Confidare nella Divina ProvvidenzaDELLA PROVVIDENZA In prima e quarta di copertina: pubblichiamo due...

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Anno 60 - n. 2 - LUGLIO - DICEMBRE 2017 16122 GENOVA - Via Curtatone, 6/A - Tel. 010 87.04.05 - Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova Confidare nella Divina Provvidenza

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Confidare nellaDivina Provvidenza

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Anno 59° - n. 1 - GENNAIO - GIUGNO 2016

“Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova”

16122 GENOVA - VIA CURTATONE, 6/A

Tel. 010 870405

SOMMARIO

p. 3. EDITORIALE

p. 6. LE NOSTRE FONTIConfida nel Signore contutto il cuore e non appog-giarti sulla tua intelligenza

p. 7. Due febbraiop. 9. Essere scelte da Gesù

“per loro”p. 12. Dal Diario di S. E. Mons.

Valentino Vailati

p. 16. PER MEDITARELasciamo risuonare in noil’eco del Natale

p. 25. Santi per vocazione

p. 27. NEWS PORA

p. 28. ESTATE A PERLETTO

p. 31. NEWS PORA

p. 34. LA NOSTRA SPIRITUALITÀ

p. 35. LA MANO DELLAPROVVIDENZA

In prima e quarta di copertina:pubblichiamo due particolari degli internidella Cattedrale di S. Lorenzoin Genova, in occasione dei 900 anni della sua consacrazione.

Ringraziamo Nadia Massa per la foto

di prima di copertina ed altri contributi fotografici.

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viviamo il tempo in cui siamochiamati ad immergerci nel Miste-ro dell’Incarnazione. Il Figlio, ob-bediente al Padre, prende unacarne mortale per redimere gliuomini! È un mistero indicibile eincontenibile perché solo Dio,nella suo onnipotenza ed umiltà,può arrivare a tanto.Condivido con voi un dono cheho vissuto dal 20 al 26 settem-bre: sono stata per la prima vol-ta a Gerusalemme. Non eromai stata in Terra Santa e, co-munque non sono andata pervisitare tanti luoghi. Solo Ge-rusalemme e Betlemme.

Sono andata per “sostare” nei luoghi. Ero ospite nella fore-steria di un Monastero dove vi è una suora, carissima amica.Sono stata trattata deliziosamente. Essendo non un classicopellegrinaggio che tocca tanti luoghi ma un pellegrinaggio personalizzato, i luoghi visitatisono stati pochi…ma i più importanti (tolto Nazareth che non era possibile raggiungere).Sono stata al Getsemani, al Cenacolo, al Santo Sepolcro, al Calvario e a Betlemme. Unagiornata, la domenica l’ho trascorsa dalle Suore con una Sorella che, facendomi vedere dal-l’alto Gerusalemme, mi ha spiegato, Bibbia alla mano, le Scritture riguardo Gerusalemme.In ogni luogo ho potuto sostare in preghiera “ore”. Ho potuto “vivere” quei luoghi, sia conl’aiuto dei Francescani o con l’aiuto della “Sorella esterna” del Monastero che mi hanno ac-compagnata all’andata di ogni visita e poi mi lasciavano lì.Non posso dimenticare le ore trascorse al Getsemani nel tentativo di vegliare con Gesù, o

Cari Amici e Lettori,

Porta d’oro di Gerusalemme, vista dal Getsemani

Getsemani: pietra dove

sembra che Gesu

abbia pregato

prima dell’arresto

Luogo della

dormizione di Maria

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al Calvario ai piedi della Croce, con Maria, o al Sepolcro vuoto. In tutti questi luoghi vi hoportato nel mio cuore e nella preghiera, e soprattutto al Cenacolo, luogo dove “siamo nate”ed in cui, apparentemente, non c’è nulla, non si vede niente…tutto è opera dello Spirito chelavora invisibilmente! Anche a Betlemme, che si raggiunge da Gerusalemme con un bus dilinea in mezz’ora, in quella povertà evidente, ho potuto adorare il grande mistero dell’In-carnazione nel silenzio della fede e della preghiera del Rosario incessante che mi ha ac-compagnata.Veramente ci si accorge che solo la fede fa cogliere il Mistero anche laddove non si vedenulla. E, del resto, questo è anche il nostro Pellegrinaggio interiore che continua verso laGerusalemme celeste, attraversando i Misteri custoditi nei luoghi santi di Gerusalemme cheviviamo quotidianamente nell’Eucaristia.“Nazareth”, anche se non l’ho visitata, mi è stato consegnata come ritorno a casa, nel silen-zio della quotidianità che ci chiede il SÌ nascosto delle cose di ogni giorno, l’Eccomi al Si-gnore che passa nei nostri doveri quotidiani.

* * *

Un'altra esperienzada condividere ri-

guarda la Divina Prov-videnza. Come sapeteabbiamo iniziato a re-staurare alcune stanzedella Casa di Agnese,attigua al Castello diPerletto ed abbiamoavuto la gioia di ospi-tarvi sacerdoti durantegli Esercizi spirituali.Oltre l’Eremo, sonostate realizzate 3 stan-ze da letto autonomecol loro bagno, tutte arredate con i mobili di Agnese (…sembra di entrare in un altro mon-do), ed una cucinetta.Anche se i lavori sono stati ridotti all’osso, os-sia impianto elettrico, gas, acqua, bagni e ripu-lita dei muri, è logico che c’erano da pagare del-le fatture che, pur non essendo altissime, supe-ravano le nostre possibilità del nostro Contobancario di Perletto. All’inizio ero molto sco-raggiata e poi mi sono chiesta cosa avrebbe fat-to la Direttrice… Avrebbe chiesto aiuto! Allora,senza scrivere lettere a Benefattori, che misembrava che impegnassero troppo, ho scrittoquesto messaggino, inviato a circa 100 persone.

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Per me era anche un po’ un segno se que-ste opere erano volute dal Signore o unprogetto mio o di Suor Maria Giuseppina. La Provvidenza se benedice, provvede!Questo è il testo inviato dopo la metà diagosto: Carissimi amici, veniamo a

chiedervi un aiuto. Lo facciamo nel-

l'immediatezza di un messaggino che

risulta meno impegnativo, lascia più

liberi ed è inviato a tanti. Quest'anno ab-

biamo avuto spese eccezionali e imprevi-

ste soprattutto a Perletto nella Casa di

spiritualità e accoglienza per sacerdoti.

