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Convegno di Medio Termine dell’Associazione Italiana di Ingegneria Agraria Belgirate, 22-24 settembre 2011 memoria n. 1 STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DELLA RICERCA NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI RURALI E TERRITORIO AGROFORESTALE Giacomo Scarascia Mugnozza 1 , Giovanni Cascone 2 , Patrizia Tassinari 3 (1) Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, Università degli Studi di Bari – Aldo Moro (2) Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari e Ambientali, Università degli Studi di Catania (3) Dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna 1 INTRODUZIONE Il comparto agricolo è stato il primo artefice e, poi, ha dato un contributo essenziale alla civiltà, al progresso e al benessere dell’uomo grazie al suo insostituibile ruolo nell’approvvigionamento alimentare e di materie prime, nonché di trasformazione e di presidio del territorio in cui si sono inserite le costruzioni rurali. L’attuale progresso tecnologico deve poter conciliare, nell’ambito agricolo, la domanda di qualità, di salute e di diversificazione dei prodotti proveniente dai consumatori con l’esigenza di difesa e conservazione delle risorse naturali, materiali e immateriali, destinate alle future generazioni. Infatti l’articolazione delle attività di ricerca si è evoluta negli anni in funzione dei profondi cambiamenti intervenuti nel mondo dell’agricoltura: da un approccio teso all’incremento delle produzioni agro-zootecniche e forestali, si è pervenuti a una visione multifunzionale dell’agricoltura e del territorio rurale con molteplici finalità di carattere ambientale, di qualità dei prodotti e delle condizioni di lavoro, di tutela e salvaguardia del territorio e dei manufatti rurali storici. Parallelamente la denominazione del settore è cambiata, passando da “Topografia e Costruzioni Rurali”, a “Costruzioni e Impianti tecnici per l’Agricoltura”, a “Costruzioni Rurali e Territorio Agroforestale” inserita nella più ampia e attuale tematica dell’Ingegneria dei Biosistemi. Il settore Costruzioni e Territorio si occupa dell’avanzamento delle conoscenze e dell’innovazione culturale e tecnico-scientifica nei temi della progettazione edilizia in agricoltura, della progettazione di strutture, infrastrutture ed impianti per il territorio agroforestale, e dell’analisi, pianificazione e progettazione del territorio e del paesaggio rurale. Gli obiettivi strategici riguardano l’innovazione, l’ottimizzazione e l’efficienza dei processi produttivi agricoli e forestali, la mitigazione degli impatti ambientali e paesaggistici, la tutela e valorizzazione dei sistemi strutturali e infrastrutturali dell’ambiente rurale in un’ottica di competitività, sostenibilità e miglioramento della qualità del comparto agricolo in accordo con le esigenze della comunità e delle politiche nazionali ed internazionali.

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Convegno di Medio Termine dell’Associazione Italiana di Ingegneria Agraria Belgirate, 22-24 settembre 2011 memoria n.

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STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DELLA RICERCA NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI RURALI

E TERRITORIO AGROFORESTALE

Giacomo Scarascia Mugnozza1, Giovanni Cascone2, Patrizia Tassinari3

(1) Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, Università degli Studi di Bari – Aldo Moro

(2) Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari e Ambientali, Università degli Studi di Catania

(3) Dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

1 INTRODUZIONE

Il comparto agricolo è stato il primo artefice e, poi, ha dato un contributo essenziale alla civiltà, al progresso e al benessere dell’uomo grazie al suo insostituibile ruolo nell’approvvigionamento alimentare e di materie prime, nonché di trasformazione e di presidio del territorio in cui si sono inserite le costruzioni rurali. L’attuale progresso tecnologico deve poter conciliare, nell’ambito agricolo, la domanda di qualità, di salute e di diversificazione dei prodotti proveniente dai consumatori con l’esigenza di difesa e conservazione delle risorse naturali, materiali e immateriali, destinate alle future generazioni.

Infatti l’articolazione delle attività di ricerca si è evoluta negli anni in funzione dei profondi cambiamenti intervenuti nel mondo dell’agricoltura: da un approccio teso all’incremento delle produzioni agro-zootecniche e forestali, si è pervenuti a una visione multifunzionale dell’agricoltura e del territorio rurale con molteplici finalità di carattere ambientale, di qualità dei prodotti e delle condizioni di lavoro, di tutela e salvaguardia del territorio e dei manufatti rurali storici. Parallelamente la denominazione del settore è cambiata, passando da “Topografia e Costruzioni Rurali”, a “Costruzioni e Impianti tecnici per l’Agricoltura”, a “Costruzioni Rurali e Territorio Agroforestale” inserita nella più ampia e attuale tematica dell’Ingegneria dei Biosistemi.

Il settore Costruzioni e Territorio si occupa dell’avanzamento delle conoscenze e dell’innovazione culturale e tecnico-scientifica nei temi della progettazione edilizia in agricoltura, della progettazione di strutture, infrastrutture ed impianti per il territorio agroforestale, e dell’analisi, pianificazione e progettazione del territorio e del paesaggio rurale.

Gli obiettivi strategici riguardano l’innovazione, l’ottimizzazione e l’efficienza dei processi produttivi agricoli e forestali, la mitigazione degli impatti ambientali e paesaggistici, la tutela e valorizzazione dei sistemi strutturali e infrastrutturali dell’ambiente rurale in un’ottica di competitività, sostenibilità e miglioramento della qualità del comparto agricolo in accordo con le esigenze della comunità e delle politiche nazionali ed internazionali.

G. Scarascia Mugnozza, G. Cascone, P. Tassinari

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2 LE ATTIVITÀ DI RICERCA DEL SETTORE AGR/10 IN UNA PROSPETTIVA DI AGRICOLTURA MULTIFUNZIONALE

Il concetto di multifunzionalità dell’agricoltura si può esprimere, secondo l’OCSE attraverso un’attività che, oltre alla tradizionale offerta di cibo e fibre, può anche modificare il paesaggio, provvedere alla conservazione del territorio, alla gestione sostenibile delle risorse naturali, alla preservazione della biodiversità e al mantenimento della vitalità socio-economica delle aree rurali.

Inoltre la definizione di multifunzionalità introdotta dall’UE individua come ruolo preminente dell’agricoltura non solo quello di fornire prodotti agricoli al più basso prezzo possibile, ma anche quello di garantirne la sicurezza e un alto livello di qualità, di assicurare la protezione dell’ambiente, salvare le risorse in estinzione, preservare il paesaggio rurale e contribuire allo sviluppo socio-economico delle aree rurali, anche attraverso la generazione di opportunità occupazionali.

In ambito nazionale si possono attualmente individuare, a seconda del contesto territoriale e aziendale in cui si opera, differenti scenari delle attività agricole, zootecniche o forestali: produzioni di larga scala per il mercato interno e l’esportazione; diversificazione produttiva aziendale orientata alla valorizzazione delle risorse ambientali e del territorio; agricoltura post-produttivista tesa alla gestione del territorio e del paesaggio. Inoltre la funzione etico-sociale multifunzionale dell’attività agricola odierna si esplica, oggigiorno, attraverso differenti forme che si possono classificare in: produzione di alimenti di origine vegetale e animale, produzione di fibre, produzione legnosa, assorbimento di CO2, contributo all’assetto idrogeologico del suolo, presidio del territorio, tutela del paesaggio agro-forestale, promozione del turismo rurale e dell’agriturismo, sviluppo della nutraceutica e dei prodotti tipici, produzione di agro-bio-energie e biomateriali.

Il contributo delle Costruzioni Rurali e Territorio Agroforestale agli obiettivi della multifunzionalità dell’agricoltura moderna è essenziale in termini di qualità, sicurezza e tracciabilità/rintracciabilità dei prodotti, gestione sostenibile dell’ambiente, salvaguardia del territorio e delle sue risorse, conservazione e valorizzazione dell’edilizia rurale storica e di tutela del paesaggio agro-forestale, sviluppo delle bioenergie e dei biomateriali. Infatti le innovazioni introdotte nel controllo e climatizzazione dei fabbricati per l’allevamento zootecnico contribuiscono alla qualità e sicurezza del prodotto, all’ottimizzazione delle condizioni di allevamento e al miglioramento delle condizioni di lavoro degli addetti; i moderni criteri di progettazione e costruzione dei fabbricati per la conservazione e la lavorazione dei prodotti agroalimentari concorrono alla qualità e alla shelf life degli alimenti; i sistemi di protezione e di forzatura delle coltivazioni, mediante pacciamatura, piccoli tunnel, serre e coperture con film e reti, contribuiscono alla salubrità e qualità delle produzioni orticole, frutticole e vivaistiche e alle condizioni di lavoro; i criteri e metodi di recupero e riuso dell’edilizia rurale hanno consentito non solo di valorizzare gli edifici storici disseminati sul territorio, ma anche di proporre linee guida e riferimenti progettuali per un loro riuso sostenibile, al pari di modelli e criteri per la contestualizzazione degli interventi di trasformazione e nuova edificazione e strumenti urbanistici di nuova concezione specifici per il territorio rurale; la messa a punto, sperimentazione e calibrazione di sempre più sofisticate metodiche di analisi, monitoraggio, rappresentazione, valutazione, pianificazione e progettazione territoriale, hanno perseguito le finalità strategiche della salvaguardia delle risorse

Stato dell’arte e prospettive della ricerca nel settore delle Costruzioni rurali e Territorio agroforestale

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territoriali naturali ed antropiche, della valorizzazione delle aree verdi in ambiti urbani e extraurbani, e della tutela dei paesaggi agricoli e forestali nella loro più ampia accezione, che include anche quelli tradizionali e di interesse storico e le loro evoluzioni contemporanee; gli studi e le applicazioni dei biomateriali e delle energie rinnovabili nei fabbricati agricoli hanno contribuito alla diffusione e ottimizzazioni di tali tecnologie.

In questo quadro le tematiche di ricerca affrontate nel nostro Paese mediante metodologie di analisi, modellazione, monitoraggio, pianificazione e progettazione comprendono:

− le costruzioni per l’agricoltura, la zootecnia, le colture protette, le attività forestali, l’abitazione rurale, la conservazione, lavorazione e trasformazione dei prodotti agro-zootecnici e forestali, l’acquacoltura, la gestione e il trattamento dei reflui agricoli, zootecnici e agroindustriali;

− il rapporto biosistemi-costruzioni-territorio; − i biomateriali e le energie rinnovabili; − le risorse territoriali, ambientali e del paesaggio agroforestale; − il patrimonio edilizio rurale; − le infrastrutture per il verde, il territorio e la fruizione del paesaggio rurale.

Nel più ampio contesto di ricerca europeo, caratterizzato dal Programma Quadro di Ricerca, Sviluppo Tecnologico e Dimostrazione, nel recente 7° Programma quadro 2007-2013, si riscontrano numerosi temi di ricerca aventi rilevanza per il settore Costruzioni rurali e territorio agroforestale e, con riferimento ai più recenti Work Programme dei temi European Knowledge Based Bio-Economy (KBBE) e Environment, si segnalano in particolare le seguenti challenges:

− Sustainable primary production; mitigating and adapting to climate change, comprendente le strategie di tutela e impiego sostenibile delle risorse naturali, la riduzione delle emissioni e degli impatti delle attività zootecniche, l’efficienza delle strutture di allevamento, l’innovazione nelle aziende agricole e le tecnologie di precisione correlate;

− Low carbon and resource efficient industry, comprendente lo studio dello sviluppo di biomateriali nonché la gestione e il riciclo dei polimeri sintetici utilizzati in agricoltura;

− Food security and safety for Europe and beyond, comprendente l’innovazione nelle strutture per la conservazione e lavorazione degli alimenti;

− Sustainable use and management of land and seas, comprendente i temi dell’implementazione e gestione di geodatabase, della valorizzazione delle risorse del paesaggio rurale e della progettazione di infrastrutture verdi;

− Improving resource efficiency, rivolta all’ottimizzazione dell’impiego di materiali ed energia, anche nell’ambito delle produzioni agricole.

Le tematiche proprie del settore Costruzioni rurali e territorio agroforestale, nel panorama internazionale della ricerca, risultano ampiamente presenti nella produzione scientifica per quanto riguarda sia i lavori su riviste indicizzate sia le sessioni specifiche di convegni internazionali. In particolare queste ultime, con riferimento ai congressi più recenti, sono indicative dello spettro ampio e diversificato di argomenti nei quali è coinvolto attivamente il settore e risultano coerenti con l’evoluzione delle linee di ricerca in ambito nazionale, come si può evincere dalla Tabella 1 in cui sono riportati

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gli elenchi delle sessioni dei più recenti congressi EurAgEng e CIGR comprendenti tali tematiche.

Tabella 1. Tematiche del settore Costruzioni rurali e territorio agroforestale in convegni internazionali.

