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novembre-dicembre 2016 Fondata da Aldo Capitini nel 1964 Contiene l’indice degli anni 2014-2015-2016 Rivista bimestrale del Movimento Nonviolento | anno 53, n. 618 | contributo € 6,00

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novembre-dicembre 2016Fondata da Aldo Capitini nel 1964

Contiene l’indice degli anni 2014-2015-2016

Rivista bimestrale del Movimento Nonviolento | anno 53, n. 618 | contributo € 6,00

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Direzione e AmministrazioneVia Spagna, 8 - 37123 Verona (Italy)Tel. e Fax (+39) 045 8009803E-mail: [email protected]

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Gruppo di lavoroCentro per la Nonviolenza del Litorale romano, Fiumicino, Roma:Daniele Quilli, Mattia Scaccia, Angela Argentieri, Elena Grosu, Daniele Taurino, Ilaria Ambruoso, Roberto Cassina, Giulia Sparapani, Francesco Taurino

Stampa(su carta riciclata)a cura di Scripta s.c.viale Colombo, 29 - 37138 Veronatel. 045 8102065 - fax 045 [email protected]

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Pubblicazione bimestrale, novembre-dicembre, anno 53 n. 618, fascicolo 453Periodico non in vendita, riservato ai soci del Movimento Nonviolento e agli abbonatiUn numero arretrato contributo € 6,00comprese le spese di spedizione.Chiuso in tipografia il 15 dicembre 2016Tiratura in 1300 copie.

In copertina:Disegno di Mauro Biani

Le vignettedi Mauro Biani

Fotodi Azione Nonviolenta

3 Il passato e il futuro di Azione nonviolenta di Mao Valpiana

4 Dialogare o perire di Franco Ferrarotti

7 Biani alla 7a

9 Le minacce alla sicurezza di Pasquale Pugliese

10 Le minacce alla sicurezza di Fabrizio Battistelli

12 Il commercio italiano di armamenti di Maurizio Simoncelli

13 Il commercio italiano di armamenti di Giorgio Beretta

14 Il Servizio civile nazionale di Licio Palazzini

16 La protezione civile di Giovanni Bastianini

17 La difesa militare oggi: aspettative, limiti, costi di Enrico Piovesana e Francesco Vignarca

18 La ricerca e gli istituti per la pace di Giovanni Scotto e Bernardo Venturi

20 Corpi civili di pace di Martina Pignatti Morano

21 Indice di Azione nonviolenta a cura di Nicola Amoruso, Chiara Madeddu, Alicia Galvani, Caterina Del Torto

42 ATTIVISSIMAMENTE

43 LA NONVIOLENZA NEL MONDO

44 EDUCAZIONE E STILI DI VITA

47 La nostra piccola economia di Piercarlo Racca

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Azione nonviolenta | 3

L ’ e d i t o r i a l e d i M a o V a l p i a n a

L’anno appena trascorso, il 2016, lascia una tragica scia di sangue: guerra e terrorismo sembrano es-sere epidemie che si diffondono senza trovare ostacoli. Là dove non uccidono le vite, uccidono le speranze. Anche se l’orizzonte è ancora buio, sappiamo però che prima o poi una fiammella porterà luce. È la nonviolenza l’unica possibilità per salvare l’umanità. Ma questa possibilità non ci sarà regalata. Il cambiamento av-verrà solo se sapremo prepararlo. La nonviolenza va coltivata. E per fortuna, nel mondo, sono tan-ti quelli che ci stanno lavorando, specialmente nei luoghi più difficili, tra le vittime della violenza, delle armi, della guerra, del terrorismo. È lì che già oggi sta nascendo l’alternativa. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare la nostra parte. Il risultato del lavoro svolto dalla nostra rivista è sot-to i vostri occhi. A noi pare di aver mantenuto fede alle promesse e alle aspettative di miglioramento. Sei monografici densi. Il primo numero (gennaio-febbraio) ha raccontato 25 anni di guerra infinita per capire le cause dei drammi di oggi. Il secondo numero (marzo-aprile) è stato dedicato al ruolo co-struttivo delle donne nella prima guerra mondiale. Il terzo (maggio-giugno) ha riportato la ricchezza del convegno di Livorno su Nonviolenza e Forze dell’Ordine. Il quarto numero (luglio-agosto) ha affrontato la Filosofia per la nonviolenza in occa-sione della presenza del Movimento al Festival della filosofia di Modena. Mentre il successivo (settem-bre-ottobre) si è occupato dei profughi costretti a lasciare la propria terra in cerca di salvezza. L’ultimo numero dell’anno (novembre-dicembre), che avete tra le mani, ci racconta (da pag. 4 a pag. 20) degli Stati generali della Difesa civile nonviolenta che si sono riuniti a Trento per mettere insieme tutte le competenze e le conoscenze necessarie a costruire l’alternativa alla difesa armata. Al centro del numero, nella sezione dei Documen-ti, pubblichiamo questa volta un Testo pontificio dedicato alla nonviolenza. Non sembri strano che una rivista laica dedichi spazio ad uno scritto della

Chiesa. A nessuno sfuggirà che tale testo potrà avere importanti svilup-pi per la nonviolenza, dentro e fuo-ri dal mondo cattolico.Infine, come facciamo ogni trien-

nio, presentiamo l’Indice ragionato di tutti gli ar-ticoli pubblicati negli anni 2014-15-16. Abbiamo scritto molto, ed offerto tante occasioni di appro-fondimenti, di notizie, di documenti, di riflessioni, di conoscenze. È il nostro lavoro giornalistico.Il 2016 è stato un anno molto intenso per noi. Ab-biamo avuto lutti che ci hanno colpito duramente. La perdita di Nanni Salio, di Fulvio Cesare Ma-nara, di Pietro Pinna, lascia vuoti incolmabili. Tuttavia, proprio la loro compresenza e la forza del loro ricordo, ci hanno aiutato nell’ottenere i buoni risultati della Campagna “Un’altra difesa è possi-bile” che ci vede ora impegnati nel confronto con il Parlamento per ottenere l’approvazione della Leg-ge sulla difesa civile. L’anno che sta per aprirsi ci vedrà impegnati nel-la preparazione del Congresso del Movimento Nonviolento. Sarà il venticinquesimo (una storia di tutto rispetto) e si terrà a Roma nei giorni 1 e 2 di aprile. Ci auguriamo che molti nostri lettori de-cidano di divenire anche sostenitori, attivamente, del Movimento, con la presenza in prima persona al Congresso, che è il luogo principale di lavoro, di programmazione, di partecipazione alla nonviolen-za organizzata nel nostro Paese. Tocca ad ognuno di noi essere attore dell’impegno che vorremmo da parte di tutti gli altri.Per questo insistiamo molto sull’importanza della tessera. Nel 2016 siamo cresciuti, ma c’è bisogno di ancora più forza, e quindi più adesioni. Per que-sto Ti chiediamo di considerare la possibilità di fare la tessera del Movimento Nonviolento, versando la quota di 60,00 euro, con Iban IT 35 U 07601 11700 000018745455 intestato al Movimento Nonviolento. Auguri per un 2017 di pace.

Care lettricicari lettori

Passato e futurodi Azione nonviolenta

D I R E T T O R E

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L’educazione alla pace e alla nonviolenza qui pro-posta (l’autore si riferisce al contributo apparso nel numero luglio-agosto della nostra rivista) non si esaurisce in un generico appello edificante e pa-renetico. Poggia al contrario su esempi, prove e documenti storici inoppugnabili. Direttamente e indirettamente, la nonviolenza – da Aldo Capi-tini a Pietro Pinna – colpisce lo strumento fon-damentale del conflitto armato: l’esercito come scuola reazionaria di massa; come strumento di repressione interna e di deterrenza antinsurrezio-nale; come pilastro e braccio armato di una poli-tica imperialistica, sia pure per “esportare” valori e regimi politici ritenuti universalmente validi, indipendentemente dalle radici e dai costumi dei popoli, ossia da quello che Montesquieu chiama “lo spirito delle leggi”; infine, come organizzazio-ne esterna, organizzata per dare e subire morte. Nel considerare il rapporto fra Tolstoj e Gandhi, i profeti della nonviolenza a cavallo tra Otto e Novecento, emerge un ambito problematico. In primo luogo, non è possibile considerare Tolstoj un “pacifista” nell’accezione comune del termine, poiché la sua nonviolenza non riguardava specifi-camente la guerra fra le nazioni. È noto che Gan-dhi, nel 1894, quando era ancora in Sud Africa, aveva letto il testo di Tolstoj, Il Regno di Dio è in voi. Per Gandhi, giovane, brillante avvocato, vitti-ma delle normali discriminazioni nel paese dell’a-partheid, quel libro doveva rivelarsi, come dicono gli anglofoni un eye opener, gli aveva aperto lette-ralmente gli occhi. In Antiche come le montagne (Milano, ed. Comunità, 1981, p. 234), Gandhi confessa: “A quel tempo credevo nella violenza; la lettura del libro mi guarì dallo scetticismo e fece di me un fermo seguace dell’Ahimsa”.

A proposito della pratica e del concetto della nonviolenza, le differenze fra Tolstoj e Gandhi sono vistose e probabilmente insuperabili. Pensa-re che Tolstoj sia una sorta di Marx per la “grande anima”, ossia per il Mahatma indiano e che que-sti sia Lenin, ossia il militante, attivista e rivolu-zionario, impegnato ad applicare politicamente, sul piano storico specifico, gli insegnamenti del maestro, è singolarmente fuorviante. Nessun dubbio intorno al legame fra Tolstoj e Gandhi. Ma la nonviolenza in Tolstoj è così radicale da negare o comunque rifiutarsi ad un ogni conse-guenza politica immediata. È stato correttamente osservato che Gandhi è un uomo d’azione, un leader politico, un santo asceta, che ci ha lascia-to un gran numero di scritti. Tolstoj è un genio di una forza mentale non comune, ma Gandhi è superiore nel sacrificio personale fino all’offer-ta della vita. Azione e martirio desiderati invano da Tolstoj: “Vorrei servire Dio non con le parole, ma con i fatti, col sacrificio e non riesco” (Dia-ri, 29 marzo 1884). Rispetto a Gandhi, Tolstoj è più sensuale, più legato ai piaceri della vita e della carne. Nella formulazione delle sue teorie è, però, più intransigente e radicale, più distaccato dalle contingenze storiche, tutto proteso verso il Regno futuro. Al contrario, Gandhi è più asceti-co nella sua vita privata, ma più immerso nella storia della sua vita pubblica e quindi più portato ad inevitabili ammorbidimenti e compromessi a quello che Max Weber chiamava “l’etica della re-sponsabilità”. Gandhi è mite, semplice, umile; si guarda dal ferire con la sue parole, sa evitare o ge-stire i conflitti, ma è anche molto fermo, ostinato quasi, viene chiamato dai discepoli “bapu”, cioè padre, depositario di una autorità autorevole. Tolstoj è più aggressivo ed irruente, fino a dive-nire offensivo e a farsi molti nemici; eppure non è assolutamente autoritario; viene sentito come “un fratello” (cfr. R. Rolland). Sicuramente Tol-stoj e Gandhi sono entrambi pensatori religiosi e tendono a coniugare religione e politica. In en-trambi il valore della nonviolenza è indissolubil-mente legato a quello della verità. Concepiscono

Dialogare o perire

di Franco Ferrarotti*

* Sociologo emerito, docente e autore di moltissime pubblicazioni

Dalla metanoia di Tolstoj alla politica gandhiana

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la vita come servizio. Lì accomuna la fede nell’av-vento di una società migliore di cui la Russia per Tolstoj e l’India per Gandhi, saranno promotri-ci. Hanno inoltre in comune il vegetarianismo e la severa morale sessuale. Molte posizioni di Gandhi, addirittura sue frasi e formule derivano direttamente da Tolstoj. È un fatto spesso trascu-rato dai commentatori di Gandhi, che evidente-mente non hanno letto Tolstoj. Gandhi mutua da Tolstoj, oltre ai fondamenti della nonviolenza, l’importanza dell’opinione pubblica, la lotta con-tro l’alcolismo e le droghe, la necessità del lavoro manuale (che anche Gandhi chiama “lavoro per il pane”, espressione usata da Tolstoj e prima da Bondarev); l’economia di villaggio e la critica nei confronti della società moderna, contenuta in Hind Swaraj di Gandhi, non è che un’esposizio-ne più sistematica delle idee di Tolstoj (contro industrie medicina e tribunali).

Le differenze, teoriche e esistenziali, fra i due maestri della nonviolenza sono però innegabili. Gandhi non ha bisogno di fuggire da casa e an-dare a morire nella stazione ferroviaria di Astra-povo. Tolstoj – è stato rilevato – concepisce la non resistenza prevalentemente come un riti-rarsi davanti al malvagio, un non collaborare se pure accompagnato da una forte denuncia ver-bale dell’ingiustizia. Da qui l’accusa di passività. Manifestazioni e azioni dirette per Tolstoj non hanno senso. Per lui la vera lotta da compiere è

la lotta contro il male, che è in noi; è la nostra stessa conversione che dobbiamo cercare come prima cosa; da lì muoverà ogni altro cambiamen-to: chiedere qualcosa ai governi, equivarrebbe a riconoscere la loro autorità. Mentre per Gandhi la purificazione personale serve ad addestrare il combattente satyagraha, per Tolstoj essa è già, per se stessa, un mezzo per sconfiggere il male ester-no. Inoltre in Tolstoj, restando la sua ricerca sul piano teorico, non vengono date indicazioni su tecniche e azioni specifiche e concrete per l’azio-ne sociale. Le posizioni di Tolstoj appaiono, a prima vista, più avanzate e radicali. Gandhi sembra ammet-tere la violenza in qualche caso estremo, Tolstoj vuole semplicemente abolirla. Questo è ovvio: Gandhi dovette mediare la nonviolenza, per pas-sare dalla teoria alla pratica della lotta politica. E solo attraverso la sua mediazione la nonvio-lenza ha potuto farsi strada nella storia. Se non sembrasse una tesi eccessivamente forzata, sarei disposto scorgere nei due personaggi storici, Tol-stoj e Gandhi, l’incarnazione esistenziale, per così dire, delle “due etiche” weberiane: in Tolstoj, l’e-tica dei principi assoluti e in Gandhi l’etica del-la responsabilità. Quest’ultimo non assume mai posizioni di principio senza tener conto delle “ri-cadute” politiche pratiche. È attento ai rapporti di poteri specifici. Non dimentica mai di muo-versi su un piano di interessi e di rapporti di forza in cui è essenziale l’analisi delle parti in gioco.

Franco Ferrarottifirma un suo libroper Daniele Taurino diAzione nonviolenta

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In Tolstoj prevale invece l’idea che per cambia-re il mondo occorra in primo luogo cambiare se stessi: un impegno spirituale, una conversione interiore, una sorta di vocazione meta-politica. Tolstoj prede sul serio la dottrina del Cristo che, nonostante certe assonanze, resta invece del tut-to estranea a Gandhi (ritratto), il quale si rifà a quella complessa stratificazione storica di dottri-ne e esperienze religiose nota in Occidente sotto il termine-paravento di hinduismo.

In pratica, Tolstoj considera tre principi fonda-mentali della nuova morale predicata dal Cristo, anti-farisaica e nemica della religione burocra-tizzata di chiesa; una nuova morale che gli valse la morte, in croce, tradizionalmente riservata ai criminali comuni e agli schiavi:1. Trattare e amare gli altri come si tratta e si ama se stessi. È un precetto di difficile attuazione pratica, anche perché muovere verso l’altro si-gnifica entrare nel mistero e nell’imprevedibile. L’esperienza quotidiana ci dice che non siamo né sovranamente autonomi e autosufficienti né totalmente determinati. Siamo condizionati. In-terdipendiamo. I problemi dell’individuo vanno aldilà dell’ambito individuale. Ma c’è una obie-zione supplementare al precetto del Cristo: ama

gli altri come te stesso. E se io non mi amo? Se mi trovo, anzi, destabile, moralmente e intellettual-mente insopportabile, egoistico, degno più di odio che di amore? 2. Il perdono. Bisogna perdonare il prossimo e non cercare rivincite. Qui si può dire che il Cristo anticipi Freud di circa diciotto secoli. Il perdono libera chi ha offeso, ma in primo luogo libera chi ha sofferto l’offesa. Perdonando, può dimenti-care, troncare i rapporti, andarsene “scuotendo la polvere dai suoi calzari”, ritrovare la sua pace interiore. È forse questo il senso dell’antico pro-verbio che esprime la saggezza sapienziale degli analfabeti: “la miglior vendetta è il perdono”.3. Il terzo principio dottrinario del Cristo che impone di “amare i propri nemici” è un princi-pio che cozza contro la tendenza naturale degli esseri umani e che per questa ragione si presenta, dal punto d vista dell’applicazione pratica, estre-mamente arduo. Preso alla lettera, in base ad esso si potrebbe dire, tenendo anche conto del depe-rimento dell’idea di prossimo nelle società com-petitive e tecnicamente progredite, che il cristia-nesimo non è ancora incominciato o addirittura che rischia di finire prima del suo inizio. Una versio-ne debole di questo precetto può leggersi come amore in quanto espresso dalla non-resistenza al male.

È stato correttamente osservato in proposito che Tolstoj sapeva che il precetto della non-resistenza era già praticato dai Quaccheri e da altri picco-li gruppi cristiani marginali, con cui entrerà in corrispondenza, e che era presente nelle religio-ni orientali. La riflessione sulla non-resistenza, sul passaggio dalla legge della violenza alla legge dell’amore, sarà uno dei cardini della sua ricer-ca. Ad un esame non prevenuto non tardano ed emergere i principi fondamentali. Il primo viene formulato in questi termini: “come non si può asciugare l’acqua con l’acqua, non si può spegne-re il fuoco con il fuoco, così non si può distrug-gere il male con il male” (Lettera a Engelgardt, dicembre-gennaio 1882-83). A giudizio di Tol-stoj si tratta di una “legge metafisica” rigorosa ed incontrovertibile. Per eliminare il male occorre una forza di segno contrario: l’amore. Se si ag-giunge violenza a violenza, la somma totale della violenza non può che crescere. “La non resistenza al male – prosegue Tolstoj – è importante non solo perché l’uomo deve agire così per raggiunge-re la perfezione dell’amore, ma perché solo la non

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Bianialla 7a

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resistenza interrompe il male, assorbendo in sé lo neutralizza, gli impedisce di trasmettersi più lon-tano come succede inevitabilmente […] Il vero cristianesimo non consiste tanto nel compiere atti cristiani, ma nell’assorbire il male” (Diari, 12 giugno 1898). Un secondo punto-chiave è il metodo della non-partecipazione. Per eliminare ogni forma di violenza e oppressione politica, basta non parteciparvi, rifiutare il servizio mi-litare in polizia, rifiutare il giudice, l’avvocato, il politico, lavorare le terre altrui ecc. Ogni op-pressione, infatti, si fonda sulla complicità degli oppressi, come aveva scoperto La Boétie, l’amico di Montaigne, autore amato e più volte citato da Tolstoj (ritratto). Di fronte alla violenza occorre non reagire, ma ritirarsi e isolarla, limitandosi a condannarla davanti all’opinione pubblica; essa allora perderà forza, si esaurirà da sé. Veramente? Su questo è lecito un dubbio ragionato. Ma, a giudizio di Tolstoj, secondo la dottrina di Cristo […] Davanti all’insubordinazione del cristiano i governi sono disarmati […] Il cristiano non di-sputa con nessuno, non attacca nessuno, al con-trario sopporta la violenza con rassegnazione e libera in tal modo se stesso e il mondo” (Il Regno di Dio è in voi, cap. IX). Troppo bello e troppo semplice per essere vero.

Specialmente negli scritti degli ultimi anni, Tol-stoj torna ripetutamente su un altro principio-chiave per la lotta contro il male: “Verrà distrutto il male fuori di noi, solamente quando lo avre-mo distrutto in noi” (Tre giorni in campagna..., in Tutti i racconti, vol. II, p. 1241). Il male può toccarci solo se in un modo o nell’altro ne sia-mo partecipi. Con la sua tipica insistenza, Tol-stoj richiamerà spesso il tema dell’amore verso i nemici. Nella dottrina del Cristo, si tratta del principio più disatteso. A differenza dei pacifi-sti, Tolstoj non denuncia solo l’immoralità delle guerre, quale che sia la loro giustificazione, ma condanna con estrema coerenza ogni forma e tipo di violenza nei rapporti interpersonali quoti-diani. La sua lotta contro la violenza è pervasiva e totale. Essa ammonta, in essenza, a una metanoia radicale, la sola da cui si possa sperare l’avvento di una umanità rinnovata. Ma questa metanoia, questa conversione che ammonta a un autentico “rovesciamento”, spirituale e strutturale, in Tol-stoj prescinde dall’analisi della situazione storica specifica, si pone come il dono di un dio ignoto, appare come un compito tanto urgente quanto,

nella sua specificità, misterioso, legato a un “in-tervento provvidenziale”, metastorico.

Il pacifismo, soprattutto nella sua versione gan-dhiana, ha trovato da ultimo un critico asperri-mo, fino a sfiorare in qualche passo la faziosità dei provocatori, in Domenico Losurdo. Il critico commenta, con ovvio compiacimento, che a pa-rere di Winston Churchill, Gandhi era solo un “fachiro fanatico e asceta”; Losurdo nota che il “rifiuto delle armi” non è stato sempre una scelta coerente da parte del pacifismo. La considerazio-ne delle due etiche weberiane – dei “principi as-soluti” e delle “responsabilità operative” – avreb-be forse contribuito a una valutazione più equili-brata, ma Losurdo coinvolge anche direttamente Hannah Arendt solo perché, durante la seconda guerra mondiale, aveva riconosciuto la piena le-gittimità della resistenza armata ebraica contro il nazismo. Ma il pacifismo – e tanto meno la nonviolenza – non è rassegnazione all’ingiustizia. È, come scrisse Capitini, lotta continua e quoti-diana verso un domani sperabile.

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Già nel 1984 Johan Galtung scriveva che la sicurez-za non può essere fornita dalle armi offensive perché “sono percepite come una minaccia, a prescindere da qualsiasi motivazione pacifica, a causa delle loro capacità di distruzione; perché costituiscono un in-vito a lanciare colpi preventivi di rappresaglia”. La proposta che Galtung avanzava era il “transarmo”, passaggio progressivo dalla difesa offensiva alla di-fesa difensiva alla difesa non-militare. Modalità di difesa che si riferivano a un possibile attacco mi-litare al territorio, rispetto al quale cercavano un modello difensivo basato sulla minima distruttività. La difesa dalle minacce armate è stata anche a fon-damento delle ricerche italiane sulla difesa popolare nonviolenta (L’Abate, Salio, Drago) per resistere ad eventuali attacchi a territorio e Istituzioni.Questi temi animavano i movimenti per la pace degli anni ’80. Con l’abbattimento del muro di Berlino cambia lo scenario internazionale ed an-che i temi del pacifismo che, a partire dal ’91, sostanzialmente si dedica a protestare contro il ritorno sulla scena della guerra globale, iniziata nel Golfo persico e diventata ormai permanente.Il 1988 segnò il picco massimo di spese militari globali che, dopo qualche anno di rallentamento con la fine del blocco sovietico, ripresero a sali-re, ancora più velocemente, dopo l’11 settembre 2001. Oggi le spese militari globali hanno supe-rato quel picco con la cifra inaudita di 1.700 mi-liardi di dollari: un enorme potenziale bellico che non solo non difende dalla minaccia delle guerre, che dilagano ovunque, ma ha prodotto la nuova minaccia alla sicurezza di tutti: il terrorismo. Inol-tre le spese militari, pur sottraendo grandi risorse ai bilanci degi Stati, non servono ad affrontare i veri rischi che corre l’umanità i quali, secondo il Global Risk Report (curato dal Global Economic

Forum), nei prossimi 10 anni saranno mancanza di acqua, cambiamento climatico, migrazioni, ca-tastrofi naturali, carestie, instabilità sociale. Nes-suno di questi può essere affrontato militarmente.In questo delirio bellicista anche il nostro Paese fa la sua parte: siamo al ripudio della Costituzione anziché della guerra. Ne è un esempio il Piano na-zionale per la prevenzione del rischio sismico che per il 2016 autorizza una spesa di 44 milioni di euro, meno dei 64 milioni che il governo spende al giorno per la difesa militare! Ciò dimostra quan-to sia distorta l’idea di “difesa” nella quale persi-stono le scelte del governo: massicci investimenti pubblici in funzione di ipotetiche minacce esterne, derivanti da potenziali nemici, e solo residuali e insufficienti risorse per difendere i cittadini dagli effettivi rischi alla loro sicurezza, come il terremoto o i disatri idro-geologici. Oppure per le quasi ine-sistenti protezioni rispetto a minacce come la di-soccupazione, la povertà, l’inquinamento, la mala sanità. Non è un caso che nel 2015 la mortalità sia aumentata dell’11,3 % rispetto all’anno preceden-te (un’impennata che ha precedenti solo negli anni della guerra). Ciò significa che la preparazione del-la guerra contro i nemici provoca una guerra vera contro gli amici, i cittadini di questo Paese. Dun-que è necessario sottrarre allo strumento militare il monopolio della difesa e delle risorse, per ribadire culturalmente, affermare politicamente e orga-nizzare logisticamente un’altra idea e pratica della difesa. Bisogna cambiarne il paradigma aprendo-lo alla dimensione civile. È la consapevolezza alla base della proposta di legge per la difesa civile non armata e nonviolenta, che ha un orizzonte più am-pio della difesa popolare nonviolenta, assunta ed integrata in una prospettiva ulteriore, perché ha la pretesa di allargare l’ambito della difesa ad una molteplicità di minacce, non solo di proporre la difesa non armata ad un eventuale attacco milita-re. Si tratta della difesa della sicurezza dei cittadini e, contemporaneamente, della gestione delle con-troversie internazionali con strumenti e mezzi non militari, secondo quanto dispongono gli articoli 11 e 52 della Costituzione.

