CONOSCERE I DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI … · Nel 1997 nasce in Italia l’Associazione Italiana...

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CONOSCERE I DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO CONOSCERE CONOSCERE I DISTURBI EVOLUTIVI I DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI DELL SPECIFICI DELL APPRENDIMENTO APPRENDIMENTO Conegliano Conegliano Veneto, 10 Settembre 2008 Veneto, 10 Settembre 2008 Dr.ssa Dr.ssa Gabriella Gabriella Trevisi Trevisi Sezione di Treviso Sezione di Treviso

Transcript of CONOSCERE I DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI … · Nel 1997 nasce in Italia l’Associazione Italiana...

CONOSCERE I DISTURBI EVOLUTIVI

SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO

CONOSCERE CONOSCERE I DISTURBI EVOLUTIVI I DISTURBI EVOLUTIVI

SPECIFICI DELLSPECIFICI DELL’’APPRENDIMENTOAPPRENDIMENTO

ConeglianoConegliano Veneto, 10 Settembre 2008Veneto, 10 Settembre 2008

Dr.ssaDr.ssa Gabriella Gabriella TrevisiTrevisi

Sezione di TrevisoSezione di Treviso

Nel 1997 nasce in Italia l’Associazione Italiana Dislessia, un’organizzazione di volontari senza scopo di lucro (ONLUS), formata da operatori sanitari, insegnanti e genitori con lo scopo di aiutare i ragazzi dislessici e le loro famiglie, sensibilizzare il mondo della scuola e l’opinione pubblica, promuovere l’informazione e la formazione sulla dislessia.

COSA FA L’ASSOCIAZIONE ITALIANA DISLESSIA

REALIZZA INTERVENTI CHE PERMETTONO:

• La diffusione scientifica rispetto ai problemi della dislessia;• Assume iniziative di formazione ed aggiornamento rivolte aspecialisti, ad operatori scolastici, a genitori;

• Promuove gruppi di aiuto per adulti e adolescenti dislessici;• Offre consulenza telefonica• Fornisce informazioni;• L’Associazione Italiana Dislessia ha la sede nazionale a Bologna esezioni sparse in tutto il territorio italiano.

Gli incontri della Sezione Provinciale AID di Treviso si svolgonopresso l’ex Scuola Cantù Via Tirindelli, 1 Trevisoogni secondo martedì del mese alle 20.45 tel.347-6910696

SCHEMA DELLA RELAZIONE

• Cosa sono i DSA

• Dislessia: quali sono le cause e come si manifesta

• Modello di gestione dei DSA

• Chi deve fare e che cosa

• Normativa per la dislessia e DSA

Giovanni fa la 4 classe primaria, non gli piace la scuola “perchébisogna leggere e scrivere….” . Quando torna a casa scoppiano continue liti con la mamma che cerca di fargli fare i compiti. E’ molto difficile farlo stare seduto per più di qualche minuto e anche mentre legge o scrive si agita sulla sedia. Dopo un po’ la mamma perde la pazienza dato che sembra distratto e ripete errori che sono appena stati corretti. Giovanni non vuole studiare perché dice che: “tanto il giorno dopo le tabelline non me le ricordo e allora la maestra mi dice che non le ho studiate abbastanza, … mi dice che sono sempre il solito distratto…” .Le maestre dicono che e’ un bambino che potrebbe fare di piùma che non si impegna abbastanza.Anche loro sottolineano l’incostanza dell’impegno. A scuola cercano di farlo leggere spesso perché “ne ha piùbisogno degli altri…, e poi e’ un modo per farlo stare attento, altrimenti, quanto tocca a lui leggere, non ha mai il segno”.

DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento

possono essere caratterizzati come un

insieme variegato di sindromi con alcuni

elementi di sovrapposizione.

(Cornoldi, 1994)

DEFINIZIONE DEI DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO

I disturbi specifici di apprendimento (learning disabilities) costituiscono un termine di carattere generale che si riferisce a ungruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e uso di abilità di comprensione del linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura, ragionamento o matematica. Questi disordini sono intrinseci all’individuo, presumibilmente legati a disfunzioni del sistema nervosocentrale e possono essere presenti lungo l’intero arco di vita. Problemi relativi all’autoregolazione del comportamento, alla percezione e interazione sociale possono essere associati al disturbo di apprendimento, ma non costituiscono, per se stessi, dei disturbispecifici di apprendimento. Benché possano verificarsi inconcomitanza con altre condizioni di handicap (per esempio danno sensoriale, ritardo mentale, serio disturbo emotivo) o con influenze esterne come le differenze culturali, insegnamento insufficiente oinappropriato, i disturbi specifici di apprendimento non sono il risultato di queste condizioni o influenze. (NJCLD National Joint Committee on Learning Disabilities, 1988)

Caratteristiche che definiscono il DSA

• La principale caratteristica di definizione di questa “categoria nosografia”, è quella della “specificità”, intesa come un disturbo che interessa uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.