Vi chiediamo un piccolo aiuto, anche

minimo, nel sostenerle e per permette-

re ancora a tanti di fruire di questa

casa e viverne la spiritualità. Per chi

si sente di poterlo fare può fare

tramite il conto Fondazione Picco-

la Opera Regina Apostolorum,

Banca Regionale Europea - Ubi

Banca di Cortemilia, il cui iban è

IT16W0311146230000000028336.

Un grande grazie unito alla preghie-

ra per voi e nel ricordo costante dei

vostri cari defunti.

Dal giorno successivo fino a ottobre, in bo-nifici piccoli, anche di 20 – 30 euro e piùgrandi, sono arrivati 16.900 euro. Abbiamo potuto pagare praticamente quasitutto. L’abbiamo chiamata CASA DIVINAPROVVIDENZA in onore di Chi non ci famancare nulla e continuamente ci accompa-gna. Questi fatti ci rafforzano nella fede cheil Signore mai ci lascia mancare anche il so-stentamento materiale, se noi viviamo in ve-ra povertà e fede in Lui.

Vi abbraccio in Gesù e restiamo uniti nella preghiera vicendevole e per i sacerdoti.

Suor Paola

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Le nostre fonti

Sono molto lontana da Genova e scrivodavanti ad una finestra spalancata su

un parco, dove tra gli alberi spogli pri-meggia il verde dei pini, del ligustro, del-l'alloro, delle magnolie. Ho recita to le Lo-di e nella lettura breve del giorno, trattadai Proverbi, ho trovato proprio il paneper i miei denti, come si suol dire. «Confi-

da nel Signore e non ap poggiarti sulla

tua intelligenza, in tutti i tuoi passi

pensa a Lui ed egli appianerà i tuoi

sentie ri ». (Pv. 3, 5-6).Neanche a dirlo sono qui per la PiccolaOpera; non sono cer to in vacanza. Oltre al-la casa, da dove scrivo, la Piccola Opera haqui nel lontano Friuli qualche altra pro-prietà ereditata. L'eredi tà, come avvienespesso, è sta ta contestata e soltanto ora,do po quasi nove anni, sono finite le cause.Le carte sono state sbrogliate dalla manodi Dio e dalla dolcissima maternità di Ma-ria, sempre pronta ad inter venire quandosi tratta dei Sa cerdoti del suo Gesù. Non èche in questi nove anni la Piccola Operaabbia perduto tempo, co me di solito acca-

de in questi casi di contestazioni eredita-rie: qui si è visto «digi tus Dei» per ché nelfrattempo sono stati ri strutturati e La Spe-zia ed il vec chio Perletto.Ora, a carte sbrogliate, altri problemi sipresentano alla Pic cola Opera ed io sonoqui per risolvere molte, molte cose e que-ste sono più grandi di me.Una voce interiore mi sussur ra: scompa-ri, annullati, lascia fare a Dio, la tua parteè solo quella di percorrere i sentieri spia-nati da Dio. La parte sem brerebbe sempli-ce ma non lo è, proprio perché ci sono io,con tutte le mie idee, con la mia in -telligenza, sulla quale mi viene ammonitodi non appoggiarmi. Mi raccomandoincessante mente alle preghiere delle dueamiche che sono in questa ca sa con me.Questa mattina nella Chiesa parrocchiale,davanti al quadro della dolce maternità diMaria che allatta il Bambino dicevo:«Mi hai aiutata a sbrogliare l'arruffata ma-tassa, ma ora c'è il dopo, e questo richiedeuna de cisione, un atto di fiducia. Tu vedi ilmio cuore. Tu sai tutto, mentre io sono al

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Confida nel Signore con tutto ilcuore e non appoggiarti

sulla tua intelligenza

Suor Ada Taschera

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Le nostre fonti

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Le nostre fonti

to: «non appoggiarti sulla tua intel ligenza».Nelle cose del Signore bisogna confidare

con tutto il cuore e Lui guiderà al sicuro tut-ti i nostri passi.In questo momento ho proprio necessità

della preghiera di tutte le Figlie, con le qua-li per prima devo essere unita come un cor -po solo, perché l'unione piega i Cieli; di tut-te le Oblate, che fan no con noi un'unicaconsacrazio ne; di tutte le Amiche, che inogni occasione difficile si sono dimostratesolerti e fedeli; di tutti coloro che amano laPicco la Opera ed hanno la sensibilità di in-tuirne le necessità evidenti e nascoste: hobisogno insomma della preghiera di tutti.E questo è un accorato appel lo, dopo

quello fatto al buon Dio.(Bollettino Gennaio – Marzo 1977)

* * *

2 febbraioSuor Ada Taschera

Qual è lo scopo primo della Piccola Ope-ra? Proprio questo: la lode di Dio.

E se l'Opera ha anche lo scopo di servire ilSacerdozio, il fine principale che riassumetutti gli altri è la lode di Dio.Ci suggerisce qualcosa anche il vecchio Si-meone che ringrazia Dio di essere arrivato avedere il Salvatore. Anche la Piccola Operaè sorta per ringraziare Dio che ci ha donatoil Sacerdozio, senza del quale non si sareb-be perpetuata, nei secoli, la redenzione ed èsorta in un momento difficile per la Chiesae i Sacerdoti.È nata, infatti, nel dopoguerra, in un perio-do in cui i Sacerdoti erano derisi, disprezza-ti, fraintesi. È sorta per creare attorno ad essi una bar-riera di protezione, di preghiera, di com-prensione.

buio e al buio devo percorrere la strada cheil Signore ha assegnato alla Picco la Opera,la strada che il Tuo dolce Cuore desidera...fa che non sbagli il sentiero tracciato daDio». Qui si tratta di dar vi ta ad una nuovaCasa per il Cle ro, Casa che non esiste inDio cesi... ma... e le vocazioni?La Provvidenza, che ha fornito la Casa, ece l'ha conservata at traverso mille guai dilunghe cause, potrà mancare di provve dereal resto? La mia intelligen za mi dice che so-no momenti difficili e che è raro che dellegiovani si donino al Signore per una vitaumile, nascosta e di so lo sacrificio. La mas-sima parte di esse sono come le farfalle,

che volanodi fiore infiore persucchiarne ilnettare e poivolar via; quici vuole unavo c a z i o n esoda, abne-gazione e fe-deltà con trotutto e con-tro tutti; bi-sogna tenerfisso losguardo aGesù unicoSacerdote ,alla sua Ope-ra ed a colo-ro che ha la-

sciato nel mondo per continuarla: bisognacredere, anche contro l'evidenza, che nien-te vi è di più grande e di più necessario, perla salvez za dei fratelli, del Sacerdote di Cri-sto; e bisogna, per la sua fe deltà, donare lapropria vita aspettando per sola ricompen-sa il sorriso di Dio nell'ultimo giorno.Questo dice la mia intelligen za e questo pa-re confermino i fatti; ma mi viene ammoni-