Le minacce alla sicurezzaLa prospettiva di una difesa nonviolenta

di Pasquale Pugliese*

* Segretario del Movimento Nonviolento

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10 | novembre-dicembre 2016

Ogni discussione sulla funzione difesa - an-che una proposta di difesa civile non armata che pone l’accento su metodi e mezzi alternativi come quelli nonviolenti - non può non porsi l’in-terrogativo: difesa nei confronti di che cosa? L’interrogativo è ancora più urgente da quando la fine della guerra fredda e la scomparsa dell’e-quilibrio bi-polare hanno mutato drasticamente i termini della relazione strategica. Per quanto la deterrenza nucleare tra Usa e Urss, fondata sulla reciproca distruzione assicurata (MAD), fosse pa-radossale (“paranoidea” lo definì il grande psica-nalista Franco Fornari) presentava un unico, ma rilevante, aspetto razionale: la condivisione del-le regole del gioco. Che la deterrenza nucleare fosse intrinsecamente irrazionale (esprimendo-si nella forsennata corsa tra la lancia e lo scudo, alla ricerca di tecnologie sempre più sofisticate e costose) non annullava la circostanza di essere condivisa da entrambi i contendenti. 

Oggi lo scenario è drasticamente cambiato. La perdurante (anche se non sappiamo ancora per quanto) supremazia strategica della superpotenza superstite Stati Uniti induce a descrivere il mon-do come unipolare ma, nello stesso tempo, non può impedire che il medesimo sia divenuto anche multicentrico, così che la forza militare e le aree di conflitto si sono moltiplicate a 360 gradi. Di più, sono cambiate la natura della relazione stra-tegica emergente (da simmetrica ad asimmetrica) e quella della minaccia (da strutturata a destrut-turata). Infatti l’irruzione sulla scena internazio-nale, l’11 settembre 2001, del terrorismo isla-mista rappresenta un salto di qualità di portata epocale, probabilmente superiore alla caduta del muro di Berlino e alla fine della guerra fredda. 

Naturalmente conflitti asimmetrici e relativo impiego in essi di mezzi non convenzionali sono sempre esistiti, in particolare in età contempora-nea. A partire dalle guerriglie animate da forze irregolari che si opponevano a eserciti regolari, inaugurate in età contemporanea in Spagna e in Austria contro il dominio napoleonico, il Nove-cento si è chiuso con attacchi che hanno avuto per protagonista il terrorismo a giustificazione politica; nazionalista in formazioni come l’Eta nei Paesi Baschi e l’Ira nell’’Irlanda del nord,  ov-vero a giustificazione ideologica (“rivoluziona-ria”) come le Brigate Rosse in Italia e la banda Baader-Meinhof in Germania. Si trattava tutta-via, pur nelle differenze tra i vari gruppi armati, di azioni che si sviluppavano all’interno di una logica che manteneva qualcosa in comune con gli Stati che andavano sfidando: la razionalità strumentale (da Weber definita “rispetto allo sco-po”). Anche quando aggredivano distruggendo e uccidendo, l’Ira, l’Eta, le Brigate Rosse, mante-nevano, sebbene reinterpetati arbitrariamente e grossolanamente stravolti, alcuni criteri della ra-zionalità strumentale, tra cui spiccavano l’eco-nomicità delle risorse e la (pretesa) significatività del bersaglio. Questi aspetti vanno dissolvendosi nelle odierne azioni del terrorismo a giustificazio-ne religiosa. Ciò pone seri problemi teorici e, so-prattutto, pratici ai responsabili politici e tecnici della sicurezza e della difesa, che per lo Stato ge-stiscono le relative politiche e sovrintendendono a forze armate, forze dell’ordine, intelligence. Ma da questi problemi non sono esentate neppure quelle istanze culturali e civili che, come i soste-nitori della proposta di legge per l’istituzione in Italia di un Dipartimento della difesa civile, non armata e nonviolenta, credono nella possibilità di forme alternative di prevenzione e gestione dei conflitti.

Dato che i conflitti esistono e, come sappiamo e vediamo intorno a noi, possono sprigionare forze distruttive nelle guerre e nelle attività ter-

Le minacce alla sicurezzaRipensare la difesa tra rischi e conoscenza

di Fabrizio Battistelli*

* Archivio Disarmo

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Azione nonviolenta | 11

roristiche, uno dei primi compiti che attendo-no i nonviolenti e i pacifisti (ma di fatto tutte le persone di buona volontà) è distinguere tra i possibili danni che incombono sulla collettività, non esclusi quelli di natura esterna e intenzio-nale, appunto definibili come minacce. Invece l’atteggiamento prevalente, talvolta per superfi-cialità, più spesso per tornaconto, è aumentare la confusione tra concetti che andrebbero tenuti rigorosamente distinti. Gli attori che dominano il discorso pubblico - i politici e i mass media - hanno come scopo quello di massimizzare i pro-pri interessi (elettorali gli uni, di audience i se-condi), per cui tendono a diffondere la strategia dell’allarme. Grazie alla strategia dell’allarme, tutto ciò che interviene a modificare lo status quo è una minaccia, specie se ha un’origine esterna (il caso dell’immigrazione è emblematico in questo senso). Viceversa, molti danni possono provenire dalle stesse decisioni “nostre” (o per meglio dire dei nostri governi), assunte teoricamente in buo-na fede e a fin di bene e comunque sotto quel “velo di ignoranza” che ne fa caratteristicamente dei rischi.  Questi ultimi sono fenomeni ambi-valenti, in quanto contengono in sè conseguenze che possono essere tanto positive quanto nega-tive. Talora altamente negative, come dimostra

Ulrich Beck nel suo libro La società del rischio, pubblicato sessanta giorni prima della catastro-fica avaria della centrale nucleare di Chernobyl. Un altro, e ancora più pertinente esempio, è rappresentato da decisioni politiche che, assunte per contrastare una minaccia vera o presunta, si sono rovesciate in minacce di inestimabile gravi-tà esse stesse (per restare nel campo occidentale: dal sostegno ai talebani in Afghanistan in chiave anti-sovietica, alla guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein in quanto complice del terrorismo in-ternazionale e detentore delle armi di distruzione di massa ecc., all’intervento militare in Libia per abbattere la dittatura di Gheddafi ecc.). Ovviamente per le élites politiche parlare di mi-nacce - e quindi esportare i problemi - è molto più facile che parlare di rischi, e quindi farsi ca-rico delle conseguenze delle proprie decisioni, a cominciare da quelle più costose, più aleatorie, più controverse. È dunque altrettanto evidente l’importanza che l’opinione pubblica si formi le sue idee e faccia sentire la sua voce. In questa pro-spettiva la chiarezza dei concetti è la condizione propedeutica, ma soltanto la conoscenza dei fat-ti e la capacità di iniziativa da parte dei cittadini costituiscono la leva in grado di prevenire i danni provocati dalle minacce così come dai rischi.

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12 | novembre-dicembre 2016

Il commercio mondiale dei maggiori sistemi di arma (mezzi corazzati, navi, aerei, artiglieria ecc.) nel 2015, secondo il SIPRI, è arrivato a 28,6 miliar-di di $, con un incremento significativo rispetto ai 17.7 del 2002. I primi dieci esportatori mondiali sono nell’ordine Usa (33%), Russia (25%), Cina e Francia (6%), Germania (5%), GB (4%), Spagna, Italia e Ucraina (3%) seguite dall’Olanda con il 2%: tutte insieme si spartiscono il 90% di un mercato nel quale India (14%), Arabia Saudita (7%), Cina (5%), Emirati Arabi Uniti e Australia (4%) si posi-zionano ai primi cinque posti come acquirenti. Il 25% delle importazioni mondiali di armi sono di-rette verso il Medio Oriente, dove l’import di armi è cresciuto del 61% tra il 2006-10 e il 2011-15. Pro-prio in quest’area “calda” l’Ue vi ha indirizzato nel 2014 quasi un terzo del suo export di armi (32%). Eppure le norme che cercano di porre un freno alle esportazioni verso le aree di conflitto sono nume-rose e a vari livelli. In Italia vigono la legge 110/75 sulle armi, munizioni ed esplosivi ad uso civile e la legge 185/90 sui materiali di armamento ad uso militare, a livello UE ne sono state adottate diverse nel tempo (Codice di Condotta 1998, Direttiva eu-ropea 2007 e Posizione comune 2008), mentre l’O-NU nel 2014 ha attivato l’Arms Trade Treaty ATT.La normativa italiana, sulla carta molto rigorosa, in particolare vieta l’export di armi a paesi in guer-ra, salvo delibere specifiche del governo dopo aver sentito il parere del Parlamento (art. 1, comma 6a). Analogamente si esprime agli art. 6 e 7 l’ATT, firmato e ratificato dall’Italia. Tuttavia, le esporta-zioni italiane sono balzate dai 3 agli 8 miliardi di euro tra il 2014 e il 2015: secondo i dati del SIPRI, parziali perché relativi sempre solo ai maggiori siste-mi d’arma (escluse le armi piccole e leggere, non-ché altri materiali) tra il 2010 e il 2015 1,4 miliardi

di euro si sono indirizzati verso il paesi del Medio Oriente e del Nord Africa (Turchia inclusa). In par-ticolare risultano in crescita le nostre esportazioni a EAU, Arabia Saudita, Oman, Bahrain, Egitto, Qa-tar, Marocco e Kuwait, tutti paesi aderenti alla coa-lizione impegnata nel conflitto nello Yemen contro gli Houthi. Se questo non bastasse, l’export italiano di armi piccole e leggere, munizioni ed esplosivi ad uso civile al Medio Oriente è passato dai 22 milioni € del 2013 ai 23 del 2014 sino ai 26 del 2015 (dati ISTAT).L’ONU non ha emesso alcun mandato per interve-nire in tale conflitto a nessuna coalizione o paese, mentre poi è stata approvata una Risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla situazione umanitaria nello Yemen, che invita-va i paesi membri a non fornire armi ai con-tendenti. Lo stesso Ministero degli Esteri afferma sul suo sito che vengono commesse “violazioni del diritto umanitario da ambe le parti coinvolte nello scontro armato”. Ciò nonostante, l’Italia ha forni-to armi e firmato contratti per ulteriori forniture verso diversi di loro. In particolare dal 2015 sta vendendo bombe RWM all’Arabia saudita, bom-be che sono utilizzate negli attacchi aerei nello Ye-men come ha dimostrato Amnesty International. Quest’anno è stato annunciato con soddisfazione il contratto per la vendita di 28 caccia Eurofighter  al Kuwait per valore di circa 8 miliardi, metà dei quali a favore di Leonardo/Finmeccanica. Nel giugno scorso, infine, nuovi contratti anche con il Qatar per la fornitura di mezzi navali e sistemi d’arma Leonardo/Finmeccanica e MBDA per cir-ca 5 miliardi di euro. Come si può vedere, nono-stante le leggi vigenti e i divieti connessi, le espor-tazioni di armi italiane (ed anche quelle UE) non sembrano assolutamente esserne condizionate, continuando ad indirizzarsi verso aree sempre più instabili e contribuendo in misura non irrilevante a quegli esodi di massa di popolazioni che fuggo-no dalle devastazioni di guerre sanguinose, cer-cando poi rifugio proprio sul vecchio continente e suscitando ondate di xenofobia incosciente delle responsabilità dei nostri governi.

Il commercio italiano di armamentinello scenario europeo e mondiale

di Maurizio Simoncelli*

* Rete della Pace

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Nel mio intervento ho cercato di rispondere alla seguente domanda: che relazione c’è tra la propo-sta di legge per la “difesa civile non armata e non-violenta” e l’esportazione italiana di armamenti? Innanzitutto la proposta di legge. A mio parere la proposta di legge va intesa come complementa-re e alternativa all’attuale modello di difesa. È complementare in quanto intende attuare l’art. 52 della Costituzione proponendo una difesa ci-vile, non armata e nonviolenta. Ma è anche al-ternativa ad un concetto di difesa che considera la difesa armata come unico ed esclusivo modello da attuare.Ma qual è l’attuale modello di difesa?. Sintetica-mente, possiamo far riferimento innanzitutto ad alcuni testi del Ministero della Difesa: “Quando, nel 1991, il Ministro della Difesa Virginio Rognoni illustrava il “nuovo” modello di Difesa [...] iniziava a farsi strada l’idea che la sicurezza dell’Italia doves-se essere garantita non più solo ai confini nazionali ma anche “proiettandola” in altri scenari, magari a migliaia di chilometri di distanza. Sempre più gli interessi nazionali concernenti la sicurezza si presen-tavano “delocalizzati”, alla stessa stregua di quelli economici, ponendo il problema della nostra presenza militare all’estero. Allo strumento militare nazionale si chiedeva un salto di qualità per adeguarsi al nuovo contesto geopolitico internazionale”. In questa direzione va anche il “Libro Bianco” della Difesa presentato lo scorso anno dalla Mi-nistra Pinotti. In esso, infatti, si legge che: “Il fine ultimo della politica nazionale di sicurezza inter-nazionale e difesa è la protezione degli interessi vi-tali e strategici dell’Italia”. Se la nostra proposta di legge vuole essere rilevante deve essere considera-ta a con pari dignità all’interno del “modello di

difesa”. La proposta di legge va posta all’atten-zione del parlamento e deve essere affrontata in sede di discussione del “Libro Bianco”.Veniamo alla questione delle esportazioni di armamenti. All’interno del capitolo del “Libro Bianco” sulle “Politiche industriali, d’innova-zione e scientifiche”, vi è un paragrafo dedicato a “L’industria della sicurezza e difesa” (260). In esso si legge che “L’industria della sicurezza e di-fesa costituisce un pilastro tecnologico, manifattu-riero, occupazionale, economico e di crescita senza eguali per il Sistema Paese”. Dentro tale sistema, la promozione delle esportazioni di sistemi mili-tari è considerata come “strategica” per il mante-nimento della nostra stessa industria militare. Il problema – che il Libro Bianco però non rileva affatto – è che da diversi anni l’industria italiana degli armamenti, al pari di quella di tutti i paesi dell’Unione europea per sostenersi punta prin-cipalmente ai mercati esteri. A tal proposito il “Comitato economico e sociale europeo” evidenzia che: “Non esiste un’impostazione strategica comu-ne”. Il risultato di questa politica è che le espor-tazioni di armamenti prodotti nei paesi dell’UE invece che alle politiche di sicurezza e difesa ri-spondono alle logiche di mercato, della necessità di “riequilibrare la bilancia commerciale” e alla volontà di auto-conservazione delle singole indu-strie militari.

Due conclusioni

1. Non è automatico che realizzando una “difesa civile, non armata e non violenta” si abbia un mi-glioramento del “modello di difesa”. Proponendo un modello alternativo dobbiamo perciò conti-nuare a criticare tutto ciò che va in senso contra-rio alla promozione della sicurezza e della pace. 2. In questo senso va visto il ruolo del proposto “Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo” che dovrà svolgere attività di ricerca anche “per la gra-duale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa”. Un compito quanto mai necessario e urgente.

Il commercio italiano di armamentipunta ai mercati esteri

di Giorgio Beretta*

* OPAL - Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa

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14 | novembre-dicembre 2016

Con la riforma del SCU approvata a Giugno 2016 e il successivo decreto legislativo in corso di stesura si può aprire una stagione inedita per i movimenti impegnati a promuovere la pace e la nonviolenza, una stagione in grado di realizzare alcune prospettive, per le quali generazioni di persone si sono battute da decenni e che stanno alla base della proposta di legge “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento del-la difesa civile non armata e nonviolenta”.Vorrei fare due premesse prima di entrare nel merito e avanzare alcune proposte.1. Tina Anselmi diceva che niente è acquisito per sempre e niente è donato. Questo è l’ap-proccio che caratterizza il lavoro della CNESC.2. A scanso di equivoci, chi parla nutre sano scetticismo sull’effettiva realizzazione delle po-tenzialità contenute in un testo di legge, soprat-tutto se scritto in modo superficiale, ma su un punto ho le idee chiare. Non voglio imputarmi (o sentirmi imputare) di non aver fatto tutto il possibile perché il risultato straordinario otte-nuto con il comma 1 dell’art. 8 venga realizzato.

Il comma citato dice: “È istituito il servizio civile universale finalizzato, ai sensi degli articoli 52, primo comma e 11 della Costituzione, alla dife-sa non armata e nonviolenta della Patria, nonché alla promozione dei valori fondativi della Repub-blica, anche con riferimento agli articoli 2 e 4, secondo comma, della Costituzione”.

Due sono gli obiettivi del contributo che vorrei portare:1) Proporre una serie di stimoli finalizzati alla costruzione di una programmazione del SCU nel piano triennale di cui parla l’art. 8 della

legge 106/2016, programmazione che agisca nello specifico su due settori in via di definizio-ne: educazione e promozione della cultura, con riferimento anche alla nonviolenza e a forme di difesa non armata, nonché dello sport (esem-pio di quella superficialità a cui facevo prima riferimento, ma vediamo adesso il lato positi-vo); promozione della pace tra i popoli e della nonviolenza, cooperazione allo sviluppo, non-ché promozione della cultura italiana all’estero e sostegno alle collettività di italiani all’estero.2) Programmazione che dia concretezza a quan-to indicato nell’art. 1, comma 3 della proposta di legge “Istituzione e modalità di finanziamen-to del Dipartimento della Difesa Civile non ar-mata e nonviolenta” di cui la Cnesc è una delle rete promotrici.

Dopo la stagione 1972-2004 del servizio civile degli obiettori di coscienza al servizio militare obbligatorio, anche la stagione iniziata nel 2001 con il Servizio Civile Nazionale, aperto a giova-ni uomini e donne, volontari da 18 a 28 anni sta giungendo al termine, per lasciare il passo al Servizio Civile Universale, disciplinato con l’Art. 8 della legge 106/2016 “Riforma del Ter-zo Settore, dell’Impresa Sociale e di disciplina del SCU”. La Cnesc ha attraversato tutte queste stagioni e siamo orgogliosi di aver sostenuto, nello scontro che c’è stato fra il 2014 e il 2016 sulle finalità e identità del SCU, la tesi che poi il Parlamento ha approvato, ma sappiamo per esperienza che ogni giorno va fatto un passo avanti coerente altrimenti tutto si vanifica. Per questo operiamo sia verso il Dipartimento che verso i nostro soci per richiamare a coerenza le norme e i comportamenti. Per questo siamo spesso critici verso alcuni atti del Dipartimento o di altre istituzioni.

I. Servizio Civile e protezione civile Nonostante i decenni di vita del servizio civile il suo rapporto con la protezione civile è quasi inesistente. Nell’ultima relazione a Parlamen-

Il Servizio civile nazionaleUn esercito di pace

di Licio Palazzini*

* Presidente CNESC

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to, relativa all’anno 2014, sui 14.637 volonta-ri in servizio in quel periodo, solo 231 erano impegnati nel settore della Protezione Civile, pari all’1,58% del totale; e guardando l’insieme delle organizzazioni socie della Cnesc sui quasi 19.000 posti richiesti con i progetti depositati lo scorso 21 ottobre, solo 203 sono in questo settore.Io mi concentro su una difficoltà che è insieme pratica, economica, simbolica. A livello simbo-lico, l’intervento del servizio civile in occasioni di emergenze, come i terremoti di queste set-timane, è quanto di più atteso e più rilevante ai fini dell’opinione pubblica. Ma per poterlo fare servono persone formate. E questo pone esigenze logistiche di residenzialità, di ospitali-tà, di inattività che sono problematiche, visto che i giovani del SCN hanno un contratto che li lega per 5 giorni a settimana alla sede di ser-vizio. Pone esigenze di convivenza duratura nel tempo, con regole alternative a quelle militari ma per le quali il servizio civile è impreparato. Servono risorse sia immobiliari che finanziarie. Negli Stati Uniti, all’interno della Corporation for National and Community Service (simil Di-partimento del SCN) ci sono i Civilian Con-servation Corps che hanno modalità e tipologie di organizzazione autonome. Hanno strutture militari ove risiedere, operare, formarsi, hanno alcuni istruttori che provengono da ruoli mili-tari. Non hanno fondi dal Pentagono. Avere in Italia questa componente del SCU è vitale e un test per tante istituzioni. Credo che abbiamo la maturità di proporre una pista di programma-zione e progettazione che possa impiegare ogni anno qualche migliaio di giovani a fianco delle istituzioni e dei volontari della Protezione Civi-le e farne una bandiera.

II. Servizio Civile e Corpi Civili di Pace all’estero È ormai evidente l’insabbiamento dell’emenda-mento Marcon alla Legge di Stabilità 2014, sia con i continui rinvii che con gli appesantimenti organizzativi ed economici richiesti dal Dipar-timento del SCN e dal MAECI. Dobbiamo at-trezzarci per dare e ottenere delle risposte.

III. Servizio civile, legalità e conflitti sociali e ambientali in ItaliaGià oggi alcuni progetti di SCN si muovono in questo ambito ma sono “nascosti” dalle defini-

zioni a cui dobbiamo riferirci quando presentia-mo i progetti. C’è quindi un piccolo potenziale prezioso perché contiene esperienze e suggeri-menti. Ma la prospettiva è ben più consistente. Nodi quali l’educazione alla legalità come uno dei modi “nonviolenti” per combattere la cri-minalità organizzata, la socializzazione in molte periferie, accanto a politiche giuste, quale modo per prevenire le periodiche esplosioni di violen-za e le quotidiane estraniazioni dalla vita sociale sono solo alcuni esempi di questa pista di lavoro che adesso è possibile far emergere alle luce del sole. Pensiamo all’impatto culturale di un SCU che in questa sua componente accetta la sfida di stare nei conflitti senza la logica della paura, ma con quella della soluzione.

IV. Servizio civile e il Novecento della non-violenza e dei movimentiIl contesto normativo apre la strada ad una pista di programmazione e progettazione che permetta di far emergere emergere a tappeto, attraverso le tante storie locali, le idee, le espe-rienze, gli scritti delle persone e dei movimenti che nel secolo delle due guerre mondiali, della Resistenza, del 1968, della legge 772/72 hanno fatto l’altra storia d’Italia. È una pista che può rendere molto più ricco il rapporto con il mon-do universitario e con quello della ricerca storia e sociale, oggi fermo alle lettere di partenariato e alla progettazione in proprio. Fra l’altro que-sta pista di lavoro può creare l’ambiente adatto per il lavoro dell’Istituto di ricerca sulla pace e il disarmo. Abbiamo una responsabilità verso i giovani di oggi e domani di lasciare tracce com-prensibili di questa storia.

In conclusione, un cenno ad una innovazione nel nostro modo di lavorare che è alla base di queste considerazioni. Siamo abituati (e siamo sta-ti spinti a) lavorare separati. Questa modalità andrà buttata nel cestino. Serviranno luoghi comuni fra più organizzazioni ove pensare i programmi triennali, individuare le specificità, mettere in comune risorse umane e strumentali. In conclusione oggi come non mai il servizio civile universale può essere esercito di pace. Ho cercato di indicare alcune strade concrete per tradurre in realtà i valori di cui siamo portatori.

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16 | novembre-dicembre 2016

Il servizio civile dentro la protezione civile è il mio lavoro quotidiano, che mi obbliga a farmi doman-de. Il servizio civile è uno straordinario strumento a disposizione del mondo adulto per trovare canali personalizzati di dialogo con i giovani. Chiunque di voi che frequenti persone del mondo della scuola sa che questo tema è di una difficoltà incredibile oggi. Le giovani generazioni danno l’impressione di an-darsene per la loro strada, di essere interessate ad altro. Noi ci ricamiamo sopra ai giovani, facciamo una fatica mortale a parlare con loro ma soprattutto a convincerli a parlare con noi. Il problema è che ve-niamo da una società che ha rotto sistematicamente i percorsi, i tragitti, le rotte in cui si passava da una generazione all’altra mantenendo un qualcosa di co-mune: abbiamo azzerato i meccanismi di passaggio. Se si dimentica che il servizio civile è una crescita nel fare insieme, fra persone di esperienze ed età di-verse, si perde il cuore di questo meccanismo. Dopo si apre lo spazio per tutte le strumentalizzazioni pos-sibili: la forza da lavoro giovane e fresca, entusiasta e che costa poco perché la paga lo Stato è sempre una facile tentazione. Un giovane non difende la patria per conto proprio, lo fa esattamente dentro i limiti e i confini dell’impegno dell’ente con cui lavora in difesa della Patria: se l’ente è impegnato, si sente di difendere la Patria, allora anche chi fa servizio civile difende la Patria. Da dove lo impara se non dagli adulti con i quali lavora?Poi c’è un altro problema secondo me molto im-portante ed è quello della fiducia sociale, cioè il modo in cui la società guarda alle proprie istitu-zioni, alle cose che succedono, alle forze che si organizzano e a come si comportano. Ci sono dei debiti di fiducia spaventosi.

Il servizio civile è forse uno dei canali più efficaci degli ultimi anni ed è stato impiegato in questi anni per ricordare la nonviolenza, per far conoscere Gan-dhi ai ragazzi e così via. Perché i corsi di formazio-ne obbligatori del servizio civile sono l’unico luogo in cui queste materie sono messe a disposizione di tutti, più ancora dell’educazione civica per capirci. Bisogna però anche accettare la sfida di passare di là, di arrivare ai contenuti: un giovane come la pensa la Patria? Che esperienze di vita comunitaria fa? Nella protezione civile c’è secondo me una delle forme di disonestà intellettuale degli ultimi decenni: il con-cetto di resilienza. La comunità resiliente è quella che subisce una batosta incredibile ma è capace di reagire e di risorgere. L’abbiamo inventata dopo trent’anni in cui la politica e l’economia insieme hanno distrutto tutto ciò che c’era di riferimento ad una dimensione collettiva. Una delle prime cose che il servizio civile può dare per il senso della pace è insegnare ai ragazzi a dire “Noi”, a dare una di-mensione collettiva, ad insegnare a lavorare con al-tri, a riconoscersi in obiettivi che non sono solo per-sonali. Bisogna arrivare a dire “qual è il sistema di relazioni che fa Patria?”. Su questo si può lavorare.Ultimo punto. Gli enti, gli adulti che fanno servizio civile dovrebbero essere la task force del-le competenze della vita collettiva buona. Tutti dovremmo essere nelle condizioni di dire che gli enti che hanno fatto servizio civile sono i depo-sitari del metodo, sanno come si fa a raggiungere gli obiettivi che gli enti locali propongono. Nes-suno verrà mai a disturbarci se faremo i convegni fra noi per dire quanto siamo bravi. Verranno molto più spesso e cominceranno a farlo sempre di più quando noi produrremo fatti di aggrega-zione, di soluzioni ai problemi, di inizio di per-corsi condivisi. Mi auguro che gli enti sappiano superare i drammi della propria storia per avere il coraggio di buttarsi in una storia che deve diven-tare molto più collettiva. È una stagione di co-progettazione, di dialogo fra adulti che cercano di disegnare il futuro che intendono proporre ai giovani. Con questa strada otterremmo un risul-tato significativo.

