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Somma Vesuviana Le meraviglie di S. Maria del Pozzo Giugliano Premio allo studio e alla cultura Torre Annunziata Oplonti, l’archeologia negata Ercolano La Pro Loco Nel Parco archeologico Palma Campania Carnevale palmese, 150 anni di storia unplinapoli.it Rivista di Cultura, Turismo e Spettacolo Anno IV n. 1 - dicembre 2010 Anno IV n. 1 - dicembre 2010 Copertina 2011.qxp:pro loco 10/01/11 15.39 Pagina 2

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Somma VesuvianaLe meraviglie di S. Maria del Pozzo

Giugliano

Premio allo studio e alla cultura

Torre AnnunziataOplonti, l’archeologia negata

ErcolanoLa Pro Loco Nel Parco archeologico

Palma CampaniaCarnevale palmese, 150 anni di storia

unplinapoli.itRivista di Cultura, Turismo e Spettacolo

Anno IV n. 1 - dicembre 2010Anno IV n. 1 - dicembre 2010

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anno iV - numero 1dicembre 2010

Direttore EditorialeCiro Mainini

Direttore Responsabilearmando De Rosa

Condirettore ResponsabileFabrizio Borgogna

Vicedirettore luigi De Martino

art Directortommaso Di nardo

Coordinatrice di Redazioneangela Fabozzi

RedazioneMassimo Montisano, tobia iodice, CiroMaresca, Domenico Savino, Federicolomasti, Gianluca petteruti, Giuseppe

Santangelo, tommaso De Rosa,Brunella Marziani, teresa De Rosa

Fotopino attanasio

Collaboranoi presidenti delle pro loco della

provincia di napoli

Segreteria:alessandra Fiengo, anna Maria

porcelli, Rossella Capone, antonioRossi, antonella Di Falco, alessandro

attanasio, Mariacristina De Rosa,anna Riemma

Redazione Via Vittorio Emanuele, 173 - procida

80079 (na) tel/Fax 081/ 506.22.72

e.mail: [email protected]

Editoreassociazione Unpli napoli

Grafica, realizzazione e distribuzione

in proprio

Stampaaura Graph Srl via Selva piccola, 25

- Giugliano - na

autorizzazione del tribunale di napoli n° 56 del 12-6-2007

EDitoRialE

3 armando De Rosa

Dall’Unpli

40 premio “paese mio” 2011

RUBRiCHE

4 Gargano: “in principio fu solo lacanzone, poi diventò economia diffusa”

5 De Mita: “Valorizzare tradizione emodernità”

8 presepi napoletani a new York: laBottega di accurso

18 Dialetto napoletano. Simbolo linguistico dell’identità di un popolo

19 prove di dialogo federalista alla proloco di Giugliano

SERViZi

6 napoli: l’arte del presepe a napoli10 Somma Vesuviana: le meraviglie

di S. Maria del pozzo14 Giugliano: Giugliano premia lo

studio e la cultura16 pompei: torna a splendere la

Domus di Giulio polibio23 Monte di procida: Monte di procida

punta al teatro amatoriale24 Giugliano: Beni culturali e

promozione turistica, la gestione alle pro loco

27 Ercolano: la pro loco nel parcoarcheologico

28 agerola: agerola si apre all’economia solidale

32 torre annunziata: oplonti, l’archeologia negata

33 S. Giorgio a Cremano: Sulle ormedi luca Giordano

34 palma Campania: Carnevale pal-mese, 150 anni di storia37 Castello di Cisterna: premio lette-rario “Castrum Cistarnae”

periodico di informazione, turismo,Cultura, Spettacolo, tempo libero e Sport

in copertinaaffresco rinvenuto nella Chiesa di S. Maria del pozzo a

Somma Vesuviana raffigurante una Madonna con Bambino(XV sec.)

S o m m a r i o

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NAPOLIIN BIANCO E NERO

NNAPOLIAPOLIININ BBIANCOIANCO EE NNEROERO

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armando De Rosa

editoriale

Quanta strada hanno fatto le proloco

Questa rivista nata alcuni anni fa,vuole dare il giusto riconoscimen-to alle pro loco, quei sodalizi cheoltre ad essere sentinelle del terri-torio, sono diventati anche attori epromotori dello sviluppo locale,promuovendo prodotti tipici ed iluoghi ricchi di storia e bellezzenaturali. le pro loco si sono offer-te e rese disponibili a custodire evalorizzare i tesori di cui la nostraregione è piena e napoli e la suaprovincia in modo particolare.anche in questo numero i serviziche ospitiamo sono la palesedimostrazione di questo impegnogiornaliero; non solo sagre mavere e proprie manifestazioni diinteresse e progettualità per con-tribuire alla rinascita di una terrache con i suoi tremila anni di sto-ria ha costruito una identità unicache la caratterizza rispetto adaltre. E' utile, in questa occasione, fareun breve escursus della nascitadei sodalizi che oggi, ognuno dinoi, si fregia di rappresentare. laprima pro loco nacque in italiacirca 150 anni fa, ma è nell’ultimoquarto di secolo che queste realtàsi sono affermate e sono diventa-te dei veri è proprio attori per losviluppo dei territori. a Villaricca,che ho l'onore di rappresentare,l’associazione pro loco nasce nel1985 "e fu subito festa". Così tito-lava "il Mattino" di napoli che uffi-cializzò la notizia. poi fu un per-

corso di magnifiche iniziative chetendevano a fare comunità: ilprimo Carnevale con carri allegori-ci costruiti dagli alunni delle ottoscuole private del paese e duegruppi folk, con le maggiorette egli sbandieratori di Cava deitirreni che arricchirono la sfilata.nello stesso anno l’organizzazionedella festa patronale fu affidataalla pro loco e oltre alla ballata delGiglio ed il concertino di piazzafurono organizzati sette giorni diiniziative e giuochi anche semplicie popolari come: la corsa nei sac-chi, la corsa degli asini, la scalataal palo di sapone. a memoria delpassato furono costruite diversegigantografie che raffiguravano gliantichi mestieri. per il Santonatale fu bandito un concorsofotografico, per premiare il prese-pe più significativo. i componentidella giuria visitarono e fotogra-farono tutti i luoghi dove era statoallestito il presepe: parrocchie,scuole, istituzioni pubbliche e pri-vate e le case del paese; parteci-pò tutto il paese. l'impegno fucorale ed il 6 Gennaio, festadell’Epifania, ci fu la premiazionedel presepe più significativo e nonpiù bello, si capisce perchè. laserata prevedeva una tombolata elo spoglio dell’albero con ricchipremi per tutti, offerti dai com-mercianti del paese. Fu il terzosuccesso della nascente pro loco acui presero parte tutti, compresele autorità religiose e civili. Creare momenti di insieme questoera l’obiettivo, per aiutare il paese

a diventare comunità e creare neinuovi concittadini il senso diappartenenza. Ma i fondatori dellapro loco, tra cui il sottoscritto,avevano anche un altro obiettivo:stimolare cittadini e istituzioni adadoperarsi perché quelle iniziativepotessero diventare eventi e crea-re economia. Dall’incontro con gliavvocati Michele Schiappa e CiroMaresca rispettivamente presiden-te della pro loco di Mondragone edella pro loco di torre annunziata,insieme ad altri amici presidenti dialtre pro loco nacque l’Unpli dellaCampania e delle cinque provincie.oggi le pro loco in Campania sonocirca 400 e nella provincia dinapoli quasi 100. Sono tutteimpegnate per le comunità a cuiappartengono nel dar vita a inizia-tive diventate veri e proprio even-ti. E questa rivista vuole dare alle proloco, agli uomini ed alle donneche sono sempre in prima lineanell'impegno di tenere viva l'iden-tità locale, il giusto merito anchemediante il confronto con interlo-cutori istituzionali di riferimento. ilcammino non è semplice, ma noiad ogni numero ci proviamo conl'augurio che la rivista possa esse-re sempre ricca di spunti e cono-scenze che, ampliando le frontieredel locale, consegnano i nostrimagnifici territori all'attenzione edalla cura dei cittadini e delle istitu-zioni.

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di pietro Gargano

nel 1809 Bernard Girard, uno dei tantiforestieri di napoli, capì che tutta quel-la musica che girava poteva produrrequattrini. Così aprì una bottega dispartiti in via toledo. avvenimentomarginale, all’apparenza; in realtà fon-dazione di un artigianato musicale diqualità e avamposto di una forma diindustria. Girard assunse come diretto-re Guglielmo Cottrau aiutato dal figlioGuglielmo, e nel 1825 pubblicò laprima delle sei edizioni dei passatempimusicali, una raccolta di cento e passacanzoni. nei vicoli, piccoli tipografi fiu-tarono l’affare e cominciarono a stam-pare copielle, ruvidi fogli con i testi deicanti più popolari, vendute a un granociascuna. Vennero coperte tutte lepotenziali fasce di mercato. Spartiti eraccolte furono destinati al consumodei viaggiatori del grand tour e dei bor-ghesi che cercavano l’ascesa socialecolmando di musica i salotti buoni inriunioni settimanali dette periodiche.le copielle rifornirono di versi da can-tare le avanguardie alfabetizzate delpopolo minuto. Su commissione deglieditori, musicisti da conservatoriocominciarono a sistemare il patrimoniodei musici da strada, rivestendolo dipiù sapienti note. Fu così che la canzo-ne - il canto popolare, meglio - uscì davicoli e dai sagrati delle madonne nereper diventare materiale da pentagram-ma. Fu così che cominciò la penetra-zione internazionale della canzonenapoletana.il racconto di quanto avvenne duesecoli fa torna utile per parlare di tra-dizione oggi e per fissare un concetto

base: un progetto di tutela della nostracultura, nelle forme superstiti, dev’es-sere per forza di cose complesso epuntare sull’armonia di più elementi.in principio, l’abbiamo detto, fu solo lacanzone, ma poi diventò economia dif-fusa. Dal fenomeno trasse beneficiotutta la città, tutta la regione. prendetepiedigrotta. Festa di popolo, fino a uncerto punto, e però moltiplicatrice dibuoni affari. le botteghe del legno,della cartapesta, dei fiori di carta lavo-rarono per produrre e decorare i carridelle sfilate. Crebbero gli incassi deiproduttori degli strumenti del popolo,di autori, cantanti, musicisti. E così via.perfino sul piano della salute pubblicaci furono benefici: fino a tutti gli anni’30 del ’900 i carri più belli erano fir-mati dai degenti del Frullone, il mani-comio pubblico. partendo dalla canzo-ne si realizzò un circolo virtuoso. nellospecifico, per molti decenni napoli fu lacapitale della musica, sia nel campodell’editoria - Bideri, la Canzonetta,decine di altre Case - sia nel campodella discografia, in cui continuiamo adetenere uno dei tanti primati dimenti-cati: la phonotype dei fratelli Esposito èinfatti una delle più antiche d’italia.passato inutile? nostalgia immota?Forse no, se dalla tutela della cultura“bassa” - ma tale non è - può nascereun disegno strategico, oggi come allo-ra, che dia ossigeno a un terra da trop-po tempo senza respiro. tra l’altro c’èda informare con urgenza l’opinionepubblica internazionale che qui noncresce solo la munnezza. il cammino diun’idea del genere è arduo, c’è innan-zitutto da far capire agli “intellettuali”che se parliamo di musica, di teatro, diletteratura e spettacolo popolari, nonparliamo di roba deteriore, di serie C. Epoi c’è da calare questo disegno nelfuturo, andando ben al di là del con-cetto di conservazione, sfruttando lenuove tecnologie. pensate alla produzione di musica.Viviamo in un paradosso, napoli è unadelle città del mondo in cui può ascol-tare di meno la canzone napoletana. Eallora un calcio alle solite tiritere -“ridateci il festival”, ridatecipiedigrotta”, “realizzate un museo dellacanzone” - e largo al nuovo. ad esem-pio luoghi virtuali di musica, partendomagari dalla collocazione in luogo cen-trale e all’arricchimento dell’archivio

Storico della Rai della canzone napole-tana, finora confinato in via Marconi elasciato senza appoggio adeguato. Eallora una serie di piccole sale in cuiportare i visitatori, attraverso pacchet-ti turistici adeguati, affinché possanoascoltare ‘o sole mio e capolavori piùrecenti come Carmela di Salvatorepalomba e Sergio Bruni, le meravigliecontemporanee di pino Daniele, EnzoGragnaniello, Claudio Mattone, tantialtri. E allora sostegno alle associazioniserie che portano la canzone nellescuole e continuano a studiare. per tro-vare i fondi basta dire addio alle con-sulenze d’oro, agli sprechi, alle inutili-tà.Siamo la città di Caruso, siamo la cittàdi Sergio Bruni, eppure è difficile tro-vare un disco di questi campioni.l’album di Bruni che contenevaCarmela, levate ‘a mascherapulicenella, non è stato mai più ristam-pato. troppi hanno scordato che Di Giacomoa piedigrotta ci liberò di “piedigrotta” eprodusse versi d’arte nonostante“piedigrotta”. Che piedigrotta - cometale - non esista più è comprensibile; loè assai meno ridurre a cartolina stintal’espressione di una grande cultura indivenire; lo è assai meno negare citta-dinanza napoletana a ogni nota al difuori dal perduto coro delle sirene. iFestival e piedigrotta sono scomparsi,in conseguenza del mutamento deigusti e del ridimensionato ruolo dinapoli, però non è detto che tutto siamorto. Siamo nel tempo di internet mail carnevale di Rio continua a prospera-re, a lisbona t’inondano di fado, aMadrid di flamengo. perché solo anapoli non si può? Cercando formenuove, adeguate, di ciò che fummo esiamo si può vivere ancora, e meglio.Chi sa, magari così ritroveremo purel’opera buffa del Settecento, cui non siè riusciti a dare una sede stabile edegna: i sapienti erano troppo impe-gnati a negare la “trazione” o, all’oppo-sto, a difendere a oltranza la “tradizio-ne“ ammuffita. Eppure le l’aveva inse-gnato pier paolo pasolini: la tradizionemuore solo se la si lascia ai tradiziona-listi.

in principio fu solo la canzone,poi diventò economia diffusa

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di angela Fabozzi

Giuseppe De Mita, 51 anni, avvocato,Vice presidente della Giunta regionaledella Campania, assessore con delegaallo Sviluppo e promozione del turi-smo, Strutture ricettive e infrastruttu-re turistiche, Beni culturali, Studio ericerche di marketing è l’interlocutoreistituzionale di questo numero delperiodico Unplinapoli.it.

il vice del presidente Caldoro, in quotaUdc laureato all’Università Cattolica diMilano, nipote dell’ex presidente delConsiglio, Ciriaco con un personalecurriculum politico inappuntabile, dameno di un anno tiene le redinidell’assessorato al turismo in unaregione in cui coesistono miseria enobiltà, coraggio e paura, colto e popo-lare, centro e periferia. Contraddizioniche vivono, coesistono e interagisconoa napoli e sull’intero territorio regiona-le, vanno legate da un filo rosso chepermetta di valorizzare tradizioni econtemporaneità attraverso una pro-grammazione coerente, integrata edunitaria.

in una chiacchierata con l’assessoreDe Mita è emerso il ruolo del turismonello sviluppo economico e occupa-zionale della Campania, terra ricca disuggestioni e di tradizioni, che puòmettere a sistema le proprie eccellen-ze e le proprie risorse culturali, stori-che ed artistiche attraverso l’utilizzodi tutte le forme artistiche nel recu-pero delle radici, ma anche nello stri-dente ricorso ai linguaggi più moder-ni.

Qual è l’idea di turismo nella regioneCampania che ha l’assessore alturismo?la Campania rappresenta un unicumterritoriale, sociale e culturale. la suastoria è caratterizzata da un singolarealternarsi di epoche e dominazioni ed èpermeata da influssi culturali che, in unprocesso osmotico, ne hanno disegna-to l’attuale profilo. nel bene e nel male.Ecco perché abbiamo immaginato diassegnare ai “Contrasti” il ruolo ditema dominante di una programma-zione di lungo periodo. Vogliamo farepromozione attraverso il racconto,attraverso la narrazione di quelle chesono le contraddizioni di un territorio e

attraverso l’utilizzo di diadi, antinomie,giochi di luci ed ombre. Ed è su questadiversificazione che vogliamo puntareimmaginando politiche strategiche peril settore turistico, differenziandoanche gli attrattori che non saranno piùesclusivamente culturali, ma che ter-ranno conto anche di alcune eccellenzeambientali e produttive che pure rap-presentano un pezzo importante delterritorio regionale. l’importante ècostruire politiche che abbiano a riferi-

mento la domanda e non l’offerta.Finora, infatti, si è proceduto nel tenta-tivo di costruire un’offerta quanto piùricca possibile nel tentativo di incrocia-re una ipotetica domanda. E’ propriopartendo da questa sorta di rivoluzionecopernicana che abbiamo avviato unconfronto sulle politiche per il turismoin Campania.

parliamo di turismo nella provincia dinapoli. Quale intende che debba esse-re il ruolo della Regione affinché sipossa valorizzare il patrimonio cheogni territorio ha in dotazione?Farei un ragionamento in generale.Riconoscendo alla provincia di napoli ilpregio di contenere alcuni degli attrat-tori più forti sotto il profilo turistico,dobbiamo, però, tentare di diversifica-re la nostra azione, tentando di faremergere tutti i brand territoriali cheagiscono sul territorio campano. laRegione deve svolgere un ruolo che siadi programmazione. Diamo indicazioni,cerchiamo di accompagnare e sostene-re coloro che devono essere i veri atto-ri dei processi di sviluppo. Ma nonintendiamo più fare gli impresari tea-trali. Così come non vogliamo chepassi l’idea di un ente bancomat, cheeroga contributi. intendiamo integrare,invece, la partecipazione pubblica conl’impegno del privato. Soprattutto inriferimento a modalità di gestione distrutture che possono avere una finali-tà ed una ricaduta turistica.

oggi si parlamolto di fare sistema per rag-giungere l’obiettivo. Sotto il profilo turisticoed in questa ottica, quale ritiene debbaessere il ruolo delle pro loco che quotidia-namente si occupano di valorizzare il ter-ritorio?ogni energia che si muove sul territo-rio e nell’interesse del territorio nonpuò che essere vissuta in termini posi-tivi. Fare sistema, attivare sinergie,definire ruoli e competenze, sono tutteindicazioni metodologiche importanti,la cui utilità è quasi lapalissiana. nellospecifico, il ruolo delle pro loco èimportante perché le associazioni dipromozione turistica svolgono un’atti-vità di sentinelle sul territorio. Hannoconoscenze e radicamento tali da rap-presentare un presidio importante edanche uno strumento di custodia e ditutela di tradizioni, saperi e radici chenon vanno disperse.

