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Medicinali e pronto soccorso Consigli medici Questa rubrica a carattere sanitario, nata da un'idea della Redazione della rivista in collaborazione col C.I.R.M. (Centro Internazionale Radio Medico), si prefigge lo scopo di dare suggerimenti di carattere sanitario a tutti i diportisti, insieme alla raccomandazione di mettersi in contatto diretto col C.I.R.M ogni qualvolta dovesse malauguratamente presentarsi a bordo un'emergenza medico- traumatologica. A tal fine mi sia concesso di spendere due parole di presentazione dell'Ente: fondato dal prof. Guida nel 1935, il C.I.R.M. è una Fondazione onlus che presta assistenza radio-medica a tutti i naviganti, di qualunque nazionalità, imbarcati sia su navi mercantili che da diporto, su tutti i mari del mondo. Il servizio si svolge 24 ore al giorno, per 365 giorni all'anno ed è totalmente gratuito; per avere un consiglio da uno dei medici di guardia basta contattare il C.I.R.M. sia in fonia (su rete fissa o cellulare) sia in grafia (telex, fax, e-mail); lingue ufficiali sono l'italiano e l'inglese. In questo primo numero ritengo opportuno affrontare il problema della cassetta medica di bordo: il D.M. 279/88 sancisce che per le imbarcazioni e navi da diporto (unità con lunghezza f.t. >7,50 metri se a motore e 10 metri se a vela) che navigano a più di 12 nm dalla costa, la quantità minima indispensabile di materiale sanitario è riportata in allegato "A", se l' equipaggio è formato anche solo in parte da personale marittimo arruolato, mentre è riportato in allegato "D" in caso contrario. Ora, il problema è che entrambe le tabelle, e in special modo la "D", sono vistosamente carenti e necessitano pertanto entrambe di un'adeguata integrazione. Suggerirei quindi innanzitutto un termometro clinico, possibilmente col bulbo piccolo (pediatrico) perché più resistente e utilizzabile anche da adulti, un apparecchio per il controllo della pressione arteriosa e un fonendoscopio. Per quanto riguarda le stecche per fratture, le migliori, anche se più costose, sono quelle di plastica gonfiabili (inflatable air splints) perché sono di varie dimensioni, riutilizzabili dopo adeguato trattamento di disinfezione, occupano meno spazio, e infine sono facilmente applicabili. Un bisturi con lame intercambiabili (usa e getta), un set per sutura e alcuni pacchetti di cerotti chiamati "Steri-strips": sono strisce sottili di cerotto, che sostituiscono adeguatamente i normali punti di sutura, che possono essere applicate a ponte sui lembi della ferita, dopo averla adeguatamente disinfettata ed averne riavvicinato i margini. Da tenere presente che gli Steri-strips non sempre possono essere utilizzati con successo, quindi è opportuno tenere in cassetta entrambe le soluzioni. Qualche confezione di ghiaccio secco (non le bombolette spray) che non ha bisogno di conservazione in frigorifero, un pacco di cotone idrofilo, disinfettanti (acqua ossigenata a dieci volumi e disinfettanti a base di tintura di iodio oppure amuchina che, debitamente diluita, può essere utilizzata anche per lavare le verdure e potabilizzare l'acqua), una bottiglia di ammoniaca che va conservata in flacone di vetro scuro, alcuni pacchi di garza sterile (opportuno fornirsi di più confezioni contenenti un numero limitato di garze, perché bisogna tenere presente che, una volta aperta la confezione, le garze non utilizzate perdono la sterilità), un laccio emostatico, del cerotto adesivo, possibilmente anallergico, e del cerotto medicato, delle bende per fasciature di varie misure (almeno 5 rotoli).

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Medicinali e pronto soccorso

Consigli medici

Questa rubrica a carattere sanitario, nata da un'idea della Redazione della rivista in collaborazione

col C.I.R.M. (Centro Internazionale Radio Medico), si prefigge lo scopo di dare suggerimenti di

carattere sanitario a tutti i diportisti, insieme alla raccomandazione di mettersi in contatto diretto col

C.I.R.M ogni qualvolta dovesse malauguratamente presentarsi a bordo un'emergenza medico-

traumatologica.

A tal fine mi sia concesso di spendere due parole di presentazione dell'Ente: fondato dal prof. Guida

nel 1935, il C.I.R.M. è una Fondazione onlus che presta assistenza radio-medica a tutti i naviganti,

di qualunque nazionalità, imbarcati sia su navi mercantili che da diporto, su tutti i mari del mondo.

Il servizio si svolge 24 ore al giorno, per 365 giorni all'anno ed è totalmente gratuito; per avere un

consiglio da uno dei medici di guardia basta contattare il C.I.R.M. sia in fonia (su rete fissa o

cellulare) sia in grafia (telex, fax, e-mail); lingue ufficiali sono l'italiano e l'inglese.

In questo primo numero ritengo opportuno affrontare il problema della cassetta medica di bordo: il

D.M. 279/88 sancisce che per le imbarcazioni e navi da diporto (unità con lunghezza f.t. >7,50

metri se a motore e 10 metri se a vela) che navigano a più di 12 nm dalla costa, la quantità minima

indispensabile di materiale sanitario è riportata in allegato "A", se l' equipaggio è formato anche

solo in parte da personale marittimo arruolato, mentre è riportato in allegato "D" in caso contrario.

Ora, il problema è che entrambe le tabelle, e in special modo la "D", sono vistosamente carenti e necessitano pertanto entrambe di un'adeguata integrazione. Suggerirei quindi innanzitutto un

termometro clinico, possibilmente col bulbo piccolo (pediatrico) perché più resistente e utilizzabile

anche da adulti, un apparecchio per il controllo della pressione arteriosa e un fonendoscopio.

Per quanto riguarda le stecche per fratture, le migliori, anche se più costose, sono quelle di plastica

gonfiabili (inflatable air splints) perché sono di varie dimensioni, riutilizzabili dopo adeguato

trattamento di disinfezione, occupano meno spazio, e infine sono facilmente applicabili.

Un bisturi con lame intercambiabili (usa e getta), un set per sutura e alcuni pacchetti di cerotti

chiamati "Steri-strips": sono strisce sottili di cerotto, che sostituiscono adeguatamente i normali

punti di sutura, che possono essere applicate a ponte sui lembi della ferita, dopo averla

adeguatamente disinfettata ed averne riavvicinato i margini. Da tenere presente che gli Steri-strips

non sempre possono essere utilizzati con successo, quindi è opportuno tenere in cassetta entrambe

le soluzioni.

Qualche confezione di ghiaccio secco (non le bombolette spray) che non ha bisogno di

conservazione in frigorifero, un pacco di cotone idrofilo, disinfettanti (acqua ossigenata a dieci

volumi e disinfettanti a base di tintura di iodio oppure amuchina che, debitamente diluita, può

essere utilizzata anche per lavare le verdure e potabilizzare l'acqua), una bottiglia di ammoniaca che

va conservata in flacone di vetro scuro, alcuni pacchi di garza sterile (opportuno fornirsi di più

confezioni contenenti un numero limitato di garze, perché bisogna tenere presente che, una volta

aperta la confezione, le garze non utilizzate perdono la sterilità), un laccio emostatico, del cerotto

adesivo, possibilmente anallergico, e del cerotto medicato, delle bende per fasciature di varie misure

(almeno 5 rotoli).

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Per quanto riguarda i farmaci, ricordarsi che i dosaggi pediatrici sono quasi sempre differenti da

quelli per gli adulti, pertanto se si hanno bambini a bordo bisognerà rifornirsi di confezioni

pediatriche.

− ANTIPIRETICI

Aspirina o Novalgina, Paracetamolo (Tachipirina).

− ANITIBIOTICI

Ampicillina o Amoxicillina (Amplital, Augmentin, Zimox). Tetraciclina, Eritrocita, Bactrim o

Ciprofloxacina, Flagyl.

− ANTIEMORRAGICI

Tranex in fiale.

− ANTIDIARROICI

Lopemid, Imodium.

− ANTIPERTENSIVI

Nifedicor gocce.

− DIURETICI

Lasix cp.

− ANTIPOTENSIVI ed ANALETTICI

Micoren e Gutron gocce.

− ANTISPASTICI

Buscopan in confetti o fiale.

− ANTIACIDI

Maalox in sospensione o compresse.

− ANTIULCERA

Ranitidina, Omeprazolo, Pantoprazolo.

− CORONARODILATORI (a base di nitroderivati)

Carvasin o Trinitrina, da utilizzare in caso di dolore toracico tipo angina pectoris o malattie

coronariche, sempre su suggerimento dei medici del C.I.R.M.

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− ANTIEMETICI (farmaci per bloccare il vomito)

Plasil o Zofran.

− ANTICHINETOSICI (farmaci contro il mal di mare, in genere a base di scopolamina)

Xamamina o cerotti ad assorbimento transdermico.

− ANTISTAMINICI

Polaramin, Fargan, Clarityn, Fristamin.

− CORTISONICI Bentelan, Urbason (in fiale e compresse).

− ANTINFIAMMATORI (FANS)

Voltaren, Feldene, Brufen, Naprosyn, Aulin, Oki, o similari in cp. o fiale e in pomata.

− COLLIRIO o POMATA oftalmica antibiotica (Colbiocin, Genticol, Pensulvit).

− COLLIRIO (decongestionante)

Demetil, Collirio Stilla, Optrex per lavaggi oculari.

− GOCCE AURICOLARI

Otalgan.

− GOCCE NASALI (decongestionante)

Rinazina spray.

− GARZA GRASSA (alla Connettivina) una confezione.

− ANSIOLITICI (a base di Benzodiazepine)

Valium, En, Ansiolin, Xanax, (da preferire le confezioni in gocce e fiale), Tavor Expidet: sono cp. a

rapido assorbimento sublinguale.

− POMATA ANTIUSTIONI

(Sofargen).

− SOLUZIONE FISIOLOGICA

due flaconi da 250 ml.

− SOLUZIONE GLUCOSATA 5%

due flaconi da 250 ml.

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Un discorso a parte meritano i farmaci antimalarici (Clorochina e Lariam) che ovviamente non è

necessario inserire in tutte le cassette di bordo ma che sono strettamente indispensabili solo per i

diportisti che intendano effettuare viaggi nelle zone ad endemia malarica sia del continente africano

che indiano. Bisogna sottolineare al riguardo che nelle zone dell'Africa equatoriale vivono specie di

Plasmodi (zanzare vettore di malaria) che presentano resistenza alla CLOROCHINA, pertanto in

questi casi sia per la profilassi che per la cura della febbre malarica bisogna fornirsi del LARIAM,

mentre nei paesi dell'oceano Indiano (India, Sri-Lanka, Maldive; Indonesia, Filippine,) il Plasmodio

è clorochino-sensibile pertanto l'uso della CLOROCHINA è indicato sia per la profilassi che per la

terapia, ovviamente con posologie diverse. È quindi necessario, per chi intenda effettuare questo

tipo di crociere, rivolgersi al C.I.R.M. oppure agli uffici d'igiene delle A.S.L. preposti al controllo

delle vaccinazioni per i viaggiatori nelle zone a rischio per avere la certezza che la profilassi che si

andrà a effettuare abbia la necessaria efficacia.

Desidero infine ricordare a tutti i comandanti di imbarcazioni sia a vela che a motore che sarebbe

altamente raccomandabile facessero rifornire tutti i propri membri di equipaggio o passeggeri del

cosiddetto "passaporto sanitario" in cui sono indicate tutte le patologie pregresse e in atto, con le

eventuali terapie praticate, specificando tempi e modi di somministrazione dei farmaci. Ognuno è

tenuto, pertanto, a rifornirsi personalmente di tutti i farmaci di cui fa uso, quotidianamente o in

maniera saltuaria, in quantità almeno doppia di quella che è previsto possa essere necessaria a

coprire tutta la durata della crociera, poiché bisogna premunirsi contro lo smarrimento o la rottura di

flaconi di farmaci a causa di imprevisti che possano verificarsi a bordo.

Ogni comandante, infine, essendo responsabile a bordo della salute di tutti i suoi ospiti, a qualunque

titolo imbarcati, può rifiutarsi di imbarcare persone che, per motivi di salute, sentito anche il parere

di un sanitario, possano essere ritenute "a rischio" sia per se stessi che per tutti gli altri ospiti di

bordo.

USTIONI, FOLGORAZIONI ELETTRICHE E COLPI DI SOLE

Sia le nostre statistiche che quelle stilate dalla O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità)

collocano purtroppo gli infortuni al primo posto della classifica delle patologie riscontrabili a bordo.

Ritengo pertanto sia doveroso iniziare la trattazione di questo argomento con una serie di

raccomandazioni di carattere generale che, per quanto possano sembrare scontate o addirittura

superflue, è pur sempre utile ribadire:

• non lasciare mai i bambini soli in barca, senza un adulto che li controlli;

• almeno durante la navigazione i bambini dovrebbero sempre indossare i giubbotti

salvagente e, se sono in coperta fuori dal pozzetto e liberi di muoversi sulla barca, ricordarsi di

assicurarli alla battagliola mediante una cima di salvataggio;

• tenere sempre i bambini lontani dalle sorgenti di calore, siano esse fuochi vivi o parti di

motore momentaneamente scoperte;

• in barca muoversi sempre indossando un paio di scarpe, possibilmente chiuse, con suola di

gomma (scarpe da ginnastica di tela se non si hanno le apposite scarpe da barca), onde evitare, visto

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che ci si muove in spazi ristretti, di andare a sbattere con le dita dei piedi contro spigoli od ostacoli

sporgenti;

• durante le manovre in cima d'albero ricordarsi sempre di assicurarsi allo stesso mediante

una cima di salvataggio.

• durante le esposizioni prolungate al sole indossare sempre un copricapo oppure bagnarsi

frequentemente la testa. Specie durante i primi giorni di esposizione al sole proteggere la pelle con

filtri solari ad alto indice di protezione, ricordando che in barca il sole è "più forte" per via del

riverbero dell'acqua, ma che la brezza di mare, specie in navigazione, fa sembrare che il sole "non

scotti". In aggiunta, i bambini, nei primi giorni dovrebbero essere ulteriormente protetti con

magliette a maniche corte;

• in caso di navigazione notturna indossare sempre il giubbotto salvagente e, se ci si deve

muovere sul ponte, legarsi alla battagliola con una cima di salvataggio. Inoltre, sarebbe opportuno

che i turni di guardia fossero non superiori alle 2-4 ore e venissero svolti sempre da 2 persone

contemporaneamente.

Ustioni

Terminate le raccomandazioni basilari, cominciamo a parlare di quel vasto capitolo dei traumi

costituito dalle USTIONI, che vengono classificate in 1°, 2°, e 3° grado. Come prima cosa bisogna

allontanare il paziente dalla fonte di calore, togliere di dosso tutti quegli oggetti che possono

continuare a bruciare senza fiamma evidente (cinte, oggetti metallici o di gomma, tessuti sintetici) e

trasportarlo in un ambiente protetto, non esposto agli agenti atmosferici. A questo punto, se

necessario, togliere completamente gli indumenti di dosso e procedere all'esame clinico e al

trattamento igienico e farmacologico delle zone colpite. Al fine di una corretta valutazione delle

ustioni è necessario calcolare approssimativamente la percentuale di superficie ustionata, ricorrendo

alla "regola del 9": testa, volto e collo 9%, torace e addome 9+9%, schiena e glutei 9+9%, arto

superiore 9%, coscia 9%, gamba e piede 9%.

Le ustioni di 1° grado sono caratterizzate dal solo arrossamento della cute, che si presenta gonfia e

dolente con sensazione di bruciore, e sono in genere provocate o dalla prolungata esposizione ai

raggi del sole o dal fugace contatto con superfici arroventate, quali possono essere coperture del

motore, tubi di scappamento ecc. Per il trattamento delle ustioni di 1° grado basta inizialmente

lavarle delicatamente con acqua fredda corrente e sapone o con soluzione sterile per portare via

eventuali residui sporchi, quindi applicare una pomata antiustioni (vedi cassetta di bordo:

SOFARGEN), ricoprire con garza sterile e fasciare. Sopra applicare a intervalli la borsa del

ghiaccio. La medicazione va rinnovata ogni 48 ore. In mancanza di pomate antiustioni, ricopritele

con 1-2 strati di garza grassa che andrà a sua volta ricoperta di garza sterile prima di applicare il

ghiaccio.

Le ustioni di 2° grado sono invece caratterizzate dalla presenza di bolle (FLITTENE) ripiene di

liquido color giallo chiaro. In questi casi si raccomanda di non rompere le bolle, onde evitare la

dispersione di liquidi (siero) dell'organismo. Qualora le bolle dovessero rompersi spontaneamente è

opportuno procedere alla rimozione dei lembi di cute morta tagliandola con la punta di una forbice

sterilizzata. Il trattamento è sostanzialmente uguale a quello delle ustioni di 1° grado; in questo caso

è necessario iniziare anche la somministrazione di un antibiotico, onde prevenire eventuali

infezioni. Inoltre, il paziente deve incrementare l'apporto idrico ad almeno tre litri di liquidi al dì,

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per sopperire alle perdite che si verificano attraverso le superfici ustionate ormai prive del

rivestimento cutaneo.

Nelle ustioni di 3° grado, infine, la cute ha l'aspetto di una pergamena marrone scuro, solcata da

strie nerastre (vasi sanguigni trombizzati), non dolente alla palpazione per la distruzione delle

terminazioni nervose. In questi casi si può arrivare alla carbonizzazione dei tessuti. Il trattamento

generale e locale ricalca quello delle ustioni di 2° grado.

In tutti i casi suesposti quanto più estesa è l'ustione, tanto più gravi sono le condizioni del paziente.

È necessario pertanto monitorare i parametri vitali (temperatura, polso, pressione arteriosa, colore e

quantità delle urine emesse). Possono essere presenti iniziali segni di shock che andranno trattati

con opportuna terapia medica infusionale. Raccomandiamo di non cospargere le ustioni con polveri

antibiotiche, olio o altre sostanze e di contattare appena possibile il C.I.R.M.

Folgorazione elettrica

Passiamo al trattamento della FOLGORAZIONE ELETTRICA: in prima istanza bisogna stabilire

quale tipo di corrente ha causato l'incidente, la sua intensità, se vi era un interruttore "salvavita" e se

la persona era asciutta o bagnata. È stata colpita da un fulmine? E stata trovata cosciente o

incosciente? Come prima cosa bisogna interrompere il contatto tra persona e sorgente elettrica; indi

liberare le vie aeree, controllare la presenza delle pulsazioni cardiache facendo attenzione se sono

ritmiche o no. In assenza di battito cardiaco, iniziare la rianimazione cardio-respiratoria. Subito

dopo controllare le condizioni generali, se il paziente è confuso o addirittura soporoso, se presenta

disturbi di memoria, se vi è paralisi o deficit di forza in un distretto corporeo, se vi sono ustioni nei

punti di contatto con i cavi elettrici o con il metallo. Trasferire quindi immediatamente il paziente in

ambiente idoneo alla medicazione e tenerlo sotto sorveglianza continua; somministrare abbondanti

liquidi, anche per infusione endovenosa e trattare le eventuali superfici ustionate o le ferite. Se il

paziente ha perso conoscenza o avverte senso di svenimento sollevare le gambe a 45° dal piano del

letto, quindi contattare immediatamente il C.I.R.M. per ottenere ulteriori istruzioni sul trattamento

farmacologico.

Colpi di sole o di calore

Concludiamo analizzando il COLPO DI SOLE o di CALORE: per quanto tempo è stato esposto?

Qual era la temperatura ambiente? È stato esposto direttamente ai raggi del sole? Durante

l'esposizione ha bevuto acqua o altri liquidi? Trasferite immediatamente il paziente in un ambiente

fresco e ben ventilato, mantenendolo seduto o disteso a seconda delle condizioni generali.

Spogliatelo e verificate se la cute è arrossata, sudata o secca, se presenta bolle o vescicole. Misurate

la temperatura ascellare e rettale, la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, controllando se è

ritmica o aritmica, la frequenza respiratoria. Controllate se il paziente è confuso o soporoso, se

risponde correttamente alle domande, se presenta deficit di memoria. Chiedete se ha sete intensa, se

ha mal di testa, bruciore agli occhi, bruciore o acidità di stomaco. Se il paziente può stare in piedi,

fategli fare alcuni passi avanti e indietro per controllare se mantiene l'equilibrio o se tende a cadere

e se ha vertigini. Ripetete le stesse prove facendogli tenere gli occhi chiusi.

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COLPI DI SOLE, ASSIDERAMENTO E ANNEGAMENTO

Dopo questo primo esame sommario bisogna innanzitutto controllare la temperatura corporea ed

eventualmente mettere in atto le procedure già indicate per abbassarla.

Se il paziente presenta perdita di sangue dal naso bisogna bloccare l'emorragia praticando le

manovre suggerite negli articoli precedenti.

Subito dopo procedete al controllo degli arti inferiori per verificare se le caviglie e i piedi sono

gonfi e se le vene delle gambe sono rosse e dolenti al tatto o spontaneamente.

Se il paziente lamenta difficoltà a respirare, chiedetegli se questa è presente solo quando si muove e

compie qualche sforzo, mentre respira normalmente quando sta a riposo oppure se è affannato

quando sta sdraiato a letto mentre respira meglio quando sta seduto.

Una volta verificati tutti questi parametri, si potrà avere un quadro più dettagliato della situazione e

sarà pertanto possibile praticare le prime cure in attesa di ricevere ulteriori istruzioni dai medici del

C.I.R.M., che bisognerà ricordarsi di contattare nel più breve tempo possibile.

La prima cosa da fare se il paziente è in stato d'incoscienza è metterlo in una posizione che

chiameremo "di sicurezza" per mantenere libere le vie respiratorie ed evitare che, se dovesse

vomitare, questo finisca nell'albero respiratorio ostruendo i bronchi: bisogna pertanto metterlo a

pancia in giù col braccio che poggia sul letto e la gamba che sta in alto entrambi flessi per bloccare

il corpo, e col capo rivolto di lato. Se invece il paziente è vigile, tenetelo a letto in ambiente ben

aerato e ventilato, in posizione semiseduta con due o tre cuscini dietro le spalle.

Subito dopo bisogna abbassare la temperatura corporea applicando una borsa di ghiaccio o delle

pezze bagnate con acqua fredda sulla fronte, sotto le ascelle e agli inguini, rinnovandole di

frequente. Bisogna dare da bere molti liquidi, iniziando con almeno un litro nelle prime 2-3 ore,

diluendovi dentro dei sali minerali, se disponibili a bordo, altrimenti otto cucchiai di zucchero e un

cucchiaino di sale. Alternare quest'acqua con tè leggero zuccherato e succhi di frutta. Tutti i liquidi

devono essere freschi ma non ghiacciati, altrimenti si rischia la congestione intestinale. Se il

paziente lamenta forte cefalea che non passa col solo riposo, somministrate un antidolorifico.

Nel contatto col medico del C.I.R.M. bisognerà riferire i risultati dell'esame clinico cui il paziente è

stato sottoposto e i valori dei parametri vitali riscontrati.

Assideramento

Passiamo ora ad analizzare la situazione diametralmente opposta, ovvero l'assideramento o

prolungata esposizione al freddo: anche in questo caso bisogna conoscere, ove possibile, il tempo di

esposizione al freddo, le condizioni del vento, se c'era, la temperatura esterna, se era ben coperto

con indumenti idonei come calze, cappello, guanti, scarpe, se questi erano asciutti o bagnati, se ha

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avuto la possibilità di bere e mangiare e se ha potuto muoversi facendo della ginnastica, se era

cosciente. Bisogna visitare il paziente in ambiente confortevole: metterlo seduto o sdraiato a

seconda delle condizioni generali e controllare la temperatura rettale (indispensabile), la pressione

arteriosa, il respiro e il polso, se ritmico o no; verificare la quantità di urina emessa.

Se i vestiti sono bagnati sostituirli con un cambio asciutto. Assicurarsi se il paziente è vigile e

lucido oppure in stato di confusione mentale, se è soporoso o presenta amnesia. Controllare se le

estremità, comprese orecchie e naso, sono di colorito normale o cianotico (bluastro) e se la

sensibilità al tatto è conservata. Infine bisogna chiedere se lamenta brividi o sensazione di

formicolio alle estremità e infine se queste sono gonfie e arrossate o presentano delle vescicole.

Mentre aspettiamo i consigli del medico, dopo aver tolto, come già detto, i vestiti bagnati

sostituendoli con altri asciutti e con delle coperte, applichiamo delle borse calde a temperatura fra

38 e 41°C. La cosa migliore sarebbe immergere il soggetto in una vasca da bagno con acqua alla

temperatura suindicata, ma capiamo bene che non sempre è possibile sulle imbarcazioni da diporto

di dimensioni ridotte. Massaggiamo delicatamente il corpo, specie le estremità, facendo attenzione a

non rompere la cute e somministriamo bevande tiepide, non calde, né alcolici. Se il paziente è

cosciente, facciamogli muovere tutti gli arti, altrimenti facciamolo noi al suo posto. Se infine il

paziente presenta segni iniziali di shock, come calo pressorio o tachicardia, somministriamo un

prodotto a base di cortisone per via intramuscolare o, meglio, endovenosa. Anche in questo caso

bisognerà comunicare al medico le condizioni esatte in cui si trova attualmente il paziente e come si

presentava al momento del rinvenimento.

Annegamento

Altro capitolo importantissimo, forse perché più frequente di quelli affrontati finora, è quello

dell'annegamento.

Utile sapere per quanto tempo il soggetto è stato immerso in acqua, se l'interessato o chi avesse

eventualmente assistito è in condizioni di riferirlo, e inoltre se l'acqua è dolce o salata, calda o

fredda e se aveva effettuato un tuffo, battendo eventualmente capo o nuca e collo. Il paziente è

cosciente? Mettiamolo subito su un piano rigido e come prima cosa ci preoccupiamo di tenere libere

le vie respiratorie; se non avvertiamo battito cardiaco o se non respira iniziamo subito la

rianimazione cardio respiratoria. Quando il cuore riprende a battere spontaneamente, innanzitutto

controlliamo frequenza e ritmo cardiaco, frequenza respiratoria, pressione arteriosa e colore delle

unghie e delle labbra. Subito dopo occorre passare, come nelle situazioni precedentemente esposte,

al controllo dello stato di salute mentale del soggetto, specie per quanto riguarda confusione

mentale, sopore o amnesia. Occorre prestare particolare attenzione a cianosi delle estremità, tosse o

difficoltà respiratoria e vomito perché, se presenti, peggiorano le condizioni dell'annegato.

