continuità tra Hegel e Marx

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gli elementi di continuità tra questi due pensatori

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IL RAPPORTO TRA HEGEL E MARX:UN TENTATIVO DI SINTESI

1) La dialettica di Hegel e la sua somiglianza con quella di Marx

La dialettica è il concetto basilare della filosofia di Hegel e, pur con le dovute differenze tra i due, di quella di Marx.

A – La dialettica hegeliana si basa sull'idea che lo Spirito si alieni da se stesso, e crei così la Natura (la realtà materiale) che ne costituisce l'assenza e la negazione. Lo Spirito ritorna allora a se stesso, attraverso un processo graduale di presa di coscienza di sé, della propria libertà (poiché lo Spirito è innanzitutto libertà, in contrasto con il mondo fisico naturale). Questo processo è tuttavia graduale, poiché passa attraverso varie fasi o stadi, e termina nell'autocoscienza assoluta e totale dello Spirito. Ma prima di tale termine, lo Spirito si ritrova in ogni fase del suo percorso in modo solo parziale, incompleto, anche se ogni nuova tappa implica un completamento di questo percorso di autocoscienza.

Come procede questo progresso, ovvero questa dialettica? La struttura di esso è basata su: tesi – antitesi – sintesi. L'umanità (poiché è attraverso l'umanità, ovvero attraverso i singoli individui della specie umana, che però comunicano e trasmettono ad altri uomini le proprie conquiste) scopre prima una tesi, una posizione spirituale; in seguito essa scopre l'esistenza di una posizione diversa, opposta, l'antitesi, che vanifica la precedente; in un terzo momento scopre una sintesi, ovvero una conciliazione di queste due posizioni opposte. Questa sintesi è però anche a sua volta una tesi, da cui sorgerà un'antitesi e da esse una sintesi... Il processo di conquista della consapevolezza di sé va avanti fino alla fase o momento finale, rappresentata dalla filosofia di Hegel, che costituisce l'autocoscienza definitiva dello Spirito.(È da notare che la dialettica è un progresso “strano”: la fine contiene l'inizio poiché ne costituisce il pieno dispiegamento logico, così come l'inizio contiene la fine ma in modo solo implicito e inconscio. Quindi il processo è implicitamente già presente tutto sin dall'inizio, ed è predeterminato nelle sue fasi, che infatti sono necessitate in quanto sono fasi logiche, di una logica di tipo dialettico.)--> DETERMINISMO STORICO

Essenziale, per capire la differenza tra questa dialettica e quella marxiana, è il fatto che questa dialettica è un processo puramente spirituale, che si realizza nella Materia intesa come mezzo, come luogo in cui tale processo avviene, ma rispetto a cui tale processo, in quanto spirituale, è qualcosa di totalmente differente (la Materia è pesantezza, disordine, necessità in senso fisico; lo Spirito invece è libertà, bellezza, qualcosa di astratto e opposto rispetto alla materia).

B – Marx riprende per molti versi in modo pedissequo l'impianto concettuale hegeliano: anche per lui la storia è un processo graduale, uno sviluppo i cui stadi successivi si richiamano a vicenda, poiché il precedente è causa del seguente, e lo determina in modo necessario.Anche per lui questo progresso ha una natura dialettica, nel senso che ogni fase di esso (da lui definita “modo di produzione”) è una tesi che sviluppa in se stessa una propria antitesi o negazione, che ne determina la fine e con essa determina la nascita di un nuovo modo produttivo.

Si deve però notare anche, di sfroso, come la dialettica di Marx sia molto meno chiara e univoca nei suoi passaggi rispetto a quella di Hegel, come dimostra il fatto che gli studiosi non siano mai arrivati a una definizione univoca e concorde dei rapporti che legano tra loro gli stadi storici della filofofia marxiana.

