occupa di servi-zi software e innovazione d’impresa via Inter-net. Dopo una decennale esperienza di educa-tore di giovani in ambito parrocchiale e di vo-lontariato, ha svolto 20 mesi di servizio civiletra i malati psichiatrici e gli anziani con la Ca-ritas. Nel ‘94 insieme ad alcuni amici ha fon-dato “Il Mosaico”, associazione e giornale dicui è direttore, nato per reagire al distacco tra

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Dal 2002 è membro del Direttivo della Flai-Cgil di Bologna.

Partito dei Verdi

Alfredo Vigarani, presidente di gruppo ènato a Casalecchio di Reno nel 1959, risiede aMassumatico, frazione di San Pietro in Casale.Coniugato, è dipendente della Provincia. E’ stato obbiettore di coscienza e per circa die-ci anni ha lavorato all’Anffas (Associazione na-zionale famiglie fanciulli adulti subnormali)come operatore sociale. Vicesindaco di Casalecchio dal 1995 al 1999, èstato assessore all’Ambiente, alla Pubblicaistruzione, all’Agricoltura, alla Protezione civi-le e alla Formazione professionale del Comu-ne di San Pietro in Casale. La sua formazione ambientalista lo ha portatoa svolgere numerose attività per alcune asso-ciazioni del settore, in particolare per il Wwf .E’ stato portavoce della Federazione provin-ciale dei Verdi dal 2000 al 2003 e dal 2003 a og-gi ne è garante.

Partito dei Comunisti Italiani

Giovanni Venturi, presidente di gruppo,ha 36 anni, dal 1998 al 2000 ha ricoperto il ruo-lo di responsabile del settore lavoro nella Fe-derazione di Arezzo.Trasferitosi nel novembre del 2000 a PorrettaTerme (BO), entra a far parte della Segreteriaprovinciale di Bologna del Partito dei Comu-nisti Italiani con l’incarico di responsabile delsettore lavoro. Dal 2003 è responsabile terri-toriale dell’Alta e Media Valle del Reno.Lavoracome operaio metalmeccanico all’AziendaDemm S.p.A. Dal 2001 è delegato sindacaleper la FIOM-CGIL.Attualmente ricopre anche la carica di consi-gliere comunale a Castel di Casio, dove risie-de.

Italia dei Valori - Lista Di Pietro

Paolo Nanni, presidente di gruppo, natonel 1945 a Casalecchio di Reno è laureato in In-gegneria meccanica. Dal ‘66 al ‘69 è docente dimaterie tecniche ai corsi serali del Consorzioprovinciale per l’istruzione tecnica poi assi-stente all’Istituto di macchine dell’Universitàdi Bologna. Ha ricoperto ruoli di dirigente nel-le Ferrovie dello Stato fino al 2003.È stato presidente della Pro Loco di Casalec-chio di Reno nel 2003.

società civile e politica, e per cercare una pro-posta politica comune tra area cattolica, di sini-stra e ambientalista, anticipando così la nascita(nel ‘96) del Movimento per l’Ulivo, al quale haaderito, scegliendo prima i Democratici conProdi, oggi confluiti nella Margherita.Nel ‘99 è stato eletto, nella lista dell’Ulivo, alConsiglio del Quartiere San Vitale, dove hacoordinato la Commissione Assetto del Terri-torio. In 5 anni di vita di quartiere si è impe-gnato, insieme a comitati, associazioni e singo-li cittadini, in varie battaglie contro il consumodel territorio e la cementificazione della città.Socio fondatore (nel 2002) della Compagniadei Celestini, collabora con il Laboratorio Bo-logna Pulita nel lavoro di controinformazione edivulgazione sui numeri e sui rischi del pro-getto di metrò della precedente giunta comu-nale. Attualmente è membro del coordinamen-to cittadino e responsabile a livello provincialedella politica urbanistica per la Margherita.

Rifondazione Comunista

Sergio Spina, presidente di gruppo, natoa Avellino, il 23 Luglio del ‘59. Vive a Bolognadal ‘61. Famiglia operaia, dal ‘66 trasferita al Pi-lastro. Nel popolare rione vive e lavora: è inse-gnante elementare in una terza classe dellaScuola “Dino Romagnoli - Partigiano”. Mili-tante comunista dall’età di 14 anni, fuoriescedall’allora PCI nell’81. È impegnato nel Movi-mento dei Movimenti sin dai suoi albori, inparticolare nelle iniziative di opposizione mili-tante alla guerra.Attivista per la difesa e l’e-stensione dei diritti di cittadinanza, opera in-tensamente per la chiusura dei “Centri di Per-manenza temporanea”, per i diritti deimigranti, per il diritto alla casa e al lavoro di-gnitosi per tutti, oltreché nel movimento per ladifesa e la qualificazione della scuola pubblica. Iscritto dal 2001 al PRC nel Circolo Gino Millidel quartiere S. Donato, è membro della Se-greteria Provinciale e del Comitato PoliticoFederale. Candidato per il PRC, è stato elettoper il mandato 2004-2009 nel Collegio n. 7.

Lorenzo Grandi, nato a Bologna nel 1962, pe-rito agrario, sposato e padre di una bambina.È operaio agricolo della Coop Avola, nella qua-le ricopre l’incarico di consigliere d’ammini-strazione dal 1990 al 2002 e di vicepresidentedal 1997 al 2002. Entra nel PRC nel 1995, dal1997 è segretario del circolo del PRC “EneaMinghetti” di Medicina e membro del Comi-tato politico federale di Bologna. Dal 1999 è capogruppo del PRC nel Consigliocomunale di Medicina. Coordinatore del Ta-volo contro la guerra di Medicina.

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insediamento del Consiglio rappresenta un mo-mento alto e importante, in cui si rinnova quell’e-sercizio della dialettica democratica e istituzionale

che è vitale per la vivacità e l’efficacia delle nostre istitu-zioni. Io voglio esprimervi l’alta considerazione che ho delConsiglio e delle sue funzioni, che ho apprezzato in questianni di lavoro comune nella Giunta precedente. Da oggi ognuno è chiamato a farsi carico della proposta,della critica costruttiva, del controllo, dell’efficacia dell’a-zione amministrativa che io e la Giunta sapremo metterein campo. Negli ultimi anni il processo di riforma delle au-tonomie locali ha investito sindaci e presidenti di Provin-cia di un diretto consenso da parte degli elettori. Tengo asottolineare che mai questo consenso e questa diretta re-sponsabilità saranno per me il presupposto di pratiche digoverno fondate sulla arbitrarietà e sull’isolamento dell’e-secutivo. Al contrario, le funzioni del Consiglio, se eserci-tate con puntualità e determinazione, sono in grado di ga-rantire una migliore efficacia dell’amministrazione.Credo davvero al valore e al ruolo del Consiglio e intendopienamente avvalermene, sicura che saprà essere rigoro-so nel controllo e vivace nella proposta. Nello stesso tempo, però, mi preme sottolineare il granderispetto che si deve alla sua autonomia funzionale e orga-nizzativa e alla salvaguardia del ruolo delle minoranze. A queste ultime garantisco, e saprà garantire efficace-mente anche il presidente del Consiglio appena eletto, il ri-spetto e la valorizzazione di quelle prerogative che le leg-gi e i regolamenti prevedono e che chiedo alle opposizio-ni di esercitare con rigore e spirito costruttivo. Assicuroloro un’apertura alle proposte che verranno e che sarannooggetto di una valutazione attenta, seria, rispettosa, capa-ce di andare oltre le differenti collocazioni politiche, nellaricerca del bene comune. Proprio per le grandi responsabilità cui il Consiglio è chia-mato, sono sicura che tutti voi consiglieri vorrete assicu-rare rigore e qualità nella partecipazione e una presenzaassidua alle sedute del Consiglio e delle commissioni, chesono fondamentali per il buon andamento del nostro lavo-ro. Voglio proporre a tutti voi, ai presidenti dei Gruppi con-siliari, una relazione stretta tra Consiglio, Giunta e Presi-dente, capace di andare oltre l’obbligatorietà che i regola-menti prevedono, e garantisco il mio impegno per unaforte circolarità delle informazioni e un supporto adegua-to alle attività dei Consiglieri. Sin dai primi giorni del vostro lavoro saprete apprezzare laqualità, la competenza e la disponibilità dei diversi servizie dell’intera struttura amministrativa dell’Ente, che rin-grazio fin d’ora. Se sapremo tutti insieme garantire questaforte relazione tra esecutivo e Consiglio, creeremo i pre-supposti migliori per assicurare quel volto amico della

Provincia, fatto di buongoverno, di trasparenza, e prossi-mità con i cittadini e di quell’efficienza, rispetto ai qualicredo che tutti noi siamo in solido impegnati. Ma oltre a questo vi è oggi una sfida in più. La riforma deltitolo V della Costituzione ha rivisitato il sistema istituzio-nale italiano, superando le gerarchiche subordinazioni deidiversi livelli di governo. Oggi la Provincia, al pari della Re-gione e dei Comuni, concorre alla realizzazione degliobiettivi della Repubblica, pur nella diversità delle funzio-ni assegnate. Vedo oggi qui molti sindaci, che saluto e rin-grazio della loro presenza. Il mutato scenario chiama tutti noi a un coordinamentosempre maggiore per la definizione di un governo metro-politano, di area vasta, che ha avuto un importante avvionel mandato appena concluso. Con queste poche parole ho voluto salutare il vostro in-gresso nel nuovo Consiglio provinciale e ho voluto riper-correre insieme con voi le principali responsabilità cui sie-te chiamati, riservandomi poi di presentarvi, entro cento-venti giorni, come previsto dallo Statuto, le lineeprogrammatiche relative alle azioni e ai progetti da realiz-zare nel corso del mandato. Da oggi comincia questa avventura, cui sono certa dedi-cherete impegno e passione, gli stessi che troverete sem-pre in me e che ci permetteranno di lavorare nel miglioredei modi. A tutti voi rinnovo i miei più sinceri e migliori au-guri di buon lavoro. �

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Il luogo della dialettica democratica e istituzionale

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L’L’Così la presidente Beatrice Draghetti hadefinito il Consiglio provinciale nellaseduta di insediamento. Operare assieme per garantire buongoverno, trasparenza e prossimità con i cittadini. Ecco un ampiostralcio dell’intervento di apertura

l benvenuto all’assemblea della presidente neoelet-ta, Beatrice Draghetti, sono poi seguite la procla-mazione dei consiglieri e l’elezione del nuovo pre-

sidente del Consiglio. A nome di tutti i gruppi di maggio-ranza, Gabriella Ercolini ha indicato il candidato conquesta motivazione: “Propongo alla carica di presidentedel Consiglio provinciale Maurizio Cevenini, sia in virtùdelle doti personali che del suo curriculum. Ha svolto lafunzione di vicepresidente del gruppo Due Torri nell’as-semblea comunale nel mandato ‘99/2004, durante il qua-le ha mostrato doti di grande equilibrio. Credo che que-sto rappresenti la garanzia per maggioranza e minoranzache il dibattito si svolga nel migliore dei modi possibili.Pensiamo che sia una proposta di altissimo spessore”.Dopo la nomina Maurizio Cevenini ha esordito nellanuova carica rivolgendosi così all’assemblea: «Mi avete af-fidato un compito estremamente importante, che è quel-lo di essere, attraverso l’espressione di voto unanime diquest’aula, il presidente di garanzia di tutta l’aula consi-liare. Mi impegnerò a fare al meglio questo lavoro, se-guendo lo stile del mio predecessore, Valerio Armaroli,che so che è presente e saluto, cercando di mettere incondizione sia la presidente della Provincia che la suaGiunta di procedere speditamente nella presentazione enell’approvazione degli atti e, nello stesso tempo, di per-mettere a tutti i consiglieri di svolgere appieno il proprio

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Il primo giorno di lavoro

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Una collaborazione serena ma non incondizionata per realizzare il bene comune. Nelle parole dei presidentidei gruppi l’impegno per il mandato appena iniziato

incarico con mezzi adeguati. Io sarò sempre a vostra di-sposizione in ogni momento per agevolare il vostro lavo-ro».La nomina del vicepresidente è stato l’atto successivo. An-cora all’unanimità è stato prescelto Giuseppe Sabbioni,già vicepresidente, proposto dal consigliere Luca Finotti anome dei gruppi di Alleanza Nazionale e Forza Italia. So-no poi seguiti i saluti di buon lavoro e impegno per gliobiettivi comuni dei presidenti dei gruppi consiliari.Paolo Nanni (Italia dei Valori - Lista Di Pietro) è sta-to il primo a porgere il proprio saluto alla neo presidentedella Provincia di Bologna e all’Assemblea. «Voglio fareun augurio di cuore, veramente, alla presidente BeatriceDraghetti. Io mi sono dato da pochissimi mesi alla politi-ca, l’ho voluto fare perché mi sono stancato di criticaresempre i politici e mi sono detto: voglio entrare anch’io inpolitica. Sono veramente dispiaciuto che attraverso i massmedia compaia spesso solo quello che i politici fanno dinegativo. Ho partecipato per mesi e mesi con il sindacoGianni Gamberini di Crespellano alle Commissioni tema-tiche di Cofferati, e non pensavo davvero di trovare colle-ghi che lavorassero con tanta passione e competenza.Questo mi ha dato entusiasmo. Ed è lo stesso entusiasmoche voglio trasmettere alla presidente Draghetti, perchési faccia portavoce, anche attraverso i mass media, per fa-re emergere quello che si fa di positivo».

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Nanni ha poi scherzosamente concluso: «Se la Presidentemi consente, voglio rivolgere un grosso ‘in bocca al lupo’alla mia avversaria durante le elezioni, la carissima Simo-na Lembi (nominata assessore alla cultura, n.d.r.), alla qua-le ho rubato almeno cinque o sei voti».Giovanni Venturi dei Comunisti Italiani, dopo avere sa-lutato la Presidente, ha rivolto un pensiero agli ammini-stratori del mandato precedente: «Colgo l’occasione perringraziare sentitamente il presidente Vittorio Prodi e tut-ta la Giunta uscente per avere svolto un ottimo lavoro, congrande spirito di collaborazione e attenzione a temi per noimolto importanti. I cinque anni che ci attendono saranno anni di intenso la-voro e auguro un buon lavoro alla Presidente e a tutta lasua Giunta, convinto che continuità, collaborazione e in-novazione saranno le basi di ogni sua azione politica».Per i Verdi, ha preso la parola Alfredo Vigarani: «Anch’ioporto il saluto del mio gruppo. Per noi la presenza in que-sto Consiglio è già abbastanza significativa, sono diversimandati che la nostra rappresentanza siede su questi ban-chi. E devo anche dire che questo mandato, rispetto aquello che lo ha preceduto, dovrà essere significativo inparticolare per la continuità e l’innovazione».Vigarani ha poi manifestato grande soddisfazione «per inomi che compaiono in questa Giunta, specialmente per lariconferma del nostro assessore Pamela Meier». Si è inol-tre dichiarato convinto che «i contenuti che noi conside-riamo baricentrici nel nostro progetto politico siano statimessi al centro dei programmi di questo mandato. Mi ri-ferisco in particolare alla tutela dell’ambiente, delle risor-se, del territorio e, soprattutto, della partecipazione dei cit-tadini alle scelte. Credo che tutto questo sia stato ampia-mente rappresentato e che sia una ottima premessa per unottimo lavoro assieme a voi».Lorenzo Grandi ha porto i saluti di Rifondazione Co-munista. Riferendosi a se stesso e al collega Sergio Spina,presidente della lista, ha formulato «l’augurio da parte delnostro gruppo a tutti i Consiglieri presenti, sia a quelli nuo-vi (noi due), che a quelli che sono già stati in questa salanella passata legislatura. Noi sentiamo particolarmenteimportante il legame tra la nostra funzione di Consiglierie il mandato popolare che ci ha qui portato. Manterremola rotta per proseguire in questo stretto legame con la so-cietà civile, e lavoreremo in quest’ottica». Concludendocon una battuta il proprio intervento, Grandi ha commen-tato che “questa nuova Giunta si differenzia da quella pre-cedente, anche perché ci siamo noi in questa maggioran-za, e la cosa a noi fa particolarmente piacere”.Gabriele Zaniboni della Margherita ha preso la parolaper un caloroso saluto ed un sentito augurio di buon lavo-ro alla Presidente e «ai collaboratori di Giunta che lei stes-sa ha scelto per tradurre il programma politico ammini-strativo di mandato» e ha proseguito sottolineando come«in politica si può essere dialetticamente avversari ma mainemici», con la convinzione che «debba esservi in tutti iprotagonisti l’obiettivo supremo della costruzione del be-ne comune, di quella ‘città dell’uomo’ tanto cara a Giusep-pe Dossetti, figlio indimenticabile di questa città».«Per questo - ha dichiarato - siamo chiamati a promuoverenei prossimi cinque anni importanti scelte per la crescitadei nostri territori, rispettando le diverse identità cultura-li e territoriali, e valorizzando il principio di sussidiarietà.

