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Finita una stagione ne comincia un’altra. Si va beh, ma tra l'una e l'altra ci si poteva almeno tirare in mezzo il fiato. E invece no: nemmeno il tempo per il Campione Roby di riporre la maglietta celebrativa e senza neanche dare il tempo ai vincitori dell'Oscar Ciotola 2004 di nasconderlo in modo che gli amici se ne dimenticassero subito, si era continuato a pedalare ed anche in maniera cattivella, costringendo così i turisti, quelli che più turisti di così non si può, se già non l'avevano fatto per buonsenso, a mollare per disperazione. I più accaniti erano i soliti: "fedelissimi", se visti con l'occhio del dirigente; o gli "esagitati", se visti dall'ottica della parte lesa, cioè i turisti. Alcuni erano ancora così gasati che, ad ogni uscita, scatenavano vere bagarre: Massimo Zek si lanciava, come un consumato duecentometrista, in scatti così micidiali da farsi schizzare via il casco dalla testa come un tappo dalla bottiglia di Champagne. Anche il Ragioniere era particolarmente euforico e con una forma stranamente in crescendo in un periodo dove, normalmente, agli altri cala: chissà se il solo concentrato di pomodoro può fare tanto? Particolarmente animosi lo erano anche: Oddi, Tinelli, Biondi, lo Iapoz e Adriano che, per mantenere l'eccezionale

forma acquisita nei mesi estivi, s’impegnava in gare d'inseguimento sulla pista sterrata del Baganza sfidando un quadrupede bastardo che, forse più in forma di lui, l'aveva agguantato ai garretti. Perfino lo Stambek, in controtendenza rispetto al comportamento tenuto negli inverni precedenti, di tanto in tanto, usciva allo scoperto facendosi vedere davanti. Roby, che pareva appagato dal primato ottenuto nella classifica sociale a punti, stava volentieri a ruota, quando ci

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riusciva. Max stava volentieri davanti e quando mollava (meno male!) e l'andatura calava, l'amico Giò, grintoso come mai, prontamente andava a ricordargli la tabella Biaggi -pardon- Petito che loro seguivano alla lettera e che non prevedeva sgasate di sorta. Impressionava anche il ritmo con cui i Cugini facevano girare il solito ed unico pignone fisso che i due avevano a part-time e con il quale il Michy aveva visto, su dal Castellaro, i compagni girarsi indietro con un sorrisetto beffardo. Pur dichiarandosi contrario ad un inverno così tirato, tra uno scatto e l'altro di cellulare, qualche robusta tiratina la dava anche il Danilo che era appena stato premiato per il 4° posto ottenuto, mesi prima, nelle G.F. del Circuito del Ducato (UDACE). Non erano tante le volte che Gabriele partiva con noi (i suoi bioritmi, si sa, non coincidono con i nostri orari), ma quando c'era, al dilà della simpatia che riscuote tra i compagni, erano tutti contenti sapendo che per lunghi tratti sarebbero stati esentati dal tirare. Qualcosa di buono, seppur in quel periodo atleticamente meno attrezzati, l'avevano fatto anche: Bocchi, Zilioli, Silleresi, Truzzu, Leo e Gius. Pesci, rinnovando le tessere sociali nei giusti tempi; impresa da non sottovalutare visto come alcuni l'avevano tirata per le lunghe. L'avrebbero fatto volentieri anche Virginio e Carlo Piazza se i guai fisici che li avevano fermati nella passata stagione si fossero decisi a risolversi. A Natale avevamo assistito sgomenti alle immagini dell'immane catastrofe con centinaia di migliaia, di vittime causata dallo Tsunami sulle coste dell'Oceano Indiano. Ai primi di gennaio, appena rimontato in sella dono una sosta per intervento chirurgico, un maledetto infortunio ributtava di nuovo Giuseppe Pesci giù dalla bici e stavolta per un bel po’. La vecchia guardia, vacillava. Le uscite continuavano anche se a ranghi ridotti a causa del virus influenzale, dello sciatico infiammato, del menisco lesionato e per qualche altro accidente: eravamo usciti per l'ultimo dell'anno, per il primo, per l'Epifania e per tutti i Santi detti "Mercanti di neve" (S. Ilario, S. Antonio ecc.) che erano stati generosi di fiocchi di neve, ma con il sud d'Italia, da noi invece, pur mandando il termometro sotto zero, avevano fatto splendere il sole. C'era anche chi si concedeva sgambate sui campi da sci, chi andava in palestra, chi in piscina, chi si accontentava dei rulli e poi aggregarsi ai vari "grupponi" che partivano il sabato, ma c’era anche chi usciva da solo (e di nascosto), magari di sera con il fanalino intorno all'Ente Fiere. Naturalmente tutti negavano (che falsoni che siamo diventati!) allo scopo di sorprendere i compagni al momento buono.

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C’eravamo posti un quesito: “Sarà meglio il pignone fisso o un allenamento al mare?” Gian Luca, Giorgio, Claudio, Gius Biondi, Nicola, Max Zek e Paolo T, avevano voluto provare a rispondere. Si va beh, ma se si va avanti e indietro per il litorale su di una Fiat piuttosto che su di una Colnago e per salire a Monte Marcello, invece del Campagnolo 36, si usano le Adidas 42, che razza d’allenamento è!?

Quando le giornate avevano incominciato ad allungarsi, il gruppo delle uscite aveva incominciato ad allargarsi: si erano fatti vedere anche Rodolfo, con già un ottimo colpo di pedale, e Adorni proprio in un giorno che il gruppo puntava, di nuovo, verso il Ghiardo “Eh no, non voglio essere anche quest'anno il primo a guadagnare una nomination Macaco Malensis!” si era detto Daniele e, saggiamente, aveva invertito la rotta. La prima omata, di quelle valide, in assetto da corsa, l'aveva piantata Gianluca, a due passi da casa, tornando dall'allenamento al Poggio Diana, subito dopo che l'amico del cuore l'aveva lasciato. Avevamo temuto si fosse lasciato andare giù per quello, invece no, era stato a causa dell’antigelo versato sull'asfalto per prevenire le scivolate. Più spettacolare, da vero stuntman, ma senza danni il capitombolo di Giovanni Santini che se l'era presa con una signora, che aveva osato attraversare la strada sulle strisce. A Carnevale qualcuno aveva proposto di andare a fare un giro su per la Val Toccana; un'idea che a Giuseppe Valenti aveva fatto venire voglia di bucare, ma non subito: cinquecento metri più in là, nei pressi della tangenziale; per non perdere tempo i compagni già imbufaliti si erano offerti di sostituirgli la gomma e lui gli aveva passato quella di scorta che era più buca di quell'altra “E che pompino!” Se era stato uno scherzo non si sa, ma intanto era già passata una mezz’oretta, e lui era ancora lì in gruppo. Più in là, Giuseppe Pastori e il suo vicino di casa, non avendo il coraggio di ricorrere allo stesso stratagemma ed avendo necessità di evitare la Val Toccana, avevano optato per una poco sportiva inversione ad U. All'uscita della vigilia di S. Valentino c'eravamo in tanti, la mattina soleggiata prometteva divertimento, ma non era stato così per tutti: Olari era andato a terra ancor prima di partire; troppo presto per pensare ad una cotta; vittima anche lui dell'antigelo? Nicola Iapoz si era fatto venire un collo lungo come una giraffa inseguendo il gruppo degli amici (?) che era lì a cinquanta metri fingendo di non vederlo e di non sentirlo, poi si era attaccato al telefonino e loro non avevano più potuto fingere. Max si era messo con l'amministratore e insieme si erano appartati lasciandoci tutti perplessi. Nel tornare verso Basilicanova, dopo essere scesi da Mattaleto, a Danilo era venuta voglia dì fare qualche scatto non digitale e a Gabriele di provare le forze alla sua nuova Bianchi in carbonio, così: Simonetti, Mistrali, Tinelli, Del Monte, Giovanardi, Guatelli, Pesci R. e forse qualcun altro (di Zehender e di Oddi si eran perse le tracce), prima l'uno e poi l'altro erano rimasti là per strada. Arrivati in via Argini, pronti per disputarsi la volata, i due avevano dovuto fare i conti con Giorgio Pissera (quello del Premio Ciotola 2004) che gli era rimasto incollato a ruota; d'altronde l'avevamo previsto che da quelle preparazioni invernali segrete, prima o poi, sarebbe scaturita qualche sorpresa.

