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Stemma medievale stemma settecentesco stemma odierno Cenni storici Bisacquino,la cui etimologia può derivare dal latino "bis-aqua" molto acquoso o dall'arabo "busekin" (padre del coltello) sorge all'interno della Sicilia occidentale alle falde del monte Triona, e dista da Palermo 75 km e da Sciacca Km 57 (statale 18 e 189c). Incerta la sua origine: le testimonianze più antiche trovate nella zona, risalgono al periodo protostorico (8000 anni); il territorio circostante è stato abitato nel passato da Sicani, elimi, greci, cartaginesi, romani e saraceni. Il suo centro storico presenta una conformazione urbanistica di matrice islamica, costellato da 18 chiese, con la maestosa Chiesa Madre di stile barocco, strade strette e tortuose, vicoli, cortili, archi e fontane completano lo scenario architettonico pittoresco del luogo. Nel sec. XII il territorio di Bisacquino divenne dominio dei baroni normanni e venne ceduto da Guglielmo II “il Buono”, all'arcivescovo di Monreale che, come signore feudale, ne ebbe la giurisdizione temporale che manterrà per seicento anni. Bisacquino pertanto, seguì le sorti dell'Arcivescovado di Monreale e partecipò agli avvenimenti storici dell'epoca subendo la dominazione degli Svevi,degli Angioini e degli aragonesi, dando il suo contributo ai Vespri Siciliani. Nel sec XVI Bisacquino raggiunge il suo massimo splendore tanto da meritarsi nei diplomi l'appellativo" NOBILIS UNIVERSITAS", infatti sorsero chiese e

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Stemma medievale stemma settecentesco stemma odierno Cenni storici Bisacquino,la cui etimologia può derivare dal latino "bis-aqua" molto acquoso o dall'arabo "busekin" (padre del coltello) sorge all'interno della Sicilia occidentale alle falde del monte Triona, e dista da Palermo 75 km e da Sciacca Km 57 (statale 18 e 189c). Incerta la sua origine: le testimonianze più antiche trovate nella zona, risalgono al periodo protostorico (8000 anni); il territorio circostante è stato abitato nel passato da Sicani, elimi, greci, cartaginesi, romani e saraceni. Il suo centro storico presenta una conformazione urbanistica di matrice islamica, costellato da 18 chiese, con la maestosa Chiesa Madre di stile barocco, strade strette e tortuose, vicoli, cortili, archi e fontane completano lo scenario architettonico pittoresco del luogo. Nel sec. XII il territorio di Bisacquino divenne dominio dei baroni normanni e venne ceduto da Guglielmo II “il Buono”, all'arcivescovo di Monreale che, come signore feudale, ne ebbe la giurisdizione temporale che manterrà per seicento anni. Bisacquino pertanto, seguì le sorti dell'Arcivescovado di Monreale e partecipò agli avvenimenti storici dell'epoca subendo la dominazione degli Svevi,degli Angioini e degli aragonesi, dando il suo contributo ai Vespri Siciliani. Nel sec XVI Bisacquino raggiunge il suo massimo splendore tanto da meritarsi nei diplomi l'appellativo" NOBILIS UNIVERSITAS", infatti sorsero chiese e

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conventi; la città era tenuta a dare all'esercito spagnolo un contributo di undici cavalieri e cinquanta pedoni. L'imperatore Carlo V insignì due nobili bisacquinesi, Giovanni e Tommaso Florena della onorificenza di cavalieri dell'Ordine dello "Sperone d'Oro" e concesse inoltre a Bisacquino, il privilegio di tenere il vessillo e la cornetta della Cavalleria di Sciacca. Nella seconda metà del sec. XVII fu costruito II Santuario della Madonna del Balzo, destinato a diventare meta di pellegrinaggi fino al nostri giorni. Dai "riveli" (censimenti) del 1700 si evince che in quel periodo sono presenti nel territorio ben sedici chiese corrispondenti a sedici quartieri. Nell'anno 1812 il paese cessó di essere feudo di Monreale passando sotto l’appartenenza del governo borbonico. Bisacquino diede inoltre il suo contributo ai moti rivoluzionari del 1848 e all'impresa garibaldina del 1860. Dopo l'unificazione d'Italia, che delude le speranze delle classi più povere della società, il malcontento sfociò nell'organizzazione delle leghe contadine dette "fasci" che, tramite manifestazioni di massa, chiedevano una più equa distribuzione delle terre. L'esito negativo di queste vicende (fine 800- inizio 900) diede vita ad una massiccia emigrazione delle famiglie verso le Americhe, tra esse quella del famoso regista cinematografico Frank CAPRA. Bisacquino pagò inoltre il suo contributo in vite umane nelle due guerre mondiali. Durante il periodo del fascismo furono costruiti gli impianti fognari, l'acquedotto e la rete elettrica.