Dobbiamo operare insieme per rafforzare la costruzionedi una Provincia vicina ai propri cittadini, sia nelle funzio-ni di esercizio diretto, sia nei compiti di coordinamento de-gli Enti locali, riconoscendo le specificità delle diverse co-munità e realtà: dal capoluogo alla pianura, dal territoriomontano sino ai Comuni dell’imolese». Zaniboni ha con-cluso ribadendo a nome del gruppo «il proprio impegnocostruttivo e leale per la crescita di questa nostra impor-tante Provincia» e affermando di «avere a cuore l’uomo ela sua dignità, perché quando parliamo di diritto alla vita,all’integrità fisica e morale, alla casa, all’istruzione, alla sa-lute e al lavoro, parliamo di persona umana».È poi stata la volta di Sergio Guidotti, che ha preso la pa-rola per Alleanza Nazionale. «In rispetto agli accordi,sarò molto breve e non entrerò in ragionamenti politici - hapremesso Guidotti - perché avremo tempo per incontrarcisu questo terreno» Si è poi rivolto a Beatrice Draghetti:«Ci sono pochi modi per augurare buon lavoro a te e allaGiunta: poiché rifuggiamo da quello politico perché il“buon lavoro” sarebbe un po’ stretto, visto che viene dallamia parte, c’è un modo meramente formale. Allora ti dico,dal punto di vista personale e da parte del gruppo di Al-leanza Nazionale, i migliori auguri a te e alla tua Giunta dibuon lavoro. Spero che sapremo confrontarci in manierapositiva, come tu hai sottolineato nel tuo intervento».Anche Luca Finotti di Forza Italia ha rivolto i propri au-guri di buon lavoro a Beatrice Draghetti e alla sua Giunta,sulla quale - ha affermato - «ovviamente non esprimo nes-sun giudizio perché siamo abituati a giudicare le personeda come lavorano. E credo che sia il comportamento piùserio che possiate aspettarvi da una forza di minoranza».Ha continuato promettendo alla Presidente che il gruppodi Forza Italia «sarà al suo fianco per quello che riguardal’andamento istituzionale di questo Consiglio. Il gruppo èintenzionato a fare un’opposizione non prevenuta, peròmolto seria, molto costruttiva, molto dura nei contenutiquando riterremo che il lavoro della Giunta non sia con-sono alle nostre aspettative. Faremo di tutto perché que-sto Ente si muova in maniera diversa da come si è mossonegli ultimi anni».Ultimo intervento quello di Gabriella Ercolini, dei De-mocratici di Sinistra che non ha nascosto la propriaemozione «dovuta alla solennità dell’occasione: stiamo peravviare un nuovo mandato che sarà oltremodo impegnati-vo. L’emozione è dovuta anche al profondo senso di ap-partenenza alle istituzioni, che tutti noi in questa aula av-vertiamo e che non può non essere condiviso». Nel rivol-gersi alla Presidente, Ercolini ha sottolineato i propriauguri di buon lavoro con la considerazione che «l’aspettaun compito non semplice, a lei e alla sua Giunta», ma è ungruppo pieno di competenze e di talenti che sapranno af-frontare le sfide e quanto si sono prefissi: coniugando «in-sieme continuità e innovazione, più volte evocate, questasfida saprete accoglierla e vincerla. Potete contare sullanostra più totale collaborazione: anche il nostro gruppo èpieno di competenze e di talenti, che vi mettiamo a dispo-sizione nell’ottica di quella collaborazione continua e reci-proca che lei auspica, di quel confronto che lei ha evocatonel suo intervento introduttivo e al quale siamo ampia-mente disponibili. Vi garantiamo anche il nostro appoggio;naturalmente non incondizionato, però sereno, franco, lea-le e di contenuto». �

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ANZOLA DELL’EMILIALoris Ropa Nato nel ‘47 a Calderara di Reno, risiede a Bo-logna ed è impiegato. Nel ‘62 si iscrive al Pci,quindi al Pds e infine ai Ds. Dal 1980 al 1983 èsegretario della sezione Pci “Lorenzoni”. Diventa presidente del Consiglio di Quartieredi Borgo Panigale nell’85, carica che detienetuttora, e dal ‘95 al ‘99 è eletto consigliere pro-vinciale. Entra a far parte della segreteria provincialedei Ds nel 2000, con l’incarico di responsabiledel volontariato, agricoltura e commercio. Nel 2002 è confermato nella segreteria conl’incarico di responsabile ambiente, agricoltu-ra e territorio.È stato eletto con il 57,2 % dei voti nella lista“Insieme per Anzola con Loris Ropa”, compo-sta da Ds, Margherita, Comunisti italiani.

ARGELATOLuigi PasqualiQuaratasei anni di Argelato, perito industriale,è sposato, con una figlia. A 16 anni milita nellaFgci e poi nel Pci. Attualmente è iscritto ai Ds.Nel ‘78 è tra i fondatori della “Cooperativa Gio-vanile Agricola” che successivamente con-fluirà nella “Coop Avola”. Nell’82 è nella Federbraccianti-Cgil e quindiprosegue l’attività sindacale alla Camera delLavoro di Bologna: “Centro informazione di-soccupati” e “Centro diritti”. Dal ‘76 al 2000 èsegretario territoriale della Federazione Agro-alimentare della Cgil di Bologna. Entra nel2002 nella segretaria della Camera del LavoroMetropolitana.Diventa sindaco con il 73,7% dei voti nella lista“Centrosinistra per Argelato”.

BARICELLALuigi ZanardiÈ nato a Baricella nel ‘45, dove vive tuttora. Po-co più che ventenne è entrato a far parte delladirigenza sindacale e, da allora, ha continuatoa scegliere il sindacato e la passione per la po-litica. Dal ‘97 al ‘99 ha ricoperto la carica di as-sessore alle Attività produttive del Comune diBaricella. Viene confemato sindaco per la se-conda volta nella lista “Insieme per Baricella”,con il 55,7% dei voti.

BAZZANORenato BaioniNato nel 1948 a Longastrino di Argenta, in pro-vincia di Ferrara, risiede a Bazzano dal ‘73.Sposato, con 3 figli. Dopo aver aderito al mo-vimento studentesco, si iscrive al Pci nel ‘73,confluendo nel 1989 nel Pds e quindi nei Ds,partito nel quale tuttora milita. Dal ‘75 all’80 è assessore allo Sport nel Comu-ne di Bazzano. Nella legislatura successiva (80/85) è consi-gliere comunale del medesimo partito. Ulivi-sta della prima ora, è uno degli organizzatoridei comitati per “l’Italia che vogliamo” e deiviaggi in pullman che portarono Romano Pro-di alla vittoria del ‘96.È stato eletto nella lista “Centrosinistra perBazzano” con il 67,8%.

BENTIVOGLIOVladimiro LonghiRisiede a Bentivoglio, dove è nato nel ‘56. Ma-turità tecnica nel ‘75, ha lavorato in una offici-na meccanica occupandosi delle varie fasi diproduzione e in seguito come agente nel set-tore immobiliare. La Sinistra, il Pci prima ed ora i Ds sono l’areain cui milita da sempre.Consigliere comunale dal ‘99, è stato eletto nel-la lista di centrosinistra con il 55,3% dei voti.

BORGO TOSSIGNANOStefania Dazzani Ha 38 anni e una figlia. Laureata in giurispru-denza, lavora nella pubblica amministrazio-ne, prima come responsabile del settore eco-nomico finanziario del Comune di Casalfiu-manese, poi dal ‘96 del Comune di Castel SanPietro Terme. Dal 2001 è responsabile del settore affari ge-nerali e bilancio del “Consorzio servizi socia-li Imola”, nonché segretario dell’Ente. L’esperienza politica è cominciata nel ‘95 co-me assessore laico nel Comune di Borgo Tos-signano con delega al Bilancio e Programma-zione. Incarico poi rinnovato anche nel periodo ‘99-2004.Ha ottenuto il 66% dei voti nella lista “Per Bor-go Tossignano insieme”.

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I nuovi Sindaci Le elezioni si sono svolte anche in 56 Comuni del territorio provinciale. Ecco una breve presentazione dei primi cittadini appena eletti

CALDERARAMatteo PrencipeÈ nato a Vico del Gargano nel ‘52. Coniugato,con una figlia, ha la Maturità classica. Funzio-nario del ministero del Tesoro, attualmente è al-l’Inpdap di Bologna. Dall’83 all’87 è stato dele-gato Cgil, responsabile comparto provinciale“ministeriali” e componente del direttivo pro-vinciale Fp-Cgil. Assessore alla Scuola, Cultura,Sport, Tempo Libero e Informazione dal giu-gno ‘93, è stato eletto sindaco di Calderara il 13giugno ‘99. È componente del direttivo nazio-nale dell’Ancai (Associazione nazionale comuniaeroportuali italiani). Dal ‘99 al 2001 è stato pre-sidente del Comitato per le onoranze delle “Vit-time di Sabbiuno”. È stato confermato nel man-dato con il 59,5% dei voti nella lista “Centrosini-stra per Calderara”.

CAMUGNANOAlfredo VerardiNato a Bargi, in comune di Camugnano, nel ‘40,è sposato e ha una figlia. Trasferitosi a Bolognaper motivi di lavoro ha sempre mantenuto unsolido legame con il paese natale. Laureato inEconomia e Commercio, ha ricoperto incarichidi vertice in importanti aziende. Ha fatto partedell’amministrazione comunale ‘99-2004 qualeconsigliere con delega alle Attività produttive eSviluppo del territorio. È stato eletto sindaconella lista “Centrosinistra Camugnano” 65,5%.

CASALECCHIO DI RENO Simone Gamberini Vive da sempre a Casalecchio di Reno ed è na-to a Bologna nel ‘73. Consigliere comunale nelmandato ‘95 - ‘99 e riconfermato nel mandatosuccessivo. Nel ‘99 è stato inoltre eletto per la li-sta Ds al Consiglio provinciale di Bologna. Nel‘94 viene eletto presidente del circolo ArciEstragon e membro del direttivo provincialedell’Arci. Dal 1995 al 2000 è stato segretario del-la Sinistra giovanile di Bologna, dal ‘99 è segre-tario dei Ds di Casalecchio di Reno, attualmen-te è responsabile dell’area Lavoro e membrodella segreteria provinciale della federazioneDs di Bologna. Eletto nella lista formata da Ds,Di Pietro-Occhetto, Margherita, Comunisti Ita-liani, Riform. Pop. uniti per Casalecchio, Prc,Verdi, con il 69,6% dei voti.

CASALFIUMANESERoberto Poli È nato a Casalfiumanese nel ‘60, tecnico di la-boratorio chimico biologico. Dal 1983 è diri-gente Cgil di Imola; dal ‘93 al 2002 segretariogenerale Cgil Imola. Dal 2002 all’aprile 2004coordinatore dei Servizi Cgil Emilia-Romagnae componente Cda-Inca nazionale. È stato eletto nella lista “Insieme per Casalfiu-manese” con il 72,8% dei voti.

CASTEL D’AIANOGiorgio Chiari Nasce nel 1942 a Castel d’Aiano. Dipendente del Consorzio bonifica montanaalto Reno poi Reno Palata dal ‘63 al ‘92, consi-gliere Gal Antico Frignano per conto della Co-munità montana alta e media valle del Reno diVergato e assessore della Comunità montanaalta e media valle del Reno di Vergato dal 1990al 1995. Sindaco dal 1980 al 1995 e dal 1999 al 2004, èstato riconfermato nella lista “Progetto per Ca-stel d’Aiano” con il 48,5% dei voti.

CASTEL DEL RIOSalvatore Cavini Ha 58 anni, è sposato con due figli. Ha lavorato in fabbrica metalmeccanica dal ‘60al ‘72, è stato dirigente sindacale Fiom-Cgil fi-no al 1983, capogruppo in Consiglio comunalead Imola fino al 1988 e assessore nello stessocomune fino al ‘92. È stato presidente dell’Assemblea dei Comunie del Circondario Imolese fino al ‘99. È sindaco di Castel del Rio dal ‘99 ad oggi.Eletto nella lista “Insieme per Castel del Rio”con l’81,3% dei voti.

CASTEL DI CASIOGianluca Boldri Editore, 44 anni, autore di volumi sulla storiae l’architettura storica dell’Appennino. Consigliere comunale indipendente di Casteldi Casio dal ‘90, consigliere della Comunitàmontana dell’alto e medio Reno dal ‘90 al ‘93 enuovamente nel 2003. Consigliere di amministrazione del Centroculturale dell’Associazione indipendente soli-darietà.Ottiene il 46% dei voti nella lista “Solidarietà unprogetto indipendente”.

CASTEL GUELFO Dino Landi È nato a Castel Guelfo nel ‘59, è sposato condue figli. Diplomato all’Itc L. Paolini di Imola,dal ‘90 al ‘95 ha ricoperto la carica di assesso-re, dal ‘95 al ‘99 è stato confermato consiglierecon l’incarico di capogruppo Ds-Indipendenti. Sindaco di Castel Guelfo nel giugno ‘99 con lacoalizione di centrosinistra. È inoltre vicepresidente dell’associazione in-tercomunale “I Quatto Castelli”. Rieletto nella lista “Insieme per Castel Guelfo”con il 74,5% dei voti.

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CASTEL MAGGIORE Marco Monesi Bolognese, nato nel ‘55, impiegato bancario. A16 è nella FGCI, nel ‘73 si iscrive al Pci e nel1980 viene eletto segretario di sezione a CastelMaggiore. Nell’85 è eletto nel Consiglio comunale ed ènominato assessore al Decentramento, Bilan-cio e Programmazione. Nel corso di quel mandato viene delegato, dalnuovo sindaco, all’Istruzione, Cultura e Sport.Nel ‘90 e nel ‘95 viene riconfermato in Giuntacon incarico di vicesindaco. Dal ‘92 diventa segretario del Pds di CastelMaggiore e l’anno dopo coordina per il Pds lazona della pianura centrale. Dal ‘99 è eletto in Consiglio provinciale doveassume il ruolo di vice capogruppo Ds. Nello stesso mandato è eletto anche in Comu-ne, dove assume il ruolo di capogruppo del-l’Ulivo di Castel Maggiore. Dall’aprile del 2003 è chiamato ad assumere ladelega all’Urbanistica e, ad interim, quelle deiservizi finanziari e del patrimonio.È stato eletto nella lista di centrosinistra (Ds,Margherita, Pdci, Verdi, Prc, Di Pietro-Oc-chetto) “Cose nuove per Castel Maggiore”con il 67,6% dei voti.

CASTEL SAN PIETRO Vincenzo Zacchiroli Nato a Bologna nel ‘41, residente a OsteriaGrande, è sposato e ha tre figli. Insegnante,negli anni ‘80 è stato alla guida del gruppo dilavoro che realizzò il primo “tempo pieno” sta-tale a San Lazzaro di Savena. Direttore didattico prima a Nogara e poi a Imo-la fino al ‘95, iniziò la sua prima vera esperien-za politica come Capo di Gabinetto del Presi-dente della Provincia di Bologna.Ha ottenuto il mandato nella coalizione di cen-trosinistra (Margherita, Sdi, Verdi, Udeur, Ds,Comunisti italiani, Di Pietro-Occhetto, Prc)con il 62,3% dei voti.

CASTELLO DI SERRAVALLE Gaetano Finelli È nato a Bazzano nel ‘54, risiede a Castello diSerravalle, sposato, con tre figli. È dirigente diun’azienda di servizi. Prima di diventare sindaco è stato consiglierecomunale, dirigente di partito, dirigente re-gionale e nazionale di un’associazione di cate-goria. È componente di vari consigli d’ammi-nistrazione di società private di servizi nei set-tori formazione, informatica, servizi sociali eassistenza. Ottiene il 74,5% dei voti nella lista“Uniti per il Centrosinistra”.

CASTELLO D’ARGILE Massimo Pinardi Ha 34 anni, sposato, con un figlio. Laureato in Scienze Politiche Internazionali aBologna, nei primi anni ‘90 ha lavorato in Perù,in progetti di cooperazione e sviluppo. Ritornato in Italia ha lavorato nel settoreprivato. Mai stato iscritto ad un partito, nel ‘99è stato eletto sindaco in una Lista civica e ri-confermato nel 2004. Dal 2000 è presidente di “Pace Adesso”, unaOnlus bolognese.È stato eletto con il 54,4% dei voti nella lista“Porta Argile”.

CASTENASO Mariagrazia BaruffaldiLaureata in lettere, insegnante all’Aldini Vale-riani in aspettativa dal ‘99 dopo l’elezione a sin-daco. Vive in una frazione di Castenaso e hasempre cercato di far conoscere ai giovani e ainuovi cittadini le origini villanoviane del terri-torio. Tra gli impegni più importanti anche latutela e la valorizzazione del fiume Idice. È stata eletta nella lista “Il centro e la sinistraper Castenaso” con il 66,7% dei voti.

CASTIGLIONE DEI PEPOLI Marcello Materassi Perito elettronico, 45 anni, sposato, un figlio.Fino al 1985 è stato tecnico progettista di unaazienda metalmeccanica e delegato sindacaleFiom-Cgil.Dall’85 al ‘95 è stato funzionario sindacale e re-sponsabile della Camera del Lavoro zona mon-tagna. Dal ‘95 al ‘99 è stato segretario provin-ciale del sindacato Fillea-Cgil. Eletto sindaco nel Comune di Castiglione deiPepoli nel ‘99 alla guida di una lista di centro-sinistra, è stato riconfermato con il 61,7% nellalista “Progetto Comune”.

CRESPELLANO Gianni Gamberini Ha 56 anni, è sposato con una figlia. Ha iniziato a lavorare come bracciante agrico-lo per poi diventare sindacalista di categoria epoi macchinista delle Ferrovie concesse. Per 5 anni è stato presidente di una azienda dipubblicità e allestimenti. È componente della direzione Ds, federazionedi Bologna. Assessore alle Attività produttivee al Personale dall’85 al ‘90; dal ‘90 al ‘99 è sta-to capogruppo di maggioranza in Consiglio co-munale e dal ‘99 è sindaco di Crespellano. Confermato nell’incarico con il 62,3% dei votinella lista “Uniti nel centrosinistra per Cre-spellano”.

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CREVALCOREValeria Rimondi Ha 58 anni, è sposata, con tre figli e tre nipoti.Ha insegnato lettere, ma si è ritirata dal lavoroda molti anni. Due lauree: Lettere moderne eStoria orientale. Si è sempre interessata di pro-getti scolastici e formativi. È stata assessoreesterno alle Politiche scolastiche e alla Cultu-ra per 7 anni (‘92 - ‘99). Ulivista da sempre, nonè mai stata iscritta ad alcun partito. Nel 2003ha aderito al circolo “Pace e Relazioni interna-zionali” della Margherita, fondato dall’ex vice-sindaco di Bologna Luigi Pedrazzi.È stata eletta nella lista “Centrosinistra perCrevalcore” con il 58,9% dei voti.

