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Novembre - Dicembre 2003 6 Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine Spediz. in a.p. 45% - art. 2 comma 20/b - L. 662/96 Fil. di Napoli INGEG ERI APOLI notiziario dell’ordine di

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Novembre - Dicembre 2003

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Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine

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Novembre - Dicembre 2003ORDINE DEGLI INGEGNERI DI NAPOLI

Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine

EditoreConsiglio dell’Ordine degli Ingegneri

della Provincia di Napoli

Direttore EditorialeLuigi Vinci

Direttore ResponsabileArmando Albi Marini

Redattore CapoPietro Ernesto De Felice

Direzione, Redazione e Amministrazione80134 Napoli, Via del Chiostro, 9

Tel. 081.5525604 - Fax 081.5522126www.ordineingegnerinapoli.it

[email protected]/c postale n. 25296807

Comitato di direzioneEdoardo Benassai

Annibale de Cesbron de la GrennelaisSalvatore Landolfi Francesco Mondini

Marco Senese

RedattoriEdoardo Benassai

Annibale de Cesbron de la GrennelaisMatteo De Marino

Paola MaroneNicola Monda

Mario PasquinoFerdinando Passerini

Giorgio PouletVittoria RinaldiBenni ScarpatiMarco Senese

Federico SerafinoLuciano Varchetta

Coordinamento di redazioneClaudio Croce

Progetto grafico e impaginazioneDenaro Progetti

StampaGrafica Nappa snc - Aversa (Ce)

Reg. Trib. di Napoli n. 2166 del 18/7/1970Spediz. in a.p. 45% - art. 2 comma 20/b

L. 662/96 Fil. di Napoli

Finito di stampare nel mese di dicembre 2003

Associato U.S.P.I.Unione Stampa Periodica Italiana

In copertina: Il Sagittario 2°, gioiello dell’Ae-ronautica italiana, testimonial di “100 annidi Aviazione a Napoli e in Campania”.

Notiziariodel Consiglio dell’Ordine

degli Ingegneridella Provincia di Napoli

La pubblicazione del materiale pervenuto è subordinata al giudizio della redazione. Ai testi potrannoessere apportate modifiche concordate con gli autori; in caso di necessità la redazione si riserva il di-ritto di sintetizzare i testi. Articoli, note e recensioni, firmati o siglati, impegnano esclusivamente laresponsabilità degli autori.

◗ EDITORIALEOltre il 30 per cento dei laureati si specializza in informatica 3

◗ PROFESSIONELa professione di Esperto in Ingegneria Economica 6di Vittorio Borgia

L’ingegnere dell’informazione per gestire il cambiamento 9intervista a Luigi Nicolais

Professionisti, la parola al Parlamento europeo 48di Stefano Zappalà

◗ URBANISTICAÈ ora di ripensare al futuro del litorale di Bagnoli 11di Edoardo Benassai

◗ ISTRUZIONEUn possibile ruolo tecnico per gli ingegneri docenti 14di Gennaro Saccone

◗ INDUSTRIAPuntare sull’Alta Tecnologia per lo sviluppo delle PMI 17di Franco Ongaro

◗ AMBIENTELa figura del tecnico esperto in acustica ambientale 21di Lorenzo Vetere

◗ ILLUMINOTECNICAEffetti dell’illuminazione sull’incidentalità stradale 28di Luciano Di Fraia

◗ IDRAULICAIl calcolo dei diametri negli impianti idrici privati 33di Silvio Terraciano e Nicola Macario

◗ IMPIANTISTICAClimatizzazione, soluzioni per il risparmio energetico 45di F. D’Aurea, M. Ranieri e G. Manchisi

◗ SICUREZZACorso base di formazione per gli addetti della sicurezza 50di Marco Senese e Vittorio Lama

Decreto del Presidente della Repubblica 3 luglio 2003, n. 222 59

◗ LEGGI E CIRCOLARI 55

◗ SENTENZE 57

◗ REGIONE CAMPANIAProvincia di Napoli 65Valori fondiari medi unitari riferiti ad unità di superficie ed a tipi di coltura in Euro per ettaro - Anno 2002

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Novembre-Dicembre 2003

3EDITORIALEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

◗Elettronica e telecomunicazioni rappre-sentano la nuova frontiera dell’ingegneria.Come sottolinea il presidente del ConsiglioNazionale degli Ingegneri Sergio Polese,“l’ingegneria delle informazioni rappresen-ta il futuro, poiché è un settore ampio eparticolarmente innovativo, all’interno delquale trovano spazio oltre dieci specializ-zazioni diverse”. L’interdisciplinareità, infatti, sembra esserela principale caratteristica di questo settore(che insieme con edilizia e industria com-pleta il trittico in cui si compone l’ordina-mento professionale degli ingegneri). E la compresenza di diverse discipline caratterizza an-che il convegno napoletano con l’alternarsi sul palco diesperti e studiosi in varie materie: dalla biomedica, alletelecomunicazioni, dall’ingegneria gestionale, alla do-motica. Dalla conferenza di Napoli parte anche un ap-pello circa la necessità di costituire degli organismi ingrado di coinvolgere gli Ordini professionali, le univer-sità, i privati e il settore pubblico per progetti di svilup-po, in modo anche da favorire la nascita di nuove im-prese. A tale proposito, il presidente dell’Ordine Ingegneri diNapoli, Luigi Vinci, ricorda come su iniziativa dell’Ordi-ne napoletano si sia costituito il polo aeronautico, unprogetto che vede uniti ad un tavolo unico politici, tec-nici ed imprenditori, e che testimonia in modo esplicitola vitale importanza dell’ingegneria come volano di svi-luppo per l’economia locale.Oggi il 50 per cento degli ingegneri italiani svolge lasua attività nel campo dell’ingegneria dell’informazio-ne, e tale tendenza si riscontra anche nel mondo uni-versitario, dove oltre la metà degli iscritti ha scelto dispecializzarsi in uno tra i tanti indirizzi di studio offertidal “terzo settore”. Giampio Bracchi, presidente dellaFondazione del Politecnico di Milano, presenta cifreeloquenti: “Su 225.000 iscritti alle facoltà di ingegneria

in Italia nell’anno accademico appena con-cluso, la metà sono afferenti al settore del-l’informazione. Su 25.000 laureati, 11.000sono di materie ingegneristiche legate al-l’informazione. Di questi 8.200 sono lau-reati in ingegneria informatica. In definiti-va, un terzo delle matricole, un terzo deglistudenti in corso e un terzo dei laureati iningegneria sono informatici”. Tuttavia, sebbene l’ingegneria dell’infor-mazione rappresenti uno dei settori trai-nanti dell’economia nazionale, grazie so-prattutto alla stretta connessione tra inno-

vazione tecnologica e attività produttive, l’Italia conti-nua a soffrire un certo distacco rispetto agli Stati Unitie al resto dell’Europa, senza dimenticare il gap matura-to nei confronti di realtà emergenti quali l’India e la Ci-na. “Nel nostro settore – sottolinea Sergio Polese – ledifficoltà legate alla definizione di una normativa e diuna legislazione specifica riferita ad una figura profes-sionale così vasta, ed inoltre alcuni fattori diversi comequelli di tipo economico, incidono direttamente sui li-velli occupazionali e sulla qualità della ricerca in Italia”. Tuttavia, aggiunge il presidente, “La continua evoluzio-ne del settore porterà ad una spinta notevole, e l’inge-gneria italiana potrà ritornare ai livelli di prim’ordine”.L’imperativo, insomma, è investire nella ricerca e nellaformazione dei giovani e promuovere una riforma del-l’ordinamento professionale e didattico. Riguardo aquest’ultimo tema un campanello d’allarme è stato lan-ciato da Marcello Bracale dell’Università degli Studi diNapoli Federico II: “Attenti ai rischi insiti nella nuovariforma universitaria. Non si può, come sostiene Confindustria, valutare ilsuccesso dalla quantità di studenti che decidono di fer-marsi alla laurea triennale per inserirsi immediatamentenel mercato del lavoro. La specializzazione - aggiunge -è invece importante e auspicabile per avere professioni-sti competenti”.

Oltre il 30 per cento dei laureati si specializza in informatica

Luigi Vinci

Il Consiglio dell’Ordine augura a tutti gli iscritti

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

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L’ingegnere e la progettazione architettonica

Giuseppe Damiani Almeyda

nato a Capua nel 1834e ha compiuto i suoistudi in ingegneria a

Napoli. In seguito si è trasferitoa Palermo dove ha progettatole sue opere più significative edha insegnato nel 1880 comeprofessore alla locale Università.Le sue opere principali sono:a Palermo il teatro Politeama (1874) di impronta neoclassica,il palazzo del barone Valenti, ilmausoleo Floro, la tomba Stabile;a Favignana il castello; a TerminiImprese lo stabilimento di bagnitermali. (def. nel 1911).

E’

1. Teatro Politeama (1874) della Piazza Castelnuovo, Palermo

2. Teatro Politeama (1874),Palermo

3. Mercato nella Piazza dei XIIIMartiri, Palermo

4. Disegno della sezione dellacopertura del TeatroPoletama (1874), Palermo

Laureato in ingegneria 4

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IntroduzioneL’Ingegneria Economica (Total Cost

Management) è una disciplina di in-tegrazione fra: ingegneria, economia,finanza, statistica, ricerca operativa,diritto (con particolare riferimento al-la gestione contrattuale), organizza-zione (con aspetti tecnici, sociologici,giuridici ed economici), pianificazio-ne, programmazione e controllo (tec-nico, economico e finanziario).

Essa è, dal punto di vista applica-tivo, l’integrazione fra le attività di:• Gestione dei Progetti o Ingegneria

di Progetto (ProjectManagement);• Ingegneria dei Costi (Cost Engi-

neering);• Programmazione e Controllo di

Progetto (Planning & ProjectControl).

Il relativo corpo delle conoscenze(body of knowledge) è accreditatodall’ICEC (InternationaI Cost Engi-neering Council) 1, federazione dicui fanno parte associazioni diquasi tutti i principali paesi delmondo; in Italia è custodito ed am-ministrato dall’AICE (AssociazioneItaliana di Ingegneria Economica) 2.

Esso costituisce la base per l’e-sercizio delle professioni legate al-la gestione dei progetti (projectmanagement, contract manage-ment), compreso il controllo deirelativi tempi e costi (cost enginee-ring, planning & project control,quantìty surveying, constructioneconomics).

L’ingegneria Economica investepertanto tutte le fasi del ciclo divita del progetto:• la fase strategica (ideazione, pro-

mozione, fattibilità, finanzia-mento);

• la progettazione (in cui è fonda-mentale che il progettista sia do-tato di tutti gli strumenti chepermettano ed ottimizzino lesuccessive attività di definizionedel piano operativo e di pro-grammazione e controllo);

• la definizione del piano operati-vo (programmazione base, pianoeconomico o budget, piano fi-nanziario);

• l’esecuzione del progetto (logisti-ca, costruzione, avviamento);

• la gestione integrata del progettostesso, includendovi la gestionecontrattuale (contract manage-ment, claim management) ed ilcontrollo tecnico, economico efinanziario.

Essa può estendersi alla gestioneintegrata di più progetti in unostesso ambito aziendale o di com-mittenza; benché la disciplina sianata nel campo dei progetti di in-gegneria e costruzione, essa è oggiapplicata a progetti di tipo diversoe, per analogia, viene spesso riferitaad attività di gestione per processi.

La certificazioneLa certificazione in Ingegneria

Economica, rilasciata da AICE edaccreditata da ICEC, garantisce lacapacità del soggetto certificato diesercitare la professione; in virtùdell’accredito ICEC, essa è ricono-sciuta in tutti i paesi ove l’ICECstesso è presente.

Essa non certifica solo il posses-so di conoscenze (know how), cheperaltro deve essere già certificatodai titoli di studio, bensì l’effettivacapacità e competenza professio-nale richiesta nella gestione o nelcontrollo di un progetto (can do).

Novembre-Dicembre 2003

PROFESSIONE6ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

La professione di Esperto in Ingegneria EconomicaDI VITTORIO BORGIA

Coordinatore del Corso di Formazione in Ingegneria Economicadell’Università Bocconi (Centro Eleusi)

1 http://www.icoste.org2 http://www.aice-it.org

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A differenza dei titoli di studio, essaha validità limitata nel tempo e deveessere pertanto mantenuta con unprocesso di aggiornamento e di educa-zione professionale continua di cuil’AICE è garante per l’Italia in virtùdell’accreditamento ricevuto dall’ICEC.

Nel sistema italiano, essa è artico-lata nei due livelli di Praticante e diEsperto ed ha validità quinquennale.

Ricordiamo che:• l’AICE - Associazione Italiana di

Ingegneria Economica - è un’asso-ciazione di professionisti ed azien-de, costituita nel 1978, ed è titola-re, dal 1979, di una procedura dicertificazione accreditata dall’ICEC;

• l’ICEC - International Cost Enginee-ring Council - è una federazione diassociazioni (societies) di professio-nisti nei campi del cost engineering,project management, quantity surve-ying; essa è stata costituita, nel1976, dalle quattro associazioni diStati Uniti (AACE International), Re-gno Unito (ACostE), Paesi Bassi (DA-CE) e Messico (SMIEFC); attualmenteappartengono all’ICEC 40 associa-zioni, che raccolgono esperti e cul-tori della materia di 120 nazionalitàper un totale di circa 100.000 mem-bri. Il suo compito primario è ilmantenimento del corpo delle cono-scenze dell’ingegneria Economica(Total Cost Management) nonchél’accreditamento delle procedure dicertificazione delle varie associazio-ni federate.

La professione dell’Esperto in Ingegneria Economica

Fino a una ventina di anni or so-no, le discipline dell’Ingegneria Eco-nomica erano note e coltivate soloin grandi aziende di ingegneria ecostruzioni internazionali, in parti-colari settori industriali (petrolifero,petrolchimico, energia), ove questeconoscenze erano un obbligo detta-to dalle condizioni del mercato; valela pena di notare che alcune societàitaliane avevano, già dagli anni ‘70dello scorso secolo, sviluppato siste-mi di programmazione e controlloavanzati a livello mondiale.

Oggi, vivendo ed operando in uncontesto multinazionale e aperto al-la concorrenza, l’uso di tali discipli-ne e delle relative metodologie è unpunto di riferimento fondamentaleed un fattore di successo per dare ilvalore aggiunto a delle professioni,come quella dell’ingegnere, che sìestendono al di là di pure conoscen-ze tecniche ed applicazioni tecnolo-giche per assumere caratteristiche disempre maggiore integrazione.

L’Esperto o il Praticante in Inge-gneria Economica possono operaresia in aziende, per lo più di ingegne-ria e costruzione o costruzione, siapresso la committenza che comeprofessionisti autonomi o consulenti.

Qualora lavorino in azienda, essipossono ricoprire ruoli di responsa-bilità (Project Manager, ProjectComptroller, Planning Engineer,Cost Engineer, ecc.) nell’organizza-zione di progetto, oppure operarenelle discipline di integrazione; inparticolare nel controllo di gestionee nella formulazione dei piani d’in-vestimento delle aziende stesse, in-cidendo direttamente nella determi-nazione del risultato economico.

In definitiva, ciò che prima erameta e patrimonio di solo pochieletti, potrà essere una base cono-scitiva di gran parte degli ingegnerio di quanti lo vogliano.

Il percorso formativoIl Corso di Formazione in Ingegne-

ria Economica è organizzato dall’U-niversità Bocconi, tramite il CentroEleusi (Centro per l’Elaborazione Lo-gica e l’Utilizzazione Sistematicadell’Informazione) 3 dell’Istituto diMetodi Quantitativi, e dall’AICE; sitratta di un corso rivolto a laureati,in prevalenza ingegneri, che nell’ar-co di un anno, con una frequenzatotale di 30 giornate circa 4, coprel’intero corpo delle conoscenze del-l’Ingegneria Economica e che, oltre arilasciare un attestato di frequenzacon profitto, costituisce titolo perl’ammissione agli esami di certifica-zione in Ingegneria Economica.

L’AICE garantisce l’accreditamento

del corso stesso, garantisce cioè cheil contenuto dei corso sia conformeagli standard internazionali ICEC, ilcui presidente è anche presidentedel Comitato Scientifico del corso.

L’AICE si impegna a rilasciare lecertificazioni, immediatamente dopol’effettuazione dei corsi e dei relativiesami, secondo le norme specificatenel Piano di Formazione.

Il corso è stato tenuto per la pri-ma volta in Bocconi, sempre trami-te Eleusi, nel 1992; negli anni suc-cessivi esso è stato ripetuto, sia purcon denominazioni diverse, a Geno-va ed a Varese ed infine, nel 2000-2001, presso l’Ordine degli Ingegne-ri di Bologna.

Fuori Italia, analoghi corsi sonotenuti in Francia, Inghilterra, StatiUniti ed altri paesi a cura delle rela-tive Associazioni appartenenti all’I-CEC e di altre Università.

A partire dal 2003, l’UniversitàBocconi, che fin dall’inizio avevaseguito, tramite l’Istituto di MetodiQuantitativi, l’evolversi dell’AICE edha cooperato con essa in varie ini-ziative, ha deciso di dare nuovo im-pulso a questi corsi, sia perché per-mettono il conferimento di qualifi-che internazionalmente riconosciu-te, sia perché molte discipline sonospecifiche dell’Università stessa.

Il 2° Corso in Ingegneria Economi-ca è stato tenuto nel corso dell’anno2003 e si avvia ora alla conclusione,il 3° Corso partirà nei mese di feb-braio 2004 e successivi corsi saran-no proposti negli anni seguenti.

Inoltre, sono allo studio iniziativeper portare il corso presso altre sediin Italia, anche con l’uso di sistemiinformatici avanzati, atti alla for-mazione a distanza.

Sia il Centro Eleusi dell’Istituto diMetodi Quantitativi dell’UniversitàBocconi sia l’AICE ritengono questaconferenza un’opportunità per farconoscere il corso e per ricevere si-gnificativi suggerimenti dei parteci-panti per l’effettuazione di analoghicorsi o seminari introduttivi in altresedi, promuovendo la partecipazio-ne agli stessi degli ingegneri.

Novembre-Dicembre 2003

7PROFESSIONEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

3 http://www.eleusi.uni-bocconi.it4 il corso è suddiviso in corso base e corso avanzato: il relativo piano di formazione è reperibile presso il sito Eleusi

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Novembre-Dicembre 2003

PROFESSIONE8ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Su richiesta dell’Ordine la società Eco-recuperi offre a tutti gli iscritti, a titolo gratuito, la raccolta differenziatadel materiale di consumo (esausti) dai sistemi di stampa elettronica con i loro contenitori, direttamente pressogli studi dei professionisti.Trattasi dei prodotti identificati alla voce 13.20 dell’elenco di cui al D.M. 5 febbraio 1998 “Individuazione dei ri-fiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli artt. 31 e 33 del decretolegge 5 febbraio 1997, n. 22” e più precisamente:- Gruppo cartuccia toner per stampante laser- Contenitore Toner per fotocopiatrici- Cartucce per stampanti, fax e calcolatrici a getto di inchiostro- Cartucce nastro per stampanti ad ago

La società Eco-recuperi e le organizzazioni che ad essa fanno capo per la raccolta di questi rifiuti sono in regolacon le norme fissate dal D.L. 5 febbraio 1997 e sue successive modificazioni ed integrazioni.Nel corso delle visite per la raccolta verranno pesati i rifiuti e segnalato alle Aziende Municipalizzate i nominativi ele quantità dei rifiuti prelevati a garanzia dell’assolvimento dell’obbligo da parte del fruitore del servizio gratuito.La società Eco-recuperi rilascerà al ritiro un attestato del corretto smaltimento di detti rifiuti.

Per ulteriori informazioni gli iscritti possono contattare la società Eco-recuperi:- Telefono 0546/53250- Fax 0546/53656- E-mail: [email protected]

RACCOLTA DIFFERENZIATA MATERIALI DI CONSUMO

Convenzione col Cus Napoli

Si ricorda che anche per quest’anno è stata rinnovata la convenzione con il Club Sportivo Universitario di Na-poli che consente ai soci dell’Associazione Ingegneri di iscriversi allo stesso alla quota ridotta annua di 80 euro.Essa è comprensiva dell’assicurazione infortuni e consente di usufruire, a determinate condizioni e a prezzistabiliti, di gran parte degli impianti sportivi del CUS a via Campegna (tennis, calcetto, atletica leggera, fit-ness, ecc.), di partecipare a molti corsi organizzati dal CUS e di frequentare il solarium della piscina. L’iscrizione ha decorrenza 1° settembre 2003 – 31 luglio 2004 e gli interessati possono rivolgersi direttamente al-la segreteria del CUS esibendo la tessera dell’Associazione o dell’Ordine e muniti di due fotografie formato tesse-ra e di un certificato medico di sana e robusta costituzione ed idoneità alla pratica sportiva in carta semplice.

8° Torneo di bridge a coppie

Martedì 4 novembre, presso il Circolo “La Staffa”, gentilmente messo a disposizione per l’occasione, si èsvolto, perfettamente organizzato dall’ing. Renato Galli, l’8° Torneo di Bridge Mitchell a coppie organizza-to dall’Associazione Ingegneri, con la partecipazione di ben 28 coppie di giocatori.Al termine della cena, in chiusura di serata, si è proceduto alla premiazione. La classifica unica ha visto al pri-mo posto, per la seconda volta consecutiva, i fortissimi Roberto e Giovannella Penza; secondi, ma vicinissimiai primi, Sasà Landolfi ed Aurora Galli; terzi, distaccati di ben quattro punti, Roberto ed Elena Garolla.La classifica per l’assegnazione del prestigioso “Trofeo Challenge” messo in palio dalla Banca Sella, conside-rando i due migliori risultati conseguiti nelle tre prove finora disputate, vede al primo posto Roberto e Gio-vanna Pensa seguiti dai coniugi Garolla. Il prossimo appuntamento per la serata conclusiva, nel corso dellaquale oltre all’assegnazione del “Trofeo Challenge” verranno sorteggiati i premi offerti dagli Sponsor dellamanifestazione, è per mercoledì 14 gennaio 2004, alle ore 19.30, presso il Circolo “La Staffa”.

ASSOCIAZIONE INGEGNERI

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“L’ingegnere dell’informazione èuna figura importante perché è ingrado di affrontare i continui e ra-pidi cambiamenti tecnologici, gra-zie alla sua capacità di sintesi, disemplificare i problemi e indivi-duarne le variabili critiche”. Questele parole dell’assessore regionalealla Ricerca scientifica Luigi Nico-lais, il quale nel corso dell’incontrodi Castel dell’Ovo, sottolinea chenel processo di sviluppo economi-co e sociale la figura professionaledell’ingegnere “riveste un ruolo daprotagonista”.

“In effetti – continua l’assessore– l’ingegnere ha un ruolo crucialeall’interno dell’azienda e all’inter-no dell’amministrazione pubblica,poiché attraverso il suo modusoperandi è in grado di mettere apunto una metodologia adatta adindividuare soluzioni per diversetipologie di problematiche, arri-vando diritto all’obiettivo prefissa-to”. Per tali motivi, gli ingegnerirecitano al giorno d’oggi un ruoloda protagonisti in campi che fino atrent’anni fa erano loro sconosciu-ti, come, per citare un esempio framolti, la medicina oppure la ge-stione d’impresa. “I risultati, però –aggiunge Nicolais – si ottengonosoltanto se si opera in sinergia, e

cioè se al fianco della metodologiamessa a punto dall’ingegnere si in-seriscono i contenuti specifici e lecompetenze che appartengono adaltre discipline”. In ogni modo,l’assessore riconosce l’importanzache tale settore riveste nella realtàe nelle prospettive di crescita del-l’economia in Campania, ricordan-do in proposito le recenti assunzio-ni di personale da parte di centri diricerca come il Criai, la Boeing el’Esaote, o di strutture aziendalicome la St Macroelettronics, chenella sua sede napoletana dove sistudiano le nanotecnologie ha of-ferto impiego a più di cento unità,di cui l’80 per cento ingegneri.Secondo Nicolais, infine, la laureain ingegneria nelle sue diverse spe-cializzazioni – e in particolare inquelle legate al mondo dell’inge-gneria dell’informazione – garanti-sce ai giovani buoni sbocchi occu-pazionali, e nel caso specifico, ag-giunge, “la tradizione della scuolacampana rappresenta un marchiodi garanzia poiché da sempre è si-nonimo di qualità in ambito nazio-nale ed internazionale. E le istitu-zioni si stanno impegnando affin-ché i giovani e meritevoli laureatiin Campania siano ripagati a suffi-cienza del loro impegno”.

Novembre-Dicembre 2003

9PROFESSIONEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

L’ingegnere dell’informazioneper gestire il cambiamentoIntervista a Luigi NicolaisAssessore Regionale alla Ricerca Scientificaalla 3ª Conferenza Nazionaledell’Ingegneria a Napoli28/29 novembre 2003

Dal “Denaro” del 29 novembre 2003

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Novembre-Dicembre 2003

10ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Direzione I.C.T. - Information & Communication Technology - Alenia Spazio

Nelle aziende operanti a commessa su realizzazioni di tipo prototipale, il problema logistico assume una conno-tazione particolare e va inquadrato nel più ampio problema di orientare e governare il flusso di sviluppo prodot-to, dalle prime fasi ingegneristiche sino alla realizzazione del prodotto stesso, nell’ambito dei tempi, dei costi edegli standard di qualità programmati.

L’esperienza in corso in Alenia Spazio si basa sulla scelta di uno strumento informatico - il PDM – qualepiattaforma di riferimento per l’integrazione e la corretta gestione di tutte le attività di sviluppo prodotto, alfine di ottenere significativi miglioramenti in termini di efficienza ed efficacia.

Un sistema PDM (Product Data Management) consente di identificare, creare e modificare gli oggetti e le infor-mazioni collegate ad un prodotto (documenti, modelli, parti, distinte base, ecc.) e di definire, modificare edeseguire i processi che concorrono allo sviluppo di un prodotto (rilascio di un disegno, congelamento di unaparte di progettazione, gestione di una modifica, ecc.). Il PDM rappresenta quindi lo strumento basilare per sup-portare le attività di Sviluppo Prodotto nella loro globalità, in quanto fornisce in ogni istante la visione integrataed aggiornata dello stato dell’arte di un progetto a tutti gli attori interessati.

Sintesi della relazione presentata alla 3° Conferenza Nazionale dell’Ingegneria a Napoli

LA GESTIONE DELLA COMPLESSITA’ NEI PROGETTI DI INGEGNERIA

di MARCO ALEMANNI

Preside della Facoltà di Ingegneria di UdinePresidente della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria Italiane (CoPI)

Il DM 3 novembre 1999, n. 509 e i conseguenti decreti sulle Classi delle Lauree e delle Lauree Specialistichehanno profondamente rivoluzionato l’intero impianto dell’offerta formativa universitaria.

Il DPR 5 giugno 2001, n. 328 ha inteso fronteggiare le criticità più urgenti poste da tale mutato quadro norma-tivo, ponendo mano ad albi, ordini e collegi professionali, e modificando la disciplina dei requisiti di ammissio-ne agli esami di stato e le relative prove d’esame, ma al tempo stesso ha introdotto ulteriori elementi di criticitàe incongruenze che devono a loro volta essere risolte; in particolare la moltiplicazione e la frammentazione de-gli albi professionali in sezioni e settori, la coesistenza di albi professionali diversi ai quali si accede a partiredalla stessa Classe di Laurea, la possibilità di accedere ad uno stesso albo provenendo da Classi di Laurea cultu-ralmente assai diverse, la simultanea presenza di figure professionali non laureate e laureate in determinati albi,pongono una serie di problemi di non banale e neppure immediata soluzione.

Inoltre l’avanzamento anno dopo anno della riforma della scuola secondaria, l’esigenza di disciplinare nuoveprofessioni emergenti e la necessità di armonizzazione a livello europeo costituiscono altrettanti elementi cherendono la materia ancora più complessa, ma non per questo meno urgente; si prefigura così un quadro assaiarticolato che induce ad una seria riflessione e rende ormai non eludibili nuovi interventi legislativi.

Sintesi della relazione presentata alla 3° Conferenza Nazionale dell’Ingegneria a Napoli

GLI ESAMI DI STATO TRA NUOVI ORDINAMENTI E PROFESSIONI

di ANDREA STELLA

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Novembre-Dicembre 2003

11URBANISTICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

È d’uopo riprendere quel discorsosul futuro di Bagnoli, che ha desta-to finalmente l’attenzione dell’opi-nione pubblica napoletana e che lavicenda della diversa destinazionedell’American Cup rischia di inter-rompere. Anche perché un risve-glio di entusiasmo per costruire unfuturo godibile per Bagnoli c’è sta-to e le aspettative non possono es-sere disattese.

Esiste però un rischio ed è quelloche prevalga l’inerzia che ha carat-terizzato i tempi precedenti allacandidatura della Città per le rega-te più famose al mondo, e che èpresente nel “quotidiano” napole-tano.