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È però innegabile che Marx riprenda e faccia propria l'idea di Hegel che la storia umana segua un'evoluzione necessitata nelle sue fasi essenziali (che per lui sono: la fase (o modo di produzione) tribale; quella asiatica; quella schiavista antica; quella feudale; quella capitalista e borghese; quella socialista/comunista).

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2) La dialettica idealista di Hegel e la dialettica materialista di Marx

Analizziamo ora gli elementi di differenza tra Hegel e Marx: in particolare quelli riguardanti l'idealismo di Hegel e il materialismo di Marx.Mentre la dialettica di Hegel è idealista, poiché l'Idea o Spirito è il motore di essa, la dialettica di Marx è materialista ed “economica”.Per Hegel infatti l'evoluzione dell'umanità, ovvero delle sue forme storiche concrete, materiali, è causata dal progresso dell'Idea nel processo di ritorno a se stessa: la storia quindi è un processo spirituale che avviene nel mondo concreto, fisico. Gli stadi della storia concreta sono riflesso di quelli del processo puramente logico dell'Idea. È l'Idea a muovere la società, intesa come realtà concreta, in tutti i suoi aspetti: politici, religiosi, artistici e filosofici.Anche Marx parla di un progresso della storia umana, e ammette che, all'interno di tale storia, vi sia un progresso di natura peculiarmente spirituale, ma considera questo progresso non come il riflesso di un'Idea assoluta (come pensava Hegel) ma dell'evoluzione di una realtà concreta: la realtà produttiva o economica. Il motore profondo dell'evoluzione della società nei suoi aspetti politici, religiosi, artistici e filosofici è costituito per lui dall'evoluzione dei diversi modi di produrre che la società progressivamente si dà. Cambiando i modi di produzione cambiano, di conseguenza, anche le forme politiche, religiose, artistiche e filosofiche alla base della vita sociale. Il modo di produzione economico è quindi la base o struttura dell'evoluzione storica, mentre le forme politiche, religiose, artistiche e filosofiche sono la conseguenza di tale base e della sua evoluzione: le sovrastrutture di essa.La dialettica storica, ovvero il processo di avvicendamento delle fasi della storia umana, riguarda quindi in primo luogo la sfera produttiva ed economica, cioè la sfera materiale per eccellenza, e in secondo luogo la sfera sovrastutturale, sia nei suoi aspetti politici (i più importanti per Marx!) che in quelli puramente spirituali (religione, arte, filosofia: ovvero i modi attraverso cui l'uomo rappresenta a se stesso il proprio universo).

Nella sua visione della storia umana, Marx individua alcune fasi fondamentali:a- la fase tribale e prestatale (in cui la società non ha un preciso ordinamento e l'economia è meramente familiare: ogni famiglia alimenta se stessa)b- la fase asiatica (caratterizzata da organizzazioni statali dispotiche rigidamente accentrate, sia sul piano politico che su quello produttivo)c- la fase schiavile (caratterizzata dalla contrapposizione di indivdui politicamente e economicamente liberi, i cittadini, e di schiavi al loro servizio, il tutto nella cornice politica della città-stato)d- la fase feudale (caraterizzata da una nobiltà terriera contrapposta alla massa dei servi della gleba, il tutto nella cornice del feudo)e- la fase capitalistica borghese (caratterizzata dalla contrapposizione di una classe di proprietari dei mezzi di produzione, contrapposta a una di lavoratori liberi che vendono il proprio lavoro ai primi, nel quadro economico di un'economia di mercato e in quello politico degli stati nazionali)f- la fase – a venire – del socialismo/comunismo (caraterizzata dalla scomparsa delle differenze di classe che hanno caraterizzato le fasi statali precedenti (b-c-d-e), ovvero dalla scomparsa dello stato stesso).