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Le nostre fontiLe nostre fonti

Quando furono affissi iprimi manifesti che an-nunciavano: “Primo

sabato del mese - Ora

di Adorazione per il

clero e le vocazioni -

nella Chiesa di Santa

Marta - a cura della

Piccola Opera Regina

Apostolorum”, un Sa-cerdote ci confidò chericevette una grande consolazione e fu tantoconfortato nel constatare che mentre c'erachi chiamava i Preti “sacchi di carbone”, cifosse chi aveva il coraggio di difenderli e dischierarsi apertamente dalla loro parte.E ora, forse in un altro senso, c'è nuova-mente bisogno di creare un fronte di difesae di comprensione per i nostri Sacerdoti.Forse la gente non li disprezza, ma spesso liignora ed è indifferente o, peggio ancora, sene occupa solo quan-do le pagine dei gior-nali descrivono in lun-go e in largo, le defe-zioni di qualcuno diloro. E allora è piùche mai attuale lo sco-po dell'Opera, pregaree ringraziare Dio per ildono del Sacerdozio,ringraziarLo per quelliche non lo ringrazia-no, pregare perchétutti sentano questodovere e siano piùpropensi a compren-dere che a criticare.Tornando al misterodella Presentazione,siamo colpiti soprat-tutto dalla figura diMaria. Il suo ruolo è quello dioffrire Gesù. È Lei che

offre, è Lei che dona ela sua gioia è anche ilsuo grande dolore. Viè una comunione inquesto mistero digioia e di dolore, tan-to che non si sa direse sia un mistero do-loroso o gaudioso. Èil mistero dell'offerta. Maria rappresenta

l'anima che si offre mentre offre Gesù. El'Opera, nei suoi membri, come Maria si of-fre a Dio Padre perché i Sacerdoti possanodonare Gesù alle anime.Vi è anche San Giuseppe nel mistero dellaPresentazione, ma la sua presenza, comesempre, è silenziosa e discreta. Egli sta in si-lenzio anche nella vita della Chiesa. Il suo si-lenzio viene ancora una volta a ricordarciche i valori più grandi li vede solo Dio.

San Giuseppe è unodei principali protet-tori della PiccolaOpera, perché l'Ope-ra è nata per lavorarenel nascondimento enel silenzio. Guardiamo infine aColui che è offerto, aGesù.Gesù è presentato, silascia offrire, maquello è solo l'iniziodi un'offerta che con-tinuerà per tutta la vi-ta fino alla morte sul-la Croce. Gesù è statoofferto da Maria, laquale Gli sarà compa-gna generosa fino alCalvario.Così la Piccola Operache si è offerta per iSacerdoti, attraverso

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Le nostre fontiLe nostre fonti

la Madonna, fin dal suo sorgere, desideracontinuare generosamente in questa offertae chiede a Maria, sua Madre e Regina, di nonarrestarsi di fronte alle inevitabili difficoltà.Dopo queste riflessioni, non ci resta che rin-graziare Dio per tutta la luce che irradia sul-la Piccola Opera e sul suo ideale dal miste-ro della Presentazione e ripetere, con tuttoil cuore e con tanta gioia, la bellissima pre-ghiera che ci fa dire la Chiesa in occasionedel 2 febbraio:

Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi

fedeli riuniti nella festa della presentazio-

ne al Tempio del tuo unigenito Figlio fat-

to uomo e concedi anche a noi di essere

presentati a Te pienamente rinnovati nel-

lo spirito.

Concludendo: vivere la Presentazione è vi-vere la nostra vita come un'offerta, come unsì generoso al Signore, per Maria, giornoper giorno. (dal periodico della P.O.R.A. - n. 4 - 1974)

ESSERE SCELTE DA GESU’ “per loro”

Io mi sono inginocchiata a ringraziare ilSignore per averci scelte e per avercidata questa vocazione.Fate anche un’altra preghiera al Signoreche tenga sempre lontana da noi l’aviditàdel denaro. Credo che quando c’entraquello non si veda più niente. Che il Si-gnore abbia misericordia di tutti! Figliuo-le benedette noi dobbiamo proprio esse-re una fonte di forza viva per i nostri pre-ti; una forza di sacrificio, di immolazionee di preghiera. Teniamoci unite perchéniente possa far presa su di noi per dis-solverci. State attente e siate vigilantiproponendovi di essere semplici sempresincere per mantenere il vostro spiritosempre puro e libero per essere tutte diGesù in aiuto ai suoi ministri, fate per lo-ro tutto: il sacrificio di alzarsi al mattinoquando avete ancora voglia di dormire,

le preghiere, il dovere quotidiano. Anchele più piccole cose, fatele con amore inofferta. Tutto diventerà moneta preziosaper loro presso il Padre che distribuirà aivicini e ai lontani. Se vivamente sieteconvinte e consce della preziosità di ognivostro atto nell’economia divina, tutta lavita anche la più oscura diventerà lumi-nosa …e conoscerete la pace. Ringrazia-te sempre il Signore di avervi scelte: nonfinirò mai di raccomandarvelo.Fate che la vostra casa sia fonte di paceper tutte quelle che ci confluiranno. Fateche ci alberghi la carità più grande. Com-patitevi. Tutte abbiamo dei difetti ma,quando ci si vuole bene, i difetti non sivedono più, o si cerca di nasconderli co-me nelle famiglie. Siate una per l’altra.L’unico modo…..è questo. Ma prima ...Gesù. Fate che Gesù trovi in ogni mo-

Pensieri di suor Ada Taschera, tratti da lettere alle suore

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Le nostre fonti

mento nella vostra casa un'occasione ri-posare e che la Madonna possa sempreguardare alla nostra piccola famiglia concompiacenza.Lei sia sempre serena e allegra. Sono si-cura che il lavoro che le sta davanti e ilpensiero di quelli che hanno bisogno lefaranno ritornare tutta l’energia di unavolta e tutta la serenità. Voglio tornare e trovarvi tutte contente.Siate serene, siate contente e vogliatevibene. Io sto bene. Il Signore mi dona del-le giornate di una pace e di una gioia in-tensa.