Come suesposto, se è stato necessario ricorrere alle manovre rianimatorie, appena il paziente si

riprende bisogna metterlo in posizione "di sicurezza" e controllarlo continuamente, poiché, se

necessario, bisogna riprendere la rianimazione. Inoltre, il piano su cui è sdraiato il paziente deve

avere i piedi più in alto della testa per facilitare la fuoriuscita dell'acqua dai bronchi. Se non respira

bene, dategli dell'ossigeno (terapeutico, non industriale) se questo è disponibile, altrimenti praticate

la respirazione "bocca a bocca". Bisogna inoltre coprirlo con indumenti asciutti e caldi, perché se

l'immersione è stata prolungata può favorire l'ipotermia che a sua volta ostacola la ripresa della

funzione cardio respiratoria. Dategli da bere solo bevande tiepide a piccoli sorsi, evitando liquidi

bollenti e alcolici. Se è cosciente fategli muovere le quattro estremità, altrimenti fatelo voi. Anche

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in questo caso è utile il cortisone in presenza di segni iniziali o avanzati di shock. Tutti i dati in

vostro possesso vanno riferiti ai sanitari nel più breve tempo possibile.

Incidenti da immersione

Altro capitolo di importanza primaria è quello rappresentato dagli incidenti da immersione. Anche

in questo caso è fondamentale cercar di venire in possesso di quanti più dati possibile, tipo durata e

profondità d'immersione, se le bombole contenevano O2 o aria compressa e se nella risalita ha

rispettato i tempi di decompressione. La temperatura dell'acqua era calda o fredda? Al momento del

soccorso era vigile o incosciente?

Il paziente deve essere visitato anche in questo caso su un piano rigido; controllare prima di tutto

che le vie aeree siano pervie e se non c'è battito cardiaco iniziare le manovre rianimatorie. Alla

ripresa del battito cardiaco, controllare frequenza e ritmo cardiaco, frequenza del respiro, pressione

arteriosa e riflesso pupillare, stato mentale del paziente, se lucido o soporoso, se presenta lacune di

memoria.

Poiché in questo tipo di patologia il rischio più grosso è costituito dai fenomeni di

"embolizzazione", bisogna essere particolarmente attenti a valutare tutti quei sintomi che possono

costituirne l'espressione evidente, quindi dolori o formicolio agli arti, difficoltà a parlare, vertigini o

capogiri, difficoltà a stare in piedi, perdita di memoria, tosse stizzosa e continua specie se con

striature di sangue nell'espettorato, fenomeni convulsivi.

Anche in tal caso, dopo le eventuali manovre di rianimazione, bisogna mettere il paziente in

posizione "di sicurezza" e controllarlo di continuo, riprendendo, se necessario, le manovre

rianimatorie. Somministrare l'O2 se necessario e coprirlo con indumenti asciutti e caldi. Valgono

anche in tal caso le precauzioni sulla somministrazione di cibi e bevande tiepide a piccoli sorsi e

l'uso di cortisone in fiale in caso di shock.

TRAUMI CRANICI, FRATTURE, LUSSAZIONI E DISTORSIONI

A questo punto della trattazione è necessario affrontare il problema degli infortuni osteo-articolari e

del trauma cranico, sia esso accompagnato o meno da perdita di coscienza.

Uno degli eventi più frequenti in barca è il colpo di boma in testa. Inutile raccomandare la massima

attenzione a tutte le persone che a qualunque titolo dovessero stazionare a lungo nel pozzetto, e a tal

proposito mi riferisco soprattutto ai bambini, i cui movimenti sono spesso incontrollabili, anche se

spesso la loro altezza non è tale da metterli in pericolo.

Durante la navigazione notturna, quindi, qualora il numero dei componenti dell'equipaggio lo

consenta, è opportuno raddoppiare i turni di guardia, avendo comunque l'accortezza di indossare

sempre i giubbotti di salvataggio e di assicurarsi alla battagliola con i cavi di sicurezza, specie

durante gli spostamenti sul ponte per eventuali manovre con le vele, perché l'evento "uomo in mare"

costituisce uno dei più grossi rischi della navigazione, soprattutto durante le ore notturne e se il

naufrago ha perso conoscenza.

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Se dopo aver subito un trauma cranico il soggetto non ha perso i sensi, è lucido, vigile e ricorda

tutto, anche quello che stava facendo subito prima del trauma, basta portarlo sotto coperta e

distenderlo in cuccetta in ambiente ventilato. Dopo aver ispezionato il capo per escludere la

presenza di ferite, bisogna applicare una borsa di ghiaccio sulla zona colpita e procedere al rilievo

dei parametri vitali (temperatura, polso, respiro, pressione arteriosa) e al controllo della reazione

delle pupille alla luce: per fare ciò basta illuminare alternativamente le pupille con una torcia e

controllare se si restringono quando sono colpite dal fascio luminoso.

Se la manovra è positiva, si passa al controllo della rigidità nucale: si applica una mano dietro la

nuca e si solleva il capo fino a far toccare il petto col mento. Questo primo approssimato esame

neurologico, se negativo, ci permette di affrontare con maggiore tranquillità le ore di navigazione

che restano per raggiungere il porto più vicino. Nel frattempo il paziente deve essere tenuto sotto

osservazione continua, restare digiuno almeno per le prime otto ore dal trauma, può bere solo acqua,

the o camomilla a piccoli sorsi, non deve fumare né bere alcoolici o caffè, non deve assumere

nessun antidolorifico o tranquillante per almeno le prime 24 ore.

Bisognerà prestare particolare attenzione al fatto che il paziente possa essere colpito da sonnolenza

improvvisa dalla quale risulti difficile svegliarlo, che non compaiano improprietà del linguaggio,

disturbi della vista, vomito, specie se ripetuto. Questo non vuol dire che bisogna impedire a tutti i

costi al paziente di addormentarsi, ma bisogna vegliare che sia un sonno regolare, non costellato da

bruschi movimenti, lamento continuo e via discorrendo.

Se invece il trauma cranico è seguito da perdita di coscienza, per prima cosa bisogna assicurarsi che

il paziente non ingoi la lingua o non inali il vomito, se presente. Per fare questo bisogna metterlo in

decubito laterale, afferrare la lingua con le dita e successivamente bloccarla infilando magari il

manico di un cucchiaio o, meglio, un tubo di Meyo se è disponibile nella cassetta di pronto

soccorso.

Se alla ripresa dei sensi vi è amnesia per quanto accaduto, se le pupille non reagiscono alla luce o,

peggio, sono di diverso diametro, se vi è rigidità nucale, se compare paralisi di uno o più arti

contemporaneamente, se vi sono disturbi del linguaggio, se compaiono convulsioni, se sono

presenti disturbi del ritmo cardiaco o del respiro, bisogna immediatamente mettersi in contatto con i

medici del C.I.R.M. sia per ottenere assistenza sanitaria che per organizzare, di concerto con il

Servizio M.R.C.C. e con le Capitanerie di Porto, il soccorso aereo-navale. Nel frattempo bisogna

assicurare adeguato supporto rianimatorio con eventuale massaggio cardiaco e respirazione

assistita, ai fini di assicurare il mantenimento dei parametri vitali a livelli accettabili.

Traumatologia ossea

Adesso andiamo ad analizzare la traumatologia ossea, ovvero fratture, lussazioni, distorsioni. Le

fratture delle dita dei piedi vanno immobilizzate solidarmente, ossia incerottando il dito fratturato a

quello vicino più grande: l'immobilizzazione va mantenuta per almeno dieci giorni, ma è

ovviamente auspicabile che nel frattempo la barca abbia raggiunto un porto dove sia possibile

procedere a una visita specialistica con esecuzione di una radiografia.

In caso di frattura del dito di una mano è necessario ricorrere all'immobilizzazione o mediante uno

splint metallico imbottito, se è disponibile a bordo, oppure applicando una stecca di legno imbottita

col cotone (è sufficiente anche il bastoncino di un gelato) che deve essere posta sul lato palmare del

dito e assicurata con del cerotto. Il braccio deve essere assicurato al collo mediante un fazzolettone

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che dovrebbe andare dal gomito alla mano, col gomito leggermente chiuso ad angolo acuto in modo

che la mano sia leggermente più alta del gomito: questo assicura un più facile ritorno del sangue

venoso verso il cuore, il che evita il gonfiore della mano e riduce il dolore.

In tutti i casi, per ridurre il dolore è opportuno somministrare un antidolorifico. In caso di frattura

delle ossa lunghe del braccio bisogna ricorrere all'immobilizzazione o con gli "inflatable air splint",

di cui si è parlato nell'articolo sulla cassetta di pronto soccorso, (vedi "Nautica", febbraio 2006)

oppure ricorrendo a due stecche di legno imbottite con del cotone che vanno applicate ai due lati

dell'osso fratturato per tutta la sua lunghezza (cioè dall'ascella al gomito o dal gomito al polso) e

assicurate mediante bendaggio, stretto a sufficienza per assicurare l'immobilità senza però

ostacolare la libera circolazione del sangue (assicurarsi che il polso periferico sia percepibile,

altrimenti allentare la fasciatura). Il braccio va assicurato al collo come precedentemente esposto.

Controllare periodicamente che le unghie non diventino cianotiche e raccomandare al paziente di

aprire e chiudere periodicamente le dita per favorire la circolazione. Analogo discorso va fatto per

l'immobilizzazione delle ossa della gamba, solo che in questo caso le stecche di legno imbottito

devono essere tre, due ai lati e una sotto l'arto e, in caso di sospetta frattura del femore, le stecche

laterali devono essere applicate: quella interna dall'inguine alla caviglia e l'esterna dalla radice

dell'arto, cioè a metà del gluteo, alla caviglia.

Somministrare sempre degli analgesici e un sedativo e contattare immediatamente il C.I.R.M. per

coordinare le procedure di soccorso.

Per quanto riguarda le distorsioni, specie quelle della caviglia, tenere sempre l'arto sollevato dal

piano del letto mediante due cuscini e applicare la borsa del ghiaccio avvolta in un panno. Evitare di

bendare subito l'articolazione, perché se si gonfia per edema o piccola emorragia interna per rottura

di piccoli vasi (la caviglia diventa blu) il bendaggio aumenta il dolore.

Le manovre di riduzione delle lussazioni sono alquanto complesse, quindi è indispensabile mettersi

in contatto col C.I.R.M. per ricevere i suggerimenti necessari per un adeguato trattamento.

Infine, in caso di ferite della cute procedere prima di tutto al lavaggio e disinfezione con acqua

ossigenata o Amuchina o Betadine o altro disinfettante disponibile (non alcool), quindi avvicinare i

lembi della ferita e applicare degli Steri-strip o dei punti di sutura se si è in grado di farlo

(preferibili sempre i primi se la ferita non è molto profonda).

Se è stato reciso un vaso arterioso bisogna innanzitutto bloccare il flusso ematico applicando il

Tourniquet: consiste nel porre a monte della ferita un laccio di stoffa, corda o quant'altro non

elastico e stringerlo a vite aiutandosi con un pezzo di legno che va posto fra i due capi e fatto

ruotare finché l'emorragia non si arresta. Laddove il Tourniquet non potesse essere applicato (arteria

femorale alla radice dell'arto oppure arteria carotide per non soffocare il paziente), bisogna

effettuare una forte pressione digitale sul vaso fino a frenare l'emorragia. Superfluo in tal caso

raccomandare di richiedere immediatamente soccorso al C.I.R.M. e alla Capitaneria di Porto.

LE MALATTIE CARDIACHE

Nel mondo occidentale, le malattie dell'apparato cardiovascolare rappresentano la maggior causa di

morbilità e mortalità nella popolazione adulta, e il loro esordio è spesso improvviso e tende a

evolvere rapidamente verso un drastico peggioramento delle condizioni del paziente. Vediamo

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alcune delle principali patologie cardiache, il loro modo di manifestarsi e cosa fare in caso si

presenti una sintomatologia minacciosa o sospetta. è indispensabile sottolineare la necessità di

tenere sotto controllo i principali fattori di rischio di malattie cardiovascolari, suddividendoli in

modificabili e non modificabili. Tra i primi ricordiamo:

• ETÀ (nella fascia tra 40 e 50 anni c'è una maggior prevalenza tra i maschi, mentre dopo i

50 anni si assiste a un riequilibrarsi dell'incidenza di queste patologie tra uomini e donne);

• FAMILIARITÀ (è statisticamente dimostrato che la patologia cardiaca tende a incidere più

frequentemente in certe famiglie e addirittura in certi gruppi etnici, come, ad esempio, l'ipertensione

nei neri americani).

Questi fattori risultano non modificabili dal soggetto e pertanto, qualora siano presenti, impongono

un maggior controllo dei fattori di rischio modificabili tra i quali ricordiamo:

• IPERTENSIONE ARTERIOSA (i valori di riferimento attuali sono al di sotto di 140/90

mmHg, a meno che il soggetto non sia anche diabetico, nel qual caso i valori non dovrebbero

superare i 130/85 mmHg);

• DIABETE

• IPERCOLESTEROLEMIA E IPERTRIGLICERIDEMIA;

• FUMO DI SIGARETTA;

• OBESITÀ E SOVRAPPESO.

Questi ultimi fattori risultano modificabili, attraverso cambiamenti dello stile di vita, quali la

riduzione dell'apporto calorico giornaliero, l'adozione di una dieta povera di sale e di grassi saturi,

l'abolizione del fumo, il controllo del peso corporeo, la pratica abituale di esercizio fisico, il

controllo scrupoloso e costante dei valori di pressione arteriosa, anche, se necessario, attraverso una

terapia antipertensiva consigliata dal medico curante. Sarebbe buona norma, dopo i 40 anni,

effettuare almeno una volta l'anno un elettrocardiogramma di base e, qualora siano presenti più

fattori di rischio, anche un test da sforzo al cicloergometro. Il controllo e l'abbattimento dei fattori

di rischio rappresenta il più efficace strumento per ridurre l'incidenza di malattie quali la cardiopatia

ischemica.

Il sintomo più frequente, e che può orientare la diagnosi, è sicuramente il DOLORE TORACICO,

che può essere la conseguenza di un evento di modesta o trascurabile importanza, oppure la

manifestazione di una condizione patologica in alcuni casi anche grave, con pericolo immediato per

la vita. Numerose situazioni patologiche cardiache, polmonari, gastro-esofagee e muscolo-

scheletriche possono manifestarsi al loro esordio con un dolore toracico; risulta pertanto di estrema

importanza sapersi orientare nel riconoscere quelle condizioni di maggior gravità, quali l'angina

pectoris e l'infarto del miocardio, che rappresentano un rischio reale per il paziente. Al paziente che

riferisce un dolore toracico devono essere poste una serie di domande che permettono di effettuare

uno screening già molto preciso, anche in assenza di altri strumenti diagnostici. Per non dimenticare

nulla possiamo fare riferimento al seguente elenco di domande da rivolgere al paziente:

− Dove è localizzato il dolore? Nell'angina e nell'infarto tipicamente al centro del petto, più

raramente alla bocca dello stomaco o solo nelle sedi di irradiazione. È bene ricordare che il dolore

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epigastrico di lunga durata, associato a pallore e sudorazione fredda, è spesso scambiato per una

banale "indigestione".

− Dove è irradiato il dolore? Tipicamente alla spalla e braccio sinistro; molto frequentemente

al collo, mandibola, braccio destro, dorso e bocca dello stomaco.

− Che tipo di dolore è? Generalmente di tipo costrittivo o descritto come un peso o

un'oppressione. Spesso il malato lo indica con la mano aperta o chiusa a pugno sullo sterno.

Nell'infarto ha un'intensità molto maggiore. Un dolore indicato come una puntura, su un punto

specifico del torace, evocato o aggravato dalla digito-pressione, della durata di pochi secondi, sarà

quasi sempre di origine muscolo-scheletrica. Allo stesso modo un dolore che modifica le sue

caratteristiche in seguito all'effettuazione di movimenti respiratori profondi o a movimenti del

torace o delle braccia, sarà molto raramente da riferire a una patologia cardiaca.

− Quali sono le cause scatenanti del dolore? Possono essere diverse, quali sforzo fisico, forte

emozione, esposizione al freddo, pasti copiosi o attività sessuale, ma il dolore può insorgere anche

in assenza di fattori scatenanti.

− Qual è la durata del dolore? Nell'angina pochi minuti; nell'infarto oltre i 15 minuti.

− Quali sono le manovre o i farmaci che alleviano il dolore? Nell'angina cessare l'attività

fisica, interrompere l'esposizione al freddo o assumere farmaci nitroderivati (Carvasin, Trinitrina).

Nell'infarto il dolore non regredisce con il riposo ed è scarsamente sensibile ai nitroderivati.

− Esistono altri sintomi di accompagnamento?

Sia nell'angina che nell'infarto possono essere presenti senso di angoscia, nausea o vomito e

sudorazione fredda. Nell'infarto il paziente può essere agitato con senso di morte imminente. è

necessario ricordare che in almeno il 15-20% dei casi l'infarto avviene in assenza di dolore, specie

nei pazienti anziani e diabetici. In tale circostanza l'infarto può essere del tutto asintomatico o

manifestarsi con palpitazioni, espressione di un'aritmia, sincope, improvviso calo pressorio, estrema

debolezza o sudorazione improvvisa.

Una volta riconosciuto il carattere di gravità al sintomo dolore toracico, si pone il problema di cosa

fare per un paziente che si trova a bordo. L'elemento cruciale che deve essere preso in

considerazione è il tempo. Attualmente esistono terapie mediche o invasive che permettono, in caso

di occlusione di un'arteria coronaria e conseguente infarto del miocardio, di ottenere la riapertura

completa del vaso colpito, e quindi il salvataggio dell'area miocardica colpita, sempre che tali

terapie vengano iniziate entro un intervallo di tempo non superiore alle 12 ore dall'esordio dei

sintomi.

Per tale motivo è assolutamente indispensabile dirigersi immediatamente verso il porto più vicino,

allertando contemporaneamente il C.I.R.M. per ottenere i consigli terapeutici più adeguati e le

autorità portuali per organizzare quanto prima l'evacuazione del paziente verso l'ospedale più

vicino.

Nel frattempo il paziente andrebbe messo sdraiato a letto, in posizione semiseduta, con 2 cuscini

dietro la schiena e andrebbe somministrato ossigeno, mediante mascherina con un flusso di 4 litri

per minuto. I parametri vitali (frequenza cardiaca e respiratoria e pressione arteriosa) andrebbero

tenuti sotto continua osservazione e si dovrebbe chiedere spesso al paziente notizie sull'andamento

del dolore.

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È sempre opportuno somministrare una compressa di ASPIRINA da 300 mg, al fine di ridurre il

processo di aggregazione delle piastrine sulla placca di arteriosclerosi all'interno della coronaria;

inoltre, se la pressione arteriosa massima non scende al di sotto di 100 mmHg, si dovrebbe

somministrare un prodotto nitroderivato (CARVASIN o TRINITRINA), da sciogliere sotto la

lingua per alleviare il dolore e cercare di ridurre l'area di necrosi cardiaca. Ricordiamo che la

somministrazione del nitroderivato può essere ripetuta dopo 10 minuti e che tale prodotto andrebbe,

in seguito, ripetuto ogni 4-6 ore.

Infine, qualora il paziente appaia fortemente agitato, si possono somministrare 10-15 gocce o una

compressa da 5 mg di VALIUM o prodotto equivalente. Il consiglio più importante è quello di

evitare inutili ritardi, sia nel segnalare l'insorgenza di sintomi sospetti, sia nel dirigersi quanto prima

verso il porto più vicino.

LE PRINCIPALI INFEZIONI DELL'APPARATO RESPIRATORIO

Sinusite

È un'infiammazione acuta o cronica, spesso accompagnata da un processo infettivo della mucosa

che riveste i seni paranasali, cavità all'interno delle ossa del cranio. Questa mucosa infiammata si

gonfia e produce un'eccessiva quantità di muco. Il rigonfiamento determina un restringimento degli

osti, che ostacola il normale drenaggio del muco verso le cavità del naso e della bocca. Il muco,

ristagnando, costituisce terreno di coltura per batteri, virus o funghi che dal naso o dalla gola

possono raggiungere i seni paranasali: in questi casi all'infiammazione si sovrappone l'infezione. La

sinusite può insorgere da un comune raffreddore o da altri fattori che determinino l'infiammazione

della mucosa, per esempio rinite allergica, presenza di polipi nasali, deviazione del setto nasale,

infezioni dell'arcata dentaria superiore (carie) e soggetti con immunodeficienza. Può presentarsi in

forma acuta, di durata non superiore a 2 o 3 settimane, o cronica, che può protrarsi anche per un

paio di mesi con frequenti ricadute, e allora si parla di sinusite cronica ricorrente. I sintomi sono

costituiti principalmente da dolore e senso di pressione al volto che possono accentuarsi con i

movimenti del capo. Spesso può essere presente mal di testa. La sede precisa del dolore varia in

base al seno o ai seni interessati. Altri sintomi possono essere: gonfiore intorno agli occhi, presenza

di secrezione giallo-verdastra dal naso o nella gola, rinite, tosse con catarro, febbre e mal di denti.

La sinusite può essere un focolaio per infezioni a bronchi e polmoni e casi di bronchiti e/o

polmoniti ricorrenti devono far sospettare la presenza di una sinusite. La diagnosi strumentale

avviene tramite radiografia oppure Tac del cranio. La terapia consiste in antibiotici, come

antibatterici, mucolitici per fluidificare le secrezioni e cortisonici per ridurre l'infiammazione delle

mucose interessate.

Faringotonsillite

È un'infezione che colpisce la mucosa della faringe e delle tonsille. Per la maggior parte è causata

da virus e perciò non richiede terapia antibiotica. La causa più frequente delle faringotonsilliti

batteriche è da imputare allo Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A. Le infezioni causate da

questo batterio devono essere trattate prontamente con antibioticoterapia mirata, per stroncare al più

presto il decorso della malattia e prevenire possibili complicazioni a distanza, ovvero malattia

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reumatica, ascessi, otiti, dermatiti ecc. I sintomi più frequenti sono: febbre, a volte fino a 40°C, mal

di gola con dolore anche alla deglutizione e tosse. Una tonsillite che provoca un ingrossamento

delle tonsille dovuto all'infiammazione e conseguente edema potrebbe causare anche una dispnea

dovuta al restringimento dello spazio aereo faringeo, fino a limitare il passaggio dell'aria con il

cosiddetto "stridore respiratorio". L'esame obiettivo dimostra una mucosa della faringe arrossata

con presenza d'essudato, ovvero muco, tonsille arrossate e ingrossate e presenza di placche

biancastre che indicano la formazione di piccoli ascessi endo-tonsillari. Spesso si possono palpare le

ghiandole linfonodali latero-cervicali che appaiono ingrossate e a volte dolenti. La semplice visita

medica non permette di distinguere con certezza le faringotonsilliti virali da quelle streptococciche

o batteriche e per essere sicuri della diagnosi è necessario eseguire un tampone faringeo per

identificare l'agente batterico causale e, con l'ausilio dell'antibiogramma, praticare una terapia

antibiotica mirata. La terapia, oltre agli antibiotici in caso di infezioni da batteri, consiste in farmaci

sintomatici per la febbre e l'infiammazione/dolore quali aspirina, paracetamolo e anti-infiammatori

per via locale (gargarismi) e sistemica.

Laringotracheite

L'agente causale e simile a quello delle faringo-tonsilliti. Vengono coinvolte la mucosa della laringe

e la trachea. Ai sintomi classici quali febbre, solitamente si associa una tosse spesso stizzosa,

insistente, fastidiosa, che peggiora nella posizione sdraiata, e la raucedine, fino alla scomparsa della

voce per il coinvolgimento nel processo infiammatorio, in seguito all'infezione, delle corde vocali.

Il dolore retrosternale, spesso aggravato dalla tosse, è un sintomo che causa allarme nel paziente per

la paura del coinvolgimento dei bronchi o dei polmoni. La terapia differisce sostanzialmente

rispetto a quella per le infezioni che causano le faringotonsilliti. Oltre agli antibiotici, quando

indicati per sospetta o dimostrata infezione di natura batterica, l'uso di mucolitici, insieme alla

prescrizione di cortisonici per via inalatoria, risolve in pochi giorni i sintomi. Sempre valido è il

consiglio di tenere a riposo le corde vocali, limitando al massimo la parola.

Bronchite

È un'infiammazione della mucosa dei bronchi. Solitamente insorge come complicazione di altre

patologie e con maggior facilità quando il fisico è debilitato. Fattori predisponenti sono il fumo,

l'inalazione di sostanze irritanti e il soggiorno in zone a forte inquinamento ambientale. Il decorso è

parallelo a quello del processo infettivo che la determina, ma richiede cure specifiche. è più

frequente nei mesi invernali, quando sono presenti maggiormente le infezioni delle vie aeree. Le

cause possono essere multiple ma sono da imputare soventemente a infezioni da virus e batteri. Il

sintomo tipico è la tosse persistente grassa, associata all'espettorazione di muco in quantità

variabile, febbre e a volte difficoltà respiratoria. All'auscultazione del polmone possono essere

presenti rumori umidi chiamati rantoli, dovuti all'accumulo di catarro e/o fischi chiamati sibili,

dovuti a restringimento del lume bronchiale che inibisce, rendendolo difficoltoso, il passaggio

dell'aria dentro il polmone. L'espettorazione, anche se fastidiosa, è importante per l'eliminazione del

muco depositato nei bronchi e, quando è difficoltosa o limitata, deve essere stimolata con sostanze

mucolitiche. Oltre a quest'ultime, la cura viene fatta con antibiotici, eventualmente associati ad

antipiretici se la febbre è elevata. L'aerosolterapia con il cortisone, eventualmente associato a un

broncodilatatore, è di grande aiuto. Il rischio maggiore è che la bronchite acuta, che generalmente

dura due o tre settimane se ben curata, assuma un decorso cronico. La bronchite cronica si

manifesta con tosse, catarro e muco purulento, può durare mesi e si ripresenta annualmente. Può

determinare conseguenze gravi nel tempo, come l'enfisema polmonare con dilatazione e distruzione

degli alveoli dei polmoni, fino a portare a un'insufficienza respiratoria. Le persone abituate a fumare

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e spesso affette da una tosse persistente, dovrebbero sottoporsi con regolarità a controlli medici per

escludere la presenza di bronchite cronica. È importante, inoltre, valutare la quantità di espettorato,

di solito scarso nella forma acuta, e l'eventuale presenza di sangue, che può essere causata dalla

rottura di un piccolo vaso in seguito a un colpo di tosse o da altri motivi più gravi, quali le

bronchiectasie ovvero dilatazioni dei bronchi oppure neoplasie.