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Tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo c'era stata un'ondata di freddo eccezionale con alcune nevicate che tuttavia non erano riuscite a fermare tutti. L'attività agonistica sarebbe incominciata più avanti, ma molti mordevano già il freno come cavalli ai nastri di partenza, e non solo i soliti agonisti. Così, caricate bici e bagagli su di un furgone preso a nolo Oddi, Tinelli, Zehender, Biondi, Giovanardi e Giovanni Santini eran partiti per andare a correre la Gran Fondo di Cecina. “Un giretto sulle dolci e miti colline toscane non potrà che essere piacevole”. Le dolci colline si erano rivelate salite impegnative e la temperatura non era per niente mite; ovvio che tutti avessero optato per il percorso corto: il primo a portarlo a termine era stato Giuseppe, poi era arrivato Gianluca che ancora stava ruminando pinne e lische dell'abbuffata di frittura fatta la sera prima in albergo, quindi Paolo e Claudio; Massimo Zek aveva tardato un po' facendo temere ai compagni di non potergli più affidare la guida del furgone e divertirsi come all’andata. A Giovanni si erano bloccati i pistoni in discesa ed era arrivato al traguardo sfruttando i mezzi dell’organizzazione. Nel veder comparire sul cartellone i primi punti che non erano i loro, ai due cugini per poco non venne un colpo. Seduta stante decisero che era giunta l'ora di partire anche per loro e sabato 5 marzo andarono, assieme ad Andrea Biazzi, a Dodici di Cento, alla prima tappa del Val padana: una gara di quelle cattive (ma quale oramai non la è), che aveva, spezzato il gruppo in due tronconi lasciando, a due giri dalla fine, Luca nel secondo e Andrea e Michy a bordo strada. Rossi si era prontamente riscattato sette giorni dopo ad Albinea nella seconda tappa dove, dopo un entusiasmante testa a testa con uno dei Croci, aveva vinto la volata del gruppo aggiudicandosi il 3° posto assoluto. Un bell'inizio di stagione! Poco più dietro si era piazzato Roberto Pesci al suo debutto stagionale e, a seguire, Michele e Andrea. In quella gara era pronto a debuttare anche Lorenzo Pignoli, ma un pasticcio combinato dai suoi "secondi" lo aveva indotto a rinunciare.

Per i cicloturisti l'attività ufficiale era cominciata il 13 marzo con il "Noi per loro" a Noceto; c'eravamo andati in 24: un discreto numero considerato i tanti invalidati che avevamo in quel periodo (per un intervento al menisco era stato fermato anche Gian Carlo Bocchi); erano invece presenti Virginio, seppur in macchina e senza cartellino (ma quelli dell'UDACE l'avevano accettato ugualmente); Gabriele Olari che sembrava aver risolto i suoi problemi e Sauro Belicchi, un amico che già aveva corso con noi da

ragazzino con al seguito Romano Zilioli, il suo scopritore. Fino a Costamezzana c'eravamo arrivati abbastanza tranquillamente, poi i turisti avevano avuto la possibilità di

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scegliere (che lusso!): o seguire gli esagitati o tornare a casa da soli. Zehender si era distratto e non aveva potuto scegliere, trovandosi così a dover assistere da lontano alle scintille che scoccavano in salita tra Max, Adry ed altri, poi, col passare dei chilometri, neanche più a quelle. Il resto della settimana l'avevamo dedicato all'organizzazione dei due “Pinelli” turistico e agonistico. A dire il vero, qualcuno, ci lavorava già da un po’, ma il grosso del lavoro era stato risparmiato per l'ultimo momento così da poterci trovare, come sempre, con l'acqua alla gola.

II mattino del 20 marzo, al contrario del giorno prima che sembrava estate, il tempo era nebbioso e freddino e c'eravamo rimasti

un po' male. Poi, quando abbiamo visto radunarsi in Via Volturno, sede di partenza del "24° Memorial Emilio Pinelli" centinaia di

cicloturisti (524 per l'esattezza) che di lì a poco avrebbero dato vita ad un lungo serpentone colorato che si sarebbe spinto fino a Marzolara, c’eravamo rallegrati e sentiti ripagati degli sforzi profusi. Il successo della manifestazione, anche quest'anno, ci ha permesso di destinare una non trascurabile somma a beneficio del Servizio di Endoscopia e Gastroenterologia dell'Istituto Policattedra di Pediatria diretto dal Prof, De Angelis. Seppur pallido, nel pomeriggio era ricomparso il sole rendendoci cosi più disponibili ad un nuovo servizio: l'organizzazione, assieme agli amici di Collecchio, del “12° Memorial Pinelli" agonistico; un impegno per il quale avevamo mobilitato anche quelli che ancora non si erano fatti vivi in bici come Zanni e il cugino Martino, Paolone Marmiroli, Talignani, Bologna, Carlen, Giannini, Platzech, Piazza Nicola, Morsia in macchina e Simonetti, Bolsi, Ruggeri e Corradi in moto, Cesari (al quale era stato affidato l'incarico di stoppabuche) e Silleresi, nominato responsabile unico del settore premiazioni. Anche qui siamo stati ripagati da un buon numero di partecipanti e da un'altrettanto buona affluenza di pubblico. Nelle sette gare in programma, i nostri atleti erano presenti soltanto in due: Matteo Abati in prima serie dove era riuscito a terminare la prova in gruppo; tutti gli altri erano impegnati in seconda: Luca, al termine di una volata un po' convulsa, si era piazzato 7°; Gabriele aveva cercato l'arrivo solitario, ma era stato raggiunto ai cinquecento metri dal traguardo, Roberto e Michele hanno preferito rimanere confusi nel gruppo; Andrea Biazzi, l'ombra del Campione Sociale 2002, era arrivato un po’ più tardi, inciotolato da una scopola presa dalle parti di Limido.

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Dopo la soddisfazione della riuscita dei due "Pinelli", altre due belle notizie: ai fratelli Piazza era stato finalmente concesso il nullaosta per rifare il cartellino. E se Carlèn, pur non avendo più la grinta da “Putost che molär, magn al manubrio”, saprà sicuramente schierarsi in prima fila alla partenza dei raduni, Virginio, siamo sicuri, riuscirà ancora a trafficare tanto da riuscire ad arraffare qualche trancio di prosciutto. Nel week-end Pasquale i nostri atleti si erano impegnati su più fronti: Roberto era andato all'Autodromo di Imola attratto dall'idea di gareggiare sullo stesso circuito dove sfrecciano le F1 e dove, nel lontano 1968, Vittorio Adorni si laureò Campione del Mondo di ciclismo su strada. Il gruppo andava a tavoletta come le monoposto e lui vi si era attaccato dietro con tale concentrazione da passare le mitiche curve della Rivazza, della Tosa, e delle Acque Minerali senza quasi vederle. Michele, pressato da un panificatore in difficoltà, aveva dovuto rinunciare alla G.F. del Lambrusco dov'era già iscritto, dirottandosi verso la gara di 1° serie di Madregolo; laggiù vi aveva trovato Gabriele e assieme avevano visto (o forse no) andar via cinque o sei supersonici che, giro dopo giro, avevano costretto tutti all'abbandono.

Gli altri erano andati a S. Andrea alla G.F. del Lambrusco dove, leggendo i giornali, sembrava che vi avessimo colto un grande risultato, con il nostro Giovanni Santini classificatosi al 13° posto e 1° dei parmensi nel percorso lungo. Ma così, purtroppo, non era! Più realisticamente i 124 Km del percorso lungo che comprendeva, tra le altre, anche la scalata del Pelizzone, avevano visto meglio piazzati Luca Rossi 224° e Danilo Santini 237°. Nel percorso corto si erano distinti: Enrico Santini al debutto con i nostri colori e primo dei nostri

classificatosi al 130° posto, Andrea Biazzi 187°, Giuseppe Biondi 221° e più indietro, come se si fossero fermati ad assaporare il contenuto del pacco gara, cioè un po’ in basa (un po’ e basta?) Claudio Oddi 328° e G.L. Giovanardi 348°. E Giovanni Santini? Era tra questi ignaro che da lì a poco sarebbe balzato agli onori delle cronache. E al Lunedì di Pasqua tutti, beh, non proprio tutti: in 22, al Memorial Cevolo, la cicloturistica Noceto-Salsomaggiore che, lungo il classico percorso, nei pressi di Tabiano, aveva dovuto cedere il passo ad una gara di mountain bike che sbucava dagli sterrati di quelle suggestive colline e nella quale, assieme ad alcuni tra i più forti bikers nazionali che nulla gli han concesso, c'era anche il nostro specialista Matteo Abati. Poi da Salsomaggiore, come sempre accade, non tutti eran tornati a casa direttamente e cicloturisticamente.

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A Spezzano, alla quarta tappa del Val Padana, c'erano andati soltanto: Pesci R., Guatelli e Biazzi. Arrivati là presto, i nostri ragazzi si erano visti spostare la partenza della loro categoria quasi all'imbrunire; nell'attesa speravano di vedere la nuova Ferrari che stava provando sul vicino circuito di Fiorano, ma là c’erano arrivati tardi, così si erano un po’ scaricati e nonostante avessero dignitosamente concluso la gara nel gruppo compatto erano rincasati non del tutto soddisfatti.