DOZZA Antonio Borghi Nato a Bologna nel ‘57, è assessore uscente aiLavori pubblici, Ambiente e Protezione civiledel Comune di Dozza. Funzionario tecnico del-la Provincia di Bologna, è stato eletto consi-gliere comunale per la prima volta 15 anni fa eper dieci anni ha svolto l’incarico di assessore. Eletto nella lista “Nuovo centrosinistra”, haavuto il 58,8% dei voti.

FONTANELICE Vanna Verzelli Nasce a Fontanelice nel ‘58, sposata, con duefigli. Laureata in Giurisprudenza e funzionariodell’Azienda Usl di Imola, già vicesindaco nel-la precedente legislatura con delega al Bilan-cio, Personale, Urbanistica, Attività produttivee assessore nella Comunità montana Valle delSanterno con deleghe al Bilancio e Personale.È stata eletta nella lista “Insieme per Fontane-lice” con il 64,4% dei voti.

GAGGIO MONTANO Bruno Gualandi Di Gaggio Montano, dove è nato nel ‘45, ha ini-ziato la carriera politica all’inizio degli anni ‘70.Nel ‘75 è stato segretario della Democrazia cri-stiana locale e componente del Comitato pro-vinciale della stessa Dc fino agli anni ‘90. Hapoi ricoperto incarichi di vice sindaco ed as-sessore, fino alla sua recente elezione a primocittadino. Ha ottenuto il 65,3% dei voti nella li-sta civica “Sempre per Gaggio”.

GALLIERAGiuseppe ChiarilloÈ nato ad Accettura (Matera) nel ‘55. Diplo-mato all’Itis di Potenza, è emigrato per lavoroa Galliera nel ‘78. Occupato in un’industria fi-no all’84, diventa in seguito dirigente dellaCoop Adriatica. Segretario Pci della sezioneSan Venanzio dall’81 al ‘96, segretario comu-nale Ds dal ‘96 al ‘99, è assessore al Commer-cio e Sport dal 1986 al ‘90 e assessore all’Edili-zia pubblica, privata e Urbanistica dal ‘90 al ‘95.

Sindaco dal 1999 al 2004 è stato riconfermatoalla carica nella lista di centrosinistra “Insiemeper Galliera” con il 64,5% dei voti.

GRANAROLO DELL’EMILIA Loretta Lambertini Bolognese, residente a Cadriano, classe 1961,ha due figlie. Laureata in Storia Moderna, dal1983 al Comune di Bologna, fa parte dello staffdel Gabinetto del sindaco con Imbeni e Vitali.Ora è funzionaria con incarico relativo alle re-lazioni sindacali. Iscritta prima alla Fgci, in se-guito al Pci, Pds e ora ai Ds. E’ stata presiden-te del Consiglio di frazione dal 1985 al ‘90. Elet-ta in Consiglio comunale a Granarolo nel ‘90,è assessore all’Istruzione fino al ‘91. Dal gen-naio ‘93 assessore al Personale, dal ‘95 ag-giunge la delega al Bilancio. Dal ‘99 al 2004 èassessore al Bene pubblico. È stata eletta conil 71,3% dei voti nella lista “Vivere Granarolo”.

GRIZZANA MORANDIClaudio Sassi Nato a Zola Predosa nel ‘46, vive a GrizzanaMorandi. Iscritto al Pci dal ‘76 e ai Ds dal ‘99,dal ‘68 è nel direttivo provinciale della Fiom.Dal ‘76 all’80 membro del Cda dell’Atc, con de-lega alla riorganizzazione ed alle relazioni sin-dacali. Dal 1980 al ‘93 è consigliere comunaledi Bologna. Dall’85 al ‘90 è assessore al Traffi-co, Trasporti, Vigilanza urbana, Viabilità e Tri-buti e dal ‘90 al ‘93 alla Casa ed al Patrimoniopubblico. Dal luglio ‘93 è vicepresidente del“Centro Agro Alimentare di Bologna” e dalmarzo ‘95 presidente di “Caab Mercati S.r.l.”.Nel 1999 è eletto sindaco del Comune di Griz-zana Morandi. È stato riconfermato nella lista“Centro e sinistra Grizzana Morandi” con il71,4% dei voti.

IMOLAMassimo Marchignoli Ha 45 anni, il diploma di maturità classica ed èsposato. La sua esperienza politica inizia nellaFgci, come segretario della zona della Vallatadel Santerno. Nell’82 diventa responsabile delLavoro autonomo e del dipartimento economi-co della federazione imolese del Pci e nel ‘91 èsindaco del Comune di Castel del Rio e presi-dente della Comunità Montana. Nel ‘95 vieneeletto consigliere provinciale e segretario del-la federazione imolese dei Ds. Dal 1999 è sin-daco di Imola, presidente del Circondario imo-lese fino al marzo 2003, presidente dell’Assem-blea dei sindaci del Consorzio Ami,componente della direzione regionale dell’An-ci e membro della direzione nazionale della Le-ga delle autonomie, consigliere del Cral. È sta-to rieletto con il 66,7% dei voti nella lista “Cen-trosinistra” (Prc, Margherita, Verdi, Ds,Ap-Udeur, Di Pietro-Occhetto, Sdi, Comunistiitaliani).

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LIZZANO IN BELVEDERESergio Polmonari È nato a Lizzano nel ‘45. Ex sindacalista della Cgil, nel ‘72 ha iniziatol’attività nel sindacato di categoria degli edili edieci anni dopo è divenuto responsabile delsindacato confederale di zona della montagna,carica che ha conservato fino alla pensione.Nel 1999 è stato eletto sindaco del Comune diLizzano in Belvedere a capo di una lista di cen-tro sinistra. Il mandato gli è stato riconferma-to con il 78,1% dei voti.

LOIANOGiovanni Maestrami È nato a Monghidoro nel ‘45 e risiede a Loia-no, è sposato, con una figlia. Lavora in aziendeartigiane di Bologna e nel ‘78 è direttore di sta-bilmento, incarico che mantiene fino alla pen-sione. Consigliere Comunale di minoranza dal1985 al ‘90 e consigliere della Pro Loco Loianodal febbraio 2002. È stato eletto con il 51,5% deisuffragi nella lista “Loiano Idea Comune”.

MALALBERGOMassimiliano Vogli Nato a Bologna nel ‘71, vive a Malalbergo dal‘91. È sposato e ha un figlio. Laureato in Eco-nomia e Commercio, ha lavorato al Comune diMinerbio come responsabile dei servizi finan-ziari e ha ricoperto lo stesso incarico al Co-mune di Argelato. Dal 2002 lavora al servizioBilancio e risorse della Regione Emilia-Roma-gna. Vanta già due mandati come assessore alBilancio del Comune di Malalbergo. Nella li-sta “Uniti per il centrosinistra” ha ottenuto il64,5% dei voti.

MARZABOTTOEdoardo Masetti Bolognese, 59 anni, residente dall’85 a Marza-botto, è sposato, con una figlia. Perito industria-le meccanico, dal ‘62 apprendista, poi operaio edisegnatore progettista. Dal ‘68 dipendente delCnen (oggi Enea) con mansioni di progettistadi attrezzature sperimentali ed impianti specia-li, è in pensione dal ‘99. Presidente del Consor-zio Parco delle querce, dal ‘99 è stato consiglie-re comunale, poi assessore con delega alla Va-riante di valico e, di seguito, all’Urbanistica. Èstato eletto nella lista “Centrosinistra insiemeper Marzabotto” con il 64,6% dei voti.

MEDICINANara Rebecchi Nata a Medicina nel ‘49, ha una figlia. È inse-gnante di scuola elementare e ha frequentatola Scuola superiore di Servizio sociale. È stataconsigliere comunale dall’85 al ‘95 e dal ‘90 al‘99 consigliere provinciale, vicepresidente del-la commissione Cultura. Dal 2000 è presidente dell’associazione inter-

comunale “Quattro Castelli” e dal 2001 è mem-bro della direzione regionale dell’Aiccre Emi-lia Romagna (Associazione italiana dei comu-ni e delle regioni d’Europa). Dal ‘94 fa parte dei volontari del soccorso del-la Croce rossa italiana.Sindaco dalla scorsa legislatura, è stata rie-letta con il 66,6% dei voti nella lista di centro-sinistra.

MINERBIOGiacomino Simoni Ha 56 anni, sposato con un figlio. Ex dipen-dente delle officine Casaralta di Bologna, at-tualmente in pensione. Delegato sindacale e rappresentante dellaFiom-Cgil per tanti anni, ha contribuito alla co-stituzione dell’associazione “Lavoratori bolo-gnesi esposti all’amianto”. Ha svolto diversi incarichi all’interno dellaCgil e dei Ds di Bologna, di cui è stato anchenella Direzione provinciale. Sindaco nel passato mandato, è stato riconfer-mato nella lista “Centro e sinistra per Miner-bio” con il 55,8% dei voti.

MOLINELLABruno Selva È nato a Molinella nel ‘41. È sposato e ha tre figli. Lavora fin da giovanein Comune, divenendo nel ‘74 capo ripartizio-ne dei servizi demografici. Revisore ufficiale dei conti, è anche consulen-te per i servizi demografici in alcuni Comunidella provincia. Svolge per 18 anni il ruolo disegretario della fondazione “Raffaele Valeria-ni” (ex Opere Pie Riunite) e per 25 anni è de-legato sindacale Uil.È stato eletto nella lista Alleanza civica rifor-mista “Forza Molinella” con il 52,2% dei voti.

MONTERENZIOGiuseppe Venturi Nasce nel 1960 a Monterenzio. Ristoratore, da anni vive e lavora a Bisano. Sposato, è padre di due figlie. Nel suo impegno di amministratore ha privile-giato le attività culturali, essendo anche il pro-motore della “Fiera di Bisano” e del giornale“Monterenzio vivace”. Recentemente, ha impiegato tutte le sue forzenel Comitato per Monterenzio, organizzandola lista civica “La tua Monterenzio”.È stato eletto con il 41,2% dei suffragi.

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MONTE SAN PIETROGino PassariniBolognese, classe 1965, sposato, laureato inLettere, è stato per diversi anni capogruppodei Ds in Consiglio comunale. In passato è stato assessore agli Affari gene-rali, Partecipazione e Decentramento. Funzionario della Regione Emilia-Romagna, èstato referente del progetto “Osservatorio re-gionale infanzia e adolescenza” e si è occupa-to in particolare di nidi e scuole dell’infanzia. È diventato sindaco alla guida della lista dicentrosinistra, con il 67,5 % dei voti.

MONTEVEGLIOGiorgio Degli EspostiÈ nato a Monteveglio 48 anni fa, è sposato e hadue figlie. Ha ricoperto ruoli dirigenziali nelsettore amministrativo e finanziario di impor-tanti società e attualmente è libero professioni-sta. Promotore e fondatore prima del “Comita-to Prodi”, poi del Comitato dell’Ulivo di Mon-teveglio, nelle due precedenti legislature, oltrealla carica di vicesindaco, ha ricoperto incari-chi di assessore con deleghe allo Sport, alle At-tività produttive, al Bilancio e al Personale.È stato eletto con il 75,9% dei voti nella lista“Progetto democratico per Monteveglio”.

MONZUNOAndrea Marchi È nato a Gabbiano, Monzuno, nel ‘56. Inse-gnante di storia e filosofia, è attualmente inaspettativa. Al secondo mandato come sinda-co, ha ricoperto la carica di assessore nella Co-munità montana “5 valli bolognesi” nell’ultimomandato e fra il ‘90 e il ‘95 è stato assessore al-la Scuola e alla Cultura. Presidente dell’associazione “MontagnAmi-ca” per la valorizzazione delle produzioni e delterritorio dell’Appennino. Ha ottenuto la ri-conferma nella lista “Insieme per Monzuno”con il 57,8% dei voti.

MORDANORoberto Andalò Nasce a Mordano nel ‘56 ed è coniugato. Diploma di maturità tecnica e studi universita-ri di tipo economico aziendale. Rappresentan-te di circoscrizione nel Comune di Mordanonegli anni ‘70 e rappresentante sindacale Cgilin azienda negli anni ‘78 e ‘80. Dagli inizi degli anni ‘80 ha svolto costante at-tività di “product engeenering” in aziende delsettore infrastrutturale facendo parte anchedei rispettivi Cda.Sindaco di Mordano nel mandato amministra-tivo 1999/2004 è stato rieletto con la coalizio-ne di centrosinistra “Insieme per Mordano”con il 78,2 % delle preferenze.

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OZZANO DELL’EMILIALoretta MasottiNata a Migliarino (Fe) nel 1950, è coniugatacon un figlio. Ragioniera, è responsabile delCNA, delegazione di Ozzano, dal 1983. Iscritta al Pci nel ‘67, poi ai Ds, è stata eletta inComune dal ‘90. Assessore con varie deleghe, nell’ultimo man-dato ha ricoperto la carica di vicesindaco con de-leghe al Bilancio, Tributi e Personale e dal 2003ha avuto la delega alla Casa.È stata eletta con il 78,2% dei voti nella lista“Progetto Ozzano”.

PIANOROSimonetta Saliera E’ nata a Pianoro e ha 48 anni. Dall’85 è consi-gliere comunale indipendente nella lista Pci edall’88 è stata assessore ai Servizi sociali, Sa-nità e Casa. Nel 1990 diventa consigliere indipendente nel-la lista Pci e successivamente sindaco. Nel ‘92aderisce al Pds e poi ai Ds. Nel ‘95 è stata rieletta e ha ricoperto la caricadi assessore all’Urbanistica alla quale, succes-sivamente, si è aggiunto anche l’assessorato alBilancio. Presentata dalla lista unitaria “L’Ulivo per Pia-noro”, è stata eletta sindaco nel ‘99.E’ stata riconfermata con il 63% dei voti nella li-sta “Uniti per Pianoro”: Ds, Di Pietro-Occhet-to, Pdci.

PIEVE DI CENTOMilena CorreggiariHa 48 anni, è sposata e madre di due figli. Pri-ma di svolgere l’attività amministrativa è statadisegnatrice ed esercente. È iscritta ai Ds ma la sua esperienza nasce ne-gli organi scolastici e nel mondo del volonta-riato, l’Auser in particolare, di cui è co-fonda-trice. Entra nel Consiglio comunale nel ‘95, nel‘97 diviene consigliere delegato alla Scuola enel ‘99 è eletta sindaco. È stata rieletta con il 60,9% dei voti, sostenutada una lista locale (Democratici per Pieve) cheraggruppa tutti i partiti del centrosinistra.

SALA BOLOGNESEValerio Toselli Nato a Sala nel 1954, sposato con un figlio, èperito elettrotecnico e lavora in un consorziodi agricoltori. Dal ‘75 al 2004 è stato consiglie-re comunale svolgendo per cinque anni il ruo-lo di assessore e per altri cinque quello di ca-pogruppo. Iscritto al Pci, al Pds e poi ai Ds. Dopo svariate esperienze di volontariato nelcampo della difesa del suolo, ha partecipato al-la fondazione dell’Associazione dei volontaridi protezione civile di Sala Bolognese.Eletto con il 67,4% di voti nella lista “Collabo-razione e Partecipazione per Sala Bolognese”.

Democratici” e, nel 2001, della “Margherita”.È stato eletto con il 63,7% dei voti nella lista di cen-trosinistra appoggiata da Di Pietro-Occhetto, Prc,Ds, Pace diritti ambiente, Uniti per San Lazzaro.

SAN PIETRO IN CASALEAlessandro Valenti Nato a Roma, 46 anni, è sposato con tre figli. Av-vocato, nel 1991 si è trasferito a Bologna. Ha pub-blicato saggi di diritto penale, è membro del Co-mitato scientifico della “Camera Penale” di Bolo-gna e ha ricoperto numerosi incarichi didirezione e consulenza in enti di cultura e spetta-colo. Dal ‘96 risiede a San Pietro in Casale dove,dal ‘99, è stato assessore esterno alla Cultura. Èstato eletto con il 69,1% dei voti nella lista “Pro-getto per San Pietro in Casale 2004”.

SANT’AGATA BOLOGNESEDaniela OcchialiÈ nata e abita a Sant’Agata. Sposata, ha tre figli.Laureata in Pedagogia, insegna presso il localeIstituto Comprensivo. Assessore esterno nel ‘93,è stata poi eletta nelle amministrative ‘95 e ‘99sempre con il maggior numero di preferenze. Haavuto le deleghe alla Scuola e alla Cultura, alle Pa-ri opportunità e segue progetti di solidarietà e ac-coglienza. In entrambe le legislature ha avuto l’in-carico di vice sindaco. È stata eletta con il 61,5%dei voti nella lista “Solidarietà progresso”.

SASSO MARCONI Marilena Fabbri Laurea in Giurisprudenza, 34 anni, sposata conuna figlia. Consigliere comunale nel biennio ‘90 -‘92 e poi assessore alle Politiche sociali fino al ‘95.Nel corso del primo mandato, come sindaco, si èmisurata con temi di rilevanza nazionale comel’avvio dei lavori per la Variante di Valico e le ce-lebrazioni di Guglielmo Marconi. È stata ricon-fermata nell’incarico con il 63,9% delle preferenzenella lista di centrosinistra “Uniti per Sasso Mar-coni” (Ds, Margherita, Comunisti italiani, Prc,Verdi, Italia dei Valori e Sdi).

SAVIGNO Augusto Casini RopaÈ nato a Savigno nel ‘49 e si è trasferito per lavo-ro a Bologna, ma ha continuato a frequentare ilpaese. Diploma magistrale, ha lavorato per il Co-mune di Bologna nei Centri Giovanili e, negli an-ni ‘80, è segretario di un Quartiere. Delegato sin-dacale e poi responsabile aziendale della Funzio-ne pubblica Cgil del Comune di Bologna, èpassato poi ad altri incarichi sindacali nei Comu-ni della provincia. È stato membro della Segrete-ria territoriale della FP Cgil come responsabiledel Comparto enti locali. È stato eletto con il54,4% dei voti nella lista “Progetto democraticoper Savigno”.