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3) La filosofia “teoretica” di Hegel, contrapposta alla filosofia “pratica” di Marx

Un altro aspetto di profonda differenza tra Hegel e Marx sta nel loro atteggiamento verso la realtà politica presente, cioè dei loro tempi (XIX secolo).Hegel vede infatti nella realtà politica dei suoi giorni (in particolare, nello stato prussiano) il compimento e la perfezione del progresso spirituale e politico della storia umana. Cioè il progresso storico trova in tale stato il proprio compimento politico, e nella sua filosofia il proprio compimento filosofico (cioè l'autocoscienza assoluta di se stesso). La sua filosofia quindi, non si propone di cambiare nulla nel mondo, ma solo di chiarire lo svolgimento oramai definitivo della dialettica storica: essa insomma spiega (teoresi), ma non cerca di cambiare la realtà.Marx pensa invece che lo stato borghese (ovvero la fase presente dello stato) sia lo stadio immediatamente precedente alla fase socialista della storia dell'umanità, che ne costituisce anche il compimento! La sua filosofia quindi vuole essere non solo un contributo alla conoscenza della storia umana, ma anche un contributo pratico alla sua evoluzione e al suo compimento. Per questo la sua filosofia è politica e rivoluzionaria, più che speculativa e teoretica. Egli scrive infatti: “I filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo”. (cfr. 11° Tesi su Feuerbach).In sintesi: Hegel approva ed esalta il regime borghese vigente, basato sulla produzione capitalistica; Marx invece (pur riconoscendone i meriti storici) cerca di rovesciarlo.

SUNTO DELLE PRINCIPALI DIFFERENZE TRA HEGEL E MARX

→ Differenze in seno alla dialettica: dialettica idealista di Hegel (il progresso dell'Idea è la scaturigine delle varie fasi storiche concrete della società a livello politico e spirituale) e dialettica materialista di Marx (il progresso dell'organizzazione economica o materiale è la scaturigine delle varie fasi della società politica e delle sue estrinsecazioni spirituali).

→ Differenze nell'atteggiamento politico: Hegel mira a giustificare filosoficamente lo stato borghese (anche se non parla di borghesia, o non fa di questo concetto un aspetto essenziale del suo discorso) e quindi a spiegare (atteggiamento teoretico) il presente, appunto per giustificarlo; Marx invece mira a rovesciare il sistema politico vigente, e la sua filosofia è uno strumento per favorire questo processo (atteggiamento pratico), in se stesso necessario dialetticamente.

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4) Altri punti di continuità tra Hegel e Marx

Un altro aspetto interessante del dircorso sul rapporto tra Hegel e Marx è osservare come Marx utilizzi molte categorie del pensiero di Hegel, rovesciandole.

A – Abbiamo già parlato della dialettica. Abbiamo visto che la dialettica di Hegel viene stravolta da Marx, poiché da idealistica diviene materialistica. Inoltre si è già accennato a come la dialettica “astratta” di Hegel (astratta appunto perché ideale) sia molto diversa da quella, molto meno chiara e lineare, di Marx. Quest'ultimo infatti, vede nella realtà concreta e materiale (economica, soprattutto) il motore stesso dell'evoluzione dell'umanità. Se questa è la base del suo discorso dialettico, esso non può svilupparsi con altrettanta linearità rispetto a quello hegeliano, poiché ciò che è materiale è per sua natura intriso di elementi di contingenza, casualità e imprevedibilità. La dialettica di Marx è dunque molto meno chiara e logica rispetto a quella di Hegel, anche se – nel bilancio storico di Marx – vi sono senza dubbio delle trasformazioni di lungo corso caratterizzate da una logica intrinseca, non influenzata da quei fattori contingenti e casuali (quali ad esempio carestie, invasioni, rivolgimenti, ecc.) di cui la storia materiale inevitabilmente è piena e che possono trasformare anche pesantemente il suo corso.

