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IL CONTRABBANDO HA MILLE ROTTE.NOI UN SOLO OBIETTIVO: SCONFIGGERLO,

AL FIANCO DELLE ISTITUZIONI. OGNI GIORNO.Il contrabbando è un reato che alimenta criminalità organizzate transnazionali e gruppi terroristici. L’Italia,per la sua collocazione geografica, gioca un ruolo chiave nel contrasto a questo fenomeno. Noi siamoda sempre al �anco delle Istituzioni nella lotta al contrabbando e alla contraffazione dei prodotti del tabacco. Attraverso la cooperazione con i Governi, la Magistratura, le Forze dell’ordine e le Organizzazioni internazionali, come INTERPOL e OLAF. Attraverso campagne di sensibilizzazione, per contribuire a diffondere una corretta percezione delle gravi conseguenze che il contrabbando ha in termini economici e sociali.Attraverso la stipula di Protocolli d’Intesa con la Guardia di Finanza, per contrastare il commercio illecito con azioni concrete. Attraverso la realizzazione e la pubblicazione di studi, analisi e approfondimenti in collaborazione con autorevoli Università italiane, per stimolare il dibattito e mantenere un dialogo costante su questi temi. Continueremo con orgoglio a sostenere le Istituzioni nella lotta al contrabbando, ogni giorno.

Perché questa è l’Italia in cui crediamo.

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Il tuo 5x1000 a Greenpeace Codice Fiscale 97046630584

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hi ha paura di DonaldTrump? Da italiana,mi dà un non so chedi certezze, comeguidasse un robot diquei manga giappo-

nesi, che a noi bambini davasicurezze a prescindere da chifosse l’umano che lo pilotas-se: Mazinga, ad esempio, con-dotto da Tetsuya, ragazzo insi-curo, dal carattere inquieto esolitario, una personalità diffi-cile minata da un complessodi inferiorità derivantegli dal-l’essere orfano e dall’esigere dagli altrila stessa preparazione maniacale a cui loaveva abituato il dottor Kabuto, costrut-tore del robot. Ma Mazinga era un portofranco di certezze e di vittorie, le paureerano solo umane, dunque giuste.

Un robot è necessario per ripristinarel’ordine. Ma che ci sia un uomo, dentro.Non temo Trump, temo la guerra. E te-mo per la salute degli americani, non so-lo quella psicologica. La cura Obama èstata un’esperienza di democrazia e re-spiro, soprattutto per i più ceti più bassi,ma non poteva durare a lungo, subitospazzata via da una «Trumpcare» chenon piace nemmeno ai rappresentanti (laCamera statunitense ha approvato lariforma con 217 voti a favore e 213 con-trari dopo averla sospesa per mancanzadi voti, prima sconfitta del nuovo presi-dente, ed ora il Senato si prepara per unastrada in salita di emendamenti ed accor-di «aum-aum»). Sarà costosa principal-mente per i contraenti che presentanogià una malattia e per coloro che, in no-me del diritto di scegliere se assicurarsi,andranno impavidi verso l’alea della li-bertà sanitaria. Fondi federali, gli «high-risk pools», per i malati gravi, manter-ranno bassi i costi delle assicurazionidella fascia media della popolazione(che Obama aveva contribuito ad alzarea favore della classi più povere) prestan-dosi al rischio di lunghi periodi di attesaper i pazienti prima che le spese sanitariesiano pagate dallo Stato.

Intanto, procedono i lavori di costru-zione del muro di Trump, 3.220 chilo-metri di confinamento e 9 metri di altez-za, dove gli operai lavorano con giub-botti antiproiettile e solo una piccolaparte di circa mezzo milione di impreseedili di proprietà ispanica ha preso inconsiderazione l’appalto; se lo ha fatto, èstato (si giustificano) perché il lavoro èlavoro. Secondo la National Autono-mous University of Mexico, inoltre, lacostruzione del muro metterebbe a re-pentaglio la vita di 800 specie animaliautoctone, 180 delle quali già a serio ri-schio di estinzione. L’Italia sta a guarda-re indignata, ma la situazione, mutatismutandis, non è migliore. Il muro è unmuro psicologico, fondamentalmente.Lampedusa, porto di scarico degli scafi-

sti mediterranei et altera. Al sindaco delpiccolo comune siculo, Giusy Nicolini, èstato conferito il Premio UnescoHouphouet-Boigny sulla ricerca dellapace «per aver salvato la vita a numerosirifugiati e migranti e averli accolti condignità». L’accoglienza, come quella inun villaggio turistico, è una cosa; la va-canza un’altra. Gli immigrati giungonoin Italia e sono raccolti con quello che inun villaggio vacanze è un calice di pro-secco. Poi resta solo il secco: è l’iniziodi una vacanza tormentata, in un Paeseostile, perso, disorganizzato. Si configu-rano tutti gli estremi per un danno da va-canza rovinata. L’italiano li detesta per-ché vendono rose e cartine la sera, spac-ciano, lavano forzatamente i vetri al se-maforo, chiedono soldi sotto forma di ri-catto nei parcheggi e, quando va bene,dietro le quinte muovono le fila delle cu-cine di ristoranti italiani, giapponesi,francesi, pur non sapendo dove siano ilGiappone dei manga e la Francia dellanouvelle cuisine. Il «bangla» va anche dimoda quando può, e nei quartieri è spes-so accettato, considerato come un vec-chio conoscente, per due chiacchiere euna liquidazione veloce; pezzo di arreda-mento del rione, conduce una vita oscuradi cui nessuno sa nulla. Risuona il sem-preverde luogo comune: «Se ancora ven-dono rose dei cimiteri, qualcuno che lecompra ci sarà», e non sono i morti. Io,quella degli italiani, la chiamo ipocrisia.

Il procuratore della repubblica Carme-lo Zuccaro dà intanto indicazioni perconsentire un miglior controllo dell’atti-vità della navi Ong, mosso anche dall’e-videnza che alcune di esse spengono iltransponder per non farsi localizzare, epropone la presenza di ufficiali di poliziagiudiziaria su tali navi (non per control-larle, bensì per fare quei rilievi che ilpersonale delle Ong non è autorizzato acompiere), aggiungendo: le navi Ongnon dovrebbero battere la bandiera delloStato in cui sono varate e acquistate, maquella dello Stato in cui la Ong ha sede.Si muovono gli attivisti a difesa dei rifu-giati; spesso sono gli stessi che preten-dono il crocefisso appeso con il Cristomorto nelle aule di scuola dei propri fi-gli. Ma Dio è morto, per l’appunto.

Non è più una questione di de-stra o di sinistra, di cattolicesi-mo o burka, ammettiamolo:siamo terrorizzati dagli extra-comunitari. Dio è morto, Ma-zinga è morto. Ed è mortol’ambulante senegalese Ma-guette Niang, causa un infartodurante una corsa con la bustapiena di borse per sfuggire alblitz anti-abusivi dei vigili ro-mani, indagati poi per omici-dio colposo in un contesto po-litico che non tutela le zone dipregio. E mentre il Governo

parla di una legittima difesa notturna, se-condo cui è possibile utilizzare un’armada fuoco «di notte» e non di giorno;mentre Renzi, appena rinominato segre-tario del suo partito, fa un passo indietroviste le reazioni scaturite dall’approva-zione alla Camera di una norma illogica;mentre Matteo Salvini grida «vergo-gna!» e Silvio Berlusconi si oppone al-l’emendamento; mentre il capoverdianoEdson Tavares, già denunciato per mal-trattamenti, a Rimini sfregia per semprecon l’acido la fidanzata ventottenne Ges-sica Notaro, ex Miss Romagna; mentrein centro a Roma si consuma un amples-so in pieno giorno davanti la sede del ce-lebre palazzo occupato dell’ex Feder-consorzi, che attende lo sgombero da ol-tre tre anni e il cui proprietario continua,suo malgrado, a pagare le tasse; mentreaccade questo ed altro, si guarda al presi-dente Usa come a un detestevole marzia-no, perché ha elevato due muri, uno fisi-co, l’altro sanitario. Ed altri ne eleverà.

Continuo a credere ai cartoni animatianni 80. L’ordine può essere ripristinatosolo dai vecchi robot. I nuovi sono falla-ci: i social network non contengono unpilota, ma milioni di parole al vento. Pa-pa Bergoglio sprona all’accoglienza, ericeverà Trump in Vaticano il 24 maggio,poco prima del G7 di Taormina; saràquindi atteso da Sergio Mattarella. Di-chiara il tycoon: «La tolleranza è la pie-tra miliare della pace. Per questo sonoorgoglioso di fare uno storico annuncioquesta mattina, e condividere con voiche il mio primo viaggio all’estero comepresidente sarà in Arabia Saudita, poi inIsraele e poi in Vaticano a Roma». Leorigini tedesche possono metter paura,come anche la sua ricchezza (autopro-dotta attraverso i suoi stessi sforzi, quellidel padre Fred, quelli del nonno Friedri-ch, semplice barbiere immigrato negliStates). Sarà l’età, ma a me piace imma-ginare Donald guidare Mazinga comefaceva Tetsuya, rinchiuso in un robot diartiglieria pesante, pericolosa, ma chespesso salva la vita di un pilota insicuro.Il punto è: vogliamo essere un cavallo diTroia o un robot? Vogliamo aiutare o es-sere aiutati? Perché non si può avere tut-to: Mazinga ha la mente di Tetsuya matutto il resto fa da sé. ■

d i R O M I N A C I U F FA

CL’ITALIA ALLO SPECCHIO

L’ITALIA ALLO SPECCHIOSPECCHIO

ECONOMICO

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FFAA DDAA SSÉÉ

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✦ Ernesto Auci ✦ Giorgio Benvenuto✦ Pier Luigi Bersani✦ Luca Borgomeo✦ Alberto Brandani✦ Luciano Caglioti✦ Umberto Cairo ✦ Gildo Campesato ✦ Sergio M. Carbone✦ Nazzareno Cardinali✦ Domenico Casalino✦ Elio Catania✦ Marcello Clarich✦ Claudio Claudiani✦ Giovanni Contena✦ Cesare Cursi✦ Massimo D’Alema ✦ Sergio D’Antoni✦ Cesare De Piccoli✦ Maurizio de Tilla✦ Antonio Di Pietro✦ Massimiliano Dona✦ Piero Fassino✦ Cosimo Maria Ferri ✦ Silvio Garattini ✦ Federico Geremei✦ Lucio Ghia ✦ Pier F. Guarguaglini✦ Pietro Larizza✦ Luigi Locatelli✦ Alessandro Luciano✦ Antonio Marini

✦ Antonio Martusciello✦ Giulio Mazzocchi✦ Luigi Mazzella ✦ Alberto Mazzuca ✦ Vittorio Mele✦ Andrea Monorchio✦ Mario Morcone✦ Nerio Nesi✦ Michele Nones✦ Giuseppe Novelli✦ Ubaldo Pacella✦ Giancarlo Pagliarini ✦ Claudio Petruccioli✦ Bruno Piattelli✦ Nicoletta Picchio✦ Fabio Picciolini✦ Serena Purarelli✦ Carlo Salvatori✦ Enrico Santoro✦ Angelo Sanza✦ Enzo Savarese✦ Luigi Scimìa✦ Fabrizio Svalduz✦ Luigi Tivelli✦ Tiziano Treu✦ Lanfranco Turci✦ Adolfo Urso✦ Domenico B.Valentini✦ Mario Valducci✦ Francesco Verderami✦ Gustavo Visentini✦ Vincenzo Vita

H A N N O S C R I T T O P E RS P E C C H I O E C O N O M I C O

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VICTOR CIUFFAFondatore

Direzione, redazione, amministrazione, pubblicità:Roma: Via Rasella 139, 00187Tel. (06) 482.11.50 - 482.11.52 Telefax (06) 420.83.415e-mail: [email protected] www.victorciuffa.com

Direttore Marketing e ComunicazionePAOLA NARDELLA

L’opinionista politico: GIORGIO BENVENUTO

HA LA MENTE DI DONALD MA TUTTO IL RESTO FA DA SÉ«L’Italia allo Specchio» di Romina Ciuffa

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ROMINA CIUFFADirettore responsabile

ANNA MARIA CIUFFAEditore

Amministratore unico

GIOSETTA CIUFFADirettore Relazioni

esterne/istituzionali

INGEGNERIA DEI SISTEMI, I CIELI A PORTATA DI TECNOLOGIAl’azienda italiana è un punto di riferimentoAl World ATM Congress di Madrid l’azienda ha ricevuto unriconoscimento importante da parte del Single EuropeanSky Awards e presentato tre soluzioni all’avanguardia:Gnome, Dreams e il sistema radar «anti-drone» Observer

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NO ALL’EURO, SÌ AD UNA COMUNITAEUROPEA SOLO PER ENERGIA E AMBIENTEintervista all’economista Jean-Paul Fitoussi

COSIMO FERRI: L’AMBIENTE È UN TEMACHE DEVE UNIRE, E NON DIVIDEREintervista al sottosegretario alla Giustizia

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CARDINALE FRANCESCO MONTERISI:L’INCONTRO TRA FILOSOFIA E RELIGIONEquesto il tema nel primo «Profundius» di Anna Maria Ciuffa

STEFANO QUINTARELLI: LA RICETTAPER METTERE (QUASI) TUTTI D’ACCORDOintervista al pioniere nell’introduzione di Internet in Italia

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LA CONCORRENZA E IL CORAGGIO DI METTERSI IN GIOCOdi Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato

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GUIDO GEORGE LOMBARDI: IN VETTA ALLA TRUMPTOWER CON IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITIintervista all’imprenditore e politologo

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CARLO PONTECORVO: ACQUAFERRARELLE, UN DONO DELLA NATURAintervista al presidente e amministratore delegato

il personaggiodel mese 12

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16 LA POLITICA NON È PIÙ ITALIANA: ESSA SI CONNETTE GLOBALMENTEdi Franco Marini

LA POLITICA DI PRODI SEMBRA PIU AFFIDABILERISPETTO A QUELLA PERSONALISTICA DI RENZIdi Lanfranco Turci

19 ITALIA, UN SALOON DOVE IL COWBOY CHE HAVINTO LE PRIMARIE ORDINA CIÒ CHE VUOLEdi Francesco Storace

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22 LAICITÀ E FEDE: COMPRENDERSI È IL PUNTO DI PARTENZA PER L’INTERA SOCIETÀdell’opinionista Giorgio Benvenuto

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Mensile di economia,politica e attualità

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MAGGIO 2017

7SPECCHIOECONOMICO

Abbonamento: annuo 60 euro Copie arretrate: 12 euro

Conto corrente postale:n. 25789009

Registrazione: Tribunale di Romanumero 255 del 5 luglio 1982

Spedizione: abbonamento postale 45%Comma 20 lettera B art. 2 - Legge n. 662del 23/12/96 - Filiale di Roma

Tipografia: Futura GraficaVia Anicio Paolino 2100178 Roma

CIUFFA EDITORE

SALONE DELLA GIUSTIZIA. NON SOLO AVVOCATURA,MA ANCHE LOTTA AL TERRORISMOdi Lucio Ghia

LE PROPRIETÀ REALI. TENUTE,VILLE E CASTELLI DEI SAVOIAdi Victor Ciuffa dal Corriere della Sera di giovedì 24 marzo 1983

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GIOVANNA PINI: ECCO IL CENTRO NAZIONALECONTRO IL BULLISMO «BULLI STOP»intervista al presidente del Centro nazionale contro il bullismo

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www.specchioeconomico.com

ANTICIPO PENSIONISTICO VOLONTARIO: ECCOCOME FUNZIONA L’APE IN ATTESA DEL DECRETOdi Fabio Picciolini

L’AMICIZIA SI CONIUGA CON LA VIRTÙ, MA LA VIRTÙ E CONNESSA ALLA RESPONSABILITÀ di Maurizio De Tilla, presidente dell’ANAI

51INTERNET DELLE COSE: LE NUOVE INTERFACCE DELLA RIVOLUZIONE DIGITALEdi Fabrizio Padua

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SI RIUNISCE L’ASSEMBLEADEI DELEGATI ENASARCOBilancio consuntivo, codice etico, giovaniI risultati del bilancio consuntivo sono la prova più evidente della solidità finanziaria della Cassa e della sicurezza presente e futura delle pensioni e del welfaredegli agenti di commercio e dei consulenti finanziari

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69ITALIA, UN PAESE DI INDEBITATI:MA LA COLPA È ANCHE DEL FISCOdi Massimiliano Dona, presidente dell’UNC

IL SISTEMA È FRENATO DAL FISCO, CHE È PRIVO DI UNA LOGICA ENERGETICAintervista a Carlo Bollino, presidente dell’AIEE

ENERGIA, UNA SFIDASULLA CRESTA DELLE «ONDE»di Ubaldo Pacella

POLICLINICO SANT’ORSOLA DI BOLOGNAMODELLO «VERDE» DI EFFICIENZAgrazie a Manutencoop Facility Management

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ANDREA BORAGNO: LA SOSTENIBILITÀCOME VALORE AL DI LÀ DEI COSTI intervista al presidente e ad di Alcantara

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70AFFARI & CULTURA.MOSTRE, PRESENTAZIONI, AVVENIMENTIpiccolo viaggio tra opere d’arte in tutta Italia

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DA CHERNOBYL AD ORA L’ESPLOSIONEDELL’INTEGRALISMO AMBIENTALISTAintervista a Davide Tabarelli, presidente di Nomisma

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donald trump visto dalla trump tower

GUIDO GEORGE LOMBARDI:IN VETTA ALLA TRUMP TOWER

CON IL PRESIDENTE USA

rump sì, Trump no. Bombe ed economia. Siamo difronte ad una nuova era, che sembrerebbe minaccio-sa. Ma se ha vinto il repubblicano, emblema del-l’imprenditorialismo e dell’americano medio - nonrappresentato da New York e dalle altre grandi me-tropoli, eppure votato ampiamente da tutto il resto

degli Stati (uniti?) americani - una ragione ci sarà. La spiega aSpecchio Economico Guido George Lombardi, secondo cui ilmuro all’immigrazione clandestina «non è uno strumento razzia-le ma un freno all’impoverimento dell’America». Lombardi abi-ta nella Trump Tower e ha curato, per la campagna elettoralevincente, i social media non ufficiali (gestisce oltre 500 gruppipubblici di amici e simpatizzanti per Trump), legato all’attualepresidente in primo luogo da una relazione d’amicizia e, dunque,dotato di un punto di vista differente, frontale, che gli deriva an-che dalla sua storia personale: a contatto con personaggi quali ilDalai Lama ed i Clinton, scrittore, immobiliarista a New York,politologo. «Il mio amico Trump è in vetta, in un’attico di trepiani per la precisione: io vivo molto più sotto».

Domanda. Quali sono le tappe che si sono succedute perarrivare al clima di tensione che si è creato tra gli Stati Unitie la Corea del Nord? E quali saranno le conseguenze?

Risposta. La situazione in Corea è stata preparata a tavolinogià giorni prima dell’incontro in Florida tra Trump e Xi Jinping,poi è stata rivista e approvata dai due presidenti durante il loroincontro in Florida. La prossima fase avrà ad oggetto un’opera-zione economica e non bellica, per isolare economicamente laCorea del Nord, ma il risultato deve essere diplomatico. Siamoarrivati a questo punto perché, quando il presidente Trump si èincontrato con il presidente cinese Xi Jinping a Mar-a-Lago, inFlorida, c’è stata una preparazione intensa da tutte e due le parti,cinese e americana: secondo le fonti ufficiali, durante la cena ilpresidente Trump ha informato Xi Jinping del bombardamentoin Siria, ma la decisione relativa era già stata presa. Nello stessomodo sono state date dieci ore di preavviso ai russi per dar loro

T

«Ilmio rapporto con Trump è comin-ciato quando ho acquistato degliappartamenti nella Trump Tower,

e si è intensificato nel 1992 quando lui hacomprato casa a Palm Beach, dove abita-vo. In seguito, ha trasformato questa casain un club, Mar-a-lago, e ne sono diventatosocio. Da allora ci siamo visti spesso. Conla sua elezione, il popolo americano ha vo-luto stravolgere gli schemi tradizionali delpolitically correct scegliendo per la WhiteHouse un uomo che viene dal mondo del-l’imprenditoria. Fino ad ora le premessedi questa scelta sono state premianti»

a cura di ANNA MARIA CIUFFA

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modo di evacuare la zona da bombarda-re. È probabile che anche ai cinesi siastato dato il medesimo preavviso, dun-que la Cina era a conoscenza dei pro-grammi in Siria. Dopo la partenza delpresidente cinese dalla Florida, Trumpha inviato un contrordine alla flotta ame-ricana che stava andando in Australia;poi ha ordinato di dirigersi nella penisolacoreana, mentre la Cina interrompeva gliscambi commerciali: dal momento delblocco navale degli Stati Uniti e delblocco cinese all’acquisto del carbone ealla vendita del petrolio, la Corea delNord non ha nessuna alternativa per ve-nire a patti. Non si tratta di un’azionebellica, ma di un’azione economicastudiata a tavolino dagli esperti cinesied americani, messa a punto dai duepresidenti prima e dopo gli incontri.

D. Come ha conosciuto Trump?R. Il mio rapporto con Trump è comin-

ciato quando ho acquistato degli apparta-menti nella Trump Tower, e si è intensifi-cato nel 1992 quando lui ha compratocasa a Palm Beach, dove abitavo. Dopoha trasformato questa casa in un club,Mar-a-lago, che sarebbe Mare e Lago, eio ne sono diventato socio. Da quel mo-mento in poi ci siamo visti spesso, anchein cene di beneficienza e politiche.

D. Ha curato la campagna elettoraledi Trump?

R. Non ufficialmente. Ero membrodella campagna elettorale e mi sono oc-cupato volontariamente dei social medianon ufficiali. Ho gestito diversi gruppi suFacebook di cosiddetti «elettori ombra».Sono stati proprio questi voti ombra chehanno permesso a Trump di conquistarela Casa Bianca. Ho fondato l’associazio-ne «Citizen for Trump» che ha reclutatovolontari e attivisti per la campagna pre-sidenziale con l’obiettivo di far diventarevirale tutto ciò che sui social network ri-guardasse Trump. Su Facebook in parti-colare gestisco ancora oltre 500 gruppipubblici di amici e simpatizzanti perTrump e ogni gruppo a sua volta ha unosvariato numero di followers. Si va dai«Cristiani per Trump» alle «Donne perTrump», dai «Siciliani per Trump» finoai «Motociclisti per Trump».

D. Conosce il presidente Trump dapiù di vent’anni e conosce bene sia l’e-conomia americana che quella euro-pea. Secondo lei, quali sono le conse-guenze economiche dell’amministra-zione Trump?

R. I risultati tangibili che si sono veri-ficatisi fin dai primissimi giorni dopo lastrepitosa vincita di Trump sono statiun’elevata crescita dell’ottimismo daparte dei consumatori, e cioè del popoloamericano. L’economia reale, così comela Borsa statunitense, sono stati protago-nisti di un’ascesa significativa che haportato a un conseguente aumento dei

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posti di lavoro. Dopo i vari proclami delpresidente Trump, c’è stato un cambia-mento immediato che ha portato granparte della comunità finanziaria adesser fiduciosa nelle parole del nuovopresidente poiché, a differenza delleamministrazioni precedenti, tali parolesi sono concretizzate.

D. Ciò è stato possibile perché lui èpiù un imprenditore che un politico?

R. Esattamente. Il momento storicoche stiamo vivendo è particolare ed è se-gnato da un crollo totale nella fiduciadei politici di professione. Anche nei va-ri Paesi europei c’è un sentimento discetticismo e diffidenza nei confrontidell’élite politica che si tramanda gli in-carichi negli anni in una sorta di «poltro-nismo», spesso anche cambiando il co-lore della casacca. Il popolo americanoha scelto di stravolgere gli schemi tra-dizionali del politically correct eleg-gendo come presidente un uomo cheviene dal mondo dell’imprenditoria, efino ad ora le premesse di questa sceltasono state premianti.

D. Quali potrebbero essere le con-seguenze negli Usa, in Europa e inItalia della politica di Trump?

R. La prima conseguenza tangibile ri-guarda l’Inghilterra, un Paese molto vi-cino agli Stati Uniti sia politicamenteche culturalmente, dove l’economia e imercati, dopo un periodo di stallo e so-

prattutto dopo l’elezione di Trump, sisono ripresi in modo significativo. Cosache invece non si è verificata ancora ne-gli altri Paesi europei probabilmenteperché i media tradizionali, supporta-ti dalla classe politica, ostentano unostracismo ingiustificato nei confron-ti di Trump. Io spero solamente checon l’elezione di Marie Le Pen al Palaz-zo dell’Eliseo e di risultati analoghi ne-gli altri Paesi europei, questo muro diomertà e di collusione tra politici e certimedia tradizionali possa crollare per farposto a figure nuove e fuori dagli sche-mi, come può essere per esempio unGrillo con il suo Movimento 5 Stelle, oun nuovo rivoluzionario PDL.

D. Pensa che un imprenditore possasostituire un politico? Cosa è cambia-to nella mentalità degli americani an-che con l’avvento dei social network?

R. Tempo fa sarebbe stato un impedi-mento e sicuramente avrebbe rallentatol’ascesa di qualsiasi imprenditore chevolesse «buttarsi» in politica; ma d’altraparte, con l’avvento di Internet e dellacomunicazione di massa tramite i socialnetwork, si è sviluppata una sorta di«democrazia dei social media» un po’come quella che cerca di fare BeppeGrillo, e oggi ogni cittadino ha la possi-bilità di esprimere la propria opinionecome, per esempio, di raccogliere mi-gliaia di firme per una petizione. Con

Guido G.Lombardi con Donalde Melania Trump. Sotto, insieme a Tiffany Trump, figlia dell’attuale presidenteUsa e della sua seconda moglie Marla Maples

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europea: come vede una possibileuscita dall’euro?

R. Abbandonare la moneta unica eu-ropea sarebbe un fattore positivo, men-tre uscire dall’Unione non avrebbe effet-ti positivi né negativi. I politici nostranihanno praticamente venduto l’econo-mia italiana ai burocrati di Bruxellese di Strasburgo andando contro l’inte-resse nazionale per salvaguardare gliinteressi di altre nazioni, e questa è

una delle ragioni per cui Trump nonha stretto la mano ad Angela Merkel.Uscire dall’euro in questo momento par-ticolare sarebbe positivo poiché si da-rebbe la possibilità ad ogni singola na-zione di gestire le proprie strategie mo-netarie e finanziarie. I media asserviti alpotere griderebbero allo sfacelo più tota-le e alla fine del mondo, ma il giornodopo l’economia ripartirebbe in ma-niera significativa per il bene di tuttoil Paese.

D. Cosa pensa Trump dell’Italia?R. Trump è stato sempre un appas-

sionato del made in Italy, dai prodottigastronomici all’alta moda, dalla cine-matografia alla grande cultura e tradi-zione. È soprattutto cosciente della for-za economica e finanziaria dell’Italia:non dimentichiamoci che fino a pocotempo fa il nostro Paese era probabil-mente una delle prime nazioni in ambi-to economico a livello mondiale.

D. Cosa pensa del Movimento 5Stelle di Grillo?

R. Penso che tra tutti i movimenti checi sono in Europa, insieme a quello diMarine Le Pen, il M5S rompe gli schemitradizionali. Quello che la maggior partedell’opinione pubblica non sa, seguendo

l’arrivo di tali tecnologie stiamo vi-vendo un cambio completo e radicaleinsito non nella politica, ma nel mododi fare politica; e quindi salgono alleluci della ribalta personaggi avvezzi al-l’uso di queste tecnologie. Avere unaformazione «politichese» al giornod’oggi non è un fattore imprescindibileper avere una carriera politica.

D. Questo accade forse perché i cit-tadini vogliono che il proprio Paesesia simile a un’impresa, perché il po-litico deve aiutare l’economia, nondeve fare solo politica.

R. Non sono i politici che generano laricchezza di un Paese, ma gli imprendito-ri. I politici conoscono benissimo il mo-do di spendere i soldi, non il modo diprodurli. Dobbiamo rivalutare l’impren-ditoria, fare una crociata per convincere imedia tradizionali a dichiarare che «im-prenditoria» non è una parola sporca,bensì sinonimo di ricchezza e posti di la-voro, costituisce la base economica sucui si costruiscono le fondamenta di unPaese.

D. Quali sono le relazioni tra l’Ame-rica di Donald Trump e la Russia diVladimir Putin?

R. La Russia di Putin rappresenta uncaso singolare; mentre la Cina sta fa-cendo passi da gigante soprattutto nelcampo economico e nel settore impren-ditoriale, dando piena libertà di movi-mento ai propri impresari, la Russia hanegato tale indipendenza e, nonostantele enormi potenzialità e le grandi risor-se possedute, è una nazione che sta per-dendo gradualmente ricchezza con laconseguente stagnazione dell’impren-ditoria. L’America di Trump vuoleaiutare la Russia di Putin, magari cer-cando di togliere le sanzioni che da an-ni ormai l’affliggono, ma desidera an-che sostenerla in modo che dia ai suoiimprenditori, e a potenziali investitoristranieri, libertà d’azione.

D. In America, come in Italia, c’è ilpotere forte della magistratura?

R. Certo, e tale potere ha cominciatoa prendere il sopravvento sotto la presi-denza di Bill Clinton il quale ha trasfor-mato il potere giudiziario, che è lospecchio di un diritto sacrosanto, in unpotereo avulso dagli altri due, l’esecuti-vo e il legislativo, creando un sistemain grado di indagare qualsiasi politico,coinvolgendo soprattutto coloro che so-no avversi a certe correnti.

D. E questo cambierà con Trump?R. L’attuale presidente sta cercando di

cambiare i magistrati. Il Partito demo-cratico non è d’accordo, ma non si rendeconto che sta facendo il gioco di giudicile cui decisioni potrebbero un giorno ri-cadere anche sui suoi stessi componenti.

D. Conosce abbastanza bene i puntiforti e deboli dell’economia italiana ed

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la stampa tradizionale, è che circa il 35per cento dell’elettorato della franceseLe Pen è di sinistra, ossia elettori chehanno la tessera del Partito comunista,che non solo votano per lei ma sono atti-vi e si dedicano volontariamente a far sìche diventi il prossimo presidente inFrancia. Di tutto questo la sinistra è alcorrente, ma tace. Non esistono più, og-gi, la «destra» e la «sinistra», c’è una to-tale ristrutturazione nel panorama politi-

co, con l’elitismo di una vecchia classepolitica che si scambia le poltrone. Allabase di questi movimenti di protesta c’èil popolo, e adesso è in atto una «picco-la» rivoluzione.

D. Farebbe una campagna elettoraleper Grillo?

R. Se me lo chiedesse probabilmentesì. Ma forse anche per Silvio Berlusconi.

D. Che cosa pensa della politica ita-liana rispetto a quella Usa?

R. Quello che è importante capire èche in Usa c’è un’etica «protestante»del lavoro, dove chi si comporta benecon conseguenti guadagni viene pre-miato, mentre in Italia c’è un’etica dellavoro «cattolica» e discretamente co-munista, nel senso chi nella vita haguadagnato molto è quasi sempre con-siderato un «corrotto». Purtroppo que-sta visione distorta ha fatto sì che moltebrave persone non si siano mai dedicatecompletamente al’impreditoria e alla fi-nanza. Speriamo che il cambio epocaleche stiamo vivendo veda una evoluzioneanche del modo di affrontare le realtàquotidiane, dando maggiore voce al po-polo nella politica, nell’economia reale e,perché no, nel nostro rapporto con ilprossimo e con il Padre eterno. ■

Con Marine Le Pen

Con Bill Clinton

Lombardi mentre dona a Papa Giovanni Paolo II un suo libro

donald trump visto dalla trump tower

A casa di Guido Lombardi alcuni ospiti tra cui Donald Trump e Roberto Maroni

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mercato italiano delle acqueminerali, che si colloca al ter-zo posto tra i consumatorimondiali, è senza dubbio

affollato ma garantisce di sceglieresempre tra acque di ottima qualità;per i consumatori, infatti, bere un’ac-qua minerale è sinonimo di garanzia.Tra le acque minerali, Ferrarelle sicontraddistingue per la propria effer-vescenza naturale che le conferisceun profilo organolettico unico e unacombinazione di sali minerali chefanno bene al corpo e all’organismo.

La sua effervescenza, infatti, è an-ch’essa una garanzia poiché è l’unicaacqua a poter vantare la certificazio-ne dell’ente indipendente SGS cheattesta la provenienza e la formazio-ne naturale proprio delle sue in-confondibili «bollicine», frutto esclu-sivamente della natura. Dunque, findal 1893 Ferrarelle è l’effervescentenaturale per eccellenza. Ne parla aSpecchio Economico Carlo Pontecor-vo, dal 2005 al timone dell’aziendache ha riportato in Italia questo stori-co marchio, vero e proprio simbolodel made in Italy nel mondo, presen-te nella vita e sulla tavola degli italia-ni da diverse generazioni.

Domanda. Quali sono i punti diforza e le peculiarità di Ferrarelle inun mercato agguerrito come quellodelle acque minerali?

Risposta. Sono essenzialmentedue: l’unicità del prodotto e il mar-chio. L’unicità in virtù della sua ori-gine protetta e incontaminata, i bene-fici salutistici per il consumatore, isali minerali disciolti nell’acqua -preziosi alleati sia per il benesserequotidiano che per la prevenzione dialcune patologie - le bollicine natura-li e la riduzione sull’impatto ambien-tale dei processi produttivi e dei pro-dotti immessi sul mercato attraversoattività di ricerca, di controlli qualitàe di salvaguardia delle sorgenti natu-rali e del territorio circostante. La ca-ratteristica che ha reso famosa l’ac-

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CCAARRLLOO PPOONNTTEECCOORRVVOO:: FFEERRRRAARREELLLLEE,, UUNN DDOONNOO DDEELLLLAA NNAATTUURRAA CCHHEE DDAAGGEENNEERRAAZZIIOONNII DDIISSSSEETTAA GGLLII IITTAALLIIAANNIIil pers naggio

del mese

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qua Ferrarelle è la sua effervescenzanaturale, che si genera grazie al per-corso sotterraneo che l’acqua compieattraverso le rocce vulcaniche di Roc-camonfina e rocce carbonatiche diMonte Maggiore. Oltre all’unicità delprodotto, il nostro marchio ha unapropria notorietà poiché è sinonimodi garanzia e qualità essendo capofi-la nel proprio segmento: infatti Fer-rarelle ha fondato l’intera categoria,prima effervescente naturale ad es-sersi imposta sul mercato, nel lonta-no 1893.

D. Come avvengono i controlli al-le fonti e nella fase di imbottiglia-mento?

R. Per tutelare la qualità dell’acquae il livello della falda, attraverso dei«pozzi spia» vengono effettuati con-trolli analitici accurati del sottosuolo,

verificando il bilancio idrogeologicodell’acqua minerale e gestendo at-tentamente l’emungimento dalle sor-genti per soddisfare le esigenze pro-duttive senza avere acque in esube-ro. Queste attività permettono nonsolo di tutelare la falda acquifera, maanche di mantenere inalterato l’equi-librio tra sali minerali ed effervescen-za, indispensabile per garantire lamassima qualità della risorsa. Grazieai 615 controlli di qualità eseguitiquotidianamente nei laboratori e nel-le falde e alle diverse certificazioni diqualità e di sicurezza, le acque mine-rali Ferrarelle sono garantite per es-sere uniche e speciali. Abbiamo rea-lizzato una radicale ristrutturazionedi tutti gli impianti industriali dellafiliera di imbottigliamento negli sta-bilimenti di Riardo e Boario, a fronte

a cura diALFIO PAOLANGELI

Carlo Pontecorvo, presidente e amministratore delegato di Ferrarelle SpA

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di cospicui investimenti, per rag-giungere il più alto livello di stan-dard qualitativi d’eccellenza lavo-rando nell’ambito della qualità, dellasicurezza e della sostenibilità am-bientale.

D. «Liscia, gassata o Ferrarelle?» èuno degli slogan per i quali è ricor-data la vostra azienda. È ancora cosìo le abitudini di consumo stannocambiando? Dalle vostre ricerche dimercato, qual è il profilo del consu-matore di Ferrarelle?

R. Circa L’81 per cento degli italia-ni beve acqua minerale e il nostroPaese è il terzo consumatore nelmondo, e il primo in Europa; questosignifica che i comportamenti di con-sumo e le attitudini nei confronti del-le acque minerali si stanno evolven-do poiché emerge un atteggiamentopiù informato del consumatore che,rispetto al passato, motiva le decisio-ni in tema di idratazione in modo piùconsapevole e salutare, non soloesclusivamente in funzione del prez-zo. Ferrarelle ha una composizioneorganolettica unica, un litro d’acquacontiene il 40 per cento del fabbiso-gno giornaliero di calcio, importanteper mantenere sana la massa ossea; ilcalcio insieme al bicarbonato e all’a-nidride carbonica ha anche un’in-fluenza positiva sulla digestione.Inoltre contiene potassio, magnesio,silice e fluoro, elementi utili per il be-nessere quotidiano di tutto il corpo.Il nostro slogan quindi è effettiva-mente ancora valido poiché Ferrarel-le nasce come «terza via» dell’acquaminerale non essendo né liscia, négassata, ma «Ferrarelle», e noi siamoleader in questo specifico settore, findal 1893.

D. Quanto è diffusa Ferrarellefuori dai confini nazionali?

R. Il concetto che noi oggi voglia-mo esportare è quello di un consu-

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basciata italiana in Israele. In Cina,invece, abbiamo individuato unpartner e siamo in attesa di siglaregli accordi per ampliare la rete di-stributiva. Quello cinese per noi è unmercato molto interessante, vistoche un’acqua come Ferrarelle vieneconsiderata un soft drink e potrebbecontare su un bacino enorme.

D. Qualche dato: fatturato 2016,stabilimenti, numero di dipendenti.

R. Il risultato approvato dal Consi-glio di amministrazione è di 137 mi-lioni di euro, in crescita del 6-7 percento rispetto al fatturato dell’annoprecedente. La società conta circa350 dipendenti dislocati su tre sitistrategici, due dei quali sono unitàdi imbottigliamento: Riardo (Caser-ta), centro amministrativo ed opera-tivo dove si trova anche il Parco Sor-genti patrocinato dal Fondo Am-biente Italiano che custodisce le fon-ti di Ferrarelle, Santagata e Natía;Darfo Boario Terme (Brescia), culladelle fonti Boario, Vitasnella e FonteEssenziale; e Milano, sede delle dire-zioni commerciale, marketing e co-

SPECCHIOECONOMICO

mo «intelligente» di un prodotto cheabbia le nostre peculiarità, poichéanche all’estero i consumatori vo-gliono un prodotto con determinatecaratteristiche, uniche come le no-stre. Nel mercato internazionale ilGruppo opera già in oltre 40 Paesi,sia europei che extraeuropei, in cui ilmarchio è abbastanza noto. I risulta-ti più significativi si riscontrano nelRegno Unito, in Russia, a Malta, inFrancia; negli Stati Uniti il marchiocomincia a riscuotere successo anchese i volumi sono più contenuti poi-ché ci rivolgiamo quasi esclusiva-mente nel segmento del «fuori casa»come, horeca, top hotel e ristoranti.Inoltre stiamo valutando la possibi-lità di concludere accordi e collabo-razioni per potenziare ulteriormentel’export; in Israele, ad esempio, perla festa della Repubblica del 2 giu-gno, Ferrarelle sarà l’acqua ufficialedell’ambasciata italiana. Per l’occa-sione abbiamo ideato una versionespeciale della «Platinum», la nostrabottiglia top di gamma, e saremopresenti in tutte le iniziative dell’am-

Imbottigliamento dell’acqua Ferrarelle

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municazione. Inoltre, a breve saràattivo il nuovo impianto di produ-zione di preforme in Pet riciclato nelComune di Presenzano (Caserta); lebottiglie provenienti dalla raccoltadifferenziata saranno prima selezio-nate, macinate, lavate e sarà loroconferito un grado alimentare pari aquello della materia prima vergine,per poi dar vita a nuove preforme, lostato embrionale dei contenitori pri-ma di diventare bottiglie attraversola soffiatura industriale, che avverrànegli stabilimenti di Riardo e di Boa-rio. L’impianto sarà dotato delle piùmoderne tecnologie industriali inmateria di riduzione del consumoenergetico. Grazie a questo investi-mento, si doterà inoltre lo stabili-mento di Riardo di un sistema di au-tomatizzazione della logistica e diuna nuova linea di imbottigliamentoPet. Promuovendo la cultura del ri-ciclo e della raccolta differenziata,questo progetto è un nuovo tasselloche Ferrarelle aggiunge con orgoglioal proprio piano di sostenibilità am-bientale, avviato in modo concretonel 2009 con l’installazione di ungrande impianto fotovoltaico. Nelnuovo impianto di produzione sa-ranno inoltre impiegati circa quaran-ta nuovi addetti, e l’azienda è parti-colarmente orgogliosa di poter offri-re al suo territorio d’origine unanuova, importante, opportunità disviluppo.

R. La vostra azienda è molto attivanel campo della responsabilità so-ciale. Da che cosa nasce questa sen-sibilità?

D. Il rispetto dell’ambiente e la ri-duzione dell’impatto delle attivitàindustriali sono priorità assolute perFerrarelle. Questo per due motivi:l’inderogabile impegno etico verso lacollettività e il costante mantenimen-

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to della protezione naturale delle fal-de e della purezza delle acque imbot-tigliate. Valori che muovono da un’i-dea di sviluppo duraturo e sostenibi-le, basato sulla volontà di ricercaresempre la qualità più alta in ogni am-bito di azione e verso ogni interlocu-tore. Ferrarelle da sempre mette inatto rigorosi criteri aziendali per ilmantenimento e la salvaguardia del-la naturalità e delle proprietà checontraddistinguono le sue acque mi-nerali con l’obiettivo di preservarenel tempo la qualità e la disponibilitàdella risorsa. Il rispetto per l’ambien-te non è però la sola dimensione checaratterizza la sostenibilità di Ferra-relle che, oltre alla protezione dellerisorse naturali, è molto attenta allericadute economiche e agli effetti so-ciali delle proprie attività.

