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5SPECCHIOECONOMICO

roporrei delle «quotenere». La problemati-ca dell’immigrazio-ne, fuori dal discorsopolitico, è qualcosache ci riguarda. Sia-

mo a tutti gli effetti un Paeseglobalizzato, che non deve so-lamente fare i conti con il ter-rorismo e la manovalanza, gliimmigrati che rubano e gli im-migrati che rubano lavoro agliitaliani. Dobbiamo riuscireanche noi a divenire un Paesemulatto. Checché Salvini nedica, il mondo è fatto di diver-sità ed integrazione. Non possiamo azze-rarci continuamente parlando di extraco-munitari che uccidono, spacciano, rapi-nano. Un anti-luogo comune è quelloche vede l’immigrato svolgere mansioniche l’italiano non considererebbe. Per-ché, allora, non educare gli extracomu-nitari con un programma di sostegno, ri-chiamarli legalmente all’interno del no-stro Paese con borse di studio, fornir lo-ro una formazione adeguata ed un curri-culum di rispetto perché possano pren-der parte alla vita del Paese?

I fiorentini, i genovesi, i milanesi, i ro-mani, non hanno saputo far meglio. Per-ché non «obamizzare» anche l’Italia?Proprio oggi che in Occidente avanza laminaccia Trump-Salvini, sarebbe il casodi intervenire. Nessuna donna ha mai ri-chiesto «quote rosa», bensì l’accettazio-ne delle proprie competenze e la valuta-zione di intelligenze flessibili, multidi-mensionali, femminili. È stato loro asse-gnato il colore rosa come si assegna allebambine e si pretende da queste, primaancora che maturino una personalitàpropria, che si colorino di delicatezza egonne. Nel corso della loro formazionehanno dimostrato parità quando non su-premazia nelle posizioni rilevanti: è que-sta la modernità. Ora serve una politicaper gli scafisti. Inutile bloccare gli ac-cessi ed inutile dar modo ai media di co-prire gli spazi vuoti con foto di barcheaffondate e bambini sanguinanti sullespiagge di Lampedusa. Inutile bloccarela storia: essa si verifica. Ne è esempiol’Occidente più occidentale, quello ame-ricano, che ha dato mandato ad un afroa-mericano di governare per otto anni lesorti del Paese, e nulla si è potuto avver-so l’integrazione. Lo stesso valga per lacandidatura di Hillary Clinton: avrà purvinto Donald, ma è innegabile quantodalla caccia alle streghe sia stato fattoper trasformarle prima in fate, quindi indonne di comando.

Quote nere, ovvero la possibilità di as-sumere candidati provenienti dal feno-meno immigratorio e imparare dalle lorodifferenze, da prospettive che giungonoda mondi lontani e possibili, sebbene po-veri. Povertà non è sinonimo di terrori-

smo né di incompetenza, tutt’altro: dallapovertà nasce la forza più dirompente, ingrado di superare gli ostacoli deterioricui un miliardario come Lapo Elkannnon è in grado di far fronte, riuscendoaddirittura a simulare un rapimento perottenere dalla famiglia una somma di(soli) 10 mila dollari. Questo dà ancor dipiù conto della necessità di introdurrenel sistema elementi nuovi, scindendolidalle dinamiche della criminalità e delladiscriminazione, per creare opportunitàdi crescita nel Paese e al di fuori di esso.

L’Italia non deve nulla all’immigra-zione, a nessun cittadino «ariano» deverichiedersi di risolvere i problemi del-l’extracomunitario, ma può di certo ser-virsi di nuove idee e valorizzare le diffe-renze proprio come è avvenuto nel pro-cesso che ha reso la donna più uomo e leha conferito posizioni prima d’ora inim-maginabili. Un istituto di formazione«nera» potrebbe creare un esercito dibuona condotta ed esperienza pronto alavorare in un Paese come il nostro che,in ogni caso, si trova a dover integrareimmigrati senza cultura, proprietari diun background doloroso che li rendesofferenti e, dunque, pericolosi. Salvoprova contraria. Perché, allora, nonprendere atto del fatto che, a fronte diuna fuga di cervelli dall’Italia, ve n’èuna altrettanto vigorosa che conduce al-l’Italia stessa i cittadini di Paesi limitro-fi? Perché non creare un’alleanza conl’Uomo nero, che tanto ha terrorizzatogenerazioni i bambini di ieri per il solfatto di essere un uomo diverso?

Immagino una start up governata dal-l’Uomo nero, dal passato controverso edalle origini guerrafondaie. Un uomoche, giunto in Italia, possa essere messonella condizione di imparare ciò che ilsuo Paese non gli ha insegnato. Alfabe-tizzazione prima di tutto. Quindi scuoladell’obbligo e studi universitari, corsi di

formazione e - un impegno -quello dell’accettazione del-l’Altro, senza contestazione dicredi ed orientamenti. A condi-zioni di reciprocità. Il proble-ma non è quello del crocefissoin classe o dell’uso del burka:chi sceglie di entrare in un Pae-se ne segue le vicissitudini e visi lega nel rispetto di una storiache non va mutata. Ma l’acco-glienza dell’Uomo nero, af-fiancata da un’educazione ci-vica e laica che lasci prevalerei valori sulle credenze e sulleprese di posizione, può cam-

biare il nostro mondo. Può cambiare fi-nanche noi stessi.

Non è forse vero che l’italiano si la-menta in continuazione dei suoi gover-nanti, delle istituzioni, del vicino di ca-sa? Non appartiene allora, tale atteggia-mento, ad un’abitudine conclamata,quella volta all’insoddisfazione e allaeteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse, nellaproporzione più plausibile, italiani, bian-chi, dialettali? Cosa c’è di sbagliato,dunque, a fare uno sforzo quasi extrater-restre - ossia uno sforzo che, pur doven-do impiegare centinaia di anni per giun-gere a compimento, richieda invece po-chi lustri, un’età quasi astrale in un pia-neta dove il tempo corre diversamente -e accettare l’Uomo nero proprio come siaccetta il «colpo di Governo» di un fio-rentino? Cosa distingue un fiorentino daun siriano: la sicurezza ch’egli non com-pia un attentato? Perché: non lo ha forse,in un certo qual senso, compiuto?

E perché non cominciare dai bambini?I quali sono aperti ad ogni forma di so-cietà e di apprendimento. Disfano questoprocesso di legittimazione delle diversitài genitori che in un Paese straniero, acco-gliente, pretendono di mantenere abitu-dini e credi dei propri universi di prove-nienza. Come se un asiatico volesse tra-sferirsi in Groenlandia mantenendo i ve-stiti tailandesi: in poco tempo, morireb-be di freddo. Prendiamone atto. Un val-dostano non potrebbe trasferirsi a Rio deJaneiro indossando il consueto pellic-ciotto. Perché ciò non dovrebbe valereper la religione? Perché la coesistenza dirazze deve seguire il destino dell’utopia?Perché non ipotizzare una struttura ingrado di fare della diversità un valoreaggiunto? In uno spazio-tempo in cui, at-traverso i social network, la parola «ami-cizia» è divenuta un contenitore vuoto,quando nello stesso istante con un clicksi partecipa ai funerali di Fidel Castro,alla vittoria di Donald Trump e alla mor-te di un’intera squadra di calcio brasilia-na a seguito di un disastro aereo, possia-mo veramente continuare a credere chel’Uomo nero sia così cattivo? ■

d i R O M I N A C I U F FA

QUOTE NEREPER RIABILITARE

L’UOMO NEROPL’ITALIA ALLO SPECCHIO

L’ITALIA ALLO SPECCHIO

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✦ Ernesto Auci ✦ Giorgio Benvenuto✦ Pier Luigi Bersani✦ Luca Borgomeo✦ Alberto Brandani✦ Luciano Caglioti✦ Umberto Cairo ✦ Gildo Campesato ✦ Sergio M. Carbone✦ Nazzareno Cardinali✦ Domenico Casalino✦ Elio Catania✦ Marcello Clarich✦ Claudio Claudiani✦ Giovanni Contena✦ Cesare Cursi✦ Massimo D’Alema ✦ Sergio D’Antoni✦ Cesare De Piccoli✦ Maurizio de Tilla✦ Antonio Di Pietro✦ Massimiliano Dona✦ Piero Fassino✦ Cosimo Maria Ferri ✦ Silvio Garattini ✦ Federico Geremei✦ Lucio Ghia ✦ Pier F. Guarguaglini✦ Pietro Larizza✦ Luigi Locatelli✦ Alessandro Luciano✦ Antonio Marini

✦ Antonio Martusciello✦ Giulio Mazzocchi✦ Luigi Mazzella ✦ Alberto Mazzuca ✦ Vittorio Mele✦ Andrea Monorchio✦ Mario Morcone✦ Nerio Nesi✦ Michele Nones✦ Giuseppe Novelli✦ Ubaldo Pacella✦ Giancarlo Pagliarini ✦ Claudio Petruccioli✦ Bruno Piattelli✦ Nicoletta Picchio✦ Fabio Picciolini✦ Serena Purarelli✦ Carlo Salvatori✦ Enrico Santoro✦ Angelo Sanza✦ Enzo Savarese✦ Luigi Scimìa✦ Fabrizio Svalduz✦ Luigi Tivelli✦ Tiziano Treu✦ Lanfranco Turci✦ Adolfo Urso✦ Domenico B.Valentini✦ Mario Valducci✦ Francesco Verderami✦ Gustavo Visentini✦ Vincenzo Vita

H A N N O S C R I T T O P E RS P E C C H I O E C O N O M I C O

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VICTOR CIUFFAFondatore

Direzione, redazione, amministrazione, pubblicità:Roma: Via Rasella 139, 00187Tel. (06) 482.11.50 - 482.11.52 Telefax (06) 420.83.415e-mail: [email protected] www.victorciuffa.com

Direttore Marketing e ComunicazionePAOLA NARDELLA

L’opinionista politico: GIORGIO BENVENUTO

QUOTE NERE PER RIABILITARE L’UOMO NERO«L’Italia allo Specchio» di Romina Ciuffa

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TEVA ITALIA: NON SOLO FARMACIEQUIVALENTI MA SOLUZIONI PER LA SALUTEintervista all’ad Hubert Puech D’AlissacTeva è un’azienda farmaceutica globale impegnata nello sviluppo, produzione e commercializzazione di farmacigenerici, farmaci di marca e principi attivi; oggi è tra leprime 15 aziende farmaceutiche più importanti al mondo

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LOREDANA GULINO: CONTRAFFAZIONE,COMBATTERLA PER DIFENDERE L’ITALIAintervista al direttore generale dell’UIBMLa difesa del made in Italy anima la mia politica che coniuga la lotta alla contraffazione con la gestione del sistema dei marchi e brevetti senza il quale è impossibile la difesa delle innovazioni italiane

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ANDREA CONZONATO: COSÌ BRITISHAMERICAN TOBACCO PUNTA SULL’ITALIAintervista al presidente e ad di BAT ItaliaBAT è tra le principali aziende globali. Il suo portafoglio è di oltre 200 marchi internazionali, tra cui Lucky Strike, Rothmans e Dunhill, e comprende una linea completa di prodotti alternativi al fumo tradizionale

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ACI: LA SICUREZZA STRADALE INIZIANEL CODICE DI COMPORTAMENTOintervista al presidente Angelo Sticchi DamianiCon oltre un milione di soci, l’Automobile Club d’Italia è la più grande associazione di cittadini dei quali si propone come rappresentante presso le istituzioni riguardo alle tematiche dell’ambiente e della mobilità

ROMINA CIUFFADirettore responsabile

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Amministratore unico

GIOSETTA CIUFFADirettore Relazioni

esterne/istituzionali

FERROVIE, ANAS E DINTORNI: UN CANTIERE APERTOdi Alberto Brandani Le FS Italiane, forti di un prestigioso know-how tecnico e di una situazione finanziaria e patrimoniale solida,ambiscono ad ampliare il proprio business domestico e internazionale con il Piano Industriale 2017-2026

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MELISSA PERETTI: DIVERSIFICAZIONE DEI PRODOTTI E DELLE DIVERSITÀ UMANEintervista al country manager di American Express

il personaggiodel mese 12

29 «SÌ» O «NO», CAMBIARE PER RENDEREL’ITALIA UN PAESE MIGLIOREdell’opinionista Giorgio Benvenuto

34«L’ASCESA DELLE NAZIONI»: LA GLOBALIZZAZIONEE IL MUTAMENTO DEGLI EQUILIBRI DI POTEREil nuovo libro di S.E. Amr Helmy, ambasciatore d’Egitto in Italia

COMBATTERE LA CRISI,È IL LAVORO LA VERA SFIDAdi Giovanni Contena

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Mensile di economia,politica e attualità

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DICEMBRE 2016

7SPECCHIOECONOMICO

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CIUFFA EDITORE

TANTI AUGURI AUDITORIUM, IL COMPLESSO COMPIE 14 ANNIintervista all’ad José Dosal Noriega

«HANDICAPPATI/NORMALI». L’ÈQUIPE C’È, MA RIESCE A FUNZIONARE?di Victor Ciuffa dal Corriere della Sera di martedì 14 febbraio 1978

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62 L’INQUINAMENTO AMBIENTALE È UNO DEI TEMI PIÙ DRAMMATICI DEI TEMPI MODERNIdi Maurizio De Tilla, presidente dell’ANAI

AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIAPER LE GRANDI IMPRESE IN CRISIdi Lucio Ghia

www.specchioeconomico.com

IL DATA SCIENTIST NELLARIVOLUZIONE DIGITALEdi Fabrizio Padua

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GLI AUTORI CREDONO NELLA NUOVASIAE E NOI CREDIAMO NEGLI AUTORIintervista a Gaetano Blandini, direttore della SiaeSiamo impegnati in prima linea per un mercato più equo e per la giusta remunerazione dei creatori di contenuti; inoltre la Siae si sta muovendo per la massima tutela con un sistema tecnologico avanzato

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IL «COMUNICATORE ITALIANO»,OSSIA QUELLA RIVOLUZIONE DIGITALEintervista a Pier Domenico Garrone

42«Comunicatore è chi comunicazione fa», spiega Pier Domenico Garrone. Esperto di «web reputation» ed innovazione, si occupa de «Il Comunicatore italiano»,una «management company» presieduta da G.G. Folloni

DA OGGI SI PUÒ PAGARE IN DIGITALEANCHE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONEPagoPA è uno dei progetti avviati dall’AgID

UBI BANCA: TUTTI I SERVIZI PER IL DIGITAL ED IL MOBILE BANKINGintervista a Ivan Gotti

IL SERVIZIO CBILL DEL CONSORZIO CBIAL CENTRO DELLA DIGITALIZZAZIONEè possibile pagare i bollettini ovunque e in mobilitàGRUPPO BANCA SELLA: HYPE, IL NUOVO MODO DI GESTIRE IL DENAROcon Hype è possibile sostituire il denaro contante

«PAY BY LINK»: LA SOLUZIONE DI WALLET-E VELOCE ED ECONOMICAper pagamenti in mobilità all’avanguardia

«SATISPAY»: IN TAXI E AL RISTORANTE,O SEMPLICEMENTE OVUNQUEun innovativo servizio di mobile payment

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HUBERT PUECH D’ALISSAC: TEVA ITALIA,NON SOLO FARMACI EQUIVALENTIMA SOLUZIONI PER LA SALUTE

HUBERT PUECH D’ALISSAC: TEVA ITALIA,NON SOLO FARMACI EQUIVALENTIMA SOLUZIONI PER LA SALUTE

tipo di farmaci, soprattutto gli onco-logi ospedalieri. Quest’anno ha cele-brato venti anni in Italia e ha com-missionato uno studio a The Euro-pean House-Ambrosetti, attestanteinvestimenti per circa 140 milioni dieuro nei siti produttivi negli ultimi10 anni, esportazioni pari al 95 percento della produzione, un apportoderivante dal gettito fiscale alle cassedello Stato di circa 14,5 milioni di eu-ro l’anno. Il lavoro dei 1.400 occupatigenera un impatto pari a quasi 6 mila

occupati tra diretti, indiretti e indotti.Rilevante anche il contributo fornitodai farmaci equivalenti Teva al ri-sparmio del Sistema sanitario nazio-nale, stimato in circa 200 milioni l’an-no. Questo per quanto riguarda il ca-pitale economico. In merito a quellosociale, Teva Italia ha il 38 per centodi donne impiegate rispetto alla me-dia del 31,6 del comparto chimico-farmaceutico; il 35 per cento dei di-pendenti è in possesso di un diplomadi laurea, rispetto alla media del

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a cura diGIOSETTA CIUFFA

farmaci equivalenti contengo-no lo stesso principio attivo enella stessa quantità del farma-co originale di riferimento, delquale devono avere non solo la

stessa forma farmaceutica ma anchela stessa via di somministrazione; de-vono infatti rispettare il principio dibioequivalenza e possono essere for-mulati con uno o più principi attivi icui brevetti siano scaduti. Teva Italiaè nata nel 1996, specializzandosi su-bito nella ricerca e produzione di tale

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Teva Italia ha il 38 per cento di donne impiegate rispetto alla media del 31,6del comparto chimico-farmaceutico; il 35 per cento dei dipendenti è in possesso di un diploma dilaurea, rispetto a una mediadel comparto del 19 per cento. Sono inoltre presentiattività di formazione, ascolto e attenzione per i dipendenti, un sistema di welfare aziendale e attività di responsabilità sociale nei confronti del territorio in cui l’azienda opera, nelle quali è anchecoinvolto il personale

Hubert Puech d’Alissac, amministratoredelegato della filiale italiana di Teva

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comparto del 19 per cento. Sono inol-tre presenti attività di formazione,ascolto e attenzione per i dipendenti,un sistema di welfare aziendale e at-tività di responsabilità sociale neiconfronti del territorio in cui l’azien-da opera, nelle quali è inoltre coin-volto anche il personale.

Specchio Economico ha intervista-to Hubert Puech d’Alissac, ammini-stratore delegato della filiale italianadi Teva.

Domanda. Parliamo della strategiaitaliana di questa multinazionaleisraeliana, fondata nel 1901.

Risposta. Strategia e obiettivo diTeva in Italia sono totalmente alli-neati con la strategia globale: diven-tare il maggiore attore operante nelsettore della salute. Non vogliamosolamente fornire dei prodotti farma-ceutici ma anche delle soluzioni perla salute, poiché desideriamo andareoltre il prodotto. Una risposta piùglobale quindi rispetto al solo pro-dotto, che però naturalmente rimaneil centro di tale nostra risposta chevogliamo, però, sia più elaborata enon solamente intesa a fornire unfarmaco. La strategia in termini diprodotto si basa su alcuni obiettivi,uno dei quali quello di rispondere atutti i bisogni della popolazione, nelsenso di mettere a punto farmaci de-rivanti dalla nostra ricerca scientificaper curare patologie per le quali an-cora oggi non esistono trattamenti.Aspiriamo a restare leader nel settoredei farmaci generici, così come è og-gi, per i quali portiamo avanti unastrategia particolare legata al fattoche per noi la qualità della produzio-ne è molto importante: siamo il piùgrande produttore mondiale con unarete di 87 siti produttivi, la metà inEuropa e 6 in Italia, e questo si tradu-ce in una garanzia di qualità. Abbia-mo anche farmaci specialistici percoloro che hanno bisogno di nuovitrattamenti, in aggiunta a quelli giàsul mercato a prezzi più bassi, peragevolare la sostenibilità del sistemasanitario, e a quelli «over the coun-ter», ossia acquistabili senza bisognodi prescrizione medica. Questa è la

cesso conoscitivo?R. Per ogni minuto sul mercato al

dettaglio ed ospedaliero ci sono piùdi 200 prodotti venduti, 24 ore su 24;questo per dire che tale approccio almercato è indispensabile perché Tevanon è ancora conosciuta come do-vrebbe, e per noi è questo un obietti-vo importante; siamo noti nel settorefarmaceutico ma il nostro obiettivoper il domani è farci conoscere anchedai pazienti.

D. Se già ora siete conosciuti dafarmacisti e medici, anche il pazientedi conseguenza vi conoscerà?

R. Infatti, il lavoro della farmacia edel medico di base è essenziale perpresentare la nostra azienda e crearefiducia nei pazienti. La vendita di unnostro prodotto assicura costi più

bassi per il sistema sanitario e per chine usufruisce, perché il prodotto ge-nerico è identico a quello di riferi-mento. In Italia abbiamo riscontrato,a livello di prescrittori, la peculiaritàdi dover portare avanti attività perfar conoscere il nostro operato nonnecessarie in altri Paesi. Il sistemaitaliano è migliore per i pazienti, iquali possono quindi avere la certez-za che i prodotti sono disponibili sulmercato, diversamente con un siste-ma di gara che si aggiudica la vendi-ta di un medicinale per tutto un mer-cato non sarebbe più così.

D. Israele cosa potrebbe insegnarein fatto di innovazione?

R. In Israele c’è di importante ilmondo delle università, similarmen-

nostra strategia globale, la stessa perl’Italia.

D. Ci sono differenze?R. Rispetto ad altri Paesi, in Italia il

settore dei farmaci generici non è beninquadrato. Teva ha cominciato dueanni fa a farsi conoscere sul mercato,presentando l’azienda e i prodotti aimedici prescrittori, che hanno perprimi bisogno di sapere chi siamo ecosa offriamo. Teva non è solo un no-me, ma anche fiducia, ed oggi è mol-to positivo per i pazienti, per i medi-ci e anche per noi la circostanza di es-sere riusciti a farci conoscere da tuttala catena di distribuzione. Non è soloun fatto di immagine: per noi questoè molto importante.

D. Come sta andando questo pro-

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Teva celebra ora ventianni in Italia, e in unostudio se ne attestanoinvestimenti per circa140 milioni di euro nei siti produttivi negli ultimi10 anni, esportazioni pari al 95 per cento dellaproduzione, un apportoderivante dal gettito fiscale alle casse delloStato di circa 14,5 milioni di euro l’anno

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te a quanto avviene negli Stati Uniti.Gli studenti hanno come obiettivo lacreazione di attività imprenditoriali.Non frequentano l’università soloper imparare ma anche come trai-ning per cominciare a ragionare intermini di progetti professionale. InEuropa c’è molta distanza tra l’uni-versità e il mondo del lavoro.

D. Sul tema del risparmio quali so-no gli obiettivi?

R. Il primo è garantire l’accesso deipazienti ai trattamenti. Inoltre, poi-ché Teva non è solo un’azienda chevende prodotti equivalenti ma fa an-che ricerca, abbiamo la necessità digestire il budget della salute control-lando le spese, e un modo di dimi-nuire i costi è l’impiego di farmaciequivalenti. L’altra soluzione è l’in-novazione. È il caso dell’epatite C:qual è il costo globale per la società eil suo mancato contributo al Paese,impossibilitato dalla malattia ad ave-re una vita normale? La ricerca con-tro le malattie ha un costo, ma saràammortizzato dalla qualità della vitadel paziente. In Italia si parla moltodel costo della salute, ma esso è unodei più bassi in Europa. In Francia oin Germania è più elevato. Noi lo te-niamo sotto controllo perché il siste-ma è efficace e funziona.

D. Una sua opinione sulla vexataquaestio dei vaccini?

R. La vaccinazione è molto impor-tante. È però un tema istituzionale edè il Ministero della Salute a dover di-mostrare che è importante e utile perla popolazione, perché il rischio èproporzionalmente inverso rispettoai benefici. Per noi promuovere cam-pagne informative per il buon usodei prodotti è molto importante, è ilcaso di quelle sugli antibiotici o suicorretti stili di vita.

D. Ritiene ci voglia più informa-zione sui farmaci equivalenti?

R. Questo è il nostro ruolo. È diffi-cile per l’Autorità fare un certo tipodi promozione sui vari prodotti.

D. E per quanto riguarda i farmacinon accessibili?

R. Oggi in Italia tutti i trattamentiessenziali sono accessibili e rimbor-sabili al 100 per cento, che richiedo-no la prescrizione. Le benzodiazepi-ne, invece, non sono rimborsabili,ma questa è una scelta politica per ilrischio di abuso correlato a tali so-stanze. Forse in Italia i medicinaliprodotti all’estero arrivano in un se-condo momento rispetto ad altriPaesi europei, ma l’importante èche arrivino.

D. Quali progetti di ricerca Tevasta portando avanti?

R. Attualmente abbiamo due pro-getti importanti per i nostri pazienti:uno riguarda l’emicrania, per la qua-le per quindici anni non si sono avu-

«Teva è un’azienda cheproduce farmaci equivalenti e specialistici, e fa ricerca.Il sistema deve gestireil budget della salute controllando le spese, e unmodo di diminuire i costi è l’impiego di farmaci equivalenti. L’altra soluzione è l’innovazione: la ricerca contro le malattie ha un costo, ma esso sarà ammortizzato dalla qualitàdella vita del paziente. InItalia si parla molto del costodella salute, ma in effetti èuno dei più bassi in Europa»

ti nuovi prodotti pur essendo ancorapresenti nella popolazione problemidi emicrania molto gravi e tuttoranon gestibili. Per questa patologiaabbiamo tre prodotti che sono in fasedi sviluppo, che fra tre anni potreb-bero essere immessi nel mercato.L’altro progetto riguarda la malattiadi Huntington, i pazienti della cuicomunità italiana sono numerosi, eTeva sta sviluppando due prodottiperché ancora non ci sono tratta-menti. La ricerca viene portata avan-ti da Teva a livello globale, ma in Ita-lia abbiamo un piano di sviluppo cli-nico.

D. Caso Avastin-Lucentis, la de-nuncia di un accordo fra due societàallo scopo di favorire la vendita di unfarmaco costoso a discapito di unopiù economico: alla fine è il pazienteche ci rimette e spesso non sa comecomportarsi. Cosa ne pensa?

R. Dico solamente che per me è im-portante la ricerca, anche su prodottiche si trovano già sul mercato. ■

TTeva Pharmaceuticals Indu-stries Ltd è un’azienda farma-ceutica mondiale impegnata

nello sviluppo, produzione e commer-cializzazione di farmaci generici, far-maci di marca e principi attivi. Fonda-ta nel 1901 a Gerusalemme, Tevavanta una lunga tradizione di leader-ship e dedizione all’eccellenza. OggiTeva è tra le prime 15 aziende far-maceutiche più importanti al mondoe leader globale nella produzione difarmaci equivalenti, opera in 80 Pae-si in tutto il mondo e conta oltre 58mila impiegati.

DDalla sua nascita, da oltre un se-colo, Teva Pharmaceutical In-dustries Ltd ha sempre perse-

guito lo stesso obiettivo: offrire far-maci di alta qualità accessibili almaggior numero di persone in tuttoil mondo. La grande esperienza nel

mondo farmaceutico, l’impegno nellaricerca e la profonda conoscenza deicomparti della salute, consentono al-la Teva di essere riconosciuta tra leprime 15 aziende farmaceutiche almondo.

TTeva è proiettata al futuro, allenuove tecnologie, ai nuovi mer-cati e alle nuove aree terapeuti-

che con lo sviluppo di farmaci innova-tivi e con importanti sfide in nuoviambiti, come quello delle Biotecnolo-gie. Le recenti innovazioni, il progres-so scientifico e tecnologico e le sco-perte mediche hanno aiutato gliscienziati a trovare nuove cure peralcune delle malattie più gravi che af-fliggono l’uomo. Teva è al fianco dellacomunità scientifica per ampliare leopportunità di cura a favore di un nu-mero sempre più elevato di personein tutto il mondo.

TEVA IN PILLOLE

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American Express viene fondataa Buffalo nel 1850 da HenryWells e William Fargo come so-cietà di trasporto valori. Il logo,

un cane poggiato sopra un baule, è già unforte richiamo alla sicurezza e alla prote-zione. Di strada questo cane ne avrebbefatta molta. Intanto, il marchio nel 1891inventa il «travel cheque», primo stru-mento prepagato della storia che contri-buisce al rapido processo di internazio-nalizzazione dell’azienda. È nel 1958che viene creata la prima carta di credito,che già prima del suo lancio riceve oltre250 mila richieste e a soli tre mesi dallacomparsa conta già 500 mila titolari ne-gli Usa. In Italia, le carte di credito per-sonali sono lanciate nel 1971, quelle de-dicate alle aziende nel 1979, e risale agli

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Il primo logo dell’AmericanExpress, nel 1850, era un canepoggiato sopra un baule. Si trattava di una società ditrasporto valori. Mutata mutandis, l’Amex continua a proteggere valori, non soloeconomici. Infatti, si occupaa pieno regime del benesseredei suoi dipendenti attraversolo «smart working», i networkper l’inclusione di ogni diversità,il senso del futuro, l’attenzionead un cliente sempre più autentico, e lo fa in Italia per iltramite di una donna che, purcredendo nella plastica, fa ciòche può per renderla più umana

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MMEELLIISSSSAA FFEERRRREETTTTII PPEERREETTTTII:: AAMMEEXX,,DDIIVVEERRSSIIFFIICCAAZZIIOONNEE DDEEII PPRROODDOOTTTTIIMMAA AANNCCHHEE DDEELLLLEE DDIIVVEERRSSIITTÀÀ UUMMAANNEEil pers naggio

del mese

LL’’anni 90 il programma di fidelizzazione«Club Membership Rewards». A fine2003 l’Amex raggiunge una quota di ol-tre un milione di titolari di carta in Italia.Nel tempo American Express è diventata«più di una semplice carta», offrendo va-lore aggiunto per il semplice uso dellastessa: dal programma di fidelizzazioneal «cash back» per il prodotto più giova-ne, dalle miglia e i punti accumulabili aibenefici esclusivi offerti dai partners.Oggi in Italia la società sta beneficiandodi grandi cambiamenti: innanzitutto untrasferimento della sede romana princi-

pale di Cinecittà a quella di Via Eiffel,tutta trasparente, che ha consentito uncambio epocale. È l’introduzione dello«smart working», ma non solo: è l’avviodi specifiche attività di «Diversity & In-clusion», come il programma «Womenin the Pipeline and at the Top», per incre-mentare il numero di dirigenti donne, o il«Pride Network», per promuovere i temidi inclusione della comunità LGBT. In-fatti la diversità è sempre stato uno deglielementi più forti dell’American Ex-press. Quindi, la nomina di Melissa Fer-retti Peretti, già in azienda da molti anni,

a cura diROMINA CIUFFA

Melissa Ferretti Peretti,Country Manager di American Express

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de, da quella di Cinecittà a questa di ViaEiffel, che grazie alla conformazionedell’edificio ci ha permesso di creare un«work and talk», parlare e agire, e diavere finalmente un «building friendly»da ogni punto di vista. A Cinecittà eranopresenti delle barriere architettoniche,trattandosi di un edificio costruito neglianni 70. Bisogna però pensare che il«private network», una rete interna per idipendenti, in America esiste da vent’an-ni, essendo nato in Amex nel 1995, el’impegno nel «Diversity & Inclusion» èiniziato nel 1985, quindi da 30 anni. Idue network che si occupano di «diver-sity» - il Women’s Interest Network(Win) per le donne, e il Pride per l’orien-tamento sessuale, che in America esistedal 1995 - adesso hanno il 40 per centodi dipendenti iscritti. Ho chiesto a tutti diiscriversi, LGBT e non LGBT, per atti-vare un’alleanza utile a portare avanti laparità dei diritti e la sensibilizzazione sutali temi, e ci saranno una serie di inizia-tive non soltanto interne all’azienda perfacilitare l’inclusione da ogni punto divista: sessuale, della disabilità, del gene-

re. Questo tema è per noi più forte per-ché in Italia siamo indietro. La legge gra-zie al cielo è stata votata ma contrent’anni di ritardo, tanto che prima diessa a livello europeo l’Italia aveva unbollino rosso di «discriminazione». Seoggi è più facile parlare delle donne edella disabilità, ciò non accade in tema diorientamento sessuale, tanto da aver ri-cevuto attacchi su alcuni canali Twitterpersonali per aver pubblicato foto dell’e-vento LGBT, ma questo vuol dire soloche stiamo facendo qualcosa di giusto.

D. Nuova sede nuova vita? Cos’è ilvostro «smart working»?

R. In quest’area abbiamo cercato in-nanzitutto di implementare lo «smartworking». L’Italia è stato il primo Paeseeuropeo di American Express a promuo-vere il lavoro «smart» dopo la Gran Bre-tagna così come per il Pride, quindi sia-mo un Paese all’interno dei mercati eu-

«La diversità è nel dnadi Amex. Siamo un’aziendaglobale, presente in 130 Paesi con 166 mila dipendenti che sono, comeovvio, tutti diversi tra loro,così come lo sono i nostriclienti, circa 130 milioni nel mondo. Già dall’inizio del 2013 in Italia abbiamoesteso tutti i benefici del dipendente al partner dellostesso sesso, quindi benprima della legge sulle unioni civili. È chiaro cheun’azienda del genere nonpuò non fare della diversitàe dell’inclusione uno dei valori chiave. Così per le donne, così per i disabili»

SPECCHIOECONOMICO

dall’inizio del 2013 in Italia abbiamoesteso tutti quanti i benefici del dipen-dente al partner dello stesso sesso, quindiben prima della legge sulle unioni civili.È chiaro che un’azienda del genere nonpuò non fare della diversità e dell’inclu-sione uno dei valori chiave. Ci siamo de-dicati molto negli ultimi anni al tema delgenere; personalmente, prima di diventa-re Country Manager, sono stata sponsor,all’interno di American Express, di unprogramma volto ad aumentare il nume-ro delle donne nelle posizioni dirigenzia-li, con l’obiettivo di raggiungere in Italiail 50 per cento dell’impiego femminile.Siamo ora al 43 per cento, con una mediaitaliana assestata attorno al 18 per cento.

D. Nella vostra nuova sede la disabi-lità è finalmente tutelata. Può parlarci diquesto?

R. Ci stiamo dedicando molto alla di-sabilità soprattutto dopo il cambio di se-

La reception della nuova sede romanadell’American Express. «Let’s go. Be together» ha in sé l’acronimo dellacomunità LGBT, sullo spirito della tu-tela delle diversità perseguita d Amex

come direttore generale per l’Italia, an-che riconosciuta dal Premio Bellisarioper la sua eccellenza. Specchio Econo-mico lo conferma. I lettori di SpecchioEconomico potranno farlo attraversoquesta intervista, che dà conto dell’im-portanza di chiamarsi American Express.

Domanda. Iniziamo proprio dalla suanomina e dalla femminilità in questoruolo: l’American Express è molto attivanell’attenzione alla parità di genere. Co-sa ci può dire?

Risposta. La cosa più interessante inrealtà non è stata solo la nomina di unadonna, ma la nomina di una persona gio-vane e italiana: le tre componenti insie-me rendono tale nomina particolare, macredo che se anche fosse stato nominatoun giovane adulto italiano sarebbe statoaltrettanto importante, ciò avrebbe costi-tuito una novità positiva per il mondodella finanza, soprattutto avvenendo nel-l’ambito di un marchio già forte, non unastart up bensì un’azienda che lavora inItalia dal 1901 e che è nata, in America,166 anni fa, nel 1850, facendo cose bendiverse da quelle che facciamo oggi: tra-sportando i valori con le carovane dall’e-st all’ovest e già rappresentando i valoridella sicurezza, della security, del trust,dell’affidabilità. Infatti era un cane pog-giato sopra un baule a rappresentare ilbrand, ossia proprio il valore della prote-zione, che ci siamo portati dietro in tuttiquesti anni di storia. Il fatto che un’a-zienda con un ruolo così rilevante nellafinanza da cent’anni scelga, alla guida diun mercato importante come l’Italia - frai primi tre europei e fra i primi otto nelmondo per Amex - una persona cresciutain azienda e italiana secondo me è un se-gno importante. Che io sia donna non lotrovo altrettanto interessante, sebbeneciò comunque avvenga in un momentoin cui si discute tanto del ruolo della don-na dopo l’entrata in vigore della leggesulle Pari opportunità. Ma questo ci faparlare, per l’appunto, di un tema a noimolto caro, quello più generale della «di-versity». Oggi come oggi non può esiste-re nessun ambiente che funzioni e chesia in grado di competere in maniera effi-cace ed efficiente in un contesto compe-titivo complesso, in continuo mutamen-to, globale, senza non soltanto accoglie-re, ma valorizzare ogni tipo di diversità.

D. Il 17 novembre l’American Expressa Roma ha tenuto un evento specificoper la comunità LGBT (Lesbiche, Gay,Bisessuali e Transgender). Di cosa si ètrattato?

R. È stato un evento interno all’azien-da molto sentito, che non abbiamo fattoper avere visibilità sui giornali proprioperché la diversità è nel dna di AmericanExpress. Siamo un’azienda globale, pre-sente in 130 Paesi con 166 mila dipen-denti che, come è ovvio, sono tutti diver-si tra loro, così come lo sono i nostriclienti, circa 130 milioni nel mondo. Già

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Page 14: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

ropei che si sta dimostrando estrema-mente innovativo, abbiamo vinto comeprima azienda il premio «Smartworking» del Politecnico di Milano nel2014 proprio perché erano ancora po-chissime le aziende ad occuparsene. Difatto significa andare oltre la logica dellapresenza in ufficio e riuscire a gestire lepersone attraverso gli obiettivi. Ciò av-viene attraverso investimenti in spazi etecnologia, in un ripensamento dei ruolie dei luoghi aziendali. Oggi nessun di-pendente ha una postazione fissa, soloalcuni ruoli la hanno, coloro che devonostare sempre in ufficio, che sono la mi-noranza: il 75 per cento delle persone de-ve prenotare sul sistema online la propriapostazione sulla base dei suoi impegni inufficio, e le scrivanie sono divenute«clean desk». Abbiamo eliminato anchetutta la carta. In linea di massima le per-sone lavorano da casa fino a due giorni asettimana, quindi il 30 per cento di essenon sono in ufficio e su mille dipendentinon ce ne sono mai più di 700: questa èun’ottima cosa da una parte perché sia-mo lontani dalla vecchie sede, dall’altraanche in funzione dell’impatto ambien-tale dei trasferimenti in una città comeRoma. Inoltre abbiamo calcolato che,con questo sistema, si risparmiano alcunigiorni l’anno che altrimenti si trascorre-rebbero solo effettuando gli spostamenti.

D. Cosa prevale nello «smart»?R. Il concetto è quello della flessibi-

lità: il leader deve essere in grado di sta-bilire una relazione con i propri collabo-ratori e di gestirli a seconda degli obietti-vi, valutare così la loro prestazione in ba-se alla stessa e non sul mero calcolo del-la presenza in ufficio. Questo rappresen-ta un cambiamento culturale molto forte,che porta a stabilire anche un rapporto difiducia con il collaboratore, una maggio-re responsabilizzazione, una partecipa-zione più sentita alle esigenze dell’azien-da, in quanto senza controlli. Serve ov-viamente la tecnologia che oggi comeoggi consente di essere sempre connes-so. Tutti hanno ovviamente il propriocomputer aziendale e il telefono integra-to. Anche la socialità, con gli spaziaziendali, è cambiata: le persone nonhanno postazione fissa e ciò aiuta moltola collaborazione e la conoscenza, ca-dendo le barriere del quotidiano. Inoltreabbiamo ampliato tantissimo le aree co-muni, creando salottini per le riunionispontanee, cucine, e dando connessionewifi in ogni spazio, una grande rivolu-zione che è stata estremamente facile eveloce. Non sarebbe ora più possibiletornare indietro. Questo è solo l’inizio,fra 10/15 anni da noi nessuno lavoreràpiù in ufficio, esisteranno però spazi do-ve sarà possibile fare riunioni con il pro-prio team, gli uffici tra l’altro costitui-scono puntuali costi che non vengonotradotti in produttività. Lo «smartworking» ha prodotto una serie di risul-tati positivi anche dal punto di vista della

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produttività stessa, l’assenteismo permalattia è diminuito del 6 per cento, ipermessi del 20 per cento e così via soloa distanza di un anno. L’obiettivo è con-tinuare a migliorare, e un team si dedicaalla valutazione dello «smart working»per trovare modalità di ottimizzazionecostante. Abbiamo anche messo a dispo-sizione dei nostri impiegati una palestra,facendo un accordo con la One on One,società del Gruppo Tecnogym che hacreato lo spazio per noi e lo ha dotato dipersonal trainer e di tutto ciò che serve;infine, abbiamo inserito un parrucchieree un centro benessere nella struttura.Stiamo cercando di realizzare spazi perbambini, un club dove i genitori possanoportarli mentre lavorano.

D. Come vi occupate di formazione?R. Abbiamo creato la Amex Academy

per rispondere alle esigenze formative,integrando i corsi esterni con quelli in-terni, direttamente condotti dai nostrimanager, di fatto anche arricchendo icurriculum dei nostri dipendenti che, at-traverso le lezioni, possono imparare eproporsi per nuovi ruoli. Abbiamo anchelanciato un Master degree per senior ta-lentuosi, una classe di 15 persone cui so-no assegnati progetti da svolgere nel cor-so dei 6 mesi.

D. In questo anno e mezzo comeCountry Manager, cos’ha fatto?

R. Sono in American Express da 13anni. Questo ruolo è la naturale prosecu-zione del mio ruolo precedente, in questosono stata molto facilitata, conoscendogià le persone e le attività. Venivamo dauna situazione di stasi per una serie di ra-gioni legate soprattutto al contesto ester-no economico. Ora siamo in forte ascesaanche grazie alla focalizzazione sul digi-tale e gli investimenti sul mercato: que-st’anno stiamo investendo il 45 per centoin più rispetto all’anno scorso per acqui-sire nuovi clienti. Il portafoglio sta dinuovo crescendo mentre era stato staticoper 7 anni, con una crescita di circa il 4per cento, e il fatturato, che per noi corri-sponde al «transato», è già cresciuto loscorso anno del 3,5 per cento, mentrequest’anno stiamo raddoppiando. Sul di-gitale ci stiamo focalizzando nel miglio-rare la «customer experience» dei clienti.

D. In che modo affrontate la digitaliz-zazione?

R. American Express è il più grandenetwork integrato di pagamenti nel mon-do, processiamo milioni e milioni ditransazioni al giorno, abbiamo milioni didati da utilizzare in maniera intelligenteper personalizzare sempre di più l’espe-rienza del cliente, dandogli un valore ag-giunto, ad esempio inviando offerte sem-pre più in linea con le sue scelte. L’anali-si dei dati ci consente di sapere cosa pre-ferisce, così come la geolocalizzazione.Chiaro che la rivoluzione digitale sta fa-cendo venir meno sempre di più il confi-ne tra acquisto e pagamento, e il mobilesta estremizzando questo fenomeno.Un’azienda come la nostra non può enon vuole farsi identificare solo comemezzo di pagamento, altrimenti divente-rebbe una «commodity» di semplicetransazione, ma vuole essere vicina alcliente in tutto il processo di acquisto an-che attraverso applicazioni mobili. Ab-biamo lanciato anche in Italia una appper la fedeltà: la «loyalty» per noi è unelemento essenziale e per mantenerladobbiamo costantemente essere nella di-rezione dei bisogni del cliente. Non in-noviamo tanto per innovare, ma perchésiamo convinti che in questo momentodi grande evoluzione dell’industria deipagamenti sopravviverà chi alla fine saràin grado di dare un’esperienza diversa.Bisogna garantire un’esperienza facile,veloce, sicura, ma in più offrire creditocon un apparato che sia in grado di valu-tare effettivamente la possibilità di con-cederlo. L’elemento che ci differenziadagli altri è dunque il servizio: siamoriusciti ad arrivare ad un livello di siste-maticità e di assoluta eccellenza. Glistessi dipendenti Amex in tutto il mondoe indipendentemente dal ruolo sono va-lutati ai fini di un bonus del 25 per centoche dipende dai risultati in termini disoddisfazione sul servizio «refer tofriend», ossia in che percentuale il clien-te raccomanderebbe American Expressad un amico.