B – Un altro concetto che Marx mutua da Hegel è quello di stato, anche se come sempre stravolgendolo.Secondo Hegel la storia inizia solo con il sorgere dello stato, prima di esso essa non è ancora iniziata, poiché la vita senza stato rimane ancora a uno stadio puramente naturale e animale. In tale tipo di vita lo Spirito non si è ancora manifestato nemmeno nelle sue forme più semplici e primitive.Secondo Marx invece, lo stato è il “grande nemico” dell'uomo, poiché solo a partire da esso ha inizio la stratificazione sociale, la nascita di individui più ricchi e potenti che comandano e di altri che ne sono comandati: lo stato insomma, coincide con la nascita delle classi sociali e della diseguaglianza tra gli uomini.Secondo Hegel la storia finisce dialetticamente con lo stato dei suoi giorni, secondo Marx invece, la storia finirà con la scomparsa dello stato e, con esso, con quella delle diseguaglianze sociali che ad esso sono consustanziali!Appare chiara quindi, da questo discorso, sia la differenza di impostazione dei due filosofi, sia la centralità per entrambi del concetto di stato, ovvero di un'organizzazione politica e sociale basata sulla divisione e quindi sulla diseguaglianza.Per Hegel la storia è storia dello stato, per Marx la storia umana è storia dello stato nelle sue fasi centrali (asiatica, antica, feudale, borghese) ma non in quelle iniziali e soprattutto non in quella finale (Comunismo). E soprattutto, lo stato è secondo Marx ciò che deve essere superato, il grande ostacolo alla libertà e al completamento degli individui.

C – Infine, Marx riprende quelle che sono le categorie del pensiero storico di Hegel, secondo il quale la storia umana ha diverse componenti che corrono in parallelo tra loro: una politica (lo stato appunto, e le sue istituzioni), e altre più prettamente spirituali (arte, religione, filosofia).Marx tuttavia, come si è visto, rispetto a Hegel inverte i termini del problema, ponendo queste espressioni spirituali e politiche (quindi non economiche) non come il momento centrale della storia umana (espressione dell'Idea assoluta nella sua evoluzione), bensì come il prodotto di un'evoluzione più profonda: l'evoluzione economica, di carattere materiale (e ciò in quanto l'economia è il mezzo che l'umanità ha per perpetuare se stessa su un piano meramente fisico e materiale).Essendo quest'ultimo fattore causa dei precedenti, questi ultimi vengono definiti sovrastrutture (ovvero strutture secondarie e derivate), il primo invece struttura.

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5) La dialettica materialista di Marx

Il rapporto tra struttura e sovrastruttura appena definito ci dà modo di tornare sul tema della dialettica marxista, e di definirla meglio.Abbiamo visto che la dialettica per sua natura si muove sulla base di tre posizioni: tesi –> antitesi –> sintesi.Possiamo definire meglio la natura di esse all'interno del sistema di pensiero marxista: - la tesi è il momento storico nel quale esiste una sostanziale armonia tra la struttura produttiva (il modo concreto di produrre) e il sistema delle sovrastrutture, in particolare politiche e istituzionali, vigenti all'interno della società: è la fase positiva e ascendente del modo di produzione;- l'antitesi è invece il momento nel quale la struttura produttiva della società si evolve in modo conflittuale rispetto alle sovrastrutture vigenti: in altri termini, l'organizzazione politica e giuridica della società contrasta, anziché favorirle, con le attività della sfera economica, quindi con il naturale e inevitabile sviluppo delle forze produttive. È la fase declinante del modo produttivo, quella in cui esso inizia a entrare in crisi;- la sintesi (se vogliamo chiamarla così, per mantenere il parallelo con Hegel) è costituita dal superamento di tale conflittualità attraverso la nascita di un nuovo modo di produzione, nel quale le antiche sovrastrutture sono oramai state scalzate e sostituite da altre, di nuovo in armonia con la (nuova) sfera produttiva e quindi capaci di favorire anziché, come nella fase precedente, di ostacolare le forze produttive nel loro processo di sviluppo.È chiaro che anche questa sintesi si pone, rispetto ai momenti successivi, come una tesi, e che quindi questo modo di produzione entrerà in crisi a sua volta, cioè svilupperà in se stesso un'antitesi e culminerà in una nuova sintesi, ovvero in un nuovo modo di produzione...