Nella serata di quel sabato 2 aprile era morto Papa Giovanni Paolo II; per onorarne la memoria era stato subito indetto il lutto nazionale e sospese tutte le manifestazioni sportive del giorno dopo. Così quella domenica mattina eravamo partiti dal Circolo per fare un giro per conto nostro; arrivati in via Langhirano Adorni e Biondi si erano attardati e destino volle che, proprio in quel momento di quel mattino limpido come pochi, passasse di lì un

individuo con la vista, annebbiata (ma con un ottima mira): con la sua auto aveva centrato in pieno Giuseppe facendolo rimbalzare come una pallina da flipper, ammaccandolo come se l'avesse pestato uno schiacciasassi e riducendogli la bici come se fosse stata “sgagnata” da un pescecane. Purtroppo all'ospedale gli avevano riscontrato anche lesioni all'apparato scheletrico e l'avevano dovuto corazzare come una tartaruga. Un bel guaio! Gli auguriamo un rapido e completo recupero Per incrementare il vantaggio che si era conquistato sui compagni nella classifica a punti sociale, sabato 9 aprile il Michy era andato da solo a Zibello, ad una gara di prima serie dove, con un 13° posto, aveva racimolato anche i punti per inserirsi al 3° posto della Classifica Provinciale UISP; e il mattino dopo, per distanziare ulteriormente i compagni sul cartellone, sotto una pioggia battente, era andato a Felino per partecipare ad una gara UDACE che gli organizzatori, più assennati di lui, avevano sospeso. Quella mattina dalle non favorevoli condizioni meteorologiche, il Tino, il Lucio, il Cino, lo Stambek e i tre Santini erano andati alla Gran Fondo di La Spezia dove non pioveva, ma vi faceva, un freddo cane (la più fredda giornata primaverile registrata negli ultimi vent'anni), e proprio la temperatura aveva reso la loro prova, per altro disputata su di un bellissimo percorso, estremamente dura. Luca e Danilo, divisi all'arrivo da una decina di minuti, si erano impegnati sul percorso lungo. Su quello corto si era messo ancora in evidenza Enrico che aveva preceduto Claudio di quasi 10 primi, Gianluca di 16, Giovanni di 44 e Paolo di 45. I nostri ragazzi avevano sacrificato parecchie ore preserali per prepararsi ad affrontare la classicissima Parma-Neviano degli Arduini, ultima tappa del Val Padana, dove, in cuor loro, speravano, chissà come, di sconvolgerne la classifica, ma, ahimè una mattinata di pioggia intensa aveva, indotto gli organizzatori a sospenderla, forse un po’ troppo affrettatatamente visto che poi, di pomeriggio, era uscito il sole. Un’occasione perduta?

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Acquazzoni erano previsti anche per il giorno dopo domenica e invece quel mattino, seppur con l'aria freddina c'era il sole, così in 25 avevamo potuto partecipare al Campionato Regionale di Cicloturismo che, partendo da Ponte Taro e attraversando alcuni centri della bassa, ci aveva portati a Fidenza dove avevamo goduto un dolcificato

ristoro. In diversi però, non gradendo il percorso alla bassa, quasi subito avevano deviato verso le colline Nocetane dove lo Stambek aveva incontrato una famiglia di ungulati; questi, riconosciutolo come parente, lo avevano voluto accompagnare galoppandogli a fianco per un bel pezzo di strada. Eh beh, una bella soddisfazione! Più avanti il Guatelli aveva voluto fare il galletto alzando una spanna di cresta e tirando fuori, subito

dopo, mezzo metro di lingua (ma non solo lui) per resistere ad un paio di allunghi mozzafiato operati, addirittura in salita, da Rodolfo e dal Santino più giovane. Per vendicarsi il Guatelli, oramai avido di punti, era andato a correre a Gattatico senza dire niente a nessuno. Per riuscire a mangiare ancora qualcosa al Circolo, si era dovuto aspettare che ritornassero in forma i nostri storici cucinieri Bocchi e Carlèn che però stavolta forse per non alimentare facili battute, avevano delegato a Ferraroni la preparazione dell'asinina, risultata tra l'altro ottima. A gustarla c'eravamo quasi tutti, anche Giuseppe Biondi coraggiosamente chiuso nel suo guscio; mancavano i Pesci: uno febbricitante, l'altro ancora bloccato da quell’azzoppatura che non finiva mai. Domenica 24 aprile si disputava a Modena il CAMPIONATO ITALIANO CICLOTURISTICO e noi, per far sì che la prova tricolore disputata l'anno prima a Reggio Emilia restasse unica, non ci siamo andati. Ci eravamo invece presentati in tanti alla Tölasùdölsa, prima prova del Tour dell’Appennino, che il 25 aprile partiva da Noceto sotto un’acqua che veniva giù così di gusto che sarebbe stato più azzeccato chiamarla Tölasùbagna; la prova si preannunciava di sofferenza e non tutti si erano alzati con lo spirito masochista; così Danilo, Roberto, Claudio Del, Gianluca e Pignoli, pur regolarmente iscritti, avevan fatto gli indiani e, stringendosi nelle spalle, si erano infilati dentro ad un bar. Ad affrontare le intemperie di quella mattinata e le salite del percorso erano rimasti: Giovanni ed Enrico Santini, Guatelli, Rossi, Chioni (che vi sacrificava una fiammante bici in carbonio), Abati che a pedalare nella fanghiglia c'è abituato e Ruggeri, ma in moto e abbigliato come un palombaro. Luca e Michele avevano affrontato il percorso lungo piazzandosi 23° assoluto e 3° di categoria il primo, 40° e 5° di categoria il secondo, ma arrivato venti minuti dopo; Giovanni, pur con un tempo superiore, si era preso la soddisfazione di conquistare il 2° posto nella sua categoria; sulla media distanza Matteo si era piazzato 23° e 9° di categoria ed Enrico Santini 63°. Rodolfo, dopo aver assolto alla bisogna di bagnare la bici nuova, si era piazzato anticipatamente nel caldo e asciutto abitacolo della sua ammiraglia.

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Nel week-end del Primo Maggio era ricomparso un sole caldo e così, finalmente, avevamo potuto uscire in tenuta estiva. Gabriele, Michele, Luca e Roberto avevano gareggiato sull'impegnativo circuito di S. Michelino Gatti: il Gabry, galvanizzato dall'aria di casa, aveva annullato alcune pericolose fughe con impressionanti trenate condotte sul filo dei sessanta all’ora, ma nulla aveva, potuto contro l'allungo finale del solito Vezzani galvanizzato da chissà cosa. Ai nostri era rimasta la consolazione di aver, momentaneamente, salvato la posizione in classifica provinciale del Guatt. Il Campionato di mountain-bike aveva portato Abati a gareggiare sugli sterrati intorno a Bedonia dove, avendo cambiato categoria per raggiunti limiti d’età, si era trovato a dover combattere contro avversari ancor più ostici di quelli dell'anno prima. Al turistico della Bormioli c'eravamo andati in 27, ma più del 3° premio non eravamo riusciti a portare a casa. S'era rivisto in bici (e con una condizione che gli aveva permesso di sganciarsi dai compagni quasi subito) anche Bologna. Arrivati nei pressi del ponte di Marzolara Talignani, Buttarelli, Virginio e Nicola avevano intuito di trovarsi con una compagnia che non faceva al caso loro e si erano regolati di conseguenza. Quelli che, tra agguati e tentativi di tirate di collo, erano riusciti ad arrivare fin su a Neviano de’ Rossi, ne erano scesi spiritati, frullando le gambe a più non posso come se fossero stati morsi da una tarantola o colpiti da chissà quale sindrome; tra i più gravi: Lorenzo, Gian Lu, Roby, ma anche Paolino il maratoneta che pure la condizione anagrafica avrebbe dovuto rendere immune; mancava Max, un altro facilmente contagiabile che sembra fosse già stato punto prima di Calestano e se n'era andato via tutto solo.