Polmonite

Catarro giallognolo o verdastro o marrone, a volte striato con sangue, tosse con dolori acuti al

torace, febbre alta, affanno. Sono questi i sintomi più frequenti con cui si manifesta la polmonite,

un'infiammazione, di solito acuta, del tessuto polmonare solitamente dovuta alle infezioni da batteri

o virus. Si parla di polmonite se interessa gli alveoli polmonari, le piccole cavità in cui si realizzano

gli scambi di gas tra l'aria respirata e il sangue, di broncopolmonite se colpisce le piccole vie aeree o

bronchioli che portano l'aria verso gli alveoli. Se la zona colpita interessa solo una parte del

polmone si ha la polmonite lobare. Nelle infezioni gravi possono essere colpiti entrambi i polmoni e

in tal caso si parla di polmonite bilaterale. Recentemente si tende a dare meno importanza alla

distinzione anatomoclinica e ha preso più importanza l'origine dell'infezione. Si parla quindi di

polmoniti acquisite in comunità o nosocomiali, quando l'origine dell'infezione e dentro l'ospedale o

clinica. Anche nell'ambito delle infezioni broncopolmonari si parla di polmoniti emergenti:

infezioni sostenute da patogeni "nuovi", giacché la loro importanza è stata riconosciuta solo

recentemente (SARS e influenza aviaria) in "nuovi" pazienti, vale a dire soggetti portatori di deficit

immunologici, come i malati di AIDS, pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva come i

trapiantati, oppure in seguito a terapie antiblastiche o radianti in pazienti che curano neoplasie.

Nonostante la disponibilità di potenti antibiotici, la polmonite continua a rappresentare un

importante problema di salute che deve essere curato con potenti antibiotici, spesso in tandem,

insieme a cortisonici, mucolitici e broncodilatatori. In sintesi è facile capire che l'andamento delle

polminiti è fortemente influenzato da numerosi fattori, quali l'invecchiamento della popolazione, la

frequenza di viaggi e contatti con Paesi lontani, le migrazioni, i deficit immunitari legati a patologie

intercorrenti, ad abitudini voluttuarie, come fumo, alcool e stupefacenti, e a interventi terapeutici.

PROBLEMI DEL SISTEMA NERVOSO

Vediamo alcuni sintomi di pertinenza del sistema nervoso che possono essere osservati a bordo, le

situazioni di urgenza che possono determinarsi in questo tipo di patologia, nonché le informazioni

da raccogliere e i segni da osservare per permettere al medico del centro di telemedicina e alle

strutture di emergenza di intervenire nella maniera più consona.

Iniziamo dall'ESAME NEUROLOGICO: una serie di valutazioni che permetterà al medico di

orientare una corretta diagnosi in caso di manifestazioni a carico del sistema nervoso. Esso

esplorerà le principali funzioni del sistema nervoso con manovre e osservazioni obiettive alla

portata di tutti. Le principali valutazioni da effettuare (sulla base di raccomandazioni di istituzioni e

associazioni scientifiche internazionali) sono le seguenti:

• valutazione della forza muscolare: se nei casi più tipici di "ictus cerebrale" (vedi in seguito)

è immediatamente percepibile la completa perdita di forza e assenza di qualsiasi movimento a

carico di un arto o degli arti di un lato (paralisi), in casi più lievi di perdita solo parziale della forza

(paresi), alcune semplici manovre permettono di evidenziare riduzioni anche di modesta entità della

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forza muscolare: facendo protendere al soggetto le braccia in avanti, dopo qualche secondo il

braccio paretico tenderà ad abbassarsi. Un'ulteriore valutazione della forza può essere fatta

chiedendo al soggetto di stringere le mani dell'esaminatore, che dovrà valutare se ci sono differenze

di forza tra i due lati.

• valutazione di eventuali paralisi o paresi della muscolatura facciale: chiedendo al soggetto

di sorridere o gonfiare le gote, si valuta se i muscoli di un lato si muovono meno di quelli dell'altro

lato; chiedendo al paziente di chiudere gli occhi si valuta se il soggetto esegue l'azione con uguale

forza da entrambi i lati oppure se da un lato l'occhio rimane aperto o semiaperto: quest'ultima

condizione si verifica solo nella paralisi "periferica" del nervo facciale e non nell'ictus cerebrale

(vedi in seguito);

• valutazione del linguaggio: nei casi più gravi ci può essere una difficoltà a parlare che può

giungere fino alla completa impossibilità di esprimere con parole i propri pensieri (afasia): in casi

più lievi un disturbo del linguaggio può essere evidenziato chiedendo al soggetto di ripetere frasi

tipo "trentatreesimo reggimento di artiglieria a cavallo". Può esservi anche un disturbo

dell'articolazione della parola (abburattata, strascicata), denominato disartria.

Oltre a queste valutazioni fondamentali è utile evidenziare eventuali alterazioni della reattività

pupillare. La pupilla varia di dimensioni in rapporto alla maggiore o minore luminosità ambientale:

in condizioni di media luminosità anche le pupille saranno di medio e uguale diametro. Illuminando

con una piccola torcia elettrica un occhio, la relativa pupilla ma anche quella dell'altro occhio si

restringeranno; diminuendo la luminosità ambientale entrambe le pupille tenderanno a dilatarsi. È

importante valutare anomalie del diametro pupillare in una o entrambe le pupille, tenuto conto della

luminosità ambientale e anche assenza o ritardo del riflesso di restringimento pupillare alla luce,

che ricordiamo interessa entrambe le pupille, anche quando soltanto una venga illuminata.

La principale emergenza che può verificarsi nell'ambito delle patologie neurologiche è costituita

dall'ICTUS CEREBRALE. Questo si verifica per insufficiente apporto sanguigno (ischemia) oppure

un'emorragia in una determinata area del cervello: le cellule nervose vengono quindi danneggiate in

modo reversibile o irreversibile e si manifestano i segni e sintomi dovuti alla perdita della loro

funzione (deficit neurologici): nei casi più tipici si verifica una completa perdita di forza (paralisi)

degli arti di un lato del corpo e/o della muscolatura di un lato della faccia, associato a disturbi del

linguaggio se è colpito il lato destro (sinistro nei soggetti mancini); più raro è riscontrare disturbi

della sensibilità o della coordinazione motoria etc. I sintomi possono essere gravi e indicativi di un

esteso processo ischemico o emorragico: in questo caso gli arti colpiti saranno completamente

immobili e flaccidi e ci potrà essere un'alterazione dello stato di coscienza (torpore, sonnolenza,

sopore).

Altre volte la sintomatologia è più sfumata: può essere colpito esclusivamente o prevalentemente un

solo arto e la perdita di forza muscolare può non essere completa ma parziale (paresi) ed

evidenziabile solo con le manovre semeiologiche sopra riportate. In genere l'ictus colpisce soggetti

di una certa età e/o affetti da malattie croniche che costituiscono fattori di rischio per patologie

vascolari, come il diabete, l'ipertensione arteriosa o l'ipercolesterolemia. Il fumo è pure un

importante fattore di rischio per tali patologie. Una evenienza rara ma grave è costituita dalla

emorragia subaracnoidea, vale a dire un sanguinamento tra il cervello e le meningi che lo rivestono

dovuto all'improvvisa rottura di una malformazione vascolare intracranica congenita. Il soggetto è

colto improvvisamente in pieno benessere da un mal di testa fortissimo che raggiunge il suo acme in

pochi secondi e che presto è accompagnato dalla comparsa di obnubilamento della coscienza e/o

deficit neurologici: degno di nota il fatto che, a differenza del classico ictus, l'emorragia

subaracnoidea colpisce soggetti giovani e fino a quel momento perfettamente sani. In tutti questi

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casi deve essere immediatamente contattato il centro di telemedicina e prevista un'evacuazione

rapida del soggetto con mezzo aereo o navale veloce, poiché è necessario in tempi rapidi un

ricovero ospedaliero, preferibilmente in strutture dedicate (stroke units).

La PERDITA DI COSCIENZA rappresenta un'evenienza non rara a bordo. Svariate possono essere

le cause di uno stato di incoscienza: SVENIMENTO (SINCOPE VASO-VAGALE o LIPOTIMIA)

SHOCK da gravi traumi, stati tossici generali in corso di infezioni gravi, abbondante perdita di

sangue o liquidi, insufficienza cardiaca acuta etc: TRAUMA CRANICO ICTUS CEREBRALE

EPILESSIA AZIONE DI FARMACI E STUPEFACENTI alcool, oppiacei, sedativi CAUSE

DISMETABOLICHE coma diabetico, uremico etc.

Tralasciando le cause dovute a patologie croniche e situazioni rare, qui ci limiteremo a descrivere

alcune norme generali di comportamento e manovre d'urgenza che vanno messe in atto per chiarire

la causa della perdita di coscienza e portare i primi soccorsi. Innanzitutto va praticato un rapido

esame della situazione, che il più delle volte è sufficiente per chiarire la causa dell'incoscienza e

orientare la condotta successiva. Se il soggetto non recupera rapidamente la coscienza in seguito a

sollecitazioni verbali, tattili o debolmente dolorifiche, come nella maggior parte dei casi di semplice

svenimento, attenersi alle seguenti raccomandazioni:

• all'inizio non muovere il paziente a meno che non sia in posizione di pericolo e possono

essere esclusi con sicurezza traumi e fratture; porlo comunque in posizione su un fianco per

impedire il rovesciamento della lingua all'indietro e l'aspirazione di eventuali secrezioni;

• valutare se si percepisce il polso o l'attività cardiaca ponendo un fonendoscopio sul torace

del soggetto; valutare se respira spontaneamente o se vi siano ostruzioni delle vie aeree. Se è

assente l'attività cardiaca e/o il respiro spontaneo, intervenire subito con le manovre di rianimazione

cardiorespiratoria

• valutare se vi siano segni di trauma, sanguinamenti o fratture; tamponare immediatamente

gli eventuali sanguinamenti;

• monitorare continuamente il paziente rilevando polso, pressione arteriosa e numero di atti

respiratori per minuto e riferirne al medico di assistenza radio-medica.

• raccogliere notizie su eventuali patologie sofferte dal soggetto in passato e se assumesse

farmaci, verificare se sono presenti farmaci nella sua cabina o confezioni vuote e ogni altra

indicazione che possa indirizzare su un abuso di farmaci o stupefacenti;

• valutare altri importanti dati obiettivi quali il colorito della cute, l'ampiezza e la reattività

delle pupille, se sono presenti movimenti spontanei degli arti.

Lo svenimento semplice (sincope vaso-vagale) è un'evenienza che può verificarsi anche in soggetti

sani in svariate situazioni (stress psicofisico, esposizione al calore, sudorazione, forti emozioni,

stato di ripienezza gastrica o al contrario stomaco vuoto): la causa scatenante è in genere

immediatamente rilevabile; il soggetto è pallido e sudato e riprende prontamente la coscienza se

stimolato verbalmente o con stimoli dolorifici lievi.

Nell'epilessia la perdita di coscienza è accompagnata da convulsioni o contrazioni di tutta la

muscolatura o parte di essa; ci possono essere morsicatura della lingua o perdita involontaria di

urina o feci. In genere trattasi di soggetti che hanno già presentato crisi analoghe in passato e

assumono per questo specifici farmaci. Una crisi può verificarsi per un'irregolarità nell'assunzione

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della terapia o anche in caso di esposizione a stress prolungato, alterato ritmo sonno-veglia o

eccesso di assunzione di alcolici. In caso di convulsioni si deve porre un corpo morbido (fazzoletto,

garza) nella bocca, per impedire morsicature della lingua e suoi rovesciamenti all'indietro. In

genere, la crisi si risolve spontaneamente, lasciando per qualche tempo una profonda astenia. Il

medico consiglierà se somministrare farmaci.

La CEFALEA (mal di testa) è un sintomo di frequentissimo riscontro, associato alle più svariate

situazioni non necessariamente patologiche (ansia, affaticamento, tensione emotiva, fattori

meteorologici...) o che accompagna in modo aspecifico svariate malattie (affezioni febbrili specie

delle prime vie respiratorie, influenza, virosi etc.); in altri casi la cefalea appare in maniera

ricorrente come unico sintomo (cefalea cosiddetta "essenziale" come ad es. l'emicrania), mentre

solo in una piccola percentuale di casi essa rappresenta la spia di una grave patologia a carico del

sistema nervoso (vedi la descrizione fatta in precedenza dell'emorragia subaracnoidea). La presenza

a bordo di un paziente che riferisce cefalea è quindi evenienza comune, che nella stragrande

maggioranza dei casi può essere spiegata con l'esposizione a fattori ambientali come alta

temperatura, affaticamento, esposizione al sole etc. Una cefalea non deve essere comunque

sottovalutata e si devono valutare vari fattori che metteranno il medico del centro di telemedicina in

condizione di dare un'esatta valutazione della situazione.

In particolare è necessario:

• raccogliere accurate informazioni sui precedenti clinici del paziente e se abbia già

presentato altre crisi di cefalea, se assuma allo scopo dei farmaci o possa aver abusato di analgesici

in tempi recenti. Investigare anche se abbia avuto traumi cranici recenti, anche lievi;

• descrivere accuratamente le caratteristiche del dolore: sordo, "come un peso" o un "cerchio

alla testa", trafittivo, pulsante etc; la sua localizzazione e i sintomi eventualmente associati (nausea,

vomito, alterazioni della vista, stanchezza o anormale rallentamento delle funzioni psichiche);

• effettuare un esame neurologico.

I farmaci comunemente usati per il trattamento sintomatico del mal di testa sono i comuni

analgesici (aspirina, noramidopirina etc.) compresi della cassetta medicinali ministeriale. Se l'esame

neurologico non mostra anomalie e la coscienza è normale, può essere somministrata una dose di

uno di tali farmaci nell'attesa di ricevere assistenza radio-medica.

Infine vale la pena menzionare la PARALISI DEL NERVO FACCIALE (detta anche "paralisi di

Bell" o "paralisi a frigore", cioè da freddo), una situazione che a bordo può verificarsi con una certa

frequenza e può essere confusa con patologie più gravi, mentre invece non costituisce una

condizione d'urgenza. In questa affezione vi è una paralisi completa dei muscoli facciali di un lato,

dovuta in genere a una neurite acuta del nervo facciale scatenata il più delle volte da un'esposizione

a freddo, correnti d'aria, sbalzi di temperatura, umidità. La bocca appare asimmetrica e i muscoli

facciali di un lato "cadenti"; il soggetto, invitato a sorridere, muoverà i muscoli di un solo lato;

inoltre sono interessati anche i muscoli del settore superiore della faccia; il soggetto non sarà in

grado di corrugare la fronte da un lato e di chiudere l'occhio dal lato colpito, poiché anche i muscoli

deputati a queste azioni sono paralizzati; l'interessamento del settore superiore differenzia la

"benigna" paralisi del facciale da freddo dall'interessamento dei muscoli facciali in corso di ictus

cerebrale, che interessa solo i muscoli facciali inferiori e non quelli della zona oculare e frontale.

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I FARMACI per il trattamento di tutte queste forme non sono numerosi:

• comuni analgesici-antipiretici a base di aspirina, paracetamolo, noramidopirina, ibuprofene

etc, comunemente presenti in tutte le case e acquistabili senza obbligo di ricetta medica;

• prodotti cortisonici in fiale: betametasone 4 mg (Bentelan), desametasone 4 mg (Decadron),

idrocortisone (Flebocortid) etc. Questi, oltre ad essere essenziali in molte patologie (asma, allergie

etc), possono essere somministrati (solo dietro consiglio radio-medico) nell'ictus cerebrale e anche

nella paralisi del facciale.

• farmaci sedativi a base di benzodiazepine come lorazepam (Tavor, Control), bromazepam

(Lexotan), diazepam (Valium) e molte altre formulazioni, in gocce o compresse, che possono essere

utili, sempre dietro consiglio radio-medico nelle crisi epilettiche, oltre che ovviamente negli stati di

ansia e stress che pure costituiscono un'evenienza tutt'altro che trascurabile a bordo.

LE PATOLOGIE ADDOMINALI

Chiunque di noi nella vita si è trovato improvvisamente di fronte a un quadro di dolore addominale

acuto, improvviso, spesso inspiegabile, col risultato di percepire un senso d'impotenza di fronte a un

evento difficilmente spiegabile. Senso di impotenza tanto più forte in quanto coinvolge spesso

persone come bambini o anziani non in grado di descrivere con chiarezza i propri sintomi. È quindi

il caso di provare a descrivere, a inquadrare e a provare di proporre un itinerario diagnostico e

talvolta terapeutico per le principali patologie addominali.

Intendiamo come addome tutto quel vasto spazio compreso sotto la gabbia toracica, esteso ai

fianchi, che termina all'attaccatura delle gambe. È facilmente intuibile che l'enorme numero degli

elementi compresi in questo spazio rende quanto mai difficoltosa una diagnosi di "sede", in quanto

gli organi spesso si sovrappongono, si compenetrano, i loro terminali nervosi sono irradiati spesso

distanti da essi; pertanto ogni supposizione deve basarsi sulla capacità di riconoscere tali segni e di

saperli interpretare. Di più: è necessario saper descrivere tali segni per eventualmente comunicarli a

un medico in grado di "decrittarli" e consigliare un iter diagnostico e terapeutico funzionale alla

bisogna.

È bene, anzi direi determinante, non perdere mai la calma di fronte a un evento improvviso e

apparentemente inspiegabile, tanto più se coinvolge un nostro caro, un bambino, un anziano, uno

straniero. La nostra calma, associata alla capacità di riconoscere alcuni segnali, può realmente

contribuire a salvare una vita o quantomeno a indirizzare la terapia nel giusto corso.

Pertanto iniziamo a considerare quali sono gli aspetti da tenere sempre presente:

• LA STORIA. Considerare se esistono delle patologie preesistenti, tipo tendenza alla colite,

calcoli renali o infezioni urinarie ricorrenti, operazioni chirurgiche recenti, traumi, patologie

cardiovascolari. Particolare importanza possono rivestire informazioni sulla dieta o sull'azione di

bevande fredde o gasate.

• LA SEDE. Determinante per qualsiasi diagnosi e provvedimento terapeutico da assumere.

È buona norma, con un pizzico di immaginazione, dividere l'addome in questo modo,

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immaginandolo come un grande quadrato diviso in nove parti: tre sopra l'ombelico, tre a livello

dell'ombelico, tre sotto l'ombelico, in modo da poter indicare il punto di partenza del dolore e la sua

eventuale diramazione. Alcune patologie hanno una localizzazione tipica, come l'appendicite, con

dolore nel quadrante in basso a destra, la gastrite, nel quadrante superiore centrale e via di seguito.

• L'ASPETTO. Sempre considerando la necessità di acquisire informazioni più precise, è

buona norma osservare sia l'addome sia il modo che ha il paziente di affrontare il dolore

(atteggiamento antalgico). La presenza di macchie, di gonfiori localizzati o diffusi, di arrossamenti,

di strie rossastre può indirizzare verso una diagnosi, così come il colorito della cute, il suo aspetto

asciutto o umido possono aiutare. L'atteggiamento poi del paziente è talvolta patognomonico, come

l'assunzione di una posizione rannicchiata tipo fetale ci fa sospettare una calcolosi

• LA REAZIONE. Non bisogna avere paura di toccare l'addome dolente. Bisogna capire se il

dolore è solo viscerale, quindi la nostra palpazione non modifica il quadro del dolore, o è più

superficiale, per cui sono interessate anche le strutture di supporto, ad esempio, nel quadro

pericoloso dell'addome acuto la parete addominale si presenta dura come un piano di legno. A volte

il dolore irradiato si manifesta premendo (leggermente) zone dell'addome diverse da quelle in cui

compare il dolore. Far respirare il malato e premere nella fase dell'inspirazione ci fa affondare la

mano fino a sfiorare organi molto profondi che si risvegliano sfiorandoli.

• SEGNI ACCESSORI. Trattandosi di un settore del corpo umano che interessa molti organi

è bene considerare che anche molte funzioni sono coinvolte nelle loro affezioni. Ricordarsi sempre

che l'essere umano è un tutt'uno, non singoli settori non comunicanti tra loro e difficilmente è

presente un dolore addominale con assenza di altri segni accessori.

Considerare quindi anche funzioni che ci appaiono lontano dall'addome, come cefalea, nausea,

alito, vertigini. Rilevare sempre la pressione, la temperatura (che aumenta sempre in tutte le

infezioni anche quelle addominali), il polso e il respiro (se l'addome è gonfio il paziente fatica a

respirare).

Segni accessori che interessano più da vicino l'apparato addominale sono le funzioni urinarie (le

urine sono frequenti, torbide nelle patologie del rene e della vescica) le feci (presenza di diarrea

nelle infezioni intestinali e di stipsi nell'appendicite, feci giallastre nelle patologie del fegato e della

colecisti).

Abbiamo visto come in realtà i segni da considerare sono moltissimi e di aspetto molteplice, per cui

solo una raccolta precisa di questi dati può consentire di giungere a una soluzione del quesito del

dolore addominale.

È bene concludere questa breve trattazione con un elenco di farmaci di facile reperibilità che

possono essere utili e sarebbe bene avere sempre a bordo per ogni evenienza.

Concludiamo queste brevi note rammentando l'obiettiva difficoltà a riconoscere le patologie

esaminate e invitando, pertanto, a contattare immediatamente un medico in caso di comparsa dei

sintomi descritti. La mente fredda è la migliore collaborazione possibile tra malato e medico.

− FARMACI ANTIDOLORIFICI O ANTISPASTICI

Sono farmaci di uso comune come il Buscopan che è bene avere in confezioni diverse tipo iniezioni

supposte compresse, non sempre un paziente che vomita può assumere una compressa e non sempre

si è in grado di fare un'iniezione a un paziente che si agita. Un analgesico come l'Aspirina o il

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Paracetamolo è indicato nei casi di bambini con dolori addominali leggeri accompagnati da febbre,

ma bisogna sempre considerarne la pericolosità in caso di dolori gastrici.

− ANTIBIOTICI

Indispensabili in caso di infezioni di tipo tifoide o urinario o appendocolare. Sono consigliabili

antibiotici a largo spettro come Ampicilline, Tetracicline, Cefalosporine. Utili anche in questo caso

avere sia compresse che iniezioni per i motivi già esposti sopra.

− ANTIDIARROICI

L'uso è intuitivo. In genere la Loperamide si è dimostrata molto efficace nel risolvere gran parte

delle diarree frequenti nei viaggiatori, specie se abbinata a un'abbondante reidratazione a base di

acqua minerale, the, succhi di frutta e specifici sali reidratanti. È bene comunque, durante i viaggi,

assumere solo cibi cotti.

− REGOLATORE DELLA MOTILITÀ INTESTINALE

Non ci sono grazie al cielo solo patologie gravi ma anche forme di malessere vago, le dispepsie, che

sono facilmente controllabili con farmaci tipo Motilium e Peridon attivi anche contro nausea e

vomito.

L'ASMA BRONCHIALE

Viene definita come malattia infiammatoria caratterizzata da ostruzione, quasi sempre reversibile,

delle vie aeree, spontaneamente o dopo terapia farmacologica. Il meccanismo d'azione avviene nei

bronchioli, le fini diramazioni dei bronchi Chiunque può ammalarsi d'asma e in qualsiasi momento

della vita, anche se avviene con maggior frequenza durante l'infanzia, la prima maturità e la terza

età. Circa il 5% della popolazione nei paesi industrializzati è affetto da asma. In Italia si calcola che

vi siano circa tre milioni di soggetti asmatici e fra di loro molti sono bambini e adolescenti. L'asma

è la malattia cronica più diffusa nell'infanzia. L'asma è da considerarsi, a tutti gli effetti, una

malattia sociale. È causa di milioni di ore di assenza dal lavoro e costringe i soggetti affetti a

svolgere in tono ridotto la propria attività lavorativa, scolastica o ricreativa. L'asma è una delle

malattie respiratorie croniche più diffuse nel mondo, presente in tutti i paesi anche se con livelli

molto variabili. Rappresenta quindi un consistente problema di sanità pubblica, anche perché la sua

prevalenza è in aumento a causa della convergenza di diversi fattori, quali l'esposizione al fumo di

tabacco anche passivo, l'aumento delle malattie allergiche e dell'inquinamento ambientale.

Si tratta di una malattia complessa che si manifesta attraverso un'infiammazione cronica delle vie

aeree. L'infiammazione genera un aumento della reattività bronchiale che, a sua volta, causa episodi

ricorrenti (i cosiddetti "attacchi d'asma") di crisi respiratorie: mancanza d'aria, respiro sibilante,

senso di costrizione toracica e tosse. Durante gli attacchi, che possono essere improvvisi o graduali,

peggiorano i sintomi e la funzionalità respiratoria. Se non trattati in modo adeguato, gli attacchi

possono essere anche molto gravi e addirittura fatali. Aver individuato nell'infiammazione cronica il

punto chiave della definizione della patologia, come avvenuto in anni recenti, ha avuto importanti

ricadute sia a livello diagnostico sia di trattamento dell'asma.

L'elemento che caratterizza l'attacco d'asma è la difficoltà al passaggio dell'aria attraverso i bronchi,

vale a dire l'ostruzione bronchiale.