(A proposito del rapporto di generazione dei modi di produzione, si deve dire che – stando almeno, a quanto so io – Marx chiarisce in modo sostanziale solo il passaggio dialettico dal feudalesimo alla società capitalista e borghese, e da questa al socialismo; molto meno chiara, nella sua visione, è la dinamica del passaggio dalla fase asiatica a quella schivile e da questa a quella feudale! E questo a riprova del fatto che la dialettica marxiana è decisamente meno chiara e univoca di quella hegeliana.)

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6) La lotta di classe

Un'idea totalmente originale all'interno del pensiero di Marx è costituita dalla lotta di classe, un concetto assolutamente assente nel pensiero di Hegel. Hegel parla sì di una lotta tra diversi soggetti della storia concreta, ma essa consiste per lui essenzialmente nella lotta tra i popoli: secondo la sua visione infatti, ogni fase dello Spirito è caratterizzata dalla prevalenza di un popolo sugli altri (Greci, Romani, Tedeschi...), in quanto in tale popolo trova espressione la nuova fase dialettica di tale evoluzione. Ovviamente il popolo che fino ad allora aveva goduto del predominio mondiale (in quanto espressione della fase precedente) cercherà di non perdere il proprio primato e questo determina appunto la lotta tra i popoli.La lotta di classe di cui parla Marx è invece un meccanismo tutto interno alla società, ovvero al modo di produzione da cui essa è caratterizzata. Non si tratta quindi di lotta tra popoli, ma di lotta tra soggetti, le classi sociali, che caratterizzano un solo popolo, ovvero un complesso di individui appartenenti a un'unica organizzazione giuridica e politica, cioè a un unico stato.

A – La divisione in classi della società:Come si è detto, la società umana è basata in tutti i suoi aspetti sull'organizzazione produttiva. Solo nella prima fase, prestatale o tribale, non vi è alcuna organizzazione sociale del lavoro. Questo implica che tutti siano eguali, che i membri della comunità godano tutti di pari dignità e ricchezza. È una sorta di comunismo originario, caratterizzato però anche da una grande povertà, data la natura ancora primitiva delle forze produttive.Nelle fasi successive inizia a formarsi un'organizzazione sociale del lavoro (cioè non tutti fanno tutto, ma alcuni svolgono alcune mansioni specifiche, altri altre...) e con essa una gerarchia sociale (alcuni ricoprono ruoli di maggiore prestigio, di natura dirigistica, altri invece obbediscono a essi). Questa gerarchia sociale implica l'esistenza di classi: ogni indiduo appartiene infatti a un determinato gruppo sociale, caratterizzato appunto da un certo ruolo economico e sociale (ad esempio: i contadini, gli scribi, i sacerdoti, ecc.)Vi sono classi alte e classi meno alte, e infine le classi infime, i cui membri costituiscono l'ultimo gradino dell'organizzazione sociale.Se si escludono quindi il primo modo produttivo (prestatale o tribale) e l'ultimo (post-statale o comunista), ogni altro modo produttivo implica l'esistenza di una divisione sociale, ovvero di una gerarchia di classi.

Esiste chiaramente in ognuno di tali modi di produzione una classe dominante, che cambia a seconda del singolo modo di produzione: in quello asiatico è la casta dei funzionari statali, al cui vertice sta il re; in quello antico è la classe dei cittadini liberi; in quello feudale è la nobiltà proprietaria dei feudi; in quello borghese è la borghesia capitalista.Ognuna di queste classi dominanti impone alle altre classi, attraverso lo Stato e attraverso la cultura, il proprio dominio. Essa impone cioè un ordine politico e giuridico determinato attraverso la propria peculiare concezione dello stato, e un'ideologia dominante attraverso le proprie espressioni spirituali e culturali (religione, arte e filosofia). In questo modo le sovrastrutture politiche e ideologiche contribuiscono a consolidare il predominio di tale classe, il cui dominio ha tuttavia, almeno nella fase ascendente, una natura innanzitutto materiale ed economica!