Si può stabilire una sinergia traRegione e pro loco, che possa essereinizio di un percorso di valorizzazionedi ogni piccolo attrattore turistico, cherisulta “grande” per il territorio che lopromuove? Ho ribadito che, in un territorio comequello della Campania, è importanteprocedere diversificando gli attrattori edindividuando le diverse vocazioni di cia-scun ambito territoriale. E’ compito diun’istituzione, come è quella regionale,attivare tutte le possibili forme di con-fronto e di dialogo con tutte le realtàpresenti sul territorio, tutte quelle real-tà capaci di sprigionare energie chepotranno avere ricadute utili, effettibenefici e che potranno contribuire araccontare la Campania per quella cheè, terra di contraddizioni, di contrasti,appunto.

“Vogliamo fare promozioneattraverso il racconto, attraver-so la narrazione di quelle chesono le contraddizioni di un

territorio e attraverso l'utilizzodi diadi, antinomie, giochi di

luci ed ombre”

De Mita: valorizzare modernità e tradizione

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di Martina Montisano*

il presepe napoletano è una delletradizioni natalizie più consolidatee seguite che si è mantenuta inal-terata per secoli. il termine prese-pe deriva dal latino praesepe chevuol dire mangiatoia.passeggiando per le vie del centrostorico di napoli e in particolare inVia San Gregorio armeno, la cele-bre strada degli artigiani del prese-pe, famosa in tutto il mondo per leinnumerevoli botteghe dedicateall’arte presepiale, si viene a con-tatto con una fantastica e indescri-vibile atmosfera d’arte, cultura etradizioni uniche nel suo genere.la strada è antichissima e risalealla dominazione romana.all’epoca serviva come collega-mento di due decumani, ilDecumano Medio (attuale via deitribunali) e il Decumano inferiore(odierna Via San Biagio dei librai),congiunti perpendicolarmente pro-prio da questa strada.il presepe napoletano e con essol’arte presepiale, si sviluppano anapoli a partire dalla fine delSettecento. in questo periodo, fio-riscono le collaborazioni tra artisti

eminenti per lap r epa ra z i o nedella Sacrafamiglia e deipastori che por-tarono allanascita dellafamosa scuola diC a p o d i m o n t edove il presepe

si aggiornò con nuovi stili, diven-tando arte. nel Settecento il presepe napoleta-no visse la sua stagione d’oro, uscìdalle chiese, dove era oggetto didevozione religiosa per entrarenelle dimore dell’aristocrazia.nobili e ricchi borghesi gareggiaro-no per allestire impianti scenogra-fici sempre più ricercati. nel secoloXiX il presepe si sposta sempre piùal di fuori del gruppo della sacrafamiglia e più laicamente si inte-ressa dei pastori, dei venditoriambulanti, dei re Magi, dell’anato-mia degli animali e tutti i grandiscultori dell’epoca si cimentaronoin quest’arte fino all’ottocento inol-trato. ad ogni parte del presepe,ad ogni suo personaggio, all’ordinedegli animali e dei pastori corri-sponde spesso un significato alle-gorico. Vengono, infatti, accostaticontinuamente elementi in contra-sto tra loro: giorno/notte,bene/male, luce/tenebre,guerra/pace, etc. che simbolica-mente rappresentano il movimentodei pastori, tendenti a scenderedall'alto verso la grotta, luogo diSalvezza. Un’altra visione del pre-sepe su più piani dà l'idea comun-

que di una struttura proiettataverso l'alto, verso il cielo.E così il presepe deve avere unprimo piano pianeggiante. a que-sto si accede mediante le “scalina-telle”, ripidissime discese intermi-nabili. Qui si collocano due grotte:una per la natività, l'altra perl'osteria. la grotta del Mistero el'osteria che rappresenta il luogodei diavoli. Due elementi contra-stanti in cui il Bene esiste solo conla lotta ed il superamento del Male.le due grotte ravvicinate simbo-leggiano questa lotta. Come nonc'è angelo senza diavolo così nelpresepe oltre agli angeli che vola-no sulla grotta, ci sono anche i dia-voli. l'armonia presepiale nasce dunquedall'equilibrio di situazioni, ele-menti e valori contrapposti.E tra le grotte del bene e del pec-cato dopo le discese interminabili,indispensabile è il fiume con la suaacqua. in quest'acqua le lavandaie,le levatrici della Madonna, di cui siparla nei vangeli apocrifi lavano iloro panni. oltre a questo il fiumeserve anche per giustificare la pre-senza del ponte. il ponte mette in comunicazione leanime dei vivi con quelle dei defun-ti e qui transita Ciccibacco. tra ipersonaggi tipici del presepe napo-letano, ne ricorderemo solo alcuni:Benito: Questa figura è un riferi-mento a quanto affermato nelleSacre Scritture “E gli angeli diede-ro l’annunzio ai pastori dormienti”.inoltre Benito, nella tradizionenapoletana, è anche colui che

l’arte delpresepe a

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sogna il presepe. Cicci Bacco: la figura rappresentaun retaggio delle antiche divinitàpagane, dio del vino, che si pre-senta spesso davanti alla cantinacon un fiasco in mano. il pescato-re: è simbolicamente il pescatoredi anime. il pesce fu il primo sim-bolo dei cristiani perseguitatidall’impero Romano. i due compa-ri: zi’ Vicienzo e zi’ pascale sono lapersonificazione del Carnevale edella Morte. infatti al cimitero delleFontanelle a napoli si mostrava uncranio indicato come “a Capa ‘e zi’pascale” al quale si attribuivanopoteri profetici, tanto che le perso-ne lo interpellavano per chiedereconsigli sui numeri da giocare allotto. i re magi: Queste figure rap-presentate in groppa a tre diversianimali, il cavallo, il dromedario el’elefante raffigurano rispettiva-mente l’Europa, l’africa e l’asia. Sitratta di sapienti con poteri regali esacerdotali. il Vangelo non parla del loro nume-ro, che la tradizione ha fissato atre, in base ai loro doni, oro, incen-so, mirra, cui è stato poi assegna-to un significato simbolico.oggi i grandi presepi sono regolar-mente allestiti in tutte le principalichiese del capoluogo campano emolti napoletani lo allesti-scono ancora nelle pro-prie case. Una forma di devozioneche mantiene un legametra passato e presente sitramette e si rinnova neltempo affascinando chiconserva una spiccataattrazione per un‘artecosì antica. alcuni pasto-rai producono anchepastori che rispecchianole personalità dei nostritempi, quindi non c’è dameravigliarsi se si trova-no personaggi conosciutinelle vetrine della carat-teristica via San Gregorioarmeno, dove sono pre-senti mostre permanentie negozi artigianali, chepermettono di compraree quindi costruire il pre-sepe personale a propriopiacimento. inoltre maestri artigiani

costruiscono, oltre alle classichestatuette, pastori che raffiguranopersonaggi moderni, come adesempio totò, pulcinella o…Berlusconi, prodi, obama. C’èquindi grande attenzione all'attua-lità, semmai anche con un pizzicodi ironia, nella scelta dei soggetti.per chi segue e ama la squadra delnapoli fa capolino quest’anno lastatuetta del bomber uruguaianoEdinson Cavani, che sul presepe siaffianca ai vari Hamsik, lavezzi eMazzarri già in produzione da qual-che anno. in questa splendida cor-nice di San Gregorio armeno e viatribunali (Decumano Medio) simanifesta per eccellenza la tradi-zione artigianale dei pastorai napo-letani, tra i quali occupano degna-mente un posto particolare iFratelli Gambardella che nelle lorotre Botteghe effettuano sia la lavo-razione dei pastori caratteristici siail restauro di pastori antichi inlegno o terracotta. l’attività arti-gianale dei Fratelli Gambardellanasce a napoli nel 1943 e vienetramandata da padre in figlio.

*pro loco di napoli

Gambardella SalvatoreGambardella Salvatore

Gambardella RaffaeleGambardella Raffaele

Gambardella VincenzoGambardella Vincenzo

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tra i presepi napoletani in mostra anew York il presepe in miniatura del-l’antica Bottega di accurso. lamostra, fortemente voluta dal cardi-nale Crescenzio Sepe, si tiene pres-so l’istituto italiano di cultura di newYork ed è intitolata “Dire napoli”.

Come il tradizionale presepe napo-letano del Settecento, anche il pre-sepe dell’antica bottega di Marioaccurso costruisce momenti dellanascita di Gesù intorno ad un fol-klore in giubilo tipicamente napole-tano: le scene di mestieri e lavorisembrano colti da uno stuporeimprovviso, quasi come se la quo-tidianità del reale venisse interrot-ta, nella sua monotonia stancantee ripetitiva, ciclica ed operaia, daun evento destinato a cambiare ildestino avverso degli umili e deipoveri operai napoletani: un fattoprofetico che realmente ha cam-biato il corso della storia di napolie di tutto il mondo. Stupore cheincornicia scenograficamente uncambiamento, un passaggio epo-cale, ma senza riflettori, giganto-grafie scenografiche e riflettori.assoluta novità dell’artigianatopresepiale di accurso è la tecnica

miniaturistica, che tuttora vienepraticata solo da un piccolo gruppidi artigiani napoletani. il presepe miniaturistico nel picco-lo esprime la grandezza di unaserie di scenografiche rappresenta-zioni che si susseguono quasiintrecciando un racconto. Si guarda, si ammira e si legge ilpresepe di accurso proprio comeun libro del sacro popolare e dellafede partenopea, arricchita delbello di ambienti soffusi, bassipopolari, spelonche d’artigiani, inuna multiforme varietà di registrirappresentativi, quasi a dipingeree scolpire la caotica varietà delreale che si raccoglie devota intor-no al senso dell’esistenza: il dolcebambinello, la sacra famiglia chedà un senso di ordine al disordineche scenograficamente la circonda.l’osservazione di questa particola-re arte presepiale più che spingereall’attenzione per una quasi preci-sissima e chirurgica arte decorati-va del particolare, attira ed emo-ziona per il messaggio esistenzialedi fede che essa comunica: l’occhioè attirato quasi come una calamitasu un apparente centro scenografi-co, ossia la sacra rappresentazio-ne. Questa non occupa quasi maiuna centralità spaziale, geometri-ca, ma contenutistica. la nascita diGesù e l’armonia circolare dellasacra famiglia esprime pur nel suopiccolo “cantuccio” (una miniaturadel particolare nella miniatura d’in-sieme) un senso più profondo diuna semplice grandezza spaziale:unanimemente al messaggio evan-gelico, accurso intende comunicareuna grandezza diversa dal senso dipotere e di maestosità rappresen-tativa dell’uomo. anche Gesù sce-glie di nascere in un’umile mangia-toria e questo non è soltanto undato mitizzato del folklore popola-re, ma un dato di fede. Una realtàdi fede. Ecco che nella rappresen-

tazione presepiale il miniaturisticoacquista una propria identitàcomunicativa di fede: l’armoniadella sacra rappresentazione è ilmessaggio dell’umile famiglia dinazareth il cui divino, catapultatonella napoli del Settecento, dàsenso ed ordine alla caotica realtàdei pastori con i propri mestieri. l’ordine mistico capovolge il sensodel centro così come umanamente,spazialmente e geometricamentesi concepisce: il centro per laragione umana è il focus percettivocentrale, è il punto predominanteverso cui converge l’intera perce-zione della rappresentazione.anche il popolo che attendeva ilmessia credeva che si presentassein vesti regali e con una potenzatale da liberare il popolo di Diodalla schiavitù romana. Eppure ilpovero nazareno, figlio di un ope-raio falegname, ha disilluso le atte-se dei potenti ed innalzato gliumili, “rovesciando i potenti daitroni e rimandando i ricchi a manivuote”: proprio come canta ilMagnificat di Maria, la Madonna. lalogica del canto di Maria esprime lalogica di Dio, sempre capovolta aquella dell’uomo. Ecco perché ilcentro della rappresentazione pre-sepiale di accurso non è quellospazialmente centrale: è lo sguar-do di fede dell’osservatore acoglierne la centralità mistica spa-ziale dentro di sé, valorizzandoneuna prospettiva interiore, nonesteriore.

(www.labottegadiaccurso.it)

presepi napoletani a newYork: la bottega di accurso

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Presepe della Bottega di AccursoPresepe della Bottega di Accurso

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di Franco Mosca*

E’ uno dei pochi posti dove puoi toccarecon mano la storia vesuviana degli ulti-mi venti secoli: tutto su e giù per lescale. Dai Romani ai Bizantini. Da gliangioini agli aragonesi: Re e Regine,Santi e Madonne. Eruzioni e poi alluvio-ni. Sacro e profano insieme e tanta reli-giosità popolare ma anche tanti misterinascosti in profondità, come il grandemistero che avvolge l’origine di Sommaantica. Fino ad un decennio fa Santa Maria delpozzo rappresentava la sintesi visibiledel grande passato di SommaVesuviana. Da quando si è avviato loscavo della Villa augustea, con tuttoquello che qui sta venendo fuori traaffreschi, statue, pavimenti ed architet-tura, forse ha perso un po’ la ribaltadella prima donna. i due siti sorgono acirca due km di distanza. noi crediamoinvece che rappresentano l’uno il com-

pendio dell’altro. parliamo di decine edecine di metri quadri di affreschi digrande fascino. Dal iii secolo d. C. circafino al XViii secolo con opere di grandevalore. Forse questa ragguardevoleestensione creerà non pochi impegnati-vi problemi di sicurezza e di salvaguar-dia e di costi di gestione ma sicuramen-te rappresenta un “unicum” davverooriginale di forte richiamo. E non c’èbisogno del museo: c’è già! i due sitisono essi stessi due grandi musei! Ma torniamo al nostro grande comples-so monumentale. Quello che si presen-ta al visitatore moderno è l’edificio, chie-sa con campanile e convento annesso,voluto da Giovanna iV di napoli ed affi-dato nel 1510 ai frati di San Francesco.la regina conosceva questi luoghi per-ché spesso dimorava nei dintorni (aStarza della Regina a 100 metri dallaallora sconosciuta Villa augustea avevacelebrato il suo matrimonio conFerrandino nel 1496). E c’era già una

chiesa molto nota e molto ricca. le con-tinue alluvioni (devastante quella del1488) e forse qualche eruzione vesuvia-na poco nota (il sito sorge infatti sullasponda occidentale dell’alveopurgatorio-Cavone con un vastissimobacino idrografico), ne avevano som-merso l’ingresso e quasi tutta l’altezzadella navata centrale. Ma Giovanna (iiid’aragona) non distruggerà niente. anziil gioiello esistente ne trarrà sicuramen-te beneficio sia dal punto di vista staticoche dal punto di vista artistico. infattil’ingresso originale, ad oriente, verràmurato e l’accesso verrà da questomomento in poi assicurato da una lungascala che metterà in comunicazione lacostruenda navata superiore “aragone-se” da quella inferiore “angioina”.l’opera della Regina quindi ne è stata lasalvezza definitiva.Gli angioini erano stati molto legati aSanta Maria del pozzo. la chiesa ”infe-riore” nel 1333 era stata restaurata daRoberto d’angiò per ricordare l’incontroavvenuto nei dintorni con il Red’Ungheria, Carlo d’angiò, per avviare ilmatrimonio tra la nipote di Roberto,Giovanna (sei anni, dal 1343 prima regi-na di napoli a sedici anni), e il cuginoandrea (sette anni, figlio del Red’Ungheria). la chiesa fu completa-mente riaffrescata coprendo tutto quan-to già esisteva. Così comparve l’imma-gine di nostra Donna al centro dell’absi-de coprendo purtroppo le figure deidodici apostoli “bizantini”. altri affreschifurono commissionati probabilmentead artisti locali minori ma anche a gran-di artisti. Questo abside inferiore forserappresenta l’opera più preziosa maibrutalmente esibita. Circostanze fortu-nate e crudeli, misteriose ed arbitrarieinsieme, hanno fatto sì che in poco piùdi un metro quadro si possa ammirarel’arte pittorica di tre periodi storici forselungo un millennio. in alto il voltodell’immacolata in trono con le classichecaratteristiche barocche settecentesche(XViii secolo). poco più in basso il volto trecentesco dinostra Donna con la corona angioina sulcapo ed il Bambino Gesù in grembo(XiV secolo). Ma non è finita ancora. alato, sia a destra che a sinistra, i volti ele figure a grandezza naturale dei dodiciapostoli di sicura epoca bizantina (Vii –iX secolo). autori per noi ignoti hanno indue occasioni successive coperto lagrande opera di ignoti predecessori. iltutto, tra la meraviglia, la sorpresa el’angoscia per gli irriguardosi ed eviden-

SommaSommaVesuviana:Vesuviana:le meravigliele meravigliedi S. Maria deldi S. Maria delpozzopozzo

Chiesa di S. Maria del Pozzo a Somma VesuvianaChiesa di S. Maria del Pozzo a Somma Vesuviana

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ti colpi di piccone spiccati sulle vec-chie opere per aggiungere altrointonaco, in un unico suggestivoquanto drammatico colpo d’occhio. Ma le meraviglie non sono finitecerto qui. C’è una splendida figuradi madonna con bambino di carat-tere quattrocentesco. Se ne ignoral’autore come si ignora il motivodella sua collocazione, in un ango-lino a destra del vecchio ingresso(sempre parlando della chiesa infe-riore). l’affresco ormai sembracompromesso dall’umidità ma èrimasta nitida e chiara l’immaginedi una donna bionda di carnagionebianca. E’ di una bellezza disar-mante. Certamente l’autore dove-va essere uno di grandissimomestiere e forse raffigura il volto diqualcuno che ha avuto a che farecon le sorti del monumento..andrebbe salvata solo per la bel-lezza che raffigura!Quando questa chiesa è sorta nonse ne ha notizia. Si sa dell’inter-vento di Roberto d’angiò ma ilresto è solo ipotizzabile. le figurebizantine fanno risalire la sua pre-senza già alla fine del primo mil-lennio dopo Cristo (forse iX secolose non addirittura all’ottavo seco-lo). Ma l’incredibile ancora dobbia-mo affrontarlo: il tutto (chiesasuperiore ed inferiore) sorge sopraun ambiente del periodo romano.infatti al lato sinistro della navatadella chiesa inferiore è presenteun’apertura a cappella che immet-te in una ampia ma ripidissimascala che porta ancora più giù.Scendendo quindi arriviamo a circa10 metri di profondità dall’attualesuolo di campagna. il pavimento èdi cocciopesto, l’ambiente presentauna volta a botte, sembra un pezzodi una grande galleria murata.Siamo sotto il pavimento dellanavata centrale della chiesa arago-nese superiore. Di fronte alla con-sumata scala di accesso sorge unaltarino con al centro un’altramadonna con bambino del quattro-cento. in totale si contano sette madonnecon bambino di epoche e fatturediverse ancora visibili. tutte nellechiese inferiori. innumerevoli altriaffreschi compaiono sulle pareti delpozzo e sulle pareti dell’ingressoorientale. la navata centrale sem-bra interamente affrescata. tracce

di prezioso pavimento maiolicatonella chiesa inferiore. Simboliangioini ed aragonesi un po’ dap-pertutto. Certa l’esistenza di unpresepe ligneo del seicento. (lafigura di San Giuseppe miracolosa-mente sopravvissuta è conservatanel museo diocesano a nola). Cos’è Santa Maria del pozzo?Rappresenta certamente un mira-colo di arte su tre livelli ben distin-ti. Certamente è la bandiera di unapopolare religiosità millenaria.