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Tre sono i fattori che possono causare questo fenomeno:

• I muscoli che avvolgono i bronchi si contraggono e si accorciano sin quasi a strozzarli;

• La mucosa dei bronchi si gonfia per accumulo di liquido fuoriuscito dai vasi bronchiali;

• Nello spazio interno ai bronchi si accumula catarro abbondante prodotto dalle ghiandole

bronchiali che ostruisce ulteriormente il passaggio d'aria.

Vi sono diversi mediatori chimici coinvolti che provocano la contrazione della muscolatura

bronchiolare e conseguente difficoltà respiratoria: l'istamina, diversamente dalle altre reazioni

allergiche, in questa patologia, ha solo un ruolo secondario.

L'iperreattività bronchiale è il cardine dell'asma e discrimina i soggetti asmatici da quelli non

asmatici. La gravità dell'asma è data dal broncospasmo, dall'edema e dalle secrezioni delle mucose

prodotte dall'infiammazione delle vie respiratorie. Molti asmatici sono allergici e l'esposizione

all'allergene provoca broncospasmo, infiammazione, infine l'attacco asmatico. L'insorgenza di un

attacco asmatico in età infantile indirizza la diagnosi verso una forma allergica, e con la crescita si

assiste alla diminuzione o addirittura alla scomparsa dei sintomi.

È opinione molto diffusa che l'asma sia sempre provocata da allergia. In verità questo è vero solo

nel 50% dei casi. I soggetti che vanno incontro a questa malattia sono spesso predisposti

geneticamente (hanno parenti con manifestazioni allergiche) e manifestano precocemente reazioni

allergiche (eczema, intolleranze alimentari, rinite ecc). Tuttavia l'ambiente gioca un ruolo

determinante: i fattori ambientali possono infatti scatenare l'asma o indurre una sensibilizzazione

allergica anche in soggetti non predisposti.

Alcune delle sostanze di origine naturale in grado di scatenare allergie e asma sono:

• gli acari;

• le muffe;

• i derivanti epidermici degli animali domestici (gatto, cane, coniglio, cavallo, scarafaggi);

• i pollini (graminacee, parietarie, betulla, nocciolo, olivo, ambrosia);

• alimenti, in particolar modo il latte, l'uovo, i crostacei, il merluzzo, alcune verdure e frutte;

• metalli tipo nichel, che si trova in alimenti, nel pentolame, nei goielli e nelle monete.

Alcuni additivi che servono per la conservazione degli alimenti possono scatenare una reazione

allergica di tipo asmatico. Recentemente, inoltre, sta diventando sempre più diffusa una forma di

allergia al lattice, componente naturale dal quale si estrae la gomma. Può dare arrossamenti e

orticaria ma anche gonfiore diffuso alle labbra, al volto e a tutto il corpo e creare non pochi

problemi a livello respiratorio con rinite e asma anche di notevole gravità, Spesso chi è allergico al

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lattice lo è anche a una pianta ornamentale molto diffusa, il ficus benjamin, nonché ad alcuni

alimenti tra cui le banane, le castagne, gli avocadi, i kiwi e le nocciole

Non è ben noto il ruolo degli allergeni nella genesi dell'asma, ma diversi studi ne sottolineano

l'importanza, soprattutto nell'età infantile. Nei bambini sotto i due anni non ancora sensibilizzati agli

allergeni, le infezioni respiratorie possono scatenare un broncospasmo. Nei bambini più grandi,

l'allergia diventa un fattore sempre più importante nello sviluppo, nella persistenza e nella gravità

dell'asma bronchiale. È stato dimostrato che gli individui con almeno un genitore affetto da rinite

allergica o asma hanno un rischio maggiore di sviluppare una forma asmatica.

Possono predisporre allo sviluppo dell'asma un'esposizione a livelli elevati di allergeni, per esempio

dell'acaro della polvere domestica, oppure la forfora degli animali domestici in particolare fino

all'età di 12-13 anni.

L'asma è spesso associata a un fenomeno noto come atopia, cioè un'iperproduzione di

immunoglobuline E (IgE) dirette contro i comuni allergeni ambientali, come i pollini di fiori e

piante, le spore dei funghi, gli acari della polvere, i peli degli animali, le muffe e alcune proteine

animali. In seguito all'esposizione ad allergeni, gli anticorpi già sensibilizzati danno il via alla

risposta infiammatoria. L'atopia è il maggior fattore di rischio, noto per lo sviluppo di asma

bronchiale e di altre forme allergiche.

Le tipologie di asma più frequenti sono:

• Asma professionale;

• Asma da sforzo;

• Asma da reflusso gastroesofageo;

• Asma da farmaci;

• Asma da additivi alimentari;

• Asma e gravidanza.

ASMA PROFESSIONALE - Viene definita così quando è causata da sostanze che vengono

utilizzate o che, comunque, sono presenti nel luogo di lavoro. Essa rappresenta il 5-10% di tutte le

forme d'asma ed è forse la più frequente causa di malattia professionale polmonare nel mondo. Le

crisi possono sorgere sul luogo di lavoro oppure sopraggiungere a distanza di tempo, per esempio la

sera a casa. Per questo è difficile collegare subito l'asma con il lavoro.

Tra le forme più conosciute ricordiamo:

• L'asma da PVC (polivinilcloruro), usato nella lavorazione delle materie plastiche;

• L'asma da TDI (Toluen-Di-Isocianato) usato nella verniciatura dei mobili, nell'industria

calzaturiera;

• L'asma dei panettieri, dovuta a un'allergia alle farine o agli acari;

• L'asma da latice, con rilevante frequenza e importanza negli operatori sanitari.

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ASMA DA SFORZO - Lo sforzo fisico può causare crisi asmatiche specialmente nei bambini (che

eseguono facilmente sforzi fisici più intensi e duraturi degli adulti). Gli sport che provocano l'asma

più facilmente sono quelli che determinano un aumento rapido e intenso della respirazione. Anche

se il nuoto è uno degli sport meno a rischio per provocare l'asma, è talvolta sconsigliato perché un

eccesso di cloro contenuto nell'acqua delle piscine può scatenare una vera crisi d'asma. Il luogo in

cui avviene lo sforzo può inoltre condizionare la comparsa dei sintomi. In particolare la corsa in un

prato per un allergico alle graminacee può determinare la somma di due stimoli: aspecifico e

allergico.

ASMA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO - Non bisogna dimenticare che una concomitanza

tra reflusso gastroesofageo e asma rientra nella normalità. Se però tale episodio avviene con

eccessiva frequenza e si protrae troppo a lungo, diventa patologico. In questi casi è possibile che si

scatenino riflessi nervosi o che addirittura parte del contenuto gastrico venga aspirato nei bronchi e

causi delle crisi asmatiche specialmente notturne.

ASMA DA FARMACI O ASMA DA ASPIRINA - Alcuni soggetti (circa il 10%) dei soggetti

asmatici reagiscono con gravi crisi asmatiche all'assunzione di farmaci usati come antinfiammatori,

antidolorifici, antifebbrili. Tipicamente i sintomi appaiono uno o due ore dopo l'assunzione del

farmaco. Altri farmaci possono dare gravi crisi asmatiche: tra questi i beta bloccanti solitamente

utilizzati per l'ipertensione arteriosa e per il glaucoma.

ASMA DA ADDITIVI ALIMENTARI - Nei cibi e nelle bevande, ma anche nei farmaci, si trovano

spesso delle sostanze chimiche (additivi) come residuo dei processi di lavorazione oppure aggiunte

per prolungarne la conservazione e migliorarne l'aspetto (colore, densità, profumo ecc). Alcuni

additivi, in particolari pazienti, possono determinare crisi asmatiche. In questi casi la diagnosi è

estremamente complicata e spesso è necessario che all'assunzione dell'additivo si aggiunga un

secondo stimolo: ad esempio lo sforzo fisico.

ASMA E GRAVIDANZA - In gravidanza il decorso dell'asma è imprevedibile. Può migliorare,

peggiorare o rimanere invariato. Le possibili interferenze tra le due condizioni riguardano da un lato

la possibilità che durante una crisi asmatica grave arrivi al feto sangue non sufficientemente

ossigenato, dall'altro che i farmaci possano danneggiare il feto. Questi ultimi, però, se usati

correttamente, hanno effetti collaterali molto ridotti. Per quanto riguarda l'influenza dell'asma sulla

gravidanza e sulla crescita del feto, tutti gli studi fatti sono rassicuranti. Solo l'asma grave può

creare problemi a un normale decorso della gravidanza.

La diagnosi dell'asma

La diagnosi di asma però non è semplice, soprattutto nei bambini piccoli. I sintomi più frequenti

della malattia sono problemi e crisi respiratorie, tosse, soprattutto di notte, sibili, raffreddori di

lunga durata, senso di oppressione al torace.

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Se compaiono questi sintomi oppure c'è un sospetto di asma bronchiale, è necessario rivolgersi

immediatamente al proprio medico di base, il quale dopo, un'indagine accurata, valuterà se il

paziente va sottoposto a ulteriori accertamenti specialistici. In particolare è lo pneumologo lo

specialista più indicato per un'analisi globale della situazione e lui cercherà di arrivare a

un'eventuale diagnosi d'asma seguendo il seguente percorso:

− La storia clinica: dalla quale si possono ottenere informazioni determinanti sulla storia

familiare e lavorativa del paziente, le abitudini di vita, le caratteristiche dei sintomi, i fattori che si

associano alla crisi asmatica ecc. Attraverso un accurato esame fisico si può già fare diagnosi nel

caso in cui il paziente venga visitato durante una crisi asmatica. Ponendo il fonendoscopio sul

torace è possibile sentire i rumori caratteristici per asma. Frequentemente però l'asmatico si rivolge

al medico a crisi già superata e quindi sono necessari esami particolari che rivelano lo stato di asma;

− Test della funzionalità polmonare, come la spirometria: contribuiscono a effettuare una

diagnosi corretta valutando i parametri funzionali del polmone e misurando il grado di ostruzione al

livello dell'albero bronchiale. A volte, se la spirometria viene effettuata tra un attacco dell'asma e un

altro, i parametri misurati potrebbero essere del tutto normali e quindi bisogna fare il cosiddetto test

di provocazione bronchiale;

− Test di provocazione bronchiale: attraverso stimoli di natura fisica o chimica (aria fredda,

nebbia, test da sforzo oppure attraverso l'inalazione di una sostanza, la metacolina, è possibile

provocare la riduzione del lume bronchiale, rivelando così l'esistenza di un'ipereattività bronchiale;

− Test cutanei o prove allergiche: consistono nel mettere a contatto la parte sensibile della

pelle del paziente con le sostanze verso cui si sospetta una sensibilizzazione (allergeni). Si possono

eseguire iniettando con un piccolo ago l'estratto nella pelle (test intradermico), ma più

frequentemente si punge leggermente la pelle dove è stata depositata una goccia di estratto

dell'allergene, il cosiddetto prick test. Questi esami sono rapidi, indolori e privi di rischio;

− Prist e Rast: il controllo ematico delle quantità di IgE totali e IgE specifici presenti.

La terapia dell'asma

L'asma è una malattia cronica, per la quale non esiste oggi alcun trattamento risolutivo. È possibile,

però, controllarne il decorso, riducendo gli attacchi d'asma e le loro conseguenze, come i sibili e la

tosse, e le difficoltà respiratorie. Per effettuare un piano di controllo adeguato è importante che la

malattia sia diagnosticata precocemente, per evitare gli effetti dannosi di un'infiammazione cronica.

È l'infiammazione che determina il livello di gravità dell'asma ed è anche il fattore che meglio

risponde alla terapia con farmaci antinfiammatori somministrati per via inalatoria, anche in assenza

di altri sintomi.

L'ostruzione bronchiale causata da contrazione del muscolo cardiaco può essere trattata con

inalazione di farmaci broncodilatatori.

Questo tipo di farmaco ha invece un effetto lieve sull'edema della parete delle vie aeree, che

richiede la somministrazione di antinfiammatori quali cortisonici che agiscono anche sulla

formazione di tappi di muco che occludono le vie aeree periferiche. I farmaci possono essere

somministrati in forme diverse, dallo spray alle pillole, ma la corretta terapia è necessariamente

individuale e quindi un piano di controllo dell'asma va messo a punto secondo il tipo e la ricorrenza

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degli attacchi nei diversi pazienti. Può anche succedere che il trattamento non faccia effetto a causa

delle alterazioni strutturali associate all'infiammazione cronica.

Come abbiamo già accennato, allo stato attuale non esistono cure mediche utili a una guarigione

certa e definitiva. Esistono tuttavia numerosi ed efficaci trattamenti in grado di curare l'asma o di

controllare i sintomi. L'obiettivo della terapia dell'asma è di consentire al paziente il mantenimento

di uno stato di benessere con condizioni di vita il più possibile normale, compresa una normale

attività lavorativa e la pratica di un'attività sportiva La terapia va proseguita per tutta la vita oltre

all'attuazione di semplici accorgimenti nello stile di vita.

I farmaci utilizzati per la cura dell'asma si dividono in tre categorie:

− Anti-infiammatori: cortisone, cromoni e antileucotrieni;

− Broncodilatatori: betastimolanti a lunga e breve durata d'azione, teofillinici a lento rilascio,

anticolinergici. Adrenalina;

− Anticorpi monoclonali: la nuova frontiera nella terapia dell'asma consiste nella

somministrazione di anticorpi monoclonali generati in laboratorio usando le tecniche della biologia

molecolare che inibiscono le vie infiammatorie, bloccando l'attacco di asma.

Tutti questi farmaci vanno usati sempre quando servono e alle dosi necessarie per sfruttare il

massimo effetto. Non tutti i farmaci sono somministrabili per aerosol e in qualche caso è necessario

ricorrere ad altre vie, ma la regola di privilegiare la via inalatoria è sempre valida. I farmaci possono

essere somministrati attraverso l'utilizzo di bombolette spray, erogatori di polvere, nebulizzatori.

Il tipo e la dose dei farmaci sono scelti in base alla gravità dell'asma. La regola è che si devono

utilizzare i farmaci necessari per ridurre al minimo i sintomi nel più breve tempo possibile,

diminuendo poi gradualmente la terapia fino ai minimi dosaggi in grado di mantenere sotto

controllo l'asma. Ogni riduzione delle terapie dovrà avvenire dopo un periodo di stabilizzazione.

Conoscere la malattia

Oltre all'uso dei farmaci, è stato ampiamente dimostrato che l'educazione del paziente e la

conoscenza della sua malattia è fondamentale per prevenire gli attacchi di asma.

Attualmente sono disponibili alcuni oggetti portatili, semplici da usare e a basso costo, che

consentono ai pazienti e al medico una misurazione dell'ostruzione bronchiale sufficientemente

precisa e attendibile: il misuratore di picco di flusso e gli spirometri portatili.

Il monitoraggio del picco di flusso e la compilazione di un diario dei sintomi, rendono possibile

un'autovalutazione della malattia e forniscono al medico importanti informazioni. Il picco di flusso

(PEF) è la misura della massima velocità con la quale si è in grado di espirare aria dai polmoni. Se i

bronchi sono chiusi (asma) il passaggio di aria si fa più difficile e il PEF si abbassa. La misura del

PEF va fatta almeno due volte al giorno e comunque tutte le volte che il paziente sente "mancanza

di respiro". Una volta che il paziente conosce il suo valore personale normale, può capire subito se

il suo valore del picco di flusso si sta abbassando e conseguentemente può autonomamente

incrementare i dosaggi dei farmaci che lui assume abitualmente ancora prima di rivolgersi al

proprio medico.

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Il paziente asmatico ha un ruolo determinante nel controllo e nella gestione della sua malattia. Egli

può infatti contribuire a evitare le cause dell'asma attraverso:

• l'attuazione di essenziali norme igieniche di prevenzione;

• il monitoraggio della malattia;

• la prevenzione dei sintomi e la cura con i farmaci.

Le misure igieniche ambientali di prevenzione

L'acaro della polvere di casa è un minuscolo organismo che vive nella polvere ed è una delle più

importanti cause di asma allergico. Evitare l'esposizione agli acari è difficile ma si può senz'altro

limitarne la diffusione. In casa il primo bersaglio della profilassi ambientale deve essere la stanza da

letto.

− Arredare la camera con mobilio semplice, indispensabile, a superfici lisce;

− Eliminare tutti gli oggetti che possono trattenere polvere (peluche, tappeti, tendaggi,

moquette, imbottiture);

− Il materasso e il cuscino devono essere nuovi e di materiale sintetico e devono essere

aspirati regolarmente una o due volte alla settimana;

− È utile avvolgere i materassi e i cuscini con fodere di materiale non poroso (antiacari) che

si trovano in commercio;

− Le coperte devono essere facilmente lavabili e devono essere esposte all'aria e al sole a

lungo;

− Aerare la stanza almeno 20 minuti al giorno;

− Lavare tutta la biancheria del letto con acqua molto calda almeno una volta alla settimana;

− Se il paziente è un bambino preferire giocattoli facili da pulire (di legno, gomma o

metallo). Eventuali giocattoli di pezza devono essere regolarmente lavati in acqua calda;

− Il paziente non deve sostare in locali mentre vengono fatte le pulizie e usare sempre un

aspirapolvere dotato di filtri efficaci;

− Mantenere il tasso di umidità al di sotto del 40-50%. Può essere controindicato

l'umidificatore mentre può essere indicato l'uso del condizionatore d'aria;

− I pazienti allergici alle muffe dovrebbero evitare di soggiornare in ambienti umidi o in aree

dove le muffe si sviluppano abbondantemente (zone in ombra, mucchi di foglie ecc.) e ricordarsi di

arieggiare bene le stanze chiuse da molto tempo Non dimenticate che anche la polvere di casa può

contenere una grande quantità di spore di muffe;

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− Altrettanto importanti sono le misure di profilassi in soggetti allergici ai pollini. La

conoscenza dei calendari pollinici permette, infatti, di evitare il soggiorno nelle zone più a rischio e

nei momenti di massima pollinazione.

LA PROFILASSI DELLE MALATTIE INFETTIVE

Anche andando per mare, specialmente se prevediamo di fermarci a terra per qualche settimana o

rimanere vicini alla costa a latitudini tropicali, dobbiamo fare attenzione a proteggerci dalle malattie

infettive e tropicali.

Se ne parlava già qualche secolo fa...

Le malattie principali che da secoli sembrano affliggere i marinai sono la febbre tifoide, il colera e

le dissenterie, le avitaminosi come lo scorbuto e il beri beri, come riportato da Robert Dudley (1):

La prima malattia comune in mare è la febbre ardente e continua, nominata da' marinai calendura, la

quale procede come sopra s'è detto, dalla cattiva aria e dall'infezione di alcune Coste, ne' climi

caldissimi e mal sani. La seconda malattia comune è flusso del sangue o mal di Pondi con febbre

cattiva. La terza malattia marittima è chiamata dai marinai scorbuta...

Tra la schiera di cultori della medicina ed igiene navale è doveroso fare posto ad almeno uno dei

grandi esploratori, in cui l'esperienza e la cura del benessere dell'equipaggio supplirono al difetto di

specifiche cognizioni mediche: il capitano James Cook.

Oltre allo scorbuto, altre malattie riportate da Cook sono le dissenterie e le "febbri lente", di cui gli

equipaggi soffersero gravemente durante e subito dopo la permanenza a Batavia (Jakarta,

Indonesia). Cook, nell'accennare alle febbri lente mostra d'averne ravvisato la causa determinante

nella perversità del clima: Si fecero sentire a ciascuno di noi i funesti effetti del clima e della

collocazione paludosa e bassa di questa città così rinomata: quasi tutti dell'equipaggio caddero

infermi: il dottor Solander era oppresso dalla febbre… il sig. Banks molestato da una gagliarda

febbre intermittente… era già cominciata la stagione delle piogge le zanzare e le moschite

sorgevano a nugoli dagli stagni del mare. Era l'insalubrità della zona, infestata evidentemente dalla

malaria.

Cos'è la malaria?

La Malaria è presente in oltre 100 paesi del mondo, ma prevalentemente è confinata alle aree

tropicali più povere dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina. Più del 90% dei casi e la grande

maggioranza dei decessi, si verificano nell'Africa tropicale ed equatoriale. Inizialmente i sintomi

della malaria si presentano con modalità simil-influenzale tra gli 8 e i 30 giorni dopo l'infezione. Si

manifesta quasi sempre con febbre fasica, accompagnata o meno da altri sintomi quali mal di testa,

dolori muscolari e debolezza, vomito, diarrea, tosse. Possono svilupparsi una tipica febbre ciclica

con tremori e copiosa sudorazione; sono quasi costanti la cefalea nucale, i brividi, l'alternanza del

caldo e del freddo e il malessere ingravescente.

La trasmissione del parassita, attraverso la puntura della zanzara, può avvenire durante tutto il

periodo dell'anno nelle regioni in cui la temperatura è costantemente sopra i 24°C. In regioni con

temperature più basse la trasmissione tende a seguire ritmi stagionali. La zanzara Anopheles

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femmina, l'unica a poter trasmettere la malaria vive da tre a sei settimane e si sposta nel raggio di 1

o 2 chilometri

Come proteggersi?

La protezione dalla puntura degli insetti è la prima precauzione da prendere per prevenire la malaria

e può essere ottenuta indossando indumenti ampi fino a coprire polsi e caviglie, tramite l'impiego di

zanzariere che avvolgano il letto durante la notte, possibilmente impregnate di insetticida e

utilizzando presidi chimici (repellenti ad uso cutaneo ad esempio a base di DEET, uso di spirali

zanzarifughe al piretro, uso di altri piretroidi di sintesi e mediante fornelletti elettrici). La profilassi

farmacologica è un mezzo fondamentale per evitare il rischio di contrarre la malattia; il parassita,

inoculato dall'insetto vettore, viene infatti ucciso dal farmaco prima di poter esercitare i suoi effetti.

La profilassi farmacologica è strettamente individuale e varia non solo da persona a persona, ma

anche a seconda del Paese visitato, dalla durata della permanenza del viaggiatore nello stesso,

nonché dal periodo dell'anno in cui viene effettuato il soggiorno.

Le vaccinazioni obbligatorie e raccomandate

Il piano delle vaccinazioni da effettuare prima di un viaggio internazionale deve tenere contro

dell'epidemiologia della zona meta del viaggio, della durata del soggiorno, delle caratteristiche del

viaggio. Dopo aver fissato la data del viaggio, è opportuno mettere a punto un calendario delle

vaccinazioni, considerando un anticipo minimo di 4-6 settimane. Tutti i vaccini usati comunemente

possono essere somministrati simultaneamente in sedi separati ad almeno 2 centimetri di distanza.

Tuttavia, certi vaccini causano frequentemente reazioni locali che possono essere accentuate se

vengono iniettati simultaneamente più vaccini.

La vaccinazione obbligatoria oggigiorno riguarda solo la febbre gialla. La vaccinazione contro la

febbre gialla è mantenuta per due differenti ragioni: per proteggere gli individui nelle aree dove c'è

un rischio di infezione di febbre gialla e per proteggere i paesi vulnerabili dal rischio di

importazione del virus della febbre gialla. I viaggiatori devono pertanto essere vaccinati se visitano

un paese dove vi sia un rischio di esposizione alla febbre gialla. Essi devono obbligatoriamente

essere vaccinati se visitano un paese che richieda il certificato di vaccinazione contro la febbre

gialla quale condizione per entrare; questa condizione si applica a tutti i viaggiatori che arrivino da

un paese endemico per la febbre gialla (incluso il transito in aeroporto). Le vaccinazioni

raccomandate o consigliate sono: Il vaccino antitifoideo, Il vaccino contro l'epatite A, Il vaccino

contro l'epatite B, Il vaccino contro la poliomielite, Il vaccino contro il tetano, I vaccini contro le

meningiti.

Vaccini per viaggiatori

• vaccinazioni di routine DPT ( Difterite/Tetano/Pertosse);

Epatite B (HBV);

Haemophilus influenzae tipo B (Hib);

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Morbillo;

Poliomielite (OPV o IPV).

• Uso selettivo per viaggiatori

Colera;

Influenza;

Epatite A (HAV);

Encefalite giapponese;

Malattia di Lyme;

Meningite meningococcica;

Malattia pneumococcica;

Rabbia;

Encefalite da zecche;

Tubercolosi (BCG);

Febbre tifoide;

Febbre gialla (per protezione individuale).

• Vaccinazione obbligatoria

Febbre gialla (per proteggere paesi vulnerabili);

Meningite meningococcica (per pellegrinaggi a La Mecca).

La vaccinazione contro la malattia meningococcica è richiesta dall'Arabia Saudita per i pellegrini

che visitano La Mecca per l'Haji ed è richiesta da qualche paese per i pellegrini che ritornano dal

pellegrinaggio.

I viaggiatori devono essere provvisti di una documentazione scritta di tutti i vaccini somministrati

usando preferibilmente il certificato di vaccinazione internazionale che è richiesto per documentare

la vaccinazione contro la febbre gialla.

Per una Consulenza sulla Profilassi Antimalarica e per effettuare le Vaccinazioni obbligatorie o

raccomandate potete rivolgervi al servizio vaccinale della vostra AUSL oppure ai seguenti centri

autorizzati a praticare la vaccinazione contro la febbre gialla e a rilasciare i relativi certificati validi

per uso internazionale:

• Ministero della Salute - Centri autorizzati alla profilassi

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• Ministero della Salute - Vaccinazioni e profilassi nel mondo

Per Informazioni Aggiornate sui rischi infettivi Paese per Paese potete consultare i siti seguenti:

• Ministero della Salute - Informazioni per i viaggiatori

• Ministero degli Esteri - Viaggiare Sicuri

• WMO - International travel and health publication

• CDC - Travelers' Health

• ISID - ProMED Mail

Cos'è la "diarrea del viaggiatore"?