Partiamo allora dal tema più ca-ro: il potenziamento delle nostrecapacità di ospitare un diportismovelico compatibile con la forma-zione di un sistema di attrezzatureper il tempo libero, lo sport e il go-dimento della natura a servizio deicittadini.

E’ stato affermato che le prospet-tive di maggior rilievo di tale siste-ma sono rappresentate dalla spiag-gia e dal parco (uno spazio di circa190 ettari), che costituiscono se-condo gli estensori il fiore all’oc-chiello del piano. E’ quindi da quiche bisogna riprendere il discorso.

Per dar vita al sistema occorrecominciare ad operare, iniziandoda alcuni obiettivi prioritari: - la rimozione della colmata esi-

stente, - la ricostruzione dell’originaria li-

nea di costa, - la formazione della spiaggia per

la balneazione.

Le argomentazioni sull’antitetici-tà della balneazione con la presen-za di un porto incassato nella ter-raferma sono state già fatte (v. ilDenaro del 18.10.03).

Poichè chi fa ricerca applicata hail dovere di riportare la scienza alcentro del dibattito portando inconto il contesto socio-culturaledella collettività, ci si aspetta unareplica da parte degli estensori delpiano a sfavore della zona che dal-l’antichità era stata prescelta comela più idonea all’approdo.

Semmai poi vi fossero ancoradubbi sulla soluzione del porto-canale alla radice del pontile norddi Bagnoli, i guasti che produrreb-be la presenza di un porto-canalesu di un litorale sabbioso possonoessere tranquillamente messi inluce attraverso adeguate prove sumodello in vasca aventi per og-getto la valutazione del rischiodenunciato.

Ad adiuvandum ricordo che perl’attività modellistica idraulica esi-stono a Napoli Centri universitaridi provata capacità.

Tornando ai tre obiettivi primaenunciati viene affermato nel pia-no che la fattibilità economica deisuddetti interventi rientra nel bi-lancio della valorizzazione del ter-ritorio in questione.

Da una benché minima riflessio-ne si deduce che non è certo dallacostruzione del porto canale, pre-visto dallo stesso piano, a condi-zionare la fattibilità economicadell’operazione.

Viceversa la presenza del portoincassato nella terraferma, costi-tuendo fonte di inquinamento permancato ricambio idrico e gene-rando elevati oneri economici peril mantenimento dei fondali sog-getti ad insabbiamento, determine-rebbe una forte passività e quindiuna svalutazione delle potenzialitàambientali dell’intera zona.

D’altra parte la ricostruzione del-l’originaria linea di costa assicure-rebbe altresì una indiscutibile qua-

È ora di ripensare al futurodel litorale di BagnoliDI EDOARDO BENASSAI

Ingegnere

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URBANISTICA12ORDINE DI NAPOLI

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lità ambientale dal momento in cuinon vi sarebbe una benché minimainterruzione delle infrastrutture perla mobilità proprio in virtù del col-legamento più rapido del parco conla rete autostradale.

Ed anche il tracciato della rete ditrasporto su ferro ne sarebbe agevo-lata dalla maggiore aderenza conl’originario andamento del litorale.

Una volta risolti i problemi della

rimozione del-la colmata,della ricostru-zione dell’ori-ginaria lineadi riva e delripristino dellabalneazionemediante ido-

nei versamenti di sabbia, è più chegiusto soddisfare le aspettative deglisportivi con il potenziamento di undignitoso diportismo nautico.

Su quest’ultimo punto già si èavuto modo di indicare (prima delresponso di Alinghi) quale potesseessere l’ubicazione più idonea dalpunto di vista meteomarino e dell’e-conomia delle infrastrutture: quellaa ridosso di Nisida.

Oggi che si tratta di un diportismodi minore ingombro per le minoridimensioni delle barche a più forteragione esistono fondati motivi perribadire la fondatezza della scelta (v.il Denaro del 18.10.03).

Tuttavia, in linea subordinata,qualora non si addivenisse alla de-molizione del pontile Nord potreb-be essere presa in considerazione laformazione di un piccolo porto-isola all’estremo di detto pontileper una capienza di circa 200 bar-che a vela.

In tal caso l’infrastruttura di pro-tezione per la sua forma potrebbeessere sufficientemente snella ed al-meno una parte della banchina es-sere galleggiante, con solidi anco-raggi all’esistente pontile.

In alto, progetto per il porto a NisidaA lato, proposta per una soluzione alternativa

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13ORDINE DI NAPOLI

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Programma di recupero delle parti comuni dei fabbricati dei centri storici e delle periferie

Con l’approvazione della delibera di Giunta Municipale prende avvio il nuovo Avviso pubblico per la concessio-ne di contributi ai soggetti privati per il recupero delle parti comuni dei fabbricati. L’elemento principale dinovità della delibera è costituito da un finanziamento di € 3.395.000,00, interamente destinato a interventi direcupero nelle zone B dei quartieri della periferia urbana. Questa scelta si inserisce pienamente nella politica di riqualificazione e valorizzazione che l’Amministrazioneconduce verso i quartieri della periferia, oltrechè per il centro storico cittadino, ed è stata possibile grazie al fi-nanziamento dell’intervento per le periferie effettuato dalla Regione Campania. Per quanto riguarda il complesso dei centri storici urbani, la somma messa a disposizione con questo avvisoammonta ad € 12.286.610,00, provenienti in parte dal Bilancio Comunale ed in parte da finanziamenti dellaRegione. Nel nuovo avviso mantengono la priorità, nella concessione dei fondi, i condomini che erano risultati am-missibili con il precedente avviso e che non sono stati immediatamente finanziati per l’esaurimento delle rela-tive risorse. Come per il precedente Avviso, i contributi che saranno erogati dal Comune copriranno fino al 30% dei costiper lavori e spese tecniche relativi al miglioramento delle condizioni di sicurezza e di decoro delle parti co-muni degli edifici. Un ulteriore 5% sarà concesso ai richiedenti che predisporranno il “libretto di manutenzione del fabbricato”,nel quale saranno indicate le attività manutentive da verificare e svolgere all’interno del loro edificio. Il contri-buto massimo concedibile sarà comunque pari a € 120.000. Potranno accedere al contributo i condomini e iproprietari di interi immobili, con esclusione di banche, società immobiliari e finanziarie. Su indicazione dellaRegione Campania, per le nuove istanze si dovrà adottare la Tariffa dei Prezzi approvata dalla stessa Regio-ne nel 2002 (viceversa per le richieste in priorità del precedente avviso resta la possibilità di utilizzare la prece-dente Tariffa). Gli interventi ammessi al contributo, inerenti le parti comuni dei fabbricati così come individuate dall’art. 1117Codice Civile, sono: manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conserva-tivo. Al fine di incentivare la messa in sicurezza degli edifici, il 20% del totale degli stanziamenti sarà riservatoagli edifici che necessitano di lavori alle strutture, attestati da ordinanze di sgombero o di sicurezza. Il perimetro dei centri storici sarà non più quello della Variante di Salvaguardia come per il vecchio avviso, maquello della Variante Occidentale e quello della Variante Generale al P.R.G. che ha completato il suo iter nelConsiglio Comunale di Napoli e che è ormai prossimo all’approvazione definitiva. Le attività di promozione saranno sempre effettuate dalla Società S.I.RE.NA. (www.sirena.na.it).

2° BANDO S.I.RE.NA.

Comunicazione coordinate bancarie

In questi giorni Inarcassa sta inviando, a tutti i pensionati che ricevono la pensione tramite accredito su c/cbancario o postale, una nota informativa con allegato modulo predisposto per la comunicazione delle coordi-nate bancarie complete. Tale operazione si è resa necessaria in quanto da gennaio 2004 entrerà in vigore una nuova normativa inter-bancaria che regola l’utilizzo delle coordinate bancarie per i bonifici nazionali ed esteri. E’ quindi necessario che il modulo inviato dall’Ufficio Contabilità Pensionati di Inarcassa, sia compilato in ognisua parte e rinviato ad Inarcassa entro 30 giorni in quanto, il mancato invio o l’erronea compilazione dellostesso, potrebbero comportare ritardi nell’accredito delle pensioni dal mese di gennaio 2004. I dati richiesti: CIN, codice ABI, codice CAB, numero di c/c, Istituto di Credito, sono reperibili su qualsiasiestratto conto inviato dalla propria banca. In caso di difficoltà, è consigliabile che il pensionato si rivolga allapropria banca o all’ufficio postale.

INARCASSA

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Dopo quasi un decennio dell’en-trata in vigore della normativaspecifica sulla sicurezza, non-ostante i decreti e le circolari ema-nate dall’autorità ministeriale, lasicurezza negli istituti scolastici èancora lontana dagli standard mi-nimi e qualche volta è del tuttoinesistente.

Questo dipende non solo da ri-tardi e carenze dovuti agli Entiproprietari degli edifici, ma anchedalle oggettive difficoltà incontra-te dai Dirigenti scolastici e dai re-sponsabili del servizio sicurezza,cui spesso difettano le opportuneconoscenze e competenze.

Eppure è necessario evidenziaree quantificare il grado di sicurezzadel patrimonio edilizio e infra-strutturale scolastico, in quanto lamancanza di sicurezza degli edificiscolastici provoca gravi conse-guenze sulla qualificazione delservizio scolastico e sull’attuazio-ne del diritto allo studio.

La sicurezza è una disciplinacomplessa, che deriva da unasomma di saperi tecnici ma anchegiuridici, da competenze profes-sionali specifiche, che di normanon rientrano nelle conoscenze enella formazione dei DirigentiScolastici.

Appare scontato, ad esempio,che un Capo d’Istituto che sia do-tato di una specifica cultura nelcampo umanistico, ad esempio, oeconomico aziendale, non potràdiventare un esperto del delicatosettore della sicurezza, neanche sedisponibile alla frequenza di uno opiù corsi.

Tali carenze e difficoltà si rendo-no ancora più evidenti in quelletipologie di scuole ove sono as-senti specifiche figure tecniche chepossano dare qualche supporto.

Difatti dove non sono in servizioingegneri docenti, ad esempioscuole elementari, asili, secondariedi primo livello o di secondo livel-lo ad indirizzo umanistico, è ne-cessario fare ricorso ad espertiesterni dalla qualificazione spessodiscutibile.

Eppure nel nostro sistema scola-stico esistono specifiche compe-tenze tecniche e professionali,quello degli ingegneri docenti,non sempre valorizzate o utilizzatein tutte le procedure concernentila sicurezza, l’idoneità statica degliedifici, l’adeguamento degli im-pianti alla normativa di legge e laconformità al D.M. 46/90.

Perchè, quindi, non fare ricorsoalle competenze degli ingegneridocenti che si rendano disponibiliad assumere tali incarichi? Si po-trebbe rendere istituzionale talefunzione a diversi livelli, nel pro-prio istituto scolastico, negli isti-tuti rientranti in un Distretto, o inun Comune.

Tali ingegneri docenti potrebbe-ro essere esonerati, parzialmentedal proprio orario di servizio, seesplicano tale funzione nel proprioistituto di servizio, o ricevere eso-nero totale, se operanti all’internodi un Distretto o di un Comune.

I vantaggi sarebbero evidenti: sicompenserebbe il numero di do-centi di elevata qualificazione cheresterebbero senza cattedra, a se-guito della trasformazione degliistituti tecnici in Licei tecnologicie del passaggio dell’istruzione eformazione professionale alle Re-gioni, favorendo il loro assorbi-mento in un settore nel quale cisono vuoti da colmare con compe-tenze specifiche.

Si ottimizzerebbero cosi le ri-sorse del sistema scolastico;

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ISTRUZIONE14ORDINE DI NAPOLI

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Un possibile ruolo tecnicoper gli ingegneri docenti DI GENNARO SACCONE

Ingegnere

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si realizzerebbero sensibili eco-nomie evitando il ricorso a sogget-ti esterni, portando, nel contempo,a definitiva soluzione le problema-tiche finora irrisolte legate alla si-curezza.

I Dirigenti scolastici, fermo re-stando la loro diretta responsabilitàalla luce del D.L. 626/1994, avreb-bero la serenità di veder risoltoquesta delicata problematica nella

maniera ottimale, ricavando mag-giore disponibilità di tempo e ener-gie da dedicare alla molteplicitàdella Propria funzione.

Un primo passo in tal senso è sta-to effettuato dal nostro Ordine pro-fessionale, che ha già portato acompimento un primo Corso di For-mazione per ingegneri docenti, perabilitarli a verifiche strutturali eimpiantistiche degli edifici scolasti-

ci, e quindi ha creato un primo nu-cleo di ingegneri docenti che po-trebbero assumere questo ruolo tec-nico, funzione già prevista per in-gegneri in altri Enti pubblici.

Tale ruolo dovrebbe, quindi, esse-re reso istituzionale e seguire l’in-gegnere docente, disposto ad assu-merlo, nella sua carriera, ad esem-pio in caso di trasferimento ad altroistituto o Distretto.

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15ISTRUZIONEORDINE DI NAPOLI

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da “Il Mattino”di Napoli

Gli Incentivi fiscali previsti per la ristrutturazione dei fabbricati hanno consentito ai cittadini napoletani di ri-scoprire la bellezza e i pregi architettonici di numerosi fabbricati. La esecuzione dei lavori è, però, fonte digrande preoccupazione per i proprietari e gli inquilini delle singole unità immobiliari in quanto i ponteggi col-locati all'esterno della facciata facilitano l'accesso negli appartamenti.

Tale situazione induce i fruitori, anche in periodo di caldo eccessivo a rimanere in città pur di, non lasciare in-custodito l'appartamento.

Nella ipotesi in cui i ladri, utilizzando i ponteggi, si introducono negli appartamenti e asportino beni, il proprie-tario o l'inquilino possono chiedere il risarcimento del danno all'appaltatore?

La risposta deve essere positiva. La giurisprudenza ha, infatti, precisato che la ditta appaltatrice ha l'onere diadottare tutte le misure idonee onde evitare che dall'esecuzione dei lavori derivino danni a terzi o alla stessaparte committente.

Il Tribunale di Napoli, in particolare, ha affermato che il ponteggio fisso esterno collocato in adiacenza alla fac-ciata del fabbricato oggetto dei lavori costituisce bene che è nella esclusiva responsabilità della ditta appalta-trice la quale deve adottare tutte le misure idonee anche ad impedire che attraverso il distorto utilizzo del pon-teggio medesimo vengano perpetrati furti ai danni delle unità immobiliari situate nel fabbricato. Non può, in-fatti, in alcun modo porsi a carico del condominio committente e, tantomeno, dei singoli condomini, l'onere diproteggere durante l'esecuzione dei lavori e durante il tempo nel quale essi siano sospesi (festività, o altri moti-vi) le singole unità immobiliari da eventuali malintenzionati che approfittino della presenza del ponteggio fissoper trovare una comoda e facile via di accesso alle proprietà private.

Non può, inoltre, chiedersi ai singoli condomini o agli inquilini di adottare apposite ed eccezionali cautele du-rante l’esecuzione dei lavori appaltati al fine di impedire, comunque, l'accesso alle proprie unità immobiliari.Né, infine può onerarsi il condominio di istituire un servizio di guardiania a protezione dell'edificio durante iltempo occorrente per l'esecuzione dei lavori.

La mancata predisposizione di sistemi elettronici d'allarme, di inferriate o di serrande metalliche, così come ilmancato inserimento da parte del proprietario o dell'inquilino dei valori nella cassaforte, non attenuano, infine,secondo i giudici di merito, la responsabilità dell'appaltatore.

LE REGOLE PER RISTRUTTURARE

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UNIVERSITÀ16ORDINE DI NAPOLI

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da Ateneapoli del 5 dicembre 2003

Abbiamo chiesto al prof. Vittorio Betta, Decano del settore Fisica Tecnica un ricordo del professore Gaetano Al-fano, ordinario di Fisica Tecnica, presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Napoli Federico II, napoletano,63 anni, scomparso il 26 novembre.

“Con la prematura scomparsa del professore Gaetano Alfano, la Facoltà di Ingegneria di Napoli perde una dellesue figure più significative e più apprezzate dagli studenti".

Laureato brillantemente in Ingegneria Chimica, iniziò immediatamente a collaborare con il professore Bettanell'istituto di Fisica Tecnica.

Percorse in tale struttura tutta la sua carriera universitaria, pervenendo alla Cattedra nel 1975. Di tale Istitutofu successivamente Direttore.

"Ha insegnato presso la Facoltà di Ingegneria di Napoli nei settori dell'Ingegneria Meccanica e recentementedell'Ingegneria Edile e precedentemente nell'Università di Bari ed alla Facoltà di Architettura di Napoli.

Caratteristica tipica del professore Alfano, peraltro comune agli altri docenti del settore della Fisica Tecnica, fuil notevole impegno nella didattica con preparazione di libri e dispense ed il rapporto strettissimo con gli stu-denti. Era attualmente impegnato, insieme ad altri colleghi, alla stesura di dispense di Fisica Tecnica dedicateagli allievi del nuovo ordinamento"

"La sua attività scientifica si svolse inizialmente nei temi tradizionali della Fisica Tecnica ed in particolare nellostudio dell'irraggiamento termico.

Da molti anni aveva concentrato il suo impegno in settori della Fisica Tecnica Ambientale con ricerche nel cam-po dell'umidità delle murature, del benessere termoigrometrico e della qualità dell'aria negli ambienti confinati.In tali settori ha contribuito in modo significativo alla preparazione di normative tecniche sia in campo nazio-nale che internazionale.

Numerosissime le sue partecipazioni come relatore o chairman in congressi nazionali ed internazionali. Moltoattiva e spesso con incarichi impegnativi a livello sia locale che nazionale fu la sua partecipazione alle Associa-zioni tecnico-scientifiche del settore fisico tecnico, fra cui l'Associazione Termotecnica Italiana (ATI) e l'Associa-zione del Condizionamento dell'Aria (AICARR); era stato fra i fondatori e primo Presidente della sezione napole-tana della società Italiana di Ergonomia”.

Betta traccia anche un profilo umano: "Noto il suo impegna sportivo, arbitro di calcio in periodo giovanile, gio-catore di tennis da tavolo di ottimo livello agonistico, calciatore e tennista a livello amatoriale. Grande tifosodel Napoli amava dire che avrebbe lasciato anche solo temporaneamente l'Università, esclusivamente per un in-carico nell'ambito della società del Napoli. All'epoca del primo scudetto Maradona un'unica bandiera azzurrasventolava sulla facciata della Facoltà di Ingegneria, ovviamente dalla finestra del professore Alfano".

Venerdì 28 novembre si è svolta la cerimonia funebre con una vastissima partecipazione di amici, docenti, per-sonale tecnico amministrativo, allievi e moltissimi ex allievi. Al termine della cerimonia il Rettore professoreGuido Trombetti ed il decano del settore Fisica Tecnica professore Vittorio Betta, hanno ricordato lo scomparsocon parole commosse.

Il professore Alfano lascia la moglie Francesca Romano d'Ambrosio, Ordinario di Fisica Tecnica all'Università diSalerno ed i figli Giovannella, ormai ingegnere, e Giulio ancora ragazzino.

COMMEMORAZIONE DEL PROFESSOR GAETANO ALFANO

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Si desidera innanzitutto ringra-ziare l’Ordine degli Ingegneri dellaProvincia di Napoli ed in particola-re il Presidente dott. ing. Luigi Vin-ci e gli organizzatori di questo in-contro per aver offerto questa op-portunità di conoscenza reciproca.

L’intervento è strutturato su dueaspetti:1) la strategia dell’ESA in suppor-

to della piccola e media indu-stria, e gli strumenti per imple-mentarla;

2) le opportunità offerte da unprogramma ESA di grande am-bizione, il programma Aurora.

La strategia dell’ESA in supportodella piccola e media industria, egli strumenti per implementarla

L’Agenzia Spaziale Europea è unorganizzazione intergovernamen-tale con 15 Stati Membri ed unostato associato (Canada).

Lo scopo dell’ESA è formulareuna strategia spaziale Europea emetterla in opera attraverso pro-grammi di ricerca e sviluppo.

L’ESA ha un budget annuo dicirca € 3 miliardi (quindi all’in-circa pari al budget annuo pertutti i campi di ricerca del pro-gramma quadro della Commissio-ne Europea).

Circa il 90% di questo budgetviene speso in contratti industriali.

La base della politica industrialedell’ESA è il principio del ritornogeografico, cioè ogni Stato Mem-bro è tenuto a ricevere commessepari ai fondi stanziati.

Il movimento di consolidazioneindustriale del comparto aerospa-ziale cominciato negli anni ‘90 haindotto l’ESA a mettere in atto del-le politiche mirate a sostegno dellepiccole e medie industrie, e questoper una serie di motivi:

- la flessibilità e capacità d’inno-vazione delle grosse imprese ten-de a ridursi con la loro crescita eburocratizzazione;

- la tendenza alla verticalizzazionedelle grosse ditte leva ulteriorespazio alle più piccole che chia-ramente non competono ad armipari;

- la taglia ridotta del mercato spa-ziale Europeo rende necessariedelle azioni di supporto versorealtà piccole che devono so-pravvivere tra una commessa el’altra, per esempio piccoli con-tratti di ricerca e sviluppo tecno-logico;

- la “specificità” del mercato spa-ziale, per esempio con requisitidi qualità che vanno oltre quellidi qualsiasi altro comparto indu-striale, pone un ostacolo all’in-gresso di nuove realtà come lePMI o le microimprese, se non simettono in opera meccanismi dieducazione e di semplificazionedelle procedure d’acquisto.

Verrà data qui una panoramicasintetica, soprattutto tesa ad indi-viduare i tipi e modi d’applicazio-ne, e gli indirizzi per ottenere in-formazioni addizionali.

Per l’ESA una Small or MediumEnterprise (SME) è definita secon-do i criteri della Commissione Eu-ropea come un’azienda di meno di250 impiegati, un fatturato di me-no di € 40 milioni e con meno del25% di proprietà da parte di ditteche non siano esse stesse SME.

Per mettere in opera gli strumentidi cui parleremo, l’ESA ha creatouna SME Initiative, il cui manager èla Dr.ssa Nora Bougharouat, alla se-de di Parigi (fax: +33(0)153697775,e-mail: [email protected]).

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17INDUSTRIAORDINE DI NAPOLI

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Puntare sull’Alta Tecnologia per lo sviluppo delle PMIDI FRANCO ONGARO

Ingegnere

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Il primo strumento sono una seriedi “call for ideas” riservate alle SMEe pubblicate insieme a tutte le garedell’ESA sul sistema elettronicoEMITS (http://emits.esa.int).

Per registrarsi basta contattare:[email protected].

Tra queste “call for ideas”, com-prese tra € 40.000 e 200.000 persingola attività, ve ne sono di dedi-cate alle telecomunicazioni (pro-gramma ARTES), alla tecnologia dibase (programma Leading EdgeTechnology-SME, Technology Re-search Programme) ed ai programmifuturi (General Studies Programme,http://www.esa.int/gsp/).

Un altro meccanismo, la qualificain categoria C (C1, -2, -3, -4) dellegare ESA prevede che queste sianoriservate a “non-primes” (cioèescludendo le 4 maggiori ditte spa-ziali Europee), oppure obbliganoqueste ditte ad associare SME o isti-tuti di ricerca per una percentualeobbligata del montante della gara.Le SME possono dichiarare il lorointeresse ad una gara particolaretramite EMITS, facilitando così icontatti con i “primes”.

Sempre per facilitare questi con-tatti, l’ESA organizza gli “SpaceDays”, 3 giorni in cui nel centro diricerca dell’ESA ESTEC, a Noordwijkin Olanda, le ditte possono presen-tarsi all’ESA e ad altre ditte Euro-pee, nonché venire informate dai li-velli manageriali ESA sull’anda-mento dei programmi e quindi dellecommesse a venire.

Sempre nell’ambito della SME Ini-tiative si cerca anche di favorire iltrasferimento di tecnologie nei duesensi: dallo spaziale verso altri mer-cati e viceversa; si organizzano an-che dei corsi dedicati alle PMI inaree che vanno dalla Garanzia diQualità a come scrivere una buonaproposta in risposta ai bandi ESA.Informazioni su queste azioni sonodisponibili sul sito:http://www.estec.esa.nl/conferences

Infine l’ESA facilita l’accesso aipropri laboratori e infrastrutture di

prova, maggiori informazioni sonodisponibili sui siti:http://www.estec.esa.nl/pr/facilities/e http://labs.esa.int/.

Sulla pagina web dell’ESA è pos-sibile trovare ulteriori informazionia complemento di questa breve pa-noramica sul sito:http://www.esa.int/industry.

Le opportunità offerte da un pro-gramma ESA di grande ambizione, ilprogramma Aurora

Ci si può riallacciare ad uno deipunti citati sopra come problematiciper l’industria spaziale Europea, ecioè la taglia del mercato spazialeEuropeo. Come già citato nello stu-dio sviluppato dalla CommissioneAerospaziale dell’Ordine degli Inge-gneri di Napoli sul comparto Aero-spaziale, il mercato spaziale Euro-peo fattura circa € 6 miliardi, afronte del mercato statunitense cheha un volume di almeno 5 volte su-periore. Tale differenza però non siferma al solo volume. Il finanzia-mento principale alle aziende statu-nitensi viene dal comparto militare,seguito dalla NASA.

Il mercato dei lanciatori è unesempio probante: Ariane detieneda tempo il 50% del mercato com-merciale, con Boeing e LokheedMartin che in pratica si dividono ilrestante commercializzando anche ilanciatori sovietici (quote minorisono detenute della Cina).

Tuttavia, mentre il mercato com-merciale rappresenta l’80% del fat-turato Arianespace, per le ditte sta-tunitensi rappresenta solo il 20%,poiché il resto è coperto dai bisogniistituzionali (soprattutto militari).

Una situazione simile si riscontraanche nel settore dei satelliti di te-lecomunicazione ed in quelli di os-servazione.

È chiaro che nei momenti difficili,quali gli ultimi 3 anni, in cui si èregistrato un crollo del mercato del-le telecomunicazioni ed un consoli-damento degli operatori, la fragilitàdel sistema Europeo, tecnologica-mente alla pari, ma senza un suffi-ciente volano istituzionale, viene ri-velata in maniera drammatica.

Ci si aspetta chiaramente da pro-grammi quali Galileo e Global Mo-nitoring for the Environment andSecurity (GMES) che aprano nuovestrade grazie al cofinanziamentoESA e Commissione Europea, masiamo tuttora ben lontani dai li-velli USA.

Nonostante un risveglio di inte-resse verso lo spazio militare, è dif-ficile aspettarsi che questo possaraggiungere nel corso della prossi-ma decade livelli da 10 a 15 voltesuperiori a quelli odierni in Europa.

In questo contesto, l’interesse diun ambizioso programma di esplo-razione umana e robotica del siste-ma solare, non si propone solo co-me risposta ad un ambizione di sco-perta che da sempre caratterizza l’u-manità ed in particolare la storiaEuropea ed Italiana.

Al di là dell’indubbio valorescientifico e di ispirazione dellenuove generazioni e di una nascen-te società Europea, il programmaAurora si propone anche e soprat-tutto come volano economico perl’industria spaziale Europea e per losviluppo di nuove tecnologie.

In sintesi il programma si proponedi preparare una visione ed un pro-getto Europeo per la preparazione diuna missione umana su Marte. Unatale missione verrà eseguita in uncontesto di cooperazione interna-zionale, tuttavia è importante pernoi avere al più presto possibile unacomprensione tecnica dei problemie delle possibili soluzioni, in mododa poter orientare le scelte strategi-che Europee.

Un tale programma vede la con-fluenza di due aree tecnologiche:- l’una legata all’evoluzione pro-

gressiva dei sistemi abitativi e ditrasporto sviluppati per la stazio-ne spaziale e che devono evolve-re verso missioni interplanetarie.Questa evoluzione sarà progressi-va, sfruttando dapprima la Sta-zione Spaziale Internazionale(ISS) che sarà in orbita per iprossimi 15 anni almeno. Talitecnologie, che vedono l’Italiagià all’avanguardia (praticamentetutti i moduli pressurizzati chehanno volato sullo shuttle con

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INDUSTRIA18ORDINE DI NAPOLI

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l’eccezione dei primi pezzi NASAdella ISS sono stati realizzati dal-l’Alenia Spazio), promettono svi-luppi con grande potenziale di“spin-off” nel campo del suppor-to e monitoraggio medico dell’e-quipaggio, nel campo del suppor-to ambientale e del riciclo di ri-sorse (esempio Airbus 380) e nelcampo del monitoraggio dei si-stemi di bordo e dei sistemiesperti, nei sistemi di assemblag-gio e attracco orbitale, etc.;

- l’altra area è legata alla necessitàdi comprendere l’ambiente plane-tario da esplorare e costruire gra-dualmente la capacità di operarein tale ambiente. A tal scopo siprevedono una serie di missionirobotiche a forte contenuto tecno-logico: ExoMars, (ph. B nel 2004)da lanciare nel 2009 che portereb-be il primo rover Europeo su unaltro pianeta, con 40 kg di stru-menti per la ricerca della vita eper caratterizzare i rischi ambien-tali per gli astronauti; Mars Sam-ple Return, con lancio nel 2011,che per la prima volta porterebbeindietro dei Campioni di terra erocce marziane e dimostrerebbel’intero ciclo operativo di unamissione di andata e ritorno. Que-

ste prime missioni saranno poi se-guite da ulteriori dimostrazionitecnologiche più ambiziose primadi arrivare alla missione umanavera e propria, prevista intorno al2030. Anche qui la tecnologia èalla base, con attesi “spin-offs”nel campo dell’energia (celle acombustibile, dello stoccaggiodell’idrogeno e dei sistemi di con-versione), nel campo dell’aeroter-modinamica (veicoli di rientro),della miniaturizzazione elettroni-ca e degli strumenti, delle comu-nicazioni ottiche e dell’autonomiadei sistemi di bordo.