La protezione civileUn esercito di pace

di Giovanni Bastianini *

* Dipartimento Nazionale della Protezione Civi-le e Presidente della Consulta Nazionale del Ser-vizio Civile

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Azione nonviolenta | 17

MIL€X è un’iniziativa indipendente (lanciata con la collaborazione del Movimento Nonviolento nell’ambito delle attività di Rete Italiana per il Disarmo e finanziata da donazioni private), ispi-rata a princìpi di neutralità politica e obiettività scientifica. MIL€X svolge un servizio pubblico di raccolta, analisi e diffusione di dati e informa-zioni per contribuire ad accrescere la consapevo-lezza dei cittadini, dei loro rappresentanti nelle istituzioni, degli operatori dell’informazione e degli attivisti sociali, in modo da rendere possi-bile un cosciente e informato controllo democra-tico su questa delicata materia per scongiurare i rischi derivanti da un’eccessiva influenza della lobby militare-industriale. Il ministro della Dife-sa, Roberta Pinotti, ha recentemente dichiarato che negli ultimi dieci anni la difesa ha subito un taglio del 27 per cento e che, pertanto, nuove riduzioni sono impensabili. Un quadro molto diverso rispetto a quello che emerge dalle antici-pazioni del primo rapporto annuale MIL€X sulle spese militari italiane.

MIL€X ha elaborato una nuova e accurata me-todologia di calcolo delle spese militari italia-ne, togliendo dal conteggio le spese della Difesa per funzioni non militari (Carabinieri per ordi-ne pubblico e tutela ambientale, considerando solo i Carabinieri in funzione di polizia militare e quelli che partecipano alle missioni militari) e aggiungendo quelle per le privilegiate pensioni del personale militare a riposo pagate dall’INPS, quelle per le missioni militari all’estero a in pa-tria pagate dal Ministero dell’economia e delle finanze e soprattutto quelle dei nuovi armamenti pagati dal Ministero dello sviluppo economico.

Nell’ultimo decennio le spese militari italiane sono cresciute del 21 per cento (del 4,3 per cen-to in valori reali) salendo dall’1,2 all’1,4 % del PIL (non l’1,1 % dichiarato dalla Difesa). L’an-damento storico evidenzia una netta crescita fino alla recessione del 2009 con i governi Berlusconi III e Prodi II, un calo costante negli anni post-crisi del quarto governo Berlusconi, una nuova forte crescita nel 2013 con il governo Monti, una flessione con Letta e il primo anno del governo Renzi e un nuovo aumento negli ultimi due anni.

L’Italia nel 2017 spenderà per le forze armate almeno 23,4 miliardi di euro (64 milioni al giorno), più di quanto previsto nei documen-ti programmatici governativi dell’anno scorso. Ancora molto elevati i costi per il personale. Si registrano forti aumenti per le spese dell’opera-zione ‘Strade Sicure’ (da 80 a 120 milioni), del trasporto aereo di Stato (per il costo dell’A340 della Presidenza del Consiglio) e soprattutto per l’acquisto di nuovi armamenti (un quarto della spesa militare totale, +10 % rispetto al 2016) pa-gati in maggioranza dal Ministero dello sviluppo economico (che il prossimo anno destinerà al comparto difesa l’86 % dei suoi investimenti a sostegno dell’industria italiana). Si evidenzia la stretta relazione tra questo meccanismo di in-centivi pubblici all’industria militare nazionale (oltre 50 miliardi di euro di incentivi MISE ai programmi della Difesa negli ultimi 25 anni su iniziativa di governi di tutti i colori) e l’elevato costo dei programmi di acquisizione armamen-ti (5,6 miliardi nel 2017, 15 milioni al giorno). Programmi giustificati gonfiando le necessità stesse (come nel caso del numero degli aerei da sostituire con gli F-35 o delle navi da rimpiaz-zare con le nuove previste dalla Legge Navale) e ricorrendo alla retorica del ‘dual use’ militare-ci-vile (come nel caso della nuova portaerei Trieste presentata come nave umanitaria, e delle fregate FREMM 2 presentate come unità per soccorso profughi e tutela ambientale).

La difesa militare oggi: aspettative, limiti, costiIl primo rapporto indipendente sulle spese militari italiane

di Enrico Piovesana* e Francesco Vignarca**

* MIL€X - Osservatorio sulle spese militari italiane** Rete Italiana Disarmo

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18 | novembre-dicembre 2016

È un ottimo segnale che la legge di iniziativa po-polare per la difesa civile non armata e nonvio-lenta preveda l’istituzione di un Centro di ricerca incaricato di trattare questi temi. In questo modo l’Italia si adeguerebbe a una tendenza storica in molti Paesi: la realizzazione di centri di ricerca di respiro nazionale, nata nel nord Europa con il PRIO in Norvegia e il SIPRI in Svezia. Questi centri di ricerca possono assumere forme diver-se: negli Stati Uniti lo United States Institute for Peace (USIP) è emanazione del Congresso, in altri paesi si tratta di centri ricerca universitari (HSFK in Germania), o retti da fondazioni.

La ricerca e gli studi sulla pace in Italia sono stati portati avanti, a partire dagli anni ottanta da una serie di piccole organizzazioni indipendenti: il Centro Sereno Regis di Torino, fondato nel 1982 su iniziativa del MIR e del Movimento Nonvio-lento, e animato per molti anni dal compianto Nanni Salio; l’Archivio Disarmo e il Centro Stu-di Difesa Civile (CSDC) di Roma, l’Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (UNIP) di Rovereto, attivo fino ai primi anni duemila e prima ancora la Segreteria Scien-tifica della campagna nazionale per la Difesa Po-polare Nonviolenta. In ambito universitario sono stati gli atenei toscani ad essere tra i più attivi, creando – su impulso di Enrico Cheli – anche un centro interuniversitario di ricerca (CIRPAC), attivo tra il 2006 e il 2012.

L’esperienza odierna degli studi per la pace in Italia non può però essere compresa senza tenere conto del contesto dell’università e della ricerca. A partire dalla crisi finanziaria del 2008, i governi

che si sono succeduti hanno deciso di diminuire in maniera sostanziale le risorse destinate all’uni-versità. Inoltre, è stato deciso il blocco parziale e in alcuni casi totale per nuove assunzioni. Questo ha significato una diminuzione netta del perso-nale e l’impossibilità di accedere al sistema per le nuove generazioni di ricercatori. In questo qua-dro generale si inserisce la problematica degli stu-di sulla pace. Per la sua natura interdisciplinare, la peace research soffre in Italia anche per le mar-cate divisioni tra discipline, che sono state rese se possibile più rigide dalle regole per la selezione dei docenti universitari definite dalla cosiddetta “riforma Gelmini” e dall’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario (ANVUR).Con la riforma del “3+2”, ovvero l’introduzio-ne di due cicli separati di studi, è stato possibile anche per l’azione di lobby della peace research italiana, nella ridefinizione dei percorsi universi-tari venne definita la classe di laurea 35 (poi 37): “Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace”. Nel corso degl’anni, però, l’offerta for-mativa riconducibile alla peace research si è molto ridotta: solo l’Università di Pisa offre ancora un ciclo completo (laurea triennale e magistrale) in Scienze per la Pace. All’Università di Firenze gli studi sulla pace sono una componente di un per-corso interdisciplinare che unisce anche la coope-razione allo sviluppo.

Sul versante della didattica, nonostante le diffi-coltà, l’interesse degli studenti non è mai venuto meno, e i numeri delle immatricolazioni ai corsi di laurea di Firenze e Pisa sono anche quest’anno positivi. In questo contesto, è molto importante continuare a portare avanti la tradizione italiana di una ricerca per la pace all’interno di organiz-zazioni della società civile, e lavorare all’istitu-zionalizzazione di un centro di ricerca “policy oriented”, diminuendo la dipendenza dal mondo universitario.

Per il futuro sono cruciali quattro aspetti: quali-tà, filiera, continuità e piccoli spazi. Innanzitutto

La ricerca e gli istituti per la pace nell’esperienza italiana

di Giovanni Scotto* e Bernardo Venturi**

* Università di Firenze** Centro Studi Difesa Civile

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Azione nonviolenta | 19

la qualità. Ricerca e proposta formativa devono essere qualitativamente elevate e ben collegate alla dimensione professionale della prevenzione dei conflitti e del peacebuilding. Come noto, la buona volontà non è sufficiente, ma non lo sono neppure i valori in sé. Per avere un impatto sui processi di pace o per coinvolgere le società civi-li in modo efficace servono analisi accurate delle cause e degli effetti dei conflitti, strumenti accu-rate, procedure verificate, ecc. In secondo luogo, formazione e ricerca per la pace devo essere organizzati in un’ampia filiera. Abbiamo visto come l’esperienza italiana ha at-tualmente una sola università che offra un cor-so di laurea triennale e uno magistrale nei peace studies; e quella sede non manca di difficoltà. Si pensi che, a nostro avviso, per costituire una filie-ra oltre a un corso triennale e a quello magistrale andrebbero unite almeno una scuola di dottorato e borse post-dottorato, in modo da preparare fu-turi ricercatori o avere la preparazione e le capaci-tà per vincere finanziamenti internazionali.

Un’altra mancanza significativa dei peace studies nella Penisola è la continuità. Troppe esperien-ze formative, accademiche e non, nascono e si concludono in pochi anni. Non si riesce così a capitalizzare l’investimento iniziale in termini di progettazione e risorse, la qualità rimane a mac-chia di leopardo e non si contribuisce a creare la filiera di cui sopra. Ultimo punto: delineato questo spaccato non certamente positivo, come muovere i prossimi passi? Il nostro suggerimento è di agire in picco-li spazi. Nelle università e nei centri di ricerca, cercando e creando spazi stretti, come parti di ri-cerche, scambi orizzontali, corsi, ecc. Temi come la prevenzione della radicalizzazione violenta, lo sviluppo o la sicurezza umana possono essere “terreni di mezzo” nei quali far crescere ricerche per la pace e per dare spazio alla prevenzione o a strumenti civili di gestione delle crisi. Il tutto tenendo più che aperta la porta dello scambio alla pari e del dialogo con chiunque lavori con trasparenza, professionalità e onestà intellettuale.

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20 | novembre-dicembre 2016

Mentre il Servizio Civile può essere una palestra di formazione popolare per l’intervento non-violento nei conflitti, se vogliamo un sistema di difesa alternativa che produca un impatto sulle dinamiche di conflitto è necessario costi-tuire Corpi civili di Pace (CCP) con un’altra collocazione istituzionale. A questo fine la cam-pagna “Un’altra difesa è possibile” propone un Dipartimento apposito. Mentre per il Servizio Civile è sufficiente la funzione di formare e sostenere i giovani come attori di pace, i CCP devono affrontare la prova dell’efficacia, usando criteri di valutazione dell’impatto radicalmente diversi dall’apparato militare. Talvolta è difficile crederlo, ma i CCP funzionano anche in situa-zioni di violenza estrema, come nel conflitto che contrappone oggi in Iraq tante fazioni politico militari e Daesh. La gente ci chiede scherzan-do se intendiamo mandare i CCP davanti alle bandiere nere di Daesh, ma è proprio quello che auspicano tanti iracheni. Associazioni ed enti locali in Iraq chiedono formazione e soste-gno per costituire Comitati Locali per la Pace, perché senza lavorare sui conflitti sottostanti la liberazione militare da Daesh rischia di portare ad una guerra civile. Tale formazione e il soste-gno ad un’infrastruttura di pace locale sarebbe la funzione dei CCP, operazione che in quel contesto Un ponte per… ha già avviato in quat-tro distretti del governatorato di Mosul con il sostegno di UNDP.

Quali potrebbero essere i pilastri dei CCP?• invio di professionisti e volontari, adeguata-

mente formati;• intervento su richiesta della società civile loca-

le, secondo principi di non ingerenza, propo-nendo l’uso di vari strumenti e metodologie e sostenendo la capacità delle forze locali di ge-nerare soluzioni;

• adozione di metodologie nonviolente anche nei processi decisionali all’interno dei CCP;

• non collaborazione con gli eserciti, come riba-dito nei suoi criteri dal Tavolo Interventi Civili di Pace, e non intervento in contesti dove fosse necessaria la scorta armata, perché nella mag-gior parte dei casi la popolazione civile può garantire la sicurezza degli operatori interna-zionali;

• adozione di uno stile di vita semplice, simile a quello della popolazione locale, per raggiunge-re quella prossimità e ottenere quel rispetto che è necessario per lavorare assieme su dinamiche molto sensibili, come il superamento del trau-ma post-conflitto.

Un pilastro trasversale, di cui dovremmo tener conto nella generale architettura della difesa alternativa, è l’equità di genere e un impegno concreto per favorire maggiore partecipazione delle donne all’elaborazione di processi di pace, alla riflessione sulla sicurezza e quindi alla pro-gettazione di un’altra difesa, come impone la Ris. 1325 dell’ONU.

Quali le funzioni dei CCP? • Peacekeeping, per prevenire episodi di violenza

e scontri armati tramite la presenza di operatori internazionali e accompagnamento nonviolen-to degli attori locali;

• Peacemaking, per sostegno dal basso ai proces-si di pace, ad esempio tramite Comitati Locali per la Pace in cui vengono pattuiti micro-ac-cordi di pace rispetto ai conflitti locali;

• Peacebuilding, per lavorare sulle radici del con-flitto e generare processi di riconciliazione, guarigione dal trauma, integrazione e riabilita-zione degli ex combattenti, ma anche piattafor-me e reti per creare coerenza tra gli interventi di pace di vari attori sul campo.

Corpi civili di pacein Italia e all’estero

di Martina Pignatti Morano*

* Referente Tavolo Interventi Civili di Pace e Presidente Un ponte per…

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Azione nonviolenta | 21

Nella preparazione dell’indice dell’ultimo triennio sono stati mantenuti in linea di massima i criteri già utilizzati in passato: gli argomenti e i sotto argo-menti sono in ordine alfabetico, mentre l’ordine in-terno a ciascuna voce è cronologico. Gli articoli che riguardano temi diversi sono stati riportati più vol-te alle rispettive voci. Ricordiamo che l’indice di An degli anni 1990-91 è stato pubblicato sul numero 12/91, quello degli anni 1992-93-94 sul numero 12/94, quello degli anni 1995-96-97 sul numero 12/97, quello degli anni 1998-99-2000-01 sul numero 12/2001, quello degli anni 2002-03-04-05 sul numero 1-2/2006, quello degli anni 2006-07-08-09 sul numero 1-2/2010, quello degli anni 2010-11 sul numero 1-2/2012, quello degli anni 2012-13 sul numero 12/2013 e quello 2014-15-16 su questo numero di novembre-dicembre 2016.Nel sito www.azionenonviolenta.it è contenuto l’Archivio rivista dei numeri di Azione nonviolen-ta, con possibilità di ricerca per parola chiave.

AREA NONVIOLENTA

“AZIONE NONVIOLENTA”- Azione nonviolenta entra in Arena, Mao Valpiana, 1 -

2 - 3 - 4/2014, p. 3- L’invito a tutti per la festa di compleanno. Dieci lustri di

nonviolenza, Mao Valpiana, 5 - 6/2014, p. 3- Nonviolenza e dialogo. Capitini, Calogero, Cadogan in

Azione nonviolenta marzo - aprile 1964, Aldo Capiti-ni, 5 - 6/2014, pp. 4 - 14

- Siamo tutti complici. Editoriale del numero di novem-bre - dicembre 1969 di Azione nonviolenta, firmato dal direttore, Pietro Pinna, 5 - 6/2014, pp. 16 - 19

- Difesa e dissuasione. Editoriale del numero di luglio/agosto 1980 di Azione nonviolenta, firmato dal diretto-re, Matteo Soccio, 5 - 6/2014, pp. 20 - 21

- La naja è morta! Viva l’obiezione! Editoriali dei numeri di marzo 1999 e novembre 2000 di Azione nonviolenta, fir-mati dal direttore, Mao Valpiana, 5 - 6/2014, pp. 22 - 23

- Archiviato il 2014, il 2015 è tutto da scrivere, Mao Valpiana, 11 - 12/2014, p. 3

- Il nostro lavoro prosegue. Care lettrici e cari lettori, Mao Valpiana, 11 - 12/2015, p. 3

CAMPI ESTIVI E CORSI DI FORMAZIONE- Vivere la nonviolenza. Una settimana di condivisione e

formazione, 3 - 4/2016, pp. 23 - 26

DIBATTITO PRECONGRESSUALE- Introduzione alle commissioni congressuali. Queste le

linee guida che i partecipanti al Congresso MN hanno potuto leggere prima dell’inizio dei lavori, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 26 - 27

MOVIMENTO NONVIOLENTO - Relazione introduttiva al XXIV° Congresso nazionale

del MN Presidenza Segreteria, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 18 - 25

- Mozione politica generale approvata dal XXVI° Con-gresso Nazionale del Movimento Nonviolento, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 28 - 35

- Dopo il Congresso MN. Politica nonviolenta, disarmo unilaterale e difesa civile, Mao Valpiana, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 36 - 38

- La violenza di genere come fenomeno sociale, Elena Buc-coliero e Caterina Del Torto, 7 - 8/2014, pp. 8 - 11

- Siamo in marcia per la pace e la nonviolenza. Il Movimen-to Nonviolento sulla non - adesione alla Perugia - Assisi, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, pp. 23 - 24

- Movimento Nonviolento: “I nostri passi di pace”, Movi-mento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 25

- 2 ottobre 2014: Giornata Internazionale della Nonvio-lenza, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 26

- 4 novembre 2014: non festa, ma lutto. Ogni vittima ha il volto di Abele, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 27

- Matite temperate e fucili spezzati, Movimento Nonvio-lento, 1 - 2/2015, p.23

- Disobbedienti per amore della Legge. Dall’obiezione fiscale alla difesa nonviolenta, Paolo Bertezzolo, 3 - 4/2015, pp. 20 - 22, 27 – 29

- Riportare a casa i marò nel nome di Gandhi?, Movi-mento Nonviolento, 3 - 4/2015, p. 26

- Il Mediterraneo e l’Europa: cosa si poteva fare…, Ale-xander Langer, 7 - 8/2015, pp. 36 – 37

- Nonviolenza o barbarie. 2 ottobre 2015, Giornata in-ternazionale della nonviolenza, 9 - 10/2015, p. 23

- Ed eccola qui la guerra: ora, nonviolenza o barbarie!, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2015, p. 23

- Sindaco nonviolento. La città di Messina ha bisogno di acqua e di verità. Il Governo invia l’esercito e diffonde menzogne, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2015, p. 24

Indice di Azione nonviolentaanni 2014 - 2015 - 2016

a cura di Nicola Amoruso, Chiara Madeddu, Alicia Galvani, Caterina Del Torto

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22 | novembre-dicembre 2016

- Un’azione nonviolenta esemplare per fermare il treno della morte, Mao Valpiana, 1 - 2/2016, pp. 38 - 39

- Una vittoria della nonviolenza. Una vittoria dell’uma-nità, Peppe Sini, 1 - 2/2016, p. 40

- Dobbiamo dire NO alla guerra ed essere duri come Piero. Pietro Pinna 1927 - 2016, Mao Valpiana, 3 - 4/2016, pp. 3, 47

- Vivere la nonviolenza. Una settimana di condivisione e formazione, 3 - 4/2016, pp. 23 - 26

- La nascita del G.A.N. raccontata dal suo principale pro-tagonista, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 4 - 6

- Dimostrazioni pubbliche e polizia. Le prime riflessioni del Movimento, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 8 - 11

- Scontri e incontri. La costituzione e la disobbedienza civile, Mao Valpiana, 5 - 6/2016, p. 22

- 2 giugno: festa della Repubblica (che ripudia la guerra), Movimento Nonviolento, 5 - 6/2016, pp. 23 - 24

- Una riflessione aperta dopo il Convegno. Punti comuni di azione e condivisione, Rocco Pompeo, 5 - 6/2016, pp. 30 - 31

- Senza offesa. Strategie di opposizione nonviolenta. Mo-stra e installazione a cura del Movimento Nonviolento, Movimento Nonviolento, 7 - 8/2016, pp. 23 - 26

- Seminario internazionale sulla nonviolenza. Storia di un eccezionale ritrovamento archivistico del 1963, An-drea Maori, 7 - 8/2016, pp. 36 - 40

- Il Movimento Nonviolento sulla Marcia Perugia-Assisi 2016, Movimento Nonviolento, 9 - 10/2016, pp. 23 - 25

- 4 dicembre, Referendum costituzionale: le ragioni del Movimento Nonviolento, Movimento Nonviolento, 9 - 10/2016, pp. 25 - 26

- La nostra piccola economia, Piercarlo Racca, 11-12/2016, p. 47

CAMPAGNA UN’ALTRA DIFESA È POSSIBILE

CAMPAGNA PER IL DISARMO E LA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA- Azione nonviolenta entra in Arena, Mao Valpiana, 1 -

2 - 3 - 4/2014, p. 3- In Arena contro tutte le guerre. Il popolo della pace per la

nonviolenza attiva, Alex Zanotelli, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 4 - 5

- Un “atto che la pace esige”. Campagna per il disarmo e la difesa civile, Pasquale Pugliese, 1 - 2 -3 - 4/2014, pp. 6 - 9

- Dopo il Congresso MN. Politica nonviolenta, disarmo unilaterale e difesa civile, Mao Valpiana, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 36 – 38

- Dietro le quinte di Arena di pace e disarmo, Mao Val-piana, 5 - 6/2014, pp. 32 - 33

- Campagna per il disarmo e la difesa civile non armata e nonviolenta, 5 - 6/2014, p. 46

- Un’altra difesa è possibile. Civile, non armata, nonvio-lenta, Mao Valpiana, 9 - 10/2014, pp. 3 - 5

- Se vuoi la pace difendi la pace. Le ragioni della Campa-gna “Un’altra difesa è possibile” se ci crediamo, Pasquale Pugliese, 9 - 10/2014, pp. 6 - 7

- Per cambiare il corso della storia, le alternative nonvio-

lente esistono. La difesa civile è una riforma necessaria, Sergio Bassoli, 9 - 10/2014, pp. 10 - 11

- Proposte concrete per attuare la (vera) difesa della patria. Favorire la partecipazione di persone ed organizzazioni, Francesco Vignarca, 9 - 10/2014, p. 12

- Le armi non ci difendono ma abbiamo bisogno di garan-zie. Sbilanciamoci! Perché “Un’altra difesa è possibile”, Grazia Naletto, 9 - 10/2014, pp. 14 – 15

- Un’altra difesa è possibile, se davvero lo vogliamo. Una nuova stagione di protagonismo dei cittadini, Enrico Maria Borrelli, 9 - 10/2014, p. 16

- Costituzione dei comitati locali promotori, 9 - 10/2014, p.26

- Proposta di Legge di iniziativa popolare. “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Di-fesa civile, non armata e nonviolenta”, 9 - 10/2014, pp. 28 - 30

- Vademecum per la raccolta delle firme a sostegno della Proposta di Legge di iniziativa popolare. “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta”, Campagna Un’altra difesa è possibile (a cura di),9 - 10/2014, pp. 31 - 35

- Siamo in marcia per la pace e la nonviolenza. Il Mo-vimento Nonviolento sulla non - adesione alla Perugia - Assisi, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, pp. 23 - 24

- La forza preziosa dei piccoli gruppi. L’aggiunta nonvio-lenta alla Campagna Difesa Civile, Pasquale Pugliese, 11 - 12/2014, p. 45

- La campagna scrive al Presidente Mattarella, Campa-gna “Un’altra difesa è possibile”, 1 - 2/2015, p.26

- Facciamo pace con la difesa. La Campagna prosegue, Mao Valpiana, 3 - 4/2015, p. 3

- Le radici affondano nella Costituzione. La difesa civile si basa sugli articoli 11 e 52, Daniele Lugli, 3 - 4/2015, pp. 8 – 11

- Disobbedienti per amore della Legge. Dall’obiezione fiscale alla difesa nonviolenta, Paolo Bertezzolo, 3 - 4/2015, pp. 20 - 22, 27 – 29

- Depositata alla Camera dei Deputati la Legge di ini-ziativa popolare per la Difesa civile, non armata e non-violenta, Campagna “Un’altra difesa è possibile”, 5 - 6/2015, p. 23

- Un’altra difesa possibile come fondamento della nostra Repubblica, Campagna “Un’altra difesa è possibile”, 5 - 6/2015, p. 24

- La difesa civile entri nel dibattito parlamentare e sia avviato l’iter legislativo, Campagna “Un’altra difesa è possibile”, 5 - 6/2015, p. 25

- Nonviolenza o barbarie. 2 ottobre 2015, Giornata in-ternazionale della nonviolenza, 9 - 10/2015, p. 23

- 100 anni dopo: basta guerre! Un’altra difesa è possibile. 4 novembre 2015: non festa, ma lutto, 9 - 10/2015, pp. 24 – 25

- Sindaco nonviolento. La città di Messina ha bisogno di ac-qua e di verità. Il Governo invia l’esercito e diffonde men-zogne, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2015, p. 24

- Abolire la miseria. Sulle orme di Ernesto Rossi, a cura di Daniele Taurino, 11 - 12/2015, p. 22

- Ai Comitati regionali, ai comitati provinciali, ai grup-pi promotori. La Campagna prosegue. Novità e Auguri,

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23 azione nonviolentanovembre-dicembre 2016

Documenti della Nonviolenza in cammino

1. All’inizio di questo nuovo anno porgo i miei sinceri auguri di pace ai popoli e alle nazioni del mondo, ai Capi di Stato e di Governo, nonché ai responsabili delle comunità religiose e delle varie espressioni della società civile. Auguro pace ad ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinché l’immagine e la somiglianza di Dio in ogni persona ci consentano di ricono-scerci a vicenda come doni sacri dotati di una dignità immensa. Soprattutto nelle situazioni di conflitto, rispettiamo questa «dignità più profonda» e facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita.Questo è il Messaggio per la 50ª Giornata Mondiale della Pace. Nel primo, il beato Papa Pa-olo VI si rivolse a tutti i popoli, non solo ai cattolici, con parole inequivocabili: «È finalmente emerso chiarissimo che la pace è l’unica e vera linea dell’umano progresso (non le tensioni di ambiziosi nazionalismi, non le conquiste violente, non le repressioni apportatrici di falso ordine civile)». Metteva in guardia dal «pericolo di credere che le controversie internazionali non siano risolvibili per le vie della ragione, cioè delle trattative fondate sul diritto, la giustizia, l’equità, ma solo per quelle delle forze deterrenti e micidiali». Al contrario, citando la Pacem in terris del suo predecessore san Giovanni XXIII, esaltava «il senso e l’amore della pace fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà, sull’amore». Colpisce l’attualità di queste parole, che oggi non sono meno importanti e pressanti di cinquant’anni fa. In questa occasione desidero soffermarmi sulla nonviolenza come stile di una politica di pace e chie-do a Dio di aiutare tutti noi ad attingere alla nonviolenza nelle profondità dei nostri sentimenti e valori personali. Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Quando sanno resistere alla tentazione della vendetta, le vittime della violenza possono essere i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre deci-sioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme.