E' una forma di diarrea che può insorgere durante o subito dopo un viaggio in un paese con

condizioni igienico-sanitarie insufficienti. Si tratta di una condizione non grave a carattere

transitorio, che tuttavia può pregiudicare l'esito di una vacanza o di un viaggio. E' caratterizzata da

tre o più evacuazioni al giorno di feci non formate, spesso accompagnate da altri disturbi come

dolore e crampi addominali, nausea e, occasionalmente, febbre; i sintomi compaiono in genere nel

corso della prima settimana (ma possono manifestarsi in qualsiasi momento anche dopo il ritorno) e

si protraggono in genere per circa 4 giorni. Il 10% delle persone con questi sintomi presenta anche

perdita di sangue con le feci (diarrea ematica o dissenteria). Nella maggior parte dei casi la diarrea è

provocata dall'ingestione di bevande e alimenti contaminati da batteri; Escherichia coli,

Campylobacter, Shighella, Salmonella sono gli agenti più frequentemente implicati nell'insorgenza

di questo disturbo; in altri casi gli agenti responsabili sono virus o parassiti. Va rilevato che il clima

caldo-umido, il cambiamento delle abitudini alimentari e le carenze igieniche possono giocare un

ruolo favorente. Fattori predisponenti sono l'età inferiore a 30 anni, i viaggi avventurosi,

l'assunzione di farmaci che diminuiscono l'acidità gastrica (ad es. ranitidina, omeprazolo) e la

compromissione del sistema immunitario.

Come prevenirla?

Chi si reca nella aree ritenute a maggior rischio igienico sanitario, come l'Africa, il Sud America,

alcune aree del Medio Oriente e la maggior parte dell'Asia, deve porre particolare attenzione

nell'evitare alimenti e bevande che potrebbero essere contaminati. E' infatti importante:

• Lavarsi le mani dopo essere andati in bagno e prima di toccare il cibo;

• Utilizzare solo acqua contenuta in bottiglie sigillate (oppure bollita o potabilizzata) sia per

bere sia per lavare i cibi e lavarsi i denti

• Evitare il ghiaccio nelle bevande;

• Evitare cibi a maggior rischio di contaminazione batterica come frutti di mare, molluschi,

carne cruda o poco cotta, verdure crude, frutta fresca che non può essere sbucciata, cibi conservati

al caldo, piatti a base di uova crude (maionese, zabaione), latte e latticini non pastorizzati.

Dunque, in sintesi, tenete a mente:

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BOLLITE, CUOCETE, SBUCCIATE O DIMENTICATE!

LE PIU' COMUNI MALATTIE INFETTIVE DELL'INFANZIA

Colpiscono i bambini in età scolare, quando i contatti stretti favoriscono la diffusione delle

infezioni, anche se tutte o quasi possono presentarsi anche in età adulta. Il contagio avviene

attraverso il contatto diretto con il muco o la saliva di un bambino già infetto, oppure con le

goccioline respiratorie emesse parlando, con tosse o starnuti. Per questo motivo, si presentano più

frequentemente in inverno e primavera. Morbillo, varicella e pertosse sono particolarmente

contagiose: circa il 90% dei bambini esposti al contagio si ammala. Poiché il periodo di incubazione

è di solito piuttosto lungo, può capitare che un bambino apparentemente sano manifesti la malattia

durante il viaggio in mare, pur avendola contratta 2 o 3 settimane prima. Imparare a distinguere una

malattia dall'altra può essere importante, perché alcune possono avere un decorso particolarmente

grave e richiedere lo sbarco immediato del paziente e perché, sebbene la maggior parte siano

causate da virus, la scarlattina e la pertosse sono batteriche, quindi, curabili con antibiotici.

Quali sono?

Morbillo, rosolia, varicella, scarlattina, quinta e sesta malattia, che sono esantematiche (cioè

caratterizzate dalla comparsa di macchie sulla cute), e parotite e pertosse, non accompagnate da

esantema. Tutte esordiscono con gli stessi sintomi: raffreddore, tosse secca, spossatezza e febbre.

Può essere presente ingrossamento dei linfonodi, bruciore agli occhi, insofferenza alla luce (che

deve essere sempre tenuta bassa). Le complicanze, anche se poco frequenti, sono in genere otiti,

sinusiti, laringiti e broncopolmoniti. L'aspetto e la distribuzione corporea dell'esantema sono invece

caratteristici di ognuna, così come alcune complicanze. Nella maggior parte dei casi s'istituisce una

terapia sintomatica: con antistaminici, se il prurito dovuto alle macchie diventa troppo fastidioso, e

con paracetamolo, se la febbre supera i 38,5°C. È necessario far bere spesso il piccolo, per evitare il

rischio di disidratazione e, se la febbre è molto elevata, effettuare spugnature di acqua fredda su

gambe e braccia. Non somministrare mai acido acetilsalicilico (aspirina), in quanto può esporre il

bambino a una gravissima malattia che colpisce soprattutto fegato e cervello e si rivela mortale

nella metà dei casi (sindrome di Reye). A volte, la febbre alta può provocare convulsioni, che si

manifestano con perdita di conoscenza, irrigidimento e scosse dei muscoli di braccia e gambe, che

durano pochi minuti e non provocano danni permanenti. È opportuno, però, girare il bambino su un

fianco, per evitare che la saliva gli vada di traverso e la lingua blocchi la gola; ma non bisogna

scuoterlo, né tentare di tenerlo fermo.

Come riconoscerle

MORBILLO - L'esantema del morbillo interessa prima il viso e poi, nell'arco di 2-3 giorni, braccia,

tronco e gambe. Appare come macchioline rosse, con tendenza a confluire tra loro assumendo

l'aspetto di grosse macchie, e si attenua in 3-4 giorni lasciando il posto a una desquamazione

cutanea. In un caso su mille, il morbillo causa un'encefalite, che in un terzo dei bambini colpiti

lascia purtroppo lesioni cerebrali permanenti. Per questo motivo in Italia è obbligatoria la

vaccinazione anti-morbillosa, che in genere viene somministrata a 15-18 mesi, associata a quella

anti-rosolia e anti-parotite.

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ROSOLIA - Inizia con un ingrossamento dei linfonodi situati dietro le orecchie e sulla nuca, che

sono dolenti al tatto. L'esantema è sempre molto leggero e compare prima sul viso, con macchie

piatte di colore rosa che tendono a confluire tra loro, poi, dal secondo giorno, si estende al tronco e

alle gambe, dove forma puntini rossi molto piccoli e ben separati. Dato che i sintomi sono in genere

lievi, non è necessario imporre al bambino particolari restrizioni. L'unico vero problema della

rosolia è legato all'eventualità che una donna contragga l'infezione in gravidanza, qualora non

l'abbia avuta in passato, o non sia stata vaccinata almeno 3 mesi prima del concepimento. Il virus,

infatti, può essere trasmesso al feto e, soprattutto se il contagio avviene nei primi 3 mesi di

gravidanza, può causare gravi malformazioni, come cardiopatie, cecità, sordità e ritardo mentale.

VARICELLA - è l'esantema più riconoscibile, perché le macchioline rosse si trasformano, in poche

ore, in piccole vesciche contenenti liquido. Se il liquido viene infettato dai batteri normalmente

presenti sulla cute (tipicamente in seguito a lesioni da grattamento), si intorbidisce e le vescicole si

trasformano in pustole. Nella fase conclusiva, le vescicole, seccandosi, diventano croste, che

gradualmente si staccano nel giro di circa una settimana. L'esantema compare prima sul tronco e si

diffonde a viso, genitali, braccia e gambe, con una particolare predilezione per il cuoio capelluto.

Per evitare che il piccolo si gratti, provocandosi abrasioni che potrebbero infettarsi lasciando

cicatrici, è bene mantenere le unghie sempre corte e applicare polveri antipruriginose come il talco

mentolato.

SCARLATTINA - L'esantema, costituito da puntini rossi che non confluiscono tra loro e che si

scolorano alla pressione delle dita, inizia all'inguine, ascelle e collo e si estende a tutto il corpo

nell'arco di 24 ore. Tutto il viso appare di colore rosso acceso, tranne le zone del naso, della bocca e

del mento che, con il loro pallore, conferiscono al volto un aspetto chiamato "maschera

scarlattinosa". La lingua, di colore scarlatto e con le papille gustative in evidenza, sembra una

fragola. L'esantema, che rende la pelle ruvida al tatto, si attenua in 3-4 giorni lasciando il posto a

una desquamazione. Poiché la scarlattina è causata da un batterio e può complicarsi con gravissime

infezioni che possono colpire cuore, reni, fegato e cute, è molto importante riconoscerla e instaurare

al più presto un'adeguata terapia antibiotica.

QUINTA E SESTA MALATTIA - Sono così chiamate perché individuate, rispettivamente, dopo le

prime 4 e 5 malattie esantematiche. Nella quinta malattia, l'esantema è rosso intenso sul volto

(aspetto "a guance schiaffeggiate"); sul corpo può variare dal rosso intenso al rosa pallido e ha la

particolarità di accentuarsi o ricomparire dopo un bagno caldo o un frizionamento. Nella sesta

malattia le macchie sono costituite da puntini rosa pallido, rilevati al tatto e grandi come capocchie

di spillo, che iniziano sul tronco e sul collo per poi diffondersi al viso e all'attaccatura di cosce e

braccia. Possono cambiare sede nel giro di poche ore, spostandosi da una parte all'altra del corpo. Si

tratta, in entrambi i casi, di disturbi leggeri e privi di complicazioni significative, che riportiamo

solo per sottolinearne le differenze rispetto alle altre.

PERTOSSE (tosse canina o tosse convulsa) - Questa malattia, il cui sintomo principale è la tosse,

colpisce più spesso bambini molto piccoli non ancora vaccinati (la vaccinazione è obbligatoria in

Italia), ma è stata descritta anche in soggetti anziani. È una malattia potenzialmente letale, perchè

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può causare una grave insufficienza respiratoria, broncopolmoniti e, più di rado, emorragie

cerebrali. Il suo tempestivo riconoscimento è cruciale, anche perchè solo nelle prime 2 settimane la

terapia antibiotica è efficace. In questa fase è presente solo una tosse molto insistente, soprattutto

notturna, spesso accompagnata a vomito. Dopo 2 settimane comincia la fase acuta, con attacchi di

tosse convulsa (fino a 50 al giorno), sempre più intensi e ravvicinati. Nel tentativo di riprendere

fiato dopo l'attacco, il bambino effettua una profonda inspirazione di aria, che, per il restringimento

delle vie aeree, produce il caratteristico "urlo". Per la ridotta ossigenazione del sangue, il bambino

assume un colorito bluastro e diventa imperativo somministrare ossigeno e sbarcarlo il più

rapidamente possibile. Gli attacchi di tosse sono scatenati da pianto, eccessivo riempimento dello

stomaco (somministrare pasti piccoli e frequenti) e aria secca (è utile un'adeguata umidificazione

dell'ambiente). Dopo altre 2 settimane comincia la lunga fase della convalescenza (anche 4 mesi) in

cui gli accessi si riducono e ricomincia la tosse a colpi staccati che si osservava inizialmente.

PAROTITE - Si manifesta con il gonfiore delle ghiandole parotidi, poste in basso dietro l'orecchio.

In seguito all'infiammazione, le parotidi (o solo una di esse) s'ingrossano e spingono in avanti e in

fuori le orecchie che sembrano così più grandi del normale: da qui il termine di "orecchioni". Il

gonfiore, che si attenua e scompare in circa una settimana, può causare forti dolori che possono

essere alleviati dal paracetamolo. è consigliabile dare al piccolo cibi liquidi o semiliquidi e farlo

bere con la cannuccia se prova dolore durante la masticazione o la deglutizione. Andrebbero evitati

i cibi aspri, come limone o aceto, che stimolano la secrezione di saliva, aumentando il dolore. Le

complicanze della parotite sono rare e in genere benigne. Solo l'orchite (infiammazione dei

testicoli), che può colpire soggetti in età adulta o adolescenziale, può causare sterilità un caso su 10.

IL PAZIENTE AFFETTO DA DIABETE MELLITO

Avere a bordo un paziente affetto da diabete mellito richiede alcune precauzioni. Il diabete mellito

insorge per un deficit di insulina o per resistenza alla sua azione e può causare una serie di squilibri

metabolici che, se non trattati, portano allo stato di coma metabolico cui può seguire il decesso. Il

diabete viene diagnosticato con la misurazione della glicemia, indipendentemente dai pasti.

Ci sono due tipi principali di diabete e molti sottotipi. Il diabete di tipo 1, conosciuto anche come

diabete mellito insulino dipendente, è causato da una ridotta secrezione di insulina. I pazienti affetti

da questo tipo di diabete richiedono trattamento con insulina. Quello di tipo 2, non insulino

dipendente, è dovuto a una ridotta secrezione di insulina o a una resistenza alla sua azione a livello

dei tessuti periferici. I pazienti affetti da questa forma di diabete possono essere tenuti sotto

controllo con la sola dieta o con farmaci ipoglicemizzanti orali.

Ci occuperemo qui solo del paziente affetto da diabete insulino dipendente, perché è quello che può

andare incontro agli squilibri metabolici suddetti, soprattutto in condizioni particolari, come durante

la navigazione, e necessita perciò di immediato intervento da parte di chi gli sta vicino. La cosa più

importante se si ha a bordo un paziente affetto da diabete insulino dipendente è sapere come

comportarsi in caso di perdita di conoscenza del paziente stesso. Cosa fare in questi casi è di

estrema importanza per la sua sopravvivenza. Innanzitutto è buona regola da parte del comandante

informarsi sullo stato di salute di tutti coloro che porterà a bordo, e particolarmente sull'eventuale

presenza di passeggeri affetti da patologie croniche che necessitano di terapie continuative (come

per esempio il paziente diabetico) o che sono portatori di dispositivi medici impiantabili attivi

(pacemaker, defibrillatori impiantabili, neurostimolatori, pompe elastomeriche ecc.). Normalmente

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un paziente diabetico è a conoscenza della sua malattia ed è in grado di gestirla. Comunque non

dovrebbe decidere di imbarcarsi se questa non è sotto controllo. Egli porterà con sé sia l'insulina

della quale ha bisogno per la terapia quotidiana, sia dispositivi per il controllo della glicemia

(glucometro, stick con comparazione visiva dei colori) tramite i quali verifica se la terapia e la dieta

che sta seguendo sono appropriate o se c'è bisogno aggiustamenti nel dosaggio dell'insulina o

nell'assunzione di cibo. Fate perciò in modo che il paziente "vi insegni" a curarlo in caso di

necessità. Fatevi cioè insegnare a usare il glucometro (o altri dispositivi in suo possesso che porterà

a bordo) per il dosaggio del glucosio nel sangue, a praticare iniezioni sottocutanee di insulina e

soprattutto siate sempre informati su dove il paziente conserva il glucometro e l'insulina, per poterli

rapidamente prelevare in caso di bisogno.

Prima della partenza, se il paziente non li avesse con sé, procuratevi fiale di glucagone da 1 mg e

alcuni flaconcini da 50 ml di soluzione di Glucosio al 20% per via endovenosa. Inoltre assicuratevi

che l'equipaggio sia a conoscenza del fatto che il paziente diabetico è in qualche modo da tenere

sotto controllo. Assicuratevi inoltre che almeno due o tre persone siano in grado, in caso di bisogno,

di trovare e usare il dispositivo per la valutazione della glicemia, l'insulina della quale il paziente è

provvisto, i flaconcini di glucosio al 20% e soluzioni glucosate al 5% per infusione endovenosa. Da

quanto esposto appare utile che almeno una persona sia in grado di applicare aghi endovena, per

l'eventuale necessità di infondere glucosio.

Anche l'insulina deve essere somministrata per via iniettiva ma la via sottocutanea rappresenta la

via ideale nella maggior parte delle situazioni. Le sedi preferenziali di somministrazione

sottocutanea di insulina sono le regioni cutanee della parte superiore delle braccia, delle cosce, dei

glutei e dell'addome.

Durante la navigazione si può essere sottoposti a stress fisici non abituali: condizioni di temperatura

estreme, possibile vomito da "mal di mare", poco sonno, pasti irregolari, scarsi o abbondanti, ecc.

Tenete sempre sotto controllo il vostro amico diabetico: se dovesse riferire capogiri o visione

annebbiata, sarà lui stesso a suggerirvi cosa fare. Non potrà invece suggerirvi niente in caso perda

conoscenza all'improvviso. In questo caso dovrete intervenire voi.

Esiste infatti la possibilità che si manifestino due tipi di situazioni di emergenza dovute a squilibrio

metabolico: la crisi ipoglicemica e la crisi iperglicemia (diabetica o chetoacidosica). Entrambe le

situazioni metaboliche però si presentano con lo stesso sintomo: la perdita di coscienza del paziente.

È molto importante ai fini della terapia stabilire se il paziente si trova in ipoglicemia o in

iperglicemia. A questo punto dovete dosare la glicemia del paziente con il glucometro e agire di

conseguenza:

Se il paziente è in stato di ipoglicemia (glicemia bassa): somministrare glucagone 1 mg per

iniezione sottocutanea, intramuscolare o endovenosa. Se non si ha risposta entro 10 minuti,

somministrare glucosio per via endovenosa: somministrare 50 ml di soluzione di glucosio al 20% in

una vena principale attraverso un ago di grosso calibro. Se il paziente è in stato di iperglicemia

(glicemia alta): somministrare 20 unità di insulina solubile per via intramuscolare, seguito da 6

unità di insulina intramuscolare ogni ora fin quando la glicemia non scende a 180 mg/dl. Le

iniezioni intramuscolari di insulina devono essere poi somministrate ogni 2 ore. Considerata

l'estrema importanza della valutazione del paziente diabetico incosciente e della conseguente

terapia, che se sbagliata può avere esito fatale, forniamo di seguito l'elenco della differenza di alcuni

parametri utili per la diagnosi differenziale tra ipoglicemia e iperglicemia, da usare soprattutto se

non si riesce a valutare la glicemia col glucometro (scelta assolutamente consigliata).

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La crisi ipoglicemica è generalmente preceduta da capogiri e visione annebbiata, anche se è

necessario tenere presente che i diabetici insulino dipendenti hanno una ridotta capacità di avvertire

i sintomi dell'ipoglicemia. In questo caso, all'inizio somministrare per via orale, in forma liquida o

tramite zucchero granulato o zollette di zucchero, una dose di 10-20 g di glucosio. Dieci grammi di

glucosio corrispondono a 2 cucchiaini da tè di zucchero o a 3 zollette, a 200 ml di latte, a 90 ml di

Coca-Cola. Se necessario ripetere dopo 10-15 minuti. Se l'ipoglicemia causa perdita di coscienza va

trattata come un'emergenza (vedi sopra).

Da quanto esposto appare evidente che sia il coma ipoglicemico che quello iperglicemico sono

trattate come emergenze mediche. Per quanto sia importante e spesso vitale un pronto e adeguato

intervento da parte di chi sta vicino al paziente, soprattutto se a bordo di un'imbarcazione, il

paziente va ospedalizzato prima possibile, sia per verificare la correttezza della terapia che per

ristabilire l'equilibrio idro-elettrolitico, che è in questi casi sempre compromesso. Consigliamo

perciò nel tracciare le mete e la rotta dell'imbarcazione, di prevedere la possibilità di

ospedalizzazione urgente del paziente diabetico, anche con l'ausilio dei mezzi veloci a disposizione

delle Capitanerie di Porto che possono evacuare rapidamente un paziente.

PICCOLI INCIDENTI A BORDO

Nella pluriennale esperienza del C.I.R.M., Centro Internazionale Radio Medico, non meno del 25%

dei casi corrisponde alla categoria degli infortuni, piccoli o grandi traumi, ferite superficiali o

profonde, da abrasione o da taglio.

Iniziamo a riconoscerle

Abrasione - escoriazione: è l'asportazione degli strati più superficiali della cute per effetto di un urto

tangenziale contro un corpo ruvido. Si tratta del tipo meno grave di ferite, che tuttavia possono

interessare estese parti del corpo e dare intensa sensazione di bruciore e dolore. Sanguinano

diffusamente, ma poco, e raramente si accompagnano a lesioni di organi profondi.

Ferita da taglio: è la ferita più frequente, provocata dalla lama del coltello o dalla scatoletta di latta.

Può essere superficiale e interessare solo la cute e il sottocute o anche molto profonda; può

raggiungere organi vitali, come le arterie e le vene negli arti, o i visceri addominali.

Ferita da punta: è molto piccola sulla cute, ma può essere molto profonda e quindi potenzialmente

pericolosissima. La punta può aver penetrato organi interni creando piccole lesioni i cui effetti -

emorragia interna, peritonite - possono rendersi manifesti anche a distanza di ore.

Ferita lacera (lacerazione): è quella da escoriazione, a margini cutanei irregolari e frastagliati.

Esempio tipico è quella da morso di cane. Sono di solito ferite superficiali si infettano facilmente

per i detriti presenti e le aree di tessuto devitalizzate. Spesso si associano alla contusione (ferite

lacero-contuse).

Contusione: la sua apparente innocuità contrasta col fatto che urti violenti possono aver provocato

lesioni degli organi sottostanti come, ad esempio, fratture nelle contusioni degli arti o del torace,

rotture di visceri o emorragie nelle contusioni addominali, commozioni cerebrali nelle contusioni

del capo. La presenza di dolore intenso apparentemente sproporzionato alla lesione e/o di altri

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disturbi quali disorientamento, incoscienza, marcata tumefazione in sede di contusione, deformità di

un arto ecc. rende necessaria la visita medica.

Il primo soccorso

Come fare un bendaggio per bloccare un'emorragia

Sollevate bene in alto l'arto sede della ferita: ciò comporterà un'immediata riduzione del

sanguinamento. Un sanguinamento che si riesce a controllare mediante compressione diretta della

ferita con garze, o fazzoletto, è poco probabile che sia grave. La compressione forte (fino a fare

male) e mantenuta per alcuni minuti dà tempo al sangue di coagulare. Se il sanguinamento riprende

abbondante la manovra può essere ripetuta e la compressione stabilizzata mediante una fasciatura

stretta con una benda o un fazzoletto: applicate sulla ferita un tampone fatto con alcune garze

ripiegate più volte o con una benda arrotolata in modo da coprire la ferita e poca cute intorno; poi

fasciate stretto in modo da comprendere il tampone nella fasciatura. Il sanguinamento grave, cioè

proveniente da vasi soprattutto arteriosi di medio e grosso calibro si manifesta con emorragia

copiosa, talvolta pulsante, che la pressione sulla ferita non riesce ad arrestare: in questo caso

bisogna andare a comprimere il vaso arterioso principale che rifornisce quel territorio; ciò si può

fare con le semplici mani se si conosce il decorso dei vasi agli arti e i punti in cui questi si possono

comprimere sull'osso sottostante, oppure con un laccio emostatico teso, girato due volte intorno

all'arto e annodato. Tenete presente che l'arresto della circolazione determinato dal laccio può

provocare danni seri ai tessuti; il laccio va quindi integrato dalla compressione della ferita, stretto il

minimo indispensabile e allentato temporaneamente ogni 10-20 minuti. In mancanza del laccio

emostatico, che è di gomma, si può usare una fascia, preferibilmente larga; invece, cordicelle o

addirittura fili metallici vanno evitati, non perché non siano efficaci, ma perché lo strangolamento

che determinano può ledere in modo irrimediabile la circolazione dell'arto. Un'emorragia acuta,

come questa, è usualmente ben tollerata fino a perdite di mezzo litro nell'adulto; una perdita

superiore al litro e mezzo mette in serio pericolo la vita. In mancanza di meglio, e in attesa

dell'intervento del medico, sarà utile far bere acqua in quantità. Dar da bere è peraltro

controindicato in caso di ferite addominali. Il paziente deve esser tenuto disteso, col capo più basso

dei piedi.

Come medicare una ferita: regole generali

Tutte le ferite che sono profonde oltre la cute (più profonda cioè di 2-4 mm a seconda delle sedi)

necessitano di regola di una sutura con punti. Per una corretta terapia delle ferite, anche di quelle

più superficiali che non richiedono l'intervento del medico, valgono le seguenti norme:

1. Togliete con le pinze pulite e disinfettate alla fiamma i detriti o i corpi estranei

eventualmente presenti.

2. Lavate con acqua (di rubinetto, di fonte, minerale, o bollita) abbondantemente la ferita in

modo da portar via la terra e i piccoli detriti. Si potrà usare anche acqua ossigenata.

3. Disinfettate la ferita con del disinfettante non alcolico, la cute intorno con disinfettante

alcolico.

4. Coprite con garze sterili o cerotti medicati a seconda della superficie. Eventualmente

fasciate per una maggiore protezione dalla polvere e fissate con cerotti o rete elastica.

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5. Assicuratevi che l'infortunato sia stato vaccinato contro il tetano e la vaccinazione non sia

scaduta.

Le ferite che dovranno essere trattate dal medico vanno lavate con acqua e semplicemente coperte

con garza. Non usate mai sulla ferita polveri antibiotiche o di altri tipi perché possono dar luogo ad

allergie, né pomate; la miglior cura della ferita è quella più semplice: pulizia, disinfezione e

copertura con garza. Le ferite escoriate, nelle quali l'adesione delle garze alla ferita sarà tenace e

sarà motivo di dolore nelle successive medicazioni, potranno essere curate interponendo sulla cute

una garza cosiddetta grassa, cioè imbevuta di vasellina, o di altro tipo non aderente. Meglio ancora

sarà spruzzare sulla ferita uno degli spray protettivi che formano una pellicola impermeabile sulla

cute e poi eventualmente coprire con garze se la ferita è in una sede che può facilmente inquinarsi

(per la polvere, i vestiti, ecc.). Ogni giorno è bene medicare la ferita togliendo la garza o i cerotti

che la ricoprono, disinfettandola e rimettendo la protezione con garza o cerotti. La medicazione

giornaliera è un'ottima occasione per controllare l'evoluzione della ferita e in particolare la

comparsa di segni di infezione.

I segni sospetti di infezione sono i seguenti: gonfiore, arrossamento, dolore, febbre. Se il pus si fa

strada spontaneamente e fuoriesce all'esterno, bisogna favorirne l'uscita allargando delicatamente

l'orifizio che si è aperto e comprimendo le zone circostanti. Pulita la cute dal pus, si disinfetta e si

copre con garza in attesa dell'intervento di un medico, che può considerarsi non indispensabile nelle

piccole lesioni poco profonde.