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Con la nascita della Repubblica (1946) le condizioni di vita delle classi più povere non cambiarono ed anche questa volta per le famiglie si profilò l'emigrazione nel nord Italia e nei paesi europei. Oggi la popolazione di Bisacquino, dagli oltre diecimila abitanti del 1910, è ridotta a meno della metà. MONUMENTI Chiesa Madre L’attuale chiesa costituisce la terza fase costruttiva “barocca” di una chiesa medievale esistente fin dalle origini del paese, costruita nel punto centrale dell’abitato presso le sorgive. Nella seconda fase costruttiva l’ambito dell’impianto corrisponde all’attuale sagrato, successivamente fu abbattuta e nel 1703 si iniziò la costruzione della nuova chiesa. Oggi si presenta a tre navate e a forma di croce latina con facciata di gusto Chiesa Madre – prospetto sec. XVIII (foto anonimo) settecentesco e cupola neoclassica, dedicata a S. Giovanni

Battista. L’interno è sontuoso per la ricchezza di stucchi dorati di scuola serpottiana. L’altare maggiore in marmi policromi è impreziosito da una pala dell’Assunta

bassorilievo in stucco – sec. XVIII

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(Madonna del Paradiso) opera di Gioacchino Martorana. Inoltre contiene opere di alto pregio artistico quali: la maestosa “Vara” lignea del santissimo Crocefisso del 1792, opera di Giuseppe Bellacera, la “sedia gestatoria” (portantina) del ‘700, l’urna col Cristo morto, opera di artigiani locali sec. XIX e numerose statue lignee di santi pregevoli fra cui: San. Giuseppe, Santa Rosalia, San Giovanni Battista, l’Immacolata ecc.

“Vara” sec. XVIII portantina sec. XVIII Chiesa Madre - Interno

Chiesa di San Francesco d’Assisi - sec. XVI – abbellita da un magnifico campanile di singolare forma triangolare e rarissimo in Europa(nella foto a sinistra). All’interno si conservano le statue di legno

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della Madonna del Cuore e di di S. F.sco d’Assisi sec. XVI Chiesa di S. Antonio sec.XV custodisce un pregevole tabernacolo d’argento sec. XVI(nella foto di Rosalia Margiotta a sinistra).

Chiesa del Rosario – sec.XV con la statua lignea di S. Michele Arcangelo sec. XVIII Chiesa del Carmine – sec.XVI con la pala dell’altare maggiore dell’Annunciazione di G. Carta (1851, nella foto in basso a sinistra di Mimmo Andretta) . Chiesa Maria SS.ma delle Grazie sec. XVI arricchita di un bel campanile con cuspide semisferica coperta da brugnine di creta maiolicata policroma. Chiesa del Calvario – (foto a

destra in alto) posta su un piccolo colle col giardino vi si conserva una reliquia della Santa Croce. Cappella della Madonna di Trapani (foto di Mimmo Andretta a destra) a forma ottagonale costruita nel 1886 dal murifabbro Alberto Guarino a cui si deve anche la statua della Madonna in terracotta posta sulla cima della cupola. Si elencano di seguito le altre chiese che meritano una

menzione: Chiesa di S. Caterina sec XV con annesso convento del Boccone del Povero, Chiesa di S. Maria di Gesù sec. XVII, Chiesa di S. F.sco di Paola, sec. XVIII, Chiesa di S. Vito – sec, XVIII con annesso convento di Maria, Chiesa di S, Lucia sec.XVII , Chiesa dei Cappuccini – sec. XVII con annesso convento (oggi museo civico), e sala delle sepolture. Vi si conservano dipinti di Frà Felice da Sambuca.