Dal punto di vista programmatico,Aurora è nel suo periodo preparato-rio, che culminerà in una decisionea livello Ministeriale all’inizio del2005 per il finanziamento del primoperiodo 2005-2009. L’Italia che èstata il paese promotore del pro-gramma, partecipa a questa fasepreparatoria, che richiederà un fi-nanziamento ulteriore nel 2004.

Come detto sopra, l’alta tecnolo-gia è alla base del programma, e lepiccole e medie imprese sono vistecome la forza innovativa necessariaa garantire il successo del program-

ma. Per questo motivo, già nel 2002è stata fatta una “call for ideas” pertecnologie utili al programma, allaquale hanno risposto più di 120PMI Europee.

Di queste proposte circa 50 sonostate finanziate e più di una diecinasi sono trasformate in contratti ulte-riori. La filosofia del programma èinfatti di preparare le PMI a suppor-tare lo sviluppo tecnologico fino alsuo utilizzo in una missione, veraoccasione questa per instaurare rap-porti duraturi con i “prime” e di vi-sibilità e presenza sul mercato inter-nazionale (specie in programmi avocazione di cooperazione interna-zionale come Aurora).

Quindi, mentre le soluzioni pro-spettate nella prima parte di questodiscorso (piccoli studi tecnologici)rappresentano uno strumento indi-spensabile per sopperire ai momentidifficili di un settore ciclico ed unbuon veicolo per entrare nel sistemaESA, e solo attraverso robusti pro-grammi di sviluppo quale Aurora,che offrano varietà di domanda econtinuità di finanziamenti, chel’Alta Tecnologia Spaziale divieneelemento trainante per lo sviluppodelle piccole e medie imprese.

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19INDUSTRIAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

All’inizio del mese di dicembre, al centro della storica Piazza del Plebiscito, ha campeggiato la silhouette ele-gante di uno dei migliori esempi dell’industria aeronautica del nostro Paese. E’ il prototipo del Sagittario 2°, ilprimo caccia italiano - progettato e costruito dalla Aerfer di Pomigliano d’Arco - ad aver superato la barrieradel suono nel lontano 1956. L’esemplare in mostra, di proprietà del museo dell’Aeronautica Militare Italiana diVigna di Valle (Roma), è stato restaurato a Capodichino dai tecnici degli impianti di Aeronavali, società di Ale-nia Aeronautica. Il velivolo è il testimonial di “100 anni di Aviazione a Napoli e in Campania”, un avvenimentoorganizzato da Alenia Aeronautica con il patrocinio del Comune e della Provincia di Napoli e della RegioneCampania, per celebrare la ricorrenza del primo volo a motore del 1903.

Caratterizzato dalle ali a freccia, il Sagittario 2° è stato realizzato interamente in metallo. Ha una lunghezza di9,50 metri, un’altezza di 3,17 metri, una superficie alare di 14,50 metri quadri, un’apertura alare di 7,50 metried un peso massimo al decollo di 3.300 chilogrammi. Poteva raggiungere una velocità massima di 1.050 km/hsfruttando la potenza di un reattore Rolls-Royce Derwent IX. Rispetto ai progetti americani dell’epoca, questoaereo si distingueva per i pesi e le dimensioni molto contenute, all’insegna della massima semplicità. Era arma-to di due cannoni da 30 mm e dotato di seggiolino eiettabile.

IL SAGITTARIO 2° ATTERRA A PIAZZA DEL PLEBISCITO

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1. IntroduzioneL’inquinamento acustico interessa

la maggior parte delle aree urbanedei paesi più industrializzati. Se-condo dati ufficiali pubblicati nel“Libro Verde” della CommissioneEuropea1, circa 80 milioni di perso-ne (pari al 20% della popolazione)sono esposti a livelli di rumorediurno superiori a 65 dBA ed altri170 milioni di abitanti (oltre il 40%dei cittadini europei) subiscono li-velli sonori che oscillano tra i 55 edi 65 dBA. Per quanto riguarda iconseguenti disturbi da esposizione,nella relazione di accompagnamen-to alla recente direttiva riguardantela gestione del rumore ambientale2,viene riferito che almeno il 25% deicittadini dell’UE subisce una ridu-zione della qualità della vita, men-tre una percentuale variabile tra il 5e il 15% soffre di disturbi del son-no. L’elevato grado di diffusionedell’inquinamento acustico richiede“risposte” adeguate da parte delleistituzioni. Le iniziative dirette allariduzione delle emissioni sonore de-vono riguardare sia la regolamenta-zione delle principali attività rumo-rose (traffico automobilistico, attivi-tà aeroportuali, traffico ferroviario,attività industriali, ecc.) che gli in-

terventi di pianificazione e di risa-namento. Nel nostro Paese, le rispo-ste delle istituzioni sono oggetto dinumerose disposizioni legislative lequali, oltre che disciplinare le prin-cipali fonti di emissioni sonore, co-stituiscono, nel loro complesso,un’organica politica di gestione del-le problematiche di settore.

Anche se è oggettivamente diffi-cile separare le problematiche affe-renti la tutela della salute umanada quelle della protezione dell’am-biente, tuttavia, secondo la legisla-zione vigente, l’inquinamento acu-stico ha due diversi livelli di ap-proccio: il primo, prettamente “sa-nitario”, è destinato alla protezionedei lavoratori dai rischi connessiall’esposizione al rumore durante illavoro, ed il secondo, di tipo “am-bientale”, ha come obiettivo quellodella tutela dell’ambiente esterno edi quello abitativo da questa parti-colare forma d’inquinamento fisi-co. Così, mentre le problematicherelative al rumore negli ambientidi lavoro sono regolate da disposi-zioni riconducibili ad uno specificoambito normativo3, le problemati-che legate al rumore ambientalesono attualmente disciplinate dallalegge 26 ottobre 1995, n. 4474, con

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La figura del tecnico espertoin acustica ambientaleDI LORENZO VETERE

Ingegnere

1 Commissione delle Comunità Europee, Libro Verde “Politiche future in materia diinquinamento acustico”, Bruxelles, 1996.

2 Direttiva 2002/49/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 giugno 2002,relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale, pubblicata nellaGazzetta ufficiale delle Comunità europee L. 189 del 18/7/2002.

3 Tra queste, assume un ruolo centrale il decreto legislativo 277/91 (pubblicato nellaGazzetta Ufficiale (supplemento ordinario) n. 200 del 27 agosto 1991) avente ad og-getto “Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n.86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischiderivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a nor-ma dell’art. 7 della legge 30 luglio 1990, n. 212”.

4 La legge 26 ottobre 1995, n. 447 - avente ad oggetto «Legge quadro sull’inquina-mento acustico» - è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale (supplemento ordinario)n. 254 del 30 ottobre 1995.

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la quale sono stati stabiliti i principifondamentali in materia di tuteladall’inquinamento acustico, indivi-duati i provvedimenti amministrati-vi, tecnici, costruttivi e gestionaliper il contenimento delle emissionisonore ed il riparto delle competen-ze tra Stato, regioni ed autonomielocali. Inoltre, a conferma dell’at-tenzione dimostrata dal legislatoreverso l’inquinamento da rumore,con la medesima legge è stato, tral’altro, stabilito, che lo svolgimentodelle attività di rilevamento, pianifi-cazione, programmazione e risana-mento nel campo dell’acustica am-bientale devono essere volte da unaspecifica figura professionale: il“tecnico competente”, la cui istitu-zione è, senza dubbio, una delleprincipali novità5 del medesimostrumento legislativo. La stessa leg-ge ha, altresì, previsto che per svol-gere tale attività occorre inviare ap-posita domanda alle regioni e pro-vincie autonome6 le quali provvedo-no al riconoscimento dei professio-nisti “idonei”.

Nel seguito vengono esaminate lenorme che istituiscono e disciplina-no il tecnico competente e le proce-dure di riconoscimento da parte del-le regioni e province autonome. In-fine, si propongono alcune conside-razioni in merito alle difficoltà in-contrate dalle stesse a causa dell’in-soddisfacente regolamentazioneoperata, al riguardo, dalla legge7.

2. La nuova figura professionaleSecondo l’art. 2 - comma 6 -

della legge 26 ottobre 1995, n.447, il “tecnico competente” è lafigura professionale “idonea” asvolgere la propria attività nelcampo dell’acustica ambientale,senza, peraltro, chiarire il reale si-gnificato che il legislatore ha inte-so attribuire a tale “aggettivo”. Ilmedesimo comma ha disposto, al-tresì, anche se in maniera alquantogenerica, che per poter svolgere ta-le attività occorre essere in posses-so di un diploma di scuola mediasuperiore ad indirizzo “tecnico”,ovvero di una laurea o di un diplo-ma universitario ad indirizzo“scientifico”, senza indicare, però,l’elenco completo dei titoli di stu-dio utili ai fini del riconoscimento.

L’esercizio dell’attività di tecnicocompetente - secondo quanto dispo-sto dal comma 7 dello stesso articolo- resta subordinato alla “presentazio-ne di apposita domanda” all’assesso-rato regionale competente in materiaambientale, corredata di documenta-zione comprovante l’aver svolto atti-vità - “in modo non occasionale” -nel campo dell’acustica ambientaleper un periodo di almeno quattroanni, per i diplomati, e di almenodue anni, per i laureati o per i pos-sessori di un diploma universitario.

Il comma 8, invece, chiarisce chele attività proprie dei tecnici compe-tenti possono essere svolte anche dai

dipendenti delle strutture pubblicheterritoriali che, alla data d’entrata invigore della legge 447/95, svolgeva-no la propria attività nel campo del-l’acustica ambientale, purché in pos-sesso di un diploma di scuola mediasuperiore, di qualsiasi indirizzo.

Infine, per evitare confusione diruoli, il comma 9 precisa che i sog-getti che svolgono i controlli devonoessere diversi da quelli che esercita-no attività sulle quali il controllo de-ve essere effettuato. Questa normarisulta molto importante per i tecnicidelle Agenzie Regionali per la Prote-zione Ambientale (ARPA) che, qua-lora addetti ai controlli d’istituto incampo acustico, non devono eserci-tare quella di tecnico competente neiconfronti dei soggetti che possonoessere destinatari dei controlli daparte degli stessi operatori.

3. L’atto di indirizzo e coordinamento statale

Per pervenire, per quanto possibi-le ad un’uniforme applicazione sututto il territorio nazionale dellenorme citate, l’avvio delle attivitàdi riconoscimento è stato precedutoda incontri interregionali “ad hoc”,nel corso dei quali è stata messa apunto una risoluzione8 contenentealcune indicazioni di carattere ge-nerale, demandando a successivi in-contri la verifica e l’aggiornamentodei criteri concordati. Inoltre, alloscopo di agevolare la prima appli-

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AMBIENTE22ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

5 L’istituzione del tecnico competente non era mai apparsa nelle precedenti iniziative legislative in materia di acustica (cfr.: disegnodi legge n. 4330 a firma del Senatore Pecchioli ed altri, il disegno di legge n. 594 a firma del Senatore Montresori ed altri, ecc.).

6 Per brevità, d’ora in poi si parlerà solo di “regioni”, ritenendo implicito che accanto ad esse sono ricomprese anche le provincie au-tonome di Trento e Bolzano.

7 L’esigenza di una migliore disciplina della figura del tecnico competente era stata già avvertita nel corso dell’esame del relativo di-segno di legge da parte del Parlamento. A tale proposito, il Senato, con un ordine del giorno approvato il 21/4/93 impegnava il Go-verno a definire meglio le caratteristiche di tale figura professionale.

8 La “risoluzione”, approvata il 25 gennaio 1996 dalla Conferenza dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento eBolzano reca i seguenti criteri: 1) I soggetti in possesso dei requisiti di legge che intendono svolgere l’attività di tecnico competente,presentano apposita domanda all’assessorato competente in materia ambientale della regione o provincia autonoma di residenza per ilsuccessivo atto di riconoscimento. Ogni regione si impegna ad equiparare a tutti gli effetti utili il riconoscimento rilasciato dalle altreregioni e a permettere ai possessori delle attestati sul proprio territorio mediante apposita disposizione legislativa; 2) La domanda, re-datta secondo i criteri previsti dai rispettivi Enti, dovrà essere corredata da titolo di studio e curriculum professionale dettagliato nellaspecifica materia; le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano si riservano di richiedere agli interessati ogni documentazio-ne comprovante quanto dichiarato; 3) il riconoscimento è richiesto e rilasciato “ad personam” e attiene unicamente alla verifica docu-mentale del possesso dei requisiti di legge, pertanto non costituisce né valutazione, né attestazione dell’abilità professionale del ri-chiedente; 4) In merito al concetto di non occasionalità dell’attività svolta, si assume la determinazione che per attività non occasio-nale sia da intendere l’attività professionale ricorrente, in linea di massima in ogni singolo anno, nella materia di cui si tratta, tenen-

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cazione della norma di legge, fu de-ciso di comprendere tra i diplomi discuola media superiore ad indirizzotecnico tutti. quelli rilasciati dagliistituti tecnici, mentre fra i diplomidi laurea e i diplomi universitari adindirizzo scientifico, tutti quelliconseguiti attraverso i corsi di lau-rea o di diploma universitario affe-renti alle aree di formazione scien-tifica, medica, in agraria, in archi-tettura e in ingegneria9.

Allo scopo di verificare l’andamen-to delle attività di riconoscimento daparte delle regioni, nel corso del 1997furono svolte – alla presenza di rap-presentanti del Ministero dell’Am-biente – alcune riunioni interregiona-li nel corso delle quali furono affron-tate le problematiche che riguardava-no, in particolare, l’individuazionedei titoli di studio utili ai fini del ri-conoscimento, le modalità di valuta-zione dell’attività svolta e l’assenza dinorme che consentono di qualificarecoloro che non avevano ancora ma-turato il requisito dell’attività svoltarichiesto dalla legge 447/95.

Per corrispondere alle difficoltàrappresentate dalle regioni nel corsodegli accennati incontri, furonoprospettate due diverse ipotesi disoluzione: la prima, diretta a modi-ficare le norme introdotte dalla leg-ge 447/95, e la seconda, finalizzataall’emanazione, da parte dello Stato,

di un apposito atto di indirizzo ecoordinamento. Poiché un iniziativalegislativa, sicuramente la più cor-retta sotto il profilo giuridico,avrebbe richiesto tempi lunghi, fudeciso di intervenire con un atto diindirizzo e coordinamento. Tale at-to, predisposto dal Ministero del-l’Ambiente e corredato dell’intesaespressa nella seduta del 31 luglio1997 dalla Conferenza permanenteper i rapporti tra lo Stato e le regio-ni e le province autonome di Trentoe Bolzano, fu emanato con decretodel Presidente del Consiglio dei Mi-nistri 31/3/9810.

Con il predetto DPMC 31/3/98,che recepisce gran parte dei criterielaborati dalle regioni11, si è tentatodi porre rimedio ad alcune lacunedella legge quadro.

Così, l’art. 1 precisa che l’assesso-rato regionale in materia ambienta-le competente a ricevere la doman-da di riconoscimento - e a provve-dere al conseguente riconoscimento- è quello della regione di residen-za. Lo stesso articolo stabilisce, al-tresì, che l’istanza deve essere re-datta secondo le modalità indicatedalle singole regioni.

Per quanto concerne, invece, l’esa-me delle domande, l’art. 2 stabilisceche esso deve consistere nella verificadel titolo di studio posseduto e nel-l’accertamento della non occasionali-

tà dell’attività professionale svolta nelcampo dell’acustica ambientale. Nelmerito dei titoli di studio, lo stesso ar-ticolo12 include tra quelli validi, anchela maturità scientifica (nell’ambito deidiplomi di scuola media superiore adindirizzo tecnico) e quelli in ingegne-ria ed architettura (tra i diplomi uni-versitari o i diplomi di laurea ad indi-rizzo scientifico). Sulla valutazionedella non occasionalità dell’attivitàsvolta, il medesimo art. 2 prevede cheessa deve tenere conto sia della dura-ta, che della rilevanza, delle presta-zioni relative ad ogni singolo anno.Precisa, inoltre, che per attività nelcampo dell’acustica ambientale s’in-tende, in via indicativa, l’aver svoltoalmeno una delle seguenti prestazio-ni: misure in ambiente esterno edabitativo e valutazioni sulla confor-mità dei valori riscontrati ai limiti dilegge, proposte di zonizzazione acu-stica, redazione di piani di risana-mento; mentre le altre attività incampo acustico, che non rientrano inquelle tipiche dell’acustica ambientale(quali, ad esempio, le misurazioni ef-fettuate ai sensi del decreto legislativo15 agosto 1991, n. 277), ai fini dellamaturazione del periodo richiesto,hanno valenza integrativa. Semprel’art. 2 impegna le regioni ad equipa-rare i riconoscimenti effettuati a quel-li rilasciati dalle altre regioni, permet-tendo, così, a tutti i professionisti in

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INGEGNERInotiziario

do conto della durata e/o della rilevanza delle prestazioni svolte; 5) Per quanto riguarda la tematica dell’acustica ambientale, si preci-sa che fra le attività che possono essere fatte valere al fine della maturazione del periodo richiesto sono ricomprese anche le misura-zioni acustiche previste dal D.Lgs. 277/91, a condizione che esse non abbiano rappresentato l’attività esclusiva del richiedente in cam-po acustico; 6) Con riferimento ai requisiti di titolo di studio, richiesti dal citato art. 2, comma 6, si concorda che nel caso in cui quellipresentati dal richiedente siano praticamente definibili, in base agli ordinamenti didattici quali tecnici o scientifici a seconda del livel-lo previsto, i candidati verranno ammessi; qualora si evidenziassero dubbi applicativi, i competenti uffici regionali richiederanno unpronunciamento al Ministero della Pubblica Istruzione - o al Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica - invi-tandolo a rendere note le risultanze a questa Conferenza dei Presidenti che provvederà a divulgarle; nel frattempo la domanda, se inregola con gli altri requisiti, verrà accolta con riserva; 7) Per quanto riguarda l’applicazione dell’ottavo comma dell’art. 2 di che trat-tasi, si precisa che l’accertamento previsto è a carico delle strutture pubbliche territoriali presso le quali gli operatori svolgono la loroattività; la deroga ivi prevista vale fintanto che il soggetto opera nella struttura pubblica territoriale; per uniformità di trattamento,qualora detti operatori intendano esercitare professionalmente al di fuori dell’attività d’istituto (fatte salve le norme che regolamenta-no l’incompatibilìtà con il rapporto di dipendenza, oppure se tale rapporto viene a cessare) dovranno ottemperare alle condizioni pre-viste dai commi 6 e 7 del citato art. 2.

9 È stato assunto come documento di riferimento la pubblicazione curata dal Ministero dell’Università e dalla Fondazione RUI: “Gui-da all’Università 1995” - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, I Edizione, aprile 1995.

10 Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 26 maggio 1997, n. 120.11 Si veda la nota 8.12 A proposito dei titoli di studio “eleggibili”, la norma recata in proposito dall’art. 2, che non trova corrispondenza nell’ordinamento

degli studi italiano, è funzionale solo ai fini del riconoscimento del tecnico competente.

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possesso degli attestati di qualifica-zione, l’esercizio dell’attività di tecni-co competente sul proprio territorio.

Per i tecnici dipendenti delle strut-ture territoriali13, l’art. 3 prevede cheessi possono operare esclusivamentenell’ambito dell’ente territorialed’appartenenza e che, qualora in-tendano esercitare la propria attivitàin forma professionale al di fuoridei compiti d’istituto, gli stessi de-vono ottemperare agli obblighi pre-visti dall’art. 2, commi 6 e 7, dellamedesima legge 447/95, nel sensoche devono presentare la domandaalla stregua dei liberi professionisti.

Il problema del completamento delperiodo d’attività svolta viene affron-tato dall’art. 4. A tale riguardo, vieneprevista l’equiparazione, ai fini del ri-conoscimento della qualifica di tecni-co competente, dell’attività utile nelsettore, a quella svolta dall’interessa-to in collaborazione con chi e già ri-conosciuto tecnico competente, op-pure alle dipendenze di strutture pub-bliche di cui all’art. 3, comma 8, dellalegge 447/95. La stessa norma chiari-sce che la documentazione da pro-durre a tale scopo deve evidenziare,attraverso la presentazione d’atti for-mali, il lavoro effettivamente svolto,nel campo dell’acustica ambientale,dall’aspirante tecnico competente.

Infine, l’art. 5 precisa che - alloscopo di favorire il raggiungimentodel periodo d’attività richiesto per ilriconoscimento - sono da conside-rare utili anche le prestazioni effet-tuate dal 30 dicembre 1995 e finoalla data di pubblicazione del decre-to nella Gazzetta Ufficiale, ovverosvolte entro il 26 maggio 199814.

4. Il campo d’attività del tecnico competente

Secondo quanto previsto dalla leg-ge istitutiva e dal correlato d.p.m.c.31/3/98, le competenze del nuovoprofessionista sono tutte le attivitàdi “rilevanza tecnica” afferenti ilcampo dell’acustica ambientale. Essocomprende tutte le prestazioni ine-renti la valutazione, il risanamento,la previsione e la pianificazione deilivelli di rumore presenti nell’am-biente esterno e in quello abitativo.

Rientrano in questo campo le se-guenti incombenze: le misurazioniin ambiente esterno e in quello abi-tativo, la valutazione della confor-mità dei valori misurati ai limiti dilegge, la redazione di proposte dipiani di zonizzazione acustica, la re-dazione di proposte piani di risana-mento acustico, la redazione deglistudi previsionali d’impatto acustico,le valutazioni di clima acustico, losvolgimento dei controlli, oltre a ta-lune attività specifiche previste daidecreti attuativi della legge 447/95.

Così, il tecnico competente15 deveprovvedere al collaudo degli inter-venti di risanamento nel campo del-le infrastrutture dei trasporti, dapredisporsi da parte degli enti ge-stori. L’accertamento deve riguarda-re sia la rispondenza delle opererealizzate alle previsioni progettuali,che l’esistenza e la correttezza dieventuali certificazioni.

Per il contenimento e la gestionedel rumore aeroportuale16, invece,tecnici competenti devono procede-re ad analisi e misure di verificadelle procedure antirumore stabilitedalle commissioni aeroportuali isti-

tuite ai sensi all’art. 5, comma 1, deldecreto ministeriale del 31 ottobre199717, proponendo, se del caso,eventualiazioni correttive.

A proposito dei requisiti acusticidelle sorgenti sonore nei luoghi diintrattenimento danzante e di pub-blico spettacolo, il relativo decreto18

affida ai tecnici competenti la veri-fica delle caratteristiche tecnichedegli impianti elettroacustici di am-plificazione e di diffusione sonora,allo scopo di determinare se essi so-no in grado di superare, potenzial-mente, i limiti fissati, redigendo ap-posita relazione al riguardo. Nel ca-so venisse accertato il superamentoditali limiti, i medesimi professioni-sti indicano ai gestori dei “locali”gli interventi necessari ad evitaretale superamento ed i meccanisminecessari ad impedire la eventualemanomissione degli strumenti e del-le apparecchiature utilizzate. Dopoche il gestore abbia realizzato gliinterventi suggeriti dal tecnico com-petente, quest’ultimo deve procedereanche al collaudo degli interventirealizzati e alla verifica complessivadell’impianto stesso.

In aggiunta a tali attività, alcuneregioni hanno affidato ai tecnicicompetenti, incombenze particolari,comunque ricadenti nel campo del-l’acustica ambientale. Così, ad esem-pio, la legge regionale n. 13 del10/08/2001 della Lombardia, affida aitecnici competenti la valutazione del-la conformità dei progetti di nuovecostruzioni ai requisiti acustici stabi-liti dal DPCM 5/12/9719. La medesimalegge regionale n. 13/01 della Lom-bardia ha previsto che i piani urbani

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AMBIENTE24ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

13 Si veda, al riguardo, l’art. 2, comma 8, della legge 447/95.14 Le attività svolte dopo tale data sono valutabili, in applicazione della norma recata dal citato art. 4 del DPCM 31/3/98, solo se ef-

fettuate in affiancamento con chi è stato già riconosciuto tecnico competente, ovvero alle dipendenze delle strutture pubbliche terri-toriali (DPCM 31/03/98, art. 5).

15 Cfr. il Decreto del Ministro dell’Ambiente del 29/11/2000 (Allegato 2, ultimo capoverso), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (seriegenerale) n. 285 del 6/12/2000.

16 Cfr. il Decreto 3 dicembre 1999, art. 2, lettera e), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (serie generale) n. 289 del 10/12/1999.17 Cfr. il Decreto 31 ottobre 1997, recante “Metodologia di misura del rumore aeroportuale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (serie

generale) n. 267 del 15/12/1997.18 Cfr. il DPCM 16/4/99, n. 215, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (serie generale) n. 153 del 2/7/1999.19 Con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 1997, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale (serie generale) n. 297

del 22/12/97, sono stati determinati i requisiti acustici delle sorgenti sonore interne agli edifici ed i requisiti acustici passivi degli edi-fici e dei loro componenti in opera, al fine di ridurre l’esposizione umana al rumore.

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del traffico, da predisporsi da partedei comuni, devono essere corredatidi analisi svolte da tecnici competen-ti sull’inquinamento acustico genera-to dal traffico stradale in vicinanzadi ospedali, di scuole o di edifici de-stinati ad usi sensibili al rumore enelle aree particolarmente protette.

Per minimizzare le emissioni so-nore derivanti da nuovi impianti einfrastrutture rumorose, la regioneMarche, con la legge regionale n. 28del 14/11/01, ha previsto che le rela-tive progettazioni devono prevederemisure ed interventi mirati a ridurrel’esposizione umana al rumore, cor-redate di un certificato acustico rila-sciato da un tecnico competente.Disposizioni analoghe sono stateadottate sia dalla Puglia, con la leg-ge regionale n. 3 del 12/2/02, chedall’Umbria, con legge regionale n.8 del 6/6/02.

5. Le procedure regionali di riconoscimento

Per poter procedere nelle attivitàdi riconoscimento, le regioni hannopreventivamente proceduto, con attiamministrativi, all’individuazionedelle modalità di presentazione delledomande (schema di domanda, titolivalutabili, documentazione da alle-gare, ecc.) e i criteri per la loro va-lutazione. Inoltre, in alcune regioni(Piemonte, Liguria, Toscana, Veneto,Emilia Romagna, ecc.) la materia èstata, altresì, disciplinata nell’ambi-to delle leggi regionali emanate aisensi dell’art. 4 della legge 447/9520.

Nella maggior parte dei casi, il ri-conoscimento viene svolto dalle re-gioni, per cui le relative domandevengono presentate alle stesse. Lad-dove, invece, queste hanno delegatotale attività, le medesime istanze de-vono essere presentate agli enti de-stinatari della delega. Così, in To-scana ed Emilia Romagna le stesse

devono essere inoltrate alle ammini-strazioni provinciali competenti perterritorio, mentre nel Veneto21 e nel-la provincia autonoma di Trento leistanze vengono presentate alle ri-spettive agenzie ambientali.

I criteri e le modalità di riconosci-mento sono alquanto omogenei frale varie regioni, con alcune, quantomarginali varianti. In genere, leistanze di riconoscimento devonoessere corredate del titolo di studio,di curriculum professionale, oltreche della documentazione atta a di-mostrare il possesso del requisitodell’attività svolta, generalmente tra-mite apposite autocertificazioni, resenelle forme previste dalla legge. Nelcaso di attività svolte in affianca-mento con professionisti già ricono-sciuti, le autocertificazioni devonoessere rese anche dal professionistacon il quale si è operato. L’esamedelle domande e la valutazione delladocumentazione viene generalmentesvolta da commissioni interne o altriorgani regionali. La pubblicità deiprofessionisti riconosciuti avvieneattraverso la pubblicazione deglielenchi degli idonei sui bollettini uf-ficiali delle singole regioni.

Rispetto alla riferita omogeneitàdelle predette procedure di ricono-scimento, occorre segnalare le ini-ziative della Liguria, del Lazio e del-la Sardegna.