Un mondo frantumato2. Il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Non è facile sapere se il mondo attualmente sia più o meno violento di quanto lo fosse ieri, né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che caratterizza la nostra epoca ci rendano più consapevoli della violenza o più assuefatti ad essa.In ogni caso, questa violenza che si esercita “a pezzi”, in modi e a livelli diversi, provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli: guerre in diversi Paesi e continenti; terrorismo, crimi-

In preparazione della cinquantesima Giornata mondiale della pace, che si celebra il primo gennaio 2017, Papa Francesco ha redatto il messaggio “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”. Ci pare un testo particolarmente significativo, che va oltre l’ambito cattolico, importante per i suoi contenuti e per l’autorevolezza della fonte. Riteniamo perciò utile pubblicarlo, anche pensando alle parole profetiche di Aldo Capitini, che nel libro In cammino per la pace, del 1961, scrisse: “Quando tra il popolo più umile, e tanto importante, dell’Italia si arrivasse a mettere il ritratto di Gandhi in chiesa tra i santi, avremmo quella riforma religiosa che l’Italia aspetta dal Millecento, da Gioacchino da Fiore”. Forse un passo in quella direzione è stato compiuto.

La nonviolenza: stile di una politica per la pace

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24 azione nonviolentanovembre-dicembre 2016

Documenti della Nonviolenza in cammino

nalità e attacchi armati imprevedibili; gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta; la devastazione dell’ambiente. A che scopo? La violenza permette di raggiungere obiettivi di valo-re duraturo? Tutto quello che ottiene non è forse di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi “signori della guerra”?La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiché grandi quantità di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, può portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti.

La Buona Notizia3. Anche Gesù visse in tempi di violenza. Egli insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive» (Mc 7,21). Ma il messaggio di Cristo, di fronte a questa realtà, offre la risposta radicalmente positiva: Egli predicò instancabilmente l’amore incondi-zionato di Dio che accoglie e perdona e insegnò ai suoi discepoli ad amare i nemici (cfr. Mt 5,44) e a porgere l’altra guancia (cfr. Mt 5,39). Quando impedì a coloro che accusavano l’adul-tera di lapidarla (cfr. Gv 8,1-11) e quando, la notte prima di morire, disse a Pietro di rimettere la spada nel fodero (cfr. Mt 26,52), Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l’inimicizia (cfr. Ef 2,14-16). Perciò, chi accoglie la Buona Notizia di Gesù, sa riconoscere la violenza che porta in sé e si lascia guarire dalla misericordia di Dio, diventando così a sua volta strumento di riconci-liazione, secondo l’esortazione di san Francesco d’Assisi: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori».Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza. Essa – come ha affermato il mio predecessore Benedetto XVI – «è realistica, perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo “di più” viene da Dio». Ed egli aggiungeva con grande forza: «La nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della “rivoluzione cristiana”». Giustamente il vangelo dell’amate i vostri nemici (cfr. Lc 6,27) viene considerato «la magna charta della nonviolenza cristiana»: esso non consiste «nell’arrendersi al male […] ma nel rispondere al male con il bene (cfr. Rm 12,17-21), spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia».

Più potente della violenza4. La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passività, ma in realtà non è così. Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò chiara-mente il suo messaggio di nonviolenza attiva: «Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri […] E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo». Perché la forza delle armi è ingannevole. «Mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro, ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un’altra, un’altra, un’altra, danno la vita»; per questi operatori di pace, Madre Teresa è «un simbolo, un’icona dei nostri tempi». Nello scorso mese di settembre ho avuto la grande gioia di proclamarla Santa. Ho elogiato la sua disponibilità verso tutti attraverso «l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata è quella abbandonata e scartata. […] Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, rico-noscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata

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da loro stessi». In risposta, la sua missione – e in questo rappresenta migliaia, anzi milioni di persone – è andare incontro alle vittime con generosità e dedizione, toccando e fasciando ogni corpo ferito, guarendo ogni vita spezzata.La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati. Le donne, in particolare, sono spesso leader di nonviolenza, come, ad esempio, Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta (pray-ins) ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia.Né possiamo dimenticare il decennio epocale conclusosi con la caduta dei regimi comunisti in Europa. Le comunità cristiane hanno dato il loro contributo con la preghiera insistente e l’azione coraggiosa. Speciale influenza hanno esercitato il ministero e il magistero di san Giovanni Paolo II. Riflettendo sugli avvenimenti del 1989 nell’Enciclica Centesimus annus (1991), il mio prede-cessore evidenziava che un cambiamento epocale nella vita dei popoli, delle nazioni e degli Stati si realizza «mediante una lotta pacifica, che fa uso delle sole armi della verità e della giustizia». Que-sto percorso di transizione politica verso la pace è stato reso possibile in parte «dall’impegno non violento di uomini che, mentre si sono sempre rifiutati di cedere al potere della forza, hanno saputo trovare di volta in volta forme efficaci per rendere testimonianza alla verità». E concludeva: «Che gli uomini imparino a lottare per la giustizia senza violenza, rinunciando alla lotta di classe nelle controversie interne ed alla guerra in quelle internazionali». La Chiesa si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi, sollecitando persino gli attori più violenti in sforzi per costruire una pace giusta e duratura.Questo impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte tradizioni religiose, per le quali «la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita». Lo ribadisco con forza: «Nessuna religione è terrorista». La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: «Mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!».

La radice domestica di una politica nonviolenta5. Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percor-rere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia. È una componente di quella gioia dell’amore che ho presentato nello scorso marzo nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, a conclusione di due anni di riflessione da parte della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteres-sato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono. Dall’interno della famiglia la gioia dell’amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la società. D’altronde, un’etica di fraternità e di coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli non può basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilità, sul rispetto e sul dialogo sincero. In questo senso, rivolgo un appello in favore del disarmo, nonché della proibi-zione e dell’abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica. Con uguale urgenza supplico che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini. Il Giubileo della Misericordia, conclusosi nel novembre scorso, è stato un invito a guardare nelle profondità del nostro cuore e a lasciarvi entrare la misericordia di Dio. L’anno giubilare ci ha fatto prendere coscienza di quanto numerosi e diversi siano le persone e i gruppi sociali che vengono trattati con indifferenza, sono vittime di ingiustizia e subiscono violenza. Essi fanno parte della nostra “famiglia”, sono nostri fratelli e sorelle. Per questo le politiche di nonviolenza devono cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all’intera famiglia umana. «L’esempio

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di santa Teresa di Gesù Bambino ci invita alla pratica della piccola via dell’amore, a non perdere l’opportunità di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Una ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo».

Il mio invito6. La costruzione della pace mediante la nonviolenza attiva è elemento necessario e coerente con i continui sforzi della Chiesa per limitare l’uso della forza attraverso le norme morali, mediante la sua partecipazione ai lavori delle istituzioni internazionali e grazie al contributo competente di tanti cristiani all’elaborazione della legislazione a tutti i livelli. Gesù stesso ci offre un “manuale” di questa strategia di costruzione della pace nel cosiddetto Discorso della montagna. Le otto Beatitudini (cfr. Mt 5,3-10) tracciano il profilo della persona che possiamo definire beata, buona e autentica. Beati i miti – dice Gesù –, i misericordiosi, gli operatori di pace, i puri di cuore, coloro che hanno fame e sete di giustizia.Questo è anche un programma e una sfida per i leader politici e religiosi, per i responsabili delle istituzioni internazionali e i dirigenti delle imprese e dei media di tutto il mondo: applicare le Beatitudini nel modo in cui esercitano le proprie responsabilità. Una sfida a costruire la società, la comunità o l’impresa di cui sono responsabili con lo stile degli operatori di pace; a dare prova di misericordia rifiutando di scartare le persone, danneggiare l’ambiente e voler vincere ad ogni costo. Questo richiede la disponibilità «di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo». Operare in questo modo significa scegliere la solidarietà come stile per fare la storia e costruire l’amicizia sociale. La nonviolenza attiva è un modo per mostrare che davvero l’unità è più potente e più feconda del conflitto. Tutto nel mondo è intimamente connesso. Certo, può accadere che le differenze generino attriti: affrontiamoli in maniera costruttiva e nonviolenta, così che «le tensioni e gli opposti [possano] raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita», conservando «le preziose potenzialità delle polarità in contrasto».Assicuro che la Chiesa Cattolica accompagnerà ogni tentativo di costruzione della pace anche attraverso la nonviolenza attiva e creativa. Il 1° gennaio 2017 vede la luce il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che aiuterà la Chiesa a promuovere in modo sempre più efficace «i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato» e della sollecitudine verso i migranti, «i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura». Ogni azione in questa direzione, per quanto modesta, contribuisce a costruire un mondo libero dalla violenza, primo passo verso la giustizia e la pace.

In conclusione7. Come da tradizione, firmo questo Messaggio l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezio-ne della Beata Vergine Maria. Maria è la Regina della Pace. Alla nascita di suo Figlio, gli angeli glorificavano Dio e auguravano pace in terra agli uomini e donne di buona volontà (cfr. Lc 2,14). Chiediamo alla Vergine di farci da guida.«Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti e molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla». Nel 2017, im-pegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune. «Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Tutti possono essere artigiani di pace».

Dal Vaticano, 8 dicembre 2016Francesco

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Azione nonviolenta | 27

Mao Valpiana, 11 - 12/2015, p. 25- Nella “Festa della Repubblica che ripudia la guerra” ri-

parte la Campagna per la difesa civile e nonviolenta, Campagna “Un’altra difesa è possibile”, 5 - 6/2016 pp. 25 - 26

- Le minacce alla sicurezza. La prospettiva di una difesa nonviolenta, Pasquale Pugliese, 11-12/2016, p. 9

- Le minacce alla sicurezza. Ripensare la difesa tra rischi e conoscenza, Fabrizio Battistelli, 11-12/2016, pp. 10-11

- Il commercio italiano di armamenti nello scenario euro-peo e mondiale, Maurizio Simoncelli, 11-12/2016, p. 12

- Il commercio italiano di armamenti punta ai mercati esteri, Giorgio Beretta, 11-12/2016, p. 13

- La difesa militare oggi: aspettative, limiti, costi, Enrico Piovesana e Francesco Vignarca, 11-12/2016, p. 17

- La ricerca e gli istituti per la pace, Giovanni Scotto e Bernardo Venturi, 11-12/2016, pp. 18-19

CORPI CIVILI DI PACE- Le minacce alla sicurezza. La prospettiva di una difesa

nonviolenta, Pasquale Pugliese, 11-12/2016, p. 9- Le minacce alla sicurezza. Ripensare la difesa tra rischi e

conoscenza, Fabrizio Battistelli, 11-12/2016, pp. 10-11- Il commercio italiano di armamenti nello scenario europeo

e mondiale, Maurizio Simoncelli, 11-12/2016, p. 12- Il commercio italiano di armamenti punta ai mercati

esteri, Giorgio Beretta, 11-12/2016, p. 13- La difesa militare oggi: aspettative, limiti, costi, Enrico

Piovesana e Francesco Vignarca, 11-12/2016, p. 17- La ricerca e gli istituti per la pace, Giovanni Scotto e

Bernardo Venturi, 11-12/2016, pp. 18-19- I Corpi di difesa civile e nonviolenta. Professionisti e

volontari per la gestione dei conflitti, Martina Pignatti Morano, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 16 - 17

- La nonviolenza quotidiana in Palestina. Intervista a Tommaso, volontario internazionale di pace, Massimi-liano Pilati, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 44 - 45

- Corpi di pace per una difesa civile. CCP: non una sigla, ma una speranza da alimentare, Martina Pignatti Mo-rano, 9 - 10/2014, p. 13

- Corpi Civili Europei di Pace. Un progetto ancora da re-alizzare, Daniele Marchi, 3 - 4/2015, pp. 16 – 19

- I corpi civili di pace e la de-crescita, Gianni Tamino, 7 - 8/2015, pp. 14 – 17

- Corpi civili di pace. Nel 2016 partiranno i primi 200 giovani in servizio civile per situazioni di conflitto all’e-stero e per emergenze ambientali in Italia, Conferenza Enti Nazionali di Servizio Civile, 11 - 12/2015, p. 26

- Il cammino dei corpi civili di pace. I passi avanti nell’ul-timo quarto di secolo, Pasquale Pugliese, 1 - 2/2016, pp. 20 – 22

- Corpi Civili di Pace in Italia su migrazione e asilo, Sara Ballardini e Monika Weissensteiner, 9 - 10/2016, pp. 27 - 29

- Corpi civili di pace in Italia e all’estero, Martina Pi-gnatti Morano, 11-12/2016, p. 20

SERVIZIO CIVILE - Un Servizio Civile di Pace. Educazione nonviolenta

alla cittadinanza attiva, Primo Di Blasio, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 10 - 11

- La nonviolenza quotidiana in Palestina. Intervista a Tommaso, volontario internazionale di pace, Massimi-liano Pilati, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 44 - 45

- Il Servizio Civile universale alla base di una nuova di-fesa. Siamo riusciti a creare attenzione politica sui nostri temi, Licio Palazzini, 9 - 10/2014, p. 25

- Dal Servizio civile alla Difesa civile. Il compito della no-stra generazione, Pasquale Pugliese, 3 - 4/2015, pp. 4 - 6

- Servizio Civile, “solidarietà” o “difesa”? Ci servono “sol-dati di pace” al soldo dello Stato, Giovanni Bastianini, 3 - 4/2015, pp. 12 - 15

- Un servizio civile per adulti. Modelli “esportabili” in Germania e a Bolzano, Edi Rabini, 3 - 4/2015, p. 36

- Il Servizio Civile Internazionale come concreta alternati-va alla guerra, Daniele Lugli, 9 - 10/2015, pp. 20 - 22

- Il servizio civile nazionale. Un esercito di pace, Licio Palazzini, 11-12/2016, pp. 14-15

- La protezione civile. Un esercito di pace, Giovanni Ba-stianini, 11-12/2016, p. 16

CULTURA DELLA NONVIOLENZA

ALIMENTAZIONE- La Carta dei Maestri. L’Expo alla prova della nonvio-

lenza, 5 - 6/2015, pp. 38 – 39- Io ero astemia perché… Una seduta in gruppo di A.A. di

Elena (Astemia Anonima), 5 - 6/2015, p. 31- Non è questione di molecole. Il cibo della felicità e la for-

mazione del gusto del mondo, 5 - 6/2015, pp. 44 - 46

ECOLOGIA, ECONOMIA E AMBIENTE- Il potere rigenerante di Gaia. Biofilia e nonviolenza,

Giuseppe Barbiero, 11 - 12/2014, pp. 38 - 40 - Rischi e minacce, difesa e sicurezza. La resilienza per

prevenire e gestire le crisi, Gianni Scotto, 3 - 4/2015, pp. 30 - 33

- Le spese militari riducono la sicurezza. Cibo, acqua, sanità e lavoro per ripensare l’idea di difesa, Giuliana Benedetta e Tamagni, 3 - 4/2015, pp. 34 - 35

- La mano che controlla la scodella. Da Linus ai dominato-ri del mondo, Massimiliano Pilati, 5 - 6/2015, pp. 4 - 6

- Nutrire il profitto. Gli sponsor sono il vero volto di Expo, Francesco Gesualdi, 5 - 6/2015, pp. 8 - 9

- Le parole della “Carta di Milano”. L’eredità di Expo è una grande operazione mediatica, 5 - 6/2015, p. 10

- I fatti della “Carta di Trento”. La campagna “Sulla fame non si specula”, Fabio Pipinato, 5 - 6/2015, p. 11

- Coltivare la bio - diversità. Alimentazione e sostenibilità a tavola, Massimiliano Renna, 5 - 6/2015, pp. 12 – 15

- I derivati del cibo e la speculazione finanziaria, intervi-sta ad Andrea Baranes, 5 - 6/2015, pp. 16 – 17

- Indifferenza versus Comunità. Dalla parte dell’Expo della dignità, Marco Boschini, 5 - 6/2015, pp. 18 – 19

- La sfida per nutrire il pianeta. Cibo, acqua ed energia per tutti, Giorgio Nebbia, 5 - 6/2015, pp. 20 - 22

- Il gioco del Pappa Mundi. Sulla guerra alimentare geoe-conomica, Franco Rigosi, 5 - 6/2015, p. 27

- ...ma liberaci dagli OGM. Amen. Dobbiamo riprender-ci la sovranità alimentare, Intervista a Gianni Tamino, 5 - 6/2015, pp. 28 - 29

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28 | novembre-dicembre 2016

- Il primo nutrimento è la pace. Ruolo e funzione delle autonomie locali, Rocca Pompeo, 5 - 6/2015, p. 32

- EXPO for PEACE da Luglio ad Ottobre 2015, Guido Sangiovanni, 5 - 6/2015, p. 33

- Beni comuni e buone pratiche restano fuori dall’Expo di Milano, Teodoro Margarita, 5 - 6/2015, p. 34

- Non-fare è meglio che fare (male). Dal “più” al “meno” per salvare il pianeta, Alexander Langer, 5 - 6/2015, pp. 36 - 37

- La Carta dei Maestri. L’Expo alla prova della nonvio-lenza, 5 - 6/2015, pp. 38 - 39

- Arroz e nonviolenza per la sovranità alimentare. Resi-stenza comunitaria in Curvaradò, Chocò, Colombia, Sara Ballardini, 5 - 6/2015, pp. 40 – 41

- Testimone e profeta della conversione ecologica e della convivenza inter-etnica, Marco Boato, 7 - 8/2015, pp. 8 - 11

- I corpi civili di pace e la de - crescita, Gianni Tamino, 7 - 8/2015, pp. 14 - 17

- L’ecologia integrale e la politica verde, intervista a Mi-chele Boato, 7 - 8/2015, pp. 18 - 19

- Pagar es morir, voremos vivir, Jutta Steigerwald, 7 - 8/2015, pp. 27 - 29

- Terza rivoluzione industriale: è davvero possibile? Tra illusioni e speranze con Jeremy Rifkin, 11 - 12/2015, pp. 42 - 43

NONVIOLENZA- Dopo il Congresso MN. Politica nonviolenta, disarmo

unilaterale e difesa civile, Mao Valpiana, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 36 - 38

- L’aggiunta nonviolenta del disarmo culturale. Per tra-sformare il mondo e noi stessi, Fulvio Cesare Manara, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 41 - 43

- È possibile un’estetica nonviolenta? La bellezza purifi-ca e trasfigura i conflitti, Marco Scarnera, 1 - 2 - 3 - 4/2014, p. 46

- Nonviolenza e dialogo. Capitini, Calogero, Cadogan in Azione nonviolenta marzo - aprile 1964, Aldo Capiti-ni, 5 - 6/2014, pp. 4 - 14

- Siamo tutti complici. Editoriale del numero di novem-bre - dicembre 1969 di Azione nonviolenta, firmato dal direttore, Pietro Pinna, 5 - 6/2014, pp. 16 - 19

- Difesa e dissuasione. Editoriale del numero di luglio/agosto 1980 di Azione nonviolenta, firmato dal diretto-re, Matteo Soccio, 5 - 6/2014, pp. 20 - 21

- Lanfranco Mencaroni: rivoluzionario nonviolento, Roc-co Altieri, 5 - 6/2014, pp. 24 - 29

- Un amico di Aldo, uno spirito indomabile, Luciano Ca-pitini, 5 - 6/2014, pp. 30 - 31

- Il potere della nonviolenza attiva contro armi e guerre, per la pace, Alex Zanotelli, 5 - 6/2014, pp. 34 - 37

- Abbiamo vinto a mani nude per restituire il potere a tutti, Renato Accorinti, 5 - 6/2014, pp. 38 - 39

- La compresenza in Arena. Memoria del movimento, 5 - 6/2014, pp. 42 - 43

- La donna nel suo posto sociale. La degenerazione fascista e la concezione nonviolenta, Aldo Capitini, 7 - 8/2014, pp. 4 - 6

- La violenza di genere come fenomeno sociale, Elena Buc-coliero e Caterina Del Torto, 7 - 8/2014, pp. 8 - 11

- Una donna di azione e preghiera per la riconciliazione e la nonviolenza. Ricordo di Hedwig Frehner (19.7.1926 - 16.5.2014) conosciuta come Hedi Vaccaro, colonna por-tante del MIR, Alfredo Mori, 7 - 8/2014, pp. 23 - 26

- Né madonne né puttane. La nonviolenza ha bisogno di donne istruite, competenti, cittadine a pieno titolo, in dialogo aperto con gli uomini, Gabriella Falcicchio (a cura di), 7 - 8 /2014, pp. 41 - 43

- Per cambiare il corso della storia, le alternative nonvio-lente esistono. La difesa civile è una riforma necessaria, Sergio Bassoli, 9 - 10/2014, pp. 10 - 11

- Fai pace con la difesa! Varco al disarmo unilaterale. L’ag-giunta della Persuasione alla Campagna e la “fregatura ontologica” della nonviolenza, Daniele Taurino (a cura di), 9 - 10/2014, p. 36

- Educarsi con Aldo Capitini. L’apertura al Tu per la libera-zione dei Tutti, Aldo Capitini, 11 - 12/2014, pp. 4 - 6

- L’abbraccio festivo. Riflessioni su educazione e nonvio-lenza, Gabriella Falcicchio, 11 - 12/2014, pp. 8 - 11

- Danilo Dolci e la sinagogia. Educare alla nonviolen-za con il metodo maieutico, Antonio Vigilante, 11 - 12/2014, pp. 14 - 17

- C’è bisogno di formazione. Nonviolenza e cambiamento sociale, Giovanni Scotto, 11 - 12/2014, pp. 20 - 22

- 2 ottobre 2014: Giornata Internazionale della Nonvio-lenza, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 26

- Descolarizzare la nonviolenza da Michelstaedter a Il-lich, Daniele Taurino, 11 - 12/2014, pp. 28 - 31

- Abbattere il tabù della morte. La consapevolezza per edu-care alla vita, Guidalberto Bormolini, 11 - 12/2014, pp. 32 - 33

- Il potere rigenerante di Gaia. Biofilia e nonviolenza, Giuseppe Barbiero, 11 - 12/2014, pp. 38 - 40

- Sicurezza, violenze e contraddizioni. Una formazione aperta, per affrontare il conflitto, Elena Buccoliero in-tervista Daniele Lugli, 1-2/2015, pp. 8-11

- La nostra banalità (del male). Tutti possiamo diventare crudeli...l’antidoto è ricordarlo, a cura della Redazione, 1-2/2015, p.22

- I pensieri dei Maestri. Sulla polizia e l’ordine sociale, 1-2/2015, p.27

- Poliziotti come riformatori. Prevenire conflitti, ristabili-re giustizia, Rocco Pompeo, 1-2/2015, pp. 32-35

- La nonviolenza interpella la polizia. Gestire le emozioni e la tensione con creatività, intervista ad Andrea Cozzo a cura di Roberto Rossi, 1-2/2015, pp. 36-37

- Riportare a casa i marò nel nome di Gandhi?, Movi-mento Nonviolento, 3 - 4/2015, p. 26

- L’aggiunta nonviolenta è antimilitarista. Tolstoj, Capi-tini, Pinna: il disarmo unilaterale, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2015, p. 37

- Vivere disarmati la cultura e le relazioni. Per una nonvio-lenza nell’epoca della fluidità, 3 - 4/2015, pp. 40 - 41

- Die brücke. La metafora del ponte, Daniele Lugli, 7 - 8/2015, pp. 4 – 6

- Un amico della nonviolenza convinto e convincente, Mao Valpiana, 7 - 8/2015, pp. 12 – 1

- In memoria di Luisa Schippa, Claudio Francescaglia, 7 - 8/2015, pp. 24 - 25

- Maestro di nonviolenza, portatore di speranza, a cura di Daniele Taurino, 7 - 8/2015, pp. 38 – 39

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- Le aperture di Alex tra pacifismo e nonviolenza. Conti-nuare, fin da giovani, in ciò che era giusto, 7 - 8/2015, pp. 42 – 42

- La nonviolenza è più gentile. In valore in disuso da ri-trovare per l’educazione, 7 - 8/2015, pp. 44 - 46

- Nonviolenza o barbarie. 2 ottobre 2015, Giornata in-ternazionale della nonviolenza, 9 - 10/2015, p. 23

- I due terrorismi e le alternative della nonviolenza, Nan-ni Salio, 11 - 12/2015, pp. 4 - 6

- Ed eccola qui la guerra: ora, nonviolenza o barbarie!, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2015, p. 23

- IKEA: il gigante buono non è così buono. Cosa si nascon-de dietro l’uniformazione del gusto, Vincenzo Rocca, 11 - 12/2015, pp. 27 - 29

- Maestri di pace: Aldo Capitini. Parole di nonviolenza sul lavoro, 11 - 12/2015, pp. 36 - 37

- La nonviolenza islamica fa paura. Il terrorismo contro il Gandhi musulmano, Pasquale Pugliese, 1 - 2/2016, p. 9

- Pace e nuovo ordine mondiale tra sovranità e nonviolen-za, Alexander Langer, 1 - 2/2016, pp. 32 - 33

- L’alternativa dei Maestri alla violenza che genera violen-za, centro redazionale del Litorale romano (a cura di), 1 - 2/2016, pp. 34 - 35

- Un’azione nonviolenta esemplare per fermare il treno della morte, Mao Valpiana, 1 - 2/2016, pp. 38 - 39