Sette giorni dopo al turistico TEP c'eravamo in 34, ma ci era toccato ancora il 3° premio (che però consisteva in un mezzo prosciutto!). Si erano presentati anche: Fava, Barbarini e Masini (nessuno li avrà avvisati prima che la stagione era iniziata il 19 di marzo ?); il percorso era quasi uguale a quello della domenica precedente, la sindrome che ci costringeva a pedalare a pancia a terra anche, soltanto che quella volta ci aveva colpiti subito

dopo il via. In molti avevano trovato l'antidoto fermandosi alla fontana di Calestano e poi svoltando indietro; gli altri, tra i quali anche Mistrali e Belicchi, avevano continuato a dimenarsi fino al ristoro finale posto in via Baganza, dove però non eravamo arrivati tutti assieme: Giorgio e Adry si erano fatti aspettare un po’, Zek un po' di più e Platzech lo stiamo ancora aspettando. In una gara UDACE partita da Langhirano il Gabry, a causa di una gomma difettosa, era uscito di strada sui saliscendi di Lesignano Bagni; poco prima, per cause in via di accertamento, il Michy era uscito di gara. Una sera di maggio si erano fatti vivi in società anche i due Gius infortunati, non potendo fare altro, si erano divertiti ad ascoltare le fantasiose avventure degli amici: gli allenamenti da Giro d'Italia (150 Km al giorno) di Lauro; quelli fatti tutti i giorni all'alba dal giovane Santino che lo avevano ridotto di taglia portandolo ad una XS; quelli dove

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Zanni sfruttava le ruote degli anzianotti della compagnia del Cannone per poi surclassarli in salita; di come il Cìno tenesse segregata sul furgone la Cìna in modo da poterla cavalcare a piacimento tra una consegna e l'altra; del grado di preparazione raggiunto da Tinè, Zek, Oddi e Piss che li autorizzava a fantasticare mitiche imprese come invece avevano fatto i Santini assieme ai Cugini e allo Stambek facendo il giro del Sillara alla media dei trenta all'ora. Come mai, allora, quando il Guatt usciva in allenamento con Pignoli ne tornava a casa così strapazzato? Gabriele Olari ci aveva raccontato di com’era finito a terra un'altra volta: a suo dire, questa volta, a causa di due gocce d’acqua cadute da un carro agricolo; sarà vero? Di certo, essendo accaduto in una giornata quasi estiva, non si poteva incolpare l'antigelo. Che sfiga! Da non credere. Poi ci aveva illustrato il suo teorema sulla pressione delle gomme, “il Teorema di Ollo”, appunto, secondo il quale “L'esatta pressione di gonfiaggio delle gomme di una bici da corsa si ha quando questa, sollevata ad altezza d'uomo e lasciata cadere, rimbalza fino all'altezza degli occhi di chi la lasciata cadere”. Allora abbiamo capito tutto, altro che sfiga, antigelo o gocce d'acqua: una bici trattata in quel modo non poteva che vendicarsi e bene gli era andata a non trovarsi scaraventato in un canale. Ma Ollo non gliel’ha perdonata e l’ha cambiata. Dopo una lunga preparazione durante la quale era stato costretto a rinunciare ad alcune gare del sabato e, quel che è peggio, alla possibilità di contrastare l'avanzata del cuginastro sul cartellone dei punti, il 14 di maggio Luca Rossi, partendo dalla Pieve Romanica di Gaione, si era avventurato assieme a Sebastiana nella loro più importante Gran Fondo che noi gli auguriamo avere un percorso lungo e privo di difficoltà, ma, se sarà destino che qualcuna la dovranno proprio incontrare, di riuscire a superarla brillantemente come qualsiasi altra salita, ricorrendo, se necessario, anche a qualche rinuncia -Caro mio, ora hai famiglia!-

Domenica 15 maggio la città era stata invasa dagli Apini, in occasione del loro raduno nazionale e, come già era successo quand'era morto il Papa, tutte le manifestazioni sportive erano state sospese. Di Alpini ce ne sono anche nel nostro gruppo, alcuni di questi, già al venerdì sera precedente la sfilata, avevano orgasmicamente tirato fuori le ciotole, non quelle metaforiche, ma quelle vere da Tocai.

Per partecipare a manifestazioni agonistiche bisognava allontanarsi un bel po’ dalla provincia, come avevano fatto i Santini andando a Bergamo alla G.F. Felice Gimondi dove avevano pedalato assieme ad un folto gruppo di granfondisti e a qualche ex professionista sulle strade delle Valli Orobiche per 160 Km Danilo e poco meno (percorso corto) Giovanni.

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Del Monte, Tinelli, Max e Roby, tirandosi dietro per un po’ anche il Leo in MTB, erano invece andati per i cavoli loro su da Riano e giù da Fragno, ma a tutta canna. E gli altri? Boh! Forse a ciotolare con gli alpini. Lo Stambek oramai gironzolava costantemente sui passi appenninici, Sillara, Ticchiano ed altri, spesso in compagnia dei Santini. Luca era in Polinesia a smagrire non tanto per gli allenamenti in tandem, ma piuttosto per effetto della cucina locale; Roby e Nicola erano impegnati nel campo immobiliare, Biazzi in trasferta e Pignoli a caricare orologi così, a tenere alti i nostri colori nelle gare, ci pensavano Michele e Gabriele, ma a Costamezzana avevano commesso un errore di valutazione: quella fuga che sembrava non andare più in là della prossima curva non

l'avevano più rivista se non dopo il traguardo. Il giovedì successivo, sul circuito del Pettinino, assieme a loro c'era anche Matteo; anche là era andata via una fuga, ma stavolta il Gabry s'era mosso prima… all'ultimo giro! e in quei pochi chilometri che mancavano all'arrivo aveva riacciuffato ben nove dei dodici che erano in avanscoperta. A Carignano il Gabry c'era andato da solo, ma non aveva combinato niente di buono. Matteo era andato a gareggiare con l’MTB a

Lesignano Bagni e a S. Andrea Bagni bagnando, ovviamente, la camicia. Enrico Santini ci aveva solitariamente rappresentati sulle strade piacentine nella G.F. G.C. Perini. Al turistico dell'Amatori Collecchio avevamo sfiorato la vittoria: secondi ad un solo punto dai vincitori, roba da far venire un travaso di bile a Virginio. S'era presentato anche Carlèn dopo più di un anno d'astinenza di bici. Il giro aveva preso subito la solita piega, cioè da gara di Coppa del Mondo; alcuni, prevedendo ciò, avevano anticipato la partenza. Ma cosi non vale! Da rilevare, comunque, che in tanti erano arrivati fin su a Cassio e che poi, nella successiva discesa da Selva, poco sportivamente, non tutti erano stati aspettati. A fine maggio era partita da Sala Baganza la G.F. Chiapponi 2° prova del Tour dell'Appennino. Nella prova cicloturistica c'eravamo in 27 con Dondi e Bolsi al debutto stagionale. Il percorso (Calestano, Terenzo, Bardone) non era proprio inedito e lasciava libera scelta per il ritorno; tra i più ferventi sostenitori per tornare da Neviano dei Rossi c'era Gius Valenti: o anche lui sì era preparato di nascosto o, furbescamente, barava avendo calcolato che, comunque fossero andate le cose, da là non era poi così lontano da casa. In precedenza, sulla salita di Limido, Romano si era aggiudicato il G.P.M. precedendo Luigi; meno male perché una maglia verde della taglia di Bologna non c'è l'avevamo. Per la Gran Fondo erano partiti: Oddi, Del Monte, Pignoli, Abati, Guatelli e la famiglia Santini al completo. Le cose stavano prendendo, dal nostro punto di vista, una piega interessante: sul Ticchiano Gabriele aveva messo in apprensione i grossi calibri; su da Riano, Michele, vedendo l'amico Danilo appesantito come se si tirasse dietro un esotico quadrumane, l'aveva cinicamente staccato; su da Fragno, altrettanto cinicamente, lo Stambek, raggiunto Lorenzo, non s'era degnato di dargli una mano pur vedendolo penare a tirar su quel Macaco che lo faceva zigzagare pericolosamente. Poi, purtroppo, in discesa, si era verificato un tragico incidente nel quale aveva perso la vita, un ciclista reggiano e la manifestazione era stata sospesa. Per cordoglio, ci asterremo dal commentare le successive nostre vicende in quella disgraziata gara.

