Consulente Geologo Dr. Cristiano Nericcio Via Roma 92/6 ... PIANI... · Relazione Geotecnica R2 (ai...
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Consulente Geologo Dr. Cristiano Nericcio Via Roma 92/6 - 21020 Mercallo VA
Tel - fax 0331 968868 cell. 338 3763998 – e mail
REGIONE LOMBARDIA – PROVINCIA DI VARESE Comune di Sesto Calende
STUDI CONCERNENTI IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO DI UN
CAPANNONE INDUSTRIALE E SISTEMAZIONE AREE ESTERNE PRESSO VIA MEREGINO 13
ELABORATO
Relazione Geologica R1-R3
(ai sensi del D.M. 14/01/2008 e del D.G.R. IX/2616 del 30/11/2011) Relazione Geotecnica R2
(ai sensi del D.M. 14/01/2008)
COMMITTENTE
Spett.le ENRICO COLOMBO S.R.L.
Via Meregino 13, 21018 Sesto Calende
DATA Settembre 2008 – Aggiornamento Novembre 2017
Il tecnico: Dr. Geol. Cristiano Nericcio
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INDICE
1. PREMESSA................................................................................................................................................................ 3
1.1 Vincoli .................................................................................................................................................................. 3 1.2 Principali normative osservate .............................................................................................................................. 4 1.3 Obiettivi ................................................................................................................................................................ 4 1.4 Note ...................................................................................................................................................................... 4
2. CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA DEL SITO................................................................................................ 5 2.1. Geomorfologia ..................................................................................................................................................... 5 2.2 Geologia................................................................................................................................................................ 6 2.3 Geofisica ............................................................................................................................................................... 8
3. CARATTERIZZAZONE IDROGRAFICA E IDROGEOLOGICA DEL SITO...................................................... 13 3.1 Idrografia ............................................................................................................................................................ 13 3.2 Idrogeologia........................................................................................................................................................ 15
4. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEL SITO ........................................................................................... 17 4.1 Indagini ............................................................................................................................................................... 17 4.2 Interpretazione geotecnica dei terreni ................................................................................................................. 20 Parametri caratteristici angolo attrito 32°, peso di volume 19 kN/mc, coesione nulla.............................................. 20 4.3 Ipotesi di carichi ammissibili e cedimenti........................................................................................................... 20
5. CONCLUSIONI ....................................................................................................................................................... 23
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1. PREMESSA In seguito al colloquio avuto con l’egr. Ing. Margaroli E. (Studio tecnico Via Briante Somma
Lombardo) e con l’egr.a Arch. Calloni E. (Studio Tecnico Papa, Corso Sempione Gallarate) mi è
stato commissionato nel Settembre 2008 l’incarico per eseguire un’indagine geologico-tecnica a
sostegno del progetto di ampliamento di un capannone industriale previsto per una porzione di
territorio ubicata in Via Meregino 13, nel comune di Sesto Calende.
Nel Settembre 2015 fu aggiornata la perizia originaria poiché: a) lo stesso progetto era ancora da
realizzare; b) sono subentrate modifiche al progetto originario (ridimensionamento); c) sono
subentrate normative nuove (aggiornamento componente geologica PGT, nuove norme tecniche per
le costruzioni, ecc) in relazione a quelle in vigore al momento della prima stesura.
Allo stato attuale, Novembre 2017, viene richiesto un nuovo aggiornamento poiché: a) lo stesso
progetto è ancora da realizzare; b) sono subentrate modifiche al progetto originario; c) sono
subentrate normative nuove rispetto a quelle in vigore al momento della prima stesura e
dell’aggiornamento 2015.
1.1 Vincoli La documentazione geologica di PGT redatta dallo studio CONGEO nel 2010 classifica la
maggiori parte dell’area interessata dall’intervento oggetto di studio in una CLASSE DI
FATTIBILITA’ GEOLOGICA II, che comprende zone nelle quali sono state riscontrate modeste
limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni.
Immediatamente accostata a tale classe si trova una porzione di territorio comprendente gli
edifici esistenti nella loro porzione estrema orientale (ma non i nuovi edifici in ampliamento da
quanto deducibile dalle planimetrie visionate), classificata in FATTIBILITA’ GEOLOGICA IV, in
questa classe sono individuate le aree ove l'alto rischio geologico comporta gravi limitazioni per la
modifica alla destinazione d'uso del territorio ed in tale ambito sono escluse nuove edificazioni, se
non interventi volti al consolidamento e/o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza
dei siti (si tratta della fascia di tutela assoluta dei corpi idrici superficiali, in particolare in questo
caso del Fosso Meregino).
Per gli edifici esistenti in classe IV saranno consentiti esclusivamente le opere relative ad
interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e
risanamento conservativo così come definiti dall'art. 27, comma 1, lettere a) b) e c) della L.R.
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12/2005, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativi. Sono
consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica.
Si consiglia di verificare il posizionamento degli edifici in ampliamento su planimetrie di
maggior dettaglio per avvallare quanto sopra esposto.
1.2 Principali normative osservate Il presente documento è stato redatto seguendo gli estremi del:
Circolare 617 del 2/02/09 Istruzioni per l’applicazione delle NTC di cui al D.M. 14/01/08;
D.M 14/01/08 Norme tecniche per le costruzioni;
D.Lgs. 3/4/2006 n. 152 Norme in materia ambientale;
OPCM n. 3274 del Marzo 2003;
D.P.R 328/01 Competenze in materia di indagini geognostiche dei geologi;
D.M. 16/01/96 Norme tecniche per le costruzioni in aree sismiche;
D.M. 11/3/1988: “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei
pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione,
l’esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione”;
Delibera 4/02/1977 Criteri, metodologie e norme tecniche generali della legge 10/05/1976 n. 319
recante norme per la tutela delle acque dall’inquinamento, successivi e similari.
1.3 Obiettivi Pertanto la presente relazione valuta le caratteristiche geomorfologiche, geologiche, idrografiche,
idrogeologiche e stratigrafiche locali, ai fini di verificare un equilibrato inserimento delle opere in
progetto con il contesto locale.
1.4 Note Di seguito si elencano per chiarezza d’esposizione gli acronimi citati in relazione:
L. Legge, D.Lgs. Decreto Legislativo, D.M. Decreto Ministeriale, D.P.R. Decreto del
Presidente della Repubblica, p.c. piano campagna, SPT standard penetration test , SCPT standard
cone penetration test, A.G.I. Associazione Geotecnica Italiana, DPHS Dinamic Penetrometer Super
Heavy, PRGC Piano regolatore generale comunale, PGT piano di governo del territorio, q lim
portata limite, q amm portata ammissibile.
In calcolistica per la capacità portante: c = coesione del terreno, q’= tensione efficace nel terreno
alla profondità di imposta, B = larghezza della fondazione, γ = densità del terreno, Nc- Nq e Nγ =
fattori di capacità portante funzione dell’angolo di attrito φ, sγ, sc, sq =fattori di forma della
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fondazione, iγ, ic, iq =fattori correttivi che tengono conto dell’inclinazione del carico, bγ, bc, bq=
fattori correttivi che tengono conto dell’inclinazione della base topografica, gγ, gc, gq= fattori
correttivi che tengono conto della inclinazione del piano campagna, dc, dq, dγ= fattori dipendenti
dalla profondità del piano di posa. Per i cedimenti: q’ = pressione efficace in kPa, σ’vo = tensione
verticale efficace agente al piano di imposta in kPa, B = larghezza della fondazione in m, Ic =
indice di compressibilità legato ai valori di Nspt, fs, fH, ft = fattori correttivi dipendenti dalla forma,
dello spessore dello strato compressibile e della componente viscosa dei cedimenti.
2. CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA DEL SITO
2.1. Geomorfologia A grande scala l’area indagata mostra un’elevata variabilità morfologica, per gran parte ereditata
dagli eventi geologici (glaciazioni) succedutisi nel corso dell’ultimo milione di anni. Ad un
originario substrato prequaternario (gonfolitico) si sovrappone un considerevole volume di depositi
morenici e sedimenti di origine fluvioglaciale, messi in posto durante le numerose fasi (almeno una
dozzina) di avanzata e ritiro dei ghiacciai. Tali depositi sono stati a loro volta parzialmente
interessati dall’apporto di materiali di origine eolica (loess), mentre negli ultimi millenni è stata
particolarmente operosa l’attività legata alle dinamiche fluviali, incisione ed erosione associata alla
deposizione di alluvioni lungo le principali aste fluviali, oltre all’esteso impaludamento di larghi
tratti di aree retromoreniche.
L’area studiata si trova a cavallo della curva di livello 220 m s.l.m. secondo la cartografia tecnica
regionale. La curva di livello in corrispondenza della quale corre un terrazzo di origine
fluvioglaciale separa l’unità geomorfologica di monte costituita da una superficie blandamente
pendente rappresentante una fascia di raccordo tra rilievi morenici e valle fluviale da quella di valle
che costituisce un paleoalveo di uno scaricatore glaciale.
All’interno dei lotti indagati l’orlo di terrazzo, in passato “intaccato” dai lavori svolti per la
realizzazione del corpo di fabbrica principale, origina un dislivello di circa 3 m con la porzione
ribassata (cortile interno) rivolta ad E verso il corso del fosso Merigino.
Osservando un intorno significativo dell’area indagata si può notare come l’urbanizzazione si
concentri soprattutto nella porzione sud occidentale.
Il fosso Merigino, descritto nel dettaglio nel paragrafo dedicato all’idrologia, presenta un alveo
(di modesta entità) in corrispondenza della proprietà studiata che non mostra segnali geomorfologici
legati ad un’attività di erosione accelerata dovuta allo scorrimento delle acque superficiali.
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Considerazioni geomorfologiche relative all’intervento in progetto
Dal punto di vista geomorfologico, secondo il sopralluogo condotto e la documentazione consultata,
l’area indagata non presenta fenomeni geomorfologici accelerati in atto e non si sono riscontrati
nelle immediate vicinanze elementi geomorfologici tali da lasciar supporre rapide evoluzioni
dell’attuale assetto territoriale; pertanto l’area può essere considerata stabile e sottoposta alla
naturale fase di peneplanazione delle superfici topografiche. L’intervento in progetto non altererà
tale favorevole situazione.
2.2 Geologia Per l’inquadramento geologico generale è stato visionato il F. 31 “Varese” della Carta
Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 (A.A.V.V.) e la documentazione geologica allegata al
vigente PGT..
Inoltre per un’indagine più particolareggiata è stato utilizzato il rilievo geologico in dettaglio alla
scala 1:10.000 della zona eseguito dal Gruppo Quaternario del Dipartimento Scienze della Terra
dell’Università degli Studi di Milano. Tale rilevamento utilizza i nuovi criteri di rilevamento per i
depositi quaternari e pertanto identifica i depositi continentali quaternari utilizzando le “Unità
Allostratigrafiche”.
L’Unità Allostratigrafica è definibile come un corpo di rocce sedimentarie cartografabile, risolto
ed identificato sulla base di discontinuità che lo delimitano; l’Alloformazione è l’unità fondamentale
di questa classificazione e comprende i sedimenti appartenenti ad un determinato evento
deposizionale. Di rango inferiore all’Alloformazione è l’”Unità”, di rango superiore è
l’”Allogruppo”.
All’interno di ogni singola unità è possibile effettuare una distinzione delle facies sedimentarie,
in particolare possono ritrovarsi: facies glaciali (materiali depositati da ghiacciai), facies
fluvioglaciali (materiali depositati dall’azione combinata di torrenti e ghiacciai), facies lacustri e
facies eolica (materiali depositati al termine di eventi ventosi)
Secondo tale rilevamento geologico, l’opera in progetto rientra nell’unità formazionale
denominata:
Unità Daverio (Allogruppo di Besnate)
L’Unità di Daverio è costituita da depositi dell’ultima avanzata glaciale (Fase Daverio)
dell’Allogruppo di Besnate. Corrisponde nominalmente al “Fluvioglaciale Wurm” degli Autori
precedenti. I depositi fluvioglaciali qui presenti sono costituiti da ghiaie a supporto clastico, da
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grossolane a medie, clasti poligenici di dimensioni medie intorno ai 3-4 cm, numerosi clasti sono
rivestiti da patine d’argilla; sabbie fini debolmente limose, micacee, laminate con rari ciottoli sparsi.
L’alterazione dei clasti è intorno al 20%; i micascisti sono spesso arenizzati, mentre i cristallini
presentano un cortex d’alterazione. Il colore della matrice si attesta intorno a valori di 2.5Y
(MUNSELL SOIL COLOR CHART).
La copertura loessica (limo sabbioso) è sempre presente con colori variabili da 7.5YR a 10YR
(Munsell Soil Color Chart ) e spessori estremamente variabili. Il loess può essere definito come un
silt (granulometria compresa ∅ 0.06 e 0.002 mm) non stratificato ed omogeneo. Si tratta di un
sedimento poroso, consolidato e non consolidato adatto a formare pendii ripidi; in genere se non
alterato ha colore bruno giallastro (il colore varia da 10, 7.5, 5 YR MUNSELL SOIL COLOR
CHART); la sua origine primaria è eolica, ed è associato a condizioni climatiche aride in ambiente
desertico o proglaciale. Una simile definizione è tuttavia pienamente accettata solo per il loess
tipico; altri depositi di tipo loessico possono avere natura colluviale (possono essere cioè stati
rimaneggiati).
Le particelle loessiche, per quanto riguarda la composizione mineralogica, consistono
essenzialmente di granuli quarzosi, che si sono in gran parte originati in seguito alla disgregazione
delle rocce di partenza da parte del sole o del gelo. Questi processi producono una gran quantità di
polvere nelle regioni a clima arido e caldo. Le particelle argillose, prese in carico dal vento si
associano e assumono la granulometria di un silt durante la deposizione o la diagenesi; questo
fenomeno è facilitato soprattutto dalla presenza di elementi quali Fe e Al. I granuli di quarzo
rappresentano circa il 65% dell’intera composizione mineralogica, i feldspati il 10-20% e i
carbonati di Ca e Mg il 0-35%. Sono ovviamente anche presenti i minerali pesanti. Come risultato
di varie combinazioni di processi fisico-chimici e colloidali, i minerali argillosi si formano
autogeneticamente nel loess. Tale sedimento, dalla colorazione giallo-marrone si rinviene con
spessore e continuità variabili e determina un orizzonte caratteristico ed estremamente esteso.
Considerazioni geologiche relative all’intervento in progetto
L’intervento ricade nell’unità geologica denominata Allogruppo di Besnate (Unità Daverio), i
lavori in progetto interesseranno pertanto dei depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaie da
grossolane a medie a supporto clastico, costituite clasti poligenici di dimensioni medie intorno ai 3-
4 cm alternate a sabbie fini debolmente limose, micacee, laminate con rari ciottoli sparsi
In superficie è presente un orizzonte loessico (limo sabbioso) dallo spessore variabile le cui
caratteristiche geotecniche devono essere valutate a seconda delle situazioni locali.
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2.3 Geofisica Macrozonazione e segnali sismici
Con l’emanazione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 aprile 2006
“Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento
degli elenchi delle medesime zone” sono stati approvati i criteri generali e la mappa di pericolosità
sismica di riferimento a scala nazionale (macro-zonazione) riportata in figura.
La mappa riportata rappresenta graficamente la pericolosità sismica del territorio nazionale
espressa in termini di accelerazione massima del suolo ag , con probabilità di superamento del 10%
in 50 anni, riferita ai suoli rigidi (Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi categoria A di
cui al punto 3.2.1 del D.M. 14/09/05) caratterizzati da una velocità di propagazione delle onde
sismiche di taglio Vs30 > 800 m/s.
Tale mappatura e i rispettivi valori di accelerazione massima si traducono in zone sismiche così
suddivise dalla più gravosa:
ZONA ACCELERAZIONE CON PROBABILITA’ DI SUPERAMENTO PARI A 10% IN 50 ANNI (m/s)
1 0,25 < ag < 0,35g
2 0,15 < ag < 0,25g
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3 0,05 < ag ≤ 0,15g
4 ≤ 0,05g
Considerato quanto sopra esposto si rileva che il territorio comunale di Sesto Calende rientra
completamente in classe sismica quarta (4).
Archivio segnali sismici
La carta soprastante illustra i principali terremoti storici dall'anno mille ad oggi in Lombardia e
le zone sismogenetiche adiacenti da cui possono giungere terremoti risentiti dalla popolazione.
Pericolosità sismica locale e Microzonazione sismica
La microzonazione sismica è una tecnica di analisi sismica di un territorio che ha lo scopo di
riconoscere ad una scala sufficientemente piccola (scala comunale o sub comunale) le condizioni
geologiche locali (zone di versante, terreni non consolidati, aree in frana, sedimenti liquefacibili,
ecc) che possono alterare più o meno sensibilmente le caratteristiche del movimento sismico atteso
e/o produrre deformazioni permanenti e critiche per le costruzioni e le infrastrutture in loco.
Nell’ambito dell’identificazione della pericolosità sismica locale l’area studiata rientra in uno
scenario Z4a (necessari approfondimenti d’indagine per edifici strategici e/o rilevanti).
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Le norme tecniche per le costruzioni esposte nel D.M. 14/01/2008 al fine di valutare la
microzonazione sismica elencano in ambito topografico alcune condizioni in grado di amplificare in
maniera crescente gli effetti di un sisma (valide per rilievi superiori ai 30 m): a) T1 Superficie
pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media I <= 15°; b) T2 Pendii con inclinazione
media >15°; c) T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base ed inclinazione media
compresa tra 15 e 30°; d) T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e
inclinazione media maggiore di 30°. Per l’area in corso di studio si tratta a livello generale di una
classe T1.
Altresì le medesime norme identificano in ambito stratigrafico alcune categorie di suolo in base
alla misurazione della velocità media delle onde Vs nei primi 30 m di suolo al di sotto del piano di
posa delle fondazioni (vedi allegato).
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Esistono anche fonti che correlano le informazioni lito-stratigrafiche sia con la classificazione
sismica dei suoli sia con la velocità delle onde S:
Categoria Litologia
A Calcare, Gesso, Marne, Rocce generiche
B Ghiaia fine, media, grossolana, blocchi, massi
C Sabbia fine, media, grossolana
D Limo, Argilla
Tratto da piano di protezione Civile
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Da una serie di correlazioni con sezioni e stratigrafie ai 30 m di suolo al di sotto del piano di
posa delle fondazioni è attribuibile una litologia prevalentemente ghiaioso sabbiosa alla quala titolo
cautelativo si attribuisce una classificazione sismica “C”.
Liquefazione
Il sito presso il quale è ubicato il manufatto deve essere stabile nei confronti della liquefazione,
intendendo con tale termine quei fenomeni associati alla perdita di resistenza al taglio o ad
accumulo di deformazioni plastiche in terreni saturi, prevalentemente sabbiosi, sollecitati da azioni
cicliche e dinamiche che agiscono in condizioni non drenate.
La verifica a liquefazione può essere omessa quando si manifesti almeno una delle seguenti
cinque circostanze: 1). eventi sismici attesi di magnitudo M inferiore a 5; 2). accelerazioni massime
attese al piano campagna in assenza di manufatti (condizioni di campo libero) minori di 0,1g; 3).
profondità media stagionale della falda superiore a 15 m dal piano campagna, per piano campagna
sub-orizzontale e strutture con fondazioni superficiali; 4). depositi costituiti da sabbie pulite con
resistenza penetrometrica normalizzata (N1)60 > 30 oppure qc1N > 180 dove (N1)60 è il valore
della resistenza determinata in prove penetrometriche dinamiche (Standard Penetration Test)
normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa e qc1N è il valore della resistenza
determinata in prove penetrometriche statiche (Cone Penetration Test) normalizzata ad una tensione
efficace verticale di 100 kPa; 5). distribuzione granulometrica specifica esterna al campo principale
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delle sabbie sia per terreni con coefficiente di uniformità Uc < 3,5 sia nel caso di terreni con
coefficiente di uniformità Uc > 3,5. Se il terreno risulta suscettibile di liquefazione e gli effetti
conseguenti appaiono tali da influire sulle condizioni di stabilità di pendii o manufatti, occorre
procedere ad interventi di consolidamento del terreno e/o trasferire il carico a strati di terreno non
suscettibili di liquefazione.
Soffermandosi sul punto 2 sopra citato in funzione della omissione della verifica a liquefazione,
“accelerazioni massime attese al piano campagna in assenza di manufatti (condizioni di campo
libero) minori di 0,1g” in classe sismica IV è una condizione praticamente sempre verificata.
L’accelerazione massima attesa al piano campagna in assenza di manufatti in condizioni di
campo libero è riconducibile all’agMAX (ag x S dove S =(Ss + St), Ss parametro legato alla
classificazione sismica del suolo e St parametro legato alla classificazione topografica del sito). Ciò
in classe IV potrebbe essere un controsenso in quanto non sarebbe mai necessario ricavare la
categoria di suolo (cap 2 e 7 NTC).
Valutando la pericolosità sismica del sito identificata in funzione dell’ubicazione geografica, della
classificazione sismica topografica e dei suoli, caratterizzata dai parametri esposti negli allegati
quali il coefficiente sismico orizzontale e verticale, rispettivamente pari kh 0,0106 (che genererà
una forza sismica orizzontale Fh pari all’1% dei pesi) e kv 0,0053 (che genererà una forza sismica
verticale Fv pari allo 0,5% dei pesi) si è ottenuta anche l’accelerazione massima orizzontale
(agMax) al sito: 0,0530 g, inferiore a 0,1g e pertanto è possibile omettere la verifica alla
liquefazione.
3. CARATTERIZZAZONE IDROGRAFICA E IDROGEOLOGICA DEL SITO
3.1 Idrografia Immediatamente a E del confine di proprietà dell’area indagata scorre, rivolto verso S il fosso
Meregino. Tale corpo idrico superficiale si origina in un’area di emergenza idrica situata a valle
della S.S. del Sempione, all’interno di un vivaio. Il fosso è rappresentato da un’incisione profonda
qualche decina di centimetri e larga fino ad un metro. Nei primi 100 m di percorso, all’interno del
vivaio, riceve le acque di numerosi fossi che drenano le acque stagnanti.
In corrispondenza di Via Meregino viene intubato entro una tubazione con diametro di 80 cm, a
valle della quale scorre al limite tra due proprietà private. Superata la seconda, attraversa un prato
con andamento sinuoso che favorisce fenomeni di rotta con conseguente allagamento dei campi.
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Dopo un percorso di circa 350 m confluisce nella Stravascia appena a monte del tratto intubato
presso il deposito carburanti. Negli ultimi metri prima dell’immissione l’alveo è stato pavimentato
in cemento e protetto con dei piccoli muri in c.a.
La documentazione consultata informa del fatto che il tratto che presenta maggiore criticità è quello
terminale prima della confluenza nella deviazione del Riale; qui per l’assenza di arginature le acque
esondano dal fosso allagando i prati circostanti.
Come interventi mitigatori si suggerisce oltre all’effettuazione di operazioni di pulizia dell’alveo
una regolarizzazione dell’alveo soprattutto nel tratto terminale, realizzando opere di arginatura.
Le fasce di tutela assoluta e di protezione del fosso interessano comunque tutto il tratto di terreno
immediatamente a NW del fabbricato destinato all’ampliamento.
Considerazioni idrografiche relative all’intervento in progetto
Lungo il corso dei fiumi e dei torrenti presenti sul territorio comunale sono state delimitate due
fasce di rispetto:
- una fascia di tutela assoluta
- una fascia di protezione
Queste aree, ognuna con valenza diversificata, sono state definite per offrire un mezzo di
salvaguardia necessario per mantenere attiva e funzionante la rete idrografica esistente e per
impedire la realizzazione di interventi tali da costituire ostacolo al deflusso delle acque.
Per la delimitazione delle due fasce sono stati seguiti alcuni criteri-guida dipendenti dalle
caratteristiche geomorfologiche dell’alveo, dalle sponde e dal grado di urbanizzazione dell’area
nella quale scorre il corso d’acqua.
In generale si adotta un criterio “geometrico”: la fascia di tutela assoluta si estende fino a 10 metri
dal ciglio oppure dal piede esterno delle opere di arginatura.
La fascia di protezione si estende in entrambi i casi per 10 metri dal limite della fascia di tutela
assoluta.
Dalla cartografia allegata si evince che solo una porzione minima del fabbricato in progetto rientra
nella fascia di protezione del fosso.
Di seguito si elencano le norme tecniche da rispettare all’interno di tali fasce ai fini edificatori.
Nelle fasce di tutela assoluta gli interventi definiti come:
- manutenzione ordinaria
- manutenzione straordinaria
- restauro e risanamento conservativo
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- ristrutturazione edilizia (esclusa la ricostruzione)
- ampliamento
- pertinenza e accessori
sono consentiti solo qualora:
a) si esplichino all’interno della sagoma preesistente dei fabbricati e quindi non determinino
aumento né di Superficie Coperta, né di Altezza H.
b) non comportino comunque maggiori ingombri fisici, anche interrati, nell’ambito della sezione
idraulica di massima piena, calcolata con tempo di ritorno 200 anni.
Nelle fasce di protezione gli interventi definiti come ristrutturazione edilizia, ricostruzione edilizia,
nuova costruzione ed ampliamento, pertinenza e interventi su aree scoperte di cui all’art. 27.1
lettere e3, e4, e5, e6 della L.R. 12/05, sono subordinati a verifica di compatibilità mediante studio
geologico di dettaglio, finalizzato a definire:
1. gli aspetti geotecnici dei terreni e/o rocce di sedime;
2. gli aspetti concernenti la stabilità del complesso opera-ciglio spondale, nel caso di alvei
molto incisi con dislivelli tra letto e argine superiori a 5 metri;
3. gli aspetti idrologici con particolare riferimento all’erosione operata dalle acque di
scorrimento superficiale dirette verso l’alveo torrentizio.
In relazione al primo punto segue un apposito capitolo dedicato alla caratterizzazione geotecnica del
sito, per quanto riguarda il secondo punto non sussistono le misure di alveo e argini tali da giudicare
una valutazione della stabilità opera – ciglio spondale. Infine per quanto riguarda il terzo punto si
precisa che il territorio in adiacenza al fosso Meregino, compreso tra lo stesso corso d’acqua ed i
lotti di nuova edificazione è completamente rivestito da una coltre di cemento che offre una
notevole resistenza all’erosione legata allo scorrimento delle acque superficiali. Per quanto riguarda
la nuova costruzione si dispone comunque di evitare il convogliamento di nuove acque meteoriche e
di scorrimento superficiale in direzione del fosso Meregino stesso.
3.2 Idrogeologia Per quanto riguarda l’assetto idrogeologico comunale i depositi superficiali quaternari si
sovrappongono al substrato oligocenico della Gonfolite costituito dal Membro conglomeratico.
Questo substrato è caratterizzato da un sistema di fratture tale da permettere al suo interno una certa
circolazione idrica sotterranea che porta poi alla formazione di alcune sorgenti nell’area comunale.
In altri casi il substrato gonfolitico, dove privo di fratture e affiorante, funge da setto impermeabile
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ed allora la circolazione idrica sotterranea si concentra nei depositi quaternari superficiali a quote
anche prossime alla superficie; tale circolazione risulta dipendente dagli apporti meteorici.
In particolare nei depositi quaternari estesi all’intero territorio comunale, si riconosce un
acquifero monostrato a tipologia freatica i cui limiti impermeabili sono rappresentati dai rilievi
gonfolitici estesi da N di Sesto Calende fino al Lago di Comabbio con la sola interruzione della
valle del T. Lenza che, invece, definisce un’area permeabile con andamento N-S. In questa zona
l’acquifero è alimentato dalle precipitazioni meteoriche, dalle perdite dei piccoli corsi d’acqua
superficiali lungo i versanti e dai bacini idrogeologici a monte di Lentate (località a N di Sesto
Calende, nella valle del T. Lenza). La parte orientale dell’acquifero, invece, è alimentata dalla falda
proveniente dal Lago di Comabbio, indipendente da quella di “Lentate” perché separata dal
substrato gonfolitico. Queste due falde convergono in un unico corpo idrico nella zona centro
meridionale del territorio comunale.
In tale acquifero, dall’analisi delle stratigrafie dei pozzi si sono riconosciute, ai fini
idrogeologici, quattro differenti litozone.
� LITOZONA SABBIOSO – LIMOSA: si tratta di un corpo costituito da una matrice limoso
– argillosa con intercalazioni ghiaioso – sabbiose che si estende dal piano campagna fino a
85 m (al massimo 110 m) di profondità ed ospita la falda freatica.
� LITOZONA GHIAIOSO – SABBIOSA: è costituita da un alternanza di lenti sabbioso –
ghiaiose e sedimenti sabbioso argillosi. Si estende da 85 m a 140 m di profondità dal piano
campagna ed ospita, nei livelli sabbioso – ghiaiosi, una falda semiconfinata o localmente
semilibera.
� LITOZONA ARGILLOSA: si tratta di limi argillosi a permeabilità quasi nulla presenti ad
oltre 140 m di profondità e a diretto contatto con il substrato roccioso.
� SUBSTRATO ROCCIOSO: costituito da marne, calciruditi, arenarie e conglomerati con
permeabilità secondaria per fatturazione o alterazione.
Ciò premesso l’intervento in progetto rientra nella litozona sabbioso limosa la quale accoglie due
tipi di falde secondo la documentazione idrogeologica consultata (documentazione idrogeologica
allegata al vigente PGT): A) una falda superficiale avente direzione di scorrimento NE – SW, verso
il fiume Ticino ed una profondità di 13 m circa; B) Una falda profonda dalla medesima direzione di
scorrimento e profondità.
17
Nelle vicinanze della località indagata non sono presenti pozzi idropotabili tali da vincolare con
la loro presenza il territorio.
Considerazioni idrogeologiche relative all’intervento in progetto
Per quanto riguarda le acque sotterranee la superficie della falda è stata individuata a 13 m circa di
profondità dal piano campagna e pertanto non si verificherà un’interferenza dei piani interrati con la
falda superficiale e profonda.
Vista comunque la presenza di terreni a granulometria fine superficiali (semipermeabili), la
conformazione topografica del territorio e la presenza di possibili falde di subalveo legate alle
dinamiche idrologiche del Fosso Meregino, testimoniate dalla ampie fasce sartumose (soggette a
ristagni) a monte dell’area indagata (nonostante l’alta permeabilità dei terreni profondi indicata
anche nelle tavole di PGT)), si consiglia un’adeguata impermeabilizzazione delle porzioni interrate
dei manufatti.
Inoltre si ricorda che il sito si trova in un’area di elevata vulnerabilità della falda acquifera
idropotabile, pertanto è d’obbligo evitare comportamenti che comportino una possibile
contaminazione delle falde sotterranee favorendo l’immissione nel sottosuolo di possibili
contaminanti.
4. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEL SITO
4.1 Indagini Si è steso un programma di indagini geotecniche atte a valutare le caratteristiche geotecniche dei
depositi. Per l’esecuzione di tali prove si è optato per lo svolgimento di alcune prove
penetrometriche.
4.1.1 Prove penetrometriche
Questo metodo fu sviluppato negli USA a partire dagli anni ’20 e viene utilizzato per ottenere
dei valori quantitativi sulla resistenza del suolo alla penetrazione. La prova consiste nel far cadere,
con un ritmo costante di colpi al minuto, una maglio da un’altezza standard su una batteria di aste.
Si registra il numero di colpi necessario ad infiggere le aste di un tratto di lunghezza prefissata; il
valore dei colpi può essere correlato con opportune relazioni, ad alcune proprietà geotecniche dei
terreni indagati. Per lo svolgimento di tali prove si è utilizzata l’attrezzatura avente le seguenti
caratteristiche:
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Ditta produttrice: PAGANI GEOTECHNICAL EQUIPMENT
Modello PENETROMETRO DINAMICO DPM-30
Sistema di
infissione
maglio a caduta libera 30 Kg
Altezza caduta
libera costante del
maglio 20 cm
Batteria di aste aste acciaio speciale aventi: Ø = 2 cm lunghezza pari a 1.00 m P = 2.4 kg
Punta punta conica a perdere: Ø = 3.56 cm angolo di apertura = 60° A = 10 cm2
Nell'esecuzione della campagna di prove penetrometriche si è optato per l'utilizzo di tale
apparecchiatura per la notevole praticità in rapporto alle apparecchiature S.P.T. ed S.C.P.T.. Al
riguardo delle attitudini del penetrometro dinamico PAGANI DPM-30, esso ha un procedimento di
utilizzo analogo al penetrometro standard S.C.P.T. (standard cone penetretion test), dal quale
differisce principalmente per la minor massa del maglio, per la minor altezza di caduta dello stesso
e per la minor sezione delle aste. Inoltre le resistenze all'avanzamento vengono espresse in numero
di colpi per 10 cm di avanzamento [N 10]. I risultati offerti sono d'altra parte del tutto confrontabili
con quelli ottenuti con le attrezzature standard, come risulta dalla letteratura bibliografica, sulla
base di numerose prove correlative svolte (VANNELLI e BENASSI, 1983; BERGONZONI e
VANNELLI, 1985; SERGENTI, 1993). In linea di massima è ritenuto comunemente coerente porre
la seguente correlazione:
0,8 NSPT<N 10 < 1,2 NSPT
e quindi praticamente:
NDL 030 ≅ NSPT
L'analisi dei risultati delle prove penetrometriche consente, in prima approssimazione, di valutare
lo stato di addensamento dei terreni attraversati e quindi di risalire indirettamente alla loro natura
litologica. Comparando le risultanze dei diagrammi penetrometrici con gli esiti della prospezione
diretta è quindi possibile dedurre un chiaro quadro visivo della successione stratigrafica di un certo
sito e successivamente attribuire ai terreni attraversati i relativi valori dei parametri geotecnici
fondamentali.
19
4.1.2 Esposizione dati penetrometrici
Si sono eseguite due prove penetrometriche dinamiche ubicate ed approfondite in base alla
situazione geologica locale, alla logistica concessa dal cantiere ed alle caratteristiche dell’opera in
progetto, come visibile dall’allegato “ubicazione prove penetrometriche”.
La prova è stata realizzata a partire dalla superficie topografica ad una quota di circa 3 superiore
rispetto al piano del cortile cementato ubicato circa 3,3 m inferiormente allo 0,00 di progetto ed
hanno raggiunto la profondità massima di 3,7 m.
L’interpretazione dei risultati ha condotto alle seguenti definizioni generali geologico-geotecniche:
P 1
profondità (m) media colpi (N10) orizzonte
condizioni di addensamento
interpretazione litologica
0 – 0,8 9 Medio scadenti Limo sabbioso
0,8 – 1,8 15 Discrete Sabbia con ghiaia
1,8 – 2,7 51 Buone Ghiaia sabbiosa
2,7 – 3,5 15 Discrete Sabbia con ghiaia
3,5 – 3,7 25 Buone Ghiaia sabbiosa
note: rifiuto non raggiunto; aste asciutte.
[N10]: numero di colpi per 10 cm di avanzamento.
P 2
profondità (m) media colpi (N10) orizzonte
condizioni di addensamento
interpretazione litologica
0 – 1 9,5 Medio scadenti Limo sabbioso
1 – 1,7 18 Discrete Sabbia con ghiaia
1,7 – 2,9 55 Buone Ghiaia sabbiosa
note: rifiuto non raggiunto; aste asciutte.
[N10]: numero di colpi per 10 cm di avanzamento.
Le prove eseguite offrono un resoconto compatibile con la documentazione geologica consultata,
in superficie fino alla profondità media di 1,1 m si trovano terreni poco addensati a granulometria
fine seguiti in profondità da terreni ghiaiosi da discretamente a ben addensati.
20
4.2 Interpretazione geotecnica dei terreni Valutati i risultati delle prove eseguite in sito e le intenzioni dei progettisti di posare le
fondazioni circa 0,5 metri al di sotto dell’attuale piano del cortile interno del corpo di fabbrica
principale, la valutazione geotecnica è stata effettuata considerando i terreni a partire da 2,5 m di
profondità a partire dal piano di esecuzione delle prove.
Il valore di N10 considerato per le verifiche numeriche è stato dedotto dalla media dei colpi
nell’intervallo al di sotto di 2,5 m di profondità ed è stato stimato in 50 colpi circa.
L’angolo di attrito, ricavato dalla correlazione con i risultati delle prove in situ tramite la Road
Bridge Specification:
1515 +•= SPTNφ
risulta di φ‘ ≅ 42°.
Tale elevato valore può essere dovuto alla presenza di ciottoli che hanno fornito una maggior
resistenza alla penetrazione, pertanto a favore della sicurezza in calcolistica si è utilizzato un valore
pari a 32°.
I parametri fisico-tecnici riportati di seguito, sono espressi in termini di "condizioni drenate” su
terreni considerati non saturi.
Litologia: Ghiaie sabbiose
Peso su volume (γ‘): 19 – 20 kN/m3
Angolo di resistenza al taglio (φ‘): 32 – 33° (in funzione dell’addensamento)
Coesione (c’): 0,00 00 t/m2
Parametri caratteristici angolo attrito 32°, peso di volume 19 kN/mc, coesione nulla
4.3 Ipotesi di carichi ammissibili e cedimenti
A seguito degli accertamenti geologici, le relative verifiche analitiche al riguardo delle soluzioni
proposte sono state sviluppate ammettendo una distribuzione verticale dei carichi su terreni privi di
coesione a comportamento frizionale.
I calcoli per la portata limite sono stati effettuati con il metodo di Brinch - Hansen che esprime la
portata limite, q lim come:
q cN s d i b g q N s d i b g BN s d i b gc c c c c c q q q q q qlim ' /= + + 1 2γ γ γ γ γ γ γ
21
dove
c = coesione del terreno
q’= tensione efficace nel terreno alla profondità di imposta
B = larghezza della fondazione
γ = densità del terreno
Nc- Nq e Nγ = fattori di capacità portante funzione dell’angolo di attrito �
sγ, sc, sq = fattori di forma della fondazione
iγ, ic, iq = fattori correttivi che tengono conto dell’inclinazione del carico
bγ, bc, bq = fattori correttivi che tengono conto dell’inclinazione della base topografica
gγ, gc, gq = fattori correttivi che tengono conto della inclinazione del piano campagna
dc, dq, dγ = fattori dipendenti dalla profondità del piano di posa.
Considerando i terreni in condizioni drenate e adottando fondazioni dirette a trave continua (L=20
m) ed a plinto quadrato con una profondità di incastro efficace Df pari a 0,5 m, si ottengono portate
limite e se si applica un fattore di sicurezza pari a 3 come prescritto dalle vigenti normative in
materia si calcola la portata ammissibile.
I terreni sottoposti a dei carichi sono soggetti ad un cedimento, il cedimento totale verticale del
terreno St sottoposto ad un carico tramite una fondazione ha generalmente due componenti:
cedimento immediato Si e cedimento lento Sc:
St= Si+Sc
Il primo avviene immediatamente dopo l’applicazione del carico e all’inizio possiede una
componente elastica reversibile; il secondo è dovuto invece al fenomeno della consolidazione, ossia
alla variazione nel tempo dell’indice dei vuoti: tale processo si verifica ovviamene anche durante la
prima fase.
Il metodo statistico di Burland e Burdbidge esprime i cedimenti, S, tramite la:
( )[ ]CvocvotHs IBqIBfffS 7.07.0 '3/' σσ −+=
dove:
q’ = pressione efficace in kPa
22
�’vo = tensione verticale efficace agente al piano di imposta in kPa
B = larghezza della fondazione in m
Ic = indice di compressibilità legato ai valori di Nspt
fs, fH, ft = fattori correttivi dipendenti dalla forma, dello spessore dello strato compressibile e
della componente viscosa dei cedimenti.
Anche in questo caso a favore della sicurezza si è adottato N10=Nspt.
Questo metodo consiglia di adottare come N10 il valore della media dei colpi in un intervallo
che si estende dalla profondità d’imposta Df fino ad una profondità significativa Df+Zi ; nel caso
specifico si è adottato Zi uguale a 1,63 m.
Per l’area si è assunto, nell’intervallo Df+Zi, un valore di N10 medio pari a 20.
APPROCCIO A1+M1+R3 (spettro di progetto fisso pari a 0,07 g)
Capacità portanti e Cedimenti fondazione tipo trave (L =20 m)
Larghezza fondazione B (m)
Portata ammissibile qamm (kPa) SLU
Cedimento immediato Si (mm)
Cedimento lento Sc (mm)
1 167,07 6,3 9,5 1,2 185,57 7,9 11,9
SLE 250 – 260 KpA
Capacità portanti e Cedimenti fondazione tipo plinto
Larghezza fondazione B (m)
Portata ammissibile qamm (kPa) SLU
Cedimento immediato Si (mm)
Cedimento lento Sc (mm)
1 174,2 4,3 6,5 1,2 185,5 5,2 7,9
SLE 300 – 350 KpA
Si può notare che i cedimenti, per i valori di portata ammissibile Q ricavati con Brinch - Hansen,
risultano accettabili sia per le fondazioni a trave continua (L = 20 m) che per fondazioni a plinto
quadrato considerate nella verifica numerica. Tali cedimenti non superano infatti il valore limite di
riferimento di 25 mm. Alla stima così effettuata va associata una probabilità del 50% che in realtà il
cedimento possa essere superiore.
In calcolistica l’”influenza sismica” viene tenuta in conto sia modificando i fattori “I” della
formula di Brinch-Hansen che agiscono valutando la componente verticale del carico relazionata a
inclinazione ed eccentricità delle spinte sulle fondazioni oltre che con il metodo di Paolucci e
23
Pecker che prevedono l’introduzione dei fattori correttivi da aggiungere alla formula per ottenere la
qlim: zɤ = zq= (1 – kh/tgɸ)^0,35; zc = 1-0,32 kh
Capacità portanti e Cedimenti fondazione tipo trave (L =20 m)
Larghezza fondazione B (m)
Portata ammissibile qamm (kPa) SLV
Cedimento immediato Si (mm)
Cedimento lento Sc (mm)
1 154,81 5,8 14,6 1,2 171,78 7,3 18,3
Condizioni sismiche
Capacità portanti e Cedimenti fondazione tipo plinto
Larghezza fondazione B (m)
Portata ammissibile qamm (kPa) SLV
Cedimento immediato Si (mm)
Cedimento lento Sc (mm)
1 164,75 4,1 10,2 1,2 175,25 4,9 12,3
Condizioni sismiche
I cedimenti dinamici della fondazione continua larga 1,2 m superano i limiti di riferimento, sarà
pertanto necessario applicare un carico inferiore a 170 kPa.
Considerazioni geotecniche relative all’intervento in progetto
Le indagini geotecniche svolte in sito hanno individuato i migliori terreni per la posa delle
fondazioni ad una quota inferiore a 1,2 m dal piano campagna. Le esigenze progettuali hanno
imposto una valutazione dei sedimenti a partire da 2,5 m dal piano di esecuzione delle prove, le cui
proprietà geotecniche sono state utilizzate nella calcolistica sopra esposta.
5. CONCLUSIONI I dati consultati ed il sopralluogo condotto permettono di trarre le seguenti conclusioni dal punto di
vista geologico-tecnico:
Considerazioni geomorfologiche relative all’intervento in progetto
Dal punto di vista geomorfologico, secondo il sopralluogo condotto e la documentazione consultata,
l’area indagata non presenta fenomeni geomorfologici accelerati in atto e non si sono riscontrati
nelle immediate vicinanze elementi geomorfologici tali da lasciar supporre rapide evoluzioni
dell’attuale assetto territoriale; pertanto l’area può essere considerata stabile e sottoposta alla
naturale fase di peneplanazione delle superfici topografiche. L’intervento in progetto non altererà
tale favorevole situazione.
Considerazioni geologiche relative all’intervento in progetto
24
L’intervento ricade nell’unità geologica denominata Allogruppo di Besnate (Unità Daverio), i
lavori in progetto interesseranno pertanto dei depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaie da
grossolane a medie a supporto clastico, costituite clasti poligenici di dimensioni medie intorno ai 3-
4 cm alternate a sabbie fini debolmente limose, micacee, laminate con rari ciottoli sparsi
In superficie è presente un orizzonte lessico (limo sabbioso) dallo spessore variabile le cui
caratteristiche geotecniche devono essere valutate a seconda delle situazioni locali.
Considerazioni sismiche relative all’intervento in progetto
Il territorio comunale di Sesto Calende rientra, in un ambito di una macrozonazione sismica,
completamente in classe sismica quarta (4), bassissima sismicità (accelerazione massima al suolo
0,025 <ag < 0,050).
Nell’ambito della valutazione della pericolosità sismica locale il sito oggetto di studio risulta
suscettibile di amplificazioni, di un ipotetico evento sismico, di tipo geometrico e litologico (classe
Z4a: zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvioglaciali granulari e/o coesivi).
In aggiunta si considerino le seguenti classificazioni, per quanto riguarda la geomorfologia:
categoria topografica T1 (pendenze inferiori ai 15°); per quanto riguarda la categoria stratigrafica
sismica dei suoli: “C”.
Considerazioni idrografiche relative all’intervento in progetto
Lungo il corso dei fiumi e dei torrenti presenti sul territorio comunale sono state delimitate due
fasce di rispetto:
- una fascia di tutela assoluta
- una fascia di protezione
Queste aree, ognuna con valenza diversificata, sono state definite per offrire un mezzo di
salvaguardia necessario per mantenere attiva e funzionante la rete idrografica esistente e per
impedire la realizzazione di interventi tali da costituire ostacolo al deflusso delle acque.
Per la delimitazione delle due fasce sono stati seguiti alcuni criteri-guida dipendenti dalle
caratteristiche geomorfologiche dell’alveo, dalle sponde e dal grado di urbanizzazione dell’area
nella quale scorre il corso d’acqua.
In generale si adotta un criterio “geometrico”: la fascia di tutela assoluta si estende fino a 10 metri
dal ciglio oppure dal piede esterno delle opere di arginatura.
La fascia di protezione si estende in entrambi i casi per 10 metri dal limite della fascia di tutela
assoluta.
25
Di seguito si elencano le norme tecniche da rispettare all’interno di tali fasce ai fini edificatori.
Nelle fasce di tutela assoluta gli interventi definiti come:
- manutenzione ordinaria
- manutenzione straordinaria
- restauro e risanamento conservativo
- ristrutturazione edilizia (esclusa la ricostruzione)
- ampliamento
- pertinenza e accessori
sono consentiti solo qualora:
a) si esplichino all’interno della sagoma preesistente dei fabbricati e quindi non determinino
aumento né di Superficie Coperta, né di Altezza H.
b) non comportino comunque maggiori ingombri fisici, anche interrati, nell’ambito della sezione
idraulica di massima piena, calcolata con tempo di ritorno 200 anni.
Nelle fasce di protezione gli interventi definiti come ristrutturazione edilizia, ricostruzione edilizia,
nuova costruzione ed ampliamento, pertinenza e interventi su aree scoperte di cui all’art. 27.1
lettere e3, e4, e5, e6 della L.R. 12/05, sono subordinati a verifica di compatibilità mediante studio
geologico di dettaglio, finalizzato a definire:
4. gli aspetti geotecnici dei terreni e/o rocce di sedime;
5. gli aspetti concernenti la stabilità del complesso opera-ciglio spondale, nel caso di alvei
molto incisi con dislivelli tra letto e argine superiori a 5 metri;
6. gli aspetti idrologici con particolare riferimento all’erosione operata dalle acque di
scorrimento superficiale dirette verso l’alveo torrentizio.
In relazione al primo punto segue un apposito capitolo dedicato alla caratterizzazione geotecnica
del sito, per quanto riguarda il secondo punto non sussistono le misure di alveo e argini tali da
giudicare una valutazione della stabilità opera – ciglio spondale. Infine per quanto riguarda il terzo
punto si precisa che il territorio in adiacenza al fosso Meregino è completamente rivestito da una
coltre di cemento. Per quanto riguarda le opere in progetto si suggerisce comunque di evitare il
convogliamento di nuove acque meteoriche in direzione del fosso Meregino stesso.
Considerazioni idrogeologiche relative all’intervento in progetto
26
Per quanto riguarda le acque sotterranee la superficie della falda principale è stata individuata a 13
m circa di profondità dal piano campagna e pertanto non si verificherà un’interferenza dei piani
interrati con la falda profonda.
Nonostante l’elevata permeabilità generale dei terreni profondi, poco a monte dell’area indagata si
segnalono ampie zone caratterizzate da ristagni ed impaludamenti dovuti quindi sia alla presenza di
terreni poco permeabili sia alla loro alimentazione per via sotterranea da parte del Fosso Meregino,
terreni. Tale condizione suggerisce a scopo cautelativo di realizzare a regola d’arte le porzioni
interrate dei manufatti, anche accessori, prevedendo eventuali accortezze quali ad esempio delle
doppie guaine per evitare potenziali filtrazioni.
Inoltre si ricorda che il sito si trova in un’area di elevata vulnerabilità della falda acquifera
idropotabile è pertanto importante evitare comportamenti che favoriscono la penetrazione di
potenziali inquinanti nel sottosuolo.
La realizzazione di eventuali pozzi disperdenti le acque meteoriche dovrà collocarsi al di fuori della
fascia di tutela assoluta dei corpi idrici superficiali; vietata l’immisione di scarichi nel Fosso
Meregino.
Considerazioni geotecniche relative all’intervento in progetto
Le indagini geotecniche svolte in sito hanno individuato i migliori terreni per la posa delle
fondazioni ad una quota inferiore a 1,2 m dal piano campagna. Le esigenze progettuali hanno
imposto una valutazione dei sedimenti a partire da 2,5 m dal piano di esecuzione delle prove dove si
risonctrano sedimenti ghiaiosi sabbiosi decisamente addensati e particolarmente idonei a fungere da
piano di appoggio delle fondazioni (per i dettagli si veda il paragrafo 4.3.
Inoltre si suggerisce di rispettare quanto segue
o Le deduzioni geotecniche derivano da indagini indirette, pertanto prima dell’esecuzione delle
opere dovranno essere assolutamente visionati i terreni tramite scavi esplorativi che
verifichino la situazione litotecnica prospettata;
o Si consiglia di realizzare gli interventi con la massima rapidità in periodi contrassegnati da
scarsi apporti idrici, al fine di evitare sia il fastidioso rammollimento dei terreni sia la
presenza di filtrazioni dalle pareti e dal fondo scavo; nel primo caso sarà opportuno riparare
gli scavi dall’azione delle acque meteoriche, apponendo teli impermeabili;
o Nell'esecuzione degli scavi andrà previsto il sostegno dei fronti, particolarmente ove sia
necessario approfondirsi oltre la profondità di 1.5 m;
27
o Qualora si evidenzi filtrazione di acque sulle pareti di scavo si dovrà assolutamente
prevedere il sostegno degli scavi stessi, in quanto si perderebbe la relativa stabilità dei fronti
stessi.
o Le considerazioni sopra effettuate derivano da indagini puntuali, nel caso si riscontri
l’esistenza di condizioni litostratigrafiche difformi da quanto previsto, andrà interpellato il
consulente geologo e dovranno essere eventualmente adottati correttivi alle scelte
progettuali previste.
o D.Lgs 81/2008, art. 118: Nei lavori di splateamento o sbancamento eseguiti senza l'impiego
di escavatori meccanici, le pareti delle fronti di attacco devono avere una inclinazione o un
tracciato tali, in relazione alla natura del terreno, da impedire franamenti. Quando la parete
del fronte di attacco supera l'altezza di m 1,50, e' vietato il sistema di scavo manuale per
scalzamento alla base e conseguente franamento della parete.
o Quando per la particolare natura del terreno o per causa di piogge, di infiltrazione, di gelo o
disgelo, o per altri motivi, siano da temere frane o scoscendimenti, deve essere provveduto
all'armatura o al consolidamento del terreno.
o Nello scavo di pozzi e di trincee profondi piu' di m 1,50, quando la consistenza del terreno
non dia sufficiente garanzia di stabilita', anche in relazione alla pendenza delle pareti, si
deve provvedere, man mano che procede lo scavo, alla applicazione delle necessarie
armature di sostegno.
o E' vietato costituire depositi di materiali presso il ciglio degli scavi. Qualora tali depositi
siano necessari per le condizioni del lavoro, si deve provvedere alle necessarie puntellature.
Si ritiene che rispettando quanto sopra esposto gli ‘interventi in progetto risulteranno compatibili
con le condizioni geologiche, idrogeologiche e geotecniche locali.
31
Planimetria stato di fatto
Statodi
Fatto
Fascia ditutela
assoluta
Fascia diprotezione
Fascia ditutela
assolutaFascia di
protezione
32
Planimetria di progetto
Statodi
progetto
Fascia ditutela
assolutaFascia di
protezione
Fascia ditutela
assolutaFascia diprotezione
34
Litologia e permeabilità dei terreni profondi, dinamiche geomorfologiche in atto, fonte Pgt
Permeabilità
38
ESPOSIZIONE RISULTATI PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE
Cantiere: Comune di Sesto Calende, Via Meregino 13Committente: Spett.le Enrico Colombo s.r.l.Data: 26-set-08
P1 P2METRI N10 Media METRI N10 Media
0.1 2 0.1 50.2 7 0.2 80.3 9 0.3 110.4 11 9 0.4 120.5 10 0.5 10 9.50.6 11 0.6 110.7 12 0.7 110.8 11 0.8 100.9 12 0.9 101 13 1 7
1.1 15 1.1 141.2 17 1.2 171.3 16 15 1.3 181.4 17 1.4 20 181.5 16 1.5 261.6 12 1.6 221.7 19 1.7 141.8 18 1.8 241.9 25 1.9 292 23 2 41
2.1 22 2.1 562.2 32 2.2 432.3 46 51 2.3 43 552.4 95 2.4 492.5 80 2.5 992.6 51 2.6 872.7 91 2.7 772.8 18 2.8 672.9 16 2.9 503 13
3.1 12 153.2 133.3 153.4 163.5 183.6 25 253.7 70
LegendaN10 > 22 terreno ben addensato falda11 < N10 <= 226 < N10 <= 11N10 <= 6 terreno scarsamente addensato
> =100 rifiuto