- Una vittoria della nonviolenza. Una vittoria dell’uma-nità, Peppe Sini, 1 - 2/2016, p. 40

- Perché non si fermano i cicloni con un retino di farfalle. La nostra aggiunta nonviolenta è il disarmo unilaterale, Daniele Taurino, 1 - 2/2016, p. 43

- Alda Costa, “la serena insistente per la verità”. Una maestra straordinaria, socialista, nonviolenta, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 14 - 17

- Elogio della gratitudine. Il commento di una storica femminista, Anna Bravo, 3 - 4/2016, pp. 40 - 41

- Non è questione di genere. La fatica e la gioia nonvio-lenta di sentirsi “madre di lui”, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2016, p. 43

- Nonviolenza e polizia, polis e politica. Agire per la de-mocrazia, Mao Valpiana, 5 - 6/2016, p. 3

- La nascita del G.A.N. raccontata dal suo principale pro-tagonista, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 4 - 6

- Nonviolenza e Forze dell’Ordine. Un progetto per la convivenza democratica, Rocco Pompeo, 5 - 6/2016, pp. 12 - 15

- Una riflessione aperta dopo il Convegno. Punti comuni di azione e condivisione, Rocco Pompeo, 5 - 6/2016, pp. 30 - 31

- Maestri di pace, oltre la divisa. Sul rapporto tra nonvio-lenti e polizia, 5 - 6/2016, pp. 32 - 33

- Compresenza di Marco Pannella. L’ultimo homo politi-cus, 5 - 6/2016, pp. 34 - 35

- Ricordare Nanni Salio per continuare la sua opera di ricerca e azione, Giuliano Pontara, 5 - 6/2016, pp. 38 - 40

- Una filosofia per la nonviolenza come condotta di vita, Mao Valpiana, 7 - 8/2016, p. 3

- Quale pace? Giusta, stabile e duratura. È quella per cui dobbiamo operare qui ed ora, Giuliano Pontara, 7 - 8/2016, pp. 4 - 6

- Dialogare o perire. Dallo scontro di civiltà alle co-tra-

dizioni culturali, Franco Ferrarotti, 7 - 8/2016, pp. 8 - 10

- Critica della violenza. Riscoprire l’analisi di Andrea Caffi, Franco Ferrarotti, 7 - 8/2016, pp. 11 - 13

- Da Leopardi a Gandhi, passando per Kant. Profilo filo-sofico di Aldo Capitini, Mario Martini, 7 - 8/2016, pp. 14 - 15

- Agire senza offesa. Breve storia dell’idea di disobbedien-za civile, Pasquale Pugliese, 7 - 8/2016, pp. 16 - 19

- Il principio nonviolenza. Una filosofia di pace, Jean-Marie Muller, 7 - 8/2016, pp. 20 - 21

- Genesi della difesa nonviolenta nel pensiero e nell’azione di Gandhi, Fulvio Cesare Manara, 7 - 8/2016, p. 22

- La nonviolenza della fede e la religione della violenza, Enrico Peyretti, 7 - 8/2016, pp. 27 - 29

- L’insegnamento nella scuola come pratica filosofica non-violenta, Antonio Vigilante, 7 - 8/2016, pp. 30 - 33

- Aldo Capitini, filosofo della nonviolenza. Piccola anto-logia di un Maestro di pace, 7 - 8/2016, pp. 34 - 35

- Seminario internazionale sulla nonviolenza. Storia di un eccezionale ritrovamento archivistico del 1963, An-drea Maori, 7 - 8/2016, pp. 36 - 40

- La nonviolenza filosofica di Aldo Capitini. Tensione pro-fetica verso la realtà liberata, Daniele Taurino (a cura di), 7 - 8/2016, pp. 42 - 43

- Le relazioni umane in prospettiva nonviolenta. Tra apertura al tu e gestione creativa dei conflitti, Gabriella Falcicchio (a cura di), 7 - 8/2016, pp. 44 - 46

- Ero straniero e mi avete ospitato, per questo sarete salva-ti, Mao Valpiana, 9 - 10/2016, p. 3

- Il Movimento Nonviolento sulla Marcia Perugia-Assisi 2016, Movimento Nonviolento, 9 - 10/2016, pp. 23 - 25

- Parlare e ascoltare primi passi per superare la paura, Da-niele Lugli, 9 - 10/2016, pp. 30 - 31

- Maestri di nonviolenza cercano una casa aperta, la Re-dazione (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 36 - 37

- Dialogare o perire. Dalla metanoia di Tolstoj alla politi-ca gandhiana, Franco Ferrarotti, 11-12/2016, pp. 4-8

OBIEZIONE DI COSCIENZA- Dialogare o perire. Dalla metanoia di Tolstoj alla politi-

ca gandhiana, Franco Ferrarotti, 11-12/2016, pp. 4-8- La naja è morta! Viva l’obiezione! Editoriali dei numeri di

marzo 1999 e novembre 2000 di Azione nonviolenta, fir-mati dal direttore, Mao Valpiana, 5 - 6/2014, pp. 22 - 23

- Prigionieri per la Pace 2015, War Resisters’ Internatio-nal,1 - 2/2015, pp. 24 -25

- Dal Servizio civile alla Difesa civile. Il compito della nostra generazione, Pasquale Pugliese, 3 - 4/2015, pp. 4 - 6

- Disobbedienti per amore della Legge. Dall’obiezione fiscale alla difesa nonviolenta, Paolo Bertezzolo, 3 - 4/2015, pp. 20 - 22, 27 - 29

- Elogio del disertore. Sono loro i veri eroi, Mao Valpiana, 9 - 10/2015, p. 3

- Bisogna disertare ancora, come e più di cent’anni fa, Pa-squale Pugliese, 9 - 10/2015, pp. 4 - 6

- La vasta opposizione popolare alla “grande guerra” dei potenti, Ercole Ongaro, 9 - 10/2015, pp. 8 - 11

- La “meglio gioventù” del 1915. Mario e Fermo, due gio-vani martiri, Marco Marzi, 9 - 10/2015, pp. 12 - 15

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30 | novembre-dicembre 2016

- Il Servizio Civile Internazionale come concreta alternati-va alla guerra, Daniele Lugli, 9 - 10/2015, pp. 20 - 22

- Obiettori all’inutile strage furono considerati pazzi, Ser-gio Albesano, 9 - 10/2015, pp. 36 - 37

- Prigionieri per la pace 2016, War Resisters’ Internatio-nal, 1 - 2/2016, pp. 24 - 25

- Antesignani dell’obiezione di coscienza. Una storia in Somalia, tutta da conoscere, Sergio Albesano, 1 - 2/2016, p. 37

- Alda Costa, “la serena insistente per la verità”. Una maestra straordinaria, socialista, nonviolenta, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 14 - 17

- La nascita del G.A.N. raccontata dal suo principale pro-tagonista, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 4 - 6

- Agire senza offesa. Breve storia dell’idea di disobbedien-za civile, Pasquale Pugliese, 7 - 8/2016, pp. 16 - 19

- Senza offesa. Strategie di opposizione nonviolenta. Mo-stra e installazione a cura del Movimento Nonviolento, Movimento Nonviolento, 7 - 8/2016, pp. 23 - 26

- Scontri e incontri. La costituzione e la disobbedienza civile, Mao Valpiana, 5 - 6/2016, p. 22

PERSONAGGI- Dialogare o perire. Dalla metanoia di Tolstoj alla politi-

ca gandhiana, Franco Ferrarotti, 11-12/2016, pp. 4-8- Nonviolenza e dialogo. Capitini, Calogero, Cadogan in

Azione nonviolenta marzo - aprile 1964, Aldo Capiti-ni, 5 - 6/2014, pp. 4 - 14

- Lanfranco Mencaroni: rivoluzionario nonviolento, Roc-co Altieri, 5 - 6/2014, pp. 24 - 29

- Un amico di Aldo, uno spirito indomabile, Luciano Ca-pitini, 5 - 6/2014, pp. 30 - 31

- La compresenza in Arena. Memoria del movimento, 5 - 6/2014, pp. 42 - 43

- Una donna di azione e preghiera per la riconcilia-zione e la nonviolenza. Ricordo di Hedwig Frehner (19.7.1926 - 16.5.2014) conosciuta come Hedi Vac-caro, colonna portante del MIR, Alfredo Mori, 7 - 8/2014, pp. 23 - 26

- Danilo Dolci e la sinagogia. Educare alla nonviolen-za con il metodo maieutico, Antonio Vigilante, 11 - 12/2014, pp. 14 - 17

- I pensieri dei Maestri. Sulla polizia e l’ordine sociale, 1-2/2015, p.27

- Elogio del frutto della vite. Meditazioni enologiche e spi-rituali, Daniele Lugli, 5 - 6/2015, p. 30

- La Carta dei Maestri. L’Expo alla prova della nonvio-lenza, 5 - 6/2015, pp. 38 – 39

- La farmacia di Thoreau per una vita non addomesticata. Passeggiare con Caffo sulle rive di Walden, 5 - 6/2015, pp. 42 - 43

- Parole ed opere di Alex Langer, Mao Valpiana, 7 - 8/2015, p.3

- Die brücke. La metafora del ponte, Daniele Lugli, 7 - 8/2015, pp. 4 - 6

- Testimone e profeta della conversione ecologica e della convi-venza inter-etnica, Marco Boato, 7 - 8/2015, pp. 8 - 11

- Un amico della nonviolenza convinto e convincente, Mao Valpiana, 7 - 8/2015, pp. 12 - 13

- I corpi civili di pace e la de - crescita, Gianni Tamino, 7 - 8/2015, pp. 14 - 17

- L’ecologia integrale e la politica verde, intervista a Mi-chele Boato, 7 - 8/2015, pp. 18 - 19

- Tornare in Bosnia. Tuzla - Sarajevo - Srebrenica, Ro-berto De Bernardis, 7 - 8/2015, pp. 20 – 23

- In memoria di Luisa Schippa, Claudio Francescaglia, 7 - 8/2015, pp. 24 – 25

- Diario di bordo di un viaggiatore leggero, Alexander Langer, 7 -8/2015, pp. 30 - 35

- Maestro di nonviolenza, portatore di speranza, Daniele Taurino (a cura di), 7 - 8/2015, pp. 38 – 39

- Le aperture di Alex tra pacifismo e nonviolenza. Conti-nuare, fin da giovani, in ciò che era giusto, 7 - 8/2015, pp. 42 - 42

- L’alternativa dei Maestri alla violenza che genera violen-za, centro redazionale del Litorale romano (a cura di), 1 - 2/2016, pp. 34 - 35

- Donne internazionaliste contro la guerra. L’impegno della stilista milanese Rosa Genoni, di Gemma Bigi, 3 - 4/2016, pp. 10 - 13

- Alda Costa, “la serena insistente per la verità”. Una maestra straordinaria, socialista, nonviolenta, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 14 - 17

- Dobbiamo dire NO alla guerra ed essere duri come Piero. Pietro Pinna 1927 - 2016, Mao Valpiana, 3 - 4/2016, pp. 3, 47

- Maestre di pace: Maria Montessori. L’educazione dei bambini è contro la guerra, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2016, p. 35

- Sita Meyer Camperio, una crocerossina femminista, pa-triottica e pacifista, Roberto Nik Albanese, 3 - 4/2016, pp. 36 - 39

- Maestri di pace, oltre la divisa. Sul rapporto tra nonvio-lenti e polizia, 5 - 6/2016, pp. 32 - 33

- Compresenza di Marco Pannella. L’ultimo homo politi-cus, 5 - 6/2016, pp. 34 - 35

- La guerra “tira”, l’informazione è superficiale. Giorna-lismo di pace, l’ultimo lavoro di Nanni Salio, Angela Dogliotti Marasso, 5 - 6/2016, pp. 36 - 37

- Ricordare Nanni Salio per continuare la sua opera di ricer-ca e azione, Giuliano Pontara, 5 - 6/2016, pp. 38 - 40

- Da Leopardi a Gandhi, passando per Kant. Profilo filosofico di Aldo Capitini, Mario Martini, 7 - 8/2016, pp. 14 - 15

- Agire senza offesa. Breve storia dell’idea di disobbedien-za civile, Pasquale Pugliese, 7 - 8/2016, pp. 16 - 19

- Aldo Capitini, filosofo della nonviolenza. Piccola anto-logia di un Maestro di pace, 7 - 8/2016, pp. 34 - 35

- Da questa parte del mare tra musica e parole. Omaggio a Gian Maria Testa, Elena Buccoliero, 9 - 10/2016, p. 41

POLIZIA- A tutela della legalità, della sicurezza, dei diritti. Una

Polizia nonviolenta?, Mao Valpiana, 1 - 2/2015, p.3- Elementi di nonviolenza per la Polizia. Cinque disegni

di legge per una formazione possibile, Daniele Lugli e Elena Buccoliero, 1 - 2/2015, pp. 4-5

- Codice Europeo Etico per la polizia. Competenze e limiti degli interventi di ordine pubblico, a cura della Reda-zione, 1 - 2/2015, p.6

- Sicurezza, violenze e contraddizioni. Una formazione aperta, per affrontare il conflitto, Elena Buccoliero in-tervista Daniele Lugli, 1-2/2015, pp. 8-11

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Azione nonviolenta | 31

- Violenti nel nome della legge? L’uso della forza nei li-miti costituzionali, intervista a Francesco Morelli, 1-2/2015, pp. 12-15

- Ho visto e posso testimoniare. Alex Langer sui fatti di piazza Indipendenza (1977), Mao Valpiana (a cura di), 1-2/2015, pp.16-17

- Come cambia la polizia municipale. I servizi di pros-simità tra criticità e collaborazione, intervista a Gian Guido Nobili, 1-2/2015, pp. 20-21

- I pensieri dei Maestri. Sulla polizia e l’ordine sociale, 1-2/2015, p.27

- Fare i conti con la formazione. Nessun investimento e poca preparazione la causa dei mali, Elena Buccoliero intervista Alessandro Chiarelli, 1-2/2015, pp. 28-31

- Poliziotti come riformatori. Prevenire conflitti, ristabili-re giustizia, Rocco Pompeo, 1-2/2015, pp. 32-35

- La nonviolenza interpella la polizia. Gestire le emozioni e la tensione con creatività, intervista ad Andrea Cozzo a cura di Roberto Rossi, 1-2/2015, pp. 36-37

- La polizia violenta sotto processo per ricostruire la fidu-cia dei cittadini. Esperienze negli States (Missionari) e in Europa (Catalunya), Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 1-2/2015, pp. 38-40

- Più collaborazione e meno violenza in un commissariato di frontiera. La piccola esperienza integrata a Fiumici-no, Silvia Tenti, 1-2/2015, pp. 42-43

- Nonviolenza e polizia, polis e politica. Agire per la de-mocrazia, Mao Valpiana, 5 - 6/2016, p. 3

- La nascita del G.A.N. raccontata dal suo principale pro-tagonista, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 4 - 6

- Dimostrazioni pubbliche e polizia. Le prime riflessioni del Movimento, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 8 - 11

- Nonviolenza e Forze dell’Ordine. Un progetto per la convivenza democratica, Rocco Pompeo, 5 - 6/2016, pp. 12 - 15

- Una formazione oltre il pregiudizio. Sopra la Legge c’è la Giustizia, Giampaolo Trevisi, 5 - 6/2016, pp. 16 - 18

- Politica e polizia una radice comune. Il problema prin-cipale è la formazione, Luca Filippi, 5 - 6/2016, pp. 19 - 21

- Scontri e incontri. La costituzione e la disobbedienza civile, Mao Valpiana, 5 - 6/2016, p. 22

- Tra formazione e difesa dei diritti è necessario uscire dal-la logica militare, Luciano Mennonna, 5 - 6/2016, pp. 27 - 29

- Una riflessione aperta dopo il Convegno. Punti comuni di azione e condivisione, Rocco Pompeo, 5 - 6/2016, pp. 30 - 31

- Maestri di pace, oltre la divisa. Sul rapporto tra nonvio-lenti e polizia, 5 - 6/2016, pp. 32 - 33

- Meno armi più sicurezza. Dove la polizia è al servizio del cittadino, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 5 - 6/2016, p. 41

DOCUMENTI

- Relazione introduttiva al XXIV° Congresso nazionale del MN Presidenza Segreteria, Movimento Nonviolen-to, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 18 - 25

- Introduzione alle commissioni congressuali. Queste le

linee guida che i partecipanti al Congresso MN hanno potuto leggere prima dell’inizio dei lavori, Movimento Nonviolento, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 26 - 27

- Mozione politica generale approvata dal XXVI° Con-gresso Nazionale del Movimento Nonviolento, Movi-mento Nonviolento, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 28 - 35

- Una donna di azione e preghiera per la riconciliazione e la nonviolenza. Ricordo di Hedwig Frehner (19.7.1926 - 16.5.2014) conosciuta come Hedi Vaccaro, colonna por-tante del MIR, Alfredo Mori, 7 - 8/2014, pp. 23 - 26

- Proposta di Legge di iniziativa popolare. “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Di-fesa civile, non armata e nonviolenta”, 9 - 10/2014, pp. 28 - 30

- Vademecum per la raccolta delle firme a sostegno della Proposta di Legge di iniziativa popolare. “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta”, Campagna Un’altra difesa è possibile (a cura di),9 - 10/2014, pp. 31 - 35

- Siamo in marcia per la pace e la nonviolenza. Il Mo-vimento Nonviolento sulla non - adesione alla Perugia - Assisi, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, pp. 23 - 24

- Movimento Nonviolento: “I nostri passi di pace”, Movi-mento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 25

- 2 ottobre 2014: Giornata Internazionale della Nonvio-lenza, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 26

- 4 novembre 2014: non festa, ma lutto. Ogni vittima ha il volto di Abele, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 27

- Matite temperate e fucili spezzati, Movimento Nonvio-lento, 1 - 2/2015, p.23

- Prigionieri per la Pace 2015, War Resisters’ Internatio-nal,1 - 2/2015, pp. 24-25

- La campagna scrive al Presidente Mattarella, Campa-gna “Un’altra difesa è possibile”, 1 - 2/2015, p.26

- La Marina Militare, gli scout dell’Agesci, e il dibattito sull’educazione alla pace, 3 - 4/2015, pp. 23 - 25

- Riportare a casa i marò nel nome di Gandhi?, Movi-mento Nonviolento, 3 - 4/2015, p. 26

- Depositata alla Camera dei Deputati la Legge di ini-ziativa popolare per la Difesa civile, non armata e non-violenta, Campagna “Un’altra difesa è possibile”, 3 - 4/2015, p. 23

- Un’altra difesa possibile come fondamento della nostra Repubblica, Campagna “Un’altra difesa è possibile”, 5 - 6/2015, p. 24

- La difesa civile entri nel dibattito parlamentare e sia avviato l’iter legislativo, Campagna “Un’altra difesa è possibile”, 5 - 6/2015, p. 25

- In memoria di Luisa Schippa, Claudio Francescaglia, 7 - 8/2015, pp. 24 - 25

- Nonviolenza o barbarie. 2 ottobre 2015, Giornata in-ternazionale della nonviolenza, 9 - 10/2015, p. 23

- 100 anni dopo: basta guerre! Un’altra difesa è possibile. 4 novembre 2015: non festa, ma lutto, 9 - 10/2015, pp. 24 - 25

- Violenze in Turchia, medio Oriente e nord Africa, 9 - 10/2015, p. 26

- Ed eccola qui la guerra: ora, nonviolenza o barbarie!,

Page 32: Contiene l’indice degli anni 2014-2015-2016 · 2020. 3. 5. · E-mail: redazione@nonviolenti.org Editore Movimento Nonviolento (Associazione di Promozione Sociale) Codice fiscale

32 | novembre-dicembre 2016

Movimento Nonviolento, 11 - 12/2015, p. 23- Sindaco nonviolento. La città di Messina ha bisogno di ac-

qua e di verità. Il Governo invia l’esercito e diffonde men-zogne, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2015, p. 24

- Ai Comitati regionali, ai comitati provinciali, ai grup-pi promotori. La Campagna prosegue. Novità e Auguri, Mao Valpiana, 11 - 12/2015, p. 25

- Corpi civili di pace. Nel 2016 partiranno i primi 200 giovani in servizio civile per situazioni di conflitto all’e-stero e per emergenze ambientali in Italia, Conferenza Enti Nazionali di Servizio Civile, 11 - 12/2015, p. 26

- L’urgenza del momento è costruire politiche di pace, Cantiere contro la guerra, il razzismo e i predicatori d’odio. Per la pace e l’umanità, 1 - 2/2016, pp. 23-26

- Prigionieri per la pace 2016, War Resisters’ Internatio-nal, 1 - 2/2016, pp. 24 - 25

- Vivere la nonviolenza. Una settimana di condivisione e formazione, 3 - 4/2016, pp. 23 - 26

- 2 giugno: festa della Repubblica (che ripudia la guerra), Movimento Nonviolento, 5 - 6/2016, pp. 23 - 24

- Nella “Festa della Repubblica che ripudia la guerra” riparte la Campagna per la difesa civile e nonviolenta, Campagna Un’altra difesa è possibile, 5 - 6/2016, pp. 25 - 26

- Senza offesa. Strategie di opposizione nonviolenta. Mo-stra e installazione a cura del Movimento Nonviolento, Movimento Nonviolento, 7 - 8/2016, pp. 23 - 26

- Il Movimento Nonviolento sulla Marcia Perugia-Assisi 2016, Movimento Nonviolento, 9 - 10/2016, pp. 23 - 25

- 4 dicembre, Referendum costituzionale: le ragioni del Movimento Nonviolento, Movimento Nonviolento, 9 - 10/2016, pp. 25 – 26

- La nonviolenza: stile di una politica per la pace, Papa Francesco, 11-12/2016, pp. 23-26

DONNE

- La donna nel suo posto sociale. La degenerazione fascista e la concezione nonviolenta, Aldo Capitini, 7 - 8/2014, pp. 4 - 6

- La violenza di genere come fenomeno sociale, Elena Buc-coliero e Caterina Del Torto, 7 - 8/2014, pp. 8 - 11

- Omicidio, femicidio, femminicidio: abbiamo bisogno di parole nuove?, Redazione, 7 - 8/2014, pp. 12 - 13

- Una rete di accoglienza per uscire dalla violenza, Elena Buccoliero intervista Elisabetta Pavani, 7 - 8/2014, pp. 20 - 22 a p. 27

- La legge protegge le donne vittime di violenza?, Elena Buccoliero intervista Susanna Zaccaria, 7 - 8/2014, pp. 14 - 19

- Una donna di azione e preghiera per la riconciliazione e la nonviolenza. Ricordo di Hedwig Frehner (19.7.1926 - 16.5.2014) conosciuta come Hedi Vaccaro, colonna por-tante del MIR, Alfredo Mori, 7 - 8/2014, pp. 23 - 26

- Non voglio essere violento come mio padre. La testimo-nianza di Andrea, figlio di un uomo maltrattante, Elena Buccoliero, 7 - 8/2014, pp. 28 - 33

- Gli uomini che cambiano ritrovano sé stessi e l’altra, Ca-terina Del Torto intervista Michele Poli, 7 - 8/2014, pp. 34 - 37

- I miei figli? Stanno bene… ho dato loro una buona edu-cazione. Udienza con un uomo dopo l’omicidio della moglie, Elena Buccoliero, 7 - 8/2014, pp. 38 - 39

- La strage di Ciudad Juárez. Migliaia di bambine e ragazze uccise o scomparse. E gli attivisti, soprattutto donne, lottano con la nonviolenza per fermare l’orrore, Caterina Bianciardi (a cura di), 7 - 8/2014, p. 40

- Né madonne né puttane. La nonviolenza ha bisogno di donne istruite, competenti, cittadine a pieno titolo, in dialogo aperto con gli uomini, Fulvio Cesare Manara, 7 - 8 /2014, pp. 41 – 43

- Mozzafiato. Storie di ordinaria violenza, Lucia Boni e Lara Cantarelli, 7 - 8/2014, p. 44

- Scatti di violenza tra le mura domestiche, Marco Poli-meni, 7 - 8/2014, p. 45

- Allez les filles, au travail! Le donne nel mercato del lavo-ro, Valeria Solesin, 11 - 12/2015, pp. 32 - 33

- Le donne nella Grande Guerra. Pacifiste, crocerossine, pro-stitute, staffette, Giorgio Giannini, 3 - 4/2016, pp. 4 - 6

- La guerra emancipa. Meglio la bicicletta. Storie di cicli-ste, sportive e non, alla conquista della libertà, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 8 - 9

- Donne internazionaliste contro la guerra. L’impegno della stilista milanese Rosa Genoni, di Gemma Bigi, 3 - 4/2016, pp. 10 - 13

- Alda Costa, “la serena insistente per la verità”. Una maestra straordinaria, socialista, nonviolenta, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 14 - 17

- Stupri di guerra tra il Friuli e il Veneto. Nemmeno le bambine venivano risparmiate, Elena Buccoliero, 3 - 4/2016, pp. 18 - 19

- L’invasore. La scelta delle donne dopo gli stupri di guer-ra, la Redazione, 3 - 4/2016, p. 20

- A favore della guerra e degli stupri. Valentine de Saint-Point, donna futurista, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, p. 21

- Non si può pensare la guerra senza le donne. Da pacifiste a generatrici di eroi della patria, Claudia Galimberti, 3 - 4/2016, pp. 22, 27

- Quando la storia insegna l’ammirazione per la guerra, Bertha von Suttner, 3 - 4/2016, p. 28

- La scena si faceva sempre più spaventosa. Una testimonian-za d’immenso dolore, Corina Corradi, 3 - 4/2016, p. 29

- Le persone sono esseri umani non numeri di un esercito, Catherine Marshall, 3 - 4/2016, p. 30

- Il senso dell’onore è causa di guerre, ma gloria e domi-nio non sono per le donne, Helena M. Swanwick, 3 - 4/2016, p. 31

- Non più sarà chiamato eroe l’uccisore dei suoi simili, Fanny Dal Ry, 3 - 4/2016, pp. 32 - 33

- Maestre di pace: Maria Montessori. L’educazione dei bambini è contro la guerra, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2016, p. 35

- Sita Meyer Camperio, una crocerossina femminista, pa-triottica e pacifista, Roberto Nik Albanese, 3 - 4/2016, pp. 36 - 39

- Non c’è pace senza le donne. La forza coraggiosa delle testimonianze femminili, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti, 3 - 4/2016, p. 42

