Conoscere se stessi

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QUESTIONI CHE CONTANO DIOGENE N. 28 Settembre 2012 89 ocrate non intende la filosofia come un insegnamento, ma come un dialogo su tutto ciò che riguarda il mondo del- l’uomo e se stesso. Veniva anche detto “filosofo di strada” dal momento che passava le giornate a girovagare per la città di Atene a cercare di far trovare ai cittadini la fantomatica verità che da Talete a oggi l’uomo non ha mai smesso di cercare. Il dialogo socratico si divide in due mo- K Maria Volpi Classe III, Liceo Psico-Socio- Pedagogico, Vigevano. S Conoscere se stessi Secondo l’antico oracolo di Delfi è questa la via maestra per accedere alla verità. Ritratto di un giovane, sarcofago di una mummia, I-III secolo d.C., Fayum, Egitto.

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di Maria Volpi Classe III, Liceo Psico-Socio- Pedagogico, Vigevano. Vincitrice del primo premio del premio di filosofia "Le questioni che contano" indetto da Loescher Editore.

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Q U E S T I O N I C H E C O N T A N O

DIOGENE

N. 28 Settembre 2012

89

ocrate non intende la filosofiacome un insegnamento, macome un dialogo su tutto ciòche riguarda il mondo del-l’uomo e se stesso. Veniva anche

detto “filosofo di strada” dal momento

che passava le giornate a girovagare perla città di Atene a cercare di far trovareai cittadini la fantomatica verità che daTalete a oggi l’uomo non ha mai smessodi cercare.Il dialogo socratico si divide in due mo-

K Maria Volpi Classe III, Liceo Psico-Socio-Pedagogico, Vigevano.

S

Conoscere se stessi

Secondo l’antico oracolo di Delfi è questa la via maestra per accedere alla verità.

Ritratto di un giovane, sarcofago di una mummia, I-III secolo d.C., Fayum, Egitto.

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DIOGENE90N. 28 Settembre 2012

Q U E S T I O N I C H E C O N T A N O

menti, ovvero l’ironia e la maieutica.Analizziamo l’ironia (che in greco si-gnifica finzione): Socrate rende consa-pevole l’interrogato della propriaignoranza. Il dialogo inizia con la sua fa-mosa domanda: ti èsti? (che cos’è?).

Le astuzie socratiche

Il filosofo chiede al suo interlocutore diparlare della materia a lui conosciuta.Se si fosse ritrovato davanti un medicogli avrebbe chiesto “che cos’è la medi-cina?”, se si fosse ritrovato davanti ungiudice gli avrebbe chiesto “che cos’è lagiustizia?” e così via...Questo metodo viene tuttora utilizzatonell’ambito scolastico dai docenti percomprendere i vari significati associatia un termine che nella loro successionespiegano la vera natura del terminepreso in analisi.Inizialmente Socrate fingeva di adulareil suo interlocutore, ma continuava conaltre domande e obiezioni finché∑ ildotto, convinto di aver detto tutto, re-stava senza parole, come annebbiato.Una volta rotta questa presunzione delsapere, l’uomo poteva arrivare alla ve-rità. Così successivamente egli intro-duce la maieutica ossia la partecostruttiva del dialogo socratico. Socrate fa nascere dall’introspezione laverità. Il filosofo non vuole comunicareagli altri una propria dottrina personale,ma soltanto stimolare l’ascoltatore a ri-cercarne una propria dentro di sé.Sul frontone del tempio di Delfi cam-peggiava la scritta “conosci te stesso”,che Socrate prese come cardine del suopensiero. Mettersi in chiaro con se stessi, con unatto di coraggio e di sincerità da rinno-vare di continuo, significa pervenire al-l’età della ragione, cioè superarel’egocentrismo, il narcisismo, così comel’istinto del gregge, la falsa certezzadelle frasi fatte, dei luoghi comuni .Fenomeno tuttora ricorrente quello cheSocrate chiama “gregge”, frutto di unacontinua ricerca di essere uguali aglialtri, agli amici, ad esempio grazie al-l’ultimo modello di scarpe acquistato oai jeans a vita bassa, senza considerareil fatto che bisogna distinguersi per ipropri valori e non grazie a qualcosa diesterno. Facendo notare questo Socratevuole farci capire che non è l’aspetto

che ci fa emergere ma la nostra “es-senza”,il nostro percorso di vita e il no-stro “io”.L’uomo non vive solo nel rapporto conle cose di cui ha bisogno o con gli altriuomini, ma anche in virtù del rapportocon se stesso. Questo rapporto è la co-scienza. Il rapporto dell’uomo con sestesso media quello tra l’uomo e le cosee tra l’uomo e gli altri uomini. Se que-sto rapporto, in cui in definitiva risiedela coscienza, è posto tra parentesi, o eli-minato, l’uomo diventa una formavuota che può riempirsi a caso di qual-siasi contenuto. Diventa semplice recipiente di pregiu-dizi e tradizioni inveterate, di credenzegrossolane, di luoghi comuni e slogan.Non si può confondere questa media-zione razionale, questo imperativo eticocol narcisismo intimistico di chi passala vita a contemplare le pulsazioni deisuoi sentimenti, a ruminare sui suoi do-lori e le sue gioie, a compiacersi di tuttociò che può percepire in se stesso.Una personalità autentica non nasce daicontatti epidermici che un individuopuò avere con gli altri, né è aiutata aformarsi dalla pressione sociale o dallafolla vociferante. Non nasce nemmeno dall’isolamentosuperbo dell’individuo che, mentre nonrifiuta il carico dei problemi che la vitain comune gli comporta, dimentichi ditener d’occhio se stesso e rifugga dallapausa meditativa. Occorre ritrovare insé, nella propria interiorità, le ragioni ei vincoli per vivere in maniera degna,per sé e per gli altri, per la promozionedell’umanità che è in ognuno di noi edei nostri simili.

L’esempio della mamma (di Socrate)

Conoscere se stessi significa, dunque,tener viva in sé una visione di vita ma-tura, la quale comporta sete di verità,ansia di obiettività, rigore etico e razio-nale. “Conosci te stesso” per Socratenon significa conoscere in sé solo l’indi-viduo con le sue caratteristiche contin-genti, coi suoi variabili umori, maconoscere e riconoscere in sé ciò che èuniversalmente umano, l’umanità in noiconsiste nella consapevolezza delle pos-sibilità e dei limiti a tutti comuni, non-ché dei doveri a cui la natura umana cichiama, dei fini a cui dobbiamo tendere

con tutta l’anima. Per aiutare l’interlo-cutore a porsi in chiaro con se stesso,Socrate pratica la maieutica, perché lasua arte vuole somigliare a quella di suamadre, la levatrice Fenarete: comel’ostetrica non genera figli, ma li aiuta avenire alla luce, così l’autentico maieutanon ha alcun insegnamento diretto dacomunicare, ma sollecita l’interlocutorea scoprire da sé, nella sua anima, quelleverità che illumineranno la sua esi-stenza e lo aiuteranno a orientarsi. Nella sua “arte maieutica” troviamo, in-fatti, per la prima volta chiaramente an-nunciato il principio che l’educazione,per quanto implichi sempre un inse-gnamento e una relazione sociale, unrapporto interpersonale tra educatoreed educando, si realizza eminentementecome autoeducazione. Il socratismo, inoltre, implicitamente af-ferma che tutti gli uomini hanno, al-meno potenzialmente, un eguale valoree un’eguale educabilità, sebbene difatto gli interlocutori che Socrate privi-legia sono soprattutto quei giovani bendisposti ad accogliere la più elevata for-mazione intellettuale e morale, l’aretè.Per renderli migliori non c’è che da aiu-tarli a scoprire ciò che essi sono e quelloche devono essere, accostarsi a loro conrispetto, chiamarli a collaborare nella ri-cerca ed a vagliare insieme le diverseopinioni esercitandoli a quell’ironia cri-tica che fa svanire la falsa scienza e pre-dispone a ragionare sui fatti, aindividuare nelle situazioni concrete incui l’uomo si trova ad agire la rispostacomandata dalla ragione e dunque laprospettiva migliore, la sola da perse-guire, costi quello che costi. In tal modo l’educazione non è più pri-vilegio di casta, ma un cammino di au-toformazione che deve essere resopossibile a tutti, poiché ogni uomo èsoggetto di un destino spirituale e diuna sua personale responsabilità. K