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13 Conservazione Biblioteche oggi maggio 2009 Il contributo di Francesco Barberi al restauro librario Un impegno teorico e tecnico di grande attualità L’anno 1957 ha rappresentato, per il restauro del materiale artistico e bibliografico, una svolta epocale poiché per la prima volta nella sto- ria legislativa italiana, con la legge n. 1227 del 13 dicembre 1957 “Stan- ziamenti straordinari per la difesa del patrimonio artistico, storico e bibliografico della Nazione”, si di- mostrava un interesse concreto per la salvaguardia del patrimonio cul- turale assicurando un finan- ziamento straordinario de- cennale. Tali disposizioni consentiro- no di provvedere, in parti- colare, al restauro di mate- riale librario raro e di pregio già sottoposto alla legge n. 1089 del 1 giugno 1939 “Tu- tela delle cose di interesse storico ed artistico”. 1 Prima di allora, il Ministero della pubblica istruzione aveva promosso una serie di iniziative che miravano a disciplinare il settore del re- stauro. Tra queste, per esem- pio, nel 1927, appena crea- ta la Direzione generale delle accademie e bibliote- che, fu emanata dal suddet- to Ministero una circolare sul restauro dei libri e ma- noscritti antichi e delle le- gature, redatta da Giuseppe Fumagalli, illustre bibliote- cario. Si ricorda inoltre che nel 1928 l’Accademia dei Lincei progettò (ma non mise in atto) di creare al suo interno un laboratorio di restauro per conservare i volu- mi della propria biblioteca e che successivamente la stessa Accade- mia dei Lincei collaborò all’inizia- tiva di formare una commissione di esperti alla quale, Alfonso Gal- lo, nominato dal Ministero, aveva il compito di riferire sullo stato dei laboratori di restauro esistenti e al contempo formulare delle propo- ste operative. L’anno successivo, nel 1929, presso l’Abbazia Greca di Grottaferrata, fu fondato un labo- ratorio di restauro che assunse un ruolo di riferimento per i laborato- ri privati costituendo, inoltre, la premessa che portò Alfonso Gallo ad ottenere dal governo, nel 1938, la costituzione dell’Istituto di pato- logia del libro. Al momento dello stanziamento di fondi, previsto dalla legge n. 1227 del 1957, Francesco Barberi era ispettore al Ministero (1952-1969), aveva già ma- turato un’esperienza ven- tennale nel campo delle bi- blioteche, prima a Firenze (1932-1935), poi a Bari co- me soprintendente (1935- 1944) e quindi come diretto- re dell’Angelica di Roma (1944-1952), conosceva da vicino lo stato in cui versava il patrimonio librario antico e moderno e lamentava che, proprio a causa della scarsi- tà di fondi, non si era mai provveduto ad arrestare il processo di degrado di ma- noscritti e stampati se non artigianalmente; ciò aveva causato, a volte, danni irre- parabili al materiale. 2 …aride legature di pelle che si sbriciolano sotto le dita come foglie secche, dorsi che si frantumano, carte volanti; spa- ghi spezzati. In ogni Bibliote- ca storica a decine di migliaia si contano i libri in tali condi- zioni: uno sfacelo. A questi malanni si aggiungano quelli Chiara Faia Freelance Conservator, Roma [email protected] Biblioteca Angelica: particolare del ballatoio e, nelle pagine seguenti, alcuni restauri fatti eseguire da Francesco Barberi

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Biblioteche oggi – maggio 2009

Il contributo di Francesco Barberial restauro librario

Un impegno teorico e tecnico di grande attualità

L’anno 1957 ha rappresentato, peril restauro del materiale artistico ebibliografico, una svolta epocalepoiché per la prima volta nella sto-ria legislativa italiana, con la leggen. 1227 del 13 dicembre 1957 “Stan-ziamenti straordinari per la difesadel patrimonio artistico, storico ebibliografico della Nazione”, si di-mostrava un interesse concreto perla salvaguardia del patrimonio cul-turale assicurando un finan-ziamento straordinario de-cennale. Tali disposizioni consentiro-no di provvedere, in parti-colare, al restauro di mate-riale librario raro e di pregiogià sottoposto alla legge n.1089 del 1 giugno 1939 “Tu-tela delle cose di interessestorico ed artistico”.1

Prima di allora, il Ministerodella pubblica istruzioneaveva promosso una seriedi iniziative che miravano adisciplinare il settore del re-stauro. Tra queste, per esem-pio, nel 1927, appena crea-ta la Direzione generaledelle accademie e bibliote-che, fu emanata dal suddet-to Ministero una circolaresul restauro dei libri e ma-noscritti antichi e delle le-gature, redatta da GiuseppeFumagalli, illustre bibliote-cario. Si ricorda inoltre chenel 1928 l’Accademia deiLincei progettò (ma nonmise in atto) di creare alsuo interno un laboratorio

di restauro per conservare i volu-mi della propria biblioteca e chesuccessivamente la stessa Accade-mia dei Lincei collaborò all’inizia-tiva di formare una commissionedi esperti alla quale, Alfonso Gal-lo, nominato dal Ministero, avevail compito di riferire sullo stato deilaboratori di restauro esistenti e alcontempo formulare delle propo-ste operative. L’anno successivo, nel