D. Su quali progetti siete mag-giormente impegnati?

R. Ferrarelle è un’azienda impe-gnata in numerosi progetti culturalie filantropici in maniera sistematicae proattiva. Si tratta di attività ad ele-vato impatto sociale a cui l’impresadevolve risorse finanziarie e nellequali è direttamente coinvolta, ap-portando competenze, relazioni e vi-sibilità. Le iniziative più rilevanti ri-guardano Fondazione Telethon, ilFondo Ambiente Italiano che Ferra-relle sostiene dal 2006, il Teatro allaScala, il Premio Malaparte, la colla-borazione con la Fondazione Foqusper la riqualificazione dei QuartieriSpagnoli di Napoli e la Bologna Bu-siness School; in tutti questi casi, Fer-rarelle interviene in vario modo nellavita delle organizzazioni partner or-ganizzando eventi, intervenendo aincontri scientifici e divulgativi,svolgendo anche un ruolo attivo dinetworking. Emergono dunque due

Il Parco Sorgenti Ferrarelle

La Masseria Mozzi nel Parco delle Sorgenti Ferrarelle

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dimensioni, collegate da un unicospirito imprenditoriale: quella filan-tropica e quella manageriale, in cuil’impresa persegue le proprie finalitàistituzionali di generazione di valore,nel rispetto di valori che rendono so-stenibile il business e contempora-neamente presta attenzione ai biso-gni del contesto ambientale in cuiopera. Tutte le attività che realizzia-mo in questo ambito sono inoltreconfluite nel nostro primo Bilancio diSostenibilità, che è anche il primodell’intero comparto acque minerali.

D. Cos’è il Parco Sorgenti Ferra-relle?

R. L’attenzione e il rispetto per lerisorse naturali sono da sempre trale principali priorità del Gruppo Fer-rarelle e la responsabilità verso laterra che ci ospita si traduce in unimpegno quotidiano verso la collet-tività. Per tali motivi Ferrarelle è sta-ta la prima azienda ad aver messo adisposizione 135 ettari del propriopatrimonio ambientale e culturale -di cui 88 adibiti a coltivazione biolo-gica - al servizio di un importanteprogetto di valorizzazione e riquali-ficazione del territorio insieme alFAI - Fondo Ambiente Italiano, cheha portato alla nascita del Parco Sor-genti Ferrarelle di Riardo. Il Parcocostituisce l’ampia area verde checustodisce le fonti delle acque mine-rali Ferrarelle, Santagata e Natía; ilFai ha accolto l’invito di Ferrarelle direndere questo suo patrimonio natu-rale oggetto di un piano di valoriz-zazione culturale e paesaggistico fi-nalizzato non solo alla tutela dellarisorsa idrominerale e del territorioda cui essa ha origine, ma anche al-l’incentivazione dell’interesse collet-tivo nei confronti della «risorsa ac-qua». Le attività di valorizzazionedel Parco sono di tipo vegetazionale,agricolo e architettonico. Inoltre al-l’interno del Parco c’è l’azienda agri-cola Masseria delle Sorgenti che siprende cura delle colture e produceolio extravergine d’oliva, miele bio-logico, pasta artigianale; prodottid’eccellenza pensati per un’alimen-tazione sana, frutto dell’amore per lecose semplici e genuine.

D. Gli italiani sono tra i maggioriconsumatori al mondo di acqua inbottiglia, però il business delle mi-nerali è molto contestato anche nelnostro Paese. È un aspetto che tene-te in considerazione?

R. Spesso, e da più parti, subiamodegli attacchi ma noi ci difendiamosostenendo la verità, cioè che le ac-que minerali sono qualcosa di diver-so da tutte le altre acque perché è unpatrimonio che ci viene dato dallanatura e che noi valorizziamo attra-verso l’emungimento delle falde ac-quifere per il quale paghiamo oneri

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concessori che sono quelli previstidalla legge. Ci sarà pure una ragioneper la quale l’Italia è il Paese con ilpiù grande consumo di acqua mine-rale pro capite, e probabilmente stanella qualità, nella sua fruibilità e nelfatto che ha una serie di benefici. Noisappiamo perfettamente di essere alcentro dell’attenzione ma rispondia-mo con la qualità, e il nostro clienteci privilegia proprio per questo.

D. Ferrarelle ha ricevuto numero-se certificazioni di qualità, sia diprodotto che aziendali. Come si co-niuga il fare impresa con la coscien-za ambientale?

R. Io non saprei fare impresa senzatenere d’occhio l’ambiente. Grazie ai615 controlli di qualità eseguiti quo-tidianamente e alle innumerevolicertificazioni di qualità e di sicurez-

L’interno della Masseria Mozzi

L’ingresso del Parco Sorgenti Ferrarelle

za alimentare che vengono aggiorna-te e rinnovate ogni anno, l’acqua mi-nerale Ferrarelle è controllata per es-sere unica e per garantire il rispettodel requisito normativo di definizio-ne «effervescente naturale».

D. Quali sono i progetti futuridell’azienda?

R. Sostanzialmente sono progettidi crescita interna. Nel maggio del2015 abbiamo lanciato un marchionuovo dal nome «Fonte Essenziale»,l’acqua minerale Antica Fonte chescaturisce dalle Terme di Boario. Po-vera di sodio e ricca di solfati e ma-gnesio, le sue proprietà sono state ri-conosciute dal ministero della Salutecon due appositi decreti: il primo at-testa che Fonte Essenziale può avereeffetti lassativi e diuretici ed esercita-re un’azione favorevole sulle funzio-ni epatobiliari del fegato; il secondoriconosce che per riscontrare unabuona efficacia del prodotto è oppor-tuno assumere due bicchieri ognigiorno, a temperatura ambiente, pre-feribilmente la mattina a digiuno,prima della colazione, ed è l’unicaacqua minerale in Italia che porta leindicazioni di consumo in etichetta.È distribuita in tutta Italia nel canalemoderno nel formato da 1 litro, posi-zionandosi tra le «acque funzionali»,e nel canale farmacie con un formatodedicato da 400 millilitri, e stiamoanche pensando a un progetto perl’export. Inoltre i risultati del 2016 cidicono che l’azienda ha una posizio-ne finanziaria solida, e questo ci met-te nelle condizione di aspirare a faredelle acquisizioni su prodotti e mar-chi di eccellenza. Oggi Ferrarelle ge-stisce, amministra e protegge un pa-trimonio naturale carico di tradizionie biodiversità e le nostre acque mine-rali rappresentano il veicolo di valo-rizzazione di una cultura d’impresaalimentare italiana nel mondo. ■

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ancora da agguantare - tutto questo nonpoteva non riguardare anche la politica,le sue forme, i suoi contenuti ed i suoiprotagonisti.

Penso che l’eccezionalità italiana,quel mix cioè di condizioni politiche (lapresenza del più forte partito comunistad’Europa fuori dall’area di governo maben radicato nell’amministrazione loca-le, nei corpi sociali, nell’universo cultu-rale), condizioni economiche (la tra-sformazione a cavallo tra gli anni 50 e60 da Paese agricolo a nazione tra le piùindustrializzate, un sistema fiscale po-roso e in perenne affanno) e di organiz-zazione della spesa e dell’amministra-zione pubblica non certo al passo con losviluppo dell’economia e dell’inseri-mento nel circuito internazionale, que-sta eccezionalità, dunque, non sia piùattribuibile alla situazione italiana.

Lo testimonia, credo, il fatto che ilnostro Paese si misura con problemi,difficoltà e opportunità che sono riscon-trabili con caratteristiche più o menoidentiche altrove fuori dai nostri confi-ni. Al di là degli aspetti settoriali, unodegli elementi che ha contribuito a li-vellare distanze e differenze, ancorauna volta come conseguenza dellaglobalizzazione, è la riduzione del«potere degli Stati», alle prese più chealtro con la gestione degli effetti discelte e decisioni assunte «altrove»,comunque fuori dalle istituzioni solita-mente insediate nelle proprie capitali, inmateria di politiche monetarie e fiscali,commerciali e energetiche, industriali ecreditizie.

Certo non sono stati annullati i distac-chi tra Stati, le disparità tra Paesi coneconomie e istituzioni tradizionalmentesolide e gli altri ma la riduzione degli

ILdiffuso interesse per gli eventipolitici internazionali, da ultimoil primo turno delle presidenziali

francesi domenica 23 aprile, può aiutarea inoltrarsi in una riflessione su comesia cambiata la politica (anche) in Italiatra la fine del secolo scorso ed il primoquindicennio del nuovo millennio. Perrestare alle elezioni d’Oltralpe, il suc-cesso di Emmanuel Macron o di Ma-rine Le Pen non è avvertito più come«fatto loro», un test dei francesi a cuiguardare con più o meno curiosità esimpatia per l’uno o l’altro dei candi-dati, quanto un elemento di un qua-dro più generale dentro cui troviamoposto anche noi insieme al resto d’Eu-ropa, e non solo. Era già accaduto conil referendum per l’uscita del RegnoUnito dall’Unione Europea a giugno del2016, la Brexit, con l’imprevedibile in-gresso di Donald Trump alla Casa Bian-ca a novembre e, in qualche modo, conle presidenziali austriache o le politichein Olanda di marzo.

Piaccia o meno, soprattutto ai sosteni-tori delle tesi «sovraniste» ed ai tifosi dirinnovate pulsioni nazionaliste, l’inter-relazione tra società, economie, politi-che sociali fiscali monetarie, decisioninel campo dell’istruzione come dellalotta al cambiamento climatico, nelcampo dell’energia come dei flussi mi-gratori, è tanto avanzata che diventa ar-duo rintracciare fatti e comportamentiche si verificano ad una latitudine senzache questi destino conseguenze in altrearee geografiche. È la globalizzazione.È la caduta dei muri, dopo e accanto al-la caduta del Muro nell’89, che con lemerci e la finanza ha aperto porte e fi-nestre alla circolazione di persone, noti-zie, costumi. È, anche, la rivoluzione diinternet e della rete che tutto rende con-temporaneamente fruibile ad est come aovest, a sud come a nord, a Madrid co-me a Roma, a Bucarest come a Pechinoad Ankara o Boston. Siamo tutti con-nessi e online. E lo sviluppo esponen-ziale delle applicazioni promette un fu-turo prossimo ancora più intrecciatodelle vite delle persone e degli Stati.

Naturalmente accade anche per la po-litica. Le piccole patrie, a mio modo divedere, non esistono più nemmeno sulfronte dell’azione politica e dei soggettipolitici. Non sto parlando di una sorta dinuovo internazionalismo né del pesodelle cosiddette famiglie politiche: daiconservatori ai progressisti, dai liberaliai verdi ai nazionalisti che, al contrario,somigliano sempre più ad asfittiche si-gle. È il tempo nuovo che ha comincia-to a prendere forma attorno agli anni 80del secolo scorso e che alcuni definisco-no «fine della modernità». Se il mondocambiava, se gli assetti produttivi, lacomposizione sociale e gli stessi para-digmi culturali si scardinavano metten-dosi in marcia verso nuovi equilibri -

P O L I T I C A I E R I , O G G I , D O M A N I

GIÀ SEGRETARIO GENERALE DELLA CISL, PRESIDENTE DEL SENATO, MINISTRO

DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE, SEGRETARIO DEL PARTITO POPOLAREITALIANO E PARLAMENTARE EUROPEO

di FRANCO MARINI

LA POLITICA, STRAVAGANZE A PARTE, NON È PIÙITALIANA: ESSA SI CONNETTE GLOBALMENTEE DIPENDE DA UN «ALTROVE» IMPRESCINDIBILE

è la globalizzazione.È la caduta deimuri, dopo e

accanto alla caduta del Muro nell’89, checon le merci e la finanzaha aperto porte e finestre alla circolazionedi persone, notizie, costumi. È anche larivoluzione di internet

Il Muro di Berlino

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spazi per i Governi nazionali non s’èfermata, né poteva essere altrimenti, aiconfini territoriali. Credo che la crisidi Wall Street del 2007 e lo tzunamieconomico - finanziario di carattereplanetario che ha generato rappre-senti un appropriato testimonial diquesta condizione. Se questo è il qua-dro, come io penso, commetteremmo unmadornale errore nel leggere le vicendepolitiche italiane, recenti e meno, den-tro una logica esclusivamente locale,impermeabile ai fenomeni generali edai movimenti che in questi stessi anniabbiamo osservato nei Paesi a noi piùprossimi, dall’Europa agli Usa. A co-minciare dal processo di personalizza-zione della politica e delle leadership.

Da noi prende corpo nei primi anni 90del secolo scorso. E ci parve, come ineffetti era, una rivoluzione rispetto allatradizione dei grandi partiti di massa,Dc e Pci in particolare, e delle leader-ship diffuse. Da allora è cambiato inprofondità non solo il metodo di funzio-namento dei partiti e di svolgimento deiprocessi democratici al loro interno, maanche il rapporto tra partiti e Governo,tra soggetti politici ed esecutivo. Lapersonalizzazione, appunto, non eraun’invenzione, un coniglio estrattodal cilindro. Al di là di errori ed anchestravaganze a cui abbiamo assistito ne-gli anni, essa rispondeva, e continua arispondere, ad un rapporto che è andatocambiando tra elettori ed eletti, alla ri-chiesta di processi decisionali menocomplessi e più trasparenti, al propositodell’elettore e/o aderente di avere piùruolo nella definizione della leadershipcome prova, almeno nel mio schiera-mento, l’introduzione delle primarie perla selezione sia delle cariche di partitoche dei candidati alle cariche ammini-strative e di governo.

E rispondeva anche al convincimentoche andava diffondendosi nella societàitaliana che occorreva trasferire dal mo-mento più strettamente politico, legatoalla vita dei partiti, a quello istituziona-le, che fosse il governo della città o delPaese, l’investitura esplicita da partedel cittadino: al netto dei ritardi e delleincongruenze (com’è stato far passarel’idea che alle politiche si vota ancheper il premier mentre non c’è stata mainessuna riforma costituzionale in que-sto senso), questo equivaleva a mettereil sistema italiano in linea con quellodegli altri Paesi, oltre che a superareuna stagione in cui l’avvitamento deipartiti su se stessi, allontanatisi daltempo in cui avevano svolto una indi-scussa funzione di guida della cresci-ta sociale e produttiva della nazione,aveva contribuito all’opposto a frena-re la modernizzazione ingenerandoanche un reticolo di intrecci illecitidagli estesi risvolti giudiziari.

Altro elemento rintracciabile un pò in

tutti i Paesi, e quindi non solo da noi, èil calo delle adesioni e della partecipa-zione: per restare sull’esempio francesevale la pena di ricordare che gli iscrittial partito socialista sono meno di 200mila contro i 450 mila del Pd, che è ilnumero anche degli aderenti all’Spd diMartin Schultz, ma in una nazione checonta 80 milioni di abitanti.

In conclusione, penso che dobbiamoimparare a guardare sempre più le vi-cende di casa nostra in un’ottica dav-

vero globale e «connessa» se vogliamoformarci delle opinioni non viziate daprospettive anguste, e quest’otticanon può fermarsi sulla porta della po-litica. Si tratta di un esercizio che - par-lo per il mio campo politico - ci consen-te anche di constatare ritardi ed erroriche stanno portando lontano da noi pez-zi delle tradizionali «costituency» dellasinistra in Francia come in Italia, negliUsa come nel Regno Unito. Ma questa,come si dice, è un’altra storia. ■

Marine Le Pen

Emmanuel Macron

Le piccole patrie, amio modo di vedere,non esistono più

nemmeno sul fronte del-l’azione politica e dei sog-getti politici. Non sto par-lando di una sorta di nuo-vo internazionalismo nédel peso delle cosiddettefamiglie politiche: dai con-servatori ai progressisti,dai liberali ai verdi ai nazio-nalisti che, al contrario,somigliano sempre più adasfittiche sigle. È il temponuovo che ha cominciato

a prendere forma attornoagli anni 80 del secoloscorso e che alcuni defini-scono «fine della moder-nità». Se il mondo cambia-va, se gli assetti produtti-vi, la composizione socialee gli stessi paradigmi cul-turali si scardinavano,mettendosi in marcia ver-so nuovi equilibri - ancorada agguantare - tutto que-sto non poteva non riguar-dare anche la politica, lesue forme, i suoi contenu-ti ed i suoi protagonisti

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ceti popolari e le manovre spregiudicatedel Governo Andreotti. Interessante inquest’analisi la ricostruzione di comeabbia fortemente condizionato la politi-ca e i programmi del Pci di quella fasel’influenza del liberismo di Einaudi eSalvemini e della polemica antipartiticadi Pareto.

Certo, questo pragmatismo aveva allespalle delle nobili costanti storico-politi-che, frutto dell’elaborazione di Togliattie della sua riproposizione di Gramsci.La linea di fondo era quella della ricercacostante dell’unità delle forze democra-tiche e antifasciste come via per il supe-ramento dei ritardi e delle contraddizionidel capitalismo italiano, come via origi-nale al socialismo. Anche il compromes-so storico di Berlinguer fu uno sviluppodi questa impostazione per la quale il Pcie la classe operaia si fanno carico delleresponsabilità nazionali e del compito dimoderare il conflitto sociale. Tutti fattoriche hanno contribuito a stabilizzare lademocrazia italiana, ma non hanno con-sentito di sviluppare una nuova prospet-tiva di fronte al fallimento del sociali-smo reale e della politica di solidarietànazionale. Da qui prima il cul de sac incui finisce la politica di Berlinguer, poi ilreset nuovista di Occhetto e della Bolo-gnina, che apre le porte all’egemonianeoliberale e alla nascita del Pd.

Il Pd di oggi di Renzi rappresental’evoluzione estrema di un cambia-mento cominciata con la fine del Pci eil progressivo assorbimento da moltidei suoi quadri, non solo quelli dell’a-rea ex-migliorista, della cultura e del-la impostazione neoliberista. La con-divisione delle politiche di Blair e della

terza via, l’appoggio a Clinton, sono sta-ti uno dei passaggi più significativi. Og-gi da parte di alcune componenti di sini-stra del Pd, in parte ancora interne, inparte uscite con Bersani e D’Alema, sievoca Prodi e la politica dell’Ulivo inpolemica con le politiche fatte dal Go-verno Renzi, fino alla sconfitta clamoro-sa del 4 dicembre nel referendum sullariforma costituzionale.

Non c’è dubbio che al confronto conl’arroganza e lo stile populista-perso-nalistico di Renzi, il centro-sinistra diProdi e dell’Ulivo appare come unapolitica più responsabile, di dialogocon i sindacati e le forze sociali, animatoancora da un afflato di giustizia socialetotalmente scomparso negli anni di Ren-zi. Eppure se si va al nocciolo delle scel-te politiche e programmatiche del cen-tro-sinistra della Seconda Repubblica, sipuò benissimo vedere che lì è comincia-ta la svolta neoliberista, con le privatiz-zazioni delle imprese e delle banchepubbliche, le leggi di flessibilizzazionee precarizzazione del mercato del lavoroe l’entrata nell’euro. Una scelta, que-st’ultima, che oggi anche importantipersonalità di quella fase sono dispostead ammettere come un errore gravido diconseguenze negative perla nostra eco-nomia e la qualità sociale del Paese.

Il Pd di oggi, con la vittoria di Renzialle primarie, è un partito che con unacerta generosità potremmo definire so-cial-liberale. Analogo a tanti partiti chefanno parte di quel che resta del PSE,quasi tutti in crisi profonda per la perdi-ta del tradizionale consenso fra le massepopolari e i lavoratori, che si sono allon-tanati dalle loro fila per gli effetti dellepolitiche di austerità, per la disoccupa-zione, la perdita di diritti sul lavoro el’impoverimento del welfare. Queglielettori si sono ritirati nell’astensione,o sono confluiti in movimenti generi-camente definiti populisti, di sinistracome Podemos in Spagna, di incertacollocazione come i 5Stelle in Italia o didestra come il partito della Le Pen inFrancia.

In Italia la ricostituzione di una sini-stra degna di questo nome comporteràun lavoro non facile e non riducibile so-lo alle sigle esistenti, quali Sinistra Ita-liana, Rifondazione o il nuovo movi-mento di Articolo Uno, nato dalla recen-te scissione del Pd. La premessa nonpuò che essere l’elaborazione di una cul-tura nettamente antiliberista, che ripro-ponga il ruolo dello Stato e della politicademocratica contro il dominio del capi-tale finanziario che domina la globaliz-zazione in atto e che è incorporato nel-l’attuale politica europea. ■

Con una valutazione di estremasintesi, mi pare di poter soste-nere che dopo la Liberazione il

Pci, sviluppando il discorso togliattianodell’unità antifascista e della democra-zia progressiva - senz’altro fattori po-tenti di affermazione e consolidamentodella democrazia in Italia - si trovò chiu-so fra due sponde entrambe fragili. Duesponde che potrebbero definirsi la con-cretizzazione del concetto espresso dalprofessore Carlo Galli quando parago-na il Pci alla Chiesa di Sant’Agostino,che vuole «stare nel mondo senza es-sere del mondo».

Da un lato l’orizzonte comunista mairimosso. L’idea di una società radical-mente diversa: un socialismo reale rive-duto e corretto attraverso il cammino de-mocratico scelto per il suo perseguimen-to, ma pur sempre made in Russia e nel-la rivoluzione bolscevica, non confondi-bile con l’esperienza socialdemocraticache non fuoriusciva dai confini del capi-talismo (Berlinguer). Esperienza di cuici si rifiutava perfino di studiare gliavanzamenti culturali e pratici dentro alcompromesso keynesiano. Anzi, si fuben lieti di proclamare il fallimento diquel compromesso negli anni in cui sievidenziava il progressivo crollo del so-cialismo reale.

Ma si trattava di un parallelismo nongiustificato, perché semmai si potevasostenere che fu proprio il crollo delMuro di Berlino ad accelerare la crisidel compromesso socialdemocratico,in quanto liberava ulteriormente le forzedel capitalismo dall’obbligo di conti-nuare a coltivarlo. Dopo che già neglianni 70 la fine del sistema di BrettonWoods, le crisi petrolifere, l’inflazionegaloppante e le lotte operaie avevanocreato le premesse per la rivoluzioneconservatrice e la svolta neoliberista.Stavamo entrando in anni in cui veniva-no infatti messe in discussione e pro-gressivamente smantellate le conquisteche avevano contrassegnato il primotrentennio del dopoguerra. Quello che laletteratura successiva avrebbe definito i«trenta anni gloriosi». Stavamo entran-do negli anni del neoliberismo, dellaThatcher e di Reagan senza esserne con-sapevoli e criticando la fase precedentecontro cui si era scatenata quella rivolu-zione o meglio quella controrivoluzione.

Accanto a questa impasse ideologica,caratterizzava la politica del Pci unpragmatismo politico che non traeva ali-mento dall’orizzonte comunista né dalleteorie del compromesso keynesiano, einvece si basava sui più diversi filonipolitico-culturali. Qui mi rifaccio a unsaggio utilissimo di Paggi e D’Angelillodel 1986, «Il Pci e il riformismo», in cuisi descrive l’esito fallimentare della po-litica di solidarietà nazionale degli anni70, con un Pci schiacciato alla fine fra ilterrorismo, la perdita di consenso fra i

P O L I T I C A I E R I , O G G I , D O M A N I

DEPUTATO, SENATORE E SOTTOSEGRETARIOALL'INDUSTRIA DEL GOVERNO D’ALEMA 2

di LANFRANCO TURCI

DINNANZI L’ARROGANZA E LO STILE POPULISTAE PERSONALISTICO DI RENZI, IL CENTRO-SINISTRADI PRODI E DELL’ULIVO APPARE RESPONSABILE

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Renzi, euromane, a liberarci dallaschiavitù di questi tempi moderni che civede ridotti a fare da paggetti alla cortedi Juncker, Merkel e soci. Non sarà il ri-bellismo di cartone a cinque stelle a re-stituire una rotta alla nave Italia: troppecontraddizioni, incoerenze, infantilismiche non giovano alla politica né, soprat-tutto, agli italiani.

C’è necessità di una grande forzapopolare e nazionale che rivendichi ildovere e l’etica della responsabilità:anche per questo abbiamo fondato ilMovimento nazionale per la Sovra-nità. Non per agguantare seggi parla-mentari, ma per per richiamare tutto ilcentrodestra a tentare il tutto per tuttoper individuare parole d’ordine chiare edestinate ad entusiasmare di nuovo ilnostro popolo. Non lasceremo nulla diintentato.

Berlusconi, Salvini e Meloni sono ileader di un raggruppamento che non haancora la maggioranza dei voti, a menoche la linea verso le elezioni non debbaessere sempre dettata dai sondaggi. Co-munque la pensino, tutti e tre hannoil dovere di allargare il perimetro del-la coalizione. Certo, non a chi sta colPd, ma a quanti vogliono evitare unasciagura per l’Italia intera. Non deve es-sere più l’Europa a dettare le condizioniper il rilancio della nostra economia.

Se non si comprende questo, vuoldire che si è gettata la spugna primaancora di combattere, che si rinunciaad offrire una prospettiva seria al no-stro popolo. Noi ci ostiniamo a credereche invece ci si voglia ancora provare,nel nome di valori che comunque resta-no comuni alle forze in campo. La sini-stra è distrutta ogni volta che si cimentacol voto in qualunque parte del mondo edeve ricorrere a personalità estranee al-la propria cultura per poter competere osperare di vincere. A destra abbiamouna prateria: dobbiamo semplicementemettere in condizioni di correre tutti icavalli di cui disponiamo. ■

ILcowboy ha vinto le primarie e,come volevasi dimostrare, ir-rompe nel saloon, mette gli sti-

valoni sul tavolo e pretende di ordinarequello che gli capita per la testa senzapagare il conto. Se l’atteggiamento diMatteo Renzi resta questo c’è da temereassai per l’Italia di domani, che sta con-segnando su un vassoio d’argento aiCinque Stelle. Il ritornato segretario delPd minaccia sfracelli con un obiettivo:vincere le elezioni successive alle pros-sime. Non è un gioco di parole, ma è as-solutamente evidente che punta a rende-re ingovernabile l’Italia. Sia non facen-do la legge elettorale, che facendola co-me piace a lui: premio di maggioranzaalla lista e non alla coalizione; sbarra-mento al 5 per cento; tratterà solo suicapilista bloccati o no.

Con questo schema Renzi preparale larghe intese, che affiderà a Genti-loni e Berlusconi, i quali dovrannocaricarsi la prossima, durissima ma-novra economica imposta dall’Euro-pa. Nel giro di un anno staccherà la spi-na, ed essendosi liberato dei nemici cac-ciati dallo sbarramento e disarticolandoun centrodestra sempre più diviso, pun-terà al bersaglio grosso. Se questo è loschema confidato a qualche ciarlieroamico della sua cerchia - o semplice-mente per metterlo in giro - certo è chesarà il centrodestra a doversi dare unaregolata, se vuole ancora apparire comeuna coalizione pronta a governare ilPaese. Ed è proprio Silvio Berlusconia dover sciogliere ogni indugio. Sa-rebbe inaccettabile andare alle elezio-ni con dubbio di un’alleanza postelettorale con Renzi.

Non è impossibile raggiungere la so-glia del 40 per cento decisiva per il pre-mio di maggioranza: se l’area alternati-va alla sinistra e ai grillini fa un bagnodi umiltà e decide, ad esempio, di sotto-porsi al consenso popolare per via delleprimarie, concretizza quel bisogno dicoesione di cui c’è assoluta necessità.Un minuto prima e non un minuto dopo,disponibilità programmatica a metterein discussione il rapporto con un’Euro-pa sempre più lontana dai nostri interes-si economici, ostile ai popoli, fedele so-lo a finanzieri e banchieri.

Il centrodestra deve rappresentarepiu le persone che i poteri forti, le co-munità più che le centrali eurocrati-che; l’Italia deve recuperare tutta interala propria sovranità. Ne ha bisogno unPaese sempre più privo di diritti sociali;ne ha bisogno un popolo che si sente in-difeso rispetto all’invasione che penetranelle viscere della Penisola dal terzo edal quarto mondo. Non sarà Matteo

PRESIDENTE DEL MOVIMENTO NAZIONALEPER LA SOVRANITÀ

di FRANCESCO STORACE

Non sarà Matteo Renzi,euromane, a liberarci dalla schiavitù di questitempi moderni che ci vede ridotti a fare da paggetti alla corte diJuncker, Merkel e soci.Non sarà il ribellismo di cartone a cinque stelle a restituire una rotta alla nave Italia: troppe contraddizioni,incoerenze, infantilismiche non giovano alla politica né agli italiani

P O L I T I C A I E R I , O G G I , D O M A N I

L’ITALIA, UN SALOON DOVE IL COWBOY CHE HAVINTO LE PRIMARIE METTE GLI STIVALI SUL TAVOLOE ORDINA CIÒ CHE VUOLE SENZA PAGARE IL CONTO

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UNn riconoscimento impor-tante e rinnovate con-ferme internazionali. Èla sintesi, per IDS Inge-

gneria Dei Sistemi, l’azienda italia-na all’avanguardia per i sistemi ba-sati sull’alta tecnologia, della tregiorni del World ATM Congress2017. Durante il congresso mondia-le sulla gestione e controllo del traf-fico aereo tenutosi a Madrid, il pro-getto PROuD ha ricevuto «unamenzione speciale della giuria perla performance e la sicurezza» daparte del Single European SkyAwards 2017, il premio dedicato al-l’Air Traffic Management e promos-so dalla Commissione Europea.

Le attività di dimostrazione a lar-ga scala PROuD (PBN RotrocraftOperations under Demonstration)hanno visto come coordinatore delconsorzio di imprese che hanno la-vorato al progetto e come responsa-bile delle rotte a bassa quota basatesulle regole di volo strumentali(IFR) proprio la Divisione Aerona-vigazione di IDS. L’obiettivo delprogetto europeo, co-finanziato daSESAR Joint Undertaking, è statoquello di migliorare le operazionidi volo degli elicotteri dediti alservizio medico di emergenza

(HEMS) ed alle missioni di ricercae soccorso (SAR) in condizioni me-teo o ambientali difficili. In parti-colare, fornire strumenti di naviga-zione in zone montagnose, consen-tire l’accesso a piccoli eliporti anchedurante condizioni di visibilità ri-dotte, e garantire la continuità diservizi vitali come il trasporto dipazienti e le operazioni di soccorsoattraverso l’implementazione delleprocedure di volo basate sullaperformance (PBN).

Grazie ai risultati ottenuti, pa-zienti in condizioni critiche o consintomi acuti potranno ricevereun’assistenza migliore, mentre i pi-loti potranno volare in tutte le con-dizioni climatiche. Inoltre, l’inter-vento tempestivo dei mezzi - oltread aumentare le possibilità salva-vita, arrivando più velocementeed in sicurezza all’ospedale - potràportare ad una riduzione dei costi.Nello specifico, il consorzio che si èdedicato al progetto (oltre ad IDSIngegneria Dei Sistemi, la SwissAir-Rescue Rega, Nork Luftambu-lanse, Skyguide e Deep Blue) ha la-vorato su quattro località monta-gnose: le svizzere Samedan e Chur,e le norvegesi Lørenskog e Ullevål.

Tornando al World ATM Con-

gress di Madrid, all’evento orga-nizzato dalla Civil Air NavigationServices Organisation (CANSO) edalla statunitense Air Traffic Con-trol Association (ATCA) l’affluenzaallo stand espositivo di IDS, gestitaegregiamente dal team della Divi-sione Aeronavigazione, è stata no-tevole.

Professionisti del Sud America,della stessa Italia, dei Paesi nordici,della Russia, della Germania, diIsraele, solo per citarne alcuni, si so-no rivolti all’azienda italiana pertrovare soluzioni, andando a ricon-fermare IDS come uno dei punti ri-ferimento nel mondo AIM (AirInformation Management). L’azien-da è stata infatti anche la prima apoter integrare i dati satellitari Ai-reon nella propria soluzione ATFM(Air Traffic Flow Management).Molti clienti quindi, con cui spessosi è instaurato nel tempo anche unrapporto di amicizia e di reciprocastima, e molti volti nuovi sono pas-sati allo spazio espositivo per avereaggiornamenti sui prodotti e sullesoluzioni già sperimentate, ma puree soprattutto sulle novità. Hannoinfatti suscitato molto interesse lesoluzioni integrate protagoniste diquest’anno: GNOME, DREAMS ed

I N G E G N E R I A D E I S I S T E M I

Al World ATM Congress 2017 di Madrid l’azienda italiana ha ricevuto un riconoscimento importante daparte del Single European Sky Awards e presentato tre soluzioni innovative: GNOME, DREAMS ed il siste-ma radar «anti-drone» OBSERVER. Soddisfazioni e conferme che vanno ancora a qualificare IDS, all’a-vanguardia per i sistemi basati sull’alta tecnologia, punto di riferimento del mondo dell’aeronavigazione

IDS, I CIELI A PORTATA DI TECNOLOGIA

Sopra e nell’altra pagina, lo stand IDS presente al World ATM Congress 2017. A destra: Giovanni Bardelli, presidente e amministratore delegato dell’IDS

20-21 IDS corr.qxp 4-05-2017 11:19 Pagina 64

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un innovativo sistema radar «anti-drone», OBSERVER.

Il GNSS (Global Navigation Sa-tellite System) sta acquisendo sem-pre maggiore importanza nell’avia-zione globale. Tuttavia, data la suanatura, il segnale satellitare è piut-tosto vulnerabile ad eventi (adesempio l’interferenza elettroma-gnetica) che possono avere un im-patto sulle performance sperimen-tate a bordo del velivolo. Il sistemaGNOME (GNSS Operative Moni-toring Equipment) è una sentinel-la sviluppata da IDS in grado dimonitorare il segnale GNSS al fi-ne di fornire all’utilizzatore unamisura della bontà del segnale sa-tellitare e avvisarlo tempestiva-mente nel caso in cui avvengaun’anomalia. Grazie alla sua archi-tettura estremamente flessibile ebasata sulla tecnologia SDR(Software Defined Radio), GNOMEpermette di assolvere a diversefunzioni quali il monitoraggio intempo reale delle performance delsistema satellitare, l’analisi dellospettro elettromagnetico e la relati-va reportistica tecnica. L’integra-zione di un dispositivo DirectionFinding consente di rilevare la dire-zione di arrivo di una sorgente in-terferente e, tramite la triangolazio-ne con sentinelle aggiuntive, puòpermettere la localizzazione dellaminaccia per porre in essere le con-seguenti azioni di contrasto.

DREAMS (Drone EnhancedAirspace Management System) èuna piattaforma finalizzata allagestione del traffico dei droni(Unmanned Traffic Management).In particolare, consente l’integra-zione sicura ed efficiente dei droniche volano a bassa quota ed au-menta i benefici degli stakeholder,in special modo per le operazionied i servizi BVLOS (Beyond VisualLine of Sight). La piattaformaDREAMS permette di supportaree accelerare il processo di introdu-zione dei velivoli a pilotaggio re-moto all’interno della gestione deltraffico aereo, in collaborazionecon le autorità nazionali. Attraver-so un accesso web è possibile regi-strare e identificare il drone, verifi-care gli spazi aerei interdetti, pia-

nificare il piano di volo attraversouna grafica 3D per condividere leinformazioni relative alla missionecon gli stakeholder interessati. Laprevisione dell’ occupazione diuno spazio aereo permette diquantificare la domanda di traffico«unmanned» e di avvisare il super-visore UTM di potenziali situazio-ni di sovraccarico che devono esse-re gestite.

Infine il radar «anti-drone» OB-SERVER, ovvero un sistema di ri-levazione e riconoscimento didroni. Si tratta di un sistema radarad altissima definizione in gradodi trovare persino i più piccoli dro-ni ostili, e può essere anche dotatodi sistemi di neutralizzazione. Sipensi che, soltanto negli Stati Uni-ti, negli ultimi sei mesi più di 600droni hanno volato vicino o «peri-colosamente vicino» agli aeroplanicausando spesso incidenti. Nel si-stema radar OBSERVER sono con-fluite altresì le ulteriori competen-ze di IDS quale sviluppatore e pro-duttore di sistemi a pilotaggio re-moto (RPAS o APR nella termino-logia ICAO), comunemente chia-mati droni, a 360 gradi.

Ricordiamo ad esempio il Coli-brì, un sistema APR multirotore,impermeabile (IP65), in grado dioperare anche in presenza di piog-gia e vento di 20 nodi, e che vieneutilizzato per ispezionare areeinaccessibili, per missioni di aiutoumanitario, per le operazioni disupporto alle forze dell’ordine,per l’agricoltura di precisione emolto altro. IA-3 Colibrì può volareper oltre 45 minuti portando una

coppia di sensori di ripresa videoad alta definizione nel visibile e nel-l’infrarosso. Per citarne un secondomodello, il drone IA-17 Manta, unsistema APR ad ala fissa caratteriz-zato da un’autonomia di volo di 10ore, una velocità di oltre 200 kmorari e alta stabilità di volo. Le ap-plicazioni del Manta sono rivolte inparticolare all’osservazione del ter-ritorio, nonché a missioni di sorve-glianza, pattugliamento e di avan-scoperta. Ed ancora, il sistema IA-12 Stark, un rotorcraft completa-mente ripiegabile con peso massi-mo al decollo di 12 chili ed impie-gato soprattutto nelle attività diprotezione ambientale.

Grazie all’esperienza di IDS nelmercato della Difesa la gamma diprodotti offerta garantisce operati-vità uniche. I sistemi IDS sono par-ticolarmente robusti, sono costruitiseguendo standard aeronautici epertanto dotati di ridondanze emateriali di qualità aeronautica constazioni di comando e controllo do-tate dei più sofisticati strumenti perla pianificazione della missione,per la sua simulazione in realtà vir-tuale e per la formazione dell’ope-ratore in situazioni di emergenza.Garanzie e competenze riconosciu-te dalle industrie e dai mercati diriferimento, dai clienti e dai poten-ziali tali. Così come quanto è avve-nuto al World ATM Congress diMadrid, dando a IDS IngegneriaDei Sistemi notevoli soddisfazioniin termini di rapporti umani e discambi professionali, tanto da po-ter guardare con entusiasmo all’e-dizione del prossimo anno. ■

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LAICITÀ E FEDE: COMPRENDERSIE COMPRENDERE, PUNTO DIPARTENZA PER L’INTERA SOCIETÀ

ze, soprusi, ingiustizie, vuol dire saliresul piano nobile dello sforzo compiutodalle migliori espressioni della nostracultura, della nostra politica, dell’elabo-razione che ha condotto a tante vittorioselotte sociali.

Entrando in rapporto fecondo anchecon quello spirito religioso con il qualela cultura laica, quando ha abbandonatogli eccessi di laicismo, si è misurata conindubbia utilità anche per se stessa e pergli obiettivi più generali di crescita civileed umana delle nostre società. Dalla En-ciclica Rerum Novarum in poi si è svi-luppato uno sforzo continuo di aggiorna-mento della lettura della realtà economi-ca e sociale che ha permesso ai Papi ditenere il passo nei riguardi di ben quattro

sconvolgenti rivoluzioni industriali.Questo continuo lavoro di interpretazio-ne dei cambiamenti è riuscito nel tempoa fare breccia nelle componenti laiche esocialiste (poi anche comunista) dellaclasse lavoratrice.

È innegabile che questa contaminazio-ne è avvenuta e ha favorito condizioni didialogo positive per questi mondi per unsincero e credibile spirito volto ad imme-desimarsi nelle modificazioni della so-cietà. Senza sostituirsi alla politica o alsindacato. Rimarcando invece che il ter-reno in cui si ricercano le risposte e ci siesprime con moniti e auspici è etico e re-ligioso. Eppure non si può non notarecome in questo inizio di terzo millen-nio la dottrina sociale della Chiesa siariuscita a cogliere con acutezza e tal-volta con occhio anticipatore le que-stioni cruciali dell’evoluzione dell’eco-nomia mondiale e del lavoro.

E si è schierata senza esitazioni, conmotivazioni convincenti e credibili,dalla parte dei più deboli, propriomentre la cultura di sinistra, riformi-sta e non massimalista, arrancava sen-za bussola, ed aveva perso autorevolez-za con il prendere a prestito dalle modecontingenti spezzoni di soluzioni. Macosì ha ottenuto il risultato di precludersila possibilità di dare forza a scelte in gra-do di cambiare le cose.

Perché il riformismo non riesce più adessere credibile come un tempo mentretale credibilità i Pontefici invece l’hannoaccresciuta? Si possono dare diverse ri-sposte a tale proposito. La Chiesa, a dif-ferenza del riformismo di sinistra, hamantenuto nei decenni inalterato unospirito critico nei confronti del capita-lismo e della finanza. Prudente quantosi vuole, ma chiaro. E progressivamenteha contenuto questa prudenza con monitisempre più energici. Spingendo i cristia-ni a sporcarsi le mani senza timidezze;l’invito di Giovanni Paolo II non è ambi-guo: «non abbiate paura».

Il riformismo invece ha subito unamutazione regressiva, con una sudditan-za alle ragioni del liberismo e dello stra-potere finanziario che lo ha allontanato

agionare sul valore e l’importanzadel dialogo può sembrare esercizioperfino futile in tempi nei quali lacomunicazione siede ai comandidella convivenza.

Eppure almeno per un paio di ragioniuna riflessione sul valore del dialogo ap-pare assai opportuna. In primo luogo èinnegabile che il dialogo interreligiosooggi interroga anche la cultura laica enon solo per i risvolti che esso può averein merito all’estremismo terroristico chementre semina morte si nutre di ragionipseudo religiose. Ma anche perché le fra-gili ragioni della pace rischiano di rende-re ancor più incerte le sorti di aree delmondo un tempo determinanti a partiredall’Europa.

Ma c’è un terzo elemento che va con-siderato quando si ragiona di dialogo: ilcammino verso la giustizia si è fattopiù impervio a causa degli effetti diuna pratica economica e di potere del-la globalizzazione che ha accentuato lediseguaglianze in modo sempre piùspesso intollerabile e pericoloso. Le viedi un dialogo teso ad affrontare le causedella frammentazione sociale sarebberopreziose e potrebbero favorire il ritorno aforme di coesione.

Ecco perché non ci si può non soffer-mare in avvio di riflessione sul tema deldialogo sui rapporti fra cristianesimo elaicità, su quelli che intercorrono inoltrefra dottrina sociale della Chiesa e rifor-mismo di sinistra. Sarebbe assai confor-tante, intanto, poter spiegare il terminedialogo con le belle parole di Emma Bo-nino: «Non ci può essere alternativa al-la via del dialogo e del confronto. Ildialogo, è in realtà, lo strumento deiforti». Purtroppo in questo periodo sonoproprio i forti ad atteggiarsi in modo an-titetico a quello che fa del dialogo con lealtre posizioni culturali, politiche o so-ciali un punto di partenza vantaggiosoper l’intera società.

Avvicinare nella memoria scelte econvinzioni di protagonisti della nostrastoria che poggiano sulla convinzioneche il dialogo sia sempre una chiave po-tente per scardinare chiusure, intolleran-

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LAICITÀ E FEDE: COMPRENDERSIE COMPRENDERE, PUNTO DIPARTENZA PER L’INTERA SOCIETÀ

l’opinionista Giorgio Benvenuto

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sia dai lavoratori e dagli emarginati chedalla possibilità di elaborare soluzioniper costruire una politica di governo chedecida nuovi diritti e sani vecchie ingiu-stizie.