D. Tanta tecnologia, altrettanta sicu-rezza?

R. Abbiamo un servizio antifrode dinostra proprietà, e nostre persone che

Melissa Ferretti Peretti nella palestra creata per i dipendenti Amex nell’edificio e, a destra, una delle sale comuni con cucina, esemplare del concetto di «smart working»

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monitorano costantemente eventuali ri-schi di frode con sistemi evoluti, e cre-do che in questo siamo «best in class».Partiamo dalla buona fede del nostrocliente e immediatamente lo rimborsia-mo di una perdita dovuta alla dichiarataclonazione della carta, al suo furto o al-tro. Questo ci contraddistingue da altriconcorrenti: per noi il cliente non è as-solutamente responsabile di nessunafrode effettuata sulla sua carta e all’i-stante, nel momento in cui il cliente cichiama, riaccreditiamo la spesa fraudo-lenta sul suo conto. Ovviamente poifacciamo le verifiche idonee.

D. Perché la carta American Express ènella media è più costosa di altre carte?Questo non disincentiva i clienti?

R. Per tutti i servizi che diamo, manon soltanto per questo. Va sottolineatoin proposito: in Italia negli ultimi tre an-ni abbiamo investito circa 9 milioni didollari per ridurre le commissioni soprat-tutto per i piccoli esercenti che hannomaggiormente risentito della crisi. Effet-tuiamo negoziazioni individuali e noncollettive come fanno gli altri circuiti, ele commissioni vengono fissate sul tipodi business dei clienti. Il nostro obiettivoè quello di estendere l’uso della carta,quindi abbiamo agito coscientemente co-sì aumentando il numero di clienti chequest’anno sono il 30 per cento in più ri-spetto a quelli acquisiti l’anno scorso.Cresciamo in maniera molto acceleratagrazie agli investimenti, che misuriamoin dollari ma parliamo solo dell’Italia.Vogliamo mettere i nostri nuovi clientinella condizioni di usare sempre la carta.

D. Quali sono i nuovi clienti tipici?R. Abbiamo un’ampia fascia di pro-

dotti, che partono dalle classi più altecon carte di un certo spessore e costo, fi-no a un target più giovane, dalle diverseesigenze, per i quali è stata coniata adesempio una carta bianca dal costo di so-li 35 euro ma che dà i medesimi beneficidi ogni carta Amex, le protezioni assicu-rative, lo stesso servizio del programma«Membership Reward», la possibilità discegliere cinque esercenti preferiti d cuipoter accumulare tripli punti etc. Abbia-mo poi le carte con i marchi storici per iltarget dei «frequent flyer» che viaggianospesso e quindi sono interessati alle mi-glia; abbiamo lanciato anche la carta Ita-lo proprio perché abbiamo visto che al-l’interno del territorio italiano molti sispostano con il treno e diamo la possibi-lità di trarne benefici; abbiamo la carta«Cash Back» che invece dei punti resti-tuisce una percentuale dell’un per centodelle spese annuali, unica in Italia. Inol-tre le carte possono essere usate «Revol-ving», ossia rateizzando la spesa per al-cuni mesi o sulla base di una somma pre-stabilita dal cliente stesso. Non abbiamoquindi un cliente tipo, abbiamo un por-tafoglio di prodotti in grado di risponde-re ai bisogni di qualsiasi tipologia diclientela. Abbiamo anche tanti altri ser-

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zando un sistema legato alle sanzioni,considerato che una legge senza sanzioniserve a poco, per poi consentire alle per-sone di poter utilizzare la carta di creditoper qualsiasi pagamento. È fondamenta-le continuare con gli investimenti sullabanda larga ed ultra larga perché ci sonopezzi del Paese che ancora non sono col-legati: è ovvio che per la diffusione deipagamenti elettronici sia necessario uncollegamento ad internet. Inoltre il «mo-bile commerce» e l’e-commerce sarannonei prossimi anni fondamentali per lacrescita dell’impiego della plastica neipagamenti.

D. Alfabetizzazione finanziaria: comestiamo messi?

R. È importante l’aspetto di una edu-cazione in tal senso, il nostro Paese èestremamente indietro e si trova in unasituazione angosciante; ci sono vari studiche lo confermano, in particolare lo stu-dio del 2015, fatto da Standar&Poor’sinsieme a Bank of Washington, ha inter-vistato gli italiani su alcuni elementi ba-sici dell’educazione finanziaria, con do-mande molto semplici relative, ad esem-pio, alle modalità di valutazione dellaconvenienza di un mutuo o su cos’è uninteresse. L’Italia è uscita sessantatreesi-ma, prima di noi Zambia, Benin, Sene-gal, Madagascar: questo è davvero moltograve. Siamo forse l’unico Paese euro-peo a non avere una strategia nazionalesull’educazione finanziaria, è un ele-mento di debolezza enorme, perché poisi verificano fatti come come la venditadi titoli tossici ed altro. Ma soprattuttoperché la non conoscenza genera paura.

D. E cosa fa l’American Express pereducare alla cultura finanziaria basica?

R. Abbiamo un team interno che ri-chiama tutti i clienti nuovi per essere si-curi che abbiano capito i benefici di unprodotto, in alcuni casi lo vendiamo indi-rettamente ed il cliente non ha perfetta-mente chiara l’offerta. Ci capita chi pen-sa che ci sia un costo nel mero uso dellacarta, che si debba pagare una commis-sione, e questo è solo un esempio. Inrealtà la commissione la pagano gli eser-centi. Il problema dell’alfabetizzazionefinanziaria genera paura, come ho detto;in proposito ci sono una serie di progettidi legge in corso. Bisogna velocizzare ta-le processo, fare una legge e sviluppareuna strategia per il nostro Paese che col-tivi l’educazione finanziaria: solo con laconoscenza si potrà realmente crescere.Abbiamo finanziato un progetto per ibambini nelle scuole e i risultati di alcunitest somministrati ai genitori hanno por-tato a risultati imbarazzanti. Usare la car-ta oggi significa avere maggiori sicurez-ze, credito, vantaggi, valore aggiunto,offerte. Senza considerare che il contanteha un costo che è stato valutato dallaBanca d’Italia in circa 8/10 miliardi dieuro ogni anno, per stamparlo, proteg-gerlo, trasportarlo etc.. Senza pensare airischi che derivano dal suo uso. ■

«La politica, il Governo,tutti sanno quanto in Italiasia importante colmarequesto grande gap, che è a tutti gli effetti un gap allacrescita. Di fatto oggi la penetrazione bassa dellaplastica favorisce il nero,l’economia sommersa, costituisce punti di Pil perso. È un vincolo, ungrande blocco che rallentalo sviluppo economico delnostro Paese. È inoltreessenziale procedere ad un’alfabetizzazionefinanziaria: la situazioneitaliana è a dir pocoangosciante. Bisogna riparare, educare»

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vizi che si focalizzano nel risolvere leesigenze degli imprenditori, delle azien-de, del mondo «corporate». In questosettore siamo leader del mercato. Siamomolto ottimisti e le opportunità in Italiasono ancora molte, il contante è ancora ilre dei pagamenti, il 55 per cento di tuttele transazioni effettuate avviene in «ca-sh», ma questo significa anche che c’èuna grande opportunità di crescita.

D. Eppure, a differenza che in altreparti del mondo, gli esercenti si rifiutanodi accettare la carta di credito per cifrepiccole.

R. C’è una nuova normativa approvatada qualche mese, nell’ambito anche del-l’implementazione della direttiva dei pa-gamenti europei, che obbliga gli esercen-ti e i professionisti a ricevere pagamenticon carta o bancomat per importi supe-riori a 5 euro. Sotto tale limite invece,l’accettazione della carta è a discrezione.Saranno fissate anche delle sanzioni.

D. Come influisce l’impiego delle car-te di credito sulla crescita di un Paese?

R. La politica, il Governo, tutti sannoquanto in Italia sia importante colmarequesto grande gap, che è a tutti gli effettiun gap alla crescita. Di fatto oggi la pe-netrazione bassa della plastica favorisceil nero, l’economia sommersa, costitui-sce punti di Pil perso. È un vincolo, ungrande blocco che rallenta lo sviluppoeconomico del nostro Paese. In questosenso anche tante iniziative legislativeche si stanno muovendo vanno in questadirezione.

D. A livello politico cosa potrebbe es-sere utile fare in questo settore?

R. Proseguire sulla strada delle rifor-me che favoriscano e impongano agliesercenti, ove necessario, di accettarepagamenti con plastica, anche finaliz-

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LOREDANA GULINO: OGGI LOTTAALLA CONTRAFFAZIONE VUOL DIRESOPRATTUTTO DIFENDERE IL PAESE

fattori di rischio per l’economia nel suocomplesso, per la salute e la sicurezzadei consumatori nonché per la conviven-za civile di tutti i cittadini. Si vanno in-fatti a toccare delle sfere che fanno partedirettamente della nostra vita e della no-stra salute, ad esempio sono «imitabili»farmaci, generi alimentari, pezzi di gio-cattoli, componenti di automobili.

D. E invece quali sono i danni al siste-ma economico?

R. Nella settimana anticontraffazioneche abbiamo lanciato dal 13 al 19 giugnoscorso è stato pubblicato uno studiobiennale in collaborazione con il Censis

sull’impatto macroeconomico della con-traffazione; dai risultati è emerso che lacontraffazione mina il sistema economi-co alla base e sottrae alle casse dello Sta-to oltre 5,7 miliardi di euro, una cifra ele-vatissima, se si considera che complessi-vamente il giro di affari della contraffa-zione sottrae al settore legale 6,9 miliardidi euro, con una mancata occupazione dioltre 100.500 unità.

D. Quali sono le competenze della Di-rezione generale per la lotta alla contraf-fazione?

R. Nel 2009 è nata una nuova Direzio-ne generale che è la somma di due «ani-

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a cura diALFIO PAOLANGELI

Difesa a oltranza del made in Italy edel design italiano animano la politi-ca della Direzione che rappresento,che coniuga la lotta alla contraffazio-

ne con la gestione del sistema dei marchie brevetti, senza il quale è impossibile ladifesa nazionale ed internazionale deibrand e delle innovazioni italiane».

È questa la missione di Loredana Guli-no, direttore generale della Direzione perla lotta alla contraffazione dell’ufficioitaliano brevetti e marchi del Ministerodello Sviluppo economico da febbraio2009. Laureata cum laude in Giurispru-denza nell’Università degli Studi di Ca-tania nel 1986, ha presieduto eventi econferenze su base nazionale e interna-zionale sul tema della lotta alla contraf-fazione, della tutela degli assets immate-riali, dell’innovazione, del made in Italye della ricerca scientifica.

È componente del Consiglio di ammi-nistrazione dell’European Patent Officee Vice Presidente del Consiglio di Am-ministrazione dell’European Union In-tellectual Property Office Office; rappre-senta inoltre l’Italia presso la World In-tellectual Property Organization e l’In-ternational Union for the Protection ofNew Varieties of Plants; inoltre presi-dente della Commissione di esame diabilitazione all’esercizio della professio-ne di consulente in Proprietà Industriale.

Nella seguente intervista LoredanaGulino ci illustra i progetti in campo equelli futuri nella tutela della proprietàindustriale e dei brevetti.

Domanda. Cosa significa oggi lottaalla contraffazione?

Risposta. Oggi lotta alla contraffazio-ne significa soprattutto tutelare le produ-zioni tipiche del made in Italy ed il citta-dino italiano, anche nella sua veste diconsumatore. Ormai tale fenomeno siestende a tutti i settori merceologici,mentre fino a qualche anno fa la contraf-fazione era legata sostanzialmente almondo del «fashion». Tutto ciò che è«replicabile» è passibile di contraffazio-ne e questo comporta una molteplicità di

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LOREDANA GULINO: OGGI LOTTAALLA CONTRAFFAZIONE VUOL DIRESOPRATTUTTO DIFENDERE IL PAESE

Loredana Gulino, direttore generale dell’UIBM, lotta alla contraffazionedell’ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero dello Sviluppo economico

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me»: da una parte il vecchio ufficio bre-vetti e marchi che si occupa della tuteladei titoli di proprietà industriale, mentredall’altra è stato assegnato alla Direzionegenerale il compito di attuare politicheper limitare i danni della contraffazione.È la prima volta che in Italia e in un uni-co centro amministrativo vengono accor-pate due potestà poiché solo chi si occu-pa della tutela del titolo di proprietà in-dustriale può capire quali siano le politi-che da attuare per difendere la proprietàindustriale e quindi limitare la contraffa-zione.

D. Quali sono tali politiche?R. Le politiche di prevenzione che

mettiamo in campo sono molteplici. Ilnostro intervento mira ad intaccare la do-manda del bene contraffatto informandol’opinione pubblica in modo tale che ilcittadino accresca la propria consapevo-lezza in merito alla contraffazione. Spes-so infatti i cittadini non si rendono piena-mente conto di cosa si nasconda dietroquesto sistema criminale e malavitoso,né sono a conoscenza dei rischi diretti eindiretti derivanti dall’acquisto di pro-dotti falsi. Quindi oltre che informare,dobbiamo anche formare il cittadino.

D. In che modo?R. Attraverso campagne di comunica-

zione, formazione e informazione, so-prattutto alle giovani generazioni che undomani saranno la classe imprenditorialedel Paese. Proprio per questo stiamo po-nendo in essere un insieme di azioni le-gate al mondo della scuola dove i ragaz-zi stanno dimostrando una forte parteci-pazione con vari progetti e idee per com-battere la contraffazione.

D. E alle imprese fate formazione?R. Agli imprenditori spieghiamo come

tutelare il portafoglio intellettuale; so-prattutto i piccoli imprenditori non han-no ancora chiaro il concetto di proprietàindustriale e di conseguenza non sannocome difenderla e, a tale scopo, negliscorsi anni sono stati organizzati circa230 seminari su tutto il territorio nazio-nale per diffondere e far conoscere il te-

D. Come procede la collaborazione tramondo industriale, consumatori e pub-bliche istituzioni nell’ambito della lottaal fenomeno della contraffazione?

R. Parola fondamentale nell’ambitodella contraffazione è proprio la collabo-razione e il coordinamento tra l’istituzio-ne pubblica, le imprese e le associazionidi categoria dei consumatori. Insieme al-l’associazione dei consumatori stiamoportando avanti un progetto, «Io sonooriginale», che ha il compito di diffonde-re nelle città italiane il tema della con-traffazione. Un’altra modalità di coordi-namento molto importante è la cosiddet-ta «linea diretta anticontraffazione», unnumero dedicato ed un indirizzo di postaelettronica cui il cittadino può rivolgersiper segnalare dei fenomeni contraffatti-vi; in questo modo noi recepiamo la se-gnalazione e collaborando con la Guar-dia di Finanza riusciamo a risolvere lamaggioranza dei casi, anche quelli piùcomplessi. Ma il modello per antonoma-sia che costituisce l’incarnazione delcoordinamento tra istituzioni pubbliche,cittadini, consumatori e imprese è pro-prio il Consiglio nazionale anticontraffa-zione, organismo interministeriale natonel 2010 con funzioni di indirizzo, im-pulso e coordinamento strategico delleiniziative intraprese da ogni amministra-zione in materia di lotta alla contraffa-zione, al fine di migliorare l’insieme del-l’azione di contrasto a livello nazionale.

D. Cosa fanno e che cosa possono farele imprese per tutelare i propri prodotti?

R. La cosa che bisogna fare per tutela-re i propri prodotti è l’utilizzo intelligentedella proprietà industriale. Abbiamo pub-blicato uno studio che mette in evidenzal’importanza dei titoli della proprietà in-dustriale: l’elemento chiave per tutelare ilproprio prodotto è dunque la registrazio-ne del marchio, oppure concessione dibrevetto. Ormai si è passati da un concet-to di proprietà industriale passivo, cioèsolo di tutela e di garanzia, a un concettopiù attivo con un utilizzo del titolo di pro-prietà industriale quale leva strategica disviluppo competitivo del sistema azien-dale. Ed è quello che noi come ufficio ita-

ma della proprietà industriale. Sempreper quanto riguarda la lotta alla contraf-fazione stiamo operando per rafforzare ilcontrasto in ciascun territorio, in coeren-za con le linee guida emanate dal Mini-stero dell’Interno e Ministero dello Svi-luppo Economico. Tali linee guida indi-viduano nei Prefetti i principali attoridella lotta alla contraffazione a livello lo-cale nonché promotori, attraverso proto-colli di intesa, di vere e proprie coalizio-ni di stakeholder pubblici e privati con-tro il falso.

D. Ogni territorio ha la propria pecu-liarità nell’ambito della contraffazione?

R. Sempre per i prefetti stiamo lavo-rando insieme al Censis per la realizza-zione di studi territoriali dedicati alleprovince; tali studi hanno dimostratoche la contraffazione è un fenomeno va-riegato e ogni provincia ha le proprie ca-ratteristiche distintive, quindi occorronostrumenti diversificati. Dalle ricerchesul campo sono emerse proposte ed indi-cazioni operative per la lotta alla con-traffazione che abbiamo consegnato aiprefetti di Milano, Roma e Palermo.Continueremo allo stesso modo in altreprovince in maniera tale da monitorare ilfenomeno a tutte le latitudini della no-stra penisola.

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liano brevetti e marchi stiamo cercandodi fare ponendo in essere delle politicheper valorizzare gli obiettivi della pro-prietà industriale tramite il cosiddetto«pacchetto innovazione».

D. In cosa consiste?R. Questo pacchetto, ideato nel 2010,

ha messo a disposizione delle piccole emedie imprese complessivamente sinoad oggi circa 90 milioni di euro, al finedi supportare le stesse Pmi nella valoriz-zazione economica dei titoli di proprietàindustriale. Il Pacchetto Innovazione sicaratterizza per due linee di intervento:1) le misure Brevetti+, Marchi+ e Dise-gni+ attraverso le quali si aiutano le Pmisia a proteggere i propri titoli di PI (an-che a livello comunitario ed internazio-nale) sia a verificarne il loro potenzialein termini di valorizzazione economica;2) le linee del Fondo Nazionale Innova-zione attraverso le quali è stato reso piùagevole l’accesso al credito (mediantesia finanziamenti agevolati che parteci-pazioni al capitale) per le nostre Pmi cheintendono realizzare programmi di inve-stimenti produttivi per la valorizzazioneeconomica dei brevetti e dei disegni.

D. Parlando di contraffazione i primiprodotti che vengono in mente sono iprodotti legati alla moda, ma il fenome-no si estende ad altri ambiti, quali sono?

R. Oggi la contraffazione è capillare;la cosa che deve spaventare di più è cheormai è replicabile tutto ciò che impattasulla nostra vita, e di conseguenza sullanostra sicurezza e sulla nostra salute. Bi-sogna smettere di pensare alla contraffa-zione come a un male minore, come adun illecito di serie B e che non fa male anessuno; al contrario, invece, fa male aciascuno di noi come singolo, fa male ainostri figli, fa male allo Stato che perdedanaro che potrebbe essere investito inrisorse, fa male alla collettività nel suocomplesso, la contraffazione fa male atutti noi.

D. Internet e l’e-commerce possonoaiutare a difendere il made in Italy o èuna minaccia?

siamo pronti a fornire consulenza a tuttele imprese che richiedano informazioniin merito.

D. In Italia c’è una reale percezionedel problema o serve un cambiamentoculturale?

R. Crediamo che in Italia occorra uncambiamento reale, un approccio diver-so rispetto al consumo. È necessario uncambiamento culturale. I nostri giovanidevono capire che scaricare un dvd ocomprare un bene contraffatto è un reatoalla stessa stregua di un furto, perché ru-bare un bene materiale o un’idea è lastessa cosa. Nelle scuole, a Campobasso,è stato fatto un progetto molto interes-sante in cui si dimostra che chi copia uncompito in realtà fa qualcosa di molto si-mile a chi imita un bene: il ragazzo deru-bato del suo compito originale ha la stes-sa sensazione di un imprenditore a cuisia stato contraffatto il proprio brevetto.Quindi far capire emotivamente ai gio-vani l’analogia tra il furto di beni mate-riali e il furto di idee è proprio quello checi vuole.

D. Qual è il ruolo strategico della pro-prietà industriale per le Pmi?

R. La proprietà industriale è una levastrategica nello sviluppo del sistema eco-nomico. Ancora oggi, purtroppo, non tut-te le imprese hanno un approccio di que-sto tipo. Quello che noi cerchiamo di fa-re è di armonizzare la conoscenza dellaProprietà Industriale nelle diverse regio-ni cercando di sensibilizzare tutte le im-prese. Per far ciò abbiamo posto in esse-re due progetti: il primo consistente in unprogramma di e-learning di facile con-sultazione per tutte le imprese, che con-sentirà ai nostri imprenditori di avere co-noscenza dell’importanza della proprietàindustriale e dei meccanismi per accede-re al relativo sistema consultando deimoduli innovativi che saranno fruibilitramite il cellulare ovvero il tablet attra-verso una specifica App; il secondo ri-guarda uno strumento di «prediagnosi»che aiuta la piccola e media impresa acapire cose detiene dentro la propria«cassaforte» in termini di brevetti, mar-chi e disegni. A valle della prediagnosiabbiamo definito un progetto pilota in

R. Se usato bene e in modo legale, l’e-commerce è una grande opportunità perlo sviluppo del sistema economico. Inve-ce, in molti casi, si rileva una grave pro-blematica perché spesso chi acquista on-line non è consapevole di comprare mer-ce contraffatta. Per contrastare tale feno-meno, uno strumento che abbiamo vara-to di recente è la cosiddetta «Carta Ita-lia»; si tratta di un accordo tra i detentoridi diritti di proprietà industriale ed ope-ratori della rete. Se il proprietario del di-ritto nota che ci sono offerte di beni conil proprio marchio contraffatto, lo segna-la al gestore della piattaforma che elimi-nerà tali offerte rendendole indisponibili.Inoltre, grazie a Carta Italia anche i con-sumatori avranno la possibilità di segna-lare offerte online di merce contraffatta.

D. La lotta alla contraffazione è a suavolta un settore in piena espansione; cisono aziende che offrono prodotti per latracciabilità attraverso sigilli digitali, si-stemi su radiofrequenza, addiritturausando le nanotecnologie. Secondo lei lenuove tecnologie aiutano?

R. Per aiutare le imprese a individuareil sistema di tracciabilità più idoneo alproprio settore merceologico e alle carat-teristiche del proprio processo produtti-vo, abbiamo creato una sorta di vetrinanella nostra sala aperta al pubblico dove

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collaborazione con il Politecnico di Mi-lano grazie al quale alcune Pmi sarannooggetto di visita gratuita da parte dei tec-nici dell’Università per effettuare unavera e propria diagnosi del proprio por-tafoglio di titoli in proprietà industriale eper fornire suggerimenti in ordine allaloro valorizzazione economica.

D. Quanto pesa ed è diffuso il sistemadella proprietà industriale in Italia? Incosa consiste l’esame di merito delle do-mande di brevetto?

R. Potenzialmente il peso è molto ele-vato. Da uno studio condotto dall’Euipoe dall’Epo si è appreso che le imprese adalta intensità di diritti di proprietà intel-lettuale (Dpi) contribuiscono al 90 percento alle esportazioni dell’Ue. Parlia-mo in particolar modo del brevetto che èil titolo di proprietà industriale più diret-tamente legato alla ricerca e all’innova-zione. In Italia in questi ultimi anni sonostate apportate modifiche sostanziali atutto il sistema brevettuale italiano. Ciòè stato ottenuto in primo luogo con l’in-troduzione della ricerca di anterioritànelle procedure di concessione del bre-vetto italiano. Questo cambiamento èstato ottenuto tramite opportune modifi-che normative e la stipula di un Accordointernazionale con l’European patent of-fice, che è l’Autorità preposta allo svol-gimento delle ricerche di anteriorità an-che sulle domande italiane. La ricercaviene effettuata da esaminatori espertidell’Epo, sia sulle banche dati brevet-tuali che sulla letteratura non brevettua-le, sulla base di precisi standards stabili-ti nella Convenzione europea dei brevet-ti, anche nell’ottica di sottoporre le do-mande a procedure armonizzate sia a li-vello europeo che internazionale. Lasuccessiva fase di esame di merito delladomanda di brevetto viene svolta dagliesaminatori dell’UIBM sulla base delrapporto di ricerca e delle eventuali re-pliche ad esso presentate dal titolare.Con la nuova procedura si è passati,quindi, da un brevetto «debole», quelloconcesso in passato sulla base della soladocumentazione presentata dal richie-dente e sulle conoscenze del tecnico me-

so una procedura di concessione o regi-strazione o che necessitano di informa-zioni approfondite sulle modalità di ac-cesso ai servizi della nostra Direzionegenerale. Esiste poi lo sportello «Cina,India e Russia» cui le nostra aziende chelavorano in un’ottica internazionale pos-sono rivolgersi per avere una consulenzaspecialistica sui sistemi di protezionepresenti nei 3 Paesi.

D. Perché è importante brevettare e tu-telare le invenzioni nella moderna indu-stria e nell’attuale contesto storico?

R. È importante brevettare poiché og-gi il contributo alla crescita economicadella ricerca e sviluppo diviene concretosolo se le aziende sono in grado di tra-sformare la ricerca in innovazione tecno-logica e di proteggere tale innovazionecon gli strumenti della proprietà indu-striale, quegli strumenti, cioè che se ade-guatamente utilizzati consentono di otte-nere ricavi significativi e vantaggi com-parati rispetto alla concorrenza. Sottoquesto profilo i brevetti rappresentanocertamente lo strumento primario di pro-tezione da azioni di contraffazione e fon-te di ricavi. Il brevetto è fondamentalesoprattutto ora in cui l’internazionalizza-zione è un elemento trainante per lo svi-luppo di un’azienda.

D. Quali sono le priorità da affrontarenella difesa della proprietà industriale?

R. La verifica su ciò che le impresehanno nel proprio patrimonio di beni in-tangibili; la tutela dei propri diritti diproprietà industriale; l’utilizzo di tuttociò che viene posto dall’amministrazionepubblica a vantaggio delle imprese nel-l’ambito della proprietà industriale. Noisiamo a servizio delle imprese con il no-stro sito, con la nostra Sala Pubblico, conil servizio « L’esperto risponde». Non di-mentichiamo che la caratteristica italianaè la genialità e l’inventiva ma queste pe-culiarità vanno tutelate e usate con atten-zione in modo da renderle il più possibi-le proficue e, tramite il brevetto e gli altristrumenti della proprietà industriale,possono e devono essere un traino per losviluppo economico del Paese. ■

dio del ramo, facilmente «attaccabile» econtestabile da un punto di vista giuridi-co, ad un brevetto legalmente più «for-te»: con la ricerca di anteriorità, infatti, ititoli sono concessi con una solida inda-gine preventiva sullo stato della tecnicaanteriore e il relativo rapporto divienepubblico insieme a tutta la documenta-zione brevettuale, allo scadere del perio-do di segretezza, consentendo al titolaredi far valere consapevolmente i propridiritti di esclusiva nei confronti dellaconcorrenza. Il nuovo sistema di brevet-tazione, introdotto per le domande depo-sitate a partire dal 1° Luglio 2008, si ècon gli anni consolidato ed ha portato arisultati interessanti in termini di cresci-ta quantitativa e qualitativa del brevettoitaliano, stimolando anche la presenzaall’estero delle aziende italiane che sem-pre più proteggono in sede europea e in-ternazionale i propri brevetti.

D. Quali sono le attività principali del-la Direzione UIBM in questo ambito?

R. Sono molteplici; il nostro compitoistituzionale principale è quello di regi-strare i marchi e disegni industriali con-cedere brevetti nazionali, validare in Ita-lia i brevetti europei. Accanto a questaattività , svolgiamo importanti compiti didiffusione della conoscenza della pro-prietà industriale e degli strumenti chequesta mette a disposizione delle impre-se e dei singoli inventori per proteggerele proprie opere dell’ingegno. In questoambito le attività svolta dalla mia Dire-zione generale sono molteplici: abbiamolanciato una campagna con degli spot te-levisivi per veicolare il valore e il signi-ficato della proprietà industriale, orga-nizziamo presso il nostro ufficio semina-ri, workshop sui vari temi che riguardanola proprietà industriale e partecipiamo adeventi , anche di carattere internazionale,per favorire la conoscenza di tutti glistrumenti di protezione della proprietàintellettuale. Abbiamo, inoltre, predispo-sto un servizio «L’esperto risponde» , incui i funzionari dei nostri uffici fornisco-no, su appuntamento informazioni ed as-sistenza agli utenti che hanno già in cor-

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Con 111 anni di storia allespalle, le FS Italiane, forti diun prestigioso know-howtecnico e di una situazione finanziaria e patrimoniale solida, ambiscono ad ampliare il proprio business domestico e internazionale. A tali traguardi punta il Piano Industriale 2017-2026 diFSI, che stima una crescitadei ricavi fino a 17,6 miliardi di euro nel 2026

Nei prossimi 10 anni il GruppoFSI immagina, oltre ai grandiprogetti infrastrutturali, di

trasformare le attuali Ferrovie in un’a-zienda in grado di offrire, ad un livellopiù evoluto, una pianificazione integra-le del viaggio door-to-door con caratte-ristiche di alta fruibilità, efficacia econvenienza.

Ciò sarà reso possibile grazie ai bigdata, a strumenti di analisi avanzata e adappropriate piattaforme digitali, che per-metteranno l’offerta di servizi evoluticome il portafoglio elettronico, il trave-ling companion, ecc.

In un arco temporale così lungo - co-me quello del Piano - il Gruppo è co-munque atteso da scadenze concrete eravvicinate: a dicembre verrà inauguratala Treviglio-Brescia, mentre proseguonoi lavori sulla Napoli-Bari per la velociz-zazione della linea Adriatica, sulla Saler-no-Reggio Calabria e sulla Palermo-Ca-tania-Messina.

I lavori su Terzo Valico, Galleria dibase del Brennero e Torino-Lione com-pleteranno la parte italiana dei CorridoiTEN-T. Non si tratta di rincorrere il futu-ro, ma di costruirlo anticipandone dina-miche e tendenze e per farlo sono statiprevisti investimenti nella misura di 94miliardi di euro, già disponibili per oltrela metà (23 in autofinanziamento e 35stanziati nei Contratti di Programma).

IlPiano persegue soluzioni inte-grate capaci di attrarre quotecrescenti di viaggiatori che

oggi prediligono la mobilità privata. Intale contesto, il riequilibrio modalenon potrà prescindere dal TPL - anchesu gomma - cui viene riconosciuto unruolo strategico nel Piano industriale.FSI si candida ad essere protagonistadi tale shift modale, con l’obiettivo dipassare dal 6 per cento di market sharedel 2015 al 25 per cento nel 2026, co-gliendo le migliori opportunità che sipresenteranno sul mercato del TPL na-zionale, partecipando a gare e, ovepossibile, acquisendo operatori chiave.

Nel trasporto regionale, il cambio dipasso è imminente grazie ad un accor-do quadro per la fornitura di 500 nuovitreni regionali, che implementerannouna flotta per il 20 per cento già rinno-vata. Anche Busitalia, l’azienda di tra-sporto su gomma del Gruppo, attendel’arrivo di 3 mila nuovi bus che nerafforzeranno la presenza nel TPL e lepermetteranno di entrare nel mercatodella lunga distanza.

Nel trasporto su media e lunga per-correnza, invece, l’obiettivo è quello dimantenere gli altissimi livelli qualitati-vi raggiunti, estendendo tali standard atutta la flotta grazie anche al completa-mento della consegna dei Frecciarossa1000. I nuovi servizi «FrecciaLink»,

«N ell’oggi cammina già ildomani»; in questi ter-mini si esprimeva il

poeta Coleridge quando a cavallo tra il700 e 800 vedeva trasformarsi la societànella quale viveva; erano gli anni in cuinacquero i primi «strabilianti macchina-ri per il trasporto» innescando un pro-cesso inarrestabile che simbolicamenteprese avvio con il volo del pallone aero-statico nel 1783 che tanta meravigliadestò, al punto di ispirare nel poetaMonti lode Al signor Mongolfier. Biso-gnerà attendere altri ventuno anni per-ché Trevithick realizzi la prima locomo-tiva ed altri trentacinque per l’inaugura-zione della Napoli-Portici, i primi 7,6km di ferrovia della penisola; l’annosuccessivo fu la volta della Milano-Monza e poi della Padova-Mestre.

Da allora molto è cambiato nel mon-do ed in Italia. Con tecnologie di eccel-lenza, che la pongono ai primi posti nelmondo per sicurezza ed affidabilità, larete ferroviaria italiana è in esercizioper circa 16.700 chilometri su cui viag-giano 64 milioni di tonnellate di mercee 600 milioni di passeggeri. Con ben111 anni di storia alle spalle, le FS Ita-liane, forti di un prestigioso know-howtecnico e di una situazione finanziaria epatrimoniale solida, ambiscono ad am-pliare il proprio business domestico einternazionale. A tali traguardi punta ilPiano Industriale 2017-2026 di FSI, chestima una crescita dei ricavi fino a 17,6miliardi di euro nel 2026 e un Ebitda da2,3 a 4,6 miliardi di euro nel prossimodecennio.

Incentrato su alcuni profili d’inter-vento strategici che parlano di mobilitàed infrastrutture «integrate» per passeg-geri e merci, di «espansione internazio-nale» e «digitalizzazione» come fattoreabilitante di tutto, il Piano delinea unanuova vision del Gruppo in un contestoin profonda evoluzione.

FERROVIE, ANAS E DINTORNI:UN CANTIERE APERTO

« N E L L ’ O G G I C A M M I N A G I À I L D O M A N I »

INFRASTRUTTURE INTEGRATEE DIGITALIZZAZIONE

MOBILITÀ INTEGRATAPER I VIAGGIATORI

d i A L B E R T O B R A N D A N I

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turato finora a parlarne nei terminidi un vero e proprio «polo nazionaledelle infrastrutture». Continuando asnocciolare le cifre di tale operazio-ne, colpiscono il volume degli inve-stimenti potenziali su base annuaascrivibili alla costituenda entità, pa-ri a 7,2 miliardi di euro, e del fattura-to complessivo stimato in 10 miliardidi euro. Il profilo sociale dell’opera-zione è tutto centrato sull’accorpa-mento dei 75 mila dipendenti prove-nienti dalle due realtà nell’alveo diun unico soggetto.

I numeri da soli però non sono suf-ficienti ad esprimere i potenziali be-nefici connessi alla fusione ANAS-FSI che potrebbero interessare, oltrealle società direttamente in questio-ne, l’intero settore dei trasporti e del-la logistica favorendo la riduzionedel differenziale di competitività(non solo di quello infrastrutturale)del nostro Paese rispetto ai suoi prin-cipali concorrenti. Da questo puntodi vista, l’integrazione delle strategiedi investimento potrebbe configurar-si come il primario valore aggiuntodel nuovo soggetto, da cui discende-rebbero a cascata ulteriori e numero-si vantaggi sotto il profilo sia gestio-nale sia operativo. Gli interventi damettere in cantiere sarebbero indivi-duati all’interno di un’unica cornice,con la possibilità di svolgere in modocongiunto la rilevazione dei bisogniinfrastrutturali sul versante stradale-ferroviario e la pianificazione delle

rispettive reti. La gestione condivisadegli appalti alimenterebbe beneficidi medio-lungo termine, determi-nando economie di scala nei processidi approvvigionamento. Gli iter au-torizzativi per alcune opere sarebbe-ro oggetto di semplificazione ed ilcoordinamento delle politiche di pe-daggio migliorerebbe l’uso delle in-frastrutture esistenti. Con un simileassetto strategico, l’intermodalità po-trebbe uscirne favorita grazie soprat-tutto all’ottimizzazione progettualedei nodi di scambio e delle relativeinfrastrutture.

Ma anche per la possibilità di svi-luppare «gestioni di corridoio multi-modale», tarate sull’esigenza di sod-disfare in modo sempre più adegua-to la domanda internazionale, e sullapredisposizione di un’offerta inte-grata di servizi d’informazione all’u-tenza basata sull’utilizzo delle nuovetecnologie. La domanda di mobilitàpotrebbe essere soddisfatta in modopiù puntuale, efficiente ed efficaceanche grazie al coordinamento con-giunto delle emergenze ed alle possi-bili sinergie nelle politiche di manu-tenzione delle reti. La stessa possibi-lità di avere un interlocutore uniconei rapporti con le Amministrazionilocali (in particolare con la commit-tenza del TPL) avrebbe un impattopositivo. Il percorso della fusione èsicuramente una sfida impegnativa,ma funzionale alla crescita dell’Italiae del suo sistema industriale. ■

oltre ad un esteso progetto di parcheggidi interscambio, promuoveranno l’utiliz-zo dei mezzi collettivi e l’integrazionemodale.

IlPiano dedica al trasporto del-le merci investimenti per 1,5miliardi (1,1 miliardi per il

materiale rotabile; 300 milioni perterminal e logistica; 100 milioni perICT). La strategia mira alla creazionedi un polo unico della logistica, lanuova Mercitalia, che opererà ristrut-turando le attività cargo del Gruppoal fine di promuovere l’intermodalitàe l’espansione in segmenti di offertaad alto valore aggiunto (es. il freightforwarding).

Nel Piano riveste grande im-portanza lo sviluppo inter-nazionale, il cui business

oggi costituisce il 13 per cento dei ri-cavi complessivi. L’obiettivo è di sali-re al 23 per cento nel 2026, rilancian-do il Gruppo come General Contrac-tor, con la capacità di realizzare fer-rovie esportando il proprio knowhow; sviluppando l’offerta di serviziferroviari a mercato all’estero; raffor-zando le relazioni transfrontaliereesistenti e puntando sulle rotte euro-pee più appetibili (come Parigi-Bruxelles, Atene-Salonicco, Londra-Edimburgo, ecc.); puntando infinesulla crescita internazionale del TPLin modo da creare opportunità di in-tegrazione modale ferro/gomma neltrasporto passeggeri.

IlPiano contempla un’altragrande sfida da portare acompimento negli anni a ve-

nire, che riguarda la fusione ANAS-FSI. Si tratta di un’operazione di par-ticolare rilevanza per il nostro Paese,ma decisamente impegnativa, chegià ha mostrato appieno l’estremacomplessità insita nella sua attuazio-ne. Qualche dettaglio numerico sulnuovo soggetto che si verrebbe acreare è funzionale ad una migliorecomprensione della portata dell’ope-razione, così come del suo impattosocio-economico.

Basti pensare all’estensione dellarete infrastrutturale di matrice stra-dale/autostradale e ferroviaria (oltre40 mila chilometri sul territorio na-zionale), da porre in capo alla gestio-ne del nuovo soggetto, che ha orien-tato lo stesso dibattito pubblico ma-

LOGISTICA INTEGRATA

ESPANSIONE INTERNAZIONALE

FUSIONE ANAS - FSI

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ritish American Tobacco è trale principali aziende globali.La sua capitalizzazione in Bor-sa la pone ormai stabilmente

tra i primi 3 operatori sul listino diLondra. Il suo portafoglio è di oltre200 marchi internazionali, tra cuiLucky Strike, Rothmans e Dunhill, ecomprende una linea completa diprodotti alternativi al fumo tradizio-nale. In Italia, BAT contribuisce conoltre 3 miliardi alle entrate dello Sta-to e ha un ruolo di riferimento e digrande valore strategico per il siste-ma economico nazionale. Ne parla inquesta intervista a Specchio Econo-mico Andrea Conzonato, presidentee amministratore delegato di BATItalia dal primo aprile 2015.

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Legrandi aziende sono sempre alla ricerca di competenza, creatività, innovazione e talento. Qui in Italia riscontriamo quotidianamente questi valori,in tutti i nostri interlocutori: nei partner, nei fornitori e nelle tante realtà produttive del Paese. L’ingegno, lo spirito innovativo, l’elevatolivello tecnologico raggiuntodalle aziende italiane ci spingono quindi, con rinnovata convinzione, a credere e ad investire nel nostro Paese

AANNDDRREEAA CCOONNZZOONNAATTOO:: CCOOSSÌÌBBRRIITTIISSHH AAMMEERRIICCAANN TTOOBBAACCCCOOSSCCOOMMMMEETTTTEE SSUULLLL’’IITTAALLIIAA

AANNDDRREEAA CCOONNZZOONNAATTOO:: CCOOSSÌÌBBRRIITTIISSHH AAMMEERRIICCAANN TTOOBBAACCCCOOSSCCOOMMMMEETTTTEE SSUULLLL’’IITTAALLIIAA

Andrea Conzonato, presidente e amministratore delegato

di British American Tobacco (BAT) Italia

BB Domanda. Che cosa rappresental’Italia per British American Tobacco?

Risposta. British American Tobac-co Italia ha iniziato ufficialmente lapropria attività nel 2002, arrivandoalla sua attuale configurazione nelgiugno del 2004 a seguito dell’acqui-sizione dal Governo italiano dell’En-te Tabacchi Italiani (ETI), per un va-lore di 2,3 miliardi di euro. Si tratta,ancora oggi, del più importante inve-stimento mai fatto da una multina-zionale nel nostro Paese, che da allo-ra rappresenta una realtà strategicanella visione globale del nostroGruppo. L’Italia è inoltre uno dei pri-

mi 15 mercati al mondo e il secondoin Europa, ma la sua importanza nonsi ferma qui: le eccellenze di questoPaese rappresentano per noi una ri-sorsa importante, un patrimonio uni-co da valorizzare e su cui investire.

D. Perché - come affermate anchenella vostra ultima campagna di co-municazione - avete deciso di inve-stire ancora massicciamente sul no-stro Paese? Quali sono i termini pre-cisi di tale investimento nei vari com-parti economici italiani, a cominciareda quello agricolo?

R. Le grandi aziende internaziona-li sono sempre alla ricerca di compe-

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tenza, creatività, innovazione e talen-to. Qui in Italia riscontriamo quoti-dianamente questi valori, in tutti inostri interlocutori: nei partner, neifornitori e nelle tante realtà produtti-ve del Paese. L’ingegno, lo spirito in-novativo, l’elevato livello tecnologi-co raggiunto dalle aziende italiane cispingono quindi, con rinnovata con-vinzione, a credere e a investire nelnostro Paese. È per questo che anchenel 2016 abbiamo confermato i nu-meri del nostro piano di investimentiin Italia per un valore di 1 miliardodi euro in cinque anni, annunciatodue anni fa. Investiamo queste risor-se nell’acquisto di tabacco italiano, dimacchinari italiani, che il GruppoBAT destina ai suoi stabilimenti ingiro per il mondo, nel marketing enella ricerca, dando spazio ai talentie alla creatività dei nostri connazio-nali, soprattutto dei più giovani.Quest’anno possiamo confermareche 20 milioni di euro sono stati im-piegati per comprare tabacco italianodi alta qualità. Quasi 60 milioni dieuro sono stati investiti in attività di

marketing, nella distribuzione e in ri-cerche di mercato. Ulteriori 116 mi-lioni di euro, infine, sono stati impie-gati per l’acquisto di macchinari eservizi di installazione, avviamento emanutenzione da fornitori italiani.La nostra azienda crede nell’innova-zione a 360 gradi non solo nell’ambi-to dei prodotti di nuova generazione,categoria nella quale abbiamo l’am-bizione di diventare leader di merca-to, ma anche per i prodotti tradizio-nali del tabacco. Infatti, proprio imacchinari che abbiamo acquistatodall’azienda bolognese G.D. delGruppo Coesia, e dalla Montrade,un’altra eccellenza italiana, sono alla

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dard di qualità e sicurezza. È una sfi-da affascinante che abbiamo coltocon entusiasmo.

D. La ricerca e sviluppo dei cosid-detti «Next Generation Products» è,certamente, la risposta più importan-te che le aziende del tabacco stannodando alle istanze salutistiche e alleconseguenti restrizioni che investonoil fumo di tabacco in un crescente nu-mero di Paesi del mondo. BAT, sia alivello internazionale sia, ultima-mente, in Italia ha presentato novitàmolto rilevanti al riguardo. Potrebberaccontarle nel dettaglio?

R. Certamente. Mi lasci innanzitut-to dire che penso si tratti dell’iniziodi una nuova era: vaporizzatori dinicotina, prodotti del tabacco senzacombustione e dispositivi medici persmettere di fumare rientrano in unagamma che pone l’industria comeparte della soluzione per limitare iltabagismo in futuro. Ci crediamo e cistiamo investendo, puntando comeazienda sull’intero spettro di soluzio-ni. La nostra linea di prodotti di nuo-va generazione - i cosiddetti «NGP»(Next Generation Products) - spaziadalle sigarette elettroniche, che inazienda chiamiamo «prodotti del va-pore», a prodotti basati sul riscalda-mento del tabacco anziché sulla com-bustione (il mese scorso, in Giappo-ne, abbiamo lanciato «Glo», un pro-dotto innovativo nella sua categoria),a prodotti ibridi (iFuse, lanciato re-centemente in Romania). Fino agiungere a Voke, un inalatore di nico-tina che ha ottenuto nel Regno Unitola licenza per essere venduto comeprodotto farmaceutico. Fino ad oggisiamo stati presenti sul mercato ita-liano con Vype ePen, una e-cig all’a-vanguardia distribuita nelle miglioritabaccherie delle principali città ita-liane, che ha ottenuto un eccellenteriscontro da parte degli svapatori ita-liani. E proprio l’Italia è stata sceltadal nostro Gruppo come piattaformadi lancio mondiale per uno dei suoiprodotti di nuova generazione piùinnovativi e all’avanguardia: pochigiorni fa, infatti, abbiamo lanciato aMilano «Pebble», l’ultima sigarettaelettronica della linea Vype, un pro-dotto con altissimi standard di qua-lità e sicurezza e dal design innovati-vo che rivoluzionerà il mercato deiprodotti del vapore. Con l’occasioneabbiamo anche inaugurato il nostroprimo «flagship store» al mondo, aMilano, nella zona dei Navigli: un«tempio» dedicato al vaping e ai no-stri prodotti di nuova generazione.

D. Sempre parlando di NGP, osemplicemente di sigaretta elettroni-ca, l’Italia ha conosciuto all’inizio diquesto decennio un boom poi stroz-zato. Qual’è la situazione attuale?

R. Effettivamente abbiamo assisti-

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norile. Il secondo aspetto è l’investi-mento costante in ricerca e svilupposu prodotti a potenziale rischio ridot-to. Per dare un’idea, negli ultimi 5anni BAT ha investito in ricerca e svi-luppo 1 miliardo di dollari su questinuovi prodotti. Nei nostri laboratorie centri di ricerca a Southampton, nelRegno Unito, lavorano a tempo pie-no oltre 50 scienziati. Il nostro scopoè realizzare e commercializzare unagamma completa di prodotti a ri-schio ridotto per la salute, per offrireai fumatori un’ampia scelta di solu-zioni alternative di nuova generazio-ne, rispetto ai tradizionali prodottidel tabacco, con elevatissimi stan-

«Pebble», l’ultima sigaretta elettronica della linea Vype

base del nostro innovativo filtro «Tu-be Premium Plus», un prodotto all’a-vanguardia che, sebbene fatto dellostesso materiale dei filtri tradizionali,è più pulito, perché non ingialliscenella parte a contatto con le labbra,ed è più resistente, perché mantienela sua forma rigida. Abbiamo appli-cato questi nuovi filtri sulle LuckyStrike fin dal 2014 e più di recentesulle Rothmans, uno dei nostri mar-chi storici e più rappresentativi, e ab-biamo ottenuto un ottimo riscontroda parte dei consumatori. La creati-vità italiana si applica a ogni ambito,e sbaglia chi pensa che non ci sia piùspazio per innovare anche in un set-tore apparentemente «fermo» comequello del tabacco.

D. Che il tabacco faccia male è undato unanimemente riconosciuto.Quale l’impegno di BAT nella stradadella riduzione dei danni da fumo?

R. Qui ci sono due aspetti da consi-derare. Il primo è il contributo chediamo alla corretta informazione persupportare le istituzioni nella pre-venzione, ad esempio del fumo mi-

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gliori e i più capaci, a tutela innanzi-tutto dei consumatori.

D. Più volte, anche recentemente,avete parlato dell’Italia come «bestpractice» anche dal punto di vista re-golatorio, in particolare in materia dinormativa fiscale. Quali sono, a vo-stro avviso, i tratti positivi di talenormativa e perché? Se ci sono, qualipossono essere le ulteriori aree di mi-glioramento?

R. L’Italia, nel settore del tabacco,rappresenta certamente un esempiovirtuoso di regolamentazione equili-brata, un unicum. Tenere assiemeesigenze di bilancio, tutela della sa-lute, stabilità dei consumi e lotta alcontrabbando è un esercizio com-plesso. In Italia, a differenza di moltialtri Paesi, ci stiamo riuscendo. I vo-lumi sono sostanzialmente stabili, ilcontrabbando è sotto controllo e loStato vede crescere ogni anno le pro-prie entrate dal tabacco, con incassirelativi alle accise vicini agli 11 mi-liardi di euro nel 2015, in probabile

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sia per la fiscalità equilibrata garanti-ta dall’attuale assetto fiscale. Nel no-stro Paese il contrabbando si assestadifatti sotto il 6 per cento: una quotatutto sommato contenuta, rispetto adaltri Paesi dove si supera il 20 percento, come in Norvegia, o ci si atte-sta su valori superiori al 15 per cen-to, come in Regno Unito, Irlanda eFrancia in cui il livello dei prezzi èmolto elevato. Oggi, quindi, in Italiasiamo più tranquilli. L’attenzioneperò deve essere sempre massima,anche perché per ogni punto percen-tuale di aumento del contrabbandolo Stato perde più di 100 milioni inmancato gettito da accise e Iva.

D. Quale contributo concreto lavostra azienda fornisce o intende for-nire per combattere il contrabbando?

R. L’industria ha il dovere di con-tribuire a fronteggiare questo feno-meno. Il nostro impegno è massimoe BAT Italia, da molti anni, è in pri-ma linea al fianco delle istituzioninella lotta al contrabbando su diver-si fronti. Prima di tutto attraverso lacooperazione: con le altre multina-zionali del settore, con i Governi,con le forze dell’ordine e con le or-ganizzazioni internazionali comeInterpol e Olaf. La nostra azienda,inoltre, partecipa attivamente al-l’Osservatorio permanente per lalotta al contrabbando e alla contraf-fazione dei tabacchi lavorati, presie-duto dal professor Enrico MariaAmbrosetti. BAT Italia, nel luglioscorso, ha poi promosso una confe-renza internazionale al Senato, incollaborazione con l’associazionePriorità Cultura e con l’Istituto Affa-ri internazionali, intitolata «Le rottedei traffici illeciti in Europa e nelMediterraneo» alla presenza, fra glialtri, del presidente del Senato Pie-tro Grasso, del ministro degli Affariesteri Paolo Gentiloni, del sottose-gretario di Stato Marco Minniti, delprocuratore nazionale AntimafiaFranco Roberti. Più di recente, infi-ne, nel quadro di un protocollo d’in-tesa sottoscritto con il Comandoprovinciale della Guardia di Finan-za di Napoli, ci siamo impegnati asvolgere uno scambio costante diinformazioni sulle rotte criminalitransnazionali e attività di forma-zione congiunta. Molto concreta-mente, abbiamo inoltre fornito altre6 autovetture alla Guardia di Finan-za di Napoli per compiti operativi dicontrasto al contrabbando; altre 6 leavevamo consegnate lo scorso anno.Personalmente, di fronte a sfide cosìimportanti, penso che industria eistituzioni debbano collaborare eavere gli stessi obiettivi. La qualitàdella nostra collaborazione con leistituzioni italiane è eccellente e nesiamo particolarmente orgogliosi. ■

aree economicamente più depressedel Paese, suscitando l’interesse delleorganizzazioni criminali e oggi, pur-troppo, anche terroristiche, come lu-crosa fonte di finanziamento a frontedi rischi relativamente bassi. L’altovalore in rapporto al volume, infatti,garantisce elevati margini di profitto:per le sigarette, le tasse rappresenta-no una porzione significativa delprezzo di vendita. Inoltre, per collo-cazione geografica, il nostro Paeserappresenta anche uno snodo strate-gico di transito, tramite il quale le or-ganizzazioni criminali pianificanospedizioni di prodotto illecito versoPaesi dove, per un pacchetto di siga-rette, vengono richiesti anche più di10 euro in tabaccheria, come nel Re-gno Unito.

D. Come si pone il nostro Paese alivello europeo?

R. In Europa l’Italia rappresentaun esempio virtuoso nella lotta alcontrabbando sia per l’eccellente at-tività svolta dalle forze dell’ordine,

L’innovativo filtro «Tube Premium Plus»di British American Tobacco Italia

to a questo percorso, innanzituttoguidato dalla domanda: evidente-mente i consumatori italiani sono in-curiositi e interessati ai prodotti delvapore. Ma la crescita esponenzialedi operatori e rivenditori è stata ec-cessivamente caotica negli anni, di-sorganizzata. In molti casi i consu-matori si sono sentiti scoraggiati dapalesi disfunzionalità, se non da verie propri incidenti. Noi siamo con-vinti che solo garantendo standarddi qualità e sicurezza estremamenteelevati si possa far ripartire questomercato. Stiamo dicendo alle istitu-zioni: fissate paletti elevati, fate inmodo che questi prodotti risponda-no alle massime garanzie per la salu-te e la sicurezza di chi li utilizza. So-lo così il mercato selezionerà i mi-

ulteriore crescita nel 2016. Che di-ventano 14 miliardi, se conteggiamoanche l’Iva. La regolamentazione ita-liana è figlia diretta delle normativeeuropee a tutela della salute. Un si-stema quindi che funziona e che pe-raltro consente di salvaguardare ilpotere d’acquisto dei consumatori inun momento particolarmente diffici-le in termini di reddito disponibile ecapacità di spesa delle famiglie.

D. Una delle piaghe che affliggonoil settore del tabacco è sicuramente ilcontrabbando. Quali sono a vostroavviso le cause principali di questofenomeno?

R. Il contrabbando di sigarette inItalia affonda le sue radici negli annidel Dopoguerra e, da sempre, si èmanifestato principalmente nelle

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SD-150 HeroHero è l’RPAS VTOL con peso massimo al decollo di 150 Kg; è costruito rispondendo a requisiti e criteri di design aeronautici grazie alla grande esperienza di Sistemi Dinamici, joint venture con AgustaWestland e IDS Ingegneria Dei Sistemi.

Mini RPAS VTOL con peso massimo al decollo di 12 Kg. È un rotocraft completamente ripiegabile per essere alloggiato in un VAN con messa in operazione di volo in 2 minuti. Stark è in due versioni, con motorizzazioni a scoppio a due tempi ed elettrica. La missione tipica di Stark è la protezione ambientale.

Mini RPAS VTOL multirotore con peso massimo al decollo di 5 Kg (Quadcopter) o 7 Kg (Octocopter). L’intrinseca versatilità del sistema Colibrì permette di soddisfare un’ampia varietà di applicazioni con un singolo velivolo, che risulta così la soluzione ideale per utenze professionali. Colibrì è a tenuta stagna per essere impiegato in missioni sul mare, con capacità di galleggiamento, di decollo e di atterraggio sull’acqua.

Close-range Tactical RPAS con peso massimo al decollo di 20 Kg. Manta è una famiglia di aeromobili a pilotaggio remoto ad ala ssa; la sua con gurazione tutt’ala è stata disegnata per ottenere le migliori prestazioni quando impiegato per azioni di pattugliamento, sorveglianza, osservazione aerea e missioni di avanscoperta, grazie alla sua autonomia di 20 ore.

IA-12 Stark IA–3 Colibrì IA-17 Manta

IDS sviluppa prodotti e fornisce servizi che pongono il cliente nale nella condizione di esercitare la propria attività in un processo prevedibile, sicuro, ef cace, con alto ritorno sull’investimento, sotto controllo di con gurazione, rispondente ai requisiti normativi del settore applicativo.

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ANGELO STICCHI DAMIANI: ACI,LA SICUREZZA STRADALE INIZIANEL CODICE DI COMPORTAMENTO

L’Aci organizza e promuove ancheeventi sportivi automobilistici, af-fianca le persone negli spazi dellacultura, delle attività turistiche e del-la passione sportiva. Per tale attivitàè riconosciuto dalla Fia (FédérationInternationale de l’Automobile) come l’unica Autorità nazionale in Italiaper lo sport automobilistico. Essoinoltre accompagna e tutela le perso-ne nel turismo automobilistico in Ita-lia e all’estero. L’Automobile Clubd’Italia, quindi, è impegnato in dueprincipali ambiti d’intervento checonfigurano due ruoli distinti ma in-

terconnessi: il ruolo istituzionale equello di servizio pubblico.

Ne parla a Specchio Economico ilsuo presidente, Angelo Sticchi Da-miani.

Domanda. Nel suo secondo man-dato, quale programma ha per l’Aci?

Risposta. Intanto sono particolar-mente soddisfatto e devo dire ancheorgoglioso: un’elezione con unamaggioranza così schiacciante misprona ancor di più a fare meglio eritengo oggettivamente che in questiquattro anni trascorsi siano state fat-te tante cose. L’Aci si è soprattutto

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a cura di GIOSETTA CIUFFA

in dalla sua nascita, nel 1905, l’A-ci ha seguito e sostenuto l’evolu-zione del fenomeno automobili-stico in Italia, dai 2.229 autovei-coli allora circolanti alle decine

di milioni di oggi. Una crescita espo-nenziale che ha fatto nascere esigen-ze e problemi che l’Automobile Clubd’Italia da sempre analizza, interpre-ta e rappresenta, offrendo serviziadeguati ad una realtà in continuaevoluzione. Nei suoi oltre cento annidi vita il Club si è fatto interprete del-le istanze del mondo automobilisti-co, fornendo un contributo significa-tivo di passione, esperienza e profes-sionalità e svolgendo un’importanteazione di tutela del cittadino, auto-mobilista e no, nella difesa del suodiritto alla mobilità.

Con oltre un milione di soci, l’Au-tomobile Club d’Italia è oggi in Italiala più grande libera associazione dicittadini, dei quali si propone comerappresentante e portavoce presso leistituzioni nazionali ed internaziona-li riguardo alle tematiche del turi-smo, della mobilità e dell’ambiente.

Angelo Sticchi Damiani,presidente dell’Automobile Club d’Italia

SSSS

iinnanzitutto si tratta ditutelare e difendere il dirittodi ciascuno alla mobilitàin una realtà in continua evoluzione che ha visto i2.229 autoveicoli circolantidel 1905 divenire oggi decine di milioni. È chiaro che è necessario un ente come l’Aci, interprete delleistanze dell’automobilistama anche delle sue fragilità

ANGELO STICCHI DAMIANI: ACI,LA SICUREZZA STRADALE INIZIANEL CODICE DI COMPORTAMENTO

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molto riposizionato nell’immagina-rio collettivo, abbiamo lavorato affin-ché non fosse percepito come in pas-sato, e cioè un «vecchio carrozzonepolveroso». Abbiamo dimostrato co-sì di essere un centro di eccellenza eche in tutte le nostre attività, che ge-stiamo in maniera ineccepibile, an-che riuscendo ad innovare molto.

D. Dove vede più innovazione?R. Credo sia proprio nel mondo

della Pubblica amministrazione chevi sia stata una grande innovazione,passando alla digitalizzazione e alladematerializzazione del certificato diproprietà. Oltre ad esso, abbiamo fat-to moltissimo nel settore dello sport,dove siamo riusciti a prendere in ma-no la Targa Florio, che veniva da unasituazione complessa e di scarso «ap-peal» nei confronti del mondo delleauto storiche.

D. Nel settore dello sport come sie-te stati coinvolti?

R. In vari modi. Lo scorso maggioabbiamo fatto un evento straordina-rio con circa 450 automobili tra mo-derne e storiche, valorizzando la ga-ra più antica del mondo in un territo-rio bellissimo e attentissimo a questoevento: di conseguenza abbiamoavuto un successo di pubblico inim-maginabile. Poi abbiamo lavorato so-prattutto per portare dei giovani acorrere in Formula 1 dove da cinqueanni non gareggia un italiano. AdAbu Dhabi di recente ha partecipatoil nostro Antonio Giovinazzi, che po-trebbe divenire campione del GP 2,ossia la «vice Formula 1», e ci augu-riamo che l’anno prossimo possa cor-rere nella Formula 1 riempiendo cosìquesto vuoto che pesa moltissimonegli sportivi italiani. Lo stesso stia-mo facendo per il rally dove abbiamoFabian Dolfi, che quest’anno ha cor-so nel campionato del mondo l livel-lo R3 e nel prossimo anno correrà inR2, andando nella serie più impor-tante, e si potrà battere con i campio-ni facendo valere le sue capacità diguida. Tutto questo è stato fatto conl’Aci-Team Italia, la squadra di ra-gazzi che noi seguiamo e che suppor-tiamo anche da un punto di vistaeconomico, proprio perché è impor-tante che la Federazione svolga unruolo di promozione dei giovani. In-fine, abbiamo assunto il gravosissi-mo impegno di mantenere il GranPremio d’Italia nel campionato delmondo di Formula, quando moltiGran Premi blasonati stanno rinun-ciando per difficoltà economiche; in-vece l’Aci, con risorse proprie, si èimpegnato per mantenere il GranPremio italiano. Anche il rally d’Ita-lia - che si svolge in Sardegna ed èvalido per il campionato del mondo -è un grande sforzo e impegno, mache avviene in una terra bellissima,

nitoraggio dei punti di raccolta del-l’acqua piovana, individuando le cri-ticità prima che creino disagi alla cir-colazione ed emergenze per la città.Di cosa si tratta?

R. Si tratta di una nostra partner-ship con la società di innovazione in-gegneristica Ashikosu. Il progettoconsiste nella predisposizione di unsistema intelligente di monitoraggiodei tombini e dei punti di raccoltadell’acqua piovana, che riesce a leg-gere e a comunicare con una centraleoperativa ogni volta che il livello deltombino superi una certa soglia; intal caso, scatta l’allarme in centrale ea quel punto si riesce a capire se è unfenomeno locale o se sta invece inte-ressando un’area più vasta. Questo èuno dei modi migliori per evitare gliallagamenti. La stessa società hacreato «Tommy», dispositivo che tu-tela le aree di sosta riservate ai disa-bili e che fa sì che non vengano occu-pati tali spazi: si tratta di un sistemamolto efficace che consente l’imme-diata segnalazione dell’occupazioneabusiva di uno stallo riservato ai di-sabili, in assenza di telecomandinoche autorizzi la sosta. «Tommy» fascattare l’allarme e l’abuso viene se-gnalato in centrale. Abbiamo inoltrel’Aci Informatica, che rappresenta si-curamente un centro di eccellenza;quindi Aci Global, ulteriore modalitàdi contatto facilitato e prioritario conla nostra centrale attraverso un’ap-plicazione; poi c’è la nostra storicasocietà di soccorso stradale; infine c’èAci Vallelunga per ciò che riguardanon solo il concetto di autodromo,ma anche quello di guida sicura.

D. Come poter intervenire e daresempre maggiori informazioni peristruire gli automobilisti?

R. A parte il 2015, che speriamo siastato un’eccezione, dal 2001 sonosempre più diminuiti i morti, feriti eincidenti.

D. Cosa è accaduto nel 2015?R. Il 2015 ha visto un’inversione di

nella quale con questo evento abbia-mo la convinzione di fare una grandeoperazione di marketing territoriale.

D. Cosa fate per la sicurezza stra-dale?

R. Abbiamo fatto molto, si tratta diun tema molto importante e delicatoe ci siamo sempre molto impegnati; agiugno abbiamo avuto per quasi unasettimana i rappresentanti delegatidi 140 nazioni che sono venuti a Tori-no per la Settimana dello Sport orga-nizzata dalla Federazione internazio-nale dell’Automobile e dall’Automo-bile Club d’Italia. È stato un successostraordinario, abbiamo discusso an-che del futuro dello sport dell’auto-mobile in una città straordinaria co-me quella di Torino, che si presta adaccogliere tutto questo.

D. Come operate nel settore dellacomunicazione?

R. Da quest’anno l’Aci ha scelto diriprendere a comunicare con effica-cia. Abbiamo cominciato col lanciodel Cdp digitale e poi abbiamo pro-seguito con una campagna di sensi-bilizzazione sull’uso degli smartpho-ne tra le più innovative mai fatte daun ente pubblico. Veicolata solo suisocial media, ha ottenuto un enormesuccesso, con oltre 7 milioni di visua-lizzazioni e 17 milioni di contatti rag-giunti. Ora abbiamo on air una cam-pagna «corporate» che sta avendomolti riscontri positivi grazie allagrafica accattivante, le tempistiche, ilmessaggio; inoltre, è tornata la no-stra rivista «Automobile», uscendocon il numero 1 a fine ottobre dopoquattro anni di assenza, aggiornatasia editorialmente che graficamente,e naturalmente disponibile sia in ver-sione cartacea che in versione on li-ne. Queste sono tutte cose che servo-no a far conoscere il nostro mondo,utili a dialogare con gli azionisti e farcapire effettivamente come si muovel’Aci e cosa c’è dietro l’Aci.

D. L’Aci è pronto a sperimentare aRoma un sistema intelligente di mo-

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tendenza, con l’1,4 per cento di mortiin più. Per il 2016 i dati sembrerebbe-ro abbastanza confortanti. Un trattoessenziale che abbiamo appreso ri-guarda l’età: il picco della mortalitàriguarda il ventiduenne, ed è propriol’età in cui il neopatentato acquistaquella specie di sicurezza che inrealtà non è fondata su basi concretebensì su mere illusioni che lo portanoa sottostimare il pericolo e sovrasti-mare le proprie capacità. I corsi diguida sicura servono proprio a que-sto: sottoponiamo il giovane auto-mobilista ad alcuni test, per esempioil test sul bagnato o sull’evitamentodell’ostacolo improvviso. Il condu-cente si rende conto così di non pos-sedere, dinnanzi a queste situazioni,la reazione giusta, poiché commettedegli errori. La cosa più importante èil bagno d’umiltà nel rendersi contodi non essere il campione che si cre-deva di essere: l’automobilista si ac-corge di dover andare piano proprioperché non ha la sufficiente esperien-za. In sostanza, quando un ragazzoprende la patente, deve iniziare unpercorso formativo perché la patenteè l’abilitazione a guidare, ma poi, an-dando sulla strada in tutte le condi-zioni atmosferiche - pioggia, neve,asciutto, vento e così via - nasce lanecessità di una formazione. Questaformazione è presente nelle scuole diguida sicura perché solo lì è possibilesottoporre il giovane a una serie diprove e test che definiscono la realecapacità del ragazzo, soprattutto percoloro che, dopo un anno di patente,passano a un veicolo di cilindratamaggiore: non si può pensare chedopo un anno un neopatentato possaguidare qualsiasi veicolo.

D. Una delle proposte che avetefatto al Governo è la modifica al Co-dice della strada, nel senso della suasostituzione con un «Codice dei con-ducenti».

R. Esatto. È molto meglio avereuna legge che sia facile da leggere eche non abbia norme tecniche chenon interessano ai conducenti, sicu-ramente importanti ma non comple-te: a noi interessa la norma del com-portamento mediante cui il condu-cente sappia cosa fare e cosa non fa-re, potendo consultare facilmente evelocemente il Codice.

D. L’Aci ha già stilato un Codicedei conducenti?

R. Certo, abbiamo spiegato tuttele norme che per noi è importantemodificare, come l’abilitazione allaguida per i neopatentati dopo unanno di patente. Grazie a una nor-ma europea che è stata recepita intema di motociclismo, se non si arri-va a 23 anni non si possono guidaredelle supermoto. Ma per le autonon è così.

esserci degli sviluppi positivi?R. Lo speriamo. Intanto è impor-

tante che venga portato a terminetutto il lavoro su cui siamo concen-trati da anni.

D. Come vede il fatto che molti au-tomobilisti non si assicurino, permancanza di denaro o per disonestà?

R. Noi quattro anni fa lanciammol’idea di un sistema automatico dicontrollo, che non è stata raccolta. Sitrattava di creare un archivio integra-to tra l’archivio nazionale e quellodell’Aci per poter fare un controlloda remoto tramite le telecamere. Og-gi esiste un database che consente al-le Forze dell’ordine di digitare la tar-ga del veicolo e vedere se è copertodi assicurazione.

D. Un’opinione sulle nuove formedi mobilità che ci sono in Italia?

R. Indiscutibilmente è questo il fu-turo. Noi, con Aci Global, gestiamoin «car sharing» alcune città italiane:non è un affatto un affare, ma biso-gna accettare queste sfide nonostantele perdite. Il futuro è nella condivi-sione di auto. Impariamo a gestire lenovità, non a subirle. Naturalmenteattraverso la connettività diventa tut-to più facile, riuscendo ad averequello che viene chiamato con enfasi«auto autonoma», ma che in realtà èuna macchina dotata di una serie distrumenti che consentono di ridurreal minimo gli errori umani. ■

D. Questo Codice comportamenta-le del conducente non sarebbe da ap-plicare anche ai pedoni che mettonoa repentaglio la propria vita, così co-me ai ciclisti?

R. Sono loro gli utenti deboli dellastrada, perché rischiano di più. Biso-gna avere norme più rispettose ver-so gli anelli fragili della catena, an-che perché i morti nelle aree urbanesono quasi gli stessi di quelli dellearee extraurbane: nell’immaginariocollettivo in città si corrono meno ri-schi per la velocità contenuta, ma siparla al telefonino, non si mette lacintura di sicurezza e in verità il fat-tore di rischio è lo stesso, come ri-portano le statistiche. Ci sono variproblemi da risolvere, come adesempio l’illuminazione degli attra-versamenti pedonali in periferia e lanecessità della loro segnalazione - èil caso delle luci a occhi di gatto - inmodo che il conducente possa essereposto in un condizione di preallarmeanche se al momento nessuno sta at-traversando. Importante è anche evi-tare gli incroci a 90 gradi, poichéportano a conseguenze fatali, pro-blema che si potrebbe risolvere conrotatorie che riducano l’angolo d’im-patto. Noi siamo sempre propositivie abbiamo presentato i nostri emen-damenti al Governo, sperando chevengano accolti.

D. Pensa che in futuro potranno

IlCodice della strada,che dalla sua primastesura ha subito

oltre 20 aggiornamenti,conta 245 articoli e nu-merosi richiami, con unregolamento di attuazio-ne di 408 articoli e 19appendici: una giunglanormativa che gli italianiignorano giudicandola«troppo tecnica» e «con-fusa». L’Aci chiede unnuovo Codice dei condu-centi che in 50 articoliorienti con chiarezza i va-ri comportamenti degliutenti della strada, ri-mandando a uno specifi-co regolamento tecnicol’insieme di disposizionisulle caratteristiche deiveicoli e delle infrastrut-ture stradali

Ogni anno sulle stra-de muoiono 300giovani che preten-

dono di fare al volante coseche non sanno fare. L’inci-dentalità costa allo Stato30 miliardi di euro. Comegià avviene per le moto, vaintrodotta una gradualitàper la guida di automobilipiù potenti. Ai neopatentatiè richiesto un solo anno dipratica con veicoli di poten-za limitata prima di condur-re qualunque auto. L’Acichiede un percorso prope-deutico che assicuri la piùidonea formazione nel tem-po di un bagaglio di espe-rienza e responsabilità,con l’obbligo di un corso diguida sicura e di un esamepratico per guidare un’au-to più potente

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REFERENDUM: «SÌ» O «NO», CAMBIARE PER RENDEREL’ITALIA UN PAESE MIGLIORE

l’Europa quel che noi non sappiamopiù vedere semplicemente: una di-mora e un nome».

L’Europa deve garantire la solida-rietà; deve rafforzare la coesione, de-ve pensare al futuro. Se non è capacedi farlo è inevitabile che in ogni Pae-se i cittadini pensino che solo la ban-diera nazionale li possa rassicurare. Idiritti dei lavoratori si riducono, ilprecariato giovanile si legalizza, lepensioni diminuiscono, i sindacatisono emarginati, l’economia e ilmercato sovrastano lo Stato e domi-nano l’Europa. È uno scenario incer-to, preoccupante, insicuro. L’antido-to deve essere un vero riformismocapace di immaginare, progettare ecostruire il futuro. L’Italia è a unpunto di svolta. La riforma della Co-stituzione proposta da Matteo Renzicon l’intento di rendere governabileil Paese, di liberarlo finalmente dai

lacci e dai laccioli, inciampa di conti-nuo nella pratica quotidiana di Go-verno, che è incapace di modificare,a favore dei più deboli, i rapporti so-ciali ed economici.

Il vincolo esterno, che aveva ope-rato in maniera soddisfacente nel se-condo dopoguerra, ha cessato difunzionare quando è passato sotto ilcontrollo della «burocrazia europea»e del mercato globale. La sovranitànazionale ceduta con la firma delTrattato di Maastricht è stata via viaoggetto di pesanti condizionamentidovuti ad interessi di poteri esterninon sempre sensibili alla soluzionedei problemi sociali. In questa situa-zione il Governo Renzi ha preparatola legge di stabilità per il 2017. Il di-battito sui problemi economici è sta-to ed è sotto tono. L’attenzione delmondo politico è infatti concentratasulla riforma costituzionale e sullanuova legge elettorale.

È in crisi la sinistra. Non ha pro-poste. In uno scenario privo di un ve-ro confronto politico appaiono sullascena leader mediocri incapaci di co-struire il consenso su scelte condivi-se, di suscitare passioni, di gestire ilrinnovamento. Troppe le promessemancate, molta mediocrità nelleriforme, scarsi i risultati, ingombran-ti i «cerchi magici» (direi «tragici»)di collaboratori servili, notevole l’in-capacità di riflettere sui propri erro-ri, incredibile l’ostinazione a insiste-re su scelte sbagliate. La politica nonha progetti: si limita ad approvarequello che succede, oppure a rim-piangere il passato, rottamando, pas-so dopo passo, diritti che sembrava-no acquisiti, con l’arroganza e la pre-supponenza di far passare questi re-visionismi come luccicanti riforme.

La politica di oggi è eguale - ha sot-tolineato Luciana Castellina - ai pro-grammi televisivi che ragionano soloin termini di auditel e che si adattanodi continuo per incontrare il gradi-mento del pubblico. È un gioco dispecchi: la politica coincide con l’opi-nione pubblica, che segue ciò che il

entrata in crisi l’Europa. Ne èuscita in seguito a un referen-dum l’Inghilterra. Alla base diquel voto c’è stata la convinzio-ne che il ritorno alla piena sovra-

nità nazionale potesse garantire con-trollo e sicurezza. È stato un calcolosbagliato. Ma la paura annulla ogniragionamento. Si diffonde e si raffor-za nella globalizzazione un linguag-gio reazionario, una semplificazionedemagogica, un facile estremismo. Inparticolare si consolida una demo-nizzazione dell’Europa che apparesempre più lontana, sempre più bu-rocratica, quasi senza legittimità.

Eppure «c’è uno spazio enorme–sottolinea Ezio Mauro–per una ri-conquista della politica... se non cisarà… si avvererà la profezia diGeorge Steiner, secondo cui l’Europaha sempre pensato di morire. Ormaisoltanto gli immigrati vedono nel-

ÈÈÈÈ

REFERENDUM: «SÌ» O «NO», CAMBIARE PER RENDEREL’ITALIA UN PAESE MIGLIORE

l’opinionista Giorgio Benvenuto

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potere costituito le indica.Non si può proseguire su questa

strada. Occorre reagire alla rasse-gnazione, alla rinuncia, alla paura.Non ci si batte, non ci si agita perevitare il peggio. Il meno peggio èun lontano ricordo; il «più peggio» èinvece dietro l’angolo. Spesso assi-stendo ai confronti in televisione,ascoltando le dichiarazioni o leggen-do le interviste dei diversi personag-gi politici in campo, si rimane stupitiper la superficialità con la qualeognuno di essi argomenta la propriaposizione. Talvolta il dibattito sca-de in una rissa da osteria; spesso c’èla demonizzazione delle opinionidifferenti; quasi sempre vengonoprospettate catastrofi o cataclismieconomici e sociali se dovessero aversuccesso le teorie dell’interlocutoreavverso. Il dileggio e l’offesa fannobreccia ovunque (sintomatica è la re-cente uscita del presidente della Re-gione Campania Vincenzo De Lucacontro l’onorevole Rosy Bindi). È lafiera dell’ignoranza, della volga-rità, della maleducazione.

Il cambiamento della Costituzioneper il Governo Renzi è necessario perdecidere presto e subito. Si vuole da-re a chi governa poteri spicci e sbri-gativi per decidere senza sentire nes-suno e senza studiare e approfondirel’impatto delle riforme. È importanteriportare il dibattito nei binari dellacorrettezza e del rispetto reciproco.Occorre sgomberare il campo dastrumentalizzazioni ed esasperateesagerazioni. La Costituzione va ag-giornata. Non ci piove. Viviamo nel-l’epoca della globalizzazione. Occor-re fare i conti con l’Europa, con ilmondo. La modernizzazione dellaCostituzione italiana va inserita inun progetto che non può ignorarel’Europa. È francamente discutibile

che si è sviluppato è molto diversoda quello svolto nel 1946 nell’As-semblea Costituente. Allora c’erastata una generale condivisione cheaveva saputo gestire anche i dissensipiù clamorosi (penso all’inserimentodel Concordato tra Stato e Chiesanella Costituzione). Tutto avvennein un quadro politico unitario chenon fu incrinato dai mutamenti poli-tici che nel 1947 avevano portato al-l’allontanamento dal governo dei so-cialisti e dei comunisti.

Norberto Bobbio, in accordo conGiuseppe Dossetti, affermava che «laCostituzione italiana è ispirata aideali liberali, integrati da ideali so-cialisti, corretti da ideali cristiano-so-ciali, in un riuscito compromesso cheebbe dignità di un vero Patto Nazio-nale… un accordo di validità univer-sale, oltre il nostro ambito nazionale,e quindi ancorata a principi generalidi umanità e civiltà». Ora invece si èdata continuità alla sciagurata poli-tica di realizzare le modifiche costi-tuzionali con una maggioranza risi-cata, come era già avvenuto nellaXIII e nella XIV legislatura. L’Asso-ciazione Openpolis ha fornito alcunidati impressionanti sulla mobilitàdei nostri parlamentari. Nella legi-slatura in corso sono sinora 263 i par-lamentari che hanno cambiato parti-to, alcuni più volte, per un totale di380 cambi di casacca. A Montecitorioin particolare i cambiamenti sonostati 205, pari al 23 per cento; al Sena-to hanno scelto un altro partito in117, con 175 spostamenti, pari al 36,5per cento degli eletti. Tutto ciò pre-messo, vanno evidenziati i punti piùcritici dei cambiamenti oggetto delrecente referendum.

Il Senato andava abolito. La solu-zione ora proposta è invece un as-surdo pasticcio. Le motivazioni dellatrasformazione del Senato sono su-perficiali. Il «bicameralismo perfet-to» degli ultimi quindici anni è statonella prassi aggirato. Il 58,9 per cen-

che vengano auspicate in termini pe-rentori dalla Commissione europea eda molti leader europei cambiamentialla nostra Costituzione. Sono inac-cettabili: provengono spesso da chiha fatto di tutto per impedire all’Eu-ropa di avere una sua Costituzione.Anche la migliore riforma della Co-stituzione in Italia sarebbe poi vanifi-cata se l’Europa continuasse a fun-zionare, anzi a non funzionare, comeavviene oggi.

Occorre avere un atteggiamentopositivo: i cambiamenti si fanno perconsentire alla nostra Costituzionedi confermare nell’epoca della glo-balizzazione e della finanziarizza-zione la centralità del lavoro, dellasolidarietà, dell’equità. Le propostedi modifica della Costituzione, se-condo l’ammissione di tutte le forzepolitiche, hanno avuto un iter confu-so, alla ricerca di vaghi compromessiche si prestano a molti interrogativiprivi di risposte. Il dibattito politico

30 SPECCHIOECONOMICO

«La politica di oggi è eguale ai programmi televisivi che ragionano solo in termini di auditel eche si adattano di continuoper incontrare il gradimentodel pubblico. È un gioco dispecchi: la politica coincidecon l’opinione pubblica, chesegue ciò che il potere costituito le indica...»

Luciana Castellina

«La Costituzione italiana è ispirata a ideali liberali, integratida ideali socialisti, corretti da ideali cristiano-sociali, in unriuscito compromesso che ebbe dignità di un vero Patto Nazionale… un accordo di validità universale, oltre il nostroambito nazionale, e quindi ancorata a principi generali di umanità e civiltà»

Norberto Bobbio

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to delle leggi nell’attuale legislaturaè presentato sotto forma di decretolegge, messo in approvazione, quasisempre, con il ricorso al voto di fidu-cia. Il tempo medio per l’approva-zione è stato di appena 52 giorni. Difatto ha deciso una sola delle Came-re, mentre l’altra si è limitata a ratifi-care. Insomma, la motivazione dellanecessità di velocizzare le leggi èun falso problema. Appare comeuno specchietto per le allodole. Il si-stema elettorale che sarà adottatoper la composizione del Senato è unmistero che verrà chiarito chissàquando. Le competenze assegnate alSenato aggravano i conflitti di com-petenza tra Regioni e Stato centrale.Si afferma che con la riforma si sa-rebbe eliminto il meccanismo dellanavetta tra Senato e Camera, cancel-lando così il bipolarismo «perfetto».È falso.

La competenza del Senato inoltrenon è infatti limitata ai territori, allematerie di interesse municipale e re-gionale; è estesa anche all’Europa (sivedano gli articoli 70, 81, 87 del pro-getto di modifica costituzionale) e al-la ratifica dei trattati internazionali.Il Senato è così competente per l’ap-provazione dei trattati europei chesono decisivi per il nostro futuro siache si resti in Europa, sia che se neesca, sia che li si voglia cambiare.

Il Governo non potrà su questi te-mi, in caso di dissenso, porre la fidu-cia, che è ammessa solo alla Camera.Come si risolverà l’eventuale dissen-so tra le due Camere? Non si sa. Giu-lio Tremonti ha osservato che «si pas-serà dalla padella del Titolo V, sulcattivo rapporto tra Stato e Regioni,alla brace del caos, nel rapporto conl’Europa». Esiste un altro macigno. Èil sistema elettorale. L’Italicum saràcambiato, viene detto. Quando? Co-me? Non ci sono risposte attendibili.Ci troviamo dinanzi a una scelta sto-rica? No, è un salto nel buio. Ora nonsi sa. Non possiamo essere sereni.

tica del Governo è troppo spessocontro tutto e contro tutti. La rispostainevitabile è la nascita di coalizioniinnaturali, una specie di santa allean-za trasversale, che alla fine può esse-re capace di vincere.

Occorre cambiare. Rottamare i vec-chi riti, le procedure obsolete, le anti-che idee. Le parole, gli annunci, lepromesse, sono espressione di unavisione del potere personalistica,accentratrice, cinica, opportunista,priva di ideali. Occorre ritrovare lastrada del confronto. I problemi sonocomplessi. La loro soluzione richiedeil coinvolgimento di tutti. È necessa-rio che si possa votare in assoluta tra-sparenza. Ci sono molti interrogativisenza risposta. Queste vanno date.Non si può chiedere di votare si «tu-randosi il naso»: l’Italia merita il me-glio, non il meno peggio.

È mancata in queste ultime setti-mane Tina Anselmi. La voglio ricor-dare citando la conclusione della«lectio magistralis» che svolse aTrento il 30 marzo del 2004 all’Uni-versità degli Studi di Trento, nellaFacoltà di Sociologia: «Molto si è par-lato sull’aggiornamento della Costi-tuzione di fronte alla crisi della poli-tica, al disagio dei cittadini, alla ne-cessità di sperimentare nuove formedi partecipazione, alla maggiore re-sponsabilizzazione dei livelli di go-verno intermedi nell’uso delle risor-se e così via. Desidero in propositosolo riprendere un punto centrale:ogni correzione dell’Ordinamentodella Repubblica, la parte secondadella Costituzione, deve perseguirecome obiettivo primario il pieno epiù aggiornato sviluppo dei principie dei valori della prima parte dellaCostituzione (‘I diritti e i doveri deicittadini’) lungo i concetti della sussi-diarietà, della interdipendenza e del-la solidarietà. La ricerca di nuove for-me organizzative e istituzionali ido-nee ad aggiornare il modello demo-cratico alle nuove sfide, anche nellaprospettiva europea, deve fondarsisu principi di autonomia, responsa-bilità e solidarietà, principi fatti pro-pri anche dalla nuova Costituzioneeuropea. Avviandomi alle conclusio-ni voglio dire ai giovani che la stradache abbiamo davanti a noi è ricca diproblemi, ma anche di spazi che siaprono alla nostra intelligenza, allanostra volontà. Nessuna persona èinutile; c’è bisogno di ciascuno divoi. Questo è il messaggio della de-mocrazia. Raccogliamolo se voglia-mo essere noi a costruire il nostro fu-turo. Abbiate fiducia, coltivate lasperanza e ribadite l’impegno nelservizio verso gli altri».

È una lezione di grande attualità.Non va dimenticata, ne tantomenova ignorata. ■

I senatori saranno eletti o sarannonominati? I deputati come sarannoeletti? Il premio di maggioranza nelballottaggio andrà alla coalizionevincente o al partito che avrà più vo-ti? Comunque vada può avvenireche un partito che ha il 25 per centoottenga i due terzi del Parlamento. Èun premio di maggioranza mostruo-so. Non avevano osato tanto néAcerbo nel 1924 né De Gasperi nel1953. Non si può sbrigativamente li-quidare le preoccupazioni, le per-plessità, i dubbi come espressione diuna visione vecchia, conservatrice,reazionaria. Non è possibile che lascelta sia tra chi teme la dittatura echi teme l’ingovernabilità e la dissol-venza del Paese. Ecco perché ci deveessere un vero confronto. Non dove-va essere un referendum sul Gover-no. Le proposte vanno esaminatesenza la pistola alla tempia, senzapregiudizi, senza furbizie. È una for-zatura inaccettabile, ad esempio, «ilreport» del Centro Studi della Con-findustria che descrive uno scenarioda incubo in caso di vittoria del no,con una perdita secca di quattro pun-ti del prodotto interno lordo.

Tremonti ricorda che nella storia«le Costituzioni sono sempre state ditre tipi: prodotte a seguito di guerre orivoluzioni; graziosamente concessedai sovrani; scritte per convinzionefra tutti i rappresentanti del popolo.Ora ne avremo una di questo tipo:scritta per approssimazione e per ap-propriazione».

I vecchi partiti avevano un robustoapparato organizzativo e una pre-senza diffusa sul territorio. Non si li-mitavano a parlare dei cittadini, nonparlavano solo ai cittadini: parlava-no soprattutto con i cittadini. I partitinon possono oggi, anche se diversidal passato, avere solo una base par-lamentare, devono avere una basepopolare. È fondamentale rivalutareil ruolo delle forze intermedie. È ungrave errore criminalizzarle. La poli-

«Voglio dire ai giovaniche la strada che abbiamodavanti a noi è ricca diproblemi, ma anche dispazi che si aprono allanostra volontà. Questo è il messaggio della democrazia. Raccogliamolo se vogliamoessere noi a costruire il nostro futuro» Tina Anselmi

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SPECCHIOECONOMICO

ciale, che troverà poi nell’enciclica diLeone XIII «Rerum Novarum» il faro diriferimento per stimolare tante iniziativeper un più pervasivo impegno nello svi-luppo delle esperienze cooperative. Tan-to che la Confederazione cooperativa ita-liana assume nel suo statuto del 1919 co-me linea guida la dottrina sociale dellaChiesa, tutt’oggi confermata. Peraltro, iPapi nel loro magistero nel corso dei de-cenni, e con Papa Francesco in tempimolto più recenti, non hanno mai manca-to di rimarcare l’importanza e l’origina-lità della cooperazione per dare concretaattuazione alla centralità della personaumana nel lavoro, che trova nella mutua-lità e nel grande valore della solidarietà,un punto alto e forte di riferimento. Ed èlungo questo solco virtuoso che la Conf-cooperative sviluppa la propria azione,accentuando le sue originali prerogativeanche nelle corpose sfide che la lungacrisi attraversa il Paese. Con una grandeattenzione rivolta ad una componenteche più di altre soffre per i contraccolpidella crisi: i giovani.

iamo nel bel mezzo diun processo di profon-

do cambiamento negliassetti economici e socia-

li. La quarta rivoluzioneindustriale impone scelte

fortemente innovative, che influisconocerto nel grande scenario dell’economiae dei mercati, ma che, al tempo stesso,incidono nel nostro vivere quotidiano,condizionato dal prepotente e veloce ir-rompere di tecnologie sempre più inno-vative e sofisticate.

C’è da chiedersi se in questo «bailam-me» ci sia spazio all’esperienza dellecooperative, che fin dagli inizi del 1800hanno costituito un robusto tessuto con-nettivo intrecciatosi con la traiettoriastorica delle vicende economiche e so-ciali del nostro Paese - ma non solo - fi-no a configurarsi come un decisivo mo-tore di sviluppo e ad acquisire, nel con-testo economico, un suo ruolo originale,rispetto al variegato mondo delle impre-se private ed a quelle con una forte im-pronta pubblica.

Partiamo da un dato: l’esperienzacooperativa nasce allorchè le personedecidono di «unirsi» per dare risposta aloro specifici bisogni, consapevoli cheda soli non è possibile soddisfarli. Si in-nesta così il valore dell’autoaiuto, dellamutualità, che costituisce il collantedella cooperazione, che spinge appuntoa costituire una sinergia fra tante debo-lezze che, convergendo su un obiettivocondiviso, riescono ad attivare un mec-canismo virtuoso che consente di perse-guirlo.

Interessanti i risultati: l’insieme del-l’Alleanza delle cooperative italiane, cheè il coordinamento costituito nel 2011dalle associazioni più rappresentative -Agci (laica), Concooperative (mondocattolico) e Legacoop (sinistra) - associaoggi 39 mila imprese (il 90 per cento delmondo cooperativo italiano), con 12 mi-lioni di soci, un fatturato di 140 miliardidi euro (l’8 per cento del Pil), con oltre 1milione 200 mila occupati. Ed inoltre:oltre il 52 per cento degli occupati sonodonne ed il 22 per cento immigrati.

Una realtà, quindi, economica e socia-le di grande rilevanza, confermata dal fat-to di rappresentare il 34 per cento delladistribuzione e del consumo al dettaglio;35 miliardi di produzione agro-alimenta-re ed oltre il 90 per cento della coopera-zione impegnata nel welfare con 355 mi-la persone occupate che erogano servizisocio-sanitari ad una platea di 7 milionidi italiani. Un mondo, quello della coope-razione, che ha saputo reagire meglio aidevastanti effetti della crisi, e che si pro-pone oggi di dare impulso alla creazionedi nuove imprese cooperative, quale con-dizione per ampliare l’occupazione, inprimo luogo a favore dei giovani. Oltre

COOPERATIVE

SSSS

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COMBATTERE LA CRISI:È IL LAVORO LA VERA SFIDA

che sulle proprie risorse, la cooperazionepuò anche usufruire dei finanziamentiagevolati previsti dalla legge di Bilancio,in discussione al Senato ed approvata alarghissima maggioranza dalla Camera, afavore di cooperative costituite da lavora-tori di aziende in crisi, di cooperative so-ciali, di quelle che gestiscono aziendeconfiscate alla criminalità organizzata eper consolidare quelle che operano nelleregioni del Mezzogiorno.

La più importante delle tre associazio-ni più rappresentative è la Confcoopera-tive: 19 mila le cooperative associate; 3milioni 300 mila i soci; 528 mila gli oc-cupati ed un fatturato di oltre 66 miliardidi euro. Punti di forza la filiera agro-ali-mentare e il comparto del credito con larete delle banche di credito cooperativo.

È stata costituita nel 1919, ma le radi-ci che ne hanno stimolato l’iniziale ca-pillare diffusione nel territorio si interse-cano con il «…non possumus di Pio IX»che sollecita i cattolici al non impegnonell’agone politico. Sollecitazione accol-ta, con un intenso impegno verso il so-

DI GIOVANNI CONTENA

Un esercito silenzioso di giovani imprenditori tra i 15ed i 29 anni, che rientrano nella categoria degli occupati,formati e qualificati, che si contrappongono ai giovaniche non lavorano e non studiano: sono complessivamente175 mila, con una incidenza di oltre il 40 per cento di gio-vani che vivono nelle regioni del Mezzogiorno

Fabiola Di Loreto, direttore generale Confcooperative

Maurizio Gardini,presidente Confcooperative

Luciano Fontana,direttore del Corriere della Sera

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Una indagine, condotta in collabora-zione col Censis e presentata il 3 novem-bre scorso, apre uno squarcio davvero in-teressante su tantissimi giovani che com-battono la crisi, offrendo sul mercato ser-vizi avanzati alle imprese: per l’informa-tica, ma anche per la ristorazione, perl’edilizia, per l’ambiente, per l’agricoltu-ra e per il turismo. Un esercito silenziosodi giovani imprenditori tra i 15 ed i 29anni, che rientrano nella categoria deglioccupati, formati e qualificati, che sicontrappongono ai giovani che non lavo-rano e non studiano. Sono complessiva-mente 175 mila, con una incidenza di ol-tre il 40 per cento di giovani che vivononelle regioni del Mezzogiorno.

A conferma, osserva il direttore delCorriere della Sera, Luciano Fontana,che ha moderato i lavori dell’incontro,che pur se la disoccupazione giovanile inItalia è molto preoccupante, iniziano ademergere segnali importanti di speranza.Chi è istruito, chi si è ben formato non sirassegna in una condizione di paraliz-zante attesa. Sono nati digitali ed hannoquindi una propensione a creare imprese,in particolare nei settori innovativi. Laradiografia che emerge dall’indagine -sottolinea il presidente della Confcoope-rative, Maurizio Gardini - ci indica checi sono germogli di ripresa, da incorag-giare e perseguire. Noi siamo pronti a fa-re la nostra parte perché queste impresepossano «durare» nel tempo e non sispengano alle prime difficoltà. Occorre,inoltre, dare nuovo ossigeno perchè siampli la platea di questi nuovi imprendi-tori, superando gli attuali e persistentilacci della burocrazia e facilitandonel’accesso al credito.

Anche perché - sottolinea Gardini - difronte alla grande sfida della disoccupa-zione sono importanti gli stimoli del

inosservanza di quanto previsto nei con-tratti nazionali di lavoro. Una palude daprosciugare attraverso un sistema di con-trolli più efficaci, sollecitati da una leggedi iniziativa popolare, oggi all’esame delParlamento.

Calma piatta che impone scelte corag-giose per una organica strategia di svi-luppo del comparto. La linea che laConfcooperative è precisata dal direttoregenerale, Fabiola Di Loreto: consolidarela presenza nel territorio per meglio co-glierne le esigenze e dare alle stesse leopportune soluzioni. È un impegno chesi sta sviluppando anche dentro il pro-cesso dell’Alleanza delle cooperative,con una profonda revisione delle artico-lazioni territoriali, per renderle più effi-cienti, con un razionale contenimento deicosti, da riversare sul miglioramento del-la qualità dei servizi a favore delle im-prese associate. ■

Governo ma il lavoro si crea in impreseefficienti e competitive. È necessariosotto questo profilo abbattere i costidelle inefficienze burocratiche, sempli-ficando le procedure, e continuare a ri-durre i costi del lavoro, pure attraversoun contenimento significativo dellapressione fiscale, anche perché le im-prese possano destinare maggiori risor-se a favore dei lavoratori per stimolarela domanda interna il cui appiattimentorende molto più difficile l’uscita dalladeflazione che continua a penalizzarel’economia.

Il 2016 si sta per chiudere per la Conf-cooperative in un clima di «calma piat-ta». Con un problema che appesantisce ilpercorso per l’imperversare nel mercatodella concorrenza sleale per il dilagare diimprese, anche cooperative, che applica-no contratti pirata, agendo in primo luo-go sui livelli retributivi, con la sfacciata

33SPECCHIOECONOMICO

Papa Francesco e Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative

N on è uno dei tanti volumi fotografici pieni solo di splendidi scatti, non è un saggioaccademico sulla storia del Credito Cooperativo, non è nemmeno un libro sulladevozione popolare: in modo forse un po’ irriverente si potrebbe accostare «Pa-

pi e Giubilei in oltre un secolo di cooperazione» a una sorta di «album di famiglia» delMovimento della cooperazione di credito. Questo originale libro appena pubblicato dal-l’editrice Ecra - 35esimo della collana «Italia della nostra gente» - è una ricerca, attra-verso immagini straordinarie e a volte inedite e testi del Magistero di grande rilevanzae incisività, delle radici più autentiche della cooperazione. Un viaggio che prende il viaalla fine dell’Ottocento quando Leone XIII, con l’enciclica Rerum Novarum, favorì ladiffusione delle Casse Rurali oggi Banche di Credito Cooperativo. I dieci successiviPontefici - e in particolare Papa Francesco (cui è dedicato un ampio capitolo iniziale) -hanno continuato a rivolgere una speciale attenzione alla cooperazione, come emergedalle numerose citazioni di encicliche, messaggi, discorsi riportate nel libro. Un lega-me profondo sottolineato nella prefazione dal cardinale Pietro Parolin (Segretario diStato Vaticano), secondo il quale «l’azione cooperativa rimane un esempio paradig-matico di un’economia impostata sulla logica della comunione e della comunità». Il li-

bro si contraddistingue per la bellezza e la straordinarietà delle testimonianze fotografiche. Molti di queste pro-vengono dal prestigioso archivio dei Fratelli Alinari, fondato nel 1852 a Firenze, attualmente uno dei maggiori delnostro Paese, con oltre 5 milioni di foto. Una parte delle immagini è stata acquisita direttamente dall’Archivio del-l’Osservatore Romano: tra queste vi sono gli scatti di Stefano Dal Pozzolo, giovane fotografo vaticanista, la cuifoto di Papa Francesco che si affaccia dalla Loggia delle Benedizioni in San Pietro subito dopo l’elezione ha fat-to il giro del mondo ed è stata pubblicata in copertina dal settimanale americano Time. Altri scatti sono stati rea-lizzati da Pepi Merisio, che per un periodo è stato al seguito di Paolo VI, e dal figlio Luca.

Un originale e appassionante viaggio alla scoperta delle origini del Credito Cooperativo

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ze occidentali sono messi in correla-zione anzitutto con l’ascesa di Cina,India e Brasile, che hanno intrapresotrasformazioni peculiari senza prece-denti, e il cui risultato è stato il trasfe-rimento dei centri della crescita eco-nomica, della produzione e dell’inno-vazione al di fuori del cosiddetto«mondo libero». Tutto questo è fon-damentale per affrontare sia il pro-blema della crescente migrazione in-ternazionale, causa di una serie discontri culturali e religiosi, sia il temarelativo alla corsa frenetica per il con-seguimento del progresso da parte dialcuni Stati; corsa al potere, alla ric-chezza, alla forza e alla capacità di in-fluenzare.

Il libro tratta poi della globalizza-zione, dei suoi fondamenti e dei feno-meni ad essa connessa. Nonostante ilconcetto di globalizzazione fondi ilproprio presupposto sull possibilitàdi creare un futuro migliore per tutti,consentendo il trasferimento di som-me di denaro, beni e servizi in modofacile e agevole, si è notato come sia iPaesi in via di sviluppo si quelli svi-luppati cerchino di scansare i rischidel processo di globalizzazione e leripercussioni negative che tale pro-cesso comporta.

Inoltre affronta lo studio dell’eco-nomia, basandosi sull’analisi dellamoderna teoria della crescita econo-mica, del progresso scientifico, del fu-turo dell’industria, dello sviluppo tec-nologico e delle tecnologie che creanoricchezza. Nella parte conclusiva siindica come trarre vantaggio dalleesperienze dei Paesi emergenti, cosa ènecessario fare per recuperare il ritar-do con i Paesi sviluppati. Una societàè in grado di progredire solamente sele élite politiche e culturali possiedo-no una visione illuminata, che garan-tisca il raggiungimento di obiettivi diavanzamento e progresso. ■

LA GLOBALIZZAZIONEE IL MUTAMENTO DEGLI

EQUILIBRI DI POTERE

S.E. Amr Helmy, ambasciatored’Egitto in Italia

L’ ascesa delle nazioni èun’analisi lucida e appas-sionante dei grandi pro-

blemi politici, economici ed etici coiquali le società moderne in tutto ilmondo dovranno fare i conti neiprossimi anni se i Governi nazionalivorranno evitare profonde lacerazio-ni e conflitti disastrosi per tutti.

La fame, le ingiustizie, le sperequa-zioni fra le classi sociali e fra gli Stati,la penuria d’acqua e di energia, la di-struzione delle risorse naturali e ilmantenimento di un equilibrio am-bientale potranno trovare una solu-zione solo se gli Stati e le grandi mul-tinazionali saranno disposti a rinun-ciare ad antichi quanto ingiustificatiprivilegi e se troveranno un accordosu un’idea di sviluppo per tutti. Laglobalizzazione, da molti considerataun pericolo per gli Stati più deboli,può rappresentare, con un interventodi controllo e di equilibrio da partedei Governi, un’occasione di svilup-po per tutti i Paesi, e in particolareper le realtà meno sviluppate o in viadi sviluppo. L’istruzione, la culturascientifica e l’innovazione tecnologi-ca hanno la necessità di essere soste-nute da politiche progressive e intel-ligenti perché sono l’unico strumentoper la diffusione della ricchezza, del-la giustizia sociale e dello sviluppo ingenerale.

Amr Helmy esamina queste pro-blematiche con occhio attento attra-verso il filtro della sua vasta espe-

rienza di diplomatico e la sua cono-scenza dei meccanismi politici edeconomici che determinano lo statuse il ruolo dei Governi nazionali e deicentri di potere non governativi nelcontesto mondiale. Gli Stati hanno ilcompito di contribuire a migliorare ilprogresso del mondo e adoperarsiper incrementare il prestigio del pro-prio Paese nel contesto internaziona-le, attraverso una profonda compren-sione dei cambiamenti globali nelmondo politico, economico, cultura-le, scientifico e tecnologico.

Nel libro si discuteranno una seriedi questioni che hanno un forte im-patto sul tessuto delle relazioni inter-nazionali e sulla loro complessità. Ilcambiamento nell’equilibrio dellepotenze mondiali e la fine del con-trollo mondiale da parte delle poten-

SPECCHIOECONOMICO34

La copertina del libro di Amr Helmy edito da Giuseppe Maimone Editore

«L’ASCESA DELLE NAZIONI»

Amr Helmy esamina queste problematiche con occhio attentoattraverso il filtro della sua vasta esperienza di diplomatico e la sua conoscenza dei meccanismi politici ed economici che determinano lo status e il ruolo dei Governi nazionali

e dei centri di potere non governativi nel contesto mondiale

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Emanuele Spampinatoè stato nominato vicepre-sidente di Assintel,Associazione nazionaleimprese servizi informa-tica telematica roboticaeidomatica, punto di rife-rimento delle impreseICT e digitali diConfcommercio-Imprese per l’Italia.

Gianmario Verona èstato nominato nuovo ret-tore della Bocconi, ate-neo privato di Milanospecializzato nell’inse-gnamento delle scienzeeconomiche e sociali,giuridiche e manageriali.Il campus comprende lascuola di direzione aziendale SDA.

Paolo Roatta è ilnuovo managing directordi Pixartprinting, societàfondata nel 1994 specia-lizzata nella fornituraonline di servizi di stam-pa di piccolo formato,grande formato, packa-ging, stampe su tessuto emolto altro ancora.

Dino Maggioni è statonominato amministratoredelegato del GruppoMarangoni, azienda ita-liana a capo di un gruppocon stabilimenti produtti-vi e sedi commerciali intutto il mondo e impe-gnato nel settore dellopneumatico.

Marco Palocci è ilnuovo direttore dellerelazioni esterne delGruppo Monte dei Paschidi Siena (Mps). Nata nel1472, costituisce, assie-me alle altre società delgruppo, il terzo gruppobancario italiano pernumero di filiali.

Antonio Vanoli è il nuovo ammini-stratore delegato di Deborah GroupMilano, società attiva nel settore «make-up mass-market» con un fatturato dicirca 75 milioni di euro; l’incarico èstato affidato dalla famiglia Bonetti,azionista della società.

Michele Perrino è ilnuovo amministratoredelegato di MedtronicItalia, filiale di una dellepiù grandi aziende almondo che offre tecnolo-gie mediche, servizi esoluzioni in grado di alle-viare il dolore, ridonaresalute e prolungare la vita alle persone.

Mario Federico èstato nominato nuovoamministratore delegatodi McDonald’s Italia,filiale della maggiorecatena di ristoranti di fastfood nel mondo di origi-ne statunitense. La sede èa Oak Brook, un sobbor-go di Chicago, nello Stato dell’Illinois.

David Bevilacqua, giàmembro del Consiglio diamministrazione e presi-dente di Yoroi, societàitaliana riconosciuta perla qualità e l’affidabilitàdei servizi di cybersecu-rity, è stato nominatoanche nuovo ammini-stratore delegato dell’azienda.

Il Gruppo vente-pri-vee, creatore del modellodi business delle vendite-evento online attivo oggiin circa 13 Paesi, haannunciato la nomina diValentina Visconti inqualità di country mana-ger Italia di vente-priveee di Privalia.

Ingenico Italia, conso-ciata di Ingenico Group,Gruppo operante nellesoluzioni complete per ipagamenti elettronicicostituita nel 2000, hanominato MaurizioCannizzaro come nuovodirettore finanziario perla Regione Eastern Europe & Africa.

Terna, operatore di reti per la trasmis-sione dell’energia elettrica, ha reso notonoto che Tiziano Ceccarani è statonominato responsabile amministrazione,finanza e controllo. Avrà la carica di diri-gente preposto alla redazione dei docu-menti contabili societari.

Antonio Recinella è ilnuovo amministratoredelegato di Elica,un’azienda a capo di unGruppo multinazionaleoperante nel settore dellecappe da cucina, nellaprogettazione, produzionee commercializzazione dimotori elettrici per cappe e per caldaie.

L’Automobile Clubd’Italia, ente che rappre-senta e tutela gli interessidell’automobilismo italia-no del quale promuove losviluppo attraverso la dif-fusione di una nuova cul-tura della mobilità, haconfermato presidentefino al 2020 Angelo Sticchi Damiani.

La Cir food, Cooperativaitaliana di ristorazione chesviluppa la propria attivi-tà in diversi segmenti dimercato con l’obiettivo dipromuovere una sana cul-tura dell’alimentazione,ha nominato EmilioFiorani direttore delladivisione ristorazione commerciale.

Catherine Colonna,ambasciatrice di Franciain Italia, ha insignitoGiovanni Castellucci,amministratore delegatodi Atlantia, del titolo diChevalier dans l’ordre dela Légion d’Honneur(Cavaliere della Legioned’Onore).

Alessandro Ravecca,tra i soci fondatori e pre-sidente di Cibiamogroup,è stato nominato presi-dente nazionale diFederfranchising, l’asso-ciazione di categoriaConfesercenti che racco-glie le imprese del fran-chising, dai franchisor ai franchisee

Datalogic, società operante nei settoridell’acquisizione automatica dei dati edell’automazione industriale e produtto-re di lettori di codici a barre, sensori perla rilevazione, misura e sicurezza, hanominato Alessandro D’Aniello nuovodirettore finanziario del Gruppo.

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GAETANO BLANDINI: GLI AUTORICREDONO NELLA NUOVA SIAEE NOI CREDIAMO NEGLI AUTORI

nei confronti degli associati e deglistessi utilizzatori. È fuori dal perime-tro della Finanza pubblica e non rice-ve finanziamenti diretti o indiretti daparte dello Stato; si dichiara un veroe proprio presidio di libertà, non hascopo di lucro ed è totalmente indi-pendente nell’attività di impresa. «Ildiritto d’autore non è una tassa ma èun diritto del lavoro», ribadisce laSIAE. Non esente da critiche, scanda-li e ribellioni nel mondo del dirittod’autore, anche in ragione di recenti

sentenze europee sull’equo compen-so e su antiche accuse di nepotismo,nonché sulla cessazione presidenzia-le di Gino Paoli per evasione fiscale,la SIAE comunque resta un caposal-do del mondo creativo che, in tempirecenti, sta trovando nuovi concor-renti, piattaforme private gratuiteche consentono di registrare la pro-pria opera e tutelarla. La SIAE a mar-zo 2015 ha scelto, per sostituire il suo«cielo in una stanza», Filippo Sugar,figlio di Caterina Caselli, il più gio-

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a cura di ROMINA CIUFFA

a SIAE, Società Italiana Autori edEditori, è una società di gestionecollettiva del diritto d’autore,cioè un ente costituito da asso-ciati (gli autori ed editori sono la

sua base associativa) che si occupadell’intermediazione dei diritti d’au-tore. Ogni anno rilascia più di 1,2 mi-lioni di contratti di licenze per l’uti-lizzo delle opere che tutela, facilitan-do il riconoscimento dei diritti daparte di tutti coloro che intendonoutilizzare quelle opere e garantendoagli autori e agli editori il pagamentodel giusto compenso per il loro lavo-ro. Tecnicamente un Ente pubblicoeconomico a base associativa, assicu-ra interessi generali che sono tutelatidalla Costituzione, come la promo-zione della cultura, la libertà dell’ar-te, la protezione del lavoro intellet-tuale. Per questo la SIAE è sottopostaalla vigilanza della Presidenza delConsiglio dei ministri, del Ministeroper i Beni e le Attività culturali e delTurismo e del Ministero dell’Econo-mia e delle Finanze, come garanziadi trasparenza e di buona gestione

Gaetano Blandini,direttore generale della SIAE

LLLL

««SSiamo impegnati inprima linea per un mercato più equo e per la giusta remunerazione dei creatori di contenuti. Il mercato musicale ha registrato il sorpasso dello streaming suidownload e la SIAE si sta muovendo per la massima tutela con un sistema tecnologico avanzato»»

GAETANO BLANDINI: GLI AUTORICREDONO NELLA NUOVA SIAEE NOI CREDIAMO NEGLI AUTORI

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vane presidente mai eletto. GaetanoBlandini è il direttore generale, e ri-sponde alle nostre domande perorientarci su un mercato sempre piùcomplesso e competitivo.

Domanda. La SIAE ha un compitomolto difficile, quasi impossibile:quello di combattere i download ir-refrenabili e la pirateria e di tutelareil diritto di autore. In che modo lo fa?

Risposta. Siamo impegnati in pri-ma linea per un mercato più equo eper la giusta remunerazione deicreatori di contenuti. Recentementeil mercato musicale ha registrato ilsorpasso dello streaming sui down-load e SIAE si sta muovendo per lamassima tutela anche in tal senso.Stiamo sviluppando un sistema tec-nologico avanzato per gestire l’e-norme volume di dati generato dal-le licenze musicali online. Gli aventidiritto potranno così ricevere infor-mazioni dettagliate sull’utilizzo del-le loro opere anche sulle piattaformedigitali.

D. Perché gli autori tendono a ri-versarsi sul mercato libero senzaiscriversi alla SIAE e utilizzando for-me parallele di licenze «libere», assi-stendo peraltro al proliferare di nuo-vi operatori di protezione comeSoundreef o come la nuova piattafor-ma web gratuita Patamu, startup cheha raggiunto quota 11 mila iscritti eprotetto oltre 31 mila contenuti?

R. Non è così! Gli autori credononella nuova SIAE e ciò è confermatodai dati. Nel 2015, abbiamo registra-to 7.336 nuovi iscritti e per fine 2016prevediamo di superare le 7.500 nuo-ve adesioni. Siamo anche soddisfattidella significativa diminuzione delnumero di dimissioni registrato negliultimi due anni, segno di una rinno-vata fiducia nella Società. Nel 2015 idimissionari sono scesi a 734, ossiadel 24 per cento rispetto all’anno pre-cedente, e per il 2016 ad oggi ne ab-biamo solo 332. Contiamo oltre 83mila associati tra autori ed editori, dicui oltre 1.100 sono stranieri. La no-stra Società è senza scopo di lucro,l’unico obiettivo è la tutela degli as-sociati in Italia e all’estero. Gestiamoun repertorio di circa 45 milioni diopere e non facciamo alcuna discri-minazione tra artisti popolari o menopopolari, giovani o meno giovani intutti i settori della cultura. Il nostrolavoro non è paragonabile a quello dialtre società a scopo di lucro. La SIAEcollabora con più di 150 società di«collecting» internazionali ed è lasettima nel mondo in termini di in-cassi. Siamo nel «board of directors»della CISAC (la Confédération Inter-nationale des Sociétés d’Auteurs etCompositeurs, ndr), il più importan-te organismo globale che riunisce lesocietà che tutelano il diritto d’auto-

no forti discriminazioni e differentiremunerazioni in base alle società diappartenenza. Il ministro Franceschi-ni, come detto, si è posizionato inuna visione strategica che SIAE con-divide. Il futuro del diritto d’autoresi gioca a livello internazionale per-ché le nuove piattaforme di distribu-zione dei contenuti non sono più lo-cali ma globali, vedi Google, Apple,YouTube, Spotify. Di fronte a questidistributori di contenuti globali, èchiaro che gli autori devono unirsipiù che disperdersi.

D. In che modo funzionano le ri-partizioni dei diritti? Per esempio,perché un brano trasmesso in pubbli-cità non porta introiti al suo autore?

R. Per ogni pubblicità l’autore in-cassa i diritti di sincronizzazione conuna negoziazione diretta, perchéSIAE non intermedia da Statuto talidiritti. Incassiamo da tutti i canali diutilizzazione del repertorio: radio etv, multimediale online, live, cd edvd, estero. Stipuliamo circa 1,2 mi-lioni di contratti di licenza all’annocon oltre 500 mila utilizzatori sul ter-ritorio. Controlliamo oltre 35 milaeventi musicali a settimana rendi-contando il repertorio suonato in cia-scuno.

D. In che modo internet e YouTubehanno inciso sull’economia dellaSIAE, considerato che si è reso piùfacile l’accesso al pubblico e impossi-bile il controllo dei diritti?

R. Nel 2015 abbiamo registrato unfortissimo aumento degli incassi re-lativi alla multimedialità, pari al 47,4per cento: un risultato questo ottenu-to anche grazie al consorzio Armo-nia, hub internazionale che riunisce 9società di collecting per la gestionecentralizzata delle licenze online, di

re a livello internazionale. D. Recentemente gli under 30 pos-

sono iscriversi alla SIAE gratuita-mente, ma la quota di iscrizione pergli altri risulta essere tra le più alted’Europa. Come mai?

R. Gli under 31 e le startup edito-riali, che operano da meno di due an-ni, possono iscriversi gratuitamentealla SIAE e hanno diritto di voto. Dalgennaio 2015 ad oggi si sono associa-ti 6.589 nuovi giovani autori. Chi pa-ga la quota associativa partecipa allavita dell’associazione. Con una quo-ta minima si può dare mandato. Latutela è la medesima ma non si con-corre ad eleggere o essere eletti negliorgani sociali.

D. Resta il monopolio in Italia nontoccato con la direttiva Barnier, e re-stiamo l’unico caso europeo oltre allaRepubblica Ceca. Lo considera es-senziale? Perché? Lo stesso ministroculturale Dario Franceschini ha fattodietrofront e si è espresso più recen-temente in favore della liberalizza-zione del mercato.

R. È semmai vero il contrario. Ilministro è stato in giro per l’Europa eha verificato che l’interesse di autorie utilizzatori è in associazioni comela SIAE. In Europa esistono altri mo-nopoli legali oltre quelli citati, e mol-ti altri sono monopoli di fatto. Inquasi tutti i Paesi europei esiste, in-fatti, una sola società di riferimentoper la gestione dei diritti musicali.Negli Stati Uniti - unica significativaeccezione nel mondo occidentale do-ve esistono più società di collectingmusicale - lo US Copyright Office afebbraio 2015 ha fornito linee guidafinalizzate a favorire l’aggregazionerispondendo così alle moltissime la-mentele degli autori Usa che subisco-

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Roma, la sede centrale della SIAE

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cui SIAE è tra i fondatori. All’epocadi YouTube, Spotify e delle altre piat-taforme digitali, la partita del dirittod’autore si gioca sul piano interna-zionale e SIAE è l’unico soggetto inItalia in grado di negoziare con i di-gital service provider e rilasciare li-cenze multi-territoriali.

D. La SIAE Card dà alcune facilita-zioni agli associati. Perché non esten-derle a sconti sui concerti, teatri etc.?

R. I servizi che offriamo ai nostriiscritti sono in costante aggiorna-mento. A giugno abbiamo siglato unaccordo importante con la Società diMutuo Soccorso Cesare Pozzo che dàla possibilità agli associati SIAE disottoscrivere piani di assistenza sani-taria integrativa a condizioni partico-larmente vantaggiose. Le convezionipreviste da SIAE Card spaziano daservizi assicurativi, alberghi e viaggia servizi utili alle attività professio-nali di molti associati come studi diregistrazione e aziende che vendonostrumenti musicali. Dobbiamo farecertamente meglio, ma in questo lenostre forze sono più concentratesulla digitalizzazione della nostraSocietà; questa è una priorità ancheper i nostri associati.

D. Quali le principali differenze trai sistemi di protezione di diritti inEuropa e nel mondo rispetto allaSIAE?

R. La Direttiva 2014/26/UE «sullagestione collettiva dei diritti d’autoree dei diritti connessi e sulla conces-sione di licenze multi-territoriali peri diritti su opere musicali per l’usoonline nel mercato interno» ha l’o-biettivo di armonizzare gli ordina-menti nazionali. In particolare, la Di-rettiva è intervenuta sull’assetto e lagovernance degli organismi di ge-stione, che devono essere controllatidai propri membri, come è già perSIAE, e sulla promozione di licenzemultiterritoriali dei repertori. Il legi-slatore, di fatto, incentiva le societàdi collecting ad aggregarsi e a porsisome soggetto unico per gli utilizza-tori. La SIAE è già da tempo perfetta-mente coerente con la Direttiva inquestione, il nostro Statuto è stato ri-scritto nel 2012 proprio sulla basedelle linee guida contenute nella al-lora prima Proposta di Direttiva.

D. Riguardo agli scandali sulle ac-cuse di «nepotismo» - la SIAE erastata definita dai media un «ufficiodi collocamento famigliare» - cosa ècambiato?

R. Credo si tratti di un’idea diSIAE falsata e non più corretta, di al-meno 10 anni fa. In particolare nel-l’ultimo quinquennio SIAE ha ridot-to i costi globali di circa 9 milioni dieuro, pari al 4 per cento sul totale, ilcosto del personale si è ridotto di cir-ca 10,5 milioni, pari all’11 per cento, i

nizzazione e ottimizzazione dei pro-cessi in chiave digitale. Il 15 luglio2015 è stato lanciato il nuovo sitoistituzionale SIAE, ed in contempo-ranea è stato creato un portale onlinededicato alle feste private, semplifi-cando anche l’impianto tariffario peri trattenimenti privati. Abbiamo atti-vato «mioBorderò», il portale delborderò digitale che consentirà disostituire 1,4 milioni di borderò car-tacei - tanti sono infatti i borderò cheogni anno SIAE riceve e lavora - conun evidente vantaggio anche dalpunto di vista logistico ed ecologico.Abbiamo lanciato inoltre il nuovoPortale Autori ed Editori. Dal latodel cinema e della musica sono staticonclusi significativi accordi con im-portanti broadcaster che, dopo unlungo periodo, sono usciti da un si-stema di proroga di contratti scaduti.Le nuove licenze sono state allineatealle attuali ed effettive utilizzazionidi repertorio, generando un signifi-cativo aumento degli incassi cinemae un incremento di quelli musica.Nel 2015 inoltre abbiamo stanziato ifondi per lo sviluppo del progettoAgenda Digitale, per un investimen-to totale di 16 milioni di euro.

D. Può indicare gli ultimi dati di bi-lancio e le previsioni per i prossimimesi?

compensi dei mandatari sono dimi-nuiti di 4 milioni, ossia dell’8,8 percento, pur mantenendo il livello diservizio sul territorio. I costi di ge-stione e funzionamento sono dimi-nuiti di 4 milioni, ossia del 17 cento.Negli ultimi anni SIAE ha destinatooltre 25 milioni all’attuazione delPiano strategico incentrato sulla defi-nizione dei contratti di lavoro, sul-l’organizzazione e ottimizzazionedei processi in chiave digitale. Anchel’organico si è ridotto di oltre 120 ri-sorse, pur garantendo i livelli occu-pazionali e favorendo la stabilizza-zione di 115 dipendenti, per lo piùgiovani, selezionati da Università eConservatori italiani.

D. In che modo la sua direzione sista muovendo per dare più efficienzae credibilità all’azienda?

R. Anzitutto la governance di SIAEè affidata ad organi eletti dagli asso-ciati, ovvero l’Assemblea, il Consi-glio di sorveglianza, il Consiglio digestione e il Collegio dei revisori.Nell’ambito del Consiglio di sorve-glianza sono costituite cinque com-missioni consultive: Musica, Lirica,OLAF, Cinema e DOR. Negli ultimianni SIAE ha destinato oltre 25 milio-ni di euro all’attuazione del Pianostrategico incentrato sulla definizio-ne dei contratti di lavoro, sull’orga-

NEPOTISMO. «Un’idea falsatae non più corretta: negli ultimianni SIAE ha destinato oltre25 milioni all’attuazione delPiano strategico incentratosulla definizione dei contratti dilavoro, sull’organizzazione e ot-timizzazione dei processi inchiave digitale. L’organico si èpoi ridotto di oltre 120 risor-se, garantendo i livelli occupa-zionali e favorendo la stabilizza-zione di 115 dipendenti, per lopiù giovani, selezionati da Uni-versità e Conservatori italiani»

BILANCIO. «I dati confer-mano come oggi SIAEsia una realtà radical-mente diversa dal pas-sato, in grado di con-frontarsi sui mercatiglobali con tutte le mag-giori collecting estere. Il2015 ha confermato lanetta inversione di rot-ta, con un incrementodel fatturato complessi-vo di 100 milioni di euroe un utile netto pari a0,3 milioni di euro»

MONOPOLIO IN ITALIA. «In quasi tutti i Paesi europei esi-ste una sola Società di riferimento per la gestione dei di-ritti musicali. Negli Stati Uniti - unica significativa eccezio-ne nel mondo occidentale dove esistono più società di col-lecting musicale - lo US Copyright Office a febbraio 2015ha fornito linee guida finalizzate all’aggregazione, rispon-dendo alle moltissime lamentele degli autori Usa che su-biscono forti discriminazioni e differenti remunerazioni inbase alle società di appartenenza»

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R. SIAE ha chiuso il 2015 con unfatturato di 782 milioni di euro, ossiacon un aumento del 14 per cento ri-spetto al 2014, 724 milioni dei qualiprovenienti dal diritto d’autore e altriservizi di intermediazione per un in-cremento del 16 per cento. Questi da-ti confermano come oggi la Societàsia una realtà radicalmente diversadal passato, in grado di confrontarsisui mercati globali con tutte le piùimportanti collecting estere. Il 2015ha confermato la netta inversione dirotta di SIAE rispetto al passato, conun incremento del fatturato comples-sivo di circa 100 milioni di euro e unutile netto pari a 0,3 milioni di euro.

D. La Corte di Giustizia dell’Unio-ne europea ha dichiarato l’illegitti-mità della disciplina italiana in mate-ria di copia privata nella parte in cuiimpone di versare un «equo compen-so» anche a chi acquista supporti edispositivi per uso professionale, ag-giungendo che la SIAE non potevaassolutamente sostenere di aver ma-turato la convinzione che la normati-va in esame nel procedimento princi-pale fosse conforme al diritto dell’U-nione europea. In che modo sarà ri-solta la questione dei rimborsi?

R. La sentenza della Corte di Giu-stizia non mette in alcun modo in di-scussione la legittimità della copiaprivata né mette in discussione l’inte-ro decreto Bondi o la correttezza del-l’operato di SIAE. La Corte di Giusti-zia ha ritenuto che fosse incompatibi-le con la Direttiva europea esclusiva-mente un articolo, l’art. 4 dell’allegatotecnico del cosiddetto decreto Bondidel 30 dicembre 2009, per una parte,quindi, squisitamente tecnica e limita-ta negli effetti. L’incompatibilità, inparticolare, discende dall’assenza nel-la disciplina della copia privata - per ilresto confermata e rafforzata - di crite-ri predeterminati che indichino i casidi esenzione ex ante e cioè i casi in cuidebba certamente riconoscersi, ex an-te appunto, un utilizzo dei «device»manifestamente estraneo alla copiaprivata. Si tratta di una decisione cheSIAE ovviamente rispetta e salutacon favore, posto che la fissazione dicriteri ancora più precisi non potràfare altro che rendere più agevole illavoro di chi, come noi, opera nell’e-sclusivo interesse di autori, editori edegli stessi interpreti esecutori chegiustamente ricevono, anche per ilmezzo della copia privata, il legitti-mo compenso del proprio lavoro.SIAE è dunque pronta ad adeguareimmediatamente la propria attivitàalle eventuali disposizioni che il Mi-nistero vorrà adottare in materia, co-sì come è pronta ad adeguarsi alledecisioni che il Consiglio di Statovorrà adottare in ragione dei principisanciti dalla Corte di Giustizia. ■

La SIAE conferma il proprioimpegno contro il «secon-dary ticketing», fenomeno

che danneggia gravemente i con-sumatori e i titolari del diritto d’auto-re. Il Consiglio di gestione ha ap-provato all’unanimità la modificadell’art. 13 del «Permesso Spetta-coli e Trattenimenti», inserendo unaclausola che fa espresso divieto altitolare del permesso di fornireticket di ingresso a piattaforme onli-ne e siti web del cosiddetto mercatosecondario. Così la SIAE ha raffor-zato il divieto alla rivendita dei bi-glietti a prezzo maggiorato rispettoa quello ufficiale.

La Società ha presentato un ri-corso d’urgenza al Tribunale Civiledi Roma e ha interessato della que-stione anche l’Agenzia delle Entra-te per attività mirate volte a combat-tere un fenomeno che rappresentaun freno inaccettabile alla crescitaeconomica, oltreché alle opportu-nità di lavoro nel settore dello spet-tacolo e della cultura.

La Società Italiana degli Autori edEditori, in collaborazione con auto-ri, artisti e operatori dello spettaco-lo, ha lanciato inoltre la petizione#noSecondaryTicketing, per tutela-re i diritti dei propri associati e deiconsumatori (soprattutto i più gio-vani) che si ritrovano a pagare an-che fino a 10 volte in più i ticket diingresso sul mercato parallelo. Il te-sto della petizione recita: «I concer-ti rappresentano un’occasione im-portante non solo per gli artisti cheincontrano il loro pubblico ma an-che per tutti coloro che lavoranocon professionalità e passione allariuscita dell’evento. Come autori,artisti e operatori dello spettacolo,siamo uniti contro chi specula sullarivendita dei biglietti dei concerti at-

traverso alcuni siti web di secon-dary ticketing, una forma di ‘bagari-naggio online’. Il mercato seconda-rio danneggia tutta la filiera, favo-rendo l’evasione e frenando oppor-tunità di lavoro e di crescita econo-mica nel settore dello spettacolo edella cultura. Siamo dalla parte delnostro pubblico che si ritrova ingiu-stamente a pagare anche fino a 10volte in più i ticket di ingresso a cau-sa di questo fenomeno. Promuovia-mo la trasparenza del mercato esosteniamo tutte le organizzazioniche danno valore al nostro lavoro erispettano i consumatori. Per que-sto chiediamo l’abolizione del se-condary ticketing attraverso l’oscu-ramento di tutte le piattaforme onli-ne che speculano sulla rivendita deibiglietti».

Continuano intanto le adesionialla petizione, già sottoscritta damolti musicisti. In merito all’emen-damento alla legge di bilancio percontrastare il fenomeno, presenta-to a novembre dal Governo, il pre-sidente SIAE Filippo Sugar ha di-chiarato: «Prendiamo atto con sod-disfazione dell’emendamento allalegge di bilancio presentato dalGoverno alla Camera dei Deputatiper contrastare il secondary ticke-ting. La SIAE è già intervenuta neigiorni scorsi sollecitando regolechiare per la trasparenza del mer-cato della musica dal vivo a tuteladei consumatori, degli autori e ditutti coloro che operano nel settore,anche lanciando una petizione cheè stata sottoscritta da tutti i più im-portanti autori italiani. Esprimo unparticolare apprezzamento per l’in-tervento del ministro Dario France-schini volto a stroncare un fenome-no intollerabile come quello del ba-garinaggio online». ■

« S E C O N D A R Y T I C K E T I N G »L’IMPEGNO DELLA SIAE CONTRO IL BAGARINAGGIO ONLINE

Filippo Sugar, presidente della SIAE

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Auguri Auditorium: il complesso compie 14 anni, la Fondazione Musica per Roma 12, la presidenza di AurelioRegina 6, e il suo nuovoamministratore delegato,lo spagnolo José RamónDosal Noriega, ne ha appena compiuto uno di mandato. E il 2016 è stato anche un anno di emozioni che vanta pochi esempi nel mondo

un bilancio positivo. Non sono unpolitico, voglio solo lavorare e per ilbene di questa nostra istituzione, contutto il mio impegno.

D. Cinque erano gli obiettivi che siera prefissato: Auditorium 2.0, inter-nazionalizzazione, territorio, giova-ni, Auditorium va in città. Può indi-carcene i risultati?