Nella formulazione iniziale, leprocedure della Liguria includevano,tra i requisiti d’ammissibilità22, an-che l’iscrizione all’albo professiona-le, ove previsto. Tale condizione hadeterminato il rigetto di numeroseistanze, creando, quindi, una realedisparità di trattamento tra i profes-sionisti liguri e quelli residenti nellealtre regioni italiane. Tale disparitàè stata poi sanata con l’eliminazionedel predetto requisito, peraltro nonrichiesto dalla normativa statale.

Per quanto concerne la tenuta del-l’elenco dei tecnici riconosciuti, nelLazio esiste una situazione alquantoconfusa in quanto, mentre l’art. 29,comma 2, lettera f), della legge re-gionale 3/3/97, n. 4, affida alla re-gione la gestione di un “albo regio-nale del tecnico competente in ma-teria di inquinamento acustico”,l’art. 20, comma 2, della legge re-gionale 3/8/01, n. 18, istituisce,presso la struttura regionale compe-tente in materia di inquinamentoacustico, “l’elenco regionale dei tec-nici competenti”. Sul piano attuativooccorre precisare che, mentre risultaregolarmente costituito l’elenco re-gionale dei tecnici riconosciuti, alcontrario, non è stato mai istituitol’albo previsto dalla legge regionale4/97, nonostante la legge stessa fos-se stata promulgata da oltre cinqueanni. Ciò deporrebbe per un uso im-proprio del termine “albo” in luogodi quello di “elenco”.

I criteri adottati dalla Sardegna23

si distinguono da quelli delle altreregioni soprattutto per l’inclusione,tra le “attività valutabili”, dell’inse-gnamento a livello universitario,svolto nel campo dell’acustica am-bientale. Inoltre, per la convalida“temporale” di uno degli anni d’atti-vità svolta, viene ritenuta sufficien-te l’effettuazione anche di una sin-gola prestazione, purché consideratarilevante, sia in termini di duratache di complessità.

Per l’aggiornamento dei tecniciche operano nel campo dell’acusticaambientale, alcune regioni (Toscana,Umbria) hanno previsto, nelle loroleggi regionali, l’organizzazione diinterventi formativi nel settore.

6. Considerazioni finaliCome già riferito in precedenza, le

difficoltà incontrate dalle strutturedeputate al riconoscimento del tec-

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25AMBIENTEORDINE DI NAPOLI

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20 Si vedano, in proposito, le seguenti leggi regionali: n. 18 del 3/8/2001 (art. 20) del Lazio, n. 12 del 20/3/1998 (art. 3) della Liguria,n. 52 del 20/10/2000 (art. 16) del Piemonte, n. 89 del 1/12/1998 (art. 16) della Toscana, n. 8 del 6/6/2002 (art. 18) dell’Umbria.

21 Con legge regionale 13 aprile 2001, n. 11, “la formazione e l’aggiornamento dell’elenco dei tecnici competenti” (art. 81, comma 1,lettera d)) è stata affidata all’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto).

22 Delibera di Giunta Regionale n. 238 del 9/2/96, riformata con delibera n. 1754/1998.23 I criteri e le procedure di riconoscimento sono stati adottati con Determina del Direttore Generale dell’Assessorato alla Difesa del-

l’Ambiente n. 2419 del 23/10/2000;

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nico competente, sono state deter-minate soprattutto dalla genericitàdella norma introdotta dalla legge447/95, anche con le “integrazioni”recate dal dpcm 31/3/98.

Probabilmente, tale genericità èda mettere in relazione con le diffi-coltà incontrate dal legislatore insede di regolamentazione della nuo-va figura, mai prevista nelle prece-denti iniziative parlamentari24 ri-guardanti la medesima materia.

Altra considerazione va fatta aproposito dei titoli di studio richie-sti. Al riguardo, la legge prevedeche i diplomi di scuola media supe-riore devono essere ad indirizzo«tecnico”, ossia rilasciati dagli isti-tuti tecnici (agrari, commerciali, in-dustriali, per geometri, ecc.), mentrei titoli di studio universitari (diplomie lauree) devono essere ad indirizzo“scientifico” (chimici, biologi, medi-ci, ecc.). La norma, così come for-mulata, escludeva i possessori dellamaturità scientifica (tra i diplomati),gli ingegneri e gli architetti (tra ilaureati)25. L’evidente anomalia èstata, poi, sanata con il dpcm31/3/98 che, all’art. 2, comma 2,precisa che “tra i diplomi di scuolamedia superiore ad indirizzo tecnicoè compreso quello di maturità scien-tifica e tra i diplomi universitario idiplomi di laurea ad indirizzo scien-tifico, quelli in ingegneria ed archi-tettura”. La medesima legislazionenon fa alcun cenno ai diplomi dimaturità rilasciati dagli istituti pro-fessionali di Stato che in base al dpr23/7/98, n. 323, art. 15, comma 8,sono equipollenti a quelli rilasciatidagli istituti tecnici26.

Molte perplessità riguardano l’e-ventuale effetto autorizzatorio chepotrebbe scaturire dalla mera pre-sentazione della domanda all’asses-sorato regionale competente in ma-

teria ambientale. Vale a dire, se lasola presentazione della domanda,adeguatamente documentata, possa,di per sé, consentire al professionistainteressato di esercitare l’attività ditecnico competente. Al riguardo, iltesto del citato comma 7 deporrebbea favore di quest’ipotesi, nel sensoche per poter svolgere l’attività inquestione sarebbe sufficiente la merapresentazione della domanda, Tornautile, al riguardo, leggere la disposi-zione contenuta nell’art. 1 del mede-simo dpcm 31/3/98 il quale ha pre-visto che la “domanda” deve esserepresentata all’assessorato all’ambien-te della regione di residenza “che ri-lascia il relativo attestato di ricono-scimento”. Vi è, in questo articolo,un riferimento ad un sicuro adempi-mento da parte della regione: il rila-scio di un attestato di riconoscimen-to. Inoltre, il successivo art. 2 delmedesimo dpcm 31/3/98, al comma1, precisa che “l’esame delle doman-de consiste...”. Quest’ultimo articolochiarisce che le domande devono es-sere esaminate al duplice scopo diverificare la natura del titolo di stu-dio posseduto e la non occasionalitàdel periodo di lavoro svolto.

Sempre a proposito della presen-tazione della domanda, la normacontenuta nel medesimo comma 7,evidenzia che essa deve essere cor-redata di documentazione compro-vante l’aver svolto, “in modo nonoccasionale», attività nel campo del-l’acustica ambientale, per un arco ditempo di 2 o 4 anni, a seconda cheil professionista richiedente sia inpossesso di un diploma universitarioo di laurea, ovvero che si tratta diun diplomato di scuola media supe-riore. Sulla non occasionalità del la-voro svolto, vi è stato - e vi è tutto-ra - un acceso dibattito, atteso chela norma in parola si presta ad in-

terpretazioni diverse, che hanno de-terminato comportamenti non sem-pre concordanti tra le varie regioni.Sull’argomento, il comma 3 dell’art.2 del citato dpcm 31/3/98, ha stabi-lito che “la non occasionalità del-l’attività svolta è valutata tenendoconto della durata e della rilevanzadelle prestazioni relative ad ognianno”. Tale norma, in realtà, piutto-sto che definire il concetto di “nonoccasionalità”, ha tentato di sugge-rire come valutarla.

Un altro elemento di difficoltà ècontenuto proprio nella definizionestessa della “figura professionale“idonea” ad effettuare...”, e più pre-cisamente sul reale significato che illegislatore ha inteso dare all’aggetti-vo: “idoneo”. Infatti, dal suo signifi-cato dipende l’esclusività - o meno -dello svolgimento delle attività chela legge assegna al tecnico compe-tente. In altri termini, nel caso incui con “figura professionale idoneaad effettuare...” debba intendersi ilprofessionista che, in quanto in pos-sesso del riconoscimento in questio-ne, sia l’unico che potesse svolgere,in via esclusiva, le attività propriedel campo dell’acustica ambientale;ovvero, che il tecnico competente ècolui che, meglio di altri, può svol-gere le riferite attività, fermo re-stando che altri professionisti, ancheprivi ditale riconoscimento, maiscritti ai rispettivi ordini professio-nali (ingegneri, architetti, chimici,ecc.) possano svolgere le predetteattività, qualora ricomprese traquelle previste dai rispettivi ordina-menti professionali.

Il comma 8, del citato art. 2, hasancito che le attività proprie deitecnici competenti possono esseresvolte anche da coloro che, in pos-sesso di un diploma di scuola me-dia superiore27, siano in servizio

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AMBIENTE26ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

24 Si vedano le iniziative legislative indicate nella nota 5, presentate durante l’XI legislatura.25 Il 18 ottobre 1995, in sede di votazione finale, in seconda lettura, la Camera approvò un ordine del giorno che impegnava il Go-

verno a provvedere, in sede di attuazione del provvedimento, ad includere, fra i diplomi di laurea, anche quelli in architettura ed iningegneria e, fra i diplomi di scuola media superiore, quello di maturità scientifica.

26 Nello specifico, il Ministero dell’Ambiente, in risposta ad un quesito dell’Assessorato all’Ambiente della regione Campania, circal’idoneità del diploma di maturità di “tecnico delle industrie tecniche ed elettroniche”, con nota prot. n. 1494/99/SIAR del 20 aprile1999 ha chiarito la validità di detto titolo di studio.

27 Non viene indicato alcun particolare indirizzo per il diploma (tecnico o scientifico).

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presso strutture pubbliche territo-riali, presso le quali svolgevano lapropria attività nel campo dell’acu-stica ambientale alla data d’entratain vigore della legge 447/95. Que-sta norma è stata integrata dall’art.4, comma 3, della legge 9 dicembre1998, n. 42628, nel senso che dopole parole “presente legge” sono sta-te aggiunte le seguenti: “nonché dacoloro che, a prescindere dal titolodi studio, possano dimostrare diaver svolto, alla data di entrata invigore della presente legge, per al-meno cinque anni, attività nelcampo dell’acustica ambientale inmodo non occasionale”. Questa in-tegrazione sembrerebbe riguardarei soli destinatari della norma con-tenuta nel comma 8 (destinata acoloro che prestano servizio pressostrutture pubbliche territoriali), nelsenso che con essa si è volutoestendere il riconoscimento anche atutti coloro che, a prescindere daltitolo posseduto, dimostrano diaver svolto, alla data d’entrata invigore della legge 447/95, per al-meno cinque anni, attività nel

campo dell’acustica ambientale inmodo non occasionale.

Tuttavia, l’integrazione di cui in-nanzi, sebbene inserita alla fine del-l’originaria formulazione del comma8, ha creato una diversità d’inter-pretazioni, nonostante i chiarimentiforniti al riguardo dal Ministero del-l’Ambiente29. La sesta sezione delConsiglio di Stato, con ordinanza n.2203 del 5 maggio 2000, ha accoltoil ricorso di un professionista, alquale la regione Campania avevanegato il riconoscimento in quantoil diploma di scuola media superioreposseduto (maturità classica) nonera ad indirizzo “tecnico”. In parti-colare, il Consiglio di Stato ha rite-nuto che “la seconda ipotesi30 di cuiall’art. 2, comma 8, legge 26 ottobre1995, n. 447, consente di prescinde-re dal titolo di studio anche per co-loro che non siano dipendenti pub-blici, purché abbiano il requisitodell’esperienza quinquennale”31.

Questa ordinanza è destinata acreare confusione e disorientamentoin ordine alla norma che individua ititoli di studio richiesti. Infatti, esi-

stono dubbi su come essa debba es-sere interpretata la disposizione “...aprescindere dal titolo di studio”,contenuta nel testo della riferita de-cisione del Consiglio di Stato, attesoche essa – nello specifico - non in-dica, nel contempo, neppure un re-quisito minimo di scolarità. In altreparole, non è chiaro se il «prescin-dere”, su cui si fonda l’ordinanza,intende riferirsi al solo “indirizzo»del titolo di studio posseduto o, ad-dirittura, alla possibilità che “il re-quisito dell’esperienza quinquenna-le” sia di per sé sufficiente a con-sentire lo svolgimento dell’attivitàdi tecnico competente da parte deiprofessionisti che dimostrino di aversvolto tale attività per almeno cin-que anni, anche se sprovvisti di unqualsiasi titolo di studio.

È auspicabile che a livello statalevengano assunte adeguate iniziativeper fare chiarezza sui dubbi generatidalle norme in argomento, ondeconsentire alle regioni e provinceautonome di procedere con certezzaevitando, così, dubbi interpretativi epossibili contenziosi.

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27AMBIENTEORDINE DI NAPOLI

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28 Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 14 dicembre 1998, n. 291.29 Sull’argomento, il Ministero dell’Ambiente con nota prot. n. 804/99/SIAR del 4 marzo 1999, rispondendo a quesiti formulati dagli

Assessorati all’Ambiente delle regioni Piemonte e Lazio, aveva chiarito che “l’innovazione introdotta dalla legge 9 dicembre 1998, n.426, consiste nella esclusione del requisito del titolo di studio, esclusivamente per coloro i quali, essendo in servizio presso le strutturepubbliche territoriali all’entrata in vigore della legge 447/95, vi svolgevano da almeno cinque anni, attività nel campo dell’acusticaambientale in modo non occasionale”.

30 La “seconda ipotesi” riguarda la riferita integrazione di cui all’art. 4, comma 3, della legge n. 426/98.31 In precedenza, la terza sezione del TAR della Campania, con ordinanza n. 5028 del 14 dicembre 1999, aveva respinto il ricorso del

medesimo professionista, ritenendo che il diniego opposto della regione Campania era stato adottato “... sulla base della preferibile in-terpretazione dell’art. 2, comma 8, legge 26/10/1995, n. 447”.

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ILLUMINOTECNICA28ORDINE DI NAPOLI

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PremessaVarie ricerche internazionali

hanno mostrato che l’illuminazio-ne gioca un ruolo importante, an-corché non esclusivo, sulla sicu-rezza della circolazione stradale dinotte. Una corretta illuminazione,infatti, riduce notevolmente gli in-cidenti stradali sia in ambito urba-no che in ambito extraurbano.

Le riduzioni sono tali da giustifi-care su un piano puramente econo-mico l’investimento di risorse finan-ziarie in impianti di illuminazione.

Un ulteriore contributo alla ridu-zione degli incidenti verrebbe datoda un’appropriata revisione dei testvisivi attualmente previsti dallalegge per il rilascio della patente.

1. Incidenti stradali di notteLe statistiche effettuate in 13 Pae-

si mostrano che, benché il volumedi traffico notturno sia in media pa-ri a circa un terzo di quello diurno[1], il numero degli incidenti fatalidi notte è quasi uguale al numerodi quelli di giorno. Ne risulta che ilrapporto tra il tasso* di incidenti fa-tali notturni e il tasso di quelli diur-ni è circa pari a 3.

L’inadeguatezza o l’assenza del-l’illuminazione è la concausa piùimportante di questa maggiore in-cidentalità notturna. Un’illumina-zione inadeguata ha, infatti, l’ef-fetto di ridurre l’efficienza dellenumerose funzioni visive che ven-gono impegnate nelle varie situa-

zioni che si presentano durante laguida di un autoveicolo.

Un peso ce l’hanno anche fattorinon visivi (come alcool, droga,stanchezza, maggior numero di gio-vani alla guida di notte, maggiorevelocità, avverse condizioni meteo-rologiche), i quali interagiscono ne-gativamente con quelli visivi.

Gli stessi pali per l’illuminazionesono una causa non trascurabile diincidenti. Infatti, gli urti contro diessi di notte sono responsabili del5% di tutti gli incidenti mortali.Di qui l’esigenza, oltre quella det-tata da ragioni economiche, di mi-nimizzare il numero di pali, il chepuò ottenersi ottimizzando il pro-getto illuminotecnico con specialisoftware di calcolo [2].

2. Effetti dell’illuminazione sugliincidenti stradali

Non sono molte le ricerche at-tendibili condotte sugli effetti del-l’illuminazione sugli incidenti stra-dali, a causa dell’intuibile comples-sità delle stesse e dello sforzo or-ganizzativo richiesto.

Tuttavia, i dati disponibili sonosufficienti a mostrare che, in gene-re, dopo l’installazione di un’ade-guata illuminazione, gli incidentistradali notturni si riducono note-volmente [3], come mostrato dallatabella 1, in cui sono riportati leriduzioni medie degli incidenti ri-scontrate in 15 Paesi (in Italia nonsi dispone di dati simili).

Effetti dell’illuminazione sull’incidentalità stradaleDI LUCIANO DI FRAIA

Ingegnere

*Rapporto tra il numero di incidenti e il volume di traffico che si verificano su unastrada in un anno.

Generalmente, il volume di traffico è espresso in milioni di autoveicoli-km. Adesempio, nell’anno 2001, sull’intera rete autostradale italiana il volume di traffico èstato pari a circa 73.200 milioni di autoveicoli-km e il numero di incidenti comples-sivo pari a circa 41.100. Ne segue che il tasso di incidenti è stato pari a 560 per ogni1000 milioni di veicoli-km. Il tasso dei morti è stato pari a 7.9 per ogni 1000 milionidi veicoli-km.

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Per le gallerie stradali, sono pochii dati pubblicati sugli effetti dell’il-luminazione sugli incidenti. Tutta-via, in uno studio condotto inGiappone [4] fu rilevato che il nu-mero degli incidenti verificatisi digiorno all’interno di numerose gal-lerie stradali superava di oltre 4volte quello di notte. Secondo gliautori dello studio, la spiegazionedi ciò stava nel fatto che l’illumina-zione non era sufficiente a consen-tire un tempestivo adattamento vi-sivo dei conducenti nel passaggiodall’elevata illuminazione naturaledella zona esterna a quella bassaall’interno della galleria.

Come già detto, in Italia, non sidispone di dati statistici, anche indi-retti, sugli effetti dell’illuminazionesugli incidenti. Una ricerca finaliz-zata a ciò richiederebbe notevoli ri-sorse finanziarie, ma i benefici chene deriverebbero in termini di indi-cazioni sui tipi di provvedimenti daadottare utili a ridurre gli incidentidi notte nel nostro Paese ben giusti-ficherebbero il costo della ricerca.Allo stato, non è neanche possibilecondurre una ricerca epidemiologicabasata sui dati relativi agli incidentigià occorsi in un dato periodo suuna certa strada o gruppo di stradeperché il fattore illuminazione èscarsamente considerato nell’accer-tamento delle cause degli incidenti.

Sarebbe invece importante, ancheal fine di poter valutare il ruolo gio-cato da tale fattore nella dinamicadegli incidenti notturni, che le forzedell’ordine deputate a tali accerta-menti, previa opportuna istruzione,ne tenessero conto e, possibilmente,fossero anche dotate di uno stru-mento di misura per semplici rileva-zioni fotometriche da effettuare suiluoghi degli incidenti.

3. Valutazioni economicheGli incidenti stradali comportano

costi per la società in termini di:- morti e feriti, vale a dire costi me-

dici (riabilitazione, etc.), perdite diproduzione, costi umani (sofferen-ze, etc);

- materiali danneggiati;- altro.

Tali costi, riportati ad oggi, sonostati così stimati [5]:- morto: 750.000 euro- seriamente ferito: 53.000 euro- leggermente ferito: 3000 euro

Sul piano morale, i numeri indi-cati nella tabella 1 dovrebbero in-durre coloro che ne hanno la re-sponsabilità a dotare senza indugile città e le altre strade di un’ade-guata illuminazione.

Su un piano puramente economi-co, la convenienza a realizzare unimpianto di illuminazione o a mi-gliorare quelli esistenti può esserevalutata con il criterio del paybacktime, cioè in termini di tempo dopoil quale il costo complessivo dell’in-vestimento, incluso quello di gestio-ne, verrebbe recuperato per effettodei costi degli incidenti evitati gra-zie all’illuminazione (criterio delrapporto costo/beneficio).

Tenendo conto dei suddetti costiconnessi agli incidenti, di quelli ti-pici degli impianti di illuminazione,dei tassi di incidenti e di quelli dellevittime nonché dei dati in tab. 1, ri-sulta che un impianto di illumina-zione per una strada urbana risultaeconomicamente giustificato quan-do il traffico medio giornaliero cheessa sopporta è almeno pari a10.000 veicoli.

Ne segue che, con gli attuali volu-mi di traffico, la spesa per migliora-

re l’illuminazione nelle città si recu-pererebbe nella maggior parte deicasi in meno di un anno, spesso an-che in 6 mesi.

Negli Stati Uniti, il criterio utiliz-zato per decidere se una strada deb-ba essere illuminata è il traffico me-dio giornaliero (ADT).

Sulle autostrade, ad es., l’illumi-nazione è raccomandata:1. se ADT ≥ 30.000 veicoli/giorno;2. quando l’autostrada attraversi

un’area urbana per più di due mi-glia;

3. nei tratti dove il rapporto tra iltasso di incidenti notturni e iltasso di quelli diurni sia almenopari a 2:1, purché uno studio mo-stri che l’illuminazione potrebbefar diminuire in modo significati-vo tale rapporto.

In Olanda, il criterio primario perstabilire se occorra illuminazione èil volume di traffico nelle ore dipunta. Il volume deve essere di al-meno 2000 veicoli/h per le strade asingola corsia, 1500 veicoli/h/corsiaper quelle a due corsie. Le stradecon 4 o più corsie unidirezionali de-vono essere comunque illuminate.

Un criterio secondario è la situa-zione geometrica della strada, chepuò alleggerire o appesantire il pre-cedente criterio.

4. Funzioni visive nella guida notturnaNumerose sono le funzioni e ca-

pacità visive coinvolte nella guidadi un veicolo.

A seconda delle circostanze, unafunzione visiva può assumere unaparticolare importanza. In tab. 2,sono riportati esempi di tipiche si-tuazioni di guida e le relative fun-zioni visive maggiormente utilizzatenelle ore notturne.

Novembre-Dicembre 2003

29ILLUMINOTECNICAORDINE DI NAPOLI

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TABELLA 1 - EFFETTI DELL’ILLUMINAZIONE SUGLI INCIDENTI STRADALI

Tipi di strade Riduzione incidenti (%)• Urbane 43

incroci pedonali 64• Autostrade 57

interscambi 41• Rurali 44

incroci 44

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Come già detto, nelle condizionidi bassa illuminazione (condizionimesopiche e scotopiche) tipiche del-l’illuminazione stradale l’efficienzadi tali funzioni si riduce.

L’entità di tale riduzione dipendedalle caratteristiche dell’individuo.Ad es., essa è maggiore negli anziani enelle persone affette da patologie ocu-lari che hanno l’effetto di limitare lafunzionalità visiva. Questo è il caso, ades., del glaucoma, che riduce il campovisivo e la sensibilità al contrasto,e della cataratta, la quale limita l’acui-tà visiva e la sensibilità al contrasto.

Altri fenomeni che insorgono dinotte sono: - emeralopia (miopia notturna), pre-

valentemente dovuta alla maggio-re dilatazione della pupilla, chepuò anche arrivare a due diottriea luminanze inferiori a 10-3 cd/m2;

- assenza di visione nella parte cen-trale della retina (fovea) e nellesue immediate vicinanze;

- visibilità solo degli oggetti conelevato contrasto di luminanza ri-spetto allo sfondo.

Inoltre, quando l’occhio è adattatoa condizioni di illuminazione mesopi-che e scotopiche, diventa più intensoe frequente il fenomeno dell’abbaglia-mento debilitante, per effetto del qua-le si può perdere il controllo visivodella strada anche per alcuni secondi.

La tab. 3 mostra, a titolo di esem-pio, i tempi occorrenti per il recuperodopo un abbagliamento in funzionedella sorgente luminosa abbagliantee le corrispondenti distanze percorsesenza controllo visivo a 120 km/h.

Il tempo di recupero di osservatoricon età tra 50 e 62 anni in media siraddoppia e con esso la distanzapercorsa in condizioni di assenza dicontrollo visivo.

Un’ulteriore risposta importante aifini della sicurezza è il tempo direazione*, che influisce in misura

piccola ma significativa sulla di-stanza di arresto di un veicolo.

Il tempo di reazione, oltre che dal-l’età e da altri fattori psicologici, di-pende anche dalle condizioni di il-luminazione. La tabella 4 mostra itempi di reazione di giovani adulti,misurati sotto diversi livelli di illu-minazione con lampade a vapori disodio ad alta pressione, e le distanzedi arresto conseguenti.

Tali tempi cambiano sensibilmenteal variare del tipo di lampada.

In base alla tabella 4, un aumentodel livello di luminanza oltre le 3cd/m2 non produce ulteriori miglio-ramenti nelle prestazioni dei condu-centi giovani in termini di tempo direazione. Non sono ancora disponi-bili dati attendibili per soggetti an-ziani e per quelli con patologie dinatura visive o d’altro genere, ma èragionevole ritenere che i tempi direazione di tali soggetti siano note-volmente maggiori.

Novembre-Dicembre 2003

ILLUMINOTECNICA30ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

TABELLA 2 - ESEMPI DI SITUAZIONI DI GUIDA E RELATIVE FUNZIONI VISIVE UTILIZZATE NELLE ORE NOTTURNE

Situazione Funzioni visive 1 galleria di giorno sensibilità al contrasto di base e dopo abbagliamento

acuità visiva alle basse luminanze, adattamento 2 strada rettilinea acuità visiva alle basse luminanze, sensibilità al contrasto 3 incrocio (generico o semaforizzato) campo visivo, senso cromatico, sensibilità al contrasto

acuità visiva alle basse luminanze 4 curva e dosso (o avvallamento) sensibilità al contrasto, acuità visiva alle basse luminanze

campo visivo 5 abbagliamento da altro veicolo sensibilità al contrasto dopo abbagliamento 6 abbagliamento da luce riflessa nello specchietto retrovisore accomodazione

sensibilità al contrasto dopo abbagliamento 7 ostacolo su carreggiata sensibilità al contrasto, acuità visiva

visione binoculare, campo visivo 8 percezione di oggetti decentrata campo visivo 9 pioggia e nebbia sensibilità al contrasto

10 sorpassi e svolta accomodazione

TABELLA 3 - TEMPI DI RECUPERO DOPO UN ABBAGLIAMENTO

(età osservatori: 18-25 anni; L = 0.5 cd/m2)

Sorgente luminosa Tempo di recupero (s) Distanza percorsa senza controllo visivo a 120 km/h (m)

incandescente 5.7 190mercurio alta pressione 4.2 140sodio bassa pressione 3.4 113

*Tempo intercorrente tra l’insorgenza di un ostacolo e l’inizio dell’operazione di frenatura

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5. Idoneità visiva alla guida di notteNell’esame per il rilascio della pa-

tente di guida, una persona che su-peri i test visivi previsti dalla leggeè considerata visivamente idoneaalla guida sia di giorno che di notte.Tuttavia, tali test, per come sonostrutturati, misurano le risposte vi-sive sotto condizioni di buona il-luminazione; quindi, non sono in-dicativi in modo attendibile dellerisposte visive in condizioni di gui-da notturna.

Ne segue che una persona checonsegua la patente potrebbe inrealtà non essere idonea alla guidadi notte, esponendo se stessa egli altri ad un maggior rischio diincidenti.

6. ConclusioniIn vari studi si è osservato che vi è

uno stretto rapporto tra illuminazio-ne e incidenti sulle strade di notte,come dimostrato dal fatto che un mi-glioramento adeguato dell’illumina-zione produce generalmente una no-tevole diminuzione degli incidenti.L’entità di tale diminuzione è taleche, su un piano puramente econo-mico, il costo di un impianto di illu-minazione, o di un intervento di ade-guamento, sarebbe giustificato nellamaggior parte dei casi. Costo che,con tecniche recentemente sviluppatedi ottimizzazione economica auto-matica del progetto e della manuten-zione di un impianto di illuminazio-ne pubblica, può essere ridotto dra-

sticamente rispetto ai progetti elabo-rati con gli ordinari strumenti com-puterizzati di calcolo illuminotecnico.

Gli attuali test visivi previsti dallalegge per il rilascio della patentemisurano l’efficienza di solo unapiccola parte delle funzioni visivecoinvolte nella guida notturna e lamisurano in condizioni di buona il-luminazione. Di qui l’importanza diprocedere ad una loro revisione.

Sarebbe inoltre opportuno pensaread una legge dello Stato, o a livelloRegionale, per la concessione dicontributi ai Comuni e agli altri entiche gestiscono strade e autostradeper il miglioramento dell’illumina-zione delle strade con elevato volu-me di traffico.

Novembre-Dicembre 2003

31ILLUMINOTECNICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

TABELLA 4 - INFLUENZA DEL LIVELLO DI ILLUMINAZIONE SUL TEMPO DI REAZIONE (T.R.) E DISTANZE DI ARRESTO (M)

(capacità frenante del veicolo: 2.75 m/s2)Lampada: vapori di sodio ad alta pressione

Lm (cd/m2) t.r. (s) distanza di arresto (m)

50 km/h 130 km/h 0.1 1.1 50 2760.5 0.95 46 2701 0.80 44 2652 0.70 43 2613 0.60 42 25810 0.60 42 258

Bibliografia

[1] “Lighting, visibility and accidents”, OECD, Parigi, 1972.[2] L. Di Fraia, “Software for automatic optimization of road lighting design”, Proceedings of the CIE Seminar on

computer programs for light and lighting, Vienna, 1992.[3] D.A. Schroeder, “Criteria for road lighting”, Proceedings of the CIE workshop on “Criteria for road lighting”,

Warsaw, 1999.[4] K. Ueki et al, “Motorways accidents in tunnels in relation to lighting”, Proceedings of the 20th CIE Session, Am-

sterdam, 1983.[5] “Socio-economic cost of road accidents”, COST 313, EUR 15464 EN, 1994.

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Il calcolo per il proporziona-mento dei diametri negli impiantiidrici privati intendendo per taliquelli che, partendo dalla con-dotta stradale, terminano ai con-tatori siti nei singoli apparta-menti (si ricorda, a tal proposito,che a Napoli vige il sistema delladistribuzione idrica a contatorisingoli), consiste, in effetti, neldeterminare la perdita di caricoammissibile nell’impianto, permetro di tubazione, atta a con-sentire la alimentazione dellautenza posta nella posizione piùsfavorevole per la fornitura; ed aindividuare, poi, il diametro cor-rispondente all’ammissibile per-dita di carico.

Nella stessa guisa si procedeper i tratti che si diramano daquello già calcolato; il carico dis-ponibile, in queste diramazioni,è, però, inferiore, rispetto a quel-lo totale, di quel tanto che vieneassorbito nel tratto comune pre-cedente delle tubazioni.

Per l’impostazione del calcolooccorre conoscere gli elementiidraulici e geometrici che inter-vengono nel problema, detti ele-menti sono:1) la portata dell’impianto;2) il carico minimo della rete nel

punto di derivazione;3) l’altezza, dal punto di deriva-

zione, dell’utenza più elevata opiù sfavorita;

4) la lunghezza totale e quella

dei singoli tratti delle tubazio-ni in oggetto;

5) la perdita di carico in funzionedei diametri e delle portate.

La determinazione di alcuni de-gli elementi sopra elencati pre-senta notevoli difficoltà, per talemotivo, al fine di rendere imme-diato il calcolo, si riportano, quidi appresso, tabelle di valori rica-vati con criteri particolari.

Analizziamo, ora, uno per uno,gli elementi necessari al nostrocalcolo:

1. Portataa titolo indicativo, e per dare

una idea degli ordini di grandez-za della portata al variare, sia deidiametri dei rubinetti erogatori,sia della pressione a monte deglistessi, si trascrivono due tabelle(dal Gallizio “Impianti Sanitari”,pag. 90), delle quali, la prima, in-dica la portata minima, in litri alsecondo, dei vari apparecchi sa-nitari per diametri normali deirubinetti erogatori e per pressio-ni, a monte dei rubinetti stessi, dimetri di acqua 1÷1,5, e la secon-da indica le portate medie di ru-binetti con pressione a monte va-riabili.

Al fine di rendere più agevole ilcalcolo con i l metodo che siespone, si introduce il terminenumero di erogazione Eu, la cuiunità corrisponde alla portata di

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33IDRAULICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Il calcolo dei diametri negli impianti idrici privatiDI SILVIO TERRACIANO

NICOLA MACARIO

Ingegneri

Con il numero di luglio-agosto il periodico degli ingegneri di Napoli hacompiuto 43 anni, atteso che il primo numero, con cadenza bimestrale,porta la data luglio-agosto 1960.

Per commemorare la ricorrenza, riportiamo, dal numero 1 anno 1, unarticolo del compianto Silvio Terracciano (che fu Presidente del ConsiglioNazionale Ingegneri) redatta insieme a Nicola Macario, sul calcolo per ilproporzionamento dei diametri negli impianti idrici; un argomento cheancora oggi conserva piena validità.

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0,250 l/sec. erogata normalmenteda un rubinetto da 3/8”.

Nel caso di un impianto costitui-to da n rubinetto erogatori è datener presente che la probabilitàche essi rubinetti eroghino simul-taneamente è del tutto remota, percui la portata complessiva da te-nere in conto non sarà: n × 0,250l/sec. (abbiamo considerato che glin rubinetti siano tutti da 3/8”),ma: √—n × 0,250 l/sec.; tale criterioè scaturito da prove pratiche ese-guite, in specie, dai tedeschi (ve-dere “Das Gas und Wasserfach”,

83ª annata), su impianti privati;esso si è dimostrato attendibile econfrontabile con altri (come, adesempio, il calcolo delle probabili-tà, illustrato dal Gallizio “ImpiantiSanitari”).

Tuttavia, dovendo calcolare unimpianto speciale, nel quale i variapparecchi possono essere simul-taneamente in servizio, è chiaroche la portata corrispondente sarà,nel caso di n apparecchi, n × 0,250l/sec. (sempre che gli apparecchiabbiano una portata, ciascun, di0,250 l/sec.); nel caso, poi, di por-

tate singole diverse, la portata sa-rà data da:n∑i=l

Pi

dove P è la portata di ogni apparec-chio ed n il numero degli apparecchi.

Nei casi più comuni di impiantiprivati, costituiti da n apparecchidi diametro e portate diverse, che,come già detto, è improbabile pos-sano funzionare contemporanea-mente, è oltremodo utile conoscereil corrispondente numero di eroga-zione che consente, mediante op-

Novembre-Dicembre 2003

IDRAULICA34ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Apparecchio portata minima di ciascun rubinetto in l/sec.Vasca da bagno 0,20Lavabo 0,10Bidet 0,10Vaso con cassetta 0,10Vaso con flussometro 2,00Lavandino d’appartamento 0,15Lavandino di ristorante od albergo 0,30Fontanella acqua da bere 0,07Lavatoio privato 0,20Lavapiedi 0,10Doccia 0,10Idrante di lavaggio pavimento 0,30Idrante da autorimessa 0,60Idrante d’innaffiamento Ø 20 min. 0,60Idrante d’innaffiamento Ø 30 min. 1,00Idrante d’innaffiamento Ø 40 min. 1,50Idrante d’incendio Ø 45 min. 3,00Idrante d’incendio Ø 70 min. 8,00Orinatoio: lavaggio comandato 0,10Orinatoio: lavaggio continuo 0,05Vuotatoio (solo rubinetto d’attingimento) 0,15

PORTATA MINIMA DEI RUBINETTI D’EROGAZIONE COMUNI

Pressione a monte Diametro interno del rubinetto in pollici e millimetri (1)del rubinetto P1 = m. 3/8” 1/2’ 3/4” 1” 1 1/4” 1 1/2’

10 15 20 25 32 405 0.24 0.39 0.62 1.20 1.85 2.5010 0.34 0.57 0.87 2.00 3.10 4.2020 0.45 0.70 1.24 2.80 4.20 5.8030 0.54 0.86 2.10 3.40 5.30 7.2040 0.62 1.00 2.40 3.90 6.00 8.4050 0.69 1.10 2.70 4.40 6.70 9.4060 0.75 1.20 2.90 4.80 7.30 10.2070 0.80 1.30 3.10 5.20 7.80 11.0080 0.95 1.40 3.30 5.60 8.30 11.8090 0.90 1.48 3.50 5.90 8.80 12.50100 0.95 1.56 3.70 6.20 9.30 13.00

(1) I diametri in m/m sono nominali di riferimento presi dalla tabella Uni-341

PORTATA IN LITRI AL SECONDO DI RUBINETTO D’EROGAZIONE

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portune tabelle più avanti riporta-te, il passaggio alla portata in litrial secondo calcolata tenendo con-to della probabilità di contempo-raneo funzionamento degli appa-recchi.

E’ evidente che, per portate dif-ferenti da quella assunta per base(0,250 l/sec.), il numero di eroga-zione non varia in rapporto allecorrispondenti quantità di portatama con il quadrato del rapporto

P______0,250 ; infatti Eu = ( P______

0,250 )2

× n

ove: P = portata in l/sec. di un rubinet-

to diverso da quello unitario; n = numero di rubinetti.

Così, per un rubinetto I” (25m/m),che eroghi 1 l/sec., si ha:

Eu = ( 1.000______0,250 )

2

× 1 = 42 = 16

ed il numero di erogazione di unimpianto con una portata data da:6 × 0,250 l/sec., non è eguale a6 ma a 62 = 36,

ed ancora: 1__2

× 0,250 l/sec.

pari a 0,125 l/sec., non è eguale

a 1__2

ma a ( 1__2 )

2

= 1__4

A titolo indicativo si segnano al-cuni valori del numero di erogazio-ne in funzione della portata:

per una portata di l/sec. di 0,125,0,175, 0,250, 0,5, 1,0, 1,5, si ha unnumero di erogazione di rispettiva-mente 1/4, 1/2, 1, 4, 16, 36.

La portata di alcuni apparecchi ri-sulta fissata dalla capacità degli stes-si, per altri, invece, occorre determi-narla praticamente, in base a taleconcetto si sono ottenuti i valori dinumero di erogazione riportati in ta-bella A.

Facciamo alcuni esempi che ser-vano a spiegare l’uso dei valori deinumeri di erogazione:- su di un tratto di tubazione siano

derivate tre diramazione costitui-

te, ciascuna, da: una latrina a cas-setta, un lavandino, un rubinettoda 3/8”; il valore del numero dierogazione sarà dato da:

3 ( 1__4

+ 1__2

+ 1) = 5,25

e la portata da

025 × √____5,25 = 0,573 l/sec.

La tabella 1 consente il passag-gio immediato da valori del nume-ro di erogazione, variante da 1/4 a1000, alle portate corrispondenti

calcolate tenendo conto della pro-babilità di contemporaneo funzio-namento degli apparecchi.

Per facilitare ancor più il calco-lo, si sono determinati i valori deinumeri di erogazione per le utenzepiù comuni, detti valori sono indi-cati nella tabella 2.

Per utenza di altro genere occor-re una indagine particolare chetenga conto di eventuali impiantispecializzati nonché di situazionilocali.

Novembre-Dicembre 2003

35IDRAULICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

TABELLA A

- latrine a cassetta, bidet, orinatoi un numero di erogazione di 1/4

- rubinetto per lavandini “ “ “ “ “ 1/2

- scaldacqua, rubinetti da 3“__8

“ “ “ “ “ 1

- rubinetti da 1/2“ “ “ “ “ “ 21/2

- rubinetti da 3/4“ “ “ “ “ “ 16- rubinetti da 1” “ “ “ “ “ 36- pulsometri da 1/2” (erogazione min. 0,6 l/sec.) 6- pulsometri da 3/4” ( “ “ 0,3 l/sec.) 11- pulsometri da 1” e 1 1/4” (min. 1,3 l/sec.) 27

TABELLA N. 1

Eu Portata L/S Eu Portata L/S Eu Portata L/S Eu Portata L/S1/4 0,125 14 0,935 37 1,521 140 2,9581/2 0,177 15 0,968 38 1,541 150 3,0621 0,250 16 1,000 3 1,561 160 3,16211/2 0,306 17 1,031 40 1,581 170 3,2602 0,354 18 1,061 45 1,677 180 3,3543 0,433 19 1,090 50 1,768 190 3,44631/2 0,468 20 1,118 55 1,854 200 3,5364 0,500 21 1,146 60 1,937 225 3,75041/2 0,530 22 1,173 65 2,016 250 3,9535 0,559 23 1,199 70 2,092 275 4,14651/2 0,586 24 1,225 75 2,165 300 4,3316 0,612 25 1,250 80 2,236 325 4,50761/2 0,637 26 1,275 85 2,305 350 4,6777 0,661 27 1,299 90 2,372 375 4,84171/2 0,685 28 1,323 95 2,437 400 5,0008 0,707 29 1,346 100 2,500 450 5,30381/2 0,729 30 1,369 105 2,562 500 5,5909 0,750 31 1,392 110 2,622 550 5,86391/2 0,771 32 1,414 115 2,681 600 6,124

10 0,791 33 1,436 120 2,739 650 6,37511 0,829 34 1,458 125 2,795 700 6,61412 0,866 35 1,479 130 2,850 750 6,84713 0,901 36 1,500 135 2,905 800 7,071

850 7,289900 7,5001000 7,906

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2. Carico minimo della rete nel punto d derivazione

Il carico della rete idrica (espres-so in metri di colonna acqua) nelpunto di derivazione, cioè sullacondotta stradale dalla quale sideriva la tubazione orizzontale aservizio dell’utenza, deve esserequello minimo che si ha durantel’anno.

3. Altezza, dal punto di derivazio-ne, della utenza più elevata o piùsfavorita

L’altezza, dal punto di derivazio-ne sulla condotta stradale, dell’u-tenza più elevata (o posta in posi-zione più sfavorevole), si misurain metri.

4. Lunghezza totale e dei singolitratti della tubazione in progetto

Per determinare le su indicatequantità, che vengono espressesempre in metri, occorre, innanzitutto, segnare con precisione loschema dell’impianto.

La lunghezza totale va sempre ri-ferita al punto di derivazione dellapresa più alta (o sfavorita), essa lun-ghezza si ottiene dalla somma deisingoli tratti della condotta dallaquale si dipartono altre prese menoalte; occorre anche segnare, in ap-

posita tabella, la lunghezza dal trat-to principale (anello od orizzontaledi distribuzione).

5. Perdita di carico in funzione deidiametri e delle portate

Le perdite di carico, per tubazio-ni di acciaio normalmente usatenegli impianti privati, riportatenella tabella 3, sono comprensivedelle perdite di carico accidentalidovute a cambiamenti di sezione,di direzione etc. Le perdite mede-sime sono espresse in metri di co-lonna di acqua per metro di con-dotta, esse sono state ottenute conuna formula semplificata da quelladel Lang che, nella sua forma ori-ginaria, è data da:

h__l

= λ l__d

v2__2g

dove

λ = 0,009 + a___√__d

+ 0,0019_______√___vd

ed a = 0,005 per tubi di piombo edi rame;

a = 0,012 per tubi di acciaio;a = 0,018 per tubi di ghisa

Si riportano alcuni tipi del metodo dicalcolo illustrato.

1° Esempio:Si abbia da calcolare il diametro di

un impianto che alimenti 4 rubinettida 3/8” ciascuno, senza contatore, econ una prima ipotesi di erogazione

Novembre-Dicembre 2003

IDRAULICA36ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

TABELLA N. 3

Perdita di carico in metri colonna acqua per metro di conduttura

Tubi ghisa: (diametro in mm.) Tubi acciaio: (diametro in mm) / in pollicil/sec.

40 50 70 80 15___1/2“

20___3/4“

25___1“

32___11/4“

40___11/2“

50___2“

65___21/2“

1/2 0,177 - - - - (0,39) 0,08 0,02 0,01 - - -1 0,250 0,01 - - - (0,78) 0,06 0,05 0,01 - - -11/2 0,306 0,01 - - - (1,18) 0,25 0,07 0,02 0,01 - -2 0,354 0,01 - - - 1,57 (0,33) 0,10 0,03 0,01 - -21/2 0,395 0,01 - - - 1,96 (0,41) 0,12 0,03 0,01 - -3 0,433 0,02 0,01 - - 2,35 (0,49) 0,15 0,04 0,01 - -31/2 0,468 0,02 0,01 - - 2,74 (0,57) 0,17 0,04 0,01 - -4 0,500 0,02 0,01 - - 3,13 (0,66) (0,20) 0,05 0,02 - -41/2 0,530 0,02 0,01 - - 3,53 (0,74) (0,22) 0,06 0,02 - -5 0,559 0,03 0,01 - - - (0,82) (0,24) 0,06 0,02 - -51/2 0,586 0,03 0,01 - - - (0,90) (0,27) 0,07 0,02 0,01 -6 0,612 0,03 0,01 - - - (0,98) (0,29) 0,08 0,02 0,01 -61/2 0,637 0,03 0,01 - - - 1,07 (0,32) 0,08 0,02 0,01 -7 0,661 0,04 0,01 - - - 1,15 (0,34) 0,09 0,03 0,01 -71/2 0,685 0,04 0,01 - - - 1,23 (0,37) 0,10 0,03 0,01 -

TABELLA N. 2

Tipo di utenza Eu Portata L/SAbitazione popolare 3 0,433

“ media 5 0,559“ lusso 8 0,707

Negozio 11/2 0,306Bar con macchina espresso 31/2 0,468Grande bar 8 0,707Autorimessa con lavaggio 18 1,061Ufficio con 1-10 impiegati 21/2 0,395Ufficio per ogni 10 impiegati 2 0,354Officina 21/2 0,395

Valo

re n

umer

odi

ero

gazi

one

Eu

(segue tab. n. 3 a pag. 37 )

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37IDRAULICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Perdita di carico in metri colonna acqua per metro di conduttura

Tubi ghisa: (diametro in mm.) Tubi acciaio: (diametro in mm) / in pollicil/sec.

40 50 70 80 15___1/2“

20___3/4“

25___1“

32___11/4“

40___11/2“

50___2“

65___21/2“

8 0,707 0,04 0,01 - - - 1,31 (0,39) 0,10 0,03 0,01 -81/2 0,729 0,05 0,01 - - - 1,39 (0,41) 0,11 0,03 0,01 -9 0,750 0,05 0,01 - - - 1,48 (0,44) 0,11 0,03 0,01 -91/2 0,771 0,05 0,02 - - - 1,56 (0,46) 0,12 0,04 0,01 -10 0,791 0,05 0,02 - - - 1,64 (0,49) 0,13 0,04 0,01 -11 0,829 0,06 0,02 - - - 1,80 (0,54) (0,14) 0,04 0,01 -12 0,866 0,06 0,02 - - - 1,97 (0,54) (0,15) 0,05 0,01 -13 0,901 0,07 0,02 - - - 2,13 (0,63) (0,17) 0,05 0,01 -14 0,935 0,07 0,02 - - - 2,30 (0,68) (0,18) 0,06 0,02 -15 0,968 0,08 0,02 - - - - (0,73) (0,19) 0,06 0,02 -16 1,000 0,09 0,03 - - - - 0,78 (0,20) 0,06 0,02 -17 1,031 0,09 0,03 - - - - 0,83 (0,22) 0,06 0,02 -18 1,061 0,10 0,03 - - - - 0,88 (0,23) 0,06 0,02 -19 1,090 0,10 0,03 - - - - 0,93 (0,24) 0,07 0,02 -20 1,118 0,11 0,03 0,01 - - - 0,93 (0,25) 0,08 0,02 -21 1,146 0,11 0,03 0,01 - - - 1,02 (0,27) 0,08 0,02 -22 1,173 0,12 0,04 0,01 - - - 1,07 (0,28) 0,08 0,03 -23 1,199 0,12 0,04 0,01 - - - 1,12 (0,29) 0,09 0,03 -24 1,225 0,13 0,04 0,01 - - - 1,17 (0,31) 0,09 0,03 -25 1,250 0,13 0,04 0,01 - - - 1,22 (0,32) 0,09 0,03 -26 1,275 0,14 0,04 0,01 - - - 1,27 (0,33) (0,10) 0,03 -27 1,299 0,14 0,04 0,01 - - - 1,32 (0,34) (0,10) 0,03 0,0128 1,323 0,15 0,04 0,01 - - - 1,37 (0,36) (0,11) 0,03 0,0129 1,346 0,15 0,05 0,01 - - - 1,41 (0,37) (0,11) 0,03 0,0130 1,369 0,16 0,05 0,01 - - - 1,46 (0,38) (0,11) 0,03 0,0131 1,392 (0,17) 0,05 0,01 - - - 1,51 (0,40) (0,12) 0,03 0,0132 1,414 (0, 17) 0,05 0,01 - - - 1,56 (0,41) (0,12) 0,04 0,0133 1,436 (0,18) 0,05 0,01 - - - 1,61 (0,42) (0,13) 0,04 0,0134 1,458 (0,18) 0,06 0,01 - - - 1,66 (0,43) (0,13) 0,04 0,0135 1,479 (0,19) 0,06 0,01 - - - - (0,45) (0,13) 0,04 0,0136 1,500 (0,19) 0,06 0,01 - - - - (0,46) (0,14) 0,04 0,0137 1,521 (0,20) 0,06 0,01 - - - - (0,47) (0,14) 0,04 0,0138 1,541 (0,20) 0,06 0,01 - - - - (0,48) (0,14) 0,04 0,0139 1,561 (0,21) 0,06 0,01 - - - - (0,50) (0,15) 0,04 0,0140 1,581 (0,21) 0,06 0,01 - - - - (0,51) (0,15) 0,05 0,0141 1,601 (0,22) 0,07 0,01 0,01 - - - (0,52) (0,16) 0,05 0,0142 1,620 (0,22) 0,07 0,01 0,01 - - - 0,54 (0,16) 0,05 0,0143 1,639 (0,23) 0,07 0,01 0,01 - - - 0,55 (0,16) 0,05 0,0144 1,658 (0,23) 0,07 0,01 0,01 - - - 0,56 (0,17) 0,05 0,0145 1,677 (0,24) 0,07 0,01 0,01 - - - 0,57 (0,17) 0,05 0,0146 1,696 (0,25) 0,07 0,01 0,01 - - - 0,59 (0,17) 0,05 0,0147 1,714 (0,25) 0,07 0,01 0,01 - - - 0,60 (0,18) 0,05 0,0148 1,732 (0,26) 0,08 0,01 0,01 - - - 0,61 (0,18) 0,05 0,0149 1,750 (0,26) 0,08 0,01 0,01 - - - 0,62 (0,19) 0,06 0,0150 1,768 (0,27) 0,08 0,01 0,01 - - - 0,64 (0,19) 0,06 0,0155 1,854 (0,29) 0,09 0,01 0,01 - 0,70 (0,21) 0,06 0,01 - -60 1,937 (0,32) 0,10 0,02 0,01 - 0,77 (0,23) 0,07 0,01 0,01 -65 2,016 (0,35) (0,10) 0,02 0,01 - 0,83 (0,25) (0,07) 0,01 0,01 -70 2,092 (0,37) (0,11) 0,02 0,01 - 0,89 (0,27) (0,08) 0,01 0,01 -75 2,165 (0,40) (0,12) 0,02 0,01 - 0,96 (0,28) (0,08) 0,01 0,01 -80 2,236 (0,43) (0,13) 0,02 0,01 - 1,02 (0,30) (0,09) 0,01 0,01 -85 2,305 (0,45) (0,13) 0,02 0,01 - 1,08 (0,32) (0,10) 0,02 0,01 -90 2,372 (0,48) (0,14) 0,02 0,01 - 1,15 (0,34) (0,10) 0,02 0,01 -95 2,437 (0,51) (0,15) 0,02 0,01 - - (0,36) (0,11) 0,02 0,01 -100 2,500 (0,53) (0,16) 0,03 0,01 - - (0,38) (0,11) 0,02 0,01 -

Valo

re n

umer

odi

ero

gazi

one

Eu

(segue tab. n. 3 da pag. 36)

(segue tab. n. 3) a pag. 38

Page 35: copertina ingegneri 6 - ordineingegnerinapoli.it(def. nel 1911). E’ 1. Teatro Politeama (1874) della Piazza Castelnuovo, Palermo 2. Teatro Politeama (1874), Palermo 3. Mercato nella

Novembre-Dicembre 2003

IDRAULICA38ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Perdita di carico in metri colonna acqua per metro di conduttura

Tubi ghisa: (diametro in mm.) Tubi acciaio: (diametro in mm) / in pollicil/sec.

40 50 70 80 15___1/2“

20___3/4“

25___1“

32___11/4“

40___11/2“

50___2“

65___21/2“

105 2,562 0,56 (0,17) 0,03 0,01 - - 0,40 (0,12) 0,02 0,01 -110 2,655 0,59 (0,17) 0,03 0,01 - - 0,42 (0,12) 0,02 0,01 -115 2,681 0,61 (0,18) 0,03 0,01 - - 0,44 (0,13) 0,02 0,01 -120 2,739 0,64 (0,19) 0,03 0,02 - - 0,45 (0,14) 0,02 0,01 -125 2,795 0,67 (0,20) 0,03 0,02 - - 0,47 (0,14) 0,02 0,01 -130 2,850 0,69 (0,21) 0,03 0,02 - - 0,49 (0,15) 0,02 0,01 -135 2,905 0,72 (0,21) 0,03 0,02 - - 0,51 (0,15) 0,02 0,01 -140 2,958 0,75 (0,22) 0,04 0,02 0,01 - 0,53 (0,16) 0,03 0,01 -145 3,010 0,77 (0,23) 0,04 0,02 0,01 - 0,55 (0,16) 0,03 0,01 -150 3,062 0,80 (0,24) 0,04 0,02 0,01 - 0,57 (0,17) 0,03 0,01 -155 3,112 0,83 (0,25) 0,04 0,02 0,01 - 0,59 (0,17) 0,03 0,02 -160 3,162 0,85 (0,25) 0,04 0,02 0,01 - 0,61 (0,18) 0,03 0,02 -165 3,211 0,88 (0,26) 0,04 0,02 0,01 - 0,63 (0,19) 0,03 0,02 -170 3,260 0,91 (0,27) 0,04 0,02 0,01 - 0,64 (0,19) 0,03 0,02 -175 3,307 0,93 (0,28) 0,04 0,02 0,01 - 0,66 (0,20) 0,03 0,02 -180 3,354 0,96 (0,29) 0,05 0,02 0,01 - 0,68 (0,20) 0,03 0,02 -185 3,400 0,99 (0,29) 0,05 0,02 0,01 - 0,70 (0,21) 0,03 0,02 -190 3,446 1,01 (0,30) 0,05 0,02 0,01 - 0,72 (0,21) 0,03 0,02 -195 3,491 1,04 (0,31) 0,05 0,02 0,01 - 0,74 (0,22) 0,04 0,02 0,01200 3,536 1,07 (0,32) 0,05 0,02 0,01 - 0,76 (0,23) 0,04 0,02 0,01205 3,579 1,09 (0,33) 0,05 0,03 0,01 - 0,78 (0,23) 0,04 0,02 0,01210 3,623 1,12 (0,33) 0,05 0,03 0,01 - 0,80 (0,24) 0,04 0,02 0,01215 3,666 1,15 (0,34) 0,05 0,03 0,01 - 0,81 (0,24) 0,04 0,02 0,01220 3,708 1,17 (0,35) 0,06 0,03 0,01 - 0,83 (0,25) 0,04 0,02 0,01225 3,750 1,20 (0,36) 0,06 0,03 0,01 - 0,85 (0,25) 0,04 0,02 0,01230 3,791 - (0,36) 0,06 0,03 0,01 - - (0,26) 0,04 0,02 0,01235 3,832 - (0,37) 0,06 0,03 0,01 - - (0,26) (0,04) 0,02 0,01240 3,873 - (0,38) (0,06) 0,03 0,01 - - (0,27) (0,04) 0,02 0,01245 3,913 - (0,39) (0,06) 0,03 0,01 - - (0,28) (0,05) 0,02 0,01250 3,953 - 0,40 (0,06) 0,03 0,01 - - 0,28 (0,05) 0,02 0,01275 4,146 - 0,44 (0,07) 0,03 0,01 - - 0,31 (0,05) 0,03 0,01300 4,331 - 0,48 (0,08) 0,04 0,01 - - 0,34 (0,05) 0,03 0,01325 4,507 - 0,52 (0,08) 0,04 0,01 - - 0,37 (0,06) 0,03 0,01350 4,677 - 0,56 (0,09) 0,04 0,01 - - 0,39 (0,06) 0,03 0,01375 4,841 - 0,59 (0,10) 0,05 0,01 - - 0,42 (0,07) 0,03 0,01400 5,000 - 0,63 (0,10) 0,05 0,01 - - 0,45 (0,07) 0,04 0,01425 5,148 - 0,67 (0,11) (0,05) 0,02 - - 0,48 (0,08) 0,04 0,01450 5,303 - 0,71 (0,11) (0,06) 0,02 - - 0,51 (0,08) 0,04 0,01475 5,449 - 0,75 (0,12) (0,06) 0,02 - - 0,53 (0,09) 0,04 0,01500 5,590 - 0,79 (0,13) (0,06) 0,02 - - 0,56 (0,09) 0,04 0,01550 5,863 - 0,87 (0,14) (0,07) 0,02 - - 0,62 (0,10) 0,05 0,01600 6,124 - - (0,15) (0,07) 0,02 - - - (0,11) 0,05 0,02650 6,375 - - (0,17) (0,08) 0,02 - - - (0,12) (0,06) 0,02700 6,614 - - (0,18) (0,09) 0,03 - - - (0,13) (0,06) 0,02750 6,847 - - (0,19) (0,09) 0,03 - - - (0,14) (0,07) 0,02800 7,071 - - (0,20) (0,10) 0,03 - - - (0,14) (0,07) 0,02850 7,289 - - (0,22) (0,11) 0,03 - - - (0,15) (0,08) 0,02900 7,500 - - (0,23) (0,11) 0,03 - - - (0,16) (0,08) 0,02950 7,706 - - 0,24 (0,12) 0,03 - - - 0,17 (0,08) 0,021000 7,906 - - 0,26 (0,12) (0,04) - - - 0,18 (0,09) (0,03)

Valo

re n

umer

odi

ero

gazi

one

Eu

(segue tab. n. 3 da pag. 37)

N.B. – Le cifre tra parentesi indicano le perdite di carico che si verificano entro i limiti di velocità normalmente fis-sati da 1 a 2 m/sec., quelle soprastanti queste cifre, le perdite a velocità inferiore a 1 m/sec/ e quelle sotto-stanti, a velocità superiori a 2 m/sec., finio alla velocità massima consentita di 3 m/sec. Le lineette orizzontalidi divisione in ognuno di questi gruppi segnano i limiti di velocità di 0,5 rispettivamente 1,5 risp. 2,5 m/sec..