Un caso particolare: la rimozione di un amo da pesca

Se l'amo è infisso in un dito applicate un laccio emostatico per limitare l'emorragia nel momento

dell'estrazione; con una pinza afferrate l'amo sulla base e, con un movimento deciso di rotazione,

spingete fino a far uscire la punta oltre la pelle; tagliate la punta con tronchesi o forbici robuste; a

questo punto potete tirare indietro l'amo ed estrarlo senza strappare i tessuti.

Come fare una fasciatura o un'immobilizzazione d'emergenza

Norme Generali: con il bendaggio dovrà essere immobilizzata tutta la parte del corpo che ha subito

una lesione; il bendaggio dovrà aderire bene, ma non dovrà causare dolore né comprimere tanto da

impedire la circolazione; le articolazioni andranno lasciate scoperte per verificare colorito cutaneo e

gonfiore; se si applica un manicotto pneumatico a un arto, fate indossare prima una calza per

separare la cute dal materiale plastico; dopo il bendaggio la parte lesa deve rimanere sollevata.

Esempi di fasciature: immobilizzazione d'emergenza dell'avambraccio e polso: la tavoletta di legno

o cartone rigido dovrà essere imbottita con ovatta e ricoperta di garza o tela; il braccio sarà poi

appeso al collo mediante triangolo.

Fasciatura della caviglia: iniziate sempre con due giri sovrapposti sopra la caviglia, poi, con il piede

in flessione, passate la benda sotto la pianta e ritornate sopra la caviglia, formando una specie di 8

che incrocia sul collo del piede.

Immobilizzazione dell'arto inferiore senza o con stecca di sostegno del piede: sollevate il piede e la

gamba rispetto al corpo; la coscia e la gamba devono essere bloccate da due bende; la tavola di

legno deve essere imbottita con ovatta e ricoperta con un telo di cotone o con garza orlata; un

piccolo sostegno deve essere posto sotto il ginocchio, in modo che si mantenga leggermente flesso.

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ANIMALI PERICOLOSI

La maggioranza delle lesioni da animali marini non sono pericolose per la vita e provocano solo

lievi disturbi, ma è indispensabile imparare a identificare ed evitare le forme di vita marina

potenzialmente pericolose.

La tracina (Trachinus Vipera)

È un pesce comune dei fondali sabbiosi sia in mare aperto che vicino alla riva; facilmente viene

disturbata dai bagnanti che possono riportare una puntura della pianta del piede da parte della spina

dorsale del pesce. Il dolore acuto, profondo, frequentemente irradiato alla parte prossimale dell'arto

è la caratteristica principale della sua puntura. Il dolore raggiunge l'acme di intensità entro 30

minuti dalla puntura e poi lentamente diminuisce, ma una certa dolenzia della parte interessata può

persistere fino a 24 ore, a volte con residuo di formicolii e altre alterazioni della sensibilità.

Cosa fare?

La ferita va lavata con acqua dolce e detersa dalle eventuali impurità. Successivamente la parte

interessata deve essere immersa per 30-60 minuti nell'acqua più calda che il paziente può

sopportare; la tossina responsabile della sintomatologia dolorosa viene infatti inattivata dal calore.

Ricci di mare

Sono gli organismi marini più diffusi sulle coste del Mediterraneo e quelli nei quali è forse capitato

di imbattersi maggiormente; per evitarli è utile calzare scarpe di gomma, in spiaggia e in acqua. La

puntura degli aculei di un riccio di mare può causare dolore e bruciore, soprattutto se le spine si

spezzano all'interno della pelle.

Cosa fare?

Sciacquare bene la parte colpita con acqua di mare e disinfettarla, quindi cercare di estrarre la spina

dalla cute. È meglio evitare di utilizzare le dita se si ha a disposizione una pinzetta. Se la spina è in

profondità si può applicare aceto per scioglierla.Punture da pesci velenosi

Alcune centinaia di specie di pesci sono provviste di aculei o spine connessi a ghiandole produttrici

di sostanze irritanti che, se inoculate nella cute umana, sono responsabili di dolore acuto, edema e, a

volte, necrosi circoscritte. È il caso di vari pesci comuni nei nostri mari (razza, pesce- ragno, pesce-

gatto, scorfano, etc.) e di molti pesci dimoranti nei mari tropicali, come il pesce-pietra e i grandi

dasiatidi, che possono indurre una sintomatologia generale di tipo prevalentemente cardio e

neurotossico, sovente con convulsioni e shock. I segni e i sintomi di una puntura da spine di pesce

includono immediato forte dolore, una puntura o una più grande lacerazione, la colorazione

violacea o nera della cute, il sanguinamento, la nausea, il vomito, il rigonfiamento della parte

colpita, lo shock e l'arresto cardio-respiratorio

Cosa fare?

Se la spina è visibile, è opportuno rimuoverla con l'aiuto di pinze chirurgiche o estetiche e irrorare

la ferita con acqua dolce o soluzione salina. Per inattivare il veleno, la zona ferita dovrebbe essere

immersa in acqua calda (massimo 45°C) per 30-90 minuti. Far valutare la situazione da un medico e

controllare l'infortunato per l'eventuale insorgenza di reazioni allergiche o infezioni della ferita. Se

la puntura è di pesce pietra, sarà necessario iniettare l'antiveleno specifico.

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Morsi e attacchi

Anche se un attacco e un morso possono essere terrorizzanti, la maggioranza delle lesioni non è

pericolosa per la vita e richiede solo un normale primo soccorso.

Cosa fare?

La prima preoccupazione dopo un morso deve essere quella di prevenire ulteriori lesioni e di uscire

dall'acqua. Controllare e assicurare le funzioni vitali. Indossare indumenti protettivi e guanti se si

assiste qualcuno che sta sanguinando. Per controllare l'emorragia, applicare una medicazione secca

e sterile sulla ferita e applicare pressione diretta. Se la ferita è a carico di un'estremità, elevarla. Se

l'emorragia continua, controllare il posizionamento della medicazione e aumentare la pressione

diretta, senza rimuovere le medicazioni o le garze già imbevute di sangue, fino a quando il

sanguinamento non sia cessato. Se è impossibile controllare l'emorragia, applicare pressione sui

punti arteriosi di pressione dell'arto interessato per un periodo fino a 60 secondi e poi rilasciare la

pressione gradualmente. Una volta che l'emorragia sia finita, bendare la ferita, stringendo

abbastanza, ma evitando di ostacolare la circolazione.

Taglio da corallo

È la lesione da animali marini più frequente.

Cosa fare?

Pulire i tagli da corallo accuratamente. Irrorare e strofinare la ferita a fondo con acqua dolce o

soluzione salina, rimuovere ogni detrito visibile. Coprire con una medicazione sterile e bendare.

Controllare l'eventuale insorgenza di reazioni allergiche o infezioni, controllando l'eventuale

comparsa di segni come gonfiore, arrossamento, odore fetido, febbre, pus e gonfiore ghiandolare.

Può essere indicata l'applicazione di una crema antibiotica a base di bacitracina sulla ferita.

Punture di Meduse

Il sistema che permette alla medusa di pungere la pelle dell'uomo si chiama nematocisti; il contatto

provoca irritazione e arrossamento della cute e si avverte una sensazione di dolore e prurito. La

reazione alle punture è molto variabile e va dalla leggera irritazione con prurito fino all'arresto

cardio-respiratorio. Anche le attinie (anemoni di mare) possono essere causa di reazioni cutanee

orticarioidi.

Cosa fare?

Sciacquate immediatamente l'area dolorante con acqua salata; non usate acqua dolce, che

attiverebbe le cellule urticanti non ancora rotte. Non sfregate la pelle. Alleviate il dolore

sciacquando l'area con una delle sostanze indicate di seguito: Alcol denaturato, vino, liquori o

qualsiasi altro liquido alcolico che abbiate sottomano; Aceto; Ammoniaca - un vecchio trucco delle

popolazioni marinare è tamponare la zona con l'urina della persona lesionata. Se ci sono tentacoli

attaccati alla pelle vanno tolti proteggendo le mani con un panno o un tovagliolo di carta, usando

della crema da barba e radendo via i tentacoli con dolcezza, oppure applicando una pasta di sabbia e

acqua salata o di bicarbonato e acqua di mare; quindi grattando via i tentacoli con un coltello, una

carta di credito di plastica o qualche altro strumento affilato. Somministrate antistaminici, crema

all'idrocortisone e antidolorifici. Per ridurre il dolore applicate ghiaccio o un impacco freddo. Fate

un'antitetanica o assicuratevi che la vostra vaccinazione antitetanica sia ancora valida.

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Avvelenamenti da pesce

Molti pesci, principalmente gli sgombroidi e la ciguatera, possono essere tossici e le intossicazioni

alimentari da pesce sono comuni. Segni e sintomi variano con la tossina o il veleno e possono

includere reazioni allergiche, diarrea, vomito, nausea, cefalea, vertigini, dolori, crampi e bruciori

addominali, brividi, febbre, paralisi, dolori muscolo-articolari, formicolio intorno alle labbra e

inversione della sensibilità per il caldo e il freddo.

Cosa fare?

Controllare i segni vitali, se necessario iniziare la rianimazione cardiopolmonare. Controllare

eventuali reazioni allergiche. Se il sub è cosciente e lucido, può essere utile indurre il vomito.

Conservare il pesce - o il vomito - per un'analisi tossicologica successiva.

Molluschi

Tra i Molluschi, i Neogasteropodi del genere Conus, che colonizzano le barriere coralline tropicali,

sono dotati di un rostro che proiettano "a dardo" nei tessuti della vittima e attraverso il quale

inoculano in profondità il veleno. Nell'uomo la puntura provoca, oltre a forte dolore e cospicuo

edema locale, anche allarmanti sintomi neurotossici. Seri disturbi neurologici possono essere

causati anche dal morso di un cefalopode abbastanza comune nei mari australiani, l'Octopus

maculosus, fornito di un grosso e solido "becco". Infine, è bene ricordare che in mitili e ostriche

possono, in certe condizioni, accumularsi tossine termostabili - prodotte da protozoi di cui questi

molluschi si nutrono - che possono dar luogo a turbe neurologiche di gravità assai variabile.

Nozioni Elementari di Pronto Soccorso

Singhiozzo

Fate una inspirazione profonda e trattenete il fiato il più a lungo possibile.

Se questo non fa cessare il singhiozzo, sorseggiate lentamente qualche bicchiere di acqua

fredda. oppure fate gargarismi per un minuto o due con acqua calda o fredda. Oppure

mettete naso e bocca sull'imboccatura di un sacchetto di carta e respiratevi dentro per

qualche minuto: I'accumulo di anidride carbonica, così causato, qualche volta fa cessare il

singhiozzo. Se questo si protrae per un'ora o più, consultate un medico. Per il singhiozzo

dei lattanti provate a farli eruttare dando loro qualche colpetto sulla schiena. Se ciò non dà

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alcun risultato, fate loro succhiare un cucchiaino che avrete inumidito e poi intinto nello

zucchero.

Ustioni chimiche

Lavate scrupolosamente con acqua la regione colpita per diluire ed asportare la sostanza

chimica. Quindi comportatevi come se si trattasse di una ustione da calore. Alcune

sostanze, come I'acido solforico e la calce viva, reagiscono con I'acqua producendo

grande quantità di calore: in questi casi il lavaggio deve essere continuato per non meno

di dieci minuti. Se un occhio è stato colpito dalla sostanza chimica, lavatelo con prudenza

ma accuratamente con acqua sterile o con soluzione salina. coprite con una medicazione

sterile e consultate subito un medico.

Ustioni e scottature leggere

Fate scorrere acqua fredda sull'ustione per attenuare il dolore.

Lavatevi le mani con cura prima di toccare l'ustione. Se non si sono formate vesciche,

stendete la pomata per le ustioni che avete nella cassetta di pronto soccorso e coprite con

una medicazione formata

da diversi fogli di garza sterile posti l'uno sull'altro. se invece si sono formate vesciche,

copritele con garza sterile per evitare il contatto con l'aria e le infezioni sempre possibili.

Non applicate oli.

Non asportate la pelle in prossimità delle vesciche. Attenzione: le ustioni, anche se

superficiali, possono essere pericolose se sono molto estese. In tal caso chiamate un

medico.

Ustioni e scottature gravi

Se i vestiti hanno preso fuoco soffocate le fîamme con indumenti, coperte o tappeti.

Tenete il paziente sdraiato per diminuire lo shock.

Tagliate via i vestiti dalla zona ustionata. Se vi aderiscono non strappateli: tagliate il

tessuto intorno all'ustione. chiamate un medico o un'ambulanza. Non applicate sulle

ustioni pomate, oli o disinfettanti di alcun genere. se prevedete un ritardo importante nei

soccorsi, lavatevi le mani accuratamente per evitare infezioni. Se I'ustione è grave ma

poco estesa, coprite con garze sterili asciutte (non usate mai il cotone idrofilo o il talco!)

che, impedendo il contatto con I'aria, ridurranno il dolore e la possibilità d'infezioni. Se non

avete a disposizione materiale sterile per la medicazione, potete usare la pellicola

trasparente per alimenti che si trova in ogni cucina.

Assideramento

E un complesso di fenomeni patologici provocati da una protratta esposizione del corpo al

freddo. Il trattamento consiste nel portare il paziente al riparo più vicino, avvolgendolo in

coperte di lana. Raggiunta

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la casa, immergerlo in acqua calda (a temperatura NON superiore ai 38') e somministrare

bevande calde, zuccherate e NON alcoliche.

Mai applicare borse di acqua calda poiché l’eccessivo calore danneggia la pelle. In caso di

pallore, abbassamento della vista, parlata confusa,, vacillamento, cadute, letargia o

perdita di coscienza, il trattamento deve essere effettuato con urgenza in ospedale.

Avvelenamento da ossido di carbonio

È un gas inodore, incolore, pericolosissimo. Viene prodotto da bruciatori difettosi,, fornelli

e combustione in genere quando si sviluppa in spazi non ventilati. I sintomi tipici di

intossicazione conclamata sono:

mal di testa, vertigine,, difficoltà respiratoria, nausea e vomito. Se non si interviene subito

possono aversi collasso e perdita di coscienza.

Ovviamente, il soccorritore dovrà evitare di respirare I'aria <<avvelenata>> dell'ambiente.

Occorrerà pertanto spalancare subito porte e finestre, portare I'infortunato all'aria aperta,

sdraiarlo per terra e coprirlo per tenerlo caldo. Se la respirazione cessa si praticherà la

respirazione artificiale. In questo caso occorrerà chiamare l'ambulanza.

Prevenzione: accertare se caldaia o fornello bruci con fiamma blu in un ambiente in cui il

ricambio dell'aria sia assicurato. La fîamma gialla è segno di mal funzionamento e, quindi,

di pericolo.

Brividi

L'inizio di un attacco febbrile può essere annunziato da piccole involontarie contrazioni

muscolari che si accompagnano ad improvvisa sensazione di freddo. Tali fenomeni

caratterizzano una serie di malattie come: influenza,, broncopolmonite, alcune affezioni

urinarie, malaria, eccetera. In attesa del medico il paziente va messo a riposo, coperto e

riscaldato con borsa d'acqua calda. È utile somministrare bevande calde e NON alcoliche.

Crisi ipoglicemica

Se un diabetico manifesta alcuni segni premonitori (pallore, sudore freddo, cardiopalmo,

confusione mentale) significa che ha subito un abbassamento della glicemia (zucchero nel

sangue). La causa più frequente è l'eccesso di insulina o di farmaci ipoglicemizzanti orali.

Se il paziente non ha perso coscienza ed è in grado di inghiottire, dovrà assumere dolci,

zucchero, succhi di frutta. Passata la crisi è consigliabile la visita medica, nonché l'analisi

del sangue per la determinazione del tasso di glucosio.

Convulsioni

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Sono caratterizzate d,a una improvvisa serie di contrazioni rapide, disordinate ed

involontarie della muscolatura striata che interessano l'intero corpo o parte dei suoi

muscoli. La persona colpita da crisi convulsiva gira gli occhi in alto, rovescia la testa sulle

spalle, non controlla le contrazioni. secerne abbondante schiuma di saliva.

Il soccorritore dovrà adagiare il paziente a terra e tenergli la testa piegata da un lato per

agevolare il deflusso della saliva. Occorre, inoltre, mettergli un fazzoletto arrotolato tra i

denti per evitare che si morda la lingua. In caso di febbre, applicare un panno bagnato

sulla fronte. Normalmente gli episodi convulsivi passano in pochi minuti. Tuttavia è bene

chiamare il medico per accertarne le cause reali (eziologia) che sono svariatissime.

Colpo della strega

Così viene chiamata la lombosciatalgia acuta: sindrome caratterizzata da dolore lombare

con risentimento sciatico che impedisce andatura e postura normali. Quasi sempre si

verifica durante o dopo affaticamento

ma può insorgere anche per il clima freddo-umido. Occorre subito sdrammatizzare, tentare

di riprendere la posizione eretta e cominciare a muoversi lentamente. Se necessario,

poche ore di letto e un lieve massaggio con gel sulla parte dolente. Non esagerare con il

trattamento analgesico e/o antinfiammatorio per via orale. Le misure preventive consistono

in una ginnastica appropriata, nel coprirsi razionalmente a seconda delle stagioni,

nell'astenersi da attività faticose senza allenamento.

Diarrea

La diarrea comune (scariche intestinali troppo frequenti o liquide) guarisce generalmente

in un tempo compreso tra 12 e 4g ore. Essa può essere causata da eccessi alimentari, da

cambiamenti di vitto o di acque, dall'affaticamento o dalla tensione nervosa. I dolori

addominali sono una tipica caratteristica di queste situazioni.

Il trattamento consiste nell'astenersi dal mangiare per le prime 18-24 ore. Durante tale

periodo, poiché il corpo è disidratato, è importante sostituire i liquidi perduti. Pertanto

occorrerà somministrare al paziente thè leggero, brodo o acqua minerale ogni ora o dopo

ogni scarica. I liquidi non devono essere freddi. La permanenza a letto può affrettare la

guarigione. Quando le scariche sono cessate da circa l8 ore il paziente potrà essere

alimentato con una dieta leggera: pane tostato, riso bianco molto cotto, verdure passate,

alimenti per bambini, oltre ai liquidi summenzionati.

Dolori addominali

Non date lassativi al paziente. Misurategli la temperatura, fatelo sdraiare con i muscoli

addominali rilasciati e palpategli I'addome.

Se ha febbre, anche se leggera, e se I'addome è duro o teso ed è sensibile o dolente alla

pressione chiamate subito il medico. Quando è presente dolore al lato destro dell'addome,

verso il basso, sospettate un'appendicite finché non è provato che si tratti di altro. Altri

sintomi di appendicite sono: nausea, vomito, dolore persistente.

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Non permettete al paziente di mangiare nulla: i cibi, come i lassativi, aumentano sempre il

pericolo di una perforazione dell'appendice.

Non permettete che beva nulla. Applicate una borsa di ghiaccio sull'addome. Tenete il

paziente sdraiato e attendete il medico.

Ecchimosi palpebrale (occhio nero)

Tenere sull'ecchimosi una borsa di ghiaccio (ghiaccio istantaneo) o un impacco freddo

(asciugamano imbevuto di acqua gelata e strizzato).

Ciò dovrebbe ridurre sia il gonfiore sia il dolore. Fate visitare l'infortunato da un medico"

Emorragia

Tenete sdraiato il soggetto per prevenire lo svenimento. Per arrestare l'emorragia premete

fortemente sulla ferita,, con tutta la mano, una compressa di garza sterile (o un

asciugamano di bucato o la cosa più pulita che avete a portata di mano). Se la compressa

s'imbeve di sangue, aggiungetene un'altra direttamente sopra la prima e continuate a

premere.

Se l'emorragia da un braccio o da una gamba non si arresta con la pressione diretta sulla

ferita, cercate di interrompere la circolazione dell'arteria che apporta il sangue all'arto

premendo fortemente su di essa con il pollice o con il palmo della mano. Ci sono quattro

punti in cui è agevole esercitare una pressione diretta sulle arterie. Non tentate, però, di

comprimere le arterie nel caso di ferite al capo, al collo o al torace.

Non provate ad usare un laccio emostatico se non siete stati addestrati a farlo. Se

possibile non toccate la ferita con materiale non sterile e con le mani non accuratamente

lavate. Chiamate il I18.

Ferite da punta

Spremete delicatamente la ferita per facilitarne il sanguinamento. Le ferite provocate da

chiodi, fili metallici, punteruoli o altri oggetti appuntiti tendono a imprigionare all'interno i

germi. Lavatevi le mani, poi pulite bene la ferita e applicatevi un disinfettante come se

fosse un taglio.

Coprite leggermente la ferita con una medicazione sterile. Applicate una borsa di ghiaccio

per ridurre il gonfiore, diminuire il dolore e ostacolare l'assorbimento di sostanze tossiche.

Conducete il ferito dal medico.

Folgorazione

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Ricordate che ogni secondo di contatto con la sorgente di elettricità riduce le possibilità di

sopravvivenza del folgorato. Togliete il contatto nel modo più rapido e sicuro possibile. In

casa staccate la spina o togliete la corrente chiudendo I'interruttore generale. Fuori di casa

servitevi di un bastone asciutto per spingere e tirare via il filo elettrico dall'infortunato.

Assicuratevi di essere su una superfice asciutta e toccate soltanto oggetti asciutti e non

conduttori di elettricità.

Se non respira eseguite la respirazione bocca a bocca.

Foruncoli e orzaioli

Non spremete e non tentate di perforare i foruncoli. Applicate invece impacchi caldi

parecchie volte al giorno. Quando il foruncolo si aprirà da solo, non schiacciatelo.

Asportatene il pus applicando una leggera pressione con un batuffolo inumidito con una

soluzione salina e poi copritelo con una medicazione sterile. Gli orzaioli sono piccoli

foruncoli che si formano nelle palpebre. Anche il tal caso applicate impacchi caldi

parecchie volte al giorno. Pulite con una soluzione salina sterile. Se i foruncoli o gli orzaioli

sono parecchi, molto dolorosi e persistenti, consultate un medico.

Fratture

Chiamate il medico o l'ambulanza. Mentre attendete, tenete caldo l'infortunato e, se è

necessario, combattete lo shock. Applicate una borsa di ghiaccio sulla zona dolente. Se

l'estremità dell'osso fratturato sporge dalla pelle e l'emorragia è grave, fermatela ma non

cercate di riportare l'osso al suo posto. Non tentate di pulire la ferita. Se non trovate un

medico e l'infortunato deve essere trasportato per ricevere le cure del caso, la frattura

deve essere immobilizzata con stecche per evitare danni maggiori. Come stecche, usate

tutto ciò che può servire a tenere ferme le ossa fratturate: cartone, giornali o riviste per le

braccia, manici di scopa o assi per le gambe. Adoperate stecche abbastanza lunghe da

giungere oltre le articolazioni che sono al di sopra e al di sotto della frattura.

Ingerimento d’oggetti

I piccoli oggetti rotondi (perline, bottoni, monete, palline) inghiottiti dai bambini passano di

solito senza danni attraverso l'intestino e vengono quindi spontaneamente eliminati. Non

somministrate purganti né alimenti che facciano volume: attenetevi alla dieta normale.

Se l'oggetto provoca dolore, consultate il medico. Per qualche giorno setacciate le feci per

accertare che l'oggetto venga espulso.

Gli oggetti taglienti o appuntiti (forcine, spilli di sicurezza aperti, frammenti di ossa) sono

pericolosi. Non perdete la testa, ma consultate immediatamente un medico. Potrà darsi

che siano necessari strumenti speciali per scoprire e asportare I'oggetto.

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Corpi estranei in gola

Questi incidenti accadono soprattutto ai bambini che possono aspirare gli oggetti più

diversi. La cute del volto diventa di un rosso acceso ma con il passare del tempo, se la

difficoltà a respirare persiste o si aggrava, il colorito può diventare bluastro. Agite

prontamente. Esortate la vittima a tossire per espellere il corpo estraneo. Non tentate di

afferrarlo con le dita: ciò è meno efficace della tosse e può spingerlo ancora più giù. Se la

tosse non è sufficiente ed il soggetto è un bimbo, tenetelo con la testa in giù e dategli

qualche energico colpo sulla schiena tra le scapole; se il bimbo è troppo grande per

tenerlo così oppure se l'infortunato è un adulto, colpite per cinque volte il dorso tra le

scapole. In alternativa con le vostre braccia cingete da dietro I'infortunato e premete

energicamente sulla parte superiore dell'addome.

Morsi di cani, gatti, serpenti, ecc.

In caso di morsi di cani e gatti, lavate subito la ferita sotto l'acqua corrente di un rubinetto

per asportare la saliva dell'animale. Quindi detergete la ferita per cinque minuti con una

compressa di garza e acqua e sapone abbondante. Risciacquate accuratamente con

acqua corrente, disinfettate e ricoprite la ferita con garza sterile. Consultate subito un

medico, egli curerà meglio la ferita e stabilirà quali precauzioni sarà opportuno prendere

per impedire che insorgano la rabbia, il tetano o altre malattie infettive. Se il morso è

dovuto a un cane o un gatto sconosciuti, cercate di catturare l'animale e consegnatelo alla

polizia o all'ufficio di igiene perché venga tenuto in osservazione.

In caso di morso di serpente rassicurate e fate sdraiare la vittima: ciò rallenta la

circolazione del sangue e il diffondersi del veleno. A questo punto mantenete la calma ed

osservate se vi sono i sintomi dell'avvelenamento: vivo dolore con infiammazione della

parte colpita, emorragia a chiazze, sete intensa con secchezza della bocca, seguiti poi da

ittero, crampi, agitazione, delirio. Se viene effettuato un leggero bendaggio compressivo

(meglio se con benda elastica) di tutto l'arto leso, con sua completa immobilizzazione,

possono passare anche sei ore prima che si manifestino i primi disturbi. In caso contrario

di solito passa un'ora. Se vi è possibile tenete sopra la parte ferita un po' di ghiaccio

triturato avvolto in un panno. Non usate sieri o farmaci!

Colpo di sole

Il soggetto colpito è debole, irritabile, stordito, in preda alla nausea.

Cessa di sudare e la pelle gli diventa calda e secca. La temperatura corporea sale

rapidamente e può arrivare a 40oC o più. Il paziente può perdere conoscenza. Mettetelo

subito in un luogo fresco.

