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Il mio quaderno INVALSI Francesco Musso Nadia Prandi Prove di italiano sul modello della Prova Nazionale

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Questo volume, sprovvisto di tallonci-

no a fronte, è da considerarsi copia di

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ri commercio (vendita e altri atti di di-

sposizione vietati: art. 17, c. 2, l.

633/1941). Esente da IVA (D.P.R. 26-

10-1972, n. 633, art. 2, lett. d). Esente

da bolla di accompagnamento (D.P.R.

6-10-1978, n. 627, art. 4, n. 6).

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Il mio quaderno INVALSI

Francesco MussoNadia Prandi

Prove di italiano sul modello della Prova Nazionale

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ristampa

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anno

Redazione

Cristina Mancini

Impaginazione

Rubber Band (Torino)

Coordinamento prestampa

Gianni Dusio

Proprietà letteraria riservata

© 2011 S. Lattes & C. Editori SpA - Torino

Stampato in Italia - Printed in Italy per conto della casa editrice da Vincenzo Bona SpA - Torino

i n d i c e

PROVA nAZiOnALe PRiMO AnnO

PROVA 1 • La festa del maiale ............................................................ 2

PROVA 2 • I Bavosi .......................................................................................... 8

PROVA 3 • La camicia dell’uomo contento ............................. 14

PROVA 4 • Il concilio degli Dei............................................................ 20

PROVA 5 • La grande rivoluzione agricola ............................... 25

PROVA nAZiOnALe SecOndO AnnO

PROVA 1 • Nihal ................................................................................................ 32

PROVA 2 • Giocare ai cowboy .............................................................. 38

PROVA 3 • Il principe che sposò una rana ................................ 44

PROVA 4 • Le stanze di Madurer ....................................................... 50

PROVA 5 • Roma ai tempi di Nerone ............................................ 56

PROVA 6 • Interni di un pianeta ........................................................ 61

PROVA nAZiOnALe TeRZO AnnO

PROVA 1 • II piccione comunale ........................................................ 68

PROVA 2 • L’uccisione del drago....................................................... 74

PROVA 3 • Il pacchetto misterioso .................................................. 80

PROVA 4 • Il fiore ............................................................................................. 86

PROVA 5 • Come mantenere il peso nella norma ............. 92

PROVA 6 • Il castello ..................................................................................... 98

PROVA 7 • I bambini del mondo ....................................................... 104

PROVA 8 • La famosa invasione degli orsi in Sicilia ......... 109

PROVA 9 • La festa .......................................................................................... 115

PROVA 10 • Temporale sul lago ............................................................ 121

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ISBN 978-88-8042-443-7Edizione Online

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PROVA

NAZIONALE

PRIMO ANNO

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F.Musso - N. Prandi, Parole che contano - Il mio quaderno INVALSI © 2011 S. Lattes & C. Editori SpA

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PROVA 1

Comprensione

LA FESTA DEL MAIALE

Questa è una storia più o meno degli anni ’30, quando di asfalto sulle strade ce

n’era pochino e neanche di lampioni se ne vedevano molti, anche perché la notte

serviva più che altro a dormire: non c’era l’obbligo di uscire di casa a mezzanotte

per andare in discoteca, come succede adesso.

Curiosamente, neanche l’obbligo di non mangiare la carne c’era, ma lì si era deciso

di comune accordo (!) che le cotolette si mangiavano solo la domenica – quando

andava bene – e intanto, per il resto, ci si arrangiava con tomini e minestre di pa-

tate e cavoli, in attesa che il maiale si ingrassasse per bene …

Tra le cose non obbligatorie da fare mi ricordo che c’era anche la scuola e difatti

la si frequentava (neanche tanto assiduamente) quasi solo d’inverno, quando di

lavori nei campi non ce n’erano, causa neve e gelo, e, � no a primavera, le mucche

non si portavano al pascolo.

Succedeva quindi che ci si andasse, a scuola, più perché non c’era da lavorare

nei campi che per voglia di studiare, tranne qualche eccezione a conferma della

regola.

Nella mia memoria i giorni di scuola erano giornate d’inverno con la neve alta così,

che ci sprofondavi � n sotto la pancia e poi, arrivato davanti alla porta, te la scrol-

lavi di dosso e lì restava uno strato di neve che diventava un blocco di ghiaccio,

perché allora l’inverno era inverno, cari miei, mica la robetta di adesso.

Intanto la pancia borbottava di cavoli e patate, mentre con la mente si rincorreva-

no cotolette e salsicce di maiale …

A scuola avevamo una maestra che insegnava tutte le materie, religione esclusa

perché a quella ci pensava, ovviamente, il parroco del paese, don Moriondo.

Mi ricordo del suo modo sbrigativo e invero molto pratico nell’insegnare la spiri-

tualità: se capivi e sapevi, c’era pronto un soldino o una caramella; se non capivi e

non sapevi, c’era pronta una bacchettata sulle dita.

A parte il discutibile sistema di insegnamento, don Moriondo era molto attento a

che noi si capisse bene l’importanza della Fede, di Dio e delle Feste in suo onore

perché, diceva, dovevano essere vissute con il migliore spirito cristiano, senza il

contorno “pagano” della crapula che purtroppo faceva perdere di vista il dovere

di un buon cristiano a favore di innominabili gozzoviglie: e tutto per soddisfare

la pancia!

Questo era il tenore delle prediche che teneva a noi tra i banchi di scuola e ai fedeli

dal pulpito durante la messa.

Ad ogni modo quello era il periodo in cui il maiale era ormai ingrassato al punto

giusto …

Un giorno di dicembre, dopo la festa dell’Immacolata, don Moriondo, al termine

di una lezione � lata liscia come l’olio, decise di metterci alla prova: “Cari bambini

miei, è appena passata una grande ricorrenza nella quale abbiamo festeggiato la

Madre di Gesù, ma fra non molto ci attende un’altra festa, la più grande, la più sen-

tita, la più desiderata, oserei dire la festa che più di tutte riunisce le famiglie pronte

a ringraziare il Signore per tanta grazia concessa a noi, poveri mortali”.

Così parlò don Moriondo e aggiunse: “Mi aspetto che qualcuno di voi dica di quale

festa sto parlando”.

Dall’ultimo banco, con tutte e due le braccia alzate, si alzò Giovannino, che di soli-

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to non ci attaccava mai: “Lo so, lo so io che festa è!”

Don Moriondo lo guardò: “Sei proprio sicuro di saperlo, Giovannino?”

“Sì che lo so, si capisce che lo so, è facile … La festa che riunisce tutte le famiglie

che ringraziano il Signore per la tanta grazia ricevuta è una sola, signor Prevosto:

a l’è la Festa del Purcat, (è la festa del maiale), con tuit cui bei salàm e li sausissi …

(con tutti quei bei salami e le salsicce) Oh già!! A l’è propri ‘na gran bela festa (è

proprio una bella festa), e a cà nossa a l‘è n‘auta smana!! (e a casa nostra è la setti-

mana prossima!!)”

Così parlò Giovannino, lasciando senza parole e con la bacchetta a mezz’aria don

Moriondo.

(tratto da G. Ponzetti, Microcosmi – Le Chateau edizioni, Aosta 2007)

1. LÕautore, con la frase Òdi asfalto sulle strade ce nÕera pochinoÓ (righe 1-2) intende

dire che:

A. Non vi erano molte strade asfaltate.

B. Le strade erano asfaltate male.

C. Non veniva fatta la manutenzione delle strade.

D. Le strade asfaltate non erano ancora state inventate.

2. Perchz dopo la frase Òma lA si era deciso di comune accordo (!)Ó (righe 5-6) vi 5

un punto esclamativo messo tra parentesi?

A. Perché non è un’informazione importante.

B. Perché l’informazione non è sicura.

C. Perché l’affermazione è ironica e deve essere interpretata.

D. Perché l’autore considera straordinaria questa informazione.

3. Perchz la scuola era considerata una cosa Ònon obbligatoriaÓ?

A. Perché non c’era una legge che obbligasse a andare a scuola.

B. Perché nelle famiglie contadine il lavoro dei campi era più importante della

scuola.

C. Perché la scuola era riservata a poche persone eccezionali.

D. Perché ai bambini non piaceva andare a scuola.

4. Quale delle seguenti caratteristiche degli inverni di una volta NON 5 presente

nel testo?

A. Erano molto lunghi.

B. Erano più freddi di quelli di oggi.

C. Nevicava spesso.

D. Erano un periodo di riposo per i contadini.

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5. ÒLA restava uno strato di neve che diventava un blocco di ghiaccioÓ (riga 18);

ciG avveniva perchz:

A. Nessuno aveva l’incombenza di togliere la neve.

B. I bambini facevano costruzioni con la neve.

C. Lo strato di neve era molto spesso.

D. Faceva molto freddo e la neve gelava.

6. Perchz Òla pancia borbottava di cavoli e patateÓ? (riga 20)

A. I bambini ne mangiavano troppo.

B. Non c’era altro da mangiare e i bambini avevano sempre fame.

C. Ai bambini piacevano molto.

D. Cavoli e patate sono di dif� cile digestione.

7. Perchz lÕautore considera ÒdiscutibileÓ il modo in cui don Moriondo insegnava?

A. Perché secondo lui don Moriondo non era un buon insegnante.

B. Perché non dovrebbe essere il parroco a insegnare religione.

C. Perché non considera giusto picchiare chi non impara.

D. Perché non bisogna premiare chi, imparando, fa solo il proprio dovere.

8. Nella frase Òsenza il contorno pagano della crapulaÓ (righe 29-30), il sostantivo

ÒcrapulaÓ signi� ca:

A. Grande abbuffata.

B. Cerimonia religiosa.

C. Preghiera.

D. Festeggiamento.

9. Nella frase ÒAd ogni modo quello era il periodo in cui il maiale era ormai ingras-

sato al punto giusto.Ó (righe 35-36), lÕespressione ÒAd ogni modoÓ puG essere

sostituita da:

A. Per dirla in poche parole.

B. In ogni caso.

C. Ritornando alla nostra storia.

D. Di conseguenza.

10. In quale giorno don Moriondo chiese alla classe qual era la festa piv grande e

piv sentita?

A. Durante la festa dell’Immacolata.

B. A Natale.

C. Nella prima settimana di dicembre.

D. Verso la metà di dicembre.

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11. Don Moriondo, descrivendo il Natale, ne elencG molte caratteristiche; quale

delle seguenti NON 5 presente?

A. È la più attesa da tutti.

B. È la più nota a tutti.

C. È la più importante di tutte.

D. È la più gradita da tutti.

12. Quale domanda pose don Moriondo alla classe?

A. Che cosa rappresenta per voi il Natale?

B. In che giorno dell’anno si festeggia il Natale?

C. Qual è la festa più desiderata e sentita dell’anno?

D. Che cosa sapete voi del Natale?

13. Perchz Giovannino alzG tutte e due le braccia?

A. Perché era il solo modo che aveva di richiamare l’attenzione di don Moriondo.

B. Perché era piccolo e solo così riusciva a farsi vedere.

C. Perché voleva far ridere i suoi compagni con una battuta spiritosa.

D. Perché era convinto di conoscere la risposta.

14. Perchz Giovannino rispose che la festa piv sentita era quella del maiale?

A. Perché il maiale si uccideva il giorno di Natale.

B. Perché in quella occasione c’era cibo in abbondanza.

C. Perché non aveva sentito bene la domanda di don Moriondo.

D. Perché una volta in campagna i regali venivano dati durante la festa del maiale.

15. Questo testo 5 soprattutto di tipo:

A. Narrativo.

B. Descrittivo.

C. Espositivo.

D. Argomentativo.

Grammatica

1. Quale virgola 5 stata messa nel posto sbagliato nel seguente periodo?

ÒQuella notte, alle due in punto, Mario si alzG in silenzio, salA al secondo piano

e andG, nella camera degli ospiti.Ó

A. Quella dopo “notte”.

B. Quella dopo “punto”.

C. Quella dopo “silenzio”.

D. Quella dopo “andò”.

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2. Leggi la seguente frase: ÒTu vuoi sempre fare lÕanticonformistaÓ!

La persona a cui 5 rivolta la frase 5:

A. Un uomo.

B. Una donna.

C. Probabilmente un uomo, ma potrebbe anche essere una donna.

D. Non si sa, non vi sono elementi suf� cienti per rispondere.

3. Completa la seguente frase coniugando il verbo tra parentesi.

Sarei stato più contento se tu .................................................. (accettare) il mio invito.

4. In quali delle seguenti frasi vi 5 un verbo ri� essivo?

A. Ti devo chiedere un favore.

B. Mi sono abbonato a questa rivista.

C. Si pensa che la partita sarà rimandata.

D. Si è svelato il mistero della mela scomparsa.

5. Quale delle seguenti frasi puG essere trasformata in forma passiva?

A. Il sole sorge alle ore 7,12.

B. La luce è accesa.

C. Chi ha lasciato la � nestra aperta?

D. Oggi fa molto freddo.

6. Nella frase ÒPasserG a trovarvi.Ó, il verbo ÒpasserGÓ 5 coniugato al:

A. Condizionale presente.

B. Congiuntivo passato.

C. Indicativo futuro.

D. Imperativo presente.

7. Unisci le frasi inserendo la congiunzione opportuna.

1) Sarei venuto a trovarti ................ non avessi perso le chiavi di casa.

2) Volete ................ leggiamo insieme questo libro?

8. Unisci le seguenti due frasi utilizzando un pronome relativo.

1) Mangio solamente la frutta. 2) Non devo sbucciare la frutta.

...........................................................................................................................................

1) Il � ume è in piena. 2) Dobbiamo guadare il � ume.

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9. Scrivi nello spazio sottostante gli avverbi di luogo contenuti nelle seguenti

frasi.

1) Le chiavi devono essere là, nel secondo cassetto.

..........................................................................................................................................

2) Ovunque tu vada, combini sempre dei guai.

...........................................................................................................................................

10. Scrivi nello spazio sottostante gli avverbi di modo contenuti nelle seguenti

frasi.

1) Se ho capito bene, dovremmo aspettare pazientemente il suo arrivo.

...........................................................................................................................................

2) Improvvisamente mi è venuto un gran mal di testa e mi sono accorto che stavo

malissimo.

...........................................................................................................................................

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PROVA 2

Comprensione

I BAVOSI

La palude cominciava a stancarlo. Vlad si fermò per riprendere � ato. L’aria era

respirabile benché arricchita da sconosciuti aromi che quasi stordivano. Il caldo e

l’umido rendevano penoso ogni passo. Indossava la sua tuta personale, ma aveva

il casco staccato per un migliore uso dei suoi sensi. L’acqua melmosa gli copriva le

gambe sin quasi alla coscia. Si appoggiò a una ‘cosa’ che pareva un albero e che si

mosse al suo contatto, contorcendosi.

Vlad non ci fece eccessivamente caso, conosceva quella vita vegetanimale. Non

era pericolosa, soltanto rifuggiva qualsiasi genere di contatto. Le pseudo radici ci

avrebbero messo una decina di minuti per staccarsi dal proprio sito e allontanarsi

lentamente, giusto il tempo di riposare i muscoli delle gambe.

Qualcosa si mosse nell’acqua a pochi passi da lui. Qualcosa di sinuoso e di nero.

Vlad sparò e un’ampia macchia scura si allargò nell’acqua grigiastra. Di quella

specie di biscione invece bisognava dif� dare.

Quando il tronco si mosse lentamente, decise di riprendere la marcia. Si sentiva

pienamente padrone del suo corpo. Abbassò la visiera del casco per sfruttare la

vista sintetica e disse: «Ora entro nella tana... tenetevi pronti.»

Qualcuno in orbita intorno a Inferno udì ma non gli rispose. Specie perché l’ope-

ratore primario alle comunicazioni aveva scommesso contro di lui. Non poteva

farcela. Non contro i Bavosi.

Il Libero Agente Vladimir Mei raggiunse il bordo di un isolotto che emergeva

dalla palude e vi salì mantenendosi però vicinissimo all’acqua e lontano dal suo

centro. Sapeva che lì il pericolo era maggiore, ma ogni tanto aveva bisogno di sen-

tire qualcosa di solido sotto i piedi. Sollevò il capo. Il visore penetrò la parete del

nido in materiale biovegetale e gli mandò la schermata a falsi colori. Eccoli lì. Gli

uomini che doveva salvare. Pronti per un pasto succulento.

Un Bavoso penzolava come addormentato attaccato alla sua bava. Era a testa in

giù. Non aveva occhi, ma gli organi dell’udito erano ipersviluppati. Probabilmente

l’aveva sentito arrivare, ma per il momento non l’aveva giudicato interessante.

Vlad prese dalla sua cintura una mina, la programmò e la lanciò alla sua sinistra.

L’oggetto cominciò a zigzagare a mezz’aria tra i vegetanimali del pianeta emet-

tendo un suono acuto. Il Bavoso parve svegliarsi di colpo. I suoi apparati acustici

puntarono la mina e la seguirono per qualche attimo. Poi, grazie agli ugelli eiet-

tori si spinse dalla sua parte abbandonando la bava appiccicaticcia e atterrando

sull’acqua senza neanche uno sbuffo.

Altri Bavosi avevano circondato la mina che continuava a ronzare come un cala-

brone impazzito.

Vlad aveva arrestato il suo cuore perché nessun rumore denunciasse la sua pre-

senza. Sapeva di poterlo fare per circa dieci-dodici secondi. Sarebbero bastati.

I Bavosi seguirono la traccia acustica per poco. Poi tutti insieme si avventarono

sull’oggetto. L’esplosione fu devastante. Pezzi di Bavosi cominciarono a piovere da

tutte le parti spruzzando ovunque la propria saliva mista ad altri umori inde� ni-

bili.

Vlad era già in azione. Aveva pochissimo tempo per agire. L’arrampicata verso il

nido principale attaccato alla parte alta della tana fu facile, nonostante le innu-

merevoli bestie che vivevano in simbiosi su quegli esseri che i primi esploratori

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avevano frettolosamente battezzato Bavosi a causa della scia di liquido denso, si-

mile a una bava, che lasciavano dietro di loro e che usavano per tutto, compreso

immobilizzare il cibo.

Poi fu a pochi passi dal Nido.

«Entro nel nido principale,» disse tramite il laringofono. Sempre nessuna risposta.

Con una rapida occhiata alle sue spalle si era reso conto che i Bavosi sopravvissuti

all’esplosione si stavano riprendendo e che presto si sarebbero lanciati alla sua

caccia. Doveva fare in fretta. Fulminò una specie di grosso bruco dalla bocca arti-

gliata e, mentre altri esseri più piccoli si avventavano contro la bestia agonizzante

per cibarsene, accese la torcia puntandola sul Nido.

Non si era sbagliato, erano lì. Circondati da quattro Bavosi. Allargò al massimo il

raggio della sua pistola-diapason e fece un buco nel Nido suf� ciente a farlo pas-

sare. Poi vi penetrò. L’ambiente era stomachevole. Resti di carcasse di sconosciuti

animali ovunque, in pozze di liquido verdastro. Tra loro scorse anche qualche

teschio. Non era stato il primo a tentare quell’impossibile salvataggio. E sperò di

essere l’ultimo. Vide che due Bavosi si stavano muovendo velocemente dalla sua

parte spingendo gli eiettori. Girò lo sguardo. Dal basso stavano giungendo decine

di bavosi. Era entrato nel loro Sancta Sanctorum.

«Nervosetti,» disse. E sparò. Un Bavoso colpito di � anco cominciò a ruotare su se

stesso come una trottola. Ma l’altro gli era quasi sopra. La pistola emise nuova-

mente il suo raggio mortale spaccandolo in due.

(tratto da Donato Altomare, Vladimir Mei, Libero agente, Edizioni Della Vigna, Arese, 2008)

1. Perchz Vlad, mentre vagava per la palude, si era tolto il casco?

A. Perché il clima era gradevole.

B. Per meglio assaporare il profumo dell’aria.

C. Per non essere ostacolato nella vista e nell’udito.

D. Perché il casco era fastidioso da portare.

2. Nella frase ÒSi appoggiG a una ÔcosaÕ che pareva un albero e che si mosse al suo

contatto.Ó (righe 5-6), perchz il termine ÒcosaÓ 5 messo tra virgolette?

A. Perché è il vero nome dell’oggetto.

B. Perché ciò a cui si appoggiò non era un oggetto ma un essere vivente.

C. Per far capire che si trattava di qualcosa di pericoloso.

D. Per evidenziare la sorpresa provata quando l’oggetto si mosse.

3. Nella frase ÒNon era pericolosa, soltanto rifuggiva qualsiasi genere di contat-

to.Ó (righe 7-8), il verbo ÒrifuggivaÓ signi� ca:

A. Evitava.

B. Temeva.

C. Odiava.

D. Si vergognava.

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4. La frase ÒSi sentiva pienamente padrone del suo corpo. Ò (righe 14-15) corri-

sponde a:

A. Poteva muoversi liberamente.

B. Non aveva più paura.

C. Era molto sicuro di sé e delle sue capacità.

D. Aveva riacquistato tutte le sue forze.

5. Come si chiamava il pianeta su cui si trovava Vlad?

A. Mei.

B. Inferno.

C. Bavoso.

D. Nel racconto non è detto.

6. Perchz, quando Vlad chiamG lÕastronave, nessuno gli rispose?

A. Perché era inutile, sarebbe sicuramente morto.

B. Perché le comunicazioni si erano improvvisamente interrotte.

C. Perché in quel momento nessuno era in ascolto alla radio.

D. Perché l’astronave si era già allontanata.

7. Che cosa era andato a fare Vlad sul pianeta?

A. Doveva eliminare tutti i Bavosi.

B. Doveva esplorare il pianeta.

C. Doveva trovare un isolotto asciutto su cui l’astronave potesse atterrare.

D. Doveva salvare delle persone.

8. Nella frase Ògrazie agli ugelli eiettori si spinse dalla sua parte.Ó (righe 32-33),

lÕaggettivo ÒsuaÓ 5 riferito a:

A. Vlad.

B. Il bavoso.

C. La mina.

D. L’isolotto.

9. Perchz Òil Bavoso parve svegliarsi di colpo.Ó? (riga 31)

A. Perché la mina era per lui un oggetto interessante.

B. Perché la mina emetteva un forte rumore.

C. Perché aveva capito che la mina era un pericolo per lui.

D. Perché la mina era � nita vicino al suo nido.

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10. Dopo quanto tempo dal lancio scoppiG la mina?

A. Dopo qualche attimo.

B. Dopo un paio di secondi.

C. Dopo una decina di secondi.

D. Dopo mezzo minuto.

11. Nella frase ÒLÕesplosione fu devastante.Ó (riga 40), lÕaggettivo ÒdevastanteÓ si-

gni� ca:

A. Molto forte.

B. Molto rumorosa.

C. Molto distruttiva.

D. Molto impressionante.

12. Nella frase ÒLÕarrampicata verso il nido principale attaccato alla parte alta del-

la tana fu facile, nonostante le innumerevoli bestie che vivevano in simbiosi su

quegli esseri.Ó (righe 43-45), la congiunzione ÒnonostanteÓ corrisponde a:

A. Malgrado.

B. A causa di.

C. Af� nché.

D. Mentre.

13. Nella frase Òche i primi esploratori avevano frettolosamente battezzato Bavo-

si.Ó (riga 46), lÕavverbio ÒfrettolosamenteÓ puG essere sostituito da:

A. Rapidamente.

B. Probabilmente.

C. Con sicurezza.

D. Super� cialmente.

14. Vlad ÒNon era stato il primo a tentare quellÕimpossibile salvataggio. E sperG di

essere lÕultimo.Ó (righe 60-61); perchz?

A. Temeva di venire ucciso.

B. Si augurava di riuscire a salvare i prigionieri.

C. Si rese conto che era una missione impossibile.

D. I prigionieri erano ormai morti ed era inutile cercare di portarli via.

15. Qual 5 la caratteristica piv importante di Vlad?

A. La forza.

B. La prudenza.

C. L’astuzia.

D. Il coraggio.

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Grammatica

1. Nel seguente periodo un segno di punteggiatura 5 usato in modo errato; quale?

ÒMe ne pento, me ne pento ogni giorno! Se solo potessi fare qualcosa per ri-

mettere tutto a posto?Ó

A. Le virgolette aperte.

B. La virgola.

C. Il punto esclamativo.

D. Il punto interrogativo.

2. In quale delle seguenti frasi non 5 presente nessun errore di ortogra� a?

A. Non so sè ce n’è a suf� cenza per tutti.

B. Non so se ce n’è a suf� cienza per tutti.

C. Non so sè ce n’è ha suf� cienza per tutti.

D. Non so se ce n’è a suf� cenza per tutti.

3. Completa la seguente frase coniugando il verbo tra parentesi.

Se mi ................................................ (dare) un passaggio arriverò in tempo all’esame.

4. In quali delle seguenti frasi vi 5 un verbo ri� essivo apparente?

A. Ti sei lavato le mani prima di venire a tavola?

B. Ero in ritardo e non mi sono pettinato.

C. Non si parla con gli sconosciuti.

D. Tutte le classi si incontreranno in palestra alle ore 10.

5. Quale delle seguenti frasi potrebbe essere espressa anche in forma passiva?

A. Chiudo la porta.

B. Esco in strada.

C. Mi reco alla fermata del pullman.

D. Aspetto pazientemente.

6. In uno dei seguenti gruppi 5 presente un elemento che non gli appartiene. In

quale?

A. Pronomi inde� niti: ciascuno, nessuno, proprio, ognuno.

B. Pronomi dimostrativi: codesto, quello, costui, ciò.

C. Pronomi personali: me, tu, ci, la.

D. Pronomi relativi misti: chi, chiunque, quanti, quanto.

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7. Unisci le frasi inserendo la congiunzione opportuna.

1) Rinunciò al dolce ....................................... aveva iniziato la dieta.

2) Spero di prendere un bel voto, ....................................... abbia studiato poco.

8. Unisci le frasi inserendo il pronome relativo nella forma corretta.

1) Ho conosciuto l’artista ....................................... ha dipinto questo quadro.

2) Lasciò la casa ....................................... era nato.

9. Scrivi nello spazio sottostante le preposizioni improprie contenute nelle se-

guenti frasi.

1) Ci saranno almeno dieci gradi sotto zero.

...........................................................................................................................................

2) Che cosa stai nascondendo dietro la schiena?

...........................................................................................................................................

10. Per ciascuna delle seguenti frasi trascrivi, nello spazio sottostante, gli avverbi

di tempo.

1) Oggi mi sento particolarmente felice.

...........................................................................................................................................

2) Non è vero che hai sempre ragione.

...........................................................................................................................................

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PROVA 3

Comprensione

LA CAMICIA DELL’UOMO CONTENTO

Un Re aveva un � glio unico e gli voleva bene come alla luce dei suoi occhi. Ma que-

sto Principe era sempre scontento. Passava giornate intere affacciato al balcone,

a guardare lontano.

– Ma cosa ti manca? – gli chiedeva il Re. – Che cos’hai?

– Non lo so, padre mio, non lo so neanch’io.

– Sei innamorato? Se vuoi una qualche ragazza dimmelo, e te la farò sposare, fosse

la � glia del Re più potente della terra o la più povera contadina!

– No, padre, non sono innamorato.

E il Re a riprovare tutti i modi per distrarlo! Teatri, balli, musiche, canti; ma nulla

serviva, e dal viso del Principe di giorno in giorno scompariva il color di rosa.

Il Re mise fuori un editto, e da tutte le parti del mondo venne la gente più istruita:

� loso� , dottori e professori. Gli mostrò il Principe e domandò consiglio. Quelli si

ritirarono a pensare, poi tornarono dal Re.

– Maestà, abbiamo pensato, abbiamo letto le stelle; ecco cosa dovete fare. Cercate

un uomo che sia contento, ma contento in tutto e per tutto, e cambiate la camicia

di vostro � glio con la sua.

Quel giorno stesso, il Re mandò gli ambasciatori per tutto il mondo a cercare l’uomo

contento.

Gli fu condotto un prete:

– Sei contento? – gli domandò il Re.

– Io sì, Maestà!– Bene.

– Ci avresti piacere a diventare il mio vescovo?

– Oh, magari, Maestà!

– Va’ via! Fuori di qua! Cerco un uomo felice e contento del suo stato; non uno che

voglia star meglio di com’è.

E il Re prese ad aspettare un altro.

C’era un altro Re suo vicino, gli dissero, che era proprio felice e contento: aveva una

moglie bella e buona, un mucchio di � gli, aveva vinto tutti i nemici in guerra, e il

paese stava in pace.

Subito, il Re pieno di speranza mandò gli ambasciatori a chiedergli la camicia. Il

Re vicino ricevette gli ambasciatori, e:

– Sì, sì, non mi manca nulla, peccato però che quando si hanno tante cose, poi si

debba morire e lasciare tutto! Con questo pensiero, soffro tanto che non dormo

alla notte!

E gli ambasciatori pensarono bene di tornarsene indietro.

Per sfogare la sua disperazione, il Re andò a caccia. Tirò a una lepre e credeva

d’averla presa, ma la lepre, zoppicando, scappò via. Il Re le tenne dietro, e s’allon-

tanò dal seguito.

In mezzo ai campi, sentì una voce d’uomo che cantava la falulella. Il Re si fermò:

“Chi canta così non può che essere contento!” e seguendo il canto s’in� lò in una

vigna, e tra i � lari vide un giovane che cantava potando le viti.

– Buon dì, Maestà, – disse quel giovane. – Così di buon’ora già in campagna?

– Benedetto te, vuoi che ti porti con me alla capitale? Sarai mio amico.

– Ahi, ahi, Maestà, no, non ci penso nemmeno, grazie. Non mi cambierei neanche

col Papa.

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– Ma perché, tu, un così bel giovane...