- Non è questione di genere. La fatica e la gioia nonvio-lenta di sentirsi “madre di lui”, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2016, p. 43

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Azione nonviolenta | 33

- Finestre tra passato e futuro sperabile. Pratiche e pro-spettive dal laboratorio “Le Donne e la Guerra”, Angela Rosa Pierini, 3 - 4/2016, pp. 44 - 46

- Ci è stata strappata la gioia della vita. Lettere aperte dell’associazione “Mothers for Life”, la Redazione (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 38 - 40

EDITORIALI

- Azione nonviolenta entra in Arena, Mao Valpiana, 1 - 2 - 3 - 4/2014, p. 3

- L’invito a tutti per la festa di compleanno. Dieci lustri di nonviolenza, Mao Valpiana, 5 - 6/2014, p. 3

- Facciamo insieme un passo di pace. Nella giusta dire-zione, Mao Valpiana, 7 - 8/2014, p. 3

- Un’altra difesa è possibile. Civile, non armata, nonvio-lenta, Mao Valpiana, 9 - 10/2014, pp. 3 - 5

- Archiviato il 2014, il 2015 è tutto da scrivere, Mao Valpiana, 11 - 12/2014, p. 3

- A tutela della legalità, della sicurezza, dei diritti. Una polizia nonviolenta?, Mao Valpiana, 1 - 2/2015, p. 3

- Facciamo pace con la difesa. La Campagna prosegue, Mao Valpiana, 3 - 4/2015, p. 3

- Poche luci e tante ombre. EXPO 2015 a Milano, Mao Valpiana, 5 - 6/2015, p. 3

- Parole ed opere di Alex Langer, Mao Valpiana, 7 - 8/2015, p. 3

- Elogio del disertore. Sono loro i veri eroi, Mao Valpia-na, 9 - 10/2015, p. 3

- Il nostro lavoro prosegue. Care lettrici e cari lettori, Mao Valpiana, 11 - 12/2015, p. 3

- Avventura libica: Eia, Eia! Alalà! C’era una volta l’ar-ticolo 11, Mao Valpiana, 1 - 2/2016, p. 3

- Dobbiamo dire NO alla guerra ed essere duri come Piero. Pietro Pinna 1927 - 2016, Mao Valpiana, 3 - 4/2016, pp. 3, 47

- Nonviolenza e polizia, polis e politica. Agire per la de-mocrazia, Mao Valpiana, 5 - 6/2016, p. 3

- Una filosofia per la nonviolenza come condotta di vita, Mao Valpiana, 7 - 8/2016, p. 3

- Ero straniero e mi avete ospitato, per questo sarete sal-vati, Mao Valpiana, 9 - 10/2016, p. 3

- Il passato e il futuro di Azione nonviolenta, Mao Val-piana, 11-12/2016, p. 3

EDUCAZIONE E SCUOLA

- Un futuro di liberazione per tutti. La tensione rivo-luzionaria che porta alla festa, 1 - 2 - 3 - 4/2014, Gabriella Falcicchio (a cura di) pp. 39 - 40

- Educarsi con Aldo Capitini. L’apertura al Tu per la liberazione dei Tutti, Aldo Capitini, 11 - 12/2014, pp. 4 - 6

- L’abbraccio festivo. Riflessioni su educazione e nonvio-lenza, Gabriella Falcicchio, 11 - 12/2014, pp. 8 - 11

- Danilo Dolci e la sinagogia. Educare alla nonviolen-za con il metodo maieutico, Antonio Vigilante, 11 - 12/2014, pp. 14 - 17

- Oltre il perimetro. Si può pensare una pedagogia che

tenga conto dei CIE?, Angela Martiradonna, 11 - 12/2014, pp. 18 - 19

- C’è bisogno di formazione. Nonviolenza e cambiamen-to sociale, Giovanni Scotto, 11 - 12/2014, pp. 20 - 22

- Descolarizzare la nonviolenza da Michelstaedter a Il-lich, Daniele Taurino, 11 - 12/2014, pp. 28 - 31

- Abbattere il tabù della morte. La consapevolezza per educare alla vita, Guidalberto Bormolini, 11 - 12/2014, pp. 32 - 33

- La scuola è violenta? Cosa non va nell’istruzione obbli-gatoria, Maurizio Parodi, 11 - 12/2014, pp. 34 – 37

- Un gioco di ruolo per combattere la corruzione. In-tervista ad uno degli sviluppatori del progetto, 11 - 12/2014, pp. 42 - 43

- Educare per essere “costruttori di pace”. La scuola an-ticonvenzionale di Hamad Bahruddin, 11 - 12/2014, p. 44

- A scuola di riservatezza per educarsi insieme restando sulla soglia dell’interiorità. Alimentare rapporti basati sulla fiducia, 1 -2 /2015, pp.44 – 46

- La Marina Militare, gli scout dell’Agesci, e il dibattito sull’educazione alla pace, 3 - 4/2015, pp. 23 – 25

- La nonviolenza è più gentile. In valore in disuso da ritrovare per l’educazione, 7 - 8/2015, pp. 44 – 46

- Scrivere storie ripensando la Grande Guerra. Linee guida per dei laboratori di scrittura, Elena Buccoliero, 9 - 10/2015, pp. 42 – 43

- Raccontare la guerra senza retorica né nozionismo. Aperture per una storiografia scolastica nonviolenta, Corrado de Benedictis, 9 - 10/2015, pp. 44 – 46

- Contro la logica del lavoro nel campo educativo. Una scuola produttiva o una scuola generativa?, 11 - 12/2015, pp. 44 - 46

- “Abbasso la guerra”. Una mostra in giro per l’Italia, Francesco Pugliese, 1 - 2/2016, p. 36

- Universitas studiorum o universitas bellorum? Quando le armi entrano in un ateneo, Gabriella Falcicchio (a cura di), 1 - 2/2016, pp.44 - 46

- Quando la storia insegna l’ammirazione per la guerra, Bertha von Suttner, 3 - 4/2016, p. 28

- Maestre di pace: Maria Montessori. L’educazione dei bambini è contro la guerra, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2016, p. 35

- Finestre tra passato e futuro sperabile. Pratiche e pro-spettive dal laboratorio “Le Donne e la Guerra”, Ange-la Rosa Pierini, 3 - 4/2016, pp. 44 - 46

- Una riflessione aperta dopo il Convegno. Punti comuni di azione e condivisione, Rocco Pompeo, 5 - 6/2016, pp. 30 - 31

- L’insegnamento nella scuola come pratica filosofica nonviolenta, Antonio Vigilante, 7 - 8/2016, pp. 30 - 33

- Una gita scolastica particolare in Ostello con i migran-ti, Elena Buccoliero, 9 - 10/2016, pp. 32 - 35

- Il metodo narrativo per capire e vivere il mondo. Un’e-sperienza di educazione interculturale, Fabio Alba, 9 - 10/2016, pp. 44 - 45

- Spunti per l’educazione interculturale, Gabriella Fal-cicchio (a cura di), 9 - 10/2016, p. 46

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34 | novembre-dicembre 2016

ESTERI

INTERNAZIONALE- I conflitti nel mondo di oggi. Le guerre si fanno per ven-

dere le armi, Efrem Tresoldi, 5 - 6/2014, pp. 44 - 45 - Codice Europeo Etico per la polizia. Competenze e limiti

degli interventi di ordine pubblico, a cura della Reda-zione, 1 - 2/2015, p.6

- Prigionieri per la Pace 2015, War Resisters’ Internatio-nal,1 - 2/2015, pp. 24-25

- La polizia violenta sotto processo per ricostruire la fidu-cia dei cittadini. Esperienze negli States (Missionari) e in Europa (Catalunya), Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 1-2/2015, pp. 38-40

- Corpi Civili Europei di Pace. Un progetto ancora da re-alizzare, Daniele Marchi, 3 - 4/2015, pp. 16 – 19

- Un servizio civile per adulti. Modelli “esportabili” in Germania e a Bolzano, Edi Rabini, 3 - 4/2015, p. 36

- L’istituto Europeo per la Pace e il suo gemello americano USIP. Strumenti di pace para-istituzionali a confronto, 3 - 4/2015, pp. 42 – 43

- Arroz e nonviolenza per la sovranità alimentare. Resi-stenza comunitaria in Curvaradò, Chocò, Colombia, Sara Ballardini, 5 - 6/2015, pp. 40 - 41

- Tornare in Bosnia. Tuzla - Sarajevo - Srebrenica, Ro-berto De Bernardis, 7 - 8/2015, pp. 20 - 23

- Diario di bordo di un viaggiatore leggero, Alexander Langer, 7 -8/2015, pp. 30 – 3

- Il Mediterraneo e l’Europa: cosa si poteva fare…, Ale-xander Langer, 7 - 8/2015, pp. 36 – 37

- All’Associazione «Adopt» di Srebrenica. Le motivazioni del Premio Langer, Fabio Levi ed Edi Rabini, 2015, 7 - 8/2015, pp. 40 - 41

- I due terrorismi e le alternative della nonviolenza, Nan-ni Salio, 11 - 12/2015, pp. 4 – 6

- Corpi civili di pace. Nel 2016 partiranno i primi 200 giovani in servizio civile per situazioni di conflitto all’e-stero e per emergenze ambientali in Italia, Conferenza Enti Nazionali di Servizio Civile, 11 - 12/2015, p. 26

- IKEA: il gigante buono non è così buono. Cosa si nascon-de dietro l’uniformazione del gusto, Vincenzo Rocca, 11 - 12/2015, pp. 27 - 29

- Avventura libica: Eia, Eia! Alalà! C’era una volta l’arti-colo 11, Mao Valpiana, 1 - 2/2016, p. 3

- Una guerra che dura da 25 anni. Tra pacifismo realista e pacifismo concreto, Paolo Cacciari, 1 - 2/2016, pp. 4 - 8

- La nonviolenza islamica fa paura. Il terrorismo contro il Gandhi musulmano, Pasquale Pugliese, 1- 2/2016, p. 9

- La madre di tutte le guerre, gennaio 1991. Un maestro della nonviolenza ci aiuta a capire, Nanni Salio, 1 - 2/2016, pp. 10 - 13

- La nuova guerra di Libia è già in atto per difendere l’Eni, Francesco Martone, 1 - 2/2016, pp. 18 - 19

- Prigionieri per la pace 2016, War Resisters’ Internatio-nal, 1 - 2/2016, pp. 24 - 25

- La prima guerra del Golfo. Il deserto è ancora in tempe-sta, Martina Pignatti Morano, 1 - 2/2016, p. 27

- Migranti in fuga sulla rotta balcanica, Antonio Cipria-ni, 1 - 2/2016, pp. 28 - 29

- La guerra che continua ai tempi della biopolitica, Gian-carla Codrignani, 1 - 2/2016, pp. 30 - 31

- Le bugie di guerra sono un copione che si ripete. La nar-razione mediatica del consenso bellico, Caterina Bian-ciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 1 - 2/2016, p. 42

- Meno armi più sicurezza. Dove la polizia è al servizio del cittadino, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 5 - 6/2016, p. 41

- Ero straniero e mi avete ospitato, per questo sarete salva-ti, Mao Valpiana, 9 - 10/2016, p. 3

- La moderna caccia alle streghe contro l’immigrato-terro-rista, Daniele Lugli, 9 - 10/2016, pp. 4 - 6

- Il problema non è l’immigrazione ma l’inadeguatezza delle istituzioni e della politica, Elena Buccoliero (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 8 - 11

- La “Maison des journalistes” offre rifugio agli esiliati per la libertà di espressione, Lisa Viola Rossi, 9 - 10/2016, pp. 20 - 22

- Corpi Civili di Pace in Italia su migrazione e asilo, Sara Ballardini e Monika Weissensteiner, 9 - 10/2016, pp. 27 - 29

- Dai centri istituzionali alle associazioni delle madri. Percorsi per contrastare la radicalizzazione, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 42 - 43

MEDIORIENTE- La nonviolenza quotidiana in Palestina. Intervista a

Tommaso, volontario internazionale di pace, Massimi-liano Pilati, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 44 - 45

- Violenze in Turchia, medio Oriente e nord Africa, 9 - 10/2015, p. 26

- L’Europa e il puzzle mediorientale. Perché non si può prescindere dal dialogo, Paolo Bergamaschi, 1 - 2/2016, pp. 14 - 15

- Gli interventi militari aiutano il terrorismo. L’errore di inviare i soldati italiani alla diga di Mosul, Peppe Sini, 1 - 2/2016, pp. 16 - 17

- Ci è stata strappata la gioia della vita. Lettere aperte dell’associazione “Mothers for Life”, la Redazione (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 38 - 40

FILOSOFIA

- Elogio del frutto della vite. Meditazioni enologiche e spi-rituali, Daniele Lugli, 5 - 6/2015, p. 30

- Elogio della gratitudine. Il commento di una storica femminista, Anna Bravo, 3 - 4/2016, pp. 40 – 41

- Ragionando (coi droni) sulla compresenza. Un’analogia per dipanare qualche perplessità, Daniele Taurino (a cura di), 5 - 6/2016, pp. 42 - 43

- Quale pace? Giusta, stabile e duratura. È quella per cui dobbiamo operare qui ed ora, Giuliano Pontara, 7 - 8/2016, pp. 4 - 6

- Dialogare o perire. Dallo scontro di civiltà alle co-tra-dizioni culturali, Franco Ferrarotti, 7 - 8/2016, pp. 8 - 10

- Critica della violenza. Riscoprire l’analisi di Andrea Caffi, Franco Ferrarotti, 7 - 8/2016, pp. 11 - 13

- Da Leopardi a Gandhi, passando per Kant. Profilo filo-sofico di Aldo Capitini, Mario Martini, 7 - 8/2016, pp. 14 - 15

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Azione nonviolenta | 35

- Il principio nonviolenza. Una filosofia di pace, Jean-Marie Muller, 7 - 8/2016, pp. 20 - 21

- La nonviolenza della fede e la religione della violenza, Enrico Peyretti, 7 - 8/2016, pp. 27 - 29

- L’insegnamento nella scuola come pratica filosofica non-violenta, Antonio Vigilante, 7 - 8/2016, pp. 30 - 33

- La nonviolenza filosofica di Aldo Capitini. Tensione pro-fetica verso la realtà liberata, Daniele Taurino (a cura di), 7 - 8/2016, pp. 42 - 43

- Le relazioni umane in prospettiva nonviolenta. Tra apertura al tu e gestione creativa dei conflitti, Gabriella Falcicchio (a cura di), 7 - 8/2016, pp. 44 - 46

NECROLOGI

- Una donna di azione e preghiera per la riconciliazione e la nonviolenza. Ricordo di Hedwig Frehner (19.7.1926 - 16.5.2014) conosciuta come Hedi Vaccaro, colonna por-tante del MIR, Alfredo Mori, 7 - 8/2014, pp. 23 - 26

- Compresenza di Narayan Desai. La vita e il messaggio del “flauto di Gandhi”, Elisa Rebecchi, 3 - 4/2015, p. 38

- Dobbiamo dire NO alla guerra ed essere duri come Piero. Pietro Pinna 1927 - 2016, Mao Valpiana, 3 - 4/2016, pp. 3, 47

- In memoria di Luisa Schippa, Claudio Francescaglia, 7 - 8/2015, pp. 24 - 25

- Nonviolenza e polizia, polis e politica. Agire per la de-mocrazia, Mao Valpiana, 5 - 6/2016, p. 3

- Ricordare Nanni Salio per continuare la sua opera di ricerca e azione, Giuliano Pontara, 5 - 6/2016, pp. 38 - 40

POLITICA E ATTUALITÀ

ACCOGLIENZA, CONVIVENZA MULTIETNICA E DISCRIMINAZIONI- Die brücke. La metafora del ponte, Daniele Lugli, 7 -

8/2015, pp. 4 - 6- Testimone e profeta della conversione ecologica e della

convivenza inter-etnica, Marco Boato, 7 - 8/2015, pp. 8 - 11

- Gorgoglìo e pregiudizio. Un telefonino per attraversare il mare …, a cura di Caterina Bianciardi e Ilaria Nannet-ti, 7 - 8/2016, p. 41

- La moderna caccia alle streghe contro l’immigrato-terro-rista, Daniele Lugli, 9 - 10/2016, pp. 4 - 6

- Il problema non è l’immigrazione ma l’inadeguatezza delle istituzioni e della politica, Elena Buccoliero (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 8 - 11

- Minori stranieri non accompagnati richiedono asilo e cercano accoglienza, Giordano Barioni, 9 - 10/2016, pp. 12 - 15

- Minori che fuggono da povertà e schiavitù per cercare condizioni di vita migliori, la Redazione (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 16 - 19

- Parlare e ascoltare primi passi per superare la paura, Da-niele Lugli, 9 - 10/2016, pp. 30 - 31

- Una gita scolastica particolare in Ostello con i migranti,

Elena Buccoliero, 9 - 10/2016, pp. 32 - 35- Maestri di nonviolenza cercano una casa aperta, la Re-

dazione (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 36 - 37- Da questa parte del mare tra musica e parole. Omaggio a

Gian Maria Testa, Elena Buccoliero, 9 - 10/2016, p. 41 - Il metodo narrativo per capire e vivere il mondo. Un’e-

sperienza di educazione interculturale, Fabio Alba, 9 - 10/2016, pp. 44 - 45

ANTIMILITARISMO- 4 novembre 2014: non festa, ma lutto. Ogni vittima

ha il volto di Abele, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 27

- La Marina Militare, gli scout dell’Agesci, e il dibattito sull’educazione alla pace, 3 - 4/2015, pp. 23 – 25

- Le spese militari riducono la sicurezza. Cibo, acqua, sanità e lavoro per ripensare l’idea di difesa, Giuliana Benedetta e Tamagni, 3 - 4/2015, pp. 34 – 35

- La vasta opposizione popolare alla “grande guerra” dei potenti, Ercole Ongaro, 9 - 10/2015, pp. 8 - 11

- La “meglio gioventù” del 1915. Mario e Fermo, due gio-vani martiri, Marco Marzi, 9 - 10/2015, pp. 12 – 15

- La follia della guerra ha fatto impazzire i soldati, Fran-cesca Campani, 9 - 10/2015, pp. 16 – 19

- 100 anni dopo: basta guerre! Un’altra difesa è possibile. 4 novembre 2015: non festa, ma lutto, 9 - 10/2015, pp. 24 - 25

- Gli interventi militari aiutano il terrorismo. L’errore di inviare i soldati italiani alla diga di Mosul, Peppe Sini, 1 - 2/2016, pp. 16 - 17

- La guerra che continua ai tempi della biopolitica, Gian-carla Codrignani, 1 - 2/2016, pp. 30 - 31

- Le bugie di guerra sono un copione che si ripete. La nar-razione mediatica del consenso bellico, Caterina Bian-ciardi e Ilaria Nannetti, 1 - 2/2016, p. 42

- Universitas studiorum o universitas bellorum? Quando le armi entrano in un ateneo, Gabriella Falcicchio, 1 - 2/2016, pp.44 - 46

- Il senso dell’onore è causa di guerre, ma gloria e domi-nio non sono per le donne, Helena M. Swanwick, 3 - 4/2016, p. 31

- 2 giugno: festa della Repubblica (che ripudia la guer-ra), Movimento Nonviolento, 5 - 6/2016, pp. 23 - 24

CITTADINANZA, DEMOCRAZIA E DIRITTI- La legge protegge le donne vittime di violenza?, Elena

Buccoliero intervista Susanna Zaccaria, 7 - 8/2014, pp. 14 - 19

- Una rete di accoglienza per uscire dalla violenza, Elena Buccoliero intervista Elisabetta Pavani, 7 - 8/2014, pp. 20 - 21 segue a p. 27

- La strage di Ciudad Juárez. Migliaia di bambine e ragazze uccise o scomparse. E gli attivisti, soprattutto donne, lottano con la nonviolenza per fermare l’orrore, Caterina Bianciardi (a cura di), 7 - 8/2014, p. 40

- Oltre il perimetro. Si può pensare una pedagogia che tenga conto dei CIE?, Angela Martiradonna, 11 - 12/2014, pp. 18 - 19

- Codice Europeo Etico per la polizia. Competenze e limiti degli interventi di ordine pubblico, a cura della Reda-zione, 1 - 2/2015, p.6

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36 | novembre-dicembre 2016

- Identificare i violenti. L’Italia non prevede un codice per gli agenti, a cura della Redazione, 1-2/2015, pp. 18-19

- Le radici affondano nella Costituzione. La difesa ci-vile si basa sugli articoli 11 e 52, Daniele Lugli, 3 - 4/2015, pp. 8 - 11

- Il lavoro nella nostra Costituzione. Senza fondamenta non c’è stabilità, Daniele Lugli, 11 - 12/2015, pp. 8 - 11

- Il lavoro nel tempo della crisi, da Hannah Arendt a Ma-rio Miegge, Sandra Rossetti, 11 - 12/2015, pp. 12 - 17

- Dalla svalorizzazione del lavoro alla contrattazione ter-ritoriale, Gaetano Sateriale, 11 - 12/2015, pp. 18 - 21

- Abolire la miseria. Sulle orme di Ernesto Rossi, a cura di Daniele Taurino, 11 - 12/2015, p. 22

- IKEA: il gigante buono non è così buono. Cosa si nascon-de dietro l’uniformazione del gusto, Vincenzo Rocca, 11 - 12/2015, pp. 27 - 29

- L’etica del lavoro e il lavoro etico, Vincenzo Rocca, 11 - 12/2015, pp. 30 - 31

- Allez les filles, au travail! Le donne nel mercato del lavo-ro, Valeria Solesin, 11 - 12/2015, pp. 32 - 33

- Il riposo e la pensione frutti del diritto al lavoro, Jorge Bergoglio, 11 - 12/2015, pp. 34 - 35

- Dentro le mura delle carceri, dove il lavoro è creativo, Giancarlo Saccani, 11 - 12/2015, pp. 38 - 40

- Lasciare il posto fisso nell’era del precariato. Quando la salute e la coscienza vengono prima del lavoro, Daniele Taurino (a cura di), 11 - 12/2015, p. 41

- Contro la logica del lavoro nel campo educativo. Una scuola produttiva o una scuola generativa?, 11 - 12/2015, pp. 44 - 46

- Migranti in fuga sulla rotta balcanica, Antonio Cipria-ni, 1 - 2/2016, pp. 28 - 29

- La guerra emancipa. Meglio la bicicletta. Storie di cicli-ste, sportive e non, alla conquista della libertà, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 8 - 9

- Dimostrazioni pubbliche e polizia. Le prime riflessioni del Movimento, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 8 - 11

- Nonviolenza e Forze dell’Ordine. Un progetto per la convivenza democratica, Rocco Pompeo, 5 - 6/2016, pp. 12 - 14

- Una riflessione aperta dopo il Convegno. Punti comuni di azione e condivisione, Rocco Pompeo, 5 - 6/2016, pp. 30 - 31

- A titolo libero e gratuito. Fenomenologia del volontario, Angela Martiradonna, 5 - 6/2016, pp. 44 - 46

- Gorgoglìo e pregiudizio. Un telefonino per attraversare il mare …, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 7 - 8/2016, p. 41

- Ero straniero e mi avete ospitato, per questo sarete salva-ti, Mao Valpiana, 9 - 10/2016, p. 3

- La moderna caccia alle streghe contro l’immigrato-terro-rista, Daniele Lugli, 9 - 10/2016, pp. 4 - 6

- Il problema non è l’immigrazione ma l’inadeguatezza delle istituzioni e della politica, Elena Buccoliero (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 8 - 11

- Minori stranieri non accompagnati richiedono asilo e cercano accoglienza, Giordano Barioni, 9 - 10/2016, pp. 12 - 15

- Minori che fuggono da povertà e schiavitù per cercare condizioni di vita migliori, la Redazione (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 16 - 19

- La “Maison des journalistes” offre rifugio agli esiliati per la libertà di espressione, Lisa Viola Rossi, 9 - 10/2016, pp. 20 - 22

- 4 dicembre, Referendum costituzionale: le ragioni del Movimento Nonviolento, Movimento Nonviolento, 9 - 10/2016, pp. 25 - 26

- Maestri di nonviolenza cercano una casa aperta, la Re-dazione (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 36 - 37

PACE E DISARMO- In Arena contro tutte le guerre. Il popolo della pace per la

nonviolenza attiva, Alex Zanotelli, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 4 - 5

- Un “atto che la pace esige”. Campagna per il disarmo e la difesa civile, Pasquale Pugliese, 1 - 2 -3 - 4/2014, pp. 6 - 9

- Un Servizio Civile di Pace. Educazione nonviolenta alla cittadinanza attiva, Primo Di Blasio, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 10 - 11

- La convenienza di pace e disarmo. Vivere meglio con l’economia di giustizia, Francesco Vignarca, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 12 - 14

- I Corpi di difesa civile e nonviolenta. Professionisti e volontari per la gestione dei conflitti, Martina Pignatti Morano, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 16 - 17

- L’aggiunta nonviolenta del disarmo culturale. Per tra-sformare il mondo e noi stessi, Fulvio Cesare Manara, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 41 - 43

- Dopo il Congresso MN. Politica nonviolenta, disarmo unilaterale e difesa civile, Mao Valpiana, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 36 - 38

- Dietro le quinte di Arena di pace e disarmo, Mao Val-piana, 5 - 6/2014, pp. 32 - 33

- Il potere della nonviolenza attiva contro armi e guerre, per la pace, Alex Zanotelli, 5 - 6/2014, pp. 34 - 37

- I conflitti nel mondo di oggi. Le guerre si fanno per ven-dere le armi, Efrem Tresoldi, 5 - 6/2014, pp. 44 - 45

- Campagna per il disarmo e la difesa civile non armata e nonviolenta, 5 - 6/2014, p. 46

- Facciamo insieme un passo di pace. Nella giusta direzio-ne, Mao Valpiana, 7 - 8/2014, p. 3

- Un’altra difesa è possibile. Civile, non armata, nonvio-lenta, Mao Valpiana, 9 - 10/2014, pp. 3 - 5

- Se vuoi la pace difendi la pace. Le ragioni della Campa-gna “Un’altra difesa è possibile” se ci crediamo, Pasquale Pugliese, 9 - 10/2014, pp. 6 - 7

- Per cambiare il corso della storia, le alternative nonvio-lente esistono. La difesa civile è una riforma necessaria, Sergio Bassoli, 9 - 10/2014, pp. 10 - 11