Sdraiatelo all'ombra con la testa e le spalle leggermente sollevate.

Versategli addosso acqua fresca. Oppure avvolgetegli la testa e il corpo in asciugamani e

lenzuola imbevuti di acqua fredda. Massaggiategli le gambe dirigendovi dai piedi in alto,

verso il cuore.

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Dategli bevande fresche ma non stimolanti.

Scottature solari

Se la pelle è arrossata, ma senza vesciche, usate una crema emolliente ed idratante. Se

si sono formate vesciche o si tratta di estese scottature, proteggetele con una

medicazione sterile inumidita con una leggera soluzione di bicarbonato di sodio (due

cucchiai da minestra per ogni litro d'acqua). Non usate pomate grasse. Non esponete al

sole le zone scottate finché non sono completamente guarite. Le scottature gravi o estese,

in particolare quelle del volto, devono essere curate subito da un medico.

Perdita di coscienza

Adagiate il paziente sul dorso e controllate la presenza del respiro e del battito cardiaco:

una leggera pressione sul collo dell'infortunato permette di rilevare la presenza del polso

carotideo, ossia I'impulso trasmesso dal battito del cuore. Eseguite la respirazione

artificiale soltanto se la persona non respira o respira con grande fatica.

Eseguite anche il massaggio cardiaco nel caso di assenza del battito del cuore. Se il viso

del soggetto è arrossato e il polso è forte, sollevategli leggermente la testa, slacciategli i

vestiti, copritelo leggermente e non dategli nulla per bocca. Se il viso è pallido ed il polso è

debole, abbassategli leggermente la testa, alzate le gambe, non dategli stimolanti. Se

vomita, girate la testa del paziente da un lato per evitare che soffochi. Non muovete il

paziente se non è assolutamente necessario per evitare ulteriori danni. Chiamate il 118.

Punture

API, VESPE, CALABRONI

Disinfettate la cute e, se è possibile, togliete il pungiglione sollevandolo o smuovendolo

con un ago sterile. Fate scorrere acqua fredda sopra e attorno alla puntura oppure

applicate del ghiaccio per alleviare il dolore e ostacolare i fenomeni infiammatori. una

pomata antistaminica può calmare il prurito. Le vittime di molteplici punture (causate da

sciami d'insetti) devono immergere le zone colpite in un bagno fresco in cui sia stato

disciolto del bicarbonato di sodio (un cucchiaio da minestra per ogni litro d'acqua). Alcune

persone allergiche reagiscono in modo violento alle punture d'insetto: in questi casi può

presentarsi la necessità di un intervento urgente del medico.

FORMICHE, ZANZARE

Lavate le parti colpite con acqua e sapone e applicatevi una pasta che otterrete

mescolando bicarbonato di sodio con un poco di acqua oppure usate una pomata

antistaminica. Coprite la puntura con un panno imbevuto di acqua gelata se c'è gonfîore.

PESCI VELENOSI, RICCI DI MARE, CONTATTO CON MEDUSE

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La puntura più frequente, nei litorali a fondo sabbioso, è quella del pesce ragno che dà

dolore locale talora violentissimo. Se possibile, si deve far uscire al più presto il veleno

iniettato spremendo la zona della puntura.

Poi disinfettare e applicare sulla parte dolente una pomata antistaminica.

Per le punture di ricci di mare bisogna anzitutto cercare di estrarre l'aculeo con una

pinzetta. Disinfettate accuratamente. Se la puntura è al piede evitate assolutamente di

camminare a piedi nudi per prevenire infezioni.

Il contatto con meduse può provocare sulla pelle una reazione locale.

L'uso tradizionale di alcune sostanze (ammoniaca, alcol, bicarbonato di sodio, acido

borico) ha evidenziato che,, per ottenere qualche giovamento, è necessario variare il pH

cutaneo ed innalzare localmente la temperatura. Infatti nei casi più lievi, è utile

l'applicazione di sabbia calda seguita dalla detersione con acqua non fredda e

dall'applicazione di garze imbevute di aceto al 50Vo con acqua. Il trattamento locale deve

essere continuato alcuni giorni con pomate di corticosteroidi e antistaminici. In caso di

vere e proprie ustioni il trattamento può essere diverso e deve essere valutato dal medico.

SCORPIONI, RAGNI Sdraiate la vittima, tenendola tranquilla e coperta. Rassicuratela: le

specie presenti alle nostre latitudini non sono pericolose. Può comparire un leggero

arrossamento e gonfiore attorno alla puntura. Applicate del ghiaccio sulla zona colpita per

ostacolare l'assorbimento del veleno.

ZECCHE Le zecche sono artropodi, appartenenti a famiglie e generi di diverso tipo, in

grado di trasmettere un gran numero di agenti patogeni. Le probabilità d'infezione peî

mezzo della puntura sono generalmente basse se la zecca rimane attaccata per meno di

36-48 ore. Proteggete le mani con un paio di guanti. Le zecche vanno rimosse con una

pinzetta afferrandole saldamente il più vicino possibile alla cute, senza schiacciarle, ed

effettuando una trazione decisa ma non brusca verso I'alto. Il rostro della zecca, che

spesso rimane all'interno della cute, deve essere estratto con un ago sterile.

Dopo l'estrazione disinfettate la cute, bruciate la zecca e controllate la vaccinazione

antitetanica. Non tentate di estrarre la zecca in altro modo ed evitate gli antibiotici! Per un

periodo di almeno un mese si deve controllare tutti i giorni la zona della puntura.

Se dovesse comparire un arrossamento che tende ad espandersi dovete recarvi al più

presto dal vostro medico riferendo di essere stati punti da una zecca.

Schegge

Lavatevi la mani e poi la pelle intorno alla scheggia con acqua e sapone. Usate un

disinfettante, possibilmente a base di iodio. Con un ago sterile, delicatamente, allentate la

pelle intorno alla scheggia ed estraetela usando un paio di pinzette. Fate uscire qualche

goccia di sangue spremendo delicatamente la ferita. Disinfettate e coprite con un cerotto

medicato. Se la scheggia si rompe o è penetrata profondamente, ricorrete a un medico.

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Slogature - Lussazioni

Non muovete l'articolazione. Se la slogatura è di una mano, di un braccio, di una spalla o

della mandibola e quindi il paziente può muoversi senza pericolo, conducetelo da un

medico o in ospedale.

Se il paziente non può muoversi (per esempio perché è slogata l'anca), chiamate

l'ambulanza. Per diminuire il gonfiore e alleviare la sofferenza, applicate sulla parte colpita

una borsa di ghiaccio.

Storte - Distorsioni

Sollevate l'articolazione colpita e mettetela in posizione comoda. Ponetele sopra una

borsa di ghiaccio o un impacco freddo per calmare il dolore e il gonfiore. Se la distorsione

interessa una caviglia, evitate di camminare o di stare semplicemente in piedi. Se siete in

montagna e se siete obbligati a camminare potete usare una benda elastica di 10 cm. di

altezza: incominciate dalla base delle dita del piede, procedendo regolarmente e

stringendo moderatamente. Se la lunghezza della benda lo consente potete arrivare fin

sotto al ginocchio.

Aiutatevi con un bastone. Le distorsioni gravi devono essere esaminate dal medico per

scoprire eventuali fratture.

Tagli, graffi, escoriazioni

Per prevenire la possibilità di infezioni, lavatevi accuratamente le mani prima di medicare

una ferita. Pulite la pelle intorno alla ferita con garza sterile, acqua corrente e sapone.

Lavate la cute circostante procedendo dalla ferita verso l'esterno e non viceversa.

Quando la zona circostante è pulita, lavate la ferita stessa con acqua corrente e sapone

per cinque minuti usando garza sterile e rinnovandola frequentemente. Togliete con cura

ogni traccia di sporcizia e ogni frammento. Se è necessario usate un ago sterile o un paio

di pinzette, bollite per dieci minuti, per togliere frammenti di corpi estranei. Usate un

disinfettante a base di iodio o un disinfettante non alcolico sulla cute circostante la ferita.

Alla stessa maniera, disinfettate la ferita con acqua ossigenata. Quando il disinfettante è

asciutto, coprite la ferita con garza sterile che fisserete con il cerotto o con una benda.

Farmaci - Istruzioni per l'uso

La prescrizione Molti dei farmaci che vengono dispensati in farmacia necessitano di ricetta medica. La ricetta

medica è un documento redatto e firmato dal medico che consente al farmacista di dispensare i

farmaci soggetti a tale restrizione (es. anticoncezionali, antinfiammatori, ansiolitici, antistaminici,

ecc). La prescrizione è necessaria poiché questi medicinali possono causare seri effetti collaterali, la maggior parte dei quali sconosciuti al paziente, che possono essere pericolosi. Per ridurne la

probabilità di insorgenza è opportuno che il paziente osservi la posologia (tempo e modo di

somministrazione) riportata dal medico sulla ricetta. Se il farmaco è dispensato dal Sistema

Sanitario Nazionale (SSN), cioè è mutuabile, verrà prescritto sulla ricetta rosa SSN; in tutti gli altri

casi, cioè quando il farmaco è a carico del cittadino, la prescrizione avverrà sulla ricetta bianca. Ci

sono comunque dei farmaci cosiddetti da banco che, pur avendo lo stesso principio attivo di alcuni

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medicinali dispensati dietro prescrizione, non richiedono ricetta medica in quanto sono presenti in

commercio con un dosaggio inferiore. Anche con questi farmaci, distinti in farmaci da banco (OTC)

e farmaci senza obbligo di prescrizione (SOP), è comunque possibile l'insorgenza di effetti

collaterali o l’interferenza con l'azione di altri farmaci: in questi casi la professionalità del

farmacista può aiutare il paziente a evitare spiacevoli inconvenienti.

Vie di somministrazione dei farmaci Esistono due vie principali di somministrazione dei farmaci, quella enterale e quella parenterale.

La via enterale si divide in:

via orale o per OS è la via di somministrazione più comune;

via sublinguale che prevede la collocazione del farmaco sotto la lingua, che passa così

direttamente nel circolo sanguigno senza passare per il tratto gastro-intestinale;

via rettale che, come quella sublinguale, permette al farmaco di non essere distrutto

dall’ambiente acido dello stomaco, o successivamente, da quello basico dell’intestino.

Inoltre la via rettale può essere utile quando il paziente vomita o è il farmaco stesso ad

indurre il vomito.

La via parenterale consente al farmaco di raggiungere direttamente il circolo sanguigno

provocando così un'azione farmacologica rapida. Inoltre è indicata per quei farmaci che sono poco

assorbiti per via enterale o che comunque vengono degradati dal tratto gastrointestinale (stomaco ed

intestino). Le tre principali vie di somministrazione sono:

Endovascolare o Endovenosa (EV): è la via parenterale più comune. In questo modo si ha

un rapido effetto (più veloce della via IM o SC) ed un buon controllo dei livelli del farmaco

in circolo. Inoltre si evitano tutte le cause responsabili dell'inattivazione del farmaco nel

tratto gastrointestinale. E' utilizzata anche per l'iniezione di farmaci che risulterebbero

irritanti se somministrati per altre vie in quanto il medicinale viene diluito velocemente nel

torrente circolatorio. Deve essere eseguita molto lentamente e sempre da personale medico.

La vena più utilizzata per la somministrazione è quella dell'avambraccio.

Intramuscolare (IM): I muscoli sono molto più irrorati di sangue e meno sensibili del

tessuto sottocutaneo, quindi il farmaco è più tollerato. I farmaci somministrati con questa via

possono essere sotto forma di soluzioni acquose con assorbimento rapido oppure

preparazioni speciali non acquose (oleose) con funzione di deposito nel muscolo

provocando un rilascio lento del principio attivo nel sangue ed un'azione prolungata nel

tempo. i siti maggiorrmente utilizzati per l'iniezione sono il muscolo deltoide del braccio ed

il gluteo

Sottocutanea (SC): questa via di somministrazione presenta un assorbimento più lento

rispetto a quella endovenosa e limita i rischi dovuti all’iniezione IM. E' utilizzata per

somministrare piccoli volumi di farmaco. I siti di iniezione consigliati sono: parte superiore

esterna del braccio, la zona intorno all'ombelico e la parte anteriore delle cosce.

Altre vie di somministrazione sono:

Inalatoria: utilizzata con farmaci allo stato gassoso o per quelli che possono essere dispersi

in un aerosol. E’ efficace nei pazienti con problemi respiratori (asma, bronchite, etc) poichè

il farmaco agisce direttamente nel sito d’azione (apparato respiratorio) riducendo così gli

effetti collaterali generali.

Topica: il farmaco è applicato sulla pelle o sulle mucose per essere poi assorbito

rapidamente o comunque agendo direttamente sulla lesione esterna; questa via è utilizzata

per ottenere un effetto locale del farmaco (creme, pomate, colliri, gocce auricolari o nasali)

riducendo al minimo gli effetti collaterali riguardanti l'intero organismo (disturbi

gastrointestinali, ritenzione idrica, mal di testa, etc).

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Transdermica: si hanno effetti generali attraverso l’applicazione di farmaci sulla cute come

per esempio per mezzo di un cerotto. In questo modo si ha un rilascio molto lento del

farmaco.

Intratecale/intraventricolare;

Alcuni tipi di farmaci inoltre, non possono essere assunti contemporaneamente tra di loro poiché si

possono generare delle interazioni, e portare ad esempio ad un aumento o una riduzione del loro

effetto terapeutico. In questi casi è necessario chiedere esplicitamente il consiglio del medico e/o

del farmacista.

Tutte le informazioni relative al farmaco (posologia, interazioni, via di somministrazione,

composizione, effetti collaterali, avvertenze, controindicazioni) sono riportate tutte sul foglietto

illustrativo.

Modalità di conservazione I farmaci devono essere conservati in un luogo fresco e asciutto, lontano da fonti di calore e

dall’esposizione diretta della luce solare in quanto l’aria, la luce e gli sbalzi di temperatura possono

deteriorarne la composizione. Alcuni però devono essere conservati a temperature basse comprese

tra 0°C e + 4°C (in frigorifero). Le modalità di conservazione sono comunque riportate sulla

confezione e sul foglietto illustrativo.

Per la maggior parte dei farmaci il periodo di validità è tra 2 e 5 anni se vengono conservati nelle

condizioni indicate. Alcuni come colliri, spray, sciroppi, pomate oftalmiche, etc, hanno una validità

di alcune settimane o mesi dall’apertura della confezione, quindi sarebbe buona norma annotare la

data di primo utilizzo sulla scatola; se però ci si accorge di una qualsiasi alterazione come il

cambiamento di colore, odore e consistenza, è bene gettarlo, anche se non è scaduto, negli appositi

contenitori. Infatti i farmaci contengono delle sostanze chimiche che possono essere fonte di

inquinamento e quindi non possono essere smaltiti con i normali canali di rifiuto onde evitare la

dispersione di sostanze tossiche. Per questo è importante che i farmaci scaduti vengano buttati negli

appositi contenitori che si trovano nelle farmacie.

FARMACI:

ANTIBIOTICI

Servono a combattere le infezioni batteriche. Quando compare un'infezione è luogo comune pensare

che ci sia anche la febbre; bhe non è sempre vero, anche se è un buon campanello d'allarme.

L'ideale sarebbe un antibiotico che andrebbe bene un po' per tutto.

Dalla ferita profonda, alla frattura esposta, per bronchiti, faringiti, cistiti, diarrea viaggiatore, otiti.

Non esiste un solo antibiotico che va bene per tutto da assumersi per via orale, per cui io di solito

mi porto un antibiotico per gruppo

FERITE E VARIE:

Augmentin (Amoxicillina + Acido Clavulanico) 1gr. esiste in compresse, bustine, sospensione

orale. Posologia : 1gr. due volte al di (ogni 12h) per 8gg per ferite e tagli importanti, ustioni 2°-3°,

1gr 3 volte al giorno se fratture esposte (in questo caso meglio aggiungere un altro antibiotico, vedi

sotto, e porre fine al viaggio) fino al ricovero ospedaliero

Può essere usato che per bambini, da preferire la sospensione orale da somministrare a seconda del

peso.

BRONCHITI, FARINGITI, OTITE:

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Klacid (Claritromicina) . Per dolori all'orecchio, tosse protratta con muco o secca, mal di gola e le

vostre tonsille sono piuttosto grosse e rosse, magari tempestate da placche biancastre.

Esiste in compresse da 250 mg o 500mg, bustine, sospensione orale per bimbi (125/250mg).

Posologia 250mg due volte al giorno (ogni 12h) per 10gg se infezione grave apparato respiratorio

500 mg due volte di (per bimbi a seconda del peso)CISTITI,

INFEZIONI VIE URINARIE.

Tavanic (Levofloxacina) compresse da 250 mg, 500mg. Posologia 250mg una volta al die per 7gg,

Ciproxin (Ciprofloxacina) compresse da 250mg, 500mg , posologia 250mg due volte al die per 7-

10gg.

Se urinate spesso, talvolta con bruciore (ma non sempre), ci possono anche essere tracce di sangue

(cistite emorragica) ed urine maleodoranti, molto probabilmente avete un infezione delle vie

urinarie o della vescica, oltre che bere molto, è utile l'antibiotico.

Ma sappiate che talvolta le cistiti sono asintomatiche

Questi due antibiotici sono utili anche in corso di frattura esposta, da aggiungere al primo in elenco,

(vedi sopra)

Entrambi gli antibiotici sono utili anche per le infezioni dell'apparato respiratorio ma,

personalmente preferisco usare il Klacid.

Non somministrare ai bimbi nessuno dei due ma per infezioni apparato urinario:

Monuril ped 2g. (Fsfomicina Trametamolo) una sola somministrazione al giorno

DIARREA VIAGGIATORE

Rifacol ( Rifaximina ) compresse da 200mg, flacone sospensione orale per bimbi. Posologia, 1cp

ogni 6 ore se oltre 12anni, da 6 a 12 anni 1/2 cp ogni 6 ore, inferiore 12anni 1 misurino di

sospensione ogni 6 ore. ( riguardo allo stato morboso si è già discusso qui Forum

ANTINFIAMMATORI, ANTIDOLORIFICI, ANTIPIERETICI

Tre categorie di farmaci con tre scopi diversi e uno in comune, sono tutti antidolorifici, mentre

l'effetto antipiretico è variabile

Gli antipiretici puri per la febbre: Tachipirina, Efferalgan, (Paracetamolo) 500 mg 3-4 volte, utile

anche come antidolorifico, per adulti almeno 1g (esistono compresse effervescenti di 1grammo) di

paracetamolo tre volte al di. Non ha effetto antinfiammatorio.

Antinfiammatori: sono i cosidetti FANS che chiunque possiede in casa, da usare associato

all'antibiotico per le infezioni come otiti, bronchiti, faringiti, sindromi similinfluenzali e da

raffreddamento,per dolori muscoloscheletrici.

Esistono diverse specialità, con diverse formulazioni. Le fiale possono essere assunte sublinguali

per avere una pronta efficacia, sono tutti antidolorifici ma non con ugual efficacia, da assumersi a

stomaco pieno. Solo alcuni nomi come esempi : Tora-Dol (ketoralac trometamina), Oki

(ketoprofene sale di lisina), Brufen (ibufrene), Voltaren (diflochenac sodico) Nimesulide

Antidolorifici puri : per dolore severo/grave: puntura scorpione, frattura, grave distorsione non sono

antiinfiammatori: Coefferalgan, Tachidol ( codeina+paracetamolo) 1cp o bustina 4 volte al die, si

può associare un antinfiammatorio, Contramal, Prontalgin 50(tramadolo) esistono in cp in fiale e

gocce, queste ultime sono molto utili e facili da dosare, di solito 20 gocce 3 volte al di.

Novalgina (noramidopirina metansolfonato sodico) sia in compresse, gocce, sospensione ,

utilissimo negli stati dolorosi acuti (esempio: mal di denti). Posologia: 20-40 gocce per adulti e 15

gogge per bambini 5-15anni 3 volte al giorno.

Non sono antinfiammatori.

Utile un farmaco per ogni classe, da somministrarsi nel caso più appropriato.

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ANTISTAMINICI

Sono farmaci da somministrare quando sussiste uno stato allergico, conosciuti bene dagli allergici.

Anche per questi farmaci esistono diverse formulazioni e forse l'utilità per chi non ha alcuna

patologia in corso e limitata, soprattutto per il fatto dell'autodiagnosi.

Utile, potrebbe essere una pomata antistaminica tipo Polaramin crema (desclorfeniramina maleato)

o Tinset gel (oxatomide idrato) per gli stati pruriginosi, eritemi solari, punture d'insetto

APPARATO GASTROENTERICO

ANTIEMETICI

Plasil (metoclopramide monocloridrato monoidrato) e Zofran(ondasetron ) sono da usarsi come

antivomito e antinausea, anche in questo caso esistono diverse formulazioni comprese le fiale

intramuscolo e le supposte.

Sono farmaci sintomatici, cioè curano il sintomo e non la causa, per cui domandatevi il perché si sta

vomitando

ANTIACIDO ORALE

Maalox plus comp/sosp (magnesio idrossido), Gastrogel (sucralfato gel), Riopan gel (magaldtrato

gel) da usarsi in caso di iperacidità, esofagite da reflusso, gastrite da FANS

LATTOBACILLI

lacteol forte (lactobacillus acidophilus), utile per prevenire la diarrea del viaggiatore

ANTIEMORROIDARI

Proctolyn (fluocilonone acetonalide+ chetocaina cloroidrato) disponibile sia in crema con apposito

applicatore o in supposte

ANTIDIARROICI

Imodium, dissenten (loperamide cloridato) da usarsi solo per attacchi diarroici protratti, in

associazione con antibiotico . posologia 2cp in unica soluzione, quindi 1 ad ogni attacco.

Il farmaco è piuttosto pericoloso, per cui non abusatene: Leggi

ANTISPASTICI

Sono farmaci da usarsi quando compaiono le coliche, sia renali che addominali, conosciuti bene da

chi soffre da tale disturbo: Buscopan (N-butilbromuro di Joscina), Rilaten (rociverina) , disponibili

in compresse, supposte e fiale, per gli stati acuti e particolarmente dolorosi utile la

somministrazione sublinguale della fiala.

ANTIPERTENSIVO

E' legato al fatto che la puntura di scorpione può causare una crisi ipertensiva, utile sarà, nifedicor

gocce ( nifedipina) 20 gocce sublinguali o il catapresan fiale (clonidina cloridrato) 1fl da assumersi

sublinguale o intramuscolo accertatevi che state vivendo una crisi ipertensiva, non datelo come dato

di fatto inseguito alla puntura da scorpione, per cui sarà necessario uno sfingomanometro per la

misurazione della pressione arteriosa .

GOCCE OTOLOGICHE

Si usano in caso di otite, da associare all'antibiotico per via orale: Anauran gocce ( neomicina

solfato ) 4-5 gocce 3 volte al die per adulti e 2-3 gocce per bimbi per 3 volte al giorno, o il Tobral

oto(tobramicina) 4 gocce per 3 volte al die per 5gg.

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COLLIRI

Contenenti antibiotico, da usarsi n caso di infezione localizzata: Tobral coll (tobraminicina),

colbiocin coll ( cloramfenicolo, colistimetato, rolitetracilcina) 3-4 gocce in caso di infezioni oculari

esterne, congiuntivite catarrale

Imidazyl coll (nafazolina nitrato) 2gocce due volte al giorno negli stati infiammatori della

congiuntiva caratterizzati da bruciore, iperlacrimazione, fotofobia, iperemia

ANSIOLITICI

Non si sa mai magari durante un viaggio c'è chi perde la calma, anche qui diverse tipologie in

compresse o gocce, alcuni esempi: xanax cp 0.25mg (alprazolam) , prazene cp 20mg (prazepam)

lexotan (bromazepam); la posologia è variabile a seconda della necessità, bhe il buon senso, il

consiglio del curante e la lettura del bugiardino vi può aiutare.

CORTISONICI

Utili in caso di allergie, anche per altri scopi, ma ricordiamo l'autodiagnosi? L'orticaria potrebbe

essere un'evenienza nota e facilmente riconoscibile : Bentelan fl 4 mg( betametasone disodio

fosfato) 1fl intramuscolo o sublinguale, continuare la cura con le compresse da 0,5mg 3 volte al

giorno sino alla risoluzione del quadro

Le pomate cortisoniche sono utili per punture d'insetti, stati pruriginosi della pelle.

FLUIDIFICANTI ORALI

Servono a rendere fluido il muco prodotto dall'apparato respiratorio durante le infezioni o

infiammazione dello stesso Fluifort bust( carbocisteina sale di lisina monoidrato) 1 bustina al giorno

DISINFETTANTI LOCALI

Betadine (iodopovidone) per applicazioni locali su ferite, disinfettare i margini della ferita, lasciare

agire almeno per 30 secondi, quindi rimuovere il disinfettante con altra garza sterile, coprire la

ferita.

Altri disinfettanti sono: Acqua Ossigenata, Amuchina

VARIE

Utile un piccolo set chirurgico, magari sterile da usar per pulire le ferite, per rimuovere materiale

sporco dalle ferite : pinzette, forbici, lame, bisturi

soluzione fisiologica sterile in fiale, sempre utile per lavare le ferite a getto con siringa

punti per sutura serill stripp disponibili in diverse misure

siringhe sterili da 2,5-5,10 ml

Sofargen crema (argento solfadiazina micronizzato) tibo crema da 30, 50 g .utile in caso di ustione.

Per il trattamento delle ustioni gia' discusso qui:

termometro medico

ghiaccio istantaneo

tamponi nasali

Cassetta del Pronto Soccorso La cassetta del pronto soccorso non dovrebbe essere da meno della cassetta attrezzi e sicuramente

dipende dal viaggio che intendiamo svolgere, dalle conoscenze che abbiamo in campo medico e

dalle nostre malattie già presenti.

I requisiti fondamentali per la cassetta sono: poco ingombro e facilità d'utilizzo:

per questo trovo ottima una borsa per pc portatile, sufficientemente ampia a contenere tutto

e con diversi scomparti per dividere il materiale in modo specifico.