1929, presso l’Abbazia Greca diGrottaferrata, fu fondato un labo-ratorio di restauro che assunse unruolo di riferimento per i laborato-ri privati costituendo, inoltre, lapremessa che portò Alfonso Galload ottenere dal governo, nel 1938,la costituzione dell’Istituto di pato-logia del libro. Al momento dello stanziamento difondi, previsto dalla legge n. 1227

del 1957, Francesco Barberiera ispettore al Ministero(1952-1969), aveva già ma-turato un’esperienza ven-tennale nel campo delle bi-blioteche, prima a Firenze(1932-1935), poi a Bari co-me soprintendente (1935-1944) e quindi come diretto-re dell’Angelica di Roma(1944-1952), conosceva davicino lo stato in cui versavail patrimonio librario anticoe moderno e lamentava che,proprio a causa della scarsi-tà di fondi, non si era maiprovveduto ad arrestare ilprocesso di degrado di ma-noscritti e stampati se nonartigianalmente; ciò avevacausato, a volte, danni irre-parabili al materiale.2

…aride legature di pelle che sisbriciolano sotto le dita comefoglie secche, dorsi che sifrantumano, carte volanti; spa-ghi spezzati. In ogni Bibliote-ca storica a decine di migliaiasi contano i libri in tali condi-zioni: uno sfacelo. A questimalanni si aggiungano quelli

Chiara FaiaFreelance Conservator, Roma

[email protected]

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Barberi auspicava la preparazioneda parte delle Biblioteche gover-native e delle Soprintendenze diun piano pluriennale che, sullascorta di una ricognizione comple-ta, procedesse alla inventariazionedei nuclei librari al fine di cono-scerne la consistenza effettiva e lostato di conservazione. Tuttavia,una volta individuata l’entità delmateriale, si poneva il problemadella scelta dei laboratori a cui af-fidare il lavoro. Benché l’Istituto dipatologia del libro avesse comin-ciato ad organizzare corsi per gio-vani restauratori e per legatori chevolessero intraprendere “il diversolavoro del restauro”,6 sul territoriooperavano soprattutto legatorie.Affidare materiale di pregio dan-neggiato da alterazioni chimiche obiologiche ad artigiani che, seppuresperti, erano tuttavia sprovvisti diadeguate conoscenze necessarie edi strumenti adatti, non poteva es-sere assunta, come afferma Barbe-ri, “a cuor leggero”;7 egli propone-va, fra l’altro, visto il bisogno im-pellente di procedere con i restau-ri, di creare nelle grandi bibliote-

ancora più gravi e più vari delle car-te, provocati la maggior parte dal-l’umidità e dagl’insetti; si aggiunga-no, nei libri moderni, quelli causatidalla mancanza di legature.3

Era necessario, pertanto, che si rea-lizzasse quello che era rimasto, do-po la Conferenza di San Gallo4

(1898), soltanto un principio teoricoe cioè che le conoscenze del biblio-tecario e l’esperienza tecnica del re-stauratore si incontrassero, in modoproficuo, nel delicato momento delrestauro. Su questi concetti per altroesprimerà analogo pensiero, alla fi-ne degli anni Sessanta del Novecen-to, Emerenziana Vaccaro:

... il giudizio e la guida di un bi-bliotecario, il quale, solo, per la suapreparazione e per l’affinamentoquotidiano che gli deriva dall’eser-cizio della sua professione è in gra-do di dire che cosa si deve e checosa si può fare ad un libro in se-de di restauro e l’esperienza deitecnici che, soli, possono dire co-me gli interventi riconosciuti neces-sari dal bibliotecario possono esse-re realizzati e applicati.5

che, con una minima spesa d’im-pianto, “modesti atelier”8 dove re-stauratori, opportunamente prepa-rati, potessero lavorare poiché“l’arte della legatura, benché deli-cata, non è paragonabile quanto adifficoltà a quella del restauro”.9

In quegli anni quindi il restaurocominciava a differenziarsi dallaattività della legatura e si andavadelineando la figura del “restaura-tore” come specialista in grado disvolgere al meglio l’intervento pre-visto dal bibliotecario per il singo-lo volume e, al contempo, di pro-porre l’utilizzo di materiali e tecni-che sempre più adeguati e funzio-nali. Barberi suggeriva di bandireil falso concetto di economia perciò che riguardava la qualità delmateriale impiegato e a diffidarenei preventivi più dalle cifre basseche da quelle alte:

…poco o niente deve essere spesonell’apparenza e nella bellezza del-la legatura; tutto invece nella suasolidità. In questa non bisogna lesi-nare: meglio rilegare cinquanta li-bri bene che cento male…10

Egli inoltre definì i preventivi dispesa “un male necessario”11 esebbene sino ad allora non fosse-ro stati mai richiesti in quanto an-che i migliori laboratori si rifiuta-vano di compilarli, lo stanziamen-to straordinario di fondi del 1957 lirendeva necessari. Questa prassicostringeva i restauratori a prende-re visione del materiale e a tentareuna valutazione del lavoro dasvolgere, come Barberi spiega nelpasso che segue:

…si sono sempre fatte sinora le co-siddette “ricette” per ogni pezzo darestaurare. È necessario cioè chesiano fissati preventivamente sullacarta in poche parole, presente ed’accordo il restauratore, la natura ei limiti dell’intervento. Se nel corsodel lavoro il restauratore creda didover derogare da quanto è statoinsieme concordato, bisogna che neavverta il bibliotecario. Costui alla

(Rari I.5.3)Dalla schedina: Regoli, 9 aprile 1946, £ 1000, restauro in carta, pulitura, le-gatura in pelle; restauro e cartella del foglio Ms. giapponese trovato nella co-perta del Raro I.5-3, Regoli, 4 febbraio 1947, £ 500.Alvares, Manuel. De institutione grammatica libri tres …, [Amakusa], inCollegio Amacusensi Societatis Iesu, 1594. Volume con legatura restaurata incuoio, ornata a secco sui piatti e sul dorso. Il dorso della legatura è stato re-staurato con un nuovo dorso in simil pelle di colore marrone scuro e su es-so è stato riapplicato il dorso originale. Integrazioni anche negli angoli.

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consegna del lavoro eseguito con-trollerà che il restauratore si sia atte-nuto a ciò che era stato prescritto.12

Del resto nella relazione sul re-stauro, intitolata Una politica delrestauro letta durante il Convegnodi Direttori e Soprintendenti pro-mosso dal Ministero della pubblicaistruzione il 25 giugno 1959, di cuisono stati riportati alcuni passaggisignificativi, Barberi dimostra unagrande sensibilità e attenzione ver-so tutte le fasi dell’intervento di re-stauro, da quelle tecniche a quelleamministrative, e ritiene compitonon secondario del bibliotecario,che ne ha diretta responsabilità,seguirne l’intero svolgimento. Sutali temi, Barberi, tornò successiva-mente arrivando a conclusioni dinotevole importanza e attualità:

Tuttavia il discorso del rispetto dellibro, se deve farsi in ogni occasio-ne a bibliotecari, a impiegati e alettori per quanto riguarda la suatutela nell’uso quotidiano, va fattoanche parlando di restauro…13

Il restauro pertanto deve, a suoparere, essere un intervento con-servativo e consapevole proprioperché: “la prima forma di rispettodel libro consiste nel restaurarlotecnicamente bene e nell’impiega-re materiali di prima qualità”.14

Assume pertanto particolare rilie-vo la conservazione del materialeantico delle biblioteche non sol-tanto per il suo valore meramentetestuale bensì di testimonianza, didocumento; in altri termini tutti glielementi che compongono il libromeritano il medesimo rispetto e lamedesima cura:

non si restaura solo il testo (chepuò trovarsi in biblioteca in miglio-ri edizioni) ma il documento, anzil’insieme dei documenti che si tro-vano in un libro antico, si restaurail libro oggetto ricco di un maggio-re o minore numero di “contenuti”,

di valori più o meno noti… se unalegatura anche priva di valore arti-stico, ma caratteristica per la fog-gia, il colore della pergamena o al-tro, viene distrutta o asportata; se sitolgono fogli di guardia recanti se-gnature; se note marginali vengonosbiadite, il libro antico, oltre a per-dere valori che col tempo eranovenuti arricchendo l’edizione, per-de anche i segni di appartenenzaad un fondo, che rappresentavacertamente qualcosa nella storiadella cultura, del collezionismo li-brario e della biblioteca.15

Attuale peraltro è l’approccio al re-stauro, proposto da Barberi, come“momento della conoscenza”: seda un lato, infatti, esso permette diriportare alla luce frammenti na-scosti all’interno delle legature odietro alle carte di guardia, dall’al-tro consente di esplorare le tecni-che utilizzate nel passato, eccoperché, a suo parere, “il libro devemantenere il suo aspetto antico”.16

Quindi anche le alterazioni, qualo-ra non ne compromettano l’uso,vanno lasciate tali perché fannoparte della storia del volume:

“Quel che si fa oltre il minimo ne-cessario per conservare un anticomanoscritto o libro a stampa, cosicom’è, lo danneggia ulteriormentee, forse, irrimediabilmente”.17

È quasi banale ricordare che unodei principi su cui si fonda il con-cetto attuale di restauro è propriola sua non invasività, che significarestaurare il meno possibile e ri-durre quindi al minimo la perditadi informazioni originali. In Barberi il timore per la perditadi informazioni si estende dai libriagli ambienti che li conservano,quando abbiano aspetto e valoremonumentale. A tal proposito, co-sì si espresse:

occorre anche tener presente che lecoperte in pergamena o in pelledelle legature, brunite o indoratedal tempo, soprattutto quando ri-empiono le scaffalature lignee dimonumentali saloni, offrono all’oc-chio una superficie oro-avorio assaisuggestiva. Purtroppo in questi ulti-mi anni da quando si sono intensi-ficate le operazioni di restauro, ladiffusa, suggestiva tonalità oro-avo-rio di tanti saloni ha cominciato a

(RR.7.11)Dalla schedina: Regoli, 12 maggio 1946, £ 1300, pulizia restauro totale, le-gatura in pelle.SANSOVINO, FRANCESCO. Dante con l’espositioni di Christoforo Landino…,in Venetia, appresso Giovambattista, Marchio Sessa, & fratelli, 1578. Volumecon legatura restaurata in cuoio marezzato; il dorso è stato sostituito conuno nuovo di simil-pelle di colore marrone scuro molto sottile e foderato ditela, gli scomparti del dorso originale, che presentano una modesta decora-zione in oro con il tassello sono stati incollati sopra il nuovo dorso, i piatticomplessivamente in buono stato di conservazione sono stati riutilizzati conqualche piccola integrazione soprattutto negli angoli.

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macchiarsi di dorsi bianco-gessosidi pergamene francesi, di cuoi gial-li, scuri, perfino roseo-carnicini.L’armonia dell’insieme viene intac-cata senza ragione. È ovvio che intali casi la responsabilità risale piùche al restauratore al bibliotecario,che conosce in quale sezione sonocollocati i volumi da sottoporre alrestauro…18

e successivamente:

Non v’è spettacolo più suggestivodi quello offerto dagli antichi salo-ni delle nostre biblioteche con lemigliaia di legature scure o oroavorio allineate nei monumentaliscaffali di noce; ma quando (e ca-pita tutti i giorni) alcuni di quei li-bri venerandi, che stanno li da se-coli, vengono tratti giù per essereconsegnati allo studioso, essi rive-lano i loro mali segreti…19

Già durante il periodo in cui fu di-rettore della Biblioteca Angelica diRoma, Barberi aveva mostrato, co-me testimoniano le sue Schede diun bibliotecario, particolare sensi-bilità verso il valore estetico deisaloni monumentali: “Nel salonesei-settecentesco di una bibliotecacon la sua monumentale scaffala-tura, i libri aderiscono all’ambienteassai più che statue e quadri alle

pareti delle nobili sale di un mu-seo…”.20 E ancora:

La vista del salone di un’antica bi-blioteca è affascinante e disperanteinsieme. È un mondo sigillato e tut-tavia presente: si offre e si sottraecon la stessa sua ricchezza da per-derci la vita. La realtà che ignoria-mo non pesa giacché per noi nonesiste; l’infinitesimo che cade nel cer-chio della nostra conoscenza svani-sce nel tempo della memoria. Ma mi-gliaia di dorsi di volumi in un anti-co salone sono il perpetuo memen-to di un mondo sconosciuto a por-tata di mano: una sconfinata ricchez-za potenziale.21

E proprio in Angelica egli, rico-prendo il duplice ruolo di diretto-re e di bibliotecario e avendo con-tatto diretto e quotidiano con i vo-lumi, i danni e i loro moltepliciproblemi di conservazione, ebbemodo di elaborare una propriaidea sul restauro orientata secondouna precisa scelta estetica e meto-dologica. È stato possibile rico-struire tale pensiero, non certo at-traverso ciò che ci ha lasciato discritto – pochi infatti sono i suoicontributi sul restauro librario –ma grazie ai volumi fatti restaurarenegli anni della sua direzione, cheoltre a testimoniare uniformità nel-

le tipologie di intervento richiestee una profonda attenzione e sensi-bilità verso il recupero degli ele-menti originali soprattutto delle le-gature, offrono modelli di restauronon invasivo ante litteram.Barberi seguiva personalmente irestauri e per ogni volume face-va compilare, dalla sua segretariaAnna Maria Bartiromo,22 una bre-ve schedina nella quale venivanoriportati alcuni dati essenziali qua-li la segnatura, il riferimento am-ministrativo relativo ai fondi im-pegnati per il restauro, una de-scrizione molto sintetica delleoperazioni eseguite durante il re-stauro, il nome del restauratore, ladata e il costo dell’intervento. Que-ste “schedine”, antesignane delleschede di restauro attualmente inuso, sono ancora oggi conservatein Angelica e fanno parte dell’ar-chivio dei restauri della bibliote-ca; costituiscono una preziosissi-ma fonte di informazione per ri-costruire la storia del restauro diun periodo “buio”, in cui non esi-steva ancora un codice deontolo-gico relativo alla conservazione e lamemoria dei procedimenti dipen-deva quasi esclusivamente dallasensibilità e dalla volontà dei sin-goli impiegati.Nell’arco degli otto anni della suadirezione furono restaurati settan-ta manoscritti, ventitré incunaboli,cinque volumi rari, cinquanta volu-mi del fondo antico a stampa-salo-ne, nove volumi del fondo antico astampa-direzione ed otto volumidei cataloghi. Furono restaurati da Regoli cento-cinque volumi, tredici dal labora-torio della Abbazia greca di Grot-taferrata, dodici da Parisi, otto daAntonelli, sei da Rani, quattro daCaselli, quattro da Guadagnoli, dueda Ambrosi e due da Bassi.23

Dall’esame di queste schede si èpotuto accertare l’esistenza di unrapporto fiduciario con i restaurato-ri-legatori ed una loro specificaspecializzazione. È stato inoltre pos-

(GG.9.22)Dalla schedina: Regoli, 30 agosto 1946, £ 690, restauro legatura.DI COSTANZO, ANGELO. Dell’istorie della sua patria..., In Napoli, appressoMattio Cancer, 1572. Volume con legatura restaurata in cuoio ornata in orosul dorso con titolo impresso in oro. Il dorso della legatura è stato consoli-dato, poiché molto danneggiato dalle perforazioni dei tarli, mediante un rin-forzo sottostante in cuoio dello stesso colore.

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difatti, Emanuele Casamassima, cuisi deve proprio la teorizzazione diquesta dicotomia,27 ebbe modo discrivere:

L’atto concreto di restaurare un mo-numento del passato affonda spes-so le radici in un insieme comples-so di sentimenti, in una “pietas”,che talvolta offusca la serena obiet-tività della filologia, la quale do-vrebbe pur essere la sola guida nel-la difficile opera del restaurare…nel restauro del libro antico …oc-corre anzitutto fare una netta distin-zione tra due diverse classi di og-getti del restauro. Per quanto ri-guarda il libro vero e proprio – ele-menti grafici e figurativi, materiascrittoria – si può ritenere che la fe-dele applicazione del principio“conservare non rifare” è divenutala regola costante… in fatto di re-stauro, invece, di quell’elemento in-scindibile dal libro – protezione, ve-ste e decorazione di questo – che èla legatura, siamo ancora lontani,troppo spesso da una attività prati-ca che soddisfi le esigenze della fi-lologia e della storia…

Le “nuove” frontiere del restaurodelle legature, secondo Casamassi-ma, cominciavano ad orientarsi ver-so due nuove metodologie: “il re-stauro storico-estetico”, capace di

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sibile trarre alcune considerazionidi natura più specificamente eco-nomica; le schedine infatti, permet-tono di conoscere con una buonaapprossimazione il budget annuo dicui la biblioteca disponeva per i re-stauri e le relative variazioni subitetra il 1944 e il 1952; è possibile per-tanto calcolare la spesa media per ilrestauro di ciascun volume attualiz-zando i dati in esse contenuti, at-traverso l’utilizzo di specifiche ta-belle pubblicate periodicamente dal-l’ISTAT, e ricavare così il costo me-dio del restauro in quegli anni cheera decisamente basso soprattuttose confrontato con quello attuale.24

Egli non fu quindi soltanto ungrande teorico del restauro intesocome recupero degli elementi ori-ginali ma anche un tecnico-restau-ratore nel senso che fece applica-re tale principio nella pratica quo-tidiana, come testimoniano i “suoi”restauri, pensati e fatti eseguire nelpieno rispetto del libro e delle suecomponenti.25

Merita forse di essere ricordato, atale proposito, quanto lo stesso Bar-beri riferisce nelle Schede di un bi-bliotecario allorché nel 1946 gli fu-rono affidati due volumi bisognosidi restauro che provenivano daLucera, in Puglia, entrambi con le-gature preziose. Barberi, accortosiche il restauro, che era stato ese-guito dall’Istituto di patologia del li-bro, aveva comportato la sostitu-zione di entrambe le legature – inmodo a suo parere ingiustificato –con altre “nuove, belle e decorate”,pretese allora da Alfonso Gallo, di-rettore dell’Istituto, che fossero re-staurate e riassemblate ai volumi.26

L’episodio offre un’ulteriore con-ferma del fatto che per Barberi ilrestauro dovesse necessariamentecomportare il recupero degli ele-menti originali; pare opportuno ri-cordare che ancora alla fine deglianni Sessanta del Novecento, sicontrapponevano due opposti cri-teri di restauro, quello scientificoe quello dell’integrazione stilistica,

accogliere “quanto di buono è ne-gli opposti concetti di restauroscientifico e integrazione stilisti-ca”28 e di rispettare il limite tra l’an-tico e il nuovo pur presentandodifficoltà tecniche tali da richiede-re competenze specifiche che im-pedissero al restauratore di oltre-passare quel limite sottilissimo ol-tre il quale si cadeva nel falso; e il“restauro conservativo”, un restau-ro puramente funzionale in gradodi soddisfare tutte le esigenze diconsolidamento e di conservazio-ne del volume, senza “alcuna pre-tesa estetica, alcuna bellezza salvoquella che è insita nella rispon-denza stessa dell’oggetto alla pro-pria funzione”.29

Come più volte ribadito in questasede, al tempo di Barberi non esi-steva ancora una professionalitàspecifica né una formazione spe-cialistica che differenziasse, comeinvece accade oggi, i restauratoridai legatori. Si trattava quindi diinterventi artigianali, eseguiti dapersone che non erano in grado divalutare completamente il valoredel proprio lavoro, tanto che i co-sti del restauro erano modesti edeterminati più dalla preziosità delvolume che dalla difficoltà dell’in-tervento. Anche Barberi, a qualche

(Ms.Ang. 478)Dalla schedina: Regoli, 20 maggio 1951, £ 2.500, restauro delle prime ed ul-time carte e della legatura.Expositio in librum Posteriorum latisi …, cart., mm. 203x222, cc. 178, sec.XVI. Volume con legatura restaurata in pergamena. Restauro della copertacon pergamena di colore giallo scuro. Nuovi quadranti in cartone rigido.

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anno di distanza dal saggio di Ca-samassima, si chiede se debba es-sere la funzionalità dell’interventoa determinare il metodo da adot-tare e sostiene che “le tecnichedella cucitura e della indorsaturadebbono essere quelle del tempoin cui si rilega il libro, non deitempi passati; un documento fe-delmente rifatto non è un docu-mento – se non, appunto, di unfalso – come una coperta imitatanon è quella originale”.30

Le ricerche condotte negli ultimidecenni, orientate proprio ad ap-profondire la “materialità” del li-bro, da un lato hanno permesso diconoscere meglio i materiali e letecniche impiegate nella sua pro-duzione, dall’altro hanno messo inrelazione il manufatto con il tessu-to socio-culturale che lo ha prodot-to. Ciò ha determinato una mag-giore consapevolezza dell’inter-vento di restauro e un migliora-mento esponenziale sia per quan-to riguarda le tecniche impiegate,sia per quanto concerne i materia-li più idonei da utilizzare, sia perla formazione di una vera a pro-

stato possibile senza l’attenzione,sempre maggiore, verso le temati-che inerenti alla conservazione eal restauro del patrimonio librarioda parte dello Stato e la promo-zione di scuole d’eccellenza, corsiregionali e poi anche universitariche formano personale semprepiù preparato. Il percorso che hacondotto alla definizione dellaprofessione del restauratore è sta-to lungo ed ha conosciuto molte-plici fasi, tanto che, ancora oggi,esistono scuole e approcci moltodiversi tra loro. Tuttavia la penuriaattuale di finanziamenti che inte-ressa questo settore rischia di osta-colare la ricerca e lo sviluppo pro-fessionale e di favorire il ritornoad approcci artigianali. Nonostantesia condivisa da tutti l’importanzadella collaborazione, all’interno diistituti preposti alla conservazione,tra il bibliotecario-conservatore e ilrestauratore-conservatore, e que-st’ultima figura sia prevista tra iprofili professionali del Ministero32

attualmente in vigore, ancora oggile biblioteche non ne dispongonoall’interno dei propri organici. Sarebbe auspicabile che tutte le bi-blioteche, non soltanto le naziona-li-centrali, venissero dotate di pic-coli laboratori di restauro, ovveropostazioni dove eseguire interventidi “conservazione quotidiana”, di“manutenzione diretta” su volumipoco danneggiati ma a rischio perla consultazione a causa di carte efascicoli sciolti, del distacco dellalegatura o di parti di essa (comecuffie, capitelli, porzioni del dorso)che sono poi gli esempi più nume-rosi. Il restauratore-conservatorepotrebbe utilmente occuparsi di ta-li interventi ma anche dell’allesti-mento dei volumi all’interno dellemostre oggi sempre più numerose;quindi della conservazione nellasua accezione più tecnica.33

Concludo facendo mia la racco-mandazione che Francesco Barbe-ri rivolse ai restauratori del futuroe che sento particolarmente vicina

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pria coscienza del valore del volu-me. E nonostante ci siano stati pe-riodi, mi riferisco in particolareagli anni Sessanta e Settanta delsecolo scorso, in cui si è dato mag-gior peso alla solidità dell’inter-vento o si è voluto, per manoscrit-ti e incunaboli, ripristinare l’anticafoggia estetica sostituendo le lega-ture con altre nuove ma simili aquelle che avrebbero dovuto ave-re in origine e successivamentenegli anni Ottanta dove invece iltimore di agire in modo impropriosulla legatura ha spesso indicato,come azione più corretta, il distac-co delle coperte con tutti gli ele-menti di cucitura originale e la lo-ro conservazione a parte,31 tuttoquesto percorso è stato necessario,è servito a sperimentare e soprat-tutto ha portato alla teorizzazione,grazie all’attività svolta dall’Istitutocentrale per la patologia del libro,dei concetti attuali di restauro noninvasivo e di micro restauro, unparticolare e complesso tipo di in-tervento limitato alle sole partidanneggiate del volume. Questo “progresso” non sarebbe

(MM.13.36) Dalla schedina: Regoli, 12 novembre 1946, £ 1700, restauro e legatura per-gamena.GAMBARI, PIETRO ANDREA, Tractatus de officio…, Venetiis, apud Vincen-tium Valgrisium, 1572. Volume con una nuova legatura in pergamena rigidasulla quale sono state applicate le porzioni di pergamena verde che costi-tuivano i piatti della precedente legatura (su quello anteriore è presente unapostilla manoscritta). Sul dorso sono presenti quattro nervi finti in eviden-za e sono stati applicati tasselli del dorso della precedente legatura con il ti-tolo manoscritto.

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al lavoro che, a distanza di mezzosecolo, mi trovo a svolgere nellebiblioteche e negli istituti di con-servazione romani:

è necessario che voi restauratoricontrastiate in voi stessi la tenden-za, fatale al giorno d’oggi, verso lameccanizzazione… nessuna opera-zione meccanica darà, oltre a tutto,l’intima soddisfazione che dà l’a-morosa, pazientissima opera dellemani. Solo lavorando con manoleggera, estremamente delicata, sipuò sperare di avvicinarsi al re-stauro ideale: il restauro che non sivede. C’è una nobiltà, una poesianel vostro lavoro. Sappiate conser-varla e magari se necessario… re-staurarla.34

Il restauro invisibile è il restauro intotale armonia con il libro e con illuogo dove esso viene conservato,un intervento ridotto al minimo al-lo scopo di mantenere inalteratetutte le connotazioni che rendonoil libro un unicum.

Note

1 FRANCESCO BARBERI, Una politica delrestauro, “Bollettino dell’Istituto di Pa-tologia del Libro Alfonso Gallo”,XVIII, 1959, p. 30-46, in part. si vedal’appendice, alle p. 43-46, in cui sonoriportati i riferimenti legislativi.2 Ivi, p. 30.3 Ivi, p. 32.4 Per iniziativa del cardinale FranzEhrle fu organizzata, nel 1898, la pri-ma conferenza internazionale specifi-camente dedicata alla conservazione eal restauro dei manoscritti. I lavoridella conferenza, cui parteciparonodiciotto rappresentanti di tredici go-verni, si aprirono il 30 settembre 1898presso l’Abbazia di S. Gallo. Per ulte-riori approfondimenti si veda FRANZ

EHRLE, Della Conferenza Internazio-nale di S.Gallo (1898), (trad. it. di E.Rostagno), “Rivista delle biblioteche edegli archivi”, XX, 1909, p. 113-132.5 EMERENZIANA VACCARO, I fondamentiscientifici del restauro e la funzionedell’Istituto di Patologia del Libro,“Bollettino dell’Istituto di Patologia

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del Libro Alfonso Gallo”, XXVI, 1967,p. 89-99, in part. la p. 90.6 F. BARBERI, Una politica …, cit., p. 34.Barberi sottolinea proprio la differen-za tra il “restauro” e il “rattoppo” chesono per lui due operazioni distinte eda valutare a seconda del materialesul quale si deve intervenire.7 Ivi, p. 35.8 Ibidem.9 Ivi, p. 40.10 Ivi, p. 39.11 Ivi, p. 41.12 Ibidem.13 F. BARBERI, Il restauro nel rispetto dellibro, “Bollettino dell’Istituto di Pato-logia del Libro Alfonso Gallo”, XXVI,1967, p. 83-88, in part. p. 83.14 Ivi, p. 85.15 Ivi, p. 85 e 86.16 Ivi, p. 87.17 Ivi, p. 87-88.18 Ivi, p. 86.19 F. BARBERI, Una politica…, cit., p. 32.20 F. BARBERI, Schede di un biblioteca-rio (1933-1975), Roma, AIB, 1984, p.88, riferita all’anno 1948. 21 Ivi, p. 57, riferita all’anno 1942.22 Anna Maria Bartiromo lavorò inAngelica dal 1942 al 1971 con un ruo-lo amministrativo; si occupava dellacontabilità ma anche della gestionedella biblioteca. Era a lei che FrancescoBarberi, nei periodi di assenza, affida-va la biblioteca e questa contraccam-

biava la sua fiducia tenendolo quoti-dianamente informato, mediante tele-grammi e lettere, su tutto quello cheaccadeva in biblioteca. Alcune biblio-tecarie, che hanno avuto modo di co-noscerla, poco prima che andasse inpensione, ne ricordano ancora il carat-tere determinato e il suo rigore nel la-voro (si ringrazia Leda Santin per l’aiu-to nel reperire la documentazione sul-la Bartiromo conservata nell’archivioamministrativo dell’Angelica).23 Nonostante le ricerche effettuate nel-l’archivio amministrativo dei restauridell’Angelica non si è riusciti tuttavia aricavare maggiori informazioni sui re-stauratori e legatori che lavorarono perla biblioteca negli anni della direzioneBarberi. È certamente più nota l’attivitàdel Laboratorio di restauro dell’Abba-zia greca di Grottaferrata: esso per an-ni, anche dopo la nascita dell’Istituto dipatologia del libro, ha rivestito, un ruo-lo di riferimento soprattutto nel restau-ro dei manoscritti e dei codici greci.24 Il valore della moneta in Italia dal1861 al 2005, “Informazioni”, n. 21,Roma, Istituto nazionale di statistica(ISTAT), 2006, p. 7-10, 96-104, 157(Settore Prezzi).25 Sull’attività di Francesco Barberi, di-rettore della Biblioteca Angelica, si ve-da il saggio di MARINA PANETTA, France-sco Barberi e gli anni dell’Angelica, inFrancesco Barberi: l’eredità di un bi-

(Ms.Ang. 1456) Dalla schedina: Regoli, 18 gennaio 1955, £ 12.000, completamente lavato, re-staurato, gelatinato, legatura con elementi originali.Variae medicinae opuscola, cart., cc.147, cc. 145-147 membr., mm 283x108,sec XV. Volume con legatura restaurata in cuoio ornata in oro sul dorso contitolo impresso in oro. Il dorso della legatura è stato consolidato, poichémolto danneggiato dalle perforazioni dei tarli, mediante un rinforzo sotto-stante in cuoio dello stesso colore.

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bliotecario del Novecento: atti del con-vegno, Roma, 5-6 giugno 2006, a curadi Lorenzo Baldacchini, Roma, AIB,2007, p. 89-101 ed, ivi, l’appendice alsaggio intitolata Acquisti e doni in Bi-blioteca Angelica negli anni della dire-zione Barberi (1944-1952), a cura diChiara Faia, p. 102-107.26 F. BARBERI, Schede di un biblioteca-rio…, cit., p. 76, riferita all’anno 1976.27 EMANUELE CASAMASSIMA, Nota sul re-stauro delle legature, “Bollettino del-l’Istituto di Patologia del Libro Alfon-so Gallo”, XX, 1961, p. 67-71, in part.p. 68- 69.28 Ivi, p. 72.29 Ivi, p. 76.30 F. BARBERI, Conservazione e restaurodelle legature, “Bollettino dell’Istituto diPatologia del Libro Alfonso Gallo”,XXVIII, 1969, p. 145-153, in part. p. 147.31 Sul tema si veda FRANCA ALLOATTI, Ivantaggi del restauro non invasivo,“Biblioteche oggi”, 18 (2000), 9, p. 22-25.32 Contenuti nella Circolare n. 519 del17/09/2001 del Ministero per i Beni e leAttività Culturali; in particolare si vedala parte intitolata “Declaratorie dei pro-

fili professionali. Aree A-B” dove com-pare nell’area B, posizione B3, tra i pro-fili già esistenti quello dell’“assistenterestauratore” (p. 16) e la parte intitolata“Declaratoria dei profili professionali.Area funzionale C. Filone attività III.Attività di ricerca, tutela, conservazione,restauro e valorizzazione” dove è statodefinito tra i nuovi profili professiona-li quello del restauratore conservatore(p. 41). Il profilo compare nelle tre po-sizioni dell’area funzionale C, nello

specifico: C1 (restauratore conservato-re), C2 (restauratore conservatore diret-tore) e C3 (restauratore conservatoredirettore coordinatore).33 Sulla conservazione preventiva si ri-manda al volume Conservazione pre-ventiva. Gestire e formare per la tuteladel patrimonio librario antico, a cura diEbe Antetomaso, Federica Rossi, PaoloTinti, Bologna, Edizioni Aspasia, 2007.34 F. BARBERI, Il restauro nel rispetto…,cit., p. 88.

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Francesco Barberi was, during the 20th century, one of the most important li-brarians of the “Italian School” and he is still considered a model for all the peo-ple who want to start this profession. The article is focused on his concept of books repairement that we can find inhis words and through his choices on the restore approach in the period he wasDirector of Angelica’s Library in Rome (1944-1952). During those years in Italy,a new concept was started, considering the book not only as a text but also asan archeological object that should be preserved. From here the necessity to ha-ve a new professional role that can operate on the books according this newviewpoint. The Barberi’s books restorations testify this change, since they are allfocused on the preservation of all the original parts of the books. In Barberi’swords: “The book should preserve its original appearance”.

Abstract

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