Sessioni Convegno EURAGENG 2010 Structures and environment: building and landscapes 

Structures and environment: greenhouses 

Structures and environment: recycling and agriculture 

Structures and environment: storage and building materials 

Animal production technology: air quality 

Animal production technology: meat quality 

Animal production technology: quality, optimization and efficiency 

Animal production technology: waste management 

Animal welfare health and behaviour  Crop protection: management, traceability and organic protection 

Bioenergy  Post-harvest technology (drying, sorting, storage) 

Information technology : geographical information, GPS, wireless technology 

Remote sensing 

Rural development and education   Sessioni Convegno CIGR 2010 

Building Design and Materials  Design and Modeling Field Measurements, CFD and Abatement Techniques 

Sensors and Precision Agriculture 

Wireless Technology  Analysis of Biogas Production Design Issues for Biogas Production  Management and Biogas Production Food Processing  Processing of Food and Beverages Image Analysis  Spectroscopy and Image Analysis Wireless Technology, Sensors and Image Analysis 

Modelling and Simulation 

Modeling, Simulation and Data Mining  Cattle Swine  Poultry Animal Behaviour, Housing and Welfare 

Greenhouses and Horticulture 

Energy, Greenhouses and Materials  Grain Storage Issues Crop Management and Protection  Methods to Quantify Aerosol, Gas and

Emissions Emissions from Buildings: Measurement and Abatement Techniques 

Methods to Quantify Emissions in Naturally Ventilated Buildings 

Technology for Improved Management  Manure Handling Reduction of Ammonia and Odour Emissions 

ICT, GIS and Web Services 

Treatment Wetlands and Lagoon Management 

Maps and Tools for Decision Makers 

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Information and Communication Technologies 

Ecological Engineering Principles and Practices 

Geographical Information Systems (GIS) and Web Based Services 

Biomass, Compost and Energy Assessment 

Ecological Engineering  Drying and Dehydration Renewable Energy and Assessment  Aquaculture Systems 

2.1 Stato e prospettive dell’agricoltura italiana in relazione all’edilizia e al territorio rurale

L’agricoltura italiana ha mostrato nell’ultimo decennio una tendenza all’accorpamento aziendale con modalità ampiamente differenziate nelle varie realtà regionali. Infatti a fronte di un incremento della superficie agricola utilizzata (SAU) media per azienda, che è passata da 5,5 ha a 7,9 ha, il numero di aziende agricole e zootecniche attive è diminuito del 32%, attestandosi nel 2010 a 1.630.420 aziende.

Anche la superficie agricola ha subito una riduzione, sia quella totale (SAT, circa 187.500 km2, - 8%), che la SAU (circa 128.500 km2, - 2,3%), mentre la ripartizione delle principali forme di utilizzazione dei terreni è risultata sostanzialmente invariata, con la SAU destinata per il 54,4% a seminativi, il 26,9% a prati permanenti e pascoli, il 18,4% a coltivazioni legnose agrarie e la marginale quota residua a orti familiari.

In particolare sono presenti (Istat, Censimento dell’Agricoltura, 2000) 33.478 aziende che praticano coltivazioni protette ortive, di fiori o altre piante ornamentali, per una superficie investita in serra di 21.806 ha.

La distribuzione delle aziende zootecniche è sostanzialmente equilibrata nelle diverse aree geografiche (Figura 1) con una ripartizione dei capi allevati, per le varie specie animali, notevolmente differenziata (Figura 2).

Figura 1. Distribuzione delle aziende zootecniche per ripartizione geografica (fonte: Istat, 2011).

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Nel decennio 2000-2010 si è assistito ad una generale riduzione del numero di aziende zootecniche e di capi allevati. In particolare l’allevamento bovino, settore trainante del comparto in quanto praticato dal 59,2% delle aziende zootecniche, ha registrato una riduzione del 27,7% del numero di aziende e del 6,1% del numero di capi, comportando un aumento del numero medio di capi per azienda (Tabella 2).

Per quanto riguarda il comparto ovi-caprino, le variazioni nel decennio risultano contenute, con una notevole diversificazione regionale: quasi la metà dei 6,6 milioni di capi ovini sono allevati in Sardegna (circa 3 milioni), quasi un quarto nel centro e quasi un terzo nel sud, inclusa la Sicilia. I caprini (in totale circa 857.000 capi) risultano allevati per più di un terzo al sud e più di un terzo nelle isole (Figura 2).

Figura 2. Distribuzione dei capi allevati per ripartizione geografica (fonte: Istat, 2011).

La consistenza del settore suinicolo appare moderatamente incrementata nel decennio in esame: i capi allevati sono circa 9,65 milioni nel 2010, mentre nel 2000 erano circa 8,64 milioni, compresi quelli allevati per autoconsumo, non rilevati nel 2010. Più della metà dei capi sono allevati nel nord-ovest e più di un quarto nel nord-est. A tale riguardo è significativo il dato relativo al numero medio di suini per allevamento, che è massimo in Lombardia (1840), cui fanno seguito l’Emilia-Romagna (1054), il Piemonte (924) e il Veneto (527), mentre nel complesso delle restanti regioni la media è di 73 capi per azienda.

Le aziende avicole sono circa 24 mila e, a livello regionale, sono concentrate in Veneto (2.976), Lombardia (2.393) e Calabria (2.257). Il patrimonio complessivo è di 195 milioni di capi: il Veneto è la Regione con il maggior numero di capi allevati (58,1 milioni), seguita da Emilia-Romagna (34,9 milioni) e Lombardia (27,2 milioni). Gli allevamenti di grandi dimensioni sono concentrati in Emilia-Romagna (33 mila capi per azienda), in Veneto (20 mila capi per azienda) e in Friuli-Venezia Giulia (18 mila capi per azienda).

Per quanto riguarda le attività di trasformazione dei prodotti agricoli, dall’ultimo censimento dell’industria si ha il quadro del consistente patrimonio di imprese nelle quali è fondamentale il ruolo svolto da fabbricati e strutture edilizie: secondo i dati

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(Istat, 2001) risultano attive 8060 aziende viticole o vitivinicole, 1994 aziende vinicole, 3505 imprese lattiero-casearie, 4112 imprese che producono olio d’oliva e 1801 per la lavorazione conservazione degli ortofrutticoli (Tabella 3).

Tabella 2. Dinamiche degli allevamenti bovini in Italia e per ripartizioni geografiche nel decennio 2000-2010 (fonte: Istat, 2011).

L’evoluzione dell’assetto agricolo del territorio italiano e delle scelte produttive

operate dalle aziende è profondamente condizionata dalle politiche agricole e di sviluppo rurale. Come noto, è in corso l’attuazione del Piano Strategico Nazionale di sviluppo rurale per il periodo 2007-2013, mentre per il periodo 2013-2020 sono stati delineati, a livello europeo, i principali obiettivi delle prossime decisioni di politica agricola comunitaria (PAC).

Il Piano Strategico Nazionale considera le zone rurali come un elemento essenziale della geografia e dell’identità dell’Unione Europea, poiché costituiscono il 91% del suo territorio e vi risiede il 57% della popolazione. Molte delle zone rurali europee si trovano ad affrontare sfide importanti: il reddito medio pro capite nelle zone rurali è inferiore a quello nelle città, la base di competenze è più limitata e il settore dei servizi è meno sviluppato. Per questo lo sviluppo rurale rappresenta una componente di vitale importanza delle politiche agricole. Gli obiettivi del sostegno allo sviluppo rurale per il periodo 2007-2013 sono sintetizzabili nei seguenti punti:

a) accrescere la competitività del settore agricolo e forestale sostenendo la ristrutturazione, lo sviluppo e l'innovazione;

b) valorizzare l'ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio; c) migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la

diversificazione delle attività economiche. In Italia, al fine di sostenere, coordinare, monitorare e analizzare l’implementazione

delle politiche di sviluppo rurale è stata istituita la Rete Rurale Nazionale, il cui organigramma è riportato nello schema di figura 3.

Con riferimento alle competenze del settore Costruzioni rurali e territorio agroforestale, è importante sottolineare come la conoscenza del territorio e del paesaggio rurale venga indicata come tema strategico nell’ambito dei compiti attribuiti alla Rete Rurale, con particolare riguardo a quelli relativi all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze relative al mondo agricolo.

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Tabella 3. Numero di imprese operanti nella trasformazione dei prodotti agricoli in Italia (fonte: Istat, 2001).

 

Italia nord-occid. 

Italia nord-orient. 

Italia centr. 

Italia merid. 

Italia insulare  Totale:

Imprese  Imprese  Imprese  Imprese  Imprese   Colture viticole e aziende vitivinicole  2.676 3.446 1.253 372 313 8.060 Fabbricazione di vini e vini speciali  356 526 218 578 316 1.994 Raccolta, prima lavorazione, conservazione di prodotti agricoli   2.106 2.104 1.339 1.048 532 7.129 Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi  186 247 196 929 243 1.801 Fabbricazione di olio di oliva grezzo e raffinato  129 47 688 2.634 614 4.112 Trattamento del latte e produzione dei derivati del latte  522 1.065 284 1.362 272 3.505 Lavorazioni cereali, semi e granaglie  412 430 344 483 271 1.940 Fabbricazione prodotti per alimentazione animale  147 158 85 58 85 533

Fra gli aspetti su cui la Rete Rurale Nazionale concentra l’attenzione per la

definizione e la modulazione delle più opportune misure di sviluppo rurale in ambito nazionale, spicca lo sviluppo della conoscenze dei processi alla base della costruzione del paesaggio rurale italiano, per quanto riguarda le relazioni fra le componenti insediative, produttive e ambientali, e il ruolo dello sviluppo rurale e della competitività del settore agricolo. A tale riguardo il paesaggio si configura come valore aggiunto per i prodotti tipici ed il territorio rurale, per la qualità ambientale e per la qualità della vita nelle aree rurali. La pianificazione integrata viene pertanto ad assumere una particolare rilevanza, anche come indirizzo di ricerca strategico. Essa mira a combinare conoscenze tipiche della pianificazione urbanistica e della programmazione dello sviluppo rurale, integrando quindi questi due livelli di pianificazione, come indicato nel Nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio in merito ai piani paesistici. Ciò apre importanti

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orizzonti anche per la ricerca in materia di progettazione del paesaggio rurale, per quanto riguarda l’architettura degli impianti, le tecniche di allevamento delle specie colturali e il ripristino dei paesaggi e delle pratiche agricole tradizionali, in virtù degli indirizzi proposti dalla PAC per la condizionalità e per i PSR. In relazione a tali indirizzi, un ulteriore tema di indagine riguarda i valori culturali legati al paesaggio forestale, così come enunciati dalla Conferenza Ministeriale per la Protezione delle Foreste in Europa (MCPFE), con la dichiarazione di Vienna del 2003 e operativamente proposti dalle linee guida per l’implementazione della stessa risoluzione prodotte dalla International Union of Forest Research Organizations (IUFRO) su mandato dell’MCPFE.

Figura 3. Governance della Rete Rurale Nazionale.

In linea con i suddetti ambiti di intervento e anche con le indicazioni della

Convenzione Europea del Paesaggio, il tema della corretta integrazione dei fabbricati rurali nel paesaggio ha acquisito crescente rilievo nell’ambito degli strumenti di pianificazione sviluppati ai diversi livelli di governo locale. L’edilizia rurale ha perso infatti, nell’epoca contemporanea, la peculiarità originaria di armonizzarsi con il paesaggio e di consistere in forme semplici, in equilibrio fra elementi di uniformità, ripetitività ed originalità. Un elemento di base nell’analisi della tematica è il riconoscimento che, a seguito delle trasformazioni conseguenti all’industrializzazione, la qualità architettonica degli insediamenti agricoli appare sempre più compromessa,

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tanto che essa richiama attenzione come requisito essenziale per la valorizzazione paesaggistica e per lo sviluppo socio-economico. Temi di ricerca di forte attualità sono pertanto quelli inerenti ai criteri di qualità paesaggistica nella progettazione degli interventi edilizi in ambito rurale, per quanto riguarda sia la trasformazione delle costruzioni esistenti, sia la nuova edificazione di fabbricati agricoli, zootecnici e agroindustriali.

Numerose tematiche di ricerca proprie del settore Costruzioni rurali e territorio agroforestale risultano di primaria rilevanza anche con riferimento alle prospettive di trasformazione del comparto agricolo nella futura fase di programmazione delle politiche. Per il periodo 2013-2020, gli obiettivi strategici della PAC presentano una sostanziale evoluzione rispetto a quelli del periodo precedente e pongono in primo piano il tema della sicurezza dell’approvvigionamento alimentare a lungo termine per i cittadini europei secondo criteri di sostenibilità. Secondo le stime della FAO, la domanda mondiale di prodotti alimentari dovrebbe subire un incremento del 70% da qui al 2050. Recenti episodi di crescente instabilità del mercato, in molti casi aggravati dai cambiamenti climatici, mettono ulteriormente in evidenza tali tendenze e pressioni. Accanto a questo primo obiettivo, la nuova PAC prevede il sostegno delle comunità agricole che forniscono ai cittadini europei una grande varietà di derrate alimentari di pregio e qualità prodotte in modo sostenibile. La gestione attiva delle risorse naturali mediante l'agricoltura costituisce infatti uno strumento importante per preservare il paesaggio rurale e garantire la dinamicità del territorio e la vitalità economica a lungo termine, producendo così molteplici vantaggi sul piano socio-economico, ambientale e territoriale.

Vi è inoltre la richiesta, da parte dei cittadini europei, di un'ampia scelta di prodotti alimentari di alta qualità, anche locali, che rispondano a standard elevati di sicurezza, qualità e benessere degli animali. In tale contesto hanno assunto maggiore rilievo aspetti quali l'accesso, la disponibilità, l'accettabilità di prodotti alimentari sani e la loro efficienza nutrizionale. L'agricoltura europea si confronta oggi con un contesto molto più competitivo a motivo della progressiva integrazione dell'economia mondiale e della crescente liberalizzazione degli scambi.

L'agricoltura e la silvicoltura svolgono un ruolo cruciale nella produzione di beni di pubblica utilità, segnatamente a valenza ambientale, come i paesaggi, la biodiversità dei terreni agricoli, la stabilità del clima e una maggiore resilienza a disastri naturali quali inondazioni, siccità e incendi. Nel contempo, molte pratiche agricole possono esercitare pressioni sull'ambiente e provocare degrado dei terreni, carenza e inquinamento delle acque e perdita di habitat naturali e di biodiversità.