B – La lotta di classe:Se vi fosse una sola classe dominante, se essa rimanesse saldamente al potere per sempre, non vi sarebbe lotta di classe.Invece la trasformazione delle forze produttive e quindi dell'organizzazione economica della società, porta la vecchia classe dominante a essere superata da una nuova classe. Questo discorso ci riporta a quello sulla dialettica materialista:- tesi: armonia tra struttura economica e sovrastrutture: cioè la classe politicamente e ideologicamente dominante è effettivamente la classe dominante anche a livello economico (ad

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esempio, la nobiltà terriera nella fase ascendente del modo di produzione feudale)- antitesi: conflitto tra struttura economica e sovrastrutture: cioè la classe politicamente e ideologicamente dominante non corrisponde più a quella effettivamente dominante a livello economico. Questo perché la struttura economica della società si è evoluta in modo autonomo e contrastante rispetto alla conformazione che aveva avuto in passato, rendendo obsolete e superate le antiche sovrastrutture politiche e culturali (un esempio di questa situazione è la nobiltà terriera nella fase calante del modo di produzione feudale, fase in cui si afferma l'economia borghese e in cui la borghesia gradualmente scalza il predominio nobiliare→ LOTTA DI CLASSE!)- sintesi: creazione di un nuovo ordine sociale, ovvero di una nuova armonia tra forze produttive e sfera politico-ideologica della società: il che significa che la nuova classe dominante ha conquistato (attraverso una rivoluzione violenta o un processo graduale e pacifico) il primato non solo economico ma anche politico e ideologico e si è avuta quindi l'affermazione completa di un nuovo tipo società, caratterizzata da un diverso modo di produzione e da diverse sovrastrutture (la borghesia in certi stati europei (soprattutto Inghilterra) arrivò a tale risultato in modo graduale e non violento, o quasi; in altri stati invece (ad esempio in Francia, dove vi fu la Rivoluzione francese) un tale risultato, pur preparandosi nel corso di lunghi anni, fu ottenuto attraverso una rivoluzione violenta).La lotta di classe quindi, si comprende solo nel quadro della dialettica materialista, di cui è l'espressione o la manifestazione sociale, cioè a livello di lotta politica e ideologica tra classi. La dialettica materialista ha difatti una componente economica e una sovrastrutturale. Come le forme di organizzazione economica devono essere riflesse in quelle di organizzazione politica (e nella cultura), così la classe politicamente e ideologicamente dominante deve coincidere con quella materialmente ed economicamente dominante. Il processo di allineamento tra economia e società civile si esprime quindi, sul piano sociale, nella lotta di classe.

C – Il comunismo e la fine dello stato e della lotta di classe:Lo stato è la struttura politica che sanziona e giustifica le differenze di classe esistenti e il predominio di una singola classe sulle altre. Tuttavia, l'ultima fase dell'evoluzione dialettica dell'umanità (comunismo) sarà costituita dalla scomparsa sia di esso che delle classi sociali. Né ciò deve stupire: infatti, con la fine della società di classe (cioè della divisione della società in classi) connessa con l'instaurazione del comunismo, vi sarà inevitabilmente anche la fine dello stato, la cui ragione di esistenza è costituita appunto dall'esigenza di giustificare e mantenere tale divisione.In altri termini, se lo stato come organizzazione politica (e militare coercitiva) esiste in funzione del mantenimento dell'organizzazione economica basata sulle classi, la trasformazione dell'economia in senso comunista ed egualitario (con la scomparsa delle classi) comporta inevitabilmente anche la scomparsa dello stato stesso.Con il comunismo ha fine la storia umana intesa come lotta tra le classi e come avvicendarsi di modi di produzione basati su sempre nuove forme di disparità sociale, su sempre nuovi modi di sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

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7) Il concetto di alienazione in Hegel e in Marx

La dialettica hegeliana si basa sul concetto di alienazione. Infatti, se l’Idea o lo Spirito non si alienasse da se stesso, se non si smarrisse negandosi nella materia e nella Natura, non potrebbe poi ritrovare se stesso, attraverso il lungo e tortuoso cammino della dialettica storica.