Sono le vocazioni che non si fanno avan-ti. Anche per quello penso che il Signoreprovvederà poiché diversamente farebbecose inutili e Lui non ne fa.

Son proprio le cose quasi impossibili chesi riserva il Signore.E io penso che le Opere del Signore sonoopere del Signore appunto perché gli uo-mini non potrebbero farle: il giorno chetutto sarà pronto e fatto a puntino l’Ope-ra sarà degli uomini e non servirà più aniente. Mentre “morivo” ho visto che alSignore preme solamente che noi lo

amiamo e aderiamo completamente allaSua volontà. Questo lo Glorifica. Per ilresto non ha bisogno di noi perché lo faLui.

Non conto mai né le figlie, né il denaro.Se dovessi fermarmi a numerare e le unee l’altro perderei le forze e non potrei piùfar niente. Senza contare le une e l’altrobastano perché si moltiplicano.

Non sono pentita; se dovessi ricomincia-re ricomincerei anche se sapessi che lemie croci fossero tre volte tante.

Chiedo a tutti di continuare ad aiutarmicon la preghiera perché possa dare ilbuon esempio e possa spendere benequesto resto della mia vita.

Coraggio! Penso che sia per l’Opera unperiodo di prova…un po' lungo direte.Ma il Signore ha pure diritto di vedere an-che la nostra perseveranza e avremo unpremio grande in Cielo in ragione dellanostra fede e della nostra perseveranza.

Chiedete solo che si faccia quello che èveramente bene per l’opera del Signore.Lui solo lo sa. Pregate molto.

Sono problemi importanti, ma quandouna fa quello che può, di più non può fa-re, vuol dire che il Signore supplirà.

Ho tante pene, ma tante: dirle non è possi-bile. Mi sostiene una fede forte, assoluta,cieca, nell’aiuto di Dio che sono certa nonmi mancherà mai perché Lui mi ha cerca-ta, Lui mi ha scelta e Lui mi ha voluta.

Tante volte dico “Stai attento perché nonsono io che faccio brutta figura, la fai an-che Tu perché sono la Tua Sposa”.Nonostante tutto sono felice, sono sere-na e contenta. Certo il mondo se cono-scesse veramente le mie attuali condizio-

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Le nostre fonti

ni e tutto l’insieme dell’Opera, direbbeche sono pazza. Ma le cose normali tuttinoi le possiamo fare. È nelle impossibiliche si vede la potenza di Dio.Preghi per me, per noi tutte. Lavorareper i Sacerdoti vuol dire soffrire, soffriree morire ogni momento.

Abbia pazienza vedrà che il Signore ciaiuterà. Preghi ed offra tutto per le voca-zioni in generale che vedrà che poi il Si-gnore ne manderà qualcuna anche a noi.

La vocazione è veramente una cosa gran-de e un gran dono di Dio. Se il Signorenon fa questo dono non c’è niente da fa-re anche se c’è l’aspirazione.

Pregate per le vocazioni e non stancatevivedrete che ne devono entrare.

Coraggio e avanti.

Ma il Signore supplirà perché sa che do-vete vivere e fate tutto quasi gratis.

Certo che è necessario avere molta fede,molta fede.

Preghi per tutte, perché se tutte capisco-no possono essere brave e sante suore.

Ho letto e riletto la sua, benedicendo il

Signore che opera le Sue meraviglie construmenti di così scarso valore. Ma sonoproprio queste le vie di Dio: servirsi delniente e dell’indegno. Bisogna propriopersuadersi di questo: umiltà da partenostra, consapevolezza della propria mi-seria; solamente a Dio la gloria. Bisognamantenersi nella disposizione del distac-co, della rinuncia, anche nel lavorare perDio: La Piccola Opera è proprio la Sua,perciò è necessario lavorarvi non comein casa nostra, ma come in casa Sua, do-ve Lui è il Padrone e può disporre comevuole. La Grazie più grande che il Signo-re può fare alle Figlie, è questo senso diumiltà e di rinuncia. Così il Signore sitrova libero per i suoi prodigi.

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Le nostre fonti

Dal Diario di S. E. Mons. Valentino Vailati, cofondatore:

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Le nostre fonti

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Le nostre fonti

(Pagine gentilmente inviateci da S. E. Mons. D’Ambrosio,

Arcivescovo Emerito di Lecce.)

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Le nostre fonti

L’ Opera è del Signore e l'ha fattaLui! Don Vailati ha suggerito l'i-dea per il sogno inviato dal Signore.Mons. Recagno ha fatto l'opera conla sua santità e il prestigio del suonome che apriva tutte le porte, SuaEminenza il Card.Siri lungimiranteha accolto l'idea, “passibile di grandisviluppi”, come ebbe a scrivere piùtardi, e ha data la sua benedizione eio… ho fatto il galoppino del Signoreed ho sempre tirata la carretta e la ti-ro tutt'ora.

Alle volte penso: ricominceresti?Sì, ricomincerei con maggior espe-rienza.

E poi rido: ma che cosa conta l'espe-rienza? Una sola cosa conta vera-mente ed è necessaria: che vi sia ildito di Dio.

E che sia stata idea di Dio è certoperché io non avevo neppure il cer-vello per pensarla, tanto ero ignoran-te di cose religiose. Ma questa è sta-ta la mia sicurezza e la mia forza…

Intanto era sorto il problema: avvia-re l'Opera verso l'Istituto Secolare o

verso l'Istituto Religioso tendendo al-la congregazione?

E feci un sogno: sognai che cammina-vo per una strada stretta che dava dauna parte su un burrone e mi venivaincontro un grosso camion: mi fermaipensando che mi avrebbe travoltaquando a sinistra scorsi una bellissi-ma pianta, verde, lussureggiante, miritirai sotto quella pianta e il camionpassò senza travolgermi. Non ebbidubbi: quella pianta lussureggianteche ricordo ancora benissimo, rap-presentava la Chiesa: soltanto laChiesa mi poteva dare indicazioni esalvare. Scrissi al Cardinale il quale,senza alcun dubbio, mi rispose: “Ver-so la congregazione”.

E fu così che ci avviammo verso lacongregazione: strada lunga ma piùsicura per un'opera tanto difficile edelicata.