SAN BENEDETTO VAL DI SAMBROGianluca Stefanini È nato a San Benedetto nel ‘62, ragioniere, rap-presentante di commercio. È stato eletto con-sigliere comunale dal ‘90 al ‘99 ed è stato as-sessore al Bilancio, Tributi e Personale. At-tualmente è coordinatore dei Ds del Comune.Ha ottenuto il 61,2% dei voti nella lista “Unionedemocratica”.

SAN GIORGIO DI PIANOValerio GualandiÈ nato nel 1952 a Portomaggiore. Ha iniziatoad interessarsi di politica all’età di 21 anni,quando lavorava in una fabbrica di Castelmag-giore. Dopo l’impegno sindacale, è seguita lamilitanza nel Pci a Funo. È stato eletto sindacoper tre volte (‘90, ‘95 e ‘99), restando in caricaper ben 19 anni nel Comune di Argelato. Ha ri-coperto più volte ruoli di presidente, dall’as-sociazione “Reno-Galliera” al museo della Ci-viltà contadina di San Marino di Bentivoglio, alComitato dei garanti dell’Usl 25. È stato elettonella lista “Progetto per San Giorgio” con il73% dei voti.

SAN GIOVANNI IN PERSICETOPaola MaraniInsegnante, sposata e madre di due ragazze,vive e lavora a San Giovanni, dove è nata nel‘52. Componente della direzione federale delPds prima e dei Ds poi, ha un’ampia esperien-za nella pubblica amministrazione. Già vice-presidente del direttivo del Consorzio socio sa-nitario, nell’80 viene eletta vicepresidente delComitato di gestione dell’Usl 26; quindi presi-dente dell’Ospedale ricovero “S. Giovanni” finoall’85. Nello stesso anno entra a far parte delConsiglio comunale come capogruppo di mag-gioranza. È quindi assessore al Personale e alBilancio. Nel ‘95 è assessore ai Servizi sociali fi-no al 13 giugno ‘99, quando diventa sindaco. Èstata rieletta nella coalizione di centrosinistraappoggiata dalle liste Pesco, Margherita, Prc,Verdi, con il 62,2% dei suffragi.

SAN LAZZARO DI SAVENAMarco Macciantelli È nato a due passi dalla riva sinistra del Save-na nel ‘56, dove tuttora abita. È sposato e hadue figli. Ricercatore universitario, pubblicistae insegnante, ha diretto e curato pubblicazionie ha collaborato a numerose riviste e giornali. È stato assessore provinciale (Comunicazio-ne, Cultura, Iniziative editoriali, Sport, Tempolibero, Turismo) dal ‘95 al 2004. È anche presidente dell’Unione regionale diprodotto città d’arte cultura e affari. Dal ‘95 hacontribuito ai lavori del Comitato nazionaledell’Ulivo su scuola e formazione. Negli anni ‘97 e ‘98 aderisce al “Movimentoper l’Ulivo”, quindi, nel ‘99, alla nascita de “i

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Il numero dei residenti nel nostro territorio è di935.107 (età media 45.7), di cui 449.963 ma-schi e 485.144 femmine.

Il numero degli elettori è 785.226 di cui373.201 maschi e 412.025 femmine.

Ricoprono le carica di sindaco 47 uomini e 13donne, due in più delle precedenti elezioni. 34sono i sindaci eletti per la prima volta di cui 6donne e 28 uomini.

ELEZIONI IN CIFREVERGATOSandra Focci È nata e risiede a Vergato. Ha 36 anni. Diplo-mata, lavora dal ‘90 come impiegata nel grup-po Hera a Bologna. Ha alle spalle diversi anni di impegno politiconel sindacato e nel partito dei Ds. Attiva nel vo-lontariato sportivo locale, nel ‘95 viene elettaconsigliere comunale. Rieletta nel ‘99, è asses-sore alla Cultura e allo Sport. Eletta con il62,5% dei suffragi nella lista di centrosinistra“Per Vergato”.

ZOLA PREDOSAGiancarlo Borsari È nato a Bologna 42 anni fa. Diplomato in elet-tronica, svolge l’attività di agente di commer-cio. Nel gennaio ‘91 entra nel Pds di Zola perla realizzazione del periodico “Portoni Rossi”.Dal ‘95 al ‘96 è coordinatore comunale del par-tito, si impegna nel Comitato Prodi, fa nascereil Comitato dell’Ulivo e coordina la campagnaelettorale dell’aprile ‘96. Nel ‘99 viene eletto consigliere comunale. Ètra i promotori del Comitato “Zola Solidale”.È stato eletto con il 74.8% dei voti nella la listadi centrosinistra appoggiata da Verdi, Prc, DiPietro-Occhetto, Pdci, Ds, Alleanza dei rifor-misti, Margherita.

Non hanno partecipato a questa tornata elet-torale quattro Comuni, i cui sindaci sono datempo in carica perché eletti in momenti di-versi: Monghidoro, sindaco Marino Lorenzini,che ha votato nel maggio del 2001; Budrio ePorretta Terme, sindaci rispettivamente CarloCastelli e Sergio Sabattini, che hanno votatonel maggio del 2002; Granaglione, sindacoElio Ballerini che ha votato nel maggio 2003.

LA GIUNTA DI PALAZZO D’ACCURSIODa sinistra Virginio Merola, assessore all’Urbanistica e Pianificazione territoriale;Paola Bottoni, Bilancio e Personale;Angelo Guglielmi, Cultura e Università;Anna Patullo, Ambiente e Protezione civile;Maurizio Zamboni, Mobilità e Lavori pubblici;il sindaco Sergio Cofferati;Adriana Scaramuzzino, vicesindaco;Silvana Mura, Attività produttive, commerciali e turistiche;Antonio Amorosi, Politiche abitative;Milli Virgilio, Scuola, Formazione e Politiche delle differenze;Giuseppe Paruolo, Sanità

ntorno alla metà del mese di marzo, dopo un lungo si-lenzio, il Kosovo ha di nuovo occupato per alcunigiorni le prime pagine dei giornali e dei telegiornali,

proprio mentre, come Fondazione Scuola di Pace di Mon-te Sole, stavamo per intraprendere un viaggio che ciavrebbe portato fino a Pristina. Si è trattato di notizie da molti percepite come marginali,in particolare rispetto alla tragedia in corso nel Medio-riente, che riferivano di un attacco da parte degli albane-si alla comunità serba a seguito della morte di alcuni ra-gazzi albanesi, che, inseguiti da coetanei serbi, sarebbe-ro tragicamente annegati nel fiume Ibar, non lontano daMitrovica: informazioni rivelatesi subito prive di fonda-mento, ma capaci tuttavia di scatenare una violenza a lun-go coltivata e repressa, a fronte dell’immobilità più asso-luta delle forze internazionali di interposizione. Se a noi quello scontro è apparso di proporzioni limitatee rapidamente concluso, al contrario, nel corso del nostroviaggio, abbiamo verificato come sia stato vissuto in loco,in particolare dai serbi, in questo momento le vittime, co-me una nuova ferita profonda, come il tramonto definiti-vo della speranza, a lungo coltivata da una parte della po-polazione, di una possibilità di convivenza tra le due etnie.Entrambi poi si sono sentiti abbandonati e dimenticati svi-luppando un sentimento di rassegnato risentimento neiconfronti di quell’esercito di pace che dovrebbe garanti-re il rispetto dei diritti più elementari.Il nostro viaggio aveva uno scopo preciso, quello di fareincontrare un gruppo di insegnanti serbi e albanesi, perpartecipare insieme ad un corso di formazione sul tema“Civic Education for High School Teachers” organizzato

insieme con il “Centro per la resistenza non violenta di Bel-grado”, ma non pensavamo di dovere far fronte ad una si-tuazione così difficile. Dovevamo poi conoscere alcuni, ra-gazzi e ragazze, che quegli stessi insegnanti avevano sele-zionato per partecipare, accanto ad un gruppo di giovaniitaliani e tedeschi, al “Campo Pace a 4 voci”, previsto aMonte Sole per la prima metà del mese di luglio. Il semi-nario per i docenti si è in realtà svolto tenendo separate le

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Kosovo dimenticatodi NADIA BAIESI*

L’ALTRA PARTE DEL MONDO

Nella regione dei Balcani,sospesa tra mancanza di pace e

assenza di guerra, si continuano atessere i fili della difficile

convivenza tra serbi e albanesi.Fra questi anche le iniziative della

Scuola di Pace di Monte Sole

IIIn alto, stazione diMitroviça: il treno

che attraversa ilKosovo dal confine

albanese a quelloserbo nel primo

giorno di ripristinodella ferrovia.

Sotto, volti di bambini, tra pace e guerra

due diverse appartenenze, sotto la guida tutta-via di un’antropologa serba proveniente dall’U-niversità di Belgrado e di un sociologo albane-se dell’Università di Pristina, mentre il contat-to con i ragazzi e le loro famiglie ci harassicurato sulla disponibilità di tutti a condivi-dere questo soggiorno in Italia.Per noi si è trattato soprattutto di cominciare arendersi conto di una realtà vicina e lontana altempo stesso, segnata da un conflitto antico eperiodicamente rinnovato, per poter progetta-re il percorso del campo medesimo. L’incontrocon serbi e albanesi è stato insieme doloroso emolto interessante; ha toccato Gracanica,un’enclave serba in territorio albanese, la capi-tale albanese Pristina, la città di Mitrovica, tea-tro degli scontri di marzo, una città divisa tra ilnord serbo e il sud albanese dal fiume Ibar, se-

parata dall’esercito internazionale che ne presidia i ponti erende impenetrabili reciprocamente le due parti. Abbiamoverificato l’esistenza, in entrambe le comunità, di feriteprofonde e difficili da sanare, ma insieme la volontà deter-minata di alcuni, di qua e di là, di costruire le premesse perun incontro e un dialogo che ricostruisca le fila spezzate diuna convivenza ritenuta possibile nonostante tutto: e que-sto a partire dal confronto fra quelle giovani generazioniche sono per tutti la speranza nel futuro. Di fronte all’assenza generalizzata di una società civile ca-pace di aprire lo spazio del riconoscimento e del rispettoreciproco, una minoranza ancora esigua, ma molto signifi-

cativa, porta avanti le ragioni della non-violenza e della fi-ducia in una trasformazione - se non risoluzione - del con-flitto che possa esercitarsi sul piano del confronto demo-cratico.Con questi partner abbiamo messo a punto un program-ma educativo che sperimenteremo nel corso del campo,con la volontà di non eludere il tema delle memorie ferite,divise, contrapposte cheMonte Sole, luogo dell’incontro eluogo della memoria di una violenza estrema, ci suggeri-sce, sia pure con tutte le cautele che la situazione impone.

*direttrice della Scuola di Pace di Monte Sole

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L’ALTRA PARTE DEL MONDO

Perquisizioni a Mitroviça per ilpassaggio dalla parte sud(albanese) a quella nord (a maggioranza serba).Sotto: base militare di Prizren,marzo 2004, una profuga serbavittima degli ultimi scontrie profugo lungo la ferrovianel villagio di Plementine

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L’ALTRA PARTE DEL MONDO

Pristina centro, lastatua di Zair

Palaziti, combattentedell’UCK nell’ultima

“guerra” del 1999diventato eroe

nazionale

23 giugno-2 luglio. Accoglienza bambini palestinesiLa struttura della Fondazione ha offerto ospitalità abambini palestinesi in prevalenza, quest’anno, prove-nienti da Gaza. Il progetto, gestito dalla Regione in col-laborazione con l’Anpas, garantisce accoglienza nellanostra regione durante i mesi estivi ad un consistentenumero di bambini dei territori occupati.

4 luglio-17 luglio. Progetto Kosovo, “Campo a quattro voci” (italiani-tedeschi-albanesi e serbi kosovari)Giovani provenienti dalle comunità serbe ed albanesidel Kosovo, di Pristina e Mitrovica si sono incontrati aMonte Sole con coetanei italiani e tedeschi. L’obiettivodel progetto è favorire il dialogo e la riconciliazione frale comunità serbe ed albanesi del Kosovo. L’incontro fragiovani in età scolare ed il confronto con giovani euro-pei italiani e tedeschi che hanno un passato di violenzae di guerra ed un presente pacifico nel cuore dell’Euro-pa unificata, favorisce il dialogo interetnico, aiuta la cre-scita della società civile, contribuisce a rafforzare la co-scienza democratica e le istituzioni di quel Paese.

18 luglio-28 luglio. Scambio tra scuole di PaceMonte Sole ha accolto una delegazione di cittadini diBremen nord guidati dai responsabili della Scuola diPace di Vegesack-Bremen nord, nata recentementeprendendo ispirazione dalla esperienza della Scuola diPace di Monte Sole. La visita è un momento significati-vo dello scambio fra il Comune di Marzabotto e la Bur-gerhaus di Vegesack, esperienza nata per avvicinare lacultura tedesca a quella italiana con incontri annuali frafamiglie, estesa successivamente dal ‘97 allo scambiofra scuole delle due comunità.

30 luglio-10 agosto. “Campo a 4 voci” (italiani-tedeschi-palestinesi-israeliani)La condivisione della vita quotidiana, i momenti ludici,le sessioni di studio tracciano un percorso che, dallaconsapevolezza di sé e dal riconoscimento dell’altro, di-verso, ma anche nemico, conducono ad un approfondi-mento sui “meccanismi” dei conflitti e della violenza. Illavoro svolto interviene su una materia viva, fa emer-gere il vissuto dei ragazzi, agisce, particolarmente peri palestinesi e per gli israeliani, su un quotidiano condi-zionato dalla dura realtà della violenza. Catalizzatore diquesto percorso è Monte Sole, luogo simbolo in quan-to teatro, durante la seconda guerra mondiale, di unodegli eccidi più terribili commessi dai nazisti con l’aiu-to dei fascisti, del quale conserva ancora tracce visibili.A partire dalla memoria di quanto accadde, però, l’ap-proccio didattico costruisce il percorso educativo al dia-logo e alla convivenza, un viatico per il difficile percor-so di pace in Medioriente.

15 agosto-3 settembre. Campo estivo per ragazzi di scuola media inferioreUn campo estivo (in collaborazione con il Cisv, comu-nità impegno servizio volontariato)per ragazzi delle scuole medie inferiori. Italiani, slove-ni, danesi, arabi israeliani, palestinesi ed israeliani si in-contreranno a Monte Sole, con un occhio rivolto al Me-dioriente e l’altro all’Europa allargata. Il percorso pun-terà prevalentemente sul dialogo interculturale e, adifferenza del tradizionale “Campo a 4 voci” con ragaz-zi più grandi, privilegerà il momento ludico e la rela-zione interpersonale.

Info: Scuola di Pace di Monte Sole, via San Martino 25 – 40043 Marzabotto, tel 051 931574; e mail [email protected]

Le iniziative della Scuola di PaceRagazzi ospiti del “Campo a 4 voci”

ella primavera del ‘75, l’anno della sua tragicamorte, Pier Paolo Pasolini era venuto a girare aVilla Aldini, sui colli bolognesi, alcune scene di

Salò, destinato a diventare il suo ultimo film e ad uscire ad-dirittura postumo, oltre che mutilato dalla censura, dopoun’interminabile serie di denunce, sequestri, dissequestrie nuovi sequestri durata fino al giugno ‘77. I vecchi com-pagni di studi e gli amici che ebbero occasione di incon-trarlo, avvertirono in lui un profondo senso di nostalgiaper la città natale, in cui aveva trascorso anni decisivi: lacittà a suo parere “più bella d’Italia, dopo Venezia”, comesi legge in un articolo del ‘69, che decanta “l’inverno colsole e la neve, l’aria barbaricamente azzurra sul cotto”, unfascino di luci e colori rimasto per sempre negli occhi delpoeta.Ma non c’era soltanto la memoria figurativa a fare da ri-chiamo. “In quei giorni – ricorda Renzo Renzi – Pasolinimostrava di pensare ad un ritorno a Bologna. Pareva qua-si che, da un lato, manifestasse un segreto bisogno di ri-conciliazione con i luoghi “paterni” e, dall’altro, volesseistintivamente sfuggire alla città, Roma, che gli aveva datola fama ma, anche, lo avrebbe ucciso”. Questa lettura del“periplo di vita affannata” dell’artista trova riscontro nelleparole pronunciate da Roberto Roversi ( uno dei fondato-

ri, con Pasolini, della rivista “Officina”) alla commemora-zione del ventesimo anniversario della morte, in una se-duta solenne del Consiglio provinciale di Bologna. «Se neltempo di Casarsa possiamo leggere il candore esasperatodel cuore prima di una lacerazione; e a Roma l’aggressio-ne proprio sulla pelle, risanata per poco e poi ancora graf-fiata in aspra alternanza; a Bologna persiste quasi intatta lavicenda di un tempo mai inquinato dal maleficio della non-speranza».Dei diversi luoghi in cui è vissuto, insomma, Bologna è ilsolo che non ha mai “deluso e tradito” Pasolini, che anzida qui è partito con uno stimolante bagaglio culturale eche qui ha sempre ricevuto accoglienze calorose, a co-minciare dal ‘61, l’anno di Accattone, quando fu ospite delCircolo di cultura. Doveva presentarlo Pietro Bonfiglioli,che racconta di non aver potuto fisicamente raggiungerela sala a causa del “pubblico foltissimo di giovani che gre-miva l’atrio e le scale. È lo spessore di questi legami a for-nire buoni motivi per rivendicare alla “città piena di porti-ci” (con cui si aprono i versi autobiografici del Poeta delleCeneri), il diritto-dovere di ridare, in un certo senso, i na-tali a Pasolini, attraverso la sistemazione in una sede ade-guata del Fondo a lui intitolato, una ricchissima documen-tazione bibliografica, emerografica, epistolare, audiovisi-va, raccolta a Roma a partire dal 1979, grazieall’appassionato lavoro di Laura Betti. Come risulta dallarichiesta formulata all’unanimità dal Consiglio provincialeil 14 novembre 1995, affinchè “sia riconosciuta l’impor-tanza delle radici bolognesi di Pasolini”, nel contesto delrinnovato interesse verso “un protagonista autentico, siasotto il profilo letterario e cinematografico, sia sotto il pro-filo dell’impegno civile, della cultura italiana del secolo”.Un auspicio forte, ma che, passato il clima celebrativo, nonha avuto rapida corrispondenza nei fatti. Finalmente an-nunciato il 28 novembre 2003, il trasferimento dei mate-riali custoditi dal Fondo si è realizzato nell’aprile scorso:destinazione Cineteca, dove costituirà il nucleo fonda-mentale di un Centro studi-archivio dedicato, secondo gliobiettivi originari, alla “storia di una vita posta a costanteconfronto con il proprio paese”. Alle atttività del Centro so-vrintenderà un comitato scientifico, presieduto dal sena-tore Guido Calvi, che come penalista si è occupato in par-ticolare delle “cronache giudiziarie” di Pasolini, incrimi-nato decine di volte senza mai subire condanne definitive,ma “ininterrottamente nelle mani dei giudici dal 1960 al1975” (Stefano Rodotà). “Non si celebrano i poeti, ma occorre leggerli e ascoltarli,e anche guardarli quando, come nel caso di Pasolini, essisi esprimono in forma figurativa”. Così Laura Betti, indi-cando a suo tempo l’idea che era alla base dell’iniziativa,anticipava anche, in qualche modo, la scelta di affidare un