R. Per «Auditorium 2.0» abbiamointeso lavorare per essere sempre piùvicini al pubblico più giovane attra-verso i canali social come Facebook,Instagram, Twitter, cresciuti del 200per cento. Siamo anche la prima isti-tuzione culturale ad aver lanciato uncanale Telegram ed un canale Spotify,in un solo anno. L’Auditorium ha unnuovo «visual» e immagine coordi-nata che richiama le stagioni. Inoltreabbiamo realizzato 8 flash mob incittà per il format «Auditorium Va inCittà» e preso contatti con grandi isti-tuzioni culturali straniere. Per la no-stra internazionalizzazione, faccio ri-ferimento innanzitutto alla negozia-zione di rilevanti scambi di coprodu-zione e contenuti con il BarbicanCentre di Londra; con Madrid stiamotrovando un accordo; in Messico, ab-biamo parlato con il ministro dellaCultura Rafael Tovar y de Teresa, cheessendo già stato ambasciatore in Ita-lia conosce perfettamente Roma el’Auditorium, e posso anticipare chec’è una trattativa volta a firmare unaccordo di amicizia con il Cenart,Centro nazionale delle arti, istituzio-ne messicana corrispondente alla no-stra, e credo che questa possa esserela porta d’ingresso per l’Auditoriumnei confronti dell’America Latina.

D. L’assessore alla Crescita cultu-rale di Roma Capitale Luca Berga-mo ha dichiarato che c’è poca par-tecipazione dei romani alle attivitàculturali. Come avete affrontato l’o-biettivo «territorio»?

R. Abbiamo iniziato con un pro-getto di analisi del pubblico per ca-pirne le esigenze e le aspettative. Iprimi intervistati sono stati i genito-ri. È emerso che il 95 per cento diessi vuole appuntamenti culturaliall’interno dell’Auditorium. Abbia-mo così avviato il format «Audito-rium Family», dedicato ai bambinie alle famiglie con oltre 30 appunta-menti durante tutto l’anno. Unesempio per tutti, «GiocaJazz», na-to per creare interesse e ispirare lenuove generazioni verso tutta lamusica e le sue forme. Durante l’e-state abbiamo lanciato «Luglio Suo-na Bene Kids», un servizio grazie alquale il genitore poteva assistere aun concerto mentre i propri bambi-ni giocavano ed imparavano neglialtri locali dell’Auditorium. Quelloche io ho compreso dalle afferma-zioni di Bergamo è che tutte le isti-tuzioni culturali di Roma devonofare qualcosa in più per coinvolgerela popolazione presente sul territo-rio. Ed è per questo che l’analisi delpubblico, dai più giovani, ai fre-quentatori assidui, continuerà neiprossimi mesi.

D. Perché secondo lei c’è questadifficoltà a Roma?

R. Questo pubblico vuole andareallo spettacolo, vederlo e poi torna-re a casa. Sarebbe bello, invece, cherimanesse anche dopo, o che arri-

Auguri Auditorium: il com-plesso compie 14 anni, laFondazione Musica per Ro-

ma 12, la presidenza di Aurelio Regi-na 6, e il suo nuovo amministratoredelegato, lo spagnolo José RamónDosal Noriega, ne ha appena com-piuto uno di mandato. Nel corso del2016 è stato messo a disposizione delpubblico un patrimonio di nomi,eventi ed emozioni che vanta pochiesempi nel mondo: dal 1° gennaio al19 ottobre si sono registrati 258 milaspettatori per circa 490 eventi ed unincasso lordo di 8 milioni e 136 milaeuro. Ma, nella migliore tradizioneitaliana, recentemente i media si sonoscaraventati contro la nuova ammini-strazione, plausibilmente senza datialla mano (la conferenza stampa diapertura della nuova stagione si è te-nuta solo dopo), dando eco a critichebuie, distruttive e, soprattutto, coralinon nel senso di «coro», bensì inquello del «copia-incolla». SpecchioEconomico ha posto le domanded’uopo direttamente all’amministra-tore delegato della Fondazione Musi-ca per Roma, i cui soci sono il Comu-ne di Roma (che ha conferito in con-cessione d’uso per 99 anni l’immobileAuditorium alla Fondazione), la Ca-mera di Commercio, la Provincia diRoma e la Regione Lazio.

Domanda. Cosa ha generato l’acca-nimento mediatico ottobrino avversol’ultimo anno di Auditorium?

Risposta. Credo che sia naturale,nel momento in cui arriva un nuovoresponsabile culturale in città e a ca-po di una struttura così importante,suscitare la curiosità della stampa.Tutte le critiche mi sono state utili eposso affermare oggi, ad un anno dalmio arrivo, che nulla è mutato nel-l’andamento dell’Auditorium, né bi-glietti né spettatori, e abbiamo anche

AUGURI AUDITORIUM, DA E CONL’AD JOSÉ DOSAL NORIEGA

F O N D A Z I O N E M U S I C A P E R R O M A

Il 2016 un anno importante. Ma il 2017 lo sarà anche di più

d i R O M I N A C I U F F A

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41SPECCHIOECONOMICO

vasse in anticipo per partecipare adaltre attività prima dello show, cer-cando un’esperienza completa, noncircoscritta al tempo di durata dellospettacolo. Bisogna, a mio parere, fa-re di un evento culturale o di un con-certo un’esperienza culturale per go-dere di tutto il suo contenuto.

D. Questo non può dipendere an-che dal fatto che lo spirito italiano dioggi è lamentoso, un po’ meno rag-giante rispetto ad altri Stati?

R. C’è un leggero senso di pauradopo tutto quello che è successo,parlo degli attentati terroristici, c’èun «effetto Bataclan». Ma adesso, conla fiducia che abbiamo nelle istituzio-ni italiane, credo non debbano esser-ci timori relativi all’Auditorium, di-mostratosi sicuro perché tutte le nor-me di sicurezza sono rispettate.Quello che vogliamo fare è trasmet-tere un’esperienza gioiosa alla gentedi Roma per godere interamente deinostri contenuti.

D. Non è forse la qualità che man-ca, un «effetto reality» che abbassa laqualità della cultura in generale?

R. Certo, è così. Oggi c’è un proble-ma innanzitutto con i giovani, checon i tempi moderni sono abituati adavere tutto e subito, la musica e le re-lazioni sociali sul telefonino. Mancail concetto della profondità del sape-re quali siano le cose di qualità. Lanostra scommessa, che è anche unodegli obiettivi che ci siamo prefissati,è lavorare per il giovane attraversotutti i social network per avvicinarloall’Auditorium, e anche questo faparte dell’obiettivo «Auditorium2.0». Proprio per questo abbiamolanciato un programma molto sem-plice sotto l’hashtag #ILoveAudito-rium, ossia una Carta Giovani con laquale offriamo a chi ha tra i 18 e i 35anni uno sconto del 25 per cento suibiglietti di eventi e mostre, una visitaguidata per due persone all’internodella struttura il sabato e la domeni-ca, inviti alle nostre inaugurazioni, lapossibilità di frequentare gli spaziespositivi, la migliore offerta dei pac-chetti non dedicati ai giovani. Tuttoquesto funziona in modo semplicis-simo: basta recarsi alla cassa con undocumento di identità e si riceverà losconto. Da febbraio sarà possibile ac-quistare la carta online dopo aver ri-cevuto un codice utente.

D. Per i giovani c’è anche il «Recor-ding Studio»: cos’è?

R. È l’iniziativa che permette alpubblico di assistere in presa direttaalle registrazioni della nostra etichet-ta discografica «Parco della MusicaRecord». Grande attenzione è dedi-cata ai giovani talenti e alle bandemergenti, con un occhio particolareverso la musica jazz.

D. Cosa può dire dell’obiettivo

José Dosal Noriega

amministratore delegato

della Fondazione Musica per Roma

«Auditorium va in città»?R. Sono veramente felice per i flash

mob che abbiamo fatto: siamo andatia Fontana di Trevi, all’aeroporto, almercato di Testaccio, al Pantheon.Questo vuol dire portare l’Audito-rium in città per far vedere alla gentequello che succede da noi.

D. Allora a cosa è dovuta tuttaquesta tensione che si è verificata?

R. Come ho detto all’inizio, credosia stata eccessiva la preoccupazioneda parte dei media romani rispettoad un nuovo arrivo. Io rispondo con idati: con la rassegna «Luglio SuonaBene», abbiamo avuto circa 85 milaspettatori, quasi 40 concerti, e per meè stato un grande successo. Ora ab-biamo un’altra grande stagione da-vanti, come le ho raccontato. Invitotutti i giornalisti a parlarne perchésempre più romani e presenti in cittàpossano venire e goderne.

D. Quindi un bilancio positivo?R. Certo, anche in qualità. Lo scor-

so anno con il presidente Regina ab-biamo pubblicamente spiegato la si-tuazione tecnica della Fondazione,per cui avremmo dovuto affrontarecosti esterni alla gestione corrente.Sottolineo che si è trattato solo di unproblema tecnico e non di scarsa af-fluenza di pubblico. Il segreto di que-sto mestiere è trovare equilibrio tra ilcommerciale e il culturale ed è diffi-cile trovare il giusto compromesso.La mia responsabilità è mantenere il

livello di eccellenza che ha avutosempre l’Auditorium.

D. Come sarà la nuova stagione?R. Stiamo lavorando per il secondo

anno e per la nuova programmazio-ne. Credo che sarà un anno bellissi-mo, e sarà importante anche per lacreazione del Polo Museale e la co-struzione del Museo dell’Auditoriumcon la Collezione Sinopoli, la VillaRomana, gli strumenti musicali. Unacosa che mi ha colpito molto è averottenuto il nome «Flaminio Audito-rium» per la stazione Flaminio di Ro-ma; un’altra cosa interessante è statala possibilità di impiegare lo stru-mento dell’art bonus per il manteni-mento della struttura. Quest’anno fa-remo 11 festival, 170 ore di lezione,250 concerti, più di 500 appuntamen-ti. La nuova stagione regalerà un’e-sperienza profonda allo spettatore, ilprogramma è in continua evoluzione.Tra gli ultimi artisti confermati, Vini-cio Capossela e Patti Smith, con unprogetto in onore di Papa Francesco.Tra le novità importanti la direzionedel Festival Equilibrio 2017 affidata aRoger Salas, e il Roma Rock, nuovofestival dedicato alle band emergenti.

D. Siete in trattativa anche con ilnuovo premio Nobel per la letteratu-ra, il musicista Bob Dylan.

R. Siamo in contatto con il suo ma-nagement da prima del conferimentodel premio, e sono sicuro che alla fineriusciremo ad averlo qui con noi. ■

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PIER DOMENICO GARRONE: ILCOMUNICATORE ITALIANO, OSSIAQUELLA RIVOLUZIONE DIGITALE

PIER DOMENICO GARRONE: ILCOMUNICATORE ITALIANO, OSSIAQUELLA RIVOLUZIONE DIGITALE

vede lo Stato, i cittadini e le aziendeprotagonisti di una trasformazionedeterminata anche dalla banda larga,cioè dalla connessione dei dati. L’Ita-lia nel 2001 è stata la prima nazionenel mondo ad avere una rete UMTSche ha consentito la mobilità del dato.Ciò ha fatto crescere la domanda el’offerta d’informazione, ma soprat-tutto ha modificato nell’informazionela comunicazione partecipativa: nonc’è più uno che scrive e l’altro che leg-ge ma chi legge interviene e procedecontestualmente su chi ha datol’informazione all’inizio; questo siste-ma nell’economia ha portato di nuo-vo al centro la persona, lo vediamoper esempio nella differenza che è na-ta tra i sondaggi, strumenti di rileva-zione dell’opinione sociale. L’econo-mia digitale riguarda l’Italia in unmomento particolare in cui si è con-fusa con l’ammodernamento del-l’informatica: l’informatica è lo stru-

mento, l’economia digitale è il mo-dello. È cambiato il nostro comporta-mento sociale grazie al dato digitale,alle applicazioni chiediamo una ri-sposta e rispetto a questa risposta ge-neriamo la nostra esperienza, la qua-le ha un valore in quanto determinaimmediatamente un’opinione con-frontata e confrontabile, includendodunque anche l’etica della libertà diespressione, che nell’informazioneprima era anche assicurata nel detta-to costituzionale e che oggi, invece,deve ancora trovare una corretta re-golamentazione e vigilanza. Su que-sto tema l’Italia è purtroppo molto in-dietro. L’economia digitale è soprat-tutto la comunità digitale che un’a-zienda ha e che rappresenta la suastoria, sono valori economici da inse-rire in bilancio, sono soprattutto fontidi ricavo che in Italia le aziende nonhanno ancora opportunamente com-preso. Purtroppo in Italia non c’è

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a cura diANNA MARIA

CIUFFA

uando ho iniziato e ti chie-devano che lavoro fai, allarisposta il Comunicatore

seguiva un’espressione quasi incre-dula. Da allora le esperienze di utilebottega pratica frequentando i luo-ghi delle decisioni della sana primaRepubblica e della seconda Repub-blica ci fanno trovare pronti al cam-biamento, in corso, che sta riqualifi-cando il sistema delle relazioni e del-la comunicazione». Comunicatore èchi comunicazione fa, spiega PierDomenico Garrone, «comunicatore»esperto di «web reputation» ed inno-vazione che si occupa de «Il Comu-nicatore italiano» entrato di recentecome partner di IsiameD, la «mana-gement company» presieduta daGian Guido Folloni (da anni a capodell’Istituto per l’Asia e il Mediterra-neo). Il Comunicatore italiano è una«think tank» ma anche un blog cheaffronta il bisogno di una dimensio-ne istituzionale nella comunicazioneintesa come tratto della serietà, del-l’impegno e della passione per un’I-talia dall’identità ancora incerta.«Una dimensione che non vuole es-sere anti-moderna, di fronte all’ir-rompere dei new media, e che va in-tesa anche come una disciplina edun’etica pubblica». Sono nel gruppoanche Antonio Bettanini, esperto dicomunicazione istituzionale, e Mi-chelangelo Tagliaferri, fondatoredell’Accademia di Comunicazionedi Milano. E molti altri, se è vero chela strategia della comunicazione na-sce dall’esperienza di una «task for-ce» in grado di digitalizzare le im-prese e l’Italia, dando modo di am-pliare le potenzialità di noi tutti.

Domanda. Che cos’è l’economiadigitale?

Risposta. L’economia digitale è l’e-conomia di oggi, l’economia dellaComunicazione, l’attività che oggi

««QQ««QQ

Pier Domenico Garrone,esperto di comunicazione

digitale ed uno dei «comunicatori italiani»

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un’azienda che abbia un bilancio di-gitale; questo lo troviamo invece nel-le aziende che stanno dando ai com-portamenti sociali italiani dei model-li, Google e Facebook per primi. Sitratta di dati che rappresentano unvalore economico in bilancio che ogginon è espresso. Non abbiamo nem-meno trovato testi di approfondi-mento sull’economia sociale. Un’a-zienda, l’istituzione, un cittadino, de-vono disporre del dialogo digitale elo possono realizzare attraverso ilproprio telefono, il portatile, il tablet,e siamo solo all’inizio: la fase dell’e-conomia digitale porterà non solo aldialogo tra le persone ma anche aquello tra le macchine e tra le personee le macchine. Questa marea di dati,soprattutto nel pubblico, se fosse le-gittimamente gestita dai proprietaridi molte aziende italiane, compresequelle pubbliche, porterebbe a ratingdiversi. Chi elabora un’analisi costan-te per le istituzioni per sapere cosa èpercepito per l’Italia e cosa ci si aspet-ta dall’Italia? Nessuno. Non si puòavere, in un Paese come l’Italia che hauna matrice latina e che ha conquista-to il mondo, un’arretratezza siffatta.

D. 2011: nasce Il Comunicatore ita-liano. Perché? Con quali obiettivi?Con quale accoglienza da parte delmercato?

R. Il Comunicatore italiano è natopartendo dall’analisi della ricerca sul-la comunicazione digitale e la «webreputation», per creare non solo l’a-spetto diagnostico ma le terapie digestione. Quante persone sono statedanneggiate da situazioni giudiziarie- della loro azienda o personali - equeste ferite sono state in rete motivodi danno economico e di danno so-ciale? Chi rimargina? Non esiste nelsistema di giustizia italiana un luogoin grado di rimarginare questi danniin tempi utili. C’è un elemento fonda-mentale nella comunicazione: il datoviene «eternizzato», per cui un fattoavvenuto cinque anni fa può essere,attraverso il web semplicemente ri-proposto come se fosse un danno«oggi». Non c’è una camera arbitralee i tempi della giustizia italiana nonsono in grado di assolvere a questofatto. C’è tutta una ristrutturazionedigitale che serve al sistema Paese ealle aziende. La ragione per cui è natala prima «management company»che unisce le relazioni internazionalie l’economia digitale è legata alla ne-cessità di rispondere a questa fortedomanda di innovazione. La standar-dizzazione della creatività è un dan-no per l’imprenditore. Pensare di do-ver affidare a Michelangelo la produ-zione dei suoi monumenti rispetto alprogramma informatico è impossibi-le: Michelangelo deve essere libero ecreativo per trasformare un pezzo di

un percorso di successo e di confortocon un vantaggio in più nell’econo-mia digitale: la capacità di pensarenon più localmente ma globalmente.Bisognerebbe saper ricomporre lacompetenza professionale italiana nelresto del mondo. Questo costituisceun forte impoverimento del nostro si-stema.

D. Si può parlare, con il digitale, di«fuga dei cervelli»?

R. Con il digitale questa divieneun’affermazione quasi assurda per-ché i cervelli possono stare anche alPolo Nord a produrre, il problemanon è quello, è il populismo. Le ideedi una persona possono realizzarsiinternazionalmente, gli italiani han-no idee altamente vincenti e competi-tive, perché a prescindere dalla crisi edalla condizione economica oggi ilprodotto italiano si distingue e la di-stinzione è un elemento di credibilitàche nell’economia digitale, unito alfattore competenza, fa il successo diun’impresa.

D. Perché gli italiani non pensano aquesto?

R. C’è una percezione sicuramenteconfusa determinata da logiche dilobby, l’Italia è rimasto l’unico Paeseoccidentale in cui è ipocritamente as-sente una legge che disciplini i rap-porti tra l’economia e le istituzioni. Ilbello della comunicazione digitale èridare un forte ruolo al media cheavrà la possibilità di trasformare l’a-scolto in informazione, in produzionecorretta, e quindi le aziende troveran-no realtà didattiche, non troverannoveline o quant’altro. Credo che que-sta trasformazione sia ancora pocosentita da una politica ferma al ‘900,ma la storia non si può fermare, e lastoria digitale del Paese avverrà sere-namente, a prescindere.

marmo in un grande monumento, e ildigitale deve essere in grado di valo-rizzarlo e di farlo identificare con isensori.

D. Ci sono in Italia gli strumentiper fare tutto questo?

R. Sì, ma manca un soggetto com-petente nella comunicazione digitalecon una visione internazionale delmondo e della struttura gestionaledell’impresa. Purtroppo l’Italia èmolto ancorata a uno spirito per ban-do e non alla ricerca applicata in gra-do invece di fornire al Paese e alleistituzioni analisi e soluzioni concre-te. Noi siamo autonomi, indipendentidal sistema delle lobby informatiche,riteniamo che anche per l’interessedelle imprese informatiche occorre ri-partire da un modello italiano. Se loStato si riappropriasse dei dati digita-li sarebbe la prima banca mondialenell’economia digitale.

D. Ristrutturazione e riqualifica-zione digitale di un’azienda e di un’i-stituzione? Qual’è la differenza tra ledue?

R. Ristrutturazione e riqualificazio-ne digitale sono le due situazioni cri-tiche che noi abbiamo sinora riscon-trato. Una delle grandi morie del si-stema italiano è il passaggio genera-zionale, ed in questo passaggio noidovremmo essere un riferimento peragevolare la necessaria adozione dicompetenze dell’azienda che altri-menti diviene un problema, un falli-mento. La «management company»serve proprio a consentire che neipassaggi generazionali ci sia anchel’attualizzazione dell’azienda. La ri-strutturazione digitale significa man-tenere la matrice che ha generato quelmodello di business, portandola nel-l’attualità e sfruttando al meglio lapossibilità di innovare le tradizioni in

43SPECCHIOECONOMICO

Folloni con il reverendo americano Jesse L. Jackson

IsiameD Digitale,il Consiglio dicooperazione Italia-Egitto

Folloni con l’ad Vincenzo Sassi, la giornalistaSusanna Lemma, monsignor Enrico Dal

Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense e il corrispondente Rai

da Bruxelles Antonio Preziosi

il presidenteGian Guido Folloni

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D. A settembre è nata IsiameD Di-gitale, progetto di integrazione delladiplomazia con l’economia sociale di-gitale. Che cosa significano in concre-to queste parole?

R. IsiameD Digitale è presiedutada Gian Guido Folloni, uomo di co-municazione, per anni direttore diAvvenire, con esperienza al Parla-mento e al Governo, fondatore de IlComunicatore Italiano insieme a Mi-chelangelo Tagliaferri, fondatore del-l’Accademia di comunicazione diMilano. Folloni riunisce i 40 anni divita diplomatica internazionale del-l’IsiameD, l’Istituto italiano per l’A-sia e il Mediterraneo cui fanno riferi-mento varie Associazioni di Amici-zia e Cooperazione partecipate daparlamentari, uomini di cultura ed’impresa, a supporto delle buonerelazioni tra l’Italia e molti Paesi. Eche ha visto anche la partecipazionedell’attuale presidente della Repub-blica Sergio Mattarella. In IsiameDDigitale abbiamo costruito, da pro-fessionisti e imprenditori e da uomi-ni delle istituzioni, in un settore cheancora non era coperto, la «manage-ment company» che integra tre com-petenze: relazioni internazionali, co-municazione digitale, gestione digi-tale dell’impresa. IsiameD Digitale èuna società con una propria strutturadi competenze sulle relazioni diplo-matiche, ne è amministratore delega-to Vincenzo Sassi, mentre io mi occu-po di web reputation ed economiadigitale. Ciascuno ha conferito sul ta-volo le proprie esperienze in un mo-dello semplice: analisi e ricerca ap-plicata per asset economici verticali,analisi della ristrutturazione digitale,ad esempio, delle banche, definizio-ne della ristrutturazione digitale, adesempio, dei settori agro-alimentareitaliano e dei media. Abbiamo rice-vuto una forte domanda dal mercatodelle imprese medio-piccole, aventil’esigenza di capire se vivere da pre-de o predatori. L’Italia finalmente si èdecisa a compiere una scelta accura-ta, quella di affidare all’Enel l’infra-strutturazione in banda larga, e que-sto porterà ad ogni territorio unaspinta di abilitazione all’economiadigitale. In questo processo voglia-mo accompagnare le imprese con unmodello digitale italiano, una corret-ta visione delle relazioni internazio-nali e una corretta visione della co-municazione che nell’economia digi-tale è posta al centro del modello dibusiness. È la comunicazione digita-le ora a gestire la pubblicità, cioè ilfattore di successo da trasmettere almercato, e questo significa conoscerecome si comunica in un Paese. Ab-biamo collaborazioni anche con di-verse università italiane, ad esempionel settore dell’energia lavoriamo

tano diversi settori della società civi-le.Tra questi parlamentari, diplomati-ci e accademici, ne è scaturito un di-rettivo paritetico, che insieme, primoatto a gennaio 2017, andranno a rea-lizzare progetti in Egitto con la conta-minazione e la fusione di pensieri im-prenditoriali e culturali nell’econo-mia digitale. I primi progetti riguar-dano aspetti sociali ed economici, co-me quello del patronato digitale perla corretta gestione della comunitàitaliana in Egitto e della comunitàegiziana in Europa. Il patronato digi-tale usufruirà di competenze che ri-guardano gli interessi delle personela cui vita istituzionale e diplomaticasarà semplificata definendo un unicodatabase di scambio che genererà op-portunità. È un modo completamentediverso rispetto a quello della solitavisita turistica. Il secondo aspetto èlegato alla creazione di un’universitàitaliana a Il Cairo. Un terzo progetto è

quello della realizzazione di una ban-ca digitale, strumento che si differen-zia dai sistemi bancari tradizionali,che non è l’home banking ma chepuò diventare invece, attraverso larappresentanza digitale, l’interlocu-tore degli operatori economici del si-stema digitale per la quotazione, la ri-cerca applicata, la produzione, i risul-tati che riguardano imprese e istitu-zioni. Questi sono i tre progetti che agennaio il presidente Folloni andrà apresentare al Cairo.

D. Fate formazione?R. Dei giovani abbiamo analizzato

oltre 175 curriculum e realizzeremoun registro delle competenze digitali.Con IsiameD Digitale essi potrannoavere una formazione utile per la do-manda delle grandi imprese, attra-verso la creazione di figure in gradodi comunicare. Un amministratoredelegato che oggi non ha competenzenell’economia digitale è un forte limi-te per l’impresa, e noi vogliamo dive-nire punto d’incontro e di riferimentoper le nostre aziende per dare - inquesta prima fase che è una fase zeroper il sistema Italia - un motivo ditranquillità e non di stress. ■

con lo Smart di Savona, un campussull’energia di eccellenza mondiale emodello di riferimento per l’efficien-tamento energetico di Expo, presie-duto dal professor Federico Delfino,anche presidente della FondazioneCassa di Risparmio di Savona, graziealla volontà e competenza della pro-fessoressa Paola Girdinio dell’Uni-versità di Genova. Se si vuole inno-vare un sistema, devono essere a bor-do della squadra persone in grado diintrodurre un modello di innovazio-ne. Altro esempio quello dell’Acca-demia delle Belle Arti di Frosinone,nella quale abbiamo visto uno spiritointernazionale, infatti ha recente-mente sottoscritto un accordo con ilPakistan cercando di attrarre studen-ti che andassero a Frosinone per co-noscere il mondo intero delle bellearti e della cultura italiana; ne è pre-sidente un imprenditore, Ennio DeVellis, che ha portato nella struttura

un modello di impresa della logisticadigitale. Così ci siamo accorti che c’ènello spirito naturale degli italianiuna capacità di innovazione, mamancava proprio una «managementcompany» italiana come la nostra.

D. Come si articolerà l’esperienzacon l’Egitto?

R. L’Egitto è il primo format comeesperienza della diplomazia digitale.Abbiamo partecipato e contribuito al-la realizzazione di un modello di di-plomazia digitale con il Regno delMarocco grazie a Sua Eccellenza Has-san Abouyoub, ambasciatore e gran-de economista, che nel ‘71 era uno deitecnici che informatizzò le prime 40agenzie del Credito italiano, com-prendendo in tempo cos’era l’econo-mia sociale digitale, di cui anche ilsuo Paese è modello. HassanAbouyoub sa che sopra stanno le per-sone, e che l’informatica è uno stru-mento: ciò lo ha portato ad essere unriferimento per l’Europa nell’econo-mia digitale. Dall’esperienza che ab-biamo fatto con il Marocco, IsiameDha dato vita a un Consiglio di Coope-razione con autorevoli personalitàdella società egiziana che rappresen-

Marocco. Il Convegno sulle Autonomie Regionali

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il mestiere più sexy di que-sto secolo. È stata la rivistaHarward Review a definirecosì pochi anni fa il «DataScientist», il nuovo profilo

professionale prodotto dalla Rivolu-zione Digitale. Non vi è da stupirsi:siamo in piena rivoluzione digitale,generiamo dati in ogni momentodella nostra giornata, sia come sem-plici utenti privati a testa bassa suinostri smartphone per navigare inrete o comunicare via WhatsApp, siacome aziende che lanciano servizion line per catturare nuovi clientiprofittevoli. È la quarta rivoluzioneindustriale: dopo la produzionemeccanica, le catene di montaggio, irobot nelle fabbriche, adesso siamonella interconnessione digitale«always on». Non sappiamo dove ciporterà, è una nuova frontiera, tantiprogetti sono sperimentazioni maifatte prima, tra le poche certezze unaè la velocità del cambiamento e l’al-tra la consapevolezza che se fra cin-que anni le aziende non farannoniente di innovativo nel digitale sa-ranno destinate a scomparire.

Ma per lanciare una strategia digi-tale che affianchi o sostituisca i cana-li tradizionali occorre iniettare nelmondo produttivo una massicciadose di esperti di trattamento deldato, gli «scienziati del dato», richie-sti a gran voce da banche, assicura-zioni, telco, media, industria e servi-zi. La domanda di data scientist su-pera e di tanto l’offerta corrente, nonsolo in Italia ma, seppur in misuraminore, anche nel mondo anglosas-sone. Un recente studio stima che ilmercato dei big data e analytics cre-scerà del 12 per cento annuo fino al2020, a fronte di una stagnazioneeconomica di cui non si vede fine edi una disoccupazione giovanile al-larmante. LinkedIn ha messo al se-condo posto come competenze piùrichieste l’esperto di statistica e didata mining. Ma non è facile essere

45SPECCHIOECONOMICO

Il mestiere del data scientist potrebbe diventare molto diffuso tra una decina di anni.Come sfornare allora squadre di esperti al ritmo richiesto dal mercato? Occorre un cambiamento culturale nei piani di formazione della scuola e delle università, oppure sipossono lanciare delle start up per venire incontro alle proprie ambizioni imprenditoriali

Èvizio on line da parte di un operato-re di telecomunicazioni per acquisirenuovi clienti in un mercato total-mente nuovo. E ancora: lavorare insquadra e «raccontare la storia» inmodo facile ed efficace sono duequalità altrettanto importanti percompletare la preparazione di undata scientist di valore. Infine il datascientist deve essere anche curioso ecreativo, deve produrre nuovi spun-ti, nuove intuizioni. Non sono rari icasi di amministratori delegati digrandi aziende che chiedono diretta-mente ai team di giovani data scien-tist i risultati delle loro analisi per«respirare aria fresca» e avere ideenuove e, se non si è pronti a spiegarein linguaggio comprensibile i dia-manti trovati nella miniera dei dati,si vanifica tutto il lavoro fatto.

Questo mestiere, che oggi è ap-pannaggio di pochi, nel giro di undecennio potrebbe diventare diffusocome lo furono gli impiegati di con-cetto nelle aziende degli anni 80.Come sfornare squadre di esperti alritmo richiesto dal mercato? Non viè facile risposta perchè veniamo dadecenni di accorpamenti o chiusuredelle facoltà di Statistica, perchèl’ultima cosa che si pensa di inse-gnare ai ragazzi è quello di «pro-grammare codici». Occorre un cam-biamento culturale urgente nei pianidi formazione della scuola e delleuniversità, valorizzando e suppor-tando master di I e II livello con unprogramma didattico pensato sumisura per le aziende che sonopronte ad assumere e pagare bene idata scientist.

E il primo passo potrebbe proprioessere quello di lanciare una startup, per venire incontro alle proprieambizioni imprenditoriali, e in talsenso si moltiplicano in tutta Italiaincubatori che altro non sono che la-boratori di idee nuove prodotte dadata scientist. Il lavoro c’è per chi locerca nel modo giusto, ma bisognaavere occhi e orecchie ben aperti... emetterci «anima e core». ■

un bravo data scientist e l’attualeformazione scolastica non aiuta afornire le competenze multidiscipli-nari richieste. Le due competenzeprimarie sono l’informatica per acce-dere alle più svariate fonti dati, inte-grarle, ripulirle, normalizzarle e lastatistica per padroneggiare le tecni-che di modellazione e analisi del da-to e acquisire quella sensibilità deldato cosi preziosa per estrarre valoredalla marea di dati a disposizione.

Il punto è proprio questo: rispettoa decenni fa in cui i dati su cui basa-re le analisi erano sempre scarsi edifficili da reperire, adesso il proble-ma è opposto, vuoi per l’evoluzioneinformatica delle aziende, vuoi perlo tsunami di dati prodotti dalla rete.Saper programmare e fare analisi didata mining sono condizioni neces-sarie ma non sufficienti: un datascientist deve conoscere il propriomercato, perchè spesso inizia unaanalisi a fronte di una richiesta pre-cisa che cambia da settore a settore.

Una cosa è analizzare i dati in unabanca per sviluppare un progetto dimarket risk e rispettare le nuovenormative, un’altra è lanciare un ser-

IL DATA SCIENTIST NELLARIVOLUZIONE DIGITALEIL DATA SCIENTIST NELLARIVOLUZIONE DIGITALE

di Fabrizio Padua

Pillole digitali

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Page 46: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

IlConsorzio Customer to Business Interaction - CBI è sta-to creato il 20 maggio 2008 in prosecuzione delle atti-vità gestite dall’Associazione per il Corporate Banking

Interbancario (ACBI), nata nel 2001. Il Consorzio definisce inambito cooperativo le regole e gli standard tecnici e normati-vi del Servizio CBI, del Servizio CBILL e dei servizi di Nodo,e gestisce l’infrastruttura tecnica di connessione tra i consor-ziati. Il servizio storico sviluppato ed evoluto nel corso degli anniè il Servizio CBI, che permette all’impresa di ottimizzare l’in-tera catena commerciale-finanziaria, affiancando ai servizi diincasso, pagamento ed informativi ulteriori servizi di gestionedocumentale. Di recente è stato implementato il Servizio CBILLper permettere agli istituti finanziari di offrire agli utenti di HomeBanking e Corporate Banking la consultazione e il pagamen-to di bollette emesse da soggetti fatturatori.

L’Italia sta affrontando già da tempo l’importante sfida persuperare lo stato di arretratezza in cui versa il proces-so di digitalizzazione, partendo dalla necessità di

creare una nuova cultura dell’innovazione e riproporre il nostroPaese come protagonista nella scena economica internazio-nale. Molto si sta facendo ma molto resta ancora da fare. Se-condo il Digital Economy and Society Index (DESI), che rap-presenta l’indice che aggrega gli indicatori delle performancein ambito digitale registrate dai Paesi membri dell’Unione eu-ropea, l’Italia occupa il 25esimo posto su un totale di 29 Pae-si censiti, ma allo stesso tempo risulta tra i Paesi con la cre-scita più alta (un incremento del 19.7 per cento) registrata trail 2013 ed il 2015. Quindi sembrano esserci tutti i presuppo-sti per affermare che siamo sulla buona strada.

Il nostro Paese sta quindi palesemente accelerando il pas-so per recuperare il ritardo nei confronti degli altri Paesi eu-ropei in tema di digitalizzazione. Ingenti sono gli sforzi che stafacendo il Governo, per la realizzazione dell’Agenda digitale.Non solo l’AgID è fortemente coinvolta su tutti i progetti cheporteranno l’Italia al passo con l’Europa, ma l’Italia ha anchescelto di creare un team per la trasformazione digitale, guida-to dal nuovo Commissario straordinario per il digitale, DiegoPiacentini, che presto si attiverà per non perdere l’appuntamen-to con Europa 2020. Infatti, anche sul fronte dei pagamenti elet-tronici, l’Italia è ancora indietro rispetto al resto d’Europa: ba-sti pensare che, nel 2009, il 90 per cento delle transazioni de-gli italiani erano in contanti a fronte di una media europea del70 per cento e che questa percentuale in Italia si è ridotta all’87per cento nel 2012, contro una media comunitaria del 60 per

46 SPECCHIOECONOMICO

VERSO L’ITALIA DIGITALE

PAGAMENTI ELETTRONICI

IL SERVIZIO CBILLDEL CONSORZIO CBIAL CENTRO DELLADIGITALIZZAZIONE

Il nostro Paese sta palesemente accele-rando il passo per recuperare il ritardo neiconfronti degli altri Paesi europei in temadi digitalizzazione. Ingenti sono gli sfor-zi che sta facendo il Governo per la rea-lizzazione dell’Agenda digitale. Il ritardoculturale è una componente rilevante del-la mancata diffusione dell’uso dei paga-menti digitali, ma ciò è destinato a cam-biare in maniera rapidissima. anche in Ita-lia: la diffusione dei pagamenti digitali èun processo esponenziale che è già par-tito e che andrà sempre più velocemen-te. Ecco cosa fa il Consorzio CBI

Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio CBI

Francesco Francioni, presidente del Consorzio CBI

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Page 47: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

cento, e al 56 per cento nel 2015. Ci sonodunque ancora tanti margini di migliora-mento e un ritardo, nell’utilizzo di strumen-ti alternativi al contante, che è indispen-sabile colmare, anche perché dal piùampio utilizzo di contante discendonomaggiori costi sociali, minore velocità etrasparenza degli scambi. Il ritardo cultu-rale è una componente rilevante dellamancata diffusione dell’uso dei paga-menti digitali, ma ciò è destinato a cam-biare in maniera rapidissima. In altri Pae-si è già avvenuto. La diffusione dei paga-menti digitali è un processo esponenzia-le che è già partito e che andrà semprepiù velocemente.

«Tutti gli attori del mercato pubblici e pri-vati–afferma Francesco Francioni, presi-dente del Consorzio CBI–sono chiamatia promuovere le nuove tecnologie dell’in-formazione e comunicazione per favorirel’amministrazione digitale, la fatturazioneelettronica e l’identità digitale. Le impre-se bancarie da sempre hanno individua-to nel Consorzio CBI l’infrastruttura coo-perativa sulla quale creare servizi a valo-re aggiunto, nel rispetto dell’offerto com-petitiva delle singole banche, nell’ambitodella digitalizzazione e innovazione».

«L’innovazione nel mercato dei servizitransazionali è interpretata dalle attività delConsorzio CBI–interviene il direttore ge-nerale del Consorzio CBI, Liliana FratiniPassi–il quale definisce in ambito coope-rativo gli standard tecnici e la normativadel Servizio CBI, del Servizio CBILL e deiservizi di Nodo, che gli Istituti Finanziariitaliani offrono in modalità competitiva aipropri clienti. Gli standard e le regole sonocondivise ed interoperabili sia a livello na-zionale che internazionale».

Le imprese bancarie italiane stannoquindi ripensando la propria offer-ta di strumenti di pagamento, inve-

stendo fortemente nella digitalizzazione.Seguendo tale trend, e sulla scorta del-l’esperienza internazionale, le bancheitaliane hanno sviluppato un nuovo servi-zio di pagamento on line dei bollettini(utenze domestiche, ticket sanitari, mul-te, tributi, tasse ed altro ancora): il Servi-zio CBILL (www.cbill.it).

«Lo sviluppo del Servizio CBILL–dichia-ra Francioni–ha avuto l’obiettivo di amplia-re l’offerta degli istituti finanziari sia ver-so i fatturatori che verso gli utenti debito-ri, garantendo una nuova ed efficiente mo-dalità di pagamento, multibanca e multi-canale, di bollette, ticket ed altri avvisi dipagamento. Il Servizio CBILL, come stru-mento elettronico di pagamento, favoriscealtresì la riduzione nell’uso del contantee, pertanto, supporta anche gli obiettivi più

generali di riposizionamento dell’Italianella media europea nell’utilizzo di stru-menti alternative al contante stesso».

In particolare, il Servizio CBILL è mul-ticanale in quanto accessibile tramitehome banking, ATM, mobile e sportello fi-sico, e multibanca poiché disponibile perla totalità dei clienti dotati di un conto cor-rente bancario. Lanciato il primo luglio2014, il Servizio ha riscosso un immedia-to successo: ad oggi hanno aderito circa400 fatturatori, tra aziende private e Pub-blica amministrazione, e sono state effet-tuate oltre 4 milioni di operazioni di paga-mento, per un controvalore complessivodi oltre 850 milioni di euro.

«A ciò si aggiunga che il ServizioCBILL è già applicabile al pagamento deiservizi offerti dalla Pubblica amministra-zione tramite il Nodo PagoPA dell’AgID,secondo quanto previsto dal modello 3(pagamento attivato da PSP) delle Lineeguida. Ciò garantirà un maggiore efficien-tamento del colloquio tra imprese banca-rie e Pubblica amministrazione, nonché ladisponibilità per i cittadini di servizi di pa-gamento sempre più efficaci ed evoluti an-che per gli avvisi di pagamento inviati dal-la Pubblica amministrazione stessa–con-clude Francioni.

«Per milioni di famiglie e impre-se italiane utilizzare il CBILLsignifica risparmiare tempo

e denaro– continua Fratini Passi–. Graziea CBILL infatti, è possibile pagare i pro-pri bollettini ovunque e in mobilità, evitan-do inutili code. Ciò supporta anche l’ac-cessibilità e la fruibilità dei servizi banca-ri anche a fasce di popolazione con ridot-te possibilità di deambulazione o con limi-tate disponibilità di tempo o logistiche.Senza dimenticare che in più c’è la garan-zia che la propria banca esponga tutti i fat-turatori aderenti al servizio e non soloquelli direttamente contrattualizzati».

Infatti una grande differenza con gli al-tri servizi di pagamento online dei bollet-tini consiste proprio nel fatto che il Servi-zio CBILL è un servizio multibanca: men-tre con gli altri servizi di pagamento on-line i clienti possono pagare online solo ibollettini delle aziende o pubbliche ammi-nistrazioni che hanno sottoscritto speci-fici accordi con il proprio istituto di credi-to, con il CBILL basterà collegarsi al pro-prio internet banking per consultare e pa-gare i bollettini di qualsiasi azienda e PAche abbiano adottato il servizio CBILL. Al-cune banche offrono il CBILL anche su ta-blet e smartphone, e hanno abilitato alCBILL anche gli sportelli automatici (ATM)e fisici.

Tra i vantaggi del servizio–informa Fra-tini Passi–vi è inoltre il calcolo automati-co dell’importo dovuto, anche dopo la sca-

denza del bollettino, funzionale ad esem-pio per chiudere la propria posizione de-bitoria relativa ad avvisi e cartelle di pa-gamento in caso di tributi, contributi e tas-se non pagate. Il cittadino potrà quindi be-neficiare di un servizio intelligente che gliconsente in tutta autonomia di visualiz-zare e saldare l’esatto importo che risul-ta dovuto alla data dell’operazione».

Inoltre, da ottobre 2016, ciascun citta-dino, grazie alla nuova funzionalità«estratto conto» del Servizio CBILL, po-trà consultare tramite ATM ed internetbanking l’estratto conto dei propri debitinei confronti di Equitalia. Il contribuentenon dovrà fare altre che inserire il propriocodice fiscale, nelle schermate relative aipagamenti CBILL, semplificando e digi-talizzando sempre di più la relazione cit-tadino-Pubblica amministrazione. Taleservizio è offerto ad oggi solo da alcunebanche, ma presto sarà attivo per quel-le che offrono il CBILL.

Numerosi anche i vantaggi per i fattu-ratori che sono in grado di garantiremaggiore valore all’utente, con una nuo-va modalità di pagamento semplice, ve-loce e sicura, migliorando anche la tem-pestività e la trasparenza delle informa-zioni erogate ai cittadini. E ancora: sem-plificazione dei processi di riconciliazio-ne contabile, riduzione degli errori, ridu-zione dei tempi di riscossione, possibili-tà di raggiungimento di un maggior nume-ro di utenti online e, infine, di personaliz-zazione del servizio in funzione delle pro-prie specifiche esigenze. ■

Il Servizio CBILL è multicanale in quantoaccessibile tramitehome banking, ATM,mobile e sportello fisico, e multibanca poiché disponibile perla totalità dei clienti dotati di un conto corrente bancario.Lanciato il primo luglio2014, il Servizio ha riscosso un immediatosuccesso: ad oggi hanno aderito circa 400fatturatori, tra aziendeprivate e Pubblica amministrazione, e sonostati effettuati oltre 4 milioni di pagamenti

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IL SERVIZIO CBILL,PAGAMENTO DI

BOLLETTINI IN MOBILITÀ

VANTAGGI PERCLIENTE E FATTURATORE

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UBIBanca S.p.A. è in Italia il terzogruppo bancario commercialeper capitalizzazione di Borsa,

con una quota di mercato superiore al 5 per cen-to, 1.531 sportelli principalmente ubicati nelle re-gioni più ricche del Paese, circa 3,8 milioni di clien-ti e oltre 17.500 dipendenti.

La banca sta riorganizzando l’articolazione so-cietaria e modificando di conseguenza la suastruttura distributiva, passando dal presidio

del territorio attraverso sette banche rete alla ge-stione diretta del business, mediante incorporazio-ne delle stesse in un’unica banca che si strutturain cinque macro aree territoriali.

Tale riorganizzazione rappresenta l’elementofondamentale del Piano Industriale pubblicato il27 giugno 2016. Conseguentemente, il 21 no-

vembre 2016 Banca Regionale Europea e Banca Po-polare Commercio e Industria, due delle banche delGruppo, sono state inglobate in UBI Banca. La fusio-ne di Banca Popolare di Bergamo, Banco di Brescia eBanca di Valle Camonica in UBI Banca avverrà nel pri-mo trimestre 2017. La fusione di Banca Popolare di An-cona e Banca Carime in UBI Banca avverrà nel secon-do trimestre 2017.

Società prodotto in ambito finanziario e assi-curativo completano l’offerta proposta in mo-dalità multicanale alla clientela del Gruppo.

Il Gruppo UBI Banca è presente anche a livello in-ternazionale, attraverso banche estere, filiali loca-lizzate all’estero, uffici di rappresentanza e parte-cipazioni in società straniere.

Ivan Gotti, responsabile dell’Area RemoteChannels, ci illustra l’offerta di digital bankingdel Gruppo UBI.

48 SPECCHIOECONOMICO

PAGAMENTI ELETTRONICI

UBI BANCA, TUTTII SERVIZI PERIL DIGITAL ED ILMOBILE BANKING

La tecnologia rappresenta unagrande opportunità per le bancheperché consente di servire al me-

glio i clienti, ormai abituati a vivereesperienze digitali in svariati ambiti delloro quotidiano, riducendo al contempoi costi. La rete «fisica» e i canali digita-li sono un’entità unica, dove la relazio-ne personale, che rappresenta il «cuo-re» dell’attività delle filiali, viene ali-mentata anche dai nuovi canali: perquesto è corretto parlare di un modellodistributivo «phygital».Tra le altre cose,UBI Banca ha lanciato nella primavera2016 UBI Money, un servizio accessibi-le via app e web, che offre ai clienti l’op-portunità di cambiare profondamente ilmodo di gestire il proprio patrimonio fi-nanziario anche a distanza, senza perde-re quel rapporto di fiducia e sicurezzacon il proprio specialista di riferimento.

Ivan Gotti, responsabile Area Remote Channels di UBI Banca

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Domanda. Quali servizi offre UBIBanca per il digital e il mobile banking?

Risposta. UBI Banca pensa al digi-tal e al mobile banking come a modiper fornire ai clienti strumenti utili, chesemplifichino la vita, un vero ecosiste-ma di app in continua evoluzione, de-dicate sia a privati che a esercenti: UBIPay per inviare denaro o eseguire i pa-gamenti in modo rapido, facile e sicu-ro; UBI Pay Business che trasforma losmartphone in un POS per accettarepagamenti; Qui UBI Banking ovverol’internet banking in mobilità tramitesmartphone e tablet; Qui UBI Trading,per effettuare operazioni di trading inmobilità. Inoltre UBI Banca ha di re-cente lanciato «UBI Money», che am-plifica l’efficacia dell’azione del gesto-re il quale può fornire al cliente racco-mandazioni personalizzate sugli inve-stimenti attraverso i canali digitali e,online, strumenti innovativi per il con-trollo sul proprio budget e sulle propriespese personali.

D. Quanti sono i clienti aderenti?R. Abbiamo lanciato UBI Pay a fine

novembre del 2014 e abbiamo 250mila download; Qui UBI Banking e Tra-ding è stato lanciato a febbraio 2015e a novembre 2016 risultano 540 miladownload; UBI Money, pronto a marzodel 2016, ha avuto invece 30 mila dow-nload.

D. Cos’è UBI Pay e come funziona?R. UBI Pay è stata la prima app in

Italia a racchiudere in un’unica piat-taforma la possibilità di effettuare:

1) pagamenti in prossimità pressoi negozi fisici grazie al servizio «pagocontactless» e alle funzionalità NFCdel telefono (Near Field Communica-tion, «Comunicazione in prossimità»,ndr);

2) pagamenti da remoto presso i ne-gozi online grazie al «wallet federatomasterpass» senza dover ridigitare idati della carta ma solo inserendo lecredenziali dell’internet banking;

3) trasferimenti di denaro tra priva-ti «peer to peer», istantaneamente tut-ti i giorni grazie all’innovativo sistemadi pagamento «Jiffy» del Gruppo Sia.

D. Come evolve l’offerta UBI Pay?R. Dopo il lancio, UBI Pay ha con-

tinuato la propria evoluzione per ren-dere i servizi sempre più fruibili e in-novativi: è stato lanciato il servizio«Easy City», che consente agli uten-ti di UBI Pay di poter visualizzare nel-la app le vetrine virtuali degli esercen-ti convenzionati e di accedere a van-taggi e sconti esclusivi a loro dedica-ti. È in corso la sperimentazione del-l’estensione del sistema di pagamen-to «Jiffy» per effettuare pagamenti afavore di esercenti, i cosiddetti trasfe-rimenti P2B. Gli esercenti che aderi-ranno a tale servizio potranno riceve-

re gli importi scaricando un’app sulloro smartphone, o in alternativa ag-giornando i loro POS con le funziona-lità di pagamento «Jiffy». Un pilota intal senso è già stato realizzato su al-cuni esercenti nella città di Bergamoe presentato in occasione del recen-te Salone dei pagamenti. Sono inoltrein corso di valutazione possibili inte-grazioni di «Jiffy» direttamente con isistemi di cassa e di fatturazione di al-cuni esercenti partner.

D. Come è stato accolto il servizio?R. Ad oggi UBI Pay è stata sottoscrit-

ta da quasi 250 mila clienti UBI chepossono quindi utilizzare il propriosmartphone come un pratico stru-mento di pagamento. Il numero ditransazioni P2P è in continua cresci-ta con un ticket medio di circa 40 euro.Anche il servizio Easy City è stato for-temente apprezzato dagli esercentiche hanno aderito numerosi, più di 6mila, nei pochi mesi trascorsi dal mo-mento del lancio dell’iniziativa.

D. Cosa sono e come funzionanoUBI Trading e UBI Banking?

R. Sono le due app con cui i titola-ri dell’internet banking possono avereil servizio sempre a portata di mano,su smartphone o tablet: Qui UBI Ban-king è l’app che permette di visualiz-zare le principali informazioni sui rap-porti bancari, fare bonifici e paga-menti, come i MAV, e controllare l’an-damento delle proprie spese; qui UBITrading è l’app che permette di averela vista sui mercati finanziari semprea portata di mano, consultare l’anda-mento dei titoli in tempo reale ed effet-tuare operazioni di trading in mobilità.Entrambe le app sono disponibili perApple, Android e Windows.

D. Come la tecnologia cambia ilrapporto tra banca e cliente?

R. L’impiego delle nuove tecnologiesta portando un profondo cambia-mento nel rapporto tra le banche e iloro clienti. Cambia, infatti, il modo diusufruire dei servizi bancari, spostan-do il focus sui canali digitali per le ope-razioni dispositive e standardizzabili.Oggi il digital banking, e ancor di piùil mobile banking, rappresentano unpassaggio naturale per tutto il settorebancario perché consentono di incide-re profondamente sulla «customer ex-perience», facilitando la relazione frai clienti e la banca. La tecnologiaquindi rappresenta una grande op-portunità per le banche perché con-sente di servire al meglio i clienti, or-mai abituati a vivere esperienze digi-tali in svariati ambiti del loro quotidia-no, riducendo al contempo i costi. Larete «fisica» e i canali digitali sonoun’entità unica, dove la relazione per-sonale che rappresenta il «cuore»dell’attività delle filiali viene alimenta-

UBI Banca pensa al digital e al mobile banking come a modiper fornire ai clientistrumenti utili che semplifichino la vita, unvero ecosistema di appin continua evoluzione,dedicate sia a privatiche a esercenti: UBIPay, UBI Pay Business,Qui UBI Banking, QuiUBI Trading, e il recenteUBI Money, che si compone dei due servizi: «Ready to invest» e «Plan & Save»

L’impiego delle nuove tecnologie sta portandoun profondo cambiamentonel rapporto tra le banchee i loro clienti. Cambia,infatti, il modo di usufruiredei servizi bancari,spostando il focus sui canali digitali per le operazioni dispositive estandardizzabili. Oggi il digital banking, e ancor di più il mobile banking,rappresentano un passaggio naturale per tutto il settore bancario perché consentono di incidereprofondamente sulla «customer experience»,facilitando la relazione fra i clienti e la banca

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ta anche dai nuovi canali. Per questo è corretto parlaredi un modello distributivo «phygital».

D. Cos’è UBI Money e qual è il suo impatto sulla frui-zione dei servizi bancari da parte dei clienti?

R. UBI Banca ha lanciato nella primavera 2016 UBI Mo-ney, un servizio via app e web, che offre ai clienti l’op-portunità di cambiare profondamente il modo di gestireil proprio patrimonio finanziario anche a distanza, sen-za perdere quel rapporto di fiducia e sicurezza con il pro-prio specialista di riferimento. Con UBI Money per la pri-ma volta i clienti hanno la possibilità di avere, in un uni-

co servizio online, la rendicontazione in tempo reale del-la propria ricchezza finanziaria, le proposte personaliz-zate del proprio gestore e le più evolute funzionalità diprogrammazione del risparmio e delle spese. UBI Moneyriporta in maniera intuitiva e trasparente l’andamento deipropri investimenti o dei propri risparmi personali, inte-grando in un unico processo anche la possibilità di co-municare direttamente con il proprio consulente di filia-le, così da ricevere un supporto online. In un momentodi grande instabilità è, infatti, fondamentale poter avereun aggiornamento continuo del proprio portafoglio inve-stimenti, della sua variazione nel tempo e delle cedolee titoli in scadenza e, più in generale, informazioni pe-riodiche sull’andamento dei mercati. Questo strumento,accessibile tramite app da smartphone e tablet, consen-te di operare in base a due profili, uno per investire e l’al-tro per gestire il proprio risparmio, utilizzabili singolar-mente o insieme e quindi modulabili a seconda delle spe-cifiche esigenze.

D. Quali sono le funzioni di UBI Money?R. UBI Money si compone di due servizi: «Ready to in-

vest» e «Plan & Save». Con il servizio Ready to Invest,il consulente di filiale, ogni volta che rivede la posizio-ne del cliente, può fornire raccomandazioni personaliz-zate sugli investimenti che, sotto forma di avviso, sonovisualizzabili dall’investitore direttamente in UBI Money.L’investitore avrà poi tempo fino alle ore 24.00 del gior-no lavorativo successivo alla consegna della racco-mandazione per accettarla o rifiutarla online tramite Fir-ma Elettronica Avanzata (Fea). L’investitore potrà, inol-tre, controllare l’andamento dei propri investimenti el’eventuale scostamento dal portafoglio modello associa-to al proprio profilo di rischio, oltre che visualizzare in ognimomento il proprio profilo di investimento sulla base delquestionario Mifid. Abbiamo anche previsto una sezioneche contiene elementi di educazione finanziaria e videocon specifici focus sull’andamento dei mercati finanzia-ri. UBI Money comprende anche il servizio Plan & Save,dedicato a chi vuole avere il massimo controllo sul pro-prio budget e sulle proprie spese personali o familiari.

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La sede di Brescia

La sede di Bergamo

PAGAMENTI ELETTRONICI

Grazie a diverse funzionalità è possibile stanziare un bud-get di spesa a livello mensile e annuale, monitorare neltempo il suo raggiungimento e ricevere una previsione pertutte le entrare e le uscite attese. Le spese sostenute ven-gono suddivise in 11 macro categorie, per una più faci-le lettura, in base alle quali il cliente può comparare il suocomportamento di spesa con un campione anonimo diconsumatori. Per avere il monitoraggio massimo, si pos-sono impostare tre diverse tipologie di «alert» sulla basedelle spese effettuate: spesa inusuale, (quelle di impor-to maggiore di una determinata percentuale rispetto alsolito), budget, del quale si indica la percentuale di rag-giungimento, spese elevate, ossia le spese di importo su-periore a un determinato valore impostato. ■

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PagoPA è un’iniziativa che consente a cittadini e impre-se di pagare in modalità elettronica la Pubblica ammi-nistrazione. Si tratta di un ecosistema di regole, stan-

dard e strumenti definiti dall’Agenzia per l’Italia digitale e ac-cettati dalla Pubblica amministrazione, dalle banche, Poste edaltri istituti di pagamento (prestatori di servizi di pagamento- PSP) aderenti all’iniziativa. PagoPA garantisce a privati eaziende sicurezza e affidabilità nei pagamenti; semplicità e fles-sibilità nella scelta delle modalità di pagamento; trasparenzanei costi di commissione. Inoltre garantisce alle pubbliche am-ministrazioni certezza e automazione nella riscossione degliincassi; riduzione dei costi e standardizzazione dei processiinterni; semplificazione e digitalizzazione dei servizi. PagoPAè stato realizzato da AgID in attuazione dell’art. 5 del Codi-ce dell’Amministrazione digitale e dal decreto legge n. 179 del2012. AgID ha predisposto le Linee guida che definiscono re-gole e modalità di effettuazione dei pagamenti elettronici e harealizzato inoltre l’infrastruttura tecnologica Nodo dei paga-menti-SPC, che assicura l’interoperabilità fra gli attori coinvol-ti nel sistema. AgID ha previsto un sistema di monitoraggio perverificare l’andamento della diffusione del progetto PagoPA;tale sistema prevede la pubblicazione trimestrale di rapportiche contengono dati sulle adesioni, sugli enti attivi e sulle ope-razioni di pagamento effettuate.

PagoPA rappresenta uno dei progetti strategici (insie-me a SPID e ANPR) avviati dall’Agenzia per l’Italia di-gitale, che nel corso dell’ultimo anno stanno trovando

attuazione. I progetti strategici già avviati diventano le tesse-re di un puzzle che si sta componendo ovvero il percorso ver-so Italia Login, punto di accesso semplice e immediato ai ser-vizi della Pubblica amministrazione per cittadini e imprese. Suquesto fronte, l’It strategy che AgID ha elaborato rappresen-ta lo strumento che permette di presidiare l’architettura nazio-nale dei sistemi IT e di gestire il rapporto con le amministra-zioni centrali e locali. Il piano si declina su tre livelli - infrastrut-

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PagoPA rappresenta uno dei progettistrategici (insieme a SPID e ANPR) avvia-ti dall’Agenzia per l’Italia digitale, che nelcorso dell’ultimo anno stanno trovandoattuazione. I progetti strategici già avvia-ti diventano le tessere di un puzzle chesi sta componendo ovvero il percorsoverso Italia Login, punto di accessosemplice e immediato ai servizi dellaPubblica amministrazione per cittadini eimprese. Su questo fronte, l’It strategyche AgID ha elaborato rappresenta lostrumento che permette di presidiare l’ar-chitettura nazionale dei sistemi IT

DA OGGI SI PUÒ FARE:PAGARE IN DIGITALEANCHE LA PUBBLICAAMMINISTRAZIONE

PAGAMENTI ELETTRONICI

COME PAGOPA SI INSERISCENELLA STRATEGIA DELL’AGENZIAPER L’ITALIA DIGITALE

52-53 PagoPa corr 2-12-2016 14:45 Pagina 1

Page 53: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

ture materiali (data center, connettività,cloud), immateriali (piattaforme nazionalicome SPID, PagoPA, ANPR) ed ecosistemidi servizi ( gli ambiti tematici in cui sarannoorganizzati i servizi digitali come trasporti,scuola etc.) - e rappresenta la messa a si-stema dei singoli progetti. Pago PA è unodei progetti strategici che rappresenta lefondamenta del nuovo modello IT e vieneinserito tra le infrastrutture nazionali imma-teriali; è l’hub per i pagamenti verso la Pub-blica amministrazione (che sono circa il 50per cento del volume complessivo a livel-lo nazionale).

Con pagoPA è possibile pagare unservizio o una tassa direttamentedal sito web della PA scegliendo

«come pagare» con un’operatività analogaa quella di un sito di e-commerce oppurepresso i canali (sportello, ATM, tabaccaio, su-permercato, smartphone, home banking)messi a disposizione dai PSP. Prima di Pa-goPA non esisteva un sistema unitario di ge-stione dei pagamenti elettronici verso la PAe ogni amministrazione attivava una o piùconvenzioni per strumento e/o canale di pa-gamento. Con PagoPA il cittadino ha la ga-ranzia che il pagamento avvenga in totale si-curezza, poiché gli strumenti di pagamentoattivati su PagoPA rispondono agli standardfissati dalla normativa vigente (SEPA, PSD2etc.) e di ricevere una ricevuta di pagamen-to con efficacia liberatoria dell’intera posizio-ne debitoria e non solo dell’importo del pa-gamento.

Proprio per effetto del maggiore effetto li-beratorio della ricevuta di pagamento, Pago-PA semplifica il rapporto dei cittadini con lePA e, rispetto ad operazioni di pagamentoeseguite dai cittadini fuori dal sistema Pago-PA, minimizza il rischio di contenziosi. Inol-tre, il cittadino, a prescindere da quale sial’amministrazione che gli stai richiedendo ilpagamento, potrà beneficiare di un’esperien-za d’uso uniforme per tutte le PA che abbia-no aderito al sistema. Quindi, se nel pregres-so sistema di riscossione, l’utente era chia-mato ad eseguire il pagamento di quanto do-vuto alla Pubblica Amministrazione attenen-dosi alle indicazioni di pagamento imparti-tegli dalla singola amministrazione, che in-viava, ad esempio un MAV o un bollettino po-stale, e solo in pochi casi richiedeva all’uten-te il pagamento con bonifico, e comunquecon difficoltà consentiva all’utente di esegui-re pagamenti on line.

Con il sistema PagoPA, invece, l’utente,può finalmente scegliere come eseguire il pa-gamento all’interno di una serie di soluzio-ni offertegli liberamente e in via concorren-ziale dal mercato dei prestatori di servizi dipagamento e la PA, dal canto suo, non do-vrà ideare ex novo o realizzatore un propriosistema per i pagamenti elettronici né tan-

Il numero delle amministrazioni aderenti al sistema deipagamenti elettronici è14.454: hanno aderitotutte le Regioni, 8.500scuole (circa il 95 percento), 11 Ministeri (circa 85 per cento) e 71 Università e istituti di ricerca. Rispetto al2015 il numero degli entiaderenti è aumentato del 50 per cento.Nell’ultimo trimestre c’èstata una crescita del350 per cento degli entigià attivi: MIUR, MISE,Ministero della Giustizia,circa 1.200 comuni,8.250 scuole e una seriedi altri enti - fra cui INAILe ACI - consentono il pagamento dei loro servizi con PagoPA

53SPECCHIOECONOMICO

COS’È E PERCHÉ NASCEPAGOPA?

I NUMERI DI PAGOPA

OBIETTIVI DI PAGOPA

IL RUOLO DI PAGOPAALLA LUCE DEL NUOVO CAD

tomeno collegarsi per le funzionalità di pa-gamento, ad uno o più PSP preventivamen-te convenzionati.

PagoPA ha l’obiettivo di garantiresemplificazione e digitalizzazionedei servizi delle pubbliche ammini-

strazioni, assicurando certezza e automa-zione nella riscossione degli incassi, oltreche la riduzione dei costi e la standardiz-zazione dei processi interni nel più ampioprogetto di snellimento delle procedureamministrative. Ulteriore obiettivo di Pago-PA è garantire ai cittadini l’assoluta sicu-rezza nei pagamenti verso la Pubblica am-ministrazione, rendendo flessibile e sem-plice la scelta delle modalità di pagamen-to e assicurando la massima trasparenzanei costi di commissione.

La formulazione dell’art. 5 del nuovoCad, Codice dell’Amministrazionedigitale, ha notevolmente rafforza-

to PagoPA perché conferma la centralitàdella piattaforma pagoPA per i pagamen-ti verso la PA; amplia i servizi di pagamen-to che la piattaforma è tenuta a gestire, in-serendo i micro-pagamenti, inclusi quellibasati sull’uso del credito telefonico;estende l’obbligo di convergere versol’uso di PagoPA anche alle società a con-trollo pubblico; prevede la diffusione pres-so gli sportelli fisici della Pubblica ammi-nistrazione dell’accettazione delle carte didebito, credito e prepagate che devono es-sere integrate a PagoPA.

Ilnumero delle amministrazioni ade-renti al sistema dei pagamenti elettro-nici è 14.454: hanno aderito tutte le Re-

gioni, 8.500 scuole (circa il 95 per cento), 11Ministeri (circa 85 per cento) e 71 Universi-tà e istituti di ricerca. Rispetto al 2015 il nu-mero degli enti aderenti è aumentato del 50per cento. Nell’ultimo trimestre c’è stata unacrescita del 350 per cento degli enti già atti-vi: MIUR, MISE, Ministero della Giustizia, cir-ca 1.200 comuni, 8.250 scuole e una seriedi altri enti - fra cui INAIL e ACI - consento-no il pagamento dei loro servizi attraverso Pa-goPA. I prestatori di servizi di pagamentosono 87 e coprono circa il 90 per cento delmercato. Nel 2016 sono state circa 515mila le operazioni effettuate. Gli enti in cui èstato effettuato il maggior numero di opera-zioni con PagoPA sono la Regione Veneto,il Ministero della Giustizia e la Regione Pie-monte.Va sottolineato l’incremento del nume-ro di operazioni effettuate rispetto all’anno pre-cedente, che è di circa il 309 per cento. ■

52-53 PagoPa corr 2-12-2016 14:45 Pagina 2

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Aprire un conto ovunque ci si trovi e in pochi minuti fa-cendosi identificare con un selfie, dare denaro agliamici selezionando i loro contatti dalla rubrica del te-

lefono come per i messaggi, fare shopping on line e nei ne-gozi con lo smartphone e avere sempre sotto controllo ciòche si può spendere senza intaccare i risparmi necessari araggiungere gli obiettivi che ci si è dati.

Sono solo alcune delle funzionalità di Hype, l’app di ge-stione del denaro del Gruppo Banca Sella che permette digestire e controllare le spese direttamente dal propriosmartphone.

Hype (www.hype.it) può essere scaricato gratuitamente suidispositivi Apple, Android e Windows Phone ed è operativoin pochi minuti, anche senza avere un altro conto correntee senza dover firmare e spedire documenti cartacei. Una vol-ta installata l’app sul proprio smartphone, infatti, basta re-gistrarsi inserendo i propri dati e facendosi riconoscere at-traverso una foto del documento d’identità e un selfie. Si ri-ceve al proprio indirizzo una carta contactless collegata a unconto di moneta elettronica e ad un codice Iban, utile ancheper ricevere bonifici o farsi accreditare lo stipendio.

La nuova carta-conto a quel punto può essere utilizzatasubito in piena sicurezza e può essere ricaricato ricevendodenaro da altri clienti che utilizzano Hype, tramite bonificoda qualsiasi conto corrente, con carta di credito di qualsia-si banca o attraverso gli sportelli bancomat.

54 SPECCHIOECONOMICO

Aprire un conto ovunque ci si trovi e inpochi minuti facendosi identificarecon un selfie, dare denaro agli amiciselezionando i loro contatti dalla rubri-ca del telefono come per i messaggi,fare shopping on line e nei negozi conlo smartphone e avere sempre sottocontrollo ciò che si può spenderesenza intaccare i risparmi necessari araggiungere gli obiettivi che ci si è dati.Sono solo alcune delle funzionalità diHype, l’app di gestione del denaro delGruppo Banca Sella

GRUPPO BANCASELLA: HYPE, ILNUOVO MODO DIGESTIRE IL DENARO

PAGAMENTI ELETTRONICI

54-55 Hype 30-11-2016 15:52 Pagina 1

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Con la moneta digitale di Hype èpossibile sostituire il denaro con-tante in tutte le circostanze della

vita quotidiana, non solo per fare paga-menti, ma anche quando si devono soldiagli amici ad esempio per dividere il con-to di una cena e così via. Attraverso la fun-zione «Invia denaro», infatti, è possibiletrasferire una somma di denaro in modosemplice, immediato e gratuito ai contat-ti della propria rubrica telefonica. Bastaindicare l’importo da inviare ed eventual-mente aggiungere un messaggio e l’ope-razione avviene in tempo reale. Se il de-stinatario non ha un conto Hype riceveràuna notifica con l’invito a crearne uno.L’app, inoltre, prevede anche la funzione«Richiedi denaro» con la quale, con lostesso procedimento, è possibile chiede-re a un contatto della rubrica una deter-minata somma.

Con Hype si possono anche effettua-re pagamenti nei negozi sempre trami-te l’app. Selezionando la funzione «Pagain negozio», infatti, grazie alla funzionedi geolocalizzazione, compare l’elencodei negozi in cui è possibile pagare; daqui basta selezionare il negozio in cui sivuole effettuare l’acquisto, inserire l’im-porto e procedere con il pagamento.Grazie ad un recente accordo con Inge-nico, una delle maggiori società che pro-duce pos, questa funzione è oggi dispo-nibile in 80mila negozi di ogni genere intutta Italia.

In particolare, oltre 14mila negozi di ab-bigliamento, 8mila tra bar, fastfood e risto-ranti, 5mila alimentari e supermercati enumerose farmacie, librerie, barbieri,centri di bellezza, tabaccai, agenzie diviaggi, hotel e così via. Ma anche studiprofessionali, tra cui 3mila dentisti e ocu-listi, e servizi, come un migliaio di taxi nel-le principali città. Tramite Hype si può an-che effettuare la ricarica del proprio cre-dito telefonico, in maniera immediata esenza costi.

Al conto Hype è associata ancheuna carta di credito virtuale, la cuiimmagine fronte-retro compare

in un’apposita schermata dell’applica-zione, in modo da avere sempre a porta-ta di mano i dati come numero della car-ta, scadenza e codice di sicurezza, utiliper fare acquisti on line. La carta virtua-le può essere richiesta anche in versionefisica, con la quale fare pagamenti nei ne-gozi con la tecnologia contactless.

È possibile, inoltre, «mettere in pausa»momentaneamente alcune funzioni del-la carta per renderla ancora più sicura.

Dall’app di Hype, infatti, basta visua-lizzare l’immagine della carta prepagatae con un semplice «tap» sullo schermodel telefono scegliere di mettere in pau-sa la carta per qualsiasi utilizzo o limita-re temporaneamente gli acquisti online,quelli nei negozi fisici o disattivare il pre-lievo di contanti tramite bancomat. Perriattivare la carta basta un semplice toc-co sullo schermo del telefono e questa di-venta nuovamente, immediatamente, at-tiva. La funzione di messa in pausa del-la carta è utile in caso di furto o smarri-mento in quanto consente di renderla im-mediatamente non più utilizzabile dalproprio smartphone, senza alcuna proce-dura burocratica. Inoltre, qualora la cartadovesse essere ritrovata, si può immedia-tamente ricominciare a utilizzarla senzadover attendere l'arrivo di una nuova car-ta dopo averla bloccata.

Hype non è solo un nuovo model-lo di banca leggera e un conto dimoneta elettronica, ma mette a di-

sposizione di chi lo usa - i cosiddetti «Hy-per» - anche un innovativo sistema perpianificare i propri obiettivi di risparmio edi spesa. L’Hyper dovrà solo stabilirequali sono i suoi obiettivi ed entro quan-to tempo vorrebbe realizzarli - come adesempio un nuovo computer, una macchi-na fotografica, un viaggio o una scaden-za - e l’applicazione elaborerà automati-camente un piano di risparmio persona-lizzato per raggiungere il risultato.

Da quel momento l’app calcolerà auto-maticamente la somma di denaro da ri-sparmiare quotidianamente e, nella scher-mata principale verrà sempre visualizza-ta la voce «Puoi spendere» vale a dire ilsaldo disponibile che si può utilizzare sen-za intaccare la somma progressivamen-te accantonata per raggiungere i propriobiettivi. Ad ogni entrata o uscita, inoltre,l’app attribuisce una determinata catego-ria (ad esempio investimenti, bollette,svago, salute, ecc) in modo tale da poterdare all’Hyper in qualsiasi momento il qua-dro completo dei propri comportamenti dispesa.

Hype è anche un wallet, con ilquale si possono registrare fino acinque carte di pagamento di

qualsiasi banca, oltre a quella già integra-ta di Hype, con cui fare acquisti su oltre6mila esercenti online, ma anche pagarele bollette delle utenze tramite i codici da-tamatrix o acquistare i biglietti degli auto-bus grazie alla geolocalizzazione. ■

Hype (www.hype.it) si scarica gratuitamentesui dispositivi Apple,Android e WindowsPhone ed è operativo in pochi minuti, senzaavere un altro contocorrente e senza doverfirmare e spedire documenti cartacei.Installata l’app sullosmartphone, basta registrarsi con i propridati e facendosi riconoscere con unafoto del documentod’identità e un selfie.Al proprio indirizzo si riceverà una carta «contactless» che saràcollegata a un conto di moneta elettronica e ad un codice Iban

55SPECCHIOECONOMICO

IL DENARO DIGITALE

LA GESTIONE DEGLI OBIETTIVI

LA CARTA VIRTUALE

HYPE WALLET

54-55 Hype 30-11-2016 15:52 Pagina 2

Page 56: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

Roberto Premazzi, amministratore delegato di Wallet-E afferma: «in una realtà lavorativa che necessita disoluzioni innovative, con delle proposte rapide e al-

ternative al contante, la prima strada da percorrere è proprioquella di studiare applicazioni e strumenti che semplifichi-no la vita, sia per chi deve incassare sia per chi deve paga-re. Pay By Link di Wallet-E è una soluzione all’avanguardia,che facilita le transazioni a distanza favorendo vendite, re-cupero crediti e incassi sicuri con un’immediata verifica e con-ferma del transato, caratteristica estremamente utile perchéconsente all’utilizzatore di avere una visione istantanea del-la situazione patrimoniale sui differenti conti».

Pay By Link è la soluzione di pagamenti via WEB che se-gue il successo di Wallet-ABILE, soluzione di pagamenti inmobilità all’avanguardia, che facilita le transazioni di perso-na, favorendo vendite e incassi in mobilità sicuri con un’im-mediata conferma del transato, caratteristica estremamen-te utile perché consente all’utilizzatore di avere una visioneistantanea della situazione patrimoniale sui differenti conti

A questo Premazzi aggiunge: «Siamo onorati chePYMNTS, la piattaforma americana che individua e analiz-za mensilmente - attraverso dei rigidi parametri di valutazio-ne - quali sono gli strumenti all’avanguardia che effettuanooperazioni di pagamento e commercio a livello internazio-nale, abbia più volte identificato e segnalato Wallet-ABILEcome il mobile POS più innovativo, sicuro e certificato end-to-end, presente sul mercato italiano ed europeo. In occa-sione di EXPO 2015 Wallet-E per le esperienze maturate gra-zie al suo know-how tecnologico riconosciuto anche a livel-lo internazionale, è stata selezionata e scelta come fornito-re per l’organizzazione e la gestione del sistema di pagamen-to della ristorazione del padiglione Giappone».

Wallet-E, la start-up FinTech tutta italiana specia-lizzata nei sistemi di pagamento innovativi, haideato Pay By Link, una soluzione che consente

a tutte le aziende con un solo click di ottenere l’incasso im-mediato, ma anche il recupero crediti remoto attraverso unapiattaforma internet. Il link di pagamento viene inserito dal-l’Azienda nel corpo di una mail, delle bolle di vendita, del-le fatture proforma o comunque dei documenti di vendita in

56 SPECCHIOECONOMICO

In una realtà lavorativa che necessitadi soluzioni innovative, con delle pro-poste rapide e alternative al contante,la prima strada da percorrere è proprioquella di studiare applicazioni e stru-menti che semplifichino la vita, sia perl’esercente sia per il cliente. Pay ByLink è la soluzione di Wallet-E sempli-ce, veloce ed economica per le opera-zioni di incasso e il recupero crediti viaWEB e/o telefono mobile

PAY BY LINK, LA SOLUZIONE DIWALLET-E VELOCEED ECONOMICA

PAGAMENTI ELETTRONICI

Roberto Premazzi, amministratore delegato di Wallet-E

56-57 Wallet corr 30-11-2016 15:53 Pagina 1

Page 57: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

generale, nonché di un sollecito di paga-mento o di un estratto conto, così daconsentire la gestione immediata dell’in-casso e della riconciliazione tramitel’incrocio dei dati della fattura con quel-li del pagamento. Una volta ricevuto ilmessaggio, il destinatario tramite il linkverrà istantaneamente connesso ad unapagina di pagamento internet e potrà inpochissimi minuti effettuare il pagamen-to. Transazione che può essere effettua-ta con diverse soluzioni: carte di credi-to e debito, bonifici precompilati e circui-ti consumer dal proprio PC o Smartpho-ne in mobilità.

Non solo, Pay By Link è anche attiva-bile da un SMS garantendo così una so-luzione di pagamento estremamente ve-loce in tutti i contesti che chiedono un pa-gamento immediato direttamente dal te-lefonino. Pay By Link è un prodotto estre-mamente versatile perché può essere uti-lizzato come canale di pagamento asupporto della fase di vendita e di postvendita. Inoltre, è lo strumento ideale perle Aziende per migliorare i flussi finanzia-ri, offrendo una modalità facile e di velo-ce applicazione che può essere integra-ta con il gestionale aziendale oppure uti-lizzando il portale Wallet-E.

APPROFONDIMENTITECNICI

In fase di vendita il sistema inseriscel’indirizzo come URL per il pagamen-to web all’interno delle fatture e di

quelle proforma, delle bolle di vendita, deidocumenti di vendita in generale o piùsemplicemente direttamente nel testo diuna mail. Una volta ricevuto il messag-gio, il destinatario avrà la possibilità dicollegarsi immediatamente al link e in po-chissimi minuti effettuare il pagamento.Mentre nella fase di post vendita l’indiriz-zo URL per il pagamento web può esse-re inserito in un messaggio di posta elet-tronica, ma anche nel testo della mail peril recupero crediti e i solleciti di pagamen-to, oppure direttamente nell’estratto con-to del cliente. Anche in questo caso il de-stinatario può procedere facilmente e im-mediatamente al versamento dell’im-porto indicato.

PAY BY LINK RACCHIUDE NUMEROSI VANTAGGI

- Permette di integrare il canale di pa-gamento e-commerce all’interno del flus-so gestionale.

- Fornisce un’interfaccia intuitiva sia peril cliente sia per l’esercente.

- Consente una riconciliazione sempli-ce ed efficace delle transazioni all’inter-no di qualsiasi gestionale.

- È attivabile tramite un’integrazione im-mediata di un SDK semplificato.

- È economico nella gestione e nell’at-tivazione.

- Abbatte i costi di gestione dei paga-menti e degli incassi

L’Azienda, attraverso il proprio ge-stionale, emette una fattura o unaltro documento in formato elet-

tronico con una URL Token di pagamen-to, mentre il cliente riceve il documentoe, cliccando sull’indirizzo inserito comeURL, viene indirizzato immediatamentesulla pagina personalizzata con i riferi-menti del pagamento. Una volta effettua-to il pagamento Pay By Link invierà unamail di chiusura della transazione al-l’esercente includendo la riconciliazioneautomatica della transazione sul gestio-nale.

L’azienda, attraverso il gestionale,invia una richiesta di pagamentocon i riferimenti della transazione,

dell’importo dovuto, dell’indirizzo e-maildel cliente e eventuali altri dati utili per lariconciliazione. Dopo aver inserito l’ana-grafica del cliente all’interno del gestio-nale, è sufficiente inserire l’importo da pa-gare e selezionare la modalità di paga-mento Pay By Link. Successivamente ilgestionale riceve un URL Token di paga-mento che potrà inserire nel documen-to contabile o nel testo della mail. Unavolta spedito, il cliente esegue il versa-mento attraverso la pagina online, doveverranno riportati tutti i dati relativi allatransazione in fase di pagamento oltre airiferimenti dell’esercente. Per completa-re l’operazione Wallet-E mette a dispo-sizione dell’esercente un servizio chepermette la riconciliazione contabile. Aconclusione dell’operazione il cliente ri-ceverà direttamente una mail di confer-ma con la ricevuta della transazione ef-fettuata.

Oltre alla facilità di utilizzo, la si-curezza e la rapidità delle ope-razioni, con Pay By Link si ha la

possibilità di lavorare su più conti e ac-cettare pagamenti in diverse modalitàcome carte di credito e debito, bonificiprecompilati, circuiti consumer. La ricon-

ciliazione del pagamento avverrà sem-pre e comunque indipendentemente dalcircuito utilizzato dal cliente finale.

Wallet-E, per la soluzione Wal-let-ABILE di incasso tramiteCarte di Credito o Bancomat,

ha studiato tre piani “Smart, Premium eTop”, che hanno differenti caratteristichee costi, consentendo all’utente di indivi-duare quello che più si addice alle sueesigenze. Tutte le formule, sul sitowww.wallet-e.com, prevedono l’acquistoo il pagamento a rate di un POS che puòessere tradizionale o contactless. L’uti-lizzatore di Wallet-Abile beneficia divantaggi immediati come l’opzione mul-ticonto per accreditare l’importo da in-cassare scegliendo fra più conti corren-ti bancari attraverso un unico POS por-tatile; la visualizzazione delle ultime 10transazioni oltre a tutte quelle che si ri-feriscono a un determinato periodo tem-porale, fino a un massimo di tre mesi; lagestione avanzata delle reti di vendita,perché attraverso un’unica schermata èpossibile verificare il transato di piùmobile POS contemporaneamente; lapossibilità di stornare un’operazioneper errata imputazione, per il reso del-la merce o per il venir meno del serviziovenduto; il servizio assistenza. ■

Nata nel 2013, è una realtà tutta italiana chevuole rispondere allecrescenti esigenze dimobilità con un servizioinnovativo di pagamentovia smartphone, tablet ecomputer. Creata conpassione e competenzadai suoi fondatori,Wallet-E è una realtà dinamica e flessibileche mette i clienti alcentro del suo business.Wallet-E è larisposta alle necessitàdi oggi e a quelle future:con sede a Milano,presenta prodotti tecnologici e di gestionedei sistemi che sonousati in Italia e all’estero

57SPECCHIOECONOMICO

LA SOLUZIONE

COME FUNZIONA

LA SCELTA DEI CIRCUITIDI PAGAMENTOI VANTAGGI DI PAY BY LINK

WALLET-ABILE MULTICONTO

L’INTEGRAZIONE PAYBY LINK E I GESTIONALI

56-57 Wallet corr 30-11-2016 15:53 Pagina 2

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WHO Un team italiano, giovane e «smart», guidato da Al-berto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, sta rivo-luzionando il mercato dei pagamenti elettronici stabilendonuove regole basate su trasparenza ed efficienza.

WHAT Un nuovo network di pagamento indipendente, sem-plice e sicuro, utilizzabile attraverso un’applicazione mobi-le. Grazie alla propria autonomia da banche e circuiti di car-te, Satispay abbatte le commissioni tipiche di questo mon-do per diventare il primo strumento utilizzabile per i paga-menti di tutti i giorni, come gli scambi di denaro tra amici eparenti o il pagamento di un caffè al bar.

HOW È sufficiente scaricare l’app Satispay sul propriosmartphone e registrarsi inserendo i propri dati identificati-vi e l’IBAN di un proprio conto corrente. Una volta iscritti eimpostata la somma prepagata di cui si desidera disporre suSatispay è possibile scambiare denaro con i contatti della pro-pria rubrica telefonica e pagare presso esercenti fisici e on-line convenzionati. L’applicazione è disponibile per disposi-tivi Android, iOS e Windows Phone. La piattaforma Satispay,al momento attiva sul territorio nazionale, è concepita per fun-zionare in tutta Europa perché utilizza le transazioni SEPA:nuovi RID e bonifici standard utilizzati, dal 2014, da tutte lebanche dei 34 paesi SEPA (29 Paesi europei più Islanda, Nor-vegia, Svizzera, Lichtenstein e Principato di Monaco). L’ap-plicazione è disponibile per dispositivi Android, iOS e Win-dows Phone.

58 SPECCHIOECONOMICO

Satispay è un servizio di mobile paymentche consente agli utenti di scambiarsidenaro attraverso un network alternati-vo alle carte di credito e debito: libero,efficiente, gratuito e sicuro. Disponibi-le per iPhone, Android e Windows Pho-ne, può essere utilizzato da chiunque ab-bia un conto corrente bancario perscambiare denaro con i contatti dellapropria rubrica telefonica e pagare neipunti vendita ed e-commerce convenzio-nati con la stessa semplicità con cui siinvia un messaggio o si effettua il check-in sui social network. Satispay spa è unastartup innovativa frutto dell’intenso la-voro di un team di giovani italiani e ha,fino ad oggi, raccolto investimenti, da in-vestitori istituzionali e privati, per unasomma pari a 8,5 milioni di euro

SATISPAY, IN TAXIE AL RISTORANTE,O SEMPLICEMENTEOVUNQUE

PAGAMENTI ELETTRONICI

Sopra i soci Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, fondatori di Satispay spa

58-59 Satispay 30-11-2016 15:54 Pagina 1

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WHEN Fondata nel 2013, dopo un pe-riodo di studio ed analisi del contesto nor-mativo e tecnologico, è diventata opera-tiva all’inizio del 2015.

WHERE I tre fondatori sono tutti cu-neesi, ma il quartier generale è a Mila-no, dove al momento lavorano 40 perso-ne; è operativo anche un ufficio a Londra,da dove si sta gestendo l’espansione neimercati internazionali.

INVESTITORI Satispay è diventatauna realtà anche grazie a soggetti priva-ti che hanno deciso di puntare sul proget-to investendo le loro risorse, come Jona-than Weiner e Ray Iglesias (fondatori delprogetto Google Wallet e, successiva-mente, di Money2020), Jon Koplin (re-sponsabile della Divisione Internationaldi GoogleWallet), Nicola Carbonari (fon-datore di Autoscout24), Giuseppe Dona-gemma (già vicepresidente Networks diSamsung Electronics e attuale presiden-te dell’Advisory Board di Satispay) e par-tner e investitori istituzionali come IccreaBanca e Banca Alpi Marittime.

NUMERI Al 31 ottobre 2016, i downlo-ad dell’applicazione sono 150 mila, conuna crescita di 400 nuovi al giorno; gliutenti attivi nell’utilizzo del servizio sono75 mila. Gli esercenti aderenti al circui-to sono oltre 8.500 in crescita costante.La media di utilizzo di Satispay è di 6 vol-te al mese, contro le 2,8 volte di utilizzodelle carte.

FONDATORIAlberto Dalmasso, Ceo di Satispay

spa. 32 anni, laureato in Economia. 6anni di esperienza lavorativa, di cui unoin ambito commercio/import-export (di cui6 mesi in Usa e Australia) e tre nel Mar-keting & Business Development di Ersel(Private Banking e Asset Management).Tra gli autori del libro «La consulenza fi-nanziaria», edito da il Sole24ore perAIPB. Amante del design e dell'innova-zione, da gennaio 2013 ha lasciato il pro-prio ruolo in Ersel per dedicarsi full timeal progetto Satispay.

Dario Brignone, IT & OrganizationDirector di Satispay spa. 34 anni, lau-reato in Scienze Matematiche indirizzoInformatica. Esperienza lavorativa di 7anni, parte dei quali come consulente perReply SpA e parte nell’IT di Agip KCO inKazakistan. Appassionato di viaggi ehi-tech, da dicembre 2012 ha lasciato ilproprio ruolo in Agip KCO per dedicarsifull time al progetto Satispay.

Samuele Pinta, COO di Satispayspa. 34 anni, informatico di formazione,per 12 anni ha ricoperto la carica di Ge-neral Manager in aziende attive nel set-tore energetico e agroalimentare, conparticolare focus negli ambiti risk mana-gement, controllo di gestione e finanza.Da sempre appassionato di tecnologia einnovazione, dal 2013 ha lasciato i pre-cedenti incarichi per dedicarsi full time alprogetto Satispay.

Satispay e URI, l’Unione dei Radio-taxi d’Italia annunciano la sigla del-l’accordo di integrazione di Sati-

spay partendo dai sistemi gestionali finoall’app iT Taxi: 12 mila i tassisti gradual-mente nei prossimi mesi beneficeranno ditutti i vantaggi generati da Satispay. L’in-tegrazione - dopo le numerose iniziativesviluppate nel nord italia a sostegno del-la già spontanea diffusione che il sistemasta registrando - rappresenta la primagrande operazione di Satispay rivolta algrande pubblico su scala nazionale, inte-ressando in particolar modo le città diRoma e Milano per l’elevato numero di taxiin circolazione. L’accordo è stato fortemen-te voluto da Loreno Bittarelli, presidente diURI, da sempre attento a cogliere le piùinteressanti opportunità offerte dall’evolu-zione tecnologica, e risponde ad una giàconcreta domanda che quotidianamenteSatispay raccoglie tra i propri utenti: «Pos-so pagare il taxi?».

Sono già oltre 120 mila i download del-l’applicazione in Italia, con un tasso dicrescita di 300 nuove attivazioni comple-te al giorno, e sono 7.500 gli esercenti giàconvenzionati in tutta Italia, con unacrescita spontanea di 50 nuovi esercizial giorno. Adottando Satispay, la comu-nità dei taxisti sposa l’avanguardia dei pa-gamenti elettronici, puntando ad innalza-re la sicurezza, grazie all’eliminazione deicontanti, e la profittabilità della propria at-tività, grazie al drastico abbattimento del-le commissioni. Non ultimo, la velocità diesecuzione del pagamento, consentedi migliorare il servizio al cliente nel mo-mento in cui deve lasciare il taxi.

Una nuova soluzione è stata svilup-pata da Satispay grazie alla col-laborazione con Cigierre - Com-

pagnia Generale Ristorazione spa, titola-re tra gli altri dei format Old Wild West eWiener Haus - e il loro fornitore del soft-ware di cassa, il Gruppo Zucchetti. L’inte-grazione è già operativa nei tre ristoran-ti Old Wild West di Udine e sarà diffusa apartire dalle province di Torino e Milano,con l’obiettivo di coprire la rete naziona-le composta da oltre 160 punti vendita en-tro l’autunno. L’annuncio dell’integrazionecon il software di cassa TCPOS del Grup-po Zucchetti, a pochi giorni dall’integrazio-ne con i POS Ingenico (operativa entro lafine dell’anno su 83 mila esercenti clien-ti del Credito Cooperativo), rientra nellastrategia di Satispay di facilitare l’adozio-ne del sistema alternativo di pagamentoattraverso qualunque dispositivo già instal-

lato nei negozi: dal POS al PC fino al soft-ware di cassa stesso, per permettere agliesercenti di abbattere i costi di accettazio-ne dei pagamenti elettronici.

Alberto Dalmasso, cofondatore e Ceodi Satispay ha dichiarato: «Quando abbia-mo pensato alla messa punto del nostrosistema indipendente di pagamento ave-vamo ben chiaro il problema che voleva-mo risolvere: permettere a tutti di gestirei pagamenti, tra privati e nei negozi, inmodo semplice e conveniente attraversolo smartphone per eliminare la scomodi-tà del contante. Non sapevamo quantofosse forte il bisogno degli esercenti di ab-battere drasticamente i costi sulle transa-zione elettroniche. 50 nuovi esercenti algiorno si attivano e oggi il 65 per centodelle transazioni che passano su Satispayavvengono nei negozi e spesso questetrainano le transazioni tra privati, che ti-picamente si dividono il conto di un risto-rante o l’acquisto di un regalo. Il nostroobiettivo è facilitare il più possibile qualun-que esercente nell’adozione di Satispay.Rimane forte la proposizione del serviziotramite il download dell’app, ideale per gliesercizi singoli e indipendenti, ma per tut-te le grandi catene e gli operatori struttu-rati è fondamentale la capacità di integra-zione del sistema con qualsiasi disposi-tivo si trovi già nel negozio: dal POS al PCfino, appunto, al software di cassa». ■

Un team italiano, giovanee «smart», guidato da Alberto Dalmasso,Dario Brignone e Samuele Pinta, starivoluzionando il mercatodei pagamenti elettronicistabilendo nuove regolebasate su trasparenza edefficienza, e conclude accordi rilevanti.Tra glialtri, quello con l’Unionedei Radiotaxi d’Italia el’altro con la Cigierre,Compagnia GeneraleRistorazione, attraverso i software di cassa del Gruppo Zucchetti.Questo, ma non solo.Tre giovani imprenditoriche hanno capito la difficoltà dei contanti

59SPECCHIOECONOMICO

SATISPAY IN TAXI

SATISPAY + CIGIERRE + ZUCCHETTI

58-59 Satispay 30-11-2016 15:54 Pagina 2

Page 60: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

esito delle elezioni statuni-tensi e l’andamento dellacampagna referendaria inItalia hanno acceso inte-

resse sulle dinamiche del consenso edell’informazione nell’epoca dei so-cial media. È una occasione da nonfarsi scappare, perché alta è la postain palio: democrazia parlamentare,rappresentanza e informazione sonotra loro interconnessi. La qualità del-l’una influenza le altre.

Arrotoliamo velocemente il nastrodella storia. In un articolo pubblicatosu La Stampa qualche lustro fa, Nor-berto Bobbio ripercorreva la riflessio-ne illuminista che opponendosi al-l’assolutismo e agli arcana imperii haportato alla democrazia parlamenta-re in Europa. Bobbio riconosceva aKant il merito di aver posto con chia-rezza il problema della pubblicità delpotere e di averne dato una giustifi-cazione etica.

«Perché l’uomo diventato maggio-renne possa fare pubblico uso dellapropria ragione è necessario che egliabbia una conoscenza piena degli af-fari di Stato. Perché egli possa avereuna piena conoscenza degli affari diStato, è necessario che il potere agiscain pubblico». Perché il principio dellapubblicità possa essere attuato dalpolitico, occorre che il potere pubbli-co sia controllabile. Questo controllonon può prescindere dalla partecipa-zione dei cittadini, di qui la necessitàdi una rappresentanza e di un Parla-mento.

Due secoli e mezzo dopo, sembra-no concetti così familiari da far di-menticare che i cittadini di cui si par-lava allora erano una classe ristrettaed elitaria della popolazione: quelliindipendenti per mezzi economici estrumenti culturali. Il suffragio uni-versale e l’alfabetizzazione genera-lizzata erano ben a di là da venire.

Anche l’amministrazione del pote-re e dell’economia, vissuti allora co-me un arbitrio calato dall’alto e nonaccessibile, erano più circoscritte esemplici. Per l’alta borghesia che re-clamava un ruolo politico era comecontrollare i compiti di matematicaad uno studente delle elementari.Era un altro mondo.

Se i principi dell’ordinamento libe-ral-democratico, rimodulatisi nelNovecento con i grandi partiti dimassa, restano ancora quelli e suona-no per lo più ancora attuali, gli ultimidecenni hanno visto cambiare sotto inostri occhi - con consapevolezza al-talenante - il «campo da gioco» delleregole democratiche, con il supera-mento della dimensione nazionale ela trasformazione - o la parcellizza-zione - di due corpi intermedi fonda-mentali: da una parte la forma parti-

to, dall’altra il mondo dell’informa-zione tradizionale.

Dei partiti si parla tutti i giorni, ge-neralmente male, ma se ne parla. Perquanto attiene all’informazione, chepresiede la dimensione pubblica del-la vita e delle decisioni che riguarda-no la società, la situazione è diversa:potrebbe diventare argomento di se-rio dibattito quando ormai è tardi.

Lo schema illuministico basato sul-la contrapposizione di «arcana impe-rii» e informazione pubblica risultaoggi ingenuo e inadeguato: ai misteridel potere si sono sostituiti fiume diparole, immagini, stimolazioni sen-soriali ed emotive. La cortina fumo-gena, quando occorre, la si fa così,non con il silenzio.

Molte di quelle parole vengonoprodotte proprio dai poteri che il«quarto potere» è tenuto a raccontaree sui quali deve vigilare. Se non chel’indipendenza e la terzietà del quar-to potere, fonte della sua autorevo-lezza, sono spesso messe in questio-ne. Si riscontra anche una certa incli-nazione a confondere opinione e fat-ti, con l’attenuante che dare evidenzadi prove e fatti è noioso ed aliena let-tori ed ascoltatori.

In questo quadro si sono innestati inuovi social media, che rendonoogni fruitore di informazione ancheun potenziale produttore ed espan-dono l’accesso a idee e opinioni diqualunque tipo, secondo il modellodella «lunga coda» descritto nel 2004da Chris Anderson.

La riformulazione degli «arcanaimperii» è oggi l’eccesso di informa-zione e l’impossibilità di selezioneed analisi. È l’epoca dei big data,della tracciabilità illimitata, dellacondivisione impulsiva della vitapersonale. In due secoli e mezzo sia-mo passati dalla chiarezza della ra-

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LL’’SPECCHIO

ECONOMICO

NNUUOOVVAA PPOOLLIITTIICCAA NNUUOOVVAA DDEEMMOOCCRRAAZZIIAA??

Gli «arcana imperii» odiernisono l’eccesso di informazione

e l’impossibilità di analisi

Si urla sempre più forte,si delegittima sempre più

facilmente, si insulta con molta più energia di

quanta se ne impieghi perrispondere davvero alleidee altrui. La stampa e

i partiti, che avevano il compito di ordinare

la discussione pubblica nel campo informativo e politico, hanno perso legittimazione. Non fapiù differenza da dove

provenga l’informazionee quale credibilità essa

abbia: uno vale uno

II SSOOCCIIAALL MMEEDDIIAA IINNCCEENNTTIIVVAANNOO NNUUOOVVII GGRRUUPPPPIIIIDDEENNTTIITTAARRII EE MMOOVVIIMMEENNTTII.. SSÌÌ,, MMAA CCOONN UUNNAAPPSSIICCOOLLOOGGIIAA CCHHEE PPRREESSIIEEDDEE QQUUEELLLLAA DDEELLLLEE SSEETTTTEE

DI ANDREA MASSARONI

Vyacheslav W. Polonsky

Robert Cialdini

EdwardSnowden

60-61 Massaroni 30-11-2016 15:55 Pagina 16

Page 61: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

gione all’immediatezza dell’emo-zione, dall’impianto teorico all’im-patto estetico, dal partito di massaal brand emozionale.

C’è tanto rumore e per conquista-re un po’ di attenzione si urla sem-pre più forte, si delegittima semprepiù facilmente, si insulta con moltapiù energia di quanta se ne impie-ghi per rispondere davvero alleidee altrui. La stampa e i partiti, cheavevano il compito di ordinare ladiscussione pubblica, rispettiva-mente nel campo dell’informazionee in quello politico, hanno perso le-gittimazione. Per molti elettori nonfa più differenza da dove provengal’informazione e quale credibilitàabbia. Uno vale uno, direbbe qual-cuno.

È una comunicazione con sempremeno articolazione analitica e mag-giore empatia analogica (foto e «me-me» anziché ragionamenti, Insta-gram anziché articoli e blog), frullataad inaudita velocita da quella cheEdward Snowden ha chiamato «l’eraatomica dell’informatica». E la me-tafora dell’era atomica rimanda allaguerra fredda, proprio mentre StatiUniti ed Unione europea puntano ildito contro l’azione di controinfor-mazione e manipolazione mediaticaoperata dalla Russia di Vladimir Pu-tin. Solo uno dei casi in cui è lecitodubitare della narrativa che raccontala rivoluzione digitale come una in-fluenza, dal basso verso l’alto, sulledecisioni politiche.

C’è infine un'altra transizione chel’informazione attuale sembra facili-tare e sancire: il passaggio dall’ade-sione al contratto sociale al fideismosettario. I social network usano algo-ritmi che filtrano le notizie privile-giando la visibilità di quelle che sem-brano più omogenee al nostro profi-lo, in pratica viviamo in una bolla,sempre meno allenati a vagliare lenostre certezze e a dialogare con leopinioni altrui.

Vyacheslav W. Polonsky, «visitingfellow» all’Harvard University e«global shaper» al World EconomicForum, ha definito il «feed dei socialmedia» come una delle più grandiminacce alla democrazia. I social me-dia incentivano la creazione di grup-pi identitari e movimenti nuovi, mala psicologia che presiede questa for-mazione la conosciamo da tempo.Assomiglia a quella delle sette.

Lo psicologo Robert Cialdini neidentifica le seguenti strategie cogni-tive fondamentali: impegno e coe-renza: impulso ad essere coerenti colresto del gruppo; reciprocità: defini-ta dal bisogno di contraccambiare fa-vori veri, o presunti tali; riprova so-ciale: tendenza a ritenere maggior-

SPECCHIOECONOMICO 61

E nav fornirà, con il propriopersonale operativo, ilservizio di controllo del

traffico aereo sull’aeroporto diRimini. Si tratta del quinto avvi-cendamento in poco più di dueanni dopo gli aeroporti di Ciam-pino, Verona, Treviso e Brindisi. Iltransito dei servizi, previsto dadecreto interministeriale del Mi-nistero della Difesa, è statocoordinato da Enac attraverso lastesura di un piano operativosottoscritto dall’Aeronautica Mili-tare, da Enav e da Enac. Il su-bentro di Enav nella gestionedella torre di controllo e del ser-vizio di avvicinamento dello scalo di Rimini avviene in piena sicurezza,grazie a un’attività di addestramento dei controllori del traffico aereo che siè svolta utilizzando i moderni simulatori di Torre 3D di cui dispone Enav. Èstato inoltre effettuato un training specifico direttamente sulla torre di con-trollo con la collaborazione dell’Aeronautica Militare che continuerà a cu-rare, per alcuni servizi, la conduzione e la manutenzione fino al completoadeguamento dei sistemi da parte di Enav che ha già pianificato un pianodi ammodernamento tecnologico. Con la gestione della torre di controllodell’aeroporto di Rimini, Enav assicura i propri servizi su 44 scali in tutto ilterritorio nazionale. «Con il passaggio di Rimini abbiamo completato latransizione degli aeroporti militari. Riuscire a essere operativi su 5 nuoviscali dimostra ancora una volta le capacità operative e tecniche della so-cietà», ha dichiarato Roberta Neri, amministratore delegato di Enav.

L A T O R R E D I C O N T R O L L O D I R I M I N IP A S S A S O T T O L ’ E G I D A D E L L ’ E N A V

ILGiuseppe Veniero Project di Pa-lermo presenta fino al 6 gennaio2017 la personale «Alfredo Ra-

petti Mogol. Diario 99-016». Nucleo fon-dante delle opere rimane la grafia; lascrittura è significante cui non è associa-to alcun significato, non è fatta di parolecompiute, ma di tracciati che non riman-dano a nessuna lingua particolare e, pro-

prio per questo, racchiudono tutte le linguedel mondo. L’alfabeto dell’artista parla il linguaggio universale delle emo-zioni; le parole che riproduce sulla tela sono destrutturate, scomposte e ri-composte in modo apparentemente casuale a formare una prosa persona-le. Solo una lettura più attenta consente di ricomporre le parole in modocorretto e di ritrovarne il senso compiuto. Ed è proprio questo che l’artistachiede: attenzione. Uno sforzo per non rimanere sulla superficie del suo la-voro, ma per compenetrarlo con gli occhi della mente e del cuore.

«Cielo Mediterraneo»

Roberta Neri

mente validi i comportamenti o lescelte che vengono effettuati da unelevato numero di persone; autorità:le asserzioni sostenute da una figuradi rilievo accrescono la loro valenzapersuasoria; simpatia: attraverso lacostruzione di un legame di simpa-tia e «similitudine» tra persuasore epersuaso è più facile ottenere esiti dimodifica degli atteggiamenti.

La setta si fonda sulla dipendenzadal leader e dal resto del gruppo,con un continuo rinforzo del valorecarismatico a scapito di ogni attivitàcritica.

Vi suona familiare? Cosa resteràdella democrazia parlamentare libe-rale senza una seria analisi dellaqualità dell’informazione è una do-manda non più rimandabile. ■

R A P E T T I M O G O L

60-61 Massaroni 30-11-2016 15:55 Pagina 17

Page 62: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

inquinamento ambientaleè uno dei temi più dram-matici ed incalzanti deitempi moderni. Ne ha cu-

rato i diversi risvolti la FondazioneVeronesi in un volume («L’inquina-mento ambientale. Riflessioni nor-mative e bioetiche») curato da Um-berto Veronesi, Lucio Militerni e loscrivente ed edito dalla Utet. Nel li-bro sono trattati diversi profili: i ca-ratteri scientifici e bioetici, il dirittoall’ambiente, la riflessione sui carat-teri normativi, la rilevanza penaledei fenomeni, le istanze repressive el’effettività della tutela penale, l’e-cofoodfertility, la sicurezza agroali-mentare.

Nello specifico non mancano ap-profondimenti sui mille volti del di-sastro ambientale: il caso Eternit, l’e-mergenza rifiuti in Campania, le eco-mafie, il fenomeno della «Terra deifuochi», i delitti di imprese, le omes-se bonifiche, la patogenesi delle ma-lattie umane da lapidazione ambien-tale, il danno alla salute, il danno aibambini, l’impegno delle madri, lostress ossidativo, i danni genetici, larivendica dei diritti ecologici, l’impe-gno civile, l’impegno dei medici.

Nella prefazione del libro UmbertoVeronesi rileva che le risorse vitalivanno preservate e così la salute del-le persone. L’Organizzazione Mon-diale della Sanità ci dice che nel 2012circa 12 milioni e 600 mila personenel mondo hanno perso la vita per-ché vivevano o lavoravano in am-bienti inquinati. Per dirla altrimenti,un decesso su quattro nel mondo èlegato all’inquinamento di aria, ac-qua e suolo. Il prezzo più alto in ter-mini di malattia lo pagano i Paesi piùpoveri e gli strati più poveri della po-polazione, i bambini e gli anziani.

L’inquinamento ci colpisce attra-verso ciò che respiriamo (il primo in-quinante letale ed evitabile è il fumodi sigaretta, ricordiamolo) e ciò chemangiamo e beviamo. Sappiamo adesempio dell’effetto devastante di so-stanze come i policlorobifenili o l’a-mianto che, a decenni dalla loro mes-sa al bando, continuano a mieterecentinaia di vittime l’anno per varieforme di tumore. Sappiamo dell’au-mento dell’insorgenza di alcuni tu-mori legato all’inquinamento da me-talli pesanti, come cromo, nichel, ar-senico, delle diossine e del benzene.

Trattando le diverse problematicheè emerso che il diffuso e inarrestabileinquinamento ambientale impone laperentoria richiesta di un doverosorispetto del diritto alla salute incrina-to da comportamenti illeciti chespesso non vengono sanzionati. Il di-ritto all’ambiente discende anzituttodal catalogo degli «inderogabili» do-

scelte economico-sociale. La promo-zione e la tutela del diritto alla salute,quantomeno nel suo nucleo essen-ziale e indelebile, e pertanto comecondizione di benessere fisico-psichi-co che pertiene alla persona, vannosussunte come fondamentale e nonrinunciabile, funzione pubblica insenso oggettivo, coessenziale allaCostituzione formale (e soprattuttomateriale) dell’ordinamento delloStato di diritto. Con particolare rife-rimento al piano ideologico delleproblematiche, Alessia Maccaro, nelcapitolo «Rilievi bioetici sulla que-stione ambientale», fa rilevare chenell’orizzonte teorico definito dalrapporto uomo-natura sono indivi-duabili almeno due macromodelli:un modello antropocentrico e un mo-dello partecipativo.

Sul punto Manuela Militerni, nelcapitolo «Terra dei Fuochi e custodiadel creato: è ancora possibile spera-re?», osserva che, lungi da utopisti-che, per quanto desiderabili, prospet-tive di chi vede possibili rivoluzionicopernicane, occorre porre attenzio-ne a una rilettura del rapporto uomo-natura per capire se a partire da esso- e non immaginando di poterlo la-sciare alle spalle - è possibile intrave-dere una diversa strada percorribile.A ciò può certamente aiutare la pro-spettiva partecipativa. Contrassegnospecifico dell’umanità è la capacità dirileggere la propria condizione e lapropria collocazione in un orizzontedi equilibrio sempre rinnovantesicon ciò che la circonda.

L’etica ambientale si struttura pro-prio a partire da una sorta di sfida aun antropocentrismo angusto - sianella sua versione specista o biologi-ca che in quella personalistico-meta-fisica - e si pone alla ricerca di nuovie più avanzati criteri del «meritevoledi tutela» costringendo l’etica a inter-rogarsi sulla permeabilità dei suoiconfini». All’interno di questo assun-to va collocata l’etica della responsa-bilità di Hans Jonas, la quale muovedall’osservazione che lo strumentotecnico messo a punto dall’uomo conlo scopo di difendersi da una naturaostile ha finito per divenire una mi-naccia inarrestabile: l’umanità è «mi-nacciata da se stessa, dal progresso

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LL’’

SPECCHIOECONOMICO

EETTIICCAA AAMMBBIIEENNTTAALLEE EE DDIIRRIITTTTOO AALLLLAA SSAALLUUTTEE ((pprriimmaa ppaarrttee))

Un decesso su quattro è causato dall’inquinamento

LL’’IINNQQUUIINNAAMMEENNTTOO AAMMBBIIEENNTTAALLEEÈÈ UUNNOO DDEEII TTEEMMII PPIIÙÙ DDRRAAMMMMAATTIICCIIEE IINNCCAALLZZAANNTTII DDEEII TTEEMMPPII MMOODDEERRNNII

DI MAURIZIO DE TILLAP R E S I D E N T E D E L L ’A S S O C I A Z I O N E

N A Z I O N A L E AV VO C AT I I TA L I A N I

veri di solidarietà, ai quali l’art. 2 del-la Costituzione fa riferimento, checostituisce lo zoccolo duro e il fonda-mento dello Stato sociale che dovreb-be comportare il necessario terrenodi radicamento e di legittimazionedelle politiche pubbliche colorate insenso sociale e, in quanto tali, mobili-tate in virtù di importanti opzioni e

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Page 63: Copertina 6-12-2016 9:57 Pagina 1 - Specchio Economico · eteropercezione del pericolo e della re-sponsabilità? E i governanti, le istituzio-ni, il vicino di casa, non sono forse,

di cui è stata ed è capace». Il filosofotedesco, infatti, paventa gli esitiestremi e più nefasti che lo sviluppoincontrollato dell’ipertecnicismo puòdeterminare per la natura e la so-pravvivenza della specie umana sul-la terra (euristica della paura) e pro-pone un’etica fondata sul principioresponsabilità (Das Prinzip Ve-rantwortung) in forza del quale l’uo-mo presente è chiamato a risponderedelle proprie azioni all’uomo di do-mani: «dal momento che la tecnicaaumenta il potere dei suoi effetti alpunto da divenire pericolosa in mo-do tangibile per l’intera amministra-zione delle cose, la responsabilitàdell’uomo si estende al futuro dellavita sulla terra, che oramai è espostasenza possibilità di difendersi all’a-buso di tale potere. La responsabilitàdell’uomo diviene così per la primavolta cosmica».

Su queste osservazioni si innesta laconsiderazione che il progresso tec-nologico ed il raggiungimento di tra-guardi scientifici e sociali sempre piùavanzati, se da un lato hanno incisoin maniera significativa sul benesse-re della collettività, dall’altro hannoingenerato pericoli dirompenti, edancora non adeguatamente cono-sciuti, relativi all’equilibrio degli eco-sistemi naturali e, in senso più speci-fico, alla salute degli esseri umaniche con tali ecosistemi si trovanoquotidianamente ad interagire.

Alessandro De Santis, nel capitolosu «La rilevanza penale dei fenomenidi inquinamento ambientale» collegatali pericoli, tra l’altro, all’immissionenell’ambiente di sostanze nocive perl’essere umano provenienti dalle la-vorazioni industriali, nonché dal pro-cesso di produzione, gestione e smal-timento di rifiuti normali o speciali,connotati da elevato livello di tossi-cità e destinati ad incidere negativa-mente sulla salubrità dell’ambiente esull’integrità psico-fisica delle perso-ne. Nel contempo, i fattori surriferiti

SPECCHIOECONOMICO 63

hanno posto in evidenza il problemadella limitatezza delle risorse presen-ti sul nostro pianeta, problema aggra-vato dalle discutibili posizioni assun-te da numerosi paesi industrializzati,i quali, spesso, dinanzi alla carenza dienergia, non hanno saputo risponde-re con l’elaborazione di modelli disviluppo sostenibile.

Anche Alessandro De Santis ricor-da la riflessione del filosofo tedescoHans Jonas, il quale, partendo dall’a-nalisi della tecnologia quale potere ingrado di sconvolgere l’equilibrio del-

l’ecosistema, ha articolato la propo-sta di un’etica per la società tecnolo-gica. In un esauriente capitolo del li-bro Antonio Marfella denuncia chein Campania si possono stimare incirca 6 mila tonnellate al giorno (il 30per cento di circa 20 mila tonnellatedichiarate) i rifiuti speciali, indu-striali e tossici in regime di evasionefiscale che vengono quindi obbliga-toriamente smaltiti illegalmente av-velenando la terra, l’acqua, l’aria equindi danneggiando ineluttabil-mente la salute pubblica.

In Italia sono circa 25 i milioni ditonnellate l’anno di rifiuti industrialismaltiti illegalmente perché prodottiin regime di evasione fiscale, rispettoalla produzione di tutti i rifiuti urba-ni oggi scesa a poco più di 29 milionidi tonnellate l’anno. Nel mondo pro-duciamo circa 6,5 miliardi di tonnel-late l’anno di rifiuti di cui solo 1,5 de-finibili come urbani, in Europa 2,5 e 1(dati Osservasalute 2014) e, quindi,una parte eccezionale di questi rifiutiindustriali e tossici sono smaltiti nelmondo illegalmente, ancora oggisenza alcuna tracciabilità efficace,avvelenando la terra e l’acqua cheserve alla salute di tutti. (...) ■

Le risorse vitali vanno pre-servate, così come la salutedelle persone. L’Organizza-zione Mondiale della Sanitàci dice che nel 2012 circa12 milioni e 600 mila perso-ne nel mondo hanno perso lavita perché vivevano o lavora-vano in ambienti inquinati.Per dirla altrimenti, un de-cesso su quattro nel mondoè legato all’inquinamento di

aria, acqua e suolo. Il prezzopiù alto in termini di malattialo pagano i Paesi più poveri egli strati più poveri della po-polazione, i bambini e gli an-ziani. Il diffuso e inarrestabileinquinamento ambientale im-pone la perentoria richiestadi un doveroso rispetto deldiritto alla salute incrinatoda comportamenti illeciti chenon vengono sanzionati

All’interno di questo assuntova collocata l’etica della re-sponsabilità di Hans Jonas, laquale muove dall’osservazio-ne che lo strumento tecnicomesso a punto dall’uomo conlo scopo di difendersi da unanatura ostile ha finito per di-venire una minaccia inarre-stabile: l’umanità è «minaccia-ta da se stessa, dal progres-so di cui è stata ed è capace»Hans Jonas

Umberto Veronesi Lucio Militerni

SEGUE NEL PROSSIMO NUMERO

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nnanzi alla X Commissionedella Camera dei Deputati sono

in corso le audizioni di espertiper raccogliere le opinioni sul

progetto di legge «Abrignani»,atto della Camera n. 865 e sul disegnodi legge delega Rordorf (art. 15), attodella Camera 3671-ter, in relazionealla normativa sulle amministrazionistraordinarie. Nel corso della miaaudizione dell’11 novembre scorso,ho potuto sottolineare che l’iniziativalegislativa rappresentata dai due pro-getti esaminati congiuntamente dallaCommissione, è quanto mai tempe-stiva così come è urgente l’approva-zione della legge che seguirà alla con-clusione dei lavori parlamentari.

Infatti, la situazione delle proceduredi amministrazione straordinaria tut-t’ora aperte è estremamente penaliz-zante sia sotto il profilo dei risultati intermini di occupazione, soddisfazionedei creditori, costi di gestione, diimmagine per il Paese. L’analisi deidati resi pubblici dal Ministero delloSviluppo economico (e aggiornati al30 settembre 2016) con riferimentoalle procedure aperte di A.S. ai sensidel decreto legislativo n. 347 del 2003lascia emergere che delle 22 ammini-strazioni straordinarie ancora aperte,più della metà sono state ammessealla procedura antecedentemente al2010; il tempo medio per la cessazionedell’esercizio dell’impresa è pari a 4anni, mentre la durata della procedu-ra liquidatoria avviata successiva-mente alla cessazione dell’eserciziodell’impresa, ex art. 73, terzo comma,del decreto legislativo n. 270 del 1999,è in media pari a 7 anni.

Il dato assume contorni ancormeno incoraggianti se si passaall’esame delle procedure di ammini-strazione straordinaria avviate aisensi del decreto legislativo n. 270 del1999, dove il campione di riferimentocomprende 115 procedure avviate sindal 2000 (anche in questo caso i datisono stati estratti dal portale delMinistero dello Sviluppo economicoe sono aggiornati al 30 settembre2016). Quindi la fase di esecuzionedel piano del Commissario fino allacessazione dell’esercizio dell’impresaè mediamente di tre anni. La fase diliquidazione vera e propria invecesuccessiva alla cessazione dell’eserci-zio dell’impresa, per oltre il 40 percento delle procedure, dura da quasiun decennio e per il 60 per cento daoltre un quinquennio.

Rimarcata la gravità del quadro cheemerge da questi dati, ho esaminato idue progetti di legge in particolaresotto il profilo dell’esperienza checontinuo ad effettuare, «pro-bono»,dal 2001, quale delegato delMinistero degli Affari esteri italianopresso le Nazioni Uniti, all’Uncitral -

Commissione permanente per ilDiritto dello studio del commerciointernazionale, sul tema dell’insol-venza.

L’Uncitral - Working Group V - si èoccupata a lungo, nel corso dellaredazione della Guida legislativa sul-l’insolvenza (2004-2014), dei vari pro-blemi emersi in molte giurisdizioni,indicando come superare differenzeo assenze normative, in quest’ultimobiennio, con la predisposizione diuna Legge Modello in corso di appro-vazione che si ispira alle «best practi-ces» riscontrate nelle varie normativedi settore, inclusa quella italiana. Lelinee guida proposte dall’Uncitralhanno lo scopo di rendere competiti-va una buona legge concorsualerispetto alle leggi dei Paesi concor-renti di pari rango economico e pro-duttivo. Specie oggi, infatti, le grandiimprese avvertono sotto il profilonormativo particolari necessità. Esseoperano su mercati globali, ma sullabase di norme nazionali, spesso tra diloro molto diverse. Si potrebbe direche il «business è globale» mentre lenorme sono locali.

È questa dicotomia che l’Uncitral ei vari delegati nazionali cercano diattenuare se non di eliminare. Oggitutto, persone e attività, vengonomisurate in termini di «rating», diefficienza, di affidabilità e di risultati;lo sono anche le leggi, i sistemi nor-mativi nazionali che vengono moni-torati costantemente e in tempo reale.Per rendere competitivo il nostrosistema normativo, specie conside-

rando l’Italia parte del «club» deiPaesi più industrializzati, bisognafare i conti con le regole e gli indiriz-zi che a livello sovranazionale dise-gnano le «buone» leggi. Esistono,infatti, le direttrici legislative che pro-manano dagli Uffici Studi della BancaMondiale, del Fondo MonetarioInternazionale e delle Nazioni Unite,esse individuano il percorso e stabili-scono i «paletti» che le norme dei variPaesi membri per essere considerateefficienti devono seguire. Nell’ultimolustro, per quanto attiene all’indicato-re «enforcing contract» (esecuzionedei contratti) nella classifica delDoing Business (World Bank) l’Italiaha guadagnato 46 posizioni, ma èsempre al 111esimo posto.

Questa classifica non attribuisceastratte medaglie, ma rappresenta lacapacità di attrarre finanziamenti nelnostro Paese da parte di banche,finanziarie e fondi internazionali,entità delle quali l’impresa in crisi,specie se di grandi dimensioni, speciese soggetta all’amministrazione stra-ordinaria, ha particolarmente biso-gno. Infatti, per «rimettere in carreg-giata» l’impresa in crisi, per farlerecuperare il cosiddetto «on going», ènecessario finanziarla possibilmentea basso costo.

Ebbene, il «nostro» ipotetico inve-stitore oggi avrà 110 buoni ragioniper non investire in Italia soprattuttoper l’incapacità del nostro impiantogiuridico di rispondere alle domandeche la finanza pone: «Se le cose vannomale quanto recupererò dell’investi-mento fatto, quanto tempo impieghe-rò e con quali costi?» Tutte domandequeste che per tornare al tema chestiamo affrontando non trovanorisposte certe. Siamo lontani dalla«accountability» che presiede all’allo-cazione della finanza internazionale.

Fatta questa premessa, mi sono sof-fermato sull’impianto contenuto neltesto elaborato dalla CommissioneRordorf, poiché inserito nel corpoorganico di una nuova legge concor-suale che dovrebbe sostituire inte-gralmente la legge del 1942. L’art. 15del testo Rordorf risponde alla sceltadell’Uncitral di un’unica proceduradi amministrazione straordinaria perle «grandi imprese», anche in relazio-ne ai «gruppi di imprese», le quali inragione della loro notevole dimensio-ne presentino importanti rilievi dicarattere economico e sociale. In real-tà l’Uncitral privilegia le proceduregiudiziarie concorsuali, ma ammetteanche quelle amministrative, con l’in-tervento e il coordinamento del giu-dice. Anche il profilo relativo ai pre-supposti oggettivi di ammissibilità(numero dei dipendenti, ammontaredei debiti, fatturato etc.) all’ammini-strazione straordinaria, che devono

di LUCIO GHIA

PROGETTI DI LEGGE

AMMINISTRAZIONESTRAORDINARIAPER LE GRANDI

IMPRESE IN CRISI

IIII64 SPECCHIO

ECONOMICO

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come il giudice Arthur Gonzalez cheha seguito il caso Fiat Chrysler, ol’esperto giapponese Shinjiro Takagi,co-presidente della NomuraSecurities, hanno evidenziato l’utilitàdelle attività di mediazione sui con-trasti debitore e creditori e tra gruppidi creditori in merito alle condizioniloro riservate dal piano.

L’indipendenza e l’autorevolezzadel giudice o dell’esperto incaricatodella mediazione riescono in genere ariequilibrare le aspettative, gli inte-ressi ed i diritti in contestazione, pre-valentemente sulla base dell’obietti-vo confronto tra le possibili alternati-ve rappresentate dal prevedibilerisultato della liquidazione dell’im-presa rispetto alle previsioni di sod-disfazione del piano.

In ambedue gli elaborati in discus-sione non ho rinvenuto - malgradonella Relazione al progetto Rordorf,(a pag. 9) si sottolinei la «prevalenzadi strumenti negoziali di risoluzionedella crisi d’impresa e di ristruttura-zione rispetto a quelli disgregatori» -un chiaro e supportivo riferimentoalla necessità del preventivo percorsonegoziale. Ambedue gli impianti nor-mativi fanno calare improvvisamentee dall’alto sui diritti e gli interessi ingioco -molteplici e diversificati per lastraordinaria importanza anchesociale dell’impresa in crisi - ladichiarazione d’insolvenza, la nomi-na del Commissario, la nomina delComitato di sorveglianza o dei credi-tori, alimentando così un clima dicontrapposizione se non di ostilità, ilche costituisce la premessa di conten-ziosi infiniti.

Aderendo a questa impostazione,mi riservo di continuare ad esamina-re nel prossimo numero di SpecchioEconomico se la nuova legge sull’am-ministrazione straordinaria, con lesoluzioni offerte e le modifiche pro-poste, potrà farci avanzare nelle clas-sifiche dei Paesi più virtuosi e finan-ziariamente attraenti. ■

esistere congiuntamente, si inseriscenei principi dell’Uncitral, e appareperaltro coerente con la scelta giàoperata dal legislatore italiano con lariforma del diritto fallimentare, intro-ducendo parametri quantitativi o«soglie di ammissibilità» alle proce-dure concorsuali.

Certamente il numero dei dipen-denti così come anche l’importo delvolume d’affari degli ultimi esercizi ela gravità del debito devono eviden-ziare la «straordinarietà» della situa-zione di crisi o d’insolvenza.Riemerge, a riguardo, l’opportunitàdi anticipare lo stato di insolvenzaalla fase di «crisi grave» ma nonancora irreversibile, come definitadalla guida legislativa dell’Uncitral,comprendendovi anche la nozioned’insolvenza «prospettica».

Previsioni queste non trascurabilivisti lo scenario macro-economico,caratterizzato da tensioni internazio-nali, e i cronici ritardi nei pagamentidomestici. Accettabile mi sembral’iniziativa della procedura di ammi-nistrazione straordinaria che vienedall’art. 15 riconosciuta anche ai cre-ditori, il cui numero e ammontare deicrediti però dovrebbero essere effetti-vamente rappresentativi della gravitàdella crisi dell’impresa.

Mentre tra le «dolenti note» hosegnalato l’inserimento (che lascia gliinvestitori esteri quantomeno per-plessi) al Pubblico Ministero tra i pro-tagonisti della procedura. È infatti,questa, una scelta sintomatica delpermanere di un approccio crimina-lizzante verso la crisi d’insolvenzadell’impresa che non è in linea con lasalvaguardia del suo valore qualesintesi di occupazione e produzione.La presenza di un «guardiano specia-le» nelle vicende concorsuali costitui-sce infatti, dopo giustizia e fisco, ungrave ostacolo alla concessione difinanziamenti esteri in Italia. I fatti dirilevanza penale potranno e dovran-no sempre essere perseguiti, ma nonrendendo più problematico il salva-

taggio dell’impresa malata. Non acaso l’Italia, pur essendo il secondoPaese manifatturiero europeo dopola Germania, attira finanziamentidall’estero in misura pari al 25 percento di quanto la Germania riceve epari al 50 per cento rispetto allaFrancia. Gli investimenti esteri - ènoto - sono necessari perché le nostrebanche non riescono (grazie ancheagli accantonamenti imposti daBasilea 2 e Basilea 3 per i finanzia-menti a clienti dal rating basso) asoddisfare le necessità finanziariedelle imprese in crisi, mentre in Italianon abbiamo quella pluralità di pro-tagonisti del risanamento finanziariodell’impresa quali i fondi specializza-ti i quali, negli Stati Uniti, assorbonogran parte di questo fabbisogno.

Un ulteriore profilo segnalato èrappresentato dalle lettere F) e G)dell’art. 15 del progetto Rordorf, per-ché il percorso tra Tribunale eMinistero e la rispettiva ripartizionedi competenze e funzioni, con i tempidi realizzazione conseguenti, eviden-zia una criticità che caratterizza sia ilprogetto di legge (Abrignani) che ildisegno di legge delega (Rordorf).

La necessità di rispettare tempisti-che ristrette aderenti alle esigenzedell’impresa potrebbe risultare piùpraticabile se si seguisse l’imposta-zione sistematica della guidadell’Uncitral sull’insolvenza. Infatti,una buona parte della guida è dedi-cata all’attività di carattere volonta-rio, negoziale, stragiudiziale e conci-liativo che si raccomanda venga svol-ta, su iniziativa del debitore e/o deisuoi creditori, sin dall’inizio dellaprocedura ovvero ancor prima che laCorte prenda in esame la domandadi apertura della procedura ed ilpiano di riorganizzazione.

Una varietà di riferimenti anche dicarattere strutturato, come il LondonApproacho gli uffici di mediazionespecializzati nei casi di crisi d’impre-sa negli Stati Uniti, militano a favoredelle soluzioni negoziali. Questaprima fase, che potrebbe essere aper-ta anche presso il Ministero delloSviluppo economico e al di fuori delTribunale (progetto Abrignani), per-metterebbe a tutti gli interessati diconoscere la gravità della crisi e le viedi risanamento proposte, di eviden-ziare le criticità del piano e discuterletra le varie classi di creditori, e disuperarle sulla base di verifiche pre-ventive della concreta (e non presup-posta) disponibilità al sacrificio deglistessi creditori, dei soci e degli stakeholders anche pubblici.

I numerosi incontri di studio pres-so l’International Insolvency Institutetra esperti, quali il giudice JamesPeck delegato al caso epocale dell’in-solvenza della Lehman Brothers, o

Renato Rordorf

Ignazio Abrignani

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altre riportano un artista già rigorosoe neoclassico. In questa fase la figura-zione neodadaista degli esordi intri-sa di riferimenti alla cultura popolarepartenopea, apprezzabile in lavoricome «La noia» del 1961 o lo splendi-do «Senza titolo» del 1962, evolveverso una geometria razionale dal sa-pore metafisico, dove l’essenzialitàdelle forme rimanda a una dimensio-ne archetipica che tuttavia reca il se-gno di un’attenzione al linguaggiopop. Una metafisica giocosa e scan-zonata che ironizza e allo stesso tem-po blandisce la situazione dell’odier-na società consumistica e ne sottoli-nea i pregi e i difetti. Emblematici, intal senso, il «Senza titolo» del 1964 e«Rosebud» del 1965.

66 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

Dopo un’assenza di quindici annitorna a Napoli Lucio Del Pezzo conuna mostra alla galleria Aica An-drea Ingenito Contemporary Art fi-no al 7 gennaio 2017. La piccola anto-logica dal titolo «Lucio Del Pezzo.Opere anni 60. Napoli», espone circaventi opere - collage, acrilici, tempe-re su tavola e una monumentalescultura in legno di 250 centimetrid’altezza - tutte risalenti agli anni 60.Furono anni cruciali per l’artista par-tenopeo: è proprio nel 1960, infatti,che lascia Napoli per Milano e checomincia il passaggio artistico dal di-sordine, dall’anarchia, dall’oggettorecuperato dai rigattieri napoletani,all’ordine, all’equilibrio, all’oggettoartigianalmente ricostruito. Nellamostra si ritrova questo delicato mo-mento di transizione: alcune opereraccontano ancora un Del Pezzo le-gato al folklore, al barocco di Napoli,

Terna, siglato un protocollo d’intesacon la Finanza

La tecnologia diLeonardo per lasalute del pianeta

Trasparenza nella gestione degliappalti e nelle procedure di affida-mento di lavori, lotta a corruzione,lavoro nero e irregolarità contributi-va, nuove regole ambientali per unsempre più stringente controllo di le-galità nell’ambito del trattamento deirifiuti e di tutti i materiali di produ-zione, condivisione di informazionigià dalla fase di avvio dei procedi-menti di gara e vigilanza sulla corret-ta utilizzazione delle materie prime,formazione dei dipendenti. Questisono i principi cardine di «Sicurezzain rete», il progetto che verrà realiz-zato grazie al Protocollo d’Intesa cheMatteo Del Fante, amministratoredelegato di Terna e Giorgio Toschi,comandante generale della Guardiadi Finanza, hanno firmato alla pre-senza della presidente di Terna CatiaBastioli e del direttore della divisionecorporate affairs di Terna GiuseppeLasco, con l’obiettivo di rafforzareulteriormente la prevenzione del ri-schio di infiltrazione criminale nel

tessuto economico e tutelare la lega-lità nella realizzazione delle infra-strutture elettriche. «L’intesa consoli-da la proficua collaborazione che giàesiste tra la Guardia di Finanza e ilgestore della rete elettrica, in unaprospettiva di massima tutela delledinamiche di libera concorrenza nelmercato», ha dichiarato il coman-dante Toschi. «Questa sinergia con laGuardia di Finanza rappresenta unpasso in avanti verso la totale traspa-renza e la lotta alla corruzione. Sia-mo estremamente orgogliosi di pro-seguire ed ampliare la collaborazio-ne con il Corpo, per garantire la qua-lità e la trasparenza del nostro lavoroe dare ancora una volta un contribu-to concreto allo sviluppo del Paese»,ha concluso Del Fante.