(da LE RADICI PROFONDE,

Autobiografia di Suor Ada Taschera

scritta in obbedienza

al Card. Giuseppe Siri)

La P.O.R.A. è una congregazione religiosa di Diritto Diocesano.Mons. Valentino Vailati aveva seguito attivamente la prima parte della costituzione dell’Opera che, inizialmente sembrava dovesse essere un Istituto secolare.Dall’Autobiografia della Fondatrice troviamo la direzione da intraprendere:

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La Chiesa, nella sua materna sag-gezza, prolunga le più grandi fe-stività dell’anno liturgico attraver-

so le “ottave”, otto giorni durante i qualicontinua a rendersi presente la graziadella grande festa che è stata celebrata.Così è avvenuto, di recente, in occasio-ne del Santo Natale. Oggi, ricorrenza del Battesimo del Si-

gnore, termina il tempo natalizio. Nonabbiamo a disposizione un’ottava perquesto. Ma è certo che non deve termi-nare la grazia straordinaria di questotempo forte dell’anno liturgico. E nonterminerà nella misura in cui l’eco diquanto abbiamo celebrato e vissuto neigiorni appena trascorsi rimarrà vi-vo in noi, continuando a es-sere luce per il nostrocammino, ispirazio-ne per la nostraesistenza quoti-diana. A tal fineabbiamo l’op-portunità del ri-tiro spiritualemensile: ci sarà

possibile prolungare la contemplazionedel mistero dell’Incarnazione e, attra-verso di essa, consentire al mistero dimettere radici sempre più profonde nelnostro cuore di discepoli.Capiterà anche a noi ciò che succe-

de a chi si pone più volte in ascolto diun brano musicale. Poco alla volta di-venta capace di gustarne anche i parti-colari meno evidenti: quei particolariche forse, all’inizio, non erano stati ca-paci di attirare l’attenzione. Prolungarel’ascolto contemplativo del mistero si-gnifica cogliere anche la ricchezza deldettaglio, riuscendo a collocarlo nellacompletezza del quadro d’insieme.

Non a caso si è parlato di eco. Ci ri-troviamo insieme come in-

tenti all’ascolto di un’e-co. E’ l’eco del mi-stero del Natale,un’eco bellissi-mo che ci portain dono il cantoarmonioso de-gli angeli di Be-tlemme, che an-

LASCIAMO RISUONARE

IN NOI L’ECO DEL NATALE

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Per meditare

Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Pontificie

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za l’Avvento di Dio su questa terra. Daquel giorno l’uomo si scopre titolare diuna dignità impensata e impensabileprima: può vedere Dio. Dove? Nel voltodel Suo Figlio, nato per noi e per la no-stra salvezza. D’altra parte, quale fu il motivo per

cui i pastori si misero in cammino versoil luogo in cui giaceva il bambino? È la

pagina evangelica a ricordarlo:“Vediamo questo avveni-

mento”. Letteral-mente il testo gre-co dice: “Vedia-mo questa Pa-rola, che lì èa ccadu t a ” .Ecco la no-vità del Nata-le: la Parolapuò essere guar-

data perché si è fat-ta carne. Possiamo

guardare la Parola di Dio e,quindi, il mistero del Dio vivente.Si comprende il motivo per cui la

Chiesa, nel corso della sua storia, si èsempre opposta alle spinte iconoclaste,a quelle correnti di pensiero che fannodivieto di rappresentare il Signore e i di-versi tratti del mistero divino. Nella fe-de cristiana non è l’uomo che pretendedi dare forma al volto di Dio invisibile,ma è Dio stesso che dona all’uomo laforma umana del Suo volto. Non ha piùmotivo d’essere la richiesta rivolta dal-l’apostolo Filippo a Gesù: “Signore, mo-straci il Padre e ci basta”. È lo stesso Gesù, con la sua risposta,

a ricordare che Dio si è reso visibile al-l’uomo: “Chi ha visto me, ha visto il Pa-dre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Pa-dre?»” (Gv 14, 9).

nunciano la nascita del Bambino divino.Così ci sarà possibile ancora una voltaentrare, in preda alla meraviglia e allagioia, nel cuore di quella sinfonia cele-ste che è la storia della nostra salvezza,assaporandone qualche ulteriore det-taglio.

1. Vedere Dio

In virtù del mistero del Na-tale, all’uomo è data lagrazia di vedere Dio.Ma, vedere Dio, èproprio possibi-le, potremmodomandarci?E si addice almistero divi-no di rendersivisibile agli oc-chi dell’uomo? Ascoltiamo quan-

to ha affermato il SantoPadre Benedetto XVI nel corsodell’udienza appena precedente il 25 di-cembre dello scorso anno: “Il primo adaffermare con chiarezza che Gesù nac-que il 25 dicembre è stato Ippolito di Ro-ma, nel suo commento al Libro del pro-feta Daniele, scritto verso il 204. Qual-che esegeta nota, poi, che in quel giornosi celebrava la festa della Dedicazionedel Tempio di Gerusalemme, istituita daGiuda Maccabeo nel 164 avanti Cristo.La coincidenza delle due date verrebbeallora a significare che con Gesù, appar-so come luce di Dio nella notte, si realiz-za veramente la consacrazione del tem-pio, l’Avvento di Dio su questa terra”.Al di là del fatto che si debba pren-

dere per buona la bella interpretazioneesegetica citata dal Papa, rimane co-munque vero un fatto: a Natale si realiz-

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Si impone, a questo punto, una do-manda: quali conseguenze ha, per la no-stra vita di fede, la visibilità di Dio? Cer-chiamo di dare una risposta. E, a tal fine,ricorriamo a un brano della prima lette-ra di Giovanni, che abbiamo ascoltato ilgiorno dopo la solennità dell’Epifania:“In questo potete riconoscere lo Spiri-to di Dio: ogni spirito che ri-conosce Gesù Cristovenuto nella carne,è da Dio; ognispirito che nonriconosce Ge-sù, non è daDio” (4, 2-3).Siamo da

Dio se ricono-sciamo Gesù ve-nuto nella carne.La fede cristiana nonrimane astratta, affidata aun Dio che, proprio perché lontano,irraggiungibile e invisibile, può esseremanipolato a piacimento diventando, neicontenuti, una fede “fai da te”. No, la fe-de cristiana è ancorata alla visibilità diDio, alla carne del Signore Gesù: alla vi-sibilità e alla carne della Sua Parola, delSuo Corpo e del Suo Sangue dato a noinell’Eucaristia, dei Suoi sacramenti, del-la Sua Chiesa. La nostra fede è vincolata,per amore e nell’amore, alla carne del Fi-glio di Dio e per questo trova l’espressio-ne più autentica nell’obbedienza filialealle molteplici presenze di Cristo nellacarne, che ritroviamo nella nostra vita. Per fare qualche esempio. Se dico di

avere la fede, ma poi non rimango inascolto attento della Parola del Signorecome luce che guida il mio cammino,non sono da Dio, come direbbe San Gio-vanni.