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farmaci dalla facile assunzione, quindi privilegiate le formulazioni orali.

Le fiale dovrebbero essere limitate al solo uso sublinguale e, solo se ne siete capaci,

intramuscolo.

Per alcuni farmaci (insulina, antivirali in creme, colliri ) è necessaria la conservazione a

basse temperature, quindi nel caso specifico serve un frigo.

Dare un consiglio sui farmaci necessari non è semplice, soprattutto in considerazione delle

conoscenze farmacologiche dei singoli individui; inoltre per ogni molecola esistono diversi nomi

commerciali, per cui di seguito si consiglieranno alcune medicine citando sia il principio attivo, che

il nome commerciale, un breve cenno sull'uso della tipologia dei farmaci e la loro posologia.

La presente pagina vuole essere solo un suggerimento, ricordo che ci sono moltissimi farmaci per lo

stesso scopo e che ogni medico consiglia in base alla sua esperienza personale ed alla scuola di

appartenenza, per cui prima di comprare i medicinali, parlatene al vostro medico curante ed

attenetevi scrupolosamente ai suoi consigli.

Tutti i farmaci devono essere prescritti dal proprio medico, accertatevi delle allergie ed intolleranze

varie, compatibilità con i farmaci che eventualmente state assumendo

ANTIBIOTICI Servono a combattere le infezioni batteriche. Quando compare un'infezione è luogo comune pensare

che ci sia anche la febbre; bhe non è sempre vero, anche se è un buon campanello d'allarme.

L'ideale sarebbe un antibiotico che andrebbe bene un po' per tutto.

Dalla ferita profonda, alla frattura esposta, per bronchiti, faringiti, cistiti, diarrea viaggiatore, otiti.

Non esiste un solo antibiotico che va bene per tutto da assumersi per via orale, per cui io di solito

mi porto un antibiotico per gruppo:FERITE E VARIE:

Augmentin (Amoxicillina + Acido Clavulanico) 1gr. esiste in compresse, bustine, sospensione

orale. Posologia : 1gr. due volte al di (ogni 12h) per 8gg per ferite e tagli importanti, ustioni 2°-3°,

1gr 3 volte al giorno se fratture esposte (in questo caso meglio aggiungere un altro antibiotico, vedi

sotto, e porre fine al viaggio) fino al ricovero ospedaliero

Può essere usato che per bambini, da preferire la sospensione orale da somministrare a seconda del

peso.BRONCHITI, FARINGITI, OTITE:

Klacid (Claritromicina) . Per dolori all'orecchio, tosse protratta con muco o secca, mal di gola e le

vostre tonsille sono piuttosto grosse e rosse, magari tempestate da placche biancastre.

Esiste in compresse da 250 mg o 500mg, bustine, sospensione orale per bimbi (125/250mg).

Posologia 250mg due volte al giorno (ogni 12h) per 10gg se infezione grave apparato respiratorio

500 mg due volte di (per bimbi a seconda del peso)CISTITI, INFEZIONI VIE URINARIE.

Tavanic (Levofloxacina) compresse da 250 mg, 500mg. Posologia 250mg una volta al die per 7gg,

Ciproxin (Ciprofloxacina) compresse da 250mg, 500mg , posologia 250mg due volte al die per 7-

10gg.

Se urinate spesso, talvolta con bruciore (ma non sempre), ci possono anche essere tracce di sangue

(cistite emorragica) ed urine maleodoranti, molto probabilmente avete un infezione delle vie

urinarie o della vescica, oltre che bere molto, è utile l'antibiotico.

Ma sappiate che talvolta le cistiti sono asintomatiche

Questi due antibiotici sono utili anche in corso di frattura esposta, da aggiungere al primo in elenco,

(vedi sopra)

Entrambi gli antibiotici sono utili anche per le infezioni dell'apparato respiratorio ma,

personalmente preferisco usare il Klacid.

Non somministrare ai bimbi nessuno dei due ma per infezioni apparato urinario:

Monuril ped 2g. (Fsfomicina Trametamolo) una sola somministrazione al giornoDIARREA

VIAGGIATORE

Rifacol ( Rifaximina ) compresse da 200mg, flacone sospensione orale per bimbi. Posologia, 1cp

ogni 6 ore se oltre 12anni, da 6 a 12 anni 1/2 cp ogni 6 ore, inferiore 12anni 1 misurino di

sospensione ogni 6 ore.

ANTINFIAMMATORI, ANTIDOLORIFICI, ANTIPIERETICI

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Tre categorie di farmaci con tre scopi diversi e uno in comune, sono tutti antidolorifici, mentre

l'effetto antipiretico è variabile

Gli antipiretici puri per la febbre: Tachipirina, Efferalgan, (Paracetamolo) 500 mg 3-4 volte, utile

anche come antidolorifico, per adulti almeno 1g (esistono compresse effervescenti di 1grammo) di

paracetamolo tre volte al di. Non ha effetto antinfiammatorio.

Antinfiammatori: sono i cosidetti FANS che chiunque possiede in casa, da usare associato

all'antibiotico per le infezioni come otiti, bronchiti, faringiti, sindromi similinfluenzali e da

raffreddamento,per dolori muscoloscheletrici.

Esistono diverse specialità, con diverse formulazioni. Le fiale possono essere assunte sublinguali

per avere una pronta efficacia, sono tutti antidolorifici ma non con ugual efficacia, da assumersi a

stomaco pieno. Solo alcuni nomi come esempi : Tora-Dol (ketoralac trometamina), Oki

(ketoprofene sale di lisina), Brufen (ibufrene), Voltaren (diflochenac sodico) Nimesulide

Antidolorifici puri : per dolore severo/grave: puntura scorpione, frattura, grave distorsione non

sono antiinfiammatori: Coefferalgan, Tachidol ( codeina+paracetamolo) 1cp o bustina 4 volte al

die, si può associare un antinfiammatorio, Contramal, Prontalgin 50(tramadolo) esistono in cp in

fiale e gocce, queste ultime sono molto utili e facili da dosare, di solito 20 gocce 3 volte al di.

Novalgina (noramidopirina metansolfonato sodico) sia in compresse, gocce, sospensione ,

utilissimo negli stati dolorosi acuti (esempio: mal di denti). Posologia: 20-40 gocce per adulti e 15

gogge per bambini 5-15anni 3 volte al giorno.

Non sono antinfiammatori.

Utile un farmaco per ogni classe, da somministrarsi nel caso più appropriato.

ANTISTAMINICI Sono farmaci da somministrare quando sussiste uno stato allergico, conosciuti bene dagli allergici.

Anche per questi farmaci esistono diverse formulazioni e forse l'utilità per chi non ha alcuna

patologia in corso e limitata, soprattutto per il fatto dell'autodiagnosi.

Utile, potrebbe essere una pomata antistaminica tipo Polaramin crema (desclorfeniramina maleato)

o Tinset gel (oxatomide idrato) per gli stati pruriginosi, eritemi solari, punture d'insetto

APPARATO GASTROENTERICO

-ANTIEMETICI Plasil (metoclopramide monocloridrato monoidrato) e Zofran(ondasetron ) sono da usarsi come

antivomito e antinausea, anche in questo caso esistono diverse formulazioni comprese le fiale

intramuscolo e le supposte.

Sono farmaci sintomatici, cioè curano il sintomo e non la causa, per cui domandatevi il perché si sta

vomitando

-ANTIACIDO ORALE Maalox plus comp/sosp (magnesio idrossido), Gastrogel (sucralfato gel), Riopan gel (magaldtrato

gel) da usarsi in caso di iperacidità, esofagite da reflusso, gastrite da FANS

-LATTOBACILLI lacteol forte (lactobacillus acidophilus), utile per prevenire la diarrea del viaggiatore

-ANTIEMORROIDARI Proctolyn (fluocilonone acetonalide+ chetocaina cloroidrato) disponibile sia in crema con apposito

applicatore o in supposte

-ANTIDIARROICI Imodium, dissenten (loperamide cloridato) da usarsi solo per attacchi diarroici protratti, in

associazione con antibiotico . posologia 2cp in unica soluzione, quindi 1 ad ogni attacco.

Il farmaco è piuttosto pericoloso, per cui non abusatene: Leggi

ANTISPASTICI Sono farmaci da usarsi quando compaiono le coliche, sia renali che addominali, conosciuti bene da

chi soffre da tale disturbo: Buscopan (N-butilbromuro di Joscina), Rilaten (rociverina) , disponibili

Page 59: Consigli medici - educazionecivicapreventiva.it RISERVATA/PRONTO SOCCORSO...Aspirina o Novalgina, ... delle vaccinazioni per i viaggiatori nelle zone a rischio per avere la certezza

in compresse, supposte e fiale, per gli stati acuti e particolarmente dolorosi utile la

somministrazione sublinguale della fiala.

ANTIPERTENSIVO E' legato al fatto che la puntura di scorpione può causare una crisi ipertensiva, utile sarà, nifedicor

gocce ( nifedipina) 20 gocce sublinguali o il catapresan fiale (clonidina cloridrato) 1fl da assumersi

sublinguale o intramuscolo accertatevi che state vivendo una crisi ipertensiva, non datelo come dato

di fatto inseguito alla puntura da scorpione, per cui sarà necessario uno sfingomanometro per la

misurazione della pressione arteriosa .

GOCCE OTOLOGICHE Si usano in caso di otite, da associare all'antibiotico per via orale: Anauran gocce ( neomicina

solfato ) 4-5 gocce 3 volte al die per adulti e 2-3 gocce per bimbi per 3 volte al giorno, o il Tobral

oto(tobramicina) 4 gocce per 3 volte al die per 5gg.

COLLIRI Contenenti antibiotico, da usarsi n caso di infezione localizzata: Tobral coll (tobraminicina),

colbiocin coll ( cloramfenicolo, colistimetato, rolitetracilcina) 3-4 gocce in caso di infezioni oculari

esterne, congiuntivite catarrale

Imidazyl coll (nafazolina nitrato) 2gocce due volte al giorno negli stati infiammatori della

congiuntiva caratterizzati da bruciore, iperlacrimazione, fotofobia, iperemia

ANSIOLITICI Non si sa mai magari durante un viaggio c'è chi perde la calma, anche qui diverse tipologie in

compresse o gocce, alcuni esempi: xanax cp 0.25mg (alprazolam) , prazene cp 20mg (prazepam)

lexotan (bromazepam); la posologia è variabile a seconda della necessità, bhe il buon senso, il

consiglio del curante e la lettura del bugiardino vi può aiutare.

CORTISONICI Utili in caso di allergie, anche per altri scopi, ma ricordiamo l'autodiagnosi? L'orticaria potrebbe

essere un'evenienza nota e facilmente riconoscibile : Bentelan fl 4 mg( betametasone disodio

fosfato) 1fl intramuscolo o sublinguale, continuare la cura con le compresse da 0,5mg 3 volte al

giorno sino alla risoluzione del quadro

Le pomate cortisoniche sono utili per punture d'insetti, stati pruriginosi della pelle.

FLUIDIFICANTI ORALI Servono a rendere fluido il muco prodotto dall'apparato respiratorio durante le infezioni o

infiammazione dello stesso Fluifort bust( carbocisteina sale di lisina monoidrato) 1 bustina al giorno

DISINFETTANTI LOCALI

Betadine (iodopovidone) per applicazioni locali su ferite, disinfettare i margini della ferita, lasciare

agire almeno per 30 secondi, quindi rimuovere il disinfettante con altra garza sterile, coprire la

ferita.

Altri disinfettanti sono: Acqua Ossigenata, Amuchina

VARIE

Utile un piccolo set chirurgico, magari sterile da usar per pulire le ferite, per rimuovere

materiale sporco dalle ferite : pinzette, forbici, lame, bisturi

soluzione fisiologica sterile in fiale, sempre utile per lavare le ferite a getto con siringa

punti per sutura serill stripp disponibili in diverse misure

siringhe sterili da 2,5-5,10 ml

Sofargen crema (argento solfadiazina micronizzato) tibo crema da 30, 50 g .utile in caso di

ustione. Per il trattamento delle ustioni gia' discusso qui:

termometro medico

aspiraveleno

laccio emostatico

tamponi nasali

confezioni di compresse e garze (sterili), confezione ovatta

ghiaccio istantaneo

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bende elastiche

confezione cerotti medicati

stecche ortopediche

La presente lista è frutto dei consigli e suggerimenti raccolti nel forum Salute, Malattie e

Vaccinazioni per il viaggiatore si ringraziano tutti coloro che hanno partecipato attivamente alle

discussioni on line.

ATTENZIONE (ndr)

In base al paese che visitate potreste avere dei problemi nel portare con voi determinati medicinali,

ad esempio ci e' stato segnaleto che

il Coefferalgan contiene Codeina e nei paesi musulmani chi viene fermato alla dogana con

sostanze medicinali derivate dall'oppio rischia seriamente molti anni di carcere duro. E' raro che un doganiere vada ad ispezionare accuratamente la nostra borsa medicinali e ancora piu'

raro che conosca i prodotti, se poi non sono nella confezione originale mi domando come possano

capire cosa hanno in mano, comunque e' sempre meglio non correre rischi.

E' buona norma portare con se le prescrizioni mediche per medicinali specifici che potrebbero

creare problemi.

Anche delle semplici siringhe spesso insospettiscono i doganieri, anche se non abbiamo nulla da

nascondere a volte una sosta obbligata di mezza giornata in dogana per contoli non e' sempre il

massimo.

La cassetta del pronto soccorso non dovrebbe essere da meno della cassetta attrezzi e

sicuramente dipende dal viaggio che intendiamo svolgere, dalle conoscenze che abbiamo

in campo medico e dalle nostre malattie già presenti.

I requisiti fondamentali per la cassetta sono:

� poco ingombro e facilità d'utilizzo:

per questo trovo ottima una borsa per pc portatile, sufficientemente ampia a

contenere tutto e con diversi scomparti per dividere il materiale in modo specifico.

� farmaci dalla facile assunzione, quindi privilegiate le formulazioni orali.

Le fiale dovrebbero essere limitate al solo uso sublinguale e, solo se ne siete capaci,

intramuscolo.

� Per alcuni farmaci (insulina, antivirali in creme, colliri ) è necessaria la

conservazione a basse temperature, quindi nel caso specifico serve un frigo.

Dare un consiglio sui farmaci necessari non è semplice, soprattutto in considerazione delle

conoscenze farmacologiche dei singoli individui; inoltre per ogni molecola esistono diversi

nomi commerciali, per cui di seguito si consiglieranno alcune medicine citando sia il

principio attivo, che il nome commerciale, un breve cenno sull'uso della tipologia dei

farmaci e la loro posologia.

La presente pagina vuole essere solo un suggerimento, ricordo che ci sono moltissimi

farmaci per lo stesso scopo e che ogni medico consiglia in base alla sua esperienza

personale ed alla scuola di appartenenza, per cui prima di comprare i medicinali, parlatene

al vostro medico curante ed attenetevi scrupolosamente ai suoi consigli.

Tutti i farmaci devono essere prescritti dal proprio medico, accertatevi delle allergie ed

intolleranze varie, compatibilità con i farmaci che eventualmente state assumendo

ANTIBIOTICI

Servono a combattere le infezioni batteriche. Quando compare un'infezione è luogo

comune pensare che ci sia anche la febbre; beh non è sempre vero, anche se è un buon

campanello d'allarme.

L'ideale sarebbe un antibiotico che andrebbe bene un po' per tutto.

Dalla ferita profonda, alla frattura esposta, per bronchiti, faringiti, cistiti, diarrea viaggiatore,

otiti.

Non esiste un solo antibiotico che va bene per tutto da assumersi per via orale, per cui io

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di solito mi porto un antibiotico per gruppo:

FERITE E VARIE:

Augmentin (Amoxicillina + Acido Clavulanico) 1gr. esiste in compresse, bustine,

sospensione orale. Posologia : 1gr. due volte al di (ogni 12h) per 8gg per ferite e tagli

importanti, ustioni 2°-3°, 1gr 3 volte al giorno se fratture esposte (in questo caso meglio

aggiungere un altro antibiotico, vedi sotto, e porre fine al viaggio) fino al ricovero

ospedaliero

Può essere usato che per bambini, da preferire la sospensione orale da somministrare a

seconda del peso.

BRONCHITI, FARINGITI, OTITE:

Klacid (Claritromicina) . Per dolori all'orecchio, tosse protratta con muco o secca, mal di

gola e le vostre tonsille sono piuttosto grosse e rosse, magari tempestate da placche

biancastre.

Esiste in compresse da 250 mg o 500mg, bustine, sospensione orale per bimbi

(125/250mg). Posologia 250mg due volte al giorno (ogni 12h) per 10gg se infezione grave

apparato respiratorio 500 mg due volte di (per bimbi a seconda del peso)

CISTITI, INFEZIONI VIE URINARIE.

Tavanic (Levofloxacina) compresse da 250 mg, 500mg. Posologia 250mg una volta al die

per 7gg,

Ciproxin (Ciprofloxacina) compresse da 250mg, 500mg , posologia 250mg due volte al die

per 7-10gg.

Se urinate spesso, talvolta con bruciore (ma non sempre), ci possono anche essere tracce

di sangue (cistite emorragica) ed urine maleodoranti, molto probabilmente avete un

infezione delle vie urinarie o della vescica, oltre che bere molto, è utile l'antibiotico.

Ma sappiate che talvolta le cistiti sono asintomatiche

Questi due antibiotici sono utili anche in corso di frattura esposta, da aggiungere al primo

in elenco, (vedi sopra)

Entrambi gli antibiotici sono utili anche per le infezioni dell'apparato respiratorio ma,

personalmente preferisco usare il Klacid.

Non somministrare ai bimbi nessuno dei due ma per infezioni apparato urinario:

Monuril ped 2g. (Fsfomicina Trametamolo) una sola somministrazione al giorno

DIARREA VIAGGIATORE

Rifacol ( Rifaximina ) compresse da 200mg, flacone sospensione orale per bimbi.

Posologia, 1cp ogni 6 ore se oltre 12anni, da 6 a 12 anni 1/2 cp ogni 6 ore, inferiore

12anni 1 misurino di sospensione ogni 6 ore.

ANTINFIAMMATORI, ANTIDOLORIFICI, ANTIPIRETICI

Tre categorie di farmaci con tre scopi diversi e uno in comune, sono tutti antidolorifici,

mentre l'effetto antipiretico è variabile

Gli antipiretici puri per la febbre: Tachipirina, Efferalgan, (Paracetamolo) 500 mg 3-4 volte,

utile anche come antidolorifico, per adulti almeno 1g (esistono compresse effervescenti di

1grammo) di paracetamolo tre volte al di. Non ha effetto antinfiammatorio.

Antinfiammatori: sono i cosidetti FANS che chiunque possiede in casa, da usare associato

all'antibiotico per le infezioni come otiti, bronchiti, faringiti, sindromi similinfluenzali e da

raffreddamento,per dolori muscoloscheletrici.

Esistono diverse specialità, con diverse formulazioni. Le fiale possono essere assunte

sublinguali per avere una pronta efficacia, sono tutti antidolorifici ma non con ugual

efficacia, da assumersi a stomaco pieno. Solo alcuni nomi come esempi : Tora-Dol

(ketoralac trometamina), Oki (ketoprofene sale di lisina), Brufen (ibufrene), Voltaren

(diflochenac sodico) Nimesulide

Antidolorifici puri : per dolore severo/grave: puntura scorpione, frattura, grave distorsione

non sono antiinfiammatori: Coefferalgan, Tachidol ( codeina+paracetamolo) 1cp o bustina

Page 62: Consigli medici - educazionecivicapreventiva.it RISERVATA/PRONTO SOCCORSO...Aspirina o Novalgina, ... delle vaccinazioni per i viaggiatori nelle zone a rischio per avere la certezza

4 volte al die, si può associare un antinfiammatorio, Contramal, Prontalgin 50(tramadolo)

esistono in cp in fiale e gocce, queste ultime sono molto utili e facili da dosare, di solito 20

gocce 3 volte al di.

Novalgina (noramidopirina metansolfonato sodico) sia in compresse, gocce, sospensione ,

utilissimo negli stati dolorosi acuti (esempio: mal di denti). Posologia: 20-40 gocce per

adulti e 15 gogge per bambini 5-15anni 3 volte al giorno.

Non sono antinfiammatori.

Utile un farmaco per ogni classe, da somministrarsi nel caso più appropriato.

ANTISTAMINICI

Sono farmaci da somministrare quando sussiste uno stato allergico, conosciuti bene dagli

allergici.

Anche per questi farmaci esistono diverse formulazioni e forse l'utilità per chi non ha

alcuna patologia in corso e limitata, soprattutto per il fatto dell'autodiagnosi.

Utile, potrebbe essere una pomata antistaminica tipo Polaramin crema (desclorfeniramina

maleato) o Tinset gel (oxatomide idrato) per gli stati pruriginosi, eritemi solari, punture

d'insetto

APPARATO GASTROENTERICO

-ANTIEMETICI

Plasil (metoclopramide monocloridrato monoidrato) e Zofran(ondasetron ) sono da usarsi

come antivomito e antinausea, anche in questo caso esistono diverse formulazioni

comprese le fiale intramuscolo e le supposte.

Sono farmaci sintomatici, cioè curano il sintomo e non la causa, per cui domandatevi il

perché si sta vomitando

-ANTIACIDO ORALE

Maalox plus comp/sosp (magnesio idrossido), Gastrogel (sucralfato gel), Riopan gel

(magaldtrato gel) da usarsi in caso di iperacidità, esofagite da reflusso, gastrite da FANS

-LATTOBACILLI

lacteol forte (lactobacillus acidophilus), utile per prevenire la diarrea del viaggiatore

-ANTIEMORROIDARI

Proctolyn (fluocilonone acetonalide+ chetocaina cloroidrato) disponibile sia in crema con

apposito applicatore o in supposte

-ANTIDIARROICI

Imodium, dissenten (loperamide cloridato) da usarsi solo per attacchi diarroici protratti, in

associazione con antibiotico . posologia 2cp in unica soluzione, quindi 1 ad ogni attacco.

Il farmaco è piuttosto pericoloso, per cui non abusatene:

ANTISPASTICI

Sono farmaci da usarsi quando compaiono le coliche, sia renali che addominali, conosciuti

bene da chi soffre da tale disturbo: Buscopan (N-butilbromuro di Joscina), Rilaten

(rociverina) , disponibili in compresse, supposte e fiale, per gli stati acuti e particolarmente

dolorosi utile la somministrazione sublinguale della fiala.

ANTIPERTENSIVO

E' legato al fatto che la puntura di scorpione può causare una crisi ipertensiva, utile sarà,

nifedicor gocce ( nifedipina) 20 gocce sublinguali o il catapresan fiale (clonidina cloridrato)

1fl da assumersi sublinguale o intramuscolo accertatevi che state vivendo una crisi

ipertensiva, non datelo come dato di fatto inseguito alla puntura da scorpione, per cui sarà

necessario uno sfingomanometro per la misurazione della pressione arteriosa .

GOCCE OTOLOGICHE

Si usano in caso di otite, da associare all'antibiotico per via orale: Anauran gocce

( neomicina solfato ) 4-5 gocce 3 volte al die per adulti e 2-3 gocce per bimbi per 3 volte al

giorno, o il Tobral oto(tobramicina) 4 gocce per 3 volte al die per 5gg.

COLLIRI

Page 63: Consigli medici - educazionecivicapreventiva.it RISERVATA/PRONTO SOCCORSO...Aspirina o Novalgina, ... delle vaccinazioni per i viaggiatori nelle zone a rischio per avere la certezza

Contenenti antibiotico, da usarsi n caso di infezione localizzata: Tobral coll (tobraminicina),

colbiocin coll ( cloramfenicolo, colistimetato, rolitetracilcina) 3-4 gocce in caso di infezioni

oculari esterne, congiuntivite catarrale

Imidazyl coll (nafazolina nitrato) 2gocce due volte al giorno negli stati infiammatori della

congiuntiva caratterizzati da bruciore, iperlacrimazione, fotofobia, iperemia

ANSIOLITICI

Non si sa mai magari durante un viaggio c'è chi perde la calma, anche qui diverse

tipologie in compresse o gocce, alcuni esempi: xanax cp 0.25mg (alprazolam) , prazene

cp 20mg (prazepam) lexotan (bromazepam); la posologia è variabile a seconda della

necessità, bhe il buon senso, il consiglio del curante e la lettura del bugiardino vi può

aiutare.

CORTISONICI

Utili in caso di allergie, anche per altri scopi, ma ricordiamo l'autodiagnosi? L'orticaria

potrebbe essere un'evenienza nota e facilmente riconoscibile: Bentelan fl 4

mg( betametasone disodio fosfato) 1fl intramuscolo o sublinguale, continuare la cura con

le compresse da 0,5mg 3 volte al giorno sino alla risoluzione del quadro

Le pomate cortisoniche sono utili per punture d'insetti, stati pruriginosi della pelle.

FLUIDIFICANTI ORALI

Servono a rendere fluido il muco prodotto dall'apparato respiratorio durante le infezioni o

infiammazione dello stesso Fluifort bust (carbocisteina sale di lisina monoidrato) 1 bustina

al giorno

DISINFETTANTI LOCALI

Betadine (iodopovidone) per applicazioni locali su ferite, disinfettare i margini della ferita,

lasciare agire almeno per 30 secondi, quindi rimuovere il disinfettante con altra garza

sterile, coprire la ferita.

Altri disinfettanti sono: Acqua Ossigenata, Amuchina

VARIE

� Utile un piccolo set chirurgico, magari sterile da usar per pulire le ferite, per

rimuovere materiale sporco dalle ferite : pinzette, forbici, lame, bisturi

� soluzione fisiologica sterile in fiale, sempre utile per lavare le ferite a getto con siringa

� punti per sutura steril strip disponibili in diverse misure

� siringhe sterili da 2,5-5,10 ml

� Sofargen crema (argento solfadiazina micronizzato) tibo crema da 30, 50 g .utile in

caso di ustione

� termometro medico

� aspiraveleno

� laccio emostatico

� tamponi nasali

� confezioni di compresse e garze (sterili), confezione ovatta

� ghiaccio istantaneo

� bende elastiche

� confezione cerotti medicati

� stecche ortopediche