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Confermando l'ottima condizione che avevano mostrato nelle ultime prove disputate, Luigi e Romano si erano posti fin dalle prime battute in testa al gruppo anche nel turistico AMPS, imponendo ai compagni (con l'aiuto di Paolo Talignani), la loro andatura, alla quale non tutti erano riusciti a resistere, cosi a Case Trombi c'eravamo arrivati un po' sparpagliati; l'aver poi affrontato la Val Toccana e il Vecchio Mulino di Stadirano non aveva contribuito a riunirci. Le magliette nuove, con le quali avremmo dovuto presentarci all'inizio di stagione, erano arrivate ai primi di giugno (meglio tardi che mai!). Non ci avevano però entusiasmato come le prime. Si sa che non tutte le ciambelle riescono col buco e se poi ci sono troppe idee... Tuttavia, la sera della distribuzione c'era stato un bel fermento: molti rifiutavano le taglie precedentemente prenotate pretendendone delle più piccole mostrando, per suffragare le loro richieste, scheletrici e anoressici toraci, trattenendo anche il fiato per apparire più smilzi, rischiando l'ipossia. Di conseguenza, avendo esaurito le taglie piccole, se a qualcuno si strapperà sarà costretto o ad ingrassare o ad andare in giro con le toppe. Gli unici beati e contenti dentro alle loro XXXXL erano Bocchi e Paolone. Chi aveva visto pedalare Gabriele ne era rimasto impressionato: era prevedibile che, prima o poi, avrebbe centrato un grosso risultato. E' capitato alla cronoscalata Ghiare-Berceto, che quest'anno aveva sostituito la classica Berceto-Cisa dove sia lui che gli altri nostri ragazzi (quel giorno ingiustificatamente assenti) vi avevano sempre ottenuto buoni piazzamenti: con una scalata di rara potenza il Gabry aveva conquistato il 2° posto con il quale si inseriva al 4° posto nella classifica del Campionato Provinciale Amatori, mentre Michele si attestava al 7°. Belle o brutte che siano le nuove magliette ci avevano subito portato bene: al turistico

Bici Parma Po’, dove le avevamo indossate per la prima volta, avevamo vinto il primo premio nonostante ci fossimo soltanto in 20 perché alcuni erano andati alla G.F. Barilla; di quei venti non tutti erano arrivati al Po’: Max, Roby, Adry, DelMo, Giorgio, Ollo e

Gius Vale si erano eclissati per andare a vedere le facce dei loro amici impegnati nella G.F. dopo aver scalato i tornanti di Piantonia. Poi, gasati per la foto fatta assieme a Simoni, eran tornati giù facendo il treno con l'intento di dare una mano a qualche granfondista in ritardo dandogli invece il colpo di grazia, cosi che qualcuno, col poco fiato rimastogli, li aveva pure ringraziati con un sentito -Ma vaffan****!-

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Alla Gran Fondo Barilla, assieme ad altri tremila, c'erano anche i nostri: Belicchi, che un'ora, prima era partito anche nella Bici Parma Po’ (un arraffatore di punti da

fare invidia al Guatt), Giovanardi, Giannini, Tinelli, Oddi, Pignoli, Gab. Valenti, Rossi, Guatelli e i tre

Santini. Subito fermo Gianluca a causa di un virus che gli aveva fatto

passare la notte nei locali di

servizio; subito fermo anche Danilo a causa di una foratura che gli aveva pure fatto perdere la trebisonda. Grazie all'aiuto del generoso “leprotto” (Giannini) il Dany era poi ripartito gettandosi in un forsennato inseguimento. A Boschi di Bardone i concorrenti dovevano decidere quale percorso prendere: tutti lo facevano, chissà perché, urlando e smadonnando; Michy s'era infilato nel Marathon scuotendo la testa, più tardi avrebbe preso quel percorso anche Danilo che aveva già recuperato molte posizioni; anche Gabriele, già messo bene, aveva preso per il Marathon, ma con aria allegra, quasi serafica, salutandoci e con una pedalata decisa e redditizia, che, alla fine, gli consentirà di piazzarsi 79° assoluto e 15° di categoria (che non è male!). Enrico si era infilato nel percorso Classic, che era pur sempre una bella lecca, un pò dopo lo avevano imitato Claudio e Paolo, quest’ultimo preoccupato dal non vedere compagni attorno: per forza, eran già tutti avanti! Anche Luca e Lorenzo, al passaggio, erano messi bene, ma avevano delle facce... Avevano scelto il percorso Light come Giovanni, Andrea e Sauro. Gabriele aveva ottenuto un'altro 2° posto nella gara, disputata a giugno nei Boschi di Carrega, una gara partita fortissimo: 45 di media, da Collecchio ai Pifferi con in mezzo il tornantino. Dopo aver fatto quel tratto tutto in apnea, il Guatt sperava di tirare il fiato scendendo verso Talignano, ma là l'andatura era addirittura raddoppiata, allora, prima di crepare, meglio mollare; dopo un po’ anche Luca aveva pensato la stessa cosa. Quando il gruppo si era lanciato ai sessanta all'ora, tutti a testa bassa, in una spasmodica volata sul traguardo di Collecchio, il Gabry, con le mani sulla parte alta del manubrio come fosse in gita turistica, venendo da dietro, era uscito all'esterno e li aveva rimontati quasi tutti piazzandosi 5° assoluto e 2° di categoria. Al turistico La Coccinella a Noceto c'eravamo andati in 28, giusti per mancare, ancora una volta, il primo premio per un sol punto. C'era anche Bocchi, in bici per la prima stagionale che, quando si era accorto di avere accucciati alla ruota Carlèn e Bologna, si era ingobbito come ai bei tempi, facendoci anche temere che potesse riaccendersi l'antica sfida; ma le armi non erano più affilate come una volta e il ginocchio era diventato maffone. Il resto del giro era stato come da copione, con quelli che già ne avevano avuto abbastanza di arrivare a Noceto, quelli che volevano fare di più e più in fretta, ed altri che, pur avendone poco, avevano voluto seguire i secondi andandosi cosi a cuocere per benino su da Miano, dove Rodolfo aveva dato filo da torcere agli ungulati scalpitanti.

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In quello stesso giorno, Michele, Matteo e Gabriele erano impegnati a resistere ai micidiali strattoni che i pretendenti al titolo di CAMPIONATO REGIONALE AMATORI davano al gruppo su dal Montauro e dal Poggio Diana. Quando il gruppo sì era spaccato in diversi tronconi, Gabriele era riuscito a restare nel secondo piazzandosi poi al 12° posto. A Solignano, ancora un 2° posto per Gabriele; un secondo posto che aveva lasciato tutti esterrefatti, compagni, avversari e pubblico, per il modo com’era maturato: scattato, con insolita potenza, ad un chilometro dal traguardo, dopo una gara corsa contro vento e con temperatura caldissima, il nostro atleta aveva fatto subito dietro dì se un vuoto incolmabile. Roberto e Michele rompevano i cambi nel gruppo e la vittoria era là che lo aspettava a braccia aperte, come nella passata edizione. E invece... Ricordate il Mondiale perso da Bitossi? Almeno il toscano aveva dato tutto, non si era distratto girandosi a salutare e dopo era incazzato come un drago. Il salese, invece, appariva tranquillissimo e si sentiva moralmente vincitore; forse aveva ragione, ma i compagni lo avrebbero strozzato.

II 19 giugno che già faceva caldo come in piena estate, avevamo organizzato la nostra 10a Gran Fondo AVIS Minerva, Parma-Passo della Cisa, 8° Memorial Mirco Masini che ci aveva, ancora una volta, impegnati quasi tutti e qualcuno (sempre gli

stessi) anche nei giorni precedenti. Generosamente le ditte Guatelli, Giovanardi e Piazza, ci avevano messo a disposizione mezzi e uomini. A parte il fatto che durante la notte precedente alla manifestazione qualche bontempone ci aveva razziato le bibite preparate per i ristori, nel complesso l'evento era andato bene: circa centosettanta i partecipanti; non tanti ma considerando che in quel periodo anche altre gare non riuscivano a metterne assieme di più, era un numero accettabile. Anche al controllo più lontano, il Passo della Cisa, dove venivano assegnati tre punti ad ogni concorrente, erano arrivati in una settantina. Sul passo i più numerosi eravamo stati noi con 16 atleti e ciò ci aveva consentito di primeggiare anche nella classifica finale, ma, per dovere d’ospitalità, avevamo rinunciato al primo premio in favore dei secondi arrivati: il Circolo Inzani. Se a chi aveva fatto servizio era costato fatica, con il caldo che c'era e con il ritmo che avevamo tenuto, a chi aveva pedalato non era andata meglio. Si va beh, ma loro si saranno almeno divertiti! E come! Da subito ai trentacinque e subito raggiunti gli uomini dell’Inzani che andavano su ai trentadue: troppo piano per i nostri gusti; alcuni scalpitanti non c'è l'avevano proprio fatta a non superarli e via, rumba fino alla Cisa, dove Matteo, il Rujano della situazione, aveva messo la sua gomma davanti a quella di Max, di Enrico, dello Stambek e di Luca, che avevano osato tirare il fiato; subito dietro, poi, era arrivato Giovanni, quindi, con più calma (si fa per dire), Oddi, che aveva bruciato l'ultima maltodestrina sprintando davanti al Giò (ancora, avvolto nella sciarpa del Parma neo-confermato in serie A), a Daniele, Roby e Adry. Dopo un po’ erano arrivati anche Ollo, Tinelli, Gius Valenti e, più fresco di