- Proposte concrete per attuare la (vera) difesa della patria. Favorire la partecipazione di persone ed organizzazioni, Francesco Vignarca, 9 - 10/2014, p. 12

- Corpi di pace per una difesa civile. CCP: non una sigla, ma una speranza da alimentare, Martina Pignatti Mo-rano, 9 - 10/2014, p. 13

- Le armi non ci difendono ma abbiamo bisogno di garan-zie. Sbilanciamoci! Perché “Un’altra difesa è possibile”, Grazia Naletto, 9 - 10/2014, pp. 14 - 15

- Un’altra difesa è possibile, se davvero lo vogliamo. Una nuova stagione di protagonismo dei cittadini, Enrico Maria Borrelli, 9 - 10/2014, p. 16

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Azione nonviolenta | 37

- Il Servizio Civile universale alla base di una nuova di-fesa. Siamo riusciti a creare attenzione politica sui nostri temi, Licio Palazzini, 9 - 10/2014, p. 25

- Proposta di Legge di iniziativa popolare. “Istituzione e mo-dalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa ci-vile, non armata e nonviolenta”, 9 - 10/2014, pp. 28 - 30

- La guerra non paga mai: perché pagare per la guerra? Tra fallimenti e piccoli successi una breve storia interna-zionale delle campagne contro le spese militari, Caterina Bianciardi (a cura di), 9 - 10/2014, p. 37

- Movimento Nonviolento: “I nostri passi di pace”, Movi-mento Nonviolento, 11 - 12/2014, p. 25

- Identificare i violenti. L’italia non prevede un codice per gli agenti, a cura della Redazione, 1-2/2015, pp. 18-19

- Matite temperate e fucili spezzati, Movimento Nonvio-lento, 1 - 2/2015, p.23

- Prigionieri per la Pace 2015, War Resisters’ Internatio-nal,1 - 2/2015, pp. 24-25

- Facciamo pace con la difesa. La Campagna prosegue, Mao Valpiana, 3 - 4/2015, p. 3

- Dal Servizio civile alla Difesa civile. Il compito della nostra generazione, Pasquale Pugliese, 3 - 4/2015, pp. 4 - 6

- Le radici affondano nella Costituzione. La difesa civile si basa sugli articoli 11 e 52, Daniele Lugli, 3 - 4/2015, pp. 8 - 11

- Disobbedienti per amore della Legge. Dall’obiezione fiscale alla difesa nonviolenta, Paolo Bertezzolo, 3 - 4/2015, pp. 20 - 22, 27 - 29

- Rischi e minacce, difesa e sicurezza. La resilienza per prevenire e gestire le crisi, Gianni Scotto, 3 - 4/2015, pp. 30 - 33

- Le spese militari riducono la sicurezza. Cibo, acqua, sanità e lavoro per ripensare l’idea di difesa, Giuliana Benedetta e Tamagni, 3 - 4/2015, pp. 34 - 35

- L’aggiunta nonviolenta è antimilitarista. Tolstoj, Capi-tini, Pinna: il disarmo unilaterale, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2015, p. 37

- All’Associazione «Adopt» di Srebrenica. Le motivazioni del Premio Langer, Fabio Levi ed Edi Rabini, 2015, 7 - 8/2015, pp. 40 - 41

- Nonviolenza o barbarie. 2 ottobre 2015, Giornata in-ternazionale della nonviolenza, 9 - 10/2015, p. 23

- 100 anni dopo: basta guerre! Un’altra difesa è possibile. 4 novembre 2015: non festa, ma lutto, 9 - 10/2015, pp. 24 – 25

- I treni della fratellanza che salvarono i bambini di Vien-na, Roberto “Nik” Albanese, 9 - 10/2015, pp. 27 – 31

- Maestri di pace. Hanno detto … sulla guerra, Cen-tro redazionale del Litorale romano (a cura di), 9 - 10/2015, pp. 38 – 39

- Ed eccola qui la guerra: ora, nonviolenza o barbarie!, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2015, p. 23

- Corpi civili di pace. Nel 2016 partiranno i primi 200 giovani in servizio civile per situazioni di conflitto all’estero e per emergenze ambientali in Italia, 11 - 12/2015, p. 26

- Una guerra che dura da 25 anni. Tra pacifismo realista e pacifismo concreto, Paolo Cacciari, 1 - 2/2016, pp. 4 - 8

- Gli interventi militari aiutano il terrorismo. L’errore di inviare i soldati italiani alla diga di Mosul, Peppe Sini, 1 - 2/2016, pp. 16 - 17

- Il cammino dei corpi civili di pace. I passi avanti nell’ul-timo quarto di secolo, Pasquale Pugliese, 1 - 2/2016, pp. 20 - 22

- L’urgenza del momento è costruire politiche di pace, Cantiere contro la guerra, il razzismo e i predicatori d’odio, 1 - 2/2016, pp. 23, 26

- Prigionieri per la pace 2016, War Resisters’ Internatio-nal, 1 - 2/2016, pp. 24 - 25

- Pace e nuovo ordine mondiale tra sovranità e nonviolen-za, Alexander Langer, 1 - 2/2016, pp. 32 - 33

- “Abbasso la guerra”. Una mostra in giro per l’Italia, Francesco Pugliese, 1 - 2/2016, p. 36

- Un’azione nonviolenta esemplare per fermare il treno della morte, Mao Valpiana, 1 - 2/2016, pp. 38 - 39

- Perché non si fermano i cicloni con un retino di farfalle. La nostra aggiunta nonviolenta è il disarmo unilaterale, Daniele Taurino, 1 - 2/2016, p. 43

- Donne internazionaliste contro la guerra. L’impegno della stilista milanese Rosa Genoni, di Gemma Bigi, 3 - 4/2016, pp. 10 - 13

- Le persone sono esseri umani non numeri di un esercito, Catherine Marshall, 3 - 4/2016, p. 30

- Non più sarà chiamato eroe l’uccisore dei suoi simili, Fanny Dal Ry, 3 - 4/2016, pp. 32 - 33

- Togliere dai cuori degli uomini l’amore delle medaglie e delle decorazioni, Virginia Woolf, 3 - 4/2016, p. 34

- Maestre di pace: Maria Montessori. L’educazione dei bambini è contro la guerra, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2016, p. 35

- Non c’è pace senza le donne. La forza coraggiosa delle testimonianze femminili, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti, 3 - 4/2016, p. 42

- Nella “Festa della Repubblica che ripudia la guerra” riparte la Campagna per la difesa civile e nonviolenta, Campagna “Un’altra difesa è possibile” 5 - 6/2016, pp. 25 - 26

- La guerra “tira”, l’informazione è superficiale. Giorna-lismo di pace, l’ultimo lavoro di Nanni Salio, Angela Dogliotti Marasso, 5 - 6/2016, pp. 36 - 37

- Ragionando (coi droni) sulla compresenza. Un’analogia per dipanare qualche perplessità, Daniele Taurino (a cura di), 5 - 6/2016, pp. 42 - 43

- Quale pace? Giusta, stabile e duratura. È quella per cui dobbiamo operare qui ed ora, Giuliano Pontara, 7 - 8/2016, pp. 4 - 6

- La moderna caccia alle streghe contro l’immigrato-terro-rista, Daniele Lugli, 9 - 10/2016, pp. 4 - 6

- Il Movimento Nonviolento sulla Marcia Perugia-Assisi 2016, Movimento Nonviolento, 9 - 10/2016, pp. 23 - 25

- Corpi Civili di Pace in Italia su migrazione e asilo, Sara Ballardini e Monika Weissensteiner, 9 - 10/2016, pp. 27 - 29

- Dai centri istituzionali alle associazioni delle madri. Percorsi per contrastare la radicalizzazione, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 42 - 43

POLITICA- Abbiamo vinto a mani nude per restituire il potere a

tutti, Renato Accorinti, 5 - 6/2014, pp. 38 - 39- I saluti istituzionali al popolo dell’Arena, Laura Boldri-

ni, 5 - 6/2014, pp. 40 - 41

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38 | novembre-dicembre 2016

- Per cambiare il corso della storia, le alternative nonvio-lente esistono. La difesa civile è una riforma necessaria, Sergio Bassoli, 9 - 10/2014, pp. 10 - 11

- Corpi di pace per una difesa civile. CCP: non una sigla, ma una speranza da alimentare, Martina Pignatti Mo-rano, 9 - 10/2014, p. 13

- Le armi non ci difendono ma abbiamo bisogno di garan-zie. Sbilanciamoci! Perché “Un’altra difesa è possibile”, Grazia Naletto, 9 - 10/2014, pp. 14 - 15

- A far di conto con la fantasia. La politica e il futuro alla riscoperta della comunità, Marco Boschini, 11 - 12/2014, pp. 12 - 13

- A tutela della legalità, della sicurezza, dei diritti. Una Polizia nonviolenta?, Mao Valpiana, 1 - 2/2015, p.3

- Elementi di nonviolenza per la Polizia. Cinque disegni di legge per una formazione possibile, Daniele Lugli e Elena Buccoliero, 1 - 2/2015, pp. 4-5

- Violenti nel nome della legge? L’uso della forza nei li-miti costituzionali, intervista a Francesco Morelli, 1-2/2015, pp. 12-15

- Identificare i violenti. L’italia non prevede un codice per gli agenti, a cura della Redazione, 1-2/2015, pp. 18-19

- La campagna scrive al Presidente Mattarella, Campa-gna Un’altra difesa è possibile, 1 - 2/2015, p.26

- Rischi e minacce, difesa e sicurezza. La resilienza per prevenire e gestire le crisi, Gianni Scotto, 3 - 4/2015, pp. 30 – 33

- Depositata alla Camera dei Deputati la Legge di inizia-tiva popolare per la Difesa civile, non armata e nonvio-lenta, 5 - 6/2015, p. 23

- Un’altra difesa possibile come fondamento della nostra Repubblica, 5 - 6/2015, p. 24

- La difesa civile entri nel dibattito parlamentare e sia av-viato l’iter legislativo, 5 - 6/2015, p. 25

- Testimone e profeta della conversione ecologica e della convi-venza inter-etnica, Marco Boato, 7 - 8/2015, pp. 8 - 11

- Il Mediterraneo e l’Europa: cosa si poteva fare…, Ale-xander Langer, 7 - 8/2015, pp. 36 - 37

- Sindaco nonviolento. La città di Messina ha bisogno di ac-qua e di verità. Il Governo invia l’esercito e diffonde men-zogne, Movimento Nonviolento, 11 - 12/2015, p. 24

- Ai Comitati regionali, ai comitati provinciali, ai grup-pi promotori. La Campagna prosegue. Novità e Auguri, Mao Valpiana, 11 - 12/2015, p. 25

- Dalla svalorizzazione del lavoro alla contrattazione ter-ritoriale, Gaetano Sateriale, 11 - 12/2015, pp. 18 - 21

- La nuova guerra di Libia è già in atto per difendere l’Eni, Francesco Martone, 1 - 2/2016, pp. 18 - 19

- La guerra che continua ai tempi della biopolitica, Gian-carla Codrignani, 1 - 2/2016, pp. 30 - 31

- Politica e polizia una radice comune. Il problema principa-le è la formazione, Luca Filippi, 5 - 6/2016, pp. 19 - 21

- Nella “Festa della Repubblica che ripudia la guerra” ri-parte la Campagna per la difesa civile e nonviolenta, 5 - 6/2016, pp. 25 - 26

- Tra formazione e difesa dei diritti è necessario uscire dalla logica militare, Luciano Mennonna, 5 - 6/2016, pp. 27 - 29

- Compresenza di Marco Pannella. L’ultimo homo politi-cus, 5 - 6/2016, pp. 34 – 35

- L’ecologia integrale e la politica verde, intervista a Mi-

chele Boato, 7 - 8/2015, pp. 18 - 19- Gorgoglìo e pregiudizio. Un telefonino per attraversare il

mare …, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 7 - 8/2016, p. 41

- Il problema non è l’immigrazione ma l’inadeguatezza delle istituzioni e della politica, Elena Buccoliero (a cura di), 9 - 10/2016, pp. 8 - 11

- Minori stranieri non accompagnati richiedono asilo e cercano accoglienza, Giordano Barioni, 9 - 10/2016, pp. 12 - 15

- 4 dicembre, Referendum costituzionale: le ragioni del Movimento Nonviolento, Movimento Nonviolento, 9 - 10/2016, pp. 25 - 26

RECENSIONI

- La nonviolenza quotidiana in Palestina. Intervista a Tommaso, volontario internazionale di pace, Massimi-liano Pilati, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 44 - 45

- Una storia raccontata con voce di bambina, Mao Val-piana, 7 - 8/2014, p. 46

- Ci hanno raccontato menzogne, ora raccontiamo la vera storia, 9 - 10/2015, p. 40

- Antesignani dell’obiezione di coscienza. Una storia in Somalia, tutta da conoscere, Sergio Albesano, 1 - 2/2016, p. 37

- L’invasore. La scelta delle donne dopo gli stupri di guer-ra, la Redazione, 3 - 4/2016, p. 20

- Non si può pensare la guerra senza le donne. Da pacifiste a generatrici di eroi della patria, Claudia Galimberti, 3 - 4/2016, pp. 22, 27

- Elogio della gratitudine. Il commento di una storica femminista, Anna Bravo, 3 - 4/2016, pp. 40 - 41

- La guerra “tira”, l’informazione è superficiale. Giorna-lismo di pace, l’ultimo lavoro di Nanni Salio, Angela Dogliotti Marasso, 5 - 6/2016, pp. 36 - 37

RUBRICHE

ARTI E CULTURE, a cura di Daniele Taurino- È possibile un’estetica nonviolenta? La bellezza purifi-

ca e trasfigura i conflitti, Marco Scarnera, 1 - 2 - 3 - 4/2014, p. 46

ATTIVISSIMAMENTE, a cura di Daniele Taurino- Mozzafiato. Storie di ordinaria violenza, Lucia Boni e

Lara Cantarelli, 7 - 8/2014, p. 44- Scatti di violenza tra le mura domestiche, Marco Poli-

meni, 7 - 8/2014, p. 45- Una storia raccontata con voce di bambina, Mao Val-

piana, 7 - 8/2014, p. 46- Fai pace con la difesa! Varco al disarmo unilaterale. L’ag-

giunta della Persuasione alla Campagna e la “fregatura ontologica” della nonviolenza, 9 - 10/2014, p. 36

- La forza preziosa dei piccoli gruppi. L’aggiunta nonvio-lenta alla Campagna Difesa Civile, Pasquale Pugliese, 11 - 12/2014, p. 45

- Più collaborazione e meno violenza in un commissariato di frontiera. La piccola esperienza integrata a Fiumici-

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Azione nonviolenta | 39

no, Silvia Tenti, 1 - 2/2015, pp. 42 - 43- Dalla guerra alla pace: dove sta la frontiera. L’incontro

con l’associazione Intercultura, in collaborazione con Angela Argentieri, 3 - 4/2015, pp. 44 - 45

- La farmacia di Thoreau per una vita non addomesticata. Passeggiare con Caffo sulle rive di Walden, 5 - 6/2015, pp. 42 - 43

- Le aperture di Alex tra pacifismo e nonviolenza. Conti-nuare, fin da giovani, in ciò che era giusto, 7 - 8/2015, pp. 42 - 42

- Scrivere storie ripensando la Grande Guerra. Linee guida per dei laboratori di scrittura, 9 - 10/2015, pp. 42 - 43

- Lasciare il posto fisso nell’era del precariato. Quando la salute e la coscienza vengono prima del lavoro, Roberto Cassina, Anna Quaranta, 11 - 12/2015, p. 41

- Perché non si fermano i cicloni con un retino di farfalle. La nostra aggiunta nonviolenta è il disarmo unilaterale, 1 - 2/2016, p. 43

- Non è questione di genere. La fatica e la gioia nonviolen-ta di sentirsi “madre di lui”, 3 - 4/2016, p. 43

- Ragionando (coi droni) sulla compresenza. Un’analogia per dipanare qualche perplessità, 5 - 6/2016, pp. 42 - 43

- La nonviolenza filosofica di Aldo Capitini. Tensione pro-fetica verso la realtà liberata, 7 - 8/2016, pp. 42 - 43

- Da questa parte del mare tra musica e parole. Omaggio a Gian Maria Testa, Elena Buccoliero, 9 - 10/2016, p. 41

- L’alternativa alla convivenza è la commorienza, Danie-le Lugli, 11-12/2016, p. 43

DIALOGANDO CON… , a cura di Roberto Rossi - La nonviolenza quotidiana in Palestina. Intervista a

Tommaso, volontario internazionale di pace, Massimi-liano Pilati, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 44 - 45

- Un gioco di ruolo per combattere la corruzione. Intervi-sta ad uno degli sviluppatori del progetto, 11 - 12/2014, pp. 42 - 43

- La nonviolenza interpella la polizia. Gestire le emozioni e la tensione con creatività, intervista ad Andrea Cozzo, 1-2/2015, pp. 36-37

EDUCAZIONE E STILI DI VITA, a cura di Gabriella Falcicchio- Un futuro di liberazione per tutti. La tensione rivoluzio-

naria che porta alla festa, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 39 - 40 - L’aggiunta nonviolenta del disarmo culturale. Per tra-

sformare il mondo e noi stessi, Fulvio Cesare Manara, 1 - 2 - 3 - 4/2014, pp. 41 - 43

- Né madonne né puttane. La nonviolenza ha bisogno di donne istruite, competenti, cittadine a pieno titolo, in dialogo aperto con gli uomini, 7 - 8 /2014, pp. 41 - 43

- A scuola di riservatezza per educarsi insieme restando sulla soglia dell’interiorità. Alimentare rapporti basati sulla fiducia, 1 -2 /2015, pp.44 - 46

- Vivere disarmati la cultura e le relazioni. Per una nonvio-lenza nell’epoca della fluidità, 3 - 4/2015, pp. 40 - 41

- Non è questione di molecole. Il cibo della felicità e la for-mazione del gusto del mondo, 5 - 6/2015, pp. 44 - 46

- La nonviolenza è più gentile. In valore in disuso da ri-trovare per l’educazione, 7 - 8/2015, pp. 44 - 46

- Raccontare la guerra senza retorica né nozionismo. Aper-

ture per una storiografia scolastica nonviolenta, Corrado de Benedictis, 9 - 10/2015, pp. 44 - 46

- Contro la logica del lavoro nel campo educativo. Una scuola produttiva o una scuola generativa?, 11 - 12/2015, pp. 44 - 46

- Universitas studiorum o universitas bellorum? Quando le armi entrano in un ateneo, 1 - 2/2016, pp. 44 - 46

- Finestre tra passato e futuro sperabile. Pratiche e pro-spettive dal laboratorio “Le Donne e la Guerra”, Angela Rosa Pierini, 3 - 4/2016, pp. 44 - 46

- A titolo libero e gratuito. Fenomenologia del volontario, Angela Martiradonna, 5 - 6/2016, pp. 44 - 46

- Le relazioni umane in prospettiva nonviolenta. Tra aper-tura al tu e gestione creativa dei conflitti, 7 - 8/2016, pp. 44 - 46

- Il metodo narrativo per capire e vivere il mondo. Un’e-sperienza di educazione interculturale, Fabio Alba, 9 - 10/2016, pp. 44 - 45

- Spunti per l’educazione interculturale, 9 - 10/2016, p. 46- I bambini hanno bisogno del mondo magico, 11-12/2016,

pp. 44-46

LA NONVIOLENZA NEL MONDO, a cura di Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti- La strage di Ciudad Juárez. Migliaia di bambine e ra-

gazze uccise o scomparse. E gli attivisti, soprattutto don-ne, lottano con la nonviolenza per fermare l’orrore, 7 - 8/2014, p. 40

- La guerra non paga mai: perché pagare per la guerra? Tra fallimenti e piccoli successi una breve storia inter-nazionale delle campagne contro le spese militari, 9 - 10/2014, p. 37

- Educare per essere “costruttori di pace”. La scuola anticon-venzionale di Hamad Bahruddin, 11 - 12/2014, p. 44

- La polizia violenta sotto processo per ricostruire la fidu-cia dei cittadini. Esperienze negli States (Missionari) e in Europa (Catalunya), 1-2/2015, pp. 38-41

- L’istituto Europeo per la Pace e il suo gemello americano USIP. Strumenti di pace para-istituzionali a confronto, 3 - 4/2015, pp. 42 - 43

- Arroz e nonviolenza per la sovranità alimentare. Resi-stenza comunitaria in Curvaradò, Chocò, Colombia, Sara Ballardini, 5 - 6/2015, pp. 40 - 41

- All’Associazione «Adopt» di Srebrenica. Le motivazioni del Premio Langer, Fabio Levi ed Edi Rabini, 2015, 7 - 8/2015, pp. 40 - 41

- La Piccola Pace nella Grande Guerra. La forza dell’em-patia per ritrovare l’umanità, Elena Buccoliero, 9 - 10/2015, p. 41

- Terza rivoluzione industriale: è davvero possibile? Tra illusioni e speranze con Jeremy Rifkin, 11 - 12/2015, pp. 42 - 43

- Le bugie di guerra sono un copione che si ripete. La nar-razione mediatica del consenso bellico, 1 - 2/2016, p. 42

- Non c’è pace senza le donne. La forza coraggiosa delle testimonianze femminili, 3 - 4/2016, p. 42

- Meno armi più sicurezza. Dove la polizia è al servizio del cittadino, 5 - 6/2016, p. 41

- Gorgoglìo e pregiudizio. Un telefonino per attraversare il mare ..., 7 - 8/2016, p. 41

- Dai centri istituzionali alle associazioni delle ma-

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dri. Percorsi per contrastare la radicalizzazione, 9 - 10/2016, pp. 42 - 43

- Mni wiconi, water is life, l’acqua è vita, 11-12/2016, p. 42

STORIA

- Ho visto e posso testimoniare. Alex Langer sui fatti di piazza Indipendenza (1977), Mao Valpiana (a cura di), 1-2/2015, pp.16-17

- Dalla guerra alla pace: dove sta la frontiera. L’incontro con l’associazione Intercultura, in collaborazione con Angela Argentieri, 3 - 4/2015, pp. 44 - 45

- Elogio del disertore. Sono loro i veri eroi, Mao Valpiana, 9 - 10/2015, p. 3

- La madre di tutte le guerre, gennaio 1991. Un maestro della nonviolenza ci aiuta a capire, Nanni Salio, 1 - 2/2016, pp. 10 - 13

- Il cammino dei corpi civili di pace. I passi avanti nell’ul-timo quarto di secolo, Pasquale Pugliese, 1 - 2/2016, pp. 20 - 22

- La prima guerra del Golfo. Il deserto è ancora in tempe-sta, Martina Pignatti Morano, 1 - 2/2016, p. 27

- Antesignani dell’obiezione di coscienza. Una storia in Somalia, tutta da conoscere, Sergio Albesano, 1 - 2/2016, p. 37

- Un’azione nonviolenta esemplare per fermare il treno della morte, Mao Valpiana, 1 - 2/2016, pp. 38 - 39

- Le bugie di guerra sono un copione che si ripete. La nar-razione mediatica del consenso bellico, Caterina Bian-ciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 1 - 2/2016, p. 42

- La guerra emancipa. Meglio la bicicletta. Storie di cicli-ste, sportive e non, alla conquista della libertà, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 8 - 9

- Quando la storia insegna l’ammirazione per la guerra, Bertha von Suttner, 3 - 4/2016, p. 28

- La nascita del G.A.N. raccontata dal suo principale pro-tagonista, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 4 - 6

- Dimostrazioni pubbliche e polizia. Le prime riflessioni del Movimento, Pietro Pinna, 5 - 6/2016, pp. 8 - 11

- Agire senza offesa. Breve storia dell’idea di disobbedien-za civile, Pasquale Pugliese, 7 - 8/2016, pp. 16 - 19

- Senza offesa. Strategie di opposizione nonviolenta. Mo-stra e installazione a cura del Movimento Nonviolento, Movimento Nonviolento, 7 - 8/2016, pp. 23 - 26

- Seminario internazionale sulla nonviolenza. Storia di un eccezionale ritrovamento archivistico del 1963, An-drea Maori, 7 - 8/2016, pp. 36 - 40

GRANDE GUERRA- Bisogna disertare ancora come e più di cent’anni fa, Pa-

squale Pugliese, 9 - 10/2015, pp. 4 - 6- La vasta opposizione popolare alla “grande guerra” dei

potenti, Ercole Ongaro, 9 - 10/2015, pp. 8 - 11- La “meglio gioventù” del 1915. Mario e Fermo, due gio-

vani martiri, Marco Marzi, 9 - 10/2015, pp. 12 - 15- La follia della guerra ha fatto impazzire i soldati, Fran-

cesca Campani, 9 - 10/2015, pp. 16 - 19- Il Servizio Civile Internazionale come concreta alternati-

va alla guerra, Daniele Lugli, 9 - 10/2015, pp. 20 - 22

- I treni della fratellanza che salvarono i bambini di Vien-na, Roberto “Nik” Albanese, 9 - 10/2015, pp. 27 - 31

- Tregua di Natale del 1914 tra soldati inglesi e tedeschi, Giorgio Giannini, 9 - 10/2015, pp. 32 - 36

- Obiettori all’inutile strage furono considerati pazzi, Ser-gio Albesano, 9 - 10/2015, pp. 36 – 37

- Ci hanno raccontato menzogne, ora raccontiamo la vera storia, 9 - 10/2015, p. 40

- La Piccola Pace nella Grande Guerra. La forza dell’em-patia per ritrovare l’umanità, 9 - 10/2015, p. 41

- Le donne nella Grande Guerra. Pacifiste, crocerossine, prostitute, staffette, Giorgio Giannini, 3 - 4/2016, pp. 4 - 6

- La guerra emancipa. Meglio la bicicletta. Storie di cicli-ste, sportive e non, alla conquista della libertà, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 8 - 9

- Donne internazionaliste contro la guerra. L’impegno della stilista milanese Rosa Genoni, di Gemma Bigi, 3 - 4/2016, pp. 10 - 13

- Alda Costa, “la serena insistente per la verità”. Una maestra straordinaria, socialista, nonviolenta, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, pp. 14 - 17

- Stupri di guerra tra il Friuli e il Veneto. Nemmeno le bambine venivano risparmiate, Elena Buccoliero, 3 - 4/2016, pp. 18 - 19

- L’invasore. La scelta delle donne dopo gli stupri di guer-ra, la Redazione, 3 - 4/2016, p. 20

- A favore della guerra e degli stupri. Valentine de Saint-Point, donna futurista, Daniele Lugli, 3 - 4/2016, p. 21

- Non si può pensare la guerra senza le donne. Da pacifiste a generatrici di eroi della patria, Claudia Galimberti, 3 - 4/2016, pp. 22, 27

- La scena si faceva sempre più spaventosa. Una testimo-nianza d’immenso dolore, Corina Corradi, 3 - 4/2016, p. 29

- Le persone sono esseri umani non numeri di un esercito, Catherine Marshall, 3 - 4/2016, p. 30

- Il senso dell’onore è causa di guerre, ma gloria e domi-nio non sono per le donne, Helena M. Swanwick, 3 - 4/2016, p. 31

- Non più sarà chiamato eroe l’uccisore dei suoi simili, Fanny Dal Ry, 3 - 4/2016, pp. 32 - 33

- Togliere dai cuori degli uomini l’amore delle medaglie e delle decorazioni, Virginia Woolf, 3 - 4/2016, p. 34

- Maestre di pace: Maria Montessori. L’educazione dei bambini è contro la guerra, Daniele Taurino (a cura di), 3 - 4/2016, p. 35

- Sita Meyer Camperio, una crocerossina femminista, pa-triottica e pacifista, Roberto Nik Albanese, 3 - 4/2016, pp. 36 - 39

- Non c’è pace senza le donne. La forza coraggiosa delle testimonianze femminili, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti (a cura di), 3 - 4/2016, p. 42

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25O CONGRESSO NAZIONALEDEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Roma, 1-2 aprile 2017

TI RICORDIAMO L’IMPORTANZA DELL’ISCRIZIONE E DELL’ABBONAMENTOPer iscriversi o versare contributi al Movimento Nonviolento utilizzare il conto corrente postale 18745455 intestato a Movimento Nonviolento - oppure per

bonifico bancario utilizzare il Codice IBAN: IT 35 U 07601 11700 000018745455.

