Consigli per una gita - Travelware

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Itinerari da percorrere per gite in Piemonte

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UN PROGETTO DI PROMOZIONE TURISTICA…

…che si prefi gga di attirare visitatori verso una località che essi ancora non conoscono deve necessariamente tenere conto che tanti sono gli stimoli che possono muovere gli individui e che vanno sotto il nome di motivazioni. D’altronde per dire di conoscere una località bisogna averne respirato l’aria, calpestato il suolo, bevuta l’acqua, assaggiato il pane e parlato con quanta più gente possibile.Per questo pensiamo che il miglior risultato di una campagna di promozione sia proprio provocare una visita nella località proposta. La migliore strategia possibile passa inevitabilmente dall’alleanza tra una Associazione di Comunicazione e un Tour Operator.

La Comunicazione, che non può prescindere da una buona conoscenza del territorio, deve passare in rassegna, come un estimatore appassionato, tutto quanto possa creare quel legame affettivo di cui si fa paladina e messaggera. Dopo di che, in collaborazione con il Tour Operator, individua quanto può costituire “motivazione” per un viaggio, e trasforma così il territorio in prodotto turistico.Il passo successivo è la stesura di un pacchetto di viaggio che, sotto l’egida di un ritualistico “la quota comprende” ottimizza il percorso ideale per conoscere una località.A questo punto, avendo elaborato un prodotto turistico, non resta che venderlo.L’offerta va quindi inviata a quanti più potenziali visitatori possibili, puntando dapprima ai centri di aggregazione sociale come Associazioni di varia natura, dalle Culturali alle Sportive, dalle Assistenziali a quelle di Volontariato, Circoli ricreativi, CRAL aziendali, circuiti didattici.Poiché in genere questi centri effettuano tramite News Letters, Intranet, Internet, azione di informazione nei confronti dei propri iscritti sui tanti modi per impiegare il tempo libero, ne consegue una moltiplicazione dei destinatari dell’offerta che, oltre ad aderire a proposte di turismo organizzato, possono anche decidere di effettuare viaggi in piccoli gruppi, cosiddetti “individuali”.Questa azione di comunicazione, reiterata incessantemente con strumenti diversi e accompagnata dall’azione di promotori incaricati, rende possibile la formazione di gruppi che si muovono per visitare almeno qualcuna delle località proposte.Questo è lo scopo del nostro lavoro. Nati e cresciuti in questo Bel Paese pensiamo che non ci sia altro modo per ringraziarLo che quello di farLo conoscere ad altri per condividerne le bellezze, per conservarne la memoria, per salvarne l’identità.Tecnicamente la nostra attività si chiama “cross marketing turistico”.

Noi preferiamo chiamarla “ love marketing del territorio”.

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Carmagnola

Se si pensa a Carmagnola, la prima immagine che ci viene in mente è quella del PEPERONE. Pian-

ta originaria delle Americhe introdotta nel vecchio continente da Colombo col suo secondo viaggio, nel 1493.E a distanza di oltre cinquecento anni, la ritroviamo proprio qua, a Carmagnola, cittadina che con i suoi 96 chilometri quadrati risulta essere il secondo comune più grande per estensione della provincia, proprio dopo Torino. E proprio il peperone ne è divenuto il simbolo, grazie anche alla sagra che si svolge annual-mente tra l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre, che accompagna le ormai ‘fresche serate’ d’estate e che ogni anno accoglie decine di migliaia di ‘curiosi buongustai’, che per nulla al mondo rinunce-rebbero ad una cena composta di svariati piatti a base del famoso ortaggio.Eppure la STORIA di Carmagnola ha radici che ci portano indietro di molti anni rispetto al primo viag-gio del più famoso navigatore genovese e la scoperta dell’America.

La STORIA

Le prime attestazioni nei documenti uffi ciali in cui compare Carmagnola risalgono all’anno mille,

anno in cui la città apparteneva agli Arduinici, signori di Torino. Passò nel XIII secolo ai Marchesi di Saluzzo.In questo periodo furono costruite le mura della città, nonché il Castello. Dopo un periodo di dominio francese (40 anni) la città passò nelle mani dei Savoia nel 1588 e con Vittorio Amedeo II alla fi ne del XVII secolo vennero demolite le fortifi cazioni. Questo evento segnò defi nitivamente il passaggio di Carmagnola da fortezza dal ruolo strategico – militare a centro agricolo – commerciale, legato soprattutto alla lavorazione della CANAPA.

Ecomuseo della cultura della lavorazione della CANAPA

In frazione San Bernardo, lungo la strada che porta verso Casalgrasso, si trova l’Ecomuseo della cultu-

ra della lavorazione della Canapa. La struttura, del 1905, è l’ultimo ‘senté’ ancora esistente. Si tratta di una lunga tettoia chiusa su di un solo lato in senso longitudinale. Uno spazio che permette di conservare

e tramandare (grazie anche alla presenza del ‘Gruppo Storico Cordai’) l’importante e sapiente cultura della lavorazione di questa ‘fi bra tessile’ e della fabbrica-zione delle corde, testimonianza di una delle attività artigianali più antiche del nostro territorio.Attrezzi e macchinari ci permettono di rivivere momenti della lavorazione della Canapa introdotta nella nostra regione in epoca medievale e nel territorio carmagnolese a partire dal 1235 come testimoniano alcuni scritti rinvenuti nell’abbazia cistercense di CASANOVA.

Abbazia di Santa Maria di CASANOVA

La splendida Abbazia di Casanova fu fondata nel 1150 e costituisce probabilmente il primo

esempio di gotico in Piemonte. Della struttura origi-nale è conservata solo la Chiesa, la cui facciata è stata rifatta nel 1680. Ma l’abbazia, per molti secoli, ha ospitato illustri personaggi che si sono avvicendati nel ruolo di abate.