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Santuario della Madonna del Balzo Posto su un dirupo del Monte Triona a 950 mt s.l.m., costruito negli anni che vanno dal 1664 al 1679, è un miracolo dell’architettura del tempo. Il complesso monumentale e costituito da una chiesa e dell’annesso

eremo. L’interno della chiesa è stuccato secondo il gusto della scuola serpottiana. Il Santuario è collegato al paese sia da un’antica strada acciottolata, che inizia con due obelischi “Pileri” sia da una via rotabile. Esso è meta di numerosi pellegrinaggi di devoti della miracolosa immagine della Madonna col Bambino, raffigurata in un altorilievo in maiolica e dal suo spiazzo si può godere di una veduta meravigliosa della sottostante vallata del Belice.

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IL MUSEO CIVICO Il Museo Civico, istituito nel 1984, è stato trasferito di recente presso il seicentesco edificio dell’ex convento dei Cappuccini; si prefigge di testimoniare tutti gli

aspetti della vita del territorio nella sua globalità. La considerevole raccolta di beni esposti è di preminente interesse etno - antropologico, ma anche: paleontologico, archeologico, storico – artistico e naturalistico.

Il materiale riguardante l’artigianato è ordinato secondo “ciclo di lavoro”: fabbro ferraio, coltellinaio, falegname, calzolaio, sarto, barbi ere, pastaio, orologiaio ecc.. Vi è inoltre la ricostruzione dell’interno di una casa contadina, compresa la stalla e il frantoio delle olive. Infine vi si ammira una raccolta di strumenti musicali, ceramiche, diaspri, agate, fossili e reperti archeologici risalenti ai periodi: elimi,

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sicani, greci, punici e romani, provenienti in gran parte dal monte Triona dove, secondo un’antica leggenda, sorgeva l’omonima città costruita dai Troiani, intorno al 1.000 a.C. LA BOTTEGA – MUSEO DELL’OROLOGIO

Questo particolare museo, situato in corso Umberto, è l’antica bottega degli orologiai Scibetta., che all’inizio dell’Ottocento intrapresero l’attività di costruttori di orologi da torre, ottenendo un grande successo in tutta la Sicilia ed oltre. Vi si possono ammirare oltre le complicate attrezzature per la fabbricazione dei meccanismi, “l’orologio geografico universale” che sincronizza il fuso orario di Roma con le più importanti capitali del mondo. (foto anonimo)

LA BIBLIOTECA COMUNALE La Biblioteca Comunale, eretta nel 1965 da Giuseppe Genovese in stile neoclassico, conserva fra l’altro tre incunaboli, opere del ‘500 e dei secoli XVII e XVIII, ed una preziosa edizione medica di Galeno del XVI secolo della quale esiste soltanto un’altra copia conservata al British Museum di Londra.

L’ARCHIVIO STORICO COMUNALE L’Archivio Storico, posto nello stesso edificio del Museo Civico, conserva atti del Comune dai

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primi dell’800 alla prima metà del ‘900 che documentano la microstoria del paese nei suoi aspetti più salienti: storici, culturali, antropologici.

L’ARCHIVIO STORICO parrocchia Matrice “San Giovanni Battista” Situato nella sacrestia della Chiesa Madre, conserva, oltre la documentazione relativa all’amministrazione dei beni della parrocchia, i seguenti registri di notevole valenza storica: battesimo, cresima, defunti , trovatelli e matrimoni a partire dall’anno 1552

IL TEATRO COMUNALE Il Teatro, edificato alla fine ‘700 in stile barocco, ha subito, nel corso dei secoli, diversi interventi che ne hanno completamente trasformato l’aspetto sia interno che esterno. Oggi, pur mantenendo un vago assetto originario (palcoscenico, sala e due ordini di palchi aperti in semicerchio) si presenta in uno stile del tutto moderno e con una capienza di 200 spettatori. Il locale è utilizzato per rappresentazioni teatrali, cinematografiche, convegni ed è sede della Scuola di Musica

Comunale (foto Anonimo). La Scuola di Musica Comunale “Città di Bisacquino” che opera a livello sperimentale fin dal 1987, è stata formalmente istituita nel 1991 e ha sede nei locali del Teatro Comunale. Offre agli utenti la possibilità di intraprendere lo studio del violino, della viola, del canto, del solfeggio, della teoria musicale e di altre materie complementari, con una spesa mensile simbolica. Informazione al tel.0918308024 – mail [email protected] http://www.comune.bisacquino.pa.it/scuola di musica\scuola di musica.htm L’ORTO BOTANICO Istituito nel 2004, struttura unica nel suo genere, si prefigge la conservazione

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delle risorse genetiche vegetali ed in particolare delle piante autoctone in via di estinzione quali: corbezzolo, sorbo, lazzeruolo, carrubo, ecc, L’iniziativa, oltre a preservare l’essenze arboree del territorio è diretta agli studiosi della materia e in questa ottica, l’attività sarà effettuata in convenzione con l’Assessorato regionale dell’Agricoltura e del locale Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura

TRADIZIONI E FOLKLORE FESTA DEL CROCEFISSO “TIR DI MAJU” (3 DI MAGGIO)

E’ la festa più antica (sec. XVII) e più spettacolare; raggiunge il culmine nel pomeriggio, quando una suggestiva processione si snoda per le vie principali del paese. La sfilata è composta da un’imponente “Vara” (Bara lignea) di stile barocco del ‘700 col Crocefisso, alta 6 m. e dal peso di circa 20 ql..Essa viene portata a spalla da un’ottantina di devoti, preceduta da una trentina di antiche e pregevoli statue lignee di Santi. Emozionante la conclusione, quando si affiancano alla “Vara” le statue di S. Giuseppe e della Madonna che si avviano verso la Chiesa Madre e prima di entrarvi sostano nell’antistante sagrato per ricevere l’inchino (“u salutu”) dei Santi. FESTA DELLA MADONNA DEL BALZO (15 agosto) Nel 1664, la Madonna si

è manifestata con miracoli sul Monte Triona e i bisacquinesi costruirono in Suo onore un Santuario e lo collegarono al paese attraverso una strada acciottolata, fiancheggiata da quattordici croci in pietra e da due obelischi (pileri) al suo inizio. Dal primo al 15 agosto, ogni mattina un gran numero di persone a piedi (spesso scalzi) si reca a fare “u viaggiu” (spesso per grazia ricevuta) al Santuario dove si celebra la messa e si eseguono i canti religiosi in siciliano (fra cui un antico canto “A Voi Salve Regina”). Il giorno 13 ha inizio la grande festa che si protrae per tre giorni. Ogni giorno si svolgono manifestazioni ludiche, la banda musicale suona per le vie del

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paese illuminate artisticamente. Molto interessante, è la sacra rappresentazione “Nostra Matri di Lu Vazu” di Vincenzo Parrino, che si tiene in piazza Triona, che narra il ritrovamento dell’Immagine della Madonna del Balzo e del suo primo miracolo (foto Butera).

FESTA DEL VENERDI’ SANTO Inizia alle ore 13 del Venerdì Santo con la rappresentazione della crocefissione di Gesù in Croce sul suggestivo Colle del Calvario, dove un gruppo di cantori intona le antiche “lamentanze di la passione” fino a sera, quando il Cristo deposto nell’urna viene portato in processione ALTRE FESTE “ La vestizione di lu Bamminu” (6 gennaio) e “L’artara di S. Giuseppi”.(19 marzo) cui è associata la sacra rappresentazione popolare “ Li funzioni di San Giuseppe”.

Il Carnevale Bisacquinese affonda le proprie radici alla fine del Seicento, come comprovato da alcuni recenti documentazioni, per cui esso è da ritenersi di gran lunga il più antico della Sicilia. In particolare, la storia del Carnevale Bisacquinese attraversa tre distinte

fasi. Una

prima fase è dominata dal ballo nei circoli che si affacciano sulla piazza principale del paese: in essi, ogni sabato e domenica dopo le 22, i ballerini affollano le sale e, al suono di qualche orchestrina, si lanciano in lisci e contraddanze fino alla tradizionale sosta al buffet.

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La maschera principale è il “dominò”, una tunica scura che copre la persona ai piedi e munita di un cappuccio sulla testa che impedisce di riconoscerla, sulle cui origini non esistono documenti certi: tuttavia, è innegabile la sua matrice islamica, sia per la sua forma identica a quella del “burka” o “caffettano” islamico, sia per le origini arabe di Bisacquino. Vestita con il “domino”, in questa occasione la protagonista è la donna che, operando un vero e proprio capovolgimento di ruoli, passa da “oggetto” dell’uomo ad elemento attivo e dinamico, poiché è lei ad invitare l’uomo a ballare, guidandolo nei vari balli. Una seconda fase si sviluppa a partire dagli anni Cinquanta. A conclusione del Carnevale Bisacquinese, il Martedì Grasso, quattro uomini portano in giro per la piazza, adagiato su una scala, un baule con dentro un fantoccio di paglia e cenci; dietro lo seguono molti ragazzi che gridano: “Murìu Piddu” e che fanno baldoria suonando i “brogni” (conchiglie marine). Poiché la morte del Piddu rappresenta la morte del Carnevale, che, moribondo, fa testamento, rivelando, con tale espediente, le magagne della vita paesana e dei suoi uomini più in vista: “Lassu a li dotti li testi confusi/ ‘nta tanti libra e ‘nna tanta scrittura,/ lassu all’avvocati li causi persi/ a li duttura ci lassu la cura”. A mezzanotte, infine, allo scoccare cioè delle Ceneri che aprono il periodo quaresimale, suona “ lu sinnu”, che annuncia che il Carnevale è terminato, e il fantoccio viene bruciato. La terza fase inizia negli anni settanta, quando si registrano le prime sfilate di carri allegorici, prima costruiti con materiali “poveri”, poi sostituiti dalla cartapesta.

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ESCURSIONI

Il castello di Patellaro Il complesso fortificato di Patellaro o “Battalari” sorge su un’altura isolata a quota m.561 s.l.m. E’ raggiungibile dalla strada provinciale 44 bis che collega Bisacquino a Contessa Entellina. Nel “Libro di Ruggero” l’illustre geografo del tempo (anno 1138) Al Idrisi o Edrisi viene afferma che, sin dalla metà del IX sec., gli arabi edificarono i casali di Raia, Terrusio e Battellario, in territorio di Bisacquino. Nell’anno 1178, re Guglielmo II concesse in feudo le terre che erano appartenute a Goffredo di Battelario. all’arcivescovado di Monreale e dall’inventario dell’arcidiocesi dell’anno 1182 emerge che era abitato da 15 famiglie.Dopo la Guerra del Vespro (1282 – 1302) conclusasi con la pace di Caltabellotta, il possesso del Castello passò a Giovanni Camerana signore di Corleone e

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successivamente nell’anno 1354 a Perribono o Pietrobono Calandrino. Durante questo periodo la Sicilia era governata da Ferdinando IV d’Aragona il quale non era riuscito a far valere la sua autorità di sovrano e pertanto accadeva spesso che due feudatari si alleassero fra di loro per accaparrarsi le terre di un terzo feudatario. Così avvenne nelle territorio del Castello di Patellaro negli anni 1354 – 1355. Nel 1373 il Castello era abitato da 48 famiglie coloniche ed il possesso risultava di Guglielmo Peralta e da lui passò per ordine di re Martino nel 1382 al legittimo vassallaggio della Chiesa di Monreale.Nel 1812 venne abolita la feudalità, il territorio di Patellaro con il suo castello passò al Demanio dello Stato, regnando re Ferdinando.Dopo la proclamazione del Regno d’Italia, fu messo all’asta e acquisito dal barone Orazio Fatta della Fratta . Tra la fine del XIX sec. e gli inizi del XX, per motivi di stabilità delle costruzioni, furono abbattuti le due torri fino alla metà della loro altezza e il castello con il suo territorio fu suddiviso e venduto a diversi coloni.

Ceramica invetriata arabo-normanna – Museo Civico Frammenti di boccale in proto maiolica – Museo Civico Santuario Santa Maria del Bosco

Di origine medievale, il monastero sorge in mezzo ad un bosco a nord del Monte Genuardo, a 7 km da Bisacquino. La sua fondazione risale al XIII secolo,. Nel 1400, poi, il monastero venne elevato a dignità di abbazia da Bonifacio IX..Una nuova costruzione fu iniziata per essere completata nel 1757, pare su progetto dell'architetto Luigi Vanvitelli, autore della famosa Reggia di Caserta. Nel 1784, l'abbazia fu soppressa per ordine del re Ferdinando III di Borbone e i suoi monaci furono inviati in altri monasteri di Palermo. A partire dal 1794 essa tornò ad essere retta di nuovo da monaci, quelli dell'ordine Agostiniano, con i quali tornò all'antico splendore. Nel 1866 il decreto sull'abolizione dei beni

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ecclesiastici determinò la sua completa scomparsa. Un tempo bellissima basilica, ritiro per monaci di diversi ordini: Benedettini, Olivetani, Agostiniani, sede di ambulatorio per malati e di una farmacia, il monastero di S. Maria del Bosco di Calatamauro oggi è in rovina. Dell'antica costruzione rimangono due chiostri interni, il campanile e la facciata della chiesa di stile classicheggiante.

PIANO CERVI Il pianoro sito in contrada Cervi, sul Monte Triona a circa 900 m.t sul l.m. immerso in un fitto bosco di pini contornato da macchia mediterranea, è il luogo di sosta ideale per chi ama la natura. L’area attrezzata offerta al visitatore realizzata dall’Ispettorato Dipartimentale Foreste permette adeguatamente di

poter fare un piacevole pic nic all’aria aperta. Da questo luogo, proseguendo il percorso attraverso un comodo sentiero, si può raggiungere facilmente la vetta del monte, dalla cui altezza è possibile scorgere anche l’Etna. Sul monte sono stati rinvenuti

interessanti fossili quali: ammoniti, Halobie, posidonomja, daonelle, appartenenti al Trias

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medio sup. (200 – 190 milioni di anni). Di singolare interesse sono le neviere, particolari fossi dove nel passato veniva conservata la neve, che successivamente ghiacciata era utilizzata nel periodo estivo per preparare bevande dissetanti. La presenza di due misteriosi cerchi di pietra e di numerosi cocci di ceramica: frammenti di tazze, lucerne,statuette votive ecc. ci testimoniano che quel luogo è stato abitato fin dall’antichità (8000 – 6000 anni). GASTRONOMIA E PIATTI TIPICI I savoiardi – farina, uova e zucchero.

(foto anonimo)

Paste nere farina, mandorle macinate e zucchero. La cipolla “Busacchinara” – L’orticoltura locale vanta

produzioni pregevoli sotto l’aspetto varietale ed organolettico, fra le quali la Cipolla Busacchinara, biotipo coltivato esclusivamente a Bisacquino, caratterizzato da una forma rotondeggiante, schiacciata ai poli, da un colore rosso violaceo, spesso con venature biancastre, da una bassa pungenza, da un’ottima croccantezza e da un sapore dolce. In questi ultimi anni si è dato vita alla Sagra della Cipolla “Busacchinara” nel periodo delle festività di ferragosto, al fine diu favorirne la conoscenza e la diffusione attraverso la degustazione di piatti tipici che privilegiano la cipolla locale come ingrediente principale. (foto anonimo)

La pignoccata (in siciliano: a pignulata – foto a sinistra) – con mandorle intere e miele fuso. Viene prodotta soprattutto durante la festa di

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San Giuseppe il 19 marzo. altri Piatti tipici: Pasta con la mollica, pasta ‘ncaciata, cuccìa e pane al finocchietto selvatico (foto a destra di G. Ceravolo). Pane e dolci di San Giuseppe

Tutte le foto non specificate sono di Mimmo Andretta

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SERVIZI PUBBLICI Municipio : Piazza Triona tel. 0918308037/38 – C/da Stazione tel. 0918308031 – fax 0918352144 www.comune.bisacquino.pa.it - mail: [email protected] Carabinieri: Via Dec di Vincenti, 60. tel.0918351222 – 112 Polizia Municipale - Via dec. Di Vincenti – tel.0918352887 – reperib. 24 tel. 3346240361 Protezione Civile c/o Polizia M. reperib. 24 al numero 334 624 03 61 Corpo Forestale – C.da Sotto Madonna . tel. 0918351814 Guardia Medica e ambulatori ASL: via Camerana – tel.0918351570 Farmacia Giaccone: viale XXIV Maggio – tel.0918351142 Farmacia Masseria: Piazza Triona – tel.0918351211 Banco di Sicilia – Piazza Triona – tel.0918351012 Banca Credito Siciliano – Corso Triona – tel.0918351321 Ufficio Postale: via Dec. Di Vincenti- tel.0918351332 SERVIZI CULTURALI MUSEO CIVICO E ARCHIVIO STORICO Via Cappuccini – tel.0918351921 SCUOLA DI MUSICA COMUNALE Presso Centro per i Servizi Culturali –Teatro Comunale – via Acquanova

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Uff. amm.vi tel.0918308024 – fax. 0918352144 – http://www.comune.bisacquino.pa.it/scuola%20di%20musica/scuola%20di%20musica.htm e mail: [email protected] - MUSEO DELL’OROLOGIO DA TORRE – C.so Umberto I - TEL:0918351033 ARCHIVIO STORICO PARROCCHIALE – Chiesa Madre – tel.0918351170 BIBLIOTECA COMUNALE – Via XXIV Maggio – 0918308054 PALAZZETTO DELLO SPORT- palestra comunale – Via Gesserie – tel.0918308054