Ma l’arretramento più vistoso è nel-l’accantonamento del valore della soli-darietà, considerato dalle tesi liberiste uninutile orpello, per giunta fuori moda, eaccantonato per un conformismo senzaanima da ampi settori del riformismo al-larmati dal rischio di perdere il rapportocon il mondo economico che conta. Unasorta di resa riformista senza condizioniagli egoismi economici e sociali checontrasta però con le battaglie compiutefra mille difficoltà ma con grande passio-ne dalle forze del socialismo riformistanel «secolo breve».

Il «bene» della libertà religiosa nonè mai però messo al sicuro. Quella li-bertà religiosa che in questi anni è sta-ta messa a dura prova dallo scatenarsidel terrorismo nei luoghi martoriatidel Medio Oriente e dell’Africa so-prattutto. Il confronto e il dialogo conl’Islam acquista in questa nostra epo-ca un valore di grande importanza. Èuno dei risvolti della globalizzazione cheporta la civiltà europea a dover fare iconti con tutte le grandi religioni sparsesulla Terra. Con alcune di esse è menodifficile trovare concordanze, soprattuttosui temi della pace e della libertà, dellosviluppo e del sostegno ai più poveri.Nessuna di queste espressioni religiose efilosofiche ha come obiettivo quello diappropriarsi dello Stato, di diventare po-litica, potere.

L’unico Stato teocratico in Oriente nelpassato, nel vero senso del termine, ilGiappone, è ormai diventato una societàtotalmente diversa. Va colta, questo sì,quella aspirazione a coltivare una piùprofonda spiritualità che potrebbe essereanche una positiva reazione a quella de-

ruolo importante può svolgerlo quellacultura araba laica che in Occidente ab-biamo assai poco sostenuto. Ci si è entu-siasmati per le rivoluzioni con i tweet econ Facebook e abbiamo invece tra-scurato un interlocutore decisivo pergli equilibri internazionali quale lacultura laica, le lotte delle donne peruna maggiore dignità e l’esistenza diquel mondo moderato che ha stabilito datempo rapporti e intese con le società piùsviluppate. Da questo punto di vista lamiopia dell’Occidente è stata davveroassai forte. Anche perché va superataquella tentazione ad esportare modelliche mal si attanagliano a quelle realtà.

Ed anche perché tuttora si è convintiche il Medio Oriente e buona parte del-l’Africa si «giustificano» solo in quantosi rendono utili al progresso dei gigantistatuali, economici e finanziari del mon-do. Anche se la ragione dell’ingrossarsidelle file degli ultra-estremisti di ogginon è principalmente quella della po-vertà, non si può negare che l’acuirsi del-le diseguaglianze in quelle terre, pergiunta devastate da armi di ogni tipo, hale sue grandi responsabilità.

Non solo: la presenza dovuta allaimponente immigrazione in Europa dinuclei familiari sempre più numerosidi religione islamica impone che si

riva egoistica e cinica che attraversa lavita economica e civile. L’invito a nonessere settari, oltranzisti, integralisti èanch’esso un terreno di dialogo che puòmigliorare la percezione dei compiti chesi hanno di fronte. Negando quell’insi-dioso istinto a rifarsi al detto «homo ho-minis lupus» che si sta riaffacciando inmodo quanto mai pericoloso sulla scenamondiale.

Dialogo oggi vuol dire anche muover-si con realismo, con i piedi ben piantatiper terra. Un pensiero «oltranzista» co-me quello di Luttwak fa osservare allostudioso americano che «benchè laJihad, la guerra santa contro gli infedeli,non sia un obbligo assoluto per tutti i fe-deli, è pur sempre un dovere religiosoche tutti i giuristi mussulmani passabil-mente ortodossi collocano immediata-mente dopo gli arkan (pilastri essenzialidella religione islamica)». Il motivo èchiaro: espandere nel mondo la vera reli-gione. Ma a maggior ragione la «compe-tizione» dovrebbe rimanere su un terrenoreligioso e non sfociare mai nell’educa-zione all’odio, nei massacri, negli atten-tati e nelle stragi, invece perseguiti daminoranze estremiste.

Ed è su quella strada che laici e cre-denti debbono saper dialogare, collabo-rare, esprimere un sentire comune. Un

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«Dobbiamo essere costruttori di pace e lenostre comunità devonoessere scuole di rispetto e di dialogo con quelle di altri gruppi etnici o religiosi, luoghi in cuisi impara a superare le tensioni, a promuovererapporti equi e pacificitra i popoli e i gruppi sociali e a costruire unfuturo migliore per le generazioni a venire»

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adotti una cultura dell’accoglienzaaperta ma senza ambiguità che fini-scano per far sfumare l’identità dellanostra civiltà. L’Italia ha compiuto ungrande sforzo, spesso isolata, nell’acco-glienza. Ma non siamo ancora in gradodi indicare una direzione di marcia chepossa sostenere un disegno complessoma possibile di società multietnica. Ledifficoltà di altri Paesi, come Francia eGermania, non deve scoraggiarci ma far-ci capire quanto sia complicato lo scena-rio che abbiamo di fronte. Dobbiamo ri-spettare e farci rispettare. Integrarema con regole chiare che prevedanodiritti e doveri. Essere solidali ma sen-za una acquiescenza che possa essereintesa dai nostri concittadini comel’offerta di posizioni di privilegio, chesarebbero mal tollerate.

Quello che si può dimostrare con que-ste considerazioni è che abbiamo allespalle e davanti agli occhi innumerevoliesempi di dialogo che si sono tramutatinon di rado in momenti importanti dicrescita civile e sociale, in collaborazio-ne generosa. Del resto il Cardinale Mar-tini ha sostenuto che la sfida dell’etica èquella di esistere per gli altri. Un concet-to che è proprio anche della cultura laica.Il dialogo in quei casi non diviene soloun gesto di buona volontà, è qualcosa dipiù sostanziale: permette di capire di piùdell’altro, di analizzare più a fondo i pro-blemi e le sfide da affrontare, di speri-mentare l’unità per mettere alla prova ipropri ideali.

È innegabile che in pochi anni il mon-do del lavoro sarà mutato andando benoltre il versante dell’universo industria-le. L’evoluzione tecnologica cambia ra-pidamente le carte sul tavolo dell’interaeconomia. Tutto viene rimesso in discus-

le giovani generazioni? Papa Francescoci ha ricordato uno dei compiti non aggi-rabili se non vogliamo sprofondare intempi oscuri: «dobbiamo essere costrut-tori di pace e le nostre comunità devonoessere scuole di rispetto e di dialogo conquelle di altri gruppi etnici o religiosi,luoghi in cui si impara a superare le ten-sioni, a promuovere rapporti equi e paci-fici tra i popoli e i gruppi sociali e a co-struire un futuro migliore per le genera-zioni a venire». Ed è lo stesso Papa cheafferma senza peli sulla lingua che stia-mo vivendo già la terza guerra mondiale,combattuta in modo diverso dal passato,ma non meno insidiosa e già carica dimorti e di sopraffazioni.

Sono riflessioni che non possono nonsollecitare la cultura riformista e laica.Con una differenza: che quelle afferma-zioni generano fiducia quando sono inbocca a Pontefici o ad altri grandi figuredella cultura e dell’economia mondiale,mentre appaiono sterili nelle argomenta-zioni di molti nostri politici. Questo gapdi credibilità non è insuperabile, tutt’al-tro. Ma serve una grande volontà politicae una vera e attendibile passione civile esociale tutte da recuperare, perché attual-mente non si scorgono, come sarebbe au-spicabile, nella stentata vita del riformi-smo di questi tempi.

Serve una nuova scommessa, ma an-che una nuova alleanza con tutte leenergie culturali che si possono consi-derare disponibili. E una nuova assun-zione di responsabilità che guardi allungo periodo, a nuovi progetti. Il fiu-me storico del dialogo che ha percorso lediverse epoche rischia di diventare un ri-gagnolo in secca. Una fine che va impe-dita, che può essere scongiurata. Dal no-stro punto di vista questa sollecitazione ariflettere sulle valenze del dialogo rispet-to ai grandi problemi dell’umanità simuove in questa direzione. Per com-prendere, per reagire, per costruire.Per ricostituire le basi di una nuova fi-ducia verso una classe dirigente all’al-tezza dei tempi. ■

sione. Al tempo stesso l’Europa è a unbivio e con essa il destino delle forzedella sinistra europea, politica e socia-le. E nel mondo proseguirà la competi-zione anche fra religioni, in particola-re fra quella cristiana e quella mussul-mana. È interesse di tutti che essa nonfomenti o non sia di pretesto per altre tra-gedie, nuove incomprensioni, violenza eumiliazioni.

Come fronteggiare questa congerie diproblematiche intricate e pericolose,senza una disponibilità al dialogo sui va-ri versanti decisivi per il futuro? E comepuò essere possibile questo metodo, cheè anche sostanza, senza un rinnovamentoculturale e senza un coinvolgimento del-

«Sarebbe confortantepoter spiegare il terminedialogo con le parole diEmma Bonino: ‘Non cipuò essere alternativa alla via del dialogo e delconfronto. Il dialogo è, in realtà, lo strumentodei forti’. Purtroppo oggisono proprio i forti ad atteggiarsi in modo antitetico a quello che fadel dialogo con le altreposizioni culturali unpunto di partenza perl’intera società»

«L’Italia ha compiutoun grande sforzo, spessoisolata, nell’accoglienza.Ma non siamo ancora in grado di indicare una direzione di marcia che possa sostenere un disegno complesso ma possibile di società multietnica»

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le rendite di posizione - penso alla vi-cenda dei taxi o delle farmacie con lamancata liberalizzazione dei farmacida banco -, e hanno voce più forte eorganizzata dei consumatori che rice-verebbero vantaggi.

Oggi, a mio parere, il tema da nonsottovalutare è proprio questo: perintervenire nei servizi, settori neiquali spesso sono presenti operatoriindividuali, l’impatto delle misure diliberalizzazione può essere percepitocome forte e diretto, quasi persecuto-rio, occorre attivare un percorso diaccompagnamento capace di vincerele resistenze che continueranno, altri-menti, a bloccare il cambiamento.

L’Italia, come è noto, ha tuttora unenorme problema di competitività edi crescita. Le liberalizzazioni favo-riscono nuova imprenditorialità equindi nuova occupazione, e sonoquindi vitali per la nostra economia.Non vanno mai fatte a danno diqualcuno ma a favore della colletti-vità. Forse il tema vero è che, di frontealle paure suscitate dalla globalizza-zione e dalle incertezze che essa gene-ra, abbiamo bisogno di un nuovo wel-fare che consenta di proteggere le per-sone senza frenare il cambiamento.

Un welfare al passo con i cambia-menti radicali imposti ad esempiodai social network e dalle nuove for-me di economia digitale e che nonpuò essere soffocato da sindacati emovimenti politici miopi o da quellapolitica che invece di costruire unanuova prospettiva di bene comuneper il futuro e governare i processi ditrasformazione dell’economia e dellasocietà, strumentalizza cinicamentela paura, proteggendo rendite e cor-porativismi che saranno ineluttabil-mente travolti. ■

di Linda Lanzillotta,vicepresidente del Senato della Repubblica

Ci sono voluti ben 19 mesiprima che la legge «an-nuale» per la Concorren-

za ed il mercato ricevesse il via liberadel Senato. Nell’attesa di un rapidovoto definitivo alla Camera si può af-fermare che il risultato è complessi-vamente positivo. Non dobbiamo in-fatti dimenticare che il dibattito sulleliberalizzazioni si porta dietro il soli-to problema: dà voce a chi viene pe-nalizzato oggi ma non a chi ne saràpotenzialmente avvantaggiato do-mani. Eppure un mercato regolatoma più aperto e dinamico è «una cosadi sinistra», redistribuisce più equa-mente la ricchezza a danno delle ren-dite. Lo ha capito il Governo Gentilo-ni che, non a caso, ha voluto accelera-re con un voto di fiducia a PalazzoMadama che verrà presumibilmentereplicato anche a Montecitorio.

Telefonia, poste, assicurazioni,notai: il provvedimento introduceimportanti novità per le aziende eper i consumatori. Ad esempio, perevitare le frodi assicurative sono pre-visti forti sconti per l’automobilistache permette alla compagnia di con-trollare lo stato di salute della vetturaassicurata e di collocare una «scatolanera» sulla macchina capace di rico-struire le responsabilità in caso di in-cidente.

Maggiori tutele anche a chi sotto-scrive un abbonamento telefonicooppure alla pay-tv: già in partenzadeve sapere quali spese affronterà nelcaso decida di passare a un altro ope-ratore. Le aziende inoltre non potran-no imporre spese di uscita superioriai «costi reali sopportati» e comuni-cheranno l’entità di questi costi al Ga-rante per le Comunicazioni.

Cambiare operatore e annullare uncontratto (con il recesso) sono opera-zioni che il consumatore potrà fareanche «per via telematica». E potreiancora continuare citando i passi fatti

nella modernizzazione di alcuni set-tori dei servizi, come la professioneforense, consentita ora anche in for-ma societaria. O il tema della circola-zione dei beni culturali. L’allunga-mento del periodo oltre il quale èconsentita la libera circolazione deibeni culturali dà fiato e ossigeno a unmercato in cui i nostri artisti sono sa-crificati e marginalizzati e che invecealimenta solo un mercato nero; riten-go pertanto che, in un Paese in cui lacreatività è così alta, l’allungamentodel tempo oltre il quale la circolazio-ne dei beni culturali è sottoposta a re-golazione sia molto importante.

Adesso, tralasciando il tema certa-mente più politico - e cioè se davverola legge annuale per la concorrenzasia uno strumento utile ed efficace ovada in fondo ripensato - mi sembrache ciò che è mancato al provvedi-mento è il bilanciamento delle mi-sure pro-concorrenziali con altre mi-sure di sostegno, di compensazioneo di incentivo, in favore delle impre-se - soprattutto di quelle piccole o acarattere individuale coinvolte nelprocesso di apertura al mercato.

La verità è che il nostro Paese, dopola bella stagione delle liberalizzazio-ni, realizzata agli inizi degli anniDuemila in settori strategici come letelecomunicazioni, l’energia, elettri-cità e il gas, ma anche il commercio,che hanno fatto dell’Italia un Paeseall’avanguardia per l’apertura deimercati, sembra essersi bloccato. Lapolitica a favore della concorrenza siè arenata; soprattutto quando si tentadi intervenire in settori dove i sogget-ti in campo sono piccole imprese, laconcorrenza diventa meno popolare,perché incide immediatamente sugliinteressi di chi ha da difendere picco-

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Telefonia, poste, assicurazioni, notai: il provvedimento introduce importanti novità per le aziende e per i consumatori.Ad esempio, per evitare le frodi assicurative sono previstisconti per l’automobilista che permette alla compagnia di controllare lo stato di salute della vettura assicurata e di collocare una «scatola nera» sulla macchina capace di ricostruire le responsabilità in caso di incidente. Maggiori tutele anche a chi sottoscrive un abbonamento telefonicooppure alla pay-tv: già in partenza deve sapere quali speseaffronterà nel caso decida di passare a un altro operatore

LA CONCORRENZAE IL CORAGGIO DIMETTERSI IN GIOCO

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è un punto d’incontro tra la fi-losofia e la religione?». È que-sta la domanda cui ha rispostoil Cardinale Francesco Monte-

risi, ordinazione episcopale il 6gennaio 1983 da papa Giovanni Paolo II,nunzio apostolico in Bosnia ed Erzego-vina, quindi a Roma segretario dellaCongregazione per i Vescovi, per voleredi papa Benedetto XVI nominato arci-prete della basilica papale di San Paolofuori le Mura e cardinale diacono di SanPaolo alla Regola, nonché espressione divoto nel conclave che elegge al sogliopontificio papa Francesco. Presente alprimo «Profundius» di Anna MariaCiuffa, lo scorso 8 aprile 2017, inaugu-rando un’associazione ed un ciclo dieventi in cui sono il sapere e l’arte del-l’incontro vero ad avere la meglio suldecadimento culturale e la predomi-nanza del virtuale.

Cosa dicono gli uomini, chiedevaGesù agli apostoli, e cosa dice il cuoredinanzi ai temi della filosofia e dellareligione? Fede e ragione possono con-vivere, integrarsi, avere degli sviluppiutili per ciascuno di noi? Così il cardi-nale: per rispondere, bisogna mettersinon dinanzi a una teoria, ma ad una seriedi teorie, ed integrarle con gli aspetti per-sonali. Nella chiesa di San Luigi deiFrancesi è esposta «La vocazione di SanMatteo»; sulla sua destra, c’è il Cristoben evidente non solo nella persona, maanche nel braccio che tende con l’indiceverso un tavolo intorno al quale ci sonocinque personaggi: uno, il più giovane,di spalle, si volta verso il Cristo tra ilpreoccupato e il sorpreso, e gli altri 4,che si trovano in una doppia posizione, iprimi 2 guardano verso il Cristo, gli altrisono fissi sulle monete sul tavolo. «Lavocazione di San Matteo» nel Vangelo èuno dei punti che papa Francesco ama dipiù; di quei quattro personaggi il primo èsconosciuto, il secondo è Matteo, cheguarda il Cristo con l’indice puntato ver-so se stesso e dice: «Sono forse io?». Al-la destra di San Matteo due personaggisono «presi» dai soldi sul tavolo.

Matteo è quello che gli ebrei chiama-vano un pubblicano, un collettore delleimposte, mestiere che tutti desideranopur sapendo di non essere benvoluti (an-che il Vangelo mette insieme pubblicanie peccatori, perché molto attaccati al de-naro). Un altro pubblicano, Zacheo, rac-conta di aver guadagnato molto con que-sto mestiere, ed era disposto, seguendoGesù, a dare i propri guadagni ai poveri.Ebbene, San Matteo guarda Cristo per-ché Cristo lo chiama con la voce e conquel dito puntato dice: «Vieni, seguimi».Matteo lascia i soldi sul tavolo per se-guirlo. Questa è l’immagine che bisognatener presente in questo discorso.

Religione e filosofia: due momenti delnostro spirito che non sono astratti, inte-ressano personalmente ciascuno di noiperché fanno parte del nostro esisterequotidiano. «Cominciamo dalla religio-ne: ho l’impressione che tutti convenga-no nel fatto che, avendo ricevuto la fedequando eravamo neonati, la religione siaun aspetto che già abbiamo ricevuto eche si è sviluppata nel tempo, con leesperienze, un concetto che non solo siriferisce al trascendentale: vi sono reli-gioni che esistono nell’immanente, sen-za un riferimento al di sopra di noi. Pen-so al buddismo o allo scintoismo. Sono

stato in Corea per 4 anni e ho avuto mol-ti contatti con i buddisti, recentemente inGiappone ho avuto la conferma del fortesenso di interiorità dei buddisti. Le altrereligioni monoteiste pensano a un Dioche è al di sopra, dall’ebraismo al cristia-nesimo e all’Islam, che parlano del tra-scendente e per cui un creatore alla finedella vita sarà nostro giudice. Questoaspetto è fondamentale: la religione cimette di fronte un Dio che riconosciamoe che quotidianamente ci sostiene. Laparola che Dio ha pronunciato all’iniziodella creazione è arrivata a tutti, e cia-scuno con la ragione può arrivare a Dio:ci sono arrivati Platone e Aristotele pri-ma che Cristo apparisse, e tanta partedella filosofia greca e romana».

Prosegue il cardinale: nel frattempogli ebrei ricevevano da Dio, sul monteSinai, le rivelazioni ai profeti e l’appari-zione di un Dio sovrastante; e così anchel’Islam, che ha avuto il Corano, un libroche Dio ha dettato all’angelo che, a suavolta, lo ha trasferito a Maometto. Trereligioni che hanno avuto l’intervento diDio nella storia, progredite nel concettodi religione. Non abbiamo molto da im-parare dall’Islam perché è giunto dopoCristo, per noi termine e culmine dellarivelazione divina. Dio ha usato anche

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CCAARRDDIINNAALLEE FFRRAANNCCEESSCCOO MMOONNTTEERRIISSII::LL’’IINNCCOONNTTRROO TTRRAA FFIILLOOSSOOFFIIAA EE RREELLIIGGIIOONNEE

i l profundius d i anna maria c iuffa

«C’Nel primo «Profundius» di Anna Maria Ciuffa, il cardinale Francesco

Monterisi descrive il rapporto tra mente ed anima, pensiero e spiritua-lità, credenze e credo, inaugurando un’associazione in cui sono il sape-re e l’arte dell’incontro ad avere la meglio sul decadimento culturale

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questi mezzi per portare idee e concettialla gente. «Nel periodo in cui sono sta-to in Egitto, passando il venerdì in al-cune strade del Cairo davanti alle mo-schee, vedevo gente che si prostravaoccupando la strada, che fuori dellamoschea si inchinava; una religiositàesteriore, senza rispetto umano e sen-za vergogna, che è qualcosa che dob-biamo apprendere. Siamo forse timoro-si nell’esprimere esteriormente il nostrosenso religioso».

«Il cristianesimo–continua Monteri-si–è andato avanti fino al 1500, quandosi era diffuso sia in Oriente che in Occi-dente; dal 1600 si cominciò ad avere unmaggiore spirito critico nei riguardi dellareligione, passando dalla conoscenza diun Dio creatore ad un illuminismo e rea-lismo che ci hanno fatto distinguere reli-gione e ragione, fede e filosofia. Le cosesono andate avanti in modo peggiorati-vo, mentre nascevano filosofi e personedi grande religiosità che hanno messo incontrapposizione le due branche, arri-vando al punto di dire che la religione èsolo quella imposta, il laicismo e larealtà della ragione sono collocati su unaltro piano. Tale contraddizione è statapiù o meno cercata, o trovata, come nellacontesa di Galileo; in seguito, con l’af-fermarsi del positivismo, ragione e fedesono andate in contrasto; negli ultimi fi-losofi cristiani si è approfondito il puntoche la filosofia ha una propria autonomiarispetto alla religione per il fatto di esse-re un primo approccio dell’anima del-l’uomo, che giunge prima ancora di rice-vere dall’esterno un insegnamento di ca-rattere rivelato, una prima funzione cheimplica la partecipazione del nostro stes-so vivere. A quei tempi già si ponevano iseguenti interrogativi: cosa siamo venutia fare? Chi ci ha mandati qui? Perchéesiste l’esistente? Perché ci siamo? Do-mande che ognuno di noi si è postoquando ha cominciato a maturare. Esistequalcosa, il nulla è stato superato, è pos-sibile che la materia da sola si sviluppi esi duplichi».

Tutt’oggi gli uomini si pongono il me-desimo dubbio, e quando non arrivano acertezze scatta la grave e triste condizio-ne di chi non vuole andare avanti, lamancanza di sicurezza in ciò che si co-nosce; entrano così in gioco l’agnostici-smo, la delusione e l’abbandono dellospirito. «Questo è il senso dell’esistereche ad un certo momento cerchiamo dirisolvere, ed è la condizione fonda-mentale di noi uomini. Ma la domandafondamentale dell’esistere e del viveredobbiamo ricercarla anche con intelli-genza», specifica il cardinale. «Il pensie-ro tra la religione e la filosofia è stato iltema affrontato da tanti pensatori ed ec-clesiastici, una delle più profonde Enci-cliche è stata scritta da papa GiovanniPaolo II in collaborazione con Ratzinger;quale allora il rapporto tra le due entità,fede e ragione? La prima cosa che può

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sorprendere è che certe volte ci troviamodinanzi a situazioni di difficile coinci-denza, e le grandi contraddizioni avven-gono soprattutto quando si parla di mira-coli. Chi ha un’educazione scientificanon comprende l’esistenza dei miraco-li, ma chi non crede che Dio ha creato lanatura, che è padrone delle sue leggi eche può per qualche sua ragione inter-rompere il corso delle stesse, non saspiegare: ciò mette in difficoltà l’uomocredente e l’uomo puramente razionale».

Aggiunge: «Chi non ha avuto unabuona formazione religiosa e si appellasolo alla scienza non può vedere tutto,ma solo perché quest’ultima parte da al-cuni elementi ben conosciuti per arrivarea una teoria. La stessa filosofia non pos-siede dati, parte da se stessa e da lì co-mincia a interrogarsi, non ha una preci-sione di conoscenza, e ancora di più ciòavviene nel livello superiore della cono-scenza teologica. Se una conoscenza fi-losofica fa degli elementi che ci sononella religione un’attenta considera-zione, non troverà contraddizioni. Lareligione cristiana possiede un elementoessenziale, la Trinità, come si fa a direche Dio è allo stesso tempo uno e tre in-sieme senza entrare in contraddizione?Ecco che qui interviene la riflessione fi-losofica, che a ragione ha sottolineatoche una cosa sono le persone, che hannonatura individuale, una cosa è Dio, in cuitre persone esprimono una sola natura epossono conciliarsi mentalmente con lafilosofia, che distingue tra persona e na-tura. Una filosofia che collabora con lareligione serve anche per spiegare cer-te contraddizioni in realtà solo appa-renti per chi non usa queste terminolo-gie. Secondo elemento essenziale dellareligione è il Cristo, che è uno solo, haun solo io, eppure ha due nature: ragionacome Dio ma i suoi pensieri comprendo-no anche un pensiero umano che vienedalla natura umana di cui ha preso; ledue nature sono diverse ma uno è il suoio. La persona e l’esistenza è unica ecoesiste in questi modi diversi».

Secondo il cardinale Monterisi unabuona filosofia è una specie di giusto

«La vocazione di San Matteo»del Caravaggio

aiuto ad ogni credente, perché fa vincerequeste difficoltà in modo che il misteronon sia contraddittorio. Filosofia e reli-gione, come ragione e fede, si possonointegrare, non sono contraddittori, mase ben comprese hanno la possibilità dicoesistere.

Restano aperti molti interrogativi. Unofra tanti: se Dio può tutto perché c’è ilmale nel mondo? Ciò è dovuto alla debo-lezza spirituale. Non ci sono ragioniumane che possano spiegare il male, nonc’è una spiegazione del male dal puntodi vista razionale; ma dal punto di vistadella religione e della teologia, la pre-messa del male è costituita dal peccatooriginale di Adamo. Non siamo però si-curi che da un peccato morale si debbaesigere un male fisico, come a volerequilibrare le cose del mondo. C’è solouna spiegazione non razionale, ma è soloun dato, un fatto: Gesù Cristo è morto,un innocente può morire perché è nelpiano di Dio. Dei 10 comandamenti al-meno 8 iniziano con un «non», ci sonotroppi «no»: ma un’attenta visione dellecose fa capire che questi «no» costitui-scono la parte negativa di una realtà mol-to positiva.

«Tanti dati della conoscenza teologicae filosofica si stanno sempre di più affer-mando al punto da portare nel nostro ani-mo il desiderio di avvicinare religione efilosofia. Il 5 aprile scorso è morto ungrande filosofo, che ho conosciuto: Ar-mando Rigobello. Egli riuscì a mettereinsieme nei suoi scritti teologici più acu-ti filosofia, religione, fede, e da lui hoappreso questo: Sant’Agostino si lasciòsviare dalle teorie del mondo che si al-lontanavano dal cristianesimo, ma non fumosso da una spinta razionale. In segui-to, restò sconvolto dalla morte di un ami-co al punto tale da leggere le lettere diSan Paolo; e in un giorno di grande tri-stezza, seduto sotto un albero, sentì unavoce che gli disse: prendi e leggi. Aprì illibro e lesse l’epistola di San Paolo ai ro-mani, in cui è detto che bisogna rivestirsidi Gesù Cristo: se non c’è una spiegazio-ne razionale alla morte, essa si rinvieneinvece nella resurrezione di Cristo». ■

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STEFANO QUINTARELLI: «UNANIMITÀ ALLACAMERA FOR DUMMIES», LA RICETTAPER METTERE (QUASI) TUTTI D’ACCORDO

anche Erasmus. Poiché la cosa ebberisonanza sulla stampa, quello fu an-che il mio battesimo mediatico».

Era il 1985, un periodo dove i po-chi informatici lavoravano sui main-frame, macchinari enormi gestiti damoltitudini di tecnici i cui dati pote-vano essere visualizzati, su rudi-mentali terminali o su tabulati, soloil giorno successivo all’immissione.Negli uffici il top della telematica erail fax e il personal computer stava ti-midamente facendo capolino. Glisportelli bancari non erano ancoratutti collegati in rete, le notizie intempo reale si leggevano via televi-deo, per l’e-commerce si usavano icataloghi Vestro e Postal Marketmentre l’unico sito di incontri era lalampada Osram in piazza dei Cin-

quecento a Roma. Eppure, per que-sto ragazzo di appena venti anni eranaturale, ovvio, un mondo dove lecose si potessero fare «da remoto»,risparmiando tempo da impiegare inattività più produttive. E molto haprodotto nei successivi trent’anniStefano Quintarelli, ricercatore visio-nario, imprenditore e oggi deputatodella Repubblica nel gruppo «Civicie Innovatori», più conosciuto come«sua unanimità», il parlamentareche più di altri, nella storia d’Italiavede le sue proposte di legge, emen-damenti, mozioni ecc. approvate,appunto, all’unanimità.

Domanda. Qual è stato il suo pri-mo passo alla Camera dei Deputati?

Risposta. Ho organizzato un in-contro «multi-stakeholder» per ini-

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a cura di GIORGIO SEBASTIANO

ravo: fallo!»: se credete alla locu-zione dell’effetto farfalla, presu-mibilmente il battito di ali che hagenerato il tifone istituzionaleche ha (quasi) portato Internet

nella Costituzione italiana ha coinci-so proprio con queste due parolepronunciate da Giovanni Degli An-toni, direttore del Dipartimento diScienze dell’Informazione di Milanoin risposta a un giovane studenteche, arrivato tardi per iscriversi a unesame, invece di imprecare contro lafortissima nevicata causa del suo ri-tardo, chiedeva perché non esistessela possibilità di potersi iscrivere daremoto. Avesse risposto diversa-mente, forse oggi racconteremmoun’altra storia, forse quello studenteavrebbe trovato comunque il mododi esprimere il proprio talento, mal’ingresso di Stefano Quintarelli nelmondo della telematica fu questo.

«È stata la mia prima sfida con laRete, seguirono la prenotazione di li-bri in biblioteca, lo scambio di ap-punti tra gli studenti e poi una retedi posta elettronica per gli studenti,

Giuseppe Stefano Quintarelli,deputato e pioniere

nell’introduzione di Internet in Italia

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LL’’intervista al deputato meno conosciuto al pubblicoeppure più incisivo di questa legislatura. In Parlamento lo hanno ribattezzato «suaunanimità» per la capacità che ha di riuscire a metteretutti d’accordo. Molti gli attestati di stima nel Transatlantico ma lui hagià deciso di non ricandidarsi

STEFANO QUINTARELLI: «UNANIMITÀ ALLACAMERA FOR DUMMIES», LA RICETTAPER METTERE (QUASI) TUTTI D’ACCORDO

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ziare a lavorare su una proposta dilegge per l’autenticazione nei servizipubblici. Era una delle priorità chemi ero dato e il risultato è quello cheoggi si conosce come Spid, di cui hoseguito l’iter da remoto mentre ero inospedale (è stato vittima di un terribileincidente che lo ha obbligato a una lungaserie di degenze e convalescenze n.d.r).

D. Con Paolo Coppola del PD eAntonio Palmieri di FI avete creatoun team «interforze» che ha lavora-to non intorno a un singolo obietti-vo, ma a una vera e propria agendaprogrammatica.

R. Antonio Palmieri, Paolo Genti-loni e Fiorello Cortiana fecero lo stes-so nelle precedenti legislature. Han-no avuto loro il merito di far ricono-scere tra le spese per il mandato deiparlamentari l’acquisto di computer,l’accesso a Internet e altre cose cheprima non c’erano. Se vogliamo, l’in-novazione di metodo che io ho intro-dotto nell’ Intergruppo Parlamentareè stata quella di organizzare degli in-contri una volta al mese con delle ce-ne dove riuscivamo a incontrarci inun contesto non formale in cui si po-tesse parlare liberamente. E con lepersonalità nei vari settori cui venivachiesto di fornire il loro contributo, icolleghi potevano liberamente ap-profondire le varie materie. Questoformat ha funzionato molto bene,creando coesione all’interno delgruppo anche con colleghi di altrischieramenti, dalla Lega al M5S a Sele Forza Italia.

D. Una semina che alla fine ha da-to un raccolto abbondante: il suoemendamento alla Costituzione haottenuto l’unanimità dei voti, siapur attraverso un percorso moltotravagliato.

R. L’emendamento passò grazieanche a una tattica che mi fu suggeri-ta da Rocco Buttiglione, che peraltromi ha fatto da cicerone insieme aPaolo Gentiloni e Antonio Palmieriper riuscire a destreggiarmi neimeandri regolamentari della Came-ra. Quando mi fu chiesto di ritirarel’emendamento, lui mi consigliò diannunciare il ritiro in Aula e prepara-re un dibattito di sostegno con alcunicolleghi di gruppi diversi, sperandopoi in un miracolo.

D. Ricordo che anche lui inter-venne fortemente a sostegno dell’e-mendamento.

R. Doveva essere il primo a inter-venire, faceva parte della strategia,però Palmieri riuscì a rubare il tempoa tutti rilanciando l’emendamentocon un discorso bellissimo.

D. Un intervento che peraltro sca-tenò un effetto valanga di tutti glischieramenti e portò il Governo ariconsiderare la sua posizione. Lei èpassato da un emendamento che

zione senza generare incrinature inquesto o quello schieramento.

D. Poi ci fu l’unanimità dei votan-ti sulla tutela digitale del made inItaly nel marzo 2016, e un’altra una-nimità il 6 luglio 2016 per la «netneutrality» dove si dava la libertà discelta per tutti i cittadini. A questopunto la domanda è d’obbligo: qualè il suo segreto?

R. Nel modo di lavorare: cercare lacondivisione con molto tempo di an-ticipo. Anche io ho le mie opinioni ri-spetto a un gruppo o a determinatepersone, però «è la democrazia, bel-lezza!», bisogna far le cose assieme e,anche se magari certe cose non sonodi tua elezione, se ci sono alcuni det-tagli che non ti piacciono te le fai an-dare giù e arrivi alla migliore media-zione possibile.

D. Però a volte ci sono logiche dipartito o schieramento che viaggia-no oltre il merito del provvedimen-to travolgendo tutto a prescinderedal lavoro svolto dalle parti.

R. Bisogna partire tenendo tuttomolto alla lontana, e spiegando le ra-gioni per cui si sta operando: qual è ilproblema, quale la soluzione, e an-

aveva parere contrario di Governo,ad avere l’unanimità; non si era maivista una cosa del genere.

R. L’unanimità non se l’aspettavanessuno, anche perché non si era maiverificata in un emendamento costi-tuzionale.

D. E invece fu solo la prima diuna serie: il 3 novembre 2015 la Ca-mera ha approvato all’unanimità lamozione che promuove la dichiara-zione dei diritti di Internet.

R. Questa ha un’origine diversa,qui bisogna ringraziare molto AnnaMasera, allora responsabile della Co-municazione della Camera, perché ainizio legislatura la presidente LauraBoldrini era molto determinata neiconfronti degli internauti offensividelle istituzioni. Fu lei con un lavoropaziente a convincere la presidenteche la priorità andava data all’inse-gnamento, prima di altre misure. Ilrisultato fu una Commissione parla-mentare, di studio, con dentro tutti icolleghi. L’unanimità in questo casofu ricercata per dare un segnale isti-tuzionale forte al Paese e, per unaquestione di equilibri incrociati, erol’unico che poteva presentare la mo-

29SPECCHIOECONOMICO

«Bisogna ringraziare molto Anna Masera, alloraresponsabile della Comunicazione della Camera,perché a inizio legislatura la presidente Boldrini

era molto determinata nei confronti degli internauti offen-sivi delle istituzioni. Fu lei con un lavoro paziente a convin-cere la presidente che la priorità andava data all’insegna-mento, prima di altre misure. Il risultato fu una Commissio-ne parlamentare, di studio, con dentro tutti i colleghi»

Sopra: il presidentedella Camera

Laura Boldrini

A sinistra:Anna Masera,giornalista;a destra:,Fiorello Cortiana,due volte senatoreper la Federazionedei Verdi

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dando a modificare il percorso. Laproposta sulla «net neutrality» che ioho presentato era di quattro articoli,il testo approvato all’unanimità disette. E anche quei quattro articoli so-no stati modificati tantissimo. È tuttoun lavoro di cucitura, non quello chefai in Aula a pigiare il bottone maquello che realizzi parlando con lepersone, spiegando il tuo pensiero,facendole confrontare con altri puntidi vista, aiutandoli a studiare le coseche non conoscono, capendo le lororagioni, andando a negoziare con glialtri e cercando di fare da interme-diario tra parti che altrimenti non siparlano. Questo, se vogliamo, è il se-greto.

D. Ha comunque dimostrato che,se si vuole, in questo Parlamento siriesce a ottenere l’unanimità. È ununicum dovuto al digitale, oppureil metodo Quintarelli si può espor-tare?

R. Non è vero che sul digitale siafacile, anzi. Credo che una chiave sialavorare non per attirare i riflettori suse stessi ma sul gruppo di lavoro, unmodus operandi difficile se non im-possibile per chi di mestiere lavora inruoli elettivi. Al contrario, per rag-giungere l’unanimità bisogna lavora-re molto lontano dalle luci della ri-balta, entrando nel merito senzaschieramenti o ideologie, evitandoche i riflettori siano puntati su di teperché questo genera automatica-mente un riflettore puntato da un’al-tra parte che ti contrasta. Quantiemendamenti sono stati concordati epresentati da altri? Tantissimi.

D. Ricorda molto la vecchia pro-gettazione informatica: tutti a lavo-rare intorno a un tavolo, e l’impor-tante è l’obiettivo.

R. Ma questo in politica non fun-ziona.

D. Con lei ha funzionato.R. Perché io non sarò rieletto.D. Già sa che non sarà rieletto?R. Ne sono sicuro perché non sono

ricandidabile, nel senso che non miricandido. Assolutamente. Vedo que-sta come una stagione della mia vitache si è chiusa e basta. La cosa chepiù mi dispiace in assoluto è che inquesta stagione essere un parlamen-tare viene percepito da molti comeun’onta. L’altro giorno stavo facendoil biglietto del treno e quando hannovisto il tesserino da parlamentare mihanno aggredito verbalmente, senzaavere la più pallida idea di chi fossi ecosa facessi hanno cominciato a spu-tare e insultare. Mi è piaciuto dare al-cuni anni della mia vita a fare questaattività. Però se la si fa bene, è impe-gnativa: non si hanno orari, si lavoramolto anche per piccoli risultati, si èsempre lontano da casa. E se si hannofigli adolescenti, non è facile. ■

«Quando discuti conStefano Quintarellihai la piacevole sen-

sazione dei neuroni chefunzionano, una sensazio-ne che, purtroppo, non èmolto frequente in politi-ca, dove si muore di tatti-ca e non si entra quasimai nel merito dei proble-mi. Se l’Italia digitale hafatto passi avanti in questianni, molto è merito suo»

PAOLO COPPOLADEPUTATO PD

DICONO DI LUI

«Stefano Quintarelliè una persona per-bene e appassiona-

ta del futuro. Questa pas-sione attraversa la suaesistenza di informatico,imprenditore, dirigente e,dal 2013, anche di depu-tato. È animato dalla ten-sione che spinge a co-struire qualcosa di buonoe utile. Per tutti»

ANTONIO PALMIERIDEPUTATO FI

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SPECCHIOECONOMICO

JEAN-PAUL FITOUSSI:NO ALL’EURO, SÌ ADUNA COMUNITÀEUROPEA SOLO PERENERGIA ED AMBIENTE

Termini quali «crescita intelligen-te» e «sostenibilità» sono già sta-ti usati dall’Europa nel 2000 nel

programma di riforme economiche ap-provato a Lisbona dai capi di Stato e diGoverno. Senza dubbio bellissime pa-role, ma l’Europa si pone degli obietti-vi senza avere gli strumenti adeguati perraggiungerli e attuarli. È nella sosteni-bilità che possiamo lasciare alle gene-razioni future un capitale almeno ugua-le a quello di cui abbiamo goduto noistessi, e costituisce una possibilitàche l’Europa ha per uscire dal baratroin cui si trova, una situazione terribilea livello sociale ed economico data dal-l’elevato tasso di disoccupazione edalla precarietà della società. Ma la cre-scita economica non basta: bisognaavere strategie da attuarsi con program-mi di rilancio e investimenti nelle nuo-ve tecnologie dell’ambiente e dell’ener-gia per porre fine alla sofferenza socia-le e salvaguardare la natura

L’economista francese Jean-Paul Fitoussi

FOCUSAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

Dice di no all’euro. Ma non in maniera «secca»: il suono è calibrato. Dice: dipende dalle politiche europee,e quelle che sono attuate ora sono evidentemente

sbagliate. Dalle sue parole si percepisce delusione neiconfronti dell’Europa, la presa di coscienza che di demo-crazia nemmeno a parlarne, la constatazione che siamonelle mani di politici che non considerano l’interesse pub-blico. E quest’ultimo è fatto di sostenibilità e crescita eco-nomia, ma non solo: esso è fatto anche, e soprattutto, dirisorse. Energetiche, per l’appunto. Impiegarle significadare un largo margine di speranza anche ai disoccupa-ti perché, checché se ne dica, sono tanti. Certo, «l’occu-pazione è salita», dicono i sondaggi, ma di quanto? Dipoco, diremmo di una misura inutile. Abbiamo le fonti, ab-biamo gli occupandi, non usiamo né le une né gli altri.Spingere verso la sostenibilità è inutile se alla spinta nonè accompagnata una reazione di omeostasi, che confe-risca condizioni adeguate per crescere. Stiamo andandoanche incontro alla guerra, da soli. Perché dipendere daaltri Paesi scotta.

Ne parla non uno qualunque: si tratta di Jean-Paul Fi-toussi, uno dei più grandi economisti francesi. Docenteper l’Istituto di Studi politici di Parigi (Sciences Po) dal1982, dal 1989 presidente dell’Osservatorio francese sul-le congiunture economiche (OFCE), docente alla Luiss-Guido Carli di Roma, membro del consiglio scientifico del-l’Istituto «François Mitterrand», presidente del consiglioscientifico dell’IEP-Institut d’études politiques di Parigi dal1997 e membro del Consiglio di analisi economica del pri-mo ministro francese, anche nel consiglio di amministra-zione di Telecom Italia e del consiglio di sorveglianza diBanca Intesa Sanpaolo, si occupa a tempo pieno di stu-diare l’inflazione, la disoccupazione, le economie aper-te, il ruolo delle politiche macroeconomiche, i rapporti trademocrazia e sviluppo economico. Su Wikipedia è defi-nito un «critico della rigidità nelle politiche di bilancio edi economia monetaria, per gli effetti negativi sulla cre-scita dell’economia e sui livelli di occupazione».