Nella causale specificare “Contributo di adesione al MN”.

L’adesione al MN (€ 60,00) comprende l’invio di Azione nonviolenta.

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Nella lingua Lakota “Mni Wiconi” signifi-ca  “l’acqua è vita”. Questo il grido di battaglia di migliaia di persone provenienti dagli Stati Uniti e dal Canada che si sono unite alla prote-sta dei Sioux contro l’oleodotto Dakota Access in costruzione nel North Dakota. Con i suoi 1.800 Km di lunghezza, l’oleodotto attraverse-rà gli Stati del North e del South Dakota, fino all’Illinois, toccando 4 Stati U.S. e trasporterà 470.000 barili di greggio, attraversando il fiu-me Missouri e passando un miglio e mezzo a monte della Riserva degli Standing Rock Sioux.In aprile, la contestazione è cresciuta fino a coinvolgere migliaia di persone, la maggior par-te delle quali provenienti dalle tribù di nativi americani che, dopo aver allestito un accampa-mento, stanno protestando in sella ai loro ca-valli o a piedi, cantando e pregando. I nativi si sono riuniti tenendo rituali, manifestando in maniera nonviolenta ed hanno così bloccato i lavori di un progetto da 4 miliardi di dollari. La loro preoccupazione è legata anche a eventuali danni ambientali che le tubature dell’oleodot-to possono causare, se una di queste dovesse rompersi nel punto in cui attraversa il fiume Missouri. Uno sversamento sarebbe disastroso per l’intero bacino idrico che fornisce acqua a milioni di persone senza considerare che la sua costruzione ha già danneggiato la storia cultu-rale e la terra sacra dei Sioux, distruggendo o danneggiando irreparabilmente numerosi siti archeologici, antichi siti di sepoltura  e luoghi sacri ai nativi da tempo immemorabile.Il presidente della Standing Rock Sioux, David Archambault, ha detto: “Le squadre di operai hanno rimosso il suolo in una vasta area che si estende per 2 miglia. Questi sottosuoli sono i luoghi di riposo dei nostri antenati. Gli an-tichi tumuli e gli anelli di preghiera di pietra non possono essere sostituiti. In un solo gior-no, la nostra terra sacra è stata trasformata in una cava”. Il 15 novembre almeno 1.500 per-sone hanno occupato il centro di Washington. I  manifestanti che hanno marciato dalla sede

dell’Army Corps of Engineers e fino alla Casa Bianca cantavano: “Water is life, Mni wiconi”. Eryn Wise, dell’Indigenous Youth Council, ha detto: “Se camminate su questa strada, se vi sie-te svegliati stamattina e avete preso una tazza di caffè, se avete fatto una doccia, se vi siete lavati i denti, questa è la vostra lotta. Noi sia-mo qui per proteggere la vostra acqua. Siamo i protettori dell’acqua, non manifestanti”. Di fronte all’Army Corps i manifestanti, tra i quali esponenti politici, religiosi e leader ambienta-listi, si sono riuniti in un cerchio di preghiera prima di fare un sit-in che ha  bloccato l’entra-ta all’edificio. Ladonna Allard è stata la prima a sapere che l’oleodotto sarebbe passato vicino alla riserva, dato che è la proprietaria dei terreni confinanti. Anche lei sottolinea: “Chiediamo un diritto umano fondamentale.  Proteggere l’acqua, ovunque ci si trovi.  Ed è questo che oggi chiediamo di fare all’Army Corps...Proteg-gere gli Stati Uniti. Proteggere la popolazione”.I manifestanti sostengono che l’apertura di nuo-vi colloqui con i Sioux è un passo positivo, ma non abbastanza. “Non possiamo negoziare la sicurezza dell’acqua, e non vogliamo negoziarla –  ha detto Allard – ci siamo alzati in piedi e sta-remo dritti in piedi fino a quando ogni tubazio-ne sarà fuori dalle nostre terre.  Continueremo a farlo mentre  nostri leader si incontrano, devono capire che viene prima la voce del popolo”.A partire dall’inizio di novembre, il governo fe-derale ha bloccato la realizzazione di una parte dell’oleodotto, dopo i rilievi effettuati dal cor-po degli ingegneri dell’esercito impegnato nel-lo studio di una revisione del progetto. Non è chiaro, tuttavia, se questi ultimi consentiranno o bloccheranno la costruzione dell’opera. An-che questa battaglia per l’energia e l’ambiente subisce e subirà l’effetto Trump. “Ma gli Stati Uniti – dice Allard - hanno sempre avuto pre-sidenti che non sono stati nostri amici. Il che non è cambiato. Siamo ancora in piedi. Siamo ancora popoli indigeni. E quindi non importa chi mettono al potere, ci sarà ancora da lottare”.

Mni wiconi, water is life, l’acqua è vita

La protesta dei Sioux contro l’oleodotto Dakota

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Nella mia città un gruppo (giovani scellerati e vecchi malvissuti, avrebbe detto, credo, Salve-mini) chiede da tempo la presenza dell’Esercito per contrastare il sostare in giardinetti o l’an-dirivieni ciclistico di giovani stranieri, anche non residenti a Ferrara, che qui svolgono la loro attività di spaccio. Vi è certo un disagio di cittadini più a contatto con queste, e altre, presenze, per più aspetti problematiche. Pre-occupazioni vengono alimentate fino a trasfor-marsi in allarme, paure e rifiuto nei confronti degli immigrati in generale e dei nuovi arrivi in particolare. Chi si impegna per far fronte alle difficoltà connesse all’accoglienza di persone giunte da paesi lontani, fuggendo da situazioni invivibili, è additato come nemico dei ferraresi e della loro tranquillità. Così un tema di convivenza e legalità, che richie-de risposte in primo luogo di ordine sociale, è prima trasformato in problema esclusivamente di sicurezza e ordine pubblico e, con l’intervento richiesto dell’Esercito, in difesa dal nemico. In altre città questa richiesta viene addirittura dal Sindaco, come a Milano, o dal Prefetto, come a Torino. Situazioni, certo difficili, sono state lasciate marcire fino alle estreme conseguenze e si invocano maniere “dure”, della cui inefficacia siamo certi. La motivazione “politica” è chiara: dice il Sindaco di Milano: “Non lasciamo la que-stione in appalto alle destre” e, con 50 militari aggiunti, pensa il Prefetto di Torino di presidiare giorno e notte un abitato dove vivono un miglia-io di africani, da censire prima di sgomberare. Si interroga un giornalista su Repubblica sulle ragio-ni del tremito milanese, visto che a Milano i reati calano (162 mila due anni fa, 152 mila l’anno scorso, 105 mila nel novembre di quest’anno e in 10 anni sono calati del 36%), i colpevoli vengono acciuffati come mai in passato. Certo la popolazione invecchia, i furti ci sono, c’è la “malattia della paura percepita”, e poi , dico io, c’è un capro espiatorio ideale, che sembra fare

il possibile per farsi individuare come tale: loro, gli stranieri tra noi. Conclude ragionevolmente il giornalista “difficile pensare che dove lavorano, tra forze di polizia e vigili, quasi 15mila unità, come antidoto bastino 650 soldati e, come d’in-canto, sul far della periferica sera, torni nei cuori il sereno”.

Ci aveva messo in guardia Alex Langer al pun-to 9 del suo Tentativo di decalogo per una con-vivenza inter-etnica, il solo punto che contiene un divieto: “Una condizione vitale: bandire ogni violenza. Nella coesistenza inter-etnica è difficile che non si abbiano tensioni, compe-tizione, conflitti: purtroppo la conflittualità di origine etnica, religiosa, nazionale, razziale, ecc. ha un enorme potere di coinvolgimento e di mobilitazione e mette in campo tanti e tali elementi di emotività collettiva da essere assai difficilmente governabile e riconducibile a solu-zioni ragionevoli se scappa di mano. Una neces-sità si erge pertanto imperiosa su tutte le altre: bandire ogni forma di violenza, reagire con la massima decisione ogni volta che si affacci il germe della violenza etnica, che - se tollerato - rischia di innescare spirali davvero devastanti e incontrollabili. Ed anche in questo caso non bastano leggi o polizie, ma occorre una deci-sa repulsa sociale e morale, con radici forti: un convinto e convincente no alla violenza”. 

Leggi e polizie, servono dunque, ma non ba-stano. Né serve aggiungere l’Esercito. Vanno mobilitate tutte le risorse sociali ed educative di una società che voglia meritarsi l’appellati-vo di civile. Lo diceva Martin Luther King che o impariamo a vivere assieme come fratelli (magari non troppo amorosi, penso io) o siamo destinati a morire assieme da stupidi. Se non siamo capaci di convivenza sarà la commorienza ad attenderci.

Daniele Lugli

L’alternativa alla convivenza è la commorienza

Alcune riflessioni sul caso ‘immigrati’ a Ferrara e non solo

Educazione e stili di vita

Dialogando con...

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I bambini hanno bisogno del mondo magico

Note a margine del periodo natalizio

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La questione viene posta ogni anno. Una volta a fare la fatidica quanto imbarazzante doman-da erano i bambini, adesso i genitori. Genitori attenti, beninteso; critici verso un mondo che crea disagio, impegnati nel sociale, avanguar-disti, vegani o pacifisti. Oppure i cattolici che a Natale vorrebbero parlare rigorosamente ed esclusivamente di Gesù, la sua nascita povera che stride col soffocante consumismo che copre i bambini di montagne di regali portati dall’o-mone barbuto in rosso e bianco. Trasversalmen-te al popolo che mette in discussione la realtà in un modo o nell’altro, si leva una voce comune che chiede: “Ma perché dobbiamo continuare a raccontare ai nostri figlioletti la bufala di Bab-bo Natale?”. Trovandomi di fronte al quesito e interfacciandomi con mamme di orientamenti esistenziali anche opposti, non ho potuto che soffermarmi a pensare - non tanto alla risposta sul santo dei bambini, che io amo con tenerezza da buona barese (per cui per me, da mamma, la risposta è andata de plano: esiste eccome!) -, quanto sui bisogni di magia dei bambini. Che sia Natale, Carnevale o Ferragosto.

I bambini, per molto tempo dopo la nascita hanno bisogno di “illudersi” e io aggiungerei anche gli adulti, o almeno, per ricordare Saint-Exupéry, gli adulti che non hanno dimentica-to di essere stati bambini. Non è un caso che Winnicott unisca la dimensione del magico con quella dell’illusione, del gioco spontaneo e dello spazio potenziale. Senza addentrarci nella psicoanalisi, il bisogno di magia del bambino corre parallelo con lo spazio di differenziazione dalla madre, in cui egli sperimenta nel gioco il rapporto con l’ambiente e si esercita a viverci dentro. Non è contraddittorio: la dimensione magica è legata intimamente con l’avvicina-mento alla realtà. L’esperienza della creatività - il giocare, il fare giocando, ma anche la nar-razione fantastica, ascoltata e inventata (i bam-bini sono maestri nell’inventare storie) - è espe-rienza di me che esisto, che mi percepisco vero,

reale, per cui le due dimensioni sono unite in profondità. Del resto Bettelheim riprende il discorso della magia a proposito delle fiabe, riproponendoci la necessità di offrire ai bambini racconti che permettano loro di attraversare i vissuti emotivi ed esistenziali con un linguaggio che, grazie al potere dei simboli e degli archetipi, giunge in profondità, nelle strutture psichiche. Questo vale in particolare per i vissuti negativi, come la paura e la rabbia. Semplificando un po’, la condizione di orfanità, così diffusa nelle fiabe, evoca la paura di perdere la madre e ne fa un oggetto esterno a sé, osservabile e attraversabi-le in forma vicaria attraverso i personaggi. La presenza di una matrigna cattiva permette di “odiare” il personaggio madre/matrigna in una fase di crescita e autonomizzazione, ad esem-pio, o in un momento in cui si è sopraffatti da sentimenti di rabbia, salvando dentro di sé l’a-more per la madre reale. Proprio le emozioni cosiddette negative offro-no l’assist per rilanciare l’idea che permettere ai piccoli l’accesso al mondo magico non significa tenerli fuori dalla realtà, al riparo dagli aspetti drammatici della vita, in un mondo edulcorato e pacificato. Tutt’altro, le fiabe tradizionali tut-to sono fuorché serene. Significa invece com-prendere (cosa possibile all’adulto a cui a sua volta non è stato negato) il codice bambino di accesso alla realtà, in cui l’elemento magico è profondamente insito nel mondo.

L’analisi che Aldo Capitini fece criticando l’im-postazione piagetiana è illuminante: Piaget vede nel magismo dei bambini (insieme all’artifi-cialismo e al teleologismo) l’espressione di una mente immatura che ben presto, per prove ed errori, giungerà ad acquisire un modo di pen-sare esatto, razionale e scientifico. Capitini, che pensa ai bambini non come a futuri adulti dalla mente oggi imperfetta, ma come ai “figli della festa”, che nascono nella e sono i portatori della realtà liberata, si chiede, in sintesi: “E se invece

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avessero ragione i bambini e la magia che attri-buiscono alle cose non sia che l’espressione della loro apertura alla tramutazione della realtà com’è e alla realtà di tutti?”. Il fatto che il bambino par-li all’orsetto, chieda come va alla pianta, si faccia fior di discorsi con il cane è manifestazione della sua capacità di “offrire il tu a tutti”, e questa dote non va spenta con l’impatto con una realtà cru-da in cui l’orsetto non è che una “cosa”. Perché, aggiungerà Aldo, è quella apertura del bambino che aprirà la realtà a un divenire inedito, impre-vedibile per gli adulti.Il mondo magico poi offre quindi al bambino, nei suoi linguaggi, la possibilità di coltivare l’immaginazione. E quindi anche l’invenzione di un mondo diverso, oggi im-possibile, doma-ni chissà. In questo senso il mondo fantastico, di qualunque ascendenza sia (le fiabe, i film, il gioco, le credenze, le leggende e anche Babbo Natale), offre la possibilità di un mondo paral-lelo in cui il piccolo può trovare rifugio e sollie-vo (sì, perché i bambini, e anche i grandi, han-no bisogno di rifugi sicuri e anche di evasione) e in cui ha potere.

Ci sono dei leitmotiv nella letteratura per l’in-fanzia come il volo, la formula magica, la me-

tamorfosi, l’invisibilità che raccontano del bi-sogno di potere espresso dai bambini, potere di solito negato loro dalla condizione di minorità in cui sono tenuti e da una società incapace di offrire spazi di autentica autonomia. Non è un caso: i bambini hanno bisogno di sentirsi efficaci e il mondo magico offre strumenti di emancipazione, attraverso i racconti dei per-sonaggi che rocambolescamente si salvano da orchi, attraverso il riscatto del piccolo astuto rispetto al grande e grosso e violento, attraverso la possibilità che il bene vinca sul male.In questo senso il mondo magico, possibilmen-te porto con raffinatezza e intelligenza, è un linguaggio particolarmente adatto alla comuni-cazione con i piccoli, un linguaggio che parla di verità più profonde, che offre l’accesso a possibi-li vie di senso anche rispetto q esperienze di vita difficili. Infatti parlare il linguaggio della magia significa anche portare gli aspetti drammatici del mondo alla portata narrativa del bambino, in cui l’aspetto emotivo-affettivo e simbolico-archetipico è predominante sui meri fatti. Un esempio è la morte: Aldo ci dice chiaramente che sulla nuda realtà del fatto-morte prevale la vicinanza al morente e al morto, la carezza al debole, la solidarietà attiva. Se la morte non è

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comprensibile o accettabile (neppure all’adul-to!), la prossimità alla persona sì e il bambino coglie “l’occasione di amare”. Si tratta di espe-rienze necessarie alla crescita, senza escludere gli aspetti insuperabili (come la perdita) che non vanno negati, ma attraversati con una ade-guata “traduzione” a portata della capacità di comprensione dei bambini. Negarli in nome di una presunta “protezione” del piccolo equivale a impedirgli di elaborare un’area di esperien-za comunque presente nella sua storia di vita, creando una zona cieca in cui anche il futuro adulto non saprà come muoversi e resterà impi-gliato (l’esempio del lutto resta calzante).

Ma alla fine di questo breve percorso nel mon-do parallelo in cui tutti andiamo a trovare con-forto ed energie psichiche – anche quando vi incontriamo i nostri mostri e le nostre ombre – c’è appunto anche la possibilità aperta di in-ventare il futuro. L’impatto brutale con la real-tà non educa i bambini o i ragazzi ad abituarsi a come va il mondo e a sopravviverci meglio. No, li depriva di quel piano altro della realtà che è la “realtà liberabile”, per giocare sulla celebre espressione di Aldo Capitini “realtà liberata”. E solo tenendo fertile il terreno dell’impossibile-immaginabile, unitamente al consolidamento di una strumentazione esistenziale efficace (la famosa resilienza...), i bambini crescendo non vedranno spegnersi l’entusiasmo: potranno perdere le illusioni, ma non l’incanto. E con-tinueranno ad aver voglia di agire nella realtà.

E adesso, per quanto a margine del periodo natalizio, parliamo di Babbo Natale. C’era una volta un vecchietto (che in verità così vecchio non era) che viveva in Turchia e amava i bam-bini al punto che un giorno ne resuscitò tre. Un oste feroce li aveva rapiti e uccisi per lucrarci sopra. Tagliati a fettine (giuro, non sono i fra-telli Grimm!) e messi sotto sale perché si con-servassero meglio, li cucinava agli ospiti della sua osteria. Nicolaus – così si chiamava il nobi-le uomo – comprese la verità con intuito da il-luminato e con i suoi poteri (cioè il suo grande amore per i bambini) riuscì a liberare dalla vio-lenza e dalla morte quei tre bambini. Da allora spesso il santo che unisce oriente e occidente del Mediterraneo è rappresentato spesso con tre palle in mano, si tratta dei tre bambini salvati. E da allora egli fu il santo che protegge i bambini e che il giorno della sua morte (il 6 dicembre) porta loro i regali. In alcune città pugliesi è an-

cora così. Si tratta di una leggenda, con proba-bilità dovuta a una erronea traduzione in pueri di innocentes, cioè tre uomini innocenti salvati dalla pena di morte, ma poco importa. In molti secoli ha prevalso la storia dei bambini, peraltro in diverse varianti. La tradizione legata a Bab-bo Natale è antichissima e non è appannaggio della Coca Cola. Nicola è un santo che unisce e nella sua figura convergono tradizioni cristiane e precristiane, turche, mediterranee, olandesi, germaniche, angosassoni, islandesi. Ci sono le renne, simbolo della dea madre germanica Isa o Disa, animali lunari come notturno è il volo del santo quando porta i doni e lunare la simbolo-gia tanto femminile quanto funeraria. I folletti vengono dall’Islanda, dove sono i portatori dei doni natalizi. E nella luna di dicembre (intor-no al 25) convergono moltissime tradizioni di tutto il mondo circa una nascita mitica (che non sarebbe quindi soltanto di Ioshua), a cui è associata la simbologia del dono. Insomma, c’è un mare di significati e tradizioni che con la potenza del mytos sanno raccontare verità che ci appartengono da migliaia di anni e che hanno senso.

Perché dovremmo buttar via tutto questo? Che ci siano renne, scampanellii, tutone rosse (è il rosso vescovile peraltro) o altre iconografie più o meno tradizionali, più o meno consumisti-che, qualcosa di profondamente vero in questa come in altre magie c’è e resta valido. Anzi, pos-siamo al massimo eliminare dalle versioni più austere il ricatto (che con Nicola non c’entra nulla, mentre con la morale tardo ottocentesca sì) della meritocrazia del dono. Ripulito il po-vero santo da quella pessima nomea di papà che porta regali solo ai bambini buoni, ci resta l’im-magine di un mondo di adulti, capace di pren-dersi cura dei bambini, di portare loro il “dono” in concomitanza con il dono della nascita. E se i piccoli continuano ad amare questo signo-re, davvero crediamo che dipenda dall’oggetto materiale, oggi, in questa epoca di sovrabbon-danza di cose? Che triste opinione dei piccoli abbiamo...

Credo che potremmo togliere ai bambini gli og-getti o ridurli drasticamente senza far loro alcun danno (anzi...) e senza che infine protestino più di tanto, ma li feriremmo se togliessimo loro la magia e la possibilità sia di riconnettersi con la millenaria sapienza dei loro avi, sia di immagina-re e costruire una realtà diversa. Migliore.

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Azione nonviolenta | 47

In vista del prossimo Congresso Nazionale del Mo-vimento Nonviolento voglio rendere nota la nostra situazione economica alla luce del fatto che dal 2009 mi sono dedicato alla amministrazione del Movi-mento Nonviolento. Le entrate complessive dal 1 gennaio 2009 al 31 dicembre 2015 sono 531864,50 euro; le uscite nello stesso periodo ammontano a 493675,99 euro. Occorre però considerare che nel 2015 abbiamo ricevuto una donazione di 40.000 euro finalizzata alla regolarizzazione con contratto a tempo indeterminato di Caterina Del Torto nella nostra sede nazionale, questa somma ci garantisce però solo una copertura finanziaria per un periodo limitato (3 anni). Se escludiamo questa donazione che andrà a esaurirsi troviamo che il bilancio am-ministrativo dal 2009 al 2015 registra complessiva-mente un passivo di 1.811,49 euro, considerato che negli anni abbiamo fatto molte iniziative di notevole impegno finanziario (anno 2011 - 50° della marcia Pertugi-Assisi; anno 2012 - 50° della nascita del Mo-vimento Nonviolento; anno 2014 - 50° della rivista Azione Nonviolenta; anno 2014 Arena di Pace…) il passivo è molto contenuto e può essere recuperato.

Le nostre entrate arrivano da autofinanziamento, iscrizioni, abbonamenti Azione Nonviolenta, inizia-tive, ecc… non abbiamo sovvenzioni, partecipiamo alla ripartizione del 5 x mille.Le nostre uscite maggiori sono, la rivista, le inizia-tive, la gestione della sede nazionale. Dal 2016 ag-giungeremo il “costo personale assunto”.I nostri numeri sono: 213 iscritti al Movimento Nonviolento nel 2015, questo dato nel corso degli anni è rimasto sostanzialmente stabile sempre supe-riore a 200 iscritti con una punta massima di 220 iscritti; 544 (2015) abbonati paganti ad Azione non-violenta (mediamente vengono inviate oltre 800 co-pie), anche questo è un dato sostanzialmente stabile.Fra le nuove iniziative del 2016 inserisco il progetto Milex (osservatorio sulle spese militari). Importante è continuare con una gestione acculata, promuove-re e lavorare per migliorare l’autofinanziamento, le iscrizioni, gli abbonamenti. Diffondere l’invito a de-stinare il 5 x mille al Movimento Nonviolento.

Alcuni ulteriori dati considerati come media degli ultimi tre anni:- ricavo da iscrizioni media annuale 6132 euro- costo medio annuale (manutenzione e utenze)

della sede nazionale (Verona) 9454 euro- costo medio annuale delle utenze della Casa per la

Pace di Ghilarza 740 euro- ricavo medio annuale dall’impianto fotovoltaico

di Ghilarza 812 euro- ricavo medio annuale da abbonamenti ad Azione

Nonviolenta 16330 euro- costo medio annuale di Azione Nonviolenta

17987 euroQuesti numeri e le poche righe di commento ci dan-no una immagine concreta di quella che ho chiama-to “la nostra piccola economia”.

Piercarlo Racca

La nostra piccola economiaQualche dato dal nostro tesoriere in vista del prossimo Congresso

5 X MILLE DEGLI ANNI 2006-2014

2006 247 contribuenti 8521,59 €2007 275 contribuenti 9859,36 €2008 337 contribuenti 11548,83 €2009 305 contribuenti 11338,75 €2010 270 contribuenti 8730,98 €2011 261 contribuenti 8699,94 €2012 216 contribuenti 6956,71 €2013 238 contribuenti 7512,78 €2014 226 contribuenti 8325,45 €

L’anno citato è quello finanziario della dichiarazione di red-dito, nel bilancio del Movimento Nonviolento vengono iscritti nell’anno in cui ci arrivano: due anni dopo.

BILANCIO DEGLI ANNI 2009-2015

Anno Entrate Uscite2009 80641,24 76216,062010 72842,20 70746,322011 86269,69 90290,202012 66419,79 74635,542013 56023,22 49772,262014 61532,05 66672,052015 108136,31 65343,56

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