E se dico di avere la fede, ma poi nonfaccio dell’Eucaristia, della Riconcilia-zione e dei sacramenti, il mio nutrimen-to spirituale abituale, non sono da Dio. E se dico di avere la fede, ma non ri-

mango in atteggiamento di pronta ade-sione nei confronti della Chiesa, del Pa-pa e del suo magistero, non sono da

Dio. E se dico di avere lafede, ma poi non eser-cito l’obbedienzaverso coloroche la Provvi-denza di Diomi ha donatocome Supe-riori, non so-no da Dio. Po-tremmo prolun-

gare ancora permolto l’elenco degli

esempi che ci mostrano,per così dire, la “carnalità” della nostrafede. Si pensi ai fratelli nel bisogno checi interpellano, alle ispirazioni interioribuone, agli imprevisti della vita… an-che a tutto questo siamo vincolati, nellamisura in cui vi riconosciamo la presen-za e la visibilità di Dio per noi. Ricordiamo senz’altro il vangelo

ascoltato per la solennità dell’Epifania.Lì l’evangelista Matteo annota, a propo-sito dei Magi: “Entrati nella casa, videroil bambino con Maria sua madre, si pro-strarono e lo adorarono” (2, 11). Essi ri-conobbero, in quel bambino, il Dio difronte al quale prostrarsi e al quale ren-dere il tributo dell’adorazione. Come iMagi, anche noi siamo invitati a ricono-scere la presenza di Dio nella nostra vi-ta, a riconoscerla sempre e ovunque, anon perdere di vista la concretezza conla quale il Signore si fa accanto a noi e

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compie la sua opera. Perché questo di-venti realtà della nostra vita è indispen-sabile accogliere quella che potremmochiamare “la via del bambino”: tornareevangelicamente piccoli per accorgercidi come nel “piccolo”, in ciò che è ap-parentemente tanto umano e quotidia-no, si nasconde la gloria di Dio.Ecco una prima nota del canto nata-

lizio del quale siamo in ascolto! Lascia-mo che la sua eco risuoni nel nostrocuore, assaporiamone tutta la bellezza escopriamo qualche armonioso dettagliofino ad ora rimasto a noisconosciuto.

2. La vera umanità

I vangeli del Natale cihanno narrato la nascita aBetlemme di Gesù. La fedeci ricorda che in quel bam-bino è entrato nella storiacolui che è vero Dio e verouomo. Il Figlio unigenito delPadre, senza lasciare la per-fezione della Sua divinità, haassunta perfettamente la no-stra umanità. Mentre siamo inginocchio davanti alla culladel divino bambino ci è donata,di conseguenza, una duplice ri-velazione: il vero volto di Dio e il verovolto dell’uomo.È importante che per un momento ci

fermiamo a riflettere su questo fatto. Ilvolto del bambino di Betlemme ci apreun mondo prima sconosciuto sulla vitaintima di Dio, un mondo stupendo chenon si finirà mai di indagare con suffi-ciente attenzione di amore. Ma il voltodi quel bambino ci apre anche un mon-do prima sconosciuto sul vero volto del-

l’uomo, della nostra umanità. Gesù Cri-sto è l’uomo nuovo, è l’uomo, l’unicouomo che Dio da sempre ha pensato,progettato, voluto, amato. Pertanto, o lanostra umanità riflette in sé i tratti del-l’umanità di Gesù, oppure la nostra èun’umanità fallita.Chi dobbiamo essere? A che cosa

dobbiamo aspirare? Quale è la nostraautentica realizzazione? Il mistero delNatale ci risponde senza ombra di dub-bio con un nome: Gesù Cristo. Afferma

Origene: “In effetti, ache gioverebbe a te cheCristo una volta sia ve-nuto nella carne, seEgli non giunge finnella tua anima? Pre-ghiamo che vengaquotidianamente anoi e che possiamodire: vivo, però nonvivo più io, ma Cri-sto vive in me (Gal.2, 20)” (in Lc 22, 3).Non ci diventa piùchiaro il motivoper cui i cristianidi ogni tempohanno desideratoimitare Gesù e a

tal fine si sono impegnati in ogni modo?E non risulta naturale, di conseguenza,che il titolo più bello che si possa dareal discepolo del Signore sia quello di “al-tro Cristo”? Non ci può essere giorno, ein esso né energia, né desiderio, né pro-gramma in cui non si debba tendere al-l’imitazione di Cristo. Perché è proprioquesto e solo questo il senso della no-stra vita. Come d’altronde è questo ilsenso della vita di ogni uomo che vieneal mondo.

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Ciò che abbiamo affermato è molto,ma non ci basta. Vogliamo, infatti, averealmeno un dettaglio di quella perfettaumanità presente nel Figlio di Dio in-carnato, imitando la quale realizziamofinalmente noi stessi. A tal fine ritornia-mo per un momento al prologo di SanGiovanni, la pagina iniziale del IV van-gelo: “In principio era il Verbo, il Verboera presso Dio, il Verbo era Dio” (1, 1).Non si finirà mai di meditare questo“inizio”. A noi, comun-que, ora interessa soloun dettaglio della con-templazione giovannea:“… il Verbo era pressoDio…”. Con queste paro-le, l’evangelista intendedare rilievo all’atteggia-mento che nell’eternità ilFiglio assume nei confron-ti del Padre: è presso Dio,rivolto a Dio. Come a direche il Figlio non fa altro cheguardare il Padre, immer-gendosi in Lui perché, conLui, è una cosa sola.Se dalla contemplazione

della vita intima di Dio pas-siamo ora a considerare che cosa le pa-gine evangeliche ci raccontano in meri-to all’atteggiamento del Figlio di Dio,fatto uomo in Gesù di Nazaret, scopria-mo che non vi è differenza. Cristo rima-ne rivolto verso il Padre e immerso inlui, rimanendo con lui una cosa sola: “…io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv14, 11); “Da me io non posso fare nul-la… non cerco la mia volontà, ma la vo-lontà di colui che mi ha mandato” (Gv 5,30).Così non vi è dubbio. L’umanità vo-