IL PRINCIPALE CRITERIO PER LA DIAGNOSI DI DSA

• Criterio della “discrepanza” tra abilità nel dominio specifico interessato (deficitaria in rapporto alle attese per l’età e/o la classe frequentata) e l’intelligenza generale (adeguata per l’età cronologica).

Dal criterio della “discrepanza” come aspetto cardinale della definizione e della diagnosi di DSA, derivano alcune fondamentali implicazioni

sul piano diagnostico:

1) necessità di usare test standardizzati, sia per misurare l’intelligenza generale, che l’abilità specifica;

2) necessità di escludere la presenza di altre condizioni che potrebbero influenzare i risultati di questi test, come:a) menomazioni sensoriali e neurologiche gravi, disturbisignificativi della sfera emotiva; b) situazioni ambientali di svantaggio socio-culturale che possono interferire con un’adeguata istruzione.

Particolare cautela andrà posta in presenza di situazioni etnico-culturali particolari, derivanti da immigrazione o

adozione.

DSA Caratteristiche generali (1)

• Compromissione significativa e persistente

della funzione interessata (-2ds)

• Capacità intellettive nella norma (entro 1ds)

• Assenza di deficit sensoriali

• Assenza di danno neurologico

• Assenza di disturbi relazionali (primari)

• Presenza di normali opportunità educative

DSA – altre caratteristiche (2)

• Familiarità per il disturbo nel 60-70% dei casi

• Prevalenza accentuata nei maschi

• Consistente associazione tra i diversi DSA

• Eterogeneità dei quadri funzionali

• Eterogeneità dei profili di sviluppo

• Associazione con disturbi psicopatologici

Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento:

DISTURBI SPECIFICI:

• DISLESSIA

• DISCALCULIA

• DISGRAFIA

• DISORTOGRAFIA

DISTURBO DEL CALCOLO

Definizione dal DSM-IV: “La caratteristica principale del Disturbo del Calcolo e’ una capacità di calcolo (misurata con test standardizzati somministrati individualmente sul calcolo o sul ragionamento matematico) che si situa sostanzialmente al di sotto di quanto previsto in base all’età cronologica del soggetto, alla valutazione psicometrica dell’intelligenza, e a un’istruzione adeguata all’età (Criterio A). Il Disturbo del Calcolo interferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di calcolo (Criterio B). Se e’ presente un deficit sensoriale, le difficoltà nelle capacità di calcolo vanno al di là di quelle di solito associate con esso (Criterio C): Se sono presenti una condizione neurologica o un’altra condizione medica generale oppure un deficit sensoriale, dovrebbero essere codificati sull’Asse III”.“Nel disturbo del Calcolo possono essere compromesse diverse capacità incluse le capacità“linguistiche” (per es., comprendere o nominare i termini, le operazioni, o i concetti matematici, e decodificare problemi scritti in simboli matematici), capacità “percettive” (per es., riconoscere o leggere simboli numerici o segni aritmetici e raggruppare oggetti in gruppi), capacità “attentive” (per es., copiare correttamente numeri o figure, ricordarsi di aggiungere il riporto e rispettare i segni operazionali) e capacità “matematiche” (per es., seguire sequenze di passaggi matematici, contare oggetti, e imparare tabelline)”.

Definizione dall’ICD-10: Le difficoltà aritmetiche che possono verificarsi sono varie, ma tra esse sono incluse: un’incapacità a comprendere i concetti alla base di particolari operazioni aritmetiche; una mancanza di comprensione di termini o dei segni matematici; il mancato riconoscimento dei simboli numerici; la difficoltà di adattare le manipolazioni aritmetiche standard; la difficoltà nel comprendere quali numeri sono pertinenti al problema aritmetico che si sta considerando; la difficoltà ad allineare correttamente i numeri o ad inserire decimali o simboli durante i calcoli; la difettosa organizzazione spaziale dei calcoli aritmetici; l’incapacità ad apprendere in modo soddisfacente le tabelle della moltiplicazione”.

Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento:

Modello neuropsicologico modulare di McCloskey, Caramazza e Basili

� Si ipotizza che la rappresentazione mentale della conoscenza numerica sia indipendente da altri sistemi cognitivi e strutturata in tre moduli funzionalmente distinti:

• Il sistema di comprensione trasforma la struttura superficiale dei numeri (diversa a seconda del codice, verbale o arabico) in una rappresentazione astratta di quantità;

• Il sistema di calcolo assume questa rappresentazione come input, per poi “manipolarla” attraverso il funzionamento di tre componenti: i segni delle operazioni, i “fatti numerici” (o operazioni base) e le procedure del calcolo;

• Il sistema di produzione rappresenta l’output del sistema del calcolo, fornisce cioè le risposte numeriche.

MECCANISMI DI CALCOLOFatti numerici Segni operazioni Procedure calcolo

8 x 3 24 Comprensione numeri arabi Produzione dei numeri arabielaborazione lessicale elaborazione lessicaleelaborazione sintattica elaborazione sintattica

Rappresentazione interna astratta

Comprensione dei numeri verbali Produzione dei numeri verbalielaborazione lessicale elaborazione lessicale(fonologica/grafemica) (fonologica/grafemica) elaborazione sintattica elaborazione sintattica

OTTO X TRE VENTIQUATTROMECCANISMI DI COMPRENSIONE MECCANISMI DI PRODUZIONE

DEI NUMERI DEI NUMERI

Il lessico dei numeri e gli errori lessicali

• Nei sistemi di comprensione e/o di produzione i meccanismi lessicali hanno il compito di selezionare adeguatamente i nomi delle cifre per riconoscere quello del numero intero;

• I numeri primitivi: appartengono a tre classi distinte chiamate “ordini di grandezza” o “livelli”:– le unità– i “teens” che contengono la sottocategoria dei “dici”– le decine

• Gli elementi miscellanei (-cento; -mila; -milioni, ecc) si aggiungono ai numeri primitivi a seconda della loro posizione all’interno del numero. La loro corretta selezione e’ opera dei meccanismi sintattici e semantici;

La sintassi dei numeri e gli errori sintattici

• I meccanismi sintattici sono responsabili dell’elaborazione dei rapporti fra le cifre e la sintassi del numero riguarda le relazioni spaziali tra le cifre che lo costituiscono;

• A seconda della posizione che occupa all’interno del numero, ogni cifra non solo assume un nome diverso, ma anche un diverso valore;

Errori sintattici:1) errori di conteggio (mancato controllo della struttura sintattica):

- ad es.: 1,2,3,4,15,16…(rispettato l’incremento ma non la categoria lessicale);- ad esempio: 13,14,40,41,42… (mancato incremento e confusione del livello)

2) mancato riconoscimento del valore dello zero nella transcodifica:- ad esempio: centouno = 1001

3) errori di “lessicazione” completa o parziale - ad esempio: duecentocinquasette= 210057, ottocentosessantuno = 8100601;

4) errori nell’unire gli elementi miscellanei con i numeri primitivi:- relazioni moltiplicative rese additive: duecento=102; tremilasettanta = 1073;- relazioni additive rese moltiplicative: centocinque=500; centoventirè=2300; millesette=7000.

Il sistema del calcolo

• Nel modello di McCloskey, Caramazza e Basili (1985) il sistema del calcolo assume la rappresentazione astratta di quantità del numero come input, per poi “manipolarla”attraverso tre componenti: segni delle operazioni, i “fatti numerici” e le procedure del calcolo;

• I segni delle operazioni sono le operazioni che vengono elaborate per prime solo così e’ possibile accedere ai fatti numerici e quando le relazioni tra i dati sono automatizzate, la loro conoscenza viene detta conoscenza dichiarativa (di informazioni note);

• Quando il compito richiesto non consenta un accesso diretto alla risposta e’ necessaria la conoscenza procedurale relativa alle procedure generiche del calcolo e a quelle specifiche per l’operazione aritmetica;

Errori nel sistema del calcolo

• Gli errori nel sistema di calcolo analizzati dalla letteratura possono essere attribuiti a differenti categorie di difficoltà:

• errori nel recupero di fatti aritmetici

• errori nel mantenimento e nel recupero delle procedure

• errori nell’applicazione delle procedure

• difficoltà visuospaziali

DISTURBO DELLA COORDINAZIONE MOTORIA (DSM-IV)

DISTURBO EVOLUTIVO SPECIFICO DELLA FUNZIONE MOTORIA (ICD-10)