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tutti nonostante se la fosse fatta tutta da solo, Martino. E Giannini e Belicchi? Era arrivato su anche il Gabry, ma in forma privata, e fin da subito aveva avuto il suo bel daffare per giustificarsi con i compagni per i “fattacci” di Solignano. II Lucio ci aveva tenuto fermi lassù per più di mezzora: doveva sostituire le tacchette, ma forse ha risuolato le scarpe; così dopo c’era venuta fretta e, come se non bastasse, nel finale il ritmo era stato ulteriormente vivacizzato da una fuga di Benedetti (Benedetto mica tanto: un falsone di prima categoria che su al Passo si era dichiarato morto). Una domenica di fine giugno Lorenzo e Matteo si erano iscritti alla gara UDACE che aveva il traguardo posto sull'altura di Barbiano con l'intento di aiutare Gabriele a migliorare la serie di secondi posti che stava collezionando. Nostante s’impegnassero a stoppare i tentativi di fuga degli avversari il Gabry continuava a starsene tranquillamente in fondo al gruppo e, quando all'attacco della salita finale questo si era spezzato in tre tronconi, lui si era fatto trovare nel terzo, -altrimenti che gusto ci sarebbe!- Da là aveva cominciato la sua veemente rimonta e davanti alla Trattoria Leoni era 5°. I compagni, oltre che senza fiato, eran rimasti senza parole. Gli altri erano andati a Borgotaro alla Gran Fondo Bruno Raschi, 3° prova del Tour dell'Appennino dove soltanto i Cugini avevano avuto il coraggio di affrontare i 140 Km, con relative salite, del percorso lungo: Luca, smaltite le fatiche polinesiane, con un’ottima prova si era piazzato 24° e 2° di categoria, mentre Michy, al quale evidentemente le distrazioni balneari che si stava concedendo non giovavano, aveva arrancato così penosamente che le Cento Croci dell'omonimo Passo sembrava le stesse portando su tutte lui in una volta sola; poi, come se non bastasse, salendo, si era anche trovato al fianco lo Stambek che nel superarlo, con un sorrisetto malizioso a denti stretti, gli aveva sussurrato: “Questo sì che è un bell’allenamento!”. Se gli avesse dato una coltellata gli avrebbe fatto meno male; si era comunque piazzato 7° di categoria e 49° dei cinquanta o poco più partiti. Il Delmo aveva poco da fare lo spiritoso: nei l00 Km del medio si era fatto superare dai fratelli Santini e meno male che il padre quel giorno non aveva tanta fretta; l'Oddi, come al solito, aveva dato fondo all'ultimo aminoacido per prendersi lo sfizio di arrivare prima del Cìno (contento lui!). Esaurite le tre prove del Tour Dell'Appennino troviamo nella classifica finale i nostri Rossi e Guatelli rispettivamente al 2° e al 3° posto: un bel risultato, anche di squadra. Abbinato alla Raschi si disputava anche il cicloturistico Parma-Borgotaro, passando da Berceto, percorso che, credo, abbiano seguito in pochi: anche noi avevamo preferito fare la fondovalle, ma per Nicola, Giovannino, Virginio, Gius Vale, Ollo e il Ragioniere anche così era sembrata troppo impegnativa e, ignobilmente, si erano serviti di mezzi motorizzati; Bologna si era salvato avendo dormito in zona, ritrovandosi così la strada che portava al ritrovo in discesa. L’itinerario interamente in bici se lo erano sciroppati soltanto Daniele, Giorgio, il Tino, Roby e Martino; Leo ed Adry, partiti con loro, dalle parti di Selva del Bocchetto si erano dati alla macchia, costringendo così Virginio a

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ricorrere ad una delle sue alchimie per mettere assieme un numero d'iscritti sufficiente per farci vincere il primo premio. Partiva in quei giorni il Tour de France, ma i nostri vi avevano rinunciato e si erano

invece ributtati sulle Gran Fondo: Giovanni Santini era riuscito ad inserirsi tra gli ottomila che avevano pedalato negli splendidi scenari della Maratona Dles Dolomites, altri erano andati a quella della concorrenza organizzata dal Filippelli, dove il Giovanardi aveva promesso di rilasciarci, al termine del percorso (verso le 13 al massimo!), un’intervista a caldo. Verso le 13 era arrivato Abati (9° di categoria) e, dopo un po’ Enrico Santini; all'una e un quarto

era arrivato il primo del percorso lungo, poi altri sia del lungo sia del corto; alle due meno un quarto, finalmente, compariva il Giò, ma l'intervista a caldo non l'aveva rilasciata: sarebbe stata un’intervista a lesso. Il primo dei nostri a portare a termine il percorso lungo era stato Danilo (7° di categoria), giunto una decina di minuti prima di un Luca che, partito sparato, si era poi miseramente spento; dopo 22 minuti era arrivato Michele che, forse, non si era neanche mai acceso. Che cosa avesse il Santino, nel dopo gara, da sogghignare... Mah?! Il resto della compagnia aveva deciso di andare a fare un giro, a costo zero, in Val d'Enza, passando prima da casa di Zek che doveva sottoporre la bici ad un intervento urgente. Arrivati là si erano trovati di fronte ad una scena da sala operatoria: la bici, con manubrio e sella a terra e ruote all'aria; lo Zek, con lunghi guanti gialli di plastica tipo veterinario, chino su di lei, professionalmente intento ad operare. Ma quando, finalmente, provatissimo si era rialzato, non aveva potuto pronunciare la fatidica frase “Intervento riuscito”: la poveretta, infatti, aveva la catena ingarbugliata così bene che per riabilitarla si erano dovuti rimboccare le maniche anche gli amici. Avendo perso tempo, alla compagnia era venuta una certa fretta, ma non a tutti in egual misura; così, da quel giro, c'era stato chi era rincasato prima e chi dopo; fra questi c’era chi, oltre al tempo aveva perduto anche le forze: il nostro amico, ad esempio, una volta giunto in casa, per togliersi le scarpe e riuscire a fare la doccia prima che si facesse sera, aveva dovuto chiedere l'intervento della moglie, di certo non il tipo d’intervento che una moglie si aspetta di fare in un giorno di festa con un marito atleta. Sarà stato perché Santo e Stambek volevano allenarsi per scalare lo Stelvio prima di Adriano, o perché il Ragioniere si era abituato a salire e scendere poggi in solitaria, o forse perché nessuno voleva tenersi a ruota Tinelli che indossava un equivoca salopette gialla, sta di fatto che, anche nel giro della domenica successiva, non c’eravamo fatti molta compagnia, e lo lapoz, che da un po’ non si faceva vedere, aveva avuto il suo bel daffare a trovare amici con i quali scambiare qualche parola e, soprattutto, per tornare a casa in compagnia. Impegni turistici e di lavoro avevano costretto i nostri agonisti a disertare la gara di Monchio; ad una a Carignano e ad un’altra a Felegara c'era andato solo il Lucio. A Bedonia, alla prima prova del Trofeo Val Taro e Ceno, assieme a Luca c'erano anche Roberto, Michele e Rodolfo, ma solo il primo era riuscito a restare con il gruppo di testa, gli altri avevano corso nelle retrovie.

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Ad Albareto erano ancora in quattro, ma al posto di Luca, c'era il papà di Rodolfo, che però non era iscritto con noi; anche là i nostri avevano dovuto correre all'inseguimento riuscendo a riagganciare i primi nel finale grazie ad una strepitosa discesa (alla Savoldelli) condotta con abilità da Guatelli. Il giorno dopo, in un giro sociale al Vascone

di Ravarano, il Michy aveva voluto dimostrare di saperci fare anche in salita saltando come un camoscio sulla ruota dello Stambek che, corroborato dall'aria respirata sullo Stelvio, aveva attaccato senza indugi. Per recuperare lo svantaggio sui due, che all'inizio erano tre (c'era anche Adriano), Max si era messo in testa al resto della compagnia con una progressione tale da costringere il suo più caro amico a prenderlo, appena prima di staccarsi, a male parole; lui, costernato, al Vascone non si era neanche fermato decidendo di proseguire verso Berceto. Al ritorno, per riscattarsi da quell'onta, il Giò era stato il primo ad attaccare, ma non era giornata: chiesto il cambio a Roby, Clod, Lorenzo e Daniele, quando questi l'avevano