luta da Dio, quell’umanità perfetta e ve-

ra che prende forma visibile in Gesù Cri-sto, vive rivolta a Dio, in atteggiamentocostante di filiale obbedienza e abban-dono, secondo un vincolo di amore chefa di due una realtà unica. Ecco perchélo sviluppo della nostra umanità, secon-do il disegno di Dio, non può che realiz-zarsi nell’obbedienza e attraverso di es-sa. Dove c’è l’obbedienza del figlio, lì c’èlo spirito di Cristo e l’uomo trova com-

pimento. Dove c’è ladisobbedienza, lì nonc’è lo spirito di Cri-sto e l’uomo rimaneincompiuto, incom-prensibile a se stes-so.La sfida quotidianadell’obbedienza d’a-more, dunque, nellesue forme piccole egrandi, semplici eimpegnative, è lasfida per la cresci-ta dell’uomo veroin noi, dell’uma-nità secondo Cri-sto, l’unica che

può renderci veramente felici.Ecco una seconda nota del canto na-

talizio, sulla quale rimanere, meditare,pregare.

3. Gesù, l’atteso dalle gentiA una nota musicale ne succede su-

bito un’altra, strettamente legata allaprecedente, tanto da costituire con essaquasi un unico canto. Se in Cristo si ren-de presente nella storia l’unica veraumanità pensata da Dio, allora non c’èuomo che possa fare a meno di Gesù. EGesù è l’atteso da tutte le genti, di ognitempo e di ogni luogo.

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La Chiesa, nel periodo liturgico delNatale, ce lo ha ricordato soprattuttonel giorno dell’Epifania, mistero dellamanifestazione di Cristo a tutte le genti.Vicino alla culla del divino bambino nonaccorrono solo i pastori, rappresentantidel popolo eletto e di quell’umanità cheviveva nell’attesa consapevole del Sal-vatore. A quella culla si avvicinano an-che i rappresentanti del mondo pagano,prima apparentemente ignaro dell’ap-puntamento messianico. Ma ignaro davvero? Pensiamo per

un momento alla stella di cui ci parla lapagina evangelica di Matteo. Rivolgen-dosi a Erode, i Magi domandano: “Dov’ècolui che è nato, il re dei Giudei? Abbia-mo visto spuntare la sua stella e siamovenuti ad adorarlo” (2, 2). Lasciamo daparte le discussioni, pur legittime, intor-no all’identità astronomica della stella.Ciò che a noi interessa, e che è indubi-tabile, è il fatto che quella stella è statacome una luce interiore che ha guidatoi Magi dall’oriente a Betlemme. Guar-dando la stella, possiamo

pensare alla forza della verità scritta daDio nel cuore di ogni uomo e capace diindirizzare anche la vita dei lontani, deidistratti, degli ignari al vero Dio.In effetti, se l’uomo è stato pensato

da Dio in Gesù Cristo, se l’umanità delFiglio di Dio è l’unica vera umanità nel-la quale ogni uomo può ritrovare sestesso, allora il mistero di Cristo è scrit-to nel cuore dell’umanità, come richia-mo permanente e incancellabile checonduce alla culla del divino Bambino.Non c’è popolo, razza, cultura, conti-nente, tempo prossimo o remoto dellastoria che possa fare a meno di ascolta-re nella profondità del proprio esserequel richiamo divino che porta a Cristo. Tutto questo è bellissimo e non può

non suscitare in noi un rinnovato slan-cio pieno di fiducia e di speranza. Lo slancio, come è ovvio, è quello

della missione. Si può forse lasciaresenza risposta la domanda di salvezza edi vita che sale dall’umanità di ogni tem-

po e di ogni luogo? Possiamo noi, che pergrazia abbiamo incon-trato il divino bambino,esimerci da ricordareall’umanità che non c’èper lei salvezza al difuori del Figlio di Diofatto uomo? Quantogrande sarebbe il no-stro egoismo se un si-mile slancio dovesseaffievolirsi nella no-stra vita! E la fedeche abbiamo in do-no non potrebbepiù essere di no-stro giovamento:perché non si può

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essere salvi da soli.D’altra parte, allo slancio della mis-

sione non possono che accompagnarsila fiducia e la speranza. Siamo inviati aparlare di Cristo e a dare testimonianzadi Lui là dove Lui, pur misteriosamente,è già arrivato sempre prima di noi. Per-ché non c’è uomo che non sia stato pen-sato da Dio in Lui e per Lui.Ritorniamo al vangelo di Matteo e al-

la vicenda dei Magi. Racconta ancoral’evangelista. “Ed ecco, la stella, cheavevano visto spuntare, li precedeva,finché giunse e si fermò sopra il luogodove si trovava il bambino. Al vedere lastella, provarono una gioia grandissi-ma” (2, 9-10). Quella gioia gran-dissima noi l’abbiamo prova-ta. La stella, durante il no-stro pellegrinaggio ter-reno, un giorno habrillato sopra dinoi, si è posatasul bambino diBetlemme etutto è diven-tato lumino-so. Il nostrodesiderio, ria-s c o l t a n d oq u e s t ’ a l t r aeco del temponatalizio, è cheogni uomo, grazieanche a noi, possa ac-corgersi della stella luminosa e trovarela vera Vita, Cristo Gesù.Non occorre, per questo, andare lon-

tani. Ne siamo bene consapevoli. Nellenostre case, nelle nostre strade, nei no-stri quartieri, negli incontri quotidiani…lì è il luogo della missione che a tutti,nessuno escluso, è affidata.