Anche Marx riprende questo concetto, ma come sempre capovolgendolo in senso materialistico. Nella sua visione, il concetto di alienazione non si applica allo Spirito assoluto (che infatti per lui non esiste) e nemmeno alle forma di organizzazione produttiva o alle sovrastrutture politiche e ideologiche. Piuttosto esso si applica all’idea di uomo, inteso come specie umana o come la somma degli individui che partecipano allo svolgimento della storia (passata, presente e futura).

A – Nella fase primitiva e prestatale della storia umana, l’uomo non conosce il fenomeno dell’alienazione da se stesso. In essa infatti la società è ancora priva di gerarchie sociali, il che significa che ogni uomo è pari agli altri, che non è costretto all’interno di rapporti sociali predeterminati (che si esplicano nell’esistenza delle classi sociali). Egli è cioè padrone di sé, non deve sacrificare parte di se stesso per adeguarsi al ruolo che la società gli impone – non deve quindi alienarsi, prendere le distanze da parte della propria umanità!Certo, questa completezza spirituale ha un prezzo, data la natura ancora primitiva delle conoscenze umane, ovvero l’endemicaprecarietà della condizione materiale degli uomini.

B – Le successive fasi statali sono caratterizzate dalla divisione del lavoro e, con essa, dall’implementazione costante della produzione economica e del benessere. Tuttavia, tale divisione implica anche l’esistenza di gerarchie e di ruoli sociali prefissati, quindi la limitazione della libertà individuale e l’alienazione dell’uomo da se stesso.L’uomo storico è quindi per forza di cose un uomo alienato, scisso al suo interno. L’operaio moderno, costretto a lavorare alle dirette dipendenze di un padrone (dal momento che non è più proprietario nemmeno dei mezzi attraverso cui produce), è l’esempio più eclatante ed estremo di alienzaione. Ma tutti gli uomini “storici”,anche peraltro gli esponenti delle classi socialmente dominanti, sono alienati, per il fatto stesso di dovere ricoprire un ruolo sociale predeterminato, che limita la loro natura nella sua totalità.

C – Solo con il superamento della fase statale basata sulle classi, l’uomo riguadagnerà la sua originaria libertà: solo il comunismo infatti, attraverso l’eguaglianza, permetterà agli individui di riappropriarsi di se stessi, del proprio essere profondo, emancipandosi da ogni dipendenza da modelli estrinseci.Scrive Marx a tale proposito: “…appena il lavoro comincia ad essere diviso ciascuno ha una sfera di attività determinata ed esclusiva che gli viene imposta e dalla quale non può sfuggire: è cacciatore, pescatore, o pastore, o critico, e tale deve restare se non vuol perdere i mezzi per vivere; laddove nella società comunista, in cui ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, cosí come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico.”(cfr. L’ideologia tedesca, I).

La fine della storia coincide quindi per Marx con la fine dell’alienazione dell’uomo storico, concreto, in modo simile ma anche opposto a come per Hegel tale fine si compie nell’autocoscienza assoluta (ovvero nel ritorno a se stesso) dello Spirito, entità astratta e metafisica per eccellenza!È evidente dunque, una volta di più, come nel suo pensiero Marx sposti l’attenzione del discorso hegeliano in direzione della concretezza e della materialità, operando così un rovesciamento materialistico delle categorie concettuali del suo predecessore e maestro.