Sorge forse su un edificio (tempiopagano?) di epoca romana sepoltonell’eruzione del 472 dopo Cristo.Difatti il pavimento dell’ambientepiù antico sorge più o meno allastessa profondità del pavimentodell’edificio “imperiale” portato allaluce in questo decennio alla Starzadella Regina e, con certezza scien-tifica, sepolto nel V secolo dopoCristo. Forse l’ attuale denomina-zione “del pozzo” trae origine pro-prio da questo ambiente che pro-

Madonna con Bambino . Madonna con Bambino .

Uno dei più suggestivi affreschi ritrovati in Uno dei più suggestivi affreschi ritrovati in

S. Maria del Pozzo di autore sconosciuto. S. Maria del Pozzo di autore sconosciuto.

XV sec.XV sec.

Insieme di affreschi realizzati in tre periodi Insieme di affreschi realizzati in tre periodi

diversi l’uno sull’altro da autori ignoti. diversi l’uno sull’altro da autori ignoti.

Dal disegno di intravedono due Madonne con BambinoDal disegno di intravedono due Madonne con Bambino

che coprono figure di apostoli di epoca bizantina che coprono figure di apostoli di epoca bizantina

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babilmente nel V secolo dovevasorgere sulla linea dell’allora pianodi campagna. purtroppo l’umidità sta distruggen-do gran parte degli affreschi,soprattutto quelli interni alle paretiesterne della navata centrale dellachiesa inferiore. Si sono salvati(dall’umidità ma non dall’uomo…)gli affreschi della zona absidalesemplicemente perché protetti daun altro ambiente alle sue spalleche lo separa dalla terra umida.Recentemente è stato ispezionatoed ha mostrato altre notevoli sor-prese. Doveva essere in origine lazona dei servizi sacerdotali conaltri notevoli affreschi alle pareti…il complesso appartiene all’ordineFrancescano dei Frati Minori che loanima fin dalla sua fondazione nel1510 (tranne brevi periodi). Daitempi di papa Giovanni paolo iiospita una comunità di frati polac-chi sotto la direzione del padreGuardiano Rufino Marijka. Dopoanni di brutti e dannosi interventidi restauro alternati a lunghi ecompleti abbandoni sta vivendo inquesti ultimissimi anni un periododi grande vitalità anche sotto l’a-spetto architettonico. Sotto laguida del professore EmanueleCoppola, un giovani cattolico prag-matico pronto a tutto, in veste didirettore dei beni artistici del com-plesso monumentale, si è messofinalmente mano al ripristino preli-minare del tetto del convento peri-colante da decenni e che creavanon pochi rischi di crollo definitivo.E’ stata una vera e propria manosanta. ora a lavori completati si stalavorando ad una biblioteca dipubblica utilità. tra poco si passeràal restauro del ciclo di affreschi delchiostro (XViii secolo) a rischioscomparsa. intanto il Ministero deiBeni Culturali ha riconosciuto alcomplesso monumentale anchel’interesse di bene archeologico. per le chiese inferiori si è già allamessa in sicurezza degli ambientiper permettere finalmente pubbli-che ed ufficiali visite del pubblico.E’ stato già installato un efficientee serio sistema di illuminazione.per il restauro degli affreschi piùantichi e preziosi si stanno studian-do le varie possibilità. E’ un proget-to molto ambizioso per la presenzadi terra addossata alle pareti. Ma

al professore non mancano le ideee soprattutto la determinazione diraggiungere l’obbiettivo. Ha raccol-to molti consensi ma quello che piùconta ha raccolto molti utilissimifondi privati ma anche pubbliciinventandosi le occasioni più sva-riate: dalla lotteria ai matrimonivirtuali ed improbabili tra veriMinistri della Repubblica e lemadonne affrescate. inutile dirlo: la pro loco Sommainsieme all’Unpli sono stati e stan-no vicino a tutti quelli che dannouna mano a Somma. anche se, perfarla uscire definitivamente dall’o-blio degli ultimi decenni ci vuole ungrande sforzo. Emanuele Coppolasta dimostrando che molte voltenon è vero che mancano i soldi mamancano le persone. Santa Mariadel pozzo ha bisogno di grandeattenzione perché è un raro monu-mento d’arte che esula dagli angu-sti confini cittadini. il complessosorge su un nodo stradale moltoantico, non è il centro del mondo,ma sicuramente è stato il centro

nevralgico dell’antica terra diSomma posta tra napoli, nola eCaserta. E’ qui che si svolgeva unadelle più grandi fiere della storiavesuviana. Santa Maria del pozzoappartiene dunque alla storia. E laStoria è di tutti.per finire: Santa Maria del pozzo ènota anche per l’annesso Museodella Civiltà Contadina fondato dalcompianto Carlo Russo ospitato nelgiardino del convento. E’ una pre-senza importante che ha coinvoltodecine e decine di migliaia di visi-tatori provenienti da tutta la regio-ne. Forse buona parte di questi maihanno messo piede nelle tre chie-se, sicuramente però hanno potutoconstatare l’imponenza del sitorespirandone la spiritualità anchesolo attraverso il contatto dellamigliaia di attrezzi agricoli sistema-ti nei sotterranei occidentali delConvento Francescano.

*presidente pro loco di SommaVesuviana

Particolare di Affresco a pag. 11.Particolare di Affresco a pag. 11.

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di Giulia Renna*

Una sera di fine ottobre, un teatrocomunale, un presentatore garba-to, cinquantadue giovani campionidello studio, un ex Sovrintendenteche molto ha fatto per l’arte anapoli, una biologa che si batteper salvare dall’estinzione la tarta-ruga marina e tre stelle di una fic-tion televisiva di grande successo.Sono stati questi gli ingredientidella serata del premio SanGiuliano Martire e di quello specia-le alla carriera intitolato a GiovanBattista Basile che si è svolta il 22ottobre, sotto l’egida della proloco città di Giugliano. nel corso della serata sono statiassegnati vari riconoscimenti atutti quei giovani giuglianesi che sisono diplomati con il massimo deivoti nell’anno scolastico2009/2010 o che si sono laureati,sempre col massimo punteggio, inquello accademico appena conclu-sosi.all’interno di questa festa, che hatagliato il traguardo dell’ottavaedizione, la pro loco presieduta daMimmo Savino ha voluto, per ilquinto anno consecutivo, assegna-re anche i prestigiosi premi allacarriera “Giovan Battista Basile” atre personalità di primo pianodella cultura, della scienza e dellospettacolo napoletano. ad essereinsigniti del premio quest’annosono stati: l’ex Sovrintendente ai

beni artistici, il prof. nicolaSpinosa, la professoressa FlegraBentivegna, della StazioneZoologica Dorhn di napoli, e laproduzione ed il cast della fiction“Un posto al sole”, rappresentatadagli attori Germano Bellavia,luisa amatucci e VincenzoMessino, meglio conosciuti algrande pubblico come Guido,Silvia e nunzio.Una serata all’insegna della cultu-ra, ma anche dell’allegria.“l’organizzazione di questo even-to- dice con soddisfazione il presi-dente Mimmo Savino- richiede un

anno di lavoro e di sacrificio.Vedere, come stasera, trecentopersone affollare la sala, persona-

lità del calibro di nicola Spinosa odegli attori di “Un posto al sole”plaudire alla nostra iniziativa, ciripaga di tutte le fatiche”.il premio “San Giuliano” ed il pre-mio “Basile” hanno ricevuto uncarnet di patrocini morali da fartremare i polsi ad enti e comitatiorganizzativi ben più prestigiosi etitolati della pro loco giuglianese.Hanno, infatti, sposato lo spiritodei due premi, nonché le motiva-zioni che li animano, la presidenzadella Repubblica, quella delSenato, della Camera e dellapresidenza del Consiglio, e tuttiquanti gli enti territoriali, dallaprovincia alla Regione al Comune.la lettura del messaggio che ilpresidente Giorgio napolitano havoluto inviare ai cinquantaduecampioni dello studio ed ai vincito-ri del premio “Basile” è stato unodei momenti più significativi dellaserata. il presidente dellaRepubblica ha espresso tutta lapropria vicinanza ad iniziative,come quella voluta e organizzata aGiugliano, nelle quali si offre unpubblico riconoscimento alleeccellenze campane, siano essequelle dei neo diplomati e laureaticol massimo dei voti, siano quelledi Spinosa, della Bentivegna o di“Un posto al sole”.

*pro loco Città di Giugliano inCampania

i premi “San Giuliano Martire”e “Basile” destinati agli stu-denti più bravi e ad importantipersonalità della cultura e dellospettacolo

Giugliano premia loGiugliano premia lostudio e la culturastudio e la cultura

Un momento della cerimonia di premiazioneUn momento della cerimonia di premiazione

Silvia di “Un posto al sole”Silvia di “Un posto al sole”

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premio Speciale allaCarriera “Giovan BattistaBasile” edizione 2010 eFlegra Bentivegna. Questadonna semplice, dallosguardo e dal viso sereno,si è laureata giovanissimacon lode, ed altrettantogiovanissima è stataassunta presso la StazioneZoologica anton Dohrn, ilpiù antico istituto per lericerche marine ancora inattività, essendo statoinaugurato il 14 aprile1875.

lo studio del mare e dellesue creature ha portato laprofessoressa Bentivegnaa creare, nel 1986, ilprimo centro pubblico peril soccorso delle tartaru-ghe marine. Un progettoche nel 2004 si è evoluto esi è trasformato nel turtlepoint, il centro per la curae la riabilitazione delle tar-tarughe marine più granded’Europa, con i suoi 600mq.la sua presenza aGiugliano è stata uno deimomenti più emozionantidell’edizione 2010 delpremio “Basile”; un’occa-sione più unica che raraper porgerle anche alcunedomande.professoressa Bentivegna,come sta il nostro mare?Come sta, soprattutto, ilgolfo di napoli le cui acquebagnano anche le spiaggedi Giugliano?purtroppo lo stato di salu-te delle acque del golfo dinapoli non è affattobuono. le attività umane,l’assenza di controlli, losfruttamento e la cementi-ficazione selvaggia ne hapesantemente compro-messo il già fragile equili-brio. affinché il mare, ilnostro mare, possa ancora

continuare a darci sosten-tamento, ristoro, è neces-sario che chi di dovere sene faccia carico. Molto, inquesto senso, possonofare anche le giovanigenerazioni. E’ una gioia,per me, ricevere il premioche la pro loco diGiugliano ha voluto asse-gnarmi, insieme a tantigiovani. loro sono la spe-ranza del nostro futuro.Se comprenderanno chec’è tanto da fare, che ilmare deve essere rispet-tato ed amato, allora cisarà un avvenire per tutti.Viceversa, non vedo unroseo futuro per nessuno.professoressa, le tartaru-ghe, questi pezzi di prei-storia giunti sino a noi,sono un po’ le sentinelle,le spie dello stato di salu-te del nostro mare. Dicosa soffrono quelle chelei cura?Soffrono delle conseguen-ze delle attività indiscrimi-nate poste in essere dagliuomini. la pesca selvag-gia, l’inquinamento delleacque sono i nemici princi-pali per queste creatureche, pur in apparenza cosìforti, sono in realtà fragi-lissime. Diceva benequando affermava che letartarughe sono un pezzodi preistoria. pensi, essepopolano i nostri mari daancora prima che l’uomocomparisse sulla terra.Un’ultima domanda,professoressa, ma dopotanti anni, lei ha capitoperché il mare non bagnanapoli?purtroppo noi napoletaninon amiamo la nostra cittàed il nostro mare. E’ comese ci fossimo abituati allaloro presenza e li ritenes-simo eterni, immortali,solidissimi. invece non ècosì. il mare è, nel suoinsieme, molto fragile. C’èbisogno di un grande sfor-zo, da parte di tutti, perproteggerlo. Soprattutto,però, c’è bisogno che cia-scuno prenda consapevo-lezza che se muore il marenon muore solo il pesceche noi portiamo sulletavole, ma moriamo tutti.

Flegra Bentivenga: la “mamma” delle tartarughe

all’ex Soprintendente nicolaSpinosa premio Specialealla Carriera “GiovanBattista Basile” edizione2010. la sua biografia rac-conta che fu giovanissimodocente di storia dell’artepresso l’Università della

Calabria, ma soprattuttoche nel 1984 venne nomi-nato Soprintendente ai Beniartisti e Storici di napoli eprovincia. in una Campaniaancora violentata nel corpodel suo patrimonio artisticodal terremoto del 1980,Spinosa seppe creare unastruttura di straordinariaefficienza e professionalità,ben presto diventata unmodello per tutte quante lealtre Soprintendenzed’italia.professore, dopo tanti annisi è dato una spiegazione acome mai napoli non sappiasfruttare l’arte, la sua arte?il vero problema è che que-sta città, questa regionenon si sa amare. la colpa,tuttavia, non è soltanto sua,ma anche dei suoi politici.Con la Soprintendenza cheho guidato per venticinqueanni, abbiamo cercato direcuperare una porzionepiccolissima dell’immensopatrimonio artistico parte-nopeo. Questo nostro sfor-zo, però, non è bastato arecuperare il patrimoniocivile di questa città. nel“palazzo dei bottoni” hannospeso remato contro. E’ perquesto motivo che sonoorgoglioso di aver ricevuto ilpremio “Basile” insieme atanti giovani. loro sono ilnostro futuro, la nostra spe-ranza. il più grave delittoche la società, la politicapuò fare, è quello di lasciar-li soli a costruire il loro avve-nire. professore se potesse tor-

nare indietro rifarebbe eridirebbe tutto ciò che hadetto? E soprattutto, tantebattaglie l’hanno condotta aqualche risultato concreto ocrede di aver gridato neldeserto?peggio: credo di aver urlatonelle più desolate dellelande. Bando agli scherzi,devo dire di essere riuscito afare, con tutti i miei collabo-ratori, grandi cose. abbiamoportato tanti italiani e stra-nieri a napoli e abbiamoportato nei musei anchetanti napoletani che maiprima vi erano entrati. ilpunto è che non è bastato.torno allora al concetto diprima: i giovani, le futureclassi dirigenti sono lanostra speranza. E’ lorodovere non fermarsi, conti-nuare a studiare, girare ilmondo in modo tale dapoter accumulare esperien-ze che potranno poi spende-re nelle loro città, aGiugliano, a napoli, in tuttaitalia. professor Spinosa, lei èstato anche curatore dimostre per le quali sonoaccorsi a napoli da ogniparte del mondo. Qual è, trai tanti eventi che ha curato,quello che ama di più? E poi,qual è la mostra impossibi-le, il sogno che ha portatovia con sé irrealizzato quan-do ha lasciato il suo studioin Soprintendenza?Sarebbe scontato dire laprima mostra che ho orga-nizzato, nel 1975, quandoportammo napoli e la suaarte in una Mosca che nonera certo quella di oggi. C’è,poi, quella di qualche annofa su Caravaggio, masoprattutto ricordo con par-ticolare emozione quellaorganizzata in occasione deicinquant’anni di riaperturadel museo di Capodimonte,in cui accostai opere d’arteantiche e moderne. in que-sto modo, mi creda, i visita-tori capirono di arte più diquanto si possa immagina-re. Ma soprattutto compre-sero che non bisogna averepaura di ciò che è diverso,straniero, strano.

interviste a cura di tobia iodice

nicola Spinosa: “napoli e laCampania non si sanno amare”

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di Francesca Santangelo

E’ solo dall’estate 2010 che i numerosivisitatori di pompei hanno potutofinalmente accedere alla domusromana di Giulio polibio, una delle casearistocratiche del ii sec a.C. più note eimportanti dell’intero sito archeologicodi pompei rimasta chiusa per diversotempo in attesa dei lavori di restauro.l’intenso e laborioso intervento è statocondotto, circa un anno fa, dal notorestauratore Giancarlo napoli e dallasua equipe. Grazie a loro è possibileammirare gli affreschi della casa intutto il loro antico e originale splendore.affreschi che costituiscono una testi-monianza preziosissima poiché propriograzie ad essi è possibile cogliere ilgusto e le tendenze estetiche dell’uomoaristocratico in età romana. la casa, dislocata lungo la viadell’abbondanza, occupa quasi l’interainsula e fu abitata da un certo C. iuliuspolybius. Questi, proveniente da unafamiglia di liberti imperiali, era candi-dato al duumvirato per la città dipompei come si legge dai numerosimanifesti elettorali sparsi intorno all’a-bitazione.la famiglia dei polibii, impegnata inpolitica, doveva dunque godere di uncerto prestigio e ciò è testimoniato dallacollezione di bronzi rinvenuta almomento della scavo, che comprendeuna preziosa suppellettile da mensa euna statua raffigurante apollo. la casa, come la maggior parte delledomus aristocratiche della tarda repub-blica romana, è dotata di un quartieredi servizio destinato alle attività dome-stiche svolte dagli schiavi con tanto dilocali igienici, servizi di cucina e came-

re. nella casa vi sono anche una seriedi ambienti raffinati riservati allo svilup-po della vita culturale e sociale dellafamiglia nonché all’esercizio del poterepolitico degno di una casa così fastosa.Quest’ultimi eleganti ambienti che ruo-tano tutti intorno ad un peristilio, sonodecorati da splendide pitture attribuitead un tardo ‘terzo stile pompeiano’.ogni ambiente è caratterizzato da uncolore dominante e quindi da un fondobianco, rosso o nero. la parte orna-mentale, eseguita con estrema minu-zia, non rappresenta solo figure divinecome Venere e Marte, Bacco o diver-se vittorie alate, ma si arricchisce dimotivi e scene di vari generi: masche-re teatrali, paesaggi sacri, naturemorte.nel triclinio si staglia il famoso pannellofigurato a soggetto mitologico cheriproduce il supplizio inflitto da parte dianfione e Zeto a Dirce, colpevole d’averoffeso la loro madre, e quindi legata aun toro inferocito. affreschi, dunque, che appaiono ecce-zionali non solo per la loro valenzaestetica, ma soprattutto per il loro inte-resse storico-artistico e che pertantovanno conservati in vista di una tra-smissione al futuro.anche le pitture murarie della casa dipolibio da tempo non godevano piùdella loro antica bellezza che spinge apartire da qualunque lato del mondomigliaia di visitatori l’anno. le indaginisullo stato di conservazione degli affre-schi della casa hanno consentito di indi-viduare i vari degradi ad essi connessi.la diagnosi parlava chiaro e varie eranole alterazioni che riguardavano lesuperfici pittoriche: la cromia dei coloririsultava alterata dalla presenza di sali

e calcari, la loro brillantezza compro-messa dal deposito nel tempo di polve-ri. Muschi e alghe invadevano interescene figurate, occultando i volti deisoggetti dipinti ben duemila anni fa,mentre in altri casi abradevano lasuperficie pittorica stessa. E proprio come il medico indica la tera-pia al paziente in cura una volta valu-tato il suo stato di salute così anche ainostri affreschi vengono diagnosticatedagli esperti conservatori-restauratoriquelle “patologie” curabili attraverso ilrestauro. Dopo il restauro la domus diGiulio polibio è stata interessata dauna serie di iniziative di valorizzazioneatte creare una vera e propria visita“multisensoriale”. Grazie a quest’ulti-ma il visitatore, durante la guida all’in-terno della casa, potrà svolgere untuffo nel mondo antico e comprenderela vita così come si svolgeva primadella devastante eruzione del 79 d.C. . Sarà proprio il padrone di casa, polibio(o meglio il suo ologramma) a mette-re a conoscenza “l’ospite” di come sisvolgeva la vita quotidiana nei variambienti della domus i quali tra l’altrosono fedelmente arredati come in anti-co in seguito alla ricerche che hannoconsentito di ricostruire interamente ilmobilio, i tendaggi e le suppellettili dellacasa.Svolgere una corretta conservazione inun sito vasto e importante come ilparco archeologico di pompei è un’ope-razione molto complessa, ma va svoltain modo continuo e capillare per evita-re i rischi di alterazione delle strutture eancor peggio del ripetersi di eventiincresciosi, come la frana dei muretti ocome il collasso della domus dei gladia-tori avvenuto recentemente.

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foto di Giancarlo Napolifoto di Giancarlo Napoli

pompei. torna apompei. torna asplendere la domus splendere la domus di Giulio polibiodi Giulio polibio

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di Giuseppe alfredo Berritto*

Come associazione di promozione turi-stica, in varie occasioni, abbiamodenunciato il disagio che prova chiviene in visita alla nostra città. averesul proprio territorio due grandi attrat-tori (gli Scavi ed il Santuario mariano)che operano ciascuno per proprio contocome due separati in casa, nuoce for-temente alla vocazione turistica dellanostra realtà. Così, se da un lato, gliorgani di informazione, puntano l’indicesulle indicibili condizioni del sito archeo-logico, dall’altro trascurano di sollevareil degrado relativo al contesto urbanoed ambientale circostante, che dovreb-be fungere da tutela del bene archeo-logico. andando per ordine. il problemadegli scavi di pompei non nasce oggi,ma oramai si trascina da anni. la tute-la di un parco di tali dimensioni ha rap-presentato, e rappresenta, uno sforzodi enormi proporzioni. Un bene archeo-logico esposto, quale appunto quelladella nostra città, è soggetto ad un gra-duale ed inarrestabile declino. ognisforzo va fatto per una conservazionequanto più a lungo possibile. la suaestensione è troppo grande e gli scavisono continuati, anche quando, eraconsigliabile fermarsi ed operare per unloro restauro e consolidamento.Contemporaneamente si poteva pen-sare a come programmare nel tempole ulteriori esplorazioni. prima bisogna-va salvare e poi scavare.Contrariamente, si è verificato che ognisovrintendente od archeologo che si èavvicendato, nella direzione degli scavi,ha pensato più a redigere testi sunuove scoperte che a tutelare l’esisten-te. ovviamente il tutto ben compensa-to da case editrici. Sul piano dellamanutenzione, se fino a qualche annofa, vi erano figure professionali in orga-

nico capaci di interventi anche imme-diati, oggi questo è affidato a procedu-re amministrative burocratiche cherichiedono tempi lunghi e, molte volte,quando il danno è irreparabile. Dellevecchie maestranze, restauratori, car-pentieri, falegnami, fabbri, muratoriche avevano raggiunto elevati profili dicompetenza nei vari settori, non esistepiù ombra, né vi è stato capacità di rin-novamento con l’inserimento di giovaniapprendisti che ne hanno seguito leorme. Sul piano del restauro sono staticompiuti dei veri disastri, tanto cheoggi si è costretti a fare il restauro delrestauro. la massiccia introduzione delcalcestruzzo armato è stata una veratragedia. in un ambiente umido, qualeappunto il sito archeologico, la ossida-zione dei ferri è inevitabile e questo hacomportato l’esplosione di parti di fab-bricati quali piattabande ed architravi.l’uso del cemento, nonostante le pessi-me esperienze, è stato anche recente-mente riproposto con il restauro delteatro Grande. infine una serie di chio-dature, di chiodi a pressione, di canaliz-zazioni in ferro e perfino l’impianto diacqua potabile, realizzate con il com-missariamento, è stato un vero scem-pio: fontane di cortile che schizzanoacqua sull’antico selciato e creano veriacquitrini a cielo aperto. Ma l’approcciopiù inquietante è quello culturale. Conl’introduzione dell’affidamento dei ser-vizi annessi ai privati, è stata sconvoltaogni regola della corretta gestione.Sono stati realizzati, con enorme dis-pendio di soldi pubblici, nuovi ingressi emoltiplicato le biglietterie; sono statiintrodotti punti di ristoro interniseguendo la sola logica del mercato deimaggiori utili. Un sito archeologico cheha oltre 10mila visitatori al giorno, ecioè una intera popolazione, è già sot-toposto a stress. E se ciò non era suffi-

ciente a creare preoccupazioni, sonostate introdotte anche visite notturne,con tutto quello che ha comportato:impianti elettrici canalizzati che signifi-ca scavi, linee aeree con inserimento dipaline, ancoraggi murari ed altro, inmodo che, se non bastavano i diecimi-la al giorno, se ne è aumentato la fre-quentazione anche di notte. non sareb-be stato il caso di limitare le presenzealle sole ore diurne e stabilire conte-stualmente fasce orario in modo danon avere, contemporaneamente, uncosì elevato numero di visitatori? percompletare il parco divertimenti, allafine, i commissari hanno pensato ad unrestauro del teatro Grande che ha fattoparlare di scandalo mezzo mondo.ovviamente, qui, alla fine, è prevalsosemplicemente l’ignoranza e l’arrogan-za di chi ha ritenuto di adeguare allenormative vigenti un teatro risalente alii secolo a.C.Se i presupposti sono questi, è congrande preoccupazione che ci dobbia-mo chiedere a cosa serve unaFondazione (che non è la Fondazionedell’accademia Ercolanense). la sceltagestionale del sito archeologico, attesoche venga emanato un regolamentosul federalismo per l’affidamento deldemanio pubblico, potrebbe pure esse-re condivisa. Ma la condizione principa-le dove essere quella della tutela delbene con il sostegno di capitali privati,per migliorare l’esistente e non, vice-versa, come viene da più parti paven-tato, di investimenti che debbano crea-re esclusivamente utili, sottraendo unpatrimonio di turismo produttivo cherappresenta una grande risorsa econo-mica dell’intero comprensorio vesuvia-no e del Mezzogiorno.

*presidente pro-loco “Città di pompei”

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pompei vista da vicino

prima del restauro foto di Giancarlo Napoli prima del restauro foto di Giancarlo Napoli

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di Giada Martemucci

- “Che vuoi fare: è cos’e nient.”- “pure questa è cos’e nient. Èsempre cos’e nient. tutte le situa-zioni le abbiamo sempre cosìrisolte. È cos’e nient. non teniamoche mangiare: è cos’e nient. Cimanca il necessario: è cos’e nient.il padrone muore e io perdo ilposto: è cos’e nient. Ci negano ildiritto della vita: è cos’e nient. Citolgono l’aria: è cos’è nient, chevvuò fa. Sempre cos’e nient.Quanto sei bella. Quanto eri bella.E guarda a me, guarda cosa sonodiventato. a furia di dire è cos’enient siamo diventati cos’e nientio e te.“ (Eduardo De Filippo)

in seguito alla riflessione linguisti-ca del novecento è possibile con-siderare i dialetti come varietà incostante evoluzione, strettamen-te in contatto con un italianostandard e la variante regionale.prima ancora di analizzare lavariante dialettale campana, è lostesso termine “dialetto” a porsicome interessante a partire pro-prio dalla sua derivazione etimo-logica. Esso è infatti direttamentederivato del greco “dialektos” che,se successivamente assumeràl’accezione di lingua, verrà lette-ralmente tradotto con terminiquali, colloquio o conversazione.proprio relativamente al dialettonapoletano è interessante la deri-vazione etimologica, in quantopartendo appunto dalla linguaeffettivamente utilizzata per con-versare, il dialetto compare, perla prima volta, scritto, nei docu-menti ufficiali. nel medioevo,infatti, la lingua ufficialmenteusata nella scrittura era il latino,conosciuto in via quasi esclusivadai monaci dediti alla trascrizionedei manoscritti, e dai notaicostretti all’uso del latino nellastesura dei documenti ufficiali.Questi ultimi sentono l’esigenza dimettere per iscritto la lingua real-mente parlata dalla popolazionelocale in modo tale che i loro attirisultassero comprensibili a tutti.

primo fra i documenti ritrovati è,infatti, un atto notarile scritto aCapua nel marzo del 960 in cuiper la prima volta viene inserita involgare una frase con funzioneufficiale. nel documento è dichia-rata, infatti, la proprietà da partedei monaci dell’abbazia diMontecassino, di un vasto territo-rio da loro posseduto da oltretrent’anni. Sono riportate in vol-gare unicamente le deposizioni ditre testimoni, mentre la restanteparte del testo è in latino.Sempre nei documenti notarilisono attestati, nel momento delladescrizione di usi quotidiani eoggetti, termini tipici del dialettolocale, nella fattispecie napoleta-no. troviamo quindi parole come“camisa” (camicia), “cammara”(camera), “caso” (formaggio).Eppure il più antico testo campa-no scritto in volgare risulta esserela cosiddetta “Scritta amalfitana”del 1280 in cui una monaca diamalfi annota il prestito di unasomma di denaro. il napoletanoverrà poi integralmente utilizzatoin un’opera letteraria, nel trecen-to da Guido delle Colonne nellasua “Storia della distruzione ditroia”. Si tratta in realtà ancora diun volgare napoletano più che delvero e proprio dialetto, essoverrà, infatti, ripreso dal toscanoGiovanni Boccaccio in un testosotto forma di lettere in cui rac-conta la nascita del bambino diuna giovane napoletana, utiliz-zando nel suo testo quella varietàdialettale che immediatamentesuscita la sua curiosità. Questopuò infine considerarsi il primissi-mo esempio della comparsa scrit-ta del dialetto napoletano. Sullascia di Boccaccio arrivando al cin-quecento Giambattista Basile cipropone poi un’intera opera indialetto napoletano: “lo cunto deli cunti, overo lo trattenemientode’ piccerille”, versione fiabesca egrottesca sullo stampo delDecameron boccacciano profon-damente intrisa di termini dialet-tali, dei più particolari, utilizzati inmodo specifico nelle dettagliatis-

sime descrizioni dei protagonistidell’opera spesso dai tratti forte-mente grotteschi e ridicoli. Un usocosì proficuo del dialetto locale inletteratura sicuramente ne attestala valenza e la forza all’interno delcontesto socio culturale napoleta-no. Contestualizzando, però, indiacronia la stessa città, passatada capitale del regno di napoli,meta di Federico ii fino ad arriva-re al periodo dell’Unità d’italia,con un prevalere dell’italianorispetto ai dialetti, sarebbe, infat-ti, dovuta andare scemando lapresenza del dialetto nei testiscritti, letterari in particolarmodo. Eppure il dialetto sopravvi-ve anche in seguito all’Unità pro-prio in virtù della sua spiccatapresenza in testi letterari, teatralie musicali. il dialetto diventa,infatti, nel ‘900 protagonista diopere teatrali attraverso le paroledei personaggi di Eduardo deFilippo. Egli porta, infatti, sullascena gli usi linguistici novecen-teschi del napoletano senza checiò comporti difficoltà di compren-sione da parte del pubblico.attraverso la prospettiva delbasso Eduardo scrive di napoliattingendo fedelmente alla vario-pinta gamma di termini dialettaliche egli ha a disposizione, non-ostante la ormai consolidata for-tuna mediatica dei suoi testi l’au-tore non abbandona il propriodialetto e non, come accadeva nelMedioevo, secondo un fenomenodi difficile comprensione della lin-gua ufficiale (la situazione è effet-tivamente capovolta), ma sempli-cemente secondo un’analisi eduna conseguente stesura roman-zata della realtà che egli stessoviveva. Sostanzialmente immersonelle antichissime traduzioni cul-turali quanto nelle vie della cittàche ne dà l’origine il dialettonapoletano supera anche il con-fronto con l’italiano, ormai linguaufficiale, ora nascondendosi neibassi, ora pronunciato a granvoce nei teatri, simbolo linguisti-co quanto storico dell’unità di unpopolo.

Dialetto napoletano. Simbolo linguistico dell’unità

di un popolo

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prove di dialogo federalistaalla pro loco di Giugliano

di tommaso Di nardo

Si è svolto in una pro loco affol-lata come non mai l’incontrodibattito sulle “difficoltà esage-rate” dell’Hinterland a nord dinapoli, occasione per presenta-re l’ultimo libro di lucaMeldolesi, “Milano-napoli. provedi dialogo federalista”. (GuidaEditori, napoli). Un dibattitointenso per un tema certamen-te non facile, ma che nello svi-luppo della discussione è parsosempre più sentito e necessario. luca Meldolesi e antonio iodice,due professori di lungo corso,due traiettorie intellettuali diffe-renti, due esperienze politichediverse, un unico importanteincontro giuglianese, quello divenerdì 29 ottobre 2010 nellasede della pro loco Città diGiugliano in Campania. Una pre-sentazione non rituale per unlibro che sorprende facilmentechi lo legge.Che senso hanno o hanno avutosoprattutto dal dopoguerra adoggi i grandi piani e programmiomnicomprensivi con cui si vole-

va cambiare la storia e fare delMezzogiorno d’italia la terra piùproduttiva e sviluppatad’Europa? Che senso ha questodi fronte alle “difficoltà esagera-te” che attanagliano ilnapoletano e che proprio oggiappaiono ancora più feraci comeriemerse violentemente in

seguito ad un terremoto? antonio iodice, da giuglianese,dall’esperienza politica deglianni 80 e 90, dal suo angolo diosservazione romano,quell’istituto “S. pio V” che pre-siede da diversi anni e che lovede ogni settimana spostarsitra Giugliano e Roma, ha raccol-to la sfida di luca Meldolesi edel suo libro di affrontare quelle“difficoltà esagerate” guardandoalla storia e all’antropologia (icomportamenti) ma anche alle

altre scienze sociali che, soprat-tutto per chi si occupa di politi-ca economica e di sviluppo terri-toriale, possono rivelarsi digrande ausilio nella comprensio-ne dei problemi e quindi nellaricerca delle migliori soluzioni.in quel gioco linguistico tra l’ita-liano e il dialettale che dà formaall’espressione “difficoltà esage-rate” e che titola il terzo capito-lo del libro trova senso un’ulte-riore appassionata e soffertaricerca delle ragioni più profon-de che stanno alla radice delleendemiche problematiche di svi-luppo del napoletano alle qualievidentemente Meledolesi, pro-fessore a napoli da oltre un ven-tennio, non si è sottratto, dandoalla luce l’ennesimo, inatteso equasi non voluto, libro sunapoli, sulle sue difficoltà esulle sue immense potenzialità.“Davvero non avrei mai volutoscrivere questo libro – diceMeldolesi – e mi consola solo l’i-dea che il mio ultimo libro possaessere di nuovo su napoli, maesattamente all’incontrario diquesto”.

“Molta partecipazione allapresentazione del libro diluca Meldolesi “Milano-napoli. prove di diaologofederalista” (Guida editori,2010).

Antonio Iodice e Luca Meldolesi Antonio Iodice e Luca Meldolesi

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le “difficoltà esagerate?” sono iltentativo (ulteriore) di Meldolesidi rivedere l’intera analisi (“tera-pia-prognosi-diagnosi”) delMezzogiorno e dell’italia appro-fondendo la ricerca iniziata piùdi venti anni prima le cui tappefondamentali sono “Mezzogiornocon gioia” (1990), “Spenderemeglio è possibile” (1992),“Dalla parte del Sud” (1998), “ilnuovo arriva dal Sud” (2009).

È un nuovo viaggio nel regnodell’improbabile, quel postodove tutto sembra impossibile, operché (per chi lo guarda dall’e-sterno) le cose sono tropposconquassate o perché (per chici sta dentro) gli sconquassisono davvero tanti. Un postodove quasi più nessuno è dispo-sto a guardare per vedere se c’èancora un po’ di luce. “Un postoal buio”, verrebbe da dire per

contrasto a “Un posto al sole”.Come scrive lo stesso Meldolesi(p. 120) per comprendere,innanzitutto, le radici dei proble-mi più gravi che affliggonol’italia e la Campania partendoda una delle zone più colpitedalla criminalità e da altre pato-logie (secondo la mia esperien-za, forse la più colpita, insiemead alcune parti della provincia diReggio Calabria). (…) bisognariuscire ad avere un’idea stori-co-logica, per quanto impressio-nistica, dell’ordine dei problemispecifici a cui ci rivolgiamo (…)non possiamo fare a meno dipenetrare a fondo negli inferinapoletani (…) quasi volessimoimmergerci fino in fondo nellago d’averno dei Campi Flegrei(…) tramite un procedimentopedagogico circolare, del vederee far vedere, del mostrare peristruire (…). perché nonostante tutto, tuttoquello che si è pensato di fare esi è fatto dal dopoguerra adoggi, napoli, la Campania e ilMezzogiorno d’italia sono ancoraquel che sono? perché il cliente-lismo, la corruzione, il corporati-vismo continuano ad esisteredopo decenni e decenni didenuncia? Meldolesi ci prova. intraprende ilsuo viaggio nell’ade. Si fa guida-re da piovene, dal suo “Viaggioin italia” e da quel “tuttitalia.Enciclopedia dell’italia antica emoderna” che comprende duevolumi sulla Campania e che èintrodotta proprio da Guidopiovene. Viaggio che ha inizionel giuglianese: il convegno aCalvizzano organizzato dapoliticadomani di Maria Mezzinaal quale partecipano lucaMeldolesi e Marco Vitale (Salaconsiliare, 4 aprile 2009). “E’ unlembo di “terra di lavoro” o di“Campania Felix”, quello cheabbiamo attraversato, che, ino-pinatamente, è diventatoalquanto infelice, tormentatocom’è da una serie di patologieche si accentuano poi, ulterior-mente, nel sud casertano: crimi-ne, immondizia, disordine edili-zio, saccheggio del territorio,veleni, e così via. Rappresentaun contrasto visivo molto drasti-co per chi ha in mente le straor-dinarie vestigia antiche dellazona: dall’antro della Sibilla diCuma, ai numerosi “reperti” deiCampi Flegrei (zona militare, ma

anche insediativa e ludica dellafase finale della repubblica e delprimo impero romano), a quellidella quadrettatura casertanadei campi assegnati ai legionariromani in pensione (che ancorasi vede, nitida, nelle foto aeree),alla tomba di Scipione l’africanoecc.” (p. 123).

la causa ultima, secondoMeldolesi, va ricercata nei com-portamenti delle donne e degliuomini “(a partire dall’evidenzaincontrovertibile secondo cui,agendo in quel modo, una parteconsistente della popolazione èconvinta di fare (…) il propriobene)”. Sintetizzando al massi-mo il ragionamento e l’excursusstorico-logico che lo alimenta, latesi è che i comportamentiattuali, sempre più evidenti ericorrenti in larga parte dellapopolazione e chiaramente iden-tificabili in una tendenza dimassa all’illegalità, possono tro-vare una spiegazione nell’analisistorico-logica scaturente “dal-l’opposizione tra aristocraziesuccessive e popolazioni, da unlato, ed al lungo processo di dis-soluzione storica di tale rappor-to, dall’altro” (p. 127). alla basedell’epidemia sociale vi sarebbe

“Rappresenta un con-trasto visivo moltodrastico per chi ha inmente le straordinarievestigia antiche dellazona: dall’antro dellaSibilla di Cuma, ainumerosi “reperti” deiCampi Flegrei ( . . . ) ”

“E’ un lembo di“terra di lavoro” o di“Campania Felix”,quello che abbiamoattraversato, che,inopinatamente, èdiventato alquantoinfelice, (...)”

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dunque il “rapporto signorile disubordinazione che l’ha prodotta”(p.131). accanto a comportamen-ti “legittimi”, ovvero comporta-menti basati su una giusta relazio-ne tra lavoro e remunerazione,sono diffusi comportamenti “ille-gittimi”, ovvero comportamentibasati sul raggiro e sull’imbroglioe che quindi non riconoscono quel-la giusta relazione.

Questi ultimi sono comportamentichiaramente ispirati alla tipicitàdelle relazioni servili che sono pra-ticate nel mondo dalla nascita del-l’aristocrazia avvenuta due o tre-mila anni fa. Solo se si comprendela questione storico-logica fino infondo, solo se si capiscono leragioni profonde della malattia,solo allora, sostiene Meldolesi nellibro, è possibile impostare e ren-dere efficace un nuovo atteggia-mento di politica economica, apartire dalle “piccole cose che pos-sono avere grandi conseguenze” edall’esercizio continuo di “trovaree utilizzare intelligentementecostellazioni di circostanze favore-voli (anche altamente improbabili)per produrre via via processi direazione” (p. 155) per poi appro-dare alla politica economica degli“anelli Mancanti” elaborata e pre-

sentata ne “il nuovo arriva dalSud” (2009).nel suo intervento iodice ha offer-to una lettura appassionata e con-vinta del libro mostrando congrande attenzione la natura con-creta di un pensiero che si fascienza mentre opera per il cam-biamento e lo sviluppo della realtàche studia e sulla quale intervienedirettamente: da professore,quando invita i propri tesisti aguardare le cose di casa propria,scoprendo il sommerso delle pmi edel lavoro e aprendo la strada allagrande campagna dell’emersione;da operatore di politica economicao policy maker per dirla all’ameri-cana che propone e attua progettisperimentati direttamente sulcampo e in grado di provocare svi-luppo attraverso la crescitaimprenditoriale e non semplice-mente attraverso l’aiuto economi-co e finanziario. iodice sgranelladiversi esempi e casi di “deficitpubblico” o sarebbe meglio dire“istituzionale” e cita Ernesto GalliDella loggia e angelo panebiancoper offrire un’interpretazione del-l’attuale crisi napoletana, che è uncontinuo ritornare e mutare di crisipiù antiche, in termini di un deter-minante errore culturale che èstato errore di impostazione e cheè apparso sempre più decisivo daldopoguerra ad oggi, quel “napoli-centrismo” che ha condizionatol’evoluzione politica e sociale delpensiero dominante e le politicheeconomiche e sociali della nostraregione. Un errore figlio, probabil-mente, del peccato originale cheha caratterizzato la nascita delleregioni italiane e che in Campaniasi è manifestato nei termini degliesercizi di pianificazione e pro-grammazione economica e territo-

riale, grandi esercizi di pensiero,grandi disegni politici, pochissimirisultati concreti. iodice ha ricor-dato come l’uscita di “Milano-napoli” ricada nel ventennale dellapubblicazione di un importantesaggio di Meldolesi apparso nel1990 in quella “nord e Sud” diFrancesco Compagna, rivista digrande spessore culturale che haofferto un contributo notevole sulfederalismo, un federalismo diconfronto tra realtà diverse, capa-ci di dialogare tra di loro, di sfrut-tare il confronto per la crescita e losviluppo e quindi un federalismodemocratico, del quale oggi initalia si sono perse le tracce, senon fosse per il contributo di pen-siero e di azione offerto ancora daMeldolesi nel suo ultimo libro.

Meldolesi parte dagli insuccessiche tempestano la società meri-dionale e napoletana in particolare– continua iodice - per poi giunge-re a parlare, anche insistentemen-te come accade in Milano-napoli,di epidemia, una versione più cat-tiva e degenerata di quella “mala-die d’amour” di cui aveva parlatonel suo “Spendere meglio è possi-bile” del 1992. Quindi l’incontrocon Marco Vitale che nel suo

iodice sgranella diversiesempi e casi di “deficitpubblico” o sarebbemeglio dire “istituziona-le” e cita Ernesto GalliDella loggia e angelopanebianco per offrireun’interpretazione del-l’attuale crisi napoleta-na.

(...) l’attuale crisinapoletana, un deter-minante errore cultu-rale che è stato erroredi impostazione e cheè apparso sempre piùdecisivo dal dopoguer-ra ad oggi, quel“napolicentrismo” (...)

Antonio Panico, Antonio Iodice, Luca meldolesi, Tommaso Di Nardo e Armando De RosaAntonio Panico, Antonio Iodice, Luca meldolesi, Tommaso Di Nardo e Armando De Rosa

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“Viaggio nell’economia campana”del 2008 aveva mostrato anche inumerosi successi attribuibili ingran parte a un imprenditoriasana e coraggiosa che a napoli ein Campania non manca, ma cheanzi presenta numerose qualità ecomportamenti che andrebberoincoraggiati e riprodotti nel restodella società e dell’economia. Qui iodice non si sottrae al con-fronto, anzi da politico impegnato

in prima linea per molti anni traGiugliano, Roma e Bruxelles, nonsi sottrae alla denuncia di quelprepotente e arrogante vizio dipotere che sta alla base dell’epide-mia sociale di cui parla il libro eche ha il proprio virus nel voler atutti i costi porre “napoli” e il“piano per napoli” al centro di ognipolitica regionale o addirittura,come in alcuni casi è accaduto,meridionale e nazionale. Un vizioche si è riprodotto per molti anni eche si è manifestato una e piùvolte in quelle sterili polemichepolitiche sull’indirizzamento dellerisorse e sulla prevalenza di unalinea politica su un altra e che oggicome chiaramente appare dallaprofonda crisi di napoli è evidentenon abbia prodotto le conseguen-ze attese e sperate, ma anzi hacontribuito ad aggravare la situa-zione. nelle conclusioni iodice sisofferma sull’importanza dellalezione americana citata nel libro

in riferimentoalla vittoriosalotta alla cor-ruzione che sisviluppò negliUsa a cavallotra ottocentoe novecento eche ottennerisultati parti-c o l a r m e n t epositivi sottola presidenzadi WoodrowWilson. Unalezione chesarebbe digrande utilità

per napoli e per l’italia - continuaiodice - proprio in un tempo nelquale la crisi si aggrava e le gran-di riforme come anche quella delfederalismo si dimostrano troppocomplicate e lunghe. Un filo rosso in un ragionamentocertamente non facile e nonimmediatamente comprensibileche armando De Rosa ha provatoa tracciare sin dall’inizio del dibat-tito, sottolineando l’importanzadelle tante iniziative svolte dallepro loco e da ogni altro presidiosociale e culturale che rispetto alterritorio può e deve avere unruolo di primo piano, ruolo chespesso la politica rinnega o trascu-ra per ragioni apparentementesuperiori ma realmente ingiustifi-cabili. De Rosa, attraverso la proloco e l’Unione delle pro loco delnapoletano, a cui partecipa attiva-mente, e per il ruolo che occupaanche a livello istituzionale nelmondo giornalistico, promotoretra l’altro della ricostituzionedell’assostampa napoli nord, hasottolineato come solo grazieall’impegno di tutti, istituzioni esocietà civile, ma anche imprendi-tori e lavoratori, artigiani e profes-sionisti, è possibile far rinascereuna cultura del fare, del produrree del lavorare senza la quale ilfuturo appare sempre più difficilee impossibile. all’incontro non hapotuto partecipare il sindaco diGiugliano, l’avv. Giovanni pianese,che ha delegato per le funzioni disaluto e di testimonianza istituzio-nale il vicesindaco antonio panico.Si è trattato, però, di un salutonon proprio rituale, anzi panico hatestimoniato un’attenzione nonscontata verso un dibattito chepunta anche alla riscoperta e alrecupero di quelle identità territo-riali fondamentali per l’attuazione

stessa del federalismo. il federalismo fiscale da solo non èsufficiente, ha sostenuto Meldolesialla fine del dibattito, perché quel-lo che il governo sta facendo puòessere visto come un riassettofiscale, di funzioni di governo, dispese e di entrate, ma non è unvero federalismo, come quelloamericano, canadese o australia-no. Gli italiani, ha sostenutoMeldolesi, a differenza di moltialtri popoli europei, sono un insie-me di popolazioni unite nel forma-re un solo Stato, sono gli osci e gliUmbri, i Sanniti e i Bruti, i latini ei Siculi, e tanti altri che hanno abi-tato le varie e diverse regioni dellapenisola e che in epoca preroma-na erano ben identificabili ed

erano anche molto presenti nell’e-conomia del tempo, producendoe/o commerciando in quelMediterraneo, allora cuore delmondo e delle civiltà, merci di ognigenere. È da qui che bisognaripartire per disegnare nuovi per-corsi di crescita e di sviluppo delpaese, dalla multiforme e variega-ta identità che ci contraddistinguee che può contribuire a una rina-scita, un nuovo rinascimento “ita-lico”. in questo quadro napoli e ilnapoletano in particolare può gio-care un ruolo importante, se daquelle “difficoltà esagerate” riescea trovare le radici di un passato ea credere in un nuovo tempo dellastoria, dove anche le sfide più dif-ficili si possono vincere.antonio iodice, antonio panico,armando De Rosa e tommaso Dinardo insieme ai tanti intervenutial dibattito hanno mostrato di rac-cogliere la sfida lanciata da lucaMeldolesi, per un cambiamentodavvero possibile, un cambiamen-to che sappia dare spazio ai giova-ni e a chi si impegna direttamentenello sviluppo, a partire propriodagli imprenditori, merce rara inun territorio che rischia altrimentiuna definitiva marginalizzazionedall’economia globale.

Gli italiani, ha sostenutoMeldolesi, a differenza dimolti altri popoli europei,sono un insieme di popola-zioni unite nel formare unsolo Stato, sono gli osci e gliUmbri, i Sanniti e i Bruti, ilatini e i Siculi, e tanti altri“Davvero non avrei mai

voluto scrivere questo libro– dice Meldolesi – e mi con-sola solo l’idea che il mioultimo libro possa essere dinuovo su napoli, ma esatta-mente all’incontrario di que-sto”

Un momento della presentazione del libroUn momento della presentazione del libro

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Monte di procida punta al teatro amatoriale

a cura della pro loco di Monte diprocida

Grazie all’impulso che la pro locoha dato alla comunità contese nel-l’istituire una manifestazione, cheva a legittimare e a consacrareun’antica e costante passione fle-grea, sarà consegnata al paese ealle compagnie teatrali uno spazioattrezzato che va a ripagare i tantisacrifici svolti negli scorsi anni, adincentivare la pratica di attivitàculturali e che inorgoglisce quanticon impegno e dedizione hannocreduto nella Festa del teatroamatoriale. in primis, naturalmen-te, il presidente della pro locodott. Carlo aquilone assieme alnutrito gruppo di ragazzi che vivi-fica le attività della stessa.la manifestazione, reduce dalgrande apprezzamento riscossonelle scorse stagioni per qualità equantità, quest’anno si arricchiscedi una preziosa presenza: ospiteinfatti della rassegna sarà la com-

pagnia “le beffe teatro” di luccache presenterà “il Re muore” diEugene ionesco, allestimento cheha raccolto numerosi riconosci-menti in tutta italia.importante sarà anche il coinvolgi-mento di nuove giovani realtà delteatro amatoriale locale, “Facc’Caso”, uno dei principali scopi dellarassegna è infatti quello di favorireed incentivare l’aggregazione e lapartecipazione ad attività artistico-

culturali.Queste le due novità che andrannoad affiancare realtà consolidate delpanorama amatoriale nostrano,“t.U.F.o.” (premio Miseno 2010 per“le avventure di pinocchio”)ed “archè” (premio FitaCampania Felix 2010 per miglioreattrice protagonista) con la confer-ma della compagnia teatrale dei“veterani” del Rione S.Giuseppe .a conclusione del cartellone laconsueta, immancabile ed imper-dibile serata finale del grandeVarietà che sintetizza ed esprime ilsenso profondo e lo spirito dellarassegna.tutte le compagnie, infatti, sicimentano nella rappresentazionecaotica ed esilarante di piccolescene che come tessere di unmosaico vanno a comporre la poli-croma immagine della passionedel teatro che accresce, diverte eaccomuna!

Medica, azienda operante nel settore sanitario, grazie a un accordo con UNPLI attra-verso le Pro Loco associate organizza con le stesse in-contri informativi gratuiti sul tema Salute e Prevenzione. L’incontro porterà tutti i par-tecipanti alla conoscenza di importantissime e utilissime informazioni rivolte esclusiva-mente al raggiungimento del

benessere in generale.Attraverso la serata tutti avranno la possibilità di co-noscere e di scoprire come la tecnica riferita al sonno sano e alle fisioterapie abbia fatto passi da gigante per la risolu-zione di numerose patologie che colpiscono tante persone e come si possano risolve-re queste problematiche: in particolare verranno trattati

argomenti riferiti all’apparato scheletrico, muscolare, ten-dineo e patologie croniche come l’artrosi e l’osteoporosi.

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di luigi De Martino*

E’ denso di esperienze il bilancio diun anno di gestione e piccolamanutenzione del parcoarcheologico di liternum sito nellafrazione di lago patria del Comunedi Giugliano. non sappiamo se lapro loco litorale Domitio conti-nuerà nella sua funzione di entegerente e responsabile del parco,assunta peraltro nelle more deifuturi accordi di programma tra ilComune, la provincia di napoli e laSoprintendenza ai Beniarcheologici di napoli e pompei.possiamo affermare con certezzache la pro loco resterà nel parcocon la propria sede e svolgerà lefunzioni tipiche di promozione evalorizzazione dei meravigliositesori in esso racchiusi.Moltissimi sono stati i problemiche la nostra associazione hadovuto affrontare, in primis il diffi-cile e complesso rapporto con gli

Enti proprietari delle aree e conl’Ente di controllo del territorio.Mentalità burocratica, ostentazio-ne del potere derivante da leggi,che impongono vincoli spessoasfissianti (ma impotenti control’abusivismo edilizio), lentezzaprocedurale nella soluzione di pro-blemi spesso urgenti, ma soprat-tutto lo scetticismo dei cosiddetti“addetti ai lavori” sulle reali possi-bilità di un’associazione di farefronte a situazioni complesse equasi sempre onerose. Molti degliostacoli prima elencati, sono statisuperati grazie alla nostra pazien-za ed alla volontà di far compren-dere ai funzionari pubblici che lacollaborazione dei cittadini volon-tari, è spesso una soluzione e nonun problema ai loro progetti edalle loro mansioni.abbiamo preliminarmente stabilitola realtà delle cose e cioè che ilparco non è solo archeologico, maè anche naturalistico. liternum

non è solo un luogo dove si puòrespirare la storia, peraltro affasci-nante. abbiamo rappresentato,evidenziato e promosso anche laparte naturale del sito, dove insi-stono aree di ripopolamento e diriposo della fauna volatile stanzia-le e migratoria. Di ciò siamo gratiai volontari del WWF che hannocollaborato con la pro loco. lapresenza di due famiglie di colonioriginari del posto e rimasti nelparco con le loro case, costruite supreziosi resti dell’anticaDomitiana, ha purtroppo compli-cato diversi aspetti gestionali rela-tivi alla sicurezza ed alla conviven-za. Comunque sia il buon rapportooperativo stabilito con la provinciadi napoli ha consentito unacostante manutenzione del sitograzie alla laboriosità degli uominidelle cooperative dei SocialmenteUtili.Con l’amministrazione comunaleguidata dal sindaco Giovannipianese, che ha voluto fortementeinsieme al presidente del Consigliocomunale luigi Guarino, che la proloco avesse il ruolo che poi le èstato assegnato, vi è stata unacontinua collaborazione e grazie aidirigenti dei vari settori interessa-ti, si è potuta realizzare unagestione del parco accettabile,tenuto conto dei tempi procedura-li prescritti dall’ordinamentocomunale. Grazie alle nostre richieste esegnalazioni, sono state completa-te opere come l’allacciamento idri-co e telefonico, l’apposizione difinestre ai locali oggi sede dellapro loco, la realizzazione di uncancello elettrico per la chiusuradel parco nelle ore notturne e tantialtri piccoli lavori di cui il parconecessitava che venissero realiz-zati o completati.Un buon rapporto è stato costruitocon la Soprintendenza basato sullastima per l’ispettrice di zona

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Beni culturaliBeni culturalie promozionee promozioneturistica. turistica. la gestionela gestionealle pro locoalle pro loco

l’esperienza della proloco litorale Domitio diGiugliano, ente gestoredel parco archeologico enaturalistico di liternum

Uno scorcio del Parco Archeologico e Naturalistico di LiternumUno scorcio del Parco Archeologico e Naturalistico di Liternum

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dott.ssa Gargiulo che da oltrediciotto anni opera nella zona, conpochi fondi e spesso in solitudine.il suo lavoro ha consentito di sal-vare le aree archeologiche diliternum, che oggi i visitatori pos-sono ammirare. l’associazione ha svolto una mas-siccia opera di promozione cultu-rale e turistica, in primis nellescuole per attrarre i docenti ed iloro allievi a venire al parco persvolgere visite guidate sia archeo-logiche che naturalistiche. nelcorso dell’anno numerose sonostate le classi di varie scuole che sisono avvicendate e siamo certiche il prossimo anno 2011 vedrà ilparco protagonista nelle escursio-ni di parecchie scuole di vario ordi-ne e grado. oggi i tour operatorconoscono il parco di liternum,grazie alla minuziosa e silenziosaopera della pro loco litoraleDomitio. numerose agenzie diviaggi, italiane ed estere, hannoinserito nei loro pacchetti turisticiuna visita al parco. ottima colla-borazione vi è stata da parte deglialbergatori della costiera FlegreoDomitia, i quali hanno garantito lamassima pubblicizzazione delparco per i loro ospiti. tutto il ter-ritorio giuglianese e flegreo domi-tio conosce oggi il parco diliternum. l’opera mediatica svoltadalla pro loco, con il sostegnodell’amministrazione comunale edalla provincia, ha garantito un’ot-tima pubblicità del parco. la mani-festazione inaugurale di promozio-ne culturale “Un libro per amico”tenutasi il 4, 5 e 6 giugno scorsi,ha prodotto un’intensa attivitàgiornalistica che ha consentito difar conoscere l’esistenza del parcoal pubblico dell’intera regione e siè andati oltre i confini locali arri-vando finanche in parlamento,dopo alcuni articoli apparsi sulCorriere della Sera sull’Elmo diScipio, trascurato e deturpato dal-l’abusivismo edilizio e dimenticatodagli enti preposti.oggi possiamo affermare serena-mente che liternum è una realtà.il parco si appresta ad essere unattrattore turistico e culturaledestinato a svolgere un ruolo divolano dell’economia dell’interocomprensorio giuglianese ed

anche di quello flegreo domitio,suddiviso tra le province di napolie di Caserta. il lavoro svolto dai volontari dellapro loco litorale Domitio, iniziatoben oltre undici anni or sono con ilprogetto triennale “adottaliternum”, realizzato con le scuoledel territorio su una idea diantonio Manganelli, oggi Capodella polizia di Stato ed alloraQuestore di napoli, è meritevole diessere valutato nel suo comples-so. Ed il p.i.t. “Riviera Domitia”che ha previsto e finanziato la rea-lizzazione del parco e la futurarealizzazione di un Museoarcheologico, ha previsto ancheche la gestione del parco venisseaffidata ad un Soggetto “no profit”quale è la pro loco litoraleDomitio. Desterebbe sospetti eperplessità, in un’area a forte pre-senza della criminalità organizza-ta, se qualche esponente dei treEnti pubblici (Comune, provincia eSoprintendenza) divenisse fautoredi un affidamento a “Società spe-cializzate” al falso scopo di rende-re il parco di liternum, un’occasio-ne per realizzare business. i citta-dini preferiscono certamente chealtri cittadini siano i “guardiani delterritorio” con una piccola, mavera efficienza.Quest’anno la pro loco con alcuniallevatori della zona ha garantitola falciatura dell’erba delle areeverdi del parco, erba che è divenu-ta foraggio per gli animali, mucchecavalli e bufali, presenti sul terri-torio. Sono state così risparmiate-centinaia di tonnellate di erba daportare in discarica e che avrebbe-ro aggravato la già drammaticasituazione deirifiuti nella zona.per il prossimoanno 2011, sia ilComune che laprovincia hannoinserito il parconel programmalavori di manu-tenzione ordina-ria per cui il ciclobiologico dell’er-ba, poco esteticoma molto effica-ce, sarà probabil-mente sostituito

da operazioni di falciatura costan-te che renderà forse più accoglien-te il parco.Grazie all’esperienza non isolataed episodica della pro locolitorale Domitio di Giugliano, pos-siamo affermare che leassociazioni pro loco possono bencandidarsi alla gestione dei siti diinteresse storico e culturale dellanostra regione. lo scorso anno ilcomune di S. Giorgio a Cremanoha concesso la prestigiosa VillaBruno alla pro loco come sede perle attività gestionali. Ma in italiamolti enti locali hanno assegnatoalle pro loco i siti archeologici, pertutti citiamo quelli di liveret atreviso, delle terme taurine aCivitavecchia nonché Musei, Villestoriche ed immobili destinatiforse all’oblio ed, invece, oggi uti-lizzati per manifestazioni, mostreed altre iniziative promozionali. lapresenza massiccia di pro loco intutti i Comuni potrebbe suggerireagli attuali amministratori regio-nali del settore turistico che, forse,invece, di creare altre strutture exnovo, potrebbero assegnare allepro loco, aventi determinatecaratteristiche strutturali, le fun-zioni proprie degli aa.pp.tt. chedue proposte di legge regionale diriordino del turismo in Campaniahanno previsto di istituire. Si rea-lizzerebbero così notevoli econo-mie ed una valorizzazione dell’as-sociazionismo che produrrebbe,noi riteniamo, eccezionali risultati.

*presidente pro loco litoraleDomitio di Giugliano

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2255Le rovine dell’antica LiternumLe rovine dell’antica Liternum

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una Grande Risorsaper la Città

Guida di

in Campania

E d i z i o n i

Questoed altro ancora nellanuova Guida di Giugliano

ARTE

STORIA

CULTURA

TRADIZIONI

Ci sono diversi modi di realizzare

una guida.

Si può puntare sugli aspetti

più strettamente storico-artistici,

tralasciando quindi quelli commerciali

ed economici, oppure valorizzare

questi ultimi, rivolgendosi così

ad un pubblico più attento

al presente che al passato.

Il pregio di questa guida,

egregiamente realizzata dalla Pro Loco

città di Giugliano,

è quello di aver coniugato insieme

entrambi gli aspetti.

Tra le pagine di questo volume,

scorrono così storia e futuro,

passato e presente,

ciò che Giugliano è stata

e quello che è e diventerà.

Insomma, un piede nel passato

e un altro nel domani per camminare

nelle tante strade di una città

ricca di sorprese e di opportunità.

NELLE EDICOLE E NELLE LIBRERIE

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a cura della pro loco Herculaneum

importante passo in avanti per lapro loco Hercvlanevm: l’associa-zione turistica - culturale nata, nelsettembre del 2005, cambia sedee si trasferisce agli Scavi, nei loca-li della ex biglietteria del parcoarcheologico d’età greco-romana.“Siamo soddisfatti per la sceltadella nuova sede attuata in colla-borazione con l’amministrazioneComunale di Ercolano e laSovrintendenza archeologica –spiega il presidente della pro locoDomenico Cuciniello – in questanuova location potremo fornire unapporto maggiore allo sviluppodella vocazione turistica cittadina,avendo un maggiore contatto conle migliaia di turisti che visitanoogni giorno la nostra città”. attività che potrà essere svoltagrazie all’ausilio dei due volontaridel Servizio Civile nazionale, pros-simi ad iniziare la loro “avventura”

presso la pro loco vesuviana nel-l’ambito del progetto “Un mare dicultura”. Ma le attività non si fer-mano al Servizio Civile nazionale:“E’ nostra intenzione stipularedegli specifici protocolli d’intesacon alcune Facoltà delle Universitànapoletane che abbiano dei corsidi studi ad indirizzo turistico – pro-segue il presidente Cuciniello – pergarantire dei tirocini formativi e diorientamento allo scopo di offrireuna importante esperienza sulpiano pratico e professionale acoloro che desiderano lavorare nelmondo del turismo”. Dicembre sisa è da tempo il mese dei bilanci difine anno e dei progetti per quelloventuro: oltre all’estemporanea dipittura “Dal Vesuvio al Mare” ed alFestival nazionale dei Cori scola-stici - fiore all’occhiello delle attivi-tà annuali della pro locoHercvlanevm - che ogni annoporta ad Ercolano oltre tremilapartecipanti tra studenti ed

accompagnatori, l’intenzione èanche quella di dare maggioreattenzione alle problematiche delterritorio: “proseguiremo la colla-borazione con le forze attive delterritorio proponendo l’istituzionedi un Forum delle associazioni cit-tadine – entra nel dettaglio il pre-sidente della pro loco – in quantocrediamo fermamente nella valen-za della rete in funzione di uno svi-luppo socio-culturale di Ercolano”. in concreto la collaborazione con ilForum dei Giovani di Ercolano:“Sono loro la forza propulsiva ed ilfuturo per la nostra città – conclu-de Cuciniello – insieme indaghere-mo e proporremo iniziative percapire come far decollare l’aziendaturismo sul territorio ercolaneseche considerando anche gli ultimiavvenimenti recenti come la crisirifiuti e la chiusura di esercizi com-merciali rivolti ai turisti, tarda aprendere piede”.

Ercolano. la pro loco nel parco archeologico

L’ingresso degli scavi di ErcolanoL’ingresso degli scavi di Ercolano

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di Floriana Medaglia*

Creata nel maggio 2003, la “Cartaper la rete italiana di economiasolidale” ha gettato le basi per isti-tuire una serie di distretti (DES)volti a costituire lo scheletro por-tante di un circuito economico, diuna rete locale di soggetti interes-sati a praticare e a diffondere l’eco-nomia solidale e il consumo criticonei suoi diversi aspetti. l’italia len-tamente si è incamminata versoquesto tipo di esperienza: a torino,Milano, Como, Roma, in Brianza,nelle Marche. agerola come Romao Milano, verrebbe quasi da dire!Correggendo il tiro, però, tenutoconto che ogni regione, città opaese che sia ha le sue caratteristi-che peculiari, agerola, nella suarealtà di Comune prettamenterurale, non sfigura nell’approccioalla nuova ottica dell’economia edel commercio equo e solidale. Significativi i consensi accordatiall’iniziativa “promozione agro-

enogastronomico-turistico-solida-le”, fortemente voluta dalla proloco di agerola ed auspicata nellaconvinzione di una sua concreta

attuabilità, protesa a rafforzare lagovernance locale e lo svilupporurale.il 27 febbraio 2010 si è dato il viaufficiale al lancio dell’iniziativa.presso l’Hotel le Rocce si è tenutoil convegno di presentazione globa-le del progetto, che ha visto la par-tecipazione dei produttori locali edei Gruppi d’acquisto solidale(GaS) di napoli. il convegno –seguito dalla degustazione di pro-dotti tipici stagionali – oltre che conl’intento di illustrare le modalità disvolgimento e le finalità dell’inizia-tiva proposta, nasceva anche dalla

volontà della pro loco stessa difavorire un primo “faccia a faccia”tra produttori e consumatori, uncontatto diretto e tangibile tra“domanda e offerta”, fatto di tra-sparenza nelle informazioni e neiprezzi e teso all’instaurazione di unrapporto di tipo continuativo, chenon si consumasse entro i terminidei dieci mesi previsti dal progetto.la formazione, quindi, di un net-work operativo e propositivo cheenumera tra i suoi “emittenti” i gio-vani allievi, professionisti di doma-ni, dell’istituto ipSSaR R.Viviani diagerola, la cittadinanza attiva, iproduttori agricoli locali e gli Entipresenti sul territorio. in aprile, rispettando quanto previ-sto dalla seconda fase del progettoper la concretizzazione di uno svi-luppo sostenibile e solidale, la proloco ha provveduto al regolarecensimento dei produttori agerole-si, senza incappare nell’errore disottovalutare quei singoli coltivato-ri che, pur non avendo una vera e

la cittadina della costierapunta alla nuove oppor-tunità dell’agricolturaSostenibile

agerola si apre agerola si apre all’economia solidaleall’economia solidale

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propria impresa agricola, dispon-gono comunque di raccolto in ecce-denza da volere e potere immette-re sul mercato. nel mese successi-vo, a maggio, i Gruppi d’acquistosolidale sono stati guidati alla sco-perta dei luoghi di produzione elavorazione per testare con manola genuinità dei prodotti e averegaranzia in merito alla sanità dellaloro fattura. in linea con il nuovometodo dell’economia solidale laterza fase del progetto, con i moltipES (piazza Economico Solidale),mercatini locali, che si sono svolti anapoli, ed equamente distribuitinei sei mesi da giugno a novem-bre: dalla valorizzazione dei pro-dotti agricoli locali (perlopiù nelperiodo primaverile) ai prodottitipici della panificazione e dellalavorazione casearia, dalla famosaconfettura di pera pennata alla pro-duzione meno nota di miele, finoalla lavorazione (nei periodi inver-nali) delle carni suine e bovine. Gliagerolesi hanno così riscopertonella piazza un luogo funzionale econviviale e hanno imparato adessere consumatori critici, eserci-

tando consapevolmente il proprioruolo per contrastare le storturedel libero mercato: privilegiandoprodotti del commercio equo e soli-dale, aderendo a gruppi di acquistosolidale sul proprio territorio, favo-rendo uno sviluppo sostenibile perla vita e l’ambiente, preferendo lapiccola distribuzione alle grandicatene. perché essere “cittadini delmondo” è anche saper orientarsinelle scelte quotidiane di acquisto.in occasione della prima piazzaEconomico Solidale svoltasi adagerola il 13 novembre 2010, lapro loco ha provveduto alla conse-gna delle nuove attrezzature dacucina all’istituto ipSSaR R. Vivianidi agerola, come ulteriore plausoper la collaborazione, l’impegno ela serietà dimostrata dai ragazzinell’ambito del progetto, oltre allapresentazione di un intero pranzocon piatti a Km 0.per il 4 e l’11 dicembre 2010 sonopreviste altre due piazzeEconomico Solidali, perché la piaz-za è stata riscoperta come luogosimbolo della “filiera corta”, comeangolo riconquistato al piacere e

alla socialità, spazio in cui il consu-matore può conoscere la storia diciò che va ad acquistare ed il pic-colo produttore, che “gioca incasa”, può vendere su scala locale isuoi prodotti rigorosamente nontrattati. Una riqualificazione delterritorio che non stravolge, pro-muove ma non distrugge; un pro-getto che non è rimasto su cartama ha preso concretamente formanella sua interezza. l’equipe dellapro loco ci ha creduto, ha collabo-rato “spalla a spalla” con le guideesperte dell’associazione Sentierodegli Dei, per la realizzazione dipercorsi enogastronomici ed escur-sionistici e ha persuaso anche i piùscettici a credere. Un primo passoimportante è stato fatto ma la stra-da per approdare anche ad unturismo di tipo sostenibile è ancoralunga. iniziative e proposte validenon mancano ma la passione, lavolontà e l’impegno nell’attuarledevono necessariamente fare iconti con il reale limite delle risor-se economiche disponibili.

*pro loco di agerola

Le ricette Antipasto

ingredienti per 4 persone:

per la crema di patate e provoloneaffumicata:- patate gr. 200- Scalogna tritato gr. 7- provola affumicata fresca gr. 100- olio extravergine d'oliva gr. 60- Sale fino q.b.- Rosmarino fresco " Ramoscello"- pepe bianco q. b.- brodo vegetale q. b.

per il cannolo di pane "cafone" :- pane "cafone" gr. 150- acqua di provola fresca q.b.- Ricotta vaccina gr. 150-Sale, pepe e olio extravergine d'oliva q.b.