4. Il mistero sponsale

Nei giorni appena precedenti al Na-tale, ancora nel tempo di Avvento, laChiesa ci fa ascoltare una pagina delcantico dei Cantici. Il giorno esatto nelquale è prevista questa lettura è il 21 di-cembre, quando ormai si è alle sogliedella celebrazione del grande mistero.Una domanda sorge spontanea:

perché?Nella solennità dell’Epifania la litur-

gia ci ricorda che in questo giorno cele-briamo tre prodigi: “… oggi la stella haguidato i magi al presepio, oggi l’acquaè cambiata in vino alle nozze, oggi Cri-

sto è battezzato da Giovanninel Giordano per la no-stra salvezza” (Antifo-na ai secondi Vespridell’Epifania).Un’altra domandasorge spontanea:perché il riferimentoalle nozze di Cana?A entrambe le do-mande è necessariorispondere. Ma, in ve-rità, le domande si ridu-cono a una sola, perché lapresenza del brano del Can-

tico dei Cantici come anche lapresenza del riferimento a Cana

sono riconducibili a un’unica ragio-ne. Ci si prepara al Natale ormai pros-simo pensando a una storia di amore,quella narrata nel Cantico. Si celebra ilNatale e il tempo natalizio, orami allasua conclusione liturgica, ancora pen-sando a una storia di amore, quella diCana. Due episodi narrati quasi a costi-tuire una cornice, all’interno della qualesi pone il mistero dell’Incarnazione.La risposta agli interrogativi si sta

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ormai affacciando alla nostra mente. Ilmistero dell’Incarnazione è un misterodi amore sponsale, nel quale si realizzal’indissolubile unione tra Dio e l’uomo.A questo la liturgia ci ha preparato neltempo di Avvento. A questo la liturgia ciriconduce il giorno dell’Epifania.Nel bambino di Betlemme si consu-

ma una vicenda di nozze, così che laculla è anche un talamo nuziale che ce-lebra l’amore del Signore per noi. Sicontemplerà mai abbastanza la bellezzadi questo mistero?L’apostolo Giovanni, lo sappiamo,

nei suoi scritti si è fatto cantore dell’a-more di Dio. Si racconta in propositoche, oramai avanti negli anni, il disce-polo prediletto del Signore, visitando lecomunità cristiane, non facesse che ri-petere un’unica affermazione: “Dio èamore”. Alcuni tra i cristiani, col passa-re del tempo, cominciarono a trovareesagerata quella ripetitività. Tanto cheun giorno qualcuno di loro si rivolse al-l’apostolo con fare rispettoso ma ancheinterrogativo: “Come mai, Giovanni,non fai che ripetere la stessa cosa, ecioè che Dio è amore?”. L’apostolo non si scompose e con

grandissima dolcezza rispose. “Perchéil Signore non mi ha detto altro che que-sto, perché il Signore non ha fatto altroche questo”.Giovanni, sul finire della vita, aveva

fatto sintesi del mistero di Dio in Cristoe a tutti desiderava trasmette quanto alui era stato donato di capire: che la fe-de si risolve nell’amore di Dio per l’uo-mo e, dunque, nella risposta di amoredell’uomo a Dio.Possa la nostra esperienza di fede es-

sere la continuazione di quanto Giovanniha compreso e vissuto. Possa risuonare

continuamente in noi l’eco di questa stu-penda nota del tempo natalizio.

5. La custodia di Maria

Per ben tre volte, nei giorni delle fe-stività natalizie, ritorna l’annotazionepuntuale degli evangelisti in merito al-l’atteggiamento tenuto dalla Madonnaal verificarsi del grande mistero dell’In-carnazione e nel corso del suo sviluppo.È Natale, liturgicamente, e la Chie-

sa offre al nostro ascolto la pagina delvangelo di Luca: “Maria, da parte sua,custodiva tutte queste cose, meditan-dole nel suo cuore” (2, 19). Ci spostia-mo alla festa della Santa Famiglia, e laChiesa ci fa ascoltare ancora il vange-lo di Luca: “Sua madre custodiva tuttequeste cose nel suo cuore” (2, 51).Giungiamo alla solennità della SS. Ma-dre di Dio e, nuovamente, la Chiesa cipropone il brano natalizio di Luca:“Maria, da parte sua, custodiva tuttequeste cose, meditandole nel suorecuore” (2, 19).Non c’è dubbio: con la proposta ri-

petuta di questi brani evangelici laChiesa intende mostrarci un atteggia-mento spirituale da imitare e che è tipi-co della fede. Maria è l’esempio più altodella donna che vive di fede e che consguardo contemplativo si sofferma aosservare gli avvenimenti della sua vita.Se un tal modo di fare non può che ca-ratterizzare sempre l’esperienza spiri-tuale del discepolo di Cristo, si può for-se affermare che si addice in modo deltutto particolare al Santo Natale, per lapeculiarità del mistero celebrato.Ma ritorniamo alla vicenda di Maria.

La Madre del Signore ascolta, osserva,si interroga. La sua è una vita di straor-dinaria fede: crede, crede nella penom-

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fermato di Maria ci riconduce al filoconduttore della nostra riflessione spi-rituale. Si è parlato di eco, di una sinfo-nia natalizia della quale rimanere in at-tento e meravigliato ascolto. Tutte quel-le cose che la Madonna custodiva nelcuore erano proprio l’eco armonioso

del mistero dell’Incarna-zione, del quale Ella eraallo stesso tempo spetta-trice e protagonista. Quel-l’eco ha modellato la vitadi fede di Maria, facendo-ne un capolavoro. Quell’e-co possa modellare anchela nostra vita di fede, cosìche la nostra identità didiscepoli del Signore pos-sa essere un’opera bellascaturita dall’accoglienzadel mistero del Natale.

bra che si accompagna sempre all’agiredi Dio nella vita dell’uomo, crede anchequando l’oscurità si fa più fitta e tene-brosa. Crede, e credendo porta nel pro-prio cuore tutto ciò che Le accade e cheaccade attorno a sé. Sa, infatti, chequanto al momento non risulta chiaroun poco alla volta si illuminerà: perchétutto ha un senso nel piano di Dio, an-che quando questo senso non è svelatoall’immediata comprensione dell’uomo.E’ davvero interessante la descrizio-

ne fatta dall’evangelista: Maria custodi-va tutto, non qualcosa soltanto. La suaattenzione era vivissima. E lo era pertutto, perché in tutto il Signore operavadispiegando l’opera della salvezza. Epoi, ciò che custodiva lo meditava, po-neva un fatto accanto ad un altro fatto,una parola assieme ad un’altra parola.Così, poco alla volta diventava più niti-do, se pure sempre nella semi oscuritàdella fede, il disegno di amore di Dio.Maria ci offre un esempio che siamo

chiamati a imitare. E’ probabile che inparte già lo facciamo. La nostra medita-zione quotidiana non è forse un custodi-re le parole di Dio al fine di capirle in or-dine alla vita della fede? Ma ci è chiestoun passo ulteriore: quello in virtùdel quