Cooperiamo per un mondo migliore STEFANO ZAMAGNI · 37 Giovani: meno pregiudizi e più fiducia Qui...

52
Cooperiamo per un mondo migliore CONTRIBUTI PAT Alle coop il 4% >29 OPPORTUNITÀ Arriva il fondo partecipativo >42 IDEE PER IL FUTURO La Federazione dei cooperatori >44 6 STEFANO ZAMAGNI Giovani, vi spiego perché cooperare 30 GUIDO CONCI Mezzacorona, 40 anni di lavoro POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - www.cooperazionetrentina.it . carta ecologica 4 - APRILE 2012

Transcript of Cooperiamo per un mondo migliore STEFANO ZAMAGNI · 37 Giovani: meno pregiudizi e più fiducia Qui...

Cooperiamo per un mondo migliore

C O N T R I B U T I P A T

Alle coop il 4% >29

O P P O R T U N I T à

Arriva il fondo partecipativo >42

I D E E P E R I L F U T U R O

La Federazione dei cooperatori >44

6S T E F A N O Z A M A G N I

Giovani, vi spiego perché cooperare

30G U I D O C O N C I

Mezzacorona, 40 anni di lavoro

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - www.cooperazionetrentina.it . carta ecologica

N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

2C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 6 - G I U G N O 2 0 1 0

FEDERAZIONE TRENTINA DELLA COOPERAZIONE - TRENTO

Progettiamo e arrediamo spazi di lavoro su misura delle vostre esigenze, proponendo soluzioni sempre innovative, funzionali e di grande impatto estetico.

Buoni manager per

governare il futuro

109

Etica? Pensare agli altri

8

Cooperazione come bene

comune

La crisi come

opportunità

11

N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatriceDirce Pradella

Comitato di RedazioneCorrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.

Hanno collaboratoCarlo Borzaga, Miriam Branz, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Umberto Folena, Laxmi Fumanelli, Alberto Ianes.

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUoVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: € 3Abbonamento annuale (11 numeri): € 30Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15

Promozione 2010Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà.

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

EDITORIALE

03 Cosa portiamo a casa da Riva

IN PRIMO PIANO

04-11 Cooperiamo per un mondo migliore: due giorni di convegni e incontri a Riva del Garda organizzati dalla Cooperazione Trentina in occasione dell’anno internazionale delle cooperative. Una full immersion con Stefano Zamagni, Giulio Sapelli, Mauro Magatti, Pierluigi Celli, Alberto Conci, Leonardo Becchetti. E poi tavole rotonde, protocolli d’intesa. Perché la riflessione fa crescere con responsabilità e consapevolezza.

NEWSCOOP

13 Zone turistiche, “tengono” gli acquisti

14 GSH, trent’anni in un libro

15 Risto3 Party, dalla Slipegada agli ordini online

16 Roverè, volti nuovi in Cantina

17 Serate a Mezzolombardo e a Borgo con don Farina

20 Conciliazione, Trento esporta buone prassi

21 Filiale ‘verde’ a San Michele

22 Cassa di Pergine: il futuro passa dall’io al noi

23 Un modo nuovo per investire sui giovani

24 Le borse di studio nelle Casse Rurali Trentine

25 Casse Rurali affianco al Mart

26 Mandacarù riorganizza la rete delle botteghe

27 Area “Girelli” diventerà uno studentato

CULTURA COOPERATIVA

Contributi 29 Contributi alle cooperative? Non più del 4%

Il racconto 30 Guido Conci: "Mezzacorona, un lavoro lungo quarant’anni"

Welfare32 10 Passi per un nuove welfare

Nuove leggi 34 Regole più severe per il gioco d’azzardo Buone prassi 37 Giovani: meno pregiudizi e più fiducia

Qui Europa 38 Più cooperative per crescere

C’è del nuovo 39 Più salute sul posto di lavoro

Libri40 La cooperazione spiegata ai miei figli

41 Le nostre vite senza ieri

L’esperto risponde 43 Arriva il fondo partecipativo

OPINIONI

Botta e risposta44 Ianes: Federazione dei cooperatori: per stare vicini contro la crisi

45 Schelfi: Federazione della Cooperazione perchè la società è il cuore

Economia 46 Informazione, leva della partecipazione (e della democrazia)

Orizzonti47 Corruzione e assuefazione

La porta aperta 48 Cooperare? Dà felicità

Le banche si chiudono in difesa?

Trento, via Vannetti 1 www. cooperfidi.it tel. 0461260417

Apertura al pubblico lunedì / venerdì 8.30 - 12.30 e 14.30 - 17.00.Gradito l’appuntamento.

Cooperfidi opera dal 1980 a favore della Cooperazione e dell’Agricoltura del Trentino. Eroga garanzie, che agevolano l’accesso al credito bancario, aiutando i Soci a reperire i finanziamenti alle migliori condizioni di mercato. Possono associarsi Cooperative di ogni settore e Aziende Agricole, con sede in Trentino.

s e s e i s o c i o , s e i T r A n q u i l l o .

LA COOPERAZIONE TRENTINA 210X280.indd 1 02/11/09 17:25

EDITORIALE

CosaportiamoacasadaRivaAbbiamo fatto un azzardo e un po’ tremato ma, alla fine, possiamo dire che il Convegno di Riva del Garda dal titolo “La cooperazione per un mondo migliore”, è stato un successo.Abbiamo voluto aprirlo con la mattinata dedicata ai ragazzi delle scuole superiori, ai loro docenti, ai loro dirigenti e ai loro genitori. E’ stato molto importante e, speriamo, di aver contribuito a “seminare”. La parte dove i giovani studenti sono stati i protagonisti è stata molto bella ed entu-siasmante. La fatica di due giorni di relazioni e interventi è stata sopportata da moltissimi coope-ratori attenti e la cosa ci riempie di soddisfazione perché la forte riflessione era diretta a noi soci. Si è scelto di valorizzare l’anno della cooperazione non attraverso una celebrazione ma puntando sull’a-nalisi della situazione a livello macro e sui compiti nuovi o rinnovati che la proposta cooperativa ha di fronte.Tutti gli autorevoli intervenuti nel convegno hanno sostanzialmente concordato sul punto che sempre di più viene riportato in evidenza da filoni di pensiero fra loro anche molto diversi ma che hanno al centro la preoccupazione intorno alla libertà degli uomini e delle donne, sulla attenzione da focalizzare circa i bisogni della persona, sull’im-pegno per la non emarginazione e la povertà di ampie fasce della popolazione mondiale. Oggi le grandi religioni e quelle minori, il pensiero sociale laico, l’economia e la politica alte, convergono sulla convinzione che o riusciamo ad apportare sostanziali riforme alla logica della accumulazione, alle modalità della crescita e cerchiamo di ragio-nare e concretizzare stili di sviluppo che effetti-vamente vadano a beneficio della maggioranza, oppure, se la strada è unicamente questa che conosciamo, la certezza è che, prima o poi, si va a sbattere e violentemente.La “pratica cooperativa” deve prima affiancar-si e progressivamente sostituire la “pratica della

competizione”. Abbiamo visto che anche con le più buone intenzioni il mercato è difficilmente regolabile. Tutta la discussione sulle norme da applicare al mercato è sostanzialmente falsa. Il mercato capitalistico è questo. La storia ha dimo-strato che ci possono essere altri tipi di mercato e mi riferisco alla situazione precedente l’avvento della industrializzazione, ma sono per l’appunto “altri”. Quindi se pensiamo a qualche cosa di libe-ro ma diverso, la forma che si evidenzia in prima istanza è la cooperativa.Il contrario esatto della posizione residuale che si vorrebbe riservarle. Un’altra questione è uscita con forza e trova conferma anche nella “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI. Dice l’enciclica: Va tuttavia sottolineato come non sia sufficiente progredire solo da un punto di vista economico e tecnologico. Bisogna che lo sviluppo sia anzitutto vero e integrale. L’uscita dalla arretratezza econo-mica, un dato in sé positivo, non risolve la com-plessa problematica della promozione dell’uomo. Il perseguimento, da parte del movimento coo-perativo, del pensiero globale come “superiore” e necessario rispetto al pensiero tecnologico e specialistico, è anch’esso un modo per affrontare la realtà non solo dal punto di vista del desiderio dei mercati, che sono soggetti in carne e ossa con pre-cise ideologie e strategie di accumulazione, ma da quello delle persone comuni e delle loro legittime aspirazioni ed esigenze.Per l’autunno abbiamo messo in cantiere ulteriori spazi di pensiero in occasione anche del 120esimo anniversario della Cooperazione di Credito Trentino. Crediamo sarà necessario che le con-siderazioni sulla concretezza cooperativa si tra-sformino in ragionamenti e comunicazione circa il peso economico effettivo della cooperazione nel contesto del nostro territorio e sulle strategie necessarie per consolidarla ulteriormente.

[email protected]

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

3

La cooperazione come risposta ai fallimenti del mer-cato e alle crisi della società? Scordatevelo, non è di questo che si è parlato a Riva del Garda. No al model-lo che vorrebbe la cooperazione correre in aiuto alle società di capitale che licenziano ai primi segnali di crisi, no ad una cooperazione emarginata a fare da supplenza per i periodi critici, e magari tornare nell’o-blio quando le cose vanno bene.Sì invece ad una cooperazione che interpreta con lucidità, innovazione e responsabilità una società alla ricerca di nuovi valori ed orizzonti, che si interroga sul proprio modello e ridefinisce la propria missione.In realtà anche la crisi di cui stiamo vivendo le fasi più drammatiche ci insegna che serve una visione nuova del vivere civile, del fare impresa, dell’essere in rapporto con gli altri. “L'impresa capitalistica da sola non ha futuro, serve la diversità”, ha detto lo storico dell’economia Giulio Sapelli, uno dei relatori di punta al convegno di Riva. “Le società non stanno insieme sui conflitti, serve l'amore gli uni per gli altri. Il bene comune consente al mercato di funzionare, lo tempera. Le società funzionano bene se hanno una economia polifonica”.Lo hanno spiegato bene illustri studiosi che si sono avvicendati sul palco. Mauro Magatti, preside di Sociologia alla Cattolica di Milano, non nasconde che “i livelli di diseguaglianza sono aumentati in tutti i paesi occidentali. È come se le economie mature avessero segato il ramo su cui erano sedute”. Veniamo fuori da un ventennio in cui i tecnicismi ci hanno abituato ad avere tutto. La finanza che correva dietro

ai debitori ha provocato alla fine la bolla immobiliare negli Stati Uniti, quando i debitori non sono più riusciti a pagare i loro debiti. Con le conseguenze a tutti note. E allora, come si fa a tenere su l'economia e ripagare il debito nello stesso tempo? Di nuovo Magatti: “la solidità della crescita economica passa attraverso lo sviluppo di una comunità. Occorre delineare un nuovo orizzonte di senso, sapendo che la crescita della società non può significare espansione. Essere compe-titivi è una condizione necessaria, ma non può essere la motivazione”.Centrale sarà sempre di più il tema delle alleanze. Occorre individuare, oggi nuove categorie di beni da mettere accanto a quelli materiali: ad esempio l'am-biente, la qualità della vita, i beni relazionali. Tanto spazio che è ancora inesplorato, e sui cui la coopera-zione ha molto da dire.Un economista tra i più convinti della validità del modello cooperativo come Stefano Zamagni ha spie-gato molto bene a quattrocento studenti trentini la specificità cooperativa rispetto all’impresa capitali-stica. “il capitalista massimizza il profitto, il coope-ratore condivide i fini. Nell’azione comune ognuno mantiene la titolarità delle proprie azioni, di cui è responsabile”.

La(bio)diversitàcooperativa,unvalore“La filosofia cooperativa è moderna e post moderna

Cooperazione,unmodelloattualeecredibileDue giorni per approfondire il modello cooperativo. E per riflettere sulla sua attualità. Riva del Garda ha ospitato il convegno sulla cooperazione nell’anno internazionale proclamato dall’onu. Una visione del mondo che ha ancora molto da dire alla società in crisi economica e di valori.

di Walter Liber

Le interviste ai protagonisti dell’evento sono visibili sulla web tv all’indirizzo: www.cooperazionetrentina.tv

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

4

IN PRIMO PIANO | 2012 anno della cooperazione

– ha ricordato il direttore della Federazione Carlo Dellasega introducendo la tavola rotonda internazio-nale sulla diversità cooperativa – gli individui vincono se stanno insieme”. “Stiamo passando da un modello economico interamente basato sul mercato – ha osservato Carlo Borzaga, presidente di Euricse – a un altro modello dove, probabilmente, consumeremo meno beni e dove la domanda di qualità sarà maggiore della quantità”.Maria Mercedes Placencia, sottosegretario al ministero dello sviluppo sociale dell’Ecuador, ha portato l’e-sperienza del paese sudamericano in cui il modello cooperativo di economia solidale rappresenta l’ossa-tura di un grande progetto di sviluppo economico e sociale. In Ecuador, su quasi 22 mila società di eco-nomia popolare e solidale, il 31% è cooperativa pari a 6.979 realtà. Rappresentano il 40% dell’occupazione nazionale.In Inghilterra, negli ultimi vent’anni, si è assistito a un autentico rinascimento delle cooperative. Tutto è partito dalla creazione di una banca cooperativa. “Quell’esperienza – ha affermato Linda Shaw, vice-direttrice di Co-operative College di Manchester – ha fatto da traino per un revival di questa forma di impresa che esprime numeri importanti in particolare nel settore del consumo”.“Sostanzialmente i vantaggi della presenza coope-rativa nel mercato – ha concluso Borzaga – sono riassumibili nella maggiore libertà data alle persone, nell’avvicinare la produzione ai bisogni reali, nel garantire livelli di concorrenza più elevata a beneficio del consumatore”. Borzaga ha anche dimostrato con i numeri che laddove, in Italia, c’è maggiore intensità di credito cooperativo, il tasso di interesse dei prestiti cala e l’interesse sui depositi cresce a tutto vantaggio del risparmiatore.

Tempo di lettura: 4’20’’

“Il Trentino è Comunità autonoma. Cercheremo il consenso per cambiare la Costituzione e definire meglio il nostro modello. Noi non siamo una provincia, siamo una comunità che ha nel suo Dna la capacità di autogovernarsi”. Parole di Lorenzo Dellai, pronunciate dal palco di Riva del Garda alla tavola rotonda su cooperazione e autonomia. Dellai ha rilanciato la modernità del modello trentino: “Siamo i portabandiera della concezione moderna ed autonomista dello Stato, non un'anomalia”. In precedenza il professor Gianfranco Cerea, ordinario di Scienza delle finanze presso l’Università di Trento, aveva concluso il suo intervento con una ‘provocazione’: “Il modello che abbiamo messo in piedi crea ricchezza, ma meno che altrove. È tempo che il pubblico faccia un passo indietro come produttore di molti servizi pubblici. Per quale motivo i bacini montani o le strade provinciali devono essere gestiti da dipendenti provinciali e non da privati, ad incominciare dal privato cooperativo?”. “La cooperazione deve essere in grado di affrontare sfide nuove – ha chiosato lo storico Andrea Leonardi - tutte le volte che ha messo in campo le proprie potenzialità, è stata in grado di raggiungere traguardi importanti: dal credito all’elettrificazione delle vallate, fino alla new economy. Sfide che sembravano impossibili”. Purché – ha avvertito Heiner Nicolussi Leck, presidente di Raiffeisenverband Südtirol – le cooperative non vengano calate dall’alto”. Il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi ha concluso il convegno sottolineando la bontà e la solidità del modello trentino: “la nostra esperienza è stata straordinaria, cooperazione ed autonomia rappresentano il binomio su cui si regge il Trentino. Noi dobbiamo esserne consapevoli e pronti a portare il nostro modello autonomistico e cooperativo verso altri territori. Il Trentino è pronto ad affrontare nuove sfide imprenditoriali. E la cooperazione è pronta a mettersi in gioco”.

AUTONOMIA E COOPERAZIONE

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

5

IN PRIMO PIANO | 2012 anno della cooperazione

Lavorare in una cooperativa è una scelta di giustizia, che esprime libertà e porta alla felicità. Ha detto così il professor Stefano Zamagni ai 400 studenti trentini che si sono recati a Riva del Garda con i loro insegnanti per ascoltare la lezione dell’economista. Sul palco, prima di lui, i ragazzi avevano presentato i loro pro-getti di educazione cooperativa portati avanti nelle scuole dalla Federazione insieme alla Provincia.

Giustizia,libertà,felicità“Un giovane che ama la giustizia farà fatica a lavorare nelle imprese di tipo capitalistico – ha detto l’econo-mista –. Le diseguaglianze sono fortissime: chi vince diventa super-ricco, chi perde viene annientato. I gio-vani sono per natura avversi alle ingiustizie e non pos-sono avere l’efficienza esasperata come unico obietti-vo di vita”. E poi la libertà. “La vera libertà non è quel-la di scegliere ma di poter scegliere. Chi ama la libertà ne accetta di rischi. Chi vuole la sicurezza vende quote di libertà e accetta il lavoro dipendente. Per questo

il modo migliore per far avvicinare un giova-ne alla cooperazione è quello di fargli amare la libertà”. Lavorare in cooperativa, poi porta alla felicità, che è cosa diversa dall’utilità, che è collegata al possesso delle cose. “La felicità riguarda le relazioni tra persone: per essere felici bisogna essere almeno

in due”. Secondo Zamagni all’interno degli ambien-ti di lavoro delle imprese capitalistiche le relazioni vengono limitate quando non addirittura evitate del tutto, perché considerate dannosi perditempo. “Così si uccide la felicità – ha detto –. La cooperazione ti consente (non garantisce) di tradurre in pratica giu-stizia libertà e felicità”.

L’originedellacooperazioneAlla base del capitalismo c’è l’idea di Thomas Hobbes secondo cui la natura umana è egoista. “In quel mondo – ha detto il professore – l’uomo è lupo con-

tro gli altri. Questa concezione di impresa è risultata vincente fino a metà dell’Ottocento, quando come reazione a quest’approccio è nata la cooperazione”. Le prime cooperative sono state di consumo: spacci alimentari che vendevano ai soci a prezzi accessibili. Una risposta contro la miseria. “Questa origine – ha spiegato Zamagni – ha avuto un effetto di trascina-mento che non ha giovato alla causa cooperativa. Ha fatto credere a intere generazioni di studiosi e di politici che la forma cooperativa fosse minore”. Lo stesso articolo 45 della Costituzione che parla di cooperazione ne cita la sua funzione sociale, perché la funzione economica è considerata appannaggio esclusivo delle imprese capitalistica: le imprese creano ricchezza, le cooperative redistribuiscono. “Allora questa differenziazione era giustificata oggi no – ha aggiunto –. Oggi dobbiamo recuperare il terreno perduto. Guai a dissociare l’economico dal sociale. È un tentativo di delegittimare. La cooperazione è una forma superiore rispetto alla capitalistica: riesce a redistribuire ricchezza mentre la produce. Se esistesse-ro solo imprese cooperative non ci sarebbe bisogno di welfare state, che è nato per il fallimento del mercato capitalistico”.

LadifferenzadellecooperativeIn ogni impresa tutti sono consapevoli che ognuno ha bisogno dell’altro; ciascuno mantiene la respon-sabilità delle proprie azioni e tutti tendono al rag-giungimento di un obiettivo comune. Nell’impresa capitalistica la comunione si ferma ai mezzi: il capi-talista vuole massimizzare il profitto, il lavoratore massimizzare il salario. Uno ha bisogno dell’altro. Nella cooperativa la comunanza si estende ai fini. Ne consegue che il modo di gestire e governare l’impresa sarà diverso: non la gerarchia ma l’autorevolezza.“Il movimento cooperativo – ha suggerito il docente – deve mettere in atto delle strategie di protezione della propria identità. La tentazione di alzare le brac-cia e trasformarsi in imprese capitalistiche è forte. L’antidoto è agire a livello culturale, anche rafforzan-do le reti, le forme di organizzazione orizzontale che fanno parlare di distretto cooperativo”.

Tempo di lettura: 3’20’’

400studentiadascoltareZamagnidi Dirce Pradella

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

6

IN PRIMO PIANO

400studentiadascoltareZamagnidi Dirce Pradella

EDUCACOOPLa cooperazione diventa a tutti gli ef-fetti una materia di studio nelle scuole secondarie di primo grado del Tren-tino. Questo è il contenuto principale del protocollo d’intesa tra Provincia Autonoma di Trento e Federazione si-glato a Riva del Garda dagli assessori provinciali Marta Dalmaso (istruzio-ne) e Franco Panizza (cooperazione) e dal presidente Diego Schelfi. “Il rapporto tra scuola e cooperazio-ne – ha detto Panizza – dura da anni e ha portato a grandi risultati, con la formazione di tante cooperative sco-lastiche ma soprattutto consentendo l’esercizio diretto di cosa significa fare cooperazione e lavorare in cooperati-va”. “Entrando nelle scuole che hanno fatto queste esperienze – aggiunge la Dalmaso – ci si imbatte in classi rimotivate nei confronti dello studio e del loro stare insieme”.Il protocollo prevede che la Federa-zione metta a disposizione l’Ufficio Educazione cooperativa, con persone, spazi e attrezzature adeguate alla gestione di servizi di consulenza e formazione per ragazzi e insegnanti. L’Assessorato all’istruzione dispone l’utilizzo di docenti e l’Assessorato alla cooperazione concorre al sostegno economico–finanziario.

UNIvERSITàContinua e si fortifica la sinergia tra Cooperazione Trentina e Università di Trento. A Riva il presidente di Promo-coop Trentina Sandro Pancher e il rettore Davide Bassi hanno firmato un nuovo protocollo di intesa che li impegna reciprocamente fino al 2018 con l’obiettivo di ampliare le occasioni di studio e approfondimento della cooperazione nei percorsi formativi accademici e di creare proposte for-mative di alto livello per i cooperatori. “vogliamo continuare – ha detto Pancher – nella collaborazione nata 8 anni fa per ripercorrere e migliorare un accordo proficuo ma non ancora pienamente realizzato. Il mondo cooperativo è fondamentale per l’economia trentina, così come l’Uni-versità. Riuscire a trovare sintonia tra questi mondi porta ad arricchimenti reciproci”. “Molti laureati – ha aggiunto il rettore – trovano lavoro nelle co-operative. E’ quindi importante che abbiano l’opportunità di conoscerne i temi, l’organizzazione, le modalità di funzionamento, anche attraverso l’esperienza diretta. La cooperazione va anche conosciuta perché si tratta di un possibile esito imprenditoriale per gli studenti che desiderano diventare imprenditori dopo aver imparato l’applicazione di nuove tecnologie”.

SCUOLA DI COMUNITàCooperazione Trentina, Consorzio dei Comuni Trentini e Acli hanno sentito il bisogno di fondare una ‘scuola di comunità’, come luogo adatto a favorire, dal basso, una più ampia, diffusa e approfondita consapevolezza e conoscenza delle caratteristiche e delle specificità della nostra Autono-mia speciale. “Si tratta – ha spiegato Walter Nicoletti delle Acli – di un’intesa programmatica che preve-de di fare della questione giovanile e della costruzione di una nuova classe dirigente una priorità. Da tre anni andiamo nei territori per formare nuovi cittadini e creare un nuovo senso di responsabilità per costruire dal basso nuova partecipazione a vari livelli dal sociale al volontariato alla cooperazione”.“Ci aspettiamo – ha aggiunto Paolo Tonelli della Federazione – di prose-guire nell’opera di ‘rialfabetizzazione’ della gente trentina nel senso di edu-cazione civica e politica. Un percorso che parte con l’educazione cooperati-va nelle scuole a arriva fino a questa scuola di comunità, che consente di tornare a ragionare su alcuni valori di fondo come cooperazione, autonomia dei territori”.

I PROTOCOLLI

L’assessore Franco Panizza: “Insegnare la cooperazione a scuola è una preziosa oc-casione data ai nostri ragazzi per conoscere la storia della nostra terra, per abituarsi a decidere e a ragionare insieme, a darsi degli organi che determinino le regole e rispondere con creatività ai nuovi bisogni della gente”.

L’assessore Marta Dalmaso: “Questi percorsi di educazione cooperativa hanno rimotivato classi nei confronti dello studio e del loro stare insieme, le hanno stimolate a trovare scopi per lavorare insieme, raggiungere obiettivi comuni, imparare le regole democra-tiche di base come il rispetto reciproco, dei ruoli e l’assun-zione di responsabilità”.

foto

Mag

rone

Uffi

cio

Stam

pa P

AT

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

7

IN PRIMO PIANO | 2012 anno della cooperazione

La cooperazione è il cuore antico dell’economia morale, quella che non ha come fine il profitto, ma il lavoro, la continuità dell’impresa, l’uguaglianza di piccoli gruppi. Parola di Giulio Sapelli, professore di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Milano, intellettuale, analista aziendale, coautore della Carta dei valori della Cooperazione trentina, profondo conoscitore del movimento cooperativo nazionale e internazionale, intervento alla due giorni di Riva del Garda. “La cooperazione – ha spiegato – è un fenomeno planetario che attraversa le ideologie e le culture che ha stesse regole fondative: voto capi-tario, limite al possesso azionario, elezione dei diri-genti”. È nei paesi arretrati e in quelli sviluppati: in Giappone e negli Stati Uniti ma anche in Marocco, in Afganistan. Anche i talebani hanno cooperative, così come le fratellanze musulmane. La religione è un motore potente per l’organizzazione della economia.“Il successo di questa formula – ha aggiunto – deriva dalla presenza di un principio aggregatore per tutti: offre una forma associata per conquistare beni che da solo non puoi raggiungere. Il credito, attraverso il risparmio, dà accesso a fondi per gli investimenti. La cooperazione, prima di essere un diritto è un dovere. Senza obbligazione morale non c’è alcuna coopera-zione. Per questo può essere un bene comune”.CooperativeedimensioniPer Sapelli le cooperative devono crescere finché rie-scono a soddisfare i principi di Rochdale. Poi basta. Una cooperativa di consumo con 2 milioni di soci è una contraddizione: non sono soci, sono consumatori affezionati. A volte la migliore innovazione è conser-vare la tradizione. “Certo – ha precisato il professore –, serve innovare con attenzione. Quaranta anni fa noi studiosi dicevamo che la cooperazione doveva essere anche impresa, quindi managerialità, efficienza e tecnicalità. Poi abbiamo esagerato: abbiamo dimen-ticato che la cooperazione vive se continua ad essere linfa dell’economia sociale”.Secondo l’intellettuale l’impresa capitalistica da sola

ha finito la sua funzione: “Sul Financial Times ogni settimana ci sono articoli scritti da economisti che si interrogano sulla fine del capitalismo. Perché non riesce a permettere il pieno impiego. In Italia la disoc-cupazione è al 20%; in Germania si ferma al 7%, ma il 40% di questa è strutturale. Questo significa che l’impresa capitalistica da sola non può più assolvere il compito di quel common good che dovrebbe diven-tare l’occupazione. Né potrà mai: la crescita dei salari degli operai porterebbe alla perdita di quel disciplina-mento sociale necessario per sfruttarli. L’economia è anche politica”.Lafinedelcapitalismo“Non so se il capitalismo sia finito – ha detto il docen-te –, ma so di certo che servono forme di mitigazione del mercato. Bisogna creare un sistema nuovo: un capitalismo temperato da altre forme di impresa. E anche nuove tipologie di cooperativa. Recentemente ho visitato a New York una nuova cooperativa, a porta chiusa. Certo non può essere proposta a un grande movimento, ma è interes-sante perché segna la possibilità e lo spazio per innovare. La ricerca della diversità ci salverà”. Per Sapelli non usciremo dalla crisi se non ci sarà una rivoluzione morale. In questo contesto l’euro rappresenta un problema, come lo studioso aveva previsto: “Non è mai esistita una moneta senza Stato – ha concluso –. L’euro è un frutto politico non economico, che avrebbe dovuto avere a sostegno una Banca Centrale con uno statu-to alla Federal Reserve, non come il nostro. Il pericolo non è l’inflazio-ne, ma la deflazione, cioè il crollo dei prezzi. Se arriva in Europa si espanderà a macchia l’olio” (d.p.).

Tempo di lettura: 3’10’’

Sapelli,cooperazionecomebenecomune

Giulio Sapelli professore all'Università di Milano

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

8

IN PRIMO PIANO | 2012 anno della cooperazione

La Cooperazione è “etica” non solo quando si com-porta bene, quando sostiene il lavoro dei suoi soci e quando è onesta. Certo, essere onesti è la premessa indispensabile di ogni “etica”, anche economica, ma l’etica non si esaurisce nell’onestà. Etica è soprattutto rendersi conto che, il movimento cooperativo, non è al servizio solo degli interessi (legittimi) individua-li, ma mira a costruire una società più giusta. Una Cooperazione “etica” si preoccupa quindi che “tutto” il sistema di sviluppo diventi più equo e si impegna perché l’ideale cooperativo raggiunga anche le eco-nomie dominate dallo sfruttamento, dall’ingiustizia. Non è buonismo. Non è assistenzialismo. Non è paternalismo, con i “più bravi” che aiutano chi non sa. E’ “responsabilità sociale”, quella responsabilità che la finanza mondiale, con i suoi meccanismi di ricerca del massimo profitto, con i suoi “algoritmi” statistici che muovono le Borse prescindendo dal destino degli uomini, ha distrutto. Per cui “etica” è schierarsi anche fra sistemi: cooperazione o autodistruzione? L’interrogativo è cronaca di tutti i giorni.E’ stato questo lo spunto centrale dell’incontro “Dialoghi fra etica e cooperazione” che si è tenuto a Riva nell’ambito del convegno “La Cooperazione per un mondo migliore”. Interlocutori il prof. Leonardo Becchetti e il prof. Alberto Conci, introdotti da Franco de Battaglia. Più che una riflessione è stata un’e-splorazione di frontiera, un interrogarsi se l’econo-mia – attraverso la cooperazione, di uomini, lavoro, propositi, rispetto alla guerra economica del “mors tua, vita mea" – può tornare ad essere il “collante” di una società, invece che la sua disgregazione. Si tratta di vedere se, attorno al lavoro, è possibile ricostruire un progetto complessivo che tenga insieme Paesi sviluppati e Paesi svantaggiati. E come sia possibile colmare quel baratro sempre più vasto, che inghiotte

e ridicolizza ogni proposito di “welfare” e di giustizia sociale, fra i pochi sempre più ricchi e i troppi sempre più poveri. Alberto Conci è professore di Filosofia a Trento, Leonardo Becchetti è ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma “Tor Vergata”, uno dei più brillanti economisti “anticonformisti”, che vogliono tornare a fare i conti con l’economia reale, non accontentarsi delle formule monetariste di Chicago. Becchetti tiene anche un fortunato “Blog” sull’edizione on-line di Repubblica e fra i suoi libri figurano titoli come “Voto con il portafoglio” e “Felicità sostenibile”.L’etica cooperativa, dunque, viene dal sentirsi respon-sabili verso gli altri – dei loro destini – e si realizza estendendo un sistema di contatti umani e di alleanze funzionali. Cooperare non deve essere solo un mecca-nismo per difendere i più deboli dalle aggressioni del mercato, ma deve allargarsi, come le onde provocate da un sasso gettato nel lago, che si rincorrono fino toccare rive anche opposte. E Becchetti ha spiegato come il “voto con il portafoglio” sia anch’esso scelta di responsabilità. Non si tratta, infatti, di comperare le merci che più vengono proposte dalle suggestioni pubblicitarie e consumistiche, ma dirigere le proprie scelte di acquisto per orientare il mercato verso pro-dotti di lavoro, non di sfruttamento. E’ sintomatico, ad esempio, che in quest’anno di contrazione dei consumi i prodotti delle piccole comunità distribuiti da Mandacarù abbiano avuto un incremento del 7 per cento. In questo senso – ha detto Becchetti – è davvero possibile dire che “il mercato siamo noi”. Così per la Banca Etica. Così per l’etica necessaria, nel Trentino, alle Casse Rurali (f.d.b.).

Tempo di lettura: 3’05’’

etiCa?Pensareaglialtri

Da sinistra Alberto Conci, Leonardo Becchetti e Franco de Battaglia.

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

9

IN PRIMO PIANO | 2012 anno della cooperazione

Non ha dubbi Pier Luigi Celli, oggi docente e direttore dell’Università Luiss di Roma dopo 37 anni come di-rigente d’azienda (è stato direttore generale della Rai): una volta i cambiamenti avvenivano attraverso guerre e rivoluzioni. Oggi l’unica cosa che ci resta per cam-biare è fare un buon uso delle crisi. E questo dipende per lo più dalle persone che hanno responsabilità. Per questo la formazione e la scelta di chi ha posizioni di comando non può essere lasciata alla casualità. “In Italia abbiamo affidato la responsabilità manageriale – ha detto a Riva del Garda – a chi ha elevate compe-tenze tecniche specialistiche. Queste non bastano per coprire la complessità della partita in gioco. Abbiamo legittimato carriere verticali in tempi rapidissimi, cre-ando specialisti di nicchia che sono i più fragili quan-do cambiano i sistemi. A loro mancano le competenze per affrontare le variabili che cambiano: trasformano posizioni di responsabilità in posizioni di potere. Chi esercita potere è convinto di non avere eredi”. Nel no-stro Paese la selezione è all’inverso: fanno carriera gli ‘yesman’, coloro che non danno problemi.ContaciòchesihaNel 1910 il 25% della ricchezza veniva ereditata. Nel 1950 era il 5%. Nel 2010 il 15% e tra pochi decenni tornerà al 25%. Ciò significa che nascere bene tornerà ad essere più importante di lavorare bene. Ragionare di carriere per merito e risultati sarà sempre più diffi-cile. Un problema che si arginerà solo se l’economia tornerà a crescere riabbassando questa dote ereditaria rispetto alla ricchezza prodotta.Ma allora quali sono i luoghi dove formare la classe dirigente? “Nelle università – ha risposto Celli – nel-le associazioni o nelle cooperative, negli organismi di volontariato, dove le persone hanno valore sempli-cemente perché sono persone, e non per i ruoli che ricoprono. Non ci sono altri luoghi. Torniamo nelle comunità residue possibili. Perché lì c’è una visione sociale più che semplicemente tecnica”.Servono competenze larghe, in primo luogo la lungi-

miranza. Certi progetti danno risultati immediati ma avvelenano i pozzi per il medio lungo termine. Il ma-nager deve discernere. “Abbiamo urgenza – ha detto il professore – di dare ai giovani esempi che possano apprezzare. Chi ha responsabilità deve dare l’esempio. Le parole non contano più nulla. La politica le ha mas-sacrate da un pezzo”. Serve mettere in primo piano le persone. Nelle imprese gli uomini sono diventati com-modities, cioè beni che si possono acquistare a prezzi sempre inferiori. “Se questo accade – ha esortato – in-tacchiamo il tessuto sociale e civile del Paese e questo alimenta la corruzione”.ilmanagementcooperativo“Il manager cooperativo ha finalità che sono comple-mentari e in parte eccedenti rispetto a quelle di una organizzazione tradizionale – ha spiegato Celli –. La cooperativa ha anche un obiettivo di redistribuzione e di solidarietà. Il buon manager cooperativo ha dei do-veri supplementari: deve rispondere a criteri, valori e comportamenti maggiormente impegnativi delle altre organizzazioni”. E su come si forma il manager coo-perativo, secondo Celli: “i fattori fondamentali sono tre: una buona organizzazione, regole precise e valori di riferimento. Sono contesti all’interno del quale le persone possono crescere e acquisire responsabilità” (d.p.). Tempo di lettura: 2’50’’

Celli,buonimanagerpergovernareilfuturo

Pier Luigi Celli, direttore dell'Università Luiss

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

10

IN PRIMO PIANO | 2012 anno della cooperazione

Il boom economico ha avuto effetti positivi: ha creato crescita, benessere, pluralismo culturale e democra-zia politica. Ma anche grandi scompensi, che hanno condotto ad una crisi molto pesante, che ci costringe a ripensare al nostro sistema economico, alla politica, a nuove alleanze. Ma anche a rivedere il nostro concet-to di libertà, la ricerca di felicità. Ha analizzato questi aspetti l’intervento a Riva del Garda di Mauro Magat-ti, preside della Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano, considerato ‘il Bauman italiano’.Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito al raddop-pio del Pil mondiale. La macchina tecnica è andata così veloce che abbiamo pensato di poterci indebitare moltissimo. La prima eredità degli ultimi tre decenni è infatti quest’enorme indebitamento, effetto dell’ec-cesso di tecnicismo. La seconda è la diseguaglianza: la crescita non ha attaccato quel 10% di popolazione povera che è rimasta tale. “Non abbiamo destinato ri-sorse – detto il professore – per eliminare quella fascia di povertà che è diventata strutturale”. Da metà anni Novanta i livelli di diseguaglianza sono aumentati in tutti i Paesi occidentali. È come se le economie mature avessero segato il ramo su cui erano sedute. Abbiamo dimenticato che la solidità della crescita economica passa attraverso lo sviluppo della società. Ed infatti la terza conseguenza è una crisi energetica sia sul lato psi-chico sia quanto alle energie naturali.L’accesso alle materie prime diventerà grande foco-laio di tensione: si stima che nel 2030 il fabbisogno di acqua (attualmente il 20% per bere e l’80% per uso agricolo e industriale) sarà insufficiente del 40%. La strozzatura energetica diventerà cruciale nella seconda globalizzazione.“La crisi che stiamo vivendo è storica e strutturale; tro-vare nuovi equilibri sarà lungo e complesso – prevede Magatti –. Bisogna guardare avanti con spirito di in-novazione. Assisteremo al ritorno della politica, per-ché sarà più difficile entrare nei mercati, avere accesso alle materie. Il nostro concetto adolescenziale di liber-tà sarà rivisto. La libertà sarà la scelta delle cose che

contano, che hanno valore, per cui sacrificarsi. Siamo liberi ma con dei limiti: l’altro, l’ambiente, le risorse naturali. Il limite non va cancellato, perché è un pezzo costitutivo della realtà. E poi dobbiamo dare senso a questo nostro essere liberi. Il desiderio non si riempie mai per definizione. Ma bisogna avere un orizzonte”.Questa transizione ci spinge verso un nuovo modello di crescita, caratterizzato da nuove alleanze. L’Europa politica è un’ipotesi. Ma serviranno anche nuovi beni: soddisfatti materialmente, dato un po’ di sfogo al sé, ora emergerà la domanda di felicità, ovvero di tutti quei beni che riguardano il contesto, l’ambiente, la relazione (d.p.).

Tempo di lettura: 2’25’’

BOTTA E RISPOSTAProf Magatti, come ha risposto la cooperazione alla crisi globale?La crisi è stata molto pesante. Ha colpito tutti. Come ogni crisi ha prodotto e produce un effetto di selezione man-dando avanti quei territori e quelle imprese che sono più capaci di reagire e di essere innovative. Non possiamo dire che la cooperazione abbia un andamento diverso dal resto dell’economia ma certo ha avuto la possibilità di mettere in campo e di valorizzare la sua risorsa fondamentale che è il legame, il radicamento nella storia. Questo ha costituto in molti casi un modo per resistere alle intemperie, e per cre-are le condizioni per rimettersi sulla strada buona. Un po’ come quando si è in cordata: essere legati nelle situazione di difficoltà è una risorsa. E così è stato per il mondo della cooperazione durante gli anni della crisi.

Quale futuro per la cooperazione?Abbiamo attraversato una stagione in cui la spinta cultu-rale, economica e istituzionale è andata nella direzione dell’individualizzazione. Abbiamo cominciato un processo opposto che andrà verso la sottolineatura nuova dell’al-leanza, del cooperare, della collaborazione. Credo che la cooperazione nei prossimi dieci-quindici anni avrà un ruolo ancora più importante di quello avuto negli ultimi vent’anni.

MaGatti:LaCRiSiCoMeoPPoRtunità

Per sentire l’intervista: www.cooperazione.tv

Mauro Magotti, presidente di Sociologia dell'università Cattolica di Milano

Celli,buonimanagerpergovernareilfuturo

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

11

IN PRIMO PIANO | 2012 anno della cooperazione

Corporate e Investment Bank. progettI, Imprese, suCCessI.

Siamo a Trento, Bolzano, Treviso, Padova, Brescia, Bologna www.mediocredito.it

Moltiplichiamo le possibilità di successo del vostro progetto d’impresa.

Il bilancio aggregato delle 16 Famiglie Cooperative che operano nelle zone a vocazione turistica si è chiuso con un incremento di fatturato del 3,17% rispetto allo stesso dato di dodici mesi prima (queste cooperative chiudono l’eserci-zio contabile tra settembre e ottobre): 126,6 milioni di euro rispetto a 122,8. Esse rappresentano il 30% del volume di affari del settore. Il trend di crescita è costante negli ultimi cinque anni. Un dato positivo che denota la tenuta dei consu-mi, nonostante la crisi. Cala leggermente invece il margine operativo lordo. Il ristorno ai soci lo scorso anno è stato superiore ai 443 mila euro (+7,5% sul 2010). L’utile sfiora i 2 milioni. Interessante anche il dato degli investimenti, pari a 3,6 milioni, indirizzati all’ampliamento dei punti vendita o alla realizzazione di nuovi negozi. Le Famiglie Cooperative saran-no presto interessate al recepimento del nuovo statuto tipo varato dalla Federazione ed approvato dal Comitato tecnico del settore che recepisce le linee guida approvate dai soci nel maggio scorso. Tra le principali novità, si prevede la possibili-tà (artt. 25 e 29) del presidente o direttore della Federazione di intervenire nei consigli di amministrazione, e se necessario

La Federazione, in collaborazione con Consolida, ha aderito al progetto europeo ‘vitalise’, rivolto alla riattivazione delle risorse inattive delle aree rurali attraverso varie leve. L’au-mento della popolazione over 50 e il fenomeno della ‘fuga dei cervelli’ da parte delle giovani generazioni, sono infatti tra le problematiche maggiori in molte aree europee. Eppure anziani e giovani possono rivestire un ruolo importante per mantenere l‘ambiente sociale, economico e culturale in queste zone. Gli incentivi su cui agire sono numerosi: la riabi-litazione di servizi e attività in disuso, mantenere e migliorare i servizi sociali, creare nuove opportunità di lavoro remune-

in assemblea, per informare su fatti di particolare rilevanza che riguardano la vita della cooperativa.Un’altra modifica riguarda la competen-za dell’assemblea nel definire l’importo massimo degli impegni passivi di na-tura finanziaria da sostenere nell’eser-cizio (art.22). Nuovo anche l’articolo 27 sul consiglio di amministrazione: non potranno essere eletti amministratori i dipendenti e gli ex dipendenti o consu-lenti da meno di tre anni, i parlamenta-ri, i consiglieri e assessori provinciali e regionali, i presidenti e assessori delle comunità di valle e i sindaci. Questo per “garantire l’indipendenza sia sotto il profilo politico sia sotto quello dei rap-porti di natura economica intrattenuti con la cooperativa”.In merito al limite dei tre mandati per il

Zone turistiche, “tengono” gli acquisti

presidente e gli amministratori, il Co-mitato ha deciso di approfondire il tema tenendo conto di possibili situazioni particolari che riguardano soprattutto le piccole cooperative. Per la formazione obbligatoria degli amministratori invece non sarà necessario mettere mano allo statuto, ma basta recepire le linee guida nel regolamento aziendale.

Riattiviamo giovani e over 50rato. I partner del progetto (tra i quali spiccano organizzazioni della Spagna, Estonia, Croazia, Austria, Slovacchia, Ungheria e Germania) mireranno ad approfondire proprio questi temi, per creare strumenti concreti di rilancio di queste fa-sce di popolazione sottovalutate.

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

13

NEWSCOOP

Pagine che narrano la storia di un’or-ganizzazione e di un’intera comunità cresciute attorno ai più fragili. Espe-rienze di vita di chi continua a lottare per il pieno riconoscimento a tutti di diritti umani e di cittadinanza. È questo “Diversi, uguali, speciali”, il testo curato dallo storico e giornalista solandro Al-berto Mosca in occasione dei 30 anni della cooperativa sociale GSH – Grup-po Sensibilizzazione Handicap. Una raccolta di testimonianze, immagini e materiali d’archivio che ripercorre il lungo cammino di solidarietà di questa impresa sociale, nata e cresciuta nella valle di Non e di Sole della Provincia di Trento e che da sempre opera al servi-zio di persone con disabilità e delle loro famiglie. Un impegno, quello di GSH, che trova sempre ispirazione e nuova linfa nei principi e nei valori dichiarati

nella mission, come l’attenzione ai bisogni e alle risorse dei propri utenti, la professionalità, la qualità, l’efficienza e la responsabilità sociale. Ma è so-prattutto attraverso il costante dialogo con istituzioni, amministratori locali e gruppi sociali e il coinvolgimento della comunità locale che la cooperativa ha contribuito e contribuisce tutt’ora allo sviluppo delle politiche sociali provin-ciali e locali per la costruzione di un contesto sociale, culturale e urbano più accogliente ed inclusivo. Grazie alla progressiva estensione della base sociale e della rete di collaborazioni su tutto il territorio trentino e non solo, l’organizzazione riesce a gestire un “pacchetto integrato” di servizi socio-assistenziali ed educativi come le comunità alloggio, i centri occupazio-nali e gli interventi domiciliari educativi.

Nell’ottica di un continuo miglioramen-to, GSH non smette mai di ricercare soluzioni e strategie innovative per promuovere e coordinare iniziative sul territorio, come i progetti di sviluppo di comunità e l’animazione nelle scuole; attività tese ad abbattere barriere non solo architettoniche, ma anche mentali che impediscono la reciproca cono-scenza.

Carta, cuoio, plastica, tessuti, altri ma-teriali e oggetti usurati o danneggiati si possono riutilizzare. È questo l’obiet-tivo del “Centro di riciclaggio creativo Remida” che ha appena inaugurato la propria sede di Rovereto in via Zeni (presso il capannone 6 di Trentino Sviluppo). Oltre 550 metri quadri di magazzino, laboratorio e uffici dove i prodotti di scarto e senza più valore vengono trasformati in nuove forme di comunicazione, relazione e creatività nel rispetto della materia, dell’uomo e

dell’ambiente. Il Centro dimostra come sia possibile coniugare, attraverso un lavoro cooperativo, ecologia ed educa-zione a tecnologia e arte. Ispirato all’e-sperienza di Reggio Emilia REMIDA, che ora conta 30 soci tra cui Consolida, offre servizi ad aziende industriali e artigianali, scuole, organizzazioni socio-culturali e ambientaliste: dalla raccolta dei sottoprodotti alla realizza-zione di laboratori creativi per bambini, giovani, famiglie e anziani.

GSH, trent’anni in un libro

REMiDA: iL RiFiuto DivEntA RiSoRSA

Per approfondimenti: www.remidarovereto.it

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

14

NEWSCOOP

GRUPPO SENSIBILIZZAZIONE

HANDICAP

40 SOCI64 DIPENDENTI121 UTENTI2 MLN FATTURATO

Entro fine anno si potranno organizzare buffet e rinfreschi per battesimi, com-pleanni, comunioni e anniversari anche con un semplice click, collegandosi al sito internet della Risto3. Il settore banqueting della cooperativa, infatti, ha avviato una profonda riorganizzazione dei servizi e della filiera, per rispondere alla crisi con l’innovazione e la raziona-lizzazione. “Delle nostre attività – spiega il direttore Stefano Raffaelli – sicura-mente il Party è quella che ha risentito maggiormente della difficile congiun-tura economica, perché sono diminuiti i convegni e i budget a disposizione delle imprese per immagine e rappresen-tanza”. Ricorrere al ristorante per tutte le feste e ricorrenze famigliari o delle imprese, dunque, sta diventando sem-pre più impegnativo. Di qui l’esigenza di allargare l’offerta dando risposta anche a chi non ha grandi budget.

La riorganizzazione è partita dai luoghi: la cooperativa, infatti, ha deciso di adibire ad uso esclusivo del Party il laboratorio di via del Commercio, per preparare buffet, snack e pasti da trasportare nelle varie occasioni. Anche le persone sono cambiate: Marco Manfrini è il responsabile del settore, una professionalità maturata in Risto3 ed oggi tutta dedicata al settore. Infine la riorganizzazione ha anche agito per riposizionare l’offerta su una fascia più ampia di clientela. Accanto alle tradizionali prestazioni di pasti trasportati e buffet con camerieri e personale qualificato per il servizio, Risto 3 sta attivando la possibilità per le imprese e per i privati di ordinare direttamente attraverso internet dal sito www.risto3.it i prodotti di cui si necessita. Per esempio dei vassoi di dolcetti e brioche salate per una festa

di compleanno, o un buffet per un an-niversario di impresa, con la possibilità di farsi consegnare i beni o di andarli a prendere direttamente in via Maccani. Nello scorso gennaio Risto3 Party ha curato la cena per i 1.200 parte-cipanti alla Slipagada a San Martino di Castrozza. In quella occasione molti rappresentanti di Casse Rurali hanno richiesto la presentazione delle varie proposte di servizio di Risto3 per poterle utilizzare nelle loro assemblee o ricorrenze. Ecco quindi che per far co-noscere le varie tipologie di servizio di ristorazione, la cooperativa sta organiz-zando degli incontri con le Casse Rurali e con le altre società del movimento.

A inizio estate e per un’intera settimana la valsugana si tingerà di tricolore. Le strade della parte alta e bassa della valle ospiteranno le prove del campionato italiano di ciclismo: dagli juniores fino ai professionisti in un crescendo che segnerà il suo clou con l’assegnazione della maglia di campione nazionale della massima categoria.Nel comitato è presente anche l'Apt valsugana,

organizzata in forma di cooperativa, e premia la tradizione e le capacità organizzative più volte espresse da questo territorio nello sport del peda-le: dagli arrivi di tappa del Giro d’Italia alla Coppa d’Oro per allievi, dalle molte edizioni del Trofeo Baracchi alle tantissime corse delle categorie giovanili.

RiSto3 PARty, DALLA SLiPEGADA AGLi oRDini on LinE

GSH, trent’anni in un libro

valsugana da campionato

RISTO3 PARTY400 SERvIZI DI BANQUETING ALL'ANNO15 AUTOMEZZI A DISPOSIZIONE50 COLLABORATORI

Per approfondimenti: www.risto3.it

Il nuovo staff di Risto3 Party con il responsabile Marco Manfrini a destra.

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

15

NEWSCOOP

Fruit Logistica è la più importante fiera al mondo dedicata al comparto ortofrutticolo. L’edizione 2012 si è svolta a febbraio alla Fiera di Berlino. Gli espositori presenti sono stati 2.400 in rappresentanza di un’ottantina di Paesi, mentre i visitatori sono stati 56.000, provenienti da 139 nazioni. Fruit Logistica si è confermata un’importantissima vetrina che ha permesso agli operatori del settore di allacciare nuovi contatti e presentare la propria offerta.Il Trentino è stato presente con uno stand di 200 metri quadrati nel quale sono state esibite alcune fra le eccellenze che il nostro territorio vanta in campo enogastronomico, come mele, piccoli frutti, formaggi e salumi. Nello spazio promosso da Apot, i consorzi La Trentina, Sant'Orsola e Melinda hanno messo in mostra le loro produzioni, che hanno incontrato l’apprezzamento di tantissimi visitatori: dalle mele alle mousse, dai piccoli frutti alle barrette di frutta. Il 35% della produzione di mele realizzata in Trentino è destinata al mercato estero ed è esportata in una quarantina di paesi, con in testa la Germania. Nello spazio di Apot sono stati organizzati numerosissimi incontri, con risultati che gli operatori definiscono molto buoni. Non solo si sono consolidati rapporti già esistenti, ma nuovi contatti sono stati presi per ampliare la gamma di mercati verso cui esportare. “Questo può dare un contributo importante - rileva Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot - a fronte di una situazione commerciale quest'anno piuttosto difficile. va considerato infatti che con una produzione nazionale e regionale crescenti ed un livello di consumo in Italia costante o leggermente decrescente, il surplus di produzione deve essere esportato. Il consorzio From, costituito con le OP dell'Alto Adige, funziona molto bene, ma opera prevalentemente in Russia e da solo non può ancora essere la soluzione del problema”. Dalpiaz traccia un bilancio positivo della fiera di Berlino e osserva che “il modello con il quale si presenta il Trentino è stato molto apprezzato dagli operatori”.

Cambio al vertice della Cantina di Roverè della Luna. L’assemblea dei soci ha eletto alla guida del consiglio di amministrazione Giacomo Rossi. Cinquantacinque anni di età, diploma di enotecnico conseguito all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, viticoltore a tempo pieno, è al suo primo incarico all’interno degli organi sociali della cantina cooperativa della località che fa da spartiacque tra le province di Trento e di Bolzano. Ha raccolto il testimone di Giovanni Rossi, presidente negli ultimi trentasei anni.Il nuovo vicepresidente è Andrea Pergher. Prende il posto di Roberto Faustini, già presidente di Cavit e alla Cantina di Roverè della Luna dal 1962.

I soci hanno voluto ringraziare Rossi e Faustini per il “tanto” che hanno fatto durante i loro mandati. Impegno cooperativo che ha permesso alla Cantina di crescere e radicarsi sempre più. Oggi questa realtà del mondo vitivinicolo esprime un fatturato in costante crescita, conta 270 viticoltori soci, uno staff di collaboratori preparato e guidato dal direttore Corrado Gallo. Le varietà più coltivate, sui 420 ettari di vigneto, sono Pinot Grigio, Chardonnay, Traminer per i vini bianchi e Schiava, Pinot Nero e Lagrein per le uve a bacca rossa. Interessante notare che, negli ultimi due anni, oltre il 50% del consiglio di amministrazione è stato rinnovato.

Roverè, volti nuovi in Cantina

Le mele trentine protagoniste a Berlino

8 MLN FATTURATO9 COLLABORATORI270 SOCI

CANTINA DI ROvERE’ DELLA LUNA

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

16

NEWSCOOP

“Risalire alla sorgente” della Cooperazione Tren-tina nell’Anno internazionale delle cooperative. Tema scelto per il nuovo ciclo di “Progettare il futuro” della Cassa Rurale Mezzolombardo e San Michele all’Adige.Relatore: don Marcello Farina. Il filo conduttore per parlare di una storia di uomini e di valori, di impegno e sacrificio, di amore e di sviluppo ma anche di autonomia e cooperazione è stato il libro “E per un uomo la terra” scritto dal sacerdote e insegnante di filosofia. Un testo dedicato a don Lorenzo Guetti, curato di campagna e fondatore della Cooperazione Trentina. Un testo utile a capire qualcosa di più della nostra identità locale in que-

sto momento di grandi cambiamenti.Per don Guetti non si fa niente se non si coinvolge il popolo. Con il lavoro si ridà dignità umana alle persone. La disponibilità per gli altri è la vera anima di don Guetti. “Non ha vissuto per sé – ha spiegato don Farina –. Ha educato anche alla democrazia: voleva che tutti partecipassero alla vita politica. Per un popolo abituato a tacere e a servire, l’educazione alla democrazia poteva rida-re dignità alle persone e liberarle dal servilismo”. Don Guetti: cinquantuno anni di vita trascorsi con una intensità che ha dello straordinario. Una figura carismatica che diceva: “mettiamoci insieme per cambiare il corso della storia”.

A Mezzolombardo si progetta il futuro

A Borgo “modernità e consapevolezza”

CASSA RURALE DI MEZZOLOMBARDO

E’ stato don Marcello Farina a dare il via, a Borgo valsuga-na, al ciclo di incontri su “Modernità e consapevolezza”. L’ini-ziativa, promossa dalla Cassa Rurale Olle-Samone-Scurelle, dall’Istituto di Istruzione Alcide Degasperi in collaborazione con la Biblioteca Comunale di Borgo è stata introdotta e spie-gata da Paolo Pendenza, dirigente dell’Istituto Degasperi, e Arnaldo D’Andrea, consigliere della Rurale che hanno rimarcato la valenza culturale di questa idea resa possibile dall’intercooperazione fra tre realtà.“Crisi e opportunità” è stato il tema affrontato dal sacerdote: “Una crisi mette alla prova – ha detto –. E’ un momento di svolta e dice a ciascuno di noi qualcosa di positivo: siamo in-terdipendenti, non siamo in grado di fare a meno gli uni degli altri. Ciascuno di noi non è mai se stesso senza l’altro”.La crisi è vitale, è essenziale per crescere. “E’ un po’ come la nascita – ha spiegato – è il momento più critico sia per chi viene al mondo e sia per chi mette al mondo una nuova vita”.

La crisi “deve essere ascoltata, accolta – ha proseguito – perché è un appello anche a ripensare noi stessi, a collocarci in una fase inedita. vale per le persone, per le famiglie, per la società. Le crisi avvengono per evitarci il peggio. Agiscono come sintomo e come allarme e ci inducono a interrogarci sui come mai”.Dietro a una crisi economica (che provoca disoccupazione) “c’è una crisi etica e culturale. La crisi obbliga ciascuno di noi a prendere coscienza della realtà e uscire dalle illusioni ma anche a cambiare il nostro modo di pensare e di agire – ha concluso don Farina –. La crisi ci obbliga a sillabare un nuovo alfabeto: le parole di un tempo non hanno più senso”. L’in-contro successivo si è svolto a inizio aprile, con Diego Calzà, responsabile di e-Tour atelier di progettazione partecipata dell’innovazione. Tema: “Quell’uso di Internet che può miglio-rare il nostro modo di stare al mondo”.

1.864 SOCI32 DIPENDENTI6 SPORTELLI21 MLN PATRIMONIO

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

17

NEWSCOOP

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

18

CULTURA COOPERATIVA | storie di impresa

Nuovi sconti per le cooperative

Essere socio della Cooperazione Trentina conviene, scopri tutti i vantaggi:www.cooperazionetrentina.it - [email protected] - 0461.898701 / 702

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

19

CULTURA COOPERATIVA | storie di impresa

Auto

Sconti dall’11 al 26% per l’acquisto di Seat, Volkswagen, Audi e Skoda a seconda del modello. Per Bmw supera il 20%. Vantaggi resi possibili grazie agli accordi con Dorigoni Auto di Trento e Bmw Italia. Info:Per Seat, VW, Audi, Skoda: 335/269062Per Bmw: 348/4055794

Gestione del personale

Sconti tra il 30 e il 45% per l’acquisto di sistemi per migliorare e automatiz-zare la gestione del personale. E’ possibile scegliere tra due pacchetti, a seconda del numero di dipendenti, che comprendono software e terminali di rilevazione presenze Zucchetti e una serie di servizi correlati, grazie all’ac-cordo con Deltaservizi.Info: 348/0177458

Buoni pasto

Sconti mensili e ribasso sul valore della tessera. Questi i vantaggi della con-venzione con Bluticket, che offre alle cooperative la possibilità di scegliere il valore, le regole di utilizzo e il circuito di locali entro cui i dipendenti potranno usare il buono.Info: 02/3454191

Luce e gas

Sconti su luce e gas per le cooperative socie della Federazione. Un’offerta alla quale hanno già aderito oltre 230 associate, per un totale di 25 GWh, a dimostrazione della convenienza delle tariffe proposte.Info: 0461/362225

Telefonia fissa

Sconti sulle telefonate dal fisso grazie all’accordo con ICN Italia che garan-tisce tariffe convenienti, soprattutto nelle telefonate verso l’estero, dove il risparmio raggiunge anche il 50%. Info:Per ICN Italia: 0461/923630 e 335/6389219

Telefonia mobile e rete unica

Sconti medi del 30% per le telefonate da cellulare grazie alla convenzione con Vodafone Business. L’accordo prevede anche ribassi su molti altri ser-vizi, come apparecchi, accessori e altro.Info: 049/7805246, 346/1488120 o 049/7805123, 348/0089168

Stampanti e fotocopiatrici

Sconti sull’acquisto o noleggio di sistemi multifunzione a colori e in bianco/nero, grazie all’accordo con Konica Minolta e Xerox.Info: Per Konica Minolta: 339/2092390Per Xerox: 0461/950898 o 338/7651828

Sistemi telefonici VoIP

Sconti sull’acquisto di sistemi VoIP grazie all’accordo con‘Telefonia AltoAdige’. Le soluzioni proposte si integrano con i centralini esistenti, così come alla rete Gsm ed ai sistemi Wifi e danno la possibilità di collegare più sedi utilizzando la rete dati preesistente, abbattendo i costi di chiamata.Info: 348/4258353

Affrancatrici e imbustatrici

Sconti dal 10 al 30% per l’acquisto o noleggio di sistemi per affrancare e imbustare corrispondenza e comunicazioni varie grazie all’accordo firmato dalla Federazione con Pitney Bowes. Info: 02/950091 o 340/1783394

Essere socio della Cooperazione Trentina conviene, scopri tutti i vantaggi:www.cooperazionetrentina.it - [email protected] - 0461.898701 / 702

rienza di conciliazione potata avanti dalla sua cooperativa. Il prossimo appuntamento con l’Associazione Donne è fissato per l’11 maggio con il progetto ‘Partecipazione per una gover-nance paritaria e democratica’. Saranno illustrati gli strumenti operativi per superare gli ostacoli che le donne incontrano per raggiungere posizioni di vertice e favorire così la partecipazione femminile, anche attraverso la testimonianza di buone prassi aziendali cooperative e non.

Sfiduciati, disorientati, fannulloni. Sono davvero così i giovani di oggi? O sono invece proprio loro, in questo clima di incertezza ge-nerale, a costruire nuovi modi di stare al mondo dimostrando che è possibile seguire le proprie passioni partecipando alla costruzio-ne del bene comune? Per rispondere a queste domande Educa, la manifestazione nazionale sull’educazione organizzata da Consolida e Ahref, la fondazione della Provincia di Trento dedicata allo svilup-po dell’informazione partecipativa in rete, lanciano un'inchiesta sul protagonismo giovanile.I giovani stessi sono chiamati a raccontare le loro storie: sviluppo di nuove opportunità a livello locale, ripen-samento creativo dell’abitare la propria comunità, nuove forme di collaborazione e confronto con istituzioni, riflessione sui temi della cittadinanza, genesi di nuove forme imprenditoriali. Storie che possono essere raccontate attraverso audio, video, testi e fotografie su Timu.it, la piattaforma sviluppata da Ahref per l’informazione civile. L'inchiesta è parte integrante di Officina Giovani, il laboratorio di Educa dedicato alle nuove generazioni. Quest’inchiesta è solo il primo tassello della collaborazione instaurata da Educa con Ahref, che si estenderà nei prossimi mesi anche al mondo della scuola e alle famiglie.

Conciliazione, trento esporta buone prassi

inchiesta sui giovani

NEL 2012: APPUNTAMENTO A ROvERETO IL 28, 29, 30 SETTEMBRE

NEL 2011: 20.000 PRESENZE 90 RELATORI 42 INCONTRI 75 LABORATORI

EDUCA

Le buone prassi del sistema della cooperazione trentina in tema di conciliazione tra ritmi di vita e di lavoro sono state presentate ad un seminario organizzato a Treviso dalla Camera di Commercio locale in collaborazione con la sezione veneta di Confco-operative. Sul palco, dopo i manager di Luxottica e di De Longhi è salita Simonetta Fedrizzi, coordinatrice per la Federazione dell’Associazione Donne in Cooperazione, che ha illustrato le politiche associative di sostegno alla diffusione delle iniziative di conciliazione. “La Cooperazione trentina – ha detto – è impegnata a promuovere una nuova cultura organizzativa socialmente responsabile orientata alla conciliazione dei tempi. Sta favorendo la nascita di un distretto family friendly e sta facendo rete tra le cooperative socie”. L’azione è orientata in più direzioni: tenere monitorata la distribu-zione degli incarichi in base al genere, proporre percorsi formativi in ottica di genere, per creare un circolo virtuoso, e dare risposta agli spazi di sviluppo emersi riguardo ai servizi alla persona e di prossimità (lavanderia, stireria) in una logica di distretto cooperativo. All’interno del movimento, infatti, molte cooperative offrono servizi alla persona che costituirebbero un forte arricchimento culturale se rivolti anche all’inter-no. Ecco che ragionare sulla conciliazione diventa fonte di innovazione. Al convegno è intervenuta anche Francesca Bianchetti di Kaleidoscopio, che ha raccontato l’espe-

Mario MagottiIl suo nome si è legato alla cooperazione di consumo. Ha lavorato in più Famiglie Coope-rative. Ha iniziato come apprendista a Lavis

e il suo cammino è proseguito con incarichi di sempre maggiore re-sponsabilità. E’ stato direttore delle “Famiglie” di vattaro, Calceranica, Lavarone-Cappella. Quest’ultima località ha segnato la tappa finale del suo impegno professionale durato quarant’anni e sempre vis-suto nel mondo della Cooperazione Trentina. Persona onesta e di profes-sionalità riconosciuta e apprezzata. Anche dopo aver raggiunto il pensio-namento gli erano stati affidati, in più

occasioni, incarichi di consulenza su aspetti specifici che caratterizzano l’attività quotidiana di una Famiglia Cooperativa.

in MEMoRiA

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

20

NEWSCOOP

Con le associazioni Contributi e iniziative per un valore pari a 223 mila euro. A tanto ammonta l’impegno della Cassa Rurale Bassa valsu-gana a sostegno, nel 2011, delle associazioni di volontariato e di iniziative in favore della propria comunità. Il dettaglio degli interventi sul territorio promossi lo scorso anno e il bilan-cio sociale 2011, che ammonta a 165 mila euro, sono stati

presentati nel corso di una serata dedicata alle associa-zioni locali.L’iniziativa è nata soprattutto come occasione di incontro e confronto tra le tante realtà attive sul territorio, per dar loro la possibilità di cono-scersi e valutare possibili collaborazioni. “Le associa-

zioni di volontariato giocano un ruolo sempre più importante nelle nostre realtà locali – ha spiegato il direttore Paolo Gonzo –. Con il loro lavoro offrono servizi e supporto alle circa 14.500 persone che vivono nei Comuni a cavallo delle province di Trento, Belluno e vicenza, serviti direttamente dalla nostra Cassa”. “La nostra attenzione è, naturalmente, ri-volta in modo particolare ai soci – ha sottolineato il presidente Silvio Stefani –. Nel 2011, tra attività sociali e agevolazioni a loro dedicate, abbiamo investito quasi 43 mila euro”.

Meno costi in banca In un tempo dove i costi a carico delle banche si inaspri-scono, arriva anche qualche buona notizia. A inizio marzo, infatti, sono state presentate le potenzialità di risparmio e di perfezionamento dei servizi offerta dal nuovo “Back Office Sib2000”, prodotto da Cesve – Servizi Informatici Bancari. “Sostanzialmente – è stato spiegato a una quarantina di dirigenti degli istituti di credito cooperativo – è un prodotto che consente di esternalizzare e centralizzare una serie di competenze e, ovviamente, ottimizzare i costi per ogni banca. Pensiamo, ad esempio, all’assolvimento delle incombenze periodiche e delle relative problematiche di carattere generale”.Nell’occasione è stato presentato anche il servizio Meeting Market delle Ban-che di credito cooperativo. “Offre la possibilità di for-mulare un’asta on line per particolari prodotti e servizi – è stato osservato –. Basti pensare alla telefonia, all’energia ma anche ai beni di largo consumo come possono essere carta, gadget, bancomat, pos e molto altro”. L’appuntamento è stato organizzato da Phoenix Informatica Bancaria e da Cesve.

Nuova filiale per la Cassa Rurale di Mezzolombardo e San Michele all’Adige, amica dell’ambiente e a misura di cliente. Dalla ristrutturazione della filiale di San Michele, infatti, è stato ricavato un edificio a basso consumo energetico, frutto di interventi specifici di isolamento termico, di protezione dall’irraggiamento solare diretto nei periodi caldi e di ottimizzazione impiantistica, grazie all’utilizzo di moderne tecnologie.Il new look si esprime anche in locali adeguati per garantire consulenza professionale rispettosa della privacy, attenzione e qualità nell’operatività di ogni giorno a servizio di soci e clienti, moderni strumenti comunicativi interattivi e, infine, una nuovissima zona self dotata di sportello bancomat. “L’aumento negli anni del numero dei clienti, famiglie

ed imprese – ha detto il presidente Mauro Mendini – dimostra la capacità di instaurare un rapporto basa-to sulle relazioni umane”. Il 2012 segna il centodecimo di fondazione della Cassa diretta da Paolo Segnana, a capo di uno staff di 31 collaboratori. “Centodieci anni che dimostrano – ha osservato l’assessore provin-ciale Franco Panizza – il legame profondo con il territorio”.“Modernizzare in modo così radicale la struttura – ha concluso Ruggero Carli, responsabile del Settore Casse Rurali della Federazione – non significa sola-mente garantire ambienti e servizi migliori ma espri-me fiducia nel futuro e volontà di radicarsi sempre più all’interno della comunità”.

Filiale ‘verde’ a San Michele

6.000 SOCI21 SPORTELLI48 MLN PATRIMONIO

CR vALSUGANA E TESINO

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

21

NEWSCOOP

il futuro passa dall’io al noi

A sostegno della comunità

Il tema del cambiamento è stato scelto dal consiglio di amministrazione della Cassa Rurale di Pergine guidato da Franco Senesi per un momento di approfondimento con la cittadinanza a Palazzo Tomelin sulle ripercussioni della crisi sul nostro modo di vivere. Emblematico il titolo: ‘Cambia l’ Italia. Cambiano gli Italiani. E il Trentino?’. Relatore il sociolo-go Nadio Delai. Il primo concetto emerso nell’incontro è la fine dell’individualismo spinto: “La crisi ha riportato con forza la grande attualità del sistema cooperativistico – ha detto il sociologo –. La necessità cioè di passare dall’io al noi”. Quel sistema che qualche anno fa sembrava superato è invece ancora prospettiva da cui pensare una società che per fare fronte alle nuove necessità dovrà essere sempre più coesa. E le necessità sono i nuovi bisogni di una popolazione che invecchia e di un gruppo giovane che fatica a inserirsi nel mondo del lavoro. Due poli, questi, che Delai ha analizzato in maniera molto approfondita. “La cooperazione – ha sottoli-neato – ha le carte migliori da giocare, perché, da sempre, ha al centro l’economia reale, forte di un contatto quotidiano con il tessuto sociale. In questo senso ha una grande esperienza per declinare i suo sforzi nelle nuova dimensione dell’an-ziano, ma anche nel nuovo approccio che i giovani dovranno avere con il futuro. E su questo i cambiamenti sono sempre più marcati: nascere a Pergine, studiare a Boston e realiz-zarsi a Londra, tanto per fare un esempio, non è una visone lontana. In questo caso i genitori devono rendersi conto che i loro timori sono invece l’entusiasmo dei figli. Bisogna capire

che i tempi cambiano e che non si può replicare il passato. Il futuro, se affrontato con desiderio, può essere anche migliore perché il legame con il luogo d’origine non si recide e le esperienze vanno anche a frutto di chi rimane. Un processo da accompagnare con serenità.Delai ha anche puntato il dito contro la classe dirigente. Un dito teso e minaccioso: di fronte alla crisi non si può dire “Non me lo aspettavo”. La storia è lì con i suoi corsi e ricorsi. Basta leggerla per vedere che le crisi sono sempre esistite. “Abbiamo bisogno di classe dirigente e non di classe gerente” ha detto. Insomma ci vuole coraggio. “In Cina e in India - ha concluso – prevale il desiderio; in Europa la paura e nel Mondo Islamico la rabbia.Dobbiamo tornare a desiderare, perché giocare in difesa o agire in ordine sparso non ci salverà”.

Sono numerose le partnership che la Cassa Rurale Lavis-valle di Cembra ha messo a frutto nell’ultimo periodo. Si parte dal porfido della valle di Cembra diventata un’opera d’arte per raccontare il percorso del coro Castion di Faver. Sempre a Faver, ma nella giornata degli innamorati, è stato celebrato l’amore per la musica. Le sette note sono state proposte dalla “Banda San valentino” che ha indossato i nuovi costumi. Il “Carnevale Riciclone”: un modo intelligente per vivere il periodo carnascialesco non risparmiando sul divertimento (dello spirito) ma sulle risorse naturali. E’ stato organizzato a Lavis. Cinquantaduesima volta per le “Targhe Egger”. L’Oratorio dei Padri Canossiani di Lavis ha ospitato l’atto finale del premio (dello sport del pedale) dei quotidiani “Trentino” e “Alto Adige”. Un sestetto di squadre formato da sestetti di giocatrici under 14. Si sono confrontati, sottorete, nel torneo di volley “Città di Lavis” organizzato dalla locale Unione Sportiva.

1° trento (129 mln) 2° Pergine (106 mln) 3° Alto Garda (102 mln)

CLASSIFICA CASSE RURALI

PER PATRIMONIO

Da sinistra Franco Senesi, presidente della Rurale di Pergine, il sociologo Nadio Delai e il giornalista Gabriele Buselli.

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

22

NEWSCOOP

La Cassa Rurale valle dei Laghi propone un modo nuovo per investire sui giovani: non

più somme di denaro in cambio di un punteggio nel conseguimento del diploma o della laurea, ma un vero e proprio pro-

getto per incontrare e conoscere la

nuova gene-razione, pre-miandone l’impegno con borse di ricerca, finanzia-menti e

incentivi mirati.“Abbiamo deciso – spiega il presidente Elio Pisoni – di capire le esigenze, le aspettative e i sogni dei ragazzi della nostra valle. Abbiamo puntato in primo luogo sulla conoscenza, con un portale a disposizione dei giovani tra i 16 e i 28 anni per creare un legame tra le loro idee e le realtà che possono aiutarli a realizzarle. Un sito collegato con la Provincia, il Fondo sociale europeo e le realtà del nostro territorio. In questo modo possono dirci le loro ambizioni e noi possiamo soste-nerli anche economicamente”. Una mossa che ha riscosso interesse, considerato che in poco più di un anno le adesioni sono quasi 500.Oltre a finanziamenti a tasso zero e a fondo perduto per agevolare gli studi all’estero, i percorsi di alta formazione e i master, nel 2011

sono stati due i progetti finanziati a favore di otto ragazzi per un importo complessivo di 47mila euro. Seguiti e coordinati da professori universitari, i giovani hanno collaborato con la Rurale per realizzare il bilancio sociale e uno studio di ricerca sulla popolazione anziana della valle, con un ruolo molto attivo: hanno condotto interviste, incontrato le associazioni e parlato con le persone, prima di redarre il loro studio. Per contraccambiare questo impe-gno la Cassa ha elargito una borsa di ricerca. Il progetto è stato raccontato nei dettagli in un servizio da Telepace e si può guardare sulla web tv del movimento all’indirizzo www.cooperazione.tv.

un modo nuovo per investire sui giovani

SoS LAvoRoHa riscosso grande partecipazione il ciclo di serate organizzate dal Gruppo Gio-vani soci della Cassa Rurale d’Anaunia su ‘giovani e lavoro’. Nel primo incontro Christian Giacom, di Trentino Sviluppo e Lorenzo Bott della Rurale d’Anaunia hanno parlato di come trasformare un’idea in un’impresa e dell’accesso al credito. Nel secondo appuntamento l’attenzione è stata concentrata su come affrontare i colloqui di lavoro e scrivere il curriculum vitae. Poi spazio all’esperienza, con la presentazione del caso aziendale dell’Apt della val di Fiemme (in particolare per quanto riguarda i Mondiali 2013) e quella della GardaSolar di Rovereto, un’azienda costituita da due giovani ragazzi che ha vinto il premio Impresa Innovazione. In coda al ciclo di serate è stata offerta la possibilità di partecipare al campus di alta formazione Job Trainer, per sviluppare capacità e competenze fondamentali per af-frontare il mondo del lavoro, in collaborazione col Piano di Zona della Predaia Terra di Mezzo e con il supporto del team di esperti di formazione e sviluppo manageria-le “Motylab”. Uno stimolo per attivare creatività e imprenditorialità, per credere in se stessi e nelle proprie potenzialità e informarsi sugli aiuti concreti che vengono offerti. “L’iniziativa – spiega Elena Corazzolla, componente del direttivo – è stata pensata ed è rivolta sia a chi un lavoro non ce l'ha ancora, sia a chi ce l'ha già. Sia a chi è soddisfatto della propria attuale situazione, sia a chi vorrebbe cambiare. Perché il nostro futuro è un foglio bianco e decidiamo noi cosa e come scriverci”.

3.850 SOCI58 DIPENDENTI14 SPORTELLI46,6 MLN PATRIMONIO

CASSA RURALE vALLE DEI LAGHI

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

23

NEWSCOOP

Fassa e Agordino Sono stati 91 i de-stinatari delle bor-se di studio della Cassa Rurale val di Fassa e Agordino. Dal palco, l’invito ai ragazzi da parte del presidente Carlo Vadagnini di farsi ora parte attiva nel

mondo del lavoro, anche in considerazione di diverse tesi di laurea strettamente attinenti la realtà economica locale. Tutte le autorità presenti hanno lodato la disponibilità e la generosità della Rurale con le scuole. Da quindici anni mette a disposizione i suoi dipendenti per attività formative, e negli ultimi anni è intervenuta con ben 320.000 euro di borse di studio per 678 studenti meritevoli.

Alta valdisole e Pejo

Sono stati 83 i giovani premiati a Folgarida dai vertici della Cassa Rurale Alta valdiSole e Pejo, dai diplomi di terza media all'università passando per master e soggiorni di studio all'estero. Un gruppo davvero nutrito a dimostrazione dell’at-tenzione allo studio e alla formazione espresso dai giovani di questa parte della valle di Sole e dell’attenzione concreta nel sostenere e premiare questo impegno da parte della banca della comunità. A consegnare i riconoscimenti il presidente Maurizio Albasini affiancato dal direttore Gino Berti.

Aldeno e Cadine Sono 102 gli studenti premiati dalla Cassa Rurale di Aldeno e Cadine che hanno ottenuto diploma e laurea con risultati di eccellenza. “Que-sta serata – è stato spiegato dal presi-dente Luigi Baldo – è l'occasione per valo-rizzare l'impegno e il talento delle giovani

generazioni ma anche il senso di responsabilità di una comu-nità che investe sulla preparazione culturale e professionale dei suoi giovani”. A premiare i ragazzi è stato un giovane ri-cercatore trentino, Mattia Daldoss, autore di un software che consente ai pazienti affetti da patologie neurodegenerative di comunicare con un pc attraverso il movimento oculare.

1° TrenTo (11.836)2° Giudicarie V.P.(7.171)3° adamello B. (5.509)4° aldeno c. (5.269)5° alTo Garda (4.916)

isera ventisette giovani, dal diploma di maturità alla laurea spe-cialistica, sono stati premiati dalla Cassa Rurale di Isera, in particolare dal presidente Fabiano Conzatti. L’anteprima al momento più atteso dai ragazzi è stata affidata a Giovanni Bezzi, consigliere della Rurale. Il suo intervento ha ripercor-so la storia della banca e ha permesso di far comprendere ai ragazzi i suoi valori ispiratori. “L’interesse o la necessità non giustificano più la scelta di farsi socio – ha detto Bezzi –. Anche oggi ci vuole una motivazione ideale. Le idee cammi-nano con le gambe della gente: non solo dei grandi uomini, ma anche della gente comune come è stato dimostrato dalla storia della Cooperazione Trentina. La nostra storia prosegue il suo cammino perché sarete voi giovani a farla continuare”.

B o R S E D i S t u D i o

CLASSIFICA RURALI PER NUMERO DI SOCI

(DATI 2011)

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

24

NEWSCOOP

CASSA CENTRALE BANCA (2011)183 dipENdENTi195 mLN pATRimoNio

E’ nata una nuova collaborazione tra Casse Rurali Trentine e Mart di Rovereto. Arte ed editoria viaggiano praticamente su piste parallele: infatti, in concomitanza del vernissage di importanti esposizioni, vengono abbinati libri coerenti con il tema della mostra. Il debutto a inizio marzo all’interno dello spazio dedicato ai più piccoli, il BabyMart. Qui si è tenuta la presentazione del nuovo libro scritto da Mauro Neri che ha firmato l’intera collana di volumi del progetto “Risparmiolan-dia” delle Casse Rurali Trentine. La presentazione della nuo-va fiaba ‘Edith nel Paese degli Spaventapasseri’ ha riscosso grande partecipazione da parte dei più piccoli: hanno potuto ascoltare direttamente dall’autore la lettura di alcune pagine della fiaba prima di riceverne una copia in omaggio.«Quando ci hanno parlato di questa importante mostra al Mart dedicata ad Alice – ha spiegato Mauro Neri – ci siamo

impegnati e abbiamo curato una piccola ricerca storica. Il risultato è stato sorprendente: Alice, proprio quella del Paese delle meraviglie, è esistita veramente. Si chiamava Alice Liddel, era figlia di amici di famiglia di Lewis Carrol. Ecco dove sta la grande scoperta: aveva una sorellina più piccola di nome Edith, che nel 1862, quando Carrol inventò il famoso racconto, aveva otto anni d’età”.Anche la direzione e la sezione didattica del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto hanno creduto in questa iniziativa. Le “Edizioni Erickson” di Trento hanno inserito il libro nel catalogo di pubblicazioni nazionali. Al termine della presentazione tutti i bambini hanno visitato la mostra Alice in Wonderland aperta fino a settembre. Insomma cambiano i tempi, il linguaggio si modernizza, ma i classici rimangono sempre attuali.

È stato molto visitato anche quest’anno lo stand di “Risparmiolandia” che le Casse Rurali Trentine hanno allestito in occasione della fiera di San Giuseppe nel palazzetto di via Bomporto, condivi-dendo gli spazi con l’altra iniziativa delle Bcc dal titolo “Ricarica EvO”. È stato un successo, con due picchi verso metà pomeriggio delle due giornate di fiera, quando gli spazi di “Risparmiolandia” si sono riempiti da folle di bimbi per ascoltare le fiabe tratte dall’ultimo libro di Mauro Neri “Edith nel paese degli spaventapasseri” e le avventure dello scoiattolo risparmioso Gellindo Ghiandedoro,

raccontate da Michele & Michele della compagnia “ClochArt”.E poi gadget, regalini, portachiavi e porta-cd, perché lo sappiamo tutti, no? Gellindo è generoso coi suoi piccoli amici! Ora Gellindo & Company non vanno in vacanza, anzi! Continueranno a fare compagnia ai piccoli sul sito internet “www.risparmiolandia.it”: lì, ogni lunedì i bimbi potranno leggere una nuova avventura scritta da Neri e illustrata da Fulber, e trovare tante proposte di gita per tutta la famiglia.

Per offrire una chiave di lettura del momento pre-sente e poter trasformare la crisi in opportunità la Cassa Rurale Pinetana Fornace e Seregnano ha organizzato il ciclo di incontri “Dalla crisi al cam-biamento”: cinque serate dal 7 marzo al 20 aprile. “Appuntamenti – spiega la presidente Emanuela Giovannini – per informarsi, ragionare ma anche per agire. Ciascuno può dare il proprio contributo per lasciarsi alle spalle questo periodo difficile. E, naturalmente, i primi devono essere gli attori

economico-istituzionali del territorio”.Interessanti i titoli: “L’ingegneria genetica e l’agricoltura sostenibile: un’accoppiata vincen-te?”; “Lavoro femminile e giovanile risorsa da valorizzare: quello che c’è, quello che si può creare”; “Fisco – Impresa 2012: Novità e interventi a supporto dell’imprenditorialità”; “Edilizia soste-nibile e incentivi provinciali” ed infine “Internet e imprenditoria: quale futuro? Sviluppi e tendenze”.

Casse Rurali a fianco del Mart

Migliaia di bimbi a Risparmiolandia

Dalla crisi al cambiamento

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

25

NEWSCOOP

Chiude un esercizio economico e so-ciale positivo la cooperativa Mandacarù che anche in quest’anno di crisi è riu-scita a portare il giro d’affari a 2,2 milio-ni di euro (+7,3%). “La congiuntura che ci troviamo ad affrontare – commenta il presidente Paolo Facinelli – non cambia la scelta di fondo di Mandacarù di individuare nell’economia, ed in par-ticolare nel commercio, lo strumento più adatto per realizzare cambiamenti importanti nelle condizioni di vita di chi produce nel Sud del mondo tanti dei prodotti che tutti noi quotidianamente consumiamo”.“La crescita del fatturato – aggiunge il direttore generale della Federazione, Carlo Dellasega – è un segnale molto positivo che emerge dalla nostra comu-nità che continua a dimostrarsi attenta nei confronti di chi ha meno”.

Nel 2012 Mandacarù avvierà una riorganizzazione commerciale con due novità di rilievo: in primo luogo, una nuova sede in piazza Fiera a Trento, nell’immobile occupato al presente da Pizza Pause, in cui accentrare l’attività dell’attuale bottega e dell’ufficio della cooperativa, in via Prepositura. L’acqui-sto dei nuovi locali, che si estendono su 145 metri quadrati, ha comportato un investimento di 1 milione 950 mila euro. Il trasferimento dovrebbe avvenire nell’estate 2013.L’altra novità riguarda le Giudicarie: si concentrerà lo sviluppo sulla bottega di Tione, che nei prossimi mesi sarà trasferita in una nuova sede di proprie-tà in viale Dante e contestualmente si chiuderà il punto vendita di Comano Terme, che mostra in questo momento un andamento lontano dalla necessaria

sostenibilità. Mandacarù si impegnerà anche ad allargare la rete delle sue relazioni con i territori in cui è radicata, con una specifica campagna informati-va e di adesioni.

Si è conclusa con successo a vene-zia “Promoting the understanding of cooperatives for a better world”, la conferenza organizzata da Euricse, Alleanza Internazionale delle Coopera-tive (ICA) e Alleanza delle Cooperative italiane in occasione dell’anno interna-zionale della cooperazione proclamato dall’ONU. La due giorni di venezia, che ha visto oltre cinquanta relatori pro-venienti da tutto il mondo confrontarsi sui temi legati al mondo cooperativo e – tra le altre cose – firmare un Appello ai Governi e Capi di Stato dell’Unione

Europea sull’importanza delle banche cooperative per la ripresa economica, è stata chiusa da Carlo Borzaga, pre-sidente di Euricse, con un commento finale che ne riassume i lavori.“Le imprese cooperative – spiega Bor-zaga – possiedono tutte le caratteristi-che per partecipare in modo dinamico e innovativo allo sviluppo sociale ed economico delle società in cui sono inserite. La loro dimostrata capacità di adattamento e trasformazione le pone in condizione di reagire positivamente a situazioni di difficoltà, pur non limitan-

dosi ad essere un modello utile solo in momenti di crisi”.Le conclusioni dei lavori quindi “rivalu-tano molto il modello cooperativo, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale”, e smentiscono molti dei limiti considerati tipici delle cooperative, per cui sono considerate sistematicamente meno efficienti rispetto alle altre forme di impresa.

Nel prossimo numero di questa rivista i servizi approfonditi e le nostre interviste da Venezia.

Mandacarù riorganizza la rete delle botteghe

Da venezia un appello per le Bcc

2.143 SOCI

12 BOTTEGHE

400 vOLONTARI

2,2 MLN FATTURATO (+7,3%)

MANDACARU

Carlo Borzaga, presidente di Euricse, mentre accoglie i relatori a venezia

Da sinistra Carlo Dellasega, direttore della Federazione, Paolo Facinelli, presidente di Mandacarù e il direttore Giovanni Bridi.

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

26

NEWSCOOP

E’ destinato a diventare uno studentato universitario l’attuale compendio immobiliare di Casa Girelli in viale verona a Trento. La proposta verrà fatta a breve dal Consorzio Lavoro Ambiente (Cla) all’Opera Universitaria, che dovrà esprimere un parere di “pubblico interesse” entro tre mesi. Il presidente di Cla Renzo Cescato ha firmato il preliminare di acquisto dell’area da Casa Girelli, rappresentata dal commissario della Cantina La vis (proprietaria dell’area) Marco Zanoni, per la cifra di 13,5 milioni di euro. Si tratta in realtà di una “promessa di acquisto” che verrà perfezionata con l’effettivo trasferimento di proprietà entro luglio 2014 al verificarsi di determinate condizioni. La prima è la dimostrazione di interesse da parte dell’Opera Universitaria. Ma per realizzare gli immobili ad uso residenza universitaria, tuttavia, è necessario che vengano preliminarmente modificati gli attuali strumenti urbanistici vigenti ed in particolare che venga approvato da parte del comune di Trento un piano integrato di intervento o strumento equivalente (il PII) che preveda il cambio di destinazione dell'area. Tale condizione dovrà verificarsi entro il 30 novembre 2013.Inoltre l’Opera Universitaria dovrà indire - ai sensi della legge

26/93 - la gara per la realizzazione dello studentato e la sua gestione in concessione entro il 31 dicembre 2013. Solo a quel punto, qualora il Cla si aggiudicasse i lavori, potrà essere perfezionata la vendita con il definitivo passaggio di proprietà.L’area oggetto dell’iniziativa ha una superficie complessiva di 17.883 metri quadrati. Si prevede di realizzare una residenza universitaria da circa 5-600 posti letto.

venti giorni per quattordici incontri con i soci che vivono nelle località dove opera la Cassa Rurale di Trento. E’ ormai una tradizione: una vera e propria operazione ascolto reciproco. Da una parte i vertici della Rurale snocciolano numeri di bilancio (in anteprima), iniziative concretizzate nell’anno concluso e programmate per il domani più vicino. Ma anche le novità dello statuto legate alla proposta di modifiche secondo il processo di auto-regolamentazione che il credito cooperativo ha sviluppato nei tempi recenti.

Dall’altra i soci, chiamati a raccolta non solo per ascoltare ma soprattutto per esprimere idee e suggerimenti perché il rapporto tra banca e socio migliori sempre più come il servizio alle comunità locali. “Riteniamo importante questa iniziativa per una serie di ragioni – spiega il presidente Giorgio Fracalossi –. Se vogliamo sceglierne una su tutte direi che valorizza l’essere banca di relazione che è un elemento distintivo per una banca come la nostra”.

AREA “GiRELLi” DivEntERà uno StuDEntAto

SoCi PRotAGoniSti

46 COOPERATIvE SOCIE

110 DIPENDENTI

58-60 MILIONI DI FATTURATO (STIMA 2011)

CONSORZIO LAvORO

AMBIENTE

Da sinistra Lino Melchiorre Orler, direttore Cla, Marco Zanoni, La vis e Renzo Cescato, presidente Cla.

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

27

NEWSCOOP

Contributiallecooperative?nonpiùdel4%

E’ andato a cooperative il 4% dei con-tributi alle imprese che la Provincia destina alla copertura degli investi-menti fissi attraverso la legge sull’eco-nomia, quella che gestisce le maggiori risorse pubbliche locali: in cifre 5,4 milioni su un bilancio di 120,6 (dato 2011). Ne hanno beneficiato 94 coo-perative, con una media di contributo di 57.500 euro cadauna. La parte del leone la fa (ancora) l’industria, che ha ottenuto circa 49 milioni, seguita dal turismo con 35 milioni. In percen-tuale rispettivamente il 41% e il 29% della ‘torta’.

Dal 2001 al 2009 la percentuale desti-nata alla cooperazione era stata del 2%: 15 milioni per 153 cooperative su 737 complessivamente concessi a favore di 20.582 imprese. Si può quindi notare un raddoppio delle richieste di cooperative soddisfatte. Nel biennio 2010-2011 (preso in esame dall’infografica qui sotto) la legge ha messo a disposizione 114 e 120 milioni all’anno, rispetto ad una media di 98milioni all’an-no del decennio precedente. Dalla Provincia, dunque, il sostegno all’e-conomia è più forte.

Prendendo in esame i contributi (molto più esigui) messi a disposi-zione dall’ente pubblico attraverso la legge ‘servizi alle imprese’ detta anche sulla consulenza, nell’ultimo biennio le cooperative hanno rice-vuto circa 500mila euro, sui quasi 6 milioni complessivamente assegnati. All’industria ne sono andati 2,3. Nei prossimi numeri della rivista ren-diconteremo anche dei contributi alle imprese concessi nell’ultimo biennio dalle leggi sull’agricoltura e sui punti vendita multiservizio (d.p.).

Tempi di lettura: 1’17’’

PAT: contributi alle imprese 2010-2011

Fonte: Apiae

ARTIGIANATO

COMMERCIO

INDUSTRIA

TURISMO

TOTALE

N˚ BENEFICIARI

120,6

CONTRIBUTO CONCESSO

Dati in milioni di euro

2010 20111.400

410

522

211

2.626

1.188

462

409

222

2.375

25,5

11,7

46,9

25,7

113,7

15,7

15,5

48,9

35,1

ARTIGIANATO

COMMERCIO

COOPERAZIONE

INDUSTRIA

TURISMOe impianti a fune

TOTALE

N˚ BENEFICIARI

2,6

CONTRIBUTO CONCESSO2010 2011123

44

12

110

76

365

130

77

19

108

56

390

0,55

0,35

0,19

1,44

0,26

2,79

0,74

0,27

0,3

0,82

0,47

8394

3,95,4COOPERAZIONE 29%

Turismo

41%Industria

13%Artigianato

13%Commercio

4%Cooperazione

Contributi agli investimenti fissi 2011Investimenti fissi (l.p. 13 dicembre 1999 n.6)

Servizi alle imprese (l.p. 12 luglio 1993 n. 17)

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

29

CULTURA COOPERATIVA | contributi

Mezzacorona,unlavorolungoquarant’annidi Guido Conci*

Sì, quando guardo dal mio vec-chio ufficio questa nostra cit-tadella del vino, che attira 40 mila visitatori e turisti all’anno, quando chi viene a trovarmi loda l’ampio respiro dei suoi edifici, quando penso alla polvere della Samatec che c’era prima un po’ di orgoglio lo sento. Ma non per me. Lo sento per un progetto che è stato condiviso dai 1500 soci di Mezzocorona, che ha fatto crescere famiglie e territorio, che ci ha fatto diventare una realtà importante. Sono nato nel 1944, sono diventato presidente della Cantina nel 1972, dopo la fusio-ne nel 1970 fra la Cantina Socia-le e la Lega Viticoltori, la prima fusione cooperativa in Italia. Ho lasciato la presidenza del Gruppo Mezzocorona lo scorso gennaio, dopo 40 anni ininterrotti di inca-rico. A volte mi viene da sorride-re. Cosa dovrebbe dire di me chi conta i mandati, chi sostiene che dopo due o tre mandati occorre lasciare il posto? Avrei dovuto andarmene da un pezzo, ma da un lato non ho mai tenuto alla poltrona – e i soci lo sanno – e dall’altro non ritengo che le cose debbano andare così. La questio-ne delle cariche va affrontata con intelligenza, esistono situazioni diverse. Per alcune presidenze tre mandati bastano e avanzano. Io stesso ho lasciato l’impegno di

sindaco di Mezzocorona dopo tre legislature, quindici anni dal 1974 al 1990, perché mi sarei ri-petuto, perché ognuno, quando fa il sindaco, anche senza volerlo, privilegia un settore che sente più vicino alle sue aspettative ri-spetto a un altro: chi la cultura, chi le strade…. Ma in altre situa-zioni tre mandati sono appena sufficienti per impadronirsi dei problemi. Poi magari prepari un successore e quello non è di-sponibile, o non si rivela adatto, e occorre metterne in pista un altro. Come sindaco occorreva-no forze nuove per affrontare gli anni di ricucitura sociale dopo la grande ondata di disoccupazione degli anni Ottanta. Qui al Grup-po ho impiegato più di 15 ani per impratichirmi delle complessità, per raccordare il lavoro dei soci, dei contadini che sono la base, l’assoluta forza di tutto il nostro lavoro, all’espansione in America, alla presenza in Baviera, in Sicilia. Noi abbiamo fatto questa scelta, di una cooperazione che parte dalla produzione e arriva sugli scaffali del consumatore. Ci sia-mo dati strumenti adeguati,ma non è stato facile trovarli. La co-operativa - un uomo, un voto - è essenziale per la produzione, per la redistribuzione equa. Ma nel-la lunga trafila per arrivare sullo scaffale, fra tante insidie di mer-

cato, tanti lupi in agguato, tante “tentazioni” anche per i coopera-tori, la forma della Spa l’abbiamo trovata più trasparente. Chiara. Non finisce tutto in un caldero-ne, ogni passaggio viene moni-torato. Adesso però ho chiuso. Hanno insistito perché restassi consigliere, ma è giusto lasciare spazio a chi ha più energie, a Luca Rigotti che si è preparato bene. Peraltro io non ho mai fatto il presidente operativo, non sono mai stato un “Ceo”, un “execu-tive”. Guai a concentrare tutti i poteri, a non delegare, non si può raggiungere tutto, si finisce per sbagliare. Sono stato un “presi-dente”, ho cercato di essere un po’ il papà di tutti i soci, perché senza concordia non si può nemmeno

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

30

CULTURA COOPERATIVA | racconti

parlare di efficienza. I soci sì, un tempo li conoscevo tutti, oggi ci sono i figli, è più difficile, tutti abbiamo meno tempo…

Il Gruppo va bene, nonostante i tempi difficili, anche per gli strumenti che ci sia-mo dati. E il più importante è l’autofinan-ziamento dei soci, quello obbligatorio e quello volontario. L’obbligatorio prevede che l’ultimo 5 per cento del saldo venga versato a 5 anni dal conferimento. Ciò è dovuto alle incognite del processo di la-vorazione del vino, che va invecchiato, imbottigliato, venduto… E’ una ruota, un volano ma è anche un modo per fideliz-zare l’appartenenza del socio alla sua co-operativa. Non si può entrare e uscire per capriccio e cinque anni sono un periodo sufficiente per capire se una cooperativa, con gli alti e bassi del mercato, regge o è condotta male. L’autofinanziamento vo-

lontario, invece, è un prestito che i soci fanno alla loro cooperativa. Versano i loro risparmi, con un tetto massimo di 60 mila euro, alla cooperativa invece che in banca. Noi remuneriamo come la banca, forse qualche centesimo in più, perché non abbiamo costi di sportelli o altro. Non molto, ma i soci sanno che grazie ai loro prestiti la cooperativa non deve ipo-tecare beni per chiedere finanziamenti, insomma, il denaro per crescere alla co-operativa costa meno. E’ cooperare vero, questo, mi pare, anche perché il sistema funziona solo se c’è trasparenza e recipro-ca fiducia.Racconto queste cose perché mi appassio-nano. Non ho molti hobby, il mio tempo lo spendo nella mia campagna, cui sono affezionato. L’agricoltura non reggereb-be se non ci fosse la passione di chi coltiva la terra. Ma mi appassiona ricercare gli strumenti per promuovere la non facile pratica del cooperare, ché non bastano le parole buone o i buoni propositi di fronte alla diversità dei caratteri e degli interessi. Non bastano le parole, occorrono stru-menti e metodi appropriati. Conoscersi, stare insieme e vigilare. Il Trentino deve stare attento. Si parla di autonomia, ma la nostra autonomia viene (veniva?) dalla capacità di aiutarsi l’un l’altro. Quando c’era da scaricare un carro di fieno veniva-no i vicini, a dare una mano, nel raccolto gli uni aiutavano gli altri. Oggi pare che sia “lavoro nero”, che tutto sia illegale, ognuno va per proprio conto, ma non deve essere così. Noi ci teniamo ad esse-re trasparenti e corretti, dalle malevole e ingiuste accuse di alcuni in Sicilia, tutte archiviate perché non sussistono, siamo usciti puliti per la nostra correttezza. Ma aiutarsi bisogna, e l’Autonomia deve ri-lanciare, con strumenti appropriati, que-ste forme di collaborazione. Non sono la-voro “nero”. Sono solidarietà che ci hanno fatto uscire dalla povertà.Perché io la ricordo bene la povertà. Sono nato durante la guerra nel 1944, ho un fratello di due anni più vecchio, il papà è morto che avevo tre anni. Ho fatto la scuola di San Michele, poi mi sono iscrit-to all’Università di Agraria a Piacenza,

dove insegnava viticultura il grande Ma-rio Fregoni. Tornato a casa ho insegnato, ho avuto l’abilitazione e la cattedra alle scuole Medie di Mezzocorona. Ho inse-gnato fin al 1978, ma già dal 1972 segui-vo la cooperativa. Nel 1984 ho smesso di insegnare, non ne avevo più il tempo. Era difficile fare il sindaco, c’era molta disoc-cupazione. Ricordo solo un caso, quello della Marzotto: 180 posti di lavoro quasi tutti femminili, spariti in un attimo nel 1978 dopo che sulla porta della fabbrica era apparso un semplice biglietto: “Da oggi la fabbrica è chiusa”. Ma c’è una sto-ria dietro. Cambiavano i costumi,i vestiti confezionati non andavano più, i giovani volevano il “casual”, i jeans. La Marzotto calcolava di avere 30 esuberi fra le stira-trici, voleva metterle in mobilità, il sin-dacato si opponeva. E la Marzotto chiuse tutto. Poi venne la Valman, ma insomma, era un po’ per dire. Oggi il capannone è chiuso e vuoto.Poi c’è la Samatec, sul cui terreno sorge la cantina. La fabbrica inquinava, c’era-no povere e puzza, ma i lavoratori non volevano perdere i loro posti. Una lunga storia. Poi nel 1990 la fabbrica chiuse ma i terreni vennero frazionati, perché si vo-levano altre industrie anche se non c’era alcun progetto reale. Dovemmo compe-rare pezzetto per pezzetto tutte le aree, ed iniziò così il Gruppo Mezzocorona. Adesso diamo lavoro a 400 persone. E’ qualcosa che abbiamo costruito in 40 anni.

Tempo di lettura: 6’30’’

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

31

CULTURA COOPERATIVA | racconti

* Scritto da FRANCo DE BATTAGLIA

E' il welfare il primo dei temi messi al centro della ri-flessione dagli Stati generali dell'Autonomia indetti dalla Provincia di Trento a marzo. "Scelta non casuale - ha affermato ugo Rossi, assessore alla salute e alle po-litiche sociali -. La storia del Trentino infatti è la storia della solidarietà e della cura, in particolare di chi è più fragile". La crisi e il mutare dei bisogni impone però un ripensamento complessivo del sistema dei servizi. La situazione locale - come è emerso dalle relazioni degli esperti nazionali e internazionali intervenuti all'in-contro - è certamente migliore che nel resto d'Italia e in alcune parti d'Europa. Ciò nonostante - ha sottoli-neato l'assessore - il Trentino non può chiamarsi fuori dal contesto globale e deve fare i conti con le difficoltà dell'economia e del mondo del lavoro che toccano in particolare i giovani; con il progressivo invecchiamen-to della popolazione e la diminuzione dei tassi di na-talità; con l'immigrazione crescente e le nuove pover-tà come quelle legate alle separazioni familiari; con il mutare delle dipendenze e il dilagare, ad esempio, di quella da gioco. "Il futuro - ha detto Rossi - dipende dalle scelte del presente e chi saprà fare le riforme mi-gliori, cioè quelle capaci di conciliare meritocrazie e attenzione ai bisogni, sarà più competitivo". E proprio le riforme varate dalla Provincia - quella istituzionale con la creazione delle Comunità di valle, quella delle politiche sociali e infine quella socio-sanitaria - sono state al centro del dibattito degli Stati generali cui han-no partecipato moltissimi rappresentanti del Terzo Settore. Riforme che impatteranno sulla vita di tutti i trentini, di centinaia di organizzazioni sociali e mi-gliaia di lavoratori.

treannidiritardo“Avremmo voluto un incontro come questo tre anni fa, quando è stata pensata la riforma del welfare - ha af-fermato Silvano Deavi presidente di Consolida -. "Non aver favorito il confronto anche con il privato sociale fa correre al Trentino il rischio di perdere il più prezio-

so dei beni comuni: l’impegno per il prossimo. Il ne-mico non è la carenza di soldi, tanti o pochi che siano tutto dipende da come si spendono. Ciò che erode il capitale territoriale è l’individualismo!". Serve secon-do la cooperazione sociale un'applicazione più estesa del principio di sussidiarietà che trova la sua espressio-ne massima quando sono i cittadini, le comunità ad attivarsi con responsabilità per produrre le risposte ai propri bisogni. Una responsabilità cui Deavi ha chia-mato anche i colleghi del privato sociale: “Dobbiamo smettere di sembrare come un figlio troppo cresciuto che non riesce a staccarsi da una madre che, a sua volta, non smette di decidere per lui". In questi tre anni mol-te organizzazioni del privato sociale si sono comunque date da fare. Lo stesso Consolida con le sue cooperati-ve – ha detto Deavi – si è trasformato in un laborato-rio di innovazione per fare di più e meglio con risorse decrescenti. Riportando esempi concreti, il presidente del consorzio ha spiegato che questo processo ha por-tato all'individuazione di nuovi servizi per le famiglie e per la persona seguendo le fasi della sua vita; di nuovi strumenti per creare buon lavoro che includa tutti, so-prattutto i più fragili; di nuove modalità comunicative per accompagnare e far crescere le comunità e stimola-re la partecipazione e la consapevolezza.

CriticacostruttivaAnche Consolida è tra i promotori del documento "Un welfare nuovo e partecipato" presentato agli Staiti generali dal neo costituito Coordinamento unitario del terzo Settore composto da quasi 50 organizzazio-ni: oltre alle cooperative sociali del consorzio, gli enti della legge 35, Cooperazione trentina, Acli, Anfass, Cnca e molte altre. Nel documento il Terzo Settore indica i 10 passi fondamentali da compiere per por-tare avanti la riforma del sistema dei servizi socio- sa-nitari evitando che si traduca in un impoverimento economico e sociale come è avvenuto in altri contesti territoriali. "E' una proposta forte - spiegano i rappre-

10PaSSiPeRunnuovoweLfaRedi Silvia De Vogli

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

32

CULTURA COOPERATIVA | welfare

sentanti - nata dalla volontà di con-tribuire al futuro della nostra terra, ma anche dal malessere legato a scelte che non hanno riconosciuto il nostro ruolo nella costruzione del benessere comune". "Le sfide che sollecitano il sistema di welfare della nostra provincia - si legge nel documento - richiederebbero più innovazione e più partecipazione, senza le quali la partita è persa in partenza; tutto ciò con buona pace di coloro che si illudono che l'e-splosione dei bisogni sociali possa essere affrontata attraverso la stan-dardizzazione delle prestazioni e la compressione dei loro costi di erogazione. Né l'una, né l'altra riu-sciranno a fronteggiare le criticità proposte da uno scenario socio-

economico che richiede di mette-re mano a formule di intervento nuove, diversificate e partecipate da coloro che le realizzano e ne fruiscono. Formule di intervento che non possono essere prestabilite dall'alto o semplicemente desunte dal passato, ma che devono essere costruite dal basso attraverso pro-cessi di tessitura orizzontale e verti-cale di cui il Terzo Settore trentino si è reso più volte protagonista".

ManutenzionedeivaloriE' toccato a Lorenzo Dellai, presi-dente della Provincia chiudere i lavori: "Ci rendiamo conto che su tematiche così delicate il confron-

to non è mai sufficiente. Sono co-munque orgoglioso che i punti di forza siamo maggiori di quelli di debolezza e su questi ultimi lavore-remo a partire dagli stimoli raccol-ti. L'impegno assunto è quello di dare continuità agli Stati generali per lavorare, in particolare, su alcu-ni elementi cardine: valutazione, formazione, innovazione e infine cultura e responsabilità perché il welfare è un modo di essere di una comunità e in Trentino i valori di civiltà e solidarietà sono consolida-ti ma esigono manutenzione".

Tempo di lettura: 5’50’’

IL DECALOGO DEL TERZO SETTORE1. Riforma graduale, ponderata e condivisa con i diversi attori coinvolti.2. Applicazione della logica della

sussidiarietà.3. Riconoscimento di responsabilità diffuse.4. Promozione di innovazione e partecipazione collegate alla

pianificazione territoriale e sostenute dalla ricerca sociale.5. Analisi della realtà attraverso un sistema

di rilevazione dei bisogni sociali valido, affidabile e diffuso.

6. Sistema di livelli essenziali delle prestazioni focalizzato sui bisogni sociali modulabile nel tempo e nello spazio.

7. Creazione di un sistema di costi standard che garantisca qualità degli interventi; controllo della spesa; tutela della professionalità delle organizzazioni

e degli operatori sociali.8. Semplificazione delle procedure

amministrative e regolamentari.9. Accreditamento solo a chi è degno di credito perché efficace ed efficiente

e capace di generare fiducia e partecipazione.

10. verifica e valutazione degli interventi per individuare buone prassi e diffonderle.

10PaSSiPeRunnuovoweLfaRedi Silvia De Vogli

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

33

CULTURA COOPERATIVA | welfare

ReGoLePiùSeveRePeRiLGioCod’aZZaRdodi Umberto Folena

Alla fine si mosse il governo. Se le promesse saranno man-tenute, quando leggerete queste righe qualcosa sarà acca-duto. La limitazione o la regolamentazione severa della pubblicità dei giochi – gratta-e-vinci, slot machine, poker on line… – che possono diventare azzardo trascinando sempre più italiani – le stime parlano di 800 mila malati e oltre 1 milione a rischio – nella spirale della ludopatia, il “morbo del gioco” che ti impedisce di smettere, prosciu-gandoti il conto in banca e portando alla rovina famiglie e aziende. Poi, soprattutto, l’ingresso della ludopatia tra le malattie ufficiali,con interessamento del sistema sanitario nazionale, al pari di altre affezioni analoghe.Le promesse formali sono datate 7 marzo scorso: dopo una prima presa di posizione del ministro Andrea Riccardi, è il ministro della Sanità, Renato Balduzzi, a rilasciare un’impegnativa intervista. Impegnativa per lui, impe-gnativa per il governo Monti. Intanto, in seguito ai dati rivelati da Libera (vedi lo scorso numero di “Cooperazione trentina”) e dal Censis, si moltiplicano gli interventi che chiedevano al governo di agire. Il Codacons propone di «ridurre il numero e la frequenza degli spot e di indicare in ogni pubblicità e nelle ricevitorie le reali possibilità dell’insorgere di dipendenze». L’Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo) chiede che almeno il 5 per mille degli incassi del gioco sia destinato alla prevenzione alla cura delle ludopatie. L’And (Azzardo e nuove dipen-denze) ricorda che se lo Stato sembra accorgersi soltanto ora dell’”epidemia”, oltre 200 sindaci hanno già emanato ordinanze restrittive. Riescono finalmente ad avere voce gli specialisti che da anni si occupano della dipendenza da gioco, come Graziano Bellio, psichiatra del Sert di Castelfranco Veneto.Escono allo scoperto anche i politici, di tutte le formazioni. Ne ricordiamo solo due. Renato Schifani, Pdl, presidente del Senato: «Il gioco d’azzardo è diventato un vero e proprio problema sociale. Sarebbe indicato che le forme di pubblicità dei giochi d’azzardo siano regolamentate stret-tamente come accade per le sigarette (…). Si tratta di una

questione di civiltà». Andrea Sarubbi, Pd, membro della Commissione affari sociali: «È tempo che la ludopatia venga inserita nei Lea (Livelli essenziali di assistenza)».Qualcosa davvero si sta muovendo. E proprio per questo l’attenzione e la pressione, da parte della società civile, e di chi vuol bene all’Italia, va mantenuta alta.

Tempo di lettura: 2’10’’

BALDUZZI: Sì, È UNA vERA MALATTIA«Il gioco d’azzardo? Se seguissi l’istinto direi: proibiamo. Ma proibire non è mai la soluzione, nemmeno in questo caso. La strada non è proibire, ma regolamentare. Perché serve serietà, perché bisogna dire che i divieti assoluti rischiano sempre di provocare l’effetto opposto, di accendere i riflettori sul gioco, di creare ancora più attenzione. Ma una svolta va data. Ma rimanendo dentro i confini della legalità costituzionale. Useremo la mano ferma contro il gioco d’azzardo, ma senza mai dimenticare che nella Costituzione si coniugano diritti e doveri. Noi vogliamo coniugare la solidarietà al rispetto delle libertà. Lo Stato non può diventare uno Stato etico, ma le sue leggi possono far capire dove sta il valore e dove il disvalore. E così aiutare a capire che certe scelte spingono solo sul fondo. Ho in testa i rischi che corrono i nostri ragazzi. Bisogna dire loro che giocare è pericoloso, che il gioco rischia di diventare una malattia, che così ci si rovina, ci si massacra. Nel governo c’è una preoccupazione reale e corale e siamo tutti pronti a pretendere rigore. La Conferenza episcopale ha detto parole forti, il cardinale Angelo Bagnasco ha messo l’emergenza sotto i riflettori e anche il ministro Riccardi si è speso in maniera significativa. Sono stati passi importanti e ora la collaborazione tra Stato, società e Chiesa può mostrare tutta la sua luminosità e vitalità aiutando tanti ragazzi e tanta povera gente a sviluppare un progetto di vita piena che non si perda dietro questi sogni di evasione senza futuro e senza speranza.Sì, la ludopatia sarà una malattia. Qui in Italia abbiamo tardato ad acquisire questa consapevolezza culturale, ma ora anche su questo si volterà pagina. Si rivisiteranno i livelli essenziali di assistenza e la ludopatia sarà inserita nell’elenco delle patologie».(Dall’intervista di Arturo Celletti al ministro Renato Balduzzi, “Avvenire”, 7 marzo 2012).

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

34

CULTURA COOPERATIVA | nuove leggi

ReGoLePiùSeveRePeRiLGioCod’aZZaRdodi Umberto Folena

I “GIOCATORI ANONIMI”Una malattia, il gioco può trasformarsi in una malattia. «Come ogni malattia – racconta Gabriele, portavoce dell’associazione “Giocatori Anonimi” – è democratica. Da noi vengono idraulici e chirurghi, benzinai e calciatori, uomini e donne, cattolici e musulmani». I “Giocatori Anonimi” – una classica fratellanza di auto-aiuto, simile a tante altre alle prese con forme di dipendenza (alcol, cibo, fumo, shopping compulsivo..) – hanno una sessantina di sedi sparse in tutta Italia. Gli incontri sono sempre più fitti e affollati. Gabriele frequenta la sede di Tivoli, dove si riuniscono ben sette gruppi, e quasi ogni giorno c’è un nuovo ingresso. Insieme si cerca di guarire dalla malattia, «che non si può curare definitivamente – spiega Gabriele. – Nessuno di noi può considerarsi definitivamente fuori pericolo: abbiamo imparato a vivere giorno per giorno, un’ora dopo l’altra». Gabriele ha cominciato a 17 anni, da

studente: «Io e un mio amico andavamo al bar a giocare con le slot machine, allora illegali. Ma mentre il mio amico sapeva anche smettere, io continuavo, continuavo, continuavo… La malattia è così, più giochi, più hai voglia di giocare». Fu così per dodici anni di fila, prima d’incontrare i “Giocatori Anonimi”. «Il giocatore soffre di un conclamato delirio d’onnipotenza, è convinto di poter smettere quando vuole. E si accorge sempre troppo tardi che è il gioco a controllare lui, e non il contrario».Il sito dei “Giocatori Anonimi” è: www.giocatorianonimi.org. Purtroppo l’associazione non ha ancora alcuna sede nel Trentino Alto Adige. Per informazioni sulla sede più vicina, telefonare al numero 3381271215 oppure scrivere una e-mail a [email protected].

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

35

CULTURA COOPERATIVA | nuove leggi

Oltre 1000 prodotti a marchio Conad in esclusiva per i Soci.Questa è solo una delle opportunità che DAO offre ai suoi Associati.

Entrando in DAO, il Socio sceglie un Gruppo radicato nel territorio dove è presente con oltre 250 punti vendita. Trova l’esperienza e l’efficienza di chi dal 1962 opera sul mercato. E gode dei vantaggi dell’alleanza con Conad, di cui DAO è centro distributivo per il Trentino Alto Adige.

Oltre 150 Soci hanno già scelto un mondo di servizi dove il ruolo del Socio è al centro.

DAO Società cooperativa - Centro Distributivo CONAD, via G. Di Vittorio, 43/3 - 38015 Lavis (TN) tel. 0461 248411 - fax 0461 241890 - e-mail: [email protected]

Con DAO, mille e più opportunità

Artisti nella Qualità Maestri nella Convenienza

Giovani:menopregiudiziepiùfiducia"Sono 5000 i giovani che quest'anno in Trentino compiranno 18 anni. Con loro vogliamo iniziare un nuovo dialogo e riaf-fermare il senso di appartenenza alla comunità, perché sono i giovani che hanno in mano il futuro." Questo il messaggio di Silvano Deavi, presidente di Consolida, per definire il progetto Leva Civica che la cooperazione sociale trentina sta portando avanti in collaborazione con il Consorzio dei Comuni trentini. Un messaggio chiaro che, attraverso il Sindaco, arriva dritto al cuore e alla testa non solo dei 18enni, ma anche dell'intera loro comunità di appartenenza composta da organizzazioni diverse sia per campi di intervento che per forma giuridica." La Leva Civica vuole essere una proposta facilmente raggiun-gibile da tutti i giovani, affinché non siano solo i soliti noti a mettersi in gioco, chi è facilitato per carattere o per il contesto in cui cresce. La Leva Civica, come è emerso dal convegno di presentazione "18 anni e adesso? Diamoci da fare" che si è tenu-to lo scorso 23 marzo presso la sede del Consorzio dei Comuni, non riguarda solo i giovani, ma anche l’intera loro comunità di appartenenza. Infatti, il compito di contattare personalmente i 18enni lo hanno le amministrazioni comunali che chiameran-no i neomaggiorenni - tramite la Cartolina della Leva Civica - a mettersi in gioco nelle diverse realtà locali: cooperative sociali, associazioni o enti pubblici dove, ad esempio, aiutare i bambini nei compiti, fare animazione con gli anziani etc. "Abbiamo pensato di rivolgere la Leva Civica solo ai 18enni per-ché la maggiore età è e dev’essere una tappa importante nella vita, il passaggio all'età adulta che presuppone l'assunzione di responsabilità di fronte a se stessi e agli altri - spiega Deavi -. In questo tempo di cambiamento c'è una preoccupazione ge-neralizzata che rischia di rimanere confinata solo all'età adulta, mentre invece dobbiamo avere il coraggio di affidare anche ai giovani un ruolo di responsabilità nella costruzione del domani." Figura chiave affidataria di questo compito è il sindaco, personalità che va ri-rappresentata in quanto "padre e garante" della propria co-munità. "Quest'iniziativa - ha continuato Deavi - è portatrice di un messaggio chiaro, soprattutto per quegli adul-ti che hanno vissuto la Leva in

prima persona quando era obbligatoria e la maggiore età faceva scattare un moto di impegno e responsabilità." Secondo Ennio Ripamonti, psicosociologo, formatore ed esperto di sviluppo di comunità, "le giovani generazioni di oggi sono bombardate di pregiudizi che trovo francamente fastidiosi: viziati, senza valori e senza alcuna voglia di fare. Questo invece non è vero. L'im-pegno dei giovani nella società civile è in crescita rispetto agli anni scorsi. Anche gli studi sulla partecipazione politica sono in controtendenza: se per tutti gli anni '90 abbiamo assistito ad un calo progressivo dei giovani, nelle ultime amministrative c'è stata un'impennata rispetto alla loro partecipazione. Per quanto riguarda, poi, il loro impegno nell'associazionismo, oggi c'è un alto tasso di nomadismo dovuto al fatto che i giovani non cer-cano solo qualcosa di concreto da fare, ma soprattutto qualcosa in cui credere. Non è più tollerata la cultura del "volontariato uguale sacrificio", come spesso ancora succede in molte organiz-zazioni sociali, anche se questo naturalmente non significa che al volontario non siano richiesti serietà ed impegno, elementi base anche in un'esperienza come quella della Leva Civica. Tut-tavia credo che la giusta strada da percorrere sia quella che offre ai giovani proposte personalizzate, senza sfondo paternalistico o stigmatizzante" (m.b.).

Tempo di lettura: 3’08’’

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

37

CULTURA COOPERATIVA | buone prassi

C’è bisogno di maggiore consape-volezza del ruolo e delle potenzia-lità del modello cooperativo per la crescita del Vecchio Continente. Ne è convinta la Commissione Eu-ropea che per questo ha finanziato il progetto europeo ‘Conventus’ di cui è partner per l’Italia la Federa-zione trentina della Cooperazione. Il progetto ha come obiettivo la creazione di maggiore conoscenza e presa di coscienza del ruolo della cooperazione in Europa tra i soci stessi, al fine di rafforzare l’identità cooperativa e le competenze coo-perativistiche imprenditoriali.Tre i risultati attesi: anzitutto in-dividuare dei percorsi formativi non-formali che permettano il potenziamento delle competenze nell’ambito della cultura coopera-tiva e favoriscano lo sviluppo delle imprese cooperative. In secondo luogo lo sviluppo di una metodo-logia partecipativa che identifichi il gruppo come elemento chiave per apprendere e lavorare insieme. In sostanza il progetto, che verrà condiviso tra Formazione Lavoro e Federazione, cercherà di indivi-duare un approccio metodologico diverso e innovativo, dove il grup-po diventerà elemento chiave per

l’apprendimento e il lavoro comu-ne. Infine - terzo obiettivo - la rea-lizzazione di una piattaforma mul-timediale a supporto delle attività formative di gruppo.La cultura cooperativa, in questo contesto, è considerata un modo di agire, un pensiero comune che orienta e dà un senso alle decisioni quotidiane, dal fare la spesa ai ser-vizi.Il progetto avrà come destinatari i manager di cooperative che voglio-no migliorare le proprie competen-ze e capacità gestionali in coerenza con i principi e i valori cooperativi, ma anche gli stessi soci, che neces-sitano di rafforzare la consapevo-lezza del proprio ruolo al fine di diventare più attivi nella gestione delle cooperative e favorire il lavo-ro di gruppo. Ma interessati saran-no anche i dipendenti di cooperati-ve orientati a diventare soci.Il progetto, che appartiene al pro-gramma Grundtvig, è partito in novembre, con un primo incontro tra i sei partner: oltre alla Federa-zione per l’Italia, L’Università di scienze applicate di Kemi-Tormio (Finlandia), Coompanion Co-operative Developement Agency of Skaraborg (Svezia), National

Cooperative Council - Coopera-tive Research Institute (Polonia), Coop Finlandia e l’Università di Bifrost (Islanda).In marzo c’è stato il secondo me-eting all’Università di Bifrost in Islanda (una università in forma cooperativa), dove sono stati pre-sentati e analizzati i programmi di formazione alla cultura cooperati-va attualmente in vigore nei Paesi aderenti, con l’obiettivo di fare una mappatura dei bisogni e di eviden-ziare gli elementi comuni e le diffe-renze tra le varie metodologie. Il prossimo appuntamento sarà per giugno, in Trentino, dove i partner si riuniranno per mettere a punto una prima proposta metodologica di formazione di gruppo e indivi-duare una sperimentazione dove testarla.

Per info: Elena Badeanschi Ufficio studi e intercooperazione della Federazione: 0461/898673. E-mail: [email protected]

PiùCooPeRativePeRCReSCeRe

Un momento di lavoro dei partner del progetto Conventus

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

38

CULTURA COOPERATIVA | qui Europa

Da fine aprile una nuova legge obbligherà le imprese ad aggiornare i documenti sulla sicurez-za legata all’esposizione a campi elettromagne-tici in bassa e alta frequenza. Sostanzialmente è il “capitolo agenti fisici” della legge 81 del 2008 che aveva sostituito la “626” del 1994. Per offrire un’opportunità di conoscenza al mondo delle aziende, la cooperativa “Cet – Ecologia appli-cata” in collaborazione con “Fbk – Fondazione Bruno Kessler” (rappresentata da Michaela vettori dell’Area Innovazione) ha organizzato un convegno a Povo. Titolo: “L’esposizione ai campi elettromagnetici e alle radiazioni ioniz-zanti. Valutazione e prevenzione negli ambienti di lavoro”.“Il perché del seminario è presto detto – ha osservato Roberto Colombo, coordinatore dell’evento –. C’è ancora una bassa percezione nel mondo lavorativo su questi rischi. Sono radiazioni non percepibili dai cinque sensi ma sono potenzialmente più pericolose. Si può per-cepirne l’importanza solo misurandole”.“Dal prossimo 30 aprile ogni azienda dovrà met-tersi in regola – ha spiegato Luca Laffi, presiden-te di Cet –. Il fenomeno, dagli anni Novanta, ha assunto dimensioni considerevoli. Pensiamo solamente a cosa ha significato l’attivazione della telefonia mobile. Dalla fine del mese, cia-scun datore di lavoro, è chiamato ad individuare le sorgenti di campi elettromagnetici in azienda, valutarne il rischio tramite strumenti adeguati e in conformità alle norme europee e adottare misure di contenimento e di prevenzione del rischio”."La misura e la valutazione – hanno detto Graziano Maranelli e Monica Marani dell’A-

zienda provinciale per i Servizi Sanitari – sono un mezzo e non il fine. Il fine è la gestione del rischio”.L’occasione ha offerto lo spunto per parlare degli effetti provocati sul corpo umano dalle emissioni elettromagnetiche. “In base alle simu-lazioni effettuate su quattrocento volontari – ha aggiunto Alessandro vaccari, ricercatore di Fbk – è stato notato che le parti colpite dal campo elettromagnetico a bassa frequenza sono testa, collo e caviglie. Se è ad alta frequenza sono inte-ressati gli strati superficiali della parte esposta all’onda”.Una figura destinata ad assumere molta impor-tanza in questo nuovo contesto normativo è l’esperto qualificato. Ne ha parlato Massimo Esposito della società U-Series di Bologna. L’esperto qualificato (legato al solo tema delle radiazioni ionizzanti) è una figura obbligatoria, una sorta di “bussola” che consente all’impresa di orientarsi al meglio.Il convegno è stato un tassello ulteriore della convenzione avviata nel 1999 da Cet con Fbk per lo sviluppo professionale di servizi tecnici nella misura e valutazione del rischio espositivo. Per farlo ci si avvale delle competenze maturate all’interno della Fondazione di ricerca trenti-na nella disciplina tecnica delle misure e degli effetti legati alle sorgenti elettromagnetiche. Recentemente la convenzione è stata inserita in un accordo quadro che potrà ampliare in futuro la collaborazione anche ad altri settori.Chi fosse interessato a saperne di più su questo tema lo potrà fare collegandosi al sito www.cet.coop e scaricare la documentazione del conve-gno (d.n.).

Piùsalutesulpostodilavoro

PiùCooPeRativePeRCReSCeRe

In basso i relatori e gli organizzatori del convegnoIn alto il pubblico.

è il titolo di un convegno organizzato da Cet e Fbk per valutare i rischi di esposizione ai campi elettrico-magnetici e alle radiazioni.

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

39

CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

Catalogo2012CinetecaaudioperciechiitalianiIl volume, scritto in corpo 14, presenta tutte le proposte di audiofilm presenti nella cineteca audio della cooperativa Senza Barriere. Cose semplici come guardare un film o leggere un libro e una rivista sono ostacoli insormontabili per chi non vede. Per questo la cineteca audio punta sull’udito, aggiungendo ai normali contenuti sonori (voci, musiche) anche la descrizione delle scene prive di dialogo. La combinazione armonica di tutti questi elementi consente anche ai ciechi di emozionarsi con un film.

Tempo lettura: 27’’

CULTURA COOPERATIVA | libri

Autore vari

Editore Cooperativa Senza Barriere onlus

Pagine 200

illibrod’orodellaresponsabilitàsociale2011Il libro raccoglie tutte le 251 candidature presentate alla nona edizione del Sodalitas Social Awars, in cui sono state premiate le migliori iniziative a favore dell’ambiente, della comunità, a sostegno del valore della persona e del lavoro. Tra le 206 aziende partecipanti, si trova anche la Cassa Rurale Giudicarie valsabbia Paganella, che ha presentato il progetto Interlabor, volto a favorire l’incontro tra i giovani e il lavoro, dando loro l’opportunità di svolgere uno stage lavorativo all’estero. Capovolgendo il libro si possono leggere anche ‘Le pagine verdi dei bilanci sociali’, con la sintesi di 26 bilanci sociali tra i quali affianco a grandi gruppi come Banca Intesa Sanpalo, Cattolica Assicurazioni o Coca Cola svetta la Bcc Sesto San Giovanni.

Tempo lettura: 37’’Autore allegato al settimanale vita

Editore vita e Sodalitas

Pagine circa 200

LaCooperazionespiegataaimieifigliRicostruire con un linguaggio semplice e adatto ai bambini, ma al contempo con rigore storico, la storia del movimento cooperativo in Trentino. È l'obiettivo del libro "La Cooperazione spiegata ai miei figli" - ultimo lavoro dello storico Lorenzo Baratter, dopo “L’Autonomia spiegata ai miei figli”. La Cooperazione è un’idea che viene da lontano, ma che nel Trentino ha trovato il territorio ideale per realiz-zarsi compiutamente e una comunità pronta ad accoglierla e determinata a svilup-parla fino in fondo. La sua longevità e floridezza la confermano non solo come un modello economico vincente, ma anche come un sano esercizio di cittadinanza consapevole e attiva. Della storia della Cooperazione e dell’articolata struttura a cui ha dato vita, ma anche dei princìpi che orientano l’attività di soci e imprese e della sua fortissima rilevanza culturale si parla in queste pagine.

Tempo lettura: 43’’Autore Lorenzo Baratter

Editore Egon

Prezzo 10 euro

Pagine 62

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

40

CULTURA COOPERATIVA | libri

Uno spettro s’aggira minaccioso per l’Europa: non sono le ideologie dittatoriali a mettere a soq-

quadro l’Europa ma il fallimento finanziario degli Stati nazionali sovrani. Dopo la Grecia,

il pericolo avvicina a questo destino altri Pa-esi dell’area mediterranea, in primis Porto-gallo e Spagna. Anche l’Italia è nel mirino.

Sprezzantemente, i nuovi ricchi del pianeta li chiamano/ci chiamano PIGS, i Paesi maiali.

Edoardo nesi, dopo aver “gestito” il fallimento dell’azienda tessile ereditata dal padre – ma-gistralmente raccontato in “Storia della mia gente”, vincitore con merito del Premio Strega 2011 - si ritrova nuovamente di fronte ai figli per tentare di rassicurare i loro dubbi. Inizia con questo interrogativo drammatico,

ovviamente senza precisa risposta, l’ultimo libro di Nesi, “Le nostre vite senza ieri”. L’autore, ex-imprenditore ed ora assessore allo sviluppo eco-nomico della provincia di Prato, individua due principali responsabili della grande recessione: le banche d’affari e le multinazionali: accusati di

aver distrutto “un grande patrimonio, una grande storia” e, colpa ben più terribile, di aver sottratto “il diritto di avere un futuro”. Il neo-liberismo selvaggio ha accelerato il processo

di mercificazione di uno dei più delicati mercati: il mercato del lavoro. I collaboratori, al netto della retorica sul human resources management, oggi in disgrazia, non sono che merce, della peggiore

specie: sì, per quanto costi ammetterlo, i lavoratori sono diventati commodities.Al sorgere del XXI secolo, il futuro è scom-parso, dal nostro orizzonte o, se ancora esi-ste, è avvolto in una planetaria nube nera. Ne hanno già parlato, con le categorie di un’altra disciplina, sia il prof. Umberto Galimberti, in “L’ospite inquietante”, sia il prof. Miguel Benasayag, dando alle stampe un testo che ha avuto un largo seguito di pubblico anche in Ita-

lia, “L’epoca delle passioni tristi”. Ora tocca allo scrittore Nesi: “Il futuro non è più un’immensa

autostrada vuota, e l’economia italiana non è più una rombante Ferrari a dodici cilindri. A noi, alle

nostre figlie e ai nostri figli, è toccata in sorte una

stradina stretta, e siamo al volante di un’utilitaria ibri-da, in mezzo a un traffico bestiale”.Resta un passato glorioso, che Nesi recupera attraver-so la storia, paradigmatica, dei successi di un uomo di Prato, tale Ivo Borracciai, che con fatica e determina-zione ha inseguito il sogno del miracolo economico, trasformandosi in un imprenditore tessile di successo, capace nell’arco di un solo anno di guadagnare una fortuna, sette miliardi di lire. Un artigiano orgoglioso del proprio talento, abile, come in un’alchimia, di tra-sformare “la materia grezza in qualcosa di bellissimo”, meravigliosi e coloratissimi tessuti. Abituatosi agli agi del lusso, alle macchine sportive, alle belle donne, alle mille miglia, ai viaggi in concorde Londra-NewYork-Londra in 24 ore, persino all’acquisto e al godimento privatissimo di un esemplare di aquila femmina nel parco della sua villa. Diciamolo, per noi che abbiamo avuto altri percorsi, non sono propriamente le tappe di un romanzo di formazione, ma pur sempre rappre-sentano un verosimile tragitto di una parte consistente dell’ingegnosità italiana, che ha trovato applicazione nella piccola e media impresa, le cui magnifiche sorti e progressive abbiamo per anni orgogliosamente espor-tato nel mondo, assieme ai maglioni di cachemire.Pagina dopo pagina, Nesi porta in superficie, in una sorta di dialogo interiore, il senso di colpa che la sua generazione di adulti, “pensionati del pensiero”, ha maturato nei confronti dei più giovani. “Penso ai miei figli, ai nostri figli, e all’ingiustizia cattiva di un mon-do che li blandisce ogni giorno solo perché li considera consumatori perfetti; che nega loro lo status di perso-na e li relega in un presente infinito fatto d’aspettative misere, sempre e solo materiali; che, beffa suprema e insostenibile, li incolpa di non avere né fame né voglia né desideri perché hanno già tutto, quando invece non è vero. I nostri figli non hanno tutto. Hanno solo molta roba che costa poco e non vale nulla (…) e però ha preso il posto dei sogni grandi, quelli che non siamo più capa-ci di indicare perché siamo noi che non abbiamo più né fame, né voglia, né desideri, non loro”.

Tempo di lettura: 3’35’’* ufficio studi e intercooperazione Federazione trentina della Cooperazione

Lenostrevitesenzaieridi Michele Dorigatti*

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

41

‰ Carte Valori

‰ Agende & Calendari

‰ Contrattualistica

‰ Modulistica Operativa

‰ Promozionale

‰ Trasparenza Bancaria allo Sportello

‰ Campagne di comunicazione

‰ Archiviazione ottica e fisica

‰ Dato Variabile - Print on demand

‰ E-commerce

L’essere partedi un grande sistema

rende capaci di capirele esigenze e di fornire

le soluzioni migliori‘‘

Via S. Michele, 36 - 45020 Villanova del Ghebbo (RO) - Tel. 0425 651111www.ciscra.com - [email protected]

Ciscra: tutto a misura di BCC

pubblicità trentino 21x28 bis_Layout 1 14/12/10 12.08 Pagina 1

COS’è IL FONDO PARTECIPATIVO E A COSA SERVE?Il fondo partecipativo è uno strumento finanziario ed un’opportunità finanziaria messa a disposizione delle società cooperative a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle di mercato. Si tratta, concretamente, di una disponibilità di denaro che in una prima fase viene versata al fondo partecipativo da più soggetti e che in una seconda fase viene dirottata nei progetti di sviluppo e nelle iniziative messe in campo dalle società cooperative.

ChI hA PROMOSSO LA COSTITUZIONE DI qUESTO FONDO?La Provincia Autonoma di Trento e la Federazione Trentina della Cooperazione per andare incontro a quella che è una storica e cronica esigenza delle società cooperative ovvero la carenza di capitali finanziari. Promocoop Trentina spa è stata individuata come Ente gestore. Cooperfidi e i consorzi di secondo grado sono protagonisti fra gli investitori privati.

COME FUNZIONA?Il fondo è alimentato da capitale pubblico e da capitale privato. Il versamento della quota

pubblica è subordinato al versamento della quota privata. Il capitale pubblico, versato dalla Provincia, deve essere inferiore al 50% della dotazione complessiva mentre il capitale privato deve essere superiore al 50% del totale. Per investitori privati s’intendono: Promocoop, Cooperfidi, Consorzi di secondo grado, i soci cooperatori della società cooperativa ed altri. Una volta che il fondo è alimentato, esso interviene nelle singole cooperative per mezzo dell’Ente gestore (Promocoop) mediante l’acquisizione di quote di capitale sociale in veste di socio sovventore o di socio finanziatore. A questo proposito gli statuti delle cooperative devono prevedere la relativa disciplina del socio sovventore o del socio finanziatore. L’intervento non è gratuito ma oneroso in quanto deve essere remunerato nella logica dell’investitore privato. Inoltre, vanno considerati i costi di gestione dell’operazione in capo all’Ente gestore.

qUALI SONO I DESTINATARI?Nella fase di avvio, la Provincia ha deciso di intervenire nei settori agricolo e della distribuzione cooperativa alimentando il fondo partecipativo con risorse pubbliche pari a 3 milioni di euro che sommate alle risorse private portano ad una dotazione complessiva del fondo a 6 milioni. Per l’anno 2012 è prevista

l’estensione dello strumento al settore LSSA, ad esclusione attualmente delle cooperative sociali, per le quali sono in corso approfondimenti di carattere tecnico per capire se sarà possibile l’inclusione. L’ente gestore valuterà il progetto di sviluppo, il piano industriale e la situazione economico-finanziaria della cooperativa richiedente e delibererà nel merito l’intervento.

ChE CARATTERISTIChE DEVE AVERE LA COOPERATIVA PER ACCEDERE?Deve essere piccola o media, in equilibrio economico –finanziario e non essere in situazione di crisi; deve altresì fare in modo che vi siano prospettive economico-finanziarie di restituzione della partecipazione del fondo al capitale sociale delle cooperative ed infine deve avere prospettive di redditività dell’intervento.

CULTURA COOPERATIVA | l’esperto risponde

arrivailfondopartecipativo

PER INVIARE qUESITI SI PUò SCRIvERE ALL’INDIRIZZO: [email protected].

Risponde BERNARDINO SANTONIresponsabile dell’Ufficio legislativo della Federazione

Per info e consulenza: Arianna Giuliani, ufficio Agevolazioni e Finanziamenti: 0461/898351

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

43

OPINIONI | botta e risposta

IDEE PERIL FUTURO

Da Federazione trentina della coope-razione a Federazione dei cooperatori. Non è una boutade. Né un modo per non essere da meno: anche in Piazza Dante si sta pensando di cambiare nome, da “Provincia autonoma” a “Comunità autonoma”.Si è anche consapevoli che la Federa-zione, in quanto organismo politico-sindacale, di consulenza e di controllo, deve essere prima di tutto al servizio dei propri soci che non sono le perso-ne fisiche, ma le cooperative e i Con-sorzi. Ma se è vero che i nomi delle cose contano quasi come le cose stesse e che i simboli aiutano a dare la dire-zione, allora un cambio di nome può essere utile per definire meglio la finali-tà ultima della Cooperazione trentina e della Federazione, che ne è la sintesi.Nel 1993 c’è stato un primo passaggio: dalla distante e algida Federazione dei consorzi cooperativi alla consulenzia-le Federazione delle cooperative. Nel 2005, con il passaggio a Federazione della cooperazione, si è avuto un net-to salto di qualità: si è rimarcata la di-mensione ecumenica e inclusiva della centrale cooperativa, in un’ottica però ancora di tipo societario.Dopo c’è stata la crisi, del 2008 e di oggi, che è iniziata come finanziaria, ma che si è abbattuta come una scu-re sull’economia reale, sulle imprese, sulle famiglie, sulle lavoratrici e sui lavoratori, specie giovani. Quando se ne uscirà, è stato detto, nulla sarà più come prima. E c’è qualche buona ra-gione per crederci.Intanto si respira un senso diffuso di fragilità, di paura, di impotenza. Ci si aggrappa a tutto ciò che può dare spe-ranza. Cambiare il nome in Federazio-

ne dei cooperatori può essere impor-tante per esplicitare gli intendimenti.Quando parlo di Federazione dei coo-peratori non mi riferisco, naturalmen-te, ai soci intesi in senso restrittivo, ma a chi coopera in quanto persona fisica e quindi anche ad un ipotetico impren-ditore sociale membro di un'impresa sociale, un cooperatore internazionale, o associato Anfass che non è coopera-tiva ma un'associazione socia della Fe-derazione. L'idea di fondo, insomma, è di spostare il focus dal concetto di cooperazione, se vogliamo un po' ge-nerico e indefinito, a chi è l'attore, in-sieme ad altri, del cooperare, la donna e l'uomo in carne ed ossa. Nulla a che fare dunque con la mutualità - intesa come reciprocità di prestazioni che si scambiano esclusivamente tra soci - sul quale concetto ho avuto modo di esprimere il mio pensiero in diversi lavori: per esempio studiando la storia della cooperazione sociale in Italia, fenomeno che per primo ha messo in discussione il concetto di mutualità inteso nel senso contrattuale e ha chie-sto alla cooperazione di farsi carico dei problemi della comunità, in particola-re dei soggetti svantaggiati. L’idea è di indicare, anche simbolica-mente, vicinanza ai cooperatori, così come li ho intesi. La finalità ultima della cooperazione è (dovrebbe essere) la “persona”, che deve essere messa al centro, posta nelle condizioni, come direbbe Amartya Sen, di essere libera di scegliere, di potenziare le proprie capabilities (capacitazioni) per poter perseguire in autonomia ciò che più aspira. In questa direzione deve muo-versi la cooperazione. Non bastano però i nomi, ci vuole coerenza d’azio-

ne. I simboli sono importanti perché richiamano le cose, ma le cose devono rispecchiare i simboli: ci deve essere so-stanza. A partire da un legame ancora maggiore con i soci, intesi non tanto come cooperative (o altre realtà) asso-ciate alla Federazione, ma soprattutto come persone fisiche, le cooperatrici e i cooperatori in carne e ossa, le donne e gli uomini della cooperazione, i qua-si 250.000 trentini e non trentini che hanno scelto di fare comunità, coope-rando con altri.È il cooperatore in senso lato che deve stare al “centro”. È lui che in questo momento ha necessità di sentirsi meno solo, meno precario, meno fra-gile. Anche in modo simbolico, con un cambio di nome. Ecco perché Fe-derazione trentina dei cooperatori.Il mio vuole essere semplicemente uno stimolo, un modo per dare un segnale forte di vicinanza alle persone, perché a 36 anni dal mio piccolo osservato-rio vedo molti miei coetanei giovani, laureati e plurilaureati, che non sanno che pesci pigliare. Li conosciamo tutti vero i dati sulla disoccupazione giova-nile? C'è un forte bisogno da parte di questi di un segnale di vicinanza, quasi fisica, da parte delle istituzioni, di tut-te le istituzioni. È proprio con questo spirito che ho accettato volentieri di collaborare, in forma gratuita, a questa rubrica. Mi auguro che in futuro altri "tanti visionari" lo faranno, con lo stes-so disinteresse del sottoscritto.

* Responsabile del Centro sulla Storia dell’economia Cooperativa (CeSC), Fondazione Museo storico del trenti-no ([email protected])

Tempo di lettura: 3’55’’

fedeRaZionedeiCooPeRatoRi:PeRStaReviCiniContRoLaCRiSidi Alberto Ianes *

PERCHè Sì

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

44

OPINIONI | botta e risposta

IDEE PERIL FUTURO

L’editoriale di Alberto Ianes (nella pagina affianco) ci stimola ad inter-venire, perché tocca anche uno degli aspetti fondamentali dell’ossatura cooperativa: il rapporto con i soci. Lo storico propone un cambio nome per l’ente di via Segantini in “Federazione dei Cooperatori”, un passaggio che do-vrebbe accompagnarsi al rilancio della figura del socio persona fisica.Noi esprimiamo un pensiero diverso. Con il precedente cambio di nome, avvenuto nel 2005, da Federazione delle Cooperative a Federazione della Cooperazione, riteniamo di aver in-novato molto più di quanto propone ora l’amico Ianes e probabilmente nella stessa direzione da lui auspicata. La situazione economica e finanzia-ria internazionale chiede sempre di più che la risposta cooperativa non si limiti all’impresa ma diventi un prin-cipio generale dell’anima economica. E il concetto nuovo è “cooperazione”. Riflettiamo. Egli dice che occorre pun-tare sul socio; più che condivisibile! Questo è il compito prioritario delle cooperative di primo grado che sono le società di proprietà dei soci. Sappia-mo che siamo d’accordo ma ricordia-molo che secondo il settimo principio, lo scopo mutualistico non è esclusivo e totale. La Federazione ha provato ad assumersi un compito più difficile, se si vuole. Ha provato a definire il suo agi-re come sviluppo del concetto di coo-perazione, trasversale, sociale, interna-zionale. E’ per questo che unitamente al nome “della cooperazione” ha mu-tato lo statuto prevedendo l’adesione di associazioni e imprese sociali. Non stiamo parlando della Cooperazione Trentina come di una associazione di

imprese, o di soci, ma bensì di un siste-ma, in cui ognuno è chiamato a fare la propria parte. Autonomamente nelle strategie aziendali, ma con una idea in comune e la consapevolezza che il sistema ricava la propria forza e legitti-mità dall’integrazione a rete: coopera-tive, consorzi, federazione.Poiché non c’è un “capo” che governa questo sistema, il collante che tiene in-sieme in maniera virtuosa tante diver-sità è l’idea cooperativa. Proprio per far crescere la consapevolezza in quelle 250mila persone iscritte ai libri soci delle nostre cooperative, e per orien-tare le migliaia di dirigenti e ammini-stratori, occorre promuovere un’idea di cooperazione come modalità di re-lazione e di collaborazione tra le perso-ne, che prescinde dai contratti e dalle forme di impresa. Questo era il senso del cambio di nome, e lo è tuttora. Condividiamo in pieno la preoccupa-zione e l’assillo di Ianes circa lo stato dell’occupazione e in particolare di quella giovanile. Sappiamo che la “di-sperazione” sta varcando l’uscio di casa di famiglie trentine. Cerchiamo di fare la nostra parte sostenendo il più possi-bile la regolarità dei rapporti di lavoro nelle cooperative. Le nostre associate fino ad ora hanno resistito e aumen-tata l’occupazione, ma, francamente, non sappiamo quanto potremo “te-nere” davanti al crollo di alcuni settori di lavoro e ad appalti sempre meno regolati. L’azione si dispiega quindi in varie direzioni e costantemente, nei li-miti delle nostre forze. Non pensiamo che il cambio del nome sarebbe vissuto come un passo verso la vicinanza nei confronti dei più deboli. E’ giusto ri-chiamare la cooperazione a stare vicina

ai settori meno difesi della società ma non crediamo di esserne lontani.“La cooperazione – ha detto al conve-gno di Riva del Garda lo storico Giulio Sapelli – è il cuore antico dell’econo-mia morale, quella che non ha come fine il profitto, ma il lavoro, la conti-nuità dell’impresa, l’uguaglianza di piccoli gruppi”. Sappiamo che questi temi sono cari anche ad Alberto, la cooperazione come valore fondante di un nuovo vivere civile, di un pensiero sociale ed economico che fa riferimen-to ad una società più giusta, rispettosa dei diritti delle persone e dell’ambien-te. La cooperazione quindi come mo-dalità di vivere e di associarsi.La Cooperazione Trentina non potrà che continuare ad andare sempre più decisamente in questa direzione. La vera, grande sfida che ha davanti la classe dirigente cooperativa è quella di rafforzare l’idea cooperativa e contri-buire a diffonderla tra i propri interlo-cutori.

*Presidente della Cooperazione trentina

PS: Il fatto che in piazza Dante si pen-si o si proponga di cambiare nome alla Provincia ci vede osservatori attenti in qualità di cittadini responsabili. La cooperazione è altra cosa dalla po-litica e dalle istituzioni che rispetta ma rispetto alle quali ha vita autonoma.

Tempo di lettura: 3’40’’

fedeRaZionedeLLaCooPeRaZione,PeRChéLaSoCietàèiLCuoRedi Diego Schelfi *

PERCHè NO

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

45

OPINIONI

Le cooperative sono essenzialmente imprese incen-trate sulle persone. Esse nascono per rispondere in modo organizzato a qualche bisogno di un gruppo e sono possedute e gestite dai portatori di quello stesso bisogno. Questa struttura proprietaria garantisce che siano gli stessi portatori del bisogno a decidere come vogliono che esso sia affrontato e risolto e quali costi sono disposti a sostenere per soddisfarlo. Si spiegano così le caratteristiche delle cooperative, in particolare l’assegnazione alle persone invece che al capitale dei diritti di decidere come e da chi la cooperativa deve essere gestita. Ed è questo essere di proprietà delle persone che spiega i successi che hanno caratterizza-to la storia di molte cooperative e che continuano a garantirne la sopravvivenza.Non sempre tuttavia queste caratteristiche sono ade-guatamente valorizzate. Per rispondere alla complessi-tà crescente e per resistere alla concorrenza delle altre forme di impresa, le cooperative hanno spesso adotta-to forme di gestione più accentrate e molte decisioni, anche importanti, sono affidate a un numero limitato di persone. Anche se i soci non sono mai stati com-pletamente estromessi dai processi decisionali, la loro influenza si è via via ridotta fino ad diventare talvolta poco più che formale. E ciò soprattutto nelle coopera-tive più grandi e complesse. Si sono così persi alcuni dei vantaggi derivanti dal coinvolgimento dei soci, tra cui in particolare la piena consapevolezza dei limiti che condizionano l’attività dell’impresa e la dispo-nibilità ad assumere, in particolari situazioni econo-miche, i comportamenti e talvolta a fare i sacrifici necessari a garantire la sopravvivenza o il buon funzio-namento dell’impresa. Proprio perché poco coinvolti, i soci finiscono spesso per pretendere dalle cooperati-ve determinati comportamenti senza rendersi conto che essi o non sono possibili perché sono mutate le condizioni di contesto o perché richiederebbero un

loro diverso impegno. E’ quello che, ad esempio, sta succedendo in questo momento alle Casse Rurali, di cui si critica il mancato sostegno ad alcune imprese, senza ricordare che negli anni passati sono state tra le poche a non ridurre il credito e nonostante chi si lamenta abbia magari spostato i propri risparmi presso altre banche per percepire qualche centesimo di euro di interessi in più.In un contesto economico generale che con la crisi si è fatto più difficile e che non sembra destinato a migliorare almeno per alcuni anni, ci si aspetta che la cooperazione torni a rappresentare una soluzione a molti problemi, creando lavoro dove altri non voglio-no o non possono farlo e continuando a rispondere ai bisogni delle persone. Ma per farlo le cooperative devono puntare maggiormente sulle loro specificità e in particolare sulla capacità di intensificare i rapporti con i loro soci. A questo fine devono individuare stru-menti nuovi per rendere i soci il più possibile consape-voli dei problemi da affrontare, dei risultati ottenuti, dei limiti e delle azioni necessarie per superarli. Ai tra-dizionali bilanci economici e i bilanci sociali è neces-sario affiancare assemblee periodiche informative, un utilizzo mirato degli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie per collegare costantemente la cooperativa alla base sociale, uno sforzo continuo per far prendere coscienza di cosa è e come funziona la cooperativa. Ed è necessario probabilmente anche selezionare meglio i soci, garantendosi che la scelta di far parte della cooperativa sia veramente frutto di una decisione consapevole. Più cresce la complessità più è necessario che le cooperative puntino su formazione e informazione per favorire partecipazione e coinvolgi-mento e per continuare a preservare quella democrati-cità che ne è una caratteristica fondante.

Tempo di lettura: 3’15’’

infoRMaZione,LevadeLLaPaRteCiPaZione(edeLLadeMoCRaZia)

ECONOMIA

* professore alla Facoltà di economia dell’Università di Trento e presidente di Euricse

carl

o.bo

rzag

a@un

itn.

it

di Carlo Borzaga *

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

46

OPINIONI

Corruzioneeassuefazionedi Umberto Folena

«Si nota una rimarchevole diminuzione delle denunce che potrebbe dare conto di una certa assuefazione al fenomeno verso una vera e propria “cultura della corruzione”».Mario Ristuccia, procuratore generale della Corte dei Conti, relazione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, 2012.

«Lamenta la corruzione della vita romana, cita sdegnato qualche caso. Sì, d’accordo, è stato così per secoli e se-coli, ma ora stiamo esagerando; vizio e putredine. Vien voglia di andarsene, ma dove? Facendosi triste: “Ah,” conclude “potersi ritirare in campagna, soli, con un chilo di cocaina, lontani da queste sozzure».Ennio Flaiano, Diario Notturno, dal taccuino del 1955.

«La corruzione in Italia? C’è sempre stata e sempre ci sarà, combatterla è inutile, pensare di estirparla è un’illusione…».Chi pensa e soprattutto si esprime così può essere una persona particolarmente amareggiata per essere stata un vittima della corruzione. Le è stato soffiato il posto di lavoro meritato, il figlio non ha potuto iscriversi all’università desiderata… Odioso. Ma assai più spesso a parlare così sono la persona che corrompe e la per-sona corrotta, coloro che sul sistema della corruzione vivono e prosperano, arricchendo se stessi e i propri sodali. Personaggi molto simili a quello a cui, con la sua impareggiabile ironia, dà la parola Ennio Flaiano.È così da sempre? Se anche fosse, ecco un ottimo moti-vo per dire mai più.È finito il tempo in cui la corruzione era quasi “accet-tata” come un male inevitabile, ma sopportabile. Oggi è insopportabile ed evitabile. La corruzione – come ha rilevato nell’estate scorsa il procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, citando dati della Presidenza del Consiglio – ha un prezzo di 60 miliardi di euro, 60 miliardi rubati alla nazione, ossia a ciascuno di noi. È come se ogni italiano pagasse una tassa occulta di mille euro all’anno. L’1 per cento del Pil. Uno sproposito.Accettarlo con rassegnazione? No, è una vergogna nazionale. Su 183 paesi, l’Italia si trova al 69° posto per “corruzione percepita”. La classifica viene stilata ogni anno da Trasparency International in base al Cpi (Corruption perception index), sulla base di sondaggi e ricerche di istituti di ricerca e università locali. Sono i cittadini stessi ad attribuire un voto al proprio paese, da zero a 10: zero equivale a massima corruzione, 10 ad assenza di corruzione. L’Italia ha un misero 3,9 (nel 2008 aveva 4,6, stiamo peggiorando, con

buona pace di Ristuccia e pure di Flaiano). È preceduta da paesi afri-cani come Ruanda e Botwana ed è lontanissima dai leader della classi-fica: Nuova Zelanda, Danimarca, Finlandia, Svezia, Singapore e Norvegia. Sul fondo giacciono, per fortuna lontanissime, Corea del Nord, Myanmar, Somalia e Afghanistan. Magra consolazione.Corruzione, soldi. Ma più in gene-rale risorse sottratte al bene comu-ne. La corruzione da estirpare è quella dei metodi e dei cuori; quel-la che ci fa preferire un mediocre fedele a un intelligente libero, il gre-gario al leader, l’azienda raccoman-data – che lavora peggio e a mag-gior prezzo – rispetto a quella priva di appoggi. Tutto contribuisce a rallentare, appesantire, bloccare la crescita del Paese. Diminuzione delle denunce, annota Ristuccia, «cultura della corruzione»… Se il malaffare è entrato nel nostro Dna, urge una reazione energica da parte del sistema immunitario della nazione. I tempi sono maturi.

Tempo di lettura: 2’55’’

[email protected]

ORIZZONTI

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

47

OPINIONIOPINIONI

CooPeRaRe?dàfeLiCitàdi Franco de Battaglia

[email protected]

LA PORTA APERTA

La nuova frontiera: poter lavorare fuori

dagli egoismi.Una sfida anche

per la cooperazione

Non potrà esserci ripresa economica, non potrà es-serci futuro di crescita per i giovani, se chi fa impresa non ritroverà felicità nel suo lavoro di ogni giorno.Felicità è una parola grossa. Fa anche un po’ paura dir-la. Non si è abituati ad associarla all’economia. A vol-te, anche nella vita familiare, si evita di pronunciarla, quasi temendo che si rivolti contro. Ci si sente magari “felici”, con una persona, in famiglia, dentro un’espe-rienza particolare, ma si tace, non si dice nulla, quasi che a rivendicarla – la felicità – possa spezzarsi l’incantesimo.Se questo accade negli affetti, ancor più succede nel lavoro, nell’economia, che si vogliono sempre associati (un po’ per calvinismo protestante, all’o-rigine del capitalismo, un po’ per senso del dovere cattolico) alla fatica, alla rinuncia. Anche i luoghi di lavoro vengono precostituiti volutamente tristi, per scoraggiare ogni possibile evasione di feli-cità: capannoni e catene di montaggio per gli operai, “acquari” grigi di plastiche e vetri, muti, soffusi di de-primenti luci al neon per gli impiegati negli uffici. Si lavora, ma non si è lieti.Eppure “felicità” può diventare una categoria dell’e-conomia. Deve diventarlo. Un nuovo rilancio dello sviluppo, con spirito creativo e appassionato, sarà in-fatti possibile quando chi lavora lo farà volentieri, ve-dendo nei suoi compagni amici e collaboratori, non concorrenti.Fra tutti i modelli economici che più consentono di recuperare ed esprimere una dimensione di “felicità”

l’economista Stefano Zamagni ha indicato la Cooperazione, ed è una delle ragioni per cui, nelle sue scelte di vita, un giovane dovrebbe sentirsi incentivato ad aderire al modello co-operativo, a sceglierlo rispetto a quello capi-talista estremo. Zamagni ha proposto il suo invito nella “due giorni” cooperativa di Riva del Garda per l’anno internazionale della Cooperazione. Le altre due ragioni sono la

libertà (“poter” scegliere, perché non si impara se non ciò che si ama) e la giustizia (ridurre i divari troppo grandi fra ricchi e poveri), ma è la “felicità” che consente al lavoro l’ar-ma vincente del cooperare. Perché la felicità deriva dal possedere “relazioni”, non

cose, perché la felicità va oltre l’utilità, perché per esser felici (lo sapeva già Aristotele) biso-gna essere in due. Ed anche per cooperare bi-sogna essere almeno in due. Nelle imprese di sfruttamento e profitto la relazionalità viene invece impedita, o scoraggiata.Ecco la nuova frontiera dunque: poter lavo-rare con “relazioni”, fuori dagli egoismi. È un invito ai giovani, è una sfida per tutta la Coo-perazione.

Tempo lettura: 2’55’’

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 2

48

MA

RK

ETIN

G S

AIT

CooperativesInternational Year of

2012ANNO INTERNAZIONALE DELLA COOPERAZIONE

A sc uola, all’università, ma anche in vacanza, nei momenti di gioco e nella

ricerca del primo lavoro: sono tante le iniziative promosse dalla cooperazione trentina a favore dei giovani. Ogni anno circa 2.200 studenti danno vita a un centinaio di cooperative scolastiche, oltre 5.000 ragazzi frequentano i centri aperti gestiti dalle cooperative sociali, usufruiscono dei servizi di assistenza scolastica, anticipo/posticipo scuola, soggiorni e vacanze, e ricevono il sostegno dei premi allo studio delle Casse Rurali. 3.000 giovani dai 15 ai 25 anni frequentano i centri giovani e partecipano ai progetti di alternanza scuola-lavoro, ai tirocini e all’attività di orientamento.

L’Associazione Giovani

Cooperatori Trentini opera

per sostenere i più giovani (www.

cooperazionetrentina.it/giovani), mentre

l’attività nelle scuole è coordinata dall’uffi cio

di educazione cooperativa

(www.coopeduca.it).

A sc uola, all’università, LA COOPERAZIONE SI IMPARA A SCUOLA

www.carteprepagate.cc

CARTA CONTO,SCELTA EVOLUTA.

Un unico strumentoper tutte le esigenze:accreditare lo stipendio,inviare e ricevere bonifici,pagare le bollette,ricaricare il cellulare,fare acquisti in Italia,all’estero e anche online.Nessuna imposta di bollo ecanone mensile azzerabile.È una scelta comoda,è una scelta evoluta.

Mes

sagg

io p

ubbl

icit

ario

con

fina

lità

prom

ozio

nale

. Le

cond

izio

ni c

ontr

attu

ali e

d ec

onom

iche

son

o in

dica

te n

ei fo

gli i

nfor

mat

ivi

a di

spos

izio

ne d

el p

ubbl

ico

pres

so g

li sp

orte

lli d

i Cas

sa C

entr

ale

Ban

ca, d

elle

Cas

se R

ural

i Tre

ntin

e e

delle

ban

che

ader

enti

al p

roge

tto.

Mar

keti

ng C

CB

03

/20

12

RICARICA EVO,LA CARTA CONTO RICARICABILE,FLESSIBILE,ECONOMICAE COMPLETA.