Definizione dal DSM-IV e dall’ICD-10 che ripropone gli stessi segni diagnostici: “…la caratteristica fondamentale del Disturbo di Sviluppo della Coordinazione e’ una marcata compromissione dello sviluppo della coordinazione motoria (Criterio A). La diagnosi viene fatta solo se questa compromissioneinterferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana (Criterio B). La diagnosi viene fatta se le difficoltà nella coordinazione non sono dovute ad una condizione medica generale (per es., paralisi cerebrale, emiplegia o distrofia muscolare) e se nonrisultano soddisfatti i criteri per un Disturbo Generalizzato dello Sviluppo (Criterio C). Se e’ presente Ritardo Mentale, le difficoltà motorie vanno al di là di quelle di solito associate con esso (Criterio D). Le manifestazioni di questo disturbo variano con l’età e con lo sviluppo. Per esempio, i bambini piùpiccoli possono presentare goffaggine e ritardo nel raggiungimento delle tappe fondamentali dello sviluppo motorio (per es., camminare, gattonare, stare seduti, allacciarsi le scarpe, abbottonarsi la camicia e chiudersi la cerniera lampo dei pantaloni). I bambini più grandi possono mostrare difficoltà nelle componenti motorie dell’assemblaggio di puzzles, nel modellismo, nel giocare a palla, nello scrivere in stampatello o nella calligrafia.”

La disgrafia si manifesta come difficoltà a riprodurre i segni alfabetici e quelli numerici ed essa riguarda esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche.

Le caratteristiche di questa difficoltà relative alla riproduzione dei grafemi:

Posizione e prensione: scrive in modo irregolare, impugnatura scorretta; posizione del corpo inadeguata; disimpegno dell’altra mano nella funzione vicariante;

Orientamento nello spazio grafico: ridotta capacità di utilizzare lo spazio; non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole; non segue la linea di scrittura;

Pressione sul foglio: pressione sul foglio inadeguata; frequenti sincinesie;

Direzione del gesto grafico: inversioni nella direzionalità del gesto;

Produzioni e riproduzioni grafiche: difficoltà nella riproduzione grafica di figure geometriche; sviluppo del disegno inadeguato;

Esecuzione di copie: copia di parole scorretta; scarsa coordinazione oculomanuale;

Dimensioni dei grafemi: scarso rispetto delle dimensioni delle lettere;

Unione dei grafemi: la mano non scorre adeguatamente sul foglio; fatica a seguire con lo sguardo la propria scrittura;

Ritmo grafico: alterazione del ritmo di scrittura; scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza; movimenti “a scatti”; senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni.

DISTURBO VISUO SPAZIALE O SINDROME NON VERBALE

La definizione di “Sindrome non verbale” e’ stata introdotta dal neuropsicologocanadese Byron Rourke (1989);Secondo Rourke et al. la sindrome non verbale sarebbe caratterizzata da:– problemi di coordinazione psicomotoria– problemi percettivi e tattili, specialmente il lato sinistro del corpo– deficit visuo-spaziali– problemi in compiti cognitivi e sociali di tipo non verbale– buona memoria verbale meccanica– difficoltà in aritmetica e discreto successo in lettura e scrittura (eccezione del grafismo)

– difficoltà di adattamento a nuove situazioni sociali– verbosità– deficit di giudizio sociale– discrepanza fra QI verbale (più alto) e QI di performance (più basso)

La neuropsicologia dello sviluppo distingue tre tipi associati di disturbo riconducibili alla Sindrome non verbale:– ambito visivo: deficit di percezione e di esplorazione visiva;– ambito spaziale: difficoltà nell’analisi e nella codifica dello spazio e delle relazioni spaziali;

– ambito prassico: deficit di coordinazione, di pianificazione e di controllo motorio

Disturbo non verbale ed apprendimento:

Cornoldi e collaboratori hanno identificato le caratteristiche del disturbo non verbale in relazione agli apprendimenti scolastici.

Le aree interessate sono le seguenti:– disegno ed educazione artistica– aritmetica (per gli aspetti relativi alle abilità visuo-spaziali,

comprensione del valore posizionale del numero, allineamenti, ecc)

– geometria– scienze– comprensione del testo– geografia– informatica

DISTURBO DI COMPRENSIONE DEL TESTO (cattivo lettore)

Distinzione tra decodifica e comprensione nella lettura

• Per decodifica si intende la capacità di riconoscere e pronunciare correttamente le parole che compongono un testo mentre la comprensione riguarda la capacità di coglierne il significato;

• I disturbi specifici di comprensione riguardano quei deficit in cui il processo di decodifica e’ più o meno integro (cioè il testo viene letto scorrevolmente e correttamente) a fronte di un problema legato alla comprensione del significato del testo;

• Cornoldi (1999) e vari studiosi distinguono le difficoltàdefinite come “dislessia” (problemi di decodifica e degli automatismi) da quelle che riguardano la comprensione del testo (carenze nelle abilità controllate);

• Per la decodifica l’insegnamento dovrà mirare all’automatizzazione del processo di riconoscimento delle parole (lessico visivo) che consente il recupero diretto della forma fonologica della parola;

• Per la comprensione e’ necessario promuovere diversi processi cognitivi complessi che non si esauriscono nell’associazione tra la forma scritta della parola e le sue caratteristiche lessicali e semantiche ma necessitano di una costruzione attiva del contenuto del testo;

• Comprendere significa costruirsi una rappresentazione mentale del contenuto del testo (Johnson-Laird, 1983); la costruzione di questo “modello mentale” avviene attraverso l’integrazione di informazioni che il lettore già possiede e di informazioni contenute nel brano che devono essere tra loro collegate.

• Kintsch e Van Dijk (1978, Kintsc, 1994) individuano due processi: uno di costruzione e l’altro di integrazione che entrano nella rappresentazione del testo;

• Gernsbacher et al (1997) hanno individuato un meccanismo di attivazione delle informazioni rilevanti e uno di soppressione di quelle irrilevanti che consentono la costruzione di una struttura rappresentane il significato del testo;

• La creazione di questa rappresentazione implica processi che coinvolgono la memoria a lungo termine, la memoria a breve termine e la memoria di lavoro;

• Le differenze fra lettori abili e “cattivi lettori” potrebbero riguardare la quantità di conoscenze precedenti, la capienza del magazzino a breve termine o la capacità di mantenimento ed elaborazione della memoria di lavoro;

Osserviamo ciò che avviene mentre leggiamo e comprendiamo un testo: 1. dobbiamo elaborare una serie di informazioni che il testo ci fornisce, riuscendo a “diminuirne il volume” essendo il nostro sistema di elaborazione e mantenimento a capacità limitata;2. mantenere la struttura così elaborata in memoria per continuare la lettura del testo;3. integrare le nuove informazioni contenute nel testo con le vecchie informazioni già elaborate.

• Recentemente e’ stata introdotta l’ipotesi secondo la quale il deficit di comprensione dei cattivi lettori e’ attribuibile a un problema di inibizione delle informazioni irrilevanti;

• In conclusione e’ probabile che i “cattivi lettori” abbiano una minore quantità di risorse cognitive di memoria di lavoro ed una specifica difficoltà a inibire le informazioni irrilevanti;

• La memoria di lavoro quando sovraccaricata di informazioni crea interferenza sulla comprensione del testo dove e’ particolarmente importanti focalizzarsi sulle informazioni principali (De Beni, 1995)

DISTURBI NON SPECIFICI

• Ritardo mentale• Varie forme di deficit intellettivo• Disturbi comportamentali e della condotta• (ADHD, DC, DOP)

• Disagio scolastico da cause socio-familiari, psicologiche, deprivazione, ecc.

DEFINIZIONE DI DISLESSIA

La Dislessia Evolutiva è un disturbo della lettura che si manifesta in un soggetto in età di sviluppo in assenza di deficit neurologici, cognitivi, sensoriali, relazionali e nonostante normali opportunità educative e scolastiche

LA DISLESSIA EVOLUTIVA

(definizione della Orton Dyslexia Society, 1997)

La Dislessia Evolutiva è un disturbo specificosu base linguistica, di origine costituzionale,caratterizzato da difficoltà nella decodifica diparole singole, spesso inattese in rapporto allaetà, alle abilità cognitive e scolastiche, nonattribuibile a un disturbo generalizzato dellosviluppo o a una menomazione sensoriale.Essa si manifesta con gradi variabili di difficoltàin differenti forme di abilità linguistica.

LA DISLESSIA EVOLUTIVA(definizione della International Dyslexia

Association, 2003)

La Dislessia Evolutiva è una disabilità specificadell’apprendimento di origine neurobiologica. Essa ècaratterizzata dalla difficoltà di effettuare unalettura accurata e/o fluente e da abilità scadenti nellascrittura e nella decodifica. Queste difficoltà tipicamente derivano da un deficit nella componente fonologica del linguaggio che è spesso inattesa in rapporto alle altreabilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzionescolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi dicomprensione nella lettura e una ridotta pratica dellalettura che può impedire la crescita del vocabolario edella conoscenza generale.