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non simultanea ed una seconda dierogazione simultanea.

Occorre, innanzi tutto, eseguireuno schizzo dell’impianto con leindicazioni delle misure geometriche.

Si imposta, quindi, la tabella A (1°esempio), al fine di trovare la perditadi carico ammissibile a ml., in essa siè stabilito in ml. 5 il carico minimosu ogni rubinetto per ottenere unaerogazione di 0,250 l/sec.

Il calcolo va, pertanto, riferito al 4°rubinetto che si trova nelle condizionipiù sfavorevoli, tanto vero che am-mette la più bassa perdita di carico.

Si imposta, quindi, la tabella B (1°esempio) nella quale:

L = lunghezza del tratto in metri;Eu = numero di erogazione unita-

rio per la individuazione del qualevedere la tabella n. 1;

p = portata in l/sec.;Ø = diametro in mm. (espresso secondo l’uso corrente).

Dato che il carico totale disponibi-le è di metri 22, occorre aumentare ildiametro; nelle colonne aggiuntedella tabella si nota come, sostituen-do nel 2° tratto, il diametro da m/m15 con quello da m/m 20, si ottieneuna perdita totale di m. 19,93 infe-riore a quella disponibile di m. 22, ilproporzionamento dell’impianto coni diametri segnati nella Colonna Ø2 è,perciò, quello accettabile.

Nel caso di erogazione simultaneala tabella A rimane inalterata, men-tre la tabella B assume i valori dellatabella C (1° esempio).

Il primo proporzionamento è quel-lo preferibile perché ammette unaperdita di carico più vicina alla dis-ponibile.

2° Esempio:Si abbiano da calcolare i diametri

di un impianto idrico alimentante unfabbricato di tipo popolare di 5 pianicon 20 appartamenti e 5 negozi; ilvalore di erogazione unitario di ognisingolo appartamento è eguale a 3(vedi tabella n. 2), e quello di ognisingolo negozio è l 1/2. Si avrà:

(11/2 x 5 = 7,5) + (3 x 20 = 60) = 67,5cui corrisponde una portata di circa2,030 l/sec.

Eseguito lo sviluppo dell’impianto, siimpostano le due tabelle A e B (2°esempio) come all’esempio precedente.

La utenza più sfavorita è, quindi,quella che si trova nell’ultimo pianoservito dalla quarta montante; il cal-colo perciò va riferito ad essa.

Come diametri, quindi, si assumo-no quelli che danno una perdita

Novembre-Dicembre 2003

39IDRAULICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

1° ESEMPIO - A

1° rubin. 2° rubin. 3° rubin. 4° rubin.a) Carico minimo sulla rete ml. 30 30 30 30b) Quota rubinetto più elevato 3 3 3 3c) Carico statico nel rubinetto

27 27 27 27più elevato c = a - bd) Carico minimo necessario al rubin. 5 5 5 5e) Carico totale disponibile 22 22 22 22

e = c - d in ml. f) Lunghezza condotta in ml. 15 18 21 24g) Perdita di carico ammissibile

1,50 1,22 1,00 0,95a ml. g = e__f

1° ESEMPIO - B

Tratto di tubazione L Eu p Ø1 P×ml. P.tot. Ø2 P×ml. P.tot.Da condotta a 1° rubin. 15 4 0,500 20 0,66 0,9 20 0,66 9,901° rubin. - 2° rubin. 3 3 0,433 15 2,35 7,05 20 0,49 1,472° rubin. - 3° rubin. 3 2 0,354 15 1,57 4,71 15 1,57 4,713° rubin. - 4° rubin. 3 1 0,250 15 0,78 2,34 15 0,78 2,34

24,00 18,42

1° ESEMPIO - C

Tratto di tubazione L Eu p Ø1 P×ml. P.tot. Ø2 P×ml. P.tot.Da condotta a 1° rubin. 15 4 2,000 34 0,83 12,45 34 0,83 12,451° rubin. - 2° rubin. 3 3 1,500 34 0,46 1,38 34 0,46 1,382° rubin. - 3° rubin. 3 2 1,000 27 0,78 2,34 27 0,78 2,343° rubin. - 4° rubin. 3 1 0,500 20 0,66 1,98 27 0,2 0,60

18,15 16,77

2° ESEMPIO - A

1° tratto 2° tratto 3° tratto 4° trattoa) Carico minimo sulla rete 40 40 40 40b) Utenza più elevata sulla rete 18 18 18 18c) Carico statico sull’utenza 22 22 22 22d) Carico minimo necessario all’utenza

(compreso la perdita 6 6 6 6di carico dovuta al contatore)

e) Carico totale disponibile e = c – d 16 16 16 16f) Lunghezza condotta

dalla presa all’utenza più elevata34,50 40,50 46,50 52,50

g) Perdita di carico ammissibile g = e__f

0,46 0,40 0,34 0,30

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totale uguale al carico disponibile di16 metri.

Nella scelta dei diametri si deveevitare di assumere valori tali daprovocare veloci tà del l ’acquasuperiori a 2 ÷ 2,5 m/sec. danno-si, sia per i colpi d’ariete, cui pos-

sono dar luogo e sia per le reazio-ni che si hanno nelle staffe di ap-poggio.

3° Esempio:Consideriamo lo stesso fabbricato

dell’esempio precedente, costituito,

però, da appartamenti tipo medio(vedi tab. 1).

I valori di erogazione unitariasaranno ora:

20 × 5 = 100 + 11/2 × 5 = 7,50_____107,50

cui corrisponde una portata di cir-ca 2.600 l/sec.

La tabella per la ricerca dell’uten-za che ammette la minima perditadi carico è la stessa di quella dell’e-sempio precedente.

I diametri preferibili sono quellisegnati dalla colonna Ø2 in quantofanno perdere 15,49 a fronte dei 16metri disponibili.

4° Esempio: Impianti ad anello chiuso

In genere è consigliabile chiude-re ad anello l’impianto idrico diun fabbricato.

Questa particolare esecuzione ren-de più complicata la scelta dei dia-metri da adottare; la ricerca del-l’utenza più sfavorita si baserà sulprincipio di considerare tale quellaper cui, le perdite di carico am-missibili, calcolate nei due versi,orario ed antiorario, siano all’incircaeguali.

Nel computo, poi, delle portate sistabilisce che, dall’inizio dell’anello,in ciascun verso, concorrano le por-tate richieste dalle utenze esistentisull’impianto fino a quella che sipresume più sfavorita.

In questo modo si consideranodue volte le utenze che sono servitesul tratto di condotta che si dirama

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40ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

IDRAULICA

4° ESEMPIO - A

I II III IV V VI VIIa) Carico minimo sulla rete 40 40 40 40 40 40 40b) Utenza più elevata sulla rete 25,10 25,10 25,10 25,10 25,10 25,10 25,10c) Carico statico sull’utenza 14,90 14,90 14,90 14,90 14,90 14,90 14,90d) Carico minimo necessario all’utenza 6 6 6 6 6 6 6e) Carico nella rete (c – d)

per la p.r. nell’impianto8,90 8,90 8,90 8,90 8,90 8,90 8,90

A-B A-C A-B A-C A-B A-C A-B A-C A-B A-C A-B A-C A-B A-Cf) Lunghezza del tratto d’impianto 36,10 118,10 42,10 112,10 49,10 105,10 59,10 95,10 71,10 83,10 82,10 72,10 90,10 64,10g) Perdita di carico ammissibile

nel tratto d’impianto e__f

0,25 0,07 0,21 0,08 0,18 0,08 0,15 0,09 0,09 0,11 0,11 0,12 0,10 0,14

2° ESEMPIO - B

Tratto di tubazione L Eu p Ø1 P×ml. P.tot. Ø2 P×ml. P.tot.Dalla rete al fuoriterra 6,50 67,50 2,030 41 0,26 1,69 41 1,69Dal fuoriterra all’anello 3 67,50 2,030 41 0,26 0,78 41 0,78Dall’anello al punto A 5 67,50 2,030 41 0,26 1,30 41 1,30Da A a B 6 66,00 2,020 41 0,25 1,50 41 1,50Da B a A 6 49,50 1,768 41 0,19 1,14 41 1,14Da C a D 6 33,00 1,436 34 0,42 2,52 41 0,13 0,78Da D a E 6 16,50 1,015 34 0,21 1,26 34 1,26Da E al 1° piano 2 15 0,968 27 0,73 1,46 27 1,46Dal 1° piano al 2° 3 12 0,866 27 0,59 1,77 27 1,77“ 2° “ “ 3° 3 9 0,750 27 0,44 1,32 27 1,32“ 3° “ “ 4° 3 6 0,612 20 0,98 2,94 27 0,29 0,87“ 4° “ “ 5° 3 3 0,433 20 0,49 1,47 20 1,47

19,15 14,34

3° ESEMPIO

Tratto di tubazione L Eu p Ø1 P×ml. P.tot. Ø2 P×ml. P.tot.Dalla rete al fuoriterra 6,50 107,50 2,600 41 0,42 2,73 41 2,73Dal fuoriterra all’anello 3 107,50 2,600 41 0,42 1,26 41 1,26Dall’anello al punto A 5 107,50 2,600 41 0,42 2,10 41 2,10Da A a B 6 106,50 2,562 41 0,40 2,40 41 2,40Da B a C 6 79,50 2,236 41 0,30 1,80 41 1,80Da C a D 6 53,00 1,794 41 0,20 1,20 41 1,20Da D a E 6 26,50 1,275 41 0,10 0,60 41 0,60Da E al 1° piano 2 25 1,250 34 0,32 0,64 34 0,64Dal 1° piano al 2° 3 20 1,118 34 0,25 0,75 34 0,75Dal 2° “ “ 3° 3 15 0,968 27 0,73 2,19 34 0,19 0,57Dal 3° “ “ 4° 3 10 0,971 27 0,49 1,47 34 0,13 0,39Dal 4° “ “ 5° 3 5 0,559 27 0,24 0,72 0,72

17,86 15,16

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dall’anello, ed a capo del quale èl’utenza più sfavorita.

Si consideri ad esempio un fabbri-cato costituito da 72 appartamenti,n. 7 piani, n. 8 negozi fra cui un bar.

I valori dell’erogazione unitaria siassumono in 5 per gli appartamenti,1 1/4 per i negozi e 8 per il bar.

Il totale è: 72 x 5 + 7 x 1,5 + 8 =

378,50 cui corrisponde la portata di4.900 l/sec.

Si considera, quindi, come utenzapiù sfavorita quella che è servita dalVI tratto di impianto in quanto le dueperdite di carico sono approssimati-vamente uguali nei due versi (nell’e-sempio anche il V tratto ammettedelle perdite di carico circa uguali).Passiamo, ora, al proporzionamento.

Nell’ultima riga della tabella C (4°esemio) si sono riassunte le perditedi carico che si hanno dal punto Hal 7° piano, in quanto già dalla ta-bella A si sono stabiliti i diametridel tratto corrispondente.

E’, altresì, evidente che il propor-zionamento dei diametri è quello se-gnato nella colonna Ø2.

Novembre-Dicembre 2003

41IDRAULICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

4° ESEMPIO - B

VERSO A-BTratto di impianto L Eu p Ø1 Ø2 P.×ml. P. totaliRete fuoriterra 6 378,20 4,900 68 68 0,07 0,42Fuoriterra A 3 378,50 4,900 68 68 0,07 0,21A B 6 320,00 4,500 51 68 0,37 0,05 2,22 0,36B D 6 280,00 4,200 51 68 0,31 0,05 1,86 0,30D E 7 240,00 3,800 51 68 0,27 0,04 1,89 0,28E F 10 200,00 3,530 51 51 0,23 2,30F G 12 120,00 2,739 51 51 0,14 1,68G H 11 40 1,581 51 51 0,05 0,55H 1°p 1,30 35 1,479 41 41 0,13 0,171°p 2°p 3,30 30 1,369 41 41 0,11 0,362°p 3°p 3,30 25 1,250 41 41 0,09 0,293°p 4°p 3,30 20 1,118 41 41 0,08 0,264°p 5°p 3,30 15 0,968 34 34 0,19 0,635°p 6°p 3,30 10 0,791 34 34 0,13 0,436°p 7°p 3,30 5 0,559 34 34 0,06 0,20

13,47 8,64

4° ESEMPIO - C

VERSO A-CTratto di impianto L Eu p Ø1 Ø2 P.×ml. P. totaliRete A 9 378,50 4,900 68 68 0,07 0,63A C 8 98,50 2,450 41 51 0,36 0,11 2,88 0,88C I 25 80 2,236 41 51 0,30 0,09 7,50 2,25I H 8 40 1,581 41 41 0,15 1,20H 7°p 21,10 41 e 34 2,34

14,55 7,30

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42ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Per gli ingegneri che operano nel campo energetico, il prof. Umberto Ruggiero ha rappresentato un riferimentocerto ed autorevole negli ultimi decenni.

Formatosi all’indimenticato maestro di “macchine” napoletano, il prof. Roberto Breglia, il Ruggiero è stato alungo docente di questa disciplina a Bari, ed ha diretto, su piano nazionale, l’Associazione Termotecnica Italia-na, oltre che produrre numerosi lavori sulle fondamentali tematiche energetiche che tanto successo hanno ri-scosso in Italia ed all’estero.

Ma in questa breve nota vogliamo ricordare il Ruggiero accorto difensore dell’ingegneria nel sud d’Italia, capar-biamente impegnato nella difficile opera di instaurare un politecnico anche al Sud. Vi riuscì, grazie all’impegnodell’allora ministro Ruberti, nell’agosto del 1990, con l’emanazione della Legge 245 dopo una lunga gestazione,e nel 1991 il Politecnico di Bari iniziò la sua attività tra molte difficoltà ed incomprensioni, divenendo nel girodi un solo decennio una realtà consolidata, con intensa attività di ricerca. Il Ruggiero ne divenne Rettore dal1994 al 1997.

L’editore Giuseppe Laterza di Bari ha voluto commemorare l’opera del Ruggiero in questo periodo con una bellapubblicazione (548 pagine, € 52) che raccoglie gli scritti accademici dal 1994 al 1997, attraverso i quali sievincono i momenti salienti della crescita del Politecnico di Bari.

Presentano l’opera il rettore prof. Antonio Castorani, il prof. Francesco Jovane (altro figlio dell’ingegneria napo-letana, oggi al politecnico di Milano), il prof. Domenico Laforgia dell’Università di Lecce ed il prof. Peppino Car-lo Perrone del Politecnico di Bari.

A Umberto Ruggiero, col quale condivisi l’affetto per il maestro comune Roberto Breglia, e col quale collaborainella costruzione del Tecnico dei sistemi energetici nell’Istruzione professionale, un affettuoso augurio, nell’at-tesa dei pregevoli contributi che ancora vorrà dare all’ingegneria energetica in Italia.

LE ORIGINI DEL POLITECNICO DI BARI IN UN’OPERA DI UMBERTO RUGGIERO

di PIETRO ERNESTO DE FELICE

Il termine per il pagamento della quota di iscrizione all’Albo è scaduto il 31 ottobre 2003.

Da tale data la quota di € 100 è maggiorata di € 5 per spese, oltre ulteriori € 25 nella ipotesi di eventualinotifiche a mezzo di Ufficiale Giudiziario e di rintraccio anagrafico, ed è possibile provvedervi:- direttamente, presso la cassa dell’Ordine, per contanti o per assegno bancario; - presso gli uffici postali con versamento su c/c postale n° 25296807, intestato all’Ordine degli Ingegneri del-

la Provincia di Napoli. E’ necessario però indicare chiaramente nella causale del bonifico: nome, cognome,numero di iscrizione all’Albo ed anno di riferimento della quota, ad evitare disguidi anche per omonimia oanno di attribuzione;

- con bonifico bancario, con accredito sul conto corrente n° 01889, intestato all’Ordine degli Ingegneri dellaProvincia di Napoli, acceso sulla Banca Popolare di Milano - Agenzia di Napoli n° 445, in Piazza Salvo d’Acqui-sto 40, cod. ABI 05584, CAB 03400, sempre entro il 15 luglio p. v. E’ necessario però indicare chiaramente nel-la causale del bonifico: nome, cognome, numero di iscrizione all’Albo ed anno di riferimento della quota,ad evitare disguidi anche per omonimia o anno di attribuzione.

MOROSITÀ QUOTA DI ISCRIZIONE ALL’ALBO 2003

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Novembre-Dicembre 2003

43ATTIVITÀ DELL’ORDINEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Il successo della 3° Conferenza Nazionale dell’Ingegneria, tenutasi a Napoli al Castel dell’Ovo il 28 e 29 novem-bre scorso, ha messo in evidenza la crescente affermazione dell’ingegnere gestionale, che ormai riguarda il 15%circa di nuovi iscritti su piano nazionale.

La Conferenza ha anche chiarito che la cultura della gestione aziendale, con l’ausilio delle nuove tecnologieinformatiche, coinvolge ormai tutti i campi dell’ingegneria, sia nel settore industriale che in quello dell’edilizia.

Consapevole di questa esigenza, l’Ordine degli Ingegneri di Napoli ha ritenuto doveroso e necessario attivare unaspecifica Commissione, nella quale agli ingegneri esperti si affiancheranno esponenti del mondo industrialenapoletano.

Il gruppo promotore, al quale ha garantito la sua collaborazione l’Assessore regionale alla Ricerca scientifica LuigiNicolais, comprende gli ingegneri De Felice, Aterno, Grimaldi, Cefarelli, De Vita, Nicolò, Mondini, il dirigente dellaBticino ingegner Carappa ed il dott. Giugliano.

In fase costitutiva si sono individuati i seguenti obiettivi:- promuovere il ruolo dell’Ingegneria Gestionale, quale attività centrale nelle moderne strutture organizzative

sia pubbliche che private (Project Management);- suggerire indirizzi strategici efficaci per perseguire obiettivi di sviluppo economico e sociale del territorio;- tendere a diventare una struttura di riferimento e di confronto nel settore dell’Ingegneria Gestionale per la

Pubblica Amministrazione e per le Istituzioni e per le aziende di beni e servizi che operano sul territorio;- rappresentare il polo di aggregazione per gli ingegneri che svolgono attività gestionali nell’esercizio della loro

professione;- creare percorsi di alta formazione per l’evoluzione delle figura dell’ingegnere gestionale come tramite tra

l’azienda, la libera professione ed il mondo esterno.

NASCE LA COMMISSIONE PER L’INGEGNERIA GESTIONALE

Con l’insediamento del nuovo Consiglio, l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli ha rinnovato le Com-missioni, introducendo tra queste la Commissione Giovani Ingegneri, al fine di dare un maggiore contributo al-l’inserimento dei neolaureati nel mondo del lavoro e della professione.

Questa Commissione, già presente nella maggior parte degli Ordini provinciali italiani, si pone l’obiettivo di as-sistere, nei primi anni di attività i giovani ingegneri, mediante la promozione di seminari e di scambi con orga-nismi o istituzioni di ingegneria di altri Ordini d’Italia e paesi europei.

I colleghi interessati possono presentare richiesta di partecipazione alla Commissione, alla Segreteria dell’Ordi-ne, all’attenzione del consigliere referente ing. Marco Senese.

COSTITUITA LA COMMISSIONE GIOVANI INGEGNERI

I partecipanti ai corsi di formazione “Verifica dei fabbricati in muratura” tenutosi a Pomigliano d’Arco e “Verifi-ca degli impianti tecnici” possono ritirare fatture ed attestati di partecipazione presso la sede dell’Ordine.

ATTESTATI DI PARTECIPAZIONE AI CORSI DI FORMAZIONE

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45IMPIANTISTICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

La scelta del gruppo termofrigo-rifero a cui affidare la produzionedi acqua fredda per il condiziona-mento e di acqua calda per riscal-damento e usi sanitari è subordi-nata a molteplici parametri.

In particolare i fattori che mag-giormente influiscono su questadecisione sono: raggiungimentodel benessere, contenimento deicosti e dei consumi energetici, ri-spetto dell’ecosistema e delle nor-mative di carattere ambientale.

In quest’ottica la progettazione ela produzione da parte dei costrut-tori del settore si sono orientateverso soluzioni che, oltre a garan-tire il comfort, consentano ancheun consumo intelligente, con larealizzazione di una pompa di ca-lore a recupero totale, a due cir-cuiti d’acqua: il circuito principalein cui lo scambiatore funge daevaporatore in estate e condensa-tore in inverno, ed un circuito se-condario in cui vi è un recupera-tore, posto in parallelo sia alloscambiatore del circuito principaleche alle batterie di scambio termi-co con l’aria.

Tali unità possono avere due di-stinte modalità di funzionamento,una per il regime estivo ed una perquello invernale.

In estate, o comunque nelle sta-gioni calde, l’impianto dl climatiz-zazione richiede alla macchina ac-qua refrigerata per il raffredda-mento dell’aria.

La pompa di calore a recuperototale, quale la Energy della Ther-mocold, può funzionare come sem-plice chiller per la produzione dellasuddetta acqua fredda, ma può an-che, in contemporanea, produrreacqua calda tramite il circuito se-condario.

Quest’acqua calda può essere ne-cessaria per alimentare il circuito

sanitario dell’abitazione (docce, la-vabi e quant’altro).

Può accadere, però, che durantele stagioni intermedie l’impianto diclimatizzazione non sia in funzio-ne: in tal caso non vi sarà richiestané di acqua calda per il riscalda-mento né di acqua fredda per ilcondizionamento.

C’è tuttavia sempre da far fronteal fabbisogno di acqua calda perusi sanitari.

In questa situazione la macchinafunzionerà in modalità pompa dicalore, utilizzando come condensa-tore lo scambiatore dl recupero.

Durante il periodo invernale, larichiesta di acqua calda necessariaal riscaldamento degli ambienti sa-rà soddisfatta dallo scambiatoreprincipale, che funzionerà da con-densatore.

Naturalmente in caso di richiestadi acqua calda per i sanitari, lapompa di calore a recupero totalesarà in grado di produrla tramite loscambiatore secondario: quest’ulti-mo diventerà momentaneamente ilnuovo condensatore a spese diquello primario.

E’ possibile fissare quale sia l’esi-genza da ritenersi prioritaria fra ilfabbisogno termico per riscalda-mento e quello per usi sanitari; co-me avviene nelle caldaie d’appar-tamento, normalmente, la prioritàè data ai sanitari: in caso di richie-sta da parte di questo circuito, laproduzione di acqua per il riscal-damento viene temporaneamenteinterrotta, finché non viene soddi-sfatta la domanda.

Analizziamo nel dettaglio, conl’ausilio di qualche semplice sche-ma di funzionamento, come fun-ziona la pompa di calore a recu-pero totale della Thermocold inciascuna della configurazionipossibili.

Climatizzazione, soluzioni per il risparmio energeticoDI F. D’AUREA

M. RANIERI

G. MANCHISI

Relazione tenuta presso l’Ordine degli Ingegneri di Napoli il 12 novembre 2003

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Funzionamento estivoIn questa configurazione l’evaporazione avviene al-

l’interno dello scambiatore principale, con il quale lapompa di calore produce acqua refrigerata; la batteriadl scambio termico con l’aria, invece, funge da conden-satore; la logica di funzionamento è dunque la stessa diun qualunque altro chiller aria/acqua presente in com-mercio. Il recuperatore viene by-passato.

In configurazione modalità chiller con recupero totalel’evaporazione avviene invece sempre all’interno delloscambiatore principale, mentre la condensazione avvienenello scambiatore di recupero. Mediante l’utilizzo di en-trambi gli scambiatori aria-acqua la pompa di calore pro-duce contemporaneamente acqua refrigerata nell’evapora-tore e acqua calda sanitaria attraverso il circuito di recupe-ro. La produzione di acqua calda sanitaria è pertanto, asso-lutamente gratuita.

Funzionamento stagioni intermedieIn questa configurazione la batteria di scambio ter-

mico con l’aria funge da evaporatore, mentre la con-densazione avviene nello scambiatore di recupe-ro con il quale la pompa di calore produce acqua cal-da sanitaria.

Funzionamento invernaleIn questa configurazione la batteria di scambio termico

con l’aria funge da evaporatore mentre lo scambiatoreprincipale funge da condensatore con il quale la pompa dicalore produce acqua calda per i fancoils.

La pompa di calore è in grado di soddisfare i fabbiso-gni termici di un edificio in qualunque stagione, senzala necessità della caldaia a gas.

In inverno, una funzione particolare del microproces-sore permette di selezionare la priorità sull’acqua caldasanitaria al pari delle più moderne caldaie a gas da ap-partamento.

Novembre-Dicembre 2003

IMPIANTISTICA46ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Figura 1Funzionamento in modalità Chiller

Figura 2Funzionamento in modalità Chiller

con Recupero Totale

Figura 4Funzionamento in modalità

Pompa di calore

Figura 3Funzionamento in modalità Chiller

Solo Recupero

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Valutazioni energeticheLe pompe di calore a recupero totale sono delle unità

termofrigorifere estremamente interessanti sotto il pro-filo energetico per due motivi fondamentali:• sfruttano il recupero del calore di condensazione per-

mettendo di conseguire elevati risparmi economici;• consentono la produzione di acqua calda sanitaria,

minimizzando la penalizzazione del C.O.P, endemicanelle pompe di calore tradizionali, derivante dal mag-gior livello termico dell’acqua prodotta.Se 45°C rappresenta una temperatura idonea nel caso di

produzione di energia termica di climatizzazione, ciò nonè più sufficiente qualora si debba fornire acqua riscaldataper uso sanitario: in tal caso, sarà necessaria una tempera-tura di mandata pari a 50°C. E’ noto, che l’efficienza di ungruppo frigorifero, a parità di temperatura di evaporazio-ne, diminuisca all’aumentare della temperatura di conden-sazione e quindi di mandata: premesso ciò, la produzionedi acqua a 50°C anziché a 45°C implica una riduzione del-le prestazioni della macchina stessa.

Avvalendosi delle pompe di calore tradizionali, qualo-ra si debba produrre anche acqua calda sanitaria, si ècostretti a subire la riduzione del C.O.P appena descrittasull’intera potenza termica prodotta, dal momento chesi è costretti a produrre anche la quota dedicata al ri-scaldamento.

Risulta a questo punto interessante determinare, diquanto vari l’efficienza percentuale della pompa dicalore rispetto alle condizione standard (posta pari a100%) rappresentata dalla produzione di acqua caldaa 45°C

Da questo diagramma emerge, che produrre acquacalda ad un livello termico superiore di 5°C a quello ca-ratteristico delle pompe di calore tradizionali comportauna perdita del 15% sull’intera potenza erogata.

Al contrario, nel caso della pompa di calore a recupe-ro totale, vi è la possibilità di “splittare” i due fabbiso-gni attraverso l’impostazione di due “set caldi” caratte-rizzati dai due livelli termici differenti: verrà posta paria 45°C la temperatura di mandata inerente alla produ-zione di acqua calda per la climatizzazione (impiantoprimario) mentre pari a 50°C quella dedicata all’acquasanitaria (circuito secondario).

In particolare, qualora si supponga un fabbisogno diacqua calda sanitaria pari al 20% della totale produzio-ne, la riduzione del C.O.P sarà contenuta al 3% contro il15% che si sarebbe verificato con una pompa di caloretradizionale.

Novembre-Dicembre 2003

47IMPIANTISTICAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Figura 7 Variazione dell’efficienza rispetto

alla condizione di riferimento standard (Tmandata=45°C)

Figura 6 Riduzione del COP al crescere

della temperatura di mandata dell’acqua prodotta

Figura 5 Modalità di funzionamento

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Il commissario Monti proseguesu una via che sta preoccupandonon poco tutto il mondo professio-nale. Ma si tratta di una preoccu-pazione infondata.

Il commissario ha la delega allaconcorrenza e quindi in certo seriso fa il suo mestiere.

Appare strano che abbia preso dimira proprio i professionisti, i qua-li vivono da almeno due anni, inEuropa, ben altro tipo di problemavisto che è in itinere la direttivasulle “qualifiche professionali e li-bera circolazione dei professioni-sti” e in Italia da tempo si parla diriforma del settore.

Sono state fatte in Italia e Euro-pa audizioni proprio sulla materiaprofessionale e il lavoro legislativoprosegue in Europa con un relatore– il sottoscritto - italiano.