superato, non era riuscito in nessun modo ad aggrapparvisi, trovando solo le forze per gridarne quattro anche a loro; girandosi si era consolato vedendo coinvolti in quella debacle anche il Guatt, l'ombra di quello che era stato in salita e un Santino che sembrava, sparito nel nulla (non è detto che l'aria dello Stelvio faccia poi bene a tutti! E neanche quella di Ravarano!). Per suggellare la pace fatta, Giò e Max erano andati, assieme a Roby, a scornarsi su e giù per la bergamasca Val Taleggio senza però cercare di staccarsi l'un l'altro: la macchina per il ritorno era una sola. Il 7 agosto, in una giornata che di estivo non aveva proprio niente, in 25 eravamo andati alla turistica Parma-Tizzano accaparrandoci il prosciutto in palio. C'era anche Biondi, ma come autista; finalmente in bici, invece, dopo otto mesi d'assenza, Giuseppe Pesci che pero aveva perso smalto e ben presto anche ruote degli amici, ma per lui quella prima uscita stagionale aveva il sapore di una grande vittoria. Si erano iscritti, ma non erano partiti: Adry, che doveva scrollarsi di dosso la neve presa allo Stelvio e Martino che aveva una gogna nel copertoncino. Danilo vi aveva iscritto, come suo fratello, una mora con due gambe lunghe così, che per tenerle d'occhio avevamo subito sbagliato strada e centrato tutte le buche di Bassa dei Folli. Eh, l'omo è omo! Ma era bastato che dalle parti di Lesignano alcuni ciclisti ci superassero perché la nostra attenzione si rivolgesse subito a loro (Che gusti!) e il germe dell'inseguimento, in un attimo, contagiasse tutti mietendo anche qualche vittima. Per andare a Tizzano eravamo passati, chissà perché, da Badia, Cavana, dove il Guatt aveva improvvisamente attaccato gli amici che però avevano reagito punendolo puntualmente. Per tornare si era tirata fuori un'idea luminosa: “Passiamo da Mattaleto” - Sì e pò?!- Il 13 di agosto, alla pedalata "Amici di Ivan Basso", di Ivan non c'era neanche l'ombra; bisognava andare sul Sillara tutti in gruppo a velocità controllata, ma noi, che eravamo in 14, siamo riusciti ad andarci per conto nostro e a piazzarci terzi.

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Quel giorno Abati e Guatelli erano andati a correre la Ramiola-Pione; il botto d'acqua che si era riversato sulla gara aveva indotto il Guatt a cedere alle lusinghe della morosa che lo seguiva in macchina, mentre Matteo era stoicamente riuscito ad arrivarci in fondo. Alla vigilia di Ferragosto, Roberto Pesci aveva ottenuto un brillante 6° posto nel Memorial Borsellini a Salsomaggiore, dopo aver scalato quattro volte il Montauro; l'altro nostro rappresentante presente (Michele), aveva cercato, con due sparate iniziali, di intimidire gli avversari, ma ne aveva poi dovuto subire la reazione con relativa punizione. Le imprese registrate attorno al periodo di ferragosto erano state, per lo più, realizzate da piccole compagnie: dopo la già citata

scalata dello Stelvio, la banda Santini, con gli affiliati Max e Stambek, aveva agito sulle pendici dell'Appennino tosco ligure borgotarese (Lagastrello, Bratello ecc.), teatro della terza edizione del Santini Day; Adriano aveva sudato, ma non da solo, in zona reggiana (Cerreto, Predarena, Carpinelli, Scalucchia); il Giò era andato addirittura oltr'alpe facendosi immortalare

sui mitici tornanti dell’Alpe d'Huez; anche Tinelli e Danilo avevano

varcato i confini italici per partecipare all'elvetica Gran Fondo da brividi febbrili (38° per Paolino), la Pascal Richard; il Bertoldi, con la fidata compagnia del fratello, si era sbizzarrito a pedalare e cliccare sul percorso Sella Ronda (i mitici Quattro Passi Dolomitici) e sull’”hors catégorie” Passo Fedaia dal versante veneto. A settembre, quando il calendario delle manifestazioni organizzate aveva ricominciato a riproporre impegni, ci eravamo subito schierati al via della Parma-Ravarano dove si erano messi in evidenza Gabriele (con un 7° posto) e Luca Rossi, mentre Michele e Rodolfo si eran mantenuti nell'ombra. Del Monte con Enrico e Giovanni Santini si erano impegnati sulle strade del piacentino nella Gran Fondo Colnago. Nel turistico della Parmalat, dove con 23 iscritti c’eravamo classificati terzi, eravamo andati da Collecchio a Terenzo, giù a Bardone e su da Lesignano Palmia dove quella gomma di Lorenzo che sembrava risalire ai tempi di Bartali, si era bucata per ben due volte di fila. C'eravamo piazzati terzi anche sette giorni dopo andando con il turistico dell’Inzani dai Boschi di Carrega a Neviano de’ Rossi. Sabato 17 settembre: Parma-Neviano Arduini. Che spettacolo! Rodolfo e Luca soli in fuga fin sotto ai tornanti di Provazzano, protetti dal Guatt che vigilava nel gruppo, poi Gabriele ad imprimere il suo forcing in salita alla testa di un gruppo che, ad ogni tornante, perdeva elementi. Un’azione bellissima, ma priva di quel pizzico di malizia

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necessaria per costringere gli avversari ad uscire da ruota e faticare pure loro, o di quel tanto di cattiveria per colpirli con un attacco deciso e risolutore. Alla fine era opinione generale che il nostro troppo generoso ragazzo si meritasse di più del non spregevole 4° posto ottenuto; ma tant'è! In un’altra categoria, vincendo i timori che lo avevano fino allora frenato, aveva gareggiato anche Claudio Del Monte che, stringendo caparbiamente tra i denti la coda del gruppo, se l’era cavata egregiamente; se avesse acciuffato anche la coda di quella ragazza che gli viaggiava davanti, avrebbero potuto tornare in compagnia come avevano fatto il Gabry e la Michela, visto che, dopo il traguardo, dei compagni che avevano gareggiato poco prima, non c'era neanche più l'ombra. A fine settembre l'organizzazione del 22° G.P. Piazza seconda prova del GP d’Autunno, sul circuito di Felino, ci aveva impegnati in così tanti che, per saltarci fuori, avevamo dovuto ingaggiare anche Maurizio Zilioli, Allegri, Pagliari; la Silvana, il Fofò e un suo amico. La gara, anche se purtroppo avversata da un paio di cadute, non per colpa nostra, era stata un successo di partecipazione. Tra i protagonisti anche i nostri: Lorenzo, Michele, Rodolfo (che aveva cercato con due belle azioni di portarsi sulla fuga a otto già in atto dal primo giro e promossa da Gabriele), Luca (che era riuscito a sganciarsi dal gruppo nel finale quando i fuggitivi erano oramai irraggiungibili) e Gabriele appunto che, in fuga dal primo giro, all'ultimo aveva, volenterosamente, ma senza fortuna cercato di evitare la volata: soltanto 6°. Il giorno dopo, alla Parma-Viareggio (180 Km.), Luca e Danilo, piazzandosi 42° e 54°, si erano anche inseriti rispettivamente al 2° e 3° posto nella classifica finale delle G.F. del Circuito del Ducato (UDACE). Non trovando nell’ordine d'arrivo Michele, che aveva promesso di esserne un protagonista, avevamo, malignamente, pensato che avesse riapprofittato dell'ospitalità di Ruggeri che doveva seguirlo in macchina; invece si era poi saputo che era stato costretto a dare forfait a causa di un’influenza, forse aviaria, ma non quella pericolosa asiatica: più plausibilmente, a detta degli amici (ma come faranno loro a saperlo?), di quella nostrana e begnina che prende nome dalla femmina di tacchino, la cosiddetta "Pita". Il GP d'Autunno prevedeva un’altra gara a Salsomaggiore con passaggi sul Montauro. Dei nostri c'erano andati: Giovanni Santini, Claudio Del, Gabriele, Rodolfo, Luca e Danilo (al quale, più della gara, interessava recuperare quel punto che in classifica lo divideva dal Cino), quest'ultimi tre avevano pure interpretato la parte dei fuggiaschi, che però venivano sempre ripresi.