COMORBILITA’

Inoltre vi è una elevata percentuale di soggetti in cui il disturbo di lettura si associa a disortografia-disgrafia (sia come difficoltàad utilizzare il codice ortografico che come realizzazione di pattern motori) e discalculia(difficoltà di calcolo e di utilizzazione del sistema dei numeri), per lo meno nei primi anni di scolarizzazione

I fattori di RISCHIO per un Disturbo evolutivo specifico

dell’apprendimento

• Ritardo nelle acquisizioni linguistiche

(anche solo a livello fonologico)

• Ritardo nelle acquisizioni prassiche piùcomplesse

• Ritardo o difficoltà nelle competenze

grafico-rappresentative

DISLESSIA

Nella storia di questi bambini sono spesso segnalati problemi di linguaggio, soprattutto per quanto concerne il linguaggio verbale, che possono persistere isolatamente ad alcune aree (accesso lessicale, ordinamento sintattico)

• La Dislessia è un problema frequente: da 3 a 5%dei bambini in Italia.

• E’ un disturbo che non scompare mai del tutto: molti adulti sono dislessici

• La dislessia spesso e’ associata ad altri disturbi evolutivi specifici dell’apprendimento e talvolta accompagnata da altre condizioni cliniche;

• Il cervello del dislessico è organizzato in un modo diverso, il che crea difficoltà nell’elaborazione del linguaggio, in particolare dei fonemi

QUALI SONO LE CAUSE DELLA DISLESSIA?

• Deficit fonologico

• Deficit della rapida processazione dello stimolo uditivo

• Deficit visivo, del sistema magnocellulare, di attenzione visiva

• Deficit di automatizzazione del comportamento motorio

L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) introduce 5 condizioni per una diagnosi di

DISLESSIA EVOLUTIVA:

1) Il livello intellettivo del soggetto deve essere nella norma;

2) Il livello di lettura deve essere significativamente distante da quello di un bambino di pari età o classe frequentata;

3) Il soggetto non deve presentare disturbi neurologici o sensoriali;

4) Il disturbo deve essere persistente nonostante la scolarizzazione adeguata e interventi didattici specifici;

5) Il disturbo deve presentare delle conseguenze sulla scolarizzazione e nelle attività sociali in cui e’ richiesto l’impiego della letto-scrittura.

PROFILO CLINICO CARATTERISTICO: La Dislessia Evolutiva

Profilo clinico caratteristico• Quoziente intellettivo nella norma• Lettura ad alta voce molto stentata• Difficoltà ortografiche nella scrittura• Difficoltà col sistema dei numeri e del calcolo• A volte sono presenti:- difficoltà di comprensione del testo- difficoltà nel linguaggio orale- instabilità motoria e disturbi di attenzione

Ha un pattern di espressività che si modifica nel tempo

DIAGNOSI

La diagnosi viene posta quando i valori di velocità e/o di accuratezza di letturarisultano inferiori alla seconda deviazione standard dalla media prevista per il livello di scolarizzazione, ovverosia quando la velocitàe l’accuratezza sono pari ai valori medi previsti per due classi di scuola inferiori a quella realmente frequentata dal soggetto

DIAGNOSIPer effettuare una diagnosi accurata devono essere in sintesi valutati i seguenti aspetti:

1. livello cognitivo generale 2. funzione linguistica (sia negli aspetti di comprensione che espressivi) 3. memoria a breve termine, sia visuo-spaziale che verbale 4. attenzione 5. funzione di lettura attraverso prove di decodifica di parole, non parole e del brano 6. comprensione della lettura

Età minima per effettuare diagnosi di dislessia: fine 2° anno della scuola primaria

Alla fine del 1 anno di scuola primaria (se pregresso DSL, familiaritàaccertata per il disturbo della lettura) si parla di ragionevole ipotesi diagnostica con previsione di verifiche successive.

PROGNOSI

Per quanto concerne la prognosi del disturbo dislessico, per sua stessa natura, non può essere annullato ma ciò che nella maggior parte dei casi si osserva è il miglioramento delle capacità di lettura, soprattutto per quanto concerne la correttezza, mentre la velocità tende a rimanere molto lenta,divenendo con l’età quindi il marker piùspecifico del disturbo.