La Commissione - quindi ancheil commissario Monti - ha in effettiproposto due anni fa un testo di ri-forma al Parlamento e al Consiglio,ora in discussione e unico stru-mento legislativo, quando appro-vato che potrà incidere su base eu-ropea e su adeguamenti nazionali.

Sul testo, peraltro la Commissio-ne non ha più influenza diretta.

Allo stato attuale si procede conla legislazione in vigore, che certonon può né modificare né annulla-re la Commissione o qualunquecommissario. Inoltre al commissa-rio spetta la verifica della correttaapplicazione della norma vigente equindi può prendere eventualiprovvedimenti solo nei confrontidegli Stati inadempienti.

Da ciò si deduce che sull’iniziati-va del commissario nulla hanno datemere i professionisti: se la normavigente è disattesa la colpa non èloro; se non è disattesa, Monti al

massimo potrà proporre un ‘ipotesilegislativa che comunque dovràpassare per chi ha, in base alla co-decisione, il potere legislativo, equindi il Parlamento e il Consiglio.

L’efficacia del lavoro di Monti,ovverossia delle indagini diciamostatistiche da cui prendono le mos-se le sue teorie, non vedono né ve-dranno coinvolti i professionisti, iquali a loro volta si sentono peròsempre minacciati e vilipesi. Devodire, a ragione.

Considerato che anche la stampa,quando parla di Europa, non di-stingue i poteri delle istituzioni co-involte e quindi attribuisce incon-sapevolmente all’intera Europa ta-lune iniziative e quindi conseguen-ze non sempre reali.

Non sarebbe strano se i profes-sionisti disertassero l’audizione delprossimo 28 ottobre, in quantoobiettivamente inutile e comunquepossibile motivo di un confrontodove qualcuno accuserà altri chedovranno difendersi, ammesso cheli faranno parlare, senza un motivoreale e senza una conseguenzapossibile. Incontro dove peraltro, eda ciò si coglie il limite dell’inizia-tiva, non saranno presenti né ilpresidente della Commissione par-lamentare competente, Gargani, néil relatore del Parlamento. Tuttavia,forse, un risultato si avrà.

Almeno una volta forse i profes-sionisti europei decideranno chesarebbe opportuno essere compatti,così come sto provando da due an-ni a far loro capire.

E ciò per il bene di una categoriache opera nell’interesse collettivo enon solo personale. Una categoriaatipica anche su base giuridica eper la quale la concorrenza valemolto poco.

Novembre-Dicembre 2003

PROFESSIONE48ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Professionisti, la parola al Parlamento europeoDI STEFANO ZAPPALÀ

Europarlamentare PPE

da “IlSole24Ore“

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Il D.Lgs. 195/2003 - tra i requisi-ti professionali obbligatori che isoggetti che intendono svolgerel’attività di formazione per “re-sponsabili e/o addetti ai Servizi diprevenzione e protezione previstidal D.Lgs. 626/1994” devono avere- ha previsto il possesso di un atte-stato di frequenza (con verificadell’apprendimento) a corsi specifi-ci di formazione in materia di ri-schi sui luoghi di lavoro ed a corsidi aggiornamento con cadenza al-meno quinquennale. Questo obbli-go è esteso anche alle persone, di-pendenti o liberi professionisti, chegià svolgono questo servizio. Anessuno sfugge l’importanza diquesto impegno formativo, sia intermini quantitativi che qualitativi.

Il decreto in parola non ha inse-rito L’Ordine degli Ingegneri tra gliEnti abilitati ad organizzare detticorsi, tuttavia è previsto che altrisoggetti formativi possano essereindividuati in sede di ConferenzaStato-Regioni. La CommissioneAmbiente & Sicurezza ritiene chetale omissione possa risultare for-temente lesiva delle prerogativedell’Ordine in materia di formazio-ne, anche perché il nostro Organi-smo è certamente depositano diconoscenze e di esperienze forma-tive, in materia, molto superiori aiquelle in possesso di alcuni Entiche sono stati già individuati. Unarichiesta, di attivarsi presso laConferenza di cui sopra, è già statatrasmessa al Consiglio Nazionale esi auspica che venga seguita e sol-lecitata. C’è da aggiungere che, inmancanza di riconoscimento, l’Or-dine potrebbe attivare detti corsi incollaborazione con Enti autorizza-ti, che facilmente accetterebberotale partnership.

Nel periodo transitorio, fin quan-do non sarà operante il nuovo si-

stema, che prenderà l’avvio dopoche la Conferenza Stato-Regioniavrà individuato indirizzi e requisi-ti minimi dei corsi, si è determinatoun vuoto, che questa Commissionepropone di colmare, attivando su-bito un piano di formazione (di cuisi presenta in allegato il program-ma del corso-base, che tiene contodelle indicazioni del nuovo decreto,redatto da apposito gruppo di lavo-ro di questa Commissione).

Questa iniziativa si propone piùobiettivi:- Fornire la possibilità ai colleghi -

che già svolgono questa occupa-zione, ma che non hanno maifrequentato un corso, con i re-quisiti minimi indicati dal decre-to per consentire la continuazio-ne dell’attività - di colmare que-sta lacuna, anche di tipo formale;

- Fornire la possibilità di preparar-si a professionisti che intendonoiniziare questa attività adesso,nella fase transitoria;

- Presentare - in sede di richiestasollecito alla Conferenza Stato-Regioni - esperienze formative,sempre più in linea con gli orien-tamenti del legislatore e con losviluppo della cultura della pre-venzione nel nostro Paese. Talebagaglio potrà essere anche mol-to utile in caso di eventuali atti-vità da svolgere in collaborazio-ne con Enti autorizzati;

- Avere già uno strumento speri-mentato e validato da offrire aicolleghi, nel caso molto auspica-bile che l’Ordine riuscisse ad es-sere riconosciuto tra gli organi-smi autorizzati.

Il Consiglio dell’Ordine, nella sedu-ta del 29/10/2003 ha approvatol’iniziativa, alla quale sarà datocorso in breve tempo.

Novembre-Dicembre 2003

SICUREZZA50ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Corso base di formazioneper gli addetti della sicurezzaDI MARCO SENESE

VITTORIO LAMA

Commissione Sicurezza e Ambientedell’Ordine degli Ingegneri di Napoli

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CORSO BASE DI FORMAZIONE PER RESPONSABILI e/o ADDETTI AI SERVIZIDI PREVENZIONE E PROTEZIONE (D.Lgs. 626/94)

DESTINATARI:Professionisti in possesso dei requisiti previsti dal D.Lgs. 195/2003Partecipanti: n° 50.

OBIETTIVO:Scopo di questo corso è quello di fornire la preparazione di base per lo svolgimento dei compiti di Respon-sabile del Servizio Prevenzione e Protezione e/o di addetti al Servizio stesso.L’Ordine, successivamente, organizzerà:- corsi di specializzazione e perfezionamento, per materie che richiedono ulteriori approfondimenti, quali:

il rischio elettrico, il rischio delle macchine e delle attrezzature, il rischio chimico e cancerogeno, il rischiobiologico, ecc.;

- corsi integrativi con eventuali argomenti che potranno essere indicati in sede di Conferenza Stato-Regioni.

PROGRAMMA:Il percorso formativo si svolge con n° 60 moduli monotematici di due ore.I contenuti dei moduli sono quelli indicati nel D.M. 16.01.97 e nello stesso D.Lgs. 195/2003, integrati daglialtri principali argomenti che bisogna conoscere per lo svolgimento del compito.A conclusione del corso sarà effettuata una verifica dell’apprendimento a mezzo di colloquio.

Mod Argomento Contenuti

1 Il D.Lgs 626/94 - Il sistema di prevenzione pubblico preesistente in Italia e l’impatto con il “sistema” italiano - Le nuove procedure previste dal DLgs 626/94

2 Legislazione generale e specifica - Principi costituzionali e civilisticiper la sicurezza e l’igiene del lavoro - Il DPR 547/55 ed il DPR 303/56

- Cenni sulla principale normativa specialistica- Soggetti coinvolti e relativi obblighi

3 ll D.Lgs. 626/94 - Generalità- Attività soggette- Le nuove figure previste

4 Pericolo e rischio - Definizione ed individuazione dei fattori di rischio- Definizione di rischio- Valutazione del rischio; approccio probabilistico- Principali fattori di rischio sui luoghi di lavoro

5 Il Servizio di prevenzione e protezione - Obbligatorietà del Servizio- Responsabile del Servizio ed addetti- Servizio effettuato direttamente dai datori di lavoro- Compiti e funzioni

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51SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI NAPOLI

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6 Il Rappresentante - Compiti e funzionidei lavoratori per la sicurezza - Accordi interconfederali

per la definizione delle rappresentanze- Organismi paritetici nazionali e territoriali

7 Formazione ed informazione - La formazione come mezzo di prevenzione- L’informazione sui rischi e le misure di prevenzione- Formazione specifica per i rappresentanti

dei lavoratori e per i lavoratori con particolari mansioni

8 La programmazione delle misure - Il Documento della sicurezzadi prevenzione e la gestione integrata - Funzione del documentodella sicurezza - Sistemi di gestione della sicurezza

- Il sistema qualità-sicurezza-ambiente

9 La tutela assicurativa - L’INAIL- Registro degli infortuni- Infortuni e malattie professionali- Infortuni temporanei, permanenti e mortali

10 I rischi degli ambienti di lavoro - Altezze, superfici, cubature, porte, vie di uscitae le misure tecniche, organizzative - Barriere architettonichee procedurali di sicurezza - Vie ed uscite di emergenza, scale

- Spogliatoi, docce, gabinetti, lavabi

11 Il rischio elettrico e le misure tecniche, - Effetti della corrente elettrica sul corpo umanoorganizzative e procedurali di sicurezza - Apparecchiature di protezione e manovre

- Impianti di messa a terra- Dispositivi di protezione contro

le scariche atmosferiche

12 Il rischio delle macchine - Principali rischi delle macchinee delle attrezzature di lavoro: - La Direttiva CEE 89/392 e successiveMisure tecniche, organizzative - La certificazione delle macchine e dei prodottie procedurali di sicurezza - Gli “Organismi notificati” e il controllo del mercato

- Requisiti minimi delle attrezzature di lavoro (D.Lgs. 235/03)

13 Il rischio degli apparecchi - Principali tipi di apparecchi di sollevamento e rischi peculiaridi sollevamento e le misure tecniche, - Omologazione e verifiche periodiche organizzative e procedurali di sicurezza (DPR 547/55, DPR 459/96, D.Lgs. 359/99)

14 I dispositivi di - Tipi e certificazioni previste dal Decreto 475/92protezione individuale (D.P.I.). - Usi previsti dal titolo IV del D.Lgs. 626/94La movimentazione manuale dei carichi - Movimentazione manuale dei carichi

15 Cenni sui rischi degli agenti chimici, - Etichettatura e schede di sicurezzadegli agenti biologici, - Il D.Lgs. 25/02 e la valutazione del rischio chimicodegli agenti cancerogeni e mutageni - Gli agenti biologici e le misure di contenimento

- Il rischio cancerogeno e mutageno; misure igieniche, tecniche, organizzative e procedurali di sicurezza

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SICUREZZA52ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Mod Argomento Contenuti

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16 Il rischio incendio e le misure - La valutazione del rischio incendiodi prevenzione e protezione - Il D.M. 10/3/98

- Le attività soggette al certificato di prevenzione incendi (C.P.I.)

17 I rischi degli agenti fisici - Rumore, vibrazionie le misure tecniche organizzative - Radiazioni ionizzanti e none procedurali di sicurezza - Illuminazione e comfort visivo

18 Il DLgs 277/91: Il rumore - La valutazione del rumore con D.Lgs. 277/91- Mezzi di prevenzione e protezione- Cenni sul rischio piombo e amianto

19 Il comfort ambientale - La valutazione del microclima- Misure di prevenzione

20 Il rischio nel lavoro d’ufficio - I videoterminalie le misure tecniche organizzative - I rischi più comuni nel lavoro d’ufficioe procedurali di sicurezza

21 Il rischio di apparecchi e degli impianti - La sicurezza degli impianti ed apparecchi a pressionea pressione e le misure tecniche - La prevenzione nell’uso delle bomboleorganizzative e procedurali di sicurezza - Le procedure di omologazione e di verifica,

sostituite dalle certificazioni del costruttore

22 Cenni di ergonomia e sui rischi - Cenni di ergonomiadi natura ergonomica - L’ergonomia del posto di lavoro e dei prodotti

- Sicurezza, ergonomia, comfort

23 Rischi psicosociali e gestionali - Cause soggettive di infortunio, di natura psichica- Comportamento dei gruppi- Rapporti con i capi e i colleghi- Mobbing

24 La sorveglianza sanitaria - Gli accertamenti sanitari preventivi e periodicisui luoghi di lavoro - Il medico competente ed interazione Il medico competente con le altre figure professionali

(dirigenti, responsabile SPP, rappresentante dei lavoratori, lavoratori, ecc.)

- Le malattie professionali

25 Lavoro in appalto - Scelta dell’impresa- Scambio di informazioni in materia di sicurezza e salute- Il coordinamento del datore di lavoro

26 La sicurezza nei cantieri mobili - Il cooordinatore della progettazione- Il piano di sicurezza- Il coordinatore per l’esecuzione- Il Piano operativo di sicurezza (POS)- Il fascicolo tecnico

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53SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Mod Argomento Contenuti

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27 Il piano delle emergenze - Obbligo del pianoLa segnaletica di sicurezza - Caratteristiche delle vie di fuga

- La squadra di emergenza- Il primo soccorso- La segnaletica (D.Lgs. 493/91)

28 Nozioni di Tecnica della comunicazione - La comunicazione interpersonale- La partecipazione- Il ruolo dei lavoratori nella valutazione del rischio

e nell’individuazione delle misure di sicurezza

29 Relazioni sindacali contratti di lavoro - Cenni sulle relazioni sindacali- I contratti di lavoro e gli accordi previsti

in materia di sicurezza e salute

30 L’organizzazione pubblica - Compiti delle Aziende Sanitarie Locali della prevenzione sui luoghi e dell’Ispettorato del lavorodi lavoro in Italia - Attività di vigilanza e di Polizia giudiziaria

- Le procedure previste dal D.Lgs. 758/94- L’ISPESL

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SICUREZZA54ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Mod Argomento Contenuti

Corso di formazione per responsabile dei servizi di prevenzione e protezione

Le recenti modifiche apportate al D.Lgs. 626/94 specificano, all’art. 8 bis, che per lo svolgimento delle funzionidi responsabile dei servizi di prevenzione e protezione è necessario essere in possesso di un titolo di studio noninferiore al diploma di istruzione secondaria superiore e di attestati di frequenza, con verifica dell’apprendi-mento, a due specifici corsi di formazione: uno, di base, in materia di prevenzione e protezione dei rischi, anchedi natura ergonomica e psico-sociale, di organizzazione e gestione delle attività tecnico-amministrative e ditecniche di comunicazione in azienda e di relazioni sindacali; e l’altro, specialistico e variabile a seconda delsettore di attività, adeguato alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative.

L’Associazione Ingegneri, in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri di Napoli, organizza, con inizio nel pros-simo mese di gennaio 2004, il corso base, che avrà una durata di 60 ore e un costo di Euro 250 circa, più IVA, altermine del quale verrà rilasciato, a seguito di colloquio finale di verifica dell’apprendimento, idoneo attestato.

Il programma dettagliato sarà consultabile sui siti web dell’Associazione e dell’Ordine non appena disponibile.

Per le adesioni gli interessati possono rivolgersi all’Associazione Ingegneri:e-mail: [email protected].

ASSOCIAZIONE INGEGNERI

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Novembre-Dicembre 2003

55LEGGI E CIRCOLARIORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Leggi e circolari

Cassa Depositi e PrestitiComunicato Determinazione, ai sensi del decreto del Ministero dell’economia edelle finanze del 28 febbraio 2003 del saggio di interesse sui finan-ziamenti della Cassa depositi e prestiti

Gazzetta Ufficiale n. 261 del 10 Novembre 2003

***Legge 15 ottobre 2003, n. 289 Modifiche all’articolo 70 del testo unico di cui al decreto legislativo26 marzo 2001, n. 151, in materia di indennità di maternità per le li-bere professioniste.

Gazzetta Ufficiale n. 251 del 28 Ottobre 2003

***Ministero dell’InternoDecreto 6 ottobre 2003, n. 296 Regolamento recante norme per gli alloggi di servizio presso il Dipar-timento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civilee le sedi periferiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Gazzetta Ufficiale n. 258 del 6 Novembre 2003

***C.I.P.E.Deliberazione 1 agosto 2003 Primo programma delle opere strategiche - Legge n. 443/2001 - Pon-te sullo stretto di Messina. (Deliberazione n. 66/2003).

Gazzetta Ufficiale n. 257 del 5 Novembre 2003

***Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento della Protezione CivileDecreto 21 ottobre 2003 Disposizioni attuative dell’art. 2, commi 2, 3 e 4, dell’ordinanza delPresidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, re-cante «Primi elementi in materia di criteri generali per la classifica-zione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per lecostruzioni in zona sismica».

Gazzetta Ufficiale n. 252 del 29 ottobre 2003

***Testo Coordinato del Decreto Legge 29 agosto 2003, n. 239 Testo del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239 (in Gazzetta Ufficiale- serie generale - n. 200 del 29 agosto 2003), coordinato con la leggedi conversione 27 ottobre 2003, n. 290 (in questa stessa Gazzetta Uf-ficiale alla pag. 5), recante: «Disposizioni urgenti per la sicurezza e losviluppo del sistema elettrico nazionale e per il recupero di potenzadi energia elettrica. Delega al Governo in materia di remunerazionedella capacità produttiva di energia elettrica e di espropriazione perpubblica utilità».

Gazzetta Ufficiale n. 251 del 28 Ottobre 2003

Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeliberazione 15 ottobre 2003, n. 269 Applicazione dell’art. 108, comma 3, del testo unico delle disposizionilegislative e regolamentari in materia di edilizia. (Deliberazione n. 269).

Gazzetta Ufficiale n. 251 del 28 ottobre 2003

*** Ministero per i Beni e le Attività culturaliDecreto 29 ottobre 2003 Variazione all’elenco di cui all’art. 4 della legge 18 marzo 1968, n.377, che prevede l’istituzione dell’elenco delle attività spettacolari,dei trattenimenti e delle attrazioni dello spettacolo viaggiante, conl’indicazione delle particolarità tecnico costruttive, delle caratteristi-che funzionali e della denominazione delle medesime.

Gazzetta Ufficiale n. 261 del 10 Novembre 2003

***Legge 27 ottobre 2003, n. 290 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 ago-sto 2003, n. 239, recante disposizioni urgenti per la sicurezza delsistema elettrico nazionale e per il recupero di potenza di energiaelettrica. Delega al Governo in materia di remunerazione della ca-pacità produttiva di energia elettrica e di espropriazione per pub-blica utilità.

Gazzetta Ufficiale n. 251 del 28 Ottobre 2003

***C.I.P.E.Deliberazione 25 luglio 2003 Primo programma delle opere strategiche - Legge n. 443/2001. Ri-determinazione quote dei limiti di impegno precedenti. Assegna-zioni e indicazioni di ordine procedurale e finanziario. (Deliberazio-ne n. 63/2003).

Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 Ottobre 2003

***Ministero dell’InternoDecreto 6 ottobre 2003 Approvazione della regola tecnica recante l’aggiornamento delle dis-posizioni di prevenzione incendi per le attività ricettive turistico-al-berghiere esistenti di cui al decreto 9 aprile 1994.

Gazzetta Ufficiale n. 239 del 14 Ottobre 2003

***Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 2 ottobre 2003 Disposizioni urgenti di protezione civile. (Ordinanza n. 3315).

Gazzetta Ufficiale n. 236 del 10 Ottobre 2003

***Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 2 ottobre 2003 Modifiche ed integrazioni all’ordinanza del Presidente del Consigliodei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, recante «Primi elementi inmateria di criteri generali per la classificazione sismica del territorionazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica».(Ordinanza n. 3316).

Gazzetta Ufficiale n. 236 del 10 Ottobre 2003

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Autorità per l’Energia elettrica ed il GasDeliberazione 18 settembre 2003, n. 103 Linee guida per la preparazione, esecuzione e valutazione dei proget-ti di cui all’art. 5, comma 1, dei decreti ministeriali 24 aprile 2001 eper la definizione dei criteri e delle modalità per il rilascio dei titolidi efficienza energetica. (Deliberazione n. 103/03).

Gazzetta Ufficiale n. 234 del 8 Ottobre 2003

***Ministero delle Attività produttiveDecreto 24 luglio 2003 Modificazioni al testo unico delle direttive per la concessione e l’eroga-zione delle agevolazioni alle attività produttive nelle aree depresse, aisensi dell’art. 1, comma 2, del decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415,convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488.

Gazzetta Ufficiale n. 234 del 8 Ottobre 2003

***Decreto Legislativo 11 agosto 2003, n. 275 Attuazione della direttiva 2001/105/CE, che modifica la direttiva94/57/CE, relativa alle disposizioni e alle norme comuni per gli organiche effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per lepertinenti attività delle amministrazioni marittime.

Gazzetta Ufficiale n. 234 del 8 Ottobre 2003

***Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeliberazione 17 settembre 2003, n. 247 Quesito sulle modalità di valutazione dei requisiti connessi alla figuradel direttore tecnico (art. 26 del decreto del Presidente della Repub-blica n. 34/2000). (Deliberazione n. 247).

Gazzetta Ufficiale n. 233 del 7 ottobre 2003

***Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorioDecreto 29 maggio 2003 Approvazione del formulario per la comunicazione relativa all’applicazionedel decreto legislativo n. 372/1999, recante attuazione della direttiva96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento.

Gazzetta Ufficiale n. 228 del 1 Ottobre 2003

***Ministero dell’InternoDecreto 12 settembre 2003 Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per l’installazio-ne e l’esercizio di depositi di gasolio per autotrazione ad uso privato, di ca-pacità geometrica non superiore a 9 m3, in contenitori-distributori rimo-vibili per il rifornimento di automezzi destinati all’attività di autotrasporto.

Gazzetta Ufficiale n. 221 del 23 Settembre 2003

Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeliberazione 17 settembre 2003, n. 248 Attribuzione nell’ambito delle categorie di lavorazione di cui all’alle-gato A, del decreto del Presidente della Repubblica n. 34/2000, deilavori di realizzazione di impianti per il monitoraggio ambientale,geotecnico e strutturale. (Deliberazione n. 248).

Gazzetta Ufficiale n. 233 del 7 ottobre 2003

***Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorioDecreto 7 maggio 2003 Promozione di sistemi di gestione ambientale nelle piccole e medieimprese. Procedura per la concessione del contributi ai sensi delladelibera CIPE n. 63 del 2 agosto 2002.

Gazzetta Ufficiale n. 232 del 6 Ottobre 2003

***Decreto Legge 30 settembre 2003, n. 269 Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione del-l’andamento dei conti pubblici.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 229 del 2 Ottobre 2003

***Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiDecreto 10 luglio 2003 Finanziamenti per l’anno 2003 per i PRUSST - Programmi di riqualifi-cazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio.

Gazzetta Ufficiale n. 221 del 23 Settembre 2003

***Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorioDecreto 11 aprile 2003 Programma tetti fotovoltaici 2003 - Nuovi bandi regionali.

Gazzetta Ufficiale n. 223 del 25 Settembre 2003

***Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorioDecreto 19 agosto 2003 Modalità di trasmissione delle informazioni sullo stato di qualità deicorpi idrici e sulla classificazione delle acque.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 218 del 19 Settembre 2003

***Decreto Legislativo 1 agosto 2003, n. 259 Codice delle comunicazioni elettroniche.

Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 214 del 15 Settembre 2003

Novembre-Dicembre 2003

LEGGI E CIRCOLARI56ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Novembre-Dicembre 2003

57SENTENZEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Sentenze

Consiglio di Stato - Sezione VSentenza 24 settembre 2003, n. 5444 La delibera o la determina che autorizza un incarico ad un appalto oad una fornitura ha solo un valore preparatorio al contratto vero eproprio che deve essere sottoscritto dalle due parti. La firma sulla de-libera per accettazione non può valere come contratto. La sentenzastabilisce inoltre che l’eventuale annullamento di una delibera di as-segnazione di un incarico deve tener conto del danno che questopuò provocare al privato, danno che può essere giustificato esclusi-vamente da un interesse pubblico concreto e dimostrato.

***Consiglio di Stato - Sezione VISentenza 16 aprile 2003, n. 1990 Un’ordinanza di demolizione di un’opera che può provocare dannoall’incolumità pubblica deve essere motivata con argomenti tali daescludere altre soluzioni alternative. E’ legittimato ad impugnare l’ordinanza anche chi utilizza il bene dademolire.

***TAR Piemonte - Sezione ISentenza 9 aprile 2003 n. 519 L’Amministrazione comunale non può sospendere in via cautelareuna concessione edilizia, non essendo previsto dall’ordinamento il re-lativo potere, ma può solo annullarla.

***Consiglio di Stato – Sezione VSentenza 10 novembre 2003, n. 7134Non può essere esclusa da una gara un’offerta che non riporta iprezzi unitari oltre che in cifre anche in lettere, e questo anche se ilbando di gara lo prescrive chiaramente rifacendosi all’art. 5 dellaLegge 14/73.

***Consiglio di Stato – Sezione VSentenza 5 ottobre 2003, n. 6295Il calcolo degli oneri di urbanizzazione per una concessione ediliziasecondo la legge 10/77 va eseguito applicando le tabelle oneri vigen-ti nel momento del rilascio della concessione, non quelle vigenti almomento della presentazione della domanda.

***TAR Veneto - Sezione IISentenza 20 febbraio 2003, n. 1498Per il rilascio della concessione in sanatoria ai sensi dell’art. 13 dellaLegge 47/85 è necessario accertare la conformità dell’opera abusiva aglistrumenti urbanistici vigenti sia al momento della realizzazione dell’o-pera, sia al momento della presentazione della domanda di sanatoria.

Consiglio di Stato – Sezione VSentenza 21 ottobre 2003, n. 6498Per ottenere la concessione in sanatoria in base agli artt. 13 e 15della Legge 47/85 è necessario che l’opera da sanare sia conforme al-la normativa urbanistica vigente al momento della domanda e nonanche al momento dell’abuso, altrimenti bisognerebbe abbattere ciòche si dovrebbe concedere.

***Consiglio di Stato – Sezione VSentenza 21 ottobre 2003, n. 6529La concessione in sanatoria può essere richiesta, secondo l’art. 13della Legge n. 47/85, dal responsabile dell’abuso, anche se non pro-prietario del bene. Comunque la domanda deve essere accompagnatadall’assenso del proprietario.

***Consiglio di Stato – Sezione VSentenza 12 novembre 2003, n. 7218E’ illegittimo l’annullamento di una concessione edilizia motivato daargomenti che non riguardino esclusivamente l’ambito urbanistico.

***Consiglio di Stato – Sezione VSentenza 18 novembre 2003, n. 7318Una domanda di condono edilizio presentata sulla legge 724/94 ca-rente di documentazione e non completata entro tre mesi dalla ri-chiesta di integrazione da parte del Comune è automaticamente di-niegata. Lo stesso varrà anche per il nuovo condono previsto dall’art.32 del D.L. 269/2003.

***Consiglio di Stato – Sezione VISentenza 22 agosto 2003, n. 4765Per una domanda di concessione in sanatoria di un immobile postoin una zona sotto vincolo è necessario il parere dell’ente preposto,anche se il vincolo è stato posto successivamente all’abuso.

***TAR Toscana - Sezione IIOrdinanza del 13 novembre 2003, n. 5738Automaticamente, anche senza presentazione di domanda di sanato-ria, in applicazione dell’art. 32, comma 32 del D.L. 269/2003 sono so-spesi, fino al 31 marzo 2004, tutti i procedimenti giurisdizionale eamministrativi per gli abusi commessi entro il 31 marzo 2003.

***Consiglio di Stato – Sezione VSentenza 9 ottobre 2003, n. 6071Dopo la scadenza del termine quinquennale (art. 2, comma 1, Legge1187/1968) dei vincoli di inedificabilità previsti dal PRG, non semprel’area vincolata diventa “zona bianca”. Il PRG può aver ricompresol’area vincolata all’interno di un azzonamento, per cui, caduto il vin-colo, l’area assume la destinazione prevista.