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Il turistico del Cral Sanità prevedeva il ritrovo a Calicella; partendo dal Circolo, metà in bici e metà in auto per paura che piovesse, c'eravamo detti: “Almeno là arriviamoci tutti assieme”; tutti assieme saremo arrivati sì e no fino al Casale… e meno male che, per l’acqua che s’era messa a venir giù, non si vedeva se davanti ci fossero altri gruppi da andare a prendere. Nonostante l’umidità, lo spirito battagliero di alcuni non si era smorzato e la disputa con i giudici era stata aspra; ma il primo premio era stato nostro. Il ritorno poi, era stato brillante, anzi, complice l'azienda vinicola che ci aveva ospitato, piuttosto brillo. Nell'ultimo turistico (Gp. Il Sogno) della stagione UISP 2005, c'eravamo, invece, piazzati soltanto terzi nonostante ci fossimo in 28. Il giro prevedeva di partire da Madregolo e salire da Respiccio. La tranquilla marcia del gruppo era durata poco: un paio di scatti dello Zek e poi uno più deciso del Giò avevano stimolato i cagnacci, che erano lì in agguato, a prendere la palla al balzo e a stiracchiarsela per tutta la salita. Luca e Danilo l’avevano fatta da prepotenti, lasciando gli altri cagnetti fuori dal gioco ad arrangiarsi come meglio potevano; il Sille, il Rag. ed altri si erano già arrangiati da un po’ svicolando spudoratamente. E lo Zek? L'avevamo rivisto a Calestano, che già avevamo bevuto e pisciato, arrivare giù in picchiata come un falchetto e rimettersi subito in testa al gruppo a ristuzzicare i mastini che, ringhiosi e furbetti, al Poggio, avevano girato per Barbiano. I turisti però, salvo Adorni, non avevano abboccato e puntando verso Madregolo si erano goduti sia il finale sia il ristoro. Un po’ meno aveva, goduto Giovanni che, allungato il giro fino a Mattaleto, era rimasto coinvolto in un rovinoso capitombolo, fortunatamente senza gravi conseguenze (speriamo sia l'ultimo). Zanni e Abati, quello stesso giorno, erano andati a farsi un'escursione in MTB a Varano Melegari. Per far fuori un po’ dei salumi accumulati con le nostre scorribande, ai primi d’ottobre, i nostri Chef ci avevano preparato anche delle ottime penne che, adeguatamente, innaffiate da distillato d’uva, ci avevano fatto passare una allegra serata in compagnia. Intanto la Signora. Nazarena regalava al nostro motociclista Adriano Corradi una graziosa bimbetta. Il Giro di Lombardia era stata l'ultima gara professionistica valida per il Pro Tour; la Gran Fondo di Carpi e il G.P. Guareschi erano, per i nostri agonisti, le ultime occasioni stagionali valide per accaparrarsi punti. Alla G.F. di Carpi si erano messi in evidenza, con ottime prestazioni, sia Danilo che Enrico Santini, rispettivamente piazzatisi al 135° e 147° posto nel percorso lungo; nel medio, buone prove di Luca Rossi (90°) e dell'afono Michele Guatelli (125°); Gianluca non riusciva a nascondere la sua soddisfazione, non tanto per il suo onorevolissimo 270° posto quanto per le cinquantacinque posizioni che era riuscito a frapporre tra se ed il rivale Claudio Oddi (325°), il quale avrà ora tutto l'inverno per meditare e... Nonostante la carrozzeria ancora ammaccata, un 350° posto lo aveva conquistato anche Giovanni.

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Il giorno dopo, però, i nostri avevano disertato in massa, o quasi, l'ultima prova del GP d'Autunno, il GP Guareschi: postumi da influenza tacchina? Chissà! L'unico nostro rappresentante alla gara di Sala Baganza era stato Gabriele che, nonostante qualche sortita in testa al gruppo, alla fine non vi aveva ottenuto niente di soddisfacente. Gabry, Lory, Dany, Rudy, Roby, Delmo, Zek, Tino, Gius Pesci

e il Ragioniere erano, invece, partiti dal Circolo per una sgambata verso S. Michele Cavana, un nome che aveva invogliato il Rag. e lo Zek a ritirarsi. Peccato! Ce l'avrebbero fatta anche loro, perché noi non avevamo avuto fretta, anzi, per tirare tardi, Pissera aveva escogitato il vecchio trucco di bucare, ma non una gomma sola né due: addirittura tre in un sol colpo (un record). Sarebbe servito Bocchi con il cambio ruote, ma quando hai bisogno di lui non c'è mai! C'eravamo dati da fare e ne erano saltate fuori di tutti i colori: camere d'aria da bambino, valvole troppo lunghe, troppo corte, senza cuprolino, sistemi di gonfiaggio a bomboletta, a pompina e addirittura a bocca; in nemmeno un oretta eravamo riusciti a ripartire: fatto un chilometro di salita c'eravamo accorti che il Piss non era con noi; ritornati indietro l'avevamo trovato ancora là intento a cambiare un'altra gomma. Le scorte di camere d'aria stavano finendo: ne era rimasta una… perché portarla a casa? A far fuori anche quella ci aveva pensato, poco dopo, Lorenzo e così alleggeriti, nel finale, avevamo anche potuto accelerare un po’. L'aria si è oramai fatta fredda e di conseguenza, le giornate meno adatte ai lunghi giri, ma di smettere di pedalare non se ne parla. Smettiamola almeno di scriverne. Sì conclude così un'altra lunga ma entusiasmante e positiva avventura durante la quale, pur punzecchiandoci, siamo riusciti, ancora una volta, con ammirevole spirito di gruppo, a divertirci in amicizia e, con l'impegno di tutti, a far registrare ben 165 partecipazioni a gare amatoriali, 83 a Gran Fondo e 664 a manifestazioni cicloturistiche dove, come squadra abbiamo primeggiato 5 volte, per 3 volte ci siamo classificati secondi e 7 volte terzi. Su tutti: Michele Guatelli, primo nella Classifica Sociale a punti, davanti a Roberto e, terzi a parimerito, Danilo e Gianluca; 4°, ad una lunghezza da quest'ultimi, Claudio Del Monte; il quinto posto, tutto turistico, è per Virginio. Si va beh, ma chi non ha avuto la possibilità di fare il campione? Potrà rifarsi al "Pranzo Sociale di Fine Stagione" dove, più che gambe allenate e bici avveniristiche, servirà un buon appetito. In quell’occasione, nell'attesa dello sprint finale (il dolce), rivivremo, scorrendo le righe di questo nostro giornalino, alcuni degli episodi che ci hanno visti protagonisti nell'avventura da poco conclusa e che, magari, sono anche stati ritenuti degni di essere in qualche modo premiati. Arrivederci alla prossima (domenica alle 9, sole, pioggia, o neve, davanti al Circolo).

La sfida 2006 è lanciata!

G.C. MINERVA

2005 La stagione in cifre

ORGANIZZAZIONI

Domenica 20 Marzo 2005 XXIV° MEMORIAL EMILIO

PINELLI Cicloraduno d'apertura

524 iscritti

XII° MEMORIAL EMILIO PINELLI Prova agonistica

iscritti

Domenica 19 Giugno 2005 10a GRANFONDO AVIS MINERVA

2a PARMA – PASSO CISA 8° MEMORIAL MIRCO MASINI

6° MEMORIAL SERGIO GALVANI 162 iscritti

Sabato 24 Settembre 2005 XXII° G.P. PIAZZA

2a prova G.P. D'AUTUNNO Prova agonistica

213 iscritti 829 presenze a manifestazioni ufficiali.

664 presenze a cicloraduni.

165 presenze a gare amatoriali delle quali 83 Gran Fondo.

Nome Pres. Agon. Piazzamenti

Guatelli Michele 41 28 3°; 7°(3) Pesci Roberto 32 9 6° Santini Danilo 28 11 3°; 7° Giovanardi Gianluca 28 7 Del Monte Claudio 27 6 Piazza Virginio 26 Reverberi Paolo 26 (4 Tombole) Valenti Giuseppe 24 Olari Gabriele 24 Rossi Luca 22 18 2°(3); 3°(2); 5°; 7°; Bertoldi Massimo 22 Zilioli Romano 22 Piazza Nicola 22 Oddi Claudio 22 6 Tinelli Paolo 22 4 Zanni Paolo 21 Belicchi Sauro 20 Valenti Gabriele 19 19 2°(3); 4°(2); 5°; 6°; Talignani Paolo 19 Benedetti Adriano 19 (4 Tombole) Chioni Rodolfo 18 7 Abati Matteo 17 14 Pignoli Lorenzo 17 4 Mistrali Daniele 17 Santini Giovanni 17 11 2° Giannini Andrea 16 1 Pissera Giorgio 16 Bologna Luigi 16 Silleresi Roberto 15 (4 Tombole) Biondi Giuseppe 14 3 Zehender Massimo 14 1 Piazza Carlo 14 Truzzu Giovanni 13 Simonetti Lauro 13 Santini Enrico 13 10 Masini Martino 13 Adorni Daniele 13 Bocchi Giancarlo 11 (4 Tombole) Pesci Giuseppe 11 (2 Tombole) Biazzi Andrea 10 5 Buttarelli Giancarlo 10 Dondi Leonardo 9 Cesari Ermanno 8 Iapozzuto Nicola 8 Pastori Giuseppe 8 Platzech Maurizio 8 Bolsi Mauro 7 Ruggeri Roberto 6 Barbarini Enrico 4 Corradi Adriano 4 Fava Mauro 3 Marmiroli Paolo 2