– Ma no, vi dico. Sono contento così e basta.

“Finalmente un uomo felice!”, pensò il Re.

– Giovane, senti: devi farmi un piacere.

– Se posso, con tutto il cuore, Maestà.

– Aspetta un momento, – e il Re, che non stava più nella pelle dalla contentezza,

corse a cercare il suo seguito:

– Venite! Venite! Mio � glio è salvo! Mio � glio è salvo –. E li porta da quel giovane.

– Benedetto giovane, – dice, – ti darò tutto quel che vuoi! Ma dammi, dammi...

– Che cosa, Maestà?

– Mio � glio sta per morire! Solo tu lo puoi salvare. Vieni qua, aspetta! – e lo afferra,

comincia a sbottonargli la giacca. Tutt’a un tratto si ferma, gli cascano le braccia.

L’uomo contento non aveva camicia.

(tratto da I. Calvino, Fiabe italiane, Torino, Einaudi, 1971)

1. Che cosa signi� ca lÕespressione Òla luce dei suoi occhiÓ alla riga 1?

A. Il re aveva gli occhi di un colore chiaro, luminoso.

B. Al re brillavano gli occhi quando vedeva il � glio.

C. Gli occhi del � glio avevano una strana luce.

D. Il re considerava il � glio prezioso come la sua capacità di vedere.

2. Il re cercG invano di distrarre il � glio organizzando varie attivit;; elenca le

iniziative che prende per renderlo meno triste.

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

3. Che cosa era scritto nellÕeditto del re?

A. Tutti i suoi sudditi dovevano venire a corte.

B. Erano convocati a corte i più grandi studiosi per trovare una soluzione alla

tristezza del principe.

C. Solo la gente più istruita poteva vedere il � glio del re.

D. Tutti i saggi del mondo dovevano cercare di far ridere il � glio del re.

4. Secondo gli studiosi convocati a corte, che cosa doveva fare il re?

A. Prima di tutto trovare una persona totalmente felice del proprio stato.

B. Non c’era nulla da fare, il destino del principe era scritto nelle stelle.

C. Far venire a corte le persone più felici del regno.

D. Ordinare al principe di dare a qualcun altro la sua camicia.

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5. Perchz il re offrA al prete la carica di vescovo?

A. Per ringraziarlo di avergli dato la sua camicia.

B. Per farlo diventare una persona completamente felice.

C. Perché solo la camicia di un uomo importante poteva salvare suo � glio.

D. Per capire se era veramente una persona contenta.

6. Il re vicino aveva tanti motivi per essere contento; elencali.

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

7. Perchz il re vicino soffriva tanto?

A. Perché non riusciva a dormire.

B. Perché le sue grandi ricchezze erano fonte di continue preoccupazioni.

C. Perché gli dispiaceva di dover un giorno lasciare su questa terra tutti i beni

e gli affetti.

D. Perché aveva paura di morire.

8. Che cosa fece il re quando si accorse che non riusciva a trovare un uomo vera-

mente contento?

A. Andò a caccia.

B. Emise un editto.

C. Chiamò i saggi del regno.

D. Mandò gli ambasciatori a tutti i re del mondo.

9. Che cosa 5 la ÒfalulellaÓ citata alla riga 39?

A. Una serie di imprecazioni.

B. Una preghiera.

C. Una canzone allegra.

D. Una vecchia ninna nanna.

10. Chi era il giovane felice trovato dal re?

A. Un medico.

B. Un cacciatore.

C. Un mercante.

D. Un contadino.

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11. In quale momento della giornata si svolse lÕincontro tra il re e il giovane felice?

A. Al mattino presto.

B. Verso mezzogiorno.

C. Nel primo pomeriggio.

D. Al calar della notte.

12. Perchz il giovane felice ri� utG lÕofferta del re di andare a corte?

A. Perché aveva molto lavoro da fare.

B. Perché non voleva consegnare la sua camicia.

C. Perché era contento del suo stato.

D. Perché non voleva offendere il Papa.

13. Perchz il re andG a chiamare il suo seguito (riga 52)?

A. Perché non si � da delle parole del giovane.

B. Per condividere con loro la gioa di aver trovato una persona felice.

C. Perché vuole avere dei testimoni dello scambio che sta per proporre.

D. Per convincere il giovane che lui è veramente il re.

14. Che cosa signi� ca lÕespressione Ògli cascano le bracciaÓ di riga 57?

A. Prova una grande delusione per ciò che vede.

B. Ha le braccia stanche e non riesce a tenerle sollevate.

C. Sta facendo uno sforzo superiore alle sue possibilità.

D. È molto felice e vuole farlo capire a tutti.

15. Qual 5 la morale della storia?

A. La felicità non esiste, è solo un bel sogno.

B. Per essere felici bisogna soddisfare le proprie ambizioni.

C. Potere e ricchezza non danno la felicità.

D. Per essere felici bisogna avere tante ricchezze e avere una bella famiglia.

Grammatica

1. In quale delle seguenti frasi il punto fermo non 5 usato in modo corretto?

A. Non mi hai detto tutto. Adesso parla.

B. Ho sbagliato. Vi chiedo perdono.

C. Piove. C’è il rischio di allagamenti.

D. Si avvicinò. E chiese se poteva entrare.

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2. Quale articolo determinativo si mette davanti al nome ÒscoglioÓ?

A. Lo

B. La

C. Il

D. Uno

3. In quale delle seguenti frasi vi 5 un nome proprio?

A. Mio zio ci farà da cicerone durante la visita.

B. Il ritratto del nonno è accanto al busto di Napoleone.

C. Passerò il � ne settimana in montagna.

D. Sono stremata, il viaggio è stato un inferno.

4. Quale di questi nomi 5 sovrabbondante?

A. Braccio

B. Fame

C. Ferro

D. Radio

5. Quale di questi nomi 5 un diminutivo?

A. Asinello

B. Mulinello

C. Scalpello

D. Coltello

6. Quanti nomi sono presenti nella seguente frase?

Per i prossimi giorni sono previste precipitazioni abbondanti, a volte molto forti,

nelle zone pianeggianti a sud del Po.

A. 3

B. 4

C. 5

D. 6

7. In quale delle seguenti frasi si trova un aggettivo al grado comparativo di

maggioranza?

A. Giorgio è più alto di Stefano.

B. Giorgio è il più alto della classe.

C. L’orso è un animale piuttosto grosso.

D. L’orso è grosso come il cane.

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8. In quale di queste frasi si trova un aggettivo possessivo?

A. Questa maglia non mi piace.

B. Franca gioca con le sue amiche.

C. Loro sono molto simpatici.

D. Non mi � do di nessuno.

9. In quale di queste frasi si trova un aggettivo dimostrativo?

A. Alzati dalla mia sedia.

B. Non conosco quell’uomo!

C. La prossima settimana tutti gli alunni saranno interrogati.

D. Certe persone parlano troppo.

10. In quale di queste frasi si trova un aggettivo inde� nito?

A. Ho alcune idee interessanti da proporvi.

B. Questa maglia non è mia.

C. Che regalo vuoi per il tuo compleanno?

D. Ho letto tre volte questo libro.

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PROVA 4

Comprensione

IL CONCILIO DEGLI DEI

Zeus entrò nel synedrion e tutti si alzarono in piedi. Non che avessero chissà qua-

le timore reverenziale nei suoi confronti, ma, conoscendolo, sapevano quant’era

formale. Una volta, solo perché a un banchetto uno degli Dei aveva cominciato a

mangiare prima di lui, fece diluviare per un anno intero sulla sua isola.

C’erano tutti. Gli unici assenti, a parte Ade che non saliva mai sull’Olimpo, erano

Artemide, la Dea della caccia, e Poseidone, il Dio che scuote la terra. Quest’ultimo

era andato in Etiopia, ai con� ni del mondo, per godere di non so quale ecatombe.

D’altra parte, Poseidone era fatto così: bastava che qualcuno, in qualche remoto

angolo del pianeta, anche il più sconosciuto, gli scannasse un centinaio di pecore,

pronunziando ad alta voce il suo nome, che lui subito si precipitava. Come a dire:

“A me levatemi tutto, ma non mi toccate l’ecatombe”.

La prima a prendere la parola fu Atena, la Dea dagli occhi lucenti.

“O � glio di Crono”, disse rivolgendosi a Zeus, “la guerra che intrise di sangue le

spiagge di Ilio è terminata. I guerrieri dalle corazze di bronzo, chi in un modo,

chi in un altro, hanno tutti portato a termine la propria missione: c’è chi ha perso

la vita lottando con le armi in pugno, chi l’ha persa sulla strada del ritorno, e chi

appena messo piede tra le mure amiche. Altri invece, grazie a te, o divino, sono

tornati tra le braccia delle mogli e dei teneri � gli. C’è solo un eroe, chiamato Ulisse,

che vaga ancora sui mari ricchi di pesce. Con parole e lusinghe lo tiene avvinto

a sé da ben sette anni, in un’isola sperduta, una delle � glie d’Atlante, la vogliosa

Calipso. Lui, misero, versa calde lacrime pensando al fumo che sale dai camini

d’Itaca, alla moglie lontana e al � glio di cui non conosce più il viso. Vorrebbe an-

darsene, ma la ninfa dai bei capelli non lo lascia partire: gli promette l’immortalità

e l’eterna giovinezza senza capire che per un mortale sette anni equivalgono a

sette eternità. Allora io ti chiedo: perché lo odi tanto da farlo morire di nostalgia?”

La sala dei congressi era identica a quella del Parlamento italiano, fatta eccezione,

forse, per gli scanni, che a Montecitorio sono di legno mentre sull’Olimpo erano

d’oro. Al centro, su di un trono posto leggermente più in alto degli altri, dominava

Zeus, il Padre degli Dei. Una spanna più in basso (ma solo una spanna) sua moglie

Era, e di fronte, disposti a semicerchio, tutti gli altri Dei. Tra quelli di destra faceva

spicco Ares, il Dio della guerra. Tra quelli di sinistra Efesto, il Dio dei metalmec-

canici.

L’appassionata petizione di Atena a favore di Ulisse divertì molto Zeus, ma non lo

sorprese affatto. La guerra di Troia aveva � nito di dividere gli Dei dell’Olimpo in

due opposte fazioni: c’erano quelli che facevano il tifo per gli Achei e quelli per i

Troiani. Atena, � n dall’inizio, si era schierata coi primi, laddove Poseidone, avendo

in odio Ulisse, li tormentava appena ne beccava uno perso in mezzo al mare. Zeus,

invece, diciamo la verità, era imparziale, nel senso che perseguitava gli uni e gli altri

con pari accanimento senza mai badare al colore delle maglie.

(tratto da L. De Crescenzo, Nessuno, Milano, Mondadori, 1997)

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1. Perchz gli D5i si alzarono in piedi quando Zeus entrG nel synedrion?

A. Perché avevano paura di Zeus.

B. Perché non volevano cominciare a mangiare prima di lui.

C. Perché sapevano che Zeus ci teneva a queste manifestazioni di rispetto.

D. Perché la legge li obbligava a comportarsi in questo modo.

2. Alcuni D5i non erano presenti alla riunione nel synedrion; elencali:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

3. Dove si svolse il concilio degli D5i?

A. Sull’Olimpo.

B. In Etiopia.

C. Sull’isola di Zeus.

D. Non si sa, non viene detto.

4. Che cosa signi� ca la parola ÒecatombeÓ di riga 7?

A. Un luogo molto lontano.

B. Un gioco tipico delle divinità greche.

C. Una preghiera fatta ad alta voce.

D. Il sacri� cio di cento animali a una divinità.

5. Chi era il padre di Zeus?

A. Atena.

B. Ade.

C. Crono.

D. Poseidone.

6. Molti dei guerrieri che hanno combattuto alla guerra di Troia hanno subito un tra-

gico destino; scrivi nelle righe seguenti in quali circostanze hanno trovato la morte.

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

7. Alle righe 19-20 si dice che Calipso Òtiene avvinto a sz da ben sette anniÓ Ulis-

se; con quali parole puoi sostituire questa espressione?

A. Lo prega di partire tra sette anni.

B. Sono sette anni che non lo lascia andare via.

C. Gli ha ordinato di restare per almeno sette anni.

D. Dopo sette anni Ulisse è � nalmente riuscito a convincere Calipso.

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8. Che cosa intende dire lÕautore quando afferma che Ulisse Ònon conosce piv il

visoÓ del � glio?

A. Il viso del � glio è molto cambiato da quando lui è partito per la guerra.

B. Il viso del � glio è molto diverso dal suo.

C. Ulisse è stato molto tempo lontano e non ricorda più come era il viso del � glio.

D. Il � glio è nato che lui era lontano, per questo non lo ha mai visto.

9. Che cosa offrA Calipso a Ulisse per convincerlo a restare con lei?

A. Il dono di non morire mai.

B. La salute e la bellezza.

C. Una moglie fedele e dei � gli.

D. Il diritto a sedere tra gli Dèi sull’Olimpo.

10. Qual 5 la sola differenza tra il Parlamento italiano e la sala dei congressi degli

D5i?

A. Il numero dei posti disponibili.

B. Il materiale di cui erano fatti i posti a sedere.

C. La posizione del trono di Zeus.

D. La forma a semicerchio della sala degli Dèi.

11. Nella sala dei congressi, chi era seduto di fronte a tutti gli d5i messi a semi-

cerchio?

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

12. Che cosa vuol dire il sostantivo ÒpetizioneÓ di riga 33?

A. Lamentela.

B. Richiesta.

C. Aneddoto.

D. Indovinello.

13. Alla riga 37 a chi si riferisce il pronome ÒliÓ nella frase Òli tormentava non ap-

pena ne beccava uno perso in mezzo al mareÓ?

A. Gli Dèi della fazione opposta.

B. I Troiani.

C. Gli Achei.

D. Tutti quelli che avevano combattuto a Troia.

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14. Con quale espressione puoi sostituire la frase Òsenza mai badare al colore delle

maglieÓ di riga 39?

A. Senza curarsi delle sofferenze che procurava.

B. Senza ascoltare le richieste degli Dèi favorevoli a Achei o Troiani.

C. Senza fare differenze tra Achei e Troiani.

D. Senza guardare se avevano la divisa militare o erano dei civili.

15. Come puG essere classi� cato questo testo?

A. Umoristico.

B. Drammatico.

C. Sentimentale.

D. Storico.

Grammatica

1. Nella frase ÒNessuno ci ha visto forse siamo in salvo.Ó dopo quale parola si

deve mettere il punto fermo?

A. Nessuno

B. visto

C. forse

D. siamo

2. Quale di questi nomi 5 invariabile?

A. Colonna

B. Luce

C. Gru

D. Dollaro

3. Qual 5 il plurale di Òuna valigia grigiaÓ?

A. tante valigie grige

B. tante valige grige

C. tante valigie grigie

D. tante valige grigie

4. In quale di queste frasi cÕ5 un aggettivo dimostrativo?

A. Non ho paura delle tue minacce.

B. Mangerei volentieri qualche pasticcino.

C. Mi dai sempre la stessa risposta.

D. Ti credevo una persona seria.

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5. In quale delle seguenti frasi cÕ5 un pronome?

A. Forse domani partirò per il mare.

B. Non lo dirò a nessuno.

C. Sono rimasto tutto il giorno ad aspettare la zia.

D. Questa stanza è troppo piccola per i miei giochi.

6. In quale di queste frasi cÕ5 un pronome relativo?

A. So che ti piace leggere.

B. Questo è l’ultimo libro che ho letto.

C. Sapessi che bel libro ho letto!

D. Ho letto che questo libro è molto avvincente.

7. Quale pronome possessivo devi inserire nella frase ÒLe nostre cartelline sono

qui, mancano solo le .......Ó?

A. proprie

B. suoi

C. loro

D. miei

8. In quale frase cÕ5 un verbo transitivo?

A. Per fortuna siamo arrivati in tempo.

B. Il postino ci ha consegnato un pacco.

C. Il cane stava riposando nella cuccia.

D. Il cane corre dietro al postino.

9. Qual 5 la forma attiva di ÒLÕAmerica fu scoperta da Cristoforo ColomboÓ?

A. Cristoforo Colombo scoprì l’America.

B. Cristoforo Colombo ha scoperto l’America.

C. Cristoforo Colombo è lo scopritore dell’America.

D. Cristoforo Colombo ebbe scoperto l’America.

10. In quale di queste frasi il verbo 5 allÕindicativo passato remoto?

A. Il cane abbaiava.

B. Il cane ha abbaiato.

C. Il cane aveva abbaiato.

D. Il cane abbaiò.

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PROVA 5

Comprensione

LA GRANDE RIVOLUZIONE AGRICOLA

Per oltre 2 milioni di anni l’uomo è stato nomade, cacciatore e raccoglitore. Circa

10.000 anni fa avvenne, per ragioni non del tutto chiarite, una delle più grandi

rivoluzioni della storia: l’invenzione dell’agricoltura.

Secondo le ipotesi più accreditate, nella “Mezzaluna Fertile” – una zona del Medio

Oriente dove la coltivazione stabile apparve per la prima volta – la � ne dell’era gla-

ciale e il clima più caldo favorirono la diffusione di piante selvatiche come l’orzo,

il miglio, il grano.

Le tribù dei cacciatori e raccoglitori abitanti nella regione appro� ttarono sicura-

mente di quei campi così ricchi e poiché i raccolti erano più che suf� cienti a man-

tenere le tribù, il nomadismo si ridusse notevolmente. Con il passare del tempo,

quello che era stato un dono fortuito della natura venne trasformato, grazie all’in-

telligenza, in una risorsa controllata dall’uomo. Le conseguenze furono enormi.

Essendo una tecnica per procurarsi cibo più ef� ciente e sicura della caccia e della

raccolta, le popolazioni agricole cominciarono a crescere numericamente. L’uma-

nità, che dalle sue origini aveva contato non più di 10 milioni di individui, comin-

ciò rapidamente a crescere. Dopo 8.000 anni di agricoltura, intorno all’anno zero

della nostra epoca, la Terra contava più di 300 milioni di persone.

L’invenzione dell’agricoltura è stata spesso de� nita una delle più grandi rivoluzio-

ni nella storia dell’uomo, e anche noi abbiamo seguito questa de� nizione. Tuttavia

parlare di rivoluzione può far pensare a un evento rapido e quasi sconvolgente che

abbia cambiato, dall’oggi al domani, il modo di vivere dei nostri antenati. I fatti

non si sono svolti esattamente in questo modo.

Prima ancora di “scoprire” l’agricoltura, le popolazioni che abitavano la Mezzalu-

na Fertile – quella regione situata fra Mar Rosso, Mar Nero e Mediterraneo e che

comprende le attuali nazioni di Turchia, Siria, Libano, Israele, Iran e Iraq – aveva-

no già cominciato a perdere le abitudini nomadi.

Una delle prove più sconcertanti di questo progressivo “impigrimento” dei noma-

di, ancora prima che venisse praticata una vera e propria agricoltura, è costituita

dalla “casa”. I veri nomadi non posseggono case, ma costruiscono soltanto capanne

provvisorie per ripararsi per brevi periodi prima di riprendere l’interminabile gi-

rovagare richiesto dalla caccia e dalla raccolta. Le case invece sono strutture � sse

costituite da una copertura, dal tetto e da un sistema per isolarsi dall’esterno, i

muri. Ebbene, vere e proprie case, costruite con pietre e ricoperte di materiale più

leggero, sono più antiche dell’agricoltura. I resti di queste prime e antichissime abi-

tazioni sono state scoperti dagli archeologi in varie zone della Mezzaluna Fertile.

Dunque i nomadi di quelle regioni stavano già diventando sedentari, prima anco-

ra di trasformarsi in agricoltori. Probabilmente, grazie alla situazione climatica, la

terra era così produttiva che non occorreva più spostarsi molto per trovare cibo.

Ecco allora che la rivoluzione agricola dev’essere apparsa ai suoi protagonisti

tutt’altro che una rivoluzione. Il processo fu molto lento.

Le popolazioni già parzialmente sedentarie riuscirono ad addomesticare intorno

all’8.000 a.C. alcune specie di vegetali (grano e orzo) e animali (pecore e capre) che

si adattavano particolarmente bene alle esigenze umane. Questi alimenti di base,

suf� cienti a una primitiva agricoltura, vennero in seguito arricchiti da nuove do-

mesticazioni (leguminose, maiale, bue).

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Naturalmente anche la sedentarietà, come l’allevamento, aveva un rovescio del-

la medaglia: esponeva l’uomo, per evidenti motivi igienici, a nuove malattie cui i

cacciatori-raccoglitori sfuggivano grazie alle loro eterne peregrinazioni. Questo

aspetto negativo della cosiddetta rivoluzione agricola non impedì tuttavia una ra-

pida crescita demogra� ca.

(tratto da L. Pinna, Atlante della Preistoria, Milano, Mondadori, 1992)

1. A quale data si puG far risalire lÕinvenzione dellÕagricoltura?

A. 10.000 a.C. (circa).

B. 8.000 a.C. (circa).

C. 2.000.000 a.C. (circa).

D. Non si sa, il dato non è del tutto chiaro.

2. Dove fu praticata per la prima volta lÕagricoltura?

A. In Asia.

B. In Europa.

C. In Africa del Nord.

D. In America.

3. Quali piante si diffusero nella Mezzaluna Fertile quando il clima divenne piv

mite? Elencale.

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

4. Qual 5 la Òrisorsa controllata dallÕuomoÓ di cui parla il testo alla riga 12?

A. L’intelligenza.

B. Le piante selvatiche commestibili.

C. L’agricoltura.

D. La � ne del nomadismo.

5. Quale vantaggio presentava lÕagricoltura rispetto alla caccia?

A. Era meno pericolosa.

B. Forniva cibo più abbondante e più sicuro.

C. Era più semplice da praticare.

D. Permetteva una migliore alimentazione.

6. Come cambiG la popolazione della Terra dopo lÕinvenzione dellÕagricoltura?

A. Crebbe rapidamente di 8.000 volte.

B. Si dovettero aspettare 8.000 anni perché cominciasse a crescere.

C. Gradualmente aumentò di numero, raggiungendo i 10 milioni di individui.

D. Aumentò rapidamente di numero crescendo in 8.000 anni di 30 volte.

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7. Dove si trovava la Mezzaluna Fertile? Riportane i con� ni.

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................................................................................................................................................

8. Quale signi� cato assume lÕespressione ÒimpigrimentoÓ dei nomadi della riga 27?

A. I nomadi ri� utano le attività pesanti.

B. I nomadi rinunciano alla vita all’aria aperta.

C. I nomadi si spostano di meno e fanno una vita meno faticosa.

D. I nomadi diventano pigri.

9. Di quale caratteristica delle abitazioni dei nomadi si parla nel testo?

A. Sono fatte per durare solo pochissimo tempo.

B. Sono costruite in materiali facilmente trasportabili.

C. Offrono una ridotta protezione in condizioni climatiche estreme.

D. Non richiedono fondamenta di dimensioni importanti.

10. Nel testo si indica la caratteristica fondamentale di una casa. Qual 5?

A. L’utilizzo della pietra come materiale di costruzione.

B. L’impiego di materiali leggeri.

C. La possibilità di accedervi attraverso una porta d’ingresso.

D. La presenza di un tetto e di muri.

11. Perchz la nascita dellÕagricoltura agli uomini di quei tempi non sembrG una

rivoluzione?

A. Perché la coltivazione non sembrò loro un lavoro importante.

B. Perché i cacciatori erano sempre stati anche agricoltori.

C. Perché già da tempo erano diventati sedentari e vivevano di quanto la terra

offriva.

D. Perché anche quando divennero agricoltori non smisero di essere in parte

nomadi.

12. Elenca quali furono le prime piante e i primi animali ad essere addomesticati

dallÕuomo.

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

13. Che cosa si intende con lÕespressione Òrovescio della medagliaÓ delle righe 46-47?

A. Una conseguenza inaspettata.

B. Un lato nascosto.

C. Un aspetto negativo.

D. Una causa di insuccesso.

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14. La diffusione delle malattie:

A. Bloccò la crescita della popolazione.

B. Causò l’abbandono dell’agricoltura.

C. Non rallentò l’aumento della popolazione.

D. Costrinse le popolazioni a riprendere il nomadismo.

15. Qual 5 la funzione principale di questo testo?

A. Convincere il lettore che l’agricoltura è importante per l’Uomo.

B. Far capire quanto era dif� cile la vita degli uomini primitivi.

C. Riportare alcune leggende risalenti a tempi molto antichi.

D. Dare informazioni su come, quando e perché nacque l’agricoltura.

Grammatica

1. Nella frase ÒHo visto Andrea era molto arrabbiatoÓ quale dei seguenti segni di

punteggiatura si puG mettere dopo la parola ÒAndreaÓ?

A. Il punto fermo.

B. Il punto interrogativo.

C. La parentesi.

D. Le virgolette chiuse.

2. In quale delle seguenti frasi cÕ5 un nome difettivo?

A. Mi sono messo in società con Aldo per comprare una moto da cross.

B. La foresta intorno al castello era infestata dai lupi mannari.

C. Quando ero piccolo facevo colazione con pane, burro e marmellata.

D. L’ho visto entrare in quel bar con un grosso cane al guinzaglio.

3. In quale delle seguenti frasi cÕ5 un aggettivo al grado comparativo di mino-

ranza?

A. Il ferro è più duro del legno.

B. Il cristallo è fragilissimo.

C. Il mio impegno è stato minore del tuo.

D. Il vetro è poco resistente.

4. Qual 5 la frase in cui non cÕ5 un pronome?

A. Il custode ha detto che potevamo entrare.

B. Leo sarà furbo, ma Teo lo è di più.

C. Questo non mi convince.

D. La mia maglia è uguale alla tua.

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5. Inserisci il pronome relativo che manca nella frase ÒMarco 5 lÕamico con ......

vado spesso alla partita.Ó

A. lui

B. chi

C. che

D. cui

6. Quale di queste frasi 5 in forma passiva?

A. Una banda di ladri aveva rubato il diamante.

B. A quei ladri piacevano molto i diamanti.

C. Il diamante è un bene che tutti i ladri vorrebbero avere.

D. Il diamante era stato rubato da una banda di ladri.

7. Quale delle seguenti frasi non 5 corretta?

A. Non siamo potuti arrivare in tempo.

B. Ho dovuto chiedere aiuto a mia sorella.

C. Siamo voluti entrare nel palazzo reale.

D. Ha dovuto andare al compleanno della zia.

8. In quale frase cÕ5 un avverbio di modo?

A. Qui non c’è nessuno.

B. Domani riproverò.

C. Si era comportato bene.

D. Forse hai ragione tu.

9. Che cosa devi aggiungere per completare la frase ÒAndrG É piazza Vittorio.Ó?

A. in

B. a

C. su

D. tra

10. Quale congiunzione puoi usare nella seguente frase? ÒTuo cugino 5 un ragazzo

simpatico É. intelligenteÓ

A. o

B. ma

C. e

D. né

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PROVA

NAZIONALE

SECONDO ANNO

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PROVA 1

Comprensione

NIHAL

Erano una decina, ragazzetti dai dieci anni in su. Tutti maschi, e lei femmina. Tutti

seduti, e lei in piedi tra loro. Il capo: una ragazzina smilza e slanciata, con vividi

occhi viola, � uenti capelli di un blu lucido e spropositate orecchie a punta. Non si

sarebbe detta forte, a guardarla, ma gli altri pendevano dalle sue labbra.

ÇOggi si lotta per le case abbandonate. I fammin stanno tutti lA a spadroneggiare.

Non sanno di noi e non si aspettano il nostro arrivo: li coglieremo di sorpresa e li

scacceremo con la forza delle nostre spade.È

I ragazzini ascoltavano con attenzione.

ÇIl piano?È chiese il più grassoccio.

ÇScenderemo compatti � no al piano sopra le botteghe, poi taglieremo per i con-

dotti di manutenzione dietro le mura; da lè sbucheremo direttamente nel loro na-

scondiglio. Li prenderemo alle spalle: se non ci facciamo sentire sarA un gioco da

ragazzi. Io starM in testa al gruppo; dietro di me la squadra dÕattacco.È Un paio di

ragazzini annuirono sicuri. ÇPoi gli arcieriÈ e tre bimbetti con in mano le � onde

fecero un cenno dÕintesa Çe per � nire i fanti. Siete pronti?È

Un coro di sè risuonM entusiasta.

ÇAllora andiamo!È

Nihal levM in alto la spada e si gettM giù per la botola che conduceva dalla terrazza

alla torre, seguita a ruota dal resto della banda.

I ragazzini marciarono compatti per i corridoi che percorrevano il cerchio interno

di Salazar, fra gli sguardi divertiti Ð ma più spesso seccati Ð degli abitanti della

cittA, che ben conoscevano le epiche battaglie di Nihal e dei suoi.

ÇBuongiorno, Generale.È

Nihal si voltM. A parlare era un essere alto pressappoco quanto lei, piuttosto toz-

zo, con il volto interamente coperto da una � tta barba. Uno gnomo. Si esibè in un

buffo inchino.

Nihal fece fermare i suoi e si inchinM a sua volta. ÇBuongiorno a te.È

ÇAnche oggi a caccia di nemici?È

ÇCome sempre. Oggi dobbiamo scacciare i fammin dalla Torre.È

ÇGiA, come sempreÉ Io perM, se fossi in te, con i tempi che corrono quel nome non

lo pronuncerei con tanta disinvoltura. Nemmeno per gioco.È

ÇNoi non abbiamo paura!È urlM un ragazzetto dal fondo.

Nihal sorrise spavalda. ÇGiA, non abbiamo paura. E poi di che ti preoccupi? I

fammin non stanno simpatici a nessuno, e comunque la Terra del Vento ù ancora

libera.È

Lo gnomo ridacchiM e le strizzM lÕocchio. ÇFaÕ come vuoi, Generale. Buona bat-

taglia.È

Attraversarono a uno a uno i vari livelli della torre, a passo ritmato, composti

come veri soldati. Passarono davanti a case e botteghe, tra il caos di razze e lin-

gue della gente di Salazar, girando in tondo per i corridoi di ogni piano, con il

sole che a intervalli regolari li baciava dalle � nestre aperte sullÕorto centrale. Le

torri della Terra del Vento, infatti, erano tutte dotate di un profondo pozzo cen-

trale che aveva una duplice funzione: illuminare meglio gli ambienti della cittA

e ospitare una piccola zona coltivata, occupata da parecchi orti e da qualche

frutteto.

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Poi Nihal entrò sicura in un vicolo laterale e aprì una porta vecchia e ammuf� ta.

Dietro, l’oscurità più profonda.

«Eccoci.» La ragazzina assunse un’aria solenne. «Da qui in poi nessuna paura,

come al solito. Il nostro alto compito non ci permette cedimenti.»

Gli altri annuirono seri, quindi entrarono strisciando nel cunicolo.

Non si vedeva nulla. Anche l’aria era spessa e densa, satura d’odore di chiuso.

Dopo un po’ però gli occhi si abituarono all’oscurità e riuscirono a distinguere la

scala di gradini umidi e sconnessi che si inabissava nel buio.

«Non sarà mica che oggi qualcuno passa di qua? Ho sentito dire che le mura occi-

dentali hanno delle crepe da riparare…» fece un ragazzino.

«Sono già passati» rispose Nihal. «Un buon comandante prevede anche questo.

Basta con le ciance, diamoci da fare!»

I loro passi risuonarono nella cavità ancora per un po’, mescolandosi alle voci al di

là del muro. Poi, dopo l’ennesima svolta, silenzio.

«Ci siamo» bisbigliò Nihal col � ato mozzo. Era sempre così, appena prima dell’at-

tacco: il cuore le batteva forte nel petto, il sangue le pulsava alle tempie.

Le piaceva quel misto di paura e desiderio di battersi. Le sue dita corsero sul muro

� no a trovare una porta di legno. Appoggiò l’orecchio alla parete. I pietroni squa-

drati erano spessi, ma riusciva ugualmente a cogliere le voci dei ragazzini dall’al-

tra parte.

«Sempre noi. Io mi sono stufato di fare il fammin.»

«Non dirlo a me! L’altra volta Nihal m’ha fatto nero.»

«A me ha spaccato un dente…»

«Quando il capo era Barod almeno si faceva a turno.»

«Sarà, ma io con Nihal mi diverto molto di più. Cavolo, quando combattiamo sem-

bra vero! Mi sento come una cosa dentro… come essere soldati!»

«Comunque è lei la più forte, è giusto che comandi.»

Nihal staccò l’orecchio dal muro e sguainò silenziosa la sua arma. Un istante an-

cora d’attesa, poi con un calcio buttò giù la porta e lei e i suoi fecero irruzione

urlando.

(tratto da Licia Troisi, Nihal della Terra del vento, Mondadori 2004)

1. Nel primo capoverso viene descritta Nihal; quale delle seguenti caratteristiche

NON S presente nel testo?

A. La corporatura.

B. Il colore degli occhi.

C. La lunghezza dei capelli.

D. La forma delle orecchie.

2. Che cosa stava facendo Nihal con i suoi amici?

A. Difendeva la città.

B. Giocava alla guerra.

C. Esplorava una zona sconosciuta.

D. Si allenava per una gara.

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3. Da quante persone era composta la squadra dÕattacco del gruppo guidato da Nihal?

A. Due.

B. Tre.

C. Cinque.

D. Una decina.

4. Che cosa pensava delle imprese di Nihal la maggior parte degli abitanti di Sala-

zar?

A. Erano indifferenti.

B. Erano ammirati.

C. Erano infastiditi.

D. Erano divertiti.

5. Durante lÕavvicinamento al nemico, Nihal si fermò a parlare con:

A. Un generale.

B. Un Fammin.

C. Un ragazzino.

D. Uno gnomo.

6. Nella frase ÒAttraversarono a uno a uno i vari livelli della torre, a passo ritmato,

composti come veri soldati.Ó (righe 38-39), lÕespressione Òa passo ritmatoÓ signi� ca:

A. Correndo.

B. Con la stessa andatura regolare.

C. Come ballando.

D. Restando in � la.

7. ÒPoi Nihal entrò sicura in un vicolo laterale.Ó (riga 46); lÕaggettivo ÒsicuraÓ fa

capire che Nihal:

A. Non aveva dubbi sul risultato dell’impresa.

B. Era certa che gli altri l’avrebbero seguita.

C. Non temeva imboscate durante l’avvicinamento.

D. Conosceva bene l’itinerario che dovevano seguire.

8. PerchP Nihal, dopo aver aperto la vecchia porta, afferma: ÒDa qui in poi nes-

suna paura.Ó? (riga 48)

A. Perché avevano superato la parte più pericolosa.

B. Perché da lì cominciava la parte più rischiosa.

C. Perché non c’era più nulla che potesse fermarli.

D. Perché non aveva più dubbi sulla parte successiva del percorso.

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9. Nella frase ÒEntrarono strisciando nel cunicolo.Ó (riga 50), che cosa indica il

sostantivo ÒcunicoloÓ?

A. Un lungo corridoio.

B. Un passaggio segreto.

C. Un luogo buio.

D. Una stretta galleria.

10. Dove conduceva la scalinata che trovarono dentro il cunicolo?

A. Verso il basso.

B. Verso l’alto.

C. Verso Ovest.

D. Nel testo non è detto.

11. PerchP Nihal era sicura che non avrebbero incontrato nessuno nel cunicolo?

A. Perché solo lei conosceva quel passaggio.

B. Perché a quell’ora le strade erano deserte.

C. Perché prima dell’impresa aveva raccolto tutte le informazioni necessarie.

D. Perché il cunicolo era buio e nessuno li poteva vedere.

12. LÕespressione ÒBasta con le ciance.Ó (riga 57) può essere sostituita da:

A. Abbiate � ducia.

B. Coraggio.

C. Non stiamo a discutere.

D. Smettete di lamentarvi.

13. Quale sensazione provò Nihal prima dellÕattacco?

A. Paura.

B. Orgoglio.

C. Sicurezza.

D. Dubbio.

14. I ragazzi della squadra avversaria che cosa pensavano di Nihal?

A. La odiavano.

B. La ammiravano.

C. La invidiavano.

D. La disprezzavano.

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15. Qual è la caratteristica principale di Nihal che è messa in risalto dal testo?

A. Il coraggio nelle situazioni dif� cili.

B. L’abilità di capire e risolvere i dubbi degli altri.

C. La prudenza nel preparare le sue imprese.

D. La capacità di farsi accettare come capo.

Grammatica

1. Quale segno di punteggiatura devi mettere dopo la parola “permesso” nel se-

guente periodo?

Carlo gli rispose, seccato: ÒCome hai osato entrare senza chiedere il permessoÓ

A. La parentesi chiusa.

B. Il punto esclamativo.

C. Il punto fermo.

D. Il punto e virgola.

2. Completa la seguente frase coniugando il verbo tra parentesi.

Benché ........................... (studiare) tutta la notte, non seppe rispondere alle domande

del test.

3. In quale delle seguenti frasi vi è un ri� essivo reciproco?

A. Nessuno si era accorto del suo arrivo.

B. Perché non mi date mai ascolto?

C. Domani Luisella e Claudia si iscriveranno alla nostra associazione.

D. I � nalisti si fecero gli auguri prima dell’incontro decisivo.

4. Quale delle seguenti frasi NON può essere espressa in forma passiva?

A. Ho invitato alcuni amici a cena.

B. Il re non ha più fame.

C. Il cuoco ci ha preparato la pasta al forno.

D. Abbiamo gradito il vostro invito.

5. In quale dei seguenti gruppi vi è un elemento estraneo?

A. Aggettivi possessivi: mio, loro, vostro, proprio.

B. Aggettivi dimostrativi: questo, quello, codesto, stesso.

C. Aggettivi numerali: dieci, cento, mille, milione.

D. Aggettivi inde� niti: molto, qualunque, qualsiasi, tanto.

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6. Scrivi nello spazio sottostante le locuzioni prepositive contenute nelle seguenti

frasi.

1) Solo grazie al suo aiuto siamo riusciti a � nire in tempo i lavori.

...........................................................................................................................................

2) Non so che cosa dire di fronte a tanta arroganza.

...........................................................................................................................................

7. Scrivi nello spazio sottostante le parole che svolgono la funzione di soggetto,

includendo anche eventuali attributi o apposizioni.

1) Poco per volta la nebbia si diradò.

...........................................................................................................................................

2) Forse a qualcuno di voi piacerà la mia torta ai mirtilli.

...........................................................................................................................................

8. Quale di queste frasi contiene un complemento di causa?

A. Ho fatto questa statuetta con l’argilla.

B. Non ti rispondo perché sono offeso con te.

C. Dopo un’ora tremava ancora per il freddo che aveva preso.

D. Te lo dico per il tuo bene: chiedigli scusa.

9. Quale di queste frasi contiene un complemento di agente?

A. Visto da lontano un rospo può sembrare un grazioso animale.

B. Il ramarro cercò di nascondersi per non essere visto dal gatto.

C. Ho dimenticato gli occhiali da sole e adesso mi bruciano gli occhi.

D. Vuoi farmi credere che non c’è più nulla da fare?

10. Quale di queste frasi contiene un complemento di � ne?

A. Mi sento preparato per l’esame di � ne anno.

B. Quando mi guardano divento rosso per la vergogna.

C. Girava per tutta la città cercando il suo cane.

D. Forse possiamo � nire per tempo il lavoro.

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Comprensione

GIOCARE AI COWBOY

Quella notte nella stanza sul retro della birreria, tra una pila di libri impolverati, Wayne ha trovato Pistole sul � ume Powder, un romanzo western di Zane Grey. La copertina a colori mostrava un cowboy che, impugnando una pistola per mano, dava l’impressione di sparare al lettore che lo guardava. Così ci siamo seduti lì con quel libro e abbiamo cominciato a leggerlo e, pensate un po’, abbiamo deciso di fare i cowboy. Abbiamo chiesto al vecchio Engstrom, il proprietario della birreria, se poteva prestarci il libro e, avuto il suo assenso, ce lo siamo portato a casa.Non è successo di colpo. Leggevamo un paio di pagine e poi facevamo � nta di essere nella storia. Avevamo dei bastoncini che servivano da pistole e con quelle tentavamo di fare tutto quello che facevano i cowboy nel libro. Ed è stato così che Wayne ha � nito per cacciarsi in un pasticcio. Finché si sparavano addosso o par-tivano al galoppo è andato tutto bene. Ma a un certo punto c’era una scena in cui l’eroe, di nome Jed, veniva tenuto prigioniero da una banda di ladri di bestiame nella stanza al piano di sopra di un ranch. Jed si era messo in testa di sgominarli, e alla � ne ci era riuscito con una bella sequenza di pistolettate, ma non è questo il punto importante. Quel che conta è che per un po’ riuscirono a tenerlo prigioniero in una stanza al piano di sopra, mentre il grosso della banda era al piano di sotto. A quel punto Jed chiamò con un � schio Black Ranger, il suo cavallo che, rispon-dendo al richiamo, andò a piazzarsi proprio sotto la � nestra del primo piano che stava sul retro. Il nostro eroe si buttò giù e, atterrato sul cavallo, partì al galoppo lasciandosi alle spalle i ladri di bestiame. A Wayne sembrava un’idea carina.– Be’ credo che sia proprio un’idea carina. – Così ha detto.Io invece pensavo soprattutto al cavallo, e a che cosa si sente se qualcuno salta giù da una � nestra e ti atterra sulla schiena.– Sei sicuro di volerlo fare? – ho chiesto. In realtà non vedevo l’ora che ci provasse e Wayne l’ha intuito dal mio tono di voce.Wayne ha annuito e dopo aver portato Stacker davanti alla stalla, sotto la botola del � enile, lo ha messo in posizione. Ci è voluto un po’ di tempo, perché Stacker non aveva la minima idea del motivo per cui era lì, e cioè per rimanere fermo ad aspettare che un � nto cowboy gli saltasse in groppa piovendo giù dal cielo. E dun-que continuava a spostarsi. Non appena riuscivamo a fermarlo nel punto voluto, faceva un passo in avanti per mangiarsi i cardi selvatici che costeggiavano i muri della stalla, e si doveva ricominciare daccapo. Siamo andati avanti e indietro � n-ché il cavallo, che forse cominciava a capire che cosa doveva fare, � nalmente non si è fermato.– Tienilo lì fermo – ha detto Wayne – intanto che salgo nel � enile – con un tono come se fossi stato io quello che doveva salire nel � enile.Si è precipitato nella stalla e poi ho sentito i colpi delle scarpe su per la scala del � enile � nché, dopo pochi secondi, ha aperto la botola proprio sopra Stacker.Ha gettato un’occhiata verso il basso e si è tirato indietro. – È bello alto…La verità è che in un certo senso ero d’accordo con lui, però non ho detto nulla. Il mio compito era di tenere fermo Stacker. Punto e basta.Alla � ne ha scrollato le spalle. – Be’, se ce l’ha fatta Jed…Poi Wayne si è girato e ho sentito la sua voce rimbombare nella stalla vuota: – Non ti preoccupare. Tornerò con tutti gli uomini. – Proprio come diceva Jed al suo assistente.

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E ha saltato.

Non so bene come avesse calcolato la traiettoria della caduta dal � enile � no a Sta-

cker. So per certo che quando Jed fece quell’operazione nel libro, saltò dalla � ne-

stra e atterrò perfettamente sulla sella, partendo al galoppo, al di là delle migliori

aspettative, e neppure uno dei ladri si accorse che se l’era svignata.

Con Wayne non ha funzionato allo stesso modo. Naturalmente Stacker non aveva

una sella in groppa ma, se anche così fosse stato, Wayne non sarebbe neppure

lontanamente atterrato nei paraggi. Aveva calcolato malissimo la distanza e la

parte anteriore di Stacker era decisamente lontana dalla stalla. Di conseguenza il

posteriore del cavallo si trovava esattamente sotto la botola.

L’atterraggio di Wayne ha prodotto un colpo simile a quello che emette una patata

quando viene schiacciata con un martello.

Ciaaccc.

Credo che sia stato piuttosto doloroso, perché quando l’ho guardato negli occhi

ho visto soltanto il bianco: Wayne è scivolato lentamente lungo il � anco del caval-

lo, andando a spiaccicarsi nel miscuglio di fango e letame che ricopriva il terreno.

Ed è rimasto lì immobile, senza fare neanche una mossa, fermo in quella posizione

ed emettendo una specie di � schio dal naso.

Stacker è un vecchio cavallo dolce e lento. Ho visto tante volte papà in� larsi una

carota in bocca, e Stacker prendergliela senza torcergli un capello. Ma non gli era

mai capitato che qualcuno saltasse giù da un � enile per atterrargli in groppa, e

nel momento in cui Wayne lo ha toccato ha fatto un balzo in avanti. Per essere un

cavallo così grosso, si muoveva proprio in fretta.

Non sono riuscito subito a soccorrere Wayne, perché cercavo di tenere Stacker per

la cavezza, il che era un po’ come cercare di tenere fermo un treno. Quando è scat-

tato in avanti non si è neppure accorto di me. Voltandomi, ho visto mio fratello in

terra che, calpestato da maialini, cercava di proteggersi, con gli occhi tutti bianchi

e il � ato che gli usciva sibilando dal naso, e ho cominciato a ridere così forte che

non riuscivo più a fermarmi. Ero lì appoggiato allo steccato, e forse sarei ancora lì,

se Wayne nel frattempo non si fosse ripreso e non avesse cominciato a inseguirmi

brandendo un vecchio asse.

Non gli è ancora passata. Se voglio vedergli brillare gli occhi basta che lo guardi e

gli dica: – Non ti preoccupare. Tornerò con tutti gli uomini.

(da G. Paulsen, La stanza d’inverno, trad. di Roberto Cagliero, Milano, Mondadori-Shorts, 2001)

1. Chi era Zane Grey?

A. Il proprietario del libro.

B. L’autore del libro.

C. Il protagonista del libro.

D. L’editore del libro.

2. Perché i ragazzi decisero di giocare ai cowboy?

A. Perché si erano stufati di leggere.

B. Perché era il gioco che facevano sempre.

C. Perché il signor Engstrom aveva loro imprestato delle pistole � nte.

D. Perché il libro che avevano trovato li aveva affascinati.

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3. Che cosa “Non è successo di colpo”? (riga 8)

A. Pensare di saltare sul cavallo dal primo piano.

B. Leggere insieme il libro.

C. Giocare ai cowboy.

D. Imitare tutto quello che facevano i personaggi del libro.

4. Chi è il soggetto della frase “Per un po’ riuscirono a tenerlo prigioniero in una

stanza al piano di sopra.”? (righe 16-17)

A. I bambini.

B. Gli amici del protagonista.

C. I ladri di bestiame.

D. I padroni del ranch.

5. Come si chiamava il cavallo del protagonista del libro?

A. Wayne.

B. Jed.

C. Ranger.

D. Stacker.

6. Che cosa pensava il narratore della proposta del suo amico di imitare la fuga

del protagonista del libro?

A. La trovò carina.

B. Era incuriosito di come sarebbe andata a � nire.

C. La considerava irrealizzabile.

D. Riteneva fosse una crudeltà nei confronti del cavallo.

7. Nella frase “Wayne l’ha intuito dal mio tono di voce.” (riga 26), il verbo “ha

intuito” può essere sostituito da:

A. L’ha sospettato.

B. L’ha pensato.

C. L’ha dedotto.

D. L’ha temuto.

8. Perché il cavallo non stava fermo sotto la botola del � enile.

A. Perché non sapeva che non doveva muoversi.

B. Perché era spaventato.

C. Perché voleva ritornare nella sua stalla.

D. Perché non voleva che il ragazzo gli saltasse in groppa.

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9. Nella frase “Si è precipitato nella stalla.” (riga 38), il verbo “si è precipitato” signi� ca:

A. È andato.

B. Si è gettato.

C. Si è intrufolato.

D. È corso.

10. Perché dopo la frase “È bello alto.” (riga 40) ci sono tre puntini di sospensione?

A. Perché il ragazzo è stato interrotto.

B. Per indicare perplessità.

C. Per indicare decisione.

D. Perché il resto della frase è facilmente immaginabile.

11. A chi sono rivolte le parole: “Non ti preoccupare. Tornerò con tutti gli uomi-ni.”? (righe 44-45)

A. All’assistente di Wayne.

B. Al narratore che stava tenendo fermo il cavallo.

C. A Jed.

D. A nessuno.

12. Perché il salto del ragazzo “non ha funzionato allo stesso modo.”? (riga 51)

A. Perché quelle imprese riescono solo nei libri.

B. Perché il ragazzo aveva commesso un errore.

C. Perché il cavallo era scappato.

D. Perché la botola era troppo in alto.

13. Perché il narratore afferma: “Credo che sia stato piuttosto doloroso.”? (riga 59)

A. Perché sta parlando in senso ironico.

B. Perché non ha capito che cosa era realmente successo.

C. Perché non aveva ancora parlato con suo fratello.

D. Perché sperava che suo fratello non si fosse fatto male.

14. Perché alla � ne il ragazzo vuole picchiare il narratore?

A. Perché era colpa sua se l’impresa era fallita.

B. Perché si era messo a ridere anziché aiutarlo.

C. Perché non riusciva a tener fermo il cavallo.

D. Per sfogare la sua rabbia e la sua delusione.

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15. Quale morale si ricava da questa storia?

A. I cavalli sono bestie in� de.

B. Ci sono giochi che un bambino non deve fare.

C. Quello che si legge nei romanzi non è mai vero.

D. Prima di agire bisogna valutare le conseguenze delle proprie azioni.

Grammatica

1. Completa la seguente frase coniugando i verbi tra parentesi.

......................................... (guardare) la faccia stupita dei ragazzi, si accorse di ...............

.......................... (entrare) nella classe sbagliata.

2. In quale delle seguenti frasi vi è un verbo ri� essivo?

A. Non mi appassiono a quello che state dicendo.

B. Non mi interessa quello che state dicendo.

C. Non mi piace quello che state dicendo.

D. Non mi convince quello che state dicendo.

3. Quale delle seguenti frasi NON può essere trasformata in forma passiva?

A. Gli piacevano i modellini di macchine.

B. Il mio lavoro mi lascia poco tempo libero.

C. Alcuni lo giudicavano un eccentrico.

D. Appoggiò il libro sul tavolino.

4. In uno dei seguenti gruppi è presente un elemento che non gli appartiene. In quale?

A. Avverbi di modo: velocemente, allegramente, seriamente, probabilmente.

B. Avverbi di tempo: oggi, presto, sempre, spesso.

C. Avverbi di luogo: qui, laggiù, sopra, dentro.

D. Avverbi di quantità: abbastanza, troppo, appena, poco.

5. Unisci le frasi inserendo il pronome nella forma corretta.

1) Non parlo con .................. non mi vuole ascoltare.

2) È una persona di .................. ho estrema � ducia.

6. Scrivi nello spazio sottostante le parole che svolgono la funzione di soggetto,

includendo anche eventuali attributi o apposizioni.

1) C’era una volta, nelle terre al di là del grande mare, un re molto buono e timido.

...........................................................................................................................................

2) Una signora con un enorme cappello viola entrò in un supermercato.

...........................................................................................................................................

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7. Quale di queste frasi contiene un complemento di stato in luogo?

A. Oggi vado a fare i compiti da Luca.

B. Abbiamo passato tutto il pomeriggio da Mariella.

C. Non so da dove ti vengano certe idee.

D. Da qui non è passato nessuno.

8. Solo in una delle seguenti frasi vi è un complemento di speci� cazione; in quale?

A. Avete del latte da imprestarmi?

B. Quando ero giovane avevo una memoria di ferro.

C. Il mio libro di scienze ha delle bellissime illustrazioni.

D. La mia camera è piena di vasi di � ori.

9. Quale di queste frasi contiene un complemento concessivo?

A. Ci hanno dato il permesso di entrare nell’appartamento reale.

B. Le zanzare sono tra gli animali più astuti.

C. Mi sono trovato in questi guai per una decisione sbagliata.

D. Lo spettacolo non ha avuto successo, malgrado la bravura degli attori.

10. Quale di queste frasi contiene un complemento partitivo?

A. Qualcuno di voi può venire ad aiutarmi?

B. La Cina ha più abitanti del Belgio.

C. La neve ha reso dif� coltoso il traf� co dei mezzi pesanti su strade e autostrade.

D. Il principe prese in sposa la � glia del mugnaio.

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PROVA 3

Comprensione

IL PRINCIPE CHE SPOSÒ UNA RANA

C’era una volta un Re che aveva tre � gli in età da prender moglie.

Perché non sorgessero rivalità sulla scelta delle tre spose, disse:

– Tirate con la � onda più lontano che potete: dove cadrà la pietra là prenderete

moglie.

I tre � gli presero le � onde e tirarono.

Il più grande tirò e la pietra arrivò sul tetto di un Forno ed egli ebbe la fornaia.

Il secondo tirò e la pietra arrivò alla casa di una tessitrice.

Al più piccino la pietra cascò in un fosso.

Appena tirato ognuno correva a portare l’anello alla � danzata.

Il più grande trovò una giovinotta bella sof� ce come una focaccia, il mezzano una

pallidina, � na come un � lo, e il più piccino, guarda guarda in quel fosso, non ci

trovò che una rana.

Tornarono dal Re a dire delle loro � danzate.

“Ora – disse il Re – chi ha la sposa migliore erediterà il regno. Facciamo le prove”

e diede a ognuno della canapa perché gliela riportassero di lì a tre giorni � lata

dalle � danzate, per vedere chi � lava meglio.

I � gli andarono delle � danzate e si raccomandarono che � lassero a puntino; e il

più piccolo tutto morti� cato, con quella canapa in mano, se ne andò sul ciglio del

fosso e si mise a chiamare:

– Rana, rana!

– Chi mi chiama?

– L’amor tuo che poco t’ama.

– Se non m’ama, m’amerà

– quando bella mi vedrà.

E la rana saltò fuori dall’acqua su una foglia.

Il � glio del Re le diede la canapa e disse che sarebbe ripassato a prenderla � lata

dopo tre giorni.

Dopo tre giorni i fratelli maggiori corsero tutti ansiosi dalla fornaia e dalla tessi-

trice a ritirare la canapa.

La fornaia aveva fatto un bel lavoro, ma la tessitrice – era il suo mestiere – l’aveva

� lata che pareva seta.

E il più piccino? Andò al fosso:

– Rana, rana!

– Chi mi chiama?

– L’amor tuo che poco t’ama.

– Se non m’ama, m’amerà

– quando bella mi vedrà.

Saltò su una foglia e aveva in bocca una noce.

Lui si vergognava un po’ di andare dal padre con una noce mentre i fratelli aveva-

no portato la canapa � lata; ma si fece coraggio e andò.

Il Re, che aveva già guardato per dritto e per traverso il lavoro della fornaia e

della tessitrice, aperse la noce del più piccino, e intanto i fratelli sghignazzavano.

Aperta la noce ne venne fuori una tela così � na che pareva tela di ragno e tira tira,

spiega spiega, non � niva mai, e tutta la sala del trono ne era invasa.

“Ma questa tela non � nisce mai!” disse il Re.

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E appena dette queste parole la tela � nì.

Il padre, a quest’idea che una rana diventasse regina, non voleva rassegnarsi.

Erano nati tre cuccioli alla sua cagna da caccia preferita, e li diede ai tre � gli:

“Portateli alle vostre � danzate e tornerete a prenderli tra un mese: chi l’avrà alle-

vato meglio sarà regina”.

Dopo un mese si vide che il cane della fornaia era diventato un molosso grande

e grosso, perché il pane non gli era mancato; quella della tessitrice, tenuto più a

stecchetto, era venuto un famelico mastino.

Il più piccino arrivò con una cassettina, il Re aperse la cassettina e ne uscì un bar-

boncino in� occhettato, pettinato, profumato, che stava ritto sulle zampe di dietro

e sapeva fare gli esercizi militari e far di conto.

E il Re disse:

“Non c’è dubbio; sarà re mio � glio minore e la rana sarà regina”.

Furono stabilite le nozze, tutti e tre i fratelli lo stesso giorno.

I fratelli maggiori andarono a prendere le spose con carrozze in� orate tirate da

quattro cavalli, e le spose salirono tutte cariche di piume e di gioielli.

Il più piccino andò al fosso, e la rana l’aspettava in una carrozza fatta d’una foglia

di � co tirata da quattro lumache.

Presero ad andare: lui andava avanti, e le lumache lo seguivano tirando la foglia

con la rana.

Ogni tanto si fermava ad aspettare, e una volta si addormentò.

Quando si svegliò, gli s’era fermata davanti una carrozza d’oro, imbottita di vel-

luto, con due cavalli bianchi e dentro c’era una ragazza bella come il sole con un

abito verde smeraldo.

“Chi siete?” disse il � glio minore.

“Sono la rana”, e siccome lui non ci voleva credere, la ragazza aperse uno scrigno

dove c’era la foglia di � co, la pelle della rana e quattro gusci di lumaca.

“Ero una Principessa trasformata in rana, solo se un � glio di Re acconsentiva a

sposarmi senza sapere che ero bella avrei ripreso la forma umana.”

Il Re fu tutto contento e ai � gli maggiori che si rodevano d’invidia disse che chi

non era neanche capace di scegliere la moglie non meritava la Corona.

Re e regina diventarono il più piccino e la sua sposa.

(da I. Calvino, Fiabe italiane, Torino, Einaudi, 1956)

1. Secondo l’ordine del re, che cosa dovevano fare i tre ragazzi con la � onda?

A. Dovevano centrare una casa del villaggio.

B. Dovevano lanciare la pietra in quattro direzioni opposte.

C. Dovevano tirare la pietra alla maggiore distanza possibile.

D. Dovevano centrare il bersaglio loro indicato dal padre.

2. Che cosa fecero i ragazzi subito dopo aver tirato la pietra?

A. Dissero al re dove era arrivata la loro pietra.

B. Andarono a casa della fornaia.

C. Cercarono di scoprire dove era caduta la pietra lanciata dagli altri fratelli.

D. Andarono a chiedere in sposa la ragazza che abitava là dove era caduta la pietra.

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3. Quale espressione si può mettere all’inizio della frase “al più piccino la pietra

cascò in un fosso” di riga 8?

A. Invece.

B. Inoltre.

C. Neanche.

D. Oppure.

4. Com’è l’aspetto � sico delle � danzate dei due fratelli più grandi?

A. Sono molto belle, come delle regine.

B. Il loro aspetto ricorda il lavoro che svolgono.

C. Sono grasse e con la pelle rosea.

D. Sono forti e svelte nei movimenti.

5. Qual è lo scopo delle prove che le � danzate devono superare?

A. Servono per capire se sono degne di sposare il � glio del re.

B. Servono per evitare che il più giovane sposi una rana.

C. Servono per stabilire chi sarebbe stato il futuro re.

D. Servono per decidere quale ragazza era la più abile nella tessitura.

6. In che cosa consisteva la prima prova?

A. Dovevano tessere della lana.

B. Dovevano tessere della seta.

C. Dovevano tessere della canapa.

D. Dovevano tessere del cotone.

7. Che cosa intende dire la rana quando afferma “Se non m’ama, m’amerà quando

bella mi vedrà” (righe 23-24)?

A. Quando mi conoscerà meglio di sicuro si innamorerà di me.

B. Quando l’incantesimo sarà rotto e ritornerò a essere una ragazza, si innamo-

rerà di me.

C. Anche una rana può sembrare bella se ci si innamora di lei.

D. Anche se il mio aspetto esteriore è quello di una rana, il mio carattere è dolce

e per questo lui mi amerà.

8. Che cosa fece il � glio più piccolo con la noce che gli aveva dato la rana?

A. Vi nascose dentro una stoffa � nissima.

B. La portò al re suo padre.

C. La regalò ai fratelli.

D. La diede alla tessitrice in cambio di un telo di canapa.

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9. Quali parti del testo fanno capire che la tela della rana era molto grande? Tra-

scrivili di seguito:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

10. Perché il re decise di proporre una seconda prova?

A. Perché la prima prova era stata troppo facile.

B. Perché non era contento che la più brava fosse stata la rana.

C. Perché una sola prova era troppo poco per prendere una decisione così im-

portante.

D. Perché voleva veri� care tutte le doti delle future spose.

11. Con quale espressione puoi sostituire la frase “Aperta la noce” di riga 43?

A. Poiché ebbe aperto la noce.

B. Prima di aprire la noce.

C. Dopo che ebbe aperto la noce.

D. Sebbene avesse aperto la noce.

12. Quale risultato ottengono le tre � danzate allevando i cuccioli della cagna da

caccia del re?

A. Ne fanno dei perfetti cani da guardia.

B. Li nutrono abbondantemente facendoli ingrassare a dismisura.

C. Li fanno diventare docili e ubbidienti.

D. Li trasformano in cani di tre razze diverse.

13. Che cosa vuol dire l’aggettivo “famelico” di riga 53?

A. Sempre affamato

B. Feroce

C. Famoso

D. Ubbidiente

14. Quali indizi convincono il giovane che la rana si era trasformata in principes-

sa? Trascrivili di seguito:

................................................................................................................................................

15. Che cosa doveva accadere perché la rana si trasformasse in principessa?

A. Il � danzato doveva addormentarsi.

B. La rana doveva trovarsi un marito.

C. Un principe doveva prenderla in moglie mentre era ancora una rana.

D. Un re doveva innamorarsi di lei.

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Grammatica

1. Nella frase “Chiudete tutte le porte sta arrivando un temporale” dopo quale

parola si possono mettere i due punti?

A. Chiudete

B. Tutte

C. Porte

D. Arrivando

2. Quale di questi nomi al plurale non è corretto?

A. Capistazione

B. Portaceneri

C. Pomodori

D. Soprammobili

3. In quale di queste frasi il verbo è all’indicativo imperfetto?

A. La notte era fredda.

B. La notte fu fredda.

C. La notte è stata fredda.

D. La notte sarà fredda.

4. In quale frase vi è un avverbio di luogo?

A. Te lo dirò domani.

B. Vieni subito qui.

C. Cerca sotto la tavola.

D. Restate in casa.

5. In quale delle seguenti frasi vi è un predicato nominale?

A. L’albero era cresciuto rigoglioso.

B. I pirati sono andati all’arrembaggio.

C. Il sentiero per il lago delle Fate è molto ripido.

D. Credo che Luisa sia salita su quel treno.

6. In quale delle seguenti frasi “Antonio” svolge la funzione di soggetto?

A. Abbiamo incontrato Antonio alla stazione.

B. C’era soltanto Antonio.

C. Claudio stava salutando Antonio.

D. Chiese: “Antonio, dove stai andando?”

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7. Qual è il soggetto della frase “Al termine del processo l’imputato fu riconosciu-

to colpevole.”?

A. Al termine.

B. Del processo.

C. L’imputato.

D. Colpevole.

8. Nella frase “Ho perso la pazienza”, qual è il complemento oggetto?

A. Io (sottinteso).

B. Ho perso.

C. La pazienza.

D. Non c’è il complemento oggetto.

9. Quanti complementi oggetto vi sono nella frase “Giorgia ha invitato degli ami-

ci per festeggiare il suo compleanno.”?

A. Nessuno.

B. Uno.

C. Due.

D. Tre.

10. In quale delle seguenti frasi vi è una apposizione?

A. Il dottor Rossi è appena uscito per una visita urgente.

B. Valentino sta studiando per diventare dottore.

C. Oggi Rossi non si sente tanto bene.

D. Il dottore ha visitato Rossi e ha detto che sta benissimo.

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PROVA 4

Comprensione

LE STANZE DI MADURER

Le stanze di Madurer, chiuse e protette come sappiamo, erano tre, di forma e

grandezza quasi uguale. Dalle alte e larghe feritoie schermate da garza bianchissi-

ma entrava una luce abbondante e uniforme, che riempiva lo spazio come un latte

gassoso. L’unico accesso dal resto del palazzo era la soglia ad arco nella prima

stanza a cui si giungeva dopo aver passato tre tende poste a un passo una dall’al-

tra, triplice ostacolo per l’aria di fuori. Fra stanza e stanza non v’erano tende, ma

larghe soglie squadrate: anche da quelle, come dagli angoli di ogni stanza, il bur-

ban aveva fatto togliere gli spigoli.

L’insieme dei tre locali era tanto vasto che Madurer, percorrendone il perimetro,

poteva contare quasi cento passi uniformi.

Il letto del bambino era al centro della prima stanza. In quella, come nelle altre,

pochi mobili di legno prezioso erano sparsi nello spazio chiaro. A qualche passo

dal letto di Madurer stava un basso scaffale in avorio, pieno di libri e di giochi.

Fu proprio accanto allo scaffale che Sakumat fece collocare il proprio giaciglio.

Durante il giorno, coperto di cuscini di seta, serviva ai due amici da punto di os-

servazione e di gioco.

Era ancora in quella stanza, la prima, che tre volte al giorno veniva Ganuan a par-

lare e giocare con il � glio; e due volte al giorno, con Sakumat, padre e � glio pran-

zavano su un tavolo basso che i servitori portavano già imbandito nella seconda

stanza.

– Da dove cominciamo, Madurer? – chiese un mattino il pittore, dopo molti giorni

di progetti e conversazioni.

– Siamo davvero pronti, Sakumat? – chiese il bambino.

– Vedi quanti pennelli? Abbiamo ogni tipo di colore. Il burban tuo padre ha fatto

arrivare per noi gli oli e le polveri colorate più preziose tra quelli che i mercanti

portano dalla Persia con i cammelli.

– Non intendevo questo, Sakumat. Io chiedo se… siamo sicuri delle cose da dipin-

gere.

– Abbiamo qualche idea, Madurer.

– Sì, certo. Ma non bisogna sbagliare.

– Perché dici questo? Perché non bisogna sbagliare?

– Perché se sbagliamo… se non facciamo le � gure come vanno fatte, dovremo te-

nerle per sempre.

Sakumat alzò una mano. Disse:

– Invece possiamo sbagliare, Madurer. Basterà tenere gli occhi aperti, e accorgersi

degli errori. Forma cancella forma, e colore copre colore. Però ora bisogna comin-

ciare. Se non cominciamo non possiamo fare le cose giuste, e nemmeno quelle

sbagliate.

– Sì, – disse il bambino, – hai ragione.

– E dunque, da dove cominciamo? Quale parete dipingiamo per prima?

– Questa. No… quella! Oppure… Vedi, Sakumat? Sbaglio già adesso, e non abbia-

mo nemmeno cominciato!

– Non stai sbagliando, Madurer. Stai decidendo. Questo è sempre dif� cile: ma si

può fare.

Sakumar attese in silenzio. Il bambino si era fatto molto serio.

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– Cominciamo da questa parete, – disse poi, – qui, a destra della porta.– Bene. E cosa dipingiamo?Ci fu altro silenzio.Madurer si leccava le labbra e respirava profondamente, con gli occhi spalancati. Sakumar teneva le mani appoggiate su un cuscino, davanti a sé.– Abbiamo parlato di molti luoghi, ricordi? – disse.– Sì, ricordo. Ma aspetta un poco, per favore. È proprio dif� cile scegliere.– Noi non abbiamo fretta, Madurer. Nessuna fretta davvero.– Cominciamo con la montagna. Ricordi quando abbiamo parlato del prato � orito e del pastore Mutkul? Facciamo la montagna dove vive Motkul!

(da R. Piumini, Lo stralisco, Torino, Einaudi ragazzi, 1993)

1. Come erano illuminate le stanze di Madurer?

A. Vi erano numerose � nestre alte e strette.

B. Vi erano grandi � nestre chiuse da sottili tele molto chiare.

C. Vi erano tre aperture alte e larghe.

D. Vi erano dei lampadari che davano luce abbondante.

2. Che cosa signi� ca l’espressione “riempiva lo spazio come un latte gassoso”

delle righe 3-4?

A. Tutta la stanza era pervasa da una luce bianca, senza ombre.

B. La stanza appariva come se avessero gettato del latte sulle pareti.

C. Una luce abbagliante riempiva la stanza evidenziandone i contorni.

D. La stanza era poco illuminata, come immersa in una nuvola di latte.

3. Perché per entrare nelle stanze di Madurer bisognava attraversare tre tende?

A. Perché così i locali erano sempre isolati dall’ambiente esterno.

B. Perché Madurer era un personaggio molto importante.

C. Perché Madurer non fosse disturbato dai rumori della strada.

D. Per impedire ai malintenzionati di entrare non visti.

4. Quanto erano grandi le stanze di Madurer?

A. Per andare dalla prima alla terza stanza bisognava fare quasi 100 passi.

B. Ogni stanza aveva un perimetro di 100 passi.

C. Ciascuna stanza era lunga poco più di 33 passi.

D. Ogni locale misurava circa 8 passi di lunghezza e di larghezza.

5. Come erano arredate le stanze di Madurer?

A. Vi erano pochi oggetti, ma di grande valore.

B. Era riccamente decorata con affreschi alle pareti.

C. Vi erano numerosi armadi per contenere tutti i suoi giochi.

D. In mezzo a ogni stanza vi era un letto.

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6. In questo brano vi sono tre personaggi; indica come si chiamano, chi sono e in

che rapporto sono tra loro.

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

7. Quante volte al giorno Ganuan si intratteneva con Madurer?

A. Due

B. Tre

C. Cinque

D. Sette

8. Che cosa fecero Madurer e Sakumat prima di cominciare a dipingere le pareti?

A. Si procurarono i colori necessari.

B. Spostarono il letto al centro della stanza.

C. Chiesero al burban il permesso di affrescare le pareti.

D. Discussero a lungo tra loro.

9. Elenca il materiale di cui Madurer disponeva per dipingere le pareti:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

10. Come reagì Madurer all’invito di Sakumat di cominciare a dipingere le pareti?

A. Non sapeva quale parete dipingere per prima.

B. Voleva aspettare ancora un po’ per essere sicuro di non commettere degli

errori.

C. Aveva pensato a lungo ed era ansioso di iniziare il lavoro.

D. Pensava di non avere ancora tutto il materiale che gli occorreva.

11. Quale consiglio diede Sakumat a Madurer riguardo alla possibilità di commet-

tere degli errori?

A. L’importante è non distrarsi e vedere gli errori che si commettono.

B. Se si pensa a ciò che si fa non si commettono errori.

C. Sakumat avrebbe cancellato gli errori di Madurer e nessuno si sarebbe accor-

to di nulla.

D. Ormai avevano le idee abbastanza chiare, era impossibile che commettessero

errori.

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12. In che modo Madurer giunse alla scelta di quale parete dipingere per prima?

A. Af� dandosi al caso e indicandone prima una, poi un’altra.

B. Facendosi consigliare da Sakumat.

C. Ragionando a lungo prima di decidere.

D. Fissando con gli occhi spalancati la parete vicino alla porta.

13. Indica con quali gesti e atteggiamenti si manifestò la concentrazione di Madu-

rer quando dovette scegliere quale soggetto dipingere:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

14. Qual è il soggetto del primo disegno che fecero sulla parete?

A. Una montagna.

B. Un prato.

C. Un pastore.

D. Motkul.

15. Qual è la morale di questa storia?

A. Non basta avere una bella casa per essere sereni.

B. L’importante è non sbagliare.

C. Scegliere è proprio dif� cile.

D. Se non si ha fretta una soluzione si trova sempre.

Grammatica

1. Nella frase “Con questo penso di aver detto tutto. Passando al prossimo tema;

osservate questa diapositiva: che cosa vedete?” quale segno di punteggiatura

è errato?

A. Il punto fermo.

B. Il punto e virgola.

C. I due punti.

D. Il punto interrogativo.

2. Quali nomi collettivi contiene il breve testo che segue? Scrivili nello spazio

sottostante.

La squadra vincitrice della coppa del mondo • stata accolta allÕaeroporto da una

folla di tifosi.

................................................................................................................................................

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3. In quale di queste frasi non vi è un aggettivo dimostrativo?

A. In questi giorni siete un po’ distratti.

B. Prendi quel giornale che è sul mio tavolo.

C. In questa minestra manca il sale!

D. Non ho mai visto una persona più vanitosa di lui.

4. Quale di queste frasi può essere trasformata al passivo?

A. Il leone era osservato con curiosità dai bambini.

B. Non ho mai visto un leone.

C. Il leone è scappato dalla gabbia.

D. Avvicinatevi con cautela al leone.

5. In quale delle seguenti frasi vi è una locuzione prepositiva?

A. Ho lavato il gatto con il suo aiuto.

B. È venuto in mio aiuto a lavare il gatto.

C. Ho potuto lavare il gatto grazie al suo aiuto.

D. Senza il suo aiuto non potevo lavare il gatto.

6. In quale frase vi è un predicato nominale?

A. Maria era stanca.

B. Maria aveva sonno.

C. Maria andò a dormire.

D. Maria stava sognando.

7. Nella frase “Ho chiesto aiuto a Filippo”, qual è il soggetto?

A. Ho chiesto.

B. Aiuto.

C. A Filippo.

D. Io (sottinteso).

8. Qual è il complemento oggetto nella frase “Il compito che ti ho assegnato è

molto facile.”?

A. Il compito.

B. Che.

C. Ti.

D. Molto facile.

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9. Quanti complementi di speci� cazione vi sono nella frase “Bartolomeo è il � glio

della sorella della zia di mio papà.”?

A. Nessuno.

B. Uno.

C. Due.

D. Tre.

10. In quale di queste frasi vi è un complemento di termine?

A. Chiedete a Luigi come si calcola l’area del triangolo.

B. Ho comprato questa maglia al mercato.

C. Partiremo all’alba, se non piove.

D. Andò a piedi da Lodi a Milano.

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Comprensione

ROMA AI TEMPI DI NERONE

La folla gremiva le strade di giorno, e ad essa succedeva dopo il tramonto una

congestione di carri e di animali. Perché tutti i viveri e le merci venivano portate

nella città di notte, per un vecchio ordine di Giulio Cesare il quale si era reso conto

che in strade così strette, affollate di pedoni e di portantine, era impossibile avere

un � uire di carri che portasse rifornimenti e mercanzie. Così che dall’alba � no al

tramonto nessun carro poteva circolare dentro la Città, e chi non aveva � nito di

scaricare prima del sorgere del sole doveva parcare in un apposito posteggio � no

al tramonto. Ma questo giustissimo ordine aveva lo svantaggio di trasformare

la notte in un pandemonio, perché per tutta la notte le strade risuonavano dello

scricchiolio delle ruote e del battere dei ferri di cavallo sulle selci scivolose, e delle

grida e delle bestemmie dei vociferanti carrettieri. Era, in realtà, cosa impossibi-

le in Roma passare una notte tranquilla. E di giorno una lettiga poteva trovarsi

circondata da un gregge di pecore scortate da un placido pastore senza fretta,

quando non era un funerale completo con i � autisti e le prè� che che ululavano e

piangevano un tanto all’ora.

Roma era veramente una città di grandi contrasti, dai tranquilli quartieri alti dove

i nuovi ricchi avevano costruito le loro eleganti ville e sistemato i loro vasti giar-

dini, ai quartieri poveri, affollati di mercati ed in cui sorgevano i caseggiati per

le classi più povere. Lungo le strade principali si vedevano arabi vestiti di bianco,

galli in strane giubbe e pantaloni, ebrei in tuniche bianche senza ornamenti che

li facevano riconoscere subito, greci e spagnoli, schiavi africani le cui facce nere

spiccavano sulle livree scarlatte e oro di cui i loro padroni li adornavano. Si udiva-

no tutte le lingue, mentre nella lussuose portantine e lettighe passavano i nobili e

i ricchi, vecchi aristocratici e doviziosi liberti, distesi su cuscini, intenti a scorrere

libri o giornali, o a conversare con le loro dame imbellettate. Il Foro stesso, il più

romano dei luoghi e il vero cuore della Città, non era più il Foro severo e solenne

dei tempi antichi. Di buon mattino, appena il sole indorava le belle statue, il Foro

cominciava a riempirsi di gente. Non lungi dal grande orologio solare, gli orato-

ri da strapazzo collocavano i loro trespoli, e gli oziosi cominciavano ad arrivare

in abbondanza, gente che non faceva altro che oziare per il Foro � nché � niva il

giorno. Poi venivano i cambiavalute, gli agenti di affari, i banchieri, gli usurai, ad

aprire i loro uf� ci e i loro banchi. Davanti alla statua della Lupa, simbolo di Roma,

gli arabi vendevano � ammiferi di zolfo. L’aria si riempiva dei rumori e degli odori

in� niti di una folla cosmopolita, e l’odore dei frutti maturi e dei viveri veniva da

un vicino mercato, e arrivavano gli aromi dei chioschi che vendevano profumi.

Soltanto l’argiletum era relativamente tranquillo, la piazzetta dove stavano in � la i

chioschi che vendevano le ultime pubblicazioni, alcune in rotoli, con il titolo scrit-

to sul bordo o su un cartellino sospeso a un cordoncino, altri già fatti in forma di

libri, nella moda che era stata lanciata dall’Imperatrice Livia quando aveva pubbli-

cato le sue lettere ad Augusto.

(da C. M. Franzero, La vita e i tempi di Nerone, Milano, Mursia, 1956)

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1. Che cosa signi� ca l’espressione “ad essa succedeva dopo il tramonto una con-

gestione di carri e di animali” (righe 1-2)?

A. Di notte la gente era bloccata per strada dai carri.

B. Le strade erano invase di giorno dalle persone, di notte dai carri.

C. Dopo il tramonto la gente poteva ammalarsi per il rumore dei carri.

D. Quando faceva buio gli animali non dovevano passare per le vie di Roma.

2. Perché i carri a Roma dovevano viaggiare solo di notte?

A. Perché così stabiliva la legge.

B. Perché di notte c’era meno gente per la strada e si circolava con più facilità.

C. Perché di giorno il traf� co di mezzi era eccessivo.

D. Perché era più pratico portare le merci nei negozi quando questi erano chiusi

al pubblico, cioè di notte.

3. Che cosa succedeva ai carri che all’alba si fossero trovati ancora in città?

A. Dovevano restare nei cortili delle botteghe.

B. Dovevano immediatamente uscire dalla città, anche se non avevano � nito di

scaricare.

C. I loro conducenti erano puniti con una intera giornata di prigione.

D. Dovevano recarsi in appositi spazi a loro riservati.

4. La parola “pandemonio” di riga 9 signi� ca, in questo contesto:

A. Azione diabolica.

B. Grande festa con molto cibo.

C. Rumorosa confusione.

D. Rapido movimento di molte persone.

5. Qual è il tema centrale del primo paragrafo (righe 1-15)?

A. Il continuo caos della città, di giorno e di notte.

B. Il rifornimento delle merci nella città di Roma.

C. Le diverse regole del traf� co dei carri, di giorno e di notte.

D. Le leggi di Cesare per rendere più vivibile la città.

6. Chi o che cosa erano le prè� che di cui si parla alla riga 14?

A. I parenti più stretti del defunto.

B. Donne che erano pagate per andare a piangere ai funerali.

C. Musicisti che accompagnavano i funerali.

D. I funzionari del comune che regolavano il traf� co attorno al corteo funebre.

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7. Dove avevano le loro case le persone più ricche?

A. Nella parte alta della città, sui colli.

B. Intorno ai grandi giardini pubblici.

C. Vicino ai mercati più importanti.

D. Nelle zone eleganti della città.

8. Per le vie di Roma si potevano incontrare persone provenienti da tutto il mon-

do allora conosciuto; scrivi qua sotto quali popoli sono elencati nel testo:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

9. Le lettighe servivano per:

A. Trasportare i malati.

B. Portare le merci.

C. Portare persone facoltose.

D. Trasmettere informazioni.

10. Che cosa signi� ca la frase “il sole indorava le belle statue” di riga 27?

A. I raggi del sole facevano sembrare d’oro le statue.

B. Il sole faceva risplendere l’oro di cui erano fatte le statue.

C. Il sole illuminava le statue rendendole più belle.

D. Il luogo in cui si trovavano le statue era luminoso.

11. Il Foro nell’antica Roma era un luogo:

A. Riservato alle persone importanti per i loro discorsi.

B. In cui gli uomini d’affari si recavano quando non avevano impegni di lavoro.

C. Dove si potevano comprare merci molto preziose.

D. In cui si incontravano persone di tutti i tipi e si facevano affari.

12. Che cosa si intende con l’espressione “folla cosmopolita” di riga 34?

A. Persone vestite in modo strano.

B. Persone che parlavano in lingue incomprensibili.

C. Persone di alto rango, molto importanti.

D. Persone provenienti da tutte le parti del mondo allora conosciuto.

13. Che cosa era l’argiletum (riga 36)?

A. Il mercato dei profumi.

B. Una grande libreria all’aperto.

C. La piazza in cui si facevano i migliori affari.

D. Un luogo di riposo, in cui era vietata ogni forma di commercio.

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14. Nel brano si dice che le pubblicazioni vendute nei chioschi avevano diversi aspetti; elencali nello spazio sottostante:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

15. Quale titolo daresti a questo brano?

A. Il traf� co nell’antica Roma.

B. La vita nel Foro.

C. Roma, città caotica e imprevedibile.

D. Le notti romane.

Grammatica

1. Tenendo conto del segno di punteggiatura, in che modo puoi completare la frase “È Ferragosto:”?

A. tutti i negozi sono chiusi.

B. e io devo fare i compiti.

C. sai chi ho incontrato?

D. il cielo è sereno.

2. In quale di queste frasi vi è un aggettivo numerale?

A. Questa penna non è mia.

B. Non ho nessuna penna.

C. Mi serve una penna verde.

D. Userò entrambe le penne.

3. In quale di queste frasi vi è un verbo al congiuntivo trapassato?

A. Si dice che fosse partito due anni fa.

B. Dicono che sia partito due anni fa.

C. Raccontava che era partito due anni fa.

D. Sapete se è partito due anni fa?

4. In quale delle seguenti frasi “che” è una congiunzione?

A. Giorgia è una ragazza che sa farsi voler bene da tutti.

B. Che colore preferisci?

C. È arrivata la lettera che aspettavi.

D. Credo che tu abbia ragione.

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5. In quale delle seguenti frasi il verbo ESSERE è un predicato verbale?

A. Siamo tuoi amici.

B. Non sono in casa.

C. Sarebbe meglio uscire.

D. Sei già stanco?

6. Quanti sono i soggetti sottintesi nella frase “Devo dire che alcuni sembrano

dei cari amici, ma poi criticano dietro le spalle”?

A. Nessuno.

B. Uno.

C. Due.

D. Tre.

7. Qual è o quali sono i complementi di speci� cazione nella frase “Nel cassetto del

mobile della cucina si era versato dello zucchero.”?

A. Non vi sono complementi di speci� cazione.

B. Del mobile.

C. Del mobile, della cucina.

D. Del mobile, della cucina, dello zucchero.

8. Qual è il complemento di termine nella frase “Se mi danno l’aumento di stipen-

dio a luglio andremo al mare per due giorni.”?

A. Mi.

B. Di stipendio.

C. A luglio.

D. Al mare.

9. In quali delle seguenti frasi vi è un complemento di stato in luogo?

A. Se � nisco in tempo passo a trovarti dal parrucchiere.

B. Sono stata tutto il pomeriggio dal parrucchiere.

C. Oggi pomeriggio vado dal parrucchiere.

D. Sono appena tornata dal parrucchiere.

10. In quali delle seguenti frasi vi è un complemento di tempo continuato?

A. La prossima settimana andremo a Viareggio per il carnevale.

B. Fate questi esercizi per giovedì.

C. Quest’anno ha nevicato per tutto il mese di dicembre.

D. Torna a casa per l’ora di cena.

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Comprensione

INTERNI DI UN PIANETA

Uno spaccato della Terra ricavato dalle indagini sismiche mostra che il nostro pia-

neta ha una struttura a strati, come una cipolla. Lo strato più esterno, chiamato

crosta, è quello che contiene gli oceani e i continenti. Esso ha uno spessore molto

piccolo in confronto ai 6372 km di raggio terrestre ed è più consistente in corri-

spondenza dei continenti, 35 km in media, e più sottile in corrispondenza degli

oceani, 5 km. Da un punto di vista � sico, la crosta è formata da rocce rigide e fred-

de e ha una densità media di 2,7 g/cm3; da un punto di vista chimico è composta

essenzialmente di rocce molto ricche di silicati (combinazioni di silicio e ossigeno

con altri elementi come l’alluminio, il magnesio, il calcio, il ferro eccetera). La cro-

sta continentale è costituita da un tipo di silicati detti graniti; quella oceanica da

basalti.

In super� cie la crosta ha una temperatura media di 7 gradi, ma se scavassimo

un buco profondo ci renderemmo conto che essa cresce al ritmo di 3 gradi ogni

100 metri: segno che più si va in profondità, più ci si avvicina a una fonte di

calore interno. Sotto la crosta, � no a 2900 km di profondità, c’è un immenso

strato chiamato mantello, anch’esso composto da silicati i quali, però, sono più

ricchi di elementi pesanti: per questo motivo la sua densità media è più alta,

circa 3,4 g/cm3.

Le temperature del mantello sono molto elevate e, anche se la progressione della

temperatura con la profondità è più lenta rispetto al “gradiente” di 3 gradi ogni

100 metri veri� cato nella crosta, si raggiungono egualmente valori altissimi che

oscillano fra i 2000 e i 3000 gradi. Si tratta di temperature che, alla super� cie della

Terra, cioè a pressioni ordinarie, sarebbero in grado di fondere i silicati di cui è

fatto il mantello; ma le pressioni enormi provocate, all’interno del mantello, dal

crescente carico esercitato dai materiali soprastanti, hanno l’effetto di innalzare il

punto di fusione dei minerali. Per questo motivo il mantello, preso nella sua inte-

rezza, può considerarsi un guscio di materiali solidi, anche se, come vedremo più

avanti, duttili, cioè deformabili e capaci di lenti movimenti.

Dal con� ne inferiore del mantello � no al centro della Terra, e dunque da 2900

� no a 6372 km, c’è il nucleo, distinto in nucleo esterno, composto in prevalenza da

ferro con l’aggiunta di silicio e zolfo, la cui densità si aggira intorno ai 12 g/cm3,

e in nucleo interno solido a base di ferro e nichel con densità dell’ordine dei

13 g/cm3. Dal comportamento delle onde sismiche si deduce che il nucleo ester-

no è allo stato fuso: evidentemente le temperature, che qui raggiungono i 3500

gradi, hanno buon gioco sulle pressioni ciclopiche. Il nucleo interno appare in-

vece allo stato solido: segno che l’enorme pressione cui è sottoposto il nocciolo

della Terra, che i geo� sici valutano in tre milioni e mezzo di atmosfere, cioè tre

milioni e mezzo più alta di quella cui siamo sottoposti noi in super� cie, rende la

lega di ferro-nichel solida e compatta a dispetto della temperatura, qui valutata

attorno ai 4000 gradi.

(da F. Foresta Martin, Il pianeta Terra, Milano, Mondadori, 1985)

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1. A quanto ammonta lo spessore della crosta terrestre?

A. Raggiunge al massimo poche decine di chilometri.

B. Non supera i 35 chilometri.

C. È in media di 5 chilometri.

D. Misura in media 6.372 metri.

2. Che cosa signi� ca l’espressione “da un punto di vista � sico” di riga 6?

A. Riguardo all’aspetto interno.

B. Per quello che si può vedere.

C. Secondo l’opinione dei � sici.

D. Per quanto riguarda le proprietà � siche.

3. Che cosa sono i “silicati” di cui si parla alla riga 8?

A. Rocce in cui è presente il calcio.

B. Minerale di silicio puro.

C. Sostanze chimiche ricche di silicio e ossigeno.

D. Risultato dell’unione del silicio con alluminio e magnesio.

4. Il pronome “essa” alla riga 13 a che cosa si riferisce?

A. Alla temperatura della parte esterna della crosta.

B. Alla temperatura media della crosta.

C. Alla temperatura in fondo al buco scavato nella crosta.

D. Alla temperatura della crosta a diverse profondità.

5. Quanto è spesso il mantello?

A. Poco meno di 2.900 chilometri.

B. 2.900 chilometri.

C. Poco più di 2.900 chilometri.

D. Tra i 2.900 e i 6.372 chilometri.

6. Perché la densità del mantello è maggiore di quella della crosta?

A. Perché in esso vi è una maggiore quantità di silicati.

B. Perché le rocce che lo compongono sono più pesanti.

C. Perché essa è di 3,4 grammi per centimetro cubo.

D. Perché la temperatura del mantello raggiunge valori altissimi.

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7. Che cosa signi� ca la frase “anche se la progressione della temperatura con la

profondità è più lenta” delle righe 19-20?

A. Poiché andando in profondità fa più caldo.

B. Se la temperatura aumentasse più lentamente quando si scende in profondità.

C. Nonostante il fatto che la temperatura aumenti più lentamente man mano che

si scende.

D. Nel caso in cui l’aumento di temperatura aumentasse meno in rapporto alla

profondità.

8. Perché la parola “gradiente” di riga 20 è scritta tra virgolette?

A. Perché in questo contesto è usata in senso ironico.

B. Per evidenziare che si tratta di un termine specialistico.

C. Perché il valore riportato di 3 gradi ogni 100 metri non è preciso.

D. Per darle maggiore importanza, dato che contiene l’argomento fondamentale

di tutto il testo.

9. Perché il mantello può essere considerato un guscio di materiali solidi?

A. Perché le temperature del mantello non sono particolarmente elevate.

B. Perché i materiali che compongono il mantello non possono mai fondere.

C. Perché il mantello è ricco di silicati pesanti.

D. Perché le enormi pressioni impediscono alle rocce di fondere.

10. A quale profondità ci si trova nel nucleo interno?

A. A meno di 2.900 chilometri.

B. A partire da 2.900 chilometri.

C. A 6.372 chilometri.

D. Oltre i 6.372 chilometri.

11. Che cosa ha permesso agli scienziati di capire che il nucleo esterno è allo stato fuso?

A. L’osservazione del comportamento delle onde sismiche.

B. La misurazione della sua temperatura media.

C. Lo studio della sua composizione.

D. L’analisi delle pressioni cui sono sottoposte le rocce.

12. Che cosa signi� ca la frase “le temperature hanno buon gioco sulle pressioni

ciclopiche” delle righe 34-35?

A. Temperatura e pressione si sommano per modi� care lo stato delle rocce.

B. La temperatura fonde le rocce nonostante la grande pressione.

C. La temperatura è talmente forte da far aumentare la pressione del nucleo.

D. Le elevate temperature provocano variazioni cicliche di pressione.

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13. Elenca da quali materiali è composto il nucleo della Terra:

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................................................................................................................................................

14. Che cosa signi� ca l’espressione “a dispetto della temperatura, qui valutata at-

torno ai 4000 gradi” delle righe 39-40?

A. Grazie alla temperatura di 4000 gradi.

B. Facendosi condizionare dalla temperatura di 4000 gradi.

C. Nonostante la temperatura raggiunga i 4000 gradi.

D. Solo nel caso in cui la temperatura sia di 4000 gradi.

15. Quale titolo daresti a questo brano?

A. Più scendi, più fa caldo.

B. Viaggio al centro della Terra.

C. Le rocce fuse e le rocce solide.

D. Storia del pianeta Terra.

Grammatica

1. Quale segno di punteggiatura puoi mettere alla � ne della frase “Se solo lo sa-

pessi”?

A. Il punto fermo

B. La virgola

C. Il punto interrogativo

D. I puntini di sospensione

2. In quale delle seguenti frasi vi è un articolo indeterminativo?

A. Ho perso il treno.

B. Un giorno te lo dirò.

C. Si sentivano dei rumori.

D. Ascoltatemi con attenzione

3. Nella frase “Non la conosco”, LA è:

A. Un articolo determinativo.

B. Un avverbio di luogo.

C. Una preposizione articolata.

D. Un pronome personale.

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4. Quale di queste frasi è corretta?

A. Spero che avevi preparato la cartella.

B. Spero che tu hai preparato la cartella.

C. Spero che tu abbia preparato la cartella.

D. Spero che tu avresti preparato la cartella.

5. In quale frase c’è un avverbio di tempo?

A. Mai dire mai.

B. Forse sì, forse no.

C. Guai a voi.

D. Occhio per occhio.

6. Quanti attributi vi sono nella frase “Oggi il giardiniere dovrà potare il grande

albero che è al centro del parco degli scoiattoli.”?

A. Nessuno.

B. Uno.

C. Due.

D. Tre.

7. In quale di queste frasi vi è un complemento di termine?

A. Mi avete scoperto.

B. Lo sanno tutti.

C. La incontrerete domani.

D. Ti chiedo un favore.

8. In quale delle seguenti frasi vi è un complemento di tempo continuato?

A. Il prossimo anno cambieremo la macchina.

B. Forse domani piove.

C. Verrò appena avrò un’ora libera.

D. Riesci a stare zitto cinque minuti?

9. Qual è il complemento di causa nella frase “Mi tremano ancora le mani per lo

spavento che ho preso quando ho visto quella macchina venirmi addosso.”?

A. Mi.

B. Le mani.

C. Per lo spavento.

D. Quella macchina.

10. In quale delle seguenti frasi vi è un complemento di mezzo?

A. Si avvicinò con passi felpati alla tana del giaguaro.

B. Andrò a fare la maratona di New York in taxi.

C. Non troverò mai la soluzione da solo.

D. Non riesco neppure a parlare per il mal di gola.

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PROVA

NAZIONALE

TERZO ANNO

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PROVA 1

Comprensione

II PICCIONE COMUNALE

Gli itinerari che gli uccelli seguono migrando, verso sud o verso nord, dÕautunno o a primavera, traversano di rado la cittè. Gli stormi tagliano il cielo alti sopra le striate groppe dei campi e lungo il margine dei boschi, ed ora sembrano seguire la ricurva linea di un � ume o il solco dÕuna valle, ora le vie invisibili del vento. Ma girano al largo, appena le catene di tetti dÕuna cittè gli si parano davanti.Pure, una volta, un volo di beccacce autunnali apparve nella fetta di cielo dÕuna via. E se ne accorse solo Marcovaldo, che camminava sempre a naso in aria. Era su un triciclo a furgoncino, e vedendo gli uccelli pedalO pi– forte, come andasse al loro inseguimento, preso da una fantasticheria di cacciatore, sebbene non avesse mai imbracciato altro fucile che quello del soldato.E cosA andando, cogli occhi agli uccelli che volavano, si trovO in mezzo a un croce-via, col semaforo rosso, tra le macchine, e fu a un pelo dallÕessere investito. Men-tre un vigile con la faccia paonazza gli prendeva nome e indirizzo sul taccuino, Marcovaldo cercO ancora con lo sguardo quelle ali nel cielo, ma erano scomparse.In ditta, la multa gli suscitO aspri rimproveri.Ð Manco i semafori capisci? Ð gli gridO il caporeparto signor Viligelmo. Ð Ma che cosa guardavi, testavuota?Ð Uno stormo di beccacce, guardavo... Ð disse lui.Ð Cosa? Ð e al signor Viligelmo, che era un vecchio cacciatore, scintillarono gli occhi. E Marcovaldo raccontO.Ð Sabato prendo cane e fucile! Ð disse il caporeparto, tutto arzillo, dimentico ormai della sfuriata. Ð é cominciato il passo, su in collina. Quello era certo uno stormo spaventato dai cacciatori lass–, che ha piegato sulla cittè...Per tutto quel giorno il cervello di Marcovaldo macinO, macinO come un mulino. ÇSe sabato, comÕ- probabile, ci sarè pieno di cacciatori in collina, chissè quante beccacce caleranno in cittè; e se io ci so fare, domenica mangerO beccaccia arro-stoÈ.Il casamento dove abitava Marcovaldo aveva il tetto fatto a terrazzo, coi � li di ferro per stendere la roba ad asciugare. Marcovaldo ci salA con tre dei suoi � gli, con un bidone di vischio, un pennello e un sacco di granone. Mentre i bambini sparge-vano chicchi di granone dappertutto, lui spennellava di vischio i parapetti, i � li di ferro, le cornici dei comignoli. Ce ne mise tanto che per poco Filippetto, giocando, non ci restO lui appiccicato.Quella notte Marcovaldo sognO il tetto cosparso di beccacce invischiate sussul-tanti. Sua moglie Domitilla, pi– vorace e pigra, sognO anatre giè arrosto posate sui comignoli. La � glia Isolina, romantica, sognava colibrA da adornarsene il cappello. Michelino sognO di trovarci una cicogna.Il giorno dopo, a ogni ora, uno dei bambini andava dÕispezione sul tetto: faceva ap-pena capolino dal lucernario, perchL, nel caso stessero per posarsi, non si spaven-tassero, poi tornava gi– a dare le notizie. Le notizie non erano mai buone. FinchL, verso mezzogiorno, Pietruccio tornO gridando: Ð Ci sono! Papè! Vieni!Marcovaldo andO su con un sacco. Impegolato nel vischio cÕera un povero piccio-ne, uno di quei grigi colombi cittadini, abituati alla folla e al frastuono delle piazze. Svolazzando intorno, altri piccioni lo contemplavano tristemente, mentre cercava di spiccicare le ali dalla poltiglia su cui sÕera malaccortamente posato.

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La famiglia di Marcovaldo stava spolpando le ossicine di quel magro e tiglioso

piccione fatto arrosto, quando sentirono bussare.

Era la cameriera della padrona di casa: – La signora la vuole! Venga subito!

Molto preoccupato, perché era indietro di sei mesi con la pigione e temeva lo sfrat-

to, Marcovaldo andò all’appartamento della signora, al piano nobile. Appena en-

trato nel salotto vide che c’era già un visitatore: la guardia dalla faccia paonazza.

– Venga avanti, Marcovaldo, – disse la signora. – Mi avvertono che sul nostro ter-

razzo c’è qualcuno che dà la caccia ai colombi del Comune. Ne sa niente, lei?

Marcovaldo si sentì gelare.

– Signora! Signora! – gridò in quel momento una voce di donna.

– Che c’è, Guendalina?

Entrò la lavandaia. – Sono andata a stendere in terrazzo, e m’è rimasta tutta la

biancheria appiccicata. Ho tirato per staccarla, ma si strappa! Tutta roba rovinata!

Cosa mai sarà?

Marcovaldo si passava una mano sullo stomaco come se non riuscisse a digerire.

(tratto da I. Calvino, Marcovaldo, Einaudi 1963)

1. Gli uccelli, durante le loro migrazioni, quali zone cercano di evitare?

A. I corsi d’acqua.

B. Le aree urbane.

C. I campi coltivati.

D. Le valli.

2. Nella frase ÒPure, una volta, un volo di beccacce autunnali apparve nella fetta

di cielo dÕuna viaÓ (righe 6-7), al posto di ÒPureÓ si pu; scrivere:

A. Anche.

B. Oppure.

C. Dunque.

D. Ciò nonostante.

3. Perch! solo Marcovaldo si accorse dellÕarrivo delle beccacce?

A. Perché lui camminava sempre con la testa in aria.

B. Perché a Marcovaldo piacevano molto gli uccelli.

C. Perché era il suo mestiere controllare ciò che capitava in città.

D. Perché quando arrivarono le beccacce tutti gli altri erano già al lavoro.

4. La frase Òsebbene non avesse mai imbracciato altro fucile che quello del solda-

to.Ó (righe 9-10) signi� ca che:

A. Marcovaldo era un militare di professione.

B. Solo durante il servizio militare Marcovaldo aveva usato un’arma.

C. Marcovaldo odiava i cacciatori.

D. Marcovaldo andava a caccia usando un fucile militare.

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5. Perch! il vigile Ògli prendeva nome e indirizzo sul taccuinoÓ? (riga 13)

A. Perché voleva multare Marcovaldo.

B. Perché Marcovaldo aveva provocato un incidente.

C. Perché non credeva alla storia delle beccacce.

D. Perché voleva andare con Marcovaldo alla ricerca delle beccacce scomparse.

6. Nella frase ÒÐ Sabato prendo cane e fucile! Ð disse il caporeparto, tutto arzillo.Ó

(riga 21), lÕespressione Òtutto arzilloÓ pu; essere sostituita da:

A. Molto interessato.

B. Convinto.

C. Pensieroso.

D. Con entusiasmo.

7. Perch! Marcovaldo, dopo aver parlato con il suo caporeparto, era tanto inte-

ressato allÕarrivo delle beccacce?

A. Perché voleva andare con lui a cacciarle in collina.

B. Perché sperava di catturarne qualcuna e di mangiarla.

C. Perché voleva proteggerle dai cacciatori.

D. Perché voleva capire dove erano andate a nascondersi.

8. Da quante persone era composta la famiglia di Marcovaldo?

A. Meno di tre.

B. Tre.

C. Quattro.

D. Più di quattro.

9. Che cosa 6 il vischio usato da Marcovaldo?

A. Un � ore.

B. Una colla.

C. Una vernice.

D. Una trappola.

10. Che cosa fece Marcovaldo del piccione che aveva catturato?

A. Lo cucinò e lo mangiò.

B. Lo liberò.

C. Non lo toccò per non spaventare le beccacce.

D. Lo usò come richiamo per prendere altri uccelli.

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11. Che cosa temeva Marcovaldo quando la padrona di casa lo mand; a chiamare?

A. Di essere accusato di aver catturato un piccione.

B. Di essere cacciato per non aver pagato l’af� tto.

C. Di dover pagare la multa per essere passato con il rosso.

D. Di dover ripulire tutto il tetto del condominio.

12. LÕespressione ÒMarcovaldo si sentC gelare.Ó (riga 54) corrisponde a:

A. Marcovaldo ebbe freddo.

B. Marcovaldo si emozionò.

C. Marcovaldo si impaurì.

D. Marcovaldo si vergognò.

13. Qual era il nome della cameriera che and; a chiamare Marcovaldo?

A. Guendalina.

B. Domitilla.

C. Isolina.

D. Non si sa.

14. Perch! Marcovaldo, mentre parlava con la padrona di casa, si passava una

mano sullo stomaco?

A. Perché aveva fame.

B. Perché non aveva digerito il pranzo.

C. Perché si sentiva in colpa.

D. Perché era � ero della sua astuzia.

15. Calvino ha scritto questo racconto per:

A. Istruire.

B. Emozionare.

C. Commuovere.

D. Divertire.

Grammatica

1. Completa la seguente frase con la forma opportuna del verbo ÒrecarsiÒ.

Appena si fece giorno, l’uomo ....................................... alla stazione.

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2. In quale delle seguenti frasi cÕ6 un verbo passivo?

A. Siamo arrivati in tempo.

B. Siamo partiti da un’ora.

C. Siamo accolti gentilmente.

D. Siamo usciti dalla stazione.

3. Nella frase ÒLuca si era chinato per accarezzare il caneÓ, il verbo Òsi era china-

toÓ 6 coniugato al:

A. Indicativo imperfetto.

B. Indicativo passato prossimo.

C. Indicativo trapassato prossimo.

D. Indicativo trapassato remoto.

4. In quale dei seguenti gruppi vi 6 un elemento estraneo?

A. Preposizioni: in, su, sotto, durante.

B. Congiunzioni: ma, oppure, quindi, perché.

C. Verbi: foste, ridendo, stia, anno.

D. Nomi: canile, testo, pavimento, sciame.

5. Scrivi nello spazio sottostante le parole che svolgono la funzione di soggetto,

includendo anche eventuali attributi o apposizioni.

1) Questa è una famosa località di villeggiatura.

...........................................................................................................................................

2) Non tutti sanno distinguere il soggetto dal complemento oggetto.

...........................................................................................................................................

6. Quale di queste frasi contiene un complemento oggetto.

A. Tra due ore sorgerà il sole.

B. Ho novantadue anni e leggo senza occhiali.

C. Arriverà lunedì pomeriggio.

D. Mi rincresce, non lo so.

7. Quale di queste frasi contiene un complemento di mezzo?

A. Ha sempre lavorato con grande impegno.

B. Non puoi risolvere i tuoi problemi con una bacchetta magica.

C. Gli raccontò l’accaduto con le lacrime agli occhi.

D. Ci sono persone a cui piace la pasta con la marmellata.

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8. Nella frase ÒNon prese lÕombrello bench! stesse piovendo.Ó, quale congiunzio-

ne potresti usare al posto di Òbench!Ó?

A. Perché.

B. Af� nché.

C. Qualora.

D. Nonostante.

9. Quale dei seguenti periodi 6 formato da una frase principale e una frase su-

bordinata?

A. Ho paura dell’acqua e non so nuotare.

B. Ho paura dell’acqua perché non so nuotare.

C. Non solo ho paura dell’acqua, ma non so neppure nuotare.

D. Non so nuotare, quindi ho paura dell’acqua.

10. In quale dei seguenti periodi cÕ6 una frase subordinata modale?

A. Volendo potremmo andare al mare in treno.

B. Sarebbe meglio coprirsi, visto il freddo che fa là fuori.

C. Ci confessò sussurrando e arrossendo che aveva perso il nostro regalo.

D. Migliorerete le vostre prestazioni allenandovi ogni giorno.

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PROVA 2

Comprensione

L’UCCISIONE DEL DRAGO

Nel maggio 1902 un contadino del conte Gerol, tale Giosuè Longo, che andava

spesso a caccia per le montagne, raccontò di aver visto in valle Secca una grossa

bestiaccia che sembrava un drago. A Palissano, l’ultimo paese della valle, era da

secoli leggenda che fra certe aride gole vivesse ancora uno di quei mostri. Ma

nessuno l’aveva mai presa sul serio. Questa volta invece l’assennatezza del Longo,

la precisione del suo racconto, i particolari dell’avventura più volte ripetuti senza

la minima variazione, persuasero che ci dovesse essere qualche cosa di vero e il

conte Martino Gerol decise di andare a vedere. Certo egli non pensava a un drago;

poteva darsi tuttavia che qualche grosso serpente di specie rara vivesse fra quelle

gole disabitate.

Gli furono compagni nella spedizione il governatore della provincia Quinto An-

dronico con la bella e intrepida moglie Maria, il naturalista professore Inghirami

e il suo collega Fusti, versato specialmente nell’arte dell’imbalsamazione.

Il � acco e scettico governatore da tempo si era accorto che la moglie aveva per

il Gerol grande simpatia, ma non se ne dava pensiero. Acconsentì anzi volentieri

quando Maria gli propose di andare col conte alla caccia del drago. Egli non aveva

per il Martino la minima gelosia; ne lo invidiava, pure essendo il Gerol molto più

giovane, bello, forte, audace e ricco di lui.

Due carrozze partirono poco dopo la mezzanotte dalla città con la scorta di otto

cacciatori a cavallo e giunsero verso le sei del mattino al paese di Palissano. Il Ge-

rol, la bella Maria e i due naturalisti dormivano; solo l’Andronico era sveglio e fece

fermare la carrozza dinanzi alla casa di un’antica conoscenza: il medico Taddei.

Poco dopo, avvertito da un cocchiere, il dottore, tutto assonnato, il berretto da

notte in testa, comparve a una � nestra del primo piano. Andronico, fattosi sotto,

lo salutò giovialmente, spiegandogli lo scopo della spedizione; e si aspettò che

l’altro ridesse, sentendo parlare di draghi. Al contrario il Taddei scosse il capo a

indicare disapprovazione.

“Io non ci andrei se fossi in voi” disse recisamente.

“Perché? Credete che non ci sia niente? Che siano tutte fandonie?”

“Non lo so questo” rispose il dottore. “Personalmente anzi credo che il drago ci

sia, benché non l’abbia mai visto. Ma non mi ci metterei in questo pasticcio: è una

cosa di malaugurio.”

“Di malaugurio? Vorreste sostenere, Taddei, che voi ci credete realmente?”

“Sono vecchio, caro governatore” fece l’altro “e ne ho viste. Può darsi che sia tutta

una storia, ma potrebbe anche essere vero; se fossi in voi, non mi ci metterei. Poi,

state a sentire: la strada è dif� cile a trovare, sono tutte montagne marce piene

di frane, basta un sof� o di vento per far nascere un � nimondo e non c’è un � lo

d’acqua. Lasciate stare, governatore, andate piuttosto lassù, alla Crocetta (e in-

dicava una tonda montagna erbosa sopra il paese), là ci sono lepri � n che volete.”

Tacque un istante e aggiunse: “Io non ci andrei davvero. Una volta poi ho sentito

dire, ma è inutile, voi vi metterete a ridere...”.

“Perché dovrei ridere” esclamò l’Andronico. “Ditemi, dite, dite pure.”

“Bene, certi dicono che il drago manda fuori del fumo, che questo fumo è veleno-

so, basta poco per far morire.”

Contrariamente alla promessa, l’Andronico diede una bella risata:

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“Vi ho sempre saputo reazionario” egli concluse “strambo e reazionario. Ma que-

sta volta passate i limiti. Medioevale siete, il mio caro Taddei. Arrivederci a stase-

ra, e con la testa del drago!”

Fece un cenno di saluto, risalì nella carrozza, diede ordine di ripartire. Giosuè

Longo, che faceva parte dei cacciatori e conosceva la strada, si mise in testa al

convoglio.

“Che cosa aveva quel vecchio da scuotere la testa?” domandò la bella Maria che nel

frattempo si era svegliata.

“Niente” rispose l’Andronico “era il buon Taddei, che fa a tempo perso anche il

veterinario. Si parlava dell’afta epizootica.”

“E del drago?” disse il conte Gerol che sedeva di fronte. “Gli hai chiesto se sa nien-

te del drago?”

“No, a dir la verità” fece il governatore. “Non volevo farmi ridere dietro. Gli ho

detto che si è venuti quassù per un po’ di caccia, non gli ho detto altro, io.”

Alzandosi il sole, la sonnolenza dei viaggiatori scomparve, i cavalli accelerarono il

passo e i cocchieri si misero a canticchiare.

“Era medico della nostra famiglia il Taddei. Una volta – raccontava il governatore –

aveva una magni� ca clientela. Un bel giorno non so più per che delusione d’amore

si è ritirato in campagna. Poi deve essergli capitata un’altra disgrazia ed è venuto

a rintanarsi quassù. Ancora un’altra disgrazia e chissà dove andrà a � nire; diven-

terà anche lui una specie di drago!”

(tratto da D. Buzzati, 60 racconti, Mondadori 1958)

1. Giosu6 Longo che cosa disse di aver visto?

A. Dei contadini.

B. Un drago.

C. Un serpente.

D. Un animale simile a un drago.

2. La frase ÒMa nessuno lÕaveva mai presa sul serio.Ó (riga 5) a chi o a che cosa si

riferisce?

A. A Giosuè Longo.

B. All’esistenza dei draghi.

C. Alla presenza di un drago sulla montagna.

D. Alla gente di Palissano.

3. Il racconto di Giosu6 Longo viene creduto per diversi motivi; quale dei seguen-

ti NON 6 indicato nel racconto?

A. Longo era una persona attendibile.

B. Il racconto di Longo era molto dettagliato.

C. Longo non si era mai contraddetto.

D. Longo era visibilmente terrorizzato.

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4. Perch! il conte Gerol decise di andare alla ricerca del drago?

A. Perché quella storia lo aveva incuriosito.

B. Perché voleva catturare il drago.

C. Per provare ai contadini che i draghi non esistono.

D. Per dimostrare a tutti il suo coraggio.

5. In ÒÉ il suo collega Fusti, versato specialmente nellÕarte dellÕimbalsamazione.Ó

(riga 13), lÕespressione Òversato specialmenteÓ signi� ca:

A. Molto incuriosito.

B. Particolarmente competente.

C. Occasionalmente attivo.

D. Assai famoso.

6. Chi era Martino?

A. Un amico del conte.

B. Un collega del conte.

C. Il conte.

D. Il cocchiere del conte.

7. Da quante persone era composto il gruppo che and; alla ricerca del drago?

A. Quasi cinque.

B. Meno di dieci.

C. Circa quindici.

D. Oltre venti.

8. Basandoti su quanto scritto nel racconto, quale potrebbe essere, approssima-

tivamente, la distanza tra il paese di Palissano e la citt0?

A. Circa cinquanta chilometri.

B. Quasi cinque chilometri.

C. Più di duecento chilometri.

D. Probabilmente dieci chilometri.

9. Perch! il dottor Taddei quando si affacci; alla � nestra era Òtutto assonnatoÓ?

A. Perché aveva lavorato tutta la notte.

B. Perché era stato svegliato.

C. Perché aveva avuto un brutto incubo.

D. Perché non era ancora riuscito da addormentarsi.

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10. Nella frase ÒCredete che non ci sia niente? Che siano tutte fandonie?Ó (riga 29),

al posto di ÒfandonieÓ si pu; scrivere:

A. Leggende.

B. Dicerie.

C. Tradizioni.

D. Fantasie.

11. Perch! il dottor Taddei sconsigli; allÕamico di andare sulla montagna?

A. Perché c’erano posti più belli dove andare.

B. Perché non aveva senso andarsi a cercare dei guai.

C. Perché il drago aveva artigli molto pericolosi e li poteva uccidere tutti.

D. Perché il drago non era su quella montagna.

12. Che cosa pensava il dottor Taddei del drago?

A. Era sicuro che ci fosse.

B. Pensava che ci fosse.

C. Poteva anche essere che ci fosse.

D. Era convinto che non ci fosse.

13. Che cosa pensava Andronico del drago?

A. Era sicuro che ci fosse.

B. Pensava che ci fosse.

C. Poteva anche essere che ci fosse.

D. Era convinto che non ci fosse.

14. Nella frase Ò6 venuto a rintanarsi quass7.Ó (righe 64-65), il verbo ÒrintanarsiÓ

signi� ca:

A. Abitare.

B. Rifugiarsi.

C. Lavorare.

D. Trasferirsi.

15. Quale delle seguenti espressioni riassume tutto il racconto?

A. Il dialogo tra Andronico e Taddei.

B. L’avventurosa caccia al drago.

C. Leggende e verità sui draghi.

D. La partenza per la caccia al drago.

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Grammatica

1. In quale delle seguenti frasi la punteggiatura NON 6 corretta?

A. Dopo alcuni anni le famiglie si accordarono: che i due bambini si sarebbero

sposati. Una volta cresciuti il matrimonio fu celebrato con grandi festeggia-

menti.

B. Dopo alcuni anni, le famiglie si accordarono che i due bambini si sarebbero

sposati; una volta cresciuti, il matrimonio fu celebrato con grandi festeggia-

menti.

C. Dopo alcuni anni le famiglie si accordarono che i due bambini si sarebbero

sposati. Una volta cresciuti, il matrimonio fu celebrato con grandi festeggia-

menti.

D. Dopo alcuni anni fu stabilito: i due bambini si sarebbero sposati! Una volta

cresciuti, il matrimonio fu celebrato con grandi festeggiamenti.

2. Completa la seguente frase con la forma opportuna del verbo ÒpotereÓ.

Gli diede un coltello af� nché ................ difendersi.

3. In quale delle seguenti frasi il verbo 6 al passivo?

A. Erano stimati da tutti.

B. Erano convinti di aver fatto del loro meglio.

C. Erano appena usciti di casa.

D. Erano soddisfatti per non aver ceduto.

4. Nella frase ÒLavorava a testa bassa pensando a quello che aveva appena visto.Ó,

il verbo ÒpensandoÓ 6 coniugato al:

A. Imperativo presente.

B. Gerundio presente.

C. Participio passato.

D. In� nito passato.

5. Unisci le seguenti due frasi utilizzando un pronome relativo.

1) Ti voglio regalare un libro. 2) Questo è il libro.

...........................................................................................................................................

1) Le montagne sono coperte di neve. 2) Le montagne ci circondano.

...........................................................................................................................................

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6. Scrivi nello spazio sottostante la funzione svolta dalle parole sottolineate nelle

seguenti frasi (ad es. soggetto, complemento oggetto, attributo del comple-

mento di speci� cazione, ecc.).

1) Non possiamo dire al re che ha indossato la maglia al contrario.

...........................................................................................................................................

2) Uscì dall’of� cina pulendosi le mani in uno straccio.

...........................................................................................................................................

7. Quale di queste frasi contiene un complemento di tempo continuato?

A. Lo abbiamo aspettato tre ore, poi ce ne siamo andati.

B. Ci troviamo alle tre davanti alla palestra.

C. Se continuiamo a essere solo in tre non possiamo formare una squadra.

D. Mi ricordo che tre anni fa qui c’erano solo campi.

8. Con quale congiunzione potresti unire le seguenti due frasi:

ÒNon ti ho riconosciutaÓ Ð Òhai cambiato pettinatura.Ó?

A. Mentre.

B. Sebbene.

C. Perché.

D. Af� nché.

9. Quale delle seguenti frasi contiene una subordinata consecutiva?

A. Il sole splende anche per quelli che sono tristi.

B. La biscia sembra pericolosa, ma non lo è.

C. Mi sono talmente spaventato che sono scappato a gambe levate.

D. Mi piacciono i cani perché ti fanno sentire amato.

10. Trasforma ogni frase interrogativa diretta nella corrispondente interrogativa

indiretta.

1) Luca mi chiese: “Domani puoi venire a casa mia?”

...........................................................................................................................................

2) La maestra le domandò: “Perché ieri non sei venuta a scuola?”

...........................................................................................................................................

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PROVA 3

Comprensione

IL PACCHETTO MISTERIOSO

Venerdì 1 novembreEra diventato un rito che si ripeteva ogni anno. Il destinatario del � ore ne compiva stavolta ottantadue. Quando il � ore arrivò, aprì il pacchetto e lo liberò della carta da regalo in cui era avvolto. Quindi sollevò il ricevitore e compose il numero di un ex commissario di pubblica sicurezza che dopo il pensionamento era andato a stabilirsi sulle rive del lago Siljan. I due uomini non erano solo coetanei, ma erano anche nati nello stesso giorno - fatto che in quel contesto poteva essere conside-rato come una sorta d’ironia. Il commissario, che sapeva che la telefonata sarebbe arrivata dopo la distribuzione della posta delle undici, nell’attesa stava bevendo un caffè. Quest’anno il telefono squillò già alle dieci e trenta. Lui alzò la cornetta e disse ciao senza nemmeno presentarsi.«È arrivato.» «Cos’è, questa volta?» «Non so che genere di � ore sia. Lo farò identi� care. È bianco.» «Nessuna lettera, suppongo?» «No. Nient’altro che il � ore. La cornice è la stessa dell’anno scorso. Una di quelle cornici da poco che uno si monta da solo.» «Timbro postale?» «Stoccolma.» «Calligra� a?» «Come al solito, stampatello, tutte maiuscole. Lettere dritte e ordinate.» Con ciò l’argomento era stato esaurito e i due rimasero seduti qualche minuto in silenzio, ognuno dalla sua parte della linea telefonica. Il commissario in pensione si lasciò andare contro lo schienale della sedia davanti al tavolo della cucina, succhiando la pipa. Sapeva comunque che non ci si aspettava più che ponesse qualche domanda risolutiva oppure iperintelligente, in grado di gettare nuova luce sulla faccenda. Quel tempo era passato da un pezzo, e la conversazione fra i due anziani conoscen-ti aveva piuttosto il carattere di un rituale intorno a un mistero che nessun altro essere umano al mondo aveva il benché minimo interesse a risolvere.Il suo nome latino era Leptospermum (Myrtaceae) Rubinette. Si trattava di un arbusto piuttosto anonimo dotato di piccole foglie simili a quelle dell’erica, che produceva un � ore di due centimetri con una corolla di cinque petali. Era alto grossomodo dodici centimetri. La pianta era originaria delle regioni montuose e del bush australiano, dove cresceva in robusti agglomerati. In Australia la chia-mavano Desert Snow. Più avanti, un’esperta del giardino botanico di Uppsala avrebbe constatato che si trattava di una pianta insolita, raramente coltivata in Svezia. Nella sua perizia, la studiosa scriveva che l’arbusto era imparentato con il Leptospermum Flavescens, e che sovente era confuso con il ben più comune cu-gino Leptospermum Scoparium, che cresceva abbondante in Nuova Zelanda. La differenza, a detta dell’esperta, consisteva nel fatto che il Rubinette presentava un piccolo numero di microscopici puntini rosa sulle punte dei petali, che conferiva-no al � ore una vaga sfumatura rosata.Il Rubinette era, in de� nitiva, un � ore sorprendentemente modesto: era privo di valore commerciale. Non possedeva proprietà medicamentose note né effetti al-lucinogeni. Non si poteva mangiare, era inutilizzabile come spezia e senza utilità

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nella fabbricazione di coloranti vegetali. Per contro aveva una certa importanza

per gli abitanti originari dell’Australia, gli aborigeni, che tradizionalmente consi-

deravano la zona intorno ad Ayers Rock e la relativa � ora come sacre. L’unico sco-

po della pianta sulla terra sembrava di conseguenza essere quello di fare omaggio

della sua capricciosa bellezza all’ambiente circostante.

Nella sua perizia, la botanica di Uppsala constatava che se quel piccolo arbusto

era poco comune in Australia, in Scandinavia era addirittura raro. Personalmente

non ne aveva mai visto un esemplare, ma dopo un’indagine fra i colleghi era venu-

ta a sapere che erano stati fatti dei tentativi di introdurre la pianta in un giardino

di Göteborg, e che si immaginava venisse coltivata privatamente in luoghi diversi,

da appassionati di giardinaggio e botanici dilettanti dotati di piccole serre. Era

dif� cile da coltivare in Svezia perché esigeva un clima mite e secco, e doveva esse-

re ricoverata al chiuso durante i mesi invernali. Non tollerava il terreno calcareo

ed esigeva annaf� ature dal basso, direttamente sulla radice. Era una pianta per

coltivatori esperti.

Questo fatto che si trattasse di un � ore raro in Svezia avrebbe dovuto, in teoria,

rendere più facile rintracciare l’origine di quello speci� co esemplare, ma in pra-

tica era un’impresa impossibile. Non esistevano registri da consultare o licenze

da esaminare. Non c’era nessuno che sapesse quanti coltivatori privati si fossero

cimentati in generale nell’impresa di cercare di ottenere un � ore così dif� cile.

Poteva trattarsi di tutto, da qualche singolo entusiasta a diverse centinaia di ap-

passionati di giardinaggio con a disposizione semi oppure piante. Che potevano

essere stati acquistati privatamente oppure tramite ordine postale da qualche al-

tro coltivatore o giardino botanico di qualsiasi parte d’Europa. La pianta poteva

per� no essere stata procurata direttamente durante qualche viaggio in Australia.

Cercare di identi� care proprio quel coltivatore speci� co fra i milioni di svedesi

che hanno una piccola serra oppure un vaso alla � nestra del soggiorno sarebbe

stata, in altre parole, un’impresa disperata.

Il � ore era solamente l’ultimo di una lunga serie di sconcertanti omaggi che arriva-

vano regolarmente dentro una busta imbottita il primo di novembre. Il genere va-

riava ogni anno, ma si trattava sempre di � ori belli e relativamente rari. Al solito,

il � ore era stato essiccato, montato con cura su carta da acquerello e messo sotto

vetro in una cornice di tipo semplice nel formato 29 x 16 centimetri.

(tratto da S. Larsson, Uomini che odiano le donne, Marsilio 2007)

1. Quanti anni aveva il commissario?

A. Meno di ottanta.

B. Poco più di ottanta.

C. Quasi novanta.

D. Nel racconto non è detto.

2. Perché il commissario, quando ricevette la telefonata, non si presentò?

A. Perché nel suo paese si usava fare così.

B. Perché aveva visto sul suo telefono chi lo stava chiamando.

C. Perché era stato colto di sorpresa.

D. Perché sapeva che doveva ricevere una telefonata dal suo amico.

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3. Nel pacco, che cosa era scritto in stampatello maiuscolo?

A. L’indirizzo del destinatario.

B. L’indirizzo del mittente.

C. Il nome del � ore.

D. Il biglietto di accompagnamento.

4. Nella frase “e la conversazione fra i due anziani conoscenti aveva piuttosto il

carattere di un rituale.” (righe 27-28), il nome “rituale” signi� ca:

A. Cerimonia misteriosa.

B. Serie di gesti scaramantici.

C. Atti che si compiono solo più per tradizione.

D. Insieme di frasi codi� cate.

5. La frase “un mistero che nessun altro essere umano al mondo aveva il benché

minimo interesse a risolvere.” (righe 28-29), che cosa fa capire?

A. Si trattava di un mistero impossibile da svelare.

B. Il caso interessava solo più ai due vecchi amici.

C. Gli altri preferivano non occuparsi di quel caso, era contro i loro interessi.

D. Quel caso non aveva nulla di misterioso.

6. Nella frase “era alto grossomodo dodici centimetri.” (righe 32-33), la parola

“grossomodo” può essere sostituita da:

A. Esattamente.

B. Probabilmente.

C. Circa.

D. In tutto.

7. Scrivendo che “Si trattava di un arbusto piuttosto anonimo.” (righe 30-31), l’au-

tore intende dire che:

A. Era una pianta rara.

B. Era una pianta poco conosciuta dagli studiosi.

C. Era una pianta che non aveva nulla di particolare.

D. Era una pianta dal nome molto strano.

8. Nella frase “Nella sua perizia, la studiosa scriveva che imparentato con …”

(riga 37), l’espressione “nella sua perizia” signi� ca:

A. Per quanto ne sapeva.

B. Essendo un’esperta di piante.

C. Dopo aver fatto lunghe ricerche.

D. Nella relazione che aveva preparato.

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9. Dove era più probabile trovare il � ore contenuto nel pacchetto?

A. In Australia.

B. In Nuova Zelanda.

C. In Svezia.

D. Nei dintorni di Uppsala.

10. Perché il Rubinette era considerato un � ore “sorprendentemente modesto”?

A. Perché aveva dimensioni microscopiche.

B. Perché era considerato importante solo da poche persone.

C. Perché era raro trovare un � ore più inutile.

D. Perché aveva un colore sbiadito.

11. Perché il Rubinette era molto raro in Svezia?

A. Perché nessuno ne conosceva l’esistenza.

B. Perché era molto dif� cile da coltivare.

C. Perché ne era vietata l’importazione.

D. Perché non interessava a nessuno.

12. Perché scoprire la provenienza del � ore contenuto nel pacchetto era un’impre-

sa impossibile?

A. Perché non si sapeva da dove proveniva il pacchetto.

B. Perché il � ore era molto deteriorato.

C. Perché il � ore del pacchetto non aveva particolari segni distintivi.

D. Perché non esisteva un elenco di persone che coltivavano il Rubinette.

13. Nella frase “Il � ore era solamente l’ultimo di una lunga serie di sconcertanti

omaggi …” (riga 74), perché gli omaggi sono de� niti “sconcertanti”?

A. Perché erano molto preziosi.

B. Perché erano un fatto misterioso.

C. Perché non si sapeva cosa, dove e quando sarebbe arrivato il prossimo

omaggio.

D. Perché chi riceveva il dono era impaurito.

14. Quanti anni aveva il protagonista la prima volta che ricevette il � ore?

A. Ottantadue.

B. Circa trenta.

C. Più di sessanta.

D. Meno di cinquantadue.

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15. A quale genere appartiene questo racconto?

A. Avventura.

B. Fantascienza.

C. Poliziesco.

D. Storico.

Grammatica

1. Leggi la seguente frase: “Questa sera avremo un ospite che sarà una gradita

sorpresa per tutti voi.”

La persona che deve arrivare è:

A. Sicuramente un uomo.

B. Sicuramente una donna.

C. Probabilmente una donna.

D. Probabilmente un uomo.

2. Completa la seguente frase con la forma opportuna del verbo “raccontare”.

Questa mattina la maestra ci .............................. la storia di Pinocchio.

3. In quale delle seguenti frasi il verbo è al passivo?

A. Al loro arrivo le porte furono aperte.

B. Quando arrivarono le porte erano aperte.

C. Quando arrivarono videro che qualcuno aveva aperto le porte.

D. Arrivarono e aprirono le porte.

4. Nella frase “Penso che abbiate agito correttamente.”, il verbo “abbiate agito”

è coniugato al:

A. Indicativo imperfetto.

B. Indicativo passato prossimo.

C. Congiuntivo trapassato

D. Congiuntivo passato.

5. Unisci le seguenti due frasi utilizzando un pronome relativo.

1) Ho dimenticato di comprare le uova. 2) Le uova mi servivano per preparare la

torta.

...........................................................................................................................................

1) Osvaldo è un amico. 2) Ho chiesto a Osvaldo di accompagnar-

mi al cinema.

...........................................................................................................................................

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6. Scrivi nello spazio sottostante la funzione svolta dalle parole sottolineate nelle

seguenti frasi (ad es. soggetto, complemento oggetto, attributo del comple-

mento di speci� cazione, ecc.).

1) Bravo, anche questa volta hai dato la risposta esatta!

..........................................................................................................................................

2) Andò in laboratorio a prendere dei chiodi d’acciaio.

...........................................................................................................................................

7. Quale di queste frasi contiene un complemento di modo?

A. Ho scritto questa poesia pensando a te.

B. Non capisco di che cosa ti preoccupi tanto.

C. Inventate un altro titolo per questo racconto.

D. Pioveva a dirotto e non si vedeva quasi nulla.

8. Con quale congiunzione potresti unire le seguenti due frasi:

“Il corvo lasciò cadere il formaggio” - “sapeva che la volpe lo stava ingannando.”

A. Anche se.

B. Appena.

C. Af� nché.

D. Quindi.

9. In quale dei seguenti periodi c’è una frase subordinata temporale?

A. Ti riporterò il quaderno non appena avrò � nito di copiare gli appunti.

B. Qualora non riuscissi a arrivare in tempo, faccelo sapere.

C. Ti chiedo scusa se ho tardato.

D. Ho fatto una gran corsa, pertanto sono riuscita a arrivare in tempo.

10. Nel periodo “La prossima volta, facendo più attenzione farete meno errori.”, la

frase sottolineata indica

A. Mezzo.

B. Causa.

C. Tempo.

D. Scopo.

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Comprensione

IL FIORE

Al quinto giorno, sempre grazie alla pecora, mi fu svelato questo segreto della

vita del piccolo principe.

Mi domandò bruscamente, senza preamboli, come il frutto di un problema medi-

tato a lungo in silenzio:

“Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i � ori?”

“Una pecora mangia tutto quello che trova”.

“Anche i � ori che hanno le spine?”

“Sì. Anche i � ori che hanno le spine”.

“Ma allora le spine a che cosa servono?”

Non lo sapevo. Ero in quel momento occupatissimo a cercare di svitare un bullone

troppo stretto del mio motore. Ero preoccupato perché la mia panne cominciava

ad apparirmi molto grave e l’acqua da bere che si consumava mi faceva temere il

peggio.

“Le spine a che cosa servono?”

Il piccolo principe non rinunciava mai a una domanda che aveva fatta.

Ero irritato per il mio bullone e risposi a casaccio:

“Le spine non servono a niente, è pura cattiveria da parte dei � ori”.

“Oh!”

Ma dopo un silenzio mi gettò in viso con una specie di rancore:

“Non ti credo! I � ori sono deboli. Sono ingenui. Si rassicurano come possono. Si

credono terribili con le loro spine...”

Non risposi. In quel momento mi dicevo:

“Se questo bullone resiste ancora, lo farò saltare con un colpo di martello”.

Il piccolo principe disturbò di nuovo le mie ri� essioni.

“E tu credi, tu, che i � ori...”

“Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di

cose serie, io!”

Mi guardò stupefatto.

“Di cose serie!”

Mi vedeva col martello in mano, le dita nere di sugna, chinato su un oggetto che

gli sembrava molto brutto.

“Parli come i grandi!”

Ne ebbi un po’ di vergogna. Ma, senza pietà, aggiunse:

“Tu confondi tutto... tu mescoli tutto!”

Era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati.

“Io non conosco un pianeta su cui c’è un signor Chermisi. Non ha mai respirato

un � ore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non

fa altro che addizioni. E tutto il giorno ripete come te: “Io sono un uomo serio! Io

sono un uomo serio! e si gon� a di orgoglio. Ma non è un uomo, è un fungo!”

“Che cosa?”

“Un fungo!”

Il piccolo principe adesso era bianco di collera.

“Da migliaia di anni i � ori fabbricano le spine. Da migliaia di anni le pecore man-

giano tuttavia i � ori. E non è una cosa seria cercare di capire perché i � ori si

danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non è

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importante la guerra fra le pecore e i � ori? Non è più serio e più importante delle

addizioni di un grosso signore rosso? E se io conosco un � ore unico al mondo, che

non esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, e che una piccola pecora

può distruggere di colpo, così un mattino, senza rendersi conto di quello che fa,

non è importante questo!”

Arrossì, poi riprese:

“Se qualcuno ama un � ore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di

stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda. E lui si dice: “Il mio � ore è là in

qualche luogo. Ma se la pecora mangia il � ore, è come se per lui tutto a un tratto,

tutte le stelle si spegnessero! E non è importante questo!”

Non poté proseguire. Scoppiò bruscamente in singhiozzi.

Era caduta la notte. Avevo abbandonato i miei utensili. Me ne in� schiavo del mio

martello, del mio bullone, della sete e della morte. Su di una stella, un pianeta, il

mio, la Terra, c’era un piccolo principe da consolare! Lo presi in braccio. Lo cullai.

Gli dicevo:

“Il � ore che tu ami non è in pericolo... Disegnerò una museruola per la tua pecora...

e una corazza per il tuo � ore... Io...”

Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo bene

come toccarlo, come raggiungerlo...

Il paese delle lacrime è così misterioso.

(A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe, Bompiani 1949)

1. Che cosa era successo al protagonista del racconto?

A. Aveva avuto un guasto al motore in un luogo deserto.

B. Aveva incontrato un bambino con una pecora.

C. Era andato a trovare degli amici con un � glio molto curioso.

D. Stava passeggiando in un giardino.

2. Nella frase “Mi domandò bruscamente, senza preamboli, …” (riga 3), l’espres-

sione “senza preamboli” signi� ca:

A. Senza scrupoli.

B. Con curiosità.

C. Direttamente.

D. Senza cattive intenzioni.

3. Perché il protagonista rispose a casaccio alla domanda del piccolo principe

sull’utilità delle spine?

A. Perché non sapeva la risposta.

B. Perché non aveva capito la domanda.

C. Perché l’argomento non lo interessava.

D. Perché stava pensando ad altro.

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4. Il piccolo principe disse al protagonista “Non ti credo!” (riga 20); che cosa non

credeva?

A. Che i � ori fossero cattivi.

B. Che le spine non servissero a niente.

C. Che le pecore mangiassero i � ori.

D. Tutto quello che aveva detto il protagonista sui � ori, sulle spine e sulle pecore.

5. Qual era l’atteggiamento del piccolo principe nei confronti dei � ori?

A. Erano un interessante argomento di studio.

B. Erano una delle cose più utili del suo pianeta.

C. Erano come delle persone, con dei sentimenti.

D. Erano un grosso problema per lui e per le sue pecore.

6. Perché, dopo la frase “I � ori (…) si credono terribili con le loro spine.” (righe

20-21) vi sono tre puntini di sospensione?

A. Per esprimere incredulità.

B. Per esprimere delusione.

C. Per esprimere incertezza.

D. Per esprimere indifferenza.

7. Quando il protagonista affermò: “Mi occupo di cose serie, io!” (righe 26-27)

intendeva dire che:

A. Lui si trovava in una situazione molto pericolosa.

B. Lui era un esperto e le sue risposte erano giuste.

C. Per lui quelle del piccolo principe erano fantasticherie senza importanza.

D. Secondo lui il piccolo principe non aveva capito nulla dei � ori.

8. Il piccolo principe parlava al protagonista che era “chinato su un oggetto che

gli sembrava molto brutto.” (righe 30-31); di quale oggetto si tratta?

A. Un � ore.

B. Un motore.

C. Un martello.

D. Una pecora.

9. Il piccolo principe accusa il protagonista di parlare “come i grandi” (riga 32);

che cosa intendeva dire?

A. I grandi parlano sempre di cose serie.

B. Solo i grandi conoscono le risposte alle domande dei bambini.

C. Ai grandi i � ori non interessano.

D. I grandi non sanno più quali sono le cose veramente importanti.

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10. Che cosa criticava il piccolo principe nel modo di vivere del signor Chermisi?

A. Di essere una persona senza sentimenti.

B. Di considerarsi una persona seria.

C. Di occuparsi troppo dei suoi calcoli.

D. Di essere un vanitoso.

11. Nella frase “Da migliaia di anni le pecore mangiano tuttavia i � ori.” (righe 43-44),

la parola “tuttavia” signi� ca:

A. Quindi.

B. Sebbene.

C. Eppure.

D. Infatti.

12. Qual è la vera preoccupazione del piccolo principe?

A. Scoprire perché le pecore mangiano i � ori.

B. Capire perché le spine non sono una difesa suf� ciente.

C. Trovare il modo di difendere i � ori dalle pecore.

D. Proteggere il � ore raro che ha sul suo pianeta.

13. Nella frase “questo basta a farlo felice quando lo guarda.” (riga 53), il pronome

“questo” è riferito a:

A. Sapere che il suo � ore è raro.

B. Voler bene al suo � ore.

C. Sapere che il suo � ore è al sicuro.

D. Pensare al suo � ore lontano.

14. Quando il protagonista afferma “Non sapevo bene come toccarlo, come rag-

giungerlo... “ (righe 63-64) intende dire che:

A. Non capiva perché il piccolo principe stesse piangendo.

B. Non sapeva come fare a consolare il piccolo principe.

C. Non riusciva a persuadere il piccolo principe che le sue paure non avevano

senso.

D. Non sapeva se era meglio abbracciare il piccolo principe o lasciarlo solo.

15. La morale di questo brano è che:

A. Non è facile parlare con i bambini.

B. Anche i � ori hanno dei sentimenti.

C. La cosa più importante è avere qualcuno da amare.

D. Anche chi sembra innocuo come una pecora può rappresentare un pericolo.

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Grammatica

1. Leggi la seguente frase: “Tutti pensano che abbia commesso un errore.”

Chi è che si pensa abbia commesso un errore?

A. Io.

B. Tu.

C. Lui.

D. La frase non permette di dare una risposta.

2. Completa la seguente frase con la forma opportuna del verbo “rompere”.

Tre anni fa mia sorella si ............................. una gamba.

3. Quale delle seguenti frasi è in forma passiva?

A. Si dice che sia un abile commerciante.

B. Non si fa così il nodo della cravatta.

C. Non si � dava di nessuno.

D. Qui si vendono gli autentici crumiri di Casale.

4. Nella frase “L’imputato fu giudicato innocente.”, il verbo “fu giudicato” è co-

niugato al:

A. Congiuntivo trapassato.

B. Indicativo passato remoto.

C. Indicativo trapassato remoto.

D. Indicativo trapassato prossimo.

5. Unisci le seguenti due frasi utilizzando un pronome relativo.

1) L’autobus è appena passato. 2) L’autobus doveva portarmi alla stazione.

...........................................................................................................................................

1) Giulia ha tanti amici. 2) Giulia telefona spesso ai suoi amici.

...........................................................................................................................................

6. Scrivi nello spazio sottostante la funzione svolta dalle parole sottolineate nelle

seguenti frasi (ad es. soggetto, complemento oggetto, attributo del comple-

mento di speci� cazione, ecc.).

1) Queste rose sono molto profumate.

...........................................................................................................................................

2) Il principe restò in silenzio, nascosto dietro il trono.

...........................................................................................................................................

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7. Quale di queste frasi contiene un complemento di termine?

A. Oggi puoi venire a casa mia?

B. Non ho la macchina e dovrei andare a piedi.

C. Andiamo alla libreria del Corso, voglio farti un bel regalo.

D. A tredici anni non puoi andare a vivere da solo.

8. Il periodo “Credo che quella che avete detto sia una bugia.” ha la funzione di

formulare:

A. Una conseguenza.

B. Una ipotesi.

C. Una dimostrazione.

D. Una dichiarazione.

9. In quale dei seguenti periodi c’è una frase subordinata oggettiva?

A. Si sa che il piombo è più pesante del ferro.

B. Il libro che sto leggendo è molto avvincente.

C. Proseguire verso il villaggio è più prudente che passare qui la notte.

D. Ci sono persone che non credono che la Terra sia rotonda.

10. Trasforma ogni frase interrogativa indiretta nella corrispondente interroga-

tiva diretta.

1) Ottavia ci disse che sarebbe riuscita a � nire il lavoro solo il giorno dopo.

...........................................................................................................................................

2) Luca ci chiese se sarebbe dovuto venire mascherato alla nostra festa.

...........................................................................................................................................

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Comprensione

COME MANTENERE IL PESO NELLA NORMA

L’attenzione al peso va posta sin dall’infanzia, perché il bambino obeso ha molte probabilità di essere obeso anche da adulto. La correzione del peso deve però es-sere eseguita con cautela, senza restrizioni alimentari brusche e troppo severe che potrebbero compromettere la crescita del bambino.Un peso stabile, che rientri nei limiti della norma, contribuisce quindi a far vivere meglio e più a lungo. Riportare il peso entro valori normali richiede una disci-plina rigorosa e continuativa, dato che il ritorno al peso sbagliato è frequente. Ciò vale sia per l’obesità che per la magrezza. È preferibile quindi mantenere il proprio peso nella norma piuttosto che dover ricorrere a trattamenti correttivi. La preoccupante diffusione del sovrappeso e dell’obesità nella nostra società è in parte attribuibile al fatto che la vita moderna promuove stili di vita estremamente sedentari, con livelli assai ridotti di attività � sica.Passare molte ore stando seduti (durante il lavoro o nel tempo libero) predispo-ne all’obesità. Ad esempio, in Italia la maggioranza dei bambini è ormai molto sedentaria, trascorre mediamente, già all’età di 6 anni, oltre due ore al giorno di fronte alla televisione, pratica giochi passivi e trascura quei giochi all’aperto che sono � sicamente più impegnativi. Solo una piccola parte dei bambini e dei ragazzi pratica regolarmente attività sportiva. Non stupisce, quindi, che quote crescen-ti della popolazione infantile italiana siano in sovrappeso o francamente obese. Valori troppo bassi di dispendio energetico rendono dif� cile mantenere l’equili-brio tra entrate e uscite caloriche. Di conseguenza, il raggiungimento di un peso corporeo corretto va ottenuto sia attraverso una vita � sicamente più attiva (ossia un aumento delle uscite di energia), sia attraverso il controllo dell’alimentazione (ossia un’equilibrata riduzione delle entrate caloriche).Una riduzione che non deve però essere spinta oltre determinati livelli, poiché deve essere comunque garantito l’apporto minimo di tutte le sostanze nutritive indispensabili.La sedentarietà abituale, oltre a rappresentare un fattore predisponente all’obesità, coinvolge anche altri aspetti della salute. Difatti è ormai dimostrato che uno stile di vita poco attivo rappresenta un fattore di rischio per la cardiopatia coronarica, il diabete e il tumore del colon. Per contro, un livello medio/alto di attività � sica è lo strumento migliore per prevenire queste malattie e anche l’ipertensione e l’osteoporosi senile.I bambini che si mantengono attivi durante tutto il periodo della crescita avran-no, da adulti, uno scheletro più robusto e, da anziani, saranno più dif� cilmente soggetti a fratture osteoporotiche. Il mantenimento di una vita � sicamente attiva anche in tarda età è importante sia per ridurre e ritardare l’atro� a delle masse muscolari ed ossee, sia per aumentare i fabbisogni energetici, così da permettere anche un’alimentazione più abbondante. In tal modo si creano le giuste condizioni per soddisfare i fabbisogni di vitamine, minerali e altri nutrienti essenziali.Per stile di vita � sicamente attivo, idoneo a prevenire l’obesità e gli altri rischi per la salute, si deve intendere innanzitutto un tipo di comportamento che dia la pre-ferenza, nell’espletamento delle attività quotidiane, all’uso dei propri muscoli piut-tosto che all’uso di macchine. Ad esempio, ogni qual volta è possibile, camminare invece di usare l’auto, salire e scendere le scale piuttosto che servirsi dell’ascen-sore, e così via. A completamento di tutto ciò, un adulto sano può aggiungere,

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quattro o cinque volte la settimana, un’attività � sica di almeno venti minuti, di

intensità suf� ciente a provocare una evidente sudorazione. Questa attività deve

rientrare nelle normali abitudini e rappresentare un’esigenza al pari dell’igiene

della persona.

Mantenere il peso nella norma è più facile con uno stile di vita � sicamente attivo

e con il contemporaneo rispetto di semplici regole di comportamento alimentare.

Esse consistono soprattutto nella scelta preferenziale di alimenti poveri di grassi

e ad alto valore nutrizionale, come cereali, ortaggi e frutta: ossia relativamente

poche calorie, grande volume, buon potere saziante e ottimo contenuto in sostan-

ze nutritive. Un uso abbondante di questi prodotti vegetali nell’alimentazione non

solo aiuta a mantenere l’equilibrio energetico, ma apporta anche vitamine, mi-

nerali, � bra ed altri composti utili a prevenire tumori, malattie cardiovascolari e

altre malattie invalidanti.

(tratto da Inran, Linee guida per una sana alimentazione italiana, revisione 2003, www.infn.it/cpo/attivita/salute)

1. “Riportare il peso entro valori normali richiede una disciplina rigorosa e con-

tinuativa” (righe 6-7), cioè bisogna:

A. Comportarsi secondo le regole ogni volta che ci si siede a tavola.

B. Studiare con cura come ci si deve comportare riguardo al cibo.

C. Seguire sempre e con molto scrupolo le regole di comportamento consigliate

dagli studiosi.

D. Cercare la giusta soluzione sperimentando con rigore scienti� co le diverse

possibilità.

2. Nella frase “Ciò vale sia per l’obesità che per la magrezza” di riga 8, a che cosa

si riferisce il pronome “ciò”?

A. Vivere meglio grazie a un peso stabile.

B. Seguire una disciplina rigorosa e continuativa.

C. Ritornare a un peso sbagliato.

D. Vivere meglio grazie a un peso corretto ottenuto con una disciplina rigorosa

e continuativa.

3. Qual è, secondo l’autore, la causa della diffusione del sovrappeso?

A. Le abitudini alimentari propagandate nella nostra società.

B. Lo stile di vita sedentario.

C. L’ignoranza del rapporto tra stile di vita e obesità.

D. Un insieme di più fattori tra cui la scarsa attività � sica.

4. Che cosa signi� ca l’espressione “francamente obese” di riga 19?

A. Decisamente grasse.

B. Abbastanza sovrappeso.

C. Con un peso oltre il doppio della norma.

D. Che non si possono de� nire come magre.

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5. Perché alla riga 24, dopo “delle entrate caloriche” c’è un punto a capo?

A. Perché la sequenza è � nita e si comincia a parlare di un nuovo argomento.

B. Per evidenziare l’importanza del contenuto del nuovo capoverso.

C. È un errore, la frase successiva fa parte dello stesso paragrafo.

D. È un errore, non si tratta di una nuova frase ma della prosecuzione di quella precedente.

6. Che cosa intende dire l’autore affermando che “uno stile di vita poco attivo

rappresenta un fattore di rischio per la cardiopatia coronarica, il diabete e il

tumore del colon” (righe 29-31)?

A. Chi non segue uno stile di vita attivo si ammalerà di cardiopatia coronarica, diabete e tumore al colon.

B. I sedentari possono più facilmente contrarre malattie come le cardiopatie, il diabete e il tumore del colon.

C. Chi fa molto sport è immune da malattie come le cardiopatie, il diabete o il tumore al colon.

D. Uno stile di vita poco attivo riduce il rischio di diventare cardiopatico o dia-betico.

7. Qual è il signi� cato dell’espressione “fabbisogni energetici” di riga 37?

A. La quantità di calorie indispensabili per l’organismo.

B. Il bisogno di consumare dell’energia.

C. L’insieme delle masse muscolari e ossee.

D. Una grande quantità di cibo da assumere.

8. Quale locuzione useresti per legare le frasi “Il mantenimento di una vita � -

sicamente attiva permette un’alimentazione più abbondante” e “Si creano le

condizioni per soddisfare i fabbisogni di vitamine, minerali e altri nutrienti

essenziali” (righe 35-39)?

A. Ciò nonostante.

B. Contemporaneamente.

C. Se necessario.

D. Di conseguenza.

9. Che cosa signi� ca il sostantivo “espletamento” (riga 42)?

A. Ricerca.

B. Svolgimento.

C. Necessità.

D. Fatica.

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10. Con quali parole puoi sostituire l’espressione “A completamento di tutto ciò”

di riga 45?

A. Inoltre.

B. A volte.

C. Al contrario.

D. Oppure.

11. Quali caratteristiche deve avere l’attività � sica per un adulto sano? Elencale:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

12. Che cosa signi� ca l’espressione “al pari dell’igiene della persona” delle righe

48-49?

A. Con caratteristiche simili all’igiene della persona.

B. Importante come l’igiene della persona.

C. Da svolgere contemporaneamente all’igiene della persona.

D. Che deve essere alternata all’igiene della persona.

13. Perché le regole di comportamento alimentare sono de� nite “semplici” (riga

51)?

A. Perché ogni norma è espressa con poche parole.

B. Perché sono formulate usando parole facili da capire.

C. Perché indirizzano verso piatti semplici da preparare.

D. Perché tutti possono comprenderle e impararle.

14. Quale signi� cato hanno i due punti dopo le parole “cereali, ortaggi e frutta”

di riga 53?

A. Detto con altre parole.

B. Ad esempio.

C. Segue un elenco.

D. Di conseguenza.

15. Quale delle seguenti frasi meglio comunica il senso generale del testo?

A. L’obesità infantile può avere gravi conseguenze con il passare degli anni.

B. Lo sport è la migliore delle cure.

C. Uno stile di vita attivo e una sana alimentazione aiutano a prevenire molte

malattie.

D. Malattie cardiovascolari, diabete e tumore al colon sono una minaccia per

tutti noi.

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Grammatica

1. Nella frase “Stai attento guarda dove hai messo i piedi.” quale segno di pun-

teggiatura non puoi mettere dopo la parola “attento”?

A. I due punti.

B. Il punto e virgola.

C. Il punto esclamativo.

D. Le virgolette.

2. In quale di queste frasi c’è una particella pronominale?

A. Al gatto piace troppo la mia poltrona.

B. Non avere troppa fretta.

C. Oggi non posso venire da te.

D. Ditemi la verità.

3. Qual è la forma passiva di “La nonna mi ha fatto un bel regalo”?

A. Un bel regalo mi ha fatto la nonna.

B. Un bel regalo mi è stato fatto dalla nonna.

C. Un bel regalo mi fu fatto dalla nonna.

D. Un bel regalo mi fece la nonna.

4. In quale delle seguenti frasi vi è una preposizione impropria?

A. Lunga è la strada che porta alla perfezione.

B. Lungo la strada potrete incontrare i ragni ballerini.

C. Ho pensato a lungo alla strada da percorrere.

D. Ho vagato in lungo e in largo, ma non ho trovato la strada che cercavo.

5. Nella frase “Ieri mi sembravi piuttosto preoccupato”, qual è il soggetto?

A. Tu (sottinteso).

B. Ieri.

C. Mi.

D. Preoccupato.

6. Qual è il complemento di causa nella frase “Lunedì non sono riuscito a trovare

la strada di casa dalla nebbia che c’era!”?

A. Lunedì.

B. La strada.

C. Di casa.

D. Dalla nebbia.

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7. Quante proposizioni vi sono nella frase “L’uomo fu visto l’ultima volta mentre

cercava di salire sul treno che avrebbe dovuto portarlo a Parigi, sperando così

di sfuggire all’arresto.”?

A. Tre.

B. Quattro.

C. Cinque.

D. Sei.

8. Nella frase “Avendo rotto il vaso della zia Clotilde andrete a letto senza cena.”,

a quali delle seguenti forme esplicite corrisponde la subordinata implicita?

A. Quando avrete rotto il vaso della zia Clotilde.

B. Sebbene abbiate rotto il vaso della zia Clotilde.

C. Qualora abbiate rotto il vaso della zia Clotilde.

D. Poiché avete rotto il vaso della zia Clotilde.

9. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata dichiarativa implicita?

A. Ho paura di salire sugli ascensori.

B. Vorrei sapere come fate a salire su quell’albero.

C. Devo correre per prendere il treno delle 8,42.

D. Cercherò di arrivare in tempo all’appuntamento.

10. Nella frase “Gli diede un biscottino perché smettesse di piangere” che cosa è

la subordinata “perché smettesse di piangere”?

A. Causale esplicita.

B. Causale implicita.

C. Finale esplicita.

D. Finale implicita.

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PROVA 6

Comprensione

IL CASTELLO

Il castello medievale di solito si appollaiava come un’aquila, sulla cima di un monte

o alla con� uenza di due � umi. Lo cingevano spesse mura di pietra, rinforzate da

cavicchi di ferro, lambite da un ampio fossato d’acqua stagnante, lungo il cui pe-

rimetro correva una palizzata di robusti tronchi dalla punta acuminata, interrotta

da un tozzo torrione a cupola, o barbacane, collegato alla terraferma da un piccolo

pontile di legno. Al di qua della palizzata, a ridosso dei bastioni, montavano di

guardia le sentinelle. Di notte esse vigilavano dal cammino di ronda, o merlone,

che era una specie di parapetto frastagliato dallo zig-zag dei merli. Esso si snodava

lungo l’intera cinta di mura, ma in vari punti era interrotto dalle torri laterali con

le quali comunicava per mezzo di piccoli ponti levatoi, per impedire che i nemici,

una volta arrampicatisi con le scale sui merli, potessero penetrare all’interno del

maniero. In caso di attacco, gli arcieri si dislocavano lungo il cammino di ronda e

con le frecce rintuzzavano gli assalitori. Col tempo, il merlone fu ricoperto con una

volta che lo riparava dal sole d’estate e dal gelo d’inverno.

Ai lati, il castello era puntellato da alte torri circolari o quadrate dalle quali si

potevano rovesciare sugli spalti sottostanti pietre, pece e acqua bollente. A vari

piani, esse erano dotate internamente di scale retrattili ricavate nello spessore del

muro. Le � nestre erano sostituite dalle cosiddette bocche di leone, feritoie strom-

bate a forma di cono tronco disposto orizzontalmente con la base verso l’esterno.

La bocca di leone consentiva all’interno una visuale ad ampio raggio, limitando al

minimo l’osservazione dal di fuori.

Al maniero si accedeva attraverso un massiccio portone di ferro, sormontato da

un arco trionfale, � ancheggiato da torri, alla cui base era incardinato un ponte

levatoio ribaltabile, azionato da pulegge, montato su assi rotatori. Uno speciale di-

spositivo di contrappesi l’abbassava e lo sollevava. Una porta di servizio e d’emer-

genza, o “pusterla”, munita anch’essa di ponte levatoio, era ricavata su uno dei

bastioni laterali. Una � tta grata veniva innalzata, a mo’ di diaframma, tra il por-

tone e il cortile interno del castello, sul quale s’affacciavano gli abituri dei servi,

dei fabbri, dei carpentieri, dei calzolai, e le loro botteghe. Ai lati erano collocate la

chiesa, la fontana con l’annesso lavatoio e la peschiera.

Al centro troneggiava il maniero del signore, con il suo cortile, circondato da

mura. Qui si rifugiavano gli abitanti del castello quando i nemici, sfondato il ponte

levatoio e scavalcate le mura, avevano occupato il primo recinto. Il maniero, con

la sua torre squadrata, o “maschio”, alta � no a quaranta metri, era il cuore dell’in-

tero fortilizio. Il maschio aveva in media tre piani fuori terra e due sotto. Su ogni

piano s’affacciavano una o due stanze con sof� tto a volta. Quello superiore comu-

nicava con il sottostante per mezzo di scale retrattili. Il primo era occupato dal

salone, dove si banchettava, si ballava, si giocava a scacchi, si ricevevano gli ospiti.

Il secondo era adibito a camera da letto del signore e della moglie. Il terzo era abi-

tato dai � gli. Agli ospiti, ai malati e ai moribondi era riservato il primo piano del

sottosuolo mentre il secondo era destinato a segreta o prigione, dove i carcerati

languivano al buio, avendo per giaciglio la nuda terra.

(tratto da I. Montanelli, L’Italia dei comuni, Milano, Rizzoli, 1966)

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1. Che cosa intende dire l’autore affermando che il castello “si appollaiava come

un’aquila” (riga 1)?

A. Era in cima a montagne inaccessibili.

B. Sorgeva in luoghi lontani da ogni centro abitato.

C. Si trovava in posti da cui poteva sorvegliare le terre che aveva intorno.

D. Era basso sul terreno in modo da non farsi vedere.

2. Che cosa è il merlone?

A. Riparo in muratura sulla cima delle mura del castello.

B. Gruppo di sentinelle che di notte controllavano il territorio intorno al castello.

C. I merli sulla cima del castello.

D. La cinta di mura che circondava il castello.

3. Con quale espressione puoi sostituire la frase “una volta arrampicatisi con le

scale sui merli” (riga 11)?

A. Qualora riuscissero ad arrampicarsi con le scale sui merli.

B. Quella volta che si erano arrampicati con le scale sui merli.

C. Poiché potevano arrampicarsi con le scale sui merli.

D. Ogni volta che si arrampicavano con le scale sui merli.

4. Che cosa è il maniero?

A. Il muro di cinta.

B. Il castello.

C. Il cammino di ronda.

D. Il ponte levatoio.

5. Nella frase “Col tempo, il merlone fu ricoperto con una volta” (righe 13-14), che

cosa signi� ca l’espressione “col tempo”?

A. In caso di maltempo.

B. Ogni tanto.

C. Quando se ne ravvisava la necessità.

D. In epoca successiva.

6. Nella frase “esse erano dotate internamente di scale retrattili” (riga 17), a chi

o a che cosa si riferisce il pronome “esse”?

A. Gli spalti.

B. Le torri.

C. Il castello.

D. Le scale.

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7. Che cosa sono le “feritoie strombate” di cui si parla alle righe 18-19?

A. Particolari � nestre strette all’interno e larghe all’esterno.

B. Figure geometriche simili a un cono.

C. Una tecnica per eliminare le � nestre lungo i muri esterni delle fortezze duran-

te gli assedi.

D. Un tipo di apertura disposta in orizzontale, molto larga e bassa.

8. Con quale espressione puoi sostituire il verbo al gerundio “limitando” di riga 20?

A. Perché limitava.

B. Quando limitava.

C. Ma limitava.

D. E limitava.

9. Elenca le caratteristiche che aveva il portone di accesso al maniero.

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................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

10. Che cosa signi� ca la parola “abituri” usata alla riga 28?

A. Rifugi.

B. Luoghi di lavoro.

C. Abitazioni.

D. Prigioni.

11. Dove si trovavano, nel castello, la chiesa, la fontana e la peschiera?

A. In mezzo al cortile.

B. Ai piedi della torre principale.

C. Accanto alle case dei servi e alle botteghe degli artigiani.

D. Ai lati del cammino di ronda.

12. Come puoi sviluppare in forma esplicita la subordinata “sfondato il ponte le-

vatoio” di riga 32?

A. Anche se avevano sfondato il ponte levatoio.

B. Af� nché potessero sfondare il ponte levatoio.

C. Dopo che avevano sfondato il ponte levatoio.

D. Avevano sfondato il ponte levatoio.

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13. Quanti piani aveva in media il maschio?

A. Due.

B. Tre.

C. Quattro.

D. Cinque.

14. Nel maschio, a che cosa servivano le scale retrattili?

A. Per rendere più dif� cile la conquista nel caso i nemici fossero entrati nella torre.

B. Per impedire alla gente comune di accedere agli appartamenti del signore.

C. Per evidenziare il ruolo sociale dei diversi piani: più si era in alto più si era

importanti.

D. Per permettere di muoversi più rapidamente tra un piano e l’altro.

15. Quale titolo potresti dare a questo testo?

A. La guerra nel medioevo.

B. Descrizione di un castello medioevale.

C. Signori e servi nell’alto medioevo.

D. L’assedio e la conquista del castello.

Grammatica

1. In quale delle seguenti frasi non vi è un errore di punteggiatura?

A. “Uscite dalla casa con le mani alzate!”

B. “Uscite dalla casa, con le mani alzate!

C. “Uscite dalla casa (con le mani alzate).”

D. “Uscite, dalla casa con le mani alzate!”

2. Quale di questi nomi è un falso alterato?

A. Bottone

B. Limetta

C. Trombone

D. Tempaccio

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3. In quale di queste frasi non vi è un aggettivo al grado superlativo relativo?

A. La mia astronave è più elegante della tua.

B. La tua bicicletta è bellissima.

C. I tuoi zii sono molto simpatici.

D. Questa è la domanda più dif� cile di tutto il compito.

4. In quale frase vi è un verbo in forma ri� essiva?

A. Si dice che sia il migliore.

B. Ti chiedo di dirmi la verità.

C. Ci siamo iscritti a un corso di giardinaggio.

D. Mi fa male la punta del mignolo.

5. Quale congiunzione puoi inserire nella frase “Mi consigli il vestito rosso … quello blu?”

A. e

B. o

C. ma

D. sia

6. In quale delle seguenti frasi “mi” svolge la funzione di complemento oggetto?

A. Dimmi sempre la verità.

B. Per favore, mi puoi prestare la tua penna?

C. Spero proprio che oggi non mi interroghino.

D. Non chiedetemi di accompagnarvi dal dentista!

7. In quale delle seguenti frasi vi è una coordinata alla principale?

A. Il compito di storia era facile, ma quello di geometria mi ha fatto impazzire.

B. Elisabetta e Carlo hanno avuto un’accesa discussione.

C. Durante le vacanze andrò a Vienna, una città che non ho mai visto.

D. Non voglio che tu esca da solo perché potresti perderti e non saprei come ri-

trovarti.

8. Nella frase “È andato in Germania per studiare il tedesco e si è stabilito lì avendo trovato lavoro in un’azienda che produce orologi.” che cosa è la propo-sizione “che produce orologi”?

A. Subordinata di secondo grado alla principale.

B. Coordinata alla subordinata di primo grado alla principale.

C. Subordinata di secondo grado alla coordinata alla principale.

D. Subordinata di terzo grado alla coordinata alla principale.

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9. Nella frase “Benché fosse molto ricco, viveva in un modesto appartamento.”,

come si deve classi� care la subordinata “Benché fosse molto ricco”?

A. Causale esplicita.

B. Finale esplicita.

C. Temporale implicita.

D. Concessiva esplicita.

10. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata comparativa?

A. A quanto si dice, è un grande cuoco.

B. Arrivò con grandi balzi, come se fosse una cavalletta.

C. Siamo stati meno attenti di quanto avremmo dovuto.

D. Non ricordo più dove sono andato in vacanza lo scorso anno.

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Comprensione

I BAMBINI DEL MONDO

Qualcuno sostiene che “l’italiano all’estero” non esiste. Mi permetto di dissentire.

Mettetemi in qualsiasi aeroporto del mondo, bendato, e saprò riconoscere i con-

nazionali in transito. Le grida primitive dei padri di famiglia, in cerca dei � glioli.

Le urla dei � glioli, che rispondono evasivamente al padre di famiglia. Le battutac-

ce dette ad alta voce, con la serena certezza che nessuno al mondo capisca l’italia-

no. I profumi delle signore. I rumori festanti che provengono dai duty-free, dove

gli italiani si in� lano con l’euforia di una banda di turkmeni che in tutta la vita non

ha mai visto un negozio ben fornito.

La gioventù di un popolo, sono convinto, si vede negli aeroporti. Non è vero che

noi italiani siamo astuti e disincantati. Siamo invece i bambini del mondo: ricchi

da poco, entusiasti da sempre. Provate anche voi, la prossima volta che vi trovate

in un aeroporto straniero, a seguire un gruppo di connazionali, e vi convincerete:

siamo una nazione in perenne gita scolastica. Le sale d’aspetto sono piene di ingle-

si che leggono, di americani che dormono, di francesi che pensano, di tedeschi che

controllano che tutto sia in ordine. Gli italiani, se ci sono, non stanno mai fermi

(salvo chi è di guardia alle borse). Gli italiani fanno sempre qualcosa. Entrano nei

negozi. Escono dai negozi. Cercano di telefonare. Visitano il bar. Vanno in bagno.

Tornano dal bagno. Vogliono un giornale. Guardano le hostess. Negano di aver

guardato le hostess.

Anche la nostra pretesa di portare a bordo un baule spacciandolo per bagaglio

a mano rivela una giovane, sana, umanissima dif� denza. L’idea che una valigia,

messa su un nastro trasportatore a Milano, ricompaia a Pechino o Los Ange-

les, non ci convince per niente. Il nostro ri� uto del check-in è ideologico. Se

potessimo, voleremmo in America con una Samsonite in braccio, stretta come

un’amante.

Nemmeno durante il volo rimaniamo tranquilli. La gigantesca borsa a mano vo-

gliamo tenerla sotto controllo e a disposizione (ovvero sotto il sedile, dove non

entra; o davanti ai piedi, dove è vietato). La cintura di sicurezza, che per gli altri

passeggeri è una formalità, per noi è una camicia di forza, che ci impedisce di

compiere evoluzioni ed esplorazioni. Nei lunghi voli intercontinentali non riuscia-

mo mai a trovare le prese per gli auricolari, e cerchiamo di in� larli in un forellino

della poltrona. Gli italiani sono tra i pochi passeggeri che ogni volta ascoltano le

istruzioni di emergenza, con una sorta di timore scaramantico, come se pensasse-

ro: vuoi vedere che gli aerei cadono per dispetto, il giorno in cui nessuno ascolta

la descrizione delle dotazioni di bordo di questo aeromobile?

Il momento più entusiasmante e istruttivo, per lo studioso degli italiani dell’aria,

arriva tuttavia al momento del pasto. Pochi scoppiano a ridere, di fronte ai menu

delle compagnie aeree, dove una minestrina diventa Le ConsommŽ du Chef e

un’insalata mista si trasforma in A Selection of Garden Vegetables. La maggior

parte legge seria, e poi si nutre giudiziosamente, attaccando una vaschettina dopo

l’altra: antipasto freddo, pietanza gelida, caffè tiepido. Qualcuno asporta la botti-

glietta del vino, ignaro di rubare qualcosa che è già suo. Qualcun altro chiede un

liquore e, per poterlo nascondere in borsa, domanda allo steward di non aprirlo.

Quando l’assistente di volo arriva a portar via il vassoio, i passeggeri italiani – di-

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sciplinati – l’hanno già pronto in mano, ansiosi di sgomberare il tavolino per poter

passare a un altro gioco.

Fossimo così anche a terra. Qualcuno, forse, riuscirebbe a governarci.

(tratto da B. Severgnini, Manuale dell’imperfetto viaggiatore, Milano, Rizzoli Superpocket, 2000)

1. Che cosa intende dire l’autore con la frase “l’italiano all’estero non esiste” (riga 1)?

A. Negli altri stati non si parla l’italiano.

B. Gli italiani quando vanno all’estero cercano di sembrare abitanti del posto.

C. Quando si trovano all’estero gli italiani si comportano come gli altri stranieri.

D. Gli italiani all’estero si fanno subito riconoscere.

2. Perché le grida dei padri di famiglia di cui si parla alla riga 3 sono de� nite

“primitive”?

A. Perché sono rozze come i suoni inarticolati degli uomini primitivi.

B. Perché sono richiami molto semplici, formati da poche parole.

C. Perché sono richiami in dialetto, non in italiano.

D. Perché sono le prime parole che vengono alle labbra quando si è preoccupati.

3. Come sono, secondo l’autore, le signore italiane (riga 6)?

A. Usano profumi troppo forti e poco raf� nati.

B. Si lavano poco e sono circondate da un odore sgradevole.

C. Amano i profumi costosi e delicati.

D. Sembrano appena uscite da una doccia profumata.

4. Perché l’autore indica gli italiani, alla riga 10, come “i bambini del mondo”?

A. Perché siamo molto rumorosi.

B. Perché siamo spesso maleducati.

C. Perché abbiamo molti bambini.

D. Perché ci comportiamo come dei bambini.

5. Con quale connettivo puoi unire le frasi “vi convincerete” e “a seguire un

gruppo di connazionali” (riga 12)?

A. Anche se aveste provato.

B. Se proverete.

C. Perché proverete.

D. E proverete.

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6. In che cosa gli italiani nelle sale d’aspetto degli aeroporti sono diversi dagli altri?

A. Sono in costante movimento.

B. Non sanno bene che cosa fare.

C. Controllano in continuazione il bagaglio.

D. Vogliono sapere che cosa sta succedendo.

7. Con quale espressione puoi sostituire il termine “spacciandolo per” di riga 20?

A. Vendendolo di nascosto come.

B. Credendo che sia.

C. Facendolo passare per.

D. Usandolo come.

8. Che cosa intende dire l’autore affermando che “il nostro ri� uto del check-in è

ideologico” (riga 23)?

A. Ci ri� utiamo di dire che cosa pensiamo del check-in.

B. Preferiamo evitare il check-in.

C. Abbiamo l’idea che il check-in sia inutile.

D. Siamo per principio contrari al check-in.

9. Perché la frase alle righe 27-28 “ovvero sotto il sedile, dove non c’entra; o da-

vanti ai piedi, dove è vietato” è messa tra parentesi?

A. Perché contiene l’opinione dell’autore e non un’informazione oggettiva.

B. Perché è un approfondimento che si vuole tenere separato dal ragionamento

principale.

C. Perché ripete un concetto già espresso nelle righe precedenti.

D. Perché contraddice quanto detto nel resto del testo.

10. Perché le cinture di sicurezza sono de� nite, alla riga 29, “una camicia di forza”?

A. Perché gli italiani sugli aerei si comportano come dei matti.

B. Perché gli italiani, essendo molto agitati, devono essere tenuti fermi a forza.

C. Perché le cinture sono considerate dai passeggeri italiani un ingiusto impedi-

mento.

D. Perché nei voli intercontinentali le cinture di sicurezza sono molto più avvol-

genti.

11. Perché l’espressione “dotazione di bordo di questo aeromobile” di riga 35 è

scritta in corsivo?

A. Perché si riporta l’opinione dei passeggeri che non coincide con quella dell’autore.

B. Perché si tratta di un modo di dire tipico delle compagnie aeree.

C. Perché la frase è detta in senso ironico.

D. Perché riporta le precise parole dette dalle hostess prima di ogni decollo.

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12. Perché, secondo l’autore, “Pochi scoppiano a ridere di fronte ai menu delle

compagnie aeree” (righe 37-38)?

A. Perché i nomi dei piatti sono in francese e inglese anziché in italiano.

B. Perché solo alcuni leggono i menu, la maggior parte si af� da ai consigli del

personale.

C. Perché in genere non ci si accorge che si tratta di piatti molto semplici con

nomi complicati.

D. Perché i piatti proposti piacciono a quasi tutti i passeggeri.

13. Quale caratteristica hanno i pasti serviti sugli aerei?

A. Non sono mai alla temperatura giusta.

B. Sono poco abbondanti.

C. Sono composti in genere da piatti poco noti.

D. Vi sono poche possibilità di scelta.

14. Con quale connettivo puoi unire le frasi “Qualcuno asporta la bottiglietta di

vino” e “ignaro di rubare qualcosa che è già suo” (righe 41-42)?

A. Quando è. B. Ed è. C. Nonostante sia. D. Oppure è.

15. Perché sgomberare il tavolino è considerato dagli italiani un gioco?

A. Perché agli italiani piace fare questi lavori domestici.

B. Perché per noi tutta l’esperienza del volo è un gioco.

C. Perché è un lavoro semplice, che può fare anche un bambino.

D. Perché piatti e posate sono più piccoli del normale e sembrano dei giocattoli.

Grammatica

1. Quale errore di punteggiatura vi è nella frase “Ciò che state dicendo, ne sono

certo è falso; ne ho le prove e, se me lo permettete, ve lo dimostrerò.”?

A. Dopo “dicendo” non si deve mettere la virgola.

B. Si deve mettere la virgola dopo “certo”.

C. Dopo “falso” ci deve essere il punto fermo, non il punto e virgola.

D. Dopo la “e” non si deve mettere la virgola.

2. Quale di questi nomi è un alterato?

A. Torrone B. Pagliaccio C. Mulino D. Stradina

3. Quale pronome inde� nito devi inserire nella frase “C’è talmente tanta nebbia

che non si vede…”?

A. Tutto. B. Ciascuno. C. Niente. D. Qualcosa.

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4. In quale di queste frasi il verbo è all’indicativo trapassato prossimo?

A. L’ho detto a tutti.

B. L’ebbe detto a tutti.

C. Lo avevo detto a tutti.

D. Lo avremo detto a tutti.

5. Che cosa devi aggiungere per completare la frase “Vorrei una villa vicino …

mare.”

A. al B. del C. sul D. nel

6. Qual è il complemento di modo nella frase “Il gatto ha rubato l’arrosto entran-

do di nascosto dalla porta della cucina.”?

A. L’arrosto. B. Di nascosto. C. Dalla porta. D. Della cucina.

7. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata implicita?

A. Tu non puoi guidare l’auto del nonno perché non hai la patente.

B. Presa la patente, poté cominciare a guidare l’auto del nonno.

C. Prendi la patente e potrai guidare l’auto del nonno.

D. Se avessi la patente potrei guidare l’auto del nonno.

8. Qual è il discorso diretto che corrisponde alla frase “Chiese se avevamo fatto i

compiti per il giorno dopo”?

A. Chiese: “Avete fatto i compiti per domani?”

B. Chiese: “State facendo i compiti per domani?”

C. Chiese: “Fate i compiti per il giorno dopo?”

D. Chiese: “Avete fatto i compiti per il giorno dopo?”

9. Nella frase “Avendo bisogno di riposarmi, andrò alcuni giorni in campagna

dal nonno.” di che tipo è la subordinata “Avendo bisogno”?

A. Dichiarativa implicita.

B. Finale esplicita.

C. Causale implicita.

D. Consecutiva esplicita.

10. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata temporale?

A. Avendo perso il treno, non poterono arrivare in tempo.

B. Arrivato al traguardo, scoprì di non avere vinto.

C. Pur facendo molto freddo, non volle mettersi il cappello di lana.

D. Per fare un tavolo ci vuole il legno.

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PROVA 8

Comprensione

LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN SICILIA

Dunque ascoltiamo senza batter ciglia

la famosa invasione degli orsi in Sicilia.

La quale fu nel tempo dei tempi

quando le bestie eran buone e gli uomini empi.

In quegli anni la Sicilia non era

come adesso ma in un’altra maniera:

alte montagne si levavano al cielo

con la cima coperta di gelo

e in mezzo alle montagne i vulcani

che avevano la forma di pani.

Specialmente uno ce n’era

con un fumo che pareva una bandiera

e di notte ululava come un ossesso

(non ha � nito di ulular neppure adesso).

Nelle buie caverne di queste montagne

vivevano gli orsi mangiando castagne,

funghi, licheni, bacche di ginepro, tartu�

e se ne cibavano � nché erano stu� .

Bene. Molti anni prima, mentre il Re degli orsi Leonzio col suo � glioletto Tonio an-

dava sui monti per funghi, due cacciatori gli avevano rubato il bambino. Il padre si

era allontanato un momento per un dirupo e loro avevano sorpreso l’orsacchiotto

solo e indifeso, lo avevano legato come un pacchetto e l’avevano calato giù per i

precipizi, � no al fondo della valle.

Tonio! Tonio! Chiama forte

Ma le ore passano eterne

Risponde l’eco delle caverne

e intorno un silenzio di morte.

Si domanda: Dove sarà?

Che l’abbiano condotto in città?

Alla � ne il re tornò nella sua tana, raccontò che il � glio era morto, precipitato giù

da una rupe. Di dire la verità non avrebbe avuto il coraggio, sarebbe stata una

vergogna pw er un orso, � gurarsi per il Re. In � n dei conti se lo era lasciato rapire.

Da quel giorno non aveva avuto più pace. E quante volte aveva meditato di scende-

re giù tra gli uomini a cercare il � gliolo. Ma come fare da solo? Un orso in mezzo

agli uomini? Lo avrebbero ucciso e incatenato, e allora addio. Così gli anni passa-

vano.

Ed ecco venire un inverno più terribile di tutti gli inverni. Un freddo che gli stessi

orsi battevano i denti sotto le loro spesse pellicce. Una neve che copriva tutte le

pianticelle e non c’era più niente da mangiare. Una fame che faceva piangere per

intere notti gli orsatti più giovani e le orse deboli di nervi. Non se ne poteva più.

Finché uno disse: “E perché non scendiamo alla pianura?”. Si vedeva, nelle mattine

serene, il fondovalle sgombro di nevi con le case degli uomini e i fumi che usci-

vano dai camini, segno che si preparava qualche cosa da mangiare. Il paradiso

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era laggiù, pareva. E gli orsi, dagli alti greppi, stavano per delle ore a rimirarlo,

mandando lunghi sospiri.

“Scendiamo al piano. Meglio combattere con gli uomini che morire di fame quas-

sù”, dicevano gli orsi più animosi. E al loro Re, Leonzio, diciamo la verità, l’idea

non dispiacque: sarebbe stata una buona occasione per cercare il � glioletto. I pe-

ricoli, se tutto il suo popolo fosse sceso in massa, sarebbero stati ben minori. Gli

uomini ci avrebbero pensato su due volte prima di affrontare un nemico simile.

(tratto da D. Buzzati, La famosa invasione degli orsi in Sicilia, Milano, Mondadori, 2001)

1. La Sicilia, ai tempi in cui si svolge la storia, che cosa aveva di diverso rispetto

a oggi? Elenca le differenze:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

2. Dove avevano la loro casa gli orsi?

A. In piccole case del fondovalle.

B. Sulle cime dei monti, in mezzo ai ghiacci.

C. Sulle pendici del grande vulcano.

D. Tra le montagne, in oscure grotte.

3. Che cosa intende dire l’autore quando scrive che il vulcano “di notte ululava

come un ossesso” (riga 13)?

A. Era un vulcano attivo, il rumore era quello delle continue eruzioni.

B. Sul vulcano vivevano molti orsi, sono loro che la notte ululavano.

C. Il vulcano è immaginato come un lupo che di notte ulula alla luna.

D. I vulcani sono montagne pericolose, imprevedibili come una persona che urla

in preda a un’ossessione.

4. Da che cosa si capisce che gli orsi in tempi normali avevano cibo in abbondanza?

A. Avevano una pelliccia spessa, quindi erano grassi perché avevano tanto da

mangiare.

B. Sulle montagne trovavano tanta varietà di cibo e smettevano di mangiare non

quando non ce n’era più, ma quando non avevano più voglia di raccoglierne.

C. Le montagne erano ricche di grotte dove gli orsi potevano accumulare tutto il

cibo che volevano.

D. Faceva freddo solo sulla cima delle montagne, non nei fondovalle dove gli orsi

potevano trovare tutto il mangiare che desideravano.

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5. Che cosa vuol dire la parola “dirupo” (riga 21)?

A. Vetta innevata.

B. Precipizio.

C. Cratere di vulcano.

D. Fondovalle.

6. Come fecero gli uomini a portare via Tonio?

A. Lo legarono.

B. Lo stordirono colpendolo in testa.

C. Lo chiusero in una gabbia.

D. Lo minacciarono con i fucili.

7. Gli uomini dove portarono Tonio dopo averlo rapito?

A. Su un alto vulcano.

B. In una grotta buia.

C. Ai piedi della montagna.

D. In un precipizio.

8. Che cosa fece re Leonzio appena si accorse che il � glio era scomparso?

A. Tornò alla tana sperando di trovarlo lì.

B. Gridò sperando che qualcuno lo aiutasse a trovare il � glio.

C. Lo andò cercando per delle ore tra le montagne.

D. Provò a inseguire i due cacciatori che lo avevano rapito.

9. Con quale espressione puoi sostituire le parole “Alla � ne” di riga 30?

A. Finalmente.

B. Per concludere.

C. In� ne.

D. A � ne giornata.

10. Perché Leonzio raccontò che Tonio era morto?

A. Perché non era sicuro di ciò che era successo, forse Tonio era realmente cadu-

to dalla montagna.

B. Perché anche lui, come tutti gli orsi, si vergognava di dire la verità.

C. Perché lui era un orso con poco coraggio.

D. Perché era un motivo di vergogna, per un re degli orsi, lasciare che il proprio

� glio venisse rapito.

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11. Perché Leonzio non andò dagli uomini per liberare Tonio?

A. Non sapeva con esattezza dove lo avevano portato.

B. Era convinto che scendere tra gli uomini fosse un’impresa disperata.

C. Credeva che ormai gli uomini avessero ucciso Tonio.

D. Non voleva far correre pericoli agli altri orsi.

12. Quanto tempo dopo il rapimento di Tonio arrivò l’inverno freddissimo?

A. L’anno dopo.

B. Due anni dopo.

C. Quello stesso anno.

D. Molti anni dopo.

13. Che cosa vuol dire l’espressione “deboli di nervi” di riga 40?

A. Le orse più nervose.

B. Le orse che avevano mangiato di meno e si erano indebolite.

C. Le orse che si arrabbiavano più facilmente.

D. Le orse che non avevano un carattere abbastanza forte.

14. Perché durante il freddo inverno gli orsi si convincono che il paradiso era

dove vivevano gli uomini?

A. Perché se fossero stati uccisi combattendo contro gli uomini sarebbero andati

in Paradiso.

B. Perché nel fondovalle c’era il cibo, mentre sulla montagna stavano patendo la

fame.

C. Perché avevano sempre sognato di andare tra gli uomini, a loro pareva un

posto molto migliore delle montagne.

D. Perché loro immaginavano che il Paradiso fosse un luogo simile al fondovalle

in cui vivevano gli uomini.

15. Qual è la funzione delle parti in poesia?

A. Raccontare i fatti più importanti.

B. Descrivere l’ambiente e gli stati d’animo dei personaggi.

C. Esporre i pensieri del protagonista.

D. Comunicare i commenti e le osservazioni dell’autore.

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Grammatica

1. In quale delle seguenti frasi puoi inserire una virgola?

A. Tra due settimane faremo la veri� ca di grammatica.

B. Lo sanno tutti che sei mio amico.

C. Amo i dolci e i gelati.

D. Non dico mai bugie tranne quando mi conviene.

2. In quale delle seguenti frasi vi è un articolo partitivo?

A. Le foglie degli alberi stanno diventando gialle.

B. La soluzione del problema era impossibile da trovare.

C. Nel bosco ho visto degli scoiattoli che si arrampicavano su un albero.

D. Fate gli esercizi a pagina 123 del libro di geometria.

3. In quale di queste frasi non vi è un aggettivo al grado superlativo assoluto?

A. Il treno è velocissimo.

B. La nave è più lenta del treno.

C. La volpe è molto astuta.

D. Oggi sono strafelice.

4. In quale delle seguenti frasi vi è un verbo servile?

A. Nessuno deve far entrare il cane in casa.

B. Il cane era entrato in casa.

C. Il cane cercò di entrare in casa.

D. Il cane sta entrando in casa.

5. In quale delle seguenti frasi vi è una locuzione prepositiva?

A. Dietro la casa c’è un bel giardino.

B. Sopra la panca c’è una vecchissima capra.

C. Nella scatola sono rimasti due biscotti.

D. Al di là del mare c’è una terra misteriosa.

6. In quale delle seguenti frasi vi è un complemento di moto a luogo?

A. Non uscite dalla classe passando per la � nestra.

B. Il treno per Aosta è già partito.

C. Restò nascosto dietro la vecchia quercia.

D. Guardate che cosa c’è là dietro.

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7. Qual è il discorso indiretto che corrisponde alla frase “Giorgio mi disse: – Se

oggi piove potete venire tutti da me.”?

A. Giorgio mi disse che se oggi piove potevamo andare tutti da lui.

B. Giorgio mi disse che se quel giorno pioverà si poteva andare da lui.

C. Giorgio mi disse che se pioveva andavamo tutti da lui.

D. Giorgio mi disse che se quel giorno pioveva potevamo andare tutti da lui.

8. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata causale esplicita?

A. Chiese il suo aiuto per preparare una torta.

B. Ha fatto di tutto perché comprassi la sua bicicletta.

C. Non mi piace parlare in pubblico perché sono molto timido.

D. Svenne per aver visto un fantasma.

9. Nella frase “Ho tanta fame che mangerei un elefante.” che tipo di subordinata

è “che mangerei un elefante”?

A. Consecutiva.

B. Comparativa.

C. Concessiva.

D. Causale.

10. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata relativa?

A. Temo che il colpevole sia il maggiordomo.

B. Ci chiese che cosa desideravamo per cena.

C. Luigi è così alto che tocca quasi il sof� tto.

D. Gli amici che preferisco sono quelli che mi dicono sempre la verità.

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Comprensione

LA FESTA

Era una tranquilla festa di Regime. Nel mio nuovo ruolo di mànagero mi adden-

trai nella folla di gerarchetti e clarette, mentre camerieri veloci come pattinatori

impollinavano di champagne ogni angolo e l’orchestra suonava “Love in Ibiza”.

Bell’ambientino! Ricordai subito ciò che diceva il mio maestro baol:

Il vero baol non si annoia mai

tuttÕal pi• si addormenta.

(Quanta saggezza nei nostri antichi testi!)

Mi diressi al buffet. C’erano per lo più insalate. Gigantesche insalate ove era me-

scolato tutto ciò che costava di più, senza tener conto del risultato. Ne assaggiai

una di salmone, papaya, cervelletti di chinchillà, bottarga, granchio e cozze albi-

ne. Presi una quadrupla tartina e la asfaltai di caviale. Mi feci versare un � ute di

fernet e considerai la situazione.

Al primo tavolo vidi il padrone dell’atelier, il celebre Bonito Bon, re del casual. Era

vestito nel suo stile, in modo cioè che tutto sembrava lì per caso. Era passato un

foulard che si era impigliato in una camicia su cui era calata una giacca sotto la

quale avevano cercato rifugio un paio di jeans delavé in fondo ai quali si era ac-

quattato un paio di scarpe da tennis della migliore annata. In realtà quella era la

combinazione 16 B delle 372 con cui il trasandato regolamentava accuratamente

la sua trasandatezza, combinazioni che erano in vendita in più di cento città, nelle

quali i negozi Bon avevano spodestato musei, orfanotro� e monumenti nazionali.

Bonito Bon sorrideva agli invitati, abbronzato, con la bellezza un po’ sciupata dei

cinquantenni che esagerano col tennis. Era chiaro, dal movimento di maelstrom

mondano che attirava tutti verso il suo tavolo, che lì era il centro della festa.

Subito dopo, il secondo tavolo per possanza mondana era quello di Melissa Turbo,

nota bestsellerista nonché moglie dell’industriale dell’auto Flaviano Turbo, pro-

prietario di squadre di pallacanestro, pallamano, pallavolo e altre palle. Melissa

brillava rivestita da una frana di collane di diverso spessore, composite di perlone,

perline, perloidi, ovoline, nocciole, chicchi, cannolicchi, provole, emisferi, granu-

lomi e biglie. Sorrideva dietro un ventaglio su cui era riprodotta la copertina del

suo prossimo libro, per il quale appunto le veniva assegnato il premio.

Prossimo stava per: non ancora scritto.

Da qualche tempo infatti si era deciso di premiare ogni scrittore prima dell’uscita

del suo libro, con tre considerevoli vantaggi:

a) si eliminava l’ansia dell’autore (vincerò un premio o no?) e anche la tensione tra

gli autori (lo vincerà lui o io?) dato che tutti venivano premiati prima.

b) si eliminava il faticoso lavoro delle giurie e soprattutto la fatica di leggere, lato

quanto mai spiacevole del lavoro di giurato, mantenendone però gli aspetti cultu-

rali precipui quali il prestigio di essere in giuria e il pranzo � nale.

c) si eliminava ogni polemica. Nessuno poteva dire: “Avete premiato un brutto

libro” perché nessuno poteva averlo letto.

Per questo il clima tra gli Addetti ai Livori era disteso e sereno, e si intrecciavano

brindisi mentre la giuria, seduta a un tavolo stracolmo di rose e rosbif, chiosava

l’infelice situazione delle Belle Lettere nel nostro paese.

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Buttai giù un altro fernet e presi a muovermi tra i tavoli: ero rimasto solo per trop-

po tempo e già alcuni inservienti mi guardavano strano: un Vip che non conosce

nessuno non è un Vip.

(tratto S. Benni, Baol, Milano, Feltrinelli, 1990)

1. Che cosa signi� ca la frase “camerieri veloci come pattinatori impollinavano di

champagne ogni angolo” di righe 2-3?

A. I camerieri correvano indaffarati come api spruzzando champagne nella sala.

B. I camerieri passavano velocemente da un ospite all’altro riempiendo i loro

bicchieri di champagne.

C. I camerieri volavano sui pattini a offrire champagne.

D. I camerieri cercavano nella sala gli ospiti che si nascondevano negli angoli e li

spruzzavano con lo champagne.

2. Che cosa intendeva dire il maestro affermando che “il vero baol non si annoia

mai, tutt’al più si addormenta” (righe 5-6)?

A. Appena il mago baol inizia ad annoiarsi, immediatamente cade addormentato.

B. Il solo modo che ha un mago baol per addormentarsi è iniziare ad annoiarsi.

C. Il sonno è lo strumento usato dal mago baol per sfuggire alla noia.

D. Quando è sveglio, è impossibile per un mago baol provare noia.

3. Da che cosa era composta l’insalata scelta dal protagonista? Elenca gli ingre-

dienti:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

4. Che cosa signi� ca l’espressione, riferita alla tartina, “la asfaltai di caviale”

(riga 11)?

A. Misi sulla tartina uno spesso strato di caviale, nero e compatto come l’asfalto.

B. Coprii la tartina con uno strato di caviale duro come l’asfalto.

C. Misi sulla tartina tanti strati di prezioso caviale, come se fosse del semplice

asfalto.

D. Immersi la tartina in una vasca di caviale nero come l’asfalto.

5. Qual è la situazione che l’autore considerò dopo essersi preparato la tartina di

caviale (riga 11)?

A. Il modo di iniziare a discorrere con qualcuno degli ospiti.

B. Il cibo messo a disposizione degli ospiti.

C. Le persone che stavano partecipando alla festa.

D. La ricerca di un tavolo o di un posto a sedere libero.

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6. Perché l’autore alla riga 20 scrive che “i negozi Bon avevano spodestato musei,

orfanotro� e monumenti nazionali”?

A. Per informare che il signor Bon non era un amante dell’arte.

B. Per svelare quanto vaste e importanti erano le amicizie del signor Bon.

C. Per far capire quanto ricco era il signor Bon.

D. Per sottolineare l’arroganza e l’avidità del signor Bon.

7. Qual è il signi� cato dell’espressione “movimento di maelstrom mondano” delle

righe 22-23?

A. Come un vortice che attirava inesorabilmente tutti i partecipanti alla festa

verso un certo punto.

B. Una � la di camerieri che stava portando cibo raf� nato a un tavolo.

C. Il centro da cui partivano tutti gli ordini per il buon funzionamento della festa.

D. Una rappresentazione del mondo raf� nato cui appartenevano tutti i parteci-

panti alla festa.

8. Che cosa è la “possanza mondana” di cui parla l’autore alla riga 24?

A. Dimensione.

B. Importanza.

C. Numero di persone.

D. Bellezza.

9. Qual è il senso dell’espressione “frana di collane” di riga 27?

A. Insieme disordinato di più collane.

B. Collana molto lunga.

C. Collana brutta e poco elegante.

D. Collana in equilibrio precario che rischia di cadere a terra.

10. Che cosa si sapeva del prossimo libro di Melissa Turbo?

A. Il nome dei personaggi.

B. Il giudizio motivato della critica.

C. L’aspetto della copertina.

D. Il numero di pagine.

11. Qual è, secondo l’autore, l’aspetto più sgradevole del compito di giurato in un

concorso letterario?

A. La paura di dare un giudizio sbagliato e premiare un libro scadente.

B. La tensione tra i membri della giuria quando il giudizio non coincideva.

C. L’ansia derivante dalla necessità di non offendere nessuno.

D. L’impegno richiesto dalla necessità di dover leggere i testi dei concorrenti.

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12. Qual è il signi� cato dell’aggettivo “precipui” (riga 38) in “gli aspetti culturali

precipui”?

A. Facoltativi.

B. Rilevanti.

C. Faticosi.

D. Nascosti.

13. A che cosa si riferisce il pronome “questo” nell’espressione “Per questo” all’ini-

zio di riga 41?

A. Il clima sereno tra i giudici.

B. Gli autori dei libri in concorso.

C. La mancanza di fatica dei giudici non obbligati a leggere i libri.

D. La scelta di premiare i libri prima che siano scritti.

14. Perché gli inservienti guardavano in modo strano il protagonista (riga 45)?

A. Perché era da solo e non stava parlando con nessuno.

B. Perché osservava con troppa attenzione i vari tavoli.

C. Perché stava mangiando e bevendo troppo.

D. Perché non era uno degli addetti ai lavori.

15. Qual è lo scopo di questo testo?

A. Inventare un mondo fantastico.

B. Divertire con una storia inverosimile.

C. Criticare in forma ironica un certo mondo realmente esistente.

D. Stupire con una serie inesauribile di invenzioni assurde.

Grammatica

1. In quale di queste frasi i due punti non sono usati in modo corretto?

A. Mi ha chiesto: perché ieri ero assente.

B. Il duca rispose: “Questa è una calunnia!”

C. Per colazione puoi scegliere: latte, caffè, cioccolata, tè.

D. Questo mi piace di te: hai sempre il sorriso sulle labbra.

2. In quale di queste frasi vi è un aggettivo inde� nito?

A. Noi andiamo sempre al mare.

B. Quale mare bagna la Toscana?

C. L’altr’anno sono andato al mare a Spotorno.

D. Questo non è il mar Adriatico.

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3. Quale di questi verbi usa, in forma attiva, l’ausiliare “essere”?

A. Amare.

B. Partire.

C. Scrivere.

D. Leggere.

4. Quale congiunzione subordinante puoi inserire nella frase “Ero incerta…. fos-

se meglio entrare o aspettare.”?

A. Poiché.

B. Che.

C. Se.

D. Af� nché.

5. In quale delle seguenti frasi vi è un complemento di materia?

A. Trovo particolarmente avvincenti i � lm di spionaggio.

B. Lo zaino di Alfonso è molto più leggero del mio.

C. Perché non hai il libro di grammatica?

D. Nella camera da letto vorrei un pavimento in legno.

6. In quale delle seguenti frasi vi è una coordinata alla subordinata di primo

grado?

A. Escludendo tuo fratello, sono arrivati tutti e sono pronti per la gita.

B. Ha abbandonato gli studi per iscriversi a un corso di nuoto e diventare un

giorno campione del mondo.

C. I bambini che hanno rotto il vetro devono presentarsi in direzione.

D. Vi dico questo perché sappiate bene come si sono svolti i fatti.

7. Nella frase “Si dice che Osvaldo non sia il suo vero nome.”, che cosa è la propo-

sizione “che Osvaldo non sia il suo vero nome”?

A. Subordinata soggettiva.

B. Subordinata oggettiva.

C. Subordinata relativa.

D. Subordinata consecutiva.

8. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata implicita interrogativa indi-

retta?

A. Disse che il suo colore preferito era il giallo.

B. Vorrei sapere che cosa signi� ca questa frase.

C. Affermò di conoscere il nome di tutti i capoluoghi di provincia della Lombardia.

D. Mi chiedo chi chiamare in nostro aiuto.

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9. Nella frase “Pur non essendo d’accordo con te, devo ammettere che hai in

parte ragione.” come deve essere classi� cata la subordinata “Pur non essendo

d’accordo con te”?

A. Causale.

B. Concessiva.

C. Consecutiva.

D. Comparativa.

10. In quale delle seguenti frasi vi è un periodo ipotetico della realtà?

A. Se avessi dieci anni di più potrei andare in vacanza dove voglio io.

B. Credi che se avessi vinto al superenalotto te lo direi?

C. Se hai la febbre è meglio che resti a letto.

D. Se avesse il collo più lungo potrebbe essere una giraffa.

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PROVA 10

Comprensione

TEMPORALE SUL LAGO

Il porto di Laveno è nel mezzo della cittadina e sotto gli occhi di tutti, tra la sta-

zione delle Ferrovie Nord e il Municipio, talmente esposto, che le due ragazze non

vollero imbarcarsi in un luogo così aperto. Dovetti aspettare tutto un giorno, pri-

ma di poterle introdurre a bordo col favore della notte. Arrivarono con le loro bor-

se che era quasi mezzanotte, mentre l’Orimbelli, seduto a un caffè vicino al porto,

pazientava in attesa del carico. Erano così spaurite e timorose di essere viste, che

bisognò levare gli ormeggi e uscire al largo a piena notte. Le montive erano già

cadute e l’Orimbelli dovette mettersi ai remi, che erano pesantissimi, per uscire

dal golfo. Al largo trovammo il vento d’un temporale che rumoreggiava da dietro

il Mottarone e pareva deciso a scoppiare da un momento all’altro. Ci convenne

attraversare il lago per andarci a rifugiare sotto lo sponda opposta, mentre il tem-

porale scendeva improvvisamente in basso e cominciavano i rovesci d’acqua, i

lampi e le raf� che. L’Orimbelli, a metà lago e mentre le ragazze rannicchiate sotto

coperta tremavano come foglie, si lasciò cogliere, forse per contagio, dalla paura.

“Se si rovescia la barca” mi chiese “cosa si può fare?”

“Non si rovescia” gli rispondevo. “La Tinca è fatta per queste burrasche. Quel che

importa è non cadere in acqua, star saldi e governare con prudenza.”

I fulmini scendevano uno dopo l’altro intorno alla Tinca, che si dibatteva e a volte

si impennava come un cavallo. Pareva immobile e legata al fondo con una catena,

e invece correva a grandi balzi verso la sponda piemontese, piegando ora a dritta

ora a mancina, a seconda delle raf� che e delle bordate che la investivano.

L’Orimbelli, muto, stava seduto in coperta con le braccia avvinghiate all’albero,

ormai incapace di badare al � occo o di eseguire qualunque altra manovra. Lo ve-

devo alla luce dei lampi, con la faccia bianca come la tela delle vele che ogni tanto

sbattevano sinistramente, con un frastuono quasi maggiore di quello della bufera.

“Ancora un chilometro dottore” gli dicevo “e saremo al riparo della costa, nella

calma piatta.”

Da sotto coperta venivano le grida soffocate delle ragazze, che ad ogni panciata

della barca, credendo arrivata la � ne, invocavano la mamma.

In verità una corrente fortissima, di quelle che si formano durante i temporali,

ci trascinava verso il bacino centrale, cioè nell’occhio del maltempo, dove non c’è

riparo di sorta ai venti, che disponendo di uno spazio illimitato si liberano e im-

perversano a loro piacimento.

Poggiai verso Cannero, per compensare lo scarrocciamento, cercando di portar-

mi al riparo dei monti, ma badando a non dare del tutto la poppa all’uragano, per

timore di qualche ingavonata.

Le raf� che arrivavano del tutto impreviste, per il buio che impediva di vedere l’appan-

namento dell’acqua che le accompagna e le annuncia. Ma la barca teneva, ubbidiente

al timone e al gioco delle vele, guadagnando sempre più verso il riparo della costa.

D’un tratto, come per miracolo, il vento cadde e il lago si calmò. Le vele si af� oscia-

rono e la Tinca � lò leggera verso riva. Avevamo passato il � ume rombante del centro

lago ed eravamo entrati nella fascia costiera, protetta dal promontorio di Ghiffa.

Poggiai del tutto per andare a dar di cozzo nella riva e la barca si mise al passo,

quieta come un cavallo stanco.

(tratto da P. Chiara, La stanza del Vescovo, Milano, Oscar Mondadori, 1976)

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1. Perché le due ragazze non volevano salire a bordo della barca?

A. Si erano accorte che stava per scoppiare una tempesta e avevano paura di

andare in barca in un luogo così aperto.

B. Si vergognavano di quello che stavano per fare e volevano ancora pensarci.

C. Dovettero salire di nascosto perché sapevano che i loro genitori non erano

d’accordo e gliel’avrebbero impedito.

D. Temevano i commenti che avrebbero fatto in paese se qualcuno si fosse accor-

to che stavano andando in barca con due uomini.

2. Nella frase “prima di poterle introdurre a bordo col favore della notte” (righe

3-4), che cosa signi� ca l’espressione “col favore della notte”?

A. Appro� ttando del buio.

B. Durante la notte.

C. Dopo averle pregate per tutta la notte.

D. Anche se avevano paura del buio.

3. Che cosa signi� ca la frase “Le montive erano già cadute” di riga 7?

A. Il gran caldo era appena � nito.

B. Il vento aveva già cessato di sof� are.

C. La barca non era più protetta dai venti del lago come nel porto.

D. Il momento di partire era ormai arrivato.

4. Qual è il soggetto della frase “pareva deciso a scoppiare” alla riga 10?

A. Il lago. B. Il vento.

C. Il temporale. D. Il Mottarone.

5. Perché l’Orimbelli si fece cogliere dalla paura durante il temporale?

A. Perché doveva stare all’esterno anziché rifugiarsi sotto coperta insieme alle

ragazze.

B. Si era fatto in� uenzare dalle ragazze, terrorizzate per i movimenti della barca.

C. Perché ormai tante volte la barca era stata sul punto di rovesciarsi.

D. Perché il vento era talmente forte da rendere impossibile qualunque tipo di

intervento.

6. Nella frase “Pareva immobile e legata al fondo con una catena, e invece correva

a grandi balzi verso la sponda piemontese” (righe 19-20), quale espressione si

può mettere al posto di “e invece”?

A. Anche perché.

B. Sebbene a ben vedere.

C. Nonostante il fatto che.

D. Mentre in realtà.

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7. Nell’espressione “con le braccia avvinghiate all’albero” (riga 22), che cosa si-

gni� ca l’aggettivo “avvinghiate”?

A. Con un contatto deciso ma involontario.

B. Circondando completamente.

C. Che s� oravano a malapena.

D. Strette spasmodicamente.

8. Qual è il rapporto tra il protagonista e Orimbelli?

A. Sono due fratelli.

B. Si conoscono, ma il loro rapporto non può essere de� nito di amicizia.

C. Sono due persone che si sono trovate casualmente insieme perché condivido-

no la stessa passione per la vela.

D. Sono intimi amici da molto tempo.

9. Che cosa indica il gerundio “disponendo” della frase “disponendo di uno spa-

zio illimitato” (riga 32)?

A. La causa. B. La durata. C. Il modo. D. Lo scopo.

10. Con quali parole puoi riassumere la frase “Poggiai verso Cannero, per com-

pensare lo scarrocciamento?” (riga 34)?

A. Mi allontanai da Cannero per evitare l’uragano.

B. Andai a Cannero per allontanami dalle montagne.

C. Girai in direzione di Cannero per contrastare la forza della corrente.

D. Riuscii a raggiungere Cannero e mi misi al riparo nel porto.

11. Di giorno come faceva il protagonista ad accorgersi dell’arrivo di una raf� ca

di vento?

A. Non era possibile, le raf� che arrivano sempre impreviste.

B. Evitava le zone all’ombra, più buie.

C. Esaminava la trasparenza dell’aria durante gli scrosci di pioggia.

D. Osservava la super� cie dell’acqua.

12. Perché l’autore usa in questo testo molti termini tecnici del linguaggio mari-

naro?

A. Perché il testo è rivolto essenzialmente a esperti di cose di mare.

B. Per far capire che il protagonista, che narra in prima persona, era un esperto

marinaio.

C. Perché l’autore era convinto che tutti conoscessero questi vocaboli.

D. Per rendere l’ambiente in cui si svolge la storia più strano e misterioso.

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13. Qual è il “� ume rombante” di cui si parla alla riga 41?

A. Il Ticino, il principale immissario del lago Maggiore.

B. Il lago stesso che era diventato come un grande � ume impetuoso.

C. I torrenti in piena che si gettavano nel lago.

D. La corrente fortissima in mezzo al lago.

14. L’autore alle righe 43-44 paragona la barca a un cavallo; in quali altri punti del

testo è riproposto lo stesso paragone? Riportali indicando anche la riga in cui

si trova:

................................................................................................................................................

................................................................................................................................................

15. Qual è lo scopo principale di questo brano?

A. Emozionare. B. Impaurire. C. Incuriosire. D. Divertire.

Grammatica

1. In quale delle seguenti frasi la punteggiatura non è corretta?

A. È tardi, devo tornare a casa.

B. Chiese: “Chi sei?”

C. Giorgio, ci accompagnerà durante l’escursione.

D. Questa, forse, è la risposta giusta.

2. In quale di queste frasi c’è un pronome dimostrativo?

A. Quel sentiero è troppo ripido.

B. Il sentiero più facile è questo.

C. Sono tutti esercizi facili tranne gli ultimi.

D. Gli esercizi sono facili, solo alcuni presentano delle dif� coltà.

3. In quale di queste frasi vi è un verbo al congiuntivo imperfetto?

A. Se avesse avuto un po’ di pazienza avrebbe � nito il puzzle.

B. Se fossi più giovane avrei meno dolori.

C. Quando avete sete bevete del tè caldo.

D. Abbiate � ducia quando vi chiediamo di ascoltarci.

4. In quale frase c’è un avverbio di quantità?

A. Non pensavo di spendere tanti soldi.

B. I prezzi sono aumentati.

C. Mi sono rimasti pochi spiccioli.

D. Questo mese ho speso troppo.

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5. In quale delle seguenti frasi vi è un complemento di speci� cazione?

A. Sono stato invitato da Marta alla sua festa di compleanno.

B. Degli amici mi hanno invitato alla loro festa.

C. Ho regalato a Marta un braccialetto d’argento.

D. Verrò alla festa con il libro di storia perché domani sarò interrogato.

6. In quale delle seguenti frasi vi è un complemento di modo?

A. Passò due mesi a osservare con grande attenzione il volo delle api.

B. Un’ape si è avvicinata e mi ha punto sul naso.

C. L’olfatto è il senso che meno ho sviluppato.

D. Grazie agli incentivi statali ho potuto comprare una nuova automobile.

7. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata � nale implicita?

A. Piango perché sono troppo felice.

B. Ho trovato un vecchio vaso da trasformare in portaombrelli.

C. Mi sono preoccupato non avendo più ricevuto tue notizie.

D. Arrivò così stanco da non riuscire a stare in piedi.

8. Nella frase “sono troppo stanco per riuscire a tenere gli occhi aperti.”, come

deve essere classi� cata la proposizione “per riuscire a tenere gli occhi aperti”?

A. Causale implicita.

B. Consecutiva implicita.

C. Finale implicita.

D. Comparativa implicita.

9. In quale delle seguenti frasi vi è una subordinata modale?

A. Ti comporti come se avessi fretta.

B. Anche se hai fretta, vai piano.

C. Correva come un matto perché aveva fretta.

D. Nonostante la fretta, guidava con grande prudenza.

10. In quale delle seguenti frasi vi è un periodo ipotetico della possibilità?

A. Se mangiassi un po’ meno saresti meno grasso.

B. Ditemi voi se potevo trattenermi dal ridere.

C. Se sono le dieci è proprio ora che mi alzi.

D. Se avessi le ali volerei da te.

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