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Il “ritorno” di Pasolinidi COSTANZO BAFFETTI

NN

I N C O N T R I

Dalla Cineteca di Bologna, attraverso un Fondo a lui intitolatoe ad un Centro studi-archivio, il poeta ha ripreso a “parlare”con la sua città natale e con quanti continuano a trovare nellesue opere una fonte di impegno civile e culturale

archivio di tale portata alla Cineteca bolognese, che – na-ta come istituzione comunale – gode oggi di un meritatoprestigio internazionale (tanto da avere ricevuto l’incaricodi curare il ripristino di alcuni dei più celebri film di Cha-plin). Una decisione preceduta, del resto, dall’acquisto edal restauro dell’intera opera cinematografica di Pasolini,riprodotta in master da un pollice e in cassette sottotitola-te in italiano e francese.Il “ritorno” a Bologna di Pasolini è quindi anche una con-ferma della “folgorazione figurativa” indotta in lui dalle le-zioni universitarie di Roberto Longhi, alla quale è stretta-mente associato il suo cinema, come dimostra la dedica diMamma Roma al grande maestro; e rappresenta un’occa-sione unica per riscoprire il valore e il significato com-plessivo dell’itinerario del regista, dall’avvio “nazional-po-polare” al “cinema d’élite”, dalla “trilogia della vita” fino al-l’estrema provocazione della “crudeltà” di Salò: oltretuttoperché ci si potrà accostare ai vari momenti della filmo-grafia pasoliniana con la visione delle edizioni originali,non ancora manomesse dai pesanti interventi censori, cherisparmiarono soltanto, tra i titoli più noti al pubblico, IlVangelo secondo Matteo (1964) e i successivi Uccellacci euccellini, Edipo re, Medea, questi ultimi, però, tutti rigoro-samente vietati ai minori di 18 anni, al pari del film-inchie-sta Comizi d’amore (che contiene, fra l’altro, interviste constudenti dell’Università di Bologna e con i giocatori – sia-mo nel 1963 – della squadra di calcio rossoblù, nelle qualiè facile rinvenire tracce di ricordi giovanili, dalle lezioniaccademiche alle abituali partite di pallone ai Prati di Ca-prara).Per il resto, infatti, la trasgressione e la “violenza” che per-corrono l’opera letteraria e cinematografica di Pasolini –violenza della lingua, nei romanzi, violenza delle “icone”,nei film – suscitarono un’ondata di reazioni scandalizzatee una vera e propria campagna di sistematica denigrazio-ne, di intolleranza non solamente verbale, che trovò com-piacenti sponde politiche e giudiziarie. Anche se, fortuna-tamente, non mancarono autorevoli voci discordi, fin dalprimo processo a Pasolini per la sua produzione artistica,svoltosi a Milano tra il ‘55 e il ‘56. Sul banco degli imputa-ti, lo scrittore e l’editore Aldo Garzanti, accusati di “pub-blicazione oscena”; il testo incriminato, Ragazzi di vita,che Giuseppe Ungaretti, in una dichiarazione inviata aigiudici, definì “uno dei migliori libri di prosa narrativa ap-parsi in questi anni in Italia”, mentre il cattolico Carlo Bone mise in evidenza il “grande valore religioso, perchéspinge alla pietà verso i poveri e diseredati”.Cinque anni più tardi, l’esordio di Pasolini dietro la mac-china da presa fu accolto dalle medesime accuse: Accatto-ne venne bloccato dalla commissione di revisione e otten-ne il visto soltanto il 28 ottobre 1961, in seguito alle corali

proteste del mondo culturale e all’intervento diretto delministro dello Spettacolo, Alberto Folchi. “Non esiste ci-neasta, negli anni Sessanta, più consapevole dell’aspettoprogettuale, di ipotesi culturale, delle operazioni artisticheche andava compiendo rivisitando le borgate romane, latragedia greca, i libri sacri e la grande novellistica”, hascritto Tullio Kezich, ricordando che Pasolini “è l’unico re-gista che sia stato preso a sassate per aver fatto un film suGesù Cristo: dai fascisti, alla Mostra di Venezia, quandopresentò Il Vangelo secondo Matteo”. Ma si può aggiunge-re che non esiste neppure un cineasta, in tutta la storia delcinema, più di lui perseguitato, proprio a ragione di unaconsapevolezza critica giunta al punto di abiurare la “Tri-logia della vita” (Il Decameron, I racconti di Canterbury, Ilfiore delle mille e una notte), perché – come spiega RenzoRenzi, che fu il primo a leggere il famoso testo – “il tenta-tivo di liberazione contenuto nei tre film era stato presonella gabbia della sua negazione tollerante e consumisti-ca”. E niente, forse, il Pasolini regista temeva più del ri-schio, sempre presente, dell’omologazione, ancora peg-giore di quello dell’emarginazione. Così maturò l’idea diun film che non potesse venire né omologato, né imitatonella logica del business: Salò o Le venti giornate di Sodo-ma, contro il quale infatti, come il regista aveva previsto,si scatenò una bufera giudiziaria senza precedenti, che neimpedì la proiezione per quasi due anni.In Salò, alla componente fondamentale del libro di de Sa-de, riletto in chiave contemporanea, si intreccia un incuboche ossessionava l’autore - come egli stesso scrisse - findalla giovinezza, dopo che aveva assistito dall’alto di uncampanile, durante gli ultimi mesi della guerra, ad un ra-strellamento finito con quattro uomini appesi ad un unci-no da macellaio conficcato nel mento. “Ho sempre avuto ilterrore di una morte violenta. Ecco, quelle piazze vuotecon i camion dei fascisti, quell’angoscia di morte sono trai motivi ispiratori del film”. Dopo Salò, Pasolini avrebbe vo-luto fare una pellicola che gli stava “molto a cuore” e poilasciare definitivamente il cinema per scrivere il libro del-la sua vita. Invece, andò incontro alla morte e i suoi amicibolognesi, ai quali aveva confidato il segreto desiderio ditornare tra loro, lo attesero invano. �

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Foto tratte dalvolume “Pier PaoloPasolini. Biografia

per immagini” diFabio Pierangeli ePatrizio Barbaro,Gribaudo edizioni

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na donna di bell’età, che mi sembra ancora giovane, midomanda dov’è viale Drusiani. Non lo so. Mi dispiace. Lafisionomia è malinconica, un po’ velata come la voce. Laguardo, mentre si allontana. La via è quasi vuota. È un’ora di

gran caldo. Essa è sottile, un querciolo stento. Ha una veste leggera, unpo’ all’antica, come se ne vedono poche, che le copre le gambe fino alginocchio, ed essa stessa cammina leggera. Si dirige verso lo slargo deiTribunali. Aveva un accento strano. Non proprio straniero. Erapiuttosto l’accento di una persona che ha vissuto per molto tempoall’estero, in paesi diversi, e stenta a ritrovare le parole, il ritmo propriodella lingua materna. Viale Drusiani, dov’è ? Non ho mai sentitoquesto nome. Si sarà sbagliata. Avrei dovuto prevenirla dell’erroreprobabile, informarmi. Mi giro a guardare ancora. È già sparita.Continuo per la mia strada. Attraverso la piazza Maggiore, e misoffermo in piazza del Nettuno, col Gigante rinnovato. Un poetafrancese, se ricordo bene, parla dell’innominabile Nettuno che si ergenel punto nodale della città. Ecco, io mi trovo esattamente qui. La cittàvibra meno di questi tempi. O piuttosto, la vibrazione è tutta interiore.Il punto nodale vero è altrove. È il tardo pomeriggio adesso. Risalgo viaCastiglione. Ho ancora un po’ di tempo. Vado lento. Attraverso il vialeGozzadini e penetro nel Bois de Boulogne, che viene puntualmentechiamato Giardini Margherita. Procedo verso destra, per evitare il

di NICOLA MUSCHITIELLOFotografie di VANES CAVAZZA

Prima diseraPrima disera

UU

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lago. Ed ecco che a una ventina di metri, dinanzi a me, scorgo su unapanchina, sola, una donna. Non sono un grande conoscitore di alberi,ma le querce le conosco. Le riconosco. Sono querce, quelle che vedo ailati. E quella donna è lì, seduta sulla panchina. È la donna di prima. Èla donna del caldo di prima e della voce velata. È la donna con leginocchia coperte. Siede proprio in mezzo alla panchina, e guardadavanti a sé. Le ginocchia sono nude. L’orlo della veste scura, chesembra bruciata, fa spiccare di più l’armoniosa sporgenza delle rotule.Più che bianca, essa è pallida. Pare assente. La cosa che più noto,avvicinandomi, è che ha in mano una lettera, cavata dalla busta. Lamano è posata nel grembo. La lettera è stata probabilmente riletta; echissà quante volte: questo pensiero mi dà una fitta. Passo dinanzi a lei.Niente. Essa è lì, ma non c’è. Sì, è la donna di prima. Ma non è più lastessa. Quasi che le fosse andata via la testa. La sua bella testa. Vadoavanti, non voglio più voltarmi indietro. Ma, come per caso, vedoadesso la targa bianca sul paletto, che annuncia che quello è il vialeDante Drusiani. Non resisto, mi volto. Ma è troppo tardi.

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atturare il calore del sole con serre, in-stallare pannelli solari per l’acqua cal-da, garantire la ventilazione naturale

controllata, schermare il sole estivo con gli al-beri, utilizzare doppi vetri, raccogliere l’acquapiovana, o recuperare calore dal terreno. Sono alcuni degli interventi proposti dall’ar-chitettura bioecologica, in grado di progettarecase e quindi città intese come organismi vi-venti, creando così luoghi che sappiano rap-portarsi in modo equilibrato con l’ambiente incui si inseriscono e che necessariamente tra-sformano. Partendo da questo presupposto laProvincia di Bologna ha attivato un progetto“Azioni per lo sviluppo sostenibile”, finanziatodalla fondazione Carisbo ed in collaborazionecon l’Istituto per lo Sviluppo Sostenibile Italia(ISSI), per favorire una corretta e innovativaattuazione di interventi di risparmio energeti-co, di materiali e risorse nel proprio territorio.Tale progetto include anche la stesura di unostrumento di indirizzo “Linee guida per l’ar-chitettura sostenibile” (a cura dell’ANAB-As-sociazione Nazionale di Architettura Bioecolo-gica) finalizzato a inserire norme di architet-tura sostenibile nelle politiche che regolano leattività edilizie, ambientali e urbanistiche dicompetenza della Provincia (proprie sedi, atti-vità scolastica, aree protette, etc.), dei Comu-ni del suo territorio e dei privati.

Progettare secondo naturaI criteri e le indicazioni fornite dalle li-nee guida si articolano in area biolo-gica, ecologica e sociale. Così le indi-cazioni fornite riguardano vari settori,che vanno dalla selezione dei materialiimpiegati alle tecniche costruttive utiliz-zate, dal miglior rapporto con le risorse ener-getiche naturali a disposizione fino ad ap-propriati sistemi di informazione per i cit-tadini. Nella selezione dei materiali, per esem-pio applicare le linee guida significheràper l’Amministrazione attenersi a quei ma-teriali di cui sia possibile verificare la prove-nienza delle materie prime che li compongo-no, il basso contenuto di energia utilizzata perla loro produzione, la quasi atossicità, la sem-plicità, la naturalità, la lunga durata, la ridottamanutenzione, la provenienza locale e quindi

la non dipendenza da trasporti di lunga per-correnza. Si forniscono inoltre le indicazioniper l’adozione di sistemi di riduzione del con-sumo dell’acqua (come l’uso di rubinetti mo-nocomando e dotati di frangigetto), per la rac-colta e l’uso dell’acqua piovana, per l’utilizzodell’acqua potabile esclusivamente per usi ali-mentari e di igiene personale, per la riduzionedel consumo di acqua e la depurazione e il ri-ciclo dell’acqua utilizzata negli edifici. Per rag-giungere l’importante obiettivo di un rispar-mio di energia di origine fossile (gas, petrolio,carbone) le indicazioni fornite riguardano l’ot-timizzazione degli impianti di produzione delcalore, dei sistemi di coibentazione degli edifi-ci, dell’illuminazione e della climatizzazionenaturali. Anche il cittadino sarà coinvolto attraversoun’informazione trasparente come la certifica-zione dei materiali utilizzati nella costruzione

e un manuale per un abitare corretto. E anco-ra si sceglieranno linguaggi architettonici nonaggressivi e rispettosi delle culture locali. Unaspetto delle linee proposte riguarderà inoltrela viabilità con la separazione tra percorsi pe-donali, ciclabili e veicolari con la limitazione econfinamento di questi ultimi. Nella fase attuale la Provincia si sta facendopromotrice e sostenitrice della divulgazionedelle “Linee guida” verso gli enti locali perchéle adottino all’interno dei loro strumenti di pia-nificazione urbanistica e nei regolamenti edili-zi. È stato così recentemente realizzato un cor-so di formazione, organizzato dall’ISSI, condocenti ANAB, finanziato da Carisbo, destina-to al personale tecnico provinciale, comunalee ai tecnici delegati degli enti pubblici che ope-rano nel territorio, a cui seguirà a settembreun seminario tematico sull’architettura bioe-cologica. �

La casa ecologicadI VERONICA BRIZZI

La Provincia è tra i promotori dell’architettura bioecologica a favore dello sviluppo sostenibile

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T E R R I T O R I O E A M B I E N T E

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fuso, da chi è stato pagato e quali metalli sonostati adoperati. Una delle cose di cui ci occu-piamo con maggiore passione è proprio cerca-re di ricostruire le tecniche antiche, e, in que-sto senso, ogni restauro arricchisce la storiadella tecnologia applicata all’arte. Inoltre i monumenti sono tutti uno diverso dal-l’altro: per condizioni e sistemazioni attuali,per fusione in momenti e con procedimenti di-versi. Spesso statue che si trovano nella stessapiazza si comportano in maniera diversa, e ad-dirittura la stessa subisce differenti corrosioninel lato esposto al sole, o in quello dove battedi più il vento, o nella parte inferiore dove noncade mai la pioggia. A queste differenze corri-spondono diversi tipi di intervento e di prote-zione.Ma, scusi, che cos’è precisamente un re-stauro? Si riesce a recuperare l’aspettooriginale?Assolutamente no. Il restauro tende a fer-mare i processi di de-grado, ma la superfi-cie bronzea originalenon esiste più, è statacorrosa e si è trasfor-mata in qualcos’altro.C’è un restauro chericorda con partico-lare soddisfazione?Essendo bolognese, ilrestauro del Nettuno,alla fine degli anni ‘80.Era uno dei primi re-stauri eseguito sottogli occhi del pubblico,

estauratore curioso, appassionato in-ventore e sperimentatore di tecnicheoriginali, Giovanni Morigi ha recente-

mente cominciato a Venezia il restauro del-l’imponente statua di Bartolomeo Colleoni,realizzata nel 1496 da Andrea Verrocchio. Do-po il Perseo di Benvenuto Cellini, il Nettuno diGiambologna, la porta medioevale del Duomodi Pisa e quella del Maschio Angioino di Na-poli (ricordando solo gli incarichi più presti-giosi), il Colleoni è una nuova sfida per Mori-gi, primo restauratore ad affrontare il proble-ma del restauro dei metalli, campo nel quale siè specializzato acquistando fama internaziona-le. La sua storia cominciò, come tante, per caso,da quando giovane studente di chimica iniziòa lavorare al Museo Archeologico di Bologna.Era il 1963 e il museo cercava un restauratoreche si occupasse dei metalli. «In questo speci-fico settore – ricorda Morigi – non esisteva al-lora nessuna prassi consolidata: l’esperienzami ha permesso di mettere a punto metodolo-gie di intervento originali che, successiva-mente, sono state utilizzate anche da altri col-leghi». Come si procede nel restauro di un mo-numento?C’è una fase preliminare di studio dell’opera,durante la quale si effettuano analisi chimichee fisiche che consentono di individuare i pro-dotti di corrosione, la composizione della lega,gli spessori, l’omogeneità del materiale, ecc. Aquesti si aggiungono gli studi storico-artisticisull’epoca e sull’autore e quelli d’archivio sulmonumento stesso, per cercare di capire co-me è stato progettato, quando e come è stato