Dal lato est della Chiesa si può accedere alla cripta abbaziale, destinata alla sepoltura dei monaci e decorata con meravigliosi affreschi di Domenico Guidobono alla fi ne del XVII secolo.

Oggi l’abbazia ospita al suo interno il ‘Museo di Arte Sacra’ che custodisce libri sacri, calendari bronzei, vasi per l’olio santo degli infermi, messali, paramenti sacri di scuola romana del 1580 ed ostensori in argento risalenti al Settecento.

Inoltre il piccolo museo di Casanova fa parte del circuito CARMAGNOLA MUSEI.

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Carmagnola

CARMAGNOLA MUSEI

Oltre ai già citati “Ecomuseo della Canapa” e “Museo d’arte sacra dell’Abbazia di Casanova”, Carmagnola

offre al turista la possibilità di entrare pienamente nella vita e nella cultura della cittadina attraverso la visita di altri parti-colari, interessanti e unici musei:

• MUSEO CIVICO NAVALE. Ciò che ha legato per molti secoli Carmagnola al mare è stata la lavorazione della canapa per vele, cime e gomene. Gran parte della pro-duzione carmagnolese era utilizzata su navi di mezza Europa.

Ospitato nell’edifi cio del vecchio peso pubblico, il museo es-pone documenti di vita quotidiana in mare, illustrati in quattro sezioni: storia della Marina italiana, attività navali dall’Unità d’Italia ad oggi, ambiente marino e modellismo navale.

• MUSEO TIPOGRAFICO RONDANI. Riaperto nel 1997, ma fondato nel 1921 da Giuseppe Rondani, pro-prietario dell’antica Tipografi a Scolastica, oggi il museo ospita una vasta raccolta di pubblicazioni, macchinari e attrezzature tipografi che, torchi, edizioni antiche che testimoniano oltre 500 anni di tradizione tipografica carmagnolese.

• MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE. Situato all’interno del ‘Parco della Vigna’, nelle ampie sale possiamo ammirare diorami, plastici e una collezione di fossili, minerali ed animali. Il museo, sede del primo centro visita del parco Fluviale del Po, è porta di accesso ai sentieri che conducono alla ‘Riserva Naturale della Lanca di San Michele’ e al ‘Bosco del Gerbasso’. Luo-ghi naturali che meritano assolutamente un’escursione al loro interno.

• PALAZZO LOMELLINI. L’imponente palazzo, dai ros-si mattoni, con un portico di archi a sesto acuto e una torretta che si eleva a nord ovest sopra un affresco di San Paolo, fu costruito nel XV secolo e prende il nome dalla famiglia genovese Lomellini. Passato defi nitivamente alla città di Carmagnola nel 1939 è considerato una delle più importanti dimore nobiliari della città.

Oggi è sede della Civica Galleria d’Arte Contemporanea e ha ospitato negli anni numerose mostre di prestigiosi artisti. E’ considerato l’epicentro dell’arte e della cultura carmagnolese.

• LA SINAGOGA. La meravigliosa Sinagoga è un tempio in stile barocco. Perfettamente conservata, al suo interno si possono ammirare un’aula di preghiera restaurata, molteplici decorazioni in stucco, scranni lignei, lampa-dari in legno dorato e una splendida Tevà del 1766.

La Sinagoga è ciò che resta dell’antico ghetto che ha ospi-tato la comunità ebraica dal 1470 al 1970, la quale era stata relegata da Vittorio Amedeo II all’interno del ‘quartiere delle Cherche’. Il ghetto ebraico è racchiuso dalle attuali Via Ber-tini, Benso, Delle Cherche e Baldessano e si trova in pieno CENTRO CITTA’.

CARMAGNOLA

MUSEI

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Carmagnola

Il CENTRO CITTA’

Il centro, le vie, i palazzi di Carmagnola sono tutti ricchi di storia. Storia fatta di fi orenti periodi, ma

anche di terribili momenti, coincisi con saccheggi, invasioni, pestilenze. La vecchia cinta muraria costruita nel medioevo non esiste più, ma nel nostro immaginario, attraversando i quartieri della città, passeggiando sotto i bassi portici potremmo per un attimo far rivivere la lunga storia di Carmagnola e con occhi curiosi ammirare Chiese e Palazzi che un tempo furono il fulcro della quotidianità di uomini e donne protetti dalle antiche mura e controllati dal Castello dei Marchesi di Saluzzo.

Possiamo così accingerci a visitare la Chiesa di Sant’Agostino, del 1406, di cui di particolare

pregio è il monumentale coro ligneo, preziosa opera di intarsio cinquecentesca collocata nella parte ab-sidale dell’edifi cio; il già citato palazzo Lomellini, la Casa delle Meridiane, con uno splendido e complesso affresco del 1555 che occupa l’intera facciata, fondan-do insieme immagini allegoriche pagane e cristiane, motti, simboli e fregi decorativi e i tre quadranti solari che danno il nome all’edifi cio. La visita può proseguire con la Casa della Cavassa che conserva un bel loggiato sul cortile interno, straordinario è inoltre il suo apparato sia a livello architettonico che orna-mentale – pittorico, la Chiesa di San Rocco, con il suo organo barocco, del 1751, la Chiesa dei SS Pietro e Paolo con al suo interno la particolare ‘Cappella dell’Immacolata Concezione’ ricca di pregevoli deco-razioni, la Chiesa di San Filippo, maestoso esempio di architettura barocca. Infi ne possiamo concentrarci sul Castello, oggi sede del Municipio, ma che conserva l’antica torretta circolare e la quattrocentesca torre di guardia, all’interno della quale, in una piccola cella, sono incise sui mattoni tracce lasciate dai prigionieri.

Oltre all’amato peperone, dunque, si snodano decine di percorsi da vivere, calpestare e ‘assaporare’.