Lucio Del Pezzo,a Napoli in mostra il dadaismo popolare

Torino, inauguratoil nuovo voloper Lussemburgo

«Rosebud», 1965

Matteo Del Fante Giorgio Toschi

Leonardo-Finmeccanica ha firma-to un contratto dall’importo di 74milioni di euro con l’Agenzia Spa-ziale Europea per la realizzazionedello strumento Flex. Parte del pro-gramma «Earth Explorer», dal 2022Flex studierà da satellite lo stato disalute della vegetazione, componen-te fondamentale degli ecosistemicon funzioni essenziali per il mante-nimento della vita sul nostro piane-ta. In particolare, Leonardo sarà im-pegnata per quattro anni nella pro-gettazione, produzione e qualificadello spettrometro, realizzato aCampi Bisenzio, che rileverà da circa800 chilometri di altezza la luceemessa dalle piante scomponendolanei suoi diversi colori. In questo mo-do sarà possibile stabilire con preci-sione assoluta l’intensità della fluo-rescenza, ovvero il tenue bagliorerossastro emesso durante la fotosin-tesi clorofilliana e impercettibile al-l’occhio nudo, indice diretto dellostato di salute della vegetazione.

La compagnia aerea Luxair hainaugurato il nuovo volo diretto traTorino e Lussemburgo. Il collega-mento è operato con quattro frequen-ze settimanali nei giorni lunedì, mar-tedì, giovedì e venerdì. I giorni deivoli consentono inoltre ai viaggiatoridi poter trascorrere il weekend nelGranducato e di scoprire la città diLussemburgo, classificata fra i siti pa-trimoni dell’umanità. Il volo apre leporte del Torino e del Piemonte an-che ai turisti provenienti dal cuoredell’Europa: non solo ai lussembur-ghesi, ma a tutta la numerosa comu-nità internazionale che vive per mo-tivi di lavoro nel Granducato. I volisono operati con Bombardier Q400da 76 posti in grado di rispondere al-la crescente domanda da parte diviaggiatori business e leisure. I volisono prenotabili a partire da 99 euro,andata e ritorno, tasse incluse.

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una ricorrenza di tale portata. Nel2017 saranno infatti trascorsi 20 annidal varo del Pacchetto Treu in Italia,a partire dalla cui introduzione l’in-termediazione di Risorse Umane ces-sava di essere illegale per allinearsialle ormai mutate esigenze del mer-cato del lavoro e del sistema econo-mico tout court», ha dichiarato il pre-sidente di Assosomm, Rosario Rasiz-za. Assosomm è l’Associazione ita-liana delle Agenzie per il Lavoro co-stituita con l’obiettivo di raccogliere,tutelare e valorizzare gli interessi ditutti gli associati e di sostenere e po-tenziare l’intero settore attraverso lemigliori iniziative che possano inci-dere nello sviluppo e nell’evoluzionedell’attività della somministrazione.

67RETROSPECCHIO

Si terrà a Roma, a febbraio 2017,l’evento di rilievo internazionale «Illavoro in somministrazione: un viag-gio di 20 anni», promosso da Asso-somm in collaborazione con The Eu-ropean House Ambrosetti. Si discu-terà dei progressi economici e socialidi 20 anni di lavoro in somministra-zione in Italia. Importanti ospiti in-ternazionali presenteranno i trendglobali artefici dell’evoluzione delmondo del lavoro, con particolare ri-ferimento alle potenzialità dellasomministrazione, anche alla lucedell’impatto delle nuove tecnologie.Esperti e referenti istituzionali italia-ni illustreranno le prospettive per ilfuturo del settore, che è una risorsafondamentale per il sistema econo-mico del Paese. «Siamo orgogliosi diessere all’opera per organizzare eproporre un evento in grado di cele-brare, con la rilevanza che merita,

Meridiana, da oggiè possibile volarecon PosteMobile

Trenitalia, i treniJazz sono dotati di videosorveglianza

Grazie all’ormai consolidata colla-borazione tra Meridiana e PosteMo-bile, è possibile acquistare i propri bi-glietti aerei direttamente dall’AppPosteMobile in modo semplice e si-curo. Meridiana è stata nel 2011 laprima compagnia aerea a entrare nelmondo PosteMobile con l’integrazio-ne della Sim PosteMobile come cana-le di accesso alle piattaforme di paga-mento per i voli acquistati online.L’evoluzione del servizio ha permes-so di ottimizzare e rendere semplicee unica la «user experience» del clien-te, che da oggi ha la possi-bilità di perfezionare l’ac-quisto di un volo nell’AppPosteMobile e in pochiclick. È sufficiente scarica-re l’App PosteMobile sulproprio smartphone, en-trare nella sezione «shop-ping», selezionare il part-ner «Meridiana», persona-lizzare il proprio viaggioselezionando aeroporto di

partenza e destinazione, date, nume-ro biglietti, configurare il volo che sidesidera acquistare e selezionare lostrumento di pagamento su cui si in-tende addebitare l’importo. Comple-tata l’operazione il biglietto verrà vi-sualizzato nella sezione «i miei ac-quisti». Il servizio è disponibile pertutti i clienti Meridiana titolari diuno strumento di pagamento Banco-posta (conto o Postepay) e consentedi poter addebitare la spesa anchesul proprio conto corrente. «Abbia-mo voluto fortemente essere il primovettore partner di PosteMobile per lavendita di biglietti sulla loro App. Ilnumero di clienti che scelgono la mo-dalità di acquisto tramite mobile è incontinuo aumento e nella nostra stra-tegia di diversificazione dei canali divendita non poteva mancare un part-ner così prestigioso e capillare», hadichiarato Gianni Perniceni, diretto-re distribuzione, e-commerce e ven-dite dirette di Meridiana.

Assosomm, 20 anniin Italia di lavoro insomministrazione

Snam, accordo conTransparency sullagovernance etica

Rosario Rasizza

SPECCHIOECONOMICO

Tutti i treni Jazz della flotta regio-nale di Trenitalia sono oggi dotatidella videosorveglianza live. Sonostati infatti completati gli interventidi installazione di monitor, telecame-re e software che permettono di tra-smettere in diretta le immagini ripre-se a bordo treno. Attualmente sono75 i treni Jazz dotati di videosorve-glianza live che ogni giorno circolanoin Toscana, Lazio, Marche, Piemonte,Sicilia, Campania, Umbria, Trentino eAbruzzo, oltre a quelli dedicati ai ser-vizi aeroportuali Leonardo Expressdi Roma. L’innovativo sistema di vi-deosorveglianza è presente anche sualtri 40 convogli TAF (treni ad altafrequentazione), in particolare su 21treni del Lazio e 19 del Veneto. Entrol’estate 2017 anche sulla flotta Vival-to di seconda generazione sarà in-stallata la videosorveglianza live; aseguire sulla restante flotta. L’inve-stimento complessivo per l’attivazio-ne della videosorveglianza live è dicirca 9 milioni di euro.

Transparency International e Snamhanno firmato un’intesa per svilup-pare una partnership nell’ambito delGlobal Corporate Supporters Forum:in virtù dell’accordo, Snam entra afar parte, come prima azienda italia-na, dei partner internazionali del Fo-rum creato con la finalità di raggrup-pare le imprese che si distinguonoper l’integrità nella gestione del busi-ness, in conformità con gli standarddi buon governo, trasparenza e re-sponsabilità nel quadro dell’impe-gno globale contro la corruzione e afavore di una condotta d’impresa eti-ca. La partnership formalizza i prin-cipi della cooperazione sulla gestio-ne dei programmi anticorruzione edi contrasto a frodi e irregolarità, con-flitto di interessi e whistleblowing,volte a consolidare i più elevati stan-dard anticorruzione riconosciuti daTransparency International.

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torna a mostrare segnali di ripresa,l’e-commerce rappresenta un vero eproprio generatore di ottimismo.Quasi 9 aziende su 10 che vendonoonline hanno una visione positivaper il futuro e quando l’ottimismo siaccompagna alla qualità del lavoro, ealla passione per la propria attività,ecco allora che l’impresa italiana di-venta una storia di successo che ci in-vidiano in tutto il mondo. Sono giàoltre 30 mila le imprese italiane chehanno scelto di vendere su eBay, tro-vando nell’e-commerce e nella nostracommunity uno strumento di cresci-ta», ha dichiarato Claudio Raimondi,general manager di eBay in Italia.

68 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

L’e-commerce genera fiducia nellepiccole e medie imprese italiane:l’86,8 per cento delle aziende chevendono online sono ottimiste ri-spetto alle proprie prospettive di bu-siness. Lo rivela una ricerca commis-sionata da eBay a Human Highwayche ha analizzato l’ottimismo delleimprese italiane attive nell’e-com-merce. In questa ripresa, l’e-commer-ce gioca un ruolo fondamentale e leaziende italiane che lo usano ne sonoconsapevoli: il 76,7 per cento ritieneche l’e-commerce le abbia aiutate afar crescere il proprio business negliultimi 12 mesi. In particolare sono igiovani (l’87,3 per cento nella fasciad’età 25-34 anni) a credere nella forzadell’e-commerce come traino dellapropria attività economica e, spesso,a portare online le attività di fami-glia. «In un momento in cui l’indicedi fiducia delle imprese tradizionali

Il Gruppo BTS entranel mercato italianograzie a Cesim Italia

Api, pavimenti inresina sulla barcapiù bella del mondo

BTS, azienda di origine svedeseoperante nel campo della consulen-za, dello sviluppo manageriale e or-ganizzativo, arriva in Italia con unimportante acquisizione, quella diCesim Italia. Presente con 34 uffici si-tuati in sei continenti e 21 Paesi con500 consulenti, BTS, il cui acronimosta per Business Training Solutions, èquotata sul listino Nasdaq di Stoccol-ma. Alla guida della consociata ita-liana di BTS come amministratoredelegato è stato nominato Gianfran-co Di Maira, già fondatore di CesimItalia insieme al socio Marco Rosetti.Anche quest’ultimo ricoprirà un ruo-lo chiave, guidando la società DesignInnovation, sempre parte del Grup-po BTS, dedicata all’innovazione diprodotto e al service design. CesimItalia è stata acquisita insieme a tutti isuoi asset, collaboratori e l’interoportfolio clienti creato in 15 anni diattività sul mercato italiano e compo-sto da aziende del calibro di Pirelli,Intesa Sanpaolo, Generali, Luxottica,

Unicredit, Gucci, Prysmian, Enel,Coesia, Terna, Salini Impregilo e Pra-da. «È con enorme soddisfazione cheannunciamo di far parte di questoGruppo. BTS ha visto nella nostraazienda la migliore opportunità perentrare nel mercato italiano e pernoi, di contro, rappresenta un impor-tante traguardo per poterci confron-tare a livello internazionale», ha di-chiarato Gianfranco Di Maira.

eBay, per le piccolee medie impresela ripresa è online

Vimec, un successotutto italiano nellepoltrone montascale

Gianfranco Di Maira

Marco Rosetti

Claudio Raimondi

Sono oltre 500 i nuovi impiantimontascale del modello «Dolce Vita»venduti dalla Vimec, che nei primisei mesi dal lancio ha avuto in incre-mento del 40 per cento rispetto allostesso periodo del 2015. «Si tratta diun risultato importante, reso ancorapiù significativo dal confronto conl’andamento del settore nel nostroPaese, che ha fatto registrare una cre-scita del 6-7 per cento. I clienti hannopremiato i punti di forza della nostraofferta: l’efficienza di una presenzacapillare sul territorio resa possibileda una rete di consulenti che fannoriferimento diretto alla produzione, eil fatto di essere l’unico produttorenazionale sul mercato ci consente dicogliere le esigenze dei clienti offren-do un prodotto su misura e un servi-zio puntuale e dedicato», ha dichia-rato Giuseppe Lupo, amministratoredelegato della Vimec.

Regent Seven Seas Cruises e Fin-cantieri hanno scelto di affidarsi adApi, azienda manifatturiera italianaoperante nella produzione e posa dipavimenti industriali e navali in re-sina, per la realizzazione di alcuneprestigiose pavimentazioni a bordodell’ultima nata, la Regent SevenSeas Explorer. «Abbiamo realizzatonegli ultimi 20 anni quasi 200 lavori,oltre 150 navi passeggeri con pavi-menti in resina sintetica di unastraordinaria eleganza e resistenzache, se opportunamente tenuti e cu-rati, durano nel tempo. Non a caso,Api è stata scelta da Fincantieri edall’armatore prima che la RegentSeven Seas Explorer fosse creata pro-prio per le modalità di lavorazioneche adotta e per l’appeal delle appli-cazioni in resina proposte. Nellascelta ha avuto un ruolo fondamen-tale l’attenzione che riserviamo allespecifiche esigenze del cliente», hadichiarato Vittorio Magnaghi, gene-ral manager marine di Api.

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velli di inizio anno. Sul fronte socie-tario, è ormai prossimo l’appunta-mento per la trasformazione dellaBanca da società cooperativa in so-cietà per azioni; tale storico cambia-mento avviene proprio alla vigiliadei 150 anni dalla nascita della bancae può rappresentare una grande op-portunità per rendere il nostro istitu-to ancor più efficiente. La stretta rela-zione di fiducia che ci lega ai nostriclienti e soci costituisce il vero patri-monio del nostro Gruppo e ci con-sentirà di crescere per continuare adessere un punto di riferimento per iterritori che serviamo», ha dichiaratoAlessandro Vandelli, amministratoredelegato di BPER Banca.

69RETROSPECCHIO

Il Consiglio di amministrazione diBPER Banca ha approvato i risultatiindividuali della Banca e consolidatidi Gruppo al 30 settembre 2016; l’uti-le netto complessivo del periodo siattesta a 104,7 milioni di euro (rispet-to ai 88,7 milioni di euro dello stessoperiodo dello scorso anno). «I risul-tati confermano l’elevata solidità delGruppo e il conseguimento di unsoddisfacente livello di redditività. Il«CET1 ratio Fully Phased» si mantie-ne ben oltre il 14 per cento, ai verticidel sistema in Italia e in Europa, el’utile netto supera i 100 milioni dieuro, nonostante il perdurare di uncontesto economico e di tassi partico-larmente difficile e dopo aver spesa-to i contributi dovuti dal Gruppo pertutto il 2016 ai fondi di risoluzione edi garanzia dei depositi. L’attività or-dinaria di finanziamento alla cliente-la si mantiene sostanzialmente sui li-

Aeroporti di Pugliaed Enac uniti per lo scalo di Brindisi

Marina Militare,cultura del maree solidarietà civile

L’amministratore unico di Aero-porti di Puglia, Giuseppe Acierno, eil direttore generale dell’Enac, Ales-sio Quaranta, hanno sottoscritto unaconvenzione relativa ai lavori di ade-guamento e potenziamento delle in-frastrutture di volo dell’Aeroportodel Salento di Brindisi. Gli interventiprevisti si articoleranno in fasi distin-te che interesseranno in via priorita-ria le due piste di volo (RWY 13-31 eRWY 05-23) con i relativi impiantiAvl. Contestualmente è prevista larealizzazione di un nuovo piazzaledi sosta per l’aviazione generale e lariqualificazione della bretella C. A se-guire sono già stati programmati in-terventi aggiuntivi finalizzati alla ri-qualificazione della bretella D e allamitigazione ambientale. Per quel cheriguarda i lavori sulle due piste divolo, gli stessi prevedono la riqualifi-cazione dei tappeti d’usura, la riqua-lificazione e l’efficientamento degliimpianti Avl, il rifacimento della se-gnaletica orizzontale e verticale e l’a-

deguamento dei dispositivi di segna-lazione. La durata dei lavori, dallaprogettazione al completamento, èfissata in circa 24 mesi e l’importo ditutti gli interventi è pari a 23.790.000euro. I lavori previsti dalla conven-zione sottoscritta da Aeroporti di Pu-glia e Enac si aggiungono a quelli cheattualmente stanno interessandol’aerostazione passeggeri, e consenti-ranno di migliorare la capacità ope-rativa dell’Aeroporto del Salento, pe-raltro già cresciuta con il cambio distatus - da militare e civile - della tor-re di controllo, elevandone al tempostesso i livelli di sicurezza. Tutto ciòpermetterà all’Aeroporto del Salentodi raggiungere standard operativiidonei a sostenere la crescita di traffi-co, sia sul piano dell’eccellenza delleinfrastrutture sia su quello dei volu-mi di traffico.

BPER, approvatoil resoconto dei primi nove mesi

Cioccolata Majanifesteggia 220 annidi bontà e di storia

Giuseppe Acierno e Alessio Quaranta

Alessandro Vandelli

SPECCHIOECONOMICO

Nave Italia, il brigantino armato agoletta della Fondazione Tender ToNave Italia Onlus ha concluso lacampagna 2016 a favore di 440 per-sone affette da disabilità fisiche co-gnitive e problematiche di inseri-mento sociale. La campagna conclu-sa e iniziata lo scorso 3 maggio a LaSpezia rappresenta un modello uni-co e vincente di grande impegno esolidarietà civile, in cui la cultura delmare e della navigazione, di cui laMarina Militare è custode, diventanostrumenti di educazione, formazio-ne, riabilitazione e inclusione sociale.La collaborazione promuove nume-rosi progetti di solidarietà a favore diassociazioni non profit, Onlus, scuo-le, ospedali, servizi sociali, aziendepubbliche o private che promuovanoazioni inclusive verso i propri assi-stiti e le loro famiglie. La Marina Mi-litare e Tender To Nave Italia Onlus,ancora insieme, riprenderanno il ma-re all’insegna della solidarietà laprossima primavera.

Nata a Bologna nel 1796 la Majani,la più antica fabbrica di cioccolatoitaliana, ha festeggiato 220 anni par-tecipando ad «Eurochocolate» 2016.E proprio in occasione della manife-stazione la Majani ha vinto «l’Euro-chocolate Award» nella categoriaprodotto innovativo con la «SfogliaNera». La Majani ha una storia unicache è intrecciata indissolubilmentecon le vicende storiche del nostroPaese; la famiglia Majani guida l’a-zienda fin dalla sua fondazione e sitramanda ricette e particolari accor-gimenti produttivi di cui tiene me-moria in un archivio storico. La curadei particolari e la passione per ilproprio lavoro hanno consentito inquesti due secoli di mantenere inal-terata una qualità eccellente univer-salmente riconosciuta che conferisceal cioccolato un’aroma naturale rico-noscibile e inconfondibile.

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mondo della musica, dall’universodella street art, dell’illustrazione indi-pendente e dell’immaginario punk,indie e pop, con incursioni sia nellacultura «alta» che popolare. Una ri-cerca che giunge, in alcuni casi, a per-dere il suo figurativismo e a sfociarenell’astratto dando vita a una conce-zione di natura morta del tutto nuo-va. Per Michael Rotondi l’arte è pri-ma di tutto «bene comune, sociale epubblico». Per questo motivo all’in-terno dei suoi lavori si ritrovanosempre elementi che, oltre a proveni-re da suoi ricordi personali, attingo-no alla memoria collettiva, a un im-maginario che appartiene a tutti.

70 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

La galleria Area B di Milano pre-senta fino al 20 dicembre 2016 il nuo-vo ciclo di lavori di Michael Rotondi.La personale «Post-ornamento» pro-pone un ritorno alla natura inteso co-me rivincita della semplicità, unasorta di «decrescita felice», o «festo-sa» come preferisce definirla l’artista,della pittura che torna ad uno deisuoi temi più classici: quello dellanatura morta. Un riscatto che vieneriscosso senza traumi o azioni ag-gressive, ma tutto sul piano icono-grafico restituendo all’aspetto deco-rativo e all’ornamento, parti spessomarginali e di puro abbellimento, ilruolo di protagonista dell’opera.Ispirandosi alle figure floreali di an-tichi erbari e stampe medievali, l’ar-tista sperimenta fino ad approdaread un linguaggio che, a partire dall’i-conografia antica, mescola suggestio-ni contemporanee provenienti dal

Cisco e Italtel uniteper «digitalizzare» ilComune di Palermo

Artemide illuminaDubai con un nuovocentro di competenza

Cisco e il Comune di Palermo han-no firmato un protocollo d’intesa cheha l’obiettivo di accelerare il proces-so di innovazione e di creare nuoveopportunità per i giovani, le impresee il territorio nella futura area metro-politana di Palermo. Al cuore delprogetto c’è la volontà di fare di Pa-lermo un «laboratorio a cielo aperto»di innovazione tecnologica e sociale,che getti le basi per trasformare lacittà e il suo territorio in una smartcommunity: una comunità intelli-gente e interconnessa, dotata di unarete di infrastrutture e di competenzeche faciliti la realizzazione di nuoviservizi e dia spazio al potenziale diinnovazione già presente nel territo-rio; l’accordo si avvale anche dellacollaborazione di Italtel. Il protocollodi intesa prevede lo sviluppo di trefiloni di attività legati alla formazio-ne (intesa anche come strumento diinclusione sociale), alla implementa-zione di tecnologie smart city e alsupporto per lo sviluppo territoriale

e le startup. «Sono orgoglioso di que-sto accordo con il Comune di Paler-mo perché le sue caratteristiche ri-specchiano il nostro approccio alladigitalizzazione, che mette alla parilo sviluppo delle infrastrutture tec-nologiche e lo sviluppo delle oppor-tunità per la società attraverso il so-stegno all’innovazione e alla forma-zione», ha dichiarato Agostino San-toni, amministratore delegato di Ci-sco Italia. «Sono fiero che Italtel siaparte attiva di questo progetto. Damolto tempo lavoriamo insieme aCisco per sviluppare soluzioni cheincidano sul percorso di trasforma-zione digitale del Paese», ha com-mentato Stefano Pileri, amministra-tore delegato di Italtel.

Michael Rotondi, ritorno alla naturacome «semplicità»

Geico, vinti treprestigiosi premi alSurcar di Shanghai

Agostino Santoni Stefano Pileri

«Still Life», 2016

Artemide consolida la propria pre-senza a Dubai inaugurando il primo«flagship store» nel Dubai DesignDistrict, la «design hub» creata perospitare i più prestigiosi marchi dellusso. Il nuovo showroom è un luo-go dove si possono trovare le lampa-de più rappresentative delle colle-zioni Design e Architectural propo-ste dai cataloghi Artemide e Danesee dove scoprire le nuove generazionidi strumenti per disegnare e proget-tare la luce del futuro. Lampade estrumenti di gestione che consento-no di valorizzare al massimo le po-tenzialità della luce Artemide, ri-spondendo in modo sempre più in-telligente, interattivo e versatile aibisogni progettuali e applicativi. Lacompletezza e la trasversalità deiprodotti presenti nello spazio garan-tiscono la soluzione migliore in ognisettore di applicazione: dal residen-tial all’hospitality, dall’office al re-tail, dall’arte museale fino all’urbanand landscape outdoor.

Il Gruppo Geico, operante da oltre50 anni nella progettazione e costru-zione di impianti automatizzati diverniciatura auto chiavi in mano, havinto tre premi per l’innovazione intre differenti categorie nell’ambitodei prestigiosi Surcar InternationalAwards di Shanghai. I tre riconosci-menti riguardano sistemi che con-sentono una verniciatura veloce, si-cura e all’avanguardia nella tenuta.«Questi premi sono il risultato deglisforzi compiuti quotidianamente datutto il nostro Gruppo che ha dimo-strato la capacità di far fronte alle esi-genze più ambiziose del settore auto-mobilistico in termini di soluzionitecnologicamente all’avanguardia erisparmio energetico, dando al no-stro made in Italy un valore inesti-mabile», ha dichiarato Ali RezaArabnia, presidente e amministrato-re delegato di Geico.

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SPECCHIOECONOMICO

lembo di terra europeo, è stato rag-giunto con la mia due ruote.

«Attraversare tutte le latitudinidell’Europa, raggiungerne il puntopiù lontano, credo sia un viaggio af-fascinante con qualsiasi mezzo ditrasporto. I paesi scandinavi sono diuna bellezza straordinaria. Ma vi as-sicuro che passare tra quei paesaggifiabeschi con la moto è di una mera-viglia insuperabile. Questo è il rac-

conto di quell’esperienza, quando ilmitico Polo Nord era ancora il no-stro lontanissimo e apparentementeinarrivabile punto di arrivo», con-clude Minnucci.

È la sensazione che si sente al pas-saggio del vento che indaga gelida-mente il corpo e agita prepotente-mente l’anima. In fondo è la stessasensazione del viaggio che è come ilvento di Capo Nord. ■

N ella vita e nell’orribile mo-dalità della sua morte, Jo-seph Goebbels è stato uno

dei piú fedeli accoliti di Hitler; nes-suno fu piú vicino al Füh-rer del suo devoto ministroper l’Educazione popolaree la Propaganda. Ma co-me ha potuto il figlio zoppodi un operaio uscire dall’o-scurità fino a diventare ilpiú zelante luogotenentedi Hitler e infine il suo suc-cessore? In questa biogra-fia Longerich ha passatoal setaccio tutta la docu-mentazione storica - e le30 mila pagine che costituiscono idiari di Goebbels - per dare una ri-

sposta a questa domanda. Primostudioso a utilizzare i diari in un la-voro biografico, Longerich si misuracon l’autoritratto che il capo della

propaganda nazista hadato di sé. Coprendo l’ar-co di trent’anni, i diari deli-neano il profilo agghiac-ciante di un uomo che,spinto da un desiderionarcisistico di riconosci-mento, ha perseguito conogni mezzo l’affermazionepersonale che cercava al-l’interno del movimentonazista, facendosi fautoredel suo razzismo virulen-

to. «Goebbels» di Peter Longerich- Einaudi Editore - 44 euro

IL destino dell’«Everyman» di Roth si dispiegainesorabile dopo il suo primo incontro con lamorte. Quello di Marcus Messner, protagoni-

sta di «Indignazione», prende forma nel lungo delirioche precede la sua fine dopo essere stato ferito in Co-rea. L’attore Simon Axler in «L’umiliazione» cerca diopporsi alla sorte imbarcandosi in un’avventura senzapossibilità di riuscita. Mentre la vita di Bucky Cantor in«Nemesi» è per sempre segnata dall’epidemia di polio

che colpisce la città di Newark. Quattro storie di uomini che cercano di re-sistere alla forza degli eventi, narrate con l’inventiva e l’urgenza di cui Rothè maestro. «Le Nemesi» di Philip Roth - Einaudi Editore - 19 euro

I L D I A V O L O Z O P P O

L E N E M E S I D I R O T H

G ustav Klimt ha vissuto a Vienna, capitale di unimpero che in quegli anni era il cuore culturaledell’Europa; sono gli anni delle Secessione

viennese, della nascita della psicanalisi, delle sinfoniedi Mahler e Schönberg, dei caffè letterari. In tale con-testo storico Paola Romagnoli avvolge il lettore in unavicenda biografica e romanzata di grande fascino chespiega come Klimt, opponendosi alle idee conservatri-ci dei suoi contemporanei, realizzò dipinti erotici e sim-

bolici che rappresentavano i sogni, le speranze, le paure e le passioni. Lachiave narrativa racchiude in sé la sintesi di tutto ciò che Klimt ha insegui-to nelle donne: è sensualità ed eros, è giovinezza ma senza età, è madree amante, è mito... diventando così per il pubblico il pittore delle donne.«Le muse di Klimt» di Paola Romagnoli - Electa Editore - 18,90 euro

«Come il vento di Capo Nord» di Biagio Minnucci

Gangemi Editore - 20 euro

I L P I T T O R E D E L L E D O N N E

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Arrivare a Capo Nord è unasuggestione che accompa-gna ogni motociclista che

ama viaggiare, fin dal primo giornoche sale in sella alla propria moto.Nordkapp, come viene chiamato inNorvegia, estremo lembo di terraferma dell’emisfero occidentale ver-so Nord, è contemporaneamente fa-scino della distanza e simbolo di sfi-da. «Viaggiare è motivo di vita», co-me scrive l’autore di questo affasci-nante viaggio in moto. E non soloper il fascino dell’esotico o del leg-gendario che il viaggio suscita nelfantastico immaginario umano.

Dichiara l’autore: «A me basta nonaver mai visitato un luogo per sen-tirne l’attrazione. Si può quindi com-prendere che le attrazioni siano an-cora molte. Tuttavia sono stato intanti luoghi, ho visitato molte città ePaesi: lontani o vicini di tutti i conti-nenti. Ho viaggiato, di volta in volta,con tutti i diversi mezzi di trasportoche un viaggio richiede: aereo, treno,auto, bus, nave, bici e, naturalmente,moto. Sembra ovvio dire che il mez-zo di trasporto è funzionale e spessosubordinato alla meta che si vuole osi deve raggiungere.

«Eppure si ha l’imbarazzo dellascelta del mezzo più idoneo al viag-gio da compiere. Anzi a me capita difrequente, soprattutto per i viaggi dipiacere che, per una concatenata se-rie di suggestioni, il mezzo divieneparte fondante dell’idea stessa diviaggio. In alcuni casi non possopensare ad un mio qualsiasi sposta-mento senza associarvi automatica-mente la moto. E Capo Nord è unadi quelle mete. Per iperbole, possoaffermare che la moto è l’idea stessadi un viaggio oltre il Circolo PolareArtico. Questo è ancor più radicatoin me, oggi che Nordkapp, l’estremo

VIAGGIARE È MOTIVO DI VITA

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P O R S C H E

SPECCHIOECONOMICO

DAL MONDO DEI MOTORI

P E U G E O T

VOLVO, ACCORDO CON BNP PARIBAS

I servizi finanziari sono fondamen-tali per il mondo dell’auto: la confer-ma arriva dall’alleanza fra Volvo eBNP Paribas che si è concretizza at-traverso la partnership con ArvalItalia (gruppo BNP Paribas) e Findo-mestic. L’annuncio è stato dato daMichele Crisci (presidente della Vol-vo Car Italia, al centro), GrégoireChové (direttore generale di ArvalItalia, a destra) e Jany Gerometta(direttore generale di Findomestic, asinistra). Ampio il programma deiservizi integrati: le soluzioni classi-che per l’acquisto dell’auto, ma an-che prodotti assicurativi offerti aiclienti per facilitarne l’accesso almarchio o favorirne la permanenza.Inoltre, sono previste soluzioni di no-leggio e gestione di flotte aziendali.

La nuova Porsche Panamera

LA coupé a quattro porte di lusso di Stoccarda, nata nel 2009, ha or-mai sette anni alle spalle. E un’auto così, passato il suo ciclo di vi-ta nel mercato, o muore o si rinnova completamente. La seconda

opzione sembra essere quella scelta dal marchio Porsche che, con questo saltogenerazionale, si è completamente rinnovata nella meccanica, negli interni enella multimedialità. I motori, tutti biturbo, sono tre: il V8 4.0 da 550 cavalli, il2.9 V6 da 440 cavalli e il V8 a gasolio 4.0 da 422 cavalli. Nella parte posterioretrova posto lo spoiler attivo che esce automaticamente a 90 chilometri orari.Nell’abitacolo spicca un ampio monitor di 12,5 pollici touch screen che con-centra tutti i servizi di bordo con il sofisticato impianto multimediale. In ven-dita dallo scorso novembre, la nuova Porsche Panamera sarà inizialmenteproposta in tre versioni: la 4S (117.362 euro) da 440 cavalli, la Turbo (158.354euro) con 550 cavalli e la 4S Diesel (121.388 euro) da 422 cavalli.

La nuova Peugeot 5008

LA casa automobilistica francese rinnova la seconda generazionedella Peugeot 5008 che si trasforma completamente in un suv.Lunga 11 centimetri in più rispetto all’edizione oggi in vendita,

offre un abitacolo molto spazioso e versatile in grado di accogliere sette pas-seggeri. Disponibile con cerchi in lega da 17 a 19 pollici con i fari posteriori aled, la dotazione interna è molto ricca e include, ad esempio, l’impianto audiodell’azienda francese Focal, una «basetta» per la ricarica senza fili deglismartphone e uno schermo a centro plancia da 8 pollici, che si abbina all’am-pio display da 12,3 pollici. La sicurezza viene garantita attraverso le più mo-derne tecnologie, come lo spegnimento automatico degli abbaglianti, quellache mantiene l’auto in corsia e il regolatore di velocità adattivo. La gammamotori include i benzina 1.2 (130 cavalli) e 1.6 (165 cavalli), oltre ai diesel 1.6(100 cavalli e 120 cavalli) e 2.0 (150 cavalli e 180 cavalli).

A CURA DI ALFIO PAOLANGELI

RENAULT NISSAN E MICROSOFT

Il gruppo Renault Nissan e la Mi-crosoft hanno siglato un accordoper lo sviluppo di dispositivi di con-nessione della vettura. L’accordo sibaserà sulla piattaforma «MicrosoftAzure» che, oltre a consentire le fun-zioni multimediali utili a migliorare ilviaggio, sarà una piattaforma di ba-se per i veicoli a guida autonoma.

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M I N I - B M W

SPECCHIOECONOMICO

IL nuovo suv compatto Toyota C-HR approda nel mercato italiano conle prime consegne previste per questo mese. La Toyota C-HR propo-ne tre allestimenti: «Active», «Style» e «Lounge». Per quanto riguar-

da i prezzi la Toyota C-HR con motorizzazione 1.2 benzina da 116 cavalli è di-sponibile da 25.700 euro della versione Active a 29.700 euro della Lounge,mentre il range della variante con l’unità ibrida da 122 cavalli è compreso tra i28.400 euro della versione Active e i 34.400 euro della Lounge, mentre il cam-bio automatico è l’unica scelta disponibile su tutta la gamma. Innovativo tan-to nella meccanica quanto nella formula d’acquisto, la C-HR è prenotabile si-no al 31 dicembre 2016 con la formula «Pay per Drive» che prevede un antici-po di 6.250 euro e 47 rate mensili da 250 euro a prescindere da motorizzazio-ne, versione e allestimento, determinati i quali si conosce l’importo della maxirata finale; il sistema consente di sostituire l’auto in qualsiasi momento.

La Toyota C-HR

T empo di cambiamenti per la Mini Countryman, la piccola suv ingleseche si appresta ad essere sostituita da una nuova generazione che saràin vendita dall’inizio del 2017. Progettata sul pianale della BMW Serie 2

Active, l’aspetto rimane simile a quello attuale, con la mascherina imponentee i fari tondeggianti, una luce a terra più generosa rispetto alle altre Mini, pas-saruota in evidenza e la finestratura laterale con superficie ridotta. Cresce lalunghezza fino ad attestarsi sui 430 centimetri: la promessa è quella di guada-gnare spazio in abitacolo, che mantiene l’impostazione stilistica ben nota, conlo strumento circolare a centro plancia. La meccanica è quella della berlina,con i benzina tre cilindri 1.5 da 136 cavalli e quattro cilindri 2.0 da 192 cavalli,mentre il diesel è il 2.0 da 150 o 190 cavalli. C'è anche una versione ibrida (di-sponibile da fine 2017), analoga a quella della BMW Serie 2 Active Tourerplug-in Hybrid. Si parte da 27.450 euro.

FIAT PANDA, È LEI LA PIÙ VENDUTA

T O Y O T A

La società statunitense BarnacleParking ha messo in vendita un di-spositivo che si propone come alter-nativa alle convenzionali ganasceper le ruote delle automobili, il «Bar-nacle», che rimane saldamente an-corato al parabrezza fino a quandonon viene inserito un codice di sbloc-co. In questo modo l’automobilista ècostretto a saldare il proprio debito,pena il mancato utilizzo della propriavettura: il sistema, dalla forma similea un libro, occupa tutta la superficiedel vetro e ostruisce pertanto la visi-bilità. Il Barnacle contiene al suo in-terno una pompa e due grosse ven-tose che esercitano una forte pres-sione e rimangono salde al vetro an-che se qualcuno tenta di rimuoverle.Il Barnacle include anche un sistemaanti-manomissione, che invia un se-gnale d’allarme quando personecercano di rimuoverlo. Per disatti-varlo basta inserire un codice attra-verso il tastierino numerico.

GANASCE... ADDIO

La nuova Mini Countryman La Fiat Panda è stata l’auto più ven-duta in Italia nel periodo fra gennaio esettembre 2016, confermando ilpiazzamento dell’anno scorso: nei pri-mi nove mesi dell’anno l’utilitaria tori-nese è stata acquistata in 111.947unità, pari ad un incremento del 19,8per cento. Il podio è completato dallaLancia Ypsilon e dalla Fiat 500L, en-trambe in crescita di una posizione ri-spetto a gennaio-settembre 2015,vendute in 51.477 esemplari (+19,3per cento) e 44.062 unità (+8,8 percento).

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na volta a scuola c’era lamaestra. Oggi c’è l’équipe.Meglio, dovrebbe esserci,perché in molte scuole an-

cora non c’è. Si spera, la pedagogiaufficiale s’è pronunciata, il problema èposto, non ha importanza quando si ri-solverà. Mancano i soldi, come pertutte le riforme. Questa sarà una dellepiù innovatrici, anche se ancora nonappare; una riforma che, prendendoatto della evoluzione già avvenuta o incorso, imprimerà un’ulteriore svoltaalla scuola elementare, ai rapporti frainsegnanti e famiglie.

Anticamente la maestra era una vi-cemadre. Oggi, anche se la vicemadrepossono permettersela, privatamente,solo ricche disaffezionate borghesi, al-la maestra viene negata tale funzione.Anzi spesso è declassata in antimadre,contromadre. Imputata in un tribunalein cui parte lesa è l’alunno, legge vio-lata la pedagogia ufficiale, giudici igenitori. Accanto a lei spuntano nuovefigure: consigli di classe e interclasse,medico scolastico, équipe socio-psico-pedagogica.

L’équipe è diretta filiazione del grandibattito che si fece una decina d’annifa sul problema degli handicappati.Una questione spinosa, esplosa duran-te l’avvio del piano decennale per lascuola. Erano i tempi delle classi dif-ferenziali per handicappati; pedagogi-sti, insegnanti, autorità scolastiche,medici, psicologi, specialisti trattaro-no l’argomento in varie sedi. Ma tutto-ra la massa dei genitori non afferra ap-pieno il senso. Chiede solo: perché fi-no a ieri dicevate che gli handicappatidovevano essere separati dagli alunninormali, e creavate le scuole differen-ziali; e improvvisamente scoprite cheil metodo è errato, gli handicappativanno inseriti fra i ragazzi normali?Sbagliava prima o sbaglia adesso lapedagogia ufficiale?

Interrogativo giustificato, inquie-tante; così gravi, autorevoli contraddi-zioni incrinano la credibilità del siste-ma. Tanto più che entrambi i metodihanno vantaggi e svantaggi: sono esal-tati e vituperati. Discorsi di insegnan-ti, pedagogisti, esperti: separati dainormali, stretti nel loro ghetto, glihandicappati non ricevono stimoli,sollecitazioni più varie e vaste; il recu-pero è lento, lo sviluppo non aiutato. Èla teoria dei riformatori.

Non la contestano in pieno gli oppo-sitori, per lo più insegnanti e genitoridi ragazzi normali. È vero, obiettano,ma avviene a danno dei normali, deipiù dotati, si ritarda l’avanzata mediadell’esercito scolastico, si rallenta l’a-zione dell’insegnante, si riduce il pro-fitto degli altri. Teorie vecchie e nuo-

ve, quindi, basate su diversi obiettivida raggiungere. Si vuole il progressodei normali o il recupero degli handi-cappati?

Bisognerebbe avere tutto, puntaresu entrambi i risultati, che appaionocontrastanti. È possibile? «La rispostasta nella disponibilità di adeguati mez-zi–spiega un esperto, il professor Lui-gi Tufi, direttore didattico della scuolaelementare di Grottaferrata, dotata diéquipe–. Occorrono apposite strutture.

Noi abbiamo istituito anche classi disostegno. Non appena la permanenzadi un handicappato nella classe nor-male diventa gravosa, il bambino vie-ne affidato ad un’altra insegnante, tra-sferito in classe di sostegno, dove vie-ne seguito in pratica quasi individual-mente».

Partito in volata nella predisposizio-ne di una scuola d’avanguardia, il pro-fessor Tufi ha chiesto in tempo alprovveditorato l’autorizzazione perl’esperimento. Anche altre scuole sisono mosse ma molte hanno già fattomarcia indietro. L’onere finanziarioper il funzionamento delle équipe so-cio-psico-pedagogiche grava sulloStato: per Roma e provincia si aggiraattualmente intorno al miliardo di lirel’anno. E non tutte le scuole ne benefi-ciano. In città l’hanno 89 circoli su144; in provincia 17 su 56. Delle me-die, in città 235 hanno il servizio, inprovincia una dozzina. Ne sono forni-te 7 scuole materne statali a Roma, 5in provincia.

L’équipe è al servizio di tutta lascuola, non solo degli handicappati.Ha una funzione integrativa; non piùsolo l’attività didattico-pedagogicadell’insegnante, ma anche quella pre-ventiva dello psicologo e dell’assi-stente sociale, cui si affianca quelladel medico scolastico. Il rapporto a tre- insegnante, alunno, genitori - è di-ventato plurimo, la scuola - è diventa-to plurimo, la scuola non è solo inse-gnamento, è la sede in cui il ragazzoviene istruito ma anche controllatonella salute fisica e psichica, guidato,curato in caso di bisogno.

Quando ne ravvisa la necessità, neicasi di handicappati gravi l’équipeprovoca l’intervento di un altro orga-no, l’unità territoriale riabilitativa, for-mata da altri specialisti, neuropsichia-tri, fisioterapisti, logopedisti. Questafase d’intervento è a carico dei comuniche stipulano convenzioni con il prov-veditorato agli studi, utilizzando imezzi finanziari concessi dalla Regio-ne cui è stata delegata dallo Stato lafunzione propriamente assistenziale:assistenza medica, psichiatrica, riabi-litativa.

Dalla maestra vicemadre all’équipesocio-psico-pedagogica - della qualefanno parte naturalmente gli insegnan-ti - così in pochi anni si è trasformatala scuola. Proficua l’operazione? Il ca-so di Marco G., il ragazzo terribiledella seconda H della scuola elemen-tare Cardinal Massaia, dimostra di no.Ma i sostenitori del sistema hanno unarisposta pronta: l’équipe funziona perla normalità; per i casi molto anormalioccorre qualcosaltro. Come quandoc’era la sola maestra. ■

UUSPECCHIO

ECONOMICO74

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Corsera Story

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