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nella “casa” del Nettuno, dove la gente cam-minava e guardava il nostro lavoro affaccian-dosi alle finestre. Dal punto di vista della bel-lezza formale, ricordo il Perseo di BenvenutoCellini: ha una superficie splendida, è una del-le sculture più importanti del Rinascimento esi trova sotto la loggia dei Lanzi, in una dellepiazze più famose del mondo.Secondo lei a Bologna che sensibilità c’ènei confronti del restauro? C’è stata una grande sensibilità al tempo dipersonaggi come i soprintendenti CesareGnudi e Andrea Emiliani. Bologna ha sempreavuto una tradizione notevole perché ci sonodiversi restauratori di alta specializzazione, ti-po Nonfarmale, Caprara, che hanno anchesempre innovato molto il mestiere. Adesso cisiamo ancora noi vecchi, ma la spinta di Bolo-gna si è un po’ sfaldata, anche perché per cer-ti versi e per certi interventi la città si è un po’squalificata. L’interesse da parte delle istitu-zioni è diventato molto di routine, mentre unavolta era più intenso, più attento. Da tempo noicerchiamo di fare la manutenzione della fonta-na del Nettuno e non riusciamo per vari moti-vi: avevamo trovato anche gli sponsor, ma uncantiere con la pubblicità sopra è stato ritenu-to troppo brutto. C’è un monumento che le piacerebbe re-staurare?Be’ adesso stiamo facendo il Colleoni di Ver-rocchio, dopo ci piacerebbe il Gattamelata diDonatello che è a Padova. �

Il restauratoredelle belle statuedi BARBARA TUCCI

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L’ I N T E R V I S T A

Giovanni Morigi è notosoprattutto per i suoi interventisulle grandi opere d’arte dimetallo. Li ha realizzati mettendo a puntoanche nuove tecniche, oggi adottate in tutto il mondo

Morigi all’opera nel suo laboratorio

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on c’è niente di più comodo, peruno scrittore o un giornalista impe-gnati in conduzioni di programmi

televisivi, che trascrivere i testi delle pro-prie trasmissioni e trasformarli in libri. Ilcampione, in questo settore, è Bruno Vespa,ma anche Enzo Biagi - quando ancora gliconsentivano di apparire in TV - non ha cer-to scherzato. Di solito, in termini di venditei “libri televisivi” funzionano, e va da sé chequesto dato non è sinonimo di qualità, ma,casomai, fonte di diffidenza da parte dei let-tori più consapevoli. Dobbiamo dire che,per una volta, in noi questa diffidenza è sva-nita di fronte alla lettura del bel libro di Car-lo Lucarelli “Nuovi misteri d’Italia” (Ei-naudi Editore, pagg. 213, euro 13,50), trattodalle puntate del suo programma “Blue not-te”, andate in onda nel 2003. Quello che ciha più convinto di questa raccolta di storieitaliane è il tentativo, per altro riuscito, di la-vorare su una memoria storica che rischiadi essere cancellata, specie in tempi di mo-nopolio dell’informazione e di corse alla ri-mozione. Il semplice fatto di riportare allaluce vicende dimenticate o così risapute dafarci credere di conoscerle sul serio è, diper sé, un fatto encomiabile, ma l’autore di“Almost blue” e di tanti altri romanzi di ge-nere fa di più, nel senso che introduce, sep-pure in modo forzatamente soft, alcuni ele-menti di dubbio destinati a scavare ancheall’interno delle menti più omologate. Forseè proprio questo che sta alla base del suc-cesso del suo programma, costruito comese il conduttore dovesse soltanto narraredei fatti oggettivi, mentre, nel contempo,aggiunge elementi tipicamente letterari (senon altro a livello di metodo) in grado dimettere in discussione le ipotesi consolida-te o le verità giudiziarie. Quando Lucarelli,ad esempio, parla di “mostri” di Firenze,prende una posizione chiara nei confronti dichi ha sempre sostenuto la tesi della colpe-volezza di Pacciani e dei suoi compagni di

merende, propendendo per una verità benpiù complessa. Allo stesso modo, tende asmarcarsi dalle decisioni assunte dai giudi-ci bolognesi in merito alla strage del 2 ago-sto 1980, e lo fa con un tocco leggero, sen-za, cioè, contestare le sentenze di condan-na, ma semplicemente sottolineando piùvolte le dichiarazioni di estraneità espressecon forza dai due imputati principali, reoconfessi di innumerevoli delitti tranne chedi quello più orrendo. In questo modo Lu-carelli si fa interprete di un’opinione moltodiffusa anche a sinistra, in base alla quale lostragismo non faceva parte della strategiadei Nar e quindi resterebbe più di un dub-bio sulla reale partecipazione dei due terro-risti fascisti Mambro e Fioravanti all’atten-tato alla stazione. In più c’è la famosa testi-monianza di Massimo Sparti sul “botto”, damolti giudicata troppo fragile per giustifica-re una certa direzione delle indagini, le qua-li, tra l’altro, anche ammessa la colpevolez-za dei due militanti neofascisti, non hannomai portato all’identificazione dei mandanti.Nel libro, poi, vengono affrontate altre set-te vicende più o meno misteriose, alcunedelle quali molto note ma non ancora chia-rite (la strage di Ustica, l’assassinio del ban-dito Salvatore Giuliano, l’omicidio di PierPaolo Pasolini), altre sepolte dal tempo (ilcaso della morte di Wilma Montesi, risalen-te a cinquant’anni fa) e altre ancora non suf-ficientemente indagate e portate all’atten-zione del grande pubblico (gli omicidi delgiornalista messinese Beppe Alfano, dei po-liziotti palermitani Antonino Agostino edEmanuele Piazza, nonché del militante diLotta Continua Alceste Campanile, que-st’ultimo compiuto vicino a Reggio Emilianel 1975). Alla fine della lettura, ovviamen-te, non verremo a sapere chi sono i colpe-voli (si tratta di casi reali e non letterari…),ma di sicuro avremo a disposizione moltielementi in più per tracciarne, anche da so-li, un possibile identikit sociale e politico. �

Nuovi misteri d’Italia di STEFANO TASSINARI

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bologna in lettere

NOVITÀ E ANTICIPAZIONIA inaugurare la nuova collana noir della neonata casa editrice Colorado(frutto di una collaborazione tra l’omonima casa di produzione cinematografica di Totti e Salvatores e la Mondadori) è la scrittrice bologneseGrazia Verasani, il cui romanzo“Quo vadis, baby?” (pagg. 219, euro14,00) è appena uscito in libreria.Le atmosfere e i luoghi sono quelli tipicidelle opere della Verasani (locali in cuibere e ascoltare jazz fino al mattino,ambienti frequentati da musicisti easpiranti artisti, ecc.), così come la protagonista, tipica quarantenne single“tormentata dal dubbio di aver sprecato la propria vita”. Giorgia Cantini – questoè il suo nome – fa l’investigatrice privatae in questo ruolo si mette sulle tracce diuna sorella presunta suicida quattordicianni prima, aiutata dall’ultimo amante diquesta bella ragazza, partita per Romacon l’intento di fare l’attrice e mai più tornata.Sarà un’indagine molto difficile, stimolata dal ritrovamento di una scatola piena di lettere e dal… . Ma non andiamo oltre,visto che si tratta di un noir.Aggiungiamo, invece, che nella stessacollana a settembre uscirà il nuovo romanzo di un altro autore della nostraprovincia, e cioè Andrea Cotti.Da segnalare anche la recente ristampa,per l’editore Einaudi, di un vecchio giallodi Marcello Fois (“Sheol”, a suo tempouscito in edicola per i tipi della Hobby &Work) e la pubblicazione dell’opera prima di Paola Urbinati Gonzales, che ci è sembrata convincente (“La maschera delpavone”, Mobydick editore).

ANALISI METROPOLITANE

O, per meglio dire, analisi del concetto di me-tropoli attraverso la ricostruzione dettagliatadella pianificazione metropolitana bolognesenegli ultimi decenni. È questo il tema del saggio di Mariangiola Gal-lingani Le occasioni della metropoli. Lapianificazione “metropolitana” a Bolo-gna. Disegni compiuti, sentieri interrotti,sogni, suggestioni edito da Clueb nella colla-na Studi sociali e territoriali, curata dall’unitàspeciale Studi per la Programmazione dellaProvincia di Bologna.Nel suo complesso il volume segue, con agilitàe chiarezza unite a precisione analitica ed oc-chio critico, le tappe dell’urbanistica della cittàemiliana dagli anni ‘60 e ‘70 (quando questacorreva di pari passo con lo sviluppo dell’hin-terland comunale) fino all’arco di tempo cheva dalla metà degli anni ‘80 ad oggi. Questi ul-timi, scrive Tiberio Rabboni, vicepresidentedella Provincia di Bologna nel mandato appe-na trascorso, nella sua presentazione al volu-me, «sono stati i più avari di risultati per la buo-na urbanistica riformista essenzialmente perun difetto di visione strategica o meglio per lamancanza di un disegno coerente e condivisotra tutti gli attori istituzionali partecipi della co-siddetta scala territoriale metropolitana».Mancanza dovuta, sempre secondo Rabboni,alla «difficoltà di ricomposizione delle due ani-me presenti nella nuova realtà metropolitana»,quella urbana - sempre più colpita dall’emigra-re degli abitanti - e l’hinterland continuamentein crescita e, di conseguenza, con nuovi e pres-santi bisogni. In altre parole è venuto meno undisegno metropolitano coerente com’è, inve-ce, quello recentissimamente entrato in vigo-

re: il Piano territoriale di coordinamento pro-vinciale dell’aprile 2004. L’opera di Mariangio-la Gallingani va a collocarsi proprio in questopanorama proponendo, come dice l’autrice,un’ampia ed accurata ri-esamina «della storiadella pianificazione di Bologna e del suo terri-torio negli ultimi cinquant’anni» nella convin-zione che proprio la storia, con i suoi errori oi suoi successi, possa essere sempre un utilefondamento ad un presente che si auspichi unfuturo sempre migliore. �

I SEGRETI DELLA MONTAGNA

Il Medioevo nella montagna tosco-bolo-gnese, uomini e strutture in una terra diconfine di Renzo Zagnoni (con una prefazioneed una postfazione di Aldo A. Settia) è il tren-tacinquesimo volume pubblicato dal Gruppodi studi Alta valle del Reno di Porretta Terme(che cura anche la rivista “Nuèter-noialtri”)con la collaborazione della Provincia di Bolo-gna e della Fondazione Cassa di Risparmio inBologna. Anche questo volume, come quellipubblicati in precedenza, è incentrato sul ter-ritorio montano compreso tra Bologna e Pi-stoia, un’area già argomento di molti studi daiquali il presente volume si distingue per l’usodi una documentazione (relativa a pievi e mo-nasteri, nobili famiglie e pellegrini, strade ed

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attività commerciali) molto particolare: quellacontenuta negli archivi toscani che, seppuremolto ricca, è stata a lungo trascurata per ra-gioni legate alla storia di queste zone.Siamo nel VII secolo e Longobardi e Bizantinisi stanno contendendo queste montagne. I primi vengono dalla Toscana (in particolaredall’area pistoiese), i secondi sono insediati inquello che più o meno corrisponde all’attualeterritorio bolognese arroccati entro città forti-ficate e fortezze isolate dalle quali, però, nondifendono sufficientemente i territori circo-stanti finendo per convivere con i Longobardi.La presenza toscana in area bolognese si pro-trae per circa cinque secoli fino a quando, nelXIII secolo, il Comune bolognese ristabilisce ilpieno controllo sul territorio che fu dei Longo-bardi e da quel momento è definita la linea diconfine che ancora separa la Toscana dall’E-milia. Questo è solo un accenno della vicendaraccontata dal volume di Zagnoni alla quale siaffianca un’altra storia: quella relativa ad unaparte consistente dei documenti prodotti inquei cinque secoli e rimasti a lungo nell’oblio aPrato, Firenze, a Pistoia là dove, sino a un pas-sato non remoto, coloro che si occupavano del-la montagna bolognese non pensavano affattoa cercarli, anzi non ne sospettavano neppurel’esistenza. Ed è proprio attraverso quelle car-te che il libro di Zagnoni ha potuto svelare edappassionatamente raccontare alcuni dei tantisegreti della montagna. �

L’ONORE DELLA PENNA

È dedicato ad Anna Maria Matteucci studiosadell’arte e docente presso l’Università degliStudi di Bologna, in occasione del suo ritirodall’insegnamento, il volume di saggi curatoda Deanna Lenzi e pubblicato dall’EditriceCompositori dal titolo Arti a confronto. Stu-di in onore di Anna Maria Matteucci.Numerosissimi colleghi ed allievi, italiani estranieri, hanno dedicato alla studiosa un sag-gio che non va letto come un semplice ricono-scimento alla sua attività di ricerca ma anchecome una testimonianza ed una dimostrazionedella vitalità critica della docente bolognese.Gli studi qui pubblicati, infatti, approfondisco-no argomenti del cui studio ella ha posto le ba-si tanto nel campo della pittura che della scul-

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tura e dell’architettura dal Medioevo all’etàmoderna riservando particolare attenzione alpanorama bolognese. Si ricordino, per esem-pio, le sue pagine su Carlo Francesco Dotti el’architettura bolognese del Settecento, oppu-re su San Petronio o sulle chiese nuove del ca-poluogo emiliano. Ed a Bologna è dedicato, tragli altri, lo scritto di Renato Barilli che si sof-ferma sui palazzi storici.E non si trascuri il saggio sul ritratto bologne-se di Vera Fortunati incentrato sull’opera diProspero Fontana e Bartolomeo Passerottiche giocarono «un ruolo primario» nella ri-trattistica bolognese fra il VII e l’VIII secolo. Infine, uscendo dai confini bolognesi, quello diAnna Ottani Cavina sull’evoluzione stilisticadel pittore neoclassico francese Louis Gauf-fier, prima a Roma quale vincitore dell’ambitoPrix de Rome, poi, dal 1793, a Firenze. Solo treesempi per lasciare al lettore il piacere di sco-prire tutto il resto. �

OCCHI DI LUPO

Pubblicato dal Gruppo di studi Savena SettaSambro col contributo della Fondazione Cassadi Risparmio di Bologna e della FondazioneBanca del Monte di Bologna e di Ravenna,Occhi di Lupo. Un’avventura ai tempi diAnnibale nasce dalla collaborazione attivatadal “Protocollo d’intesa per la promozionedegli studi sulla storia e le tradizioni popolaridella montagna bolognese” tra diversipromotori fra cui anche la Provincia diBologna. Una paternità, dunque, assai prestigiosa, perun volume che ha già un precedente - La lo-canda dei misteri di cui Portici parlò a suo tem-po - e due peculiarità. La prima, è quella di es-

sere un vero e proprio libro a fumetti. La se-conda, quella di raccontare una storia che,seppure non priva di quel tanto di finzione ne-cessaria ad ogni buon racconto, affonda le sueradici in un evento realmente accaduto in epo-ca romana: la traversata di Annibale. ScriveGiovanni Brizzi: «Parafrasando Wittgenstein,Umberto Eco ebbe a dire, una volta che “ciòche non si può descrivere, bisogna narrare”: eprecisamente questo è quanto si è tentato difare nel presente fumetto, [...] gli interstizi nellargo tessuto degli eventi storici sono ampi alpunto da consentire, sia pure nel pieno rispet-to della verità, di inserirvi vicende fantastiche,anche estremamente lunghe ed articolate, edella più alta spettacolarità».Così, attraverso i disegni di Sergio Tisselli,che collabora anche alla sceneggiatura, ed i te-

sti di Giovanni Brizzi i protagonisti e le vicen-de dei libri di storia assumono le vesti di un fu-metto, ovvero di una delle forme di comunica-zione più amate dal pubblico di tutte le età. �

GENTE CHE VA E CHE RESTA

Frutto della collaborazione fra l’associazioneculturale della montagna (Gente di Gaggio),l’assessorato provinciale alla Cultura e la Fon-dazione Cassa di Risparmio di Bologna il volu-me curato da Marco Cecchelli è una riedizio-ne dell’opera di monsignor Carlo EmanueleMeotti, arciprete di Gaggio Montano, sull’e-migrazione nel bolognese nei primi anni delXX secolo.Il libro di monsignor Meotti, dal titolo Salvia-mo l’emigrante! La statistica bolognesedell’anno 1900: le risposte dei parroci al-l’inchiesta del card. Domenico Svampa,ora riproposto per la sua cocente ed evidenteattualità, riferiva i risultati di un’inchiesta vo-luta dal cardinale Domenico Svampa nella dio-cesi petroniana. Egli il 15 agosto 1900 «pren-dendo a cuore le condizioni de’ suoi diocesani,che in numero ognor crescente, emigrando incerca di sorte men dura, offrono agli stranieriil lavoro apprezzato delle braccia italiane, ad-dolorato dai pericoli che conseguono la man-canza di sussidi religiosi e lo scadimento deibuoni costumi, per mettersi in grado di pren-dere provvedimenti» chiedeva, infatti, ai suoiparroci notizie dei diocesani emigrati, notizieche «riguardavano la qualità dell’emigrazione:se temporanea permanente - i luoghi di desti-no - il numero degli emigrati - le relazioni diquesti sulle condizioni morali - di quali si po-trebbero escogitare - quali sacerdoti potreb-bero seguire gli emigrati». Poi, per far attuarei provvedimenti necessari al benessere mora-le dei parrocchiani il cardinal Svampa si servìproprio di don Meotti che aveva già mostratoil desiderio e l’interesse ad un confronto co-stante tra la Chiesa e la società accogliendomolti aspetti di quella modernità spesso de-monizzata da altri parroci. Attraverso questovolume, dunque, è possibile gettare unosguardo su un passato che si scopre per nullalontano almeno nelle problematiche.

[a cura di LORENZA MIRETTI]

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L I B R I

iflettere sul terrorismo non significasoltanto richiamare ricordi dolorosidella storia e dell’attualità ma affronta-

re interpretazioni che non riescono completa-mente a spiegare e a sistematizzare un feno-meno estremamente frastagliato e informale.Si pensi, infatti che le tradizionali categorie delterrorismo - quella politico sociale, quellaidentitario nazionalista, quella religiosa - sispecificano ulteriormente, oltreché per perio-di storici, per le varianti locali, nazionali, inter-nazionali, nonché per le singole organizzazio-ni combattenti.In Italia la complessità classificatoria e l’inde-terminatezza analitica del fenomeno ha pro-dotto tre conseguenze. La prima: nel caleidoscopico sistema universi-tario italiano - articolato in 78 università, com-posto da 37000 professori e 21000 ricercatoriche insegnano 105000 materie - non trovanoospitalità studi dedicati ai fenomeni terroristi-ci (li affrontano soltanto il Master in Geopoli-tica e sicurezza globale dell’Università La Sa-pienza e il Master in Cooperazione internazio-nale nella lotta al crimine internazionale etransnazionale dell’Università di Teramo). La seconda: a fronte di una copertura pubbli-cistica dei profili sociologici e polemologici, ri-sultano assenti gli approfondimenti giuridici equelli politico-istituzionali. A proposito dei pri-mi, mentre ogni anno si stampano circa 15000articoli di diritto, in gran parte inutili, quelli at-tinenti alle problematiche del terrorismo am-montano mediamente a 4 cioè allo 0,026%. La terza: la diserzione della “dottrina” giuridi-ca fa il paio con l’inadeguatezza della normati-va. Il codice penale sanziona, in due capi, i de-litti contro la personalità internazionale ed in-terna dello Stato disciplinando in due soliarticoli, il 270 e il 270 bis, le pene per l’asso-ciazionismo sovversivo ed eversivo. Questo hacomportato, alla fine di marzo e agli inizi diaprile, che il ministro degli Interni Pisanu, alfine di combinare tutela dei diritti e sicurezzanazionale ha potuto attivare soltanto l’espul-sione amministrativa nei confronti di soggetticoinvolti in attività di supporto al terrorismo dimatrice fondamentalista. Così come la modernità e la contemporaneitàhanno alienato alla metafisica e alla teologia lariflessione sul male, così il diritto pare aver

alienato alla letteratura le più compiute rifles-sioni sul terrorismo.Forse perché il terrorismo non è “male ogget-tivo” ma sempre soggettivo come sottolineaDostoevskij ne “I Demoni”: «da dove sonousciti i nichilisti? Ma da nessuna parte, sonosempre stati con noi, in noi, accanto a noi», eprecisa Sciascia nel suo ultimo racconto “Il ca-valiere e la morte”: «si, è vero, il delitto ci ap-partiene; ma c’è chi appartiene al delitto?».Gramsci e Pirandello distinguevano tra scrit-tori di parola e scrittori di fatti, il tema del ter-rorismo è sempre stato più sensibilmentescrutato da questi ultimi e non vi è dubbio chelo siano London, Conrad, Bacchelli, Nizan. Il rapporto romanzo/realtà, nelle declinazionidel romanzo storico o del romanzo politico-so-ciale, segnala la consapevolezza di taluni auto-ri nel rappresentare narrativamente il sensoprofondo di alcuni eventi. È stato il romanzo a sviluppare e indagare perprimo certi caratteri: il terrorismo finalizzatoal caos (che stabilizza l’instabilità) e quellotendente all’ordine (l’avversario del terrori-smo è alimentato dal terrorismo medesimo eviceversa); il terrorismo “impensabile” cioèl’assolutizzazione del negativo (nessuna po-tenza, afferma il filosofo Glucksmann, è capa-ce di proteggere la propria popolazione difronte all’impossibile); l’individuazione deibersagli più impotenti, quelli che si identifica-no con la vita della gente; lo smarrimento del-la politica, della polizia, della magistratura, deiservizi di spionaggio o di intelligence.Caratteri e azioni che ritroviamo, singolar-mente, in testi quali “Il tallone di ferro” di Lon-don; “I Demoni” e “I fratelli Karamazov” di Do-stoevskij; “Sotto gli occhi dell’occidente” diConrad; “Il Diavolo a Pontelungo” di Bacchel-li; “La cospirazione” di Nizan; “Tamburi nellanotte” di Brecht; “Todo Modo” di Sciascia; “Ilfattore umano” di Greene.Il romanzo che costituisce il compendio deiprecedenti elementi ed ha anticipato gli sce-nari attuali è “L’agente segreto” pubblicato da

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Joseph Conrad nel 1907. Affermando che «an-che l’irragionevolezza più perversa ha i suoiprocedimenti logici», Conrad descrive la pre-parazione e l’esecuzione dell’attentato all’Os-servatorio di Greenwich. Una azione dimo-strativa non convenzionale, contro un simboload alto impatto, progettata da un anarchico -Verloc - venduto alla polizia, la quale tesse tra-me segrete all’insaputa del Ministro dell’Inter-no. Non manca alle riunioni della cellula anar-chica la figura del “professore” che conservasempre in tasca una fiaschetta di nitroglicerinada fare esplodere qualora tentino di catturarlo(evento che peraltro si augura). L’attentato,maldestro, viene imputato dall’ispettore Heatad una persona estranea al fatto ma ideale perrivestire il ruolo di capro espiatorio, offrendocosì un “mostro” all’indignazione dell’opinionepubblica e sfuggendo all’accusa di inefficienza.Ciò che la letteratura ha meglio approfonditosono i personaggi e le loro filosofie: spaziandodal nichilismo del russo Stavrogin, all’anarchiagrottesca di un invecchiato Bakunin, dall’uto-pismo socialista e superomismo nietzschianodel sindacalista londoniano Ernest Everhard,tutti accomunati da ideologie impressionistica-mente interpretate, cioè malintese, e da unamancanza di “grandezza negativa” (che rendo-no più speranzosa la narrativa rispetto a chi,come Glucksmann prevede invece «il crepu-scolo terrorista dell’umanità»).In quest’otticasociologicamente significativo e convincenteci è parso, nella narrativa più recente, il perso-naggio dell’aspirante terrorista Matteo Diste-fani, nel romanzo di Gianluca Gardini “La cor-sa del topo” edito da Pendragon. Testo che at-traverso le tecniche della letteratura di genere- un noir civile che tiene allertata l’attenzione eil senso di attesa del lettore – spiega la trasfor-mazione, dovuta ad una approssimativa accul-turazione, dal terrorismo mentale all’ideali-smo armato ed assassino. Pur attraverso i li-miti prevedibili di un romanzo di esordio,Gardini, eclettico professore di diritto ammini-strativo della Scuola di Specializzazione in Stu-di sull’Amministrazione Pubblica di Bologna,scrive un libro adulto, essenziale che non con-danna ma non pare indugiare nemmeno allacomprensione.Il romanzo, sorprendentemente, finisce a pa-gina 215 ma non la “storia”. �

Riflessioni sul terrorismo occidentaledi FABIO ZANAROLI

RR

L E T T E R A T U R A E D I R I T T O

Un recente romazo di un giuristabolognese offre lo spunto perripercorrere la storia del fenomenoattraverso la letteratura

N E W S

NUOVO CAPO DI GABINETTOPochi giorni dopo il suo insediamento, la presidente Bea-trice Draghetti ha nominato Capo di Gabinetto Luca RizzoNervo, giovane funzionario proveniente dalle strutturespeciali del Consiglio regionale.Rizzo Nervo, bolognese, ha tra l’altro esperienza giornali-stica (ha curato per due anni l’inserto Emilia Romagna delquotidiano “Europa”) ed ha specifiche competenze nel-l’organizzazione di eventi.Il Capo di Gabinetto assisterà la presidente nei rapporticon la Giunta, il Consiglio e le commissioni della Provin-cia, nonché con gli organi dello Stato, della Regione e delsistema bolognese delle autonomie locali. �

CAMBIA ANCHE IL DIRETTORE GENERALELa presidente della Provincia ha indicato come nuovo Di-rettore Generale dell’Ente Giovanni Cherubini, 52 anni,bolognese, sposato, due figlie. Laureato in Scienze politi-che a Bologna, ha maturato la maggior parte della suaesperienza professionale nella pubblica amministrazionee, fino alla nuova nomina, ha ricoperto il ruolo di dirigen-te dei Servizi alla persona e alla comunità (scuola, forma-zione, lavoro, servizi sociali, sanità) della Provincia di Bo-logna.Come libero professionista ha collaborato con diverse so-cietà di ricerca, in particolare nei campi della pianificazio-ne territoriale e degli studi sociali. È stato anche consu-lente Upi sui temi del lavoro. Cherubini sostituisce il dot-tor Giancarlo De Maria, che ha ricevuto il più vivoringraziamento e il sentito attestato di stima da parte del-la Presidente per l’importante lavoro svolto a palazzo Mal-vezzi negli impegnativi anni che hanno visto un profondoprocesso di trasformazione dell’ente a seguito delle nu-merose nuove deleghe ricevute. �

EDUCAZIONE E SICUREZZAIl terremoto che il 14 settembre 2003 interessò gran partedei comuni dell’Appennino bolognese, ha riproposto conforza il tema della convivenza con il rischio sismico, a co-minciare dall’educazione alla sicurezza. In questo conte-sto, la Provincia, d’intesa con il Centro servizi ammini-strativi e le altre istituzioni scolastiche, intende promuo-vere nelle scuole una azione di sensibilizzazione,conoscenza ed educazione sul fenomeno terremoto. Pri-mo passo, la divulgazione del volumetto “A lezione di ter-remoto” nelle scuole elementari dei comuni montani inte-ressati dal recente sisma. La pubblicazione - realizzata al-l’interno del progetto Edurisk promosso dal Grupponazionale di difesa terremoti e dall’Istituto nazionale digeofisica e vulcanologia in collaborazione con la GiuntiProgetti Educativi - è rivolta ai bambini dagli 8 ai 10 anni esi caratterizza per l’alto valore educativo e la ricchezza dicontenuti, espressi in una forma fumettistica che ne age-vola l’utilizzo. �

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ALLA PROVINCIA IL “PANDA D’ORO”Il progetto LIFE ‘ECOnet’ realizzato dalla Provincia di Bo-logna in collaborazione con la Provincia di Modena e la Re-gione Emilia-Romagna/Ibcn e con partners inglesi, olan-desi e italiani, è stato premiato dal Wwf con il “Panda d’O-ro 2004”, il diploma per la conservazione dellabiodiversità, selezionandolo tra gli oltre 40 pervenuti. Ilprogetto, che ha interessato le due Province, intende con-trastare il progressivo impoverimento del paesaggio e del-la biodiversità nel territorio intensamente antropizzatodella Pianura padana, con la creazione di habitat naturaliconnessi fra loro per mezzo di “corridoi” ecologici, arric-chendo il paesaggio di ambienti naturali pur mantenendole attività produttive presenti. In particolare con ‘ECOnet’si è voluto sperimentare in ambito europeo una metodo-logia comune per realizzare queste reti ecologiche ediffondere le conoscenze sulle esigenze ecologiche e pae-saggistiche del territorio. �

N E W S

“QUADERNI DEL ROSPO” - SPECIALE LUPI Protagonista del nuovo numero dei “Quaderni del Rospo”,il periodico di informazione dell’assessorato all’Ambiente,è il lupo, un animale da sempre presente nel nostro im-maginario collettivo, nei racconti e nelle leggende ma chepopola anche, in poche centinaia di esemplari, quelle par-ti di territorio sfuggite alle trasformazioni dell’era moder-na. Dopo essere stato sterminato dall’uomo tra la finedell’800 e i primi anni Venti del secolo scorso, il lupo è tor-nato a ripopolare l’Appennino bolognese e in particolare ilterritorio del Parco del Corno alle Scale dove è presentecon una certa regolarità da 18-20 anni. I monitoraggi ef-fettuati nell’inverno 2002/2003, hanno permesso di foto-grafare i lupi e di aggiornarne i dati sulla presenza. La ri-cerca, resa possibile dal contributo della Fondazione Cas-sa di Risparmio di Bologna, ha rilevato un gruppo di treesemplari adulti che popola in modo stabile durante tuttol’anno il territorio del Parco del Corno alle Scale, compo-sto da due maschi e da una femmina. In base alle infor-mazioni della Polizia provinciale, tra l’Appennino bologne-se e quello toscano sarebbero almeno cinque i nuclei di lu-pi presenti per un totale di 15-20 esemplari. �

PER UNA CITTÀ DEI PROGETTIProposte, progetti, racconti di una Bologna diffusa – e tal-volta sotterranea – che fa pratica di democrazia. Questo ilsottotitolo del numero di aprile-settembre 2004 che la rivi-sta Inchiesta ha dedicato alla ‘Città della comunicazione’ epresentato a Sergio Cofferati circa un mese prima dellasua elezione a sindaco di Bologna. Il numero speciale deltrimestrale di ricerca e pratica sociale diretto da VittorioCapecchi ha raccolto decine di testimonianze di impresedella cultura, dell’informazione e della comunicazione. Intutte emergono i valori e i linguaggi della convivenza de-mocratica, della solidarietà e della coscienza civile, di unaBologna tutt’altro che sonnacchiosa ma fatta da uomini edonne che agiscono, si incontrano e fanno progetti per laloro vita e per la città futura. �

QUALCOSA DI NUOVO AL COMUNALEBologna darà grande sonorità alla musica nelle sue “case”preferite e consacrate a quest'arte: il Teatro Comunale conla tradizionale stagione lirica e il nuovo auditorium Manzo-ni per quella sinfonica.Il sovrintendente Stefano Mazzonis annuncia con il con-sueto entusiasmo la nuova stagione concertistica2004/2005 tirando il bilancio della precedente (+33% le pre-senze in sala per la lirica, +25% per la sinfonica). Il prossimo cartellone, con abbonamenti a prezzi straccia-tissimi per giovani e over 65, porta in scena nuovi registi,nuovi allestimenti, grandi cantanti in ruoli inediti ed operedi famosi compositori all'insegna dello slogan “ogni seraal Comunale qualcosa di nuovo”.Per la stagione sinfonica, un tutto Beethoven in cinque se-rate con le famose sinfonie abbinate a compositori contem-poranei di diversa provenienza, molti graditi ritorni di fa-mosi interpreti e alcune prime esecuzioni assolute in Italia. Al maestro Daniele Gatti si affiancherà, nella direzione del-l'orchestra del Teatro Comunale, il direttore ospite princi-pale Carlo Rizzi. [M.C.T.]

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ARTE A PALAZZOUn gruppo di preziose opere di Pelagio Palagi, conserva-to nelle raccolte del Gabinetto dei disegni e delle stampedell’Archiginnasio, sarà esposto fino al 20 agosto alle Col-lezioni comunali d’Arte di Piazza Maggiore. Si tratta di di-segni raffiguranti suppellettili e arredi creati per la com-mittenza sabauda, presentati per la prima volta al pubblicoe affiancati da pezzi d’arredo eseguiti su loro modello. Perl’occasione è stato pubblicato il volume “Arte a palazzo. Pe-lagio Palagi alle Collezioni comunali d’Arte”, a cura di Car-la Bernardini. �

N E W S

RICORDANDO I RAGAZZI DEL SALVEMINISi è svolta il 30 maggio, grazie alla collaborazione tra il Cai- Sezione Mario Fantin di Bologna e il Lions Club Grizza-na Morandi-Caterina de’ Vigri, l’inaugurazione del sentie-ro e del monumento restaurato in memoria dei ragazzi del-l’Istituto Salvemini. Alle vittime della strage del 6 dicem-bre 1990 proprio i Lions hanno dedicato il lavoro dirisistemazione di un ‘cammino della memoria’. Dal San-tuario di Montovolo, infatti, un sentiero di alcune centinaiadi metri - ritmato da steli che ricordano ognuno dei ragaz-zi scomparsi – raggiunge il balzo di Santa Caterina, puntoin cui è stato eretto il monumento. Alla cerimonia di inau-gurazione hanno partecipato anche il presidente dell’As-sociazione famiglie del Salvemini, il preside attuale dell’i-stituto Pietro Gigante, e quello in carica nel dicembre1990, Giuseppe Tibaldi. �

VACANZE COI FIOCCHITorna anche quest’anno, per la sua quinta edizione, Va-canze coi fiocchi – Dai un passaggio alla sicurezza, la cam-pagna nazionale di sensibilizzazione ai problemi della si-curezza stradale ideata e curata dal Centro Antartide diBologna e dall’Unione Province d’Italia. Il 30 e il 31 luglionelle piazze e ai caselli autostradali di molti centri italianisono stati offerti agli automobilisti in viaggio e ai cittadinimigliaia di libretti informativi sull’argomento. Al loro interno si possono leggere vignette, illustrazioni,testi realizzati da noti testimonial e tante pagine dedicateai più piccoli. �

SASSO MARCONI DIVENTA CITTÀ Nell’anno del bicentenario della nascita del comune, Sas-so Marconi ha ottenuto il riconoscimento di ‘città’. In unaseduta straordinaria del Consiglio comunale, l’8 maggio siè svolta la cerimonia ufficiale di conferimento del titolo ri-conosciuto dal Presidente della Repubblica, con la pre-sentazione del nuovo gonfalone e del nuovo stemma co-munale. �

UN DEPURATORE PER QUATTRO COMUNIÈ stato recentemente inaugurato il depuratore intercomu-nale per i comuni di Castel di Casio, Gaggio Montano, Gra-naglione e Porretta. Il potenziamento dell’impianto di de-purazione di Prati ha come obiettivo fondamentale l’ulte-riore riqualificazione delle acque dell’alta valle del Reno. Inquesti venti anni le esigenze del territorio sono cresciute.Il nuovo impianto, che sarà in grado di servire efficace-mente il grande afflusso stagionale estivo e permetterà diraggiungere i più restrittivi e obbligatori parametri di qua-lità delle acque depurate, servirà i 18000 abitanti della zo-na garantendo loro una altissima bontà delle acque. �

PREMIATO “ASTERISCO”La trasmissione radiofonica Asterisco, promossa dall’as-sessorato provinciale alle Politiche sociali e dedicata alletematiche dell’immigrazione, ha vinto la prima edizionedel premio ‘Moustapha Souhir’. Intitolato a una delle figu-re emblematiche del giornalismo interculturale, il premioper la migliore produzione mediatica multiculturale è sta-to assegnato ad Asterisco per originalità, padronanza delmezzo radiofonico e qualità dell’informazione. �

PROGETTI PER MIGLIORARE LA VITAIl premio deliberato dalla direzione nazionale dell’UnioneItaliana dei Ciechi per sollecitare la partecipazione delledonne nella vita associativa è andato alla sezione provin-ciale di Bologna. Il lavoro raccolto rispetto alle numeroseattività e ai progetti curati dalle donne bolognesi è infattiapparso alla commissione giudicatrice come “una spledi-da testimonianza di un processo autentico di integrazionee di un impegno tutto da cogliere per la promozione dellastessa associazione”. Tra le iniziative più rilevanti segna-late, il concerto-lezione degli allievi del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, tenuto il 21 maggio all’Istituto Ca-vazza di via Castiglione. �

NUOVA BIBLIOTECA DEL COPERNICOÈ stata inaugurata nel mese di maggio e per la sua realiz-zazione la Provincia di Bologna ha finanziato un progettoda 330 mila euro. La nuova biblioteca del Liceo ‘NiccolòCopernico’ funziona già come sala di lettura per studentiuniversitari e anche come biblioteca pubblica, in base agliaccordi contenuti in una convenzione sottoscritta tra Pro-vincia, Scuola, Università e Quartiere. L’uso extrascolasti-co delle sue sale, nello specifico, è garantito da accessi dif-ferenziati. �

IL COMUNE CAMBIA CONFINILa richiesta di modifica dei confini tra i comuni di San Be-nedetto Val di Sambro e di Monghidoro è divenuta pro-getto di legge regionale. Sulla base delle richieste concor-date tra le due amministrazioni, l’area denominata Griffo(circa 43.300 mq) dovrebbe passare a San Benedetto,mentre la frazione di S. Andrea di Savena, l’area antistan-te la chiesa del borgo e l’annesso cimitero (circa 167.200mq) a Monghidoro. La decisione finale in materia spetteràa una consultazione popolare locale. �

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ONLY ON LINE

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“EL GHIBLI”, LA RIVISTA DEGLI SCRITTORI STRANIERI “Ghibli” è un vento che soffia dal deserto,caldo e secco. È il vento dei nomadi, delviaggio e della migranza. Ed “El Ghibli” è ilnome scelto per la rivista on line di lettera-tura di migrazione, gestita da scrittori stra-nieri che scrivono in lingua italiana e pub-blicata sul sito della Provincia. È appenauscito il numero quattro.La rivista è organizzata per sezioni: - Racconti e poesie. Produzione di scrittura edi letteratura degli scrittori “non italiani”,migrati in Italia e che usano l’italiano comelingua d’espressione letteraria (per un tota-le di 4-5 autori, tra poeti e scrittori di narra-tiva).- Stanza degli ospiti. Dà spazio a scrittoristanziali, di ogni nazionalità.- Parole dal mondo. Produzione letteraria dimigranti non italiani, in altri Paesi del mon-do.- Generazione che sale. Scritti di ragazzi del-le scuole sul tema della rivista. - Recensioni. Rivisitazione e analisi storico-critica di tutta la produzione degli autoristranieri in Italia. Diffusione della letteratu-ra degli stranieri attraverso recensioni di li-bri, pubblicità alle piccole case editrici sen-sibili al tema. - Interviste.Vengono segnalate anche informazioni utiliagli “artigiani della pagina” e non solo (con-corsi, articoli, manifestazioni culturali checoinvolgono artisti e/o cittadini immigrati). Il comitato editoriale è composto oltre cheda scrittori stranieri ed italiani dai rappre-sentanti degli Enti promotori dell’iniziativaeditoriale.www.el-ghibli.provincia.bologna.it

CULTURA IN PROVINCIAUn database di 500 schede che illustrano icento musei, le trecento biblioteche e il cen-tinaio di archivi del territorio; 250 pagine ecirca 400 link esterni. Sono i contenuti del sito “Cultura in Provin-cia”, costruito in modo da consentire agliutenti l’accesso diretto al catalogo unico del-le biblioteche del polo provinciale, che con-tiene un patrimonio di oltre 170 bibliotechecon più di un milione 800 mila titoli. Se si cerca un volume, in pratica, si può sa-pere in quali strutture della provincia è re-peribile. Un’altra sezione interessante è quella deipercorsi, che presenta possibili itinerari distudio: si va dal percorso che riguarda l’a-stronomia (con gli osservatori e le aule di-dattiche), a quello sul corpo umano, le erbe,i fiori o la seconda guerra mondiale.www.provincia.bologna.it/cultura/index.html

COME TROVARE I CORSI DI FORMAZIONE Pensato per i cittadini che cercano informa-zioni sui corsi di formazione nel territoriodella provincia e per le imprese interessate,il sito web dell’Osservatorio sull’offerta for-mativa (Ossof) della Provincia è una guidasu tutte le opportunità educative e formati-ve, aggiornata in tempo reale. Nel sito si tro-vano i percorsi promossi da soggetti pubbli-ci e privati, della scuola e dell’università nelterritorio bolognese.L’Osservatorio vuole essere un’occasione dicomunicazione e di scambio delle informa-zioni tra i diversi attori del sistema dell’i-struzione e della formazione: un unico spa-zio di riferimento, aggiornato e facilmenteaccessibile. Utili sono le sezioni: glossario eFaq (le domande che utenti e gestori dei cor-si rivolgo più spesso all’Osservatorio).www.ossof.provincia.bologna.it

LA SCUOLA CHE VOGLIODal portale della Provincia si raggiunge an-che la guida on line agli Istituti superiori diBologna e della provincia: “La scuola che vo-glio”. Il sito contiene l’elenco aggiornato edettagliato di tutte le scuole superiori (com-presi gli indirizzi attivati e i quadri orari del-l’area bolognese), oltre alle informazioni sulsistema scolastico e formativo.Diversi i percorsi di ricerca: l’indirizzo distudio (area artistica, classica, professionalee tecnica), il titolo di studio, una cartina geo-grafica attiva che consente la ricerca per ter-ritorio. Una sezione è dedicata alla descri-zione del sistema scolastico 2004, al sistemadi scuola e formazione nel bolognese, all’au-tonomia scolastica. www.guidascuolesuperiori.provincia.bologna.it

L’ASSOCIAZIONE 2 AGOSTO 1980 Documenti, immagini, video sulla strage al-la stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto1980: sono i materiali raccolti nel nuovo sitodell’Associazione 2 agosto, che offre al navi-gatore la possibilità di approfondire, la rico-struzione della vicenda giudiziaria, scorrerefoto della tragedia e delle manifestazioni cheseguirono.Oltre alla descrizione delle finalità e del la-voro svolto fino a questo momento dall’as-sociazione, nel sito si trovano i discorsi te-nuti da Torquato Secci (dal 1981 al 1995) eda Paolo Bolognesi (dal 1996 al 2003) in oc-casione dell’anniversario della strage, cosìcome i manifesti realizzati in questi anni. Di-verse le sezioni che si possono visitare: lastrage (resoconti e testimonianze, la crona-ca della tragedia, i soccorsi, le rivendicazio-ni); le vittime, con l’elenco delle persone chehanno perso la vita; la vicenda politico-giu-diziaria; l’associazione e l’attualità. www.stragi.it/

[a cura di SERENA MAINI]

a pittura e la scultura, in ogni forma e inogni tempo, sono legate alla luce ma al-cuni artisti più di altri ne hanno esplora-

to i valori sensibili e simbolici più profondi, ap-prodando a una grande varietà di soluzioni. Le131 opere di 114 artisti, scelte dal curatore del-la mostra Giorgio Di Genova fra quelle dellecollezioni permanenti del Museo e le nuovedonazioni, sono una rassegna sul ruolo che laluce riveste nella produzione artistica, sulleimplicazioni di cui essa si fa portatrice, sui si-gnificati e sui valori che le diverse sensibilitàartistiche le hanno conferito. La luce rivela ciò che le tenebre nascondono.Luce è quella lunare che trapassa le nuvolescure sulla tela di Gerardo Dottori, quella vio-lacea da cui emerge l’isola di San Giorgio vistada Virgilio Guidi, quella urbana dei grattacielidi Manhattan tanto cari a Tonino Caputo. Maoltre alla luce fisica, diretta o riflessa, solare olunare, c’è quella divina di Ennio Bencini,quella intrappolata nelle spigolose traiettoriedi Rino Sernaglia, quella di Elio Di Blasio chediventa diafana sostanza. La luce gioca con letrasparenze, con le ombre e con la geometriacreando riflessi che generano tempo e spazio.Il colore luce esce dai confini della geometriaper diventare lirico e tenue come nella pitturadi Domenico Spinosa, oppure bagliore lontanoche illumina tele buie come quelle di EnnioFinzi. Nella pittura i colori che più di altri ri-chiamano la luce sono l’azzurro mistico e so-prannaturale, il giallo del caldo raggio solare eil bianco, summa di tutti. Così i pittori mag-giormente interessati al tema della luce hannoscelto anche il bianco, nei suoi vari toni, rea-lizzando opere monocrome, come nel caso diRino Carrara o Riccardo Guarneri. Si nutre di ombre, la luce; come la scintilla del-la coscienza nasce dalle tenebre della psicheprimordiale. Una dualità universale di vita emorte che racchiude ogni umana esperienza.

“Luce vero sole dell’arte”, aperta fino al 25 luglio, è accompagnata da un catalogo edito da Bora. Museo Bargellini, via Rusticana 1, Pieve di Cento; orario: 10-13.30 e 15-19, domenica 10-19; ingresso libero. Informazioni: tel. 051.68.61.545, www.museobargellini.com

acchie scure, chiazze chiare, superficidense, stratificazioni, materia decompo-sta, sfaldata, graffiata. Sono alcune delle

immagini in bianco e nero di “Muri” di Nino Miglio-ri. Le fotografie, realizzate dall’artista fra l’inizio de-gli anni ‘50 e la fine dei ‘70, fanno parte di una sele-zione di una cinquantina di opere esposte alla Roccadi Dozza, sulle verdi colline imolesi, fino al 10 set-tembre. I nuclei che la mostra esplora sono tempo,gesto e segno, temi che si intersecano e si rincorro-no nella ricerca di questo fotografo che da più di cin-quant’anni vede, legge e riscrive il mondo. Oltre alle macchie e alle muffe, i muri di Migliori so-no supporto di scrittura e segni, disegni e manifesti.Una superficie urbana piena di tracce che dicono del-l’uomo, speranze, delusioni, amori, convinzioni… Imanifesti sono strappati in un’infinita sovrapposizio-ne che ricama colorati collage divenendo un tutt’unocon l’intonaco. Le scritte, piene di cancellature e ag-giunte, come un dialogo a più voci, testimoniano ilpassaggio dell’uomo per le strade del mondo. Ma imuri diventano anche pura immagine, si scompon-gono a rappresentare un nuovo universo di inven-zione artistica. I “muri” di Migliori a Dozza, il paese della Biennale

del muro dipinto, inaugurano l’attività dellaneonata “Fondazione Dozza città d’arte”, pre-sieduta da Eugenio Riccomini. Istituita dal-l’Amministrazione comunale, la fondazione in-tende valorizzare il borgo attraverso iniziativeartistiche e culturali. La mostra è allestita all’interno della Roccasforzesca, ricostruita nel tardo ‘400 sulle rovi-ne di precedenti fortezze per volere di Cateri-na Sforza, signora di Imola e di Dozza. I Mal-vezzi Campeggi, a cui la rocca andò in eredità,la trasformarono nel 1594 in palazzo signorile.L’edificio è aperto al pubblico e con i suoi ar-redi d’epoca e le sue decorazioni offre unospaccato della vita dell’epoca. Al suo interno al-cune sale ospitano la Pinacoteca, mentre neisotterranei ha sede l’enoteca regionale.

Nino Migliori, “Muri. Tempo, gesto, segno” acura di Marilena Pasquali, Rocca sforzesca di Dozza fino al 10 settembre,aperta da martedì a sabato dalle 10 alle 12.30e dalle 15 alle 18.30, domenica dalle 10 alle13 e dalle 15 alle 19.30; ingresso 4 euro. Infor-mazioni: tel. 0542.67.82.40

[a cura di BARBARA TUCCI]

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Luce vero sole dell’arteÈ la mostra che il Museo d’arte delle Generazioni Italiane del ‘900 di Pieve di Cento ha organizzato in occasione dei quarant’anni della Ova, l’azienda del suo fondatore Giulio Bargellini

La fotografia tra segno e gesto

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M O S T R E

“Muri” di Nino Migliori a Dozza, capitale del muro dipinto

Dall’alto, “Le ali della Vita - Le ali della Guerra -Le ali della Morte”, 2003 di Rosario TornatoreScaccianoce; da “Manifesti strappati” di NinoMigliori 1975

ricerca

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ella Pianura Padana dove oggi vi so-no campi di frumento, di mais o digirasole e si allevano maiali, muc-

che e galline e di selvatico incontriamo soloqualche lepre, dei roditori o piccole bisce,una volta scorrazzavano animali di ben altredimensioni. Cinquantamila anni fa su questistessi terreni pascolavano infatti i mammut,i rinoceronti lanosi e i megaceri, i cervi gi-ganti dalle imponenti corna ramificate e pal-mate. Sono di questi animali, ma anche ditanti altri tra cui bisonti, alci, lupi, orsi, ca-stori, cervi e caprioli, i resti fossili che ca-sualmente sono stati scoperti a Settepolesi-ni di Bondeno, in provincia di Ferrara. In questa località nel 1997, durante l’attivitàestrattiva in una cava di sabbia, la bocca del-la draga che aspirava acqua e sedimento aventi metri di profondità, si è bloccata a cau-sa di un grande osso che, incastratosi,ostruiva l’imboccatura.Analizzato da paleontologi dell’Università diFerrara si è ben presto capito che si tratta-va di una porzione di bacino di un mammutlanoso. Entusiasmati dall’importante sco-perta, i ricercatori hanno proseguito i lavo-ri di scavo e, fino ad oggi, sono quasi otto-cento i reperti ossei recuperati. Secondo glistudiosi, l’area pare ancora lontana dall’averesaurito tutto il suo contenuto di storia prei-storica e ciò ne fa indiscutibilmente il piùricco giacimento di reperti di vertebrati del-la Pianura Padana.Ne parliamo con il professor Benedetto Sa-la del dipartimento delle Risorse naturali eculturali dell’Università di Ferrara, impe-gnato nello studio delle ere geologiche edelle variazioni della vita animale e vegeta-le nella lunga storia della Terra e in prima li-nea nell’attività di recupero dei reperti diSettepolesini. Il luogo in cui avete fatto i ritrovamen-ti era un insediamento umano?No. Si tratta di un’area in cui probabilmenteil Po tracciava un’ansa, una larga curva chenel tempo è diventata un ramo morto. Du-rante le migliaia d’anni in cui vi scorreval’acqua, lungo questo meandro si sono ac-cumulate numerose carcasse di animali tra-sportate dal fiume. La loro buona conserva-

zione, spesso abbiamo trovato ossa intere, ècertamente stata favorita dal fatto che il cli-ma era freddo, e l’erosione dovuta all’acquanon si è verificata perché qualche fenome-no tellurico e di riassestamento del suolodeve aver prodotto punti di stanca di cor-rente e quindi anche la creazione di questoramo morto. È stato grazie alla coincidenza di queste si-tuazioni favorevoli che si è potuto conser-vare questo materiale di grandissimo inte-resse storico.I mammut e i rinoceronti lanosi da do-ve provenivano?Provenivano da est. La presenza di questidue pachidermi artici nella Pianura Pada-naè di grande importanza per la paleobio-geografia. Conferma che l’area padana èstata un punto di incontro tra la bioprovin-cia europea sud-occidentale e quella orien-tale balcanica. In un congresso internazio-nale sugli elefanti, tenuto a Roma nel 2001,sono stati presentati i primi risultati di unanostra ricerca che ha suscitato particolareinteresse. Oggi abbiamo le prove che anchein un’area così meridionale d’Europa vi era,50.000-25.000 anni fa, una vegetazione dasteppa-taiga, testimoniata dalla presenza dimammut, di rinoceronti lanosi e di megace-ri, cervi di grandi dimensioni, poi scompar-si, tipici di ben più settentrionali latitudini.

Com’era il clima nella nostra regione inquel tempo?Sulla base dei dati che abbiamo, sostanzial-mente possiamo individuare tre periodi cli-matici. Il primo, freddo e relativamente umi-do, va da circa 60.000 anni fa a circa 15.000.Questo tipo di clima aveva favorito la for-mazione in Pianura Padana, a quel tempoestesa a tutto l’Alto Adriatico allora emerso,di una steppa-taiga, habitat naturale dimammut, rinoceronti lanosi, megaceri egrandi bisonti.Il secondo periodo è sempre freddo, ma èanche particolarmente arido. La pianura hale caratteristiche della steppa, un territoriocaratterizzato da una vegetazione poverache permetteva la vita a branchi di animalipoco esigenti, come bisonti e alci. Durantequesta fase, che dura fino all’epoca romana,il clima gradatamente cambia e diventa tem-perato e relativamente umido. In questo ter-zo periodo climatico la pianura è un fitto bo-sco di lecci, aceri e querce e altre specie ar-boree dove vivono cinghiali, caprioli ecervi. Il bosco però lentamente va riducen-dosi perché l’uomo lo distrugge per crearespazi per il pascolo degli animali domesticie per i campi da coltivare. Inizia così a con-figurarsi la Pianura Padanache conosciamo,ben diversa da quella di decine di migliaiad’anni fa. �

I mammut della Pianura Padanadi STEFANO GRUPPUSO

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Un’importante scoperta ciconferma che 50mila anni fa

nella nostra regionepascolavano i grandi animali

delle steppe e delle taighe