Domanda. L’efficienza energetica rientra tra gliobiettivi prioritari dell’Unione Europea per una cresci-ta intelligente e sostenibile. Che significato assumequesto concetto in un’ottica di salvaguardia am-bientale e di crescita economica?

Risposta. Prima di tutto bisogna distinguere tra le pa-role e i fatti: termini come «crescita intelligente» o «so-stenibilità» sono già stati usati dall’Europa nel 2000 nelprogramma di riforme economiche approvato a Lisbona

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dai capi di Stato e di Governo. Senzadubbio sono bellissime parole, ma l’Eu-ropa si pone degli obiettivi senza glistrumenti adeguati per raggiungerli e at-tuarli. Oggi l’efficienza energeticadeve essere l’obiettivo primario del-l’Unione poiché questa è l’unica stra-da percorribile del futuro, una stradache si dirama in due direzioni: innanzi-tutto, nella parola «sostenibilità» noipossiamo lasciare alle generazioni fu-ture un capitale almeno uguale a quel-lo di cui abbiamo goduto noi stessi. Lasostenibilità è essenziale perché, quan-do c’è un’evoluzione non sostenibile deimercati e della valorizzazione del capi-tale, la crisi finanziaria prende il soprav-vento, come sta avvenendo dal 2007. Insecondo luogo, è una possibilità che hal’Europa per uscire dal baratro in cui sitrova adesso, una situazione terribile alivello sociale ed economico data dal-l’elevato tasso di disoccupazione e dal-la precarietà della società.

D. Le statistiche dicono che non c’èpiù così tanta disoccupazione. Cosane pensa?

R. Forse è diminuita dello 0,2 per cen-to, ma resta comunque altissima, addi-rittura più alta rispetto agli anni 30, so-prattutto in ambito giovanile. In Italia c’èun tasso di disoccupazione che superail 40 per cento, in Spagna il 50 per cen-to, in Francia il 25 per cento; tutto que-sto non è accettabile, significa distrug-gere capitale umano non lasciando allegenerazioni future i mezzi e gli strumen-ti per crescere. Siamo in un baratro edobbiamo uscirne, ma per uscirne la cre-scita economica non basta, bisognaavere strategie da attuarsi con pro-grammi di rilancio e di investimenti nel-le nuove tecnologie dell’ambiente e del-l’energia per porre fine alla sofferenzasociale e per salvaguardare la natura.

D. Quali proposte si possono svi-luppare per avere maggiore equità eper puntare su un nuovo benessereoltre il Pil?

R. La proposta prioritaria è quella dipuntare su un programma d’investi-mento e di rilancio; l’Europa è all’avan-guardia nelle energie rinnovabili sia a li-vello tecnologico che in ambito delle ri-sorse umane, ma purtroppo manca ildenaro e di conseguenza gli investimen-ti sono scarsi. Tale programma deve ba-sarsi sul benessere delle persone e nonsulla crescita, perché cos’è più impor-tante, avere un punto in più sul Pilcon una diminuzione del benessere,o avere più benessere e una diminu-zione del Pil? Questo è il vero proble-ma che dobbiamo affrontare e risolve-re, soprattutto nella situazione attualedove c’è una forte crescita della disu-guaglianza sociale che può minare lefondamenta della democrazia, comesta avvenendo negli Stati Uniti.

D. E allora perché Trump è statoeletto?

R. È stato eletto non perché ci siadisoccupazione, non perché non cisia crescita, ma perché la disugua-glianza è tale che la maggioranzadella popolazione americana nonha beneficiato del progresso econo-mico né del progresso sociale; dicia-mo che è stato un voto di «protesta».In Europa sta accadendo lo stesso fe-nomeno con la crescita dei partitiestremisti, in Italia con il Movimento 5Stelle e in Francia con il Fronte Natio-nal di Marine Le Pen che è diventato ilprimo partito; ma anche in Olanda e inAustria si sta verificando la stessa si-tuazione, la Gran Bretagna è uscitadall’euro con il Brexit proprio perché lamaggior parte della popolazione ingle-se è divenuta povera. Questi estremi-smi sono i primi campanelli d’allar-me che un giorno potrebbero di-struggere la libertà e la democrazia.

D. Rischi in ambito europeo omondiale?

R. Soprattutto europeo, perché inAmerica la Costituzione è tale che c’èun sistema di «check and balance», unprotocollo istituzionale di «controlli econtrappesi» che caratterizza i rappor-ti fra i vari poteri dello Stato negli ordi-namenti democratici e che impedisce ilpotere assoluto. In Europa invece, nonesiste questo tipo di sistema istituziona-le, dunque temo che se un domani do-vessero vincere gli estremismi il risen-timento verso l’Unione si acuirà ancoradi più. Un giudice della Corte Supremaamericana negli anni 50 disse: «Possia-mo avere il denaro concentrato in pochemani, o possiamo avere la democrazia,ma non possiamo avere entrambe lecose». Questo significa che se la disu-guaglianza aumenta, la democrazia è inpericolo, e non riesco proprio a capireperché i media non ne parlino mentretermini meramente dottrinali come«equilibrio del bilancio», «fiscal com-pact», che non hanno importanza a li-vello economico, riempiano i telegiorna-li e i giornali, e oggi rischiamo di perde-re la libertà per delle parole che nonhanno nessun significato.

D. Un esempio?R. Un esempio può essere quello

del debito pubblico e della crescita: latesi europea afferma che «se abbassia-mo il debito pubblico avremo una cresci-ta più alta», invece una teoria più ocu-lata e corretta sostiene che «è la bas-sa crescita che fa crescere il debito pub-blico, non il contrario».

D. Cosa pensa della possibilità disviluppare una «green economy» peruscire dalla crisi economica e daquelle ambientale e sociale?

R. Come ho detto prima, c’è la pos-sibilità di sviluppare una «green eco-

33SPECCHIOECONOMICO

Un giudice della Cor-te Suprema ameri-cana negli anni 50

disse: «Possiamo avere ildenaro concentrato in po-che mani, o possiamoavere la democrazia, manon possiamo avere en-trambe le cose». Questosignifica che se la disu-guaglianza aumenta, lademocrazia è in pericolo,e non riesco proprio acapire perché i media nonne parlino mentre terminimeramente dottrinalicome «equilibrio del bi-lancio», «fiscal compact»,che non hanno importan-za a livello economico,riempiano i telegiornali ei giornali, e oggi rischia-mo di perdere la libertàper delle parole che nonhanno nessun significato

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D. Quali proposte si possono sviluppare per averemaggiore equità e per puntare su un nuovo benesse-re oltre il Pil?

R. Con Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’Economianel 2001, sono coordinatore della Commissione sulla mi-sura delle performance dell’economia e del progresso so-ciale, che ha il compito di misurare il benessere delle per-sone. Ci sono varie politiche che fanno crescere il Pil mache fanno decrescere il benessere; il Pil può aumentareanche se c’è un terremoto, quando c’è un aumento del-la violenza nella società, quando il traffico aumenta, ilPil cresce ma il benessere della gente diminuisce.

D. La dichiarazione congiunta al termine del G7Energia di Roma non è arrivata perché gli Stati Unitistanno rivedendo la propria politica energetica e clima-tica in favore delle inquinanti fonti fossili e del carbo-ne. Quali saranno le conseguenze?

R. Due anni fa, nella conferenza Cop 21 di Parigi sui cam-biamenti climatici, è stato preso un accordo con cui tutti iPaesi, inclusa l’America di Obama e la Cina, hanno firma-to un protocollo per una politica comune sull’ambiente sul-le emissioni di carbone. Dopo essere stato eletto, Trump haintenzione di continuare con le fonti inquinanti per lascia-re piena libertà ai potenti e alle lobby che hanno in manoqueste fonti energetiche non rinnovabili. L’ambiente è unbene pubblico e questo significa che tutti i Paesi devono col-laborare, e l’Europa deve continuare a puntare sulle fontienergetiche rinnovabili. Un giorno gli americani si rende-ranno conto di aver commesso un grosso sbaglio, lostesso vale per la Russia, mentre la Cina ha capito cheil benessere è essenziale per la sua popolazione.

D. E i Paesi arabi?R. Stanno investendo molto nelle tecnologie rinnovabi-

li perché sanno bene che arriverà un momento in cui nonavranno nulla da vendere, quindi stanno diversificando laloro fonte di reddito.

D. Per far cambiare opinione all’America e alla Rus-sia, cosa possiamo fare noi europei?

R. Niente, siamo impotenti, non abbiamo neancheun esercito e un Governo che ci rappresenti. L’Euro-pa è sola, è l’unica regione nel mondo a non essere go-vernata.

D. Cosa pensa del gasdotto Tap?R. Il gas è l’energia più pulita rispetto al carbone e al pe-

trolio, ma il gasdotto pone un problema di stabilità politicanei Paesi che attraversa rendendoli più vulnerabili agli at-tentati, al terrorismo, alla guerra, e dà un potere di nego-ziazione fortissimo alla fonte di provenienza del gas. L’Eu-ropa dipende dalla Russia e dall’Algeria. Bisogna fare tut-to il necessario per avere un gasdotto ma senza pos-sibilità di un ricatto, perché la Russia da un momento al-l’altro può chiudere i suoi «rubinetti».

D. È difficile non avere ricatti in questa situazione.R. Dipende dall’equilibrio dei ricatti; se la Russia ha bi-

sogno di beni che solo l’Europa produce e se l’Europa fos-se unita, allora il braccio di ferro sarebbe proporzionato el’equilibrio tra le due forze sarebbe molto diverso. ■

34 SPECCHIOECONOMICO

nomy» solo se investiamo nella tecnologia. Avevo propo-sto addirittura di costituire una Comunità Europea del-l’Energia e dell’Ambiente per il rilancio dell’economia am-bientale e dell’economia verde.

D. A livello europeo o italiano?R. Si può fare anche a livello locale, ma mancano i soldi.D. L’Authority dell’Energia in Italia non si occupa di

questo?R. No, si occupa solo di concorrenza, non di investimen-

ti, questo per una scelta politica. In Europa i Governi nonhanno più potere perché devono ubbidire a regole europee,non hanno più potere monetario né una banca centrale na-zionale, non hanno più il potere di avere una politica di cam-bio, non hanno più il potere industriale perché c’è la com-missione europea che impone delle regole per la concor-renza, dunque i Governi non hanno più potere. La politi-ca che possono condurre è già scritta, il popolo ha ilpotere di cambiare il Governo, non la politica, e questanon si può chiamare democrazia.

D. È favorevole all’uscita dall’Europa e dalla mone-ta unica?

R. No. Il problema non è l’euro né l’Europa, il pro-blema deriva dalle politiche sbagliate condotte in Eu-ropa. Possiamo lasciare l’euro, ma se continuiamo conle stesse politiche sbagliate non cambierà niente. Possia-mo rimanere nell’euro e avere politiche intelligenti, e peravere politiche intelligenti è necessario avere un Gover-no europeo, un’autorità democratica che è responsabiledell’interesse generale. È possibile avere questa Europa,ma l’unica via di uscita è quella della sostenibilità, sia am-bientale che sociale, per abbattere la piaga della disoc-cupazione e della diseguaglianza.

D. Come?R. Conosciamo le condizioni necessarie perché abbia-

mo un sistema robusto di protezione sociale.D. Cosa risponde agli economisti che dicono che, se

si accentua il tema della sostenibilità, si rischia di fre-nare l’economia e quindi aumentare la povertà?

R. Ci sono due teorie riguardo la sostenibilità: la primatesi è quella malthusiana che enuncia il tema della decre-scita, cioè crescere meno per utilizzare in minor quanti-tà le risorse naturali. Invece l’altra tesi, al contrario, diceche lo sviluppo dell’economia ambientale è una fonte dicrescita enorme perché ripaga i danni arrecati alla natu-ra. Io sostengo questa ultima tesi. Quegli economistihanno torto nell’affermare che la sostenibilità implica unacrescita debole, ma ammettiamo pure che abbiano ragio-ne: per loro bisogna cercare «l’insostenibilità» invece chela «sostenibilità»?

FOCUSAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀJoseph E. Stiglitz,

Premio Nobel perl’Economia 2001

Possiamo rimanere nell’euro soloavendo politiche intelligenti: è neces-sario avere un Governo europeo,un’autorità democratica che sia re-sponsabile dell’interesse generale

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Magistrato, sottosegretario di Stato alla Giustizia nelGoverno Letta, nel Governo Renzi e nel GovernoGentiloni, Cosimo Maria Ferri approfondisce per

Specchio Economico il dibattito sul tema ambientale.Domanda. Il tema delle energie rinnovabili continua

ad essere al centro del dibattito europeo ed interna-zionale. Che cosa intendiamo? Quali sono gli svilup-pi normativi?

Risposta. Le fonti energetiche rinnovabili rappresenta-no una risorsa fondamentale per il nostro Paese, sia pergarantire una maggiore sostenibilità ambientale sia per au-mentare la nostra autonomia energetica. Si tratta, peral-tro, di fonti che stanno assumendo un ruolo sempre piùrilevante, anche a livello internazionale, tanto per la pro-duzione di calore e di energia elettrica quanto per l’impie-go come biocarburanti nel settore dei trasporti. Basti pen-sare che, come è emerso dalla Relazione 2015 sulla si-tuazione energetica nazionale - pubblicata nel giugno 2016e relativa all’anno precedente -, si è registrato un sensi-bile aumento della diffusione delle energie rinnovabili intutti i Paesi OCSE e che, per la prima volta dopo 10 anni,il mercato del carbone ha subito una frenata nel commer-cio a riprova che si sta puntando su fonti meno inquinan-ti. Anche in Italia, nell’ultimo decennio, sono state predi-sposte numerose misure di incentivazione diretta per fa-vorire la produzione e lo sviluppo tecnologico di questonuovo settore, e proprio l’anno scorso il Governo, su pro-posta del ministro dello Sviluppo economico di concertocon il Ministero dell’Ambiente, ha approvato un decreto le-gislativo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 giugno 2016,recante misure finalizzate a sostenere la produzione dienergia elettrica derivante da fonti rinnovabili attraversola semplificazione dell’accesso agli incentivi. Si tratta dimisure che andranno a potenziare gli ottimi risultati già re-gistrati in questi anni e che contribuiranno a proiettare l’Ita-lia ben oltre gli obiettivi, inizialmente considerati ottimisti-ci ed oggi già parzialmente superati, indicati dalla Diret-tiva 2009/28/UE. La sfida che ci troviamo ad affronta-re è quella di consolidare questi dati positivi anche conun auspicato, e in parte già registrato, aumento del-la domanda di energia primaria conseguente alla ripre-sa economica in atto e grazie all’incremento della pro-duzione industriale registrato in questi ultimi mesi.

D. Energia decentrata e autoprodotta: è questo il fu-turo energetico che ci aspetta in un mondo sempre piùcomplesso e messo a rischio dallo sfruttamento del-le risorse naturali?

R. In un momento storico come quello che stiamo viven-do, è necessario porre le basi per potenziare la crescita

36 SPECCHIOECONOMICO

COSIMO FERRI:L’AMBIENTE È UNTEMA CHE DEVE UNIRE,E MAI DIVIDERE.TRUMP COMPRESO

«Ritengo essenziale non ali-mentare un clima di allar-mismo intorno ai temi del-

l’ambiente, della sostenibilità e dellariduzione di emissioni di gas inquinan-ti, perché credo che la tematica am-bientale sia una priorità nell’interessedi tutti i Paesi. Certamente le politicheannunciate dal presidente Trump van-no in un direzione differente rispettoall’amministrazione precedente, maciò non implica che le tematiche am-bientali siano passate in secondo pia-no e che non si possa avere un sere-no e costruttivo confronto con gliStati Uniti e con tutti gli altri Paesi mag-giormente industrializzati per fissareobiettivi e intraprendere nuove sfide.Se Trump vorrà svincolarsi dagli accor-di di Parigi, cercheremo di discuternetutti insieme per trovare una soluzio-ne condivisa: l’ambiente è un tema chedeve unire e mai dividere»

Cosimo Maria Ferri,sottosegretario al Ministero della Giustizia

FOCUSAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

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economica come, dopo anni difficili,stiamo riuscendo a fare anche nellanostra economia nazionale. In questa di-rezione è essenziale rafforzare l’ap-provvigionamento energetico soste-nibile e la disponibilità di energia dafonti rinnovabili non solo per crearericchezza e nuove opportunità per lenostre imprese, ma anche per creareposti di lavoro e sfruttare le tecnolo-gie. Sebbene si debba importare moltadell’energia necessaria per la quotidia-na attività delle imprese e per l’utilizzonelle case, il nostro Paese deve punta-re con determinazione al recupero di tut-te le fonti di cui dispone in natura,come l’acqua, il sole e le risorse natu-rali, al fine di raggiungere più importan-ti soglie di autoproduzione ed approvvi-gionamento interno. Con gli investimen-ti nella «green economy» si possono ot-tenere risultati importanti non solo sot-to il profilo della sostenibilità ambienta-le ma anche per quanto concerne lo svi-luppo di nuove tecnologie e di nuove pra-tiche di recupero ed immagazzinamen-to dell’energia.

D. Il clima-scetticismo di DonaldTrump è uscito secondo lei dai con-fini nazionali andando a contaminarealtre realtà?

R. Ritengo essenziale non alimenta-re un clima di allarmismo intorno aitemi dell’ambiente, della sostenibilità edella riduzione di emissioni di gas inqui-nanti, perché credo che la tematica am-bientale sia una priorità nell’interesse ditutti i Paesi. Certamente le politiche an-nunciate dal presidente Trump vanno inun direzione differente rispetto all’ammi-nistrazione precedente, ma ciò non im-plica che le tematiche ambientali sianopassate in secondo piano e che non sipossa avere un sereno e costruttivoconfronto con gli Stati Uniti e con tutti glialtri Paesi maggiormente industrializza-ti per fissare obiettivi e intraprenderenuove sfide. Se Trump vorrà svincolarsidagli accordi di Parigi, cercheremo di di-scuterne tutti insieme per trovare una so-luzione condivisa: l’ambiente è un temache deve unire e mai dividere.

D. Il Consiglio di Stato ha dato il vialibera, il 27 marzo scorso, alla realiz-zazione della TAP,Trans Adriatic Pipe-line, il gasdotto dell’Adriatico: cosa nepensa?

R. Il progetto è davvero strategico peril nostro Paese e rientra in una strategiadi cooperazione con altri Stati per rea-lizzare un rapido canale di collegamen-to e trasporto del gas estratto dai giaci-menti in Azerbaijan. Questa opera èstrettamente connessa alla realizzazio-ne del tratto transanatolico sul quale viè da tempo un accordo tra i Governi diTurchia e Azerbaijan: una volta termina-ta, l’intera infrastruttura garantirà al no-stro Paese un sicuro canale di approv-

vigionamento di una risorsa fondamen-tale all’insegna di una maggiore sicurez-za energetica e di una diversificazionedelle fonti di energia che porterà ad unaumento della competitività e dell’offer-ta di energia con sensibili ripercussionisulle bollette dell’energia a vantaggiodelle famiglie e delle imprese italiane.Sappiamo che il Consiglio di Stato haconfermato la decisione del TAR del La-zio che aveva, in precedenza, respintoil ricorso del Comune di Melendugno perl’annullamento degli atti relativi alla rea-lizzazione dell’infrastruttura. Il Consigliodi Stato ha riconosciuto che gli atti po-sti in essere per la realizzazione di taleinfrastruttura rientrano nell’ambito delladiscrezionalità amministrativa, che leseparate valutazioni di impatto ambien-tale (TAP e tratto di interconnessioneSnam) sono state presentate legittima-mente in modo distinto e che sono sta-te vagliate tutte le undici ipotesi alterna-tive, risultando quella prescelta la piùpercorribile. Proprio in relazione allanatura del procedimento vagliato dal giu-dice amministrativo, va sottolineato cheil percorso decisionale è stato sostenu-to da valutazioni strettamente tecnicheche hanno condotto a ritenere congruala soluzione che riflette le diverse pro-blematiche naturalistiche ed ambienta-li. L’impatto concreto della decisionesarà costantemente seguito e monitora-to nella fase esecutiva per garantire lamassima sicurezza e tutela dei cittadi-ni. Garantire sostenibilità ambientalee non fermare l’innovazione e la mo-dernizzazione del nostro Paese: la no-stra sfida è proprio quella di far coe-sistere questi due mondi, trovandosoluzioni condivise e vantaggioseper tutte le parti coinvolte.

D. A questo punto di clima si par-lerà di nuovo a Taormina, per il verti-ce dei capi di Stato e di Governo, pre-visto a fine maggio. Quali sono le sueprevisioni?

R. Siamo orgogliosi di ospitare questaimportante occasione di confronto esiamo certi che i temi discussi sarannomolti e tutti di primaria importanza.Ogni Paese deve assumersi la re-sponsabilità di prendere impegni perla tutela del nostro Pianeta, della na-tura e del futuro dei nostri figli. L’Ita-lia ha mostrato la voglia di rispettare gliimpegni, con politiche di incentivazionedelle rinnovabili, con una maggiore atten-zione alla cura dei territori e con l’appro-vazione di una nuova disciplina in mate-ria di reati ambientali. Siamo tutti consa-pevoli che è necessario investire sulla«green economy» per creare crescita,occupazione e benessere nel pieno ri-spetto dell’ambiente, e vogliamo parlar-ne senza pregiudizi per garantire a tut-ti un mondo più sostenibile. ■

37SPECCHIOECONOMICO

L’Italia deve puntarecon determinazioneal recupero di tutte

le fonti di origine naturaledi cui dispone, come l’ac-qua, il sole e le altre risor-se naturali, al fine di rag-giungere più importantisoglie di autoproduzioneed approvvigionamentointerno

La Trans Adriatic Pipe-line, il gasdotto del-l’Adriatico, garantirà

all’Italia un sicuro canaledi approvvigionamento diuna risorsa fondamentaleall’insegna di una mag-giore sicurezza energeticae di una diversificazionedelle fonti di energia cheporterà ad un aumentodella competitività e del-l’offerta di energia consensibili ripercussioni sul-le bollette dell’energia avantaggio delle famiglie edelle imprese italiane

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Nomisma Energia (NE) si impegna ad affrontare congrande passione i problemi energetici globali se-guendo con altrettanta attenzione le esigenze spe-

cifiche dei clienti, stabilendo un dialogo ed instaurandouna proficua collaborazione con ognuno di essi. Per ope-rare in questo modo rispetta un sistema condiviso di va-lori che ne guidano lo studio approfondito e costante deimercati delle fonti di energia, la ricerca di un vero dialo-go con i clienti, la personalizzazione delle soluzioni eorientamento al progetto, l’imparzialità e l’integrità nei con-fronti di tutti gli interlocutori, una risposta globale, l’inter-disciplinarietà. È guidata da Davide Tabarelli, nato a Mo-dena il 21 agosto 1960, che ne è presidente e fondato-re dal 2006. Iniziata la carriera nell’energia all’universi-tà nel 1985 con una tesi sui mercati del petrolio con la qua-le consegue la laurea in Economia con lode, dopo un bre-ve periodo di attività universitaria nel 1986 entra nella se-zione Energia di Nomisma. È stato responsabile di circa90 studi su questioni energetiche ed ambientali, è statoconsulente del Ministero dell’Industria dal gennaio 1995al maggio 1996; è stato responsabile dell’attività di assi-stenza per il Ministero dell’Ambiente in tema di cambia-menti climatici e membro di commissioni ministeriali perla politica energetica nel 2003 e nel 2005. È professorea contratto presso la Facoltà di Ingegneria e di Scienzepolitiche di Bologna e presso il Politecnico di Milano. Hapubblicato oltre 70 articoli.

Domanda. Oggi l’Italia, non solo per gli elevati prez-zi dell’energia elettrica, è l’anello più debole del siste-ma elettrico ed energetico europeo. Quali sono i mo-tivi?

Risposta. Tante ragioni concorrono: molte sono di ca-rattere secolare, alcune vanno oltre. Il semplice fatto chenoi siamo poveri di risorse energetiche è già di per séuna debolezza. La questione più grave, che risale peròall’Unità del 1861, è l’incapacità di essere un Paese uni-to, di fare sistema, debolezza aggravatasi negli ultimianni con il decentramento amministrativo e con l’esplo-sione dell’integralismo ambientalista.

D. Secondo lei, l’energia è un settore su cui l’Ita-lia può puntare?

R. Ci sono regole ferree, quasi antropologiche: l’Ita-lia non se lo deve nemmeno porre questa domanda. Ov-vio che deve puntare sull’energia. Questa serve per fareandare le fabbriche, i servizi, le macchine, il turismo, lecase, le scuole. Sostanzialmente tutto. Su questo siste-ma energetico, che noi bene o male abbiamo fatto, oc-

38 SPECCHIOECONOMICO

NOMISMA ENERGIA:DA CHERNOBYL ADORA L’ESPLOSIONEDELL’INTEGRALISMOAMBIENTALISTA

Nomisma Energia fornisce solu-zioni ai problemi legati ai setto-ri dell’energia e dell’ambiente at-

traverso lo studio continuo della realtàe l’impegno costante nello sviluppo del-la risorsa che ritene essere la più impor-tante al mondo: il pensiero umano.Compie analisi economiche approfon-dite attribuendo sempre una specificapriorità agli aspetti reali dell’industria,quali i prezzi, i costi, i vincoli ambien-tali, i tempi di ritorno degli investimen-ti, inserendo i vari progetti nel genera-le contesto di sostenibilità e di cresci-ta dei consumi. Include la convinzioneche il futuro, per coloro che si occupa-no di energia, sarà caratterizzato da unacrescita dei consumi, da una intensifi-cazione dei vincoli ambientali, da gran-di opportunità tecnologiche e dallaconnessa necessità di enormi investi-menti. A fronte di tale complessa situa-zione investe nella ricerca e nel conso-lidamento delle competenze sul campo

Davide Tabarelli, presidente e fondatore di NE-Nomisma Energia

FOCUSAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

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corre lavorare per fare le politicheche, ultimamente, sono molto sbilan-ciate sull’ambiente, meno sulla compe-titività e sulla sicurezza.

D. Un suo pensiero sulla Strategiaenergetica nazionale, che è stata ag-giornata a seguito delle profondetrasformazioni economiche e del mer-cato energetico degli ultimi anni?

R. Strategia energetica nazionale:strategia implica capacità decisiona-le centrale, da sistema, che, comedetto prima, noi non abbiamo. Mi vie-ne in mente quanto visto poche settima-ne fa a Londra, dove sono andato a di-scutere di petrolio, liberalizzazioni elet-triche, consumi di gas, decarbonizza-zione, rinnovabili e altro. La cosa chemi è rimasta più impressa è che i lavo-ri a Hinkley Point per fare una centra-le nucleare da 20 miliardi di sterlinesono partiti. Dopo tanti anni di fiumi diregolazione, parole, politiche, il Paeseche più di altri è un riferimento per lepolitiche nell’energia decide ancoraper il vecchio nucleare.

D. Cosa consiglierebbe al Gover-no su questo argomento?

R. Ciò che ho imparato già 30 annifa alla Conferenza dell’Energia del1987, quando si definì il Piano Energe-tico del 1988, quello necessario dopola precipitosa uscita dal nucleare cau-sata dall’incidente di Chernobyl del1986. Occorre più attenzione allaquestione economica, ai costi per lenostre imprese, quelle che danno la-voro ai giovani. Purtroppo le cose daallora sono peggiorate, per una rivolu-zione verde che ci vede ai primi postial mondo. Tutto il merito va alla politi-ca ambientalista in Italia che è trasver-sale in molte forze politiche, ma soprat-tutto in quelle di sinistra, affascinatedalle visionarie previsioni di un mondosenza i cattivi fossili e orfane di rivolu-zioni comuniste inattuabili.

D. Quali sono le principali fontienergetiche impiegate in Italia? Qualè il rapporto tra le fonti «classi-che» e quelle rinnovabili?

R. Continuano ad essere i fossili leprincipali fonti, in particolare petrolio egas che insieme contano per il 69 percento, più un 7 per cento del dimentica-to e sporco carbone. Poi abbiamo un 19per cento di fonti rinnovabili che, nel girodi 10 anni, sono quasi triplicate. Da nondimenticare, per arrivare a 100, sono leimportazioni di energia elettrica dal-l’estero, il rimanente 5 per cento. Que-ste sono le proporzioni del bilancioenergetico nazionale, da non confonde-re con quelle solo della produzioneelettrica, dove le rinnovabili sono arriva-te addirittura un paio di anni fa al 40 percento, mentre oggi sono ridiscese ver-so il 35 per cento. Dentro, occorresempre ricordare che metà delle rin-

novabili arriva dai grandi laghi dellenostre montagne, l’idroelettrico, quel-lo che quando eravamo più poveri, adinizio secolo, chiamavamo carbonebianco. Oggi quelle centrali, quelle di-ghe, nessuno le potrebbe fare, per op-posizione ambientale. Se togliessimoquesto carbone bianco le nostre rinno-vabili si dimezzerebbero.

D. Il principale problema delle risor-se energetiche rinnovabili è legato aquestioni amministrative, tecniche ealla loro sporadica diffusione sulterritorio italiano. Sono solo questi imotivi per i quali l’industria delle rin-novabili non riesce a «scalzare»quella delle fonti fossili?

R. Il principale problema delle rin-novabili è la loro dispersione in na-tura aggravata dall’intermittenza. Latecnologia aiuta molto, ma quello checi danno i fossili in termini di concen-trazione e facilità di stoccaggio non èancora raggiungibile. Di nuovo, istrut-tivo è il caso dei bacini artificiali di ac-qua che raccolgono l’energia dellegocce d’acqua che cade dal cielo e laconcentrano perché sia pronta a far gi-rare una turbina. L’eolico funziona soloquando c’è vento, il solare solo quan-do è giorno. È per questo che tutte leaspettative sono sugli accumuli, sullebatterie. Dai tempi del nostro Ales-sandro Volta del 1800 ci sono solostati miglioramenti, ma non scoper-te straordinarie come, invece, sareb-bero necessarie per scalfire la supre-mazia del petrolio o del carbone.

D. Quant’è esposta l’Italia ai rischidi approvvigionamento energetico?

R. L’Italia, grazie al balzo delle rinno-vabili, ha conosciuto un sensibile calodella dipendenza energetica dall’estero,dall’83 al 75 per cento nel 2016, ma ri-mane uno dei valori più alti fra i grandiPaesi industrializzati. Poi siamo in mez-zo al Mediterraneo, importiamo moltogas dall’Africa e dalla Russia, peraltroper fare molta elettricità. È un sistemameno sicuro di altri che, grazie alla cri-si e ai minori consumi, resiste bene.

D. Quanto ha inciso l’aumentodelle materie prime sui rincari in bol-letta?

R. Da quando sono partite le libera-lizzazioni a fine anni 90, le bollettesono aumentate del 70 per cento e ilbalzo è stato solo in parte causato dal-le materie prime, il resto sono stati al-tri oneri, in particolare quelli delle fon-ti rinnovabili.

D. Per quale motivo si parla tanto dienergie rinnovabili se poi si impedi-sce persino di costruire piccole cen-trali idroelettriche nei bacini monta-ni perché giudicate invasive?

R. Perché nessuno vuole impiantiindustriali nel proprio cortile, in par-ticolare se questi servono all’interes-

se del Paese. Anche le centralineidroelettriche sono piccoli impianti in-dustriali e ci sarà sempre un geometra,un professore, un geologo, un botani-co che dirà che si vanno ad alterare ilterritorio e l’ambiente. Il problema è chemanca la capacità decisionale centra-le, in particolare a livello nazionale, mapoi anche ai livelli regionale, provincia-le e comunale.

D. Un suo pensiero sul gasdotto Tapin Puglia, per il quale non si riesco-no a spostare 200 ulivi senza scate-nare una «rivolta»?

R. In nessun posto al mondo un Mi-nistero dell’Ambiente avrebbe datouna simile prescrizione, quella ditrapiantare gli ulivi. E, follia nella fol-lia, questo non basta, è motivo di pro-testa. Tutti hanno il diritto di protestare,ma poi le decisioni vanno prese.

D. Come valuta il programma ener-getico del M5S che punta alla decar-bonizzazione dell’economia italiana,e considera addirittura un ritorno alnucleare?

R. Va oltre l’irrazionale, non èspiegabile nemmeno con la poeticavisionaria degli ambientalisti. Estre-mamente difficile da capire. Una verarivoluzione. È una fortuna che il primoprogramma di governo del M5S ri-guardi l’energia, argomento su cui èsubito chiara la loro capacità che perora è quasi nulla.

D. Su quali risorse rinnovabili èopportuno investire?

R. Su tutte, basta che ce la faccianoda sole, o con un po’ di aiuto. Dopo unperiodo di forti incentivi, devono cam-minare da sole.

D. A quale nucleare si deve guar-dare: la tradizionale fissione o la fu-tura fusione?

R. Occorre guardare a tutto. Noisiamo il Paese che ha inventato il nu-cleare per usi civili con Enrico Fermi.Dobbiamo rimanerci. Almeno nella ri-cerca. Poi abbiamo la nostra Sogin cheè un gioiello, posseduta dallo Stato, eche ha sviluppato grandi competenzeper risolvere il problema fondamenta-le del nucleare, quello delle scorie. ■

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Chernobyl

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L’Associazione italiana degli economisti dell’energiariunisce coloro che sul piano professionale si occu-pano di problemi riguardanti l’energia, al fine di fa-

vorire tra essi l’incontro, il dibattito e lo sviluppo cultura-le. Non ha scopo di lucro, i suoi proventi derivano dalle quo-te di iscrizione, da contributi per studi e ricerche ricevutida enti e società interessate, dalla cessione di pubblica-zioni ed atti, da quote di partecipazione a congressi ed al-tre iniziative, nonché da donazioni o da contributi in ge-nere. Svolge funzioni di referente indipendente per i pro-blemi della politica energetica italiana nei confronti di or-ganismi nazionali ed internazionali cui fornisce pareri, esvolge una intensa attività di carattere informativo e di sti-molo nei confronti di enti ed organismi preposti alla defi-nizione della politica energetica in Italia con i quali ha spes-so incontri e dibattiti. Promuove inoltre la conoscenza deiproblemi energetici in ambito universitario e post univer-sitario, direttamente con l’organizzazione o il patrocinio dicorsi di specializzazione e masters e, indirettamente, at-traverso borse di studio che assegna a laureati in campoeconomico energetico. Facilita, inoltre, la partecipazionedi giovani studenti che vengono invitati ai seminari e con-vegni con quote ridotte.

L’AIEE fornisce analisi approfondite e scenari di bre-ve, medio e lungo termine che costituiscono la base perlo sviluppo di strategie, valutazione di investimenti e de-cisioni commerciali a livello globale e regionale. Gli esper-ti discutono di questioni che riguardano l’industria ener-getica con compagnie operative a livello nazionale ed in-ternazionale e rappresentanti di Governo, e può contri-buire a sviluppare strategie sostenibili per valutare inve-stimenti ed iniziative. In grado di fornire punti di vista in-novativi combinando rigore analitico con profonde cono-scenze industriali e geopolitiche, l’AIEE è presieduta daCarlo Andrea Bollino, autore di circa 200 articoli e pub-blicazioni, che ha ricoperto diversi incarichi e ruoli, sianell’ambito della ricerca e consulenza scientifica nel set-tore economico, sia presso società ed enti vari.

Domanda. Sull’argomento energia si sono formatidue «schieramenti»: uno è quello degli «idealisti», si-curi che la rivoluzione energetica delle rinnovabili siaormai avviata, e quelli che potremmo chiamare «scet-tici» che credono che non ci sia nessuna rivoluzioneo che questa sia impossibile. Lei da che parte sta?

Risposta. Credo che i due schieramenti cui lei fa rife-rimento siano riconducibili al solito gioco di interessi di par-te. Esiste poi un interesse collettivo, suggerito dalla co-

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CARLO BOLLINO: AIEE, IN ITALIA IL SISTEMAÈ FRENATO DAL FISCO,CHE È PRIVO DI UNALOGICA ENERGETICA

L’AIEE è stata fondata nel 1989come sezione italiana della IAEE- International Association for

Energy Economics, prestigiosa associa-zione, con sede negli Stati Uniti, cheopera dal 1977 in 70 Paesi, con oltre3.500 membri e 29 consociate. Associa-zione no-profit che svolge funzioni di re-ferente indipendente, aperta a tutti co-loro che si occupano di energia al finedi favorire tra essi l’incontro, il dibatti-to e lo sviluppo culturale, l’AIEE ècomposta da soci sostenitori azienda-li, soci individuali e soci «giovani», tut-ti anche membri dell’Associazione in-ternazionale. Contribuendo attivamen-te allo sviluppo del dibattito energetico,ha organizzato più di 140 conferenze na-zionali ed internazionali su tematicheenergetiche. L’Associazione fornisceconsulenze specifiche mettendo a di-sposizione anche i suoi servizi: l’Osser-vatorio Energia ed il Servizio Previsio-ne Energia e Prezzi

Carlo Andrea Bollino, presidente dell’Associazioneitaliana economisti dell’energia (AIEE)

FOCUSAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

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munità scientifica, che è quello di trasfor-mare il sistema energetico mondialeper abbassare il rischio collegato aicambiamenti climatici. Il decisore pub-blico ha di fronte una scelta: interve-nire in maniera diretta o lasciare fareal mercato. Gli interventi non sono man-cati, ma il principio di efficienza forse èstato poco rispettato a favore di iniziati-ve nate sotto pressioni di tipo ideologico.

D. Qual’è l’attuale situazione dellatransizione energetica? Il sistemaenergetico è aperto o no alla trasfor-mazione?

R. La trasformazione è in atto sotto inostri occhi, e negli ultimi anni compiei maggiori progressi proprio lì dove c’èancora la maggiore concentrazione diemissioni di CO2. Secondo gli ultimidati dell’AIE, l’Agenzia Internaziona-le Energia, il più forte calo delle emis-sioni di CO2 nel 2016 è avvenuto ne-gli Stati Uniti, che hanno così raggiun-to il livello più basso di emissioni diquesto gas climalterante dal 1992.

D. Da tempo si parla di «green eco-nomy»: un’economia sostenibile checrea posti di lavoro, profitti, riduzio-ne dell’impatto ambientale. Che ruo-lo assume l’Italia nelle attività di ricer-ca e innovazione in questo ambito?

R. Nel settore dell’efficienza energe-tica il nostro Paese è tra i più avanzati,anche grazie a tecnologie e tecniche ge-stionali sviluppate al suo interno e spen-dibili anche all’estero. Nelle rinnovabilisiamo partiti in ritardo nella produzionema non nell’utilizzo. Ciò costituisce unproblema di non difficile soluzione, marimane una sfida per il futuro.

D. Secondo quali linee deve realiz-zarsi il dialogo tra le imprese e i de-cisori pubblici per andare verso unnuovo modello di business e di tran-sizione energetica?

R. Il decisore pubblico ha in mano duegrosse leve: una è la normativa e l’altra,strettamente correlata, è quella della fis-sazione di livelli minimi di qualità ener-getica per gli apparecchi che produco-no e trasformano l’energia e per gli ap-parecchi per l’utilizzo dell’energia.

D. Le rinnovabili in Italia hannoavuto un periodo di sviluppo seguitoda una fase di stallo, dovuto a nume-rosi provvedimenti normativi penaliz-zanti. Come si giustifica questo gap,che sta avendo conseguenze disa-strose sulle aziende?

R. Non è vero. Come Paese, l’Italia sipiazza ai primi posti in Europa per effi-cienza ed ha raggiunto nel 2015 l’obiet-tivo sulle rinnovabili al 2020 con un co-sto che dobbiamo ancora ammortizzare.Inoltre, la domanda di energia è in cor-so di ridimensionamento anche per lacrescita economica piuttosto modesta.Non dimentichiamo che esiste anche unproblema di competitività. Al momento,

le aziende italiane pagano l’energiaelettrica molto di più dei concorren-ti anche a causa dei pesanti oneri disistema, tra cui quelli che vanno a fi-nanziare gli incentivi alle fonti rinno-vabili, oggi non più proponibili.

D. Gli obiettivi dell’UE sulla riduzio-ne delle emissioni di gas serra ri-schiano di penalizzare ulteriormentele imprese italiane, già costrette acompetere in condizioni svantaggio-se per via dell’alto costo dell’energia.Come variare i sistemi di produzionedi energia tenendo conto dell’asset-to tecnico-tecnologico e di quellodel business?

R. Qualsiasi confronto tra l’Italia e glialtri Paesi europei non può partire dal-l’attenzione al peso della fiscalità sul-l’energia che grava su tutti i prodotti inmodo rilevante e privo di una logicaenergetica, dettato soprattutto daun’esigenza di massimizzare il gettito.Cambiare questo modello in sensomeno distorsivo e più legato agli aspet-ti di carattere ambientale è possibile edauspicabile, ma richiede una visioned’insieme a livello di Paese. Tra l’altro,questa logica potrebbe trovare riscon-tro anche negli obiettivi perseguiti dal-l’Unione Europea.

D. Grazie all’utilizzo delle fonti rin-novabili dovremmo dipendere moltomeno dal prezzo delle materie prime:perché ciò non si è tradotto in un ri-sparmio in bolletta? Tra le cause deirincari ci sono anche gli incentiviper le fonti rinnovabili?

R. Dal 2008 al 2016 la bolletta ener-getica stimata dall’AIEE è scesa di 30miliardi di euro. Tale riduzione è dovuta,per 24 miliardi, al crollo dei prezzi delle«commodities», e per la restante parteal minor esborso, alle minori importazio-ni grazie all’apporto delle fonti rinnova-bili innovative, solo fotovoltaico ed eoli-co. Un ulteriore risparmio, che l’AIEE hastimato in un massimo di 3-4 miliardi dieuro all’anno nei suoi scenari di sistema,potrebbe venire dalle prossime azioni daimplementare per la decarbonizzazioneal 2030. L’utente finale ha, invece, visto,tra il 2008 ed il 2015, la sua bolletta elet-trica aumentare del 14 per cento perquanto riguarda il settore domestico edell’11 per cento per l’industriale. Inpratica, il calo della componente ener-gia, che effettivamente si è verificato, èstato compensato dall’aumento dellealtre due componenti: costi per i servi-zi di rete ed oneri di sistema, per la granparte rappresentati dagli incentivi alle rin-novabili elettriche.

D. Secondo l’AIEE, quale sarà loscenario futuro dell’energia?

R. Sarà un sistema molto più equilibra-to, attento all’ambiente e dove i consu-matori avranno un ruolo molto più impor-tante di adesso. ■

41SPECCHIOECONOMICO

Nel settore dell’effi-cienza energetica ilnostro Paese è tra i

più avanzati, anche graziea tecnologie e tecnichegestionali sviluppate alsuo interno e spendibilianche all’estero. Nelle rin-novabili siamo partiti in ri-tardo nella produzione manon nell’utilizzo...

Le aziende italiane pa-gano l’energia elet-trica molto di più dei

concorrenti anche a causadei pesanti oneri di siste-ma, tra cui quelli che van-no a finanziare gli incenti-vi alle fonti rinnovabili,oggi non più proponibili.Qualsiasi confronto tral’Italia e gli altri Paesi eu-ropei non può partire dal-l’attenzione al peso dellafiscalità sull’energia chegrava su tutti i prodotti inmodo rilevante e privo diuna logica energetica

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re all’occhiello del nostro Paese che ha già raggiunto ilivelli fissati per il 2020. Una fotografia a luci ed ombredel sistema italiano. Ne vien fuori, con grande nitore, l’as-senza di coordinamento dell’intero sistema italiano, comeha ribadito in un recente intervento il segretario generaledella Flaei-Cisl (Federazione Lavoratori delle Aziende Elet-triche Italiane) Carlo De Masi, secondo il quale l’espansio-ne delle rinnovabili e la caduta dei consumi del settore in-dustriale dovuta alla pesante crisi economica dimostranouna evidente errata programmazione nella produzione, te-stimoniata dalle attuali dismissioni delle centrali termicheavviate dalle aziende, oggi rimessa in discussione dalla fer-mata degli impianti nucleari francesi.

Le infrastrutture per l’energia evidenziano d’altro cantoquanto siano necessari imponenti investimenti tecnologi-ci soprattutto per le reti di trasmissione elettrica, monopo-li naturali costruiti con le risorse di tutti gli italiani per of-frire servizi adeguati ai cittadini e alle imprese ma oggi di-venuti in alcuni casi obsoleti, o comunque non in grado digestire al meglio l’innovazione tecnologica di settore,sempre più orientata al superamento delle grandi centra-li termoelettriche, per una generazione diffusa, interdipen-dente, modellata su accumulo di energia e flussi bidirezio-nali tra produttore e utilizzatore di energia.

Esistono oggi significative differenze tra aree geogra-fiche del Paese e tra aree urbane e rurali e una qualitàdel servizio non uniforme, con il permanere di prezzi ele-vati dell’energia per famiglie e imprese, che risentonodel costo delle fonti primarie, degli oneri di sistema del-le accise spesso improprie. L’energia elettrica, è bene ri-cordarlo, costituisce un servizio essenziale e registra lacu-ne nelle scelte avvenute con le privatizzazioni che hannospostato l’attenzione sugli aspetti finanziari. Il sistemaelettrico richiede, a questo punto, una grande attenzione,di pari passo con scelte strategiche capaci di colmare e la-cune del passato e di rafforzarne l’incisività nell’ambito del-l’intero sistema socio-economico italiano. È necessario nelcaso delle reti garantire la continuità della fornitura a tutti icittadini anche nelle situazioni di emergenza.

Per ciò che riguarda gli investimenti su fibra e cambio con-tatori (da parte dell’Enel) e quelli sulle reti di altri Paesi (Enele Terna), non debbono rallentare quelli in Italia relativi allamanutenzione e all’ammodernamento delle stesse. Va evi-denziato come una normativa inadeguata per l’assegnazio-ne degli appalti al massimo ribasso alle Imprese che ope-rano sulle Reti determina ulteriori rischi. Allo stesso tempole iniziative legate al superamento del mercato di maggiortutela pongono serie problematiche per la tutela occupazio-nale del Settore e per la tutela dei consumatori.

Il parco italiano di generazione è ancora nominalmen-te superiore rispetto alla domanda di energia elettricatanto da risultare ridondante: sulla punta massima che siva assestando intorno ai 55.000 MW giornalieri, mentre sidispone di una potenza installata netta che si aggira all’in-circa al doppio. Ne consegue che difficilmente vi sarannoinvestimenti nella produzione, per cui bisognerà dedicarsi

42 SPECCHIOECONOMICO

ENERGIA, UNA SFIDASULLA CRESTADELLE «ONDE»

L’energia rappresenta la chiave di volta di un innova-tivo sviluppo socio-industriale. Le politiche ambien-tali e le scelte di politica internazionale ne sono pro-

fondamente influenzate, come ha dimostrato il recente ap-puntamento del G7 dell’energia tenutosi a Roma nel-l’aprile scorso. La transizione energetica, i riflessi sul mer-cato internazionale come su quello italiano, si dimostranosempre più cruciali per orientare stilli di vita e modelli di im-presa, di un cambiamento che ancora stenta a realizzar-si. Le grandi aziende multinazionali del settore - l’Italia neannovera due, l’Enel e l’Eni - sono protagoniste in questoscenario destinato ad incidere in modo assai incisivo sia suicittadini, sia sull’economia delle imprese. Il settore elettri-co si caratterizza per una accentuata mole di interventi chechiamano in causa sia i fattori della produzione e distribu-zione dell’energia, sia gli investimenti a medio e lungo ter-mine sulle reti, sia il mantenimento in efficienza dei siste-mi. Questi argomenti hanno impegnato di recente il Mini-stero dello Sviluppo economico con il documento program-matico sulla Sen (la Strategia energetica nazionale) e il Par-lamento. Ne è emersa la necessità di intervenire in modorapido per un riposizionamento generale delle attività.

Occorre nel medio periodo, sino al 2020, riorganiz-zare il sistema elettrico del Paese, tanto nel parco digenerazione, quanto nelle infrastrutture di rete, sia dialta che di media e bassa tensione. Questi interventi s’im-pongono come imprescindibili per poter rispondere effica-cemente alle incalzanti innovazioni tecnologiche che sem-pre più stanno modificando il settore, nonché per far fron-te alle difficili sfide della crescente integrazione fisica edeconomica del mercato euro-mediterraneo di cui l’Italia èil fulcro. Si giocherà nel prossimo quadriennio la partita del-la piena interconnessione fisica degli Stati europei. Ciò ren-de necessaria una stabilizzazione del sistema elettrico ita-liano, attualmente alle prese con una «difficile transizione».Cruciale attenzione deve essere, pertanto, rivolta alla pro-grammazione energetica, in modo da garantire sicurezzae miglioramento, innovazione della rete, stessa qualità delservizio in ogni area del Paese, in attesa che la doman-da energetica nazionale si definisca, insieme alle nuoveiniziative di politica industriale connesse al Progetto Indu-stria 4.0, a quelle di efficienza energetica.

L’analisi dell’attuale situazione descrive un polo ener-getico fragile, contrassegnato da modelli di esercizio ditipo tradizionale, da fonti energetiche primarie ancora sal-damente rivolte verso quelle fossili, nonostante l’impe-gno ad aumentare la quota di mercato da rinnovabili, fio-

FOCUSAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

di Ubaldo Pacella

Carlo Calenda,ministro per lo Sviluppoeconomico

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a riqualificazioni ed ottimizzazioni. Inquesto contesto è necessario che ilpiano di dismissioni delle vecchie cen-trali termoelettriche avvenga applican-do criteri orientati alla riduzione dellepotenze di esercizio, e all’adeguamen-to tecnologico dei singoli impianti cherichiedano investimenti significativi peraumentare la loro flessibilità adeguan-doli alle nuove esigenze della rete.

La riduzione della «over capacity»deve accompagnarsi all’utilizzo di nuo-vi combustibili a basso impatto ambien-tale e all’applicazione di nuove tecnolo-gie negli impianti termoelettrici che sia-no in grado di ridurre la non programma-bilità delle rinnovabili. Sono necessari in-vestimenti a maggior rilevanza tecnolo-gica ed economica del settore, che con-dizioneranno il mercato dell’energiaelettrica per i decenni a venire, che nonpossiamo vanificare, come avvenutocon le rinnovabili, 13 miliardi di euro diindebitamento per 20 anni per finanzia-re componentistica cinese e fondi di in-vestimento esteri.

Altro tema su cui occorre intervenireè quello della misura, cioè della gestio-ne dei contatori di seconda generazio-ne e di tutte le informazioni ad esse col-legate. Una partita di almeno 5 miliardidi euro, per via dei nuovi contatori tral’Enel e gli altri distributori e, contempo-raneamente, l’opportunità di svilupparela domotica, l’efficienza e il risparmioenergetico, aspetti determinanti per il fu-turo energetico/ambientale italiano. Conl’avvio, inoltre, della fase di «smartmetering», il consumatore non è piùun soggetto passivo ma può sce-gliere le offerte più vantaggiose e lequantità necessarie, contribuendo«dal basso» alla concorrenzialità delmercato elettrico.

Consumatori, imprese e sindacatistanno chiedendo da mesi, ai vari livel-li istituzionali, il recupero di una cultu-ra del servizio nel Paese, da parte di tut-te le aziende (non solo elettriche), cheristabilisca un rapporto corretto e capil-lare con il territorio, anche attraverso lacreazione di apposite «task force», plu-riservizi con un unico coordinamento, ingrado di affrontare ogni tipo di emergen-za. La costituzione di un gruppo di la-voro per l’energia, con la partecipa-zione dei ministeri competenti, entilocali e parti sociali, potrebbe avvia-re un’attività permanente di program-mazione, propedeutica alla defini-zione di una Strategia energetica na-zionale, da parte del Governo, e per ilmonitoraggio necessario del settore,nonché la necessità di investimenti sul-le reti, sia in termini di rifacimento e ade-guamento sia di copertura del tasso disostituzione per obsolescenza.

È indispensabile, pertanto, la definizio-ne, da parte dell’ Esecutivo, di un piano

graduale di dismissioni delle infrastrut-ture produttive, dopo aver identificato lecentrali (a riserva calda e fredda) funzio-nali alla stabilizzazione del sistema elet-trico, valutando le esigenze del territo-rio per la riconversione degli impianti edei siti dismessi, per l’ottimizzazione delsistema elettrico italiano.

Gli investimenti nelle nuove tecnologiee nella ricerca applicata di sistema - hapiù volte richiamato Carlo De Masi - co-stituiscono i «drivers» di maggior interes-se ai fini dell’espansione del Made in Ita-ly. La questione elettrica si estende allenorme contenute nel disegno di leggeConcorrenza, in esame al Senato. L’abo-lizione del servizio di maggior tutela perl’offerta di energia elettrica che oggi ga-rantisce, a detta del ministro Carlo Calen-da, 20 milioni di consumatori domestici ea 4 milioni di PMI la fornitura di energiaa prezzi inferiori a quello del mercato li-bero, preoccupa a tal punto il Governo, suspecifica sollecitazione delle parti socia-li, che sarà presentato un emendamen-to per il rinvio a luglio 2019 dell’entrata invigore di queste norme. È lo specchio delrilievo che il settore elettroenergetico as-sume per la vita economica e sociale ita-liana. Il monitoraggio del mercato «retail»evidenzia come sia stato costante l’incre-mento degli operatori attivi in funzionedell’adesione di tutte le tipologie diclientela verso la liberalizzazione. I grup-pi societari in questo settore sono pas-sati da1 219 del 2012 ai 335 del 2015,nonostante che per vari fattori - non soloquello relativo al prezzo - gli utenti nonabbiano trovato interesse a lasciare ilmercato tutelato.

L’Authority per l’energia, nel frat-tempo, si è impegnata su una propo-sta per i clienti domestici che salva-guardasse le loro opportunità rispet-to alle pressanti richieste delle com-pagnie elettriche. Ciò ha dato vita alprodotto «Tutela simile», pensato per fa-vorire il passaggio dei consumatori almercato libero tutelando, nel contempo,le fasce più fragili. È una tipologia di con-tratto di fornitura di elettricità per la du-rata di 12 mesi non rinnovabili, che sipuò stipulare solo via web, per avere lamigliore offerta economica a parità diservizi. Strumento assai utile per garan-tire, da un lato, i consumatori e favorire,dall’altro, una più ampia liberalizzazionedel mercato, in linea con le decisioni del-la UE adottate nel 2009.

Resta, sino ad ora, immutata l’ipote-si di effettuare possibili aste tra gli ope-ratori per aggiudicarsi, alla fine del per-corso, i clienti che non avessero decisodi adottare le offerte del libero mercato,quando si esaurirà quello di maggior tu-tela. Questo criterio suscita forti perples-sità tra i consumatori. La Nomisma lo ri-tiene limitativo delle libertà e scarsamen-te efficacie, rispetto alle esperienze ma-

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Consumatori, impre-se e sindacati stan-no chiedendo da

mesi il recupero di unacultura del servizio nelPaese, da parte di tutte leaziende (non solo elettri-che), che ristabilisca unrapporto corretto e capil-lare con il territorio ancheattraverso la creazione diapposite «task force», plu-riservizi con un unico co-ordinamento, in grado diaffrontare le emergenze

Ilfreno posto dall’am-ministrazione Trumpad una riconversione

energetica decisa daCOP21 di Parigi per ridur-re l’inquinamento al 60per cento, appare un ele-mento di disturbo di breveperiodo, non in grado diinvertire una tendenza glo-bale stabilmente concen-trata sulla dismissione neiprossimi decenni dellecentrali a carbone

Carlo De Masi,segretario

generaleFlaei-Cisl

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na, del progettato gasdotto Eastmed tra Italia, Grecia, Ci-pro e Israele, oltre al gasdotto Tap, hanno tenuto banco,di pari passo con i vincoli posti dagli Stati Uniti che han-no frenato, in modo ruvido, il documento comune. È toc-cato al nuovo segretario di Stato per l’energia statuni-tense Rick Perry esprimere le perplessità dell’ammini-strazione americana sulle strategie energetiche com-misurate ad una significativa riduzione delle emissio-ni di CO2 che comportano la marginalizzazione del car-bone come fonte energetica. L’attuale fase di transizio-ne ed integrazione tra le fonti produttive, nonostante i fre-ni di alcune industrie del settore, non appare in grado dicondizionare i mercati energetici mondiali, come ha spie-gato il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, so-prattutto per la vulnerabilità del sistema condizionato daun misto di natura geopolitica e degli effetti domino che èin grado di produrre sui sistemi energetici.

Un capitolo specifico degli incontri di Roma ha riguarda-to l’Africa dove risiede il 13 per cento della popolazione mon-diale ma, ha sottolineato Calenda, si registra solo il 4 per cen-to della domanda energetica. Un ritardo inaccettabile che co-stituisce un fattore della povertà strutturale del continentenero, elemento indispensabile da superare in una visione dilungo periodo sino al 2050. Il vertice di Roma sull’Energia,propedeutico al G7 di Taormina, ha raggiunto comunque, al-cune convergenze soprattutto per il ruolo futuro attribuito algas, all’importanza del Gnl, all’interconnessione delle diver-se fonti energetiche, alla «cybersecurity» del settore.

Il freno posto dall’amministrazione Trump ad una ricon-versione energetica decisa da COP21 di Parigi, per ridur-re l’inquinamento al 60 per cento, appare un elemento di di-sturbo di breve periodo, non in grado di invertire una ten-denza globale stabilmente concentrata sulla dismissione neiprossimi decenni delle centrali a carbone, nonostante chequeste assicurino a tutt’oggi il 40 per cento dell’elettricitàin Germania, sostengano lo sforzo industriale della Cina edell’India contribuiscano indirettamente alla produzionedel 50 per cento dell’alluminio e del 70 per cento dell’accia-io del pianeta. La scelta sulle energie rinnovabili di conver-so sarà in grado di avere significative ricadute sull’occupa-zione a livello mondiale, la rivoluzione verde solo nell’Orien-te asiatico è destinata a produrre 8 milioni di posti di lavo-ro, 3.5 milioni dei quali in Cina. Tutto ciò dimostra la difficol-tà di operare scelte condivise per il pianeta energia, tutta-via questo fattore socio-industriale è strettamente correla-to alle politiche ambientali e industriali più innovative e am-bientalmente compatibili.

Sono in gioco interessi di miliardi di euro di dollari, scel-te in grado di indirizzare le politiche delle grandi potenze in-dustriali. Si confrontano così gli interessi di miliardi di cit-tadini da un lato, con quelli degli Stati e del predominio deimercati dall’altro. Una energia sostenibile per tutti è l’uni-co elemento che deve guidare le nostre scelte sia in Italia,sia a livello internazionale. Solo tornando alle esigenze del-l’uomo si può pensare ad modelli equi e innovativi di pro-duzione dell’energia, commisurata agli sviluppi, come alleesigenze, di una società solidale. ■

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turate, sia dal punto di vista economico sia da quello socia-le. Non c’è dubbio che il principio di superare la liber-tà di scelta del cittadino consumatore obbligandolo, difatto, a passare da un operatore all’altro, appaia in net-to contrasto con i principi della liberalizzazione, nonchécon quelli di un’educazione al consumo consapevole,il principio ultimo che dovrebbe guidare ogni scelta dimercato. Il rischio evidente è quello di dar vita ad un pro-liferare di operatori privati, interessati solo agli aspetti finan-ziari con aumento dei prezzi, diffusione di truffe a danno del-le fasce deboli della popolazione e un serrato dumping so-ciale, senza più la presenza dell’Acquirente Unico come or-ganismo di garanzia. La richiesta è quella di mettere a pun-to interventi legislativi calibrati al fine di non ingenerare unaggravio di spesa per milioni di cittadini, nonché il perico-lo di negativi riflessi sull’occupazione.

Siamo al crocevia di scelte strategiche che indirizzeran-no per qualche decennio il sistema energetico nazionale:quanto sia delicata l’attuale fase risulta evidente. L’impor-tanza di una efficiente gestione del sistema si evidenzia,peraltro, nelle resistenze che, in questi primi mesi dell’an-no, hanno chiamato in causa l’installazione dei nuovi con-tatori intelligenti. Le scelte operate dall’Enel e da altresocietà hanno dato vita a una dialettica, in alcuni casieffervescente, tra diversi gruppi economici. Una riva-lità sotterranea, neanche troppo taciuta, tra Enel e Tim,ad esempio, forse suscitata dalle scelte per cablare lereti intelligenti che contrappone il progetto «open fi-ber» a quello dell’operatore telefonico. Il risultato è nonsolo quello di aver evidenziato una rivalità strategica tral’Authority dell’energia e quella delle telecomunicazioni, madi produrre un rallentamento, di fatto, nell’installazione deicontatori 2.0. Un progetto del valore di oltre 3 miliardi di euro,tra l’altro già finanziato nella bolletta elettrica e totalmentevalidato dalle scelte delle istituzioni competenti.

Assistiamo come cittadini consumatori preoccupa-ti e perplessi ad una sorta di «rimpallo» di responsa-bilità, che chiama in causa alcune Istituzioni pubbliche,con il risultato di un rallentamento delle attività già inpiena fase operativa. Il nostro Paese è sempre prigio-niero dell’indecisione e ciò spesso vanifica iniziativemolto importanti e penalizza lavoratori e cittadini. I con-tatori elettronici di seconda generazione, per quanto ne sap-piamo, rispettano pienamente i requisiti stabiliti. Bisogna evi-tare altri oscuri interessi tesi a frenare i rilevanti investimen-ti. È indispensabile per il Paese superare ogni intralcio, e inuna fase sociale così controversa e preoccupante gli inter-venti di innovazione tecnologica e modernizzazione dei si-stemi a rete intelligente offrono opportunità irrinunciabili.L’energia costituisce un valore strategico di enorme rilievo,basti pensare agli effetti del G7 ad essa dedicato tenutosia Roma, dove i temi della sicurezza energetica, dell’Ucrai-

FOCUSAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀRick Perry,

segretario di Stato perl’energia Usa

Non è facile operare scelte condiviseper il pianeta energia, ma il fattoresocio-industriale è correlato a poli-tiche ambientali e industriali innova-tive e ambientalmente compatibili

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SPECCHIOECONOMICOFOCUS

AMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

La nuova centrale, infatti, «consente di produrre con-temporaneamente, attraverso un unico impianto alimen-tato a metano, sia l’energia elettrica che l’energia ter-mica necessaria al fabbisogno del Policlinico. Di nor-ma in una centrale termoelettrica solo circa il 30-35 percento del combustibile è trasformato in energia elettri-ca, mentre la parte rimanente finisce per disperdersi sot-to forma di calore, ovvero energia termica. Al Sant’Or-sola, in estrema sintesi, attraverso la cogenerazione sirecupera e riutilizza questa energia distribuendola nel-l’intero Policlinico per soddisfare i fabbisogni energe-tici e, in estate, per la produzione di acqua refrigeratamediante l’utilizzo di una centrale frigorifera con grup-pi assorbitori (trigenerazione)».

Quando in estate entreranno in funzione anche i gruppiad assorbimento, il sistema produrrà elettricità, riscaldamen-to e refrigerazione. La riduzione dei consumi di energia pri-maria a regime raggiungerà così il 27 per cento (4.863TEP/anno) e quella delle emissioni di gas a effetto serra il22,2 per cento (1.589 t CO2 eq/anno). L’intervento, avvia-to nel gennaio del 2012 e frutto della visione della Direzio-ne del Policlinico, è stato realizzato in regime di project fi-nancing per un valore complessivo di 36 milioni da Proget-to ISOM, società di scopo guidata da Manutencoop Facili-ty Management di cui fanno parte anche Siram e Sinloc. Inol-tre, è stato finanziato per 26 milioni con un project bond in-tegralmente sottoscritto dal Fondo europeo per l’Efficienzaenergetica (EEEF), innovativa partnership tra pubblico e pri-vato nata per finanziare interventi di efficienza energetica.Primo esempio in Italia di «obbligazioni di progetto»,l’opera è stata presentata come esempio di «best prac-tice» durante la XXI Conferenza Mondiale sul Clima(COP21), tenutasi lo scorso dicembre a Parigi.

I lavori avviati nel 2012, sebbene abbiano comportato il ri-facimento delle reti fluidiche primarie in un contesto comples-so e soggetto a vincoli come il Policlinico Sant’Orsola Mal-pighi, sono stati realizzati senza alcuna interruzione delnormale svolgimento delle funzioni sanitarie: complessi-vamente sono stati stesi 15 chilometri di tubi ed impiegate cir-ca 750 persone e 60 ingegneri e progettisti. L’iter amministra-tivo ha previsto anche l’Autorizzazione Integrata Ambienta-le (AIA), la medesima richiesta, ad esempio, per i grandi com-plessi siderurgici. ■

CCirca 2.200 tonnellate equivalenti di petrolio (TEP) dienergia primaria risparmiate e una riduzione del 14 percento delle emissioni di gas inquinanti: sono questi i

primi benefici che l’Azienda ospedaliera Policlinico Sant’Or-sola Malpighi di Bologna ha già ottenuto in soli 9 mesi dal-l’entrata in funzione della nuova centrale di cogenerazioneprogettata e realizzata da Progetto Isom, società di scopo«capitanata» da Manutencoop Facility Management.

Un beneficio per l’aria cittadina pari a quello che si sa-rebbe ottenuto spegnendo per un anno 1.900 caldaie daappartamento. E con l’entrata in funzione della trigenera-zione, in estate, i benefici saranno ancora più consistenti,pari allo stop di 3 mila caldaie, rendendo il Policlinico bo-lognese una della strutture ospedaliere più «verdi»d’Italia dal punto di vista energetico. Ma i benefici ambien-tali non sono l’unica caratteristica che rende l’impianto delPoliclinico bolognese un vero e proprio caso-scuola nel pa-norama della riqualificazione energetica e dell’impiantisti-ca in ambito sanitario.

Spiega Aldo Chiarini, amministratore delegato di MFM, pri-mo operatore italiano del settore: «Questa centrale termi-ca può rappresentare un modello sviluppabile in tuttoil Paese e non solo per i risparmi che consente in bol-letta e sulle emissioni nocive, ma anche per il pionieri-stico project bond che la supporta e le soluzioni tecno-logiche adottate, che ci hanno permesso di lavorare peri tre anni di realizzazione del più grande impianto di tri-generazione ospedaliero in Italia, senza mai causare di-sagi all’operatività quotidiana di medici e pazienti».

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Manutencoop Facility Managementspa è il principale operatore italia-no del settore dell’Integrated Fa-

cility Management, ovvero l’erogazione ela gestione di servizi integrati rivolti agliimmobili, al territorio e a supporto dell’at-tività sanitaria. Ha sede direzionale aZola Predosa (Bologna), ed altre distribui-te sul territorio nazionale, con oltre 20 miladipendenti. Nel 2016 ha registrato un fat-turato pari a 929,1 milioni di euro

Aldo Chiarini, amministratore delegato di MFM.A destra, fase dei lavori al Policlinico Sant’Orsola Malpighi

GGrazie alla nuova centrale di cogenerazione realizza-ta dal raggruppamento di imprese guidato da Manu-tencoop Facility Management, solo nei primi nove

mesi di funzionamento sono già state risparmiate 2.200tonnellate equivalenti di petrolio di energia primaria e ri-dotte del 14 per cento le emissioni di gas inquinanti

MFM: POLICLINICOSANT’ORSOLA DI BOLOGNAMODELLO «VERDE» DIEFFICIENZA ENERGETICA

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Andrea Boragno, ingegnere chimico, AmministratoreDelegato di Alcantara SpA dal 2004 e Presidente del-la società dal 2006, crede fortemente nel concetto

contemporaneo di «beauty everyday», a significare che labellezza, risultato della combinazione di una serie di fat-tori - estetica, piacere sensoriale e tecnologia nel rispet-to dei valori sociali e ambientali - è un bene di cui fruirein ogni singolo momento della propria vita e giornata. Gra-zie alla strategia di offrire soluzioni esclusive e altamen-te personalizzate in un contesto di sostenibilità, il giro d’af-fari della società è cresciuto passando dai 64.3 milioni del2009 ai 187 milioni del 2016, senza subire battute d’arre-sto. In virtù della strategia aziendale, Alcantara si èespansa in modo capillare e globale, con grandi risultatisoprattutto in Cina e negli USA. Alcantara ha esportato ivalori del Made in Italy tramite la straordinaria abilità nelconiugare tecnologia e artigianalità, basandosi su ricercae innovazione continue. Questo processo è amplificato daun rapporto estremamente costruttivo con le eccellenze deldesign internazionale, grazie alle consolidate collaborazio-ni con designer affermati, avanguardie creative e le più pre-stigiose istituzioni museali.

Domanda. In che modo Alcantara è «sostenibile»?Risposta. La sostenibilità è un valore che Alcantara tra-

duce in azioni concrete da più di otto anni. Ogni anno, a par-tire dal 2009, la nostra società redige e pubblica il bilanciodi sostenibilità, sottoponendolo al controllo e alla certifica-zione di parte terza e indipendente. Dal 2009 Alcantara ècertificata «Carbon Neutral», avendo misurato e ridotto leemissioni di CO2 derivanti dal proprio operato, e avendoquindi compensato quelle non altrimenti eliminabili.

D. In quali azioni si traduce questo impegno ambien-tale?

R. Dal 2009, l’azienda persegue una logica di sviluppoe redditività incentrata sul rispetto e sulla garanzia di unequilibrio sociale, economico e ambientale. Ogni anno de-stiniamo più del 50 per cento degli investimenti globali adattività e iniziative legate alla sostenibilità. L’approccio allasostenibilità è stato, fin dal principio, «valore al di là dei co-sti». Coinvolgendo l’intera struttura aziendale, nel corso deltempo la sostenibilità è diventata un vero e proprio prin-cipio guida, un credo aziendale.

D. Cosa vuol dire essere «Carbon Neutral»?R. Tra le prime realtà in Europa, Alcantara è stata cer-

tificata «Carbon Neutral» nel 2009 da TÜV SÜD: ciò signi-fica avere un bilancio netto di emissioni di gas serra paria zero. Inizialmente il perimetro di rendicontazione face-va riferimento all’intera filiera produttiva: la «Carbon Neu-trality» certificava quindi che l’intero ciclo produttivo di Al-

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ANDREA BORAGNO:ALCANTARA, LA SOSTENIBILITÀCOME VALOREAL DI LÀ DEI COSTI

Fondata nel 1972, marchio regi-strato di Alcantara SpA e fruttodi una tecnologia unica e pro-

prietaria, Alcantara® è un materiale al-tamente innovativo impiegato in varicampi di applicazione: moda e acces-sori, automotive, interior design ehome décor, consumer-electronics.Grazie a queste caratteristiche, unitead un serio e certificato impegno inmateria di sostenibilità, Alcantaraesprime lo stile di vita contemporaneonel rispetto dell’ambiente. Dal 2009 ècertificata «Carbon Neutral», avendodefinito, ridotto e compensato tutte leemissioni di CO2. Nel 2011 la rendicon-tazione è stata estesa all’intero ciclodi vita del prodotto, includendo lefasi di uso e smaltimento. Per docu-mentare tale percorso dell’azienda,ogni anno Alcantara redige e pubbli-ca il proprio bilancio di sostenibilità,certificato da Deloitte e consultabileanche attraverso il sito aziendale

Andrea Boragno,Presidente e Amministratore Delegato di Alcantara SpA

FOCUSAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

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Page 47: Copertina 8-05-2017 14:55 Pagina 1 - Specchio …ci: i social network non contengono un pilota, ma milioni di parole al vento. Pa-pa Bergoglio sprona all’accoglienza, e riceverà

cantara, dalle materie prime fino alla con-segna del prodotto ai clienti, aveva un bi-lancio netto di emissioni di CO2 pari azero. Nel 2011 il perimetro è stato este-so all’intero ciclo di vita del prodotto. Daallora la «Carbon Neutrality» di Alcanta-ra è totale, includendo non soltanto il pro-cesso produttivo, ma anche le fasi di usoe smaltimento del prodotto stesso, e tut-te le emissioni legate alle attività corpo-rate dell’azienda.

D. In che modo è stato raggiunto taleobiettivo?

R. Grazie all’implementazione di unaserie di azioni mirate, tra le quali la mi-surazione scrupolosa dell’apporto com-plessivo di CO2 e la riduzione drasticadelle emissioni di anidride carbonica. At-traverso le misure intraprese in termini diammodernamento del parco macchine,di razionalizzazione dei processi, di mi-gliorie agli equipaggiamenti tecnici, di ap-provvigionamento energetico e di tratta-mento delle acque di scarico, Alcantaraè riuscita a ridurre del 49 per cento leproprie emissioni di CO2.

D. Sono previsti altri progetti?R. Sì, abbiamo programmato interven-

ti di riduzione della «Carbon Footprint»attraverso la compensazione delle emis-sioni residue con l’adesione al program-ma internazionale di compensazionecoordinato dall’ONU. Infatti, a completa-mento del continuo impegno nella ridu-zione della «Carbon Footprint», dal 2009Alcantara compensa le emissioni di CO2che non può abbattere attraverso la par-tecipazione ad alcuni progetti internazio-nali che, sotto l’egida e il coordinamen-to dall’ONU, contribuiscono a migliorarele condizioni del pianeta in senso econo-mico, sociale e ambientale. Così compen-siamo le emissioni residue delle nostreattività, raggiungendo un bilancio diemissioni di gas serra che è pari a zero.Come tutti gli impegni in ambito di soste-nibilità, anche questa operazione è cer-tificata ogni anno dal TÜV SÜD.

D. Ciò è documentato. Come comu-nicate all’esterno le vostre azioni disostenibilità e ne date conto?

R. Dal 2009 Alcantara redige ognianno il bilancio di sostenibilità, sottopo-nendolo alla rigorosa verifica e certifica-zione da parte di Deloitte. Per noi si trat-ta di un atto di trasparenza che racchiu-de tutte le nostre iniziative e azioni a fa-vore della salvaguardia dell’ambiente edelle persone. Ogni giorno infatti mettia-mo in pratica misure aziendali per ridur-re e compensare tutte le emissioni di CO2derivanti dalle nostre attività, impegnan-doci quotidianamente in modo attivo. Il bi-lancio di sostenibilità si configura pertan-to come uno strumento di assoluta aper-tura e trasparenza da parte di Alcantaranei confronti di tutti i propri stakeholder,un vero e proprio invito a comprendere eapprofondire la logica di crescita e svilup-

po sostenibile aziendale. Oltre all’an-nuale bilancio di sostenibilità si aggiun-gono molteplici attività di «stakeholder en-gagement», intraprese negli anni con loscopo di richiamare l’attenzione dei prin-cipali interlocutori, in modo trasversale aisettori di business - clienti, partner, for-nitori, enti, istituzioni, associazioni, orga-nizzazioni non governative, università,stampa, «influencer» e «opinion leader»- oltre a coinvolgere il grande pubblico in-torno a questo tema di rilevanza interna-zionale. Si tratta di «Alcantara Dialo-gues. Connect4Climate» del 2013, «Al-cantara Magic Garden @ Earth Day» del2015, quindi tre simposi internazionali: ilprimo International Symposium «on Su-stainability in the Global Automotive Indu-stry: Sustainability and the new automo-tive value chain» del 2014, il secondo In-ternational Symposium «on Sustainabi-lity in the Global Automotive Industry: Theautomotive ecosystem on the global roadto sustainability. The Asian perspective»del 2015, entrambi svolti presso la Veni-ce International University, e il terzo In-ternational Symposium «on Sustainabi-lity and Corporate Value» del 2016 tenu-tosi presso la Nikkei Hall di Tokyo.

D. Alcantara ha annunciato di recen-te un piano di espansione per l’incre-mento della capacità produttiva inItalia. Di cosa si tratta?

R. Il piano di sviluppo prevede un in-vestimento di 300 milioni di euro distri-buiti su cinque anni, mirati a raddoppia-re la capacità produttiva complessiva diAlcantara SpA. Alla fine del periodo, siprevede che il fatturato superi i 300 mi-lioni di euro, a fronte di un giro d’affari di187 milioni nel 2016, e che il valore delmarchio raggiunga i 300 milioni, rispet-to ai 100 stimati da Interbrand nel 2015.Anche il numero degli addetti è previstoin crescita, passando dagli attuali 598 acirca 800 persone. Per soddisfare la do-manda del mercato, l’investimento miraa sostenere la continua crescita di Alcan-tara cominciata nel 2009.

D. Da cosa nasce la decisione di raf-forzare la capacità produttiva?

R. Alcantara, materiale prodotto ecommercializzato esclusivamente da Al-cantara SpA, è un marchio di lusso glo-bale con una gestione e una produzioneinteramente italiane. Appena introdottosul mercato Alcantara veniva utilizzatonei settori della moda e dell’arredamen-to d’interni; il suo impiego si è poi gra-dualmente diffuso in altri settori tra i qua-li l’elettronica di consumo, l’aviazione, lanautica e, in particolare, l’automotive. Lanostra scelta di rafforzare la capacità pro-duttiva nasce proprio in risposta a unadomanda di Alcantara in continua cresci-ta. E, nel momento più critico della cri-si economica internazionale, Alcanta-ra ha deciso di andare in controten-denza e investire nella sostenibilità. ■

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Alcantara ha svilup-pato un fortissimoimpegno sul fronte

della sostenibilità. Da di-versi anni, infatti, l’aziendapersegue una logica disviluppo e redditività in-centrata sul rispetto e sul-la garanzia di un equilibriosociale, economico e am-bientale

Coinvolgendo l’interastruttura aziendale,nel corso del tempo

la sostenibilità è diventa-ta un vero e proprio prin-cipio guida, un’autenticacultura condivisa, confer-mando la propria impor-tanza nella definizione del-la mission aziendale: faredi ogni giorno un giornostraordinario

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edilizia italiana è sempre piùgreen. Sino a oggi le famiglieitaliane hanno investito quasi

28 miliardi di euro per ridurre gli spre-chi e rendere più efficienti le proprie ca-se, realizzando 2,5 milioni di interventidi riqualificazione energetica in meno didieci anni, tra il 2007 e il 2015. È quan-to emerge dall’ultimo Rapporto sull’Ef-ficienza Energetica dell’Enea, l’agenzianazionale per le nuove tecnologie, l’e-nergia e lo sviluppo economico sosteni-bile. Avere una casa green significa peròaffrontare una spesa significativa, un in-vestimento che merita quindi di esseredebitamente tutelato attraverso alcunistrumenti specifici. Per promuovere etutelare la cultura dell’efficienza energe-tica anche nel mercato assicurativo, Itas,la Compagnia Mutua Assicuratrice piùantica d’Italia, in seguito alla partner-ship con CasaClima, l’agenzia per l’e-

«Habitas Green», lapolizza su misura pergli edifici ecosostenibili

Comieco presenta«RicicloAperto», e la carta diventa arte

Guardia Costiera, tutela ambientale su tutto il territorio

Vicenzi, al via il pianodi riqualificazione greendel sito produttivo

nergia dell’Alto Adige, ha ideato HabitasGreen, la polizza pensata per proteggeregli edifici certificati CasaClima e quelliin bioedilizia. «Se è vero che ogni casaha le proprie caratteristiche costruttive eimpiantistiche, questo vale ancora di piùper le case green poiché sono costruitecon tecnologie costruttive all’avanguar-dia che vanno tutelate con garanzie dedi-cate. Per questo Itas ha sviluppato una ri-sposta assicurativa coerente alle moder-ne esigenze di costruttori e proprietari»,ha dichiarato Ermanno Grassi, direttoregenerale del Gruppo Itas.

Giuseppe Vicenzi

L’Vicenzi SpA, azienda dolcia-ria veronese, ha operato datempo le sue scelte in ottica di

eco compatibilità percorrendo la stradadello sviluppo sostenibile con un pro-getto di efficientamento energetico deisuoi processi produttivi che prevede uninvestimento complessivo di oltre 500mila euro. Un progetto a tutto campo,avviato nel 2015, che ha coinvolto di-versi aspetti dello stabilimento di SanGiovanni Lupatoto, alle porte di Verona,a partire dal relamping fino all’utilizzodi energia rinnovabile, in sostituzionedei combustibili fossili, attraverso l’im-piego di tecnologie atte a ridurre il con-sumo energetico. Un intervento miratoche rappresenta solo il primo passo delprogetto di efficientamento energeticovoluto in primis dal presidente GiuseppeVicenzi, con un enorme beneficio perl’ambiente, ma non solo.

La

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Ermanno Grassi

SPECCHIOECONOMICO FOCUS

AMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

scorso aprile l’artista MarcoNereo Rotelli ha trasformatovecchi giornali in «Giornali

Luminosi»; l’evento è stato lanciato daComieco in occasione di RicicloAperto,il «porte aperte» della filiera cartaria chemette in mostra il ciclo del riciclo di car-ta e cartone. Rotelli è intervenuto sullevecchie notizie superate con una perfor-mance live che le ha fatte rinascere inuna nuova forma di comunicazione,questa volta artistica. L’evento «Giorna-li Luminosi», organizzato da Comiecoin collaborazione con Roma Capitale(Assessorato alla Sostenibilità Ambien-tale e Assessorato alla Cultura), Macro e

Lo

Ama Roma, ha visto la trasformazionedei giornali in pagine luminose con lamessa in luce di parole; grazie alla ricer-ca dello scienziato Franco Miglietta edell’Ibimet Cnr di Firenze è stato messoa disposizione dei presenti un liquido ca-pace infatti di «illuminare» la carta. Unesempio di come la carta, recuperata, la-vorata e trasformata, possa vivere unaseconda vita nuova, inedita, diventandopersino opera d’arte, prima di proseguireil suo viaggio verso il riciclo e la rigene-razione. «Giornali Luminosi» è solo unadelle tante iniziative previste nell’ambitodi RicicloAperto, pensato per promuove-re la cultura del riciclo e dell’economiacircolare di carta e cartone in tutta Italia,grazie alla collaborazione con la Federa-zione della filiera della carta e della gra-fica, Assocarta e Assografici e al patroci-nio del Ministero dell’Ambiente, Anci,Unirima e Utilitalia. Infatti dal 26 al 28aprile scorso, 111 impianti in tutta Italiasono stati aperti al pubblico per far cono-scere le diverse fasi del ciclo del riciclo(dalla selezione del macero in piattafor-ma al riciclo in cartiera, fino alla trasfor-mazione in nuovi prodotti nelle cartotec-niche); si è potuto vedere da vicino cosasuccede a carta e cartone dopo che sonostati correttamente differenziati nelleproprie case. Grazie all’industria del ri-ciclo, infatti, una scatola torna in vita indue settimane, mentre un foglio di gior-nale dopo solo una.

ella sede della Capitaneria diporto di Roma a Fiumicino,il ministro dell’Ambiente

Gian Luca Galletti, alla presenza delcomandante generale del Corpo delleCapitanerie di porto - Guardia Costiera,ammiraglio ispettore Vincenzo Melone,ha presentato i risultati della quartaCampagna Nazionale di Tutela Am-bientale, incentrata sul contrasto agliscarichi illeciti in mare di diversa natu-ra. L’attività condotta ha comunque in-teressato tutte le attività marittime e co-stiere che incidono sull’habitat marino,come la lotta all’abusivismo demanialee agli inquinamenti provenienti da navie piattaforme off-shore.

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AMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ AMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

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oggi il trasporto dell’AcquaSant’Anna sarà ancora piùecologico grazie all’impiego

di sei nuovi camion Iveco alimentati aLng (o Gnl gas naturale liquefatto) cheentrano a far parte della flotta della dittadi trasporti Fratelli Cavaglià di Carma-gnola. «Siamo molto soddisfatti che ilnostro partner Cavaglià abbia sposato lanostra filosofia e deciso di realizzarequesto significativo investimento. Dasempre abbiamo privilegiato il trasportosu rotaia per spedire la nostra acqua intutta Italia, ma la ferrovia non arriva alnostro stabilimento e da lì la merce devepartire necessariamente su camion. Sia-mo sempre particolarmente attenti alleinnovazioni che il mercato offre, anchenel settore dei trasporti, per migliorarecostantemente l’impatto della nostra at-tività produttiva sull’ambiente», ha di-chiarato Alberto Bertone, presidente e

L’Acqua Sant’Annaviaggia su camion di ultima generazione

Riciclo pneumatici fuori uso pilastro della«circular economy»

Habitech, ediliziasostenibile trentinarealizzata in Brasile

LifeGate, la classificadelle azioni sostenibiliefficaci per il Pianeta

amministratore delegato dell’azienda. Inuovi mezzi saranno impiegati princi-palmente per il trasporto dell’Acqua Mi-nerale Sant’Anna dallo stabilimento diVinadio, per un totale di circa 15 milionidi bottiglie al mese. Con questa nuovainiziativa, l’azienda di Vinadio confermanon solo la sua vocazione ad un miglio-ramento continuo del suo impatto sul-l’ambiente, ma anche il suo impegno nelfare da capofila, coinvolgendo in questomeccanismo virtuoso anche i partner chelavorano con l’azienda, con un metodocompleto al tema della sostenibilità.

DApochi giorni dal G7 sull’Ener-gia, emerge che il problemadei cambiamenti climatici

può essere risolto solo con le scelte deicittadini. Come dimostrano i dati delTerzo Osservatorio nazionale sullo stiledi vita sostenibile realizzato da LifeGatein collaborazione con Eumetra Monte-rosa, questo sta già avvenendo: il 59 percento degli italiani è interessato ai temi«green» e una crescente percentuale diessi adotta comportamenti sostenibili inogni ambito della vita e LifeGate torna aindagare tali comportamenti analizzan-done l’efficacia in termini di riduzionedelle emissioni di CO2. Ecco la gradua-toria delle prime cinque azioni green intermini di efficacia. 5) scegliere cibobiologico; 4) muoversi in bicicletta perandare al lavoro; 3) guidare un’auto eco-logica; 2) seguire una dieta vegetariana;1) scegliere energia sostenibile.

A

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Alberto Bertone

Andrea Fluttero

SPECCHIOECONOMICOFOCUS

AMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀAMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

industria nazionale del riciclodegli pneumatici fuori uso co-stituisce un’eccellenza a livel-

lo europeo e un settore strategico della«circular economy»; dalla revisione delDecreto Ministeriale 82/2011 potrannoarrivare miglioramenti all’efficienza delsistema, ma preoccupazione desta il ri-schio che dal tavolo tecnico sul DecretoEnd of Waste possa scaturire una visio-ne restrittiva e prudenziale. Queste lepreoccupazioni emerse nel corso delconvegno dal titolo «La gestione degliPneumatici Fuori Uso tra presente e fu-turo», promosso da Unirigom, l’UnioneRecuperatori Italiani della Gomma ade-

L’

rente a Fise Unire (Unione Imprese delRecupero). L’evento ha rappresentatoun’occasione di incontro tra gli operatoridella filiera, le istituzioni interessate egli esponenti di Governo e Parlamentosu tematiche strategiche per tutto il mon-do del riciclo. Il comparto è però oggi aun bivio con due normative di settore, larevisione del Decreto Ministeriale82/2011 e il Decreto End of Waste, chepresto vedranno la luce e che generanopreoccupazioni per le imprese che inquesto settore hanno investito nella pro-duzione di innovativi materiali riciclatiutilizzati in molteplici campi. Se così do-vesse essere, si produrrà una riduzionedella produzione di «granulo da Pfu»con gravi ripercussioni sul settore, ridu-zione dell’occupazione e rischi di chiu-sura per inutilizzo di costosi impianti an-cora non ammortizzati. In sostanza saràil fallimento di anni di impegno deglioperatori di tutta la filiera e si avrà unforte aumento del recupero di energia inimpianti esteri, essendo bassissima ladotazione impiantistica per tale soluzio-ne presente in Italia. «La nostra associa-zione sta monitorando gli sviluppi diquesta normativa cercando di scongiura-re quello che sarebbe non solo un durocolpo per gli imprenditori, ma che rap-presenterebbe una perdita di credibilitàper la stessa scelta politica dell’Econo-mia Circolare», ha dichiarato AndreaFluttero, presidente di Unirigom.

stata inaugurata alla presen-za delle autorità Brasiliane edei rappresentanti trentini

«Casa Habitech», l’edificio prefabbri-cato in legno realizzato da Habitech edai suoi partner - tra cui alcuni soci, al-cune imprese trentine e Trentino Export- che rappresenta il completamento delprogetto finanziato dal ministero delloSviluppo Economico denominato «Ma-de in Italy» Industria 2015. «Si tratta diun modello di edificio ecosostenibile,performante e di alta qualità che mostrail grande impegno e l’innovazione nelcampo degli edifici in legno che ha ori-gine proprio dal Trentino», ha dichiara-to Marco Pedri, presidente di Habitech.

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AMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ AMBIENTE ENERGIA SOSTENIBILITÀ

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utto sta avvenendo cosí ve-locemente e forse proprioquesta rapidità di cambia-mento sarà la vera unicitàdella Rivoluzione Digitale

nella storia dell’uomo a rimanerenei libri di scuola. Cambiamenti nel-la comunicazione tra macchine maanche tra uomo e macchina.

Si fa un gran parlare di IoT, l’Inter-net delle Cose, quando cioè dissemi-niamo sensori di ogni tipo e dovun-que per raccogliere in tempo reale da-ti su dati da analizzare, ben consci diessere in una fase di sperimentazioneed evoluzione digitale permanente.

Vengo da una conferenza sull’in-novazione digitale in Florida e tantisono stati gli esempi concreti di ap-plicazione delle nuove tecnologie peril miglioramento dell’efficienza eproduttività, anche nella manuten-zione preventiva degli impianti e deiveicoli. Sono centinaia i sensori e imicrocomputer distribuiti dentro imotori degli autoveicoli per control-lare il corretto funzionamento degliimpianti elettrici e idraulici e garanti-re sicurezza e affidabilità.

La differenza con il passato è cheadesso i grandi camion che attraver-sano le pianure americane non devo-no aspettare la rottura di un pezzoprima di fermarsi per ripararlo ma isensori rilevano in tempo reale tutti idati disponibili, con le analisi statisti-che (e questa è la grande novità tec-nologica) che vengono eseguite den-tro al motore e solo se la soglia di al-larme viene raggiunta allora vienesegnalata l’anomalia e indirizzato ilcamion in officina.

Invece di inviare quindi tutti i datialla centrale di controllo intasando larete, le analisi vengono fatte sul vei-colo in movimento scartando i falsipositivi che generano i falsi allarmi.Questo processo permette di rispar-miare tempi e costi e sarà gradual-mente applicato nella manutenzionedi tutti gli impianti e macchinari.

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Tgnifica interagire con Siri, l’approssi-mativo assistente virtuale di oggi, madialogare liberamente con la macchi-na indipendentemente dalla lingua,dall’accento e dai difetti vocali, e quila complessità cresce enormemente.

Passi avanti si stanno facendo an-che nel mondo della disabilità eproprio in Florida ho assistito ad unafenomenale dimostrazione di intera-zione di un non vedente program-matore con un sistema progettato perconvertire i comandi in sequenza disuoni... che però solo lui era in gradodi distinguere e comprendere tantoveloci erano formulati.

Ma ancora più sconcertante è statala testimonianza di Neil Harbissonche non potendo distinguere i colorisin dalla nascita si è fatto impiantarea 22 anni, con un’operazione chirur-gica nella corteccia cerebrale, un’an-tenna direzionale che converte le fre-quenze dei colori in suoni.

Ogni colore uguale a un suono si-gnifica avere un continuo rumore difondo nella testa a cui dice di essersiabituato, la capacità di pitturare lestanze della casa o far disegnare unacravatta con le melodie di propriogusto... ma anche aumentare le capa-cità sensoriali dell’uomo perchè NeilHarbisson può captare tutto lo spet-tro delle frequenze inclusi gli ultra-suoni e ultravioletti.

Questo è solo un esempio che defi-nirei molto estremo della nuova fron-tiera dell’Internet delle Cose ma la ri-cerca e sviluppo sta facendo passiavanti enormi in questa direzione,anche perchè la Rete permette di con-dividere gli esperimenti tra team vir-tuali sparsi nel mondo in tempo rea-le, cosa mai avvenuta in passato.

Per avere impatti rivoluzionari sul-l’essere umano occorre però speri-mentare, azzardare, avere tanto co-raggio, come un novello CristoforoColombo alla ricerca del Nuovo Con-tinente, forse essere un pò folle comelo è stato Neil che gira per il mondocon una antenna in testa. ■

Se aggiungiamo poi che in officina isistemi elettronici mobili del camioncolloquiano con quelli fissi della sta-zione di riparazione in modalità sen-za fili ecco che il personale umano ne-cessario si riduce a pochi tecnici spe-cializzati.

Il vero collo di bottiglia è dato dalfatto che in termini generali il volumedi dati da analizzare cresce a un ritmomolto maggiore della banda disponi-bile, cioè della velocità e capacità ditrasmissione dei dati stessi. In terminiautomobilistici è come quando abbia-mo milioni di auto in circolazione instrade strette e non adeguate al traffi-co crescente (da noi in Italia ne sap-piamo qualcosa).

Le macchine colloquieranno traloro in modo sempre più completo econ la possibilità di imparare siadalle nuove regole cablate dai pro-gettisti informatici sia dall’«espe-rienza» acquisita nel tempo. Ma an-che l’interfaccia tra uomo e macchinaè destinata a cambiare: se pensiamocome velocemente siamo passati dal-la tastiera allo «smart touch» del te-lefonino possiamo anche immaginareche i comandi saranno sempre piùvocali lasciando libere le mani per al-tri usi. Ma interazione vocale non si-

di Fabrizio Padua

Le macchine colloquieranno tra loro in modo sempre più completo e con la possibilità diimparare sia dalle nuove regole cablate dai progettisti sia dall’«esperienza» acquisita neltempo. Ma anche l’interfaccia tra uomo e macchina è destinata a cambiare: basti pen-sare come velocemente siamo passati dalla tastiera allo «smart touch» del telefonino

INTERNET DELLE COSE: LE NUOVE INTERFACCE

DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE

INTERNET DELLE COSE: LE NUOVE INTERFACCE

DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE

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uomo d’animo sincero vi-ve soprattutto nella sag-gezza e nell’amicizia, l’u-na bene mortale, l’altra be-

ne immortale. L’amicizia è un beneche non ha limiti e si diffonde ovun-que, percorre danzando la terra, re-cando a noi tutti l’appello di apriregli occhi sulla felicità. Il panoramadi un mondo senza frontiere si spa-lanca di fronte al valore dell’amici-zia, un bene che non conosce limitiné distanze.

La necessità della vita o la richie-sta di favori possono far nascereun’amicizia, ma ciò che la mantienesalda sono i rapporti coltivati all’in-terno della comunità. Un gruppo dipersone che si vogliono bene in mo-do sincero genera fiducia in chi vipartecipa, perché le dimostrazionireciproche di affetto e la conversa-zione aperta assicurano pace e sere-nità mentale.

L’amicizia regala un senso di sicu-rezza, ma non è tanto per l’aiuto de-gli amici che noi abbiamo bisogno,quanto della fiducia che essi ci aiu-terebbero nel caso ne avessimo biso-gno. L’amicizia coltivata non si ri-duce a un semplice legame affettivo,ma implica specifiche responsabi-lità. Amici e amiche devono eserci-tare la parrasia, uno stile di vita giànoto e praticato dalla filosofia grecaclassica, che prevede l’obbligo di di-re sempre la verità, spiegarsi conchiarezza e parlare liberamente.Questo impegno non riguarda solola libertà di espressione, ma anche ildovere di mettere sempre al primoposto la verità in nome del bene co-mune, anche quando la sinceritàpossa risultare molesta. La parrasiarientra appunto tra i rischi da corre-re in una buona amicizia.

La pratica della parrasia esige unafranchezza assoluta, vieta la falsitàe anche l’omissione, preferisce lacritica ragionata all’adulazione va-nitosa. Ascoltare la verità - e affer-marla - è un dovere morale da ante-porre a qualunque interesse o ambi-zione personale (Epicuro, «Il fine ulti-mo della filosofia è raggiungere la feli-cità»).

L’essenza dell’amicizia, del-le amicizie possibili, rina-sce con i suoi fulgori e con

le sue fragilità dalle parole scintil-lanti di Nietzsche: «Eravamo amici esiamo diventati estranei. Ma è giu-sto così e non vogliamo dissimularcie mettere in ombra questo come sedovessimo vergognarcene. Noi sia-mo due navi, ognuna delle quali ha

anche in un’esperienza così bella ecosì luminosa, come è quella dell’a-micizia, ci sono le indicibili traccedella fragilità.

Ancora Nietzsche: «Ma proprio al-lora l’onnipossente violenza del no-stro compito ci spinse di nuovo l’unolontano dall’altro, in diversi mari ezone di sole e forse non ci rivedremomai - forse potrà anche darsi che ci siveda, ma senza riconoscerci: i diversimari e soli ci hanno mutati! Che cidovessimo divenire estranei è la leg-ge incombente su noi: ma appuntoper questo dobbiamo diventare piùdegni di noi!». E la conclusione diquesto testo, che recupera fino infondo l’orizzonte di senso di unacondizione umana, come questa del-l’amicizia, cosi umbratile e così fragi-le, così banalizzata e così contamina-ta dalla vita di ogni giorno, si aprenondimeno a una inesprimibile spe-ranza: «Ma la nostra vita è troppobreve, troppo scarsa la nostra facoltàvisiva per poter esser più che degliamici nel senso di quella nobile pos-sibilità. E così vogliamo credere allanostra amicizia stellare, anche se do-vessimo essere terrestri nemici l’unl’altro».

N essuna delle virtù moralinasce in noi per natura; in-fatti nessun ente naturale

può abituarsi ad essere diverso daquello che è, come per esempio unapietra, che per natura si muove ver-so il basso, non si abituerà mai amuoversi verso l’alto, neanche sequalcuno voglia abituarla lancian-dola in alto migliaia di volte, né ilfuoco si abituerà a muoversi verso ilbasso e nessun altra cosa che è pernatura in un certo modo potrà esse-re abituata ad essere diversa. Quindile virtù non si generano né per natu-ra né contro natura ma, da una parte,è nella nostra natura accoglierle, dal-l’altra le portiamo alla realizzazioneper mezzo dell’abitudine. Inoltre, nelcaso di ciò che si genera in noi per na-tura, in un primo momento ne posse-diamo le facoltà, e successivamente

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LL’’

SPECCHIOECONOMICO

LL ’’ AA MM II CC OO ÈÈ .. .. ..

L’amicizia è un bene che non ha limiti

LL’’AAMMIICCIIZZIIAA SSII CCOONNIIUUGGAA CCOONN LLAA VVIIRRTTÙÙ,,MMAA LLAA VVIIRRTTÙÙ ÈÈ CCOONNNNEESSSSAA AALLLLAARREESSPPOONNSSAABBIILLIITTÀÀ EETTIICCAA DDEELLLL’’AAMMIICCIIZZIIAA

DI MAURIZIO DE TILLAP R E S I D E N T E D E L L ’A S S O C I A Z I O N E

N A Z I O N A L E AV VO C AT I I TA L I A N I

la sua meta e la sua strada; possiamobenissimo incrociarci e celebrareuna festa tra di noi, come abbiamofatto: allora i due bravi vascelli se nestavano così placidamente all’anco-ra in uno stesso porto e sotto unostesso sole, che avevano tutta l’ariadi essere già alla meta, una meta cheera la stessa per tutti e due». Comepuò avvenire nella vita di ciascunodi noi, le cose cambiano: le navi siallontanano e si fanno l’una estraneaall’altra; e, benché non si sappia sequesta lontananza sia temporanea, osia definitiva, questo significa che,

L’AMICIZIA È ANCHE FRAGILITÀ

L’AMICIZIA SI CONIUGACON LA VIRTÙ

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ne esercitiamo le attività. Le virtù, alcontrario, ce le abbiamo perché le ab-biamo esercitate prima, come avvieneanche nel caso di tutte le altre tecni-che; infatti, quello che si deve fare do-po che lo si è appreso, facendolo loimpariamo, come per esempio co-struendo si diviene costruttori e suo-nando la cetra citaristi. Allo stessomodo anche compiendo atti giusti sidiventa giusti, mentre si diventa tem-peranti compiendo atti coraggiosi(Aristotele, «Etica Nicomachea»).

C onoscere se stessi e conosce-re gli altri è un diverso mododi essere responsabili. Noi

non siamo, o almeno non dovremmomai essere, monadi dalle porte e dal-le finestre chiuse, ma monadi aperteall’ascolto di noi stessi e degli altri, inuna circolarità di esperienze che cirendono consapevoli di quanta sia lanostra responsabilità nel determina-re i modi di essere e di comportarsidegli altri. La nostra capacità, o la no-stra incapacità, nel riconoscere leemozioni, che sono in noi e negli altricondiziona le nostre quotidiane rela-zioni di vita, e le influenza profonda-mente. Non è ovviamente una re-sponsabilità giuridica, e nemmenouna responsabilità formale, ma unaresponsabilità etica, che ci consentedi meglio conoscere e di condividereil dolore e la gioia, la tristezza e lacolpa, che sono in noi e negli altri.

Noi siamo in relazione ininterrot-ta con gli altri, e dovremmo riflette-re senza fine sul problema dellecorrelazioni fra identità e alterità.Non si giunge alla conoscenza di unapersona altra da noi, divorata dal do-lore e dalla sofferenza, se non siamocapaci di avvicinarla senza pregiudi-zi: accogliendola e rispettandola nel-la sua alterità, nella sua diversa for-ma di vita, e nella sua ardente comu-ne umanità, ferita dal dolore, e non-dimeno animata dalle attese ideali edalle speranze che sono in noi ben-ché non identiche alle nostre, e nondi rado più autentiche delle nostre.

Siamo tenuti a prendere coscien-za della fluidità, e non della pietri-ficata autonomia, della identità edella alterità, e della esigenza dipassare da una forma di vita all’al-tra. Se noi nella vita di ogni giornonon sappiamo uscire dai confini del-la nostra identità, e ne rimaniamoprigionieri, nulla capiremmo deimodi di essere degli altri e verrem-mo meno al richiamo della nostracoscienza (Eugenio Borgna, «Le paroleche ci salvano»). ■

SPECCHIOECONOMICO 53

L’uomo d’animo sincero vivesoprattutto nella saggezzae nell’amicizia, l’una benemortale, l’altra bene immor-tale. L’amicizia è un beneche non ha limiti e si diffon-de ovunque, percorre dan-zando la terra, recando a noitutti l’appello di aprire gli oc-chi sulla felicità. Il panoramadi un mondo senza frontiere

si spalanca di fronte al valo-re dell’amicizia, un bene chenon conosce limiti né distan-ze. L’amicizia regala un sen-so di sicurezza, ma non ètanto per l’aiuto degli amiciche noi abbiamo bisogno,quanto della fiducia che essici aiuterebbero nel caso neavessimo bisogno. L’amici-zia è anche responsabilità

«Eravamo amici e siamo diventatiestranei. Ma è giusto così e nonvogliamo dissimularci e mettere inombra questo come se dovessimovergognarcene. Noi siamo due na-vi, ognuna delle quali ha la sua me-ta; possiamo incrociarci e celebra-re una festa tra di noi: allora i duebravi vascelli se ne stavano cosìplacidamente all’ancora in unostesso porto e sotto uno stessosole, che avevano tutta l’aria di es-sere già alla meta, una meta cheera la stessa per tutti e due» Friedrich Nietzsche

«L’amicizia» di Pablo Picasso (1908)

L’AMICIZIA È ANCHERESPONSABILITÀ ETICA

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Salone della Giustizia di quest’an-no, che ha avuto luogo l’11, 12 e

13 aprile nel Salone delle Fontaneall’Eur a Roma, quest’anno ha usu-

fruito di un’attrezzatura tecnologicadotata di schermi giganteschi che pro-

iettavano immagini evocate dalle relazio-ni dei vari relatori. I diversi «panel»hanno spaziato dal diritto di famiglia e aiproblemi dei minori, alla professione deimagistrati, alla sicurezza stradale. Hoseguito con interesse il panel dedicatoalla prevenzione nella lotta al terrori-smo intitolato: «conoscere e prevenireil terrorismo».

Tra gli oratori anche uno dei protagoni-sti della lotta al terrorismo negli StatiUniti, il vicedirettore del NationalCounterterrorism Center, John J.Mulligan che insieme al generaleGiuseppe Governale, capo dei Rosdell’Arma dei Carabinieri, al generaleRiccardo Rapanotti, comandante del IIreparto della Guardia di Finanza eAndrea Biraghi, direttore generale delSecurity Information System diLeonardo, hanno disegnato l’attuale peri-metro della presenza, delle attività e dellapericolosità del terrorismo internaziona-le. Mentre in precedenza si potevanoconsiderare ad alto rischio terroristicodeterminate aree geografiche, oggi ilterrorismo non ha confini, come i tragi-ci attentati in diversi Paesi anche europeihanno dimostrato, non esiste più unazona «franca».

La cosiddetta teoria della «cartamoschicida» per la quale le concentrazio-ni nei luoghi bellici di un gran numero diterroristi nei luoghi di guerra come Iraq,Afghanistan, Somalia, Libia ed altri,ponevano al riparo da codesti attentati iPaesi europei, ha dimostrato di aver fattoil suo tempo. Le analisi effettuate dairelatori hanno dimostrato che dal puntodi vista territoriale nessuno è più sicuro.È essenziale, quindi, l’individuazione deimezzi più efficaci che possono essere uti-lizzati per contrastare questa minaccia.

Il nuovo scenario è relativo al terro-rismo «domestico», che ha caratteristi-che diverse da quello sperimentatoprecedentemente. Non c’è più bisognodi campi di addestramento, la scuola èpermanentemente sul «web» ed abbrac-cia i vari settori delle conoscenze neces-sarie per essere terroristi operativi, dallacostruzione di ordigni esplosivi, ai con-vincimenti fideistici. In realtà, non è piùnecessario essere esperti nella costruzio-ne e nell’utilizzazione di armi e/o di ordi-gni esplosivi perché, come gli ultimi epi-sodi hanno dimostrato, un coltello o unamazza da baseball possono costituire unefficace mezzo di offesa.

L’arma fatale diviene oggi un’automo-bile, mentre l’imprevedibilità e la veloci-tà di esecuzione fanno il resto. Il caso diLondra ha dimostrato che tra l’inizio del-l’attività terroristica e la sua fine conl’uccisione dell’autore, sono addirittura

trascorsi solo 82 secondi. Ma allora qualipossono essere le contromisure? Le rela-zioni svolte sia dal generale RiccardoRapanotti che dal direttore Santi Consolodel D.a.p. (dipartimento amministrazionepenitenziaria), hanno evidenziato chemalgrado il potenziale terrorista sia effet-tivamente difficile da scoprire perchéspesso vive «senza dare nell’occhio»,possono essere individuate e seguite trac-ce finanziarie che, se coltivate, darannorisultati interessanti. Anche se costui nonusa carte di credito, deve pur vivere,pagare beni e servizi, quindi deve averedisponibilità di danaro e le rimesse, comeha documentato Rapanotti, lasciano trac-ce e costituiscono un mezzo di identifica-zione che spesso permette di allargare leindagini al supporto logistico che assisteil potenziale terrorista.

Normalmente queste persone hannoun vissuto di piccola criminalità, quin-di è necessario indirizzare le ricerche.La risposta italiana alla minaccia terrori-stica che è emersa in tutta la sua efficien-za è basata sulla circolazione di questeinformazioni tra tutte le forze in campo;la cooperazione tra le varie unità specialipermette di esaminare migliaia di infor-mazioni che quotidianamente giungonoalle strutture di riferimento che, oltre aCarabinieri, Pubblica Sicurezza eGuardia di Finanza, comprendono anchealtri organismi quali, per esempio,l’Organizzazione Mondiale delle Doganeche tengono d’occhio le operazioni illeci-te e le dichiarazioni valutarie che i turistieffettuano all’ingresso nel nostro Paese,

che possono anche riguardare destinazio-ni terroristiche. Il dato dei 5 miliardi dieuro dello scorso anno esposto nelledichiarazioni valutarie è indicativo, ma sitratta di somme importanti.

In generale il dibattito ha evidenziatoche la scelta dell’impegno terroristico èuna scelta spesso derivante da un vis-suto di emarginazione e dalla ricercadi una prospettiva personale basata sulconvincimento che l’atto terroristico,per noi occidentali di difficile, se nonimpossibile comprensione, costituiscela sublimazione, con il sacrificio dellapropria vita e di quella delle vittime,del disprezzo dei valori della nostraciviltà, dei nostri costumi e della quali-tà del nostro vivere. Certamente questiconvincimenti, determinati spesso da unprofondo odio per ciò che rappresenta etestimonia l’occidente, non vengonoesteriorizzati, ma anzi vengono mistifica-ti, pena la messa in pericolo della «mis-sione» terroristica.

L’intervento del capo del D.a.p hadimostrato che anche l’area carceraria,per raccogliere informazioni preziose perla lotta al terrorismo, va costantementemonitorata. Infatti dei 40 mila detenuticirca la metà sono di religione islamica,12 mila lo sono senz’altro, gli altri sonosimpatizzanti, o di area affine. Per esem-pio nelle carceri l’intelligence è attenta aimittenti dei pacchi e delle rimesse econo-miche; a coloro che le persone sospettefrequentano all’interno dello stesso car-cere e al proselitismo. Anche codesteinformazioni vengono messe a disposi-zione, allargando la gamma degli ele-menti di valutazione della pericolosità edei collegamenti dei sospetti.

Con riferimento alla situazione esi-stente in altri Paesi europei nei qualisono stati consumati attentati terroristiciè stato osservato che la ricerca e l’indivi-duazione delle persone sospette è com-plicata dall’assenza di controlli periodicisu coloro che sono a tutti gli effetti citta-dini dei Paesi ove risiedono, e comunquecittadini europei con pieni diritti di cir-colazione e di stabilimento nei Paesi del-l’area europea. È il caso, ad esempio, deimagrebini di terza generazione, nipoti dicoloro che dopo la prima guerra mondia-le si trasferirono in Francia, oggi a pienotitolo cittadini francesi, e quindi europei,mentre in Paesi come l’Italia ove questerealtà sono molto più ridotte, la necessi-tà di rinnovare periodicamente i permes-si di soggiorno comporta controlli edautorizzazioni frequenti di grandeimportanza per il puntuale controllo delterritorio.

Ciò che è emerso dal confronto tra lametodologia americana e quella italiana èparticolarmente significativo e differen-ziante. Ferma restando l’importanza perla lotta al terrorismo, del continuo inter-scambio informativo a livello internazio-nale che esiste tra gli Usa e l’Italia,Mulligan ha posto in risalto che di fronte:

di LUCIO GHIA

SALONE DELLA GIUSTIZIA

NON SOLOMAGISTRATURA,

MA ANCHE LOTTAAL TERRORISMO

IIIILLLL54 SPECCHIO

ECONOMICO

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di espulsione. Dall’identificazione delpresunto terrorista sulla base di una seriedi gravi indizi di pericolosità, si giunge alconvincimento che l’attentato ipotizzatoabbia oggettivi elementi di realizzabilità,si pensi alle intercettazioni telefoniche, aimessaggi sul web, alle frequentazioni,agli acquisti di armi e/o di esplosivi chegrazie al minuzioso controllo del territo-rio l’antiterrorismo raccoglie.

A riguardo è stato osservato che, dal-l’accertamento degli indizi o degli ele-menti di pericolosità, alla sentenza dicondanna, trascorrono, nella miglioredelle ipotesi, 8 mesi. In 8 mesi purtroppoil presunto terrorista, che è in grado diagire in 85 secondi (vedi Londra), puòporre in essere più attentati e quindi coro-nare la sua missione.

È evidente che la posizione informaleed espressa a titolo personale daMulligan è stata più orientata a favorirela sicurezza. In realtà, aggiungo io, lanostra è già una libertà «vigilata» perchéciascuno di noi è sottoposto ad una seriedi controlli che vanno dall’acquisto concarte prepagate, alle registrazioni telefo-niche e degli sms, dall’uso della carta dicredito, ai prelievi bancari. Oggi, presso-ché tutti i nostri «movimenti» economicisono tracciabili e possono essere rico-struiti; esiste quindi un’esigenza socialedi trasparenza nei nostri percorsi di vitache già limita fortemente le nostre libertàpersonali, penso al diritto alla riservatez-za per esempio.

Tali limitazioni però potrebbero essererese «relative», se ed in quanto gli obbli-ghi di segretezza e di riservatezza si tra-sferissero sugli organismi che ricevonoqueste informazioni, e se gli stessi fosse-ro tenuti, pena pesanti sanzioni economi-che personali a non divulgare ed adistruggere tutte le notizie prive di inte-resse antiterroristico.

Il quadro che questo panel ha per-messo di realizzare pur nella sua com-plessità ha valenze senz’altro positiveperché ha dimostrato come le nostreforze dell’ordine hanno realizzato unprofondo know how ed efficaci modali-tà operative, apprezzate anche all’este-ro. È emerso, infatti, uno speciale model-lo italiano basato sulla circolazione, sul-l’esistenza della capillare presenza delleforze dell’ordine sul territorio nazionale;sulla circolazione in tempo reale dimigliaia di informazioni, manifestazionidi anormalità e sulla loro analisi effettua-ta da centinaia di esperti dei diversi orga-nismi e centri di controllo sul territorio.

Una volta tanto, l’individualismoitalico ha ceduto il passo alla necessitàdi fare «sistema», per contrastare effi-cacemente la minaccia terroristica.Questo sforzo collettivo, l’orgoglio e lapassione per il proprio impegno istituzio-nale che i vari rappresentanti dell’ordinepubblico italiano hanno trasmesso allaplatea del «Salone della Giustizia 2017»,meritano un sentito ringraziamento. ■

a) all’abilità dell’Isis nell’utilizzo distrumenti di comunicazione moderna e ditecnologie avanzate per identificare,reclutare e mobilitare i potenziali terrori-sti operativi;

b) alla capacità di rendere sempre piùsicure le loro comunicazioni con e tra ipotenziali terroristi in tutto il mondo;

c) alla scelta di far agire in molti casi,terroristi isolati, o in piccoli gruppi;

d) ai tempi molto ridotti tra l’ideazionee l’esecuzione dell’atto terroristico(«flash to bang ratio» - dal fulmine altuono) spesso con conseguente impossi-bilità di intervenire per impedirne l’ese-cuzione;

e) all’abilità dell’Isis di presentare agliadepti come vittorie anche le loro sconfit-te, con effetti celebrativi per i proseliti.

Di fronte a questo scenario instabile eimprevedibile, la risposta americana èduplice: da un lato si contribuisce acostruire la Comunità di Intelligencearmonizzando i sistemi di protezione chesi applicano a livello mondiale quando siottengono, si conservano, o si diffondonoinformazioni personali di identificazione;dall’altro approfondendo le modalità diutilizzo della tecnologia nell’individua-zione di minacce terroristiche, così daridurre la raccolta di informazioni basatesu relazioni interpersonali per la correttavalutazione delle informazioni e delleminacce e da richiedere un minor con-trollo umano delle informazioni raccolte.

Da questa strategia, si differenzia lasoluzione italiana illustrata dai rappre-sentanti della nostra sicurezza, in partico-lare i nostri relatori hanno sottolineato lanecessità di filtrare la gran mole di infor-mazioni e notizie, attraverso una valuta-zione che non può essere effettuata cheda esperti, affidando, quindi, al filtro del-l’esperienza e dell’interpretazione ognivalutazione degli elementi di rischio chedalle varie informazioni emergono.

Il nostro sistema di sicurezza è basato,per esempio, per quanto attiene aiCarabinieri, sull’esistenza di ben 4.600stazioni dell’Arma dei Carabinieri, esi-

stenti su tutto il territorio nazionale,anche nei più piccoli agglomerati perife-rici e rurali, alle quali si sommano i com-missariati di pubblica sicurezza, gli uffi-ci della Guardia di Finanza e le ulteriorimolteplici fonti della Polizia penitenzia-ria, strutture queste che sono tutte colle-gate telematicamente e in tempo realealle rispettive centrali di controllo, oveanche con l’aiuto di sofisticate tecnolo-gie, vengono filtrate e analizzate intempo reale tutte le informazioni raccol-te da esperti che hanno specifiche capaci-tà valutative.

In questo quadro complesso quantoricco di variabili e in perenne divenire, lamoderatrice dell’incontro, FiorenzaSarzanini, giornalista del Corriere dellaSera, ha introdotto un’ulteriore proble-

matica. Il binomio Sicurezza - Libertà,regge ancora su basi paritarie? Ladomanda interessa tutti noi, ovvero tutti icittadini dei Paesi sotto attacco terroristi-co. Oppure, l’aumento della necessità diassicurare un livello più alto di sicurezzaai cittadini comporta necessariamenteuna diminuzione delle libertà individua-li? Come esempio, sotto il profilo dellegaranzie democratiche per gli Stati didiritto come quelli europei, si è discussodell’espulsione dei presunti terroristi. Sitratta di un’anticipazione della condannaprima ancora che sia stato effettuato ungiudizio, non costituisce l’espulsione,una prova dell’indebolimento del valoredella libertà rispetto all’esigenza di sicu-rezza collettiva?

Personalmente ritengo che la mortedelle persone coinvolte nell’attentato,per le stesse rappresenti la fine di ognilibertà e suggella un «vulnus» essen-ziale per lo Stato di diritto che deveassicurare tra i valori fondamentali lasicurezza dei propri cittadini, ma laloro difesa deve avvenire nel rispettodelle norme. I relatori, infatti, hannoillustrato il percorso garantista cheviene compiuto dalle istituzioni com-petenti, per giungere con l’interventodella magistratura al provvedimento

Roma. Il Salone delle Fontane all’Eur

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Una piaga sociale cheemerge oggi, ma cheè sempre stata presente. Un bullo, e i suoi affiliati, contro una vittima. Sologli insegnanti e i genitoripossono fare qualcosa? Secondo Giovanna Pinianche gli stessi compagni di classe

Inun mondo che cambia di continuo una cosa non è maicambiata: il bullismo. Se non nell’ampliarsi e definirsianche come «cyberbullismo». Ciò che si muove, oggi,

però è l’informazione: possiamo fare finalmente qualcosa.Prima ciò non era possibile, non era concesso. Da una parte,in questa nuova società i genitori difendono i propri figli enon danno spazio ad altri modelli educativi; dall’altra, è op-portuno modificare lo stesso approccio ai giovani, perché di-ventino parte di un processo di trasformazione che li facciaemergere e li renda consapevoli. A Roma nasce, a tale inten-to, il Centro nazionale contro il bullismo «Bulli Stop», pre-sieduto da Giovanna Pini, che coinvolge i ragazzi nelle atti-vità di più variegato genere, a partire da spot sociali e attivitàteatrali. Al Teatro Olimpico di Roma, il 27 maggio si esibi-scono 250 ragazzi in «C’era una volta un bullo…». Fare percapire. Capire per cambiare. Ecco come.

Domanda. Il 27 maggio il Teatro Olimpico di Romaospiterà il vostro spettacolo. Da cosa nasce il progetto?

Risposta. Lo spettacolo coincide con la nostra terza gior-nata nazionale «Giovani uniti contro il bullismo». A feb-braio si è in realtà tenuta una giornata nazionale contro ilbullismo, ma noi siamo stati i primi a farla, tre anni fa, conil Centro nazionale contro il bullismo «Bulli Stop» dove,per contrastare tale fenomeno, utilizziamo la teoria del «tea-tro d’animazione pedagogico». Per l’occasione portiamo inscena 250 ragazzi che hanno realizzato interamente lo spet-tacolo, dalle scenografie ai costumi, alla drammaturgia, allarecitazione: dalla forte aggregazione che hanno stabilito au-tomaticamente il bullismo viene sconfitto. È, infatti, pro-prio con l’aggregazione che i ragazzi possono conoscersi, erispettarsi. Il bullo, dotato di aggressività, non nasce catti-vo; molti danno la colpa alla famiglia e all’ambiente in cuivive. La scuola ha un grande compito: se tutti i professori,che normalmente vedono i ragazzi per molte ore al giorno,facessero qualcosa per sconfiggere il bullismo e conosces-sero bene i loro studenti, potremmo mettere un seme sano inognuno di loro, molti di loro lo fanno e sanno quanto sia im-portante guidare i giovani di oggi.

D. Cosa fa, nelle scuole, il Centro nazionale contro ilbullismo «Bulli Stop»?

R. Sono le stesse scuole a chiamarci per tenere dei dibattitisul tema. Non vado sola, ma accompagnata da Teresa Manes,madre di Andrea Spezzacatena, il ragazzo che si è impiccatoper bullismo, e con me porto sempre una decina di ragazzi diBulli Stop, che sposano questa causa, devono parlare fra diloro perché è fra di loro che riescono a comprendersi meglio.Chi è stato un bullo porta la propria realtà nella scuola,ed emotivamente cambia tutto se è egli stesso che dichiaradi aver sbagliato, in quanto riesce a catturare i propricoetanei. Con i giovani non si possono fare dibattiti teorici,dobbiamo renderli partecipi in modo che possano essi stessiformare una catena tra di loro per sconfiggere il bullismo.Quello che a noi manca e su cui lavoriamo da tempo, con illegal3e del nostro Centro Avv. Eugenio Pini, è una legge sen-sata, non una legge a tavolino fatta da chi non sta sul campocon i ragazzi tutti i giorni. Anche se adesso venisse approvatala proposta di legge in discussione, che implicherà la nominain ogni scuola di un referente per il bullismo, non viene defi-nita tale figura: si tratta di esperti o di psicologici? Che per-corso hanno fatto per contrastare il bullismo? Da chi vengonoformati? Non si possono fare le solite «italianate»; occupan-domi da oltre 15 anni di bullismo mi è capitato di parlare contante madri o ricevere le loro mail in cui segnalano di avere sìdenunciato il bullo, ma di aver scatenato una reazione peg-giorativa in cui i compagni di classe hanno preso ancora piùdi mira la vittima. Alcuni presidi replicano che queste sono«ragazzate» ed alcuni professori negano, c’è troppa omertà.

D. Che caratteristiche ha il bullismo?R. Tre caratteristiche fondamentali: la ripetitività del-

l’evento, l’intenzionalità e l’asimmetria di potere. Se sipresentano insieme, si può dire che è un caso di bullismo,se ne manca una potrebbe essere solo un caso di violenza odi scherno: bisogna saper scindere bene queste tre caratte-ristiche, un episodio isolato non si può definire come un at-to di bullismo.

D. Come è nato il Centro?R. Su iniziativa dei ragazzi, tanti adolescenti messi insieme

nei numerosi anni di lavoro nelle scuole, proprio per afferma-re che «noi siamo diversi»: dalla loro idea abbiamo creato«Bulli Stop». All’Istituto G.G. Visconti di Roma, venivo a fa-

GIOVANNA PINI: ECCO IL CENTRO NAZIONALECONTRO IL BULLISMO «BULLI STOP»

P S I C O L O G I A E S O C I E T À

a cura di ROMINA CIUFFA

psicologaGiovanna Pini, presidente del Centro nazionale contro il bullismo«Bulli Stop», con le testimonial Lorella Cuccarini e Paola Perego

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re le prime sperimentazioni sul bulli-smo, ci sono anche altri insegnantisparsi per l’Italia con i quali abbiamocontatti e che sanno fare il proprio lavo-ro: bisogna unire le forze di quelli chelo sanno fare, non di quelli che creanoassociazioni in un mese e vogliono ca-valcare l’onda del bullismo, ognunovuole brillare di luce propria ma per di-struggere il bullismo ciò non è utile.

D. Chi sono i componenti del vo-stro Centro?

R. Io ne sono il presidente, mentrepresidente onorario è il generale Lucia-no Garofano, ne sono portavoce Ama-deus e Paola Perego, come madrina ab-biamo Maria Grazia Cucinotta, comeambasciatori Max Gazzè e Paolo Ge-novese, come testimonial AntonellaMosetti e come media partner ufficialertr99 con Luca Casciani. Sono tanti an-ni che questi personaggi ci seguono edanno maggiore eco alle nostre iniziati-ve. Inoltre, i ragazzi che partecipano alprogetto hanno bisogno di sapere chesono importanti e hanno bisogno di vi-sibilità, e lo stesso spettacolo viene pre-sentato ogni anno da Amadeus. Ma sedal mondo adulto c’è questa disponibi-lità, è dai ragazzi che parte il tutto.

D. La vittima sta in silenzio però.R. La vittima è silente, raramente

parla, deve essere spronata a farlo eper questo dovrebbero essere previstinegli orari settimanali di tutte lescuole dei momenti di incontro in cuifocalizzare le problematiche giovani-li, coinvolgendo i ragazzi e facendolisentire responsabili ed inseriti.

D. Anche se il bullismo c’è semprestato, perché proprio oggi sta emer-gendo in maniera così significativa?

R. La società è cambiata molto, mapiù in generale è cambiato il mondodella comunicazione: adesso un atto dibullismo si può filmare, mettere su Fa-cebook ed essere condiviso da migliaiadi utenti, il cyberbullismo viaggia aduna velocità stratosferica. Per lospettacolo di quest’anno abbiamo pre-so tre favole: Dumbo, che era bullizza-to per le sue orecchie, Cenerentola,esempio di bullismo al femminile conle sorelle e la matrigna, e CappuccettoRosso, in cui il lupo cattivo rappresen-ta il cyberbullismo e la realtà virtuale.Il bullismo è sempre esistito, anchenelle favole e nelle opere letterarie, neè esempio lampante Pinocchio.

D. Ma perché proprio ora sembradiventato più forte?

R. È «esplosa cattiveria» da parte

dei ragazzi per il fatto di non esserepiù seguiti costantemente dalla fami-glia, mancano dei punti di riferimen-to: madre e padre di solito lavorano en-trambi, non seguono sempre i figli, e an-dando avanti nel tempo stanno venendomeno i valori essenziali a partire daglistessi genitori. Oggi questi ultimi difen-dono i figli anche se commettono atti dibullismo, e spesso sono i genitori che«bullizzano» i professori, mentre in altritempi si prendevano schiaffi e punizioniper certi comportamenti. Noi portiamoalla cronaca atti di bullismo gravi, fisici,ma ci sono anche atti di bullismo psico-logico, i quali uccidono la mente dei ra-gazzi, l’autostima, la crescita, gettandole basi per un futuro fragile. Non dimen-tichiamo che il bullo da adulto probabil-mente avrà comportamenti antisociali,ma siamo noi che stiamo lasciando com-pletamente da soli i nostri giovani, sem-bra quasi che questi si educhino tra diloro e così vengono meno punti di riferi-mento come la famiglia o la scuola, e ilvalore diventa quanto dice il compagno

di classe, è lui che educa perché è conlui che si trascorre la maggior parte deltempo. E questo è il grande errore.

D. In che modo correggerlo?R. Il nostro Centro nazionale contro il

bullismo va direttamente nelle scuole ainsegnare l’educazione al rispetto. I soldidello Stato devono essere spesi nel modogiusto, bisogna fare una legge sensata,creare a monte una task force a livellolegislativo, un tavolo tecnico di espertiche si occupano di bullismo da almeno10 anni: non finanziamo progetti consoldi che non sappiamo dove finiscono.Il bullo non agisce mai da solo, ha ancheaffiliati e gregari che lo istigano, mentregli affiliati della vittima di solito nonparlano perché, dicono, altrimenti «leprendono» anche loro: che ne parlino al-lora in forma anonima alla polizia, alla

polizia postale, ai carabinieri, perché pri-ma di tutto anche queste figure pubbli-che sono dei genitori, persone che posso-no capire ed aiutare. Ma anche l’amiconon può star fermo a guardare, deve agi-re. E con tutti i casi che ci sono di pro-fessori o maestri che picchiano gli stu-denti, cosa stiamo aspettando a mette-re le telecamere nelle scuole? Alcuniprofessori sono contrari perché diconoche in tale modo è lesa la loro privacy,ma cosa devono nascondere? In un casodi bullismo potrebbero guardare le ripre-se, non si giudica il lavoro di un profes-sore. Sarebbe anche ora di inserire deiquestionari nelle scuole per valutare gliinsegnanti, stilati da psichiatri, educatori,pedagogisti; noi al Centro abbiamo comereferente scientifico il professor MatteoVillanova, con cui abbiamo iniziato le ri-cerche sul bullismo nel 2002.

D. Come unire le forze?R. Vogliamo creare il primo polo del

Centro nazionale contro il bullismo suRoma, e da qui allargarci, fare corsi diformazione per genitori e insegnanti, da-re supporto alla vittima che può venire aparlare con noi, avere il contatto con leforze dell’ordine, in poche parole: un po-lo gestito da gente che sa di cosa parla.

D. Avete creato vari video in cui ri-saltano i temi del bullismo, che si pos-sono trovare sul vostro canale YouTu-be «Bulli Stop». Tra questi spicca:«Anime nere», che vede la presenza digiovani studenti. Come è finanziataquesta attività?

R. Quel video, come gli altri, è statofatto con le nostre amicizie e senza alcu-na sovvenzione. Io leggo le mail, rispon-do al telefono, incontro mamme, vado aidibattiti, tutto a titolo gratuito, eppure ilCentro non riceve finanziamenti mentreassociazioni nate da meno di 6 mesi sì.

D. Negli altri Stati come funziona? R. Dalle altri parti funziona tutto me-

glio, si è più supportati in tutto. Unesempio in eccesso: in America il poli-ziotto spara, mentre qui non può usareneanche il manganello.

D. Avete chi si occupa delle contro-versie che sorgono?

R. Abbiamo anche il settore legale, de-legato allo studio dell’avvocato EugenioPini che ha curato molti casi di bullismo.■

«Con i giovani non si possono fare dibattiti teorici, dobbia-mo renderli partecipi in modo che possano essi stessi for-mare una catena per sconfiggere il bullismo. Quello che anoi manca e su cui lavoriamo da tempo è una legge sensa-ta, non una legge a tavolino fatta da persone inesperte»

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Hointervistato uno dei giovaniprotagonisti dello spot «Ani-me Nere», finanziato dal

«Bulli Stop» per sensibilizzare la societàsul tema del bullismo: Luca Muratori,che frequenta il terzo anno del liceoscientifico internazionale Gian Galeaz-zo Visconti in Via Nazario Sauro. È luiche fa la parte della vittima nello spotsociale ideato e girato da GiancarloScarchilli con la supervisione dellaprof.ssa Giovanna Pini; gli altri protago-nisti sono suoi compagni di scuola.

D. Dove avete girato questo spot?R. A Roma, esattamente nei giardini

del Pincio a Villa Borghese. La partedella vittima è quella che mi riesce me-glio. Con me un mio compagno di clas-se, Valerio Paradisi, fa la parte di unodegli affiliati del bullo: al tempo dellospot, ossia lo scorso anno scolastico, fre-quentavamo il secondo liceo scientificointernazionale. Gli altri due protagonistisono compagni di scuola più grandi:Gregorio Palazzi, il bullo, e il secondoaffiliato, Simone Tolino, che nel videomi imbavaglia con il nastro adesivo. Pergirarlo abbiamo impiegato circa un paiodi giorni ma la preparazione per arrivarea girare lo spot è durata circa tre mesi,fra organizzazione, doppiaggio, sceltedelle location, sceneggiatura, montaggioetc, etc. Tutto questo grande lavoro peruno spot che dura 30-50 secondi realiz-zato con professionisti del cinema.

D. Cosa hai provato, cosa hai impa-rato da questa esperienza?

R. Nello spot ero legato e imbavaglia-to, e non era una bella sensazione sapereche queste cose accadono nella realtà

quotidiana; è stato nello stesso momentotanto emozionante quanto triste.

D. Lo stesso vale per gli altri ragaz-zi dello spot, i «bulli»?

R. In quel momento ero tutto legato,vedevo che loro recitavano la propriaparte, e sono certo che non provavanogioia nell’immedesimarsi in quel ruolo.

D. Prima di entrare a contatto con«Bulli Stop» conoscevi la problemati-ca del bullismo?

R. Ne avevo sentito parlare in tv, madirettamente non più di tanto perché cre-do che questa piaga sociale si possa tro-vare in fasce di età più alte, verso i 15-16 anni. Non manca anche prima deidieci anni, ma di certo è meno frequente.

Ora, insieme ai miei compagni di scuo-la, siamo coinvolti nel progetto «BulliStop» e cerchiamo di rendere il nostroambiente più vivibile, più attento.

D. Come sei entrato a far parte diquesta iniziativa?

R. All’interno del Visconti è presentela scuola di teatro d’animazione pedago-gico di Giovanna Pini: è stata lei ad in-trodurci nella lotta contro il bullismo.Ogni anno realizziamo e portiamo inscena uno spettacolo al Teatro Olimpico,sia la sera che la mattina per i ragazzidelle scuole di Roma, con cui intendia-mo evidenziare il problema su palchi piùampi che non quelli scolastici dove il fe-nomeno nasce e, a volte, anche muore,

per la scarsa visibilità o l’omertà che locontraddistingue.

D. Ti è mai capitato di assistere dipersona a scene di bullismo?

R. Sì, e non sono piacevoli da vedere.D. Come hai reagito?R. Non sono rimasto fermo lì a guar-

dare la sofferenza di una persona debole,sono andato ad aiutarla. Ma so che, inrealtà, ad essere debole è proprio il bullo.

D. Da dove pensi parta il bullismo?R. Non tanto dal ragazzo, ma dalla fa-

miglia, dai genitori: il bullismo è unamancanza di qualcosa, può ad esempioessere imputato a maltrattamenti da par-te dei genitori, all’assenza di amici, allascarsa considerazione che riceve. Il bul-lo può provenire da situazioni difficili,può essere orfano, i genitori possono fa-re violenza, maltrattamenti, o drogarsi.Per questo, ha necessità di «emergere» elo fa con comportamenti deviati.

D. Come può un genitore affrontareil figlio «bullo»?

R. È difficile: il bullo non raccontamai la propria fragilità interna, e per ilgenitore può essere difficile capire se ilfiglio sia un bullo o no.

D. Se i genitori, in linea generale,sono impossibilitati ad intervenire,chi può farlo?

R. I bulli non vogliono cambiare per-ché sono contenti del proprio comporta-mento, ne vanno fieri, e non riflettonosul male che arrecano: non ci pensanoproprio a farsi aiutare.

D. E la vittima può farsi aiutare?R. Potrebbe sentirsi, nella maggior

parte dei casi, in imbarazzo a raccontarele angherie subite, e chiudersi in se stes-sa. Ma l’insegnante potrebbe percepirequesto malumore e fare molto. In classeè capitato di prendere in giro un amicoin maniera bonaria, magari provocandouna reazione ben più grave che noi nonpossiamo prevedere. Molte volte quan-do questo compagno è assente in classe i

professori ci domandano il perché dicerte prese in giro. L’insegnante è fon-damentale, dato che i ragazzi vivono piùfuori casa che in casa, ed può essere cer-to una fonte di miglioramento per noi.

D. Cosa ti ha apportato la conoscen-za di Giovanna Pini?

R. Nonostante io non sia né un bulloné una vittima, mi ha dato grandi inse-gnamenti in questi anni. Mi ha aiutatonella recitazione, ma soprattuto dal pun-to di vista caratteriale perché prima eromolto timido, ora sono diverso e più con-sapevole. Sarebbero necessarie, nellescuole, figure come la sua, ma purtroppoè raro. Noi del Visconti siamo molto for-tunati, forse un caso unico. ■

I giovani studenti del Liceo G. Visconti di Roma in uno spotsociale nel quale è descritta la realtà del bullismo. In questaintervista, uno di loro spiega cosa avviene, davvero, a scuola

LO SPOT: LUCA MURATORI, LA«VITTIMA», PARLA DI BULLISMO

Lo spot sociale «Anime Nere» è disponibile su YouTube nel canale di «Bulli Stop». Luca Muratori (a sinistra) veste i panni della vittima,

Valerio Paradisi (a destra) è uno degli affiliati del «bullo»

a cura di ROMINA CIUFFA

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Novità per la Fondazione Enasarco, che da oltre75 anni riunisce intornoa sé gli agenti ed irappresentanti di commercio: l’Assembleadei delegati, eletta democraticamente loscorso anno, si è riunita a Roma e ha approvatotre snodi centrali, già precedentemente deliberati dal CdA, per il futuro dell’ente

vazione vitale nella governance dellaFondazione. E abbiamo avuto mododi constatarlo proprio in occasionedella riunione che si è svolta per l’ap-provazione del bilancio, oltre che delnuovo Codice etico».

Ecco nel dettaglio i tre punti approvati.

IlBilancio consuntivo 2016 si èchiuso con un avanzo economi-co pari a 119 milioni di euro. È

un dato che fa registrare una interessantecrescita rispetto al 2015 di 12 milioni(+11 per cento) di euro. L’avanzo del2016 è già diminuito di 7 milioni che co-stituiscono la somma destinata preventi-vamente al Fondo Firr, il trattamento difine rapporto degli iscritti. Positivi i ri-sultati conseguiti nella gestione istituzio-nale che evidenzia complessivamente unsaldo di +138,3 milioni di euro, a frontedell’avanzo di +86,6 milioni di euro del2015 e di quello del bilancio tecnico2014 previsto in +82 milioni. Eppure ilrisultato più importante è rappresentatodal saldo della gestione previdenziale, un+43 milioni di euro, con entrate previ-denziali che finanziano la spesa per pre-stazioni. Perseguendo il generale princi-pio dell’economicità, le spese di funzio-namento sono rimaste sostanzialmenteinvariate e sono totalmente coperte dalsaldo della gestione istituzionale, con unavanzo operativo di +99,3 milioni di eu-ro, contro 47 milioni di euro del 2015.

C’è inoltre da evidenziare come i ri-sparmi realizzati non abbiano intaccatol’efficacia dei servizi all’utenza, co-munque migliorati, come dimostrano inuovi servizi disponibili nell’area ri-servata inEnasarco. Anche nell’ambitodella gestione del patrimonio i risultatisono positivi. I proventi finanziari lor-di sono passati da 61 milioni di eurodel 2015 agli oltre 73 milioni del 2016,Il patrimonio liquido è passato dal +5per cento del 2011 al +35,5 per centodel 2016, mentre il valore complessivodel patrimonio della Fondazioneespresso al fair value è cresciuto di ol-tre il 9,6 per cento rispetto al 2012. Perciò che riguarda la gestione della di-smissione immobiliare nel 2016, sonostate dismesse oltre 1.083 unità immo-biliari, per un valore di bilancio pari acirca 136 milioni di euro, mentre laplusvalenza realizzata sulle vendite èpari a 28 milioni.

IlCodice etico indica i principigenerali e le regole comporta-mentali a cui devono confor-

marsi tutti coloro che operano nellaFondazione o hanno rapporti con essa(amministratori, sindaci, dirigenti, di-pendenti e collaboratori esterni). All’o-rigine di questo documento c’è il De-creto Legislativo 231/2001, emanatol’8 giugno 2001, con cui il Legislatoreha adeguato la normativa italiana sulla

P er la Fondazione Enasarco apri-le è un mese importante. Un an-no fa agenti e aziende mandanti

furono i protagonisti delle prime elezioninella storia della Fondazione, scegliendocon voto online i membri dell’Assem-blea dei delegati. L’Assemblea, compo-sta da 60 delegati di cui 2/3 in rappresen-tanza degli agenti e 1/3 in rappresentan-za delle ditte preponenti, svolge funzionibasilari, tra cui l’elezione del Consigliod’Amministrazione, la nomina di trecomponenti del Collegio dei sindaci, ap-prova i bilanci e le modifiche dei regola-menti e decide eventuali azioni di re-sponsabilità verso gli Organi.

Proprio lo scorso 27 aprile, i delegatisi sono riuniti a Roma per discutere e de-liberare su alcuni snodi centrali che ri-guardano il futuro della Fondazione Ena-sarco, il suo percorso di rinnovamento,autodisciplina, trasparenza e la confermadell’ottimo stato di salute finanziario inlinea con il segno più. L’Assemblea haquindi approvato tre importanti punti al-l’ordine del giorno, già precedentementedeliberati dal CdA: il Bilancio consunti-vo 2016; il Codice etico; le modificheagli articoli 13, 25, 29, 44, 46 e introdu-zione dell’articolo 5 bis del Regolamen-to delle attività istituzionali.

«I risultati del bilancio consuntivodella Fondazione Enasarco sono la piùevidente e netta prova della solidità fi-nanziaria e patrimoniale della Cassa e,dunque, della sicurezza presente e fu-tura delle pensioni e del welfare degliagenti di commercio e dei consulentifinanziari–ha dichiarato il presidenteGianroberto Costa, sottolineando anchel’importanza e il ruolo ricoperto dall’As-semblea dei delegati nell’ambito dellanuova Enasarco–. L’Assemblea, elettaper la prima volta lo scorso anno, rap-presenta senza dubbio alcuno il moto-re del rinnovamento in atto. Una inno-

S I R I U N I S C E L ’ A S S E M B L E AD E I D E L E G A T I E N A S A R C O

F O N D A Z I O N E E N A S A R C O

Bilancio consuntivo, Codice etico,agevolazioni per i giovani

BILANCIO CONSUNTIVO

CODICE ETICO

Nelle foto, alcuni momentidell’Assemblea dei delegati

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61SPECCHIOECONOMICO

contributi e le prestazioni e rateizzazionedi crediti. Queste competenze sono oratrasferite al Consiglio di Amministrazio-ne. Tra tutte queste modifiche regola-mentari è infine particolarmente rilevantel’introduzione dell’art.5 bis che riguardal’inserimento dei giovani nella professio-ne, un tema molto sentito dalla nuovaamministrazione della Cassa. «Sono po-chi i ragazzi che riescono a entrare sta-bilmente nel mondo del lavoro–sottoli-nea il presidente Costa–. Per questo vo-gliamo in primo luogo facilitare l’in-

gresso e la permanenza delle giovanigenerazioni in questa splendida profes-sione. E di conseguenza stimolare lestesse aziende ad aumentare il ricorsoai contratti di agenzia».

La norma introduce un regime contri-butivo agevolato in favore di quegliagenti che abbiano età minore o uguale atrenta anni. L’agevolazione è concessa acondizione che l’agente, nel triennio2018 - 2020, venga iscritto per la primavolta alla Fondazione o che, qualora giàiscritto, si veda conferire un nuovo inca-rico purché i precedenti siano cessati daalmeno tre anni. L’agevolazione si tradu-ce nella riduzione dell’aliquota contribu-tiva, in misura progressivamente mag-giore nel secondo e terzo anno successi-vo alla prima iscrizione o ripresa dell’at-tività, con l’intento specifico di assicura-re la fidelizzazione dell’agente e garanti-re la permanenza nella professione. Unaltro aspetto è il dimezzamento del mini-male contributivo, al fine di salvaguarda-re quegli iscritti che, avendo avviato o ri-preso l’attività e dovendo ancora inserir-si appieno nel contesto lavorativo, pro-ducano provvigioni in misura ridotta. ■

responsabilità delle persone giuridichead alcune convenzioni internazionali.Con questo decreto si è introdotto a cari-co degli enti un regime di responsabilitàamministrativa, assimilabile, da un pun-to di vista pratico, a una vera e propriaresponsabilità penale. Il Legislatore tut-tavia riconosce forme specifiche di eso-nero della responsabilità amministrativadell’ente. In particolare l’ente non è rite-nuto responsabile se prova che ha adotta-to ed attuato, prima della commissionedel fatto, un Modello di Gestione, Orga-nizzazione e Controllo idoneo a preveni-re reati della specie di quello verificatosied ha nominato un organismo, indipen-dente e con poteri autonomi, che vigilisul funzionamento e l’osservanza delModello e ne curi l’aggiornamento.

Il Codice etico, come parte integrantee fondamentale del Modello di Organiz-zazione e Controllo adottato dalla Fon-dazione, è quindi uno strumento-chiaveper la trasparenza e la garanzia dell’ef-fettivo accertamento delle responsabilitànella gestione della Cassa; esso inoltrecompleta un processo per l’adozione diun sistema di governance aziendaleorientato al rispetto più rigido e attentodi tutte le normative esistenti.

Il terzo punto approvato dall’As-semblea e precedentemente de-liberato dal CdA è quello delle

modifiche regolamentari agli articoli 13,25, 29, 44, 46 e l’introduzione dell’arti-colo 5 bis del Regolamento delle attivitàistituzionali. L’art.13 riguarda il nuovotasso di capitalizzazione del montantecontributivo; nello specifico il tasso dicapitalizzazione valuta la variazione ef-fettiva tra le entrate per contributi e laspesa per pensioni e la raffronta con lavariazione del Prodotto Interno Lordo.L’art. 25 concerne le quote di pensionespettanti ai superstiti e in particolar mo-do l’abrogazione del comma 3 in cui laquota di pensione spettante al coniugesuperstite veniva ridotta del 10 per centoper ogni anno di matrimonio mancanterispetto a 10 nel caso in cui l’iscritto sifosse sposato dopo aver compiuto 70 an-ni e la differenza di età tra i coniugi fossesuperiore a 20 anni.

L’art. 29 interessa il sistema di calcoloper determinare la perequazione automa-tica delle pensioni per gli anni 2017,2018, 2019 e successivi. In particolare lamisura della perequazione dei trattamentipensionistici è allineata a quella applicatadall’INPS. Le novità degli articoli 44 e46 sono finalizzate ad allineare il regola-mento con le previsioni del nuovo Statu-to, che non annovera più tra gli Organidella Fondazione il Comitato Esecutivo.A esso competevano - tra le altre - le de-cisioni in materia di ricorsi concernenti i

Sono pochi i ragazziche riescono a entrarestabilmente nel mondodel lavoro, per questo Enasarco facilital’ingresso e la permanenza delle giovani generazioninella professione e stimola le aziende ad aumentare il ricorso ai contratti di agenzia.La norma introduce unregime contributivoagevolato in favore diquegli agenti che abbiano età minore o uguale a trenta anni

L’Assemblea, eletta perla prima volta lo scorsoanno, rappresenta il motore del rinnovamento in atto:un’innovazione vitalenella governance della Fondazione

MODIFICHE REGOLAMENTARI

Gianroberto Costa,presidente della

Fondazione Enasarco

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legge n. 232 del 2016, arti-colo 1 commi 164 e se-guenti (legge di bilancio2017) ha introdotto nella

legislazione italiana, l’Anticipo Pen-sionistico - Ape. L’Anticipo Pensio-nistico può essere volontario o so-ciale; può essere richiesto da lavora-tori iscritti all’assicurazione genera-le obbligatoria e a forme sostitutiveo esclusive, con almeno sessantatréanni di età e venti di contributi.

All’Anticipo, per chi ha aderito auna forma pensionistica complemen-tare o integrativa, si può aggiungerela Rendita Integrativa TemporaneaAnticipata - Rita. La misura è speri-mentale, fino al 1° gennaio 2019 esarà prorogata alla luce dei risultatiottenuti. Sono esclusi i lavoratori as-sicurati alle casse professionali. L’A-pe, almeno quello volontario, nonprenderà il via, come previsto, il 1°maggio 2017, non essendo stati ema-nati i decreti attuativi.

L’Ape volontario, più esatta-mente «anticipo finanzia-rio a garanzia pensionisti-

ca», è un finanziamento d’importoscelto dal lavoratore, assistito daun’assicurazione rischio morte, peranticipare il momento della quie-scenza. Il prestito deve essere rim-borsato raggiunto il regolare periododi quiescenza, con trattenuta, effet-tuata dall’ente previdenziale, sullapensione mensile. Il lavoratore peraccedere all’Ape deve aver compiuto63 anni, versato almeno 20 di contri-buti e avere un periodo residuo mas-simo di 3 anni e 7 mesi per il raggiun-gimento della pensione di vecchiaianel regime obbligatorio. La pensioneresidua, corrisposte le rate di ammor-tamento dell’anticipo, dovrà esseredi almeno 702,65 euro, pari a 1,4 vol-te il trattamento minimo Inps.

Per i lavoratori precoci il periodocontributivo effettivo, in considera-zione dei contributi figurativi e i ri-scatti precedenti il compimento del19esimo anno di età, deve essere dialmeno dodici mesi. Questi lavora-tori potranno andare in pensionecon 41 anni di anzianità, anziché iprevisti 42 anni e 10 mesi, se abbianoutilizzato da almeno tre mesi l’in-dennità di disoccupazione (Naspi).La pensione non è cumulabile perun periodo pari all’anticipo goduto,con reddito da lavoro subordinato oautonomo.

La domanda per accedere all’Apedeve essere presentata all’Inps. Se-condo le disponibilità assegnate, 660

milioni, le domande possono esserepresentate dal 1° maggio 2017, ma siavrà un rinvio. La scadenza è fissataal 30 giugno 2017; altre domande sa-ranno in seguito accettate solo allaluce delle disponibilità residue.

La domanda di accesso all’Apenon è revocabile salvo il rispetto del-le regole imposte dal Testo UnicoBancario in materia di credito ai con-sumatori e dal Codice del Consumoin materia di recesso (14 giorni dallasottoscrizione e consegna del con-tratto di finanziamento). I requisitiper ottenere il finanziamento devonorichiesti dal lavoratore per via tele-matica o attraverso i patronati unavolta ottenuto lo Spid, all’Inps, cheeseguirà la certificazione e indicheràanche l’importo minimo e massimodell’anticipo ottenibile.

L’Inps mette a disposizione dei la-voratori anche un simulatore; in que-sto modo il richiedente potrà verifi-care che il costo da sopportare perl’anticipo non sia superiore al trentapercento della pensione futura, mas-simo consentito dalla legge, compre-si altri eventuali impegni finanziari(ad esempio, mutuo per la casa o pre-stito). Solo dopo la risposta dell’Inps,il richiedente invierà la domanda de-finitiva contenente la richiesta di fi-nanziamento, di copertura assicura-tiva e di pensionamento posticipato.Il lavoratore per accedere all’anticipodeve dotarsi di Spid, il SistemapPubblico di Identità Digitale, chepermette di accedere ai servizi on li-ne della Pubblica Amministrazionecon un’unica Identità Digitale.

È stata prevista la creazione di unFondo di Garanzia statale che co-prirà l’80 per cento del finanziamen-to e dei relativi interessi, per gli even-tuali casi di mancato rimborso dellerate, di premorienza o di fallimentodell’assicurazione. Intermediari ban-cari e assicurativi, potranno aderirevolontariamente agli accordi sotto-scritti tra ministro dell’Economia,delle finanze e il ministro del Lavoroe delle Politiche sociali, AssociazioneBancaria Italiana, Associazione Na-zionale fra le Imprese Assicuratrici ealtre imprese assicurative primarie.

Il finanziamento sarà commisuratoalla quota di pensione: 75 per cento

62 SPECCHIOECONOMICO

PP EE NN SS II OO NN II

AANNTTIICCIIPPOO PPEENNSSIIOONNIISSTTIICCOO VVOOLLOONNTTAARRIIOO::EECCCCOO CCOOMMEE FFUUNNZZIIOONNAA LL’’AAPPEE IINN AATTTTEESSAADDEELL DDEECCRREETTOO AATTTTUUAATTIIVVOO DDEELL GGOOVVEERRNNOO

DI FABIO PICCIOLINI

CENTRO STUDI ASSOCIAZIONEITALIANA ISTITUTI DI PAGAMENTO

E MONETA ELETTRONICA

Ape e Rita: come funzionanoe chi ne può usufruire?

L’Ape volontario, più esattamente «anticipo finanziario a garanziapensionistica», è un finanziamento d’importoscelto dal lavoratore, assistito da un’assicurazione rischiomorte, per anticipare ilmomento della quiescenza.Il prestito deve essere rimborsato raggiunto il regolare periodo di quiescenza, con trattenuta,effettuata dall’ente previdenziale, sulla pensione mensile

LLAA

APE VOLONTARIO

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della pensione netta per anticipi dialmeno 36 mesi, 80 per cento per an-ticipi tra 24 e 36 mesi, 85 per centoper anticipi tra uno e due anni, 90 percento per meno di un anno. L’impor-to minimo mensile della rata dovràessere di 150 euro.

Il tasso d’interesse nominale sarà,almeno, del 2,75 per cento , il premioassicurativo, massimo il 30 per centodell’anticipo. Sugli interessi e sulpremio assicurativo sarà applicatauna detrazione fiscale del 50 per cen-to. Prevista una commissionedell’1,60 per cento dell’ammontaredel finanziamento per l’accesso alFondo di garanzia. La domanda de-ve contenere i dati dell’intermediariofinanziatore e dell’assicurazione perla copertura del rischio di premo-rienza. L’intermediario deve inviarela domanda all’Inps, anche in caso dirifiuto alla concessione: possibilitàper cui decade, automaticamente, ladomanda dell’Anticipo. L’Istituto èanche l’unico interlocutore del lavo-ratore e avrà l’ulteriore funzione difornirgli la documentazione necessa-ria per la stipula del prestito e del-l’assicurazione.

Il prestito decorre entro trenta gior-ni dalla sottoscrizione del contratto eil lavoratore percepisce la sommaprescelta in tante mensilità quanti so-no i mesi mancanti per il raggiungi-mento dell’età di vecchiaia, ora, a li-vello generale 66 anni e 7 mesi. Gliimporti ricevuti mensilmente nonconcorrono al reddito imponibile. Ilfinanziamento dovrà essere rimbor-sare il finanziamento mensile, per unperiodo massimo di venti anni e 260rate, salvo estinzione anticipata.

Il finanziamento potrà essere ri-fiutato, oltre per le previsioni di leg-ge, in caso di debiti scaduti e nonpagati, di protesti, di referenza cre-ditizia negativa del richiedente. Incaso di richiesta di estinzione antici-pata del finanziamento, la domandadovrà essere presentata all’Inps cheentro 30 giorni deve comunicarla al-la banca finanziatrice. L’assicurazio-ne, in questo caso, dovrà rimborsareal debitore la parte di premio nongoduta.

Le previsioni sulla riduzione dellapensione percepita sono di circa ilcinque per cento per ogni anno dianticipo. I costi del finanziamento egli altri aspetti tecnici, concernenti,il funzionamento dell’Ape, sarannoregolati da un Decreto della Presi-denza del Consiglio dei ministri an-cora in via di emanazione.

In particolare, oltre alla fissazionedell’entità minima e dell’entità mas-sima di Ape richiedibile dal lavora-tore, il provvedimento dovrà stabili-re le modalità di estinzione anticipa-

SPECCHIOECONOMICO

ta dell’Ape nonché di tutte le moda-lità di attuazione e gli ulteriori crite-ri, condizioni e adempimenti perl’accesso al finanziamento. Le im-prese del settore privato, gli enti bi-laterali e i fondi di solidarietà setto-riali potranno, con l’accordo del la-voratore richiedente l’Ape, aumen-tare il montante contributivo matu-rato dal lavoratore con il versamen-to all’Inps, al momento della richie-sta di accesso, in unica soluzione, uncontributo pari, al minimo, alla re-tribuzione percepita dal dipendenteprima del pensionamento, per ognianno o frazione di anno precedenteil diritto di questi a percepire la pen-sione di vecchiaia. Una possibilitàche consentirebbe al lavoratore di ri-durre gli oneri di rimborso.

Infine, l’Ape volontaria, per chi hasottoscritto una forma previdenzialeintegrativa, può essere abbinata aRita attraverso il prelievo, totale oparziale, di quanto accantonato, op-pure all’Ape sociale per finanziarela quota aggiuntiva della pensionelorda superiore a 1.500 euro il mese.

L’Ape sociale è un sussidioversato dallo Stato al lavo-ratore in presenza di deter-

minate condizioni, con un tettomassimo di 1.500 euro. Il lavoratorenel caso di Ape sociale non avrà al-cuna riduzione della pensione.

Possono accedere all’Ape sociale ilavoratori disoccupati, gli invalidicon trenta anni di contributi, con al-meno il 74 per cento d’invalidità ri-conosciuta, quelli che hanno svoltoun lavoro pesante, riportato in 11 ca-tegorie specifiche, con almeno 36 an-

ni di contributi, che abbiano lavora-to, in modo continuativo, almeno seidegli ultimi sette anni; infine, chi as-siste un parente disabile.

Le domande potranno essere pre-sentate, salvo l’ormai certo slitta-mento dell’avvio, dal 1° maggio al30 giugno 2017. L’assegno, secondouna priorità che vede come primipercipienti i soggetti più anziani dietà, sarà percepito dal lavoratoredal 1° ottobre 2017. Le domande chearriveranno dopo il 30 giugno sinoa fine novembre potrebbero essererespinte, se i 300 milioni stanziatidal Governo (e studiati per 35 milarichieste) fossero esauriti; comun-que avrebbero l’Ape solo nel 2018inoltrato.

U na terza possibilità di fi-nanziamento dell’anticipodel pensionamento per

vecchiaia è la «Rendita IntegrativaTemporanea Anticipata» (Rita). LaRendita temporanea può essere con-cessa agli stessi lavoratori cui è con-cedibile l’Ape volontaria, se hannosottoscritto una forma di previdenzacomplementare fondo pensione opiano individuale pensionistico(Pip). Il richiedente l’Ape potrà uti-lizzare il montante accumulato inuna delle forme citate, così da evita-re, totalmente o in parte, di accende-re un prestito.

La certificazione prevista per l’Apeè conforme anche per Rita. La vo-lontà del legislatore è stata di ridur-re, quando possibile l’onere che il la-voratore deve sopportare nel rimbor-so dell’anticipo. Al prelievo sarà ap-

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RENDITA INTEGRATIVATEMPORANEA ANTICIPATA

APE SOCIALE

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plicata una ritenuta fiscale del 15 percento ridotto dello 0,30 per cento perogni anno d’iscrizione alla previden-za complementare eccedente il 15esi-mo anno, con un massimo del 6 percento. Una possibilità più vantaggio-sa rispetto ad altre forme di anticipo.

Come spesso accade, tra la vo-lontà di dare soluzioni a situazionidifficili e ridurre i guasti del recen-te passato in tema pensionistico e irisultati conseguibili c’è una diffe-renza enorme. Si chiami pensioneanticipata o anticipo finanziario agaranzia pensionistica, le conclu-sioni sono le stesse: è un’operazio-ne con una riuscita molto difficilesia per il costo sia per le difficoltàburocratiche.

Positiva è certamente la possibi-lità della flessibilità in uscita cheora è sostanzialmente impossibile,la scelta del periodo di anticiposcelto dal lavoratore, le condizionifinanziarie più basse di quelle dimercato, la possibilità d’integrazio-ne da parte del datore di lavoro, ladetrazione fiscale e, molto impor-tante, una soluzione per i lavoratoriprecoci o che abbiano svolto lavoripesanti.

Il punto è se questi punti positivisiano sufficienti a bilanciare quellonegativo di dover pagare un impor-to non indifferente, fino al 15 percento della pensione, per un perio-do di venti anni, per soldi che il la-voratore ha accantonato negli anni,su cui ha già pagato le tasse. Nonsolo: l’importo minimo della pen-sione «garantita» è di poco superio-re a settecento euro. Un importo in-feriore alla soglia di povertà per unsingle. Infine, al momento non si co-nosce la soluzione con l’aumentodell’età pensionabile nei prossimianni (2-3 mesi ogni biennio, dal2019), che potrebbe creare paradossicome quelle degli esodati.

Ciò porta alla domanda: quantisono coloro che potranno accedereall’Ape? Pochi se si prendono a ri-ferimento i pensionati con un emo-lumento inferiore a mille euro, cir-ca il 40 per cento del totale. Percen-tuale destinata, probabilmente, adaumentare con l’adozione dell’Ape.Per l’Ape sociale gli utilizzatori po-trebbero essere ancora meno, consi-derata la richiesta di una dimostra-zione che in alcuni casi è impossibi-le da dare. Il rischio da evitare è chel’Ape si riveli un vantaggio soloper chi ha una pensione elevata,chi ha o pensa di avere un nuovolavoro e, la cosa più grave, per chisvolge lavoro nero. Sarà opportunoche il periodo sperimentale sia uti-lizzato per verificare tutti gli aggiu-stamenti che l’attuale normativa de-ve sicuramente avere. ■

A lla presenza del ministrodella Difesa Roberta Pinot-ti, si è svolta nello stabili-

mento di Castellammare di Stabiala cerimonia di varo del troncone diprua dell’unità di supporto logisticoLSS (Logistic Support Ship) «Vul-cano», unità commissionata a Fin-cantieri nell’ambito del piano di rin-novamento della flotta della MarinaMilitare. Alla cerimonia sono inter-venuti il sottosegretario di Stato allaDifesa Gioacchino Alfano, il capo diStato Maggiore della Marina Milita-re ammiraglio di squadra Valter Gi-rardelli, il sindaco di Castellammaredi Stabia Antonio Pannullo e il pre-sidente di Fincantieri GiampieroMassolo. Il troncone varato, lungo94 metri, largo 24, alto 16.3 e dalpeso di circa 4.100 tonnellate, verràtrasportato via mare nello stabili-mento di Muggiano (La Spezia),dove verrà assemblato insieme altroncone di poppa per costituire l’in-tera unità, la cui consegna è previ-sta nel 2019. Il programma plurien-nale per il rinnovamento della flottadella Marina Militare prevede la co-struzione, oltre alla LSS, di un’unitàda trasporto e sbarco (LHD, ovveroLanding Helicopter Dock), anch’es-sa prevista in questo cantiere coninizio dei lavori nell’estate di que-st’anno e varo nell’estate del 2019,nonché di sette Pattugliatori Poliva-lenti d’Altura (PPA). La LSS è un’u-nità di supporto logistico alla flotta

dotata anche di capacità ospedalie-ra e sanitaria grazie alla presenzadi un ospedale attrezzato con salechirurgiche, radiologia e analisi, ga-binetto dentistico, e zona degenzain grado di ricevere fino a 12 ricove-rati gravi. È in grado di coniugarecapacità di trasporto e trasferimen-to ad altre unità navali di carichi li-quidi (gasolio, combustibile avio,acqua dolce) e solidi (parti di rispet-to, viveri e munizioni) e di effettuarein mare operazioni di riparazione emanutenzione a favore di altreunità. I sistemi di difesa sono limita-ti alla capacità di comando e con-trollo in scenari tattici, alle comuni-cazioni e ai sistemi di difesa dissua-sivi non letali. È capace di imbarca-re anche sistemi di difesa più com-plessi e diventare una piattaformaper sistemi di intelligence e guerraelettronica. ■

F I N C A N T I E R I E M A R I N A M I L I T A R E

VARATO IL TRONCONE DELL’UNITÀ DI SUPPORTO «VULCANO»

Giampiero Massolo

S es e Thales Alenia Space,joint venture tra Thales (67per cento) e Leonardo (33

per cento), hanno annunciato che abordo del satellite Ses-17 sarà im-barcato un potente Digital Transpa-rent Processor (DTP) ad alta capa-cità che consentirà a Ses di offrireai propri clienti di telefonia mobileefficienza e flessibilità nella gestio-ne della banda larga. Il payload diSes-17 interamente digitale e dinuova generazione è stato ottimiz-zato da Ses e Thales Alenia Spacerendendo il satellite un prodotto an-cora più competitivo nel mercatoconcorrenziale della telefonia mobi-le. Ses-17, che è stato acquisito nelsettembre 2016, fornirà coperturasu Nord, Sud e Centro America, suiCaraibi e sull’Oceano Atlantico, e

sarà consegnato nel 2020. Dotatodi circa 200 di zone di copertura, ilsatellite permetterà ai clienti di te-lefonia mobile di modificare in mo-do flessibile e senza precedenti ipropri network in tempo reale e inbase alle esigenze di modifica dibanda larga giornaliere o in seguitoa cambiamenti imprevisti. ■

T H A L E S A L E N I A S P A C E E S E S

A BORDO DEL SATELL ITE SES-17 CI SARÀ UN POTENTE DTP

Il satellite Ses-17

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ta da Siemens e l’altra da AnsaldoEnergia. Questi contratti rappresen-tano la continua crescita delle attivitàdi service di Ansaldo Energia in Rus-sia, che ora coprono oltre 20 turbine agas; è inoltre una conferma della fi-ducia dei clienti nella flessibilità enella capacità di Ansaldo Energia difarsi carico del service di macchinariper la generazione elettrica realizzateda altri produttori. «Questi risultaticonfermano la nostra strategia di cre-scita e la nostra attenzione verso unPaese come la Federazione Russa,dove continueremo a sviluppare lasocietà locale, Ansaldo Energia Rus-sia, rafforzando l’impegno nei con-fronti dei clienti russi», ha dichiaratol’amministratore delegato di Ansal-do Energia, Filippo Abbà.

65RETROSPECCHIO

Yuzhnouralskaya Gres, una filialedi Inter Rao Electrogeneration Jsc, haassegnato ad Ansaldo Energia uncontratto della durata di cinque anniper la propria centrale elettrica a ciclocombinato Yuzhnouralskaya Gres-2,situata a circa 100 chilometri a sud diChelyabinsk, in Russia. Commissio-nata nel novembre 2014, la centraleda 430 megawatt è dotata di due tur-bine a gas Siemens Sgt5-4000F, duegeneratori Siemens Sgen5-2000H edue turbine a vapore Siemens Sst5-3000, in configurazione ad albero sin-golo «one-on-one». Inoltre, un altrocontratto della durata di cinque anniè stato assegnato ad Ansaldo Energiada Oao Fortum, per la sua centraleelettrica a ciclo combinato TyumenCHP-1. Situata a Tyumen, nella Sibe-ria occidentale, questa centrale ter-moelettrica a ciclo combinato è dota-ta di due turbine a gas, una fabbrica-

Gruppo FS Italiane:prossima fermata èil mercato europeo

Tim e Italtel, rinnovodella piattaformaVoIP di Poste Italiane

Il Gruppo FS Italiane è pronto perl’apertura del mercato ferroviario eu-ropeo dove l’Italia è la più avanzatain materia di liberalizzazione del tra-sporto ferroviario; è, infatti, l’unicanazione ad aver aperto alla concor-renza il mercato dell’Alta Velocità,quello più remunerativo. «Il IV Pac-chetto Ferroviario. La Riforma delmercato. Analisi delle proposte legi-slative e prospettive per il settore», èstato il tema del convegno organizza-to a Roma dal Gruppo FS Italiane.Presenti, fra gli altri, Antonio Tajani,presidente del Parlamento Europeo,David Maria Sassoli, vicepresidentedel Parlamento Europeo e GrazianoDelrio, ministro delle Infrastrutture edei Trasporti. Per il Gruppo FS sonointervenuti Renato Mazzoncini, am-ministratore delegato e direttore ge-nerale del Gruppo FS Italiane e Bar-bara Morgante, amministratore dele-gato e direttore generale di Trenita-lia. Il Gruppo FS Italiane considera ilIV Pacchetto Ferroviario un impor-

tante decisione legislativa comunita-ria per lo sviluppo dello spazio ferro-viario europeo unico. L’espansionedei servizi ferroviari in Europa con-sentirà alle Ferrovie Italiane, in coe-renza con la strategia di espansioneprevista dal Piano industriale 2017-2026, di ampliare il proprio businessin Germania, Francia, Spagna eOlanda, per esportare le competenzee le eccellenze ferroviarie e tecnologi-che del made in Italy. L’apertura delmercato ferroviario ha permesso inItalia, a differenza di quanto accadenegli altri Stati membri europei, di ri-durre i prezzi dei biglietti e di incre-mentare il numero dei collegamentisull’intero Sistema AV/AC Torino -Salerno, in particolare sulla relazioneRoma - Milano, a tutto vantaggio deiclienti.

Ansaldo Energia, contratti per centralielettriche in Russia

«Metamorfosi», un viaggio nellascultura coeva

Renato Mazzoncini

BarbaraMorgante

Filippo Abbà Jean Arp, «Petit sphinx» (1942)

SPECCHIOECONOMICO

Tim e Italtel hanno progettato eimplementato l’evoluzione dell’in-frastruttura Voice over IP (VoIP) diPoste Italiane. Il progetto di rinnovodella piattaforma Voice over IP è sta-to avviato con l’obiettivo di renderedisponibili nuovi e migliori serviziagli utenti interni dell’azienda, com-presi i circa 13 mila uffici postali di-stribuiti sul territorio italiano, ridu-cendo contemporaneamente i costidell’infrastruttura. Complessivamen-te, la rete privata di Poste Italianeserve più di 50 mila utenti che utiliz-zano device di diverse tipologie gra-zie ai collegamenti a banda larga eultralarga di Tim. La soluzione adot-tata è basata sulle più recenti tecno-logie e sugli standard più avanzati.In particolare è completamente vir-tualizzata, secondo il modello dellaNetwork Function Virtualization(NFV) che estende al mondo delletelecomunicazioni le logiche delcloud computing, tipiche del conte-sto information technology.

Il Museo d’arte di Mendrisio ospi-ta, fino al 25 giugno 2017, un’esposi-zione collettiva con sculture e instal-lazioni dal titolo «Metamorfosi. Unosguardo alla scultura contempora-nea». La mostra propone un percor-so nella scultura contemporanea cherecupera la struttura organica e diorigine naturale, sia attraverso mate-riali tradizionali (come il legno, il fer-ro, il gesso, la ceramica), sia tramitecomposti caratteristici della produ-zione contemporanea: dal bronzo almarmo, dalla plastica all’alluminio.

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che ora si chiamano «good bank» eche devono essere vendute. In mez-zo, si parla delle due venete BancaPopolare di Vicenza e Veneto Banca,della nascita del fondo Atlante, maanche del complicato matrimonio trala Popolare di Milano e il Banco Po-polare, di Ubi che rimane «single»,della genovese Carige e, soprattutto,del Monte dei Paschi di Siena. A in-terrompere la lettera sono le trascri-zioni delle telefonate alla zia che ser-vono per alleggerire, senza mai bana-lizzare, la narrazione. In alcuni casi,la trascrizione delle telefonate è ac-compagnata dai video disponibili suYoutube e sulla pagina Facebook.

66 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

È uscito l’ebook di Carlotta Scoz-zari, «Io e zia Imma nei labirinti dellafinanza», pubblicato da Egea Editoree aggiornato con la vicenda del Mon-te dei Paschi di Siena per spiegare lafinanza e i suoi complicati intrighicon una chiave leggera e ironica, inmodo da arrivare a tutti, sia chi giàconosce i fatti, sia chi vuole capire dipiù ma spesso è costretto ad arren-dersi davanti a un linguaggio troppotecnico. «Io e zia Imma nei labirintidella finanza» è una lunga lettera al-la zia per raccontare, in chiave ironi-ca ma mai ridicola, con paragoni, ci-tazioni di film, canzoni e cucina, lecomplicate storie bancarie del 2016.Si parte dalle quattro banche, Etru-ria, Marche, Cariferrara e Carichieti,salvate nel 2015 con una soluzioneche muta radicalmente il paradigmabancario. E si chiude tornando lì, suquella storia delle quattro banche,

Gruppo Astaldi,il made in Italydelle infrastrutture

Meridiana collegaCagliari con leprincipali città

Il Consiglio di amministrazione diAstaldi, sotto la presidenza di PaoloAstaldi, si è riunito per approvare ilPiano Strategico 2017-2021 del Grup-po. Astaldi continuerà a sviluppare ilmodello di business e la struttura delsuo capitale sulla base di tre pilastrichiave: crescita sostenibile, leve stra-tegiche per il de-risking e rafforza-mento della struttura finanziaria. Ilpresidio operativo a livello geografi-co sarà focalizzato verso quei Paesicon minore profilo di rischio che pro-spettano considerevoli opportunitàper il settore. I mercati target delGruppo - Nord America ed Europa -offriranno ingenti investimenti in in-frastrutture nel breve e medio termi-ne. «Il 2016 è stato un anno di trasfor-mazione per Astaldi. Alla luce dei ri-sultati conseguiti abbiamo aggiorna-to il Piano Strategico caratterizzatoda obiettivi più ambiziosi in terminidi ricavi, generazione di cassa e ridu-zione del costo del debito. Nel perio-do 2017-2021 continueremo a con-

centrare l’attenzione sulla crescitasostenibile, su di una migliore qua-lità della redditività, unitamente allariduzione del profilo di rischio», hadichiarato Filippo Stinellis, ammini-stratore delegato del Gruppo. Astal-di è uno dei principali contractor inItalia e tra i primi 25 a livello euro-peo nel settore delle costruzioni, incui opera anche come promotore diiniziative in project financing. Attivoda 90 anni, si propone al mercato svi-luppando iniziative integrate nelcampo della progettazione, realizza-zione e gestione di infrastrutturepubbliche e grandi opere di ingegne-ria civile. Quotato in Borsa dal 2002,ha chiuso il 2016 con un portafogliototale di oltre 27 miliardi di euro e unfatturato superiore ai 3 miliardi.

Carlotta Scozzari, vi spiego la finanzacon una telefonata

ICA Group, arrivadalle Marche la «bio-vernice»

Lo scorso aprile, con l’avvio dellastagione estiva, la compagnia aereaMeridiana collega Milano Malpensa,Bologna, Verona, Torino e Napoli aCagliari con voli diretti; sarà infattioperativa una frequenza giornalieratra Milano Malpensa e Cagliari, con189 posti disponibili a volo, tariffepromozionali a partire da 39 europer partire da Malpensa mentre da28 euro per volare da Cagliari (tuttoincluso, solo andata a persona).Sempre dallo scorso aprile decollanoanche i voli giornalieri da Bologna,Napoli e Torino, operati da Boeing737-800, mentre da Verona fino a finemaggio saranno attive 3/5 frequen-ze a settimana e successivamente sivolerà tutti i giorni. Inoltre, dal pros-simo 1° giugno Meridiana opereràun nuovo collegamento internazio-nale tra Cagliari e Marsiglia. Il volosarà disponibile tutti martedì e i gio-vedì; l’aereo in servizio ha una dop-pia configurazione di 142 posti ineconomica e 12 in Electa.

È arrivata la bio-innovazione nellevernici; l’inizio di una rivoluzioneche punta alla sostenibilità ambienta-le grazie all’impiego del 40 per centodi materie prime provenienti da ma-teriali di riciclo e con fasi di produ-zione di minore impatto si chiama«Iridea Bio». La nuova linea di verni-ci all’acqua per interni nasce dallacollaborazione di Ica Group con l’a-zienda olandese Dsm, dopo tre annidi studio e sperimentazione. Già apartire dal 2013 i laboratori di ricercae sviluppo del gruppo marchigianoIca hanno iniziato a testare una nuo-va formulazione per quello che era ilfiore all’occhiello della produzione,ovvero le vernici a base acqua per in-terni. La collaborazione con Dsm siconcretizza con l’inserimento di ma-teriali innovativi derivanti da fontirinnovabili nella formulazione divernici a base acqua per interni.

Carlotta Scozzari Il libro

Filippo Stinellis Paolo Astaldi

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67SPECCHIOECONOMICO

Fabrizio Faltoni è ilnuovo presidente eamministratore delegatodi Ford Italia, filialedella casa automobilisti-ca statunitense fondatada Henry Ford nel 1903.È nota per aver utilizzatoper la prima volta la cate-na di montaggio e il nastro trasportatore.

M a s s i m i l i a n oGiansanti è stato nomi-nato nuovo presidente diConfagricoltura, l’orga-nizzazione di rappresen-tanza e tutela dell’impre-sa agricola che perseguelo sviluppo economico,tecnologico e sociale del-l’agricoltura e delle imprese agricole.

Ruggero Dadamo è ilnuovo direttore risorseumane e organizzazionedel Gruppo Sisal, azien-da storica italiana conoltre 70 anni di attivitàche attualmente opera neisettori del gioco e dei ser-vizi a pagamento con unarete di circa 45 mila punti.

Matteo Del Fante è ilnuovo amministratoredelegato e direttore gene-rale di Poste Italiane,società che si occupadella gestione del servi-zio postale in Italia. Èanche operativa nei setto-ri finanziari, assicurativie nella telefonia mobile.

Filippo Santoro è ilnuovo country managerper il mercato italiano diTreatwell, portale di pre-notazione online per itrattamenti nel settoredella salute, del benesse-re e della bellezza, chetrova i migliori saloninella zona di ricerca richiesta.

MC-link, società operante nellecomunicazioni elettroniche e nei seg-menti della trasmissione dati, telefonia,accesso a internet, servizi di data centere cloud, ha annunciato la nomina diLuca Aniasi quale nuovo amministrato-re indipendente del Gruppo.

Michele De Capitaniè stato nominato chieffinancial officer di Sace,società del Gruppo CassaDepositi e Prestiti cheoffre servizi di exportcredit e assicurazione delcredito sostenendo lacompetitività delle impre-se in Italia e all’estero

Giovanni Forestieroè stato confermato diret-tore regionale Centro(Lazio, Abruzzo, Molise,Sardegna) di UniCredit,tra i primi gruppi di cre-dito italiani ed europei.Ha sede sociale a Roma,direzione generale aMilano e opera in 22 Paesi.

MotorK, azienda italia-na fondata nel 2010 che sioccupa di vendite e dimarketing per l’industriaautomobilistica ed è unodegli attori europei piùimportanti nel settore deldigital automotive, hanominato Brian Colemanin qualità di chief strategy officer.

Alessia Zucchi è ilnuovo amministratoredelegato di OleificioZucchi, azienda cremo-nese fondata nel 1810operante nella produzio-ne dell’olio d’oliva e oliodi semi e nella fornituradi oli sfusi per l’industriaalimentare.

Wanup, il primo clubdi loyalty alberghiera cheattraverso la sharing eco-nomy riunisce hotel indi-pendenti di qualità e rino-mate catene alberghierein un unico programmadi benefici, ha annuncia-to la nomina di FlavioLesa come regional manager Italy.

Francesco Bergomi è il nuovo diret-tore di Assoposa, ente che nasce con loscopo di dare riconoscimento alla pro-fessione di posatore piastrellista, anchegrazie a un’adeguata qualificazione pro-fessionale con un apposito sistema diqualificazione tramite corsi ed esami.

Marco Rizzoli è ilnuovo country managerdi Ingenico Italia, filialedel Gruppo operante nellesoluzioni per i pagamentielettronici. L’offerta siarticola in diverse tipolo-gie di terminali in gradodi gestire le transazioni dipagamento con ogni tipo di strumento.

Alessandro Skerl è ilnuovo direttore delle ven-dite di Honda MotorEurope, azienda che pro-duce e commercializzamotociclette, scooter,automobili, motori fuori-bordo, prodotti garden-agri-industry e aeroplaniper trasporto privato.

Luigi Ferraris è ilnuovo amministratoredelegato e direttore gene-rale di Terna, operatoredi reti per la trasmissionedell’energia elettrica chegestisce la rete nazionalecon oltre 72 mila chilome-tri di linee elettriche inalta tensione.

Enrico Airoldi è statonominato direttore gene-rale di Paul&Shark,azienda attiva nel settoredell’abbigliamento casuale sportivo da uomo e dadonna; avrà il compito diconsolidare e implemen-tare la strategia di svilup-po della società.

Edenred, società cheha inventato i buoni pastiTicket Restaurant e ope-rante nelle soluzioni peril welfare aziendale e perla gestione dell’expensemanagement per le impre-se, ha nominato GiulioSiniscalco nuovo diretto-re commerciale per l’Italia.

Giovanni Paolino si conferma per ilterzo mandato consecutivo alla guida diAvedisco, l’associazione italiana cherappresenta le aziende in ambito indu-striale e commerciale che utilizzano lavendita diretta a domicilio per la distri-buzione dei loro prodotti e servizi.

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SPECCHIOECONOMICO

L’ autore, già vescovo diEdimburgo, racconta inquesto libro la storia delle

religioni - dalle prime credenze finoal ventunesimo secolo -con rispetto per le diver-sità culturali e di fede. Il di-scorso prende le mossedalle due domande fonda-mentali che stanno all’ori-gine del sentimento reli-gioso: «Che cosa succededopo la morte? E da dovevengono il mondo e l’uni-verso?» Da qui inizia ilpercorso in cui ci guidal’autore, alla scoperta deiconcetti fondamentali e delle grandidottrine che hanno fornito le rispo-

ste che gli uomini cercavano, mahanno anche armato schiere di fe-deli mettendoli gli uni contro gli al-tri. La religione ha causato e conti-

nua a causare alcune del-le peggiori forme di violen-za della storia, ed è perquesto che dovremmo ac-costarla con cautela. Untrattato di tolleranza, scrit-to per i credenti e non, esoprattutto per lettori gio-vani, perché non crescanocon pregiudizi e possanomantenere la loro menteaperta verso tutti i misteri.«Breve storia delle reli-

gioni» di Richard Holloway - Pon-te alla Grazie Editore - 22 euro

È raro che un fumettista produca contributi criticisulla propria professione; Sergio Algozzino èuna di queste rarità. L’autore si è impegnato in

una ricerca sull’itinerario che la linea ha percorso in ol-tre un secolo di storia della letteratura disegnata. La li-nea è uno degli elementi fondativi del fumetto in quan-to linguaggio grafico-narrativo in cui, in pochi tratti, rie-sce a raccontare storie e personaggi. Inoltre, Algozzi-no ci fornisce un excursus su come fumettisti di ogni

tempo hanno usato la linea per disegnare storie. Un manuale che riesce adire qualcosa di nuovo nel settore della saggistica italiana sul fumetto.«Tutt’a un tratto» di Sergio Algozzino - Tunué Editore - 12,50 euro

B R E V E S T O R I A D E L L E R E L I G I O N I

T U T T’A U N T R A T T O

S critto nel 1928 e considerato uno dei romanzi piùsignificativi di Tanizaki, il libro è incentrato sullarelazione proibita che si instaura tra due donne

di Osaka, cui non è estraneo il marito della prima. Untriangolo dalle forti tinte sadomasochistiche, un’attra-zione dei sensi che si alimenta di sospetti, finzioni e li-tigi, un gioco perverso e disperato analizzato con sotti-le e minuziosa precisione. E che, tra svolte imprevedi-bili e bruschi colpi di scena, si avvia alla catastrofe fi-

nale quando sulla scena compare un quarto e inaspettato personaggio.«Manji», titolo originale dell’opera, è la croce uncinata antico simbolo delsole; come i suoi raggi, quattro sono i protagonisti della storia, ciascuno al-l’inseguimento degli altri in un complesso intarsio di segreti e menzogne.«La croce buddista» di Jun’ichiro Tanizaki - Guanda Editore - 9,50 euro

«A che servono i Greci e i Romani?»di Maurizio Bettini

Einaudi Editore - 12 euro

«Agrinidi, agriasili e asili nel bosco»di F. Durastanti, C. de Santis,

G. Orefice, S. Paolini, M. RizzutoTerra Nuova Edizioni - 9 euro

L A C R O C E B U D D I S T A

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A chi si occupa di disciplineumanistiche viene chiesto:«A che cosa serve?». Dietro

questa domanda agisce una rete dimetafore economiche usate per rap-presentare la sfera della cultura («gia-cimenti culturali», «offerta formati-va», «spendibilità dei saperi»). Oltrequeste metafore, però, sta il fatto chela storia testimonia una visione bendiversa della creazione intellettuale.La civiltà infatti è prima di tutto unaquestione di «pazienza»: e anche lanostra si è sviluppata proprio in rela-zione al fatto che alla creazione cultu-rale non si è chiesto immediatamente«a che cosa servisse». In particolare, èproprio lo studio dei Greci e dei Ro-mani a meritare questa «pazienza»,soprattutto in Italia, la cui enciclope-dia culturale è stata segnata dall’inin-terrotta conoscenza dei classici. Se sivuole mantenere viva questa presen-za è indispensabile un cambiamentonell’insegnamento delle materie clas-siche nelle nostre scuole. ■

E R E D I T À C U L T U R A L E

LL ee tt tt uu rr ee

C osa sono gli agrinidi? Cos’èun asilo nel bosco? Comerealizzare percorsi di educa-

zione per l’infanzia nella natura? Co-me coniugare la propria professionedi educatore, psicologo, contadinocon l’educazione dei più piccoli inaziende agricole? Il libro offre rispo-ste a queste domande a partire dalleesperienze degli autori, impegnati inprima persona nell’organizzazione e

diffusione di progetti di natura edu-cante. Scopriremo che la rivoluzioneeducativa costituita da agrinidi eagriasili, asili nel bosco e aule dicampagna è già in atto in tutta Italia.Una guida pratica rivolta a genitori,educatori e agricoltori che fornisceistruzioni dettagliate a chi vorrebbeinserire nella propria azienda agrico-la un agrinido, un agriasilo oppureaprire un asilo nel bosco. ■

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IITTAALLIIAA,, UUNN PPAAEESSEE DDII IINNDDEEBBIITTAATTII::MMAA LLAA CCOOLLPPAA ÈÈ AANNCCHHEE DDEELL FFIISSCCOO

Paese di indebitati con il fi-sco: 21 milioni di italianihanno debiti a vario titolocon gli oltre 8 mila enti credi-tori per cui Equitalia esercita

la riscossione. Un terzo della popolazione.Considerato che, almeno per il momento, ibambini non pagano tasse e che le dichiara-zioni Irpef nell’anno d’imposta 2015 sonostate 40,8 milioni, si tratta di un contribuentesu due. Un bollettino di guerra!

A snocciolare i dati, l’amministratore de-legato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, inaudizione alla commissione Finanze dellaCamera. La montagna di debiti accumulatacon il Fisco dal 2000 al 2016 ammonta ad817 miliardi, una cifra monstre pari ad oltreil 36 per cento del debito pubblico italiano,attestato a 2.250 miliardi. Inutile dire quantole tasse potrebbero abbassarsi se tutti leavessero regolarmente pagate. Ma è possibi-le che ci siano così tanti evasori? Evidente-mente no! Non possono essere tutti furbettidel quartierino. Un fenomeno così esteso at-testa che, oltre alla rottamazione delle cartel-le, dovremmo rottamare il Fisco italiano.

Una prima considerazione: se si chiedonoi soldi a chi non ne ha, come si può preten-dere che paghi? Degli 817 miliardi di carichiresidui da riscuotere, 147,4 miliardi sonostati chiesti a soggetti falliti, 85 miliardi apersone decedute e imprese cessate e 95 mi-liardi a nullatenenti. Certo può darsi che traquei nullatenenti ci siano anche evasori tota-li che si fingono indigenti, ma in tal casoavrebbero dovuto ricevere una visitina dellaGuardia di Finanza, più che una cartellaesattoriale. Se un’impresa è sull’orlo del fal-limento e, nonostante ciò, deve pagare delletasse, significa che il Fisco è iniquo e chenon si chiede a ciascuno di concorrere allespese pubbliche in ragione della propria ca-pacità contributiva. Per questo urge unariforma fiscale nel rispetto dell’ormai di-menticato art. 53 della Costituzione.

Di quei 21 milioni di contribuenti, il 53 percento ha accumulato pendenze che non supe-rano i 1.000 euro. Non si tratta, insomma, digrandi evasori, ma dei soggetti più deboli.Non dimentichiamoci che per l’Istat il 39,9per cento degli italiani è incapace di far fron-te ad una spese imprevista di circa 800 euro,come, appunto, una cartella esattoriale.

Ma l’importo relativamente basso dei de-biti e, soprattutto, l’abnorme numero di de-bitori, oltre a confermare che si percuotono isoggetti sbagliati, dimostra una seconda ve-rità: anche chi può pagare le tasse ed è one-sto, difficilmente riesce a farlo senza incor-rere in errori e sviste che conducono al tun-nel della cartella esattoriale. Abbiamo com-plicato il Fisco nel tentativo di stanare l’eva-sore, oltre che per l’incapacità del legislato-

re, ma mentre il vero evasore nei cavilli cisguazza, grazie anche a fior di consulenti, èil cittadino medio che resta intrappolato daicommi incomprensibili delle norme tributa-rie, in perenne mutamento. Codicilli astrusiche spesso non comprendono nemmeno gliaddetti ai lavori, almeno fino a quando nonarriva una sospirata circolare esplicativa. Trale leggi più violate in Italia, lo Statuto delcontribuente: l’art. 3, ad esempio, prevedeche si debbano dare almeno 60 giorni pertutti gli adempimenti fiscali. Peccato chedalla mini Imu alla dichiarazione sostitutivaper il canone Rai, non sia avvenuto. Per nonparlare di quelle multe al codice della stradache non sapevi nemmeno di avere preso, nonessendoti mai state notificate, salvo poi ve-derti arrivare la cartella per il mancato paga-mento della sanzione. Un fisco inefficiente epasticcione che chiede soldi a chi ha regolar-mente pagato, a chi non li deve e che nonfunziona già a monte di Equitalia, nella faseordinaria.

Non che poi nella riscossione la situazionemigliori: 384,4 miliardi su 817 si riferisconoa contribuenti rispetto ai quali si sono giàtentate invano azioni. Per Ruffini, oltre il 43per cento dei debiti, ossia 351 miliardi, è dif-ficilmente recuperabile. Per usare le sue pa-role, la «quota su cui azioni di recupero po-tranno ragionevolmente avere più efficacia»si ferma a 51,9 miliardi, ossia il 6,35 percento degli oramai famosi 817 miliardi. Chedire: alziamo bandiera bianca!

Lo stesso Ruffini si pone un quesito inte-ressante: «i dati del magazzino debiti residuiimporrebbero una riflessione in ordine alleragioni per le quali nel 2017 ancora si discu-ta della possibilità di riscuotere somme iscrit-te a ruolo dagli enti impositori oltre 15 annifa». In altri termini: ma è mai possibile che cisia ancora qualcuno che pensa di poter recu-perare quanto affidato ad Equitalia nel lonta-no 2000? Dopo 17 anni di tentativi? Ovvia-mente no! La verità è che per i comuni credi-tori, fino a che i debiti restano in pancia adEquitalia, restano partite attive. Viceversa,cancellarli significa tradurli in una perdita dibilancio. Ma i revisori dei conti non hannonulla da dire su questo trucco contabile?

Un interrogativo: invece di provare ancoraa recuperare i vecchi debiti inferiori a milleeuro, con costi di recupero superiori a quan-to si può effettivamente incassare, non sa-rebbe meglio concentrare gli sforzi su quegli800 mila contribuenti, il 4 per cento, che de-vono al fisco oltre 100 mila euro. Nel 2016 èstato fatto: quasi il 55 per cento di quanto ri-scosso da Equitalia, oltre 8,7 miliardi, pro-viene da posizioni con debiti superiori a 100mila euro. È ora di farlo anche per il passato.È su questi grandi evasori che bisogna pun-tare i fari. ■

PRESIDENTE DELL’UNIONENAZIONALE CONSUMATORI

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Abbiamo complicato ilFisco nel tentativo di

stanare l’evasore, mamentre il vero evasore

nei cavilli ci sguazza, è ilcittadino medio che resta

intrappolato dai commiincomprensibili delle

norme tributari. Tra leleggi più violate in Italia,

lo Statuto del contribuente:l’art. 3, ad esempio,

prevede che si debbanodare almeno 60 giorni

per tutti gli adempimentifiscali. Peccato che dalla

mini Imu alla dichiarazione sostitutiva per il canone

Rai, non sia avvenuto. Per non parlare di quelle

multe al codice dellastrada che non sapevi

nemmeno di avere preso,non essendoti mai state

notificate, salvo poi vederti arrivare la

cartella per il mancato pagamento della stessa sanzione

DI MASSIMILIANO DONA

UUNN

IITTAALLIIAA,, UUNN PPAAEESSEE DDII IINNDDEEBBIITTAATTII::MMAA LLAA CCOOLLPPAA ÈÈ AANNCCHHEE DDEELL FFIISSCCOO

SPECCHIOECONOMICO

21 milioni di italiani hanno debiti con gli oltre 8 mila enti creditori

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AAffffaarriiAAffffaarrii &&&& CCuullttuurraaCCuullttuurraa a cura diRomina Ciuffa

MONZA, VILLA REALESOBRIO CARLO MATTIOLIPARMA, LABIRINTO DELLA MASONE

Fino al 2 luglio, nella Villa Reale di Monza il proget-to didattico «La storia dell’arte raccontata ai bambi-ni», con i disegni di Sabrina Ferrero

n progetto didattico, ideato e curato da Mar-tina Fuga e Lidia Labianca di Artkids, pro-dotta da Nuova Villa Reale, Cultura Domani,

con la collaborazione di ViDi, con il patrociniodel Comune di Monza e dell’associazione Famiglieal Museo, che si presenta come un vero e proprioviaggio temporale, dalla preistoria alla contempora-neità, in compagnia di alcuni grandi protagonistidella storia dell’arte. L’obiettivo è educare alla bel-lezza che l’uomo ha saputo creare in millenni di sto-ria, mettendoli al centro di un racconto nel quale di-ventare protagonisti attraverso esperienze e rifles-sioni. Il percorso è suddiviso in stanze. I bambini sa-ranno accolti da brevi filmati nei quali gli artisti (il«maestro» della grotta di Lascaux, Leonardo, Cara-vaggio, Monet, Van Gogh, Kandinskij, Warhol), di-segnati dall’illustratrice Sabrina Ferrero in arte Bu-rabacio, li introdurranno alla loro vita, alla loro arte eai loro capolavori. Alla fine di ogni racconto i giovanivisitatori saranno invitati a rielaborare i concetti chehanno visto e ascoltato dalla viva voce dei Maestri,in una serie di attività creative.

Fino al 24 settembre al Labirinto della Masone diParma, aperto al pubblico dal 27 maggio, un omag-gio al concittadino Carlo Mattioli

Carlo Mattioli (1911-1994) il protagonistadella nuova mostra estiva al Labirinto dellaMasone, parco culturale costruito a Masone,

località nei pressi di Fontanellato, in provinciadi Parma, che apre al pubblico sabato 27 maggio.L’esposizione è un omaggio di Franco Maria Ricci aMattioli, concittadino e amico con cui condivideva lostretto legame con la città e il suo territorio, e unaoccasione di avvicinarsi a un’opera che continua adaffascinare per i suoi splendori e per la feconda ric-chezza dei linguaggi che in essa si sono fusi.

Artista sobrio, una pittura al limite della sinestesiache cattura profumi, materia, atmosfera, in grado difarsi carico di forti suggestioni letterarie derivate dal-la frequentazione di poeti e letterati come Luzi, Ber-tolucci, Testori e Garboli. Modenese di nascita maparmigiano d’adozione, Mattioli è stato una delle fi-gure più rilevanti nell’arte italiana del Novecento. Lamostra è costituita da una sessantina di opere, mol-te delle quali inedite, accuratamente scelte nella va-sta produzione del pittore da Sandro Parmiggiani eAnna Zaniboni Mattioli, nipote dell’artista e respon-sabile dell’Archivio, e copre trent’anni dell’opera delMaestro, dal 1961 al 1993.

U

È

«Io dipingo di notte, e quando torno a studio il giorno dopo il delirio è finito» (Philip Guston)

Sopra: le sagome di Vassily Kandinskij, Caravaggio, Leonardo.Sotto: quelle di Vincent Van Gogh, Andy Warhol e un uomo preistorico

CHI SONO COSTORO?

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SPECCHIOECONOMICO 71

I COLORI SENZA FINE DI TADEI

GUSTON E I CINQUE POETI

ollateralmente alla cinquantaset-tesima Esposizione internazio-nale d’arte della Biennale di Ve-

nezia, dal 10 maggio al 3 settem-bre le Gallerie dell’Accademia di Veneziapresentano il lavoro dell’americano PhilipGuston (1913-1980) con una mostra chene indaga l’opera attraverso un’interpre-tazione critico-letteraria: «Philip Gustonand The Poets». Sono presi in esamecinque poeti del XX secolo che fecero dacatalizzatori ai cinquant’anni della carrie-ra artistica, con 50 dipinti considerati tra isuoi capolavori e 25 disegni dal 1930 finoal 1980, ultimo anno di vita dell’artista. Sitracciano così interessanti paralleli tra itemi umanistici riflessi nelle opere di Gu-ston e il linguaggio di cinque poeti: D.HLawrence, W.B. Yeats, Wallace Stevens,Eugenio Montale e T.S Eliot.

n concomitanza con la Bien-nale d’Arte a Venezia, è espo-sta dal 10 maggio al 5 novem-

bre 2017 presso il GiardinoBianco - Art Space la personale «Ma-rialuisa Tadei. Endlessly», a cura diAlan Jones, che presenta una selezio-ne di sculture fra cui numerose inedi-te, oltre a un nucleo di opere fotografi-che e acquarelli su carta. Le operescultoree della Tadei, realizzate conmateriali differenti fra loro come ac-ciaio, alluminio, bronzo, vetroresina,alabastro, onice e vetro soffiato, met-tono in evidenza l’accurata ricerca ri-volta allo spazio e al dialogo creatocon esso. Risalta la prerogativa di in-vertire la specificità del materiale im-piegato, il ferro diviene leggero, il vetrosoffiato assume densità e viene annul-lata quella contrapposizione tra legge-ro e pesante, chiuso e aperto, opaco etrasparente. Caratteristica anche lascelta di toni molto accesi e vivaci, conun richiamo magnetico ulteriormenteevidenziato da elementi che si intrec-ciano, che si sfiorano e che si accosta-no l’uno all’altro.

Iino al 26 novembre, in occasio-ne della Biennale d’Arte vene-ziana, Palazzo Bembo ospita la

personale di Sam Havadtoy, «18-17», che presenta sette opereinedite di uno degli artisti più inte-

ressanti e originali della scenanewyorkese tra gli anni 70 e 80. Nel-

la storica residenza sul Canal Gran-de, a pochi passi dal ponte di Rialto,Havadtoy espone lavori molto politici:quattro porte decorate sulle quali com-paiono delle scritte, quindi tre busti diIosif Stalin che, in sequenza, si trasfor-mano nell’immagine di Pinocchio. Altracaratteristica del lavoro Havadtoy è l’u-tilizzo del merletto, il cui impiego trovariscontro nella memoria dei popoli del-l’est Europa dove tale materiale intrec-ciava associazioni complesse conclasse, religione, storia e moda.

F

FOTOGRAFIAINDUSTRIALE

A BOLOGNAPER PENSARE

C

Dall’alto, Guston con «Mother and Child»,«The Line» e «Painter’s Form»

Jim Goldberg, «High Noon, Dhaka Dump, Bangladesh, 2007

a Fondazione Mast di Bolo-gna presenta, dal 3 maggioal 24 settembre, una nuova

mostra, «La forza delle imma-gini», tratta dalla propria collezione difotografia industriale: oltre sessantaautori dagli anni 20 ad oggi mostranocon oltre cento opere - alcune costi-tuite da decine di scatti - il dirompen-te potere espressivo del linguaggiofotografico nei suoi molteplici signifi-cati. Lo sguardo dei fotografi conducenel regno della produzione e del con-sumo, universo iconografico dell’in-dustria e del lavoro, della fabbrica edella società, che è qui permeato dal-l’idea della pluridimensionalità. Lamostra. Tra gli artisti, Berenice Ab-bott, Richard Avedon, MargaretBourke-White, Thomas Demand, Si-mone Demandt, Jim Goldberg, Hi-roko Komatsu, Germaine Krull,Catherine Leutenegger, Edgar Mar-tins, Rémy Markowitsch, RichardsMisrach, Jules Spinatsch, EdwardSteichen, Thomas Struth, Shomei To-matsu, Marion Post Wolcott.

L

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HAVADTOY: STALIN O PINOCCHIO?

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DS AUTOMOBILES

SPECCHIOECONOMICO

DAL MONDO DEI MOTORI

M E R C E D E S

LACAMA, LA MOTO «CAMALEONTE»

L’idea della startup Italian Volt,semplice quanto rivoluzionaria, èstata quella di realizzare una motoelettrica con le prestazioni degne diuna supersportiva a propulsione tra-dizionale e un design che si adattas-se alle richieste del committente; ilrisultato è Lacama, una moto «ca-maleonte», dato che il futuro pro-prietario potrà disegnare lo stile chepreferisce e Italian Volt, grazie allatecnologia di stampa 3D, gli «cu-cirà» addosso la moto dei suoi sogni.La moto, che pesa 250 chilogram-mi, sarà spinta da un motore da 95cavalli in grado di portarla da 0 a100 chilometri orari in 4,6 secondi.Lacama utilizza batterie LI-io da 15kw/h che possono essere ricarica-te completamente in 4 ore.

La DS7 Crossback

LA DS7 Crossback ambisce a proporsi come una raffinata alternativaalle «solite tedesche», unendo interni di alta qualità a elementi didesign tipicamente DS, a tecnologie di nuova generazione. Lun-

ga 4,57 metri, la cura sartoriale per i dettagli si nota già dall’esterno, con l’in-confondibili firme digitali a led a lavorazione tridimensionale dei gruppi otti-ci anteriori; un «esprit d’avantgarde» che si ritrova nell’abitacolo, con due di-splay da 12 pollici e materiali pregiati a rivestire plancia, portiere e sedili. Perquanto riguarda i motori sono disponibili tre versioni a benzina con potenzeda 130 a 225 cavalli e due diesel da 130 e 180 cavalli, abbinabili al cambio au-tomatico EA8. Una menzione a parte meritano le dotazioni tecnologiche, tracui DS Connected, Park Pilot e Night Vision per una visione notturna ottima-le grazie a una telecamera a infrarossi in grado di rilevare pedoni o animali fi-no a una distanza di 100 metri, segnalando il pericolo sul quadro strumenti.

La nuova Mercedes Classe E Coupé

LA Mercedes-Benz ha presentato la nuova Classe E Coupé, rinno-vando così un classico della propria gamma dedicata ai clientipiù sportivi. Una delle particolarità è il debutto delle luci a led

posteriori con funzione di «benvenuto», che si accendono in sequenza dal cen-tro verso l’esterno quando vengono sbloccate le serrature, e poi ripropongonola sequenza invertita alla chiusura. All’interno, la strumentazione è compostada due display da 12,3 pollici integrati in una struttura unica, come la fascia inlegno che attraversa l’interno delle portiere e l’intera plancia. Il volante inte-gra superfici touch per la gestione dell’infotainment, che si può gestire trami-te il touchpad o attraverso i comandi vocali Voicetronic. La gamma delle mo-torizzazioni, tutte con cambio automatico 9G-Tronic, prevede una variantediesel, la E 220 d con il 2.0 da 194 cavalli, e tre benzina: due quattro cilindri 2.0turbo da 184 e 245 cavalli (E 200 ed E 300) e un V6 3.0 biturbo da 333 cavalli.

A CURA DI ALFIO PAOLANGELI

JAGUAR, IL PRIMO SUV ELETTRICO

La Jaguar ha presentato la I-PaceConcept. Si tratta dell’inedito prototi-po della suv elettrica che anticipa lestrategie del marchio e che si tra-sformerà in un prodotto nel 2018.L’accento è sulla dinamica di guida esulle prestazioni, coniugando così ilrispetto dell’ambiente con l’immagi-ne sportiva della Casa britannica.

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K I A

SPECCHIOECONOMICO

LA voglia di suv compatti contagia anche le utilitarie, ed è così che laOpel Karl si trasforma in una versione crossover. Oltre ai robustiparaurti anteriori e posteriori con protezioni sottoscocca, spicca-

no i fendinebbia anteriori e le modanature dei passaruota, sotto cui si trovanoi cerchi in lega bicolor da 15 pollici. Passando agli interni, offre di serie la Ra-dio R 300 sostituibile, a richiesta, dal sistema Radio R 4.0 IntelliLink che laconnette allo smartphone. In alternativa, il Navi 4.0 IntelliLink offre un siste-ma di navigazione integrato. L’offerta di connettività si completa con l’OpelOnStar, che consente di avere a propria disposizione un operatore per ogni ti-po di esigenza o informazione 24 ore su 24. I motori ruotano intorno a un uni-co frazionamento e cubatura; il motore 1.0 benzina 3 cilindri, aspirato, da 75cavalli, è declinato anche nella versione bifuel a gpl. Il cambio manuale a 5marce è la proposta standard per tutte le motorizzazioni.

La nuova Opel Karl Rocks

LE auto coreane non si comprano più solo per il prezzo: ad ogni saltogenerazionale diventano più ricche e più concrete, tanto da far«paura» alle tedesche. La Kia Rio, ad esempio, arrivata alla quarta

generazione, è la prima auto del segmento B che può disporre persino dellafrenata automatica con riconoscimento pedoni, un dispositivo che, associatoal sistema di segnalazione dell’abbandono involontario della carreggiata, in-crementa, di molto, la sicurezza. Nuova dentro e nuova fuori con le linee teseche slanciano il corpo vettura, la plancia orizzontale è impreziosita dal siste-ma multimediale con schermo touch da 7 pollici, in stile tablet, che si erge alcentro; la vera novità, a livello di motorizzazioni, è il piccolo 1.0 a 3 cilindri da100 cavalli. Declinata in 3 allestimenti: City, Active e Cool, la Kia Rio ha unprezzo di partenza di 13.100 euro. Al vertice della gamma troviamo la 1.4 die-sel Cool da 90 cavalli con un listino di 18.100 euro.

PIRELLI E LA GOMMA «CONNESSA»

O P E L

Realizzato da Airbus in collabora-zione con lo studio italiano Italdesi-gn, Pop.Up è un sistema di trasportoautonomo, a zero emissioni e modu-lare formato da tre elementi: una ca-psula in fibra di carbonio in grado diospitare due passeggeri, un pianalesu ruote spinto da un motore elettri-co e un modulo aereo con 4 rotorialimentati elettricamente. In pochisecondi la capsula può agganciarsia uno dei due moduli: a quello terre-stre per diventare una piccola citycar autonoma (con due moduli elet-trici da 60 kw alimentati da batterieda 15 kw/h ricaricabili in 15 minutie con 130 chilometri di autonomia),oppure a quello aereo per trasfor-marsi in un velivolo senza pilota a de-collo verticale (completamente elet-trico anche il modulo aereo con 4+4rotori controrotanti per 136 kw dipotenza totale. È dotato di guida au-tonoma e si sposta in volo per unmassimo di 100 chilometri).

POP.UP, L’UTILITARIA - DRONE

La nuova Rio Pirelli ha presentato la gomma in-telligente che interagisce con l’auti-sta tramite un’app per smartphone;è una piattaforma che sfrutta un sen-sore integrato nei pneumatici di altagamma Pirelli e che amplia le infor-mazioni già disponibili sul computer dibordo della vettura con dati sullo sta-to di funzionamento, usura e manu-tenzione dei pneumatici e offre servizipersonalizzati e localizzati. Il pneuma-tico connesso e interattivo è lo stadiopiù avanzato del piano Cyber Techno-logies avviato da Pirelli nel 2015.

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hi lo descriveva un poverore in esilio che viveva congli aiuti dei suoi fedelissi-mi; chi ne parlava come di

un big non solo del Gotha aristocrati-co ma anche di quello finanziario in-ternazionale. Ma quale era, in effetti,la situazione patrimoniale di Umber-to II? Cosa ha lasciato in Italia e al-l’estero, ai quattro figli?

In teoria, almeno in Italia, l’ex renon avrebbe dovuto possedere nulla,dopo l’avocazione allo Stato, cioè laconfisca, di tutti i suoi beni, sancitodalla tredicesima disposizione transi-toria della Costituzione. E ufficial-mente così risulta, perché certamentea suo nome non è mai figurato nelleconservatorie dei registri immobiliaridella Repubblica alcun bene immobi-le, nei tribunali e camere di commer-cio alcuna società.

Ma è questa effettivamente la ve-rità? Del residuo patrimonio Savoiaancora esistente in Italia, e ammontan-te a decine se non centinaia di miliar-di, nulla spettava ancora a Umberto,magari sotto altro nome ad esempioquelli delle sorelle, di affezionati col-laboratori o di società dalla proprietàimperscrutabile, in quanto costituiteall’estero? Certamente non sarà maiammesso da nessuno, ma si può pen-sare che durante i lunghi 37 anni dellasua permanenza in Portogallo Umber-to II abbia avuto una notevole influen-za su tutte le decisioni adottate da fa-miliari e dei loro amministratori relati-vamente al patrimonio Savoia.

Patrimonio dalla storia complessa egiudiziariamente tormentata. Bastipensare alle 11 cause, durante unaventina d’anni, sulla proprietà del Ca-stello di Racconigi, donato da VittorioEmanuele II ad Umberto il 7 dicembre1929 in occasione del suo matrimoniocon Maria Josè del Belgio. Problemidi ordine patrimoniale si erano postidel resto non solo con l’entrata in vi-gore della Costituzione (e quindi dellaXIII disposizione transitoria) avvenu-ta il 1° gennaio 1948, ma già un annoe mezzo prima con la caduta della mo-narchia (2 giugno 1946) e la procla-mazione della Repubblica. Si trattò in-fatti di separare i beni della corona daquelli privati di casa Savoia; beni del-la corona costituiti dai mobili e immo-bili assegnati al re in quanto Capo del-lo Stato Per l’adempimento delle suefunzioni e che vennero via via asse-gnati alla presidenza della Repubblica(il Quirinale e le tenute di Castelpor-ziano e San Rossore) e ad altri enti,compresa la Croce Rossa.

Dei beni privati intestati ad Umber-to figurava pertanto il 1° gennaio1948 soltanto il Castello con fabbri-

cati e terreni di Racconigi. Dovevaessere confiscato e lo fu, ma in extre-mis era avvenuto qualcosa di impre-vedibile. Approvata il 22 dicembre1947 dalla Assemblea Costituente, laCostituzione fu pubblicata sulla Gaz-zetta ufficiale il 27 successivo per en-trare in vigore il 1° gennaio 1948; tregiorni prima Vittorio Emanuele IIImorì ad Alessandria d’Egitto Per cuisorse una complessa questione giuri-dica. Apertasi in tal giorno la succes-

sione il Castello di Racconigi, inquanto donato ad Umberto in occa-sione delle sue nozze, doveva rientra-re nell’asse ereditario, appartenendoanche alle tre sorelle di Umberto, Jo-landa, Giovanna, Maria, e ai figli diMafalda morta in campo di concen-tramento in Germania.

Da qui l’interminabile serie di causecondotte dall’avvocato Carlo D’Ame-lio e conclusesi, sul finire degli anniSessanta, con la vittoria piena dei Sa-voia: allo Stato doveva andare unquinto dell’eredità, quindi solo unquinto di Racconigi. La divisione delCastello fu evitata con una transazio-ne. Ma il grosso della proprietà che re-sta alle principesse Savoia in Italia eraed è costituito da Villa Savoia, a Ro-ma, e dalla tenuta di Capocotta, a ri-dosso di Castelporziano.

Villa Savoia, 119 ettari quasi nelcuore della città, all’inizio della viaSalaria, è costituito da un edificio prin-cipale affittato all’ambasciata d’Egitto,lo stesso in cui Vittorio Emanuele IIIfece arrestare Mussolini quando lo an-drò a trovare dopo la burrascosa sedutadel Gran Consiglio del 25 luglio 1943;alcune dependance (in una vive il fi-glio di Jolanda, Pierfrancesco Calvi diBergolo, con la moglie Marisa Alla-sio); la Villa Polissena, in cui vivonoinvece i suoi cugini Enrico, Maurizio,Oddone ed Elisabetta D’Assia. Sul fi-nire degli anni Sessanta si tentò la ven-dita di villa Savoia ad un gruppo finan-ziario dei Caraibi che intendeva co-struirvi residenze di lusso, ma l’affaresvanì al momento della firma.

Capocotta, 1.200 ettari, 2.500 metridi spiaggia, era invece destinata, nellostesso periodo, a diventare l’Acapulcoitaliana. Ceduta in gran parte a banchesvizzere e lussemburghesi, a societàdel Liechtenstein, cooperative di altripersonaggi politici e finanziari roma-no-internazionali e singole persona-lità, apparentemente appartiene persoli 163 ettari alle principesse Savoiae loro eredi; destinata alla edificazioneoggi potrebbe valere 500 miliardi, mala convenzione con il Comune saltò,insorsero i movimenti per la difesadella natura, le cause giudiziarie fino-ra non hanno sbloccato l’impasse.

È appunto dietro banche straniere,e alcune anstalt cioè le società di co-modo dei paradisi fiscali, che si sa-rebbero celate, sussurrano gli intimidi casa Savoia, le proprietà di Um-berto avendo i cinque eredi di Vitto-rio Emanuele III deciso di dividere,dopo la confisca della quota del figliomaschio, la residua proprietà nuova-mente in cinque parti uguali; anzi adUmberto era stata forse assegnata unaquota maggiore. ■

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ECONOMICO74

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IL CONTRABBANDO HA MILLE ROTTE.NOI UN SOLO OBIETTIVO: SCONFIGGERLO,

AL FIANCO DELLE ISTITUZIONI. OGNI GIORNO.Il contrabbando è un reato che alimenta criminalità organizzate transnazionali e gruppi terroristici. L’Italia,per la sua collocazione geografica, gioca un ruolo chiave nel contrasto a questo fenomeno. Noi siamoda sempre al �anco delle Istituzioni nella lotta al contrabbando e alla contraffazione dei prodotti del tabacco. Attraverso la cooperazione con i Governi, la Magistratura, le Forze dell’ordine e le Organizzazioni internazionali, come INTERPOL e OLAF. Attraverso campagne di sensibilizzazione, per contribuire a diffondere una corretta percezione delle gravi conseguenze che il contrabbando ha in termini economici e sociali.Attraverso la stipula di Protocolli d’Intesa con la Guardia di Finanza, per contrastare il commercio illecito con azioni concrete. Attraverso la realizzazione e la pubblicazione di studi, analisi e approfondimenti in collaborazione con autorevoli Università italiane, per stimolare il dibattito e mantenere un dialogo costante su questi temi. Continueremo con orgoglio a sostenere le Istituzioni nella lotta al contrabbando, ogni giorno.

Perché questa è l’Italia in cui crediamo.

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