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Novembre-Dicembre 2003

59SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Capo I Disposizioni generaliArt. 1 - Definizioni e termini di efficacia1. Ai fini del presente regolamento si intendono per:

a) scelte progettuali ed organizzative: insieme discelte effettuate in fase di progettazione dalprogettista dell'opera in collaborazione con ilcoordinatore per la progettazione, al fine digarantire l'eliminazione o la riduzione alminimo dei rischi di lavoro. Le scelte proget-tuali sono effettuate nel campo delle tecnichecostruttive, dei materiali da impiegare e delletecnologie da adottare; le scelte organizzativesono effettuate nel campo della pianificazio-ne temporale e spaziale dei lavori;

b) procedure: le modalità e le sequenze stabili-te per eseguire un determinato lavoro odoperazione;

c) apprestamenti: le opere provvisionali neces-sarie ai fini della tutela della salute e dellasicurezza dei lavoratori in cantiere;

d) attrezzature: le attrezzature di lavoro comedefinite all'articolo 34, comma 1, lettera a),del decreto legislativo 19 settembre 1994, n.626, e successive modificazioni;

e) misure preventive e protettive: gli appresta-menti, le attrezzature, le infrastrutture, imezzi e servizi di protezione collettiva, atti aprevenire il manifestarsi di situazioni di peri-colo, a proteggere i lavoratori da rischio diinfortunio ed a tutelare la loro salute;

f) prescrizioni operative: le indicazioni partico-lari di carattere temporale, comportamentale,organizzativo, tecnico e procedurale, darispettare durante le fasi critiche del proces-so di costruzione, in relazione alla comples-sità dell'opera da realizzare;

g) cronoprogramma dei lavori: programma deilavori in cui sono indicate, in base alla com-plessità dell'opera, le lavorazioni, le fasi e lesottofasi di lavoro, la loro sequenza tempora-le e la loro durata;

h) PSC: il piano di sicurezza e di coordina-mento di cui all'articolo 12 del decretolegislativo 14 agosto 1996, n. 494, e succes-sive modificazioni;

i) PSS: il piano di sicurezza sostitutivo delpiano di sicurezza e di coordinamento, di cuiall'articolo 31, comma 1-bis, lettera b), della

legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successivemodificazioni;

l) POS: il piano operativo di sicurezza di cuiall'articolo 2, comma 1, lettera f-ter), deldecreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494, esuccessive modificazioni, e all'articolo 31,comma 1-bis, lettera c), della legge 11 febbraio1994, n. 109, e successive modificazioni;

m)costi della sicurezza: i costi indicati all'arti-colo 12 del decreto legislativo 14 agosto1996, n. 494, e successive modificazioni,nonché gli oneri indicati all'articolo 31 dellalegge 11 febbraio 1994, n. 109, e successivemodificazioni.

2. Le disposizioni del presente decreto si applica-no nelle regioni e province autonome fino alladata di entrata in vigore della normativa ema-nata dalle medesime regioni e province auto-nome nel rispetto dei principi fondamentaliposti in materia dalla legislazione dello Stato.

Capo II Piano di sicurezza e di coordinamentoArt. 2 - Contenuti minimi1. Il PSC è specifico per ogni singolo cantiere

temporaneo o mobile e di concreta fattibilità; isuoi contenuti sono il risultato di scelte pro-gettuali ed organizzative conformi alle prescri-zioni dell'articolo 3 del decreto legislativo 19settembre 1994, n. 626, e successive modifica-zioni.

2. Il PSC contiene almeno i seguenti elementi:a) l'identificazione e la descrizione dell'opera,

esplicitata con:1) l'indirizzo del cantiere;2) la descrizione del contesto in cui è collo-

cata l'area di cantiere;3) una descrizione sintetica dell'opera, con

particolare riferimento alle scelte progettua-li, architettoniche, strutturali e tecnologiche;

b) l'individuazione dei soggetti con compiti disicurezza, esplicitata con l'indicazione deinominativi dell'eventuale responsabile deilavori, del coordinatore per la sicurezza infase di progettazione e, qualora già nomina-to, del coordinatore per la sicurezza in fase diesecuzione ed a cura dello stesso coordinato-

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 3 LUGLIO 2003, N. 222

Regolamento sui contenuti minimi dei piani di sicurezza nei cantieri temporanei omobili, in attuazione dell'articolo 31, comma 1, della legge 11 febbraio 1994, n. 109

(Gazzetta Ufficiale del 21 agosto 2003, n. 193)

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SICUREZZA60ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

re per l'esecuzione con l'indicazione, primadell'inizio dei singoli lavori, dei nominatividei datori di lavoro delle imprese esecutrici edei lavoratori autonomi;

c) una relazione concernente l'individuazione,l'analisi e la valutazione dei rischi concreti inriferimento all'area ed all'organizzazione delcantiere, alle lavorazioni ed alle loro interfe-renze;

d) le scelte progettuali ed organizzative, le pro-cedure, le misure preventive e protettive, inriferimento:1) all'area di cantiere, ai sensi dell'articolo 3,

commi 1 e 4;2) all'organizzazione del cantiere, ai sensi

dell'articolo 3, commi 2 e 4;3) alle lavorazioni, ai sensi dell'articolo 3,

commi 3 e 4;e) le prescrizioni operative, le misure preventi-

ve e protettive ed i dispositivi di protezioneindividuale, in riferimento alle interferenzetra le lavorazioni, ai sensi dell'articolo 4,commi 1, 2 e 3;

f) le misure di coordinamento relative all'usocomune da parte di pi imprese e lavoratoriautonomi, come scelta di pianificazionelavori finalizzata alla sicurezza, di appresta-menti, attrezzature, infrastrutture, mezzi eservizi di protezione collettiva di cui all'arti-colo 4, commi 4 e 5;

g) le modalità organizzative della cooperazionee del coordinamento, nonché della reciprocainformazione, fra i datori di lavoro e tra que-sti ed i lavoratori autonomi;

h) l'organizzazione prevista per il servizio dipronto soccorso, antincendio ed evacuazio-ne dei lavoratori, nel caso in cui il serviziodi gestione delle emergenze è di tipo comu-ne, nonché nel caso di cui all'articolo 17,comma 4, del decreto legislativo 14 agosto1996, n. 494, e successive modificazioni; ilPSC contiene anche i riferimenti telefonicidelle strutture previste sul territorio al ser-vizio del pronto soccorso e della prevenzio-ne incendi;

i) la durata prevista delle lavorazioni, delle fasidi lavoro e, quando la complessità dell'operalo richieda, delle sottofasi di lavoro, checostituiscono il cronoprogramma dei lavori,nonché l'entità presunta del cantiere espres-sa in uomini-giorno;

l) la stima dei costi della sicurezza, ai sensi dell'ar-ticolo 7.

3. Il coordinatore per la progettazione indica nelPSC, ove la particolarità delle lavorazioni lo

richieda, il tipo di procedure complementari edi dettaglio al PSC stesso e connesse alle scel-te autonome dell'impresa esecutrice, da espli-citare nel POS.

4. Il PSC è corredato da tavole esplicative di pro-getto, relative agli aspetti della sicurezza, com-prendenti almeno una planimetria e, ove laparticolarità dell'opera lo richieda, un profiloaltimetrico e una breve descrizione delle carat-teristiche idrogeologiche del terreno o il rinvioa specifica relazione se già redatta.

5. L'elenco indicativo e non esauriente degli ele-menti essenziali utili alla definizione dei conte-nuti del PSC di cui al comma 2, è riportato nel-l'allegato I.

Art. 3 - Contenuti minimi del PSC in riferimentoall'area di cantiere, all'organizzazione del cantie-re, alle lavorazioni1. In riferimento all'area di cantiere, il PSC con-

tiene l'analisi degli elementi essenziali di cuiall'allegato II, in relazione:a) alle caratteristiche dell'area di cantiere;b) all'eventuale presenza di fattori esterni che

comportano rischi per il cantiere;c) agli eventuali rischi che le lavorazioni di can-

tiere possono comportare per l'area circostante.

2. In riferimento all'organizzazione del cantiere ilPSC contiene, in relazione alla tipologia delcantiere, l'analisi oltre che degli elementi indi-cati nell'articolo 12, comma 1, del decretolegislativo 14 agosto 1996, n. 494, e successivemodificazioni, anche dei seguenti:a) le eventuali modalità di accesso dei mezzi di

fornitura dei materiali;b) la dislocazione degli impianti di cantiere;c) la dislocazione delle zone di carico e scarico;d) le zone di deposito attrezzature e di stoccag-

gio materiali e dei rifiuti;e) le eventuali zone di deposito dei materiali

con pericolo d'incendio o di esplosione.

3. In riferimento alle lavorazioni, il coordinatoreper la progettazione suddivide le singole lavora-zioni in fasi di lavoro e, quando la complessitàdell'opera lo richiede, in sottofasi di lavoro, edeffettua l'analisi dei rischi presenti, facendo par-ticolare attenzione oltre che ai rischi connessiagli elementi indicati nell'articolo 12, comma 1,del decreto legislativo n. 494 del 1996 e succes-sive modificazioni, anche ai seguenti:a) al rischio di investimento da veicoli circolan-

ti nell'area di cantiere;

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61SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

b) al rischio di elettrocuzione;c) al rischio rumore;d) al rischio dall'uso di sostanze chimiche.

4. Per ogni elemento dell'analisi di cui ai commi1, 2 e 3, il PSC contiene:a) le scelte progettuali ed organizzative, le pro-

cedure, le misure preventive e protettiverichieste per eliminare o ridurre al minimo irischi di lavoro; ove necessario, vanno pro-dotte tavole e disegni tecnici esplicativi;

b) le misure di coordinamento atte a realizzarequanto previsto alla lettera a).

Art. 4 - Contenuti minimi del PSC in riferimentoalle interferenze tra le lavorazioni ed al lorocoordinamento1. Il coordinatore per la progettazione effettua

l'analisi delle interferenze tra le lavorazioni,anche quando sono dovute alle lavorazioni diuna stessa impresa esecutrice o alla presenzadi lavoratori autonomi, e predispone il crono-programma dei lavori. Per le opere rientrantinel campo di applicazione della legge 11 feb-braio 1994, n. 109, e successive modificazioni,il cronoprogramma dei lavori ai sensi del pre-sente regolamento, prende esclusivamente inconsiderazione le problematiche inerenti gliaspetti della sicurezza ed è redatto ad integra-zione del cronoprogramma delle lavorazioniprevisto dall'articolo 42 del d.P.R. 21 dicembre1999, n. 554.

2. In riferimento alle interferenze tra le lavora-zioni, il PSC contiene le prescrizioni operativeper lo sfasamento spaziale o temporale dellelavorazioni interferenti e le modalità di verifi-ca del rispetto di tali prescrizioni; nel caso incui permangono rischi di interferenza, indicale misure preventive e protettive ed i dispositi-vi di protezione individuale, atti a ridurre alminimo tali rischi.

3. Durante i periodi di maggior rischio dovuto adinterferenze di lavoro, il coordinatore per l'e-secuzione verifica periodicamente, previa con-sultazione della direzione dei lavori, delleimprese esecutrici e dei lavoratori autonomiinteressati, la compatibilità della relativa partedi PSC con l'andamento dei lavori, aggiornan-do il piano ed in particolare il cronoprogram-ma dei lavori, se necessario.

4. Le misure di coordinamento relative all'usocomune di apprestamenti, attrezzature, infra-strutture, mezzi e servizi di protezione collettiva,

sono definite analizzando il loro uso comune daparte di più imprese e lavoratori autonomi.

5. Il coordinatore per l'esecuzione dei lavoriintegra il PSC con i nominativi delle impreseesecutrici e dei lavoratori autonomi tenuti adattivare quanto previsto al comma 4 dell'arti-colo 3 ed al comma 4 del presente articolo e,previa consultazione delle imprese esecutrici edei lavoratori autonomi interessati, indica larelativa cronologia di attuazione e le modali-tà di verifica.

Capo IIIPiano di sicurezza sostitutivo e piano operativo disicurezzaArt. 5 - Contenuti minimi del piano di sicurezzasostitutivo1. Il PSS, redatto a cura dell'appaltatore o del

concessionario, contiene gli stessi elementi delPSC di cui all'articolo 2, comma 2, con esclu-sione della stima dei costi della sicurezza.

Art. 6 - Contenuti minimi del piano operativo disicurezza1. Il POS è redatto a cura di ciascun datore di

lavoro delle imprese esecutrici, ai sensi dell'ar-ticolo 4 del decreto legislativo 19 settembre1994, n. 626, e successive modificazioni, inriferimento al singolo cantiere interessato;esso contiene almeno i seguenti elementi:a) i dati identificativi dell'impresa esecutrice,

che comprendono:1) il nominativo del datore di lavoro, gli

indirizzi ed i riferimenti telefonici dellasede legale e degli uffici di cantiere;

2) la specifica attività e le singole lavorazio-ni svolte in cantiere dall'impresa esecutri-ce e dai lavoratori autonomi subaffidatari;

3) i nominativi degli addetti al pronto soc-corso, antincendio ed evacuazione deilavoratori e, comunque, alla gestionedelle emergenze in cantiere, del rappre-sentante dei lavoratori per la sicurezza,aziendale o territoriale, ove eletto o desi-gnato;

4) il nominativo del medico competente oveprevisto;

5) il nominativo del responsabile del servi-zio di prevenzione e protezione;

6) i nominativi del direttore tecnico di can-tiere e del capocantiere;

7) il numero e le relative qualifiche dei lavo-ratori dipendenti dell'impresa esecutrice edei lavoratori autonomi operanti in can-tiere per conto della stessa impresa;

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SICUREZZA62ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

b) le specifiche mansioni, inerenti la sicurezza,svolte in cantiere da ogni figura nominataallo scopo dall'impresa esecutrice;

c) la descrizione dell'attività di cantiere, dellemodalità organizzative e dei turni di lavoro;

d) l'elenco dei ponteggi, dei ponti su ruote atorre e di altre opere provvisionali di notevo-le importanza, delle macchine e degliimpianti utilizzati nel cantiere;

e) l'elenco delle sostanze e preparati pericolosiutilizzati nel cantiere con le relative schededi sicurezza;

f) l'esito del rapporto di valutazione del rumore;g) l'individuazione delle misure preventive e

protettive, integrative rispetto a quelle conte-nute nel PSC quando previsto, adottate inrelazione ai rischi connessi alle proprie lavo-razioni in cantiere;

h) le procedure complementari e di dettaglio,richieste dal PSC quando previsto;

i) l'elenco dei dispositivi di protezione individualeforniti ai lavoratori occupati in cantiere;

l) la documentazione in merito all'informazio-ne ed alla formazione fornite ai lavoratorioccupati in cantiere.

2. Ove non sia prevista la redazione del PSC, ilPSS, quando previsto, è integrato con gli ele-menti del POS.

Capo IVStima dei costi della sicurezzaArt. 7 - Stima dei costi della sicurezza1. Ove è prevista la redazione del PSC ai sensi del

decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494, esuccessive modificazioni, nei costi della sicu-rezza vanno stimati, per tutta la durata dellelavorazioni previste nel cantiere, i costi:a) degli apprestamenti previsti nel PSC;b) delle misure preventive e protettive e dei

dispositivi di protezione individuale even-tualmente previsti nel PSC per lavorazioniinterferenti;

c) degli impianti di terra e di protezione controle scariche atmosferiche, degli impianti antin-cendio, degli impianti di evacuazione fumi;

d) dei mezzi e servizi di protezione collettiva;e) delle procedure contenute nel PSC e previste

per specifici motivi di sicurezza;f) degli eventuali interventi finalizzati alla sicu-

rezza e richiesti per lo sfasamento spaziale otemporale delle lavorazioni interferenti;

g) delle misure di coordinamento relative all'u-so comune di apprestamenti, attrezzature,infrastrutture, mezzi e servizi di protezionecollettiva.

2. Per le opere rientranti nel campo di applica-zione della legge 11 febbraio 1994, n. 109, esuccessive modificazioni, e per le quali non èprevista la redazione del PSC ai sensi deldecreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494, esuccessive modificazioni, le amministrazioniappaltanti, nei costi della sicurezza stimano,per tutta la durata delle lavorazioni previstenel cantiere, i costi delle misure preventive eprotettive finalizzate alla sicurezza e salutedei lavoratori.

3. La stima dovrà essere congrua, analitica pervoci singole, a corpo o a misura, riferita adelenchi prezzi standard o specializzati, oppurebasata su prezziari o listini ufficiali vigentinell'area interessata, o sull'elenco prezzi dellemisure di sicurezza del committente; nel casoin cui un elenco prezzi non sia applicabile onon disponibile, si farà riferimento ad analisicosti complete e desunte da indagini di merca-to. Le singole voci dei costi della sicurezzavanno calcolate considerando il loro costo diutilizzo per il cantiere interessato che com-prende, quando applicabile, la posa in opera edil successivo smontaggio, l'eventuale manu-tenzione e l'ammortamento.

4. I costi della sicurezza così individuati, sonocompresi nell'importo totale dei lavori, ed indi-viduano la parte del costo dell'opera da nonassoggettare a ribasso nelle offerte delle impre-se esecutrici.

5. Per la stima dei costi della sicurezza relativi alavori che si rendono necessari a causa divarianti in corso d'opera previste dall'articolo25 della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e suc-cessive modificazioni, o dovuti alle variazionipreviste dagli articoli 1659, 1660, 1661 e 1664,secondo comma, del codice civile, si applicanole disposizioni contenute nei commi 1, 2 e 3. Icosti della sicurezza così individuati, sonocompresi nell'importo totale della variante, edindividuano la parte del costo dell'opera da nonassoggettare a ribasso.

6. Il direttore dei lavori liquida l'importo relativoai costi della sicurezza previsti in base allo statodi avanzamento lavori, sentito il coordinatoreper l'esecuzione dei lavori quando previsto.

Allegato IElenco indicativo e non esauriente degli ele-

menti essenziali utili alla definizione dei contenu-ti del PSC di cui all'art. 2, comma 2.

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63SICUREZZAORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

1. Gli apprestamenti comprendono: ponteggi; tra-battelli; ponti su cavalletti; impalcati; parapet-ti; andatoie; passerelle; armature delle paretidegli scavi; gabinetti; locali per lavarsi; spo-gliatoi; refettori; locali di ricovero e di riposo;dormitori; camere di medicazione; infermerie;recinzioni di cantiere.

2. Le attrezzature comprendono: centrali e impian-ti di betonaggio; betoniere; gru; autogru; arga-ni; elevatori; macchine movimento terra; mac-chine movimento terra speciali e derivate; seghecircolari; piegaferri; impianti elettrici di cantie-re; impianti di terra e di protezione contro lescariche atmosferiche; impianti antincendio;impianti di evacuazione fumi; impianti di addu-zione di acqua, gas, ed energia di qualsiasi tipo;impianti fognari.

3. Le infrastrutture comprendono: viabilità princi-pale di cantiere per mezzi meccanici; percorsipedonali; aree di deposito materiali, attrezzatu-re e rifiuti di cantiere.

4. I mezzi e servizi di protezione collettiva com-prendono: segnaletica di sicurezza; avvisatoriacustici; attrezzature per primo soccorso; illu-minazione di emergenza; mezzi estinguenti;servizi di gestione delle emergenze.

Allegato IIElenco indicativo e non esauriente degli ele-

menti essenziali ai fini dell'analisi dei rischiconnessi all'area di cantiere di cui all'art. 3,comma 1.

Falde; fossati; alvei fluviali; banchine portua-li; alberi; manufatti interferenti o sui quali inter-venire; infrastrutture quali strade, ferrovie, idro-vie, aeroporti; edifici con particolare esigenze ditutela quali scuole, ospedali, case di riposo, abi-tazioni; linee aeree e condutture sotterranee diservizi; altri cantieri o insediamenti produttivi;viabilità; rumore; polveri; fibre; fumi; vapori;gas; odori o altri inquinanti aerodispersi; cadutadi materiali dall'alto.

da “IlSole24Ore” del 22 novembre 2003

Amsterdam - Il migliore fondo pensionistico italiano? Inarcassa, l'ente di previdenza di ingegneri e architetti.Medaglia d'argento europea, invece ad Enpam la Cassa privata dei medici, per il monitoraggio del rischio e pergli investimenti Hedge Funds. Brillanti performance sotto la lente di una giuria internazionale alla terza edizio-ne dell'Ipe Awards (lnvestment & Pensions Europe Awards), l'oscar internazionale dei fondi pensione che si è te-nuta nella città olandese giovedì sera.Un evento nato tre anni fa ad Amsterdam per iniziativa di multinazionali degli investimenti come State StreetCorporatino e T. Rowe Price e sponsorizzato dai principali gestori internazionali (da Jp Morgan a GoldmanSachs). Suddivisi in 28 categorie, la giuria internazionale di esperti delle principali Corporates, ha selezionatouna rosa di 200 fondi europei per un totale gestito superiore ai 600 miliardi di euro.Entrante le Casse italiane si sono affidate a MangstaRisk, società italiana specializzata nella misurazione dei ri-schi di portafogli, delle perfomance dei gestori e nella consulenza per la gestione diretta e indiretta di capitali.Per il secondo anno consecutivo, Inarcassa è risultato il miglior fondo previdenziale italiano, conquistando co-munque la nomination tra i primi tre Industries Wide Funds europei.“Un grande riconoscimento del lavoro fatto in questi anni – ha commentato il presidente di Inarcassa, PaolaMuratorio – che ha premiato una Cassa professionale che non ha paura di confrontarsi con i fondi complemen-tari”. Un portafoglio diversificato, composto per il 41% di obbligazioni, 18% di azioni, 14% di investimenti al-ternativi e 27% di immobili.“Per questi ultimi – ha spiegato la Muratorio – stiamo cooperando con l’Università di Parma per lo studio di unrating immobiliare, in grado di monitorare l’affidabilità dell’investimento”.Secondo posto nella graduatoria europea per il monitoraggio del rischio e per gli investimenti Hedge Funds adEnpam. Per il vice presidente, Angelo Pizzini, “il premio è il risultato di una strategia per assicurare una saggiaallocazione delle nostre risorse”.Una gestione diversificata tra un 80% di investimento mobiliare “prudente” (per lo più obbligazionario e azio-nario europeo) e un 20% di riqualificazione degli immobili di proprietà.

INARCASSA ED ENPAM PREMIATI AD AMSTERAM

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PROVINCIA DI NAPOLIZona n° 1

Anacapri, Barano d’Ischia, Capri, Casamicciola, Forio d’Ischia, Ischia, Lacco Ameno, Procida e Serrara FontanaSeminativo 15.490,00Seminativo irriguo 41.320,00Seminativo arborato 17.650,00Orto irriguo 47.000,00Frutteto 23.500,00Agrumeto 61.919,00Vigneto 27.270,00Vigneto Oliveto 20.920,00Vigneto Frutteto 22.720,00Oliveto 24.370,00Castagneto 9.040,00Bosco ceduo 4.290,00

Zona n° 2 Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli e Quarto.Seminativo 15.750,00Seminativo irriguo 49.584,00Seminativo irriguo a coltura spec. poliennali 56.810,00Seminativo arborato 20.400,15Seminativo arborato irriguo 33.780,00Orto irriguo 56.400,00Frutteto 28.150,00Frutteto irriguo 29.180,00Agrumeto 52.680,00Vigneto 25.000,00Vigneto Frutteto 22.720,00Oliveto 13.690,00Castagneto 9.550,00Bosco ceduo 3.930,00

Zona n° 3 Calvizzano, Giugliano, Marano, Melito, Mugnano, Qualiano, Sant’Antimo e VillariccaSeminativo 21.690,00Seminativo irriguo 38.424,00Seminativo arborato 24.790,00Seminativo arborato irriguo 36.564,00Orto irriguo 51.700,00Frutteto 30.990,00Frutteto irriguo 38.220,00Vigneto 22.720,00Vigneto Frutteto 21.170,00Castagneto 9.555,00

Bosco ceduo 4.340,00Prato 9.040,00Pascolo 4.390,00

Zona n° 4 Acerra, Afragola, Arzano, Caivano, Cardito, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore e Grumo NevanoSeminativo 22.725,00Seminativo irriguo 44.930,00Seminativo irriguo a coltura spec. poliennali 50.350,00Seminativo arborato 25.404,00Seminativo arborato irriguo 36.564,00Orto irriguo 57.840.00Frutteto 27.370,00Frutteto irriguo 33.570,00

Zona n° 5 Brusciano, Casalnuovo, Castelcisterna, Mariglianella, Marigliano, Pomigliano e San VitalianoSeminativo 21.690,00Seminativo irriguo 36.564,00Seminativo arborato 23.856,00Seminativo arborato irriguo 36.564,00Orto irriguo 51.700,00Frutteto 29.180,00Frutteto irriguo 37.700,00Noceto 24.270,00

Zona n° 6 Camposano, Carbonara di Nola, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Nola, Palma Campania, S.Gennaro Vesuviano, Saviano e SciscianoSeminativo 17.660,00Seminativo irriguo 35.919,00Seminativo irriguo a coltura spec. poliennali 48.030,00Seminativo arborato 25.310,00Seminativo arborato irriguo 36.564,00Orto irriguo 56.400,00Frutteto 28.150,00Frutteto irriguo 38.220,00Vigneto 24.530,00Vigneto Frutteto 23.760,00Noccioleto 29.950,00Noceto 32.020,00Castagneto 9.300,00Bosco ceduo 3.930,00Bosco alto fusto 7.230,00

Novembre-Dicembre 2003

65ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

VALORI FONDIARI MEDI UNITARI RIFERITI AD UNITÀ DI SUPERFICIE ED A TIPI DI COLTURA

IN EURO PER ETTARO - ANNO 2002

REGIONE CAMPANIA - Area Generale di Coordinamento Sviluppo Attività Settore Primario Legge 590/65, art. 4 e Legge Regionale 42/82, art. 43

Bollettino Ufficiale della Regione Campania n° 32 del 21 luglio 2003

Page 59: copertina ingegneri 6 - ordineingegnerinapoli.it(def. nel 1911). E’ 1. Teatro Politeama (1874) della Piazza Castelnuovo, Palermo 2. Teatro Politeama (1874), Palermo 3. Mercato nella

Zona n° 7 Casamarciano, Liveri, Roccarainola, S.Paolo Belsito, Tufino e ViscianoSeminativo 16.270,00Seminativo irriguo 34.090,00Seminativo arborato 19.880,00Seminativo arborato irriguo 29.950,00Frutteto 24.790,00Frutteto irriguo 37.440,00Agrumeto 52.680,00Vigneto 19.630,00Vigneto Oliveto 13.690,00Vigneto Frutteto 19.110,00Oliveto 14.200,00Noccioleto 29.950,00Noceto 24.270,00Castagneto 9.300,00Bosco ceduo 3.930,00Bosco alto fusto 2.530,00Pascolo 2.530,00

Zona n° 8 Boscotrecase, Cercola, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano, Somma Vesuviana, Terzigno e TrecaseSeminativo irriguo 39.273,00Seminativo arborato 27.110,00Seminativo arborato irriguo 40.284,00Orto irriguo 56.400,00Frutteto 34.600,00Frutteto irriguo 38.220,00Agrumeto 52.680,00Vigneto 25.000,00Vigneto Frutteto 21.690,00Noccioleto 33.780,00Oliveto 13.490,00Castagneto 8.006,00Bosco ceduo 3.930,00Bosco alto fusto 7.230,00

Zona n° 9 Boscoreale, Castellammare di Stabia, Gragnano, Poggiomarino, Pompei, Sant’Antonio Abate, Santa Maria La Carità e StrianoSeminativo irriguo 58.620,00Seminativo irriguo a coltura spec. poliennali 69.720,00Seminativo arborato 33.050,00Seminativo arborato irriguo 47.000,00Orto irriguo 66.936,00Orto irriguo a coltura floreale 92.964,00Roseto 95.550,00Frutteto 39.510,00Frutteto irriguo 45.450,00Agrumeto 48.300,00Vigneto 32.300,00Vigneto Frutteto 21.690,00

Oliveto 17.050,00Noccioleto 33.780,00Castagneto 10.330,00Bosco ceduo 3.930,00

Zona n° 10 Agerola, Casola di Napoli, Lettere e PimonteSeminativo 14.980,00Seminativo arborato 16.780,00Frutteto 27.370,00Agrumeto 49.320,00Vigneto 26.990,00Vigneto Oliveto 22.720,00Vigneto Frutteto 20.140,00Oliveto 22.720,00Noccioleto 28.150,00Castagneto 10.330,00Bosco ceduo 4.750,00Bosco alto fusto 7.230,00Prato 9.040,00Pascolo 4.290,00

Zona n° 11 Massalubrense, Meta di Sorrento, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento e Vico EquenseSeminativo 11.160,00Seminativo arborato 24.530,00Frutteto 29.440,00Agrumeto 69.408,00Vigneto 29.700,00Vigneto Oliveto 22.470,00Vigneto Frutteto 23.500,00Oliveto 26.688,00Noccioleto 28.150,00Castagneto 10.330,00Bosco ceduo 4.750,00Noceto 32.020,00

Zona n° 12 Ercolano, Napoli, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata, Torre del Greco e VollaSeminativo 24.790,00Seminativo irriguo 58.100,00Seminativo irriguo a coltura spec. poliennali 56.810,00Seminativo arborato 26.340,00Seminativo arborato irriguo 45.960,00Orto irriguo 66.936,00Orto irriguo a coltura floreale 92.964,00Roseto 95.550,00Frutteto 42.350,00Frutteto irriguo 43.900,00Agrumeto 57.840,00Vigneto 23.760,00Vigneto Frutteto 24.790,00Oliveto 17.040,00Noccioleto 28.150,00

Novembre-Dicembre 2003

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