- timo fresco gr.2per gli spaghetti di patate:- patate grandi gr. 200- olio di semi arachidi q.b.- Sale fino q. b.

procedimento:lavare e montare le patate.Ricavare piccoli pezzi e lasciarligocciolare sotto l' acqua correnteaffiche le patate perdono amido. inuna pentola rosolare lo scalognotritato con l' olio ed il rosmarino.Unire alle patate il brodo vegetale elasciare cuocere fino a quando lepatate diventano cotte e spappola-te. aggiustare di sale e pepe bian-co . tagliare a pezzi la provola eunirla alle patate fuori dal fuoco.

lasciar maturare insieme per circaun' ora. Mixare la crema unendo,se necessario, dell' acqua dellaprovola. tenere da parte in caldo.lavorare la ricetta in una ciotolacon il timo, il sale, il pepe e un filod'olio. Farcire i cannoli. lavorare epalare le patate, tagliare a spa-ghetti e lasciare sgocciolare sotto l'acqua corrente. asciugare le pata-te e friggere in olio caldo a 170°C.posizionare la crema calda di pata-te e provola, all' interno di un piat-to fondo, adagiarvi sopra gli spa-ghetti di patate ed infine il cannoloripieno di crema di ricotta condita.Servire il piatto irrodandolo con unfilo d' olio extravergine e pepe almulinello.

Crema di patate e provolone affumicato con cannolo di pane

"cafone" e stracotto vaccino

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Le ricette Primo piatto

Gnocchetti di zucca invernale consfibrato di maialino e chiodini

al sentore di basilico

ingredienti per 4 persone:

per la pasta:- Zucca " ben carnosa" gr. 600- patate " farinose" gr. 200- Farina "00" gr. 200- Uova n. 1- Sale , pepe e noce moscata q.b.

per la salsa :- Salsiccia fresca nostrana gr. 200- Zucca gr. 100- olio d' oliva gr. 50- Chiodini freschi gr. 200- Basilico q.b.

- Sale e pepe q.b.- provolone del Monaco stagionatogr. 60- Cipolla gr. 10

procedimento:pulire la zucca, levando buccia e

semi e lavare le patate. affettate lazucca e cuocerla in forno a caloremoderato. lessare le patate inacqua , scolare e lasciare intiepidi-re. pelare, schiacciarle con la zuccaincorporando gli ingredienti restan-ti. impastare rapidamente il tutto.

preparare gli gnocchi e mantecarecon la salsa aggiungendo delprovolone del Monaco stagionato,un filo d' olio e del basilico in fiore.adagiare la pasta in un piatto pianoavendo cura di decorarla con dellefette di zucca disidratate al forno.

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Le ricette Secondo piatto

Fagottino di coniglio di cortile dalcuore di friarielli e provolone

del Monaco D.o.p con salsa al vino vecchio

ingredienti per 4 porzioni:

per il fagotto di coniglio:

- lambo di coniglio gr. 600- Foglie di broccoli gr. 700- olio extravergine d' oliva gr. 100- provolone del Monaco gr. 80- Sale e pepe q.b.- peperoncino gr. 5- Rosmarino" rametto" gr. 5- aglio gr. 5

per la salsa al vino vecchio:- ossa di coniglio gr. 500- Sedano verde gr. 30- Carote gr. 20

-Cipolla bianca gr. 20-pomodori maturi gr. 30- acqua cl. 100- Vino rosso " vecchio" cl 50- Burro gr. 30- Sale grosso gr. 5

procedimento: tagliare la lambata di coniglio, bat-terla in modo regolare e foderare,con fette ottenute dai cerchietti inacciaio.preparare in una pentola un fondodi olio, aglio e peperoncino,aggiungere le foglie di broccolo estufare. Raffreddare i broccoli,salare e pepare le fette la lambatae riempirle con i broccoli e delle

scagliette di provolone del Monaco.Chiudere il fagotto con i lembi dellalambata, irrorare con l'olio erosmarino e cuocere a 170° C per12 minuti.in un rondeau spezzare le ossa etostare con sale grosso e burro,unire le verdure tagliate a cubetti,lasciar rosolare e bagnare con l'ac-qua far ridurre e filtrare. in unapadella far ridurre il vino vecchioed unire il fondo di coniglio rica-vando così la salsa.Sformare il nostro fagotto dal cer-chietto in acciaio e posizionarlo inun piatto piano, salsare e guarnirecon una fetta di pane tostata alforno.

Le ricette Dessert

Migliaccio di semolino con crema di castagne e agrumi

ingredienti per 4 persone:

per il migliaccio di semolino:- Semolino gr. 170- acqua l. 1- Buccia di limone q.b.- Zucchero semolato gr. 50- Burro gr. 30- Uva passa gr. 40- Canditi gr. 40- Uova n. 2- Sale e zucchero a velo q.b.

per la crema di castagne:- Castagne fresche gr. 200- Zucchero di canna gr. 50

- Miele di castagna gr. 10- arance in filetto gr. 100

procedimento: in una pentola portare ad ebolli-zione l' acqua, unite la buccia dilimone, zucchero, sale e burro; eversare a pioggia il semolino. Fate cuocere per mezz'ora circamescolando sempre, togliete dalfuoco e aggiungere le uova, l' uvapassa e i candititi tagliati a dadini.Ungere gli stampi di burro, versateil composto ed infornate a 170°Cper 40 minuti. Quando il migliacciosarà ben colorito, toglietelo dal

forno e lasciatelo intiepidire.

prendete una padella ed adagiatevile castagne pelate precedentemen-te , lo zucchero, il miele e i filetti diarancio, portare a cottura ottenen-do una crema grezza.

in un piatto adagiate la cremacalda a specchio, posizionate soprail migliaccio tiepido, spolverizzarecon zucchero a velo e servire.

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di Vincenzo Marasco*

Quanti hanno mai sentito parlaredello straordinario sito archeologi-co di oplonti? Quanti ne vorrebbe-ro scoprire le sue bellezze, i suoitesori? la parola “oplonti”, a moltisconosciuta, non è altro che la defi-nizione semantica di un aggettivoche identifica un qualche cosa dimagnifico, di ricco e sfarzoso.opulentus, da cui opulentia, cosemeravigliose.oggi, con la riscoperta dellemagnifiche ville romane di epocaimperiale, si è palesato in tutta lasua straordinaria bellezza quelloche un tempo veniva riportato sullecarte più antiche e dai cronisti sto-rici in merito a questa località sortaall’ombra della vicina pompei da cuiessa, comunque fosse, dipendeva.oggi quello che si può ammirare dioplonti, purtroppo e fortunatamen-te, sono le vestigia di uno solo deidue grandiosi edifici, in parte dis-coperti, segno di grande orgogliodel passato di queste terre arsedalla mano del vulcano e che sem-pre, grazie ad esso, si sono conser-vati affinché ci arrivasse memoriadi quel magnifico passato checaratterizzò le terre oplontine.anche se completamente con lavilla “a”, cosiddetta di “poppea”, sipuò ammirare un tesoro di immen-so valore, questo non rappresentadel tutto la ricchezza fino ad oggiconosciuta e riportata alla lucedalle mani di esperti studiosi e

instancabili personaggi che hannodedicato la loro vita professionale ela loro passione affinché oplontidivenisse reale.Quanto possiamo ammirare è solouna parte di quello che oplonti ciha donato. Solo una parte di quel-le meraviglie che un tempo sonostate estratte dagli strati vulcaniciche gelosamente le hanno saputopreservare, e che ancora conserva-no, quei magnifici tesori che ogginon fanno altro che impolverarsinei bui depositi delle nostreSoprintendenze e del Museo diStato di napoli.or dunque, a tal proposito, qualemiglior progetto sarebbe quello di

ridonare, finalmente una casadegna del loro essere ai reperti dioplonti? Quale migliore decisionesarebbe quella di istituire, sullastessa oplonti, un luogo sacro adessa, ai suoi cittadini moderni, unsito che potrebbe ospitare inmaniera degna e consona i suoi ori,le sue stupende sculture, le suppel-lettili, gli utensili giornalieri, gliuomini, le donne e i bambini del-l’antica oplonti?Sicuramente, il progetto rappre-senterebbe per l’intera area oplon-tina un riscatto di tutto rispetto,

sia socio culturale che economico,un possente colpo a favore dell’ar-cheologia oplontina facendo sì cheessa non vivrebbe più all’ombradella vicina pompei, ma rappresen-terebbe una tappa obbligata pertutti quei turisti che approdano suqueste lande alla ricerca di antichetestimonianze da osservare, dastudiare, da divulgare.Quindi, quale cosa migliore sareb-be per la città di torre annunziata,per l’antica oplonti, l’istituzione del“Museo di oplonti”? Quale soluzio-ne migliore sarebbe quella dellarealizzazione di questo magnificoprogetto, non difficile da realizzare,mirato a far sì che torreannunziata possa decollare nuova-mente verso i fasti di un tempo,verso quel recupero sentito dallastragrande maggioranza dei suoicittadini di quel nome che untempo non era altro che sinonimodi ricchezza e di prosperità e cheoggi viene indicato da alcuni croni-sti anche come terra maledetta?Vogliamo essere fiduciosi, voglia-mo avere delle speranze, vogliamoche chi può, si impegni ad intra-prendere una strada decisa e fatti-va volta, finalmente, una volta pertutte, alla realizzazione della casadei reperti di oplonti, nella casa delnostro glorioso passato, in quellacasa in cui il mondo intero possaentrare incuriosito e uscirne sba-lordito da tanta bellezza.

*pro loco di torre annunziata

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oplonti, l’archeologiaoplonti, l’archeologianegatanegata

il sito è patrimoniodell’Unesco, ma quasi

nessuno può godere dellesue bellezze.

Il sito archeologico di Oplonti a Torre AnnunziataIl sito archeologico di Oplonti a Torre Annunziata

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a cura della pro loco di S. Giorgio aCremano

partendo dal passato, valorizzando itesori dell’arte, per arrivare al nuovo,dando spazio agli artisti del domani. E’l’obiettivo della mostra “Sulle tracce diluca Giordano”, organizzata dalla proloco di San Giorgio a Cremano e patro-cinata dal Comune e dal ministero deiBeni Culturali.l’iniziativa havisto, oltre alrestauro delleopere del pittoredel ‘600 e dell’abi-tazione in cuivisse, una mostradi artisti contem-poranei, incentra-ta sulla vita e sulletecniche pittoricheutilizzate daGiordano. le opere realizza-te sono stateesposte, in occa-sione del trecen-toventesimo anni-versario della fon-dazione dellaCappella di SantaMaria delCarmine, il 25 e il26 settembre 2010 al piano nobile diVilla Bruno.luca Giordano nato a napoli il 14 otto-bre 1634 trascorse la sua vita tra napoli,Roma, Venezia , Spagna e Germania eSan Giorgio a Cremano.la Città di San Giorgio a Cremano èstata residenza di questo grandissimomaestro ed infatti, proprio in suo onore,nella parte alta della Città è localizzatauna zona detta “al pittore”, proprio insuo onore. in realtà la famiglia Giordanorisiedeva sul territorio comunale di S.Giorgio a Cremano già agli inizi del cin-quecento, anche se solo nel 1664 a lucaGiordano fu donato un terreno di 5moggia da parte del fratello nicola. ilmaestro ebbe un certo peso nella vita

del territorio Sangiorgiese, oltre per lapresenza della sua casa di campagnalocalizzata in via Bernabò n. 22, oggiinserito nell’elenco delle Ville Vesuvianecol nome di Villa Marulli, ma special-mente per la costruzione della Cappelladi Santa Maria del Carmine detta anche“al pittore”, costruita verso la fine delXVii secolo, e che proprio in quel perio-do divenne un punto di aggregazione

per la popolazione contadina circostan-te.la Cappella fu costruita nel 1690, dalmaestro luca Giordano come ringrazia-mento alla Madonna, per la grande gioiache aveva investito la famiglia Giordanoper la promozione del figlio predilettodel maestro lorenzo a giudice dellaVicaria. la Cappella è lunga poco più di5 metri, aveva tre altari, quello centralededicato alla Madonna del Carmine, e idue laterali dedicati a San Giuseppe eSan Francesco di paola. in relatà il mae-stro potè godersi solo per poco tempo lasua opera perché nel 1932 venne nomi-nato pittore di corte da Carlo ii e partìper la Spagna, dove restò per dieci anni.tornò a napoli solo nel 1702 per poi

morire nel 1705 quando era ancora nelpieno della sua attività.la pro loco di San Giorgio a Cremano,ha voluto ricordare l’illustre maestroluca Giordano, attraverso una mostra dipittura ad opera di artisti, con opereincentrate sulla vita e sulle tecniche pit-toriche del grande maestro a cui eralegato il territorio comunale di SanGiorgio a Cremano, in quanto ha abita-

to in vialeBernabò VillaMarulli 20. in occasione deltrecentoventesi-mo anniversariodella Cappella diSanta Maria delCarmine cono-sciuta anche colnome di Cappellaal pittore in Vialuca GiordanoSan Giorgio aCremano, costrui-ta come voto allaMadonna delCarmine propriodall’illustre mae-stro.la pro loco S.

Giorgio aCremano ha invi-tato gli artisti

legati a luca Giordano a presentare leloro opere, che sono state esposte nelperiodo 25/26 Settembre 2010, in occa-sione delle giornate Europee delpatrimonio coordinate dal Ministero deiBeni Culturali e delle attività Culturali acui la pro loco ha aderito, al piano nobi-le di Villa Bruno. Villa Vesuviana del XViisecolo appartenuta alla famigliaMonteleone, e in seguito acquistatadalla famiglia Righetti che edificò la notafonderia, nella quale avvenne la fusionedelle statue equestri ubicate in piazzadel plebiscito, famosa per ospitare ognianno varie manifestazioni di rilievonazionale tra le quali spicca il “premioMassimo troisi”.

S. Giorgio a Cremano. Sulle orme di luca Giordano

Un dipinto di Luca GiordanoUn dipinto di Luca Giordano

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Carnevale palmese,Carnevale palmese,150 anni di storia150 anni di storia

di Giuseppe allocca

a palma Campania fantasmagoricospettacolo di musica e di colori conla grande sfilata dellequadriglie,unica nel suo genere initalia.E’ un’antica tradizione che si rinno-va annualmente, “fiore all’occhiel-lo”del Carnevale palmese .l’intero paese è coinvolto, al di làdell’età e del ceto sociale, la parte-cipazione è generale (scuole com-prese).Gli ingredienti originari di questatradizionale festa sono da ricercar-si nello sfondo della cultura conta-dina.i riti propiziatori delle civiltàrurali trovano delle connessionievidenti con l’ispirazione deifesteggiamenti “carnascialeschi”della Campania. a questi, la quadriglia palmeseaggiunge elementi importanticome “la commedia dell’arte”delfolklore partenopeo.le radici storiche affondano nelsettecentesco Carnevale napoleta-no. Una nostra ricerca ha eviden-ziato elementi comuni tra leQuadriglie delle arti (corporazionedei mestieri) che sfilavano per viatoledo fino al largo di palazzo(oggipiazza plebiscito) e la Quadrigliapalmese: 1) la disposizione in cir-

colo delle maschere circondatedalla folla; 2) il testo della canzoned’occasione distribuito insieme adun rametto di fiori; 3) l’esecuzioneda parte delle quadriglie maschera-te di questa canzone unitamentead altri motivi (per i palmesi can-zoniere) sotto il balcone del palaz-zo reale.le origini della quadriglia palmesenon sono documentate,non si puòindicare una precisa data di nasci-ta, tuttavia alcune lettere (da noiscoperte nell’archivio Diocesano dinola) di un sacerdote palmese,Don. pasquale lauri, al VescovoFormisano attestano concertimascherati a palma nel 1858. E’ una tradizione tramandata davarie generazioni; testimonianzedirette di numerosi cittadini palme-si, raccolte da alcuni autori locali,hanno contribuito a ricostruire lastoria delle quadriglie negli anni,dai primi del novecento ai giorninostri.la quadriglia palmese è un singola-re gruppo folcloristico in maschera,formato da musicisti occasionali eprofessionisti, che guidato da stru-menti a fiato esegue un vastorepertorio di vecchie e nuove can-zoni accompagnandosi con tam-burrelle, triccaballacchi, scetava-jasse, putipù.

a dirigere il concerto è il maestro,figura principale del gruppo .icostumi dei quadriglianti sonoparte essenziale dello spettacolo:si sceglie preventivamente untema e si imposta una scenografia,arricchita anche da un carro.lo studio della scenografia ,la scel-ta dei costumi confezionati in loco,l’ingaggio di buoni musicanti , leprove di concerto (per una settima-na) sono tappe obbligate per ognicomitato.la quadriglia compone per l’occa-sione una sua canzone , il cui testoviene distribuito al pubblico con unrametto di mimose (fino agli anni’70 con la tradizionale scaletta;costituita da una serie di aste dilegno, snodabili ed incrociate ad X,con una forte pressione si spiegavatutta fino a raggiungere i balconi alprimo piano delle case).la principale esibizione della qua-driglia si fonda sul canzoniere, unampio repertorio di motivi, arran-giati a ritmi diversi e senza stacchi,eseguito dai quadriglianti dispostiin circolo con al centro il maestro:è uno spettacolo di musica dal vivo,unico, del tutto atipico rispetto adaltri concerti, che coinvolge tutti ipalmesi e forestieri.Sono ancora nel ricordo dei palme-si, e non solo di essi, le quadriglie

Carnevale palmese 2010. Ratto del gagliardettoCarnevale palmese 2010. Ratto del gagliardetto

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degli anni 50 dei maestrilicchittino, passannante,Gigginiello, Don antonio ‘e vocca‘e vecchia, tutti comandanti digrande carisma, per più lustri.nel 1966 una svolta storica:laQuadriglia degli Studenti proponeun tema su cui sviluppa una sce-nografia ed un nuovo tipo di con-certo, fondato su arrangiamentimoderni ed originali, si punta avalorizzare la quadriglia ,qualeviva espressione della culturapopolare locale.il numero dei musicanti e deiquadriglianti aumenta a dismisu-ra, si passa dalla vecchia quadri-glia di 50-60 elementi ad un grup-po di circa duecento unità. in talecontesto si registra anche unfenomeno nuovo,una forte pre-senza femminile tra i quadriglian-ti. nel 1986 una seconda svolta nellastoria del Carnevale palmese:l’amministrazione Civica, in colla-borazione con la pro loco, inter-viene con grande impegno nell’or-ganizzazione generale della “Seigiorni in maschera”. il tradizionale “passo” delle qua-driglie (saluto alle autorità e aipropri fans nella serata antece-dente il martedì grasso), le gran-di “abbuffate“ serali, le prove diconcerto, il ratto del gagliardetto,sono vecchi e nuovi riti in attesadell’esplosione finale, le esibizioniin piazza. nel 1995 la clamorosa spettacola-re esibizione a Venezia della qua-driglia “Città di palma Campania”(formata da rappresentanze di piùgruppi e diretta da GiovanniVuolo) e tre anni dopo la sfilata anapoli in via Caracciolo, nell’am-bito delle “giornate della musica”.nel 2002 la Fondazione Carnevaledi palma Campania, nata datempo per volontà unanime delconsiglio comunale, ottiene il rico-noscimento giuridico e può final-mente operare concretamente. la festa delle quadriglie a palmaCampania è una centenaria tradi-zione che si evolve nel tempo,conservando e valorizzando il suooriginario, particolare fascino.oggi è primaria l’esigenza di uncentro, di un museo del carnevalepalmese che raccolga in modopermanente testimonianze signi-

Carnevale palmese 2010. Quadriglia AllegriaCarnevale palmese 2010. Quadriglia Allegria

Carnevale palmese 2010. Quadriglia Scusate il RitardoCarnevale palmese 2010. Quadriglia Scusate il Ritardo

Carnevale palmese 2010. Quadriglia studentiCarnevale palmese 2010. Quadriglia studenti

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ficative di questa tradizione, spac-cato importante della storia e delcostume locale. Una nota finale di cronaca: bennove sono state quest’anno le qua-driglie che hanno dato spettacolonelle vie del centro storico (oltreduemila persone in mascherasenza contare gli alunni delle scuo-le locali che si sono esibiti nei gior-ni precedenti). il gruppo storico Quadriglia deglistudenti ha presentato “studenti inlove” (maestro Rosario Bruzzano),l’associazione teglanum“neverland, sognando MichaelJackson” (aniello Sepe),l’associazione ‘a livella “priscilla”(antonio Carrella), gli amici dipozzoromolo “l’oro” (antonioMaffettone), l’associazione Scusateil Ritardo ha presentato “Chest’èitalia (Gaetano Franzese), Babbonatale e i suoi seguaci “Follie popo-lari” (Sabrina Carbone), i Gaudentihanno presentato “lo sgorbio di

notre Dame de paris” (CarmineGiannetti), il Comitato allegria hapresentato “Ritenta ... sarai piùfortunato” (Santino Franzese),l’associazione liciniana Gens“Vulez-vouz dance” (MarcoMaffettone).

il Gonfalone aragonese 2010 allaquadriglia regina della presenteedizione è stato assegnato dallaFondazione Carnevaleall’associazione Scusate il Ritardo.Un applauso corale a tutti!

Carnevale palmese 2010. Gennaro LauriCarnevale palmese 2010. Gennaro Lauri

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di Fiorella Chirollo

Era da tempo che l’associazionepro loco Castrum aveva in mentel’idea di un premio di poesia inter-nazionale, e proprio quest’annoquello che sembrava solo unsogno, soffocato da tanti dubbi edal timore di un flop, è diventatouna splendida realtà. il premioletterario, coordinato dal cavalierGianni ianuale, presidentedell’accademia internazionaleVesuviana, è stato presentato il 28ottobre presso la sala parrocchialedel paese in una serata incornicia-ta da declamazioni di poesia reli-giosa, vernacolare e scarpettiana,alla presenza del presidente dellapro loco andrea Di Sena, del cava-lier ianuale, del parroco donFranco Capasso, del giornalista,presidente dell’associazioneMeridies, angelo amato de Serpis,e del dottor luigi panico, figlio deldottor Giuseppe, a cui il premio èintitolato. la pro loco, infatti, hafortemente voluto intitolare ad unconcittadino benemerito come ildottor panico questo premio di cul-tura e di civiltà, dal momento cheGiuseppe panico, venuto a manca-re proprio quest’anno, rappresen-tava, per i cittadini di Castello diCisterna, il medico, l’uomo di cul-tura, ma anche e soprattutto l’ami-co, il confidente, la persona auto-revole e disinteressata a cui chie-dere consiglio, colui che si prende-va cura dei suoi assistiti primaancora che venisse richiesto il suo

aiuto. il dottor panico era insom-ma una personalità di spicco allacui scuola di umanità e professio-nalità si sono formati i medici diCastello di Cisterna, che hannopartecipato con entusiasmo allapresentazione del premio e si sonocommossi, come tutti del resto,ascoltando la testimonianza delfiglio e il messaggio che la signorapanico, impossibilitata ad interve-nire, non ha voluto far mancare,un messaggio d’affetto e di grandespessore morale, soprattutto nel-l’affermazione di un ricordo cheormai non appartiene più alla solafamiglia, ma ad un’intera comuni-tà.

E non poteva esservi modo miglio-re per commemorare una talefigura se non con un’iniziativapatrocinata, tra i tanti Enti edassociazioni, dall’accademiaUniversale Giosuè Carducci diischia, dall’accademia partenopea“Federico ii” di napoli, il “Salotto “

di tina piccolo di pomiglianoD’arco, svoltasi con la collabora-zione dell’istituto comprensivo “DeGasperi”, il Consiglio Regionaledella Campania, la Curia Vescoviledi nola e la libreria Guida di nola.più di cento le liriche finora inviate(e manca ancora tempo alla sca-denza, fissata per il 30 dicembrep.v.), cosa che fa ben sperare inun successo anche per la premia-zione, prevista per l’anno nuovo, edi cui si renderà nota, appena pos-sibile, la data. Soprattutto premesottolineare quanta soddisfazionesia alla pro loco “Castrum”, che,con una serie di progetti di cui ilpremio è la punta di diamante,spera finalmente di poter usciredai confini territoriali e promuove-re le sue iniziative culturali in uncircuito nazionale ed internaziona-le. Un Comune come il nostro,troppo spesso protagonista di cro-naca nera, ha bisogno di far senti-re la voce di chi lavora, di chi sibatte per l’affermazione di percor-si di legalità, per l’affermazionedella cultura come strumentoalternativo di riscatto. E in questadirezione vanno le altre iniziative,come la commemorazione dell’a-bate Raffaele napoletano, studiosodi storia locale, di cui a gennaioricorre il cinquantesimo anniversa-rio dalla morte, e di cui saràristampata l’opera “note storichesu Castello di Cisterna”, con uncorredo di contributi critici e testi-monianze.

premio letterario “Castrum Cisternae”

la pro loco ha fortementevoluto intitolare ad unconcittadino benemeritocome il dottor panico unpremio di cultura e di civil-tà. panico rappresentava,per i cittadini di Castello diCisterna, il medico, l’uomodi cultura, ma anche esoprattutto l’amico, il con-fidente di tutti.

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Elenco delle pro loco aderentiall’Unpli napoli

afragola Via Roma, 71 - 80021081/8607163 - 081/8694697Claudio [email protected]

agerolap.zza paolo Capasso, 7 -80051081/8791629 - 081/8791064Rocco [email protected]

anacapri (apragopoli)Via t. De tommaso, 27 -80071081/8361095Rag. antonino De [email protected]

arzanoVia isonzo,3- 80022081/5737125Ciro [email protected]

BacoliVia piscina Mirabile, 59 -80070081/5237563Giorgio [email protected]

Baia (Bacoli)trav. Molo di Baia, 1 - 80070338.3791201Maria [email protected]

Boscoreale (Vesevus)Via papa Giovanni XXiii, 25-80041081/8586364 - 081/5372134Ciro trito

Brusciano Via Cucca, 226 - 80031081/8862623Sebastiano [email protected]

Brusciano(Brusciano nuova)Via Camillo Cucca, 112 -80031081/8862791Sebastiano Giardino

CaivanoVia Campiglione, 71 - 80023081/8302135 - 081/8322616luigi popolo [email protected]

Caivano (Maria SS. diCampiglione)Via Clanio, 3- 80023081/8313034 - 081/8348669Sebastiano [email protected]

Camposanop.zza Umberto i, 4 - 80030081/8265299 - 0818248185Dott. aniello [email protected]

Casalnuovo di napoliVia nazionale delle puglie, 248- 80013328/2065293 (Ref. De Falco)- 081/8421362Michele piccolo [email protected]

Casamarciano (pl“Hyria”)p.zza Umberto i, 13 - 80032081/8231614Fausta [email protected] Casamicciola termep.zza Marina, 62- 80074081/5072521 - 081/980310 Dott. andrea Di [email protected]

Casandrinop.zza Umberto i, 5- 80025081/5052334andrea [email protected]

CasavatoreVia V. Gemito, 10- 80020081/5616290 Mario [email protected]

CasolaVia V. Veneto, 8 - 80050081/8012457 - 3295375862Maria Giuseppa abbagnale [email protected]

Casoriavia pio Xii,114 - 80026081/0140610 - 0817571808 alfredo [email protected]

Castello di Cisterna (Castrum)Via passariello (ex EdificioScolastico Romano) - 80030081/8038560 - 081/8856299arch. andrea di [email protected]

CercolaVia dei platani, 4 – 80040081/7743059Dario [email protected]

CiccianoVia G. Matteotti, 67- 80033081/8248887 - 081/3150420prof. Barbato napolitano [email protected]

CimitileVico Mautone, 8 - 80030081/5123126arch. Maurizio [email protected]

Comiziano (Gallo onlUS)Via a. Crispo, 2 - 80030081.8231696 (tesoriere:Mario napolitano) -081/5072521Raffaele [email protected]

Ercolano (Hercvlanevm)Via trentola ii, 88Sede operativa: Via Marconi,9 - 80056081/0120930 - 081/1931204 Domenico [email protected]

Forio D’ischia (panza)Via mario D’ambra, 21 -80070081/908436 - 081/90814leonardo [email protected]@libero.it

Frattamaggiore(pro loco “F. Durante”)C.so Durante, 206 - 80027081/8891407 - 081/8801649angelo Della [email protected]

Frattaminorep.zza Crispi, 33 - 80020081/8305349Carmine [email protected]

Giugliano in CampaniaC.so Campano, 329 - 80014081/5065872prof. Domenico [email protected]

Giugliano (liternum)Via lago patria, 168- 80014081/5091144pasquale [email protected]

Giugliano (litorale Domitio)Via Ripuaria, 239 - 80014081/8391410 - 081/8391052avv. luigi De [email protected]

Gragnanop.zza G.ammendola (palazzinaFS) - 80054081/8733686 Sabatino Ruggiero [email protected]

Grumo nevanoC.so Cirillo, 18/20 - 80028081/8338829 pasquale [email protected]

ischia (isolaverde)Via nuova del Conti, 3- 80070081/984866Davide [email protected]

lettereC.so V. Emanuele c/o palazzoComunale - 80050081/8021337antonio Ruocco

MariglianellaVia Marconi, 65- 80030

081/8414833Giuseppe [email protected]

MariglianoC.so Garibaldi, 36 - 80034081/8851913Carolina [email protected]

Massa lubrense (Due Golfi)C.so Sant’agata, 11/a - 80064081/5330135Donato [email protected]

Massa lubrenseViale Filangieri, 11- 80061081/5339021Gaetano [email protected]

Meta di Sorrento (terra delleSirene)Via Municipio, 7- 80062081/8088961Francesco [email protected]

Monte di procidaVia armando Diaz, 4- 80070081/8683232 - 081/8681123Dott. Carlo [email protected]

napoliV.le degli oleandri, 16- 80131081/7419615Dr. Massimo [email protected]

napoli (arenella - Vomero)Via Blundo, 54- 80128081/5569345Mario [email protected]

napoliCorso Vittorio Emanuele, 448081/19361921antonio [email protected]

nolaVia tommaso Vitale, 9- 80035081/5124901 - 081/8237397avv. luigi [email protected]

ottaviano (Medicea)V.le Elena, 55- 80044081/8278278Salvatore [email protected]

palma CampaniaVia l.M. Coppola, 25 c/oBiblioteca Comunale- 80036081/8241603antonio [email protected]

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pimontep.zza Roma - 80050081/8792550Carmine [email protected]

poggiomarinoVia Virgilio Marone, 25- 80040081/33815609Renato [email protected]

pollenatrocchiap.zza Capece Minutolo081/5612612Francesco [email protected]

pompeiVia albenzio De Fusco, 14-80045081/8636353 – 081/8638006arch. Giuseppe alfredo [email protected]

porticiVia Campitelli, 18- 80055081/7754012luigi [email protected]

pozzuoliVia Di Fraia, 50 - 80078081/3032275Giorgio [email protected]

procidaSede legale: Via Roma, 26Sede operativa: StazioneMarittima procida – 80079081/4979245Giuseppe Giaquinto [email protected]

QuartoVia Campana trav.teresa

Baiano, 354- 80010081/8762420 - 081/8763707avv. Franca [email protected]

Roccarainolap.zza San Giovanni- 80030081/5118301Mario [email protected]

Sant’antimoVia Basilio Di Martino, 7-80029081/5059082 - 081/8332826Raffaele [email protected]

San Gennaro VesuvianoVia Gorga, 34- 80040081/8286354Donato [email protected]

San Giorgio a CremanoVia Sant’anna, 40- 80046081/486793 – 081/7752376Gennaro [email protected]

San Giuseppe VesuvianoVia perilli di Sopra, 15 - 80047081/8272178 - 0815298493Gennaro ambrosiopaola [email protected]

San Vitalianop.zza nicola tofano, 8 - 80030081/8441461antonio [email protected]

Sant’anastasiaVia ten. Mario De Rosa, 6 -80048081/5305337

Enrico [email protected]

Sant’antonio abate0818734210Ciro Del [email protected]

Santa Maria la CaritàVia petraro, 25- 80050081/8026588 – 081/3935728Gianpaolo Di [email protected]

Saviano (il Campanile diSaviano)C.so Garibaldi “ex orfanotrofiop. allocca”- 80039081/5110432antonio [email protected]

SciscianoVia palazzuolo, 27 – 80030337979855pasquale [email protected]

Somma Vesuvianap.zza Marconi (Chiostro SanDomenico)- 80049 081/8992631Francesco [email protected]

StrianoVia Beniamino Marciano, 42-80040081/3380642Vincenzo [email protected]

terzignoC.so a. Volta, 506/a- 80040081/8284494Giovanni auricchio

[email protected]

torre annunziataVia Sepolcri, 16 - 80058081/8623163 – 081/5370464Ciro [email protected]

torre del GrecoC.so avezzana, 26- 80059081/3580050antonio [email protected]

trecasep.zza San Gennaro, 3 - 80040081/7416040 - Francesco [email protected]

trecase (Vesuvio)Via Casa Cirillo, 18 - 80040081/8618003pietro Di [email protected]

Vico EquenseVia San Ciro - 80069081/8798697 – 081/8798498augusto [email protected]

VillariccaVia Enrico Fermi, 250 - 80010081/5062272 Dott. armando De [email protected]

ViscianoVia V. Veneto, 40 c/o Comune-80030081/8299063 -081/8299208Dr. Giuseppe paolo nappi

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premio “paese mio” 2011“paESE Mio” è un progetto divul-gativo che, nel ricordo di nanniVignolo, indimenticato Vicepresidente e grande protagonistadel rinnovamento dell’Unpli non-ché ideatore del periodicodell’Unpli piemonte “paese Mio”,intende mettere a fuoco, di volta involta, i fini cari alla passione terri-toriale delle pro loco, affinchésiano maggiormente sviluppate edapprofondite le tematiche legate alproprio “paese”. Si auspica, inol-tre, che la libertà di approcciopossa favorire l’inserimento delpremio nell’ambito della normaleattività didattica delle scuole; inquesta chiave il premio stesso,quindi, va percepito come un’ulte-riore opportunità offerta alle scuo-le nella conoscenza di alcuniaspetti etici e formativi che ilServizio Civile nazionale, attraver-so gli Enti come l’Unpli, accredi-tati in prima classe all’Ufficionazionale per il Sevizio Civile pres-so la presidenza del Consiglio,intende proporre alle nuove gene-razioni come esempio di “cittadi-nanza attiva” e difesa non armatadella patria.possono partecipare tutti gli stu-denti delle scuole secondarie disecondo grado frequentanti le dueclassi terminali (ii°/iii° liceo clas-

sico; iV^ e V^ degli altri ordini discuola) e gli studenti Universitaridi tutte le facoltà.

Finalità- Far conoscere personaggi localidi grande cultura allo scopo di per-petuarne la memoria fra le giovanigenerazioni; - Far conoscere tematiche di gran-de attualità, specie quelle storiche,artistiche, culturali, ambientali,sociali etc legate al territorio incui si vive. in tale contesto il terri-torio va inteso come “…soggettovivente in quanto prodotto dallainterazione di lunga durata trainsediamento umano ed ambiente,ciclicamente trasformato dal suc-cedersi delle civilizzazioni …“(aleberto Magnaghi 2000);- Far assumere un ruolo attivo epropositivo ai nostri giovani nellasalvaguardia e promozione della“memoria storica”, della tutela del-l’ambiente, della pratica della gra-tuità del “donare” come sublime econcreto momento di cittadinanzaattiva e partecipata; - Far conoscere le varie manifesta-zioni e iniziative collaterali alpremio promosse dall’UnpliServizio Civile e dall’Unplinazionale in collaborazione conassociazioni, Enti , Fondazioni,

Scuole, Università,ecc.

i partecipanti potranno produrre:a) un elaborato (ricerca e/o rela-zione scritta o file multimediale)sulle tematiche socio-culturali,ambientali e dei beni culturali insenso lato, con particolare atten-zione al territorio ai suoi punti diforza (ciò che si ha) e debolezza(ciò che non si riesce a fruire eperché) dando, possibilmente,indicazioni fattibili per affrontareciò che va tutelato .b) presentare una relazione scrittache documenti l’impegno svoltonella difesa e promozione attivadel territorio da parte del singoloe/o del gruppo. per esempio: orga-nizzazione di petizioni; manifesta-zioni; azioni informative (volanti-naggi, seminari, news letter, sitiweb, attività educative ecc.); pre-sentazione di esposti, reclami eproposte alle amministrazioni;costituzione di coordinamenti ereti; iniziative di miglioramentoambientale (recupero di areedegradate, miglioramento dellafruizione di luoghi pubblici, valoriz-zazione di beni culturali e/oambientali ecc.) ecc.

il regolamento completo è suwww.serviziocivileunpli.net

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