Percorsi che ci fanno conoscere Carmagnola attraverso la cultura museale, il verde lungo il fi ume, la vita ecclesiastica e perché no… anche l’arte culinaria.La città offre quindi molteplici spunti per trascorrervi un pomeriggio, una giornata, un intero week end e ci permetterà di conoscere e imprimere nella nostra mente un altro piccolo angolo di questa meravigliosa Terra!

Luca Bergeretti

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la fretta è un concetto moderno che mal si addice alle mete del nostro viaggio, che sono tutte luoghi dello

spirito, dove gli affanni umani devono cedere il passo a momenti di rifl essione la cui misurazione richiede strumenti più trascendentali.Dopo aver superato un tempo che si avvicina al millennio ci attende un patrimonio artistico e storico.Perché di Storia si tratta, storia di un periodo di eccezionale importanza per la nostra cultura.L’orologio del Tempo aveva appena varcato l’Anno Mille d.C. : anno fatidico in cui l’immaginario

collettivo aveva collocato la fi ne del mondo, an-nunciata ( o forse è meglio dire “interpretata) da fonti ritenute attendibili.Il fatto invece che la catastrofe non si fosse verifi cata spalancò le fi nestre del mondo al vento inebriante di una nuova vita.

L’Europa visse un momento di grande progresso con l’introduzione di tecniche agricole innovative. Si pensi all’invenzione del giogo frontale che ricuperava grandi energie per gli animali da tiro che poterono così trascinare “l’aratro pesante” a vomere asimmetrico. Si pensi inoltre all’introduzione dei mulini ad acqua e dei mulini a vento.Tutto ciò permise di aumentare la produzione di generi alimentari, sollevando la popolazione dall’endemica penuria di cibo e consentendo un incremento demografi co.Ripresero i commerci e con loro la necessità di strade sicure.

Il rifi orire della vita profana consentì anche un proliferare di iniziative volte al sacro e lo sviluppo e la maggiore sicurezza della rete di strade permise lo sviluppo di pellegrinaggi di massa e furono proprio le grandi vie dei pellegrinaggi che consentirono alle genti di aprirsi a nuove conoscenze e mescolanze gettando le basi di un’idea di continente che doveva macerare altri mille anni prima di concretizzarsi.Così le antiche pievi furono ampliate per accogliere un maggior numero di fedeli e sulle strade principali sorsero monasteri, santuari e centri di richiamo religioso che fungevano da tappa, da ospizio e da ospedale.

L’architettura si ispirò alla monumentalità di quella romana, ma lo stile romanico rinnovò sia l’architettura che la scultura con la decorazione di portali, capitelli e lunette, con raffigurazioni del mondo animale, vegetale, oppure fi gurazioni legate ai testi sacri anche se questo fu il campo preminente della pittura romanica.

Romanico Astigiano

“La spada, non per conquistare, ma per dividere ciò che hai con altri che non hanno“

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Abbiamo così cercato di tratteggiare il contesto storico in cui maturò il mondo artistico roma-nico, sulle grandi vie dei pellegrinaggi diretti ai tre grandi fari della spiritualità del tempo : Roma, Gerusalemme e San Giacomo di Com-postela.

Romanico Astigiano

UNA BUONA GUIDA

Ecco cosa occorre per visitare con profitto un percorso di chiese romaniche. Qualunque tentativo di descrivere quello che si può vedere passa inevitabilmente at-traverso una sequela di termini tecnici, che, se non conosciuti, rischiano solo di allontanare, anziché at-trarre il futuro visitatore.Poiché il nostro compito è quello di “comunicare”, cioè “mettere in comune” vi risparmiamo una descrizione da esperto d’arte e preferiamo limi-tarci a darvi informazioni di carattere più generale e storico, lasciando al momento di una “visita guidata” il piacere di ammirare e apprezzare il bene artistico.Se un acconto vi dobbiamo preferiamo che sia uno stimolo alla visita e perciò lasciamo parlare le immagini, che, ripro-ducendo cose reali, vi anticipano parte di quella emozione che ognuno

cerca quando visita cose che vede per la prima volta.

CAVAGNOLO PO

Avviandoci verso il Monferrato scegliamo di passare da Cavagnolo Po che è ancora in provincia di Torino, ma lo facciamo perchè non si può escludere la Chiesa di Santa Fede che è stata defi nita “ la bomboniera del roma-nico in Piemonte”.

Va un po’ “cercata” essendo nascosta dalla vegetazione e dalla vicinanza di altri edifi ci, ma appena giunti nel piazzale di ingresso la prima cosa a stupirci è il livello artistico del portale con un fraseggio scultoreo intercalato da fi gure zoomorfe.

E’dedicata a Santa Fede, giovinetta francese che subì il martirio durante la persecuzione ordinata da Diocleziano nel 303 d.C.La chiesa era infatti pos-sedimento della Abbazia di Sainte Foy-de-Conques in Francia e dalla Francia probabilmente furono inviate maestranze per la sua costruzione.

L’episodio testimonia fi nalmente una ingerenza territoriale per fi nalità pacifi che e fi deistiche in un continente in cui le intrusioni erano dovute essenzialmente a scopi di conquista.

ALBUGNANO Quì si trova l’ ABBAZIA DI SANTA MARIA DI VEZZOLANO.

Santa Maria di Vezzolano, facciata.(Foto di Filiberto Rotta. Tratta da “Il Paesaggio del Romanico Astigiano”

edito da Banca Cassa di Risparmio di Asti.)

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In posizione riparata al fondo di una valletta, è uno dei principali monumenti dell’arte tardo romanica del Piemonte. La chiesa e parte degli annessi risal-gono alla fi ne del XII° secolo come pure del 1095 è la data uffi ciale della istituzione della Canonica da parte di alcuni nobili locali. Fu ricca di patrimoni terrieri, di rendite feudali ed ecclesiastiche nelle Province di Torino e Vercelli. La facciata è in cotto alternato a fasce di arenaria e presenta un’architet-tura a salienti con due aperture corrispondenti alle due navate interne : quella principale e quella occlusa di sinistra. Il portale principale è ornato di interessanti rilievi. Nella lunetta la “Vergine in trono tra un Santo e un devoto e la Colomba dello Spirito Santo”.

La seconda galleria cieca è interrotta da una grande bifora con Santi e statua del Redentore. Con il busto di Cristo termina la facciata verso l’alto. L’interno a due navate presenta un Pontile che poggia su cinque archi ogivali, già di stile gotico, ed è impreziosito da un bassorilievo con 45 personaggi raffi guranti gli antenati della Vergine della stirpe di Davide, la Dormizione, il Trionfo in Cielo, il Risveglio del-la Vergine e i simboli dei quattro Evangelisti.L’altare maggiore è rappresentato da un trittico in terracotta con le fi gure della Vergine in Trono con Bambino, un monaco, Carlo VIII e S. Agostino.

Romanico Astigiano

Gli stipiti della monofora centrale dietro l’altare sono adorni di rilievi in pietra verde raffi guranti l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata. Sulle pareti del Chiostro affreschi del XIII e XIV secolo. Il capitello di una colonna rappresenta scolpita la vita della Vergine.

MONTAFIA

La chiesa di SAN MAR-TINO conserva al suo interno molti simboli scolpiti e una affresco che ritrae il Santo nell’ atto di dividere il suo mantello con un povero.

Poco distante da Montafi a, nella frazione di Bagnasco, la CHIESA DI SAN GIORGIO, è una delle poche chiese romaniche a tre navate ciascuna delle quali termina in un’abside di dimensioni proporzio-nate.

Nei catini delle tre absidi alcuni affreschi compro-messi, tra cui quello dell’abside centrale raffi gura San Giorgio che uccide il Drago.

Piera Nicola

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Romanico Astigiano

CORTAZZONE

In questa località si trova la CHIESA DI SAN SECONDO, che presenta interessantissimi rilievi del romanico.La suggestiva posizione sulla collina di Mongi-glietto, la rende ancora più preziosa.Edifi cata intorno al X – XI secolo su pianta basilicale a tre navate. La facciata si presenta in blocchi di pietra con ingresso a doppio arco. Figure zoo-morfe si vedono già in facciata.Le zone absidali esterne sono ricche di decora-zioni sia nella parte alta sotto il cornicione, sia nella parte bassa ( a denti di lupo).Il lato Sud è ricchissimo di decorazioni a nastri, fogliami, lavorazioni a damier, fi gure zoomorfe, piccole monofore contor-nate di fregi.L’interno, nel catino ab-sidale affresco trecen-tesco con San Secondo, San Gerolamo e Cristo benedicente. Colonne e pilastri di varia fi gura e decorazioni, reggono capitelli scolpiti che rap-presentano simbologie quasi tutte profane che inducevano il pellegrino alla meditazione.

Piera Nicola

Fotografi e tratte da “Il Paesaggio del Romanico Astigiano” edito da Banca Cassa di Risparmio di Asti.

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MONTECHIARO

La piccola chiesa dei SANTI NAZARIO E CELSO sorge su una altura di 230 metri s.l.m. Vista dall’alto in una delle mirabili foto aeree di Mark Cooper sembra un piccolo punto rosso in una distesa di prati ad erba e grano.

Circondata da un piccolo bosco ha un fascino particolare con un cam-panile esuberante rispetto alle dimensioni della chiesa, ma, possiamo dire, per fortuna, perché diversamente il piccolo complesso architettonico sarebbe completamente nascosto dal verde.

E’ stata fi no all’XI secolo Pieve del villaggio di Mairano. Avendo però gli abitanti abbandonato il luogo per rifugiarsi a Montechiaro, gradualmente sparirono gli edifici locali e rimase la sola chiesa.

Il campanile svetta rispetto alla chiesa fi no all’altezza di circa 20 metri, ricco di motivi ornamentali che delineano il suo sviluppo a quattro piani.

La panoramicità del luogo lo rende particolarmente suggestivo e mistico.

Romanico Astigiano

Fotografi e tratte da “Il Paesaggio del Romanico Astigiano” edito da Banca Cassa di Risparmio di Asti.

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SCANDELUZZA

CHIESA DEI SANTI SEBASTIANO E FA-BIANO. Una delle più antiche, la cui costru-zione, come prova una lapide interna, risale all’ A.D. 427. Anche questa chiesa è stata la pieve del villaggio fi no allo spopolamento di questo. Dopo l’allontanamento del paese fu ridotta a chiesa cimiteriale. Il por-tale d’ingresso in pietra presenta tre fasce sovrap-poste, abbellite da motivi decorativi. La muratura risulta “travagliata” in più punti essendo realiz-zata con blocchi di pietra, ciotoli, archetti e parti di mattoni inseriti senza un preciso ordine, ma in questo apparente disor-dine dobbiamo leggere lo sforzo e la cura di tanti nostri poveri antenati e il loro sforzo di salvare dai danni del tempo qualcosa per loro importante come pratica di Fede e per noi altrettanto importante come testimonianza storica e umana.

Non è ancora il tempo delle Cattedrali. Niente di paragonabile al fasto rinascimentale. Questi sono avamposti della Fede, Arte povera e semplice con un grande sforzo di abbellimento. Chissà che questo sforzo non sottenda inconsciamente il principio per cui « la bellezza salverà il Mondo ».

MONTIGLIO

Dopo vari rimaneggiamenti la CHIESA DI SAN LORENZO si mostra oggi a navata unica orientata da Est ad Ovest, che in senso religioso signifi ca che la Chiesa era nata in Oriente, ma il posizionamento consentiva anche di utilizzare al massimo il Sole come fonte di luce e di calore.

E’ realizzata in cotto alternato con pietra “cantone”, di cui esisteva una cava in zona, che ha la caratteristica di essere morbida inizialmente, mentre al contatto con l’aria si indurisce.Ciascun lato della navata centrale si apre a tre cappelle e termina con un quarto vano rettangolare.

E’ una delle chiese con maggiore presenza di sculture e di capitelli in stile corinzio, decorati con temi agresti e con simboli pagani e religiosi.

Romanico Astigiano

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Racconigi

Percorrendo la Statale 20 (del Colle di Tenda) che unisce Torino a Ventimiglia, uno dei primi paesi

in territorio cuneese in cui ci si imbatte, è Racconigi, considerata ancora oggi la “Porta della provincia Granda”.

Racconigi conta poco più di 10.000 abitanti, ma permette al visitatore, che passeggia attraverso i suoi borghi antichi e sa apprezzare il fascino e la storia che si celano dietro i portoncini scuri delle vie del centro, di immergersi pienamente in quella che a fi ne set-tecento veniva presentata come “…un des plus beaux pays du monde”.Ma la nostra visita non può che cominciare da quell’imponente edifi cio che si affaccia sulla principale Piazza Carlo Alberto e che ha permesso a Racconi-gi di entrare di diritto a far parte del circuito delle Terre Sabaude: il Castello, patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Il CastelloLa sensazione che si ha entrando per la prima volta nel Castello Sabaudo di Racconigi è quella di “Vita”, come se il Re, i Principi, il personale di corte avessero abbandonato la Residenza Reale da pochi giorni in prospettiva di farvi rientro a breve. Tutto fermo. Tutto immobile. Tutto al suo posto, dalle stoviglie delle cucine ai letti ‘appena’ rifatti dei principini. Eppure sono ormai trascorsi più di 60 anni da quando l’ultimo erede di casa Savoia ha lasciato questa dimora.Racconigi è il Castello ‘storico’ del ramo cadetto dei Savoia, i Carignano, un ‘gioiello dalle svariate sfac-cettature, sintesi di oltre tre secoli di architettura, di arte, di stile, di gusto’.E’ con Emanuele Filiberto, fi glio di Tommaso di Carignano, che vennero operate, a partire dalla fi ne del XVIII secolo importanti ristrutturazioni e amplia-

menti, a quello che era sorto come luogo fortifi cato al confi ne tra le terre dei Savoia-Acaja e i Marchesi di Saluzzo. Successivamente, sotto Re Carlo Alberto, il Castello divenne sede delle ‘Reali Villeggiature’, un luogo di vacanza per i sovrani, non troppo distante da Torino, ma allo stesso tempo ‘rifugio’ utile a evadere per un paio di mesi all’anno da quella che era la routine della vita del Regno.

La visita ha inizio con il ‘Salone d’Ercole’, usato per accogliere gli ospiti e come sala da ballo durante le serate mondane, seguono la ‘Sala da Pranzo’, la ‘Galleria dei Ritratti’ di personaggi di casa Savoia, gli ‘appartamenti dei principini’ che ospitarono nel primo quarto del ‘900 il principe ereditario Umberto con le sorelle Jolanda, Mafalda, Giovanna e Maria, per poi giungere alle ‘Sale Cinesi’, la ‘Sala di Diana’ da cui si può ammirare in tutto il suo splendore uno scorcio del parco, la ‘Sala da Biliardo’, e poi salire al secondo piano, quello degli ‘Appartamenti Reali’ e quindi scendere al pian terreno nelle cucine del Palazzo. E attraversando lentamente sala dopo sala, si può intuire perché ancora oggi Racconigi venga citata come la piccola “capitale di sogno” dei Savoia.Il visitatore inoltre noterà anche un elemento che non è un banale dettaglio: raramente le regge sorgono a ridosso delle case popolari e borghesi. Alti sulle case

La piccola “Capitale di sogno“

e sui palazzi aristocratici, ancora oggi, vediamo ergersi campanili delle Chiese e delle Parrocchiali, che testimoniano i “secoli d’oro” di questa cittadina, il settecento e l’ottocento.Una visita dunque di una ricchezza di oggetti, racconti, cultura ineguagliabile che fanno di Racconigi una delle più importanti e meravigliose testimonianze che

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Racconigi

la storia risorgimentale, e non solo, del nostro paese ci ha trasmesso intatta fi no ai giorni nostri.

Una passeggiata nel Parco Terminata la visita al castello è bene dedicare del tempo ad una passeggiata nell’immenso Parco, o meglio una passeggiata nella storia. Infatti il parco del castello è un luogo carico di suggestioni in grado di dare risalto all’architettura del palazzo.Realizzato su disegno dell’architetto Xavier Kurten a partire dal 1820, il parco oggi si presenta come un insieme di molteplici sentieri che racchiudono al loro interno grandiose distese di prati, di boschi, corsi d’acqua, ponticelli, nonché un lago con un piccolo isolotto, una grotta, edifi ci pittoreschi, oltre una vasta varietà di specie vegetali e animali.Il tutto, nel suo insieme, in grado di creare un’atmosfera romantica, tipica dei giardini ottocenteschi.Per ulteriori informazioni alla visita del Castello e del Parco del Castello www.ilcastellodiracconigi.it

Non resta che la visita alla cittadina vera e propria. Per visitare la piccola “capitale di sogno” non bastano poche ore, anche perché escludendo l’Imponente Cas-tello, le scuderie e il suo bel parco, Racconigi offre al turista molteplici attrattive che gli permettono di spa-ziare per le vie del centro, e non solo, tra medioevo, devozione e… cicogne!!!

Centro Cicogne e Anatidi diRacconigiNato a metà degli anni ’80 per la reintroduzione in territorio italiano della cicogna bianca, il centro Cicogne a partire dal 1989 intraprende il progetto anatidi, al fi ne di salvaguardare alcune specie di anatre, oche, cigni ritenute in via di estinzione.Le prime 10 cicogne sono giunte dal centro di Altreu (Svizzera). Ora l’oasi, che si estende per oltre 6 ettari, può contare su diverse coppie libere, senza considerare le molte cicogne selvatiche che durante la migrazione si fermano in zona attirate dagli esemplari presenti.

Inoltre è curioso, passando vicino all’oasi LIPU ascoltare uno strano rumore, simile allo sbattere di due pezzi di legno. E’ il suono prodotto dai becchi delle cicogne. Infatti questi uccelli sono muti, non cantano come i fringuelli, ma aprono e chiudono il becco velocemente e con forza generando così un suono che assomiglia a un concerto di nacchere.

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Racconigi

Il Centro Cicogne Racconigi è aperto tutto l’anno, perché ogni mese, ogni stagione, ogni istante offre momenti particolari, caratteristici e sempre diversi per osservare questi animali.Per ulteriori informazioni www.cicogneracconigi.it

Due passi… per la “capitale”Il centro storico di Racconigi è facilmente percorribile a piedi e il risultato, che un viaggiatore attento ne ottiene, è il poter osservare con sguardo curioso come questa piccola cittadina sia stata ‘invasa’ da molteplici epoche storiche che ne hanno caratterizzato le proprie vicende, dal Medioevo alla Rivoluzione Industriale, dalla Seconda Guerra Mondiale fi no ai nostri giorni.

Oltre alla già citata piazza Carlo Alberto, una breve sosta merita piazza Santa Maria, salotto barocco e tra i più ricchi di storia. Chiesa Santa Maria Maggiore (1725-27), l’Ospedale di carità e il porticato “palazzo delle anime” ne fanno da cornice. Il percorso si snoda poi con la piccola piazza del Gesù, sede un tempo del mercato delle ‘granaglie’ e nella quale nell’estate del 1797 scoppiò l’Insurrezione di Racconigi’, e piazza Muzzone con la sua Torre Civica e in cui i racconigesi giuravano fedeltà ai propri feudatari. Via Augusto Levis, che segue l’esatto sviluppo dell’antica contrada dei servi, collega quest’ultima piazza con piazza Vittorio Emanuele II, conosciuta anche come ‘piazza degli uomini’ e considerata dagli storici, per i suoi stupendi palazzi che la circondano (tra cui l’impo-nente Palazzo Maccagno), un ‘unicum’ nel contesto piemontese.L’antica contrada del pozzo è attraversata da Via Angelo Spada. Un’area che vanta tra le sue partico-larità, la presenza dell’ex convento di clausura (attra-verso l’arco entrate nell’hortus conclusus) e la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista dell’XI secolo. Una tappa la merita anche la Chiesa di San Giovanni Decollato, che ospitava i ‘Battuti Neri’, assistenti dei prigionieri delle vicine carceri.Il nostro percorso non può che concludersi sotto i ‘portici maggiori’, per poi arrivare nuovamente nei pressi dell’ingresso del Castello, con un piccolo bagaglio culturale in più che ci ha permesso di co-noscere meglio questa incantevole cittadina alle porte del cuneese ammirando fascinosi palazzi, luoghi di devozione, vecchi setifici, silenziose viuzze e soprattutto meravigliosi angoli di storia e di vita.

Luca Bergeretti

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Montezemolo

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Fossano

Fossano: alla scoperta di una delle ‘Sette Sorelle’

Diffi cile a volte risalire all’etimologia di un nome. Ancor di più se quel nome è riferito ad una città

il cui primo insediamento risale addirittura all’800 a.C. Eppure ‘Fossano’ potrebbe proprio derivare dalla parola fossato, in piemontese “fossà”, da cui fossan, ‘abitante del fossato’, anche se l’ipotesi che avanzano alcuni storici è un’altra, ovvero che il nome derivi da “fons sana”, ad indicare la presenza nelle vicinanze di una sorgente d’acqua potabile.Nome a parte, Fossano è tra le città più rilevanti della ‘provincia granda’, fa parte delle cosiddette ‘Sette Sorelle’, le città più importanti del cuneese, insieme al capoluogo stesso, Alba, Bra, Mondovì, Savigliano e Saluzzo.

L’anima di Fossano è nel suo antico volto medievale. Ma il cuore batte tra le vie del centro storico, tra palazzi nobiliari e chiese barocche. E chi per la prima volta entra in città non può rimanere che affascinato dall’edifi cio simbolo, orgoglio dei fossanesi e non solo, l’imponente CASTELLO DEI PRINCIPI DI ACAIA. Portato a compimento in soli 8 anni (tra il 1324 e il 1332) per volere di Filippo d’Acaia, potente feudatario del ramo cadetto dei Savoia, la costruzione inizial-mente era una Fortezza composta da quattro poderose torri a pianta quadrata, un fossato presente su tre lati verso la città e una ‘scarpata’ giardino fortifi cata verso la pianura.Estintosi il ramo degli Acaia, nel 1418, con Amedeo VIII il castello si trasformò in una Residenza Signo-rile. In questo periodo venne realizzata l’Aula Magna o Sala del Trono (con soffi tto a cassettoni), l’alloggio

del principe, la cappella, le cantine, la quinta torre destinata alle cucine, numerose nuove fi nestrature e soprattutto il caratteristico cortile interno con porticato a colonne su tre lati, in marmo bianco.Molti furono i personaggi che risiedettero al suo interno, come la famosa duchessa di Milano Bona di Savoia: si racconta che la sua salma, rimasta insepol-ta per molti giorni, fu trasportata via dal castello di notte, accompagnata da due soli nobili con i ceri accesi e seppellita forse nella Chiesa di San Giovenale. La leggenda narra che l’anima della vedova del crudele Galeazzo Sforza aleggi ancora oggi, nei camminamenti di ronda e nelle stanze più dimenticate delle torri.Nel corso dei secoli il castello venne utilizzato per diversi scopi, nel seicento come carcere, in cui vennero rinchiusi i Valdesi della Val Pellice perseguitati per motivi religiosi e politici, mentre nell’ottocento fu

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Fossanosede della Scuola Superiore di Veterinaria.Oggi il Castello dei Principi d’Acaia ospita la splendida, ricca e vitalissima biblioteca, l’archivio storico e ha sale utilizzate in caso di mostre, congressi e attività culturali.

l’anima medievale…

Lasciato il castello non abbiamo che l’imbarazzo della scelta su cosa visitare, le vie che da qui partono ci conducono nel cuore vivo della realtà cittadina, quel cuore medievale che trova nitide testimonianze nella CHIESA DI SAN GIORGIO, la più antica della città, edifi cata nel XIII secolo nel più antico terziere, il “burgus vetus”. Il fascino di San Giorgio deriva dal fatto che racchiude in sé le tracce di tutte le epoche che Fossano ha attraversato, con la sua facciata tipica-mente barocca, la sacrestia e le sue colonne del ‘400, il campanile seicentesco, l’abside con i suoi affreschi di inizio Novecento. Un tuffo nella storia fossanese, dalla romanità ai giorni nostri.Sempre di epoca medievale è la CHIESA DI SANTA MARIA detta ‘DEL SALICE’ per l’ipotetica pre-senza di quest’albero. Costruzione del XIII secolo, in origine possedeva ben 17 altari e conserva al suo interno ancora tracce di antiche testimonianze pitto-riche sulle colonne di sostegno della navata centrale. La CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA, oggi sconsacrata, ospita interessanti opere superstiti e soprattutto è divenuta un importante centro utilizzato per le esposizioni di artisti locali emergenti.

…e quella barocca

La CATTEDRALE DI FOSSANO è invece di al-tro periodo. Consacrata infatti nel 1791, la Chiesa, dall’imponente facciata neoclassica, ha al suo interno opere di importanti artisti come il Claret e il Boetto. Il campanile risale al periodo quattrocentesco, durante il XVII secolo venne aggiunto a quest’ultimo una cuspide ottagonale particolarmente raffi nata che ne slanciò l’aspetto.Sempre di epoca settecentesca è la CHIESA DI SAN FILIPPO al cui interno spicca il barocco nelle sue forme più spettacolari: affreschi illusionistici dei fratelli Pozzo e del Milocco, tele del Taricco e del Gambera, oltre a preziosi lavori di intarsio e doratura dei cori lignei e dell’organo.Uno degli edifi ci più suggestivi del ‘barocco piemon-tese’ è la CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITA’ (Battuti Rossi) consacrata nel 1737 su progetto del monregalese Francesco Gallo con decorazioni interne

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Fossanodei fratelli Pozzo, del fi gurista Milocco e del quadra-turista Dallamano. Oltre a quella dei Battuti Rossi, che si occupavano degli infermi, a Fossano esistevano altre due confraternite, quella dei Battuti Neri, i quali assistevano i carcerati e i condannati a morte e che avevano sede presso la CHIESA DELLA MISERI-CORDIA e i Battuti Bianchi, che avevano l’allora arduo compito di raccogliere denaro per riscattare i cristiani rimasti prigionieri dei mori e dei turchi. I Battuti Bianchi risiedevano nella CHIESA DEL GONFALONE.

il miracolo di Cussanio

In una delle tante frazioni di Fossano, a Cussanio, racconta la tradizione che nel maggio del 1521 la Vergine Maria apparve al signor Bartolomeo Coppa, uomo di bassa statura, deforme, sordo e muto sin dalla nascita. Miracolosamente guarito, Coppa invitò tutti i suoi compaesani alla penitenza e questi, in occasione di una pestilenza iniziarono a recarsi in pellegrinaggio sul luogo dell’apparizione, dove venne costruita una cappella.Oggi sorge un Santuario, con al suo interno im-portanti tele di Claret e Beaumont, luogo di fede e devozione molto forte, e che ogni anno è meta di migliaia di pellegrini.

Tra ricchezza e nobiltà

Non solo Chiese, ma anche Palazzi. Palazzi storici, nobiliari, medievali. Palazzi raccolti soprattutto at-torno alla ‘Via Maestra’, Via Roma, luogo di mercato, palcoscenico di magie, teatro di rievocazioni storiche. Di notevole pregio e interesse il Palazzo Comunale, Palazzo Santa Giulia, appartenente a una delle dodici famiglie fondatrici di Fossano, i Santa Giulia per l’ap-punto, Palazzo Crotti di Coazze, Palazzo Bava di San Paolo e Palazzo del Comandante.

La Giostra de l’Oca

Ogni penultima domenica di giugno Fossano rivive l’emozione del palio dei Borghi. Si tratta della rivisi-tazione di eventi storici e di fatti realmente accaduti e documentati, particolarmente signifi cativi per la città e la sua storia.Al centro della rievocazione, l’esibizione degli sbandieratori, il corteo dei costumanti, la gara degli arcieri e la corsa dei cavalli. I cavalieri si sfi dano in una gara di velocità e abilità: al terzo giro del percorso allestito in piazza Castello afferrano una spada

sistemata a lato e cercano di colpire un’oca (di polis-tirolo) posta in un cesto a terra. Il primo a tagliare la testa all’oca è il vincitore. Gli arcieri tirano, invece, contro un bersaglio di oche (sempre in polistirolo) in movimento. I punteggi di arcieri e cavalieri si som-mano per l’assegnazione del palio.

La festa prosegue poi lungo la ‘via maestra’ con la ricostruzione di antiche botteghe artigiane e l’assaggio di saporiti piatti preparati seguendo le ricette di un tempo. E la sensazione di compiere un tuffo nel pas-sato è rafforzata anche dalla partecipazione di artisti, di cantastorie e di musici.

Due passi in… periferia!!!

Guai lasciare la città senza alzare in alto lo sguardo. Oltre la Stura, oltre le Chiese, oltre i Palazzi, oltre la campagna circostante. Ed ammirare in tutta la sua magnifi cenza, magari passeggiando in Via Mellano, dai fossanesi conosciuta come il “gir dla lingera”, in allusione all’ottocentesca casa di meretricio che si affacciava sulla strada, le splendide Langhe e le Alpi Marittime. E poi continuando a camminare voltare gli occhi dal lato opposto e rimanere incantati dalla maestà del Monviso fi no a giungere alle vette della Valle d’Aosta. Un paesaggio, uno scenario sconfi nato, uno straordinario e colorato quadro da portarsi a casa per essere osservato nelle grigie giornate, rimembrando di questa storica città, silenziosamente adagiata nella pianura piemontese.

Luca Bergeretti22

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Itinerari

C U LT U R A E G A S T R O N O M I A : C A S T E L L O D I R A C C O N I G I E L A S A G R A D E L P E P E R O N E

E M O Z I O N E G U S TO S A N E L L E T E R R E D ’ A S T I

AVA N T I S AVO I A !

A L L E S O R G E N T I D E L B E L B O

A L L A S C O P E RTA D E L R U C H E ’

D A L R U C H E ’ A L L A M A LVA S I A

C A S T E L L I E V I G N E

IL CASTELLO REALE E LE CICOGNE

Giornata a scoprire Racco-nigi, sede della grandiosa Residenza Sabauda nella quale nacque l’ultimo Re d’Italia Umberto II ed inserita nel Parco Reale, che si visita comodamente su una carrozza trainata da cavalli, tra alberi secolari, fi ori bellissimi, e in compagnia di scoiattoli, anatre, fagiani e tanti animali protetti. La giornata assume un’ulteriore interesse na-turalistico con la visita del Centro LIPU, dove è possibile ammirare la cicogna bianca. Un’escursione ricca di storia, leggenda e natura.QUOTAZIONI SURICHIESTA

Una giornata dedicata agli appassionati di cultura ed enogastronomia. AL mattino visita guidata del Castello Reale di Racconigi residenza uffi ciale del Ramo dei Savoia-Carignano e sede delle «Reali Villeggiature» della famiglia reale d’Italia nei mesi estivi e autun-nali. E’ una delle Residenze Sabaude entrate nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. Trasferimento a Carmagnola pranzo presso agriturismo dove potrete

Escursione di una giornata nelle terre dell’astigiano. Visi-ta del centro storico della città di Asti dove potrete ammirare gli esterni del Palazzo Civico, la Chiesa di San Secondo che sorge sul luogo della sepol-tura del Santo Patrono della città, il Palazzo del Podestà, il Palazzo degli Antichi Tribu-nali e la Torre dei Guttuari per citare alcune delle architetture più imponenti della città. Pranzo presso agriturismo. Trasferimento ad Alfi ano Natta per visitare il Castello di Razzano, tenuta agricola di grande bellezza paesaggistica. Visita alla cantina e degus-tazione di vini con prodotti tipici. Termine dei servizi. QUOTAZIONI SURICHIESTA

Visita naturalistica nella Ri-serva Naturale delle Sorgenti del Belbo, tra le sue esclusive orchidee e il suo museo dedi-cato al miele. A Montezemolo sosta al West Italy con Buffet di Prodotti tipici e visita alla attigua Mieloteca Italiana, con tutti i mieli d’Italia.QUOTAZIONI SURICHIESTA

A Castagnole Monferrato visita e degustazioni alla can-tina il “ salotto del Ruchè”. Pranzo all’Agriturismo “ la Miraja” entro la cinta del Castello. Pomeriggio a Mon-temagno tra scalinate e ruderi romanici.QUOTAZIONI SURICHIESTA

Il percorso inizia da Portaco-maro, con visita alla Chiesa romanica di San Pietro e prosegue con la visita per degustazioni alle Cantine Sant’Agata di Scurzolengo. Al termine trasferimento a Casorzo per una tappa gastronomica all’insegna del «bator» che nelle mietitrebbia di un tempo ingoiava i covoni di grano. Nel pomeriggio momenti di rifl essione con la Malvasia, vino da dessert e da meditazione tipica di Casorzo.QUOTAZIONI SURICHIESTA

Visita all’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano gioiello romanico ad Albugnano. Tras-

ferimento al Castello di Piea, ricco di arredi e suppellettili. Dopo pranzo visita a Mon-tiglio e alle sue meridiane, con tappa fi nale al negozio Centobotti, dove dal tappo alla damigiana si può trovare tutto il mondo del vino..QUOTAZIONI SURICHIESTA

Dal Castello di Racconigi, nel suo grandioso Parco, nel fascino di Racconigi fi no a Savigliano per ammirare il suo “salotto buono” la storica Piazza Santarosa e gustare il suo vanto gastronomico, la bistecca “ Madama la Pie-monteisa” con l’antica “salsa” dei Santarosa. Pomeriggio a Fossano per il Castello degli Acaia e per una visita alla Città del Palio dell’Oca.QUOTAZIONI SURICHIESTA

deliziare il vostro palato con un menù tipicamente piemon-tese. Successivamente visita Sagra del Peperone, un evento importante non soltanto per la valorizzazione del prodotto tipico della città, ma anche perché permette di conoscere meglio le bellezze artistiche, le tradizioni e la cultura di Carmagnola. Da anni la Sagra riscuote un crescente affl usso di pubblico: oltre alla tradizionale esposizione di peperoni e ai relativi concorsi, alle degustazioni, alla sfi lata di «Re Povron» e la «Bela Po-vronera» e alle esibizioni dei gruppi Folkloristici carma-gnolesi potrete passeggiare in un’area commerciale dedicata agli espositori di prodotti tipici piemontesi.QUOTAZIONI SURICHIESTA

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