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partite iva
il lavoro autonomo nella crisi italiana
a cura dicostanzo ranci
il Mulino
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isBn 978-88-15-23829-0
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indice
premessa, di Arnaldo Bagnasco
introduzione, di Costanzo Ranci
i. il lavoro indipendente nella struttura sociale ed economica del nostro paese, di Costanzo Ranci
1. dimensioni e influenza del lavoro indipendente2. virtù e difetti: il ruolo nello sviluppo economico
italiano3. da ammortizzatori sociali a destabilizzatori del
sistema?4. la nostra proposta analitica
ii. come cambiano le figure: uno sguardo di lungo periodo, di Costanzo Ranci
1. tre fasi storiche, tre figure2. i commercianti: le sfide della concorrenza e della
liberalizzazione3. i piccoli imprenditori manifatturieri: tra antichi
vincoli e nuove opportunità 4. vecchi e nuovi professionisti: in crescita con pro-
blemi
iii. una mappa analitica, di Ivana Fellini
1. Fare ordine2. tendenze complessive e ricomposizione strutturale3. trasformazioni del mercato del lavoro che cambiano
il lavoro indipendente4. i nuovi caratteri5. le coordinate del lavoro indipendente
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iv. Gli indipendenti fra ceto e classe, di Emma-nuele Pavolini
1. il problema del ceto medio indipendente come un insieme unico
2. profili di occupati indipendenti3. caratteri del lavoro indipendente4. redditi e ricchezza5. status e squilibri di status6. consumi e tempo libero 7. Gli orientamenti politici8. il ceto medio non si dà in natura
v. i piccoli imprenditori manifatturieri tra resi-stenza e innovazione, di Stefania Cerea
1. come cambiano gli imprenditori2. i mutamenti di contesto3. i diversi volti della professionalità 4. le strategie imprenditoriali 5. perdita di autonomia come forma di resistenza e
fonte di opportunità6. il rapporto con la sfera pubblica7. il ruolo chiave delle conoscenze codificate
vi. come cambiano le professioni: tra vecchie regole e nuove strategie, di Roberta Cucca e Lara Maestripieri
1. professioni regolate e non regolate: quali differenze?2. professionalità3. autonomia4. imprenditorialità5. liberi professionisti in cerca di organizzazione
vii. il lavoro indipendente nell’intermediazione dell’economia, di Giuliana Costa e Laura Di Maria
1. le diverse figure dell’intermediazione2. una nuova regolazione pubblica3. percorsi verso l’autonomia4. alla ricerca della professionalità5. imprenditori della fiducia e della reputazione
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6. le dimensioni del rischio 7. tutele di mercato, familiari e di stato8. le sfide del mercato
viii. le associazioni e le forme di rappresentanza, di Stefania Cerea e Valentina Moiso
1. rappresentare e organizzare il lavoro indipendente2. la rappresentanza di artigiani, commercianti e piccoli
imprenditori3. Gli ordini e le associazioni professionali di fronte
al mercato4. di fronte al bivio: rinnovare la resistenza o promuo-
vere lo sviluppo?
iX. individualizzazione e divaricazioni nella crisi del contratto sociale, di Costanzo Ranci
1. tra classe e ceto2. la specificità storica del caso italiano3. come è cambiato il lavoro indipendente4. l’innovazione nei contenuti del lavoro 5. la sfida del mercato: destabilizzazione e forme di
protezione6. le vie di uscita dal vecchio contratto sociale
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indice dei nomi
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1. Professioni regolate e non regolate: quali differenze?
Inquestocapitoloanalizzeremolepersistenzeeicambia-mentiincorsonelmondodeiprofessionistiitaliani.Iprincipalipuntiditensioneemergerannoattraversoilconfrontotraduefigureprofessionali,distintedaundiversogradodiriconosci-mento:gliarchitetti,cherappresentanounaliberaprofessioneormaiconsolidataedotatadiproprisistemidiregolazione,ei consulenti di management, una figura paradigmatica dellanuova generazione di professionisti emersa negli ultimi anni,sinorasprovvistadialcunaformacodificatadiriconoscimento1.
Alcuneconsiderazionipreliminarisulleprofessioniesullalororegolazionegiuridicasonoutiliacomprendereiproblemioggisperimentatidallefigurecheintendiamostudiare.Ilcon-cettodi«professione»vieneperlaprimavoltadefinitograzieall’operadiFlexner[1915]ediCarr-SaunderseWilson[1933],incuisonogettatelebasiteoricheperquellachesaràpiùtardidefinita la «sociologia delle professioni» [Santoro 1998]. Inquestedefinizionitradizionalilaprofessioneerasovrappostaeconfusaconleattivitàcondottedaiprofessionistiliberali,ovveroda quei soggetti che svolgono il loro lavoro all’interno di un
capitolo sesto
ComeCAmbIAnoleproFeSSIonI:trAveCChIeregoleenuoveStrAtegIe
I paragrafi 1 e 2 sono di Lara Maestripieri, i paragrafi 3, 4, 5 di Roberta Cucca.
1 l’indagine su cui si basa questo capitolo è stata condotta tramite 44intervistesemistrutturate(21adarchitetti,23aconsulenti),condotte in trearee italianerappresentativedelle«treItalie»:milanoelombardia,napolieCampania,Anconaemarche.laselezionedegliintervistatièstataattuatacercando di rispettare la distribuzione per genere ed età, contattando gliintervistatisoprattuttotramiteassociazioniprofessionali.per iconsulenti,èstatofondamentaleancheilricorsoalmetododellosnowball,consideratalasostanzialeinvisibilitàdellapopolazionediriferimento.
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riconoscimento istituzionalepubblicoe formale (glialbiegliordini).Ilpassaggioall’economiapostindustriale[bell1973]eilconseguenteprocessoditerziarizzazionehannodeterminatolacrescitaesponenzialedifigureprofessionalichesuperanoilmodellodel liberoprofessionistaconalbo:daalcunidefinitolavoro autonomo di seconda generazione [bolognaeFumagalli1997],questoinsiemeoffreservizispecialisticieprofessionalidestinatisoprattuttoalleorganizzazioniesfuggealletradizio-nali categorizzazionidi cui sopra [ranciet al. 2008].Questeattività, che alcuni studiosi denominano knowledge workers [buteraet al.2008],hannospessocomedestinatariospecificodeisoggetticollettivi(entipubblici,aziende,organizzazioninoprofit) e sono realizzate attraverso modalità contrattuali chevannodalladipendenzaclassicaallevarieformediparasubor-dinazione,sinoadarrivareallapartitaIva.Ciòcheaccomunale attività che offrono servizi avanzati alle imprese, pur nellalorodiversità,èilmancatoinserimentoall’internodelsistemaistituzionaledelleprofessioni.
Infatti, ilsistemaitalianodelleprofessionirappresentauncaso peculiare in europa per la presenza, all’interno del suoordinamento,difortidifferenziazioniinterminidiregolazionepubblica.vengonoindividuatitretipidi lavoratorisullabasedeldifferentegradodiistituzionalizzazione:a) iprofessionistiprotetti; b) i professionisti regolamentati; c) i professionistinonregolamentati.
Ilprimogruppovedelasuapeculiaritànelfattochelostatononsolocertifica lecompetenze,maprecisaanche irequisitiche il lavoratore deve possedere per svolgere la professione,attraversolaregolazioneperleggedellaproceduradiaccessoalla professione. Solo per gli appartenenti a questo tipo diprofessioni è, infatti, obbligatorio iscriversi ad albi e ordini,dopo aver sostenuto un esame statale. Il secondo gruppo ècostituitodalleprofessioniriconosciute, lequalinonprevedo-no la costituzione di un ordine, ma solo l’istituzione di albioelenchiaiquali siaccedeattraversounesame:è ilcaso,adesempio, degli agenti di assicurazione, dei periti assicurativi,degliintermediariimmobiliari,degliagentidicommercio.Infi-ne,iprofessionistinon regolamentatifannopartediunistitutogiuridico residuale, che comprende tutte le professioni percui lostatononesercitaalcunafunzionediregolamentazione
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e controllo, per quanto riguarda sia l’accesso al mercato chel’eserciziodell’attività[Cassese1999].
Questa differenziazione nella regolazione pubblica harilevanticonseguenzesiasulriconoscimentosocialedellapro-fessione sia, più in generale, sulle protezioni offerte a questilavoratori nel contesto di un mercato in forte cambiamento.Il confronto tra le due figure professionali idealtipiche checonsidereremo in questo capitolo consentirà di evidenziareal massimo grado le conseguenze del loro differente statutoall’internodelsistemadelleprofessioni[Abbott1988].
per quanto concerne gli architetti, nel corso dell’ultimodecennio ilnumerodeiprofessionisti iscritti agli albiprovin-ciali è praticamente raddoppiato (da 70 mila nel 1996 a 131milanel2007,secondoilConsiglionazionaledegliarchitetti),portando l’Italia a una percentuale di architetti per numerodi abitanti (unarchitettoogni500abitanti) chenonconoscepari in europa (dove il rapporto è uno ogni 1.550 abitanti).lecausedi talecrescita sonoattibuibili inbuonapartea trefattori:l’aumentodellacomponentefemminilenellecategorieprofessionali; la crescitadel settoredelle costruzioni, almenosinoallacrisieconomico-finanziariadel2008;lacrescitadelleiscrizioniaglistudiinarchitetturaeinurbanisticacomeconseg-uenzadiunmaggioreorientamentogiovanileversooccupazionicreative edespressive [Iard2004].vaanche sottolineatochelamaggioranzadegli architetti italianiè liberoprofessionista,mentre inaltripaesi laprofessioneèesercitataconmaggiorefrequenzaall’internodiorganizzazioniestudidiampiedimen-sioni,ancheinformadilavorodipendente.
perquantoriguardalapopolazionedeiconsulenti,èdifficilequantificare nel dettaglio se vi sia stata o meno una crescitadella popolazione e quale peso vi abbiano le donne, a causadell’assenzadi indaginispecificheediunregistrodeiprofes-sionisti attivi nella professione; è plausibile che essa segual’andamentodi crescita esponenziale tipicodelle popolazionidiknowledge workersalivelloglobaleedellaloroprogressivafemminilizzazione[maione2001].purtroppo,daidatidisponibi-li[Apco2006;Assoconsult2011]nonèpossibilestimareilpesorelativodellacomponenteindipendenterispettoaltotaledellapopolazionedeiconsulentidimanagement,mal’impressioneècheessicostituiscanolacomponentemaggioritariaconsiderato
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l’elevatonumerodi societàdimanagementcompostedaunoo due dipendenti (85% del totale). I principali elementi chedistinguono le due figure professionali sono riassunti nellatabella6.1.
nelcorsodiquestocapitolooffriremounadescrizionedelmondosocialedegliarchitettiedeiconsulentidimanagement,evidenziandoneledifferenzemadefinendoinmanieraanaliticale strategie convergenti che due gruppi professionali moltodiversi tra di loro stanno mettendo in pratica per superaregli aspetti più problematici della loro crescente solitudinesul mercato. mostreremo, inoltre, come il modello di analisitradizionaledelleprofessioni,basatosull’archetipodellaliberaprofessione e sull’analisi congiunta delle sole dimensioni diautonomiaecompetenza,siaormaiinadeguatoacomprendere
tab. 6.1. Architetti e consulenti a confronto
Architetti Consulenti
popolazione 131 mila iscritti all’albo(2007), almeno 53 milaimprese(2001):mediaad-detti2,5.
33.844 addetti (2010), di-stribuiti su circa 16.404imprese (2010): media ad-detti2.
Caratteristichedelmercato
più del 90% è ditta in-dividuale; 6% circa studiassociati.
Forte polarizzazione trapochissime(35)grandi im-prese che coprono il 40%del fatturato del settore euna miriade di piccole emicroimprese (circa l’85%deltotaledelleimpresenel2010).
Caratteristichesociodemografiche
professione ancora preva-lentemente maschile, macon presenza femminilecrescente. presenza omo-genea in tutta lapenisola,con concentrazione piùspiccata nel nord. titolodistudiouniversitariopre-vistodall’albo.
professioneprevalentemen-temaschile,residentenelleareemetropolitanedelnordItalia, conun titolodi stu-dio di livello universitarioo superiore e attivo nelleareedi impresadiffusadelnord-est(2006).
Quotadi indipendenti Almeno il 60% è indi-pendente: altri sono di-pendenti o collaboratoricontinuativi di impreseprivate o della pubblicaamministrazione.
In maggioranza lavorato-ri indipendenti, con unpeso non trascurabile dilavoratori alle dipendenze(soprattuttotraigiovani).
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letrasformazionichestavivendolacomponenteprofessionaledellavoroindipendenteinItalia.Infatti,questepossonoesserecomprese,anostroparere,soloadottandoladimensioneorga-nizzativacomechiaveinterpretativaerecuperando,ancheperil lavoroprofessionale, iltemadell’imprenditorialità.
2. Professionalità
Come abbiamo già accennato, l’ordinamento giuridicoitaliano ha sviluppato, nel corso della sua storia, istituzioninormativespecifichecheconsentonodiproteggerespecifichecompetenze professionali [Salomone 2010]. tali strumentiintendevanononsologarantirealprofessionista lapossibilitàdi esercitare la propria attività lavorativa proteggendone ilcontenutointellettuale,maanchedigarantireilclienterispettoapossibiliabusi,soprattuttoper leprofessioniconsideratedirilevanzasociale.proprioperquestomotivo,negliannisisonosviluppatigliordinieglialbideiprofessionisti[malatesta2006],ilcuiscopoeragarantireentrambequesteesigenzeattraversouncontrollodeipari.
Questomeccanismo,tuttavia,sièprogressivamenteincep-patononsoloper ilruolocheharicopertonellacostituzionediposizionimonopolistiche,maancheperché,apartiredaglianni novanta e anche in questo scorcio di inizio secolo, si èassistito alla crescita generalizzata sia dei professionisti rico-nosciuti, siadinuoveprofessionalitànonancoraregolateperlegge,fuoridalleprotezioniassicuratedalsistemadelleprofes-sioni italiano [ConsorzioAaster2011].Si è cosìprodottouncorto circuito: da un lato, le professioni riconosciute si sonoarroccateaprotezionedelsistematradizionalepermantenerei propri privilegi, determinando un sostanziale blocco dellaproduzionenormativasull’argomento;dall’altro, leprogressi-ve trasformazioni del mercato del lavoro ne hanno intaccatole capacità effettive di protezione, senza peraltro ampliare la(scarsa)salvaguardiaoffertadallaregolazionepubblicaatuttelefigureprofessionalichenonpartecipanoalsistemadeglialbi.la situazioneattualeècosìcaratterizzatadallacoesistenzadiprofessionalitàcheprocedonoavelocitàdiverse:daun lato iprofessionisti tradizionali, come gli architetti, che si trovano
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afarfronteaunaprogressivaerosionedelleproprieposizionidovutaaunacrescitaesplosivaedeccentricadelloronumero;dall’altroinuoviprofessionistiincrescita,chenonhannoancoraottenutounriconoscimentopubblicoeffettivo.
percapire laportatadiqueste trasformazioni,neiprossi-mi paragrafi analizzeremo convergenze e differenze correlatealla dimensione della professionalità sulla base di tre fattorichiave: il percorso di apprendimento delle competenze e diacquisizionedeititoli;larilevanzadell’istituzionalizzazionedeigruppiprofessionalipercomprendernelacondizionelavorativa;l’esistenzadiconflitti intraeinterprofessionali.
2.1. Diventare professionisti
Il lungopercorsodiconsolidamentostoricochehavissutolaprofessionediarchitettohadefinitoinmodomoltoaccuratoirequisitiinerentilaprofessionalitàdicuiquestafiguraèporta-trice,primifratuttilapresenzadicorsidiformazionestrutturatiel’obbligatorietàdiunesamedistato.periconsulenti,invece,nonesisteunpercorsostandarddiaccessoallaprofessione,néladefinizionediunabasecomunedicompetenzenecessariepersvolgerelamiriadediattivitàprofessionalichevengonochiamate«consulenza di management», determinando una sostanzialeindeterminatezza dell’attività consulenziale, sia in termini dicontenutichediconfinirispettoalleprofessionalitàcontigue.
QuestavaghezzavaassociataalleprofondetrasformazioniavvenuteinItaliaaseguitodelprocessodideindustrializzazioneverificatosi apartiredagli anniottanta, quando si è assistitoa un massiccio trasferimento di lavoratori industriali nel set-toredei servizialle imprese.È indicativochepiùdiunterzodeiconsulentiintervistatinellanostraricercaabbiainiziatolasuaattivitàdiconsulenzaapiùdi40anni(ancheseoggil’etàtendeadabbassarsi):oltremetàdeiconsulentidimanagementintervistatisipresentasulmercatodaliberoprofessionistaconunprofilodaexmanageraseguitodell’uscitadall’azienda[Apco2006]. Dunque, il consulente di management indipendenteè spesso un lavoratore che si è trovato a doversi ricollocareall’internodelmercatodellavoro,decidendodi«reinventarsi»comeconsulentedopounalungaesperienzacomedipendente.
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Questatendenzaall’indipendenzacomenuovaopportunitànellasecondafasedellapropriacarrieralavorativaèsostanzial-menteoppostaaquellacheinveceritroviamopergliarchitetti,iqualivedonolaliberaprofessionecomeilmodelloattraversocui esercitare la propria attività lavorativa, fin dal primo in-gressonelmondodellavoro.laliberaprofessione,almenoinItalia,sembraessereconnaturataall’idealtipodiquestafiguraprofessionale: fattore che rende culturalmente dominante ilmodellodell’architettofreelance(circail50%degliarchitetticheesercitanoinItalia)[Cresme2009].
2.2. Quanto conta l’istituzionalizzazione?
nella loro indeterminatezza, iconsulenti sonoungruppoprofessionale particolarmente rappresentativo del più ampiouniversodeiprofessionistinonriconosciuti.Infatti,almomentonon esiste un soggetto associativo o istituzionale che possarappresentareunpuntodiriferimentoperlacreazionediunacomunitàprofessionaleforte,nésembraesservi,dapartepub-blica, l’intenzione di costituire un albo dei consulenti, anchea causa dei confini poco netti di questa professione e delledirettive dell’unione europea che spingono sempre di piùverso l’erosione dei monopoli professionali [Cnel 2005]. Inogni caso la richiestadiun’istituzionalizzazione«forte»dellafiguraprofessionaledelconsulentenonsembraappartenereallerivendicazionisostenutenelcorsodelleinterviste,dovesemmaiiconsulentipropendonoperunaderegolamentazioneditutteleprofessioniche«eliminiiprivilegi»(sivedaancheilcap.8).
D’altronde, l’albo e l’ordine professionale degli architettinonsembranoessereconsideratidagliintervistaticomeelementidi protezione e istituzionalizzazione particolarmente efficaci.la problematica maggiore che gli architetti incontrano nelprocessodiriconoscimentoistituzionaledellelorocompetenzeè relativa al fatto che la legge italiana riconosce prerogativeequivalentiaquelledegliarchitettiancheagliingegnericivilioediliregolarmenteiscrittialrispettivoordine[Soresina2003].
In sintesi, la mancanza di riconoscimento professionalecontribuiscearendereilmercatoincuioperanogliarchitettiinItaliaestremamentedifficile.Questaproblematicaporta la
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maggior parte degli intervistati a non attribuire particolarevaloreall’esistenzadiunordine,concepitocomeun’istituzio-nea cuiobbligatoriamente aderiremache in sé rivela scarsautilitàdalpuntodivistadelriconoscimentoedelcredenziali-smo [Collins1990]; al contrario, èpiuttosto concepito comeun’istituzioneche,purconledovutedifferenzeterritoriali,puòfornire occasioni di formazione continua e di aggiornamentonormativo, aprendo nuove possibilità professionali. Solo unaparteminoritariadegli intervistati sembraessereconsapevoledelruolochel’ordinerivestenellacreazionedinuovispazidimercato determinati dalla produzione e aggiornamento dellanormativatecnica(adesempio,l’obbligodicertificazioniodiadeguamentiastandardnormativi).
2.3. Conflitti intra e interprofessionali
Dal punto di vita dell’istituzionalizzazione, il confrontotraarchitettieconsulentiappareparticolarmenteinteressante:da una parte abbiamo una professione riconosciuta a livellostatale, con un monopolio oggettivo su uno specifico campodel sapere e un soggetto istituzionale forte in grado di agirecomegruppodipressione,mentredall’altraabbiamouninsie-me indeterminatodiprofessionisti, cheoperanosucontenutianchemoltodifferentitradilorosenzaunsoggettoassociati-vounitario,acuipoter fare riferimentoperportareavanti leproprieistanzeneiconfrontidellostato.Sembrerebbedunquecheigiochisianofatti,mailcampoempiricocirestituisceunquadromoltopiùcomplesso.
l’istituzionalizzazione di una professione è il risultato diuna giurisdizione [Abbott 1988] acquisita nel tentativo diregolare due processi congiunti: a) i conflitti emergenti traprofessionisti che agiscono su campi del sapere molto simili,come ad esempio architetti e geometri (definito anche comeconflitto interprofessionale);b) iconflittiall’internodiunastessaprofessione,comeadesempiotraconsulenti«professionisti»econsulenti«improvvisati»(conflitto intraprofessionale).
Il gruppo sociale che fa riferimento a una determinataattività professionale opera sul mercato al fine di conseguireilmonopoliosuunospecificoambitodelsapere,chiudendone
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l’accessoainonmembrierivendicandounaposizionedipri-vilegioneiconfrontidelleoccupazionichesonopiùdeboliinterminidiriconoscimentosocialeedipressioneneiconfrontideisistemidigovernodelmercatodellavoro[ibidem].Questoavvienealfinedirealizzareundisegnodimobilitàascendenteperl’interogruppodiprofessionisti,riassumibilenelconcettodi «progettoprofessionale» [Sarfattilarson1977].tutto ciòsiconsegueattraversounmeccanismoaduedirezioni:daunlato, verso l’esterno riuscendo a ottenere un sistema di leggifavorevolealgruppoprofessionale,chelimitilaconcorrenzadapartedialtrefiguresimilipresentinelsistemadelleprofessionie,dall’altro,versol’internoattraversoidivietiallaconcorrenzatraprofessionisti,adesempioconl’istituzionediunsistemaditariffazioniminime[Speranza1999].
nonostantelaprotezioneoffertadall’albo,laprofessionalitàdegliarchitetti,comeevidenziatoinprecedenza,èmoltofragileesoggettaaunintensoconflittointerprofessionale,acausadiunriconoscimentorelativamentedebolesiasottoilprofiloisti-tuzionalechesociale,cheliponeinconcorrenzaconnumerosefigurecheoperanonelmercatodell’edilizia(comel’ingegnereo il geometra) e che riduce il ruolodell’architetto all’internodel processo di costruzione, limitandolo alle scelte esteticheed esautorandolo da quel ruolo di gestione complessiva delprogettocheinvecepotrebbecompetergli.Infatti,l’architettosisentediversodallealtrefigurepresentinelsettoredell’ediliziaperchéèl’unicoprofessionistaaessereportatorediun’istanzaartistica,spessomessainsecondopianodageometrieingegneri.Questarivendicazione,tuttavia,nonsembratrovareunavalvoladisfogonellepolitichesostenutedall’ordine,chenonriesceaimporrea livellonazionaleuna leggechepossaproteggere laprofessionalitàspecificadellafiguradell’architetto.
Alcontrario,iconsulentivivonolaloroindeterminatacol-locazionenelcampodelsaperecomeunarisorsa;lapossibilitàdi definire per legge le loro competenze sembra una rigiditàchepotrebbemettere incrisi lecapacità trasformistichee in-novativechesonoalcuorestessodellaloromodalitàdilavoro.periconsulenti,infatti,ilproblemadiconvivenzaconlefigureprofessionalicontigueèunproblemadisecondopiano,mentreilveropuntoriguarda iconflitti intraprofessionalicheneces-sariamentesiinstauranoall’internodiungruppoprofessionale
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scarsamente definito, in cui l’accesso è libero e non regola-mentato.Infatti, sedaun lato l’indeterminatezzarappresentaunarisorsacheèpossibilespendereinunmercatoincostantedivenireecherichiedeunafortepropensionealcambiamento,dall’altrononconsentedirealizzareundiscrimineefficacetrachi opera sul mercato con una certa professionalità e chi lofainmanieraimprovvisata.Daquestoproblemanonsonodeltutto esenti nemmeno gli architetti, anche perché l’esame distatononsembraingradodiagirecomefiltroadeguatodellasoliditàdellecompetenzedeiproprimembri.
Quest’ultimo aspetto, ovvero la presenza sul mercato difigurechenonrispettanostandarddiprofessionalitàadegua-ti, è piuttosto ricorrente nelle interviste analizzate: secondomolti architetti, questo fenomeno sarebbe stato esacerbatodaunprogressivogiocoalribassoinnescatodaunamaggiorecompetitivitàdelmercato,maanchedalla leggebersani sullaliberalizzazionedelle tariffe.per iconsulenti, invece,è fruttodell’anarchiadelmercatoedellamancanzadi strumenti legi-slativi innovativi che sappiano superare il modello dell’alboprofessionale,ritenutoobsoleto.
È proprio in questo senso che si evidenzia la particolaredeclinazione che il conflitto assume per questi ultimi: lungidal sentirsi minacciati nella loro posizione di professionistiprotetticomeavvienepergliarchitetti,iconsulentivorrebberol’abbandonodelmodellodelsistemadelleprofessioniqualesièconfiguratosinoaquestomomento.Questoatteggiamento,tuttavia,puòportareainnescarepossibiliconseguenzenegativesulgiàprecariopercorsodiprofessionalizzazionecheiconsu-lentistannocercandodiintraprendere.lostabiliredeiconfinitranoi come professionistieglialtrinonèsolofunzionaleallacreazione di meccanismi di chiusura sociale, ma rappresentaancheunprimopassoperfondareun’identitàprofessionaleco-mune,cheancoraoggirappresentaunobiettivodaraggiungerepericonsulenti.laframmentazioneinunamiriadedipiccoleepiccolissimerealtàorganizzative,sganciatedaqualsiasilegametra di loro o da un richiamo comune a un’unica istituzione,rappresentaun’ulteriorecomplicazionenelgiàdifficilepercorsodisintesitralediverseanimediquestaprofessione.
Indefinitiva,ciòcheemergedalcampoèche,nonostantesiapresenteunasituazionemoltodifferenteinterminidiregola-
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zionepubblicaericonoscimentoformaledelledueprofessioni,inentrambiicasilacompetenzadasolanonbastaagovernareilmercatoeacostruireunacarrieradisuccesso.Sebbenenellaletteratura sulle professioni trovi ampio spazio la nozione dicredenzialismo [Collins 1990], vista soprattutto dal punto divistadelleacquisizioniformalidititoloecredenziali(comelalaurea o l’accesso all’albo), il campo empirico restituisce unquadromoltodiverso:glistrumentiformalidiriconoscimentodelle competenzedevonoconiugarsi a strategiedi credenzia-lismocomplementaricheconsentanoalprofessionistadifarsiriconoscereinunmercatosemprepiùconcorrenziale.
Sebbeneilproblemasiasimile,leduecategoriereagisconoin maniera opposta. gli architetti chiedono una regolazionepubblicachesappiatutelarlimaggiormente,mentreiconsulentivorrebberouna liberalizzazioneper tutte leprofessioni epiùcredenzialidapoterspendereinunmercatofinalmenteliberoper tutti. Infatti,più che ricercare la soluzione corporativa, iconsulentipreferisconocollaboraretraprofessionistipercrearemeccanismidinotorietàslegatidaunriconoscimentostataleeancoratiaun’organizzazione,costruitanecessariamentedalbasso[brock2006;greenwoodedepson2003].Inquestosensovainterpretatalatendenza,trasversalealleduefigure,cheportaallacreazionedibrand,aitentatividimettersi insocietà,elapiùgeneralepropensioneadabbandonareilmodellodelliberoprofessionista a favore della microimpresa cellulare [bonazzi2002]. Inquesto senso,questi trendpossonoessere riassuntiin una tendenza all’autorganizzazione dei professionisti, chesembranoimpegnatiapromuoverestrategiedimercatosganciatedalriconoscimentostataledell’attivitàlavorativaepiùlegateaformediautocredenzialismobasatosumeccanismibottom-up.
Dunque,lapermanenzanelmercatosembraesseresoprat-tuttofunzionedell’acquisizionediunaseriedicompetenzesoft,chesibasanosullacostruzionediunarelazionedifiduciaconilcliente,sullecapacitàdelprofessionistadiporsi insintoniaconlesueesigenzeesullacostruzionediunnetworkdicon-tattipersonalieprofessionalidurevoleneltempo,cheavoltesi istituzionalizza tramitepartnership traprofessionisti (comevedremooltre)[brock2006;greenwoodedepson2003].
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2.4. Protezione sociale
l’assenza o presenza di regolazione influisce almeno sutre fattori: formazione e titoli, riconoscimento e regolazione,protezionedairischi.Seperquantoriguardailriconoscimentosociale, abbiamo visto come il grado di istituzionalizzazionenon sia ingradodiporsi comeunveroepropriodiscriminetra ledueprofessioni, lapresenzadi regolazioneproducedi-suguaglianzetraleduecategoriediprofessionistidalpuntodivistadeidiritti,determinandodifattoilmodoincuisiaccedealsistemadelleprotezionisociali.
Ingenerale,laprincipalelineadidemarcazionesisituatrachipuòaccedereaunordineoaunalboechièincaricoallagestioneseparata(tab.6.2):questadifferenziazione,tuttavia,
tab. 6.2. Confronto tra i regimi di welfare di professionisti iscritti alla Gestione separata e professionisti in Inarcassa
gestioneseparata Inarcassa
Assicurazionesanitaria IndennitàdimalattiaInps,checopreiricoveriospeda-lieri(ancheindayhospital)e le malattie domiciliari(conuncontributoparial50%diquelleospedaliere).
polizza sanitaria gratuita,che copre i ricoveri ospe-dalieri e gli infortuni, conlapossibilitàdiaccedereauna polizza sanitaria inte-grativaatariffeagevolate.
Assegnodimaternità vienecalcolataall’80%delreddito percepito nei 12mesiprecedentiilperiododiindennitàesolonelcasolamadreabbiacorrispostopiùditremensilitàcontributive.
viene calcolata sulla basedell’80% del reddito per-cepito nel secondo annoprecedenteallanascitadelbambino.
Contributiprevidenziali Importoparial26,72%. Contributo soggettivo sulreddito imponibile Irpeffino a 87.700 euro del13,5% nel 2012 e del 3%del reddito superiore aquell’importo, a cui si ag-giungeil4%delvolumediaffaridichiarato.
Formazione nessun provvedimentospecifico a sostegno dellaformazionecontinua.
la formazione continua èassicurata dalle iniziativeformativeoffertedall’albo,che sono a disposizionegratuitamente o a tariffeagevolatepergli iscritti.
Fonte:www.actainrete.org,www.inarcassa.it.
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nonèsovrapponibileaiduegruppiprofessionali,inquantosepergliarchitettilasituazioneèomogeneaconsideratol’obbligodell’iscrizione alla cassa mutua professionale (Inarcassa), peri consulenti si riscontrano situazioni fortemente diseguali asecondadeltitolodistudioinpossessodelsingololavoratore,che dà diritto all’accesso a differenti regimi di welfare (Inar-cassapergli ingegneri,enpapperglipsicologi,Cnpadcpericommercialisti,solopercitarnealcuni).
Ingenerale,l’atteggiamentodegliintervistatineiconfrontidelle formeesistentidi tutela socialeè«nonpensarci»,accu-mularerisorsepereventualimomentiincuinonpotrannopiùessere autosufficienti e, solo in misura limitata, affidarsi aglistrumenti privati di protezione, che vengono comunque visticomevessatori, inutili,pococonvenientirispettoalrisparmioe all’investimento privato (soprattutto immobiliare). Inoltre,nelsostenerel’attivitàimprenditoriale,lafamigliahaunruoloindirettoeduplice:daunlato,l’avereunconiugeinposizionedipendente,comespessoaccade,consentediavereunacertatranquillità dal punto di vista della continuità del reddito;dall’altro, la famiglia, in questo caso allargata alla famigliad’origine, si trasforma in uno strumento di welfare che con-sente,soprattuttoalledonne,disvolgerelaprofessioneanchequandoibisognidiconciliazionesifannostringenti.
3. Autonomia
l’incremento delle posizioni indipendenti nel settore delterziario professionale è dovuto al consolidamento di dueprocessidistintimacomplementari:daunlato,siècreataunaforte tendenza all’esternalizzazione delle attività di servizioalleimprese[maione2001];dall’altro,vièstataunaprogres-siva crescita di importanza del lavoro professionale – anche tradizionale– inquantosi sonocreateaspettativedimobilitàsocialenellagenerazionechehaseguitoilboomeconomico,chehannospintoadacquisireunasempremaggiorepreparazioneeformazioneinprevisionediuningressosulmercatodellavoroinunaposizionediprivilegio[Clarke1999].
Come abbiamo già richiamato in precedenza, la crescitadellacomponentemaggiormenteistruitanellavoroindipendente
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nascondeduefenomenichesonomessiinevidenzadallenostredue figure professionali: per alcuni il lavoro professionale sicostituiscecomeun’alternativaoccupazionaleperl’inserimentodi chi viene espulso dal lavoro dipendente, mentre per altrivieneconsideratounfineinsé,chedàlapossibilitàdiavviareun’impresaacarattere individuale, lacuicifraè lapossibilitàper il lavoratorediesprimere interamente lesuepotenzialità.Infatti,l’indipendenzaapparestrumentaleallaconcretizzazionedellapropriavocazionecreativa,inopposizioneallapercezionedi una condizione di subordinazione intellettuale che vieneinvecegeneralmentesperimentataall’internodirealtàdimedie-grandidimensioni.
In effetti, al di là di questa rappresentazione stereotipatacheinmoltihannodellavoroall’internodellegrossestruttureorganizzative,ilivellidiautonomiaprofessionaledegliarchitettiedeiconsulenti,puressendoassaidifferenziati,sonoinpartedeterminatidallastrutturaorganizzativa[brock2006;green-wood ed epson 2003]. essa può costituire un forte vincolonellagestioneeorganizzazionedelpropriolavoro,comeaccadeai giovani liberi professionisti, che entrano nel mercato dellavoroattraversoilmeccanismodelpraticantato(obbligatorioper l’iscrizione all’albo degli architetti) ma che di fatto sonocostrettiaprolungareunacondizioneprofessionaledimono-committenzaperunlungolassoditempoacausadell’assenzadiopportunitàdimercato.taliprofessionistisono,difatto,poco«liberi»,molto«dipendenti»[perulli2003]dallavorocheglivieneassegnatodaorganizzazionipiùgrandienonhannospazipersvilupparecommittenzeautonome.Inquesticasi,nonèrarochelamancanzadiautonomiaprofessionalecoincidaconunatotale mancanza di autodeterminazione di tempistiche, orari,periodidivacanzaoriposoeche lacondizionedidipenden-za sia non solo di natura economica, ma anche strutturale, asecondadiquantolerelazioninell’organizzazioneincuisonoinseriti sono gerarchiche. In queste figure, la questione dellaprofessionalitàedell’autonomiasi intrecciano:moltiarchitet-ti giovani che collaborano con grandi studi non denuncianosolo un’autonomia limitata, ma anche una carente possibilitàdiprofessionalizzazione, inquantoosservatorieattoridiunasolapartediunprocessoproduttivo-creativodirettoegestitodaaltri.
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A tal proposito, dalle rappresentazioni degli intervistati,a emergere non è tanto la differenziazione tra professionistiprotettienonregolamentati,quantolasostanzialerotturacheesiste tra chi ha scelto la dimensione autonoma in manieraconsapevole e come scelta di vita e chi, per vicissitudini o acausadiunmercatocompetitivoeturbolento,sitrovainunacondizionedisubordinazionedifatto.Inquest’ultimocaso,lagestionedelrischioedell’incertezzaèancorapiùproblematica,inquantovienesubitaenonagitaedeterminaunasituazionedisostanzialedipendenzainmoltepliciambitidivita.Questericadute sono evidenti nella dimensione privata, in quantospesso questa situazione di monocommittenza non consentediavereunredditosufficientepermantenersi,maanchenellavitaprofessionale,perché si è esclusidauna seriedi compitiche potrebbero essere utili a maturare professionalmente e araggiungereunapropriaautonomia.
Inmolti soggetti èpresente la consapevolezzachequestasituazione sia strettamente legata al network di relazioni nelqualeilprofessionistaèinseritoechedeveessereconsolidatoprima di riuscire a uscire dalla trappola della «dipendenza»nel contesto della libera professione. per entrambe le figureche stiamo considerando, i momenti cruciali sono l’ingressonelmercato(chepergliarchitetticoincideconlafasedivitachesegueimmediatamenteilcompimentodeglistudi)eiprimianni di attività professionale: costituiranno le fondamenta diun’attivitàdisuccessoinfuturo.Soprattuttopergliarchitetti,talemomentopuòesserefacilitatodalsupportofamiliare,seèverochecirca il40%deiprofessionisticheesercitanoquestaprofessioneinItaliaèfigliodiunarchitetto2.periconsulenti,alcontrario,èfondamentalel’esperienzaprofessionalepregressa,chepuòdareindoteal lavoratoreunventagliodicontattisucui iniziareainstaurarelasuanuovaattività.
2 SecondoidatiAlmalaureacitatinelrapporto«l’Italiaèunpaesebloccato.muoviamoci!»di ItaliaFutura, inItalia il43,9%dei laureati inarchitetturahaunpadrechehaconseguitoilmedesimotipodilaurea,cosìcomeil42%dei laureati in giurisprudenza, il 40,8% dei laureati nel settore chimico-farmaceutico,il39,2%degliingegnerieil38,6%deimedici[tinagli2009].
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4. Imprenditorialità
Il tema delle strategie imprenditoriali messe in atto daconsulenti e architetti per affermarsi sul mercato evidenziaalcuni aspetti paradigmatici dell’esperienza più generale deiprofessionistidicetomedioinItalia.Infatti,latrasformazionedelsettoreconl’aumentodellacomplessitàdelmercato,l’ina-sprimento della concorrenza, il desiderio di raggiungere unacondizione di lavoro indipendente per realizzare la propriavocazioneespressivo-creativahannoportatoaprofondetrasfor-mazioninelleformeorganizzativechecaratterizzanol’eserciziodelle libereprofessioni inItalia.Ancheinletteratura,altemaormaiclassicodegliimpattidellaburocratizzazionesull’eserciziodelle professioni liberali [mintzberg 1983] è andata gradual-mentesostituendosil’attenzioneversoilfenomenodellerealtàassociativefraprofessionisti[pinningtonemorris2002;brock2006;ConsorzioAaster2011;bolognaebanfi2011].
Sebbene,comeabbiamovisto,lacondizionediliberapro-fessionesiaconsideratadagliarchitetti lacondizionenaturalein cui svolgere la propria attività lavorativa, il panorama stalentamentecambiandoe la sua frammentarietànascondeunarealtàsemprepiùcomplessa,percuisottolestessedefinizionidi impresa individuale e studio associato si celano situazioniprofondamentedifferenti.
In sostanza è possibile delineare tre differenti tipi di«professionistaindipendente»:a)liberiprofessionistiinsensotradizionale,affermatiomessi incrisidall’instabilitàdeimer-cati locali edalla forte competizione inter/intraprofessionale;b)professionisti indipendentiepluricommittenti,main largapartedipendentidallecommesseprovenientidastudiosocietàdi medie dimensioni; c) (spesso giovani) professionisti solonominalmente«liberi»(seppurinpossessodipartitaIva)poi-chémonocommittentiedeconomicamentedipendenti[perulli2003].Fraiconsulenti ilpesodiquest’ultimacategoriaèpiùlimitatopoiché ingenere igiovani sonoassunticoncontrattidi varia natura e con gradi diversi di protezione a secondadelladimensionedell’organizzazione(daicontrattiaprogettoal tempo indeterminato). A queste figure si aggiungono altridue tipi di lavoro professionale svolto in forma associata: d)studi associati concollaboratori, apertinon soloa commesse
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nazionali ma sempre più orientati all’internazionalizzazione(soprattutto nella categoria professionale degli architetti);e) studi associati o società di consulenza fra professionisti(nondi radoappartenenti adiversi gruppiprofessionali) chehannocomeobiettivoprincipale l’abbattimentodeicostivividell’attività (ad esempio, le spese dello studio o di un aiutoamministrativo)eilreciprocosostegno.l’analisideiconsulentimostra la stessa progressiva differenziazione tra figure dellalibera professione. Differentemente dagli architetti, tuttavia,essisitrovanoadagireinunmercatofortementeduale,segnatodaunnumerolimitatodigrandiimpresespessostraniere(cheoperanoinItaliaconfiliali locali3)eunamiriadedipiccoleemicroimpreseindividuali.Questaconfigurazionerispecchiaunaclientelaanch’essaduale:illavoroindipendenteindividualeelepiccoleemedieimpresediconsulenzahannocaratterelocaleehannocomedestinatariprivilegiatilepiccoleemedieimpreseitaliane,soprattuttodelmanifatturiero,mentrelecorporationservono le grandi imprese e agiscono su scala internazionale[Falivaepennarola1992].
In conclusione, da un lato gli architetti, lavoratori indi-pendenti insensotradizionale,sonospintiadabbandonare ilclassico modello di libera professione per consolidare formeorganizzativeentrolequalierogareleproprieprestazionipro-fessionali,piùadattearesistereallaconcorrenzadiunmercatosaturo e affollato;dall’altro lato, crescono lepiccole emedieimprese di consulenza a livello locale, che si affiancano e sicompenetranoconil lavoroindipendenteinsensostrettopervenireincontroalladomandadiserviziprofessionaligeneratadallepmiitaliane.Questofattoevidenziacomelaframmenta-zione e la molecolarizzazione delle attività professionali, chesono forse i tratti comunipiùevidenti tra ledueprofessioni,dipendano solo inpartedall’organizzazionedel sistemadelleprofessioni,mapiù spesso siano strettamentecorrelateaunastrutturaeconomicaeproduttivacherendeledimensionipic-coleemicroidealipercatturare ibisognidellamaggiorparte
3 InItalia,solo35impresediconsulenzahannopiùdi50addetti(0,2%del totale): esse sviluppano il 40% del fatturato e impiegano quasi il 23%degliaddetti.lemicrosocietà (sinoa2addetti) rappresentano l’84,8%deltotaledelleimprese[Assoconsult2011].
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delleimpreseeconomicheitaliane,anch’essecaratterizzatedaridottedimensioni.
per analizzare le possibili convergenze e differenze tra lediversefigureprofessionalianalizzate,sifaràprimariferimentoalpercorsodiavviamentodiattivitàindipendentee,inseguito,verràpropostounapprofondimentosullavalenzadellastrutturaorganizzativacomeformadibrandperaffermarsisulmercato.
4.1. Avviare l’attività e posizionarsi nel mercato: risorse e strategie
Ilproblemadellerisorseorganizzativeattivateemergenelleprimefasidellatransizioneversounacondizioneindipendente.Ingenerale,leproblematicheconnesseallerisorseperavviarel’attività emergono chiaramente nell’esperienza di chi operaautonomamenteoinpartnership,mentresonoquasideltuttoassentinellapraticadiprofessionisti inseriti inorganizzazionipiùcomplesse,comegliarchitettiimpiegatiinstudidigrandidimensionioicollaboratoridigrandisocietàdiconsulenzacheprestanolalorooperacomepartitaIva.Ènell’eventualefasedipassaggiodallacondizionedimonocommittenza(adesempio,quelladelcollaboratorediunostudiodimedia-grandedimen-sioneoconsulentediunapubblicaamministrazione)aquellodiliberoprofessionista,infatti,cheiltemainiziaadaffiorare.
Ingenerale,lerisorsematerialiutilizzatedaiprofessionistipermettersiinpropriosonopiuttostomodesteacausadiunacontenuta immobilizzazione di capitali per dare avvio all’at-tività, almeno nella sua fase embrionale: i professionisti perlavorarehannobisognodiuncomputer,unaconnessioneadsl,untelefonocellulare, l’agenda, l’auto.perquestaragioneessinonhannobisognodiparticolarisupporti finanziaridapartedellafamigliad’origine,nésidevonoindebitareconbancheoaltreistituzionifinanziarie.
Inquest’ottica,l’ufficioèsemplicementeuncostodirappre-sentanzaemoltitraiprofessionistiintervistatihannopreferitodedicareunlocaledellapropriacasaallagestionedell’attivitàlavorativa, aprendo a fenomeni quali la domestication [bolo-gna e Fumagalli 1997]. tuttavia, con il concretizzarsi dellanecessità di uno spazio di lavoro autonomo, spesso legata aunampliamentodelparcoclienti,laricercadiunpartenariato
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diviene piuttosto diffusa per una ripartizione sostenibile deicosti;inoltrel’organizzazionediventaunostrumentoutileperattirare commissionipiùnumerose egestire carichidi lavoropiùsostenuti.
Infatti, il nodo fondamentale per la sopravvivenza sulmercato è la costruzione di un meccanismo di notorietà chesicostituiscecomeilprincipalemeccanismodicredenzialismodaspenderesulmercato.Questopermettediavviareilcirco-lo virtuoso del passaparola, che rappresenta una garanzia disopravvivenzainunmercatoaffollatoedèlaprimarisorsasucuibasare lacompetitività,acuipoisegue lacostruzionee ilmantenimento di un network di contatti e conoscenze, chepermettediallargarelapropriacerchiadipotenzialiclienti.
Sebbene diversi studi confermino il legame tra l’attivitàprofessionaledeigenitoriedeifigli, leappartenenzefamiliaridelle persone intervistate non sembrano costituire un verofattore di vantaggio in senso assoluto, visto che l’estrazionesocialedei soggetti intervistati solo inparte vede lapresenzadiprofessionistinella famigliad’origine.tuttavia,soprattuttopergliarchitettilaprovenienzafamiliaresembragiocareancoraun ruolo di differenziazione interna al gruppo professionale.Subentrare all’interno di uno studio già ben posizionato nelmercato locale offre la possibilità di inserirsi in network giàstrutturati,cosìcomepotercontaresulcapitalesocialegaran-titodaunaretefamiliarebeninseritanelcontestolocalepuòrappresentareunvantaggiocompetitivonontrascurabile.
4.2. L’organizzazione come brand e sistema di credenzialismo
perlamaggiorpartedeiprofessionistichenondispongonodiretidirelazionegiàstrutturate,l’aspettochemaggiormenteemergenelprocessodiaffermazionesulmercatoèlafaticadicostruirsi una reputazione edeinetwork. Su questo versantel’esperienzadegliarchitettinonsidifferenziaparticolarmenteda quella dei consulenti, nonostante una maggiore formaliz-zazione degli skills che questi professionisti possiedono. Sianel casodei consulenti che inquellodegli architetti, assiemeaun solidobagagliodi conoscenzacostantementeaggiornataeuna reputazioneprofessionale riconosciuta, è lacapacitàdi
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costruire e mantenere nel tempo un network di relazioni so-lido,conpotenzialiclientieconaltricolleghi, lacompetenza principalecheconsenteal lavoratorediposizionarsi inmodostabilesulmercato.
unadellestrategiepiùefficaciinquestosensoèlegataallacostruzionediunareputazione«più»istituzionalizzata,grazieall’ancoraggiochevieneoffertodaassociazioni(raramente)odabrandsocietari(piùspesso).l’avviodiunapartnershipfraprofessionistidivienequindiunasortadigaranzia,unmarchiocapacedirassicurareeattrarrelacommittenza,aprezzituttosommato contenuti: quando decidono di avviare una vera epropriasocietà,questaspessoè«liquida»elasuaunicaconcre-tizzazionespazialeèall’internodelweb,doveesistevirtualmentenelsitoInternetenellemailcheisocisiscambiano.
pertanto, al contrario del lavoro salariato, una grandepercentualedeltempodilavorovienededicataallagestioneealmantenimentodelleproprierelazionipersonali,maancheatuttequelleoperazionichevengonosvoltepreepostcontratto.Questeoperazionisisommanoallagestionepiùcomplessivadituttelefasichecompongonol’attività,dalreperirecommittentieclienti,condurrelediversefasiprogettualideilavori,gestirela propria situazione contabile, al non trascurabile impegnodella riscossione dei crediti: tutte operazioni che esulano dallavoro«fatturabile»insensostrettoalcliente[ibidem].
ladifficoltàdicoordinamentodelleattivitàelanecessi-tà di ridurre la quota che ciascuno deve svolgere di questolavoro«improduttivo» sonoulteriori motivi che conduconoi professionisti a lavorare in partnership: non di rado i socidividono i compiti tra loro sulla base delle specifiche atti-tudinipersonali, soprattuttoperquanto riguarda le fasipiùtecnicheomanagerialidellaprofessione.nelleesperienzepiùstrutturate,siricorreall’assunzionedipersonaleamministra-tivo per un aiuto nel disbrigo delle pratiche burocratiche:molte organizzazioni di professionisti impiegano una o duefigure amministrative con contratti standard; nuovamentequestoausilioèeconomicamentesostenibile,selespesedellacollaborazione vengono divise fra più professionisti. Infine,la presenza di più professionisti all’interno di uno studiorappresentaunelementodi indubbiovantaggionell’attrarrerisorse,nonsolo in terminidibrandemarketing,maanche
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poichérisultapiùsemplice risolvere situazionicomplesse intempiaccettabiliper iclienti.
Insintesi,emergequindiunquadropiuttostoambiguodellerelazioni fra autonomia e imprenditorialità. Se l’autonomia èfineomezzoperrealizzarelapropriavocazioneprofessionale,l’organizzazione in network di varia intensità è prerequisitoessenzialepersopravvivereeaffermarsiinunmercatosemprepiùcompetitivo.peresserecompetitivicomeliberiprofessio-nisti, non basta essere portatori (o portatrici) di un bagagliodi conoscenze adeguate, ma è anche necessario acquisire ca-pacitàimprenditorialitalidagestirequestocomplessosistemadiequilibri.
5. Liberi professionisti in cerca di organizzazione
l’obiettivo di questo capitolo è stato quello di mettere afuocoleprincipalitrasformazionietensionichecaratterizzanol’attualesituazionedeiprofessionistidicetomedioindipendenteinItalia: laprospettiva interpretativa inizialecihaportatoadanalizzareinprofonditàlacondizionediduegruppi(architettie consulenti) caratterizzati da livelli di regolazione pubblicadistinti,nellaconvinzionecheildiversogradodiistituzionaliz-zazionesiripercuotasensibilmentesulriconoscimentosociale,sullacondizioneoccupazionaleesullaprotezionedairischi.
I risultati dell’indagine hanno solo in parte confermatoquest’ipotesiiniziale.Èindiscutibilecheesistanofortidisparitàneltrattamentodigruppiprofessionalidiversamente«visibili»ericonosciutidallostato,nonsoloneiterminidiunadisegualeregolazione pubblica, ma anche nella differente capacità dipressionepoliticadicuisonodepositarieleduecategorie.lapressione che, a livello locale e nazionale, è esercitata dagliordiniprofessionalièunostrumentodiproduzionenormativaetecnicacapace,almenoinparte,dicondizionareilmercato(adesempio,l’introduzionedell’obbligatorietàdialcunecertifica-zioninelsettoreedilizio)eallostessotempoistituzionalizzarel’interventodiquestacategorianeldibattitodellaregolazionedell’attività professionale (ad esempio, la recente discussionesullariformadelleprofessioni).laquasitotaleassenzadirap-presentanza politica e professionale dei consulenti, ovvero la
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loro«invisibilità»agliocchidellostato,invece,nonconsenteaquestacategoriadipartecipare,neppureindirettamente,all’ela-borazionedidecisionichepossonoinfluenzareilmercatoolaregolazionepubblicadellaloroattivitàprofessionale.
Illivellodiriconoscimento istituzionalenonsembra,tuttavia,necessariamentecorrelatoaunriconoscimento socialeelevato.Seoriginariamentegliordiniprofessionalieranostatiistituitiperassicurareuncontrollo(internoedesternoalgruppoprofessio-nale)sull’espletamentodifunzionidipubblicautilitàedallefortiricadutesociali,vatuttaviaricordatocheeranostaticoncepitianchecomestrumentoperconquistarericonoscimentosocialedapartedeiprofessionisti[malatesta2006].Ilcasodegliarchitettiitalianimostra,tuttavia,chequestasecondaricadutaèlimitata,giacchégliarchitettilamentanoundebolericonoscimentosocialedell’utilitàespecificitàdellaloroprofessione,soprattuttosesiconfrontalasituazioneitalianaconicontestinazionalidoveladefinizionedellecompetenzeèassaipiùstringente.Allostessotempo, i consulentinon rivendicanoun loro ipoteticodirittoaistituireunordinepostoallatuteladiutentieprofessionistiperalmenodueragioni:unamotivazioneèrelativaalcontenutodel loro lavoro che, essendo immateriale e costantemente indivenire,èdifficiledaconfinareinunsaperedicuivorrebberoavere ilmonopolio;unasecondaragioneèrelativaallascarsafiduciacheiconsulentidepongononell’istituzioneordinisticacomestrumentoperpromuoverericonoscimentosocialeetutelapubblicadelleattivitàprofessionali.
lacondizionedeiprofessionistiinItalianonsembrainter-pretabile solo sulla base di queste due dimensioni; nel corsodella ricerca è emersa, con particolare evidenza, la rilevanzadelle forme organizzative che caratterizzano la condizione la-vorativadeiprofessionistiedellestrategiemesseincampoperrafforzareretierelazioni.Seiltemadellacapacitàdicostruirerapportifiduciaristabilieremunerativiconiclientièdasem-pre stato centrale nell’agire dei gruppi professionali, quelloche sembra assumere sempre maggiore rilevanza è il fatto dioperare all’internodinetworkprofessionalipiùomeno fortie/oistituzionalizzati.
Questoaspettosembrainfattiripercuotersisuvariedimen-sionidell’esperienzaprofessionale,maanchesuidiversilivellidiprotezionedairischipersonali.perquantoriguardal’aspetto
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professionale,l’associazionefraliberiprofessionisti,ancheconcompetenzediverse,èunefficacestrumentodiabbattimentodeicostidell’attivitàedicostruzioneemantenimentodinetworkprofessionali; inoltre può svolgere un’importante funzione diconsolidamentodellareputazioneattraverso lostrumentodelbrand.perquantoriguardagliaspettisociali,puòrappresentareun’importanterisorsadaspendereperfronteggiareinmanieraefficaceirischipersonalidell’attivitàindipendente,inuncon-testodiprotezionisocialiassailimitatoperiprofessionisti,inparticolareperledonne.l’alboprofessionale–perchivipuòaderire–puòcostituireunamodalitàperaccedereaunsistemadiwelfareprivilegiatorispettoalsistemadellagestionesepa-rata;tuttavia,bisognaanchericordareche,oltreallostrumentoistituzionale(quandoaccessibile),iprofessionistiricorrono,piùche alle protezioni offerte dal mercato (quali possono esserele assicurazionio lepensioni integrative) alladisponibilitàdicura e supporto finanziario offerte dalle famiglie. A ciò, perchinonoperaindividualmentesulmercato,puòeventualmentesommarsilaprotezioneaggiuntivadellastrutturaorganizzativa.lecommessepossonoessereportateavantiegestitedaisoci,sianelcasodellamaternitàchenelcasodimalattieoinfortunichepossonoescludereperbreviopiùlunghiperiodidallavo-ro.l’organizzazionepuòquindi essereconsideratacomeunaparticolare forma di protezione sociale «fai-da-te». tuttavia,l’essere inseriti in un’organizzazione può anche costituire unvincoloall’autonomia.Èilcasodeiprofessionistimonocommit-tentiedeconomicamentedipendenti[perulli2003],categoriachealsuointernosidifferenziasensibilmentedaunpuntodivista reddituale, ma che è fondamentalmente accomunata daunalimitatapossibilitàdiacquisireclientiinformaautonoma.
In sintesi, in una condizione caratterizzata dall’assenzadi richiesta di tutela istituzionale attraverso la costituzione oil rafforzamento degli ordini e da una debolezza strutturaledell’associazionismoorganizzato,i liberiprofessionisti italianinon sembrano esclusivamente orientati alla ricerca di solu-zioni individuali (privateofamiliari)airischipostialla liberaprofessionedaunmercatofortementecompetitivo.essisonoattivianchenellacostruzionediformeorganizzativeflessibili,checoncedano ilgiustomargine fraprotezionedai rischidelmercatoesalvaguardiadell’autonomia.nellestoriecheabbiamo
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raccolto iprofessionisti ricorronoall’organizzazione inmodostrategico al fine di proteggersi, rendersi visibili e garantirsi,nelcontestodiunaregolazionepubblicachestentaa leggereletrasformazioniinattonelmondodellavoroeinunmercatosoggetto a cambiamenti repentini, difficilmente affrontabilinell’ambitodiunacondizioneprofessionaledi totaleautono-mia, per come viene tradizionalmente intesa dal concetto di«liberaprofessione».
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Finito di stampare nel mese di maggio 2012dalle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino
Stampato su carta Arcoprint Milk di Fedrigoni S.p.A., prodotta nel pieno rispetto del patrimonio boschivo
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601. Luisa Molinari, Alunni e insegnanti. Costruire culture a scuola602. Ilaria Madama, Le politiche di assistenza sociale603. Riccardo Brizzi, L’uomo dello schermo. De Gaulle e i media604. Tra vecchio e nuovo regime. Il peso del passato nella costruzione della
democrazia, a cura di Pietro Grilli di Cortona e Orazio Lanza605. Giuseppe Cambiano, Perché leggere i classici. Interpretazione e
scrittura606. Votare in Italia 1968-2008. Dall’appartenenza alla scelta, a cura
di Paolo Bellucci e Paolo Segatti607. Aris Accornero, Quando c’era la classe operaia. Storie di vita e
di lotta al Cotonificio Valle Susa608. Anna Maria Giannini - Roberto Sgalla, Giovani e legalità609. Lorenzo De Sio, Competizione e spazio politico. Le elezioni si
vincono davvero al centro?610. Luigi Pellizzoni, Conflitti ambientali. Esperti, politica, istituzioni
nelle controversie ecologiche 611. Angelo Paletta, Scuole responsabili dei risultati. Accountability
e bilancio sociale612. Guido Baglioni, La lunga marcia della Cisl. 1950-2010613. Giorgio Caravale, Il profeta disarmato. L’eresia di Francesco
Pucci nell’Europa del Cinquecento614. Domenico Perrotta, Vite in cantiere. Migrazione e lavoro dei
rumeni in Italia615. Bernardo Giorgio Mattarella, La trappola delle leggi. Molte,
oscure, complicate616. La finanza pubblica italiana. Rapporto 2011, a cura di Maria
Cecilia Guerra e Alberto Zanardi 617. Rocco Sciarrone - Nicoletta Bosco - Antonella Meo - Luca Storti,
La costruzione del ceto medio. Immagini sulla stampa e in politica
STUDI E RICERCHE
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618. Domenico Letterio, Tocqueville ad Algeri. Il filosofo e l’ordine coloniale
619. Manuela Naldini - Chiara Saraceno, Conciliare famiglia e lavoro. Vecchi e nuovi patti tra sessi e generazioni
620. Massimo Paci - Pugliese Enrico, Welfare e promozione delle capacità621. Diego Quaglioni, Machiavelli e la lingua della giurisprudenza.
Una letteratura della crisi622. Renato Filosa - Giuseppe Marotta, Stabilità finanziaria e crisi.
Il ruolo dei mercati, delle istituzioni e delle regole623. Sandro Chignola, Il tempo rovesciato. La Restaurazione e il
governo della democrazia624. Luigi Anolli - Fabrizia Mantovani, Come funziona la nostra
mente. Apprendimento, simulazione e Serious Games625. Riccardo Bellandi, Il Consiglio supremo di difesa. Storia,
organizzazione, attività626. Agostino Bistarelli, Gli esuli del Risorgimento627. Riccardo Rosolino, Il giusto prezzo. Mercati e giustizia in una
città d’ancien régime. (Corleone, secoli XVI-XVII)628. Carlotta Ferrara degli Uberti, Fare gli ebrei italiani. Autorap-
presentazioni di una minoranza (1861-1918)629. Decisioni ed emozioni. Come la psicologia spiega il conflitto tra
ragione e sentimento, a cura di Guglielmo Bellelli e Raffaella di Schiena
630. Daniela Piana - Antoine Vauchez, Il Consiglio superiore della magistratura
631. Stefano Giubboni, Diritti e solidarietà in Europa. I modelli sociali nazionali nello spazio giuridico europeo
632. Fabrizio Di Mascio, Partiti e Stato in Italia. Le nomine pub-bliche tra clientelismo e spoils system
633. Michela Balconi, Far capitare le cose. Pensiero e azione nelle neuroscienze cognitive
634. Paolo Magaudda, Oggetti da ascoltare. HiFi, iPod e consumo delle tecnologie musicali
635. Disuguaglianze diverse, a cura di Daniele Checchi 636. Giacomo Bosi, Fondi mutualistici. Un’analisi giuridica ed eco-
nomica637. Valeria Ottonelli, I principi procedurali della democrazia638. Cristian Vaccari, La politica on line. Internet, partiti e cittadini
nelle democrazie occidentali639. Partite Iva. Il lavoro autonomo nella crisi italiana, a cura di
Costanzo Ranci