Il perseguimento di tali obiettivi è volto, in una più ampia visione di crescita a livello europeo, ad aumentare l'efficienza delle risorse e migliorare la competitività grazie alla conoscenza e all'innovazione tecnologica, investendo nella formazione e incentivando l'innovazione sociale nelle zone rurali. Gli obiettivi vengono integrati con quelli di una crescita sostenibile che mantenga la base per la produzione alimentare, per alimenti destinati agli allevamenti zootecnici e per le energie rinnovabili, assicurando una gestione sostenibile delle terre, fornendo beni pubblici ambientali, lottando contro la perdita di biodiversità. Ciò richiede di incrementare l'efficienza delle risorse mediante lo sviluppo tecnologico, la valorizzazione dei risultati della ricerca, la riduzione delle emissioni, il pieno sviluppo delle zone rurali.

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3 IL CONTRIBUTO DEL SETTORE AGR/10 NELLA PRODUZIONE ZOOTECNICA, VEGETALE, PER LA CONSERVAZIONE E TRASFORMAZIONE DEI PRODOTTI E NEI SISTEMI COSTRUTTIVI PER LE COSTRUZIONI RURALI

Le costruzioni rurali sono storicamente state identificate con gli edifici dell’azienda agricola che per secoli ha caratterizzato le nostre campagne: edifici di abitazione, per l’allevamento zootecnico, per la conservazione, stoccaggio, lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli. In questo ambito le ricerche più recenti si sono occupate, soprattutto, di costruzioni per la produzione zootecnica, di costruzioni per la produzione vegetale e di sistemi, di fabbricati per la conservazione e trasformazione della produzione agricola e alimentare, di materiali e metodi costruttivi per le costruzioni rurali in senso lato.

3.1 Produzione zootecnica

I fabbricati e l’impiantistica per l’allevamento zootecnico hanno costituto per un lungo periodo una delle principali, se non la più importante tematica di ricerca del settore, in virtù delle esigenze produttive, di innovazione tecnologica e della rilevanza economica che il comparto zootecnico ha rappresentato per gran parte del ‘900.

Attualmente le attività di ricerca riguardano le condizioni ambientali microclimatiche negli allevamenti intensivi attraverso:

− la messa a punto di un modello di simulazione delle condizioni climatiche interne in edifici zootecnici atto a ottimizzare le prestazioni igrotermiche, mediante un software atto a calcolare i valori di temperatura e umidità relativa e dell’aria e di temperatura superficiale dell’involucro edilizio, in regime non stazionario, che tiene conto di tutti i fattori edilizi, climatici, geografici, nonché della presenza di impianti di ventilazione e/o raffrescamento artificiali (Gruppo di ricerca del Prof. Zappavigna, Università di Bologna), nonché la modellizzazione dei parametri climatici negli edifici zootecnici a ventilazione naturale (Gruppo di ricerca del Prof. Marucci, Università della Tuscia, Viterbo)

− il monitoraggio delle condizioni microclimatiche e comportamentali in allevamenti zootecnici intensivi di bovini da latte, a stabulazione libera e zona di riposo a cuccette, al fine di individuare i criteri di costruttivi per il miglioramento del benessere animale. Infatti le condizioni microclimatiche degli edifici zootecnici influiscono in modo significativo sul benessere e sulla produttività degli animali allevati. Dall’analisi dei risultati è possibile definire un metodo di valutazione della conformità delle strutture alle indicazioni progettuali (Gruppi di ricerca del Prof. Provolo, Università di Milano; del Prof. Frazzi, Università di Piacenza);

− il monitoraggio dei fattori che influiscono sulle emissioni dagli allevamenti (Gruppi di ricerca dei Prof. Provolo e Navarotto, Università di Milano).

Inoltre di grande rilevanza sono i seguenti studi sul benessere e sul comportamento delle specie allevate nonché sulla progettazione degli edifici zootecnici e sullo smaltimento dei liquami zootecnici:

− l’individuazione dei materiali e sviluppo dei sistemi che favoriscano il comportamento esplorativo dei suini, al fine di favorirne la compatibilità ambientale e il benessere animale nella filiera del suino, per migliorare la

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redditività e garantire la sostenibilità così come previsto dalle normative comunitarie (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− il monitoraggio a distanza di animali di interesse zootecnico nell’allevamento libero all’aperto per l'ottimizzazione e la promozione di uno sviluppo gestionale sostenibile. La sperimentazione ha coinvolto un gruppo di suini allevati in box collettivo con ampio parchetto esterno. Sono stati testati sistemi di rilevamento della posizione basati su tecnologia RFID attiva, con tag inseriti nel collare degli animali e l’uso di collari GPS per la localizzazione di animali al pascolo (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− la classificazione del comportamento di bovine da latte attraverso l’analisi del comportamento degli animali, al fine di contribuire a prevenire l’insorgenza e la possibile diffusione di patologie all’interno dell’ambiente di stabulazione nonché a evidenziare stati di malessere degli animali dovuti a fattori ambientali, è stata sperimentata su allevamenti per bovine da latte con l’obiettivo di verificare l’applicabilità di un classificatore, basato su un algoritmo per il riconoscimento dei volti umani, al caso del riconoscimento del comportamento di bovine da latte. Un primo studio ha previsto l’impiego del classificatore per rilevare la presenza di bovine da latte alla mangiatoia dimostrando che è possibile ottenere un buon livello di accuratezza della classificazione del comportamento analizzato adottando un numero di immagini-campione ridotto rispetto a quello necessario per la classificazione di altri oggetti in altri contesti (Gruppo di ricerca del Prof. Cascone, Università di Catania);

− le pavimentazioni più confortevoli da impiegare in edifici zootecnici individuate mediante uno strumento atto a valutare le proprietà antiscivolo di pavimenti in materiali rigidi e resilienti. Sono stati testati diversi campioni di materiali determinando i valori di alcuni parametri caratteristici, desunti dalle forze di attrito, utili a determinare l’efficacia antisdrucciolo dei vari materiali (Gruppo di ricerca del Prof. Zappavigna, Università di Bologna);

− la caratterizzazione del patrimonio costruito e delle modalità di utilizzazione in rapporto alle pratiche zootecniche e alle modalità stabulative in aree di zootecnia tradizionale della Calabria; la definizione di schemi funzionali, di modelli edilizi per l’allevamento bovino e ovino e di sistemi costruttivi sostenibili per i fabbricati zootecnici (Gruppo di ricerca dell’Università di Reggio Calabria);

− la progettazione di edifici zootecnici in ambiti marginali e/o protetti per il recupero, la riconversione e lo sviluppo di sistemi di allevamento rispondenti alle esigenze di valorizzazione del comparto bovino ed ovino. Le soluzioni costruttive sino ad ora adottate in Italia sono state, e sono, costosissime, anche in relazione al fatto che le normative cogenti nel settore delle costruzioni non fanno distinzioni fra gli adempimenti previsti per una qualsiasi costruzione civile e per gli opifici agricoli caratterizzati da basso rischio per l’uomo. Sono state elaborate alcune soluzioni progettuali per ricoveri bovini e ovini, idonei a: ridurre i costi di investimento per la realizzazione della struttura, minimizzare l’impatto ambientale, ottenere la

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massima libertà di movimento per gli animali ed evitare lotte interne permanenti che nocerebbero alla produttività del sistema, utilizzare materiali adeguati e tipi edilizi in sintonia con la realtà territoriale interessata, scelta di idonei layout modulari di allevamento e soluzioni tecnico-costruttive che consentano di sfruttare totalmente i materiali, di ottenere strutture leggere, di avere una maggiore protezione dagli eventi meteorici e di ottenere un maggiore comfort per l’animale (Gruppo di ricerca della Prof. Tassinari, Università di Bologna);

− ai fini della gestione dei volumi di liquami prodotti negli allevamenti si è pervenuti alla misura indiretta del contenuto in nutrienti dei liquami zootecnici: è stato sviluppato un dispositivo, che può essere installato sia sui carri spandiliquame sia nelle vasche di stoccaggio, per ottenere in fase di distribuzione degli effluenti zootecnici una indicazione sul contenuto in elementi nutritivi, in particolare azoto (Gruppo di ricerca del prof. Provolo, Università di Milano); nell’ambito di un progetto di ricerca dedicato al miglioramento della sostenibilità ambientale ed economica dell’utilizzo di reflui zootecnici è stato sviluppato, in ambiente GIS, un sistema di supporto alle decisioni che consente, attraverso diversi scenari colturali e gestionali, la definizione di soluzioni ottimali di impiego dei reflui zootecnici derivati da allevamento di suini (Gruppo di ricerca del Prof. Bonfanti, Università di Udine), inoltre sperimentazioni riguardano le tecniche di compostaggio dei reflui di origine animale (Gruppo di ricerca del Prof. Frazzi, Università di Piacenza).

3.2 Produzione vegetale

Le strutture, i materiali e gli impianti tecnici per la protezione e forzatura delle produzioni vegetali hanno conosciuto a partire dagli anni ’50 un consistente sviluppo e una crescente diffusione in virtù, soprattutto, dell’introduzione di strutture innovative in acciaio e dei materiali plastici di copertura che, per effetto delle loro qualità e duttilità applicative, hanno prodotto uno straordinario impulso a tutto il settore produttivo orto-floro-frutticolo e vivaistico.

Le più recenti tematiche di ricerca riguardano le strutture, i sistemi di copertura con materiali plastici e le problematiche energetiche, affrontati mediante modellistica matematica e sperimentazione di laboratorio e di campo:

− valutazione delle caratteristiche costruttive, di strutture di sostegno e materiali di copertura, e impiantistiche, di condizionamento del microclima e regolazione dei parametri ambientali, finalizzata alla riduzione dei costi di produzione, al contenimento dei fabbisogni energetici, alla compatibilità delle soluzioni tecnologiche con la qualità delle produzioni ed alla ottimizzazione degli aspetti logistici come fattori di competitività (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza);

− studio degli aspetti costruttivi ed energetici degli apprestamenti per le colture protette con particolare riferimento alla trasparenza alla radiazione solare di materiali di copertura innovativi; produzione di energia da fonti rinnovabili integrate con la serricoltura per la realizzazione di prototipi di serre con coperture fotovoltaiche innovative; sicurezza e confort degli operatori negli edifici agricoli per l’allevamento e per la produzione

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vegetale per la definizione dei rischi di stress termico degli addetti alla coltivazione in ambiente protetto; tecniche innovative di coltivazione entro serra (Gruppo di ricerca del Prof. Marucci, Università della Tuscia, Viterbo);

− sviluppo di film e reti, manufatti plastici per il rivestimento e la protezione delle coltivazioni, con specifiche capacità di filtro selettivo della radiazione solare in differenti lunghezze d’onda al fine di condizionare la fotomorfogenesi delle piante, agendo su fotorecettori quali il fitocromo o variando il rapporto delle radiazioni visibili nella banda del rosso o del blu rispetto a quello esistente nel PAR (Photosintetically Active Radiation). Poiché Il comportamento del fitocromo può essere condizionato variando il rapporto R/FR, rapporto fra l’energia delle radiazioni nell'intervallo di lunghezza d'onda intorno a 660 nm (R) e a 730 nm (FR) che incidono sullo sviluppo delle piante, le sperimentazioni hanno riguardato film e reti innovative per la copertura di specie arboree da frutto, sono state svolte prove su film foto-selettivi, capaci di variare la distribuzione spettrale della radiazione solare nel rosso e nel rosso lontano, e film fotoluminescenti, film che assorbono la radiazione solare in determinate lunghezze d’onda, come l’UV, e la riemettono in differenti bande, come il blu e il rosso. I risultati hanno mostrato una maggiore attività vegetativa nelle piante cresciute in serre coperte da film fotoselettivi rispetto al pieno campo o a serre coperte con film commerciali (Gruppo di ricerca del Prof. Scarascia, Università di Bari);

− problematica dei film plastici post-consumo in agricoltura: il crescente impiego delle materie plastiche ha generato un elevato volume di rifiuti, circa il 55% proveniente da film di protezione, che richiedono un corretto smaltimento per evitare che vengano abbandonati in discariche abusive, nei corsi d’acqua o bruciati in modo incontrollato. Le soluzioni consistono nel riciclaggio o nell’impiego di materiali ecocompatibili e biodegradabili. Sono state proposte metodologie GIS per l’analisi dei flussi di rifiuti plastici agricoli, considerando il riciclaggio meccanico quale uno dei più appropriati sistemi di recupero della plastica che consente la trasformazione dei rifiuti in nuove risorse per ottenere “materia prima secondaria”. I risultati della ricerca hanno prodotto film e profilati rigidi rigenerati da granulo proveniente dal riciclaggio e individuato piani e sistemi per la raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti plastici agricoli (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza); l’introduzione di materiali biodegradabili non richiede operazioni di riciclaggio poiché tali materiali, alla fine del ciclo, si possono interrare e si degradano generando anidride carbonica o metano, acqua e biomassa. Oltre ai film trasparenti o opachi per pacciamatura e piccoli tunnel a base di amido di mais e olio di girasole, sono stati sperimentati materiali biodegradabili innovativi per la pacciamatura del terreno e per contenitori, quali vasi, utilizzando idrolizzati proteici derivati dagli scarti dell’industria conciaria per produrre pellicole biodegradabili in situ, realizzabili con tecnologia spray a bassa pressione (Gruppo di ricerca del Prof. Vox, Università di Bari), con risultati agronomici confrontabili con quelli ottenuti con film plastici tradizionali;

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− la solarizzazione del terreno agrario per la disinfezione del terreno, per innalzare la temperatura del terreno coprendone la superficie con film plastici trasparenti e utilizzando come unica fonte di energia la radiazione solare, è una soluzione alternativa alla fumigazione, dopo la messa al bando del bromuro di metile, nei terreni sottoposti a coltivazioni intensive di ortive e, in particolar modo, nei terreni utilizzati per le colture protette i cui cicli colturali reiterati provocano l’incremento dei parassiti tellurici che sono responsabili della riduzione delle produzioni sotto il profilo qualitativo e quantitativo. Con l’obiettivo di migliorare l’efficacia e/o la sostenibilità della solarizzazione, le ricerche si sono concentrate sullo sviluppo e la successiva verifica sperimentale di film innovativi di copertura della serra e di pacciamatura del terreno utilizzando materiali fotoselettivi, ultrasottili, biodegradabili, a lunga durata o ad elevato effetto termico. I risultati hanno mostrato che i film di pacciamatura che possono essere mantenuti sul terreno durante la stagione colturale successiva al trattamento di solarizzazione e i film di copertura a lunga durata, basati su poliammide, consentono di incrementare la sostenibilità della tecnica grazie alla riduzione dei quantitativi di materie plastiche immesse nell’ambiente, pur mantenendone l’efficacia (Gruppo di ricerca dei Prof. Cascone e D’Emilio, Università di Catania). Inoltre sono stati effettuati studi volti alla simulazione dei regimi termici nel terreno durante un processo di solarizzazione sotto serra mediante reti neurali (Neural Networks) che utilizzano come dati di input esclusivamente dati climatici, facilmente reperibili dalle stazioni meteorologiche diffuse nel territorio. I risultati di tali studi mostrano che una rete MLP (Multi Layer Perceptron) con un layer nascosto è in grado di simulare con elevata precisione i regimi termici indotti nel terreno da un trattamento di solarizzazione (Gruppo di ricerca dei Prof. Cascone e D’Emilio, Università di Catania);

− l’adozione di sistemi di tracciabilità/rintracciabilità, nel settore delle produzioni vivaistiche certificate, può consentire di ridurre il rischio di diffusione di gravi fitopatologie e garantire una più certa corrispondenza varietale delle piante prodotte con l’implementazione di sistemi informativi aziendali, ovvero mediante sistemi di tracciabilità/rintracciabilità di filiera, realizzati mediante l’implementazione di sistemi informativi integrati, per ottenere informazioni relative ai materiali di propagazione impiegati provenienti da centri di produzione differenti. Tali metodologie possono essere finalizzate anche alla realizzazione di sistemi informativi integrati per tracciare/rintracciare prodotti di alcune filiere alimentari e agroalimentari. E’ stata definita una metodologia per l’implementazione di sistemi informativi informatici integrati che consentono la realizzazione di sistemi di tracciabilità/rintracciabilità di piante certificate prodotte nell’ambito di filiere vivaistiche, applicata a piante di agrumi ed è stato fornito un modello per lo sviluppo della fase di analisi dei requisiti del sistema e per la fase di progettazione (Gruppo di ricerca del Prof. Cascone, Università di Catania);

− le energie rinnovabili sono una importante risorsa per la riqualificazione energetico – ambientale del comparto serricolo poiché i sistemi di

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riscaldamento delle serre alimentati da combustibili fossili incidono fortemente sul costo e sulla sostenibilità ambientale delle produzioni in serra. E’ stato realizzato un impianto pilota sperimentale fotovoltaico con pompa di calore geotermica per il riscaldamento, con sorgente a bassa entalpia, di una serra sperimentale mediante sonda geotermica verticale a circuito chiuso, pompa di calore suolo/acqua, pannelli fotovoltaici di alimentazione elettrica e impianto di riscaldamento a termosifone interno alla serra. L’utilizzo diretto del calore geotermico consente di soddisfare in maniera efficiente e con un ridotto impatto ambientale il fabbisogno energetico degli insediamenti serricoli nelle aree rurali e per mezzo della pompa di calore geotermica a bassa entalpia alimentata con FV si è conseguito un risparmio economico, un risparmio di energia primaria di origine fossile e l’abbattimento del 100% delle emissioni di CO2 a parità di prestazioni produttive in serra (Gruppo di ricerca del Prof. Scarascia, Università di Bari).

3.3 Conservazione e trasformazione della produzione agricola e alimentare

Grande rilevanza hanno assunto gli edifici per l’agroindustria che non devono più essere considerati come semplici contenitori di prodotti e di impianti per la conservazione, lavorazione e trasformazione, ma sistemi di produzione integrati della filiera in cui sono presenti materiale biologico, impianti tecnologici e addetti alle operazioni. I fabbricati sono parte integrante dei processi di conservazione e trasformazione dei prodotti e devono essere studiati considerando la loro funzionalità, la flessibilità, il controllo della qualità e dell’igiene ambientale, i percorsi e la movimentazione, le esigenze impiantistiche e il crescente ricorso all’automazione, l’inserimento territoriale e paesaggistico.

Le linee di ricerca comprendono, attualmente, i criteri progettuali, i fabbricati per prodotti tipici, l’inserimento paesaggistico e la mitigazione dell’impatto ambientale:

− sono stati definiti criteri e modelli progettuali per caseifici aziendali e consortili, anche in contesti di pregio paesaggistico, secondo un approccio progettuale integrato volto alla valorizzazione di produzioni tipiche strettamente connesse al territorio. Sono stati oggetto della ricerca gli aspetti della localizzazione ottimale in relazione ai requisiti produttivi, ai vincoli normativi e ai caratteri paesaggistico-ambientali, lo sviluppo del layout di processo e la conseguente definizione e organizzazione spaziale delle unità ambientali, gli aspetti edilizi e tecnologici connessi alle specifiche esigenze gestionali (Gruppo di ricerca della Prof. Tassinari, Università di Bologna);

− sono stati formulati criteri progettuali e modelli ottimizzati di articolazione spaziale e di composizione edilizia, con la creazione di un abaco progettuale di riferimento, per gli opifici di aziende vitivinicole in un’area studio rappresentativa della regione Emilia-Romagna, e l’identificazione di un campione di cantine rappresentativo del comparto. I risultati ottenuti costituiscono una base di analisi per la definizione dei requisiti spaziali e funzionali dei fabbricati e per il progetto dei relativi spazi aperti, nel quadro della sostenibilità economica degli interventi. I criteri di progettazione messi a punto sono in particolare finalizzati all’ottimizzazione delle

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prestazioni energetiche degli edifici e dell’utilizzazione dell’illuminazione naturale per il miglioramento del comfort visivo e la riduzione dei consumi energetici, anche mediante l’integrazione di tecniche attive e passive di risparmio energetico e l’adozione di materiali e tecnologie ad elevate prestazioni (Gruppo di ricerca della Prof. Tassinari, Università di Bologna);

− sono stati affrontati sia gli aspetti costruttivi e gestionali per una progettazione integrata degli oleifici e delle cantine nelle aree con produzioni di pregio e di nicchia (Gruppo di ricerca del Prof. Marucci, Università della Tuscia, Viterbo), sia l’industria conserviera del comparto agro-frutticolo nel territorio siciliano ricadente nelle zone di produzione DOP: essa è costituita soprattutto da piccole imprese in cui sono trasformati prodotti tipici (agrumi, fichidindia, pesche, pere, mele, ecc.) che si trovano a dover riproporre, secondo processi più moderni, antiche preparazioni (marmellate, confetture, sciroppi, mostarda di fichidindia) e che, in genere, presentano requisiti di igiene, di sicurezza e di funzionalità poco adeguati alle esigenze di trasformazione dei prodotti e degli addetti che vi operano. La ricerca dopo aver analizzato gli aspetti costruttivi, ambientali e gestionali di aziende di trasformazione della frutta, site, in rapporto alle specifiche fasi di lavorazione, ricercando le eventuali carenze progettuali che limitano la funzionalità e la qualità del sistema produttivo, ha fornito riferimenti metaprogettuali per la corretta progettazione degli edifici (Gruppo di ricerca della Prof. Tomaselli, Università di Catania);

− si è proceduto alla definizione di layout funzionali per specifici tipi edilizi sulla base di un approccio metaprogettuale (oleifici, cantine, pastifici, caseifici) che tenga conto delle specificità, soprattutto in relazione ad aspetti territoriali e alla lavorazione di prodotti tipici (coerenza con il ciclo produttivo, le esigenze di processo, le modalità operative) con attenzione al tema della sicurezza igienica e del lavoro; alla definizione di indici di sicurezza integrata per l’industria agroalimentare e metodi valutativi in merito; alla gestione dei reflui nell’industria olivicolo-olearia; alla integrazione degli stabilimenti produttivi con musei aziendali ed ecomusei dedicati alle produzioni agricole tipiche e ai prodotti derivati (Gruppo di ricerca dell’Università di Reggio Calabria);

− è stata condotta una specifica indagine relativa alla gestione degli oleifici in Basilicata da cui è emerso che molti aspetti richiesti e regolati dalla legislazione, che disciplina l’igiene del prodotto e degli addetti, la tutela ambientale, la sicurezza e il benessere dei lavoratori non sempre sono soddisfatti. I principali risultati ottenuti sono stati la redazione di Linee guida per la progettazione integrata dei frantoi, e per l’analisi e progettazione integrata nell’industria agroalimentare (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza).

3.4 Sistemi, materiali e metodi costruttivi per le costruzioni rurali

I sistemi e metodi costruttivi nonché i materiali strutturali e i differenti componenti edilizi dei fabbricati rurali hanno avuto una connotazione tale da rendere leggibili i canoni edilizi in base al sito geografico, alle condizioni climatiche, ai materiali disponibili in sito e alle esigenze funzionali ed economiche. Gli studi e le ricerche sono

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recentemente volte a utilizzare materiali economici, rinnovabili, manufatti agricoli ad alto grado di decostruibilità che al termine della loro vita urbanistica o funzionale possano essere in gran parte riutilizzati, e per il rimanente smaltiti con il minimo tasso di inquinamento ambientale, ovvero edifici realizzati secondo i principi della bioarchitettura e bioedilizia:

− specifiche ricerche hanno definito soluzioni progettuali dimostrative in legno massiccio che consentono la realizzazione di fabbricati a struttura modulare di servizio alle aziende agro-zootecniche e alle attività agricole semi-professionali e amatoriali. Tali manufatti rappresentano soluzioni edilizie innovative, leggere, decostruibili, a basso impatto ambientale, economicamente competitive e di semplice messa in opera che qualifichino il territorio sostituendosi a strutture obsolete e fatiscenti, sicuramente non identitarie dei luoghi, ma ormai consolidate nella matrice paesaggistica regionale. Particolare attenzione è stata posta allo studio dei sistemi di ancoraggio al suolo degli annessi secondo criteri di facile rimozione e di non alterazione morfologica dello stato dei luoghi, in relazione ai noti problemi relativi alle fondazioni delle costruzioni agricole leggere (con struttura in legno, acciaio, alluminio, di un solo piano fuori terra, e tamponate con materiali leggeri). Inoltre si è messo a punto un collegamento innovativo per capriata in legno massiccio, anche non squadrato (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− è stato attivato un modello di filiera corta per la produzione e distribuzione di balle di paglia da costruzione certificate, sfruttando le riconosciute caratteristiche di resistenza, durabilità, isolamento termico ed economicità del materiale, seppur non validate a livello normativo nazionale. Le linee d’intervento riguardano la caratterizzazione tecnico-qualitativa delle balle e la diffusione di un questionario informativo, al fine di censire alcuni potenziali produttori e di sensibilizzarli sulla possibilità di costituire realtà consortili di produzione (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− si sono definiti sistemi costruttivi con l’impiego di materiali a basso contenuto di energia incorporata e di elevata prestazione, con preferenza per i materiali di matrice vegetale (balle di paglia pressata, legno, arundo donax, coperture inerbite), materiali realizzati con il reimpiego di residui di lavorazione come il nocciolino residuale della lavorazione delle sanse, materiali e componenti che impiegano materia prima di immediata disponibilità rurale come la terra cruda, sistemi costruttivi che valorizzano l’autocostruzione da parte degli agricoltori e realizzano edifici durevoli e/o facilmente decomponibili e dissolvibili (Gruppo di ricerca dell’Università di Reggio Calabria);

− è stato progettato ed è stato realizzato il prototipo di un ricovero avicolo mobile polifunzionale a struttura lignea e autocostruibile per l’allevamento estensivo, con animali che durante il giorno pascolano liberi all’esterno. Con interventi di poco impegno la struttura è adattabile per animali all’ingrasso, riproduttori, pulcini. È stato realizzato un manuale che guida il costruttore nel rispetto delle regole dettate da Eurocodice 5 e dalle norme sulla sicurezza (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

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− è stato svolto uno studio sul legame costitutivo del legno strutturale mediante prove meccaniche su provini di legno, nonché uno studio dei fenomeni differiti del legno, attraverso prove su travetti di legno sottoposti a condizioni di vincolo e di carico note, mettendo a punto un modello numerico e codice FEM con elementi 3D visco-plastici. Ulteriori ricerche hanno permesso di studiare i sistemi di rinforzi innovativi per il legno lamellare mediante incollaggio di barre o con piastre in acciaio, disposte parallelamente o perpendicolarmente alla fibra. I risultati hanno messo in evidenza gli effetti positivi ottenuti con il rinforzo e la precompressione, con barre di acciaio, per il miglioramento della duttilità diffusa di elementi in legno lamellare (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza);

− sono state avviate ricerche sperimentali sui tetti ventilati e sulle pareti verdi per definire criteri progettuali coerenti con la bioarchitettura e bioedilizia in ambiente rurale (Gruppo di ricerca del Prof. Marucci, Università della Tuscia, Viterbo).

4 IL CONTRIBUTO DEL SETTORE AGR/10 NELL’ANALISI, PIANIFICAZIONE, PROGETTAZIONE E VALUTAZIONE DEL TERRITORIO

Il settore AGR/10 riveste un ruolo centrale nello studio del territorio rurale, che si declina nei diversi obiettivi strategici connessi all'analisi delle caratteristiche di vocazione ed espressione produttiva agricola e delle specificità del territorio agroforestale ai fini di una sua corretta gestione e valorizzazione, alla pianificazione e progettazione territoriale e paesaggistica integrata per la salvaguardia delle sue molteplici valenze alle varie scale di governo del territorio, nonché alla valutazione dell'impatto delle attività agricole sia a carattere intensivo che estensivo e di piani e progetti sull'ambiente e il paesaggio.

Tali attività di approfondimento sono andate nel tempo evolvendosi di pari passo con l'evolvere del comparto primario anche in chiave multifunzionale e il crescente riconoscimento del suo ruolo sociale ed ambientale, tanto che tematiche come l'analisi delle varie risorse naturali ed antropiche dei sistemi agricoli e forestali, lo studio delle relazioni spaziali e temporali tra le matrici e strutture produttive e paesistiche del territorio rurale e i sistemi insediativi, le analisi multicriteriali degli assetti paesaggistici, la messa a punto di criteri, metodi e modelli per la pianificazione, progettazione e valutazione strategica degli interventi sul territorio e il loro corretto inserimento ambientale e paesaggistico, nonché per la progettazione di aree a verde, si sono via via ulteriormente consolidate, nell'intento di coniugare in chiave sostenibile lo sviluppo del comparto agricolo e la qualità della vita della popolazione in senso lato.

Ha pertanto assunto un ruolo crescente la pianificazione urbanistica del territorio rurale finalizzata alla limitazione del consumo di suolo agricolo e dei più generali fenomeni di dispersione insediativa e ad una corretta progettazione della localizzazione di strutture e infrastrutture di servizio all'agricoltura, anche in relazione alle più recenti innovazioni delle politiche e dei settori agricolo, ambientale ed energetico.

Le strette e mutue relazioni tra biosistemi, ambiente costruito e sistemi territoriali incarnate nelle stesse risorse e processi del territorio rurale richiedono un approccio di ricerca integrato, che viene affrontato dal settore Costruzioni rurali e territorio

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agroforestale nell'ottica di una sfida all'innovazione che si fonda su una valorizzazione di quel potenziale che la sinergia tra produzioni di qualità e territorio è in grado di dimostrare, sulla corretta pianificazione e progettazione degli interventi sul territorio e sulla cura e corretta gestione del patrimonio storico e naturale. Rivestono in tal senso un carattere strategico sia le ricerche interdisciplinari e transdisciplinari inerenti alle aree agricole ad alto valore naturalistico e culturale, anche in relazione ai sistemi agroforestali tradizionali ed ai relativi segni sedimentati nel paesaggio, che quelle aventi ad oggetto l'interpretazione e l'indirizzo di nuove frontiere del settore agricolo, quali quelle in materia di produzione energetica.

4.1 Analisi, rappresentazione e modellazione del territorio rurale

Gli studi e le ricerche condotte hanno riguardato una molteplicità di aspetti nei quali si articola l’analisi del territorio rurale nelle sue valenze antropiche, produttivistiche, paesaggistiche e naturalistiche:

− la ricerca sull’individuazione e la catalogazione dei sistemi agricoli terrazzati per il miglioramento delle politiche di conservazione, gestione e valorizzazione del paesaggio rurale è stata orientata al censimento quali-quantitativo delle aree agricole terrazzate del territorio toscano, ai sensi della disciplina del regime di condizionalità che ne prevede la conservazione e la tutela ai fini delle buone pratiche agronomiche e ambientali. Il quadro conoscitivo complessivo ha consentito di fare considerazioni sulla distribuzione quali-quantitativa dei terrazzamenti a scala regionale e analisi capillari sullo stato di conservazione dei sistemi terrazzati più rappresentativi in termini di indice di densità lineare (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− è stata studiata la messa a punto di una metodologia per la quantificazione dell’effettiva consistenza e distribuzione geografica di tutte le principali componenti del territorio (sistema costruito e sue articolazioni funzionali, elementi vegetazionali, sistema idrografico, sistema infrastrutturale, pattern del territorio agricolo) e delle rispettive variazioni temporali al fine di coniugare obiettivi di elevata precisione delle misure e di minimizzazione degli oneri di rilievo ed elaborazione, a partire dall’impiego delle basi dati più comuni. E’ stata quindi definita una metodologia inferenziale specifica per l’analisi delle risorse del territorio rurale che, a partire da dati analizzati su aree campione di limitate estensioni su cui sono concentrati i rilievi particolareggiati, consente l’ottenimento di risultati validi sull’intero ambito geografico di indagine. I parametri descrittori dell’assetto e dell’evoluzione del sistema paesaggistico sono calibrati attraverso approfondimenti su casi studio, nei quali vengono verificate l’efficacia e l’efficienza del metodo in termini di rispondenza delle stime a predefiniti livelli di attendibilità coerenti con gli obiettivi conoscitivi e applicativi delle analisi (Gruppo di ricerca della Prof. Tassinari, Università di Bologna);

− la sperimentazione di un sistema informativo territoriale come piattaforma di confronto e di sintesi delle conoscenze multidisciplinari e delle proposte progettuali, riguardanti interventi per la valorizzazione delle specificità locali del territorio vitato, è stata finalizzata allo sviluppo e applicazione di

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un percorso metodologico orientato all’integrazione dei saperi esperti e locali, per la valorizzazione dei paesaggi a forte identità viti-vinicola. Grazie al processo di Participatory mapping sviluppato gli interlocutori locali hanno contribuito attivamente alla costruzione della base dati e all’aggiornamento dei layer cartografici (Gruppo di ricerca del Prof. Mennella e dott. Vizzari, Università di Perugia);

− l’analisi delle trasformazioni dei gradienti territoriali urbano-rurali è stata condotta per valutare i processi incontrollati di sprawl urbano e le trasformazioni degli usi agro-forestali tradizionali che determinano forti impatti negativi sulle componenti naturali, economiche e sociali del paesaggio. Nella ricerca si sono integrate le metodologie di modellazione dei gradienti urbani-rurali con le tecniche di analisi ecologica del paesaggio al fine di evidenziare i cambiamenti spazio-temporali indotti dai processi di urbanizzazione e di trasformazione dell’uso agricolo del suolo e si è sviluppato un indice di densità degli insediamenti attraverso cui sono state identificate aree a differenti livelli di intensità insediativa; l’analisi multivariata dei gradienti territoriali generati dall’urbanizzazione, dall’agricoltura e dagli elementi di naturalità, ha consentito inoltre di costruire un sistemi di conoscenza in grado di identificare le caratteristiche e le funzioni del sistema periurbano ed evidenziare le opportunità e i conflitti tra i soggetti interessati al sistema degli spazi agricoli aperti ed identificare, attraverso criteri decisionali più consapevoli, le scelte d’uso del suolo. A tal fine sono stati raccolti ed elaborati dati particolareggiati riferiti alle aree urbane, alla popolazione residente, all’uso agricolo del suolo e alla copertura vegetale naturale per rappresentare, attraverso indicatori continui, la variabilità delle componenti del gradiente urbano-rurale; l’analisi ha consentito di identificare diverse tipologie di zone e di redigere le linee guida per la pianificazione e gestione degli ambiti territoriali oggetto di studio. Specifiche ricerche, validate nel territorio del comune di Assisi, sono poi state orientate alla definizione di metodologie per la valutazione della qualità del paesaggio attraverso l’applicazione di modelli multicriteri per l’analisi delle componenti fisico-naturalistiche, storico-culturali e socio-simboliche, ai fini dell’individuazione non solo dei contesti di pregio, ma anche degli ambiti da destinare a riqualificazione (Gruppo di ricerca del Prof. Mennella e dott. Vizzari, Università di Perugia);

− lo studio ha proposto un “triangolo diagnostico” (Landscape Diagnostic Framework), un metodo per la diagnosi dei paesaggi rurali che non sono dotati di particolari bellezze naturali o artefatti umani di pregio, accomunati dalla cronica mancanza di una metodologia diagnostica standard. Il modello proposto consiste in una sequenza di tre triangoli annidati: il primo esprime gli scopi che animano le azioni in merito al territorio o al paesaggio in esame, il triangolo più interno descrive in dettaglio le tecniche analitico-diagnostiche e i relativi paradigmi di riferimento per ogni specifica unità di paesaggio, il terzo triangolo è deputato alla descrizione dei contesti fisico, politico e culturale. Un aspetto importante del modello proposto risiede nella capacità di conciliare un certo grado di trade-off tra

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flessibilità, per enfatizzare le peculiarità locali, e la possibilità di mantenere un costante riferimento parallelo tra realtà differenti. Sono state inoltre esplorate le potenzialità della geo-informazione open-source per la pianificazione territoriale in aree di elevata complessità, accoppiando l’analisi dei dati spaziali, mediante tecniche di Analisi Multi Vettoriale (MVA), alla caratterizzazione delle dinamiche dei drivers non spaziali relativizzati alla scala spaziale attraverso tecniche di Space Partitioning (Gruppo di ricerca del Prof. Galli, Università delle Marche, Ancona);

− altri studi delle potenzialità offerte da tecniche di telerilevamento e GIS per il rilievo e l’elaborazione delle informazioni territoriali alla scala di paesaggio hanno riguardato l’impiego delle suddette tecnologie e l’utilizzo di dati Laser scanning da aeromobile per la produzione di cartografia tematica, alla scala regionale e di dettaglio, utilizzabile nell’ambito di attività di gestione e pianificazione delle aree rurali montane e di pianura (Gruppo di ricerca del Prof. Bonfanti, Università di Udine);

− ulteriori campi di approfondimento hanno riguardato l’analisi delle trasformazioni d’uso del suolo e del paesaggio attraverso l’impiego di indici e lo sviluppo di modelli, l’analisi della stabilità paesaggistica e della relativa funzionalità, e il monitoraggio delle risorse ambientali attraverso remote sensing (Gruppo di ricerca del Prof. Leone, Università della Tuscia, Viterbo);

− ricerche effettuate su ambiti territoriali costieri di Catania e Ragusa sono state svolte per definire una metodologia atta ad acquisire conoscenze sui fattori determinanti l’evoluzione del degrado e sui fenomeni che evidenziano e denunciano la presenza di eventuali processi di desertificazione nelle aree agro-urbano costiere del Bacino del Mediterraneo. In molte di queste aree, l’estesa “cementificazione”, dovuta all’espansione dell’edificato urbano, industriale e turistico, e l’agricoltura intensiva, talvolta spinta fino agli arenili (colture protette, ortive in pieno campo, etc.), hanno provocato soprattutto il depauperamento delle aree costiere, la riduzione della vegetazione tipica mediterranea, l’erosione dei suoli e, quindi, la modificazione dell’ambiente. Le conoscenze acquisite hanno costituito la base per la definizione di Linee guida a supporto dei processi di pianificazione e progettazione del territorio costiero alla luce dei processi di degrado in atto (Gruppo di ricerca della Prof. Tomaselli, Università di Catania);

− gli effetti ambientali determinati dalla diffusione nel territorio degli apprestamenti di protezione per le colture possono essere analizzati mediante l’uso di modelli concettuali causali che richiedono sia la conoscenza della localizzazione e dell’estensione degli apprestamenti che la loro espansione nel tempo. Tale conoscenza può essere acquisita mediante l’analisi di cartografia tematica adeguata che risulta spesso difficile da aggiornare a causa del carattere temporaneo proprio degli apprestamenti di protezione. A tal riguardo, i tecnici incaricati della elaborazione di layer tematici relativi agli apprestamenti di protezione delle colture possono avvantaggiarsi dei metodi di pattern recognition che consentono di ridurre in maniera rilevante il tempo necessario per la

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redazione di tali mappe. E’ stato definito un indice che descrive la copertura del suolo caratterizzata dagli apprestamenti di protezione delle colture e la relativa variazione nel tempo, sulla base di indicatori individuati nell’ambito di un modello di tipo DPSIR Determinanti-Pressioni-Stato-Impatti-Risposte. L’impiego di tale indice da parte degli enti competenti consente di allocare nel territorio il carico determinato dagli apprestamenti di protezione contenendone l’impatto ambientale (Gruppo di ricerca della Prof. Arcidiacono, Università di Catania);

− l’analisi territoriale dei flussi di contenitori plastici per fitofarmaci è stata sviluppata come base della progettazione di un sistema ottimale di gestione dei contenitori dismessi di fitofarmaci e la loro possibile valorizzazione per la sostenibilità ambientale. Infatti nel contesto della gestione dei rifiuti plastici agricoli, ancora più grave, per la salubrità ambientale e la salute degli esseri viventi, risulta la cattiva gestione dei contenitori di agro-farmaci in quanto essi non sono sempre adeguatamente bonificati, prima del loro smaltimento, e in molti Paesi non esistono ancora procedure adeguate e normate (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza);

− l’analisi, lettura, interpretazione e valutazione del territorio agroforestale è stata effettuata con modelli valutativi del territorio integrati in sistemi di supporto alle decisioni spaziali con riguardo a: analisi di idoneità per la definizione di aree vocate per colture di pregio (settore vitivinicolo); GIS dedicati e sistemi di supporto alle decisioni per la gestione sostenibile del pascolo nelle aree protette; gestione territoriale del patrimonio architettonico rurale ai fini del riuso e della riattivazione, nonché della definizione di itinerari rurali integrati; studi sviluppati nell’ambito di territori forestali e montani con particolare riferimento alla dialettica urbano-rurale e alla trasformazione del paesaggio; ricerche specifiche dedicate a sistemi agrari fragili in aree ad elevato rischio idrogeologico, come i sistemi viticoli terrazzati della Costa Viola (Gruppo di ricerca dell’Università di Reggio Calabria); ed è stata analizzata la qualità paesaggistica delle aree di frangia (Gruppo di ricerca del Prof. Toccolini, Università di Milano), il sistema del verde agricolo nelle aree protette, nelle aree metropolitane, nelle aree ad elevata utilizzazione turistica e nel complesso delle risorse endogene diffuse nel territorio rurale stesso, con particolare riferimento ai beni culturali e ambientali (Gruppo di ricerca del Prof. Dal Sasso, Università di Bari).

4.2 Pianificazione e governo del territorio e del paesaggio rurale

La pianificazione del territorio agricolo e forestale, dopo un lungo periodo di scarsa attenzione, ha assunto una valenza di primaria importanza riconosciuta da tutta la comunità scientifica, dal mondo produttivo e dalla società in tutte le sue articolazioni. Le più recenti ricerche hanno affrontato:

− l’elaborazione, calibrazione e validazione di modelli multicriteriali di pianificazione del territorio rurale e degli ambiti agricoli periurbani, attraverso la messa a punto e sperimentazione di criteri pianificatori e progettuali innovativi per il territorio rurale, in grado di considerarne le

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criticità, le potenzialità, le vocazioni strutturali e le espressioni consolidate, nonché le risorse e i valori culturali e naturali, con l’obiettivo di pervenire a un modello di indagine per la definizione di ambiti spaziali di supporto alla pianificazione integrata del territorio rurale e periurbano. Il metodo di analisi integrata dei sistemi strutturanti il territorio rurale (insediativo, costruito rurale, agricolo, socio-demografico) ha consentito di pervenire alla costruzione di dettagliati quadri conoscitivi atti a supportare gli strumenti di governo del territorio, nonché alla definizione di spunti innovativi sul piano metodologico connessi all’impiego di opportuni parametri di supporto alla discriminazione del territorio rurale in funzione delle relative specificità ed al riconoscimento degli ambiti agricoli periurbani (Gruppo di ricerca della Prof. Tassinari, Università di Bologna);

− sono stati studiati strumenti che consentano di misurare la dispersione insediativa e la sostenibilità ambientale del sistema agricolo attraverso indicatori agroambientali che consentono di mettere in relazione la complessità strutturale del pattern di paesaggio con le caratteristiche di maturità e stabilità ambientale della componente coltivata e degli habitat seminaturali. La metodologia applicata costituisce uno strumento per la valutazione dei servizi ambientali forniti dall’azienda agricola e come riferimento nell’ambito della valutazione e definizione di misure agroambientali per sviluppo rurale e la gestione di aree agricole interessate da vincoli ambientali. Inoltre si sono esaminati indicatori per il monitoraggio dell'urbanizzazione nelle aree rurali finalizzati alla caratterizzazione della dispersione insediativa, sprawl urbano, e dei suoi impatti sul territorio rurale, sulla componente agricola, naturale e paesaggistica. La metodologia applicata prevede l’analisi in ambito GIS di dati statistici (prevalentemente censuari) e di cartografie tematiche, soprattutto relative all'uso del suolo in sequenza temporale. Le analisi statistiche descrittive e fattoriali sono state utilizzate ai fini di testare la robustezza degli indicatori e di effettuare le analisi di incertezza e di sensibilità (Gruppo di ricerca del Prof. Bonfanti, Università di Udine);

− la gestione e pianificazione dei territori abbandonati del bacino mediterraneo attraverso un’analisi di scenario a supporto della pianificazione urbanistica ha portato alla progettazione di Sistemi Informativi Territoriali per la sintesi tra esigenze urbanistiche e di conservazione della natura, alla progettazione ambientale e allo sviluppo di un modello matematico per lo studio dell’evoluzione del paesaggio e l’analisi di scenario (Gruppo di ricerca del Prof. Leone, Università della Tuscia, Viterbo);

− numerose ricerche sono dedicate ai percorsi verdi o greenway sia come elementi di connessione, fisica e concettuale, tra beni di diversa caratterizzazione, approfondendo le soluzioni progettuali di sistemazione e rifunzionalizzazione per la realizzazione di corridoi ecologici, sia come strutture portanti, in un’articolazione a rete, nella pianificazione di territori aperti, come i casi di strade consolari, tratturi (Gruppo di ricerca del Prof. Dal Sasso, Università di Bari), ferrovie secondarie dismesse, corsi d’acqua (Gruppo di ricerca del Prof. Toccolini, Università di Milano);

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− la gestione paesaggistica dello sviluppo energetico sostenibile nel territorio rurale è stata affrontata alla luce dei cambiamenti ambientali, sociali ed economici e della metamorfosi del paesaggio rurale che l’uso di energie alternative sta determinando. L’ambiente rurale può infatti offrire risorse e superfici per la produzione di energie rinnovabili sottoforma di produzioni di biomasse, biocarburanti, biogas, impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici. La programmazione europea 2007-2013 prevede che le imprese agricole e agroalimentari potranno ricevere incentivi per favorire la nascita e lo sviluppo della filiera agro-energetica, altre forme di incentivazione sono previste per la produzione di energia rinnovabile solare ed eolica, tutto ciò nell’ottica di contribuire allo sviluppo multifunzionale dello spazio rurale e di contrastarne l’attuale tendenza all’abbandono. Affinché ciò diventi per le aree rurali anche un’occasione di valorizzazione ambientale e paesaggistica, lo sviluppo economico ed energetico del territorio deve integrarsi con gli altri temi della pianificazione sostenibile, quali l’utilizzo razionale delle risorse naturali e la tutela della biodiversità e del paesaggio. Energia, territorio e paesaggio sono temi che devono essere affrontati insieme, tentando di risolvere le contraddizioni e trovare le soluzioni per mitigare l’impatto delle produzioni di energia sul paesaggio rurale e contribuire alla sua valorizzazione, promuovendo azioni in grado di coniugare la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sociale. L’obiettivo principale delle ricerche condotte è quello di elaborare il Piano di Gestione del Paesaggio Agro-energetico (PGPA), assumendo come ambito di studio la regione Sicilia, e di trovare metodologie di progettazione paesaggistica per l’inserimento di strutture di produzione di energia rinnovabile nel territorio rurale, attraverso l’elaborazione di scenari di assetto paesaggistico che associno la distribuzione spaziale in ambiente GIS alla valutazione costi-benefici applicate alla scala territoriale (Gruppo di ricerca della Prof. Tomaselli, Università di Catania);

− nell’ambito dei paesaggi di qualità sono state analizzate e confrontate alcune metodologie utilizzate per la perimetrazione di aree distrettuali per l’individuazione dei “Distretti Agricoli Tipici”, con particolare riferimento alla provincia di Catania, per mezzo dell’elaborazione di una metodologia basata sulla procedura di comparazione a criteri multipli MCDA (Multi Criteria Decision Aid), supportata dalle elaborazioni di tipo spaziale tipiche dei sistemi GIS. L’agricoltura, nel tempo, è stata la principale generatrice di paesaggi rurali con caratteri strettamente legati alla tipicità dei prodotti. Il “paesaggio dei prodotti tipici” potrebbe rappresentare una importante leva di sviluppo e di rilancio del territorio, inteso come patrimonio agricolo e culturale. Il prodotto tipico non è solamente un prodotto agroalimentare o artigianale, ma è il prodotto di un territorio e delle sue risorse (naturali e culturali), è il frutto dell’elaborazione di generazioni e, pertanto, ha una storia da raccontare che richiama l’intero contesto socio-culturale, per cui tra esso ed il territorio che lo produce, esiste una corrispondenza biunivoca. Le ricerche hanno individuato “Distretti Agricoli Tipici”, strumento di governance territoriale ai fini della riqualificazione paesaggistica e dell’incremento delle forme alternative di turismo, per uno sviluppo non

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solo economico, ma anche sociale e culturale (Gruppo di ricerca della Prof. Tomaselli, Università di Catania);

− si è definita la rete ecologica della Provincia di Reggio Calabria insieme a studi e ricerche sulla rete senti eristica, alla definizione di itinerari turistici integrati nelle aree forestali ed agricole della Calabria, al contributo dato a specifici piani forestali, piani faunistici, definizione del sistema di parchi antropici della Provincia di Reggio Calabria (Gruppo di ricerca dell’Università di Reggio Calabria);

− sono state affrontate le problematiche delle zone agricole, di margine, all’interno di aree metropolitane individuando soluzioni per assegnare ad esse uno specifico ruolo nel processo di sviluppo territoriale (greenbelt, aree protette); inoltre nelle aree protette si è esaminata la funzione portante delle aree agricole ai fini del funzionamento del Parco individuando soglie di utilizzazione del suolo e di capi di bestiame in allevamento atte a contemperare le esigenze di protezione con quelle economiche delle singole aziende (Gruppo di ricerca del Prof. Dal Sasso, Università di Bari), (Gruppo di ricerca del Prof. Toccolini, Università di Milano).

4.3 Progettazione paesaggistica di strutture e infrastrutture e delle aree a verde

La messa a punto di criteri e metodi progettuali integrati, per una corretta localizzazione ed un opportuno inserimento ambientale e paesaggistico delle strutture e infrastrutture di servizio all'agricoltura nonché per la progettazione di aree a verde, ha annoverato tra i propri principali filoni di approfondimento:

− la ricerca mira allo sviluppo e applicazione di un modello utilizzabile per identificare la localizzazione ottimale delle infrastrutture viarie all’interno del territorio rurale, sulla base di fattori-condizioni di natura ecologica, economica ambientale, socio-culturale, ecc. e l’identificazione degli elementi di compatibilità/incompatibilità. La sovrapposizione ed il confronto integrato dei vari fattori, attraverso strumenti di analisi dei dati spaziali (GIS) e l’elaborazione delle informazioni acquisite tramite l’uso di tecniche d’analisi multicriteri, permette di individuare dei percorsi ottimali, delimitati da corridoi di ampiezza determinata, all’interno dei quali è minima la presenza di elementi di incompatibilità alla costruzione dell’opera (Gruppo di ricerca del Prof. Mennella e dott. Vizzari, Università di Perugia);

− è stato valutato il ruolo e l’inserimento nel paesaggio di fabbricati rurali attraverso lo studio delle problematiche relative all’evoluzione strutturale delle cantine con particolare riferimento al recupero di vecchi edifici strumentali ed al loro ruolo nell’esprimere uno stile tradizionale e riconoscibile. Si sono analizzate le relazioni funzionali e strutturali tra il building layout (layout di produzione), le esigenze in termini di sicurezza del lavoro, di gestione degli inquinanti, di efficienza energetica e di legame con il contesto paesistico in cui si trova collocato, evidenziando le possibili criticità innescate da tali relazioni al fine di formulare indirizzi operativi utili nella fase di progettazione ad ottenere edifici rispondenti alla necessità di multifunzionalità espressa da realtà produttive che puntano su prodotti tipici e sulla propria immagine per la promozione del prodotto (Gruppo di

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ricerca del Prof. Bonfanti, Università di Udine); − è stato studiato il contributo dell’azienda agro-zootecnica alla

valorizzazione del territorio e alla caratterizzazione del paesaggio. Tra le risorse del territorio vanno inserite anche le aziende agro-zootecniche, cioè le aziende che praticano congiuntamente sia l’attività agricola che l’attività di allevamento, in quanto contribuiscono dal punto di vista economico, sia direttamente che indirettamente, allo sviluppo del territorio per l’attinenza posseduta dalle stesse aziende con diversi comparti posti a valle e a monte del processo produttivo della stessa (Gruppo di ricerca dei Prof. Borghi, Università di Perugia);

− l’analisi territoriale per la pianificazione degli interventi di edilizia agro-zootecnica e agroindustriale mira a definire una metodologia per l’individuazione del sito più adatto per l’insediamento di varie tipologie di edifici per l’agricoltura, l’allevamento e la trasformazione dei prodotti, considerando sia l’esistenza di condizioni idonee e la disponibilità di servizi per l’edificio e l’attività che vi si deve insediare, sia il suo corretto inserimento nell’ambiente. Lo studio individua le alternative di localizzazione classificate attraverso analisi multicriteriali in ambiente GIS con l’analisi dei siti di produzione delle materie prime, dei vincoli urbanistici, degli aspetti legati alla morfologia, all’uso del suolo ed alla dotazione infrastrutturale e si dimostra atto alla valutazione dei livelli di idoneità di diversi siti per l’edificazione di edifici agroindustriali (Gruppo di ricerca della Prof. Tassinari, Università di Bologna);

− le ricerche riguardanti la pianificazione, progettazione e recupero delle infrastrutture rurali e del paesaggio rurale, ivi comprese le aree a verde si rivolgono sia agli ambiti urbani e periurbani che a quelli rurali ed hanno come oggetto di intervento sia gli spazi aperti delle aziende agricole (tra i casi studio di recente implementazione si citano la progettazione delle corti di aziende vitivinicole e agrituristiche) ed in generale di insediamenti nel territorio rurale, che la pianificazione e progettazione di aree verdi e di pertinenza di infrastrutture urbane e periurbane (fra le quali anche le reti di mobilità), nonché la mitigazione dell’impatto di strutture e infrastrutture, fabbricati e impianti tecnologici (es. parchi fotovoltaici sul territorio rurale), e di un miglioramento del loro inserimento ambientale e paesaggistico. Tra le finalità di detti studi vi è quella di una qualificazione degli spazi aperti atta a coniugare le esigenze produttive e funzionali dell'azienda e gli aspetti tecnico-economici con un rapporto coerente con il contesto, in ragione delle tradizioni, delle vocazioni e dell’evoluzione delle espressioni dell’assetto materiale e immateriale dell’intorno paesaggistico. La ricerca si concentra sull’essenza stessa del progetto paesaggistico come concezione tecnica di modalità di organizzazione strutturale e funzionale dello spazio rurale che ricerca e materializza un profondo senso delle relazioni tra le parti nel tutto. Il tema della progettazione degli interventi di nuova costruzione e di recupero delle corti rurali assume infatti una valenza articolata con l’affermazione a livello europeo dell’obiettivo della multifunzionalità in agricoltura, poiché il progetto si identifica come essenziale via olistica per la definizione di efficaci forme di governo e di

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intervento per la salvaguardia, la riqualificazione, la trasformazione e la valorizzazione dell’habitat, pervenendo a determinare la centralità del paesaggio nel progetto e del progetto paesaggistico come filosofia di elaborazione delle modalità di intervento (Gruppo di ricerca della Prof. Tassinari, Università di Bologna).

4.4 Valutazione di piani e interventi sul territorio e sull’ambiente

Le interazioni tra sistemi produttivi, sistema costruito rurale e territorio sono stati oggetto di diversi filoni di ricerca, che hanno indagato la valutazione dell'impatto delle attività agricole e di piani e progetti sull'ambiente e il paesaggio, con particolare riferimento ai seguenti obiettivi strategici:

− al fine di analizzare gli effetti dell'uso di coperture plastiche per la protezione delle colture intensive in ampie zone rurali, quali alterazione della qualità visuale del paesaggio agrario e impatti ambientali negativi sull’agro-ecosistema, sono state realizzate routine per il rilevamento automatico delle coperture plastiche da immagini satellitari, nonché sviluppate tecniche di modellazione 3D, estrusione solida e drappeggio per l’analisi dell’impatto paesaggistico. I principali risultati ottenuti sono stati la realizzazione di una routine per il rilevamento automatico delle coperture plastiche da immagini satellitari e la proposizione di tecniche di modellazione 3D, estrusione solida e drappeggio per l’analisi dell’impatto paesaggistico di coperture in plastica di apprestamenti per colture protette (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza), mentre l’impatto sull’ambiente delle attività agro/forestali con particolare riferimento alle fonti diffuse di inquinamento e relativo trasporto di nutrienti è stato oggetto di ricerche che hanno prodotto cartografia tematica e la valutazione della vulnerabilità e del rischio ambientale delle aree esaminate (Gruppo di ricerca del Prof. Leone, Università della Tuscia, Viterbo).

5 IL CONTRIBUTO DEL SETTORE AGR/10 NEL RECUPERO E RIUSO DEI FABBRICATI RURALI

In passato, l’innovazione tecnologica e la diffusione della meccanizzazione in agricoltura e nella zootecnia hanno comportato l’investimento di capitali per il miglioramento e l’incremento delle produzioni intensive. Tale tendenza è stata accentuata dalle politiche agricole comunitarie che hanno contribuito a determinare l’evoluzione dell’agricoltura verso un sistema fortemente influenzato da elementi esterni riferibili soprattutto al comparto agroindustriale. In molti paesi europei, ciò ha determinato il diffuso fenomeno dell’abbandono dei fabbricati rurali tradizionali che, a causa delle loro caratteristiche morfologiche e tecnico-costruttive, non possono essere adattati ai nuovi sistemi produttivi. I motivi che inducono a considerare con interesse il recupero e riuso degli edifici rurali tradizionali sono molteplici: diversificazione e integrazione dell’attività agricola, soddisfazione del fabbisogno abitativo, ricerca di una qualità della vita migliore rispetto a quella possibile nelle città. Oggigiorno, in Europa tali temi rivestono notevole importanza nell’ambito delle misure di attuazione delle politiche comunitarie. In particolare, nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale,

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l’Unione Europea attribuisce grande importanza alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio architettonico rurale nonché all’incremento delle attività turistiche nelle aree rurali.

In tale contesto, attualmente le attività di ricerca del settore AGR/10 riguardano: − la definizione di criteri di analisi dell’edilizia rurale e progettazione dei

fabbricati agricoli (modello FarmBuiLD). Alla base del contesto teorico della ricerca vi è il riconoscimento del patrimonio edilizio rurale storico quale espressione di saperi empirici capaci di dare risposta alle esigenze funzionali producendo esiti di elevata qualità estetica diffusa. La ricerca ha l’obiettivo di definire e sperimentare un modello di indagine finalizzato alla individuazione di indirizzi di coerenza storico-tipologica per la progettazione dell’edilizia rurale. Il modello di indagine prevede diverse fasi analitiche ed interpretative fortemente interconnesse e a loro volta organizzate in moduli. Quelli della caratterizzazione fisionomica (P) e della caratterizzazione funzionale (F) dell’edilizia rurale sono strumentali per gli approfondimenti relativi ad un caso di studio (CS) ed al contempo concorrono direttamente al perseguimento del suddetto obiettivo in ragione delle loro valenze di carattere più generale. Lo sviluppo del modulo della caratterizzazione fisionomica dell’edilizia rurale (P) prevede che una prima individuazione dei parametri analitico-progettuali derivi principalmente dall’analisi dei tratti fisionomici essenziali, sviluppata anche mediante l’analisi critica della letteratura scientifica in campo internazionale. La validazione e calibrazione di detti parametri avviene quindi tramite approfondimenti su casi studio specifici. Al modulo P si affianca quello della caratterizzazione funzionale (F), in cui vengono analizzate le esigenze funzionali contemporanee degli edifici a servizio dell’agricoltura. I risultati dei moduli P ed F costituiscono un quadro conoscitivo di base indispensabile per la proposizione degli indirizzi di coerenza storico-tipologica (Gruppo di ricerca della Prof. Tassinari, Università di Bologna);

− la valorizzazione turistica dei fabbricati rurali tradizionali. Nell’ambito delle strategie di valorizzazione del territorio, l’interesse turistico per il patrimonio architettonico rurale può essere incrementato adottando strumenti e metodi appropriati di comunicazione delle informazioni riguardanti gli edifici rurali tradizionali. A tal fine, le metodologie basate sull’interpretazione del patrimonio culturale possono fornire strumenti idonei per la valorizzazione turistica dei beni culturali e ambientali. Tali metodologie, infatti, puntando alla contestualizzazione del patrimonio culturale e respingendo l’idea dell’oggetto come valore in sé, possono essere applicate per la valorizzazione degli edifici rurali tradizionali che pur non rappresentando di per sé un’attrazione turistica possono contribuire a promuovere le potenzialità turistiche del contesto ambientale in cui sono inseriti. Lo studio è stato condotto presso la Sezione Costruzioni e Territorio del Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari e Ambientali dell’Università di Catania con l’obiettivo di mettere a punto una metodologia, basata sull’interpretazione del patrimonio culturale, finalizzata alla valorizzazione turistica degli edifici rurali tradizionali. In particolare, la suddetta metodologia è stata applicata al fine di ampliare e

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diversificare l’offerta turistica di un’area della Sicilia sud-orientale fortemente caratterizzata dall’elevata pressione derivante soprattutto dal turismo balneare (Gruppo di ricerca del Prof. Cascone, Università di Catania);

− la caratterizzazione di infrastrutture lineari tipiche della gestione territoriale del passato. Nell’ambito dello studio del territorio e dei manufatti di valenza storica è stata affrontata la caratterizzazione di infrastrutture lineari tipiche della gestione territoriale del passato, in particolare muretti in pietra a secco, effettuata attraverso rilievi di campagna con strumentazione GPS associati all’impiego della cartografia storica di un catasto geometrico (il Catasto Leopoldino toscano) e alle informazioni dei documenti descrittivi dello stesso, allo scopo di impostare un metodo di analisi per il confronto delle dividenti catastali storiche con il decorso dei muri rilevato ad oggi. Una volta effettuata la conversione dei rilievi GPS dal datum WGS84 allo stesso datum Roma40 nel quale erano disponibili la cartografia di base e quella catastale, è stato possibile effettuare il confronto in ambiente GIS della distribuzione spaziale dei muri a secco rilevati e delle dividenti catastali: i risultati dell’indagine, effettuata su un’area di studio di circa 300 ha nei dintorni di Siena, hanno mostrato che una proporzione elevata dei muretti a secco ad oggi esistenti corrisponde a dividenti catastali storiche (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− l’adeguamento sismico dei vecchi edifici rurali di pregio architettonico e/o di interesse storico (Gruppo di ricerca del Prof. Marucci, Università della Tuscia, Viterbo), nonché la catalogazione degli edifici rurali di pregio e la messa in rete del patrimonio storico. L’obiettivo principale della ricerca è stato la valorizzazione di due aree della Regione Basilicata (distretto di Metaponto - Parco del Vulture) attraverso la catalogazione dell’edificato rurale di pregio e la messa in rete del patrimonio storico, culturale e ambientale presente nei due comprensori. In particolare oltre alla individuazione dei talenti noti dei territori si è provveduto alla individuazione degli edifici storici di pregio del latifondo e della Riforma Fondiaria. Attraverso un’analisi tipo SWOT è stato possibile individuare l’attitudine al recupero/riuso degli edifici censiti; inoltre si sono individuati possibili itinerari turistici, che integrando emergenze note ed inedite consentono di completare e differenziare l’offerta turistica (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza);

− Si sono affrontate le problematiche delle costruzioni rurali ricadenti in aree ad elevata tensione turistica proponendo forme di tutela attraverso azioni di recupero e riuso dei singoli manufatti in relazione a parametri oggettivi (valore culturale, ubicazione, dimensione) e indicazioni normative di natura pianificatoria atte a tutelare la natura agricola di vaste aree del territorio nazionale, esaminando anche esempi di agriturismi esistenti e prospettando soluzioni sostenibili e di qualità per il recupero dei fabbricati rurali nelle attività di trasformazione agrituristica delle aziende agricole (Gruppo di ricerca del Prof. Dal Sasso, Università di Bari);

− la valutazione e gestione del patrimonio edilizio rurale esistente mediante

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analisi e valutazione prestazionale – definizione di metodi e applicazione a specifiche tipologie edilizie, quali gli edifici agroindustriali; l’analisi della potenzialità di riuso del patrimonio abbandonato o sottoutilizzato; la valorizzazione, recupero e riuso del patrimonio architettonico rurale storico e tradizionale, i criteri e metodi di intervento sul patrimonio esistente per la rifunzionalizzazione e l’adeguamento (Gruppo di ricerca dell’Università di Reggio Calabria).

6 IL CONTRIBUTO DEL SETTORE AGR/10 PER LA SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE E DELLE RISORSE

La salvaguardia dell’ambiente e delle sue risorse ha assunto un rilievo centrale nelle ricerche del settore, spaziando dalla gestione della fauna selvatica, all’evoluzione del sistema agro-forestale per effetto dei cambiamenti climatici, fino alla modellizzazione contro gli incendi boschivi:

− nell’ambito delle strutture e delle attrezzature per la gestione della fauna selvatica si sono sviluppate e si stanno sviluppando il trappolaggio video fotografico per l’analisi critica di metodologie e attrezzature per la prevenzione dei danni arrecati dalla fauna alle attività agricole e zootecniche allo scopo di approfondire le conoscenze sull’efficacia di apparecchiature e metodologie di protezione e dissuasione, e si è analizzato il fenomeno degli incidenti stradali e fauna selvatica nella Regione Toscana (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− si sono promosse nuove strategie e tipologie di strutture per lo sviluppo del turismo equestre in Toscana, con un’innovativa tipologia di struttura, poste box, di ricovero cavalli. Sono state individuate diverse tipologie di strutture in legno, per il ricovero temporaneo e notturno dei cavalli con eventualmente annesso ricovero per mangimi e uso selleria, che rispondono a criteri di facile montaggio, basso impatto, economicità e completo riuso. In tale contesto è stata effettuata la progettazione e il collaudo a cavallo della via Francigena Toscana, con rilievo GPS del percorso, delle varianti equestri e dei punti sosta per il ricovero cavalli/cavalieri (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− mediante il telerilevamento e lo studio delle immagini da satellite, le ricerche hanno riguardato la valutazione e il monitoraggio delle trasformazioni dei sistemi agro-naturali in seguito ai trend meteorologici evidenziati nel medio e nel lungo periodo, a supporto delle moderne politiche per la valorizzazione e la tutela del patrimonio forestale che rendono necessarie metodologie di analisi e monitoraggio territoriale per la comprensione delle dinamiche in atto. L’indicatore utilizzato per lo studio dello stato della copertura vegetale è il Normalized Difference Vegetation Index (NDVI). I dati NDVI, ottenuti da immagini dei satelliti NOAA-AVHRR, sono utilizzati per stimare le variazioni della biomassa fotosinteticamente attiva e monitorare le evoluzioni della copertura vegetale in relazione alle più importanti variabili meteorologiche stagionali (precipitazioni, temperatura minima, media e massima) (Gruppo di ricerca del Prof. Mennella e dott. Vizzari, Università di Perugia); inoltre è possibile

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acquisire informazioni sul contenuto di clorofilla, sullo sviluppo vegetativo e sulla quantità di acqua presente nella vegetazione attraverso le immagini raccolte nelle bande del visibile, dell’infrarosso vicino e dell’infrarosso medio. Attraverso il monitoraggio della vegetazione mediante telerilevamento ottico si producono i cosiddetti “indici di vegetazione”, ottenuti come combinazioni algebriche delle riflettanze nelle diverse bande, tra cui nell’ambito degli indici descrittivi del potenziale fotosintetico sono quasi sempre presenti il rosso e l’infrarosso vicino (NIR – Near Infra-Red). Gli indici di vegetazione possono essere utilizzati, grazie alla loro sensibilità all’indice di area fogliare (LAI) e alla concentrazione di clorofilla fogliare per valutare la biomassa verde e il potenziale fotosintetico di una coltura. E’ stato messo a punto un particolare indice di vegetazione chiamato CVI che è il primo indice a “banda larga”, ottenuto cioè da dati multi-spettrali a non altissima risoluzione spettrale, a mostrare sensibilità specifica alla concentrazione di clorofilla fogliare, ossia dalla maggior parte dei satelliti commercialmente disponibili. Ciò è molto importante per la concimazione azotata di colture come i cereali o anche per pomodoro e bietola dove l’eccesso di azoto può deprimere rispettivamente la resa in zucchero o la qualità delle bacche (Gruppo di ricerca del Prof. Frazzi, Università di Piacenza);

− si sono studiate le trasformazioni del territorio nel distretto metapontino, iniziate a partire dal 1950 con la bonifica dei territori paludosi e con l’assegnazione delle terre agli agricoltori, proseguite con la costruzione di edifici rurali, di centri di servizio agrario e di infrastrutture per l’irrigazione. Il modello intensivo di sviluppo economico applicato ai settori agricolo e turistico presenta oggi la sua principale criticità nell’elevato impatto sull’ambiente: in particolare alla forte pressione antropica esercitata dalle attività economiche corrisponde una insufficiente capacità dei sistemi di depurazione presenti sul territorio, che si amplifica nel periodo estivo per il turismo in prevalenza balneare. La correzione del modello di sviluppo della Riforma prevede un piano di investimenti finalizzato all'ammodernamento delle infrastrutture del distretto; la priorità si deve assegnare ai processi di depurazione delle acque reflue per la salvaguardia delle acque di balneazione anche attraverso soluzioni innovative, come la fitodepurazione insieme agli interventi di adeguamento dei sistemi di irrigazione in agricoltura in modo da razionalizzare l'uso dell'acqua (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza);

− allo scopo di ridurre la frammentazione degli habitat viene proposto un modello di rete ecologica strutturata in un ambiente GIS. L’analisi, condotta in ambito geografico allargato (Mediterraneo Sud-Orientale – Puglia, Basilicata e Grecia Occidentale), viene poi concentrata in un caso di studio (Parco della Murgia Materana), in cui sono in corso analisi atte al ripristino delle condizioni ambientali per il ripopolamento di specie autoctone, rettili ed anfibi, minacciate dall’inquinamento antropico. I principali risultati ottenuti sono stati la realizzazione di un modello di rete ecologica strutturata in un ambiente GIS per la definizione di interventi di ripristino delle condizioni ambientali (Gruppo di ricerca dell’Università

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della Basilicata, Potenza); − è stato messo a punto uno strumento numerico di simulazione

dell’interazione suolo in frana-struttura che integri più obiettivi: dal regime tensione-deformazione, al regime idrico, alla ricerca delle superfici di scorrimento e di rottura, alla determinazione dei relativi coefficienti di sicurezza, alla validazione dei parametri geotecnici e dei modelli di comportamento dei materiali. I risultati hanno permesso l’applicazione del metodo numerico FEM allo studio dei campi di tensione e deformazione e della cinematica della frana di Brindisi di Montagna (Basilicata), considerando l’influenza e l’interazione delle opere strutturali alla base (Gruppo di ricerca dell’Università della Basilicata, Potenza);

− si è analizzato il processo di compostaggio presso aziende del settore e sono stati individuati i punti critici del processo produttivo mediante l’analisi ambientale LCA (Life Cycle Assessment). Quest’analisi ha consentito di individuare nuove miscele di rifiuti che conferiscano al compost ottenuto particolari proprietà fisico-chimiche idonee per la produzione di substrati di coltivazione utilizzati per la produzione di piante ornamentali ed aromatiche in vaso. I risultati della ricerca, ottenuti dall’applicazione dell’LCA anche ai substrati di coltivazione e dalle prove agronomiche condotte, hanno evidenziato come alcune specie vegetali possano essere allevate, a parità di qualità ottenuta, con substrati a base di compost e come sia possibile ridurre o eliminare del tutto l’uso di torba dai substrati riducendo ulteriormente i carichi ambientali dovuti allo sfruttamento delle torbiere e al relativo trasporto (Gruppo di ricerca del Prof. Russo, Università di Bari);

− le analisi di LCA sono state utilizzate per l’analisi della costruzione e gestione del verde urbano. Nella ricerca si sono raccolti i dati costruttivi e gli input utilizzati nella costruzione e manutenzione del verde per diverse tipologie di parchi urbani, presso aziende pubbliche e private operanti nel settore, mettendo in evidenza come le opere in calcestruzzo, l’illuminazione e l’uso dei fertilizzanti chimici siano i maggiori responsabili dei carichi ambientali generati. La ricerca è proseguita nell’ottimizzazione del processo e si sono valutate, per mezzo dell’LCA, possibili soluzioni alternative a ridotto carico ambientale che prevedono l’uso di materiali naturali per arredi stradali, costruzioni e l’impiego di compost e fertilizzanti organici nella manutenzione (Gruppo di ricerca del Prof. Russo, Università di Bari);

− gli incendi boschivi compromettono la multifunzionalità dell’ambiente e del paesaggio agro-forestale attraverso la limitazione della capacità di regimazione delle acque superficiali, il degrado e la devastazione del territorio, i danni all’agricoltura nelle aree di interfaccia bosco-agricoltura, la riduzione della capacità attrattiva ai fini turistici, la riduzione della capacità di assorbimento e accumulo di CO2 e di altri inquinanti atmosferici, la riduzione della biodiversità, la riduzione della produzione legnosa e della biomassa. A tale riguardo ricerche sono state condotte sui rischi di incendio nelle zone di interfaccia agricolo-foresta e urbano-foresta, nelle quali le aree naturali e quelle antropizzate si incontrano e

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interferiscono reciprocamente e si è sviluppata una ricerca sul monitoraggio e la valutazione della pericolosità degli incendi boschivi, con modello basato sul Fire Weather Index (Gruppo di ricerca del Prof. Scarascia, Università di Bari);

− ricerche sviluppate con particolare riferimento alle aree naturali protette hanno riguardato l’analisi e valutazione del rischio incendi boschivi con applicazione specifica al Parco Regionale dell’Etna; ulteriori approfondimenti e affinamenti del modello del rischio sono previsti sulla base dei dati relativi agli incendi registratisi negli ultimi anni e della collaborazione attivata con la Regione Siciliana e, attualmente, è compiutamente definito il Modello di rischio Statico ed è in atto un programma di validazione, mentre è stato implementato anche un modello dinamico (Gruppo di ricerca dell’Università di Reggio Calabria).

7 IL CONTRIBUTO DEL SETTORE AGR/10 PER I PAESI IN VIA DI SVILUPPO

Le attività di ricerca del settore si sono anche ampliate alle problematiche, in un contesto di intenso significato solidale, dei Paesi in via di Sviluppo:

− sono allo studio alcuni tipi di serbatoi, di varia capacità, adatti alla conservazione annuale di semi edibili in Tanzania, dove attualmente la percentuale di prodotto che va perduta per varie cause è molto alta. I serbatoi, in corso di realizzazione a livello di prototipo, atti a essere realizzati direttamente dall’agricoltore che li utilizzerà, verranno realizzati in lamiera, terra cruda e legno, e comunque materiali comunemente reperibili sul posto e di bassissimo costo (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− nelle zone palustri, con particolare riferimento alle Marshlands dell’Iraq meridionale, il confine fra la terraferma e il “chiaro” non è netto, bensì è costituito da una fascia, che può andare da pochissimi a molti metri, costituita da zolle di terreno isolate, piante palustri, piante acquatiche semi-affioranti o sommerse di pochi centimetri, nella quale sono difficoltosi e la deambulazione e la navigazione, sia pure con barchini a fondo piatto. Sono dunque necessarie opportune infrastrutture che consentano l’agevole fruizione dell’acqua alle popolazioni che risiedono e svolgono una parte delle proprie attività sulla terraferma. Inoltre non sono da trascurare le potenzialità turistiche peculiari degli ambienti umidi, che comunque abbisognano che venga assicurato il poter accedere all’acqua in condizioni di sicurezza. Fra i vari tipi di micro-infrastrutture rispondenti a queste esigenze, è attualmente in fase di studio e sperimentazione su modelli un pontile-passerella atto ad essere realizzato da operatori locali anche non specializzati (Gruppo di ricerca del Prof. Barbari, Università di Firenze);

− un’analisi dei processi di produzione agricola e delle infrastrutture rurali è stata condotta nella provincia di Meru (Kenya), grande altopiano a 700 m di quota alle pendici del monte Kenya, per la comunità di agricoltori Meru Herbs che produce Camomilla, Karkadè, Tè, Lemon grass, peperoncini e marmellate di frutta locale, mediante coltivazioni biologiche certificate ed esporta tali prodotti mediante la catena dei prodotti di commercio “equo e

Stato dell’arte e prospettive della ricerca nel settore delle Costruzioni rurali e Territorio agroforestale

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solidale”. L’analisi ha riguardato le attuali modalità di produzione agricola diffuse nel comprensorio di Meru, costituito da piccole aziende a carattere familiare che posseggono lotti di terreno in cui praticano coltivazione di banane e di prodotti orticoli e l’allevamento di bestiame. L’economia del comprensorio ha avuto notevoli miglioramenti grazie alla realizzazione negli anni ’80 di un acquedotto rurale, sia per l’irrigazione che per uso potabile, ma ancora grosse problematiche permangono legate alla viabilità rurale, alle abitazioni rurali ed alle infrastrutture per la commercializzazione dei prodotti agricoli. In tale ambito è stato realizzato uno studio finalizzato alla realizzazione di infrastrutture di viabilità rurale e di un ponte pedonale che consentirà il trasporto dei prodotti orticoli dalle aziende agricole al centro di raccolta, conservazione e trasformazione, con un tragitto più breve e in condizioni di maggiore sicurezza (Gruppo di ricerca del Prof. Russo, Università di Bari).

8 CONCLUSIONI

Le profonde evoluzioni socioeconomiche che si sono avute a partire dalla seconda metà del secolo passato in Italia hanno prodotto trasformazioni dello spazio rurale significative per la loro elevata diffusione e intensità e ridotta reversibilità. Uno spazio rurale che, al contempo, anche in ragione delle evoluzioni dei sistemi insediativi urbani, metropolitani e megapolitani, è andato sempre più assumendo il significato ampio e strategico di complessa realtà portatrice di risorse, saperi e processi essenziali non solo per lo sviluppo e l’affermazione del comparto primario, ma anche per finalità di carattere più generale improntate ad un complessivo miglioramento della qualità della vita. All’agricoltura le nuove politiche di sviluppo rurale associano il requisito di multifunzionalità rilevandone e promuovendone il ruolo sociale ed ecologico-ambientale oltre a quello ad essa connaturato di complesso di attività economiche, al cui conseguimento contribuiscono gli studi e le ricerche nel campo della progettazione edilizia in agricoltura, della progettazione di strutture, infrastrutture ed impianti per il territorio agroforestale, e dell’analisi, pianificazione e progettazione del territorio e del paesaggio rurale. I territori rurali, infatti, assumono una grande importanza dal punto di vista politico e culturale anche in relazione alla positiva valutazione ad essi attribuita da parte delle popolazioni e presentano di frequente un forte valore patrimoniale e una significativa attrazione turistica e ricreativa.

Andando oltre la semplice affermazione di una dignità troppo a lungo negata, negli ultimi anni è andato emergendo il sopraccitato ruolo fondamentale del territorio rurale nel bilancio complessivo della qualità del paesaggio e dell’ambiente, a rendere conto dell’importanza di prevedere per esso attenzioni progettuali e pianificatorie specifiche. Studiosi del settore Costruzioni rurali e territorio agroforestale, anche con approcci interdisciplinari, sempre più hanno rivolto la loro attenzione all’approfondimento scientifico di strumenti analitico-progettuali in grado di dare adeguate risposte alle mutate e mutevoli caratteristiche di un sistema di risorse naturali ed antropiche dinamico ed al contempo assai articolato come è il territorio rurale.

Ancor prima che la pianificazione urbanistica in Italia si occupasse del territorio rurale, con i primi strumenti embrionali, studiosi anche del settore delle Costruzioni rurali e territorio agroforestale andavano rivolgendo la propria attenzione alle

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diversificate problematiche dello sviluppo del comparto agricolo e delle sue ricadute nell’assetto del territorio rurale. Sono quindi andate progressivamente sperimentando e calibrando metodologie originali in grado di cogliere le peculiarità dei vari ambiti regionali, sino ad addivenire a tecniche di analisi territoriale molto complesse ed articolate.

BIBLIOGRAFIA

Le citazioni bibliografiche sono disponibili presso gli autori dell’articolo e si possono reperire anche in base ai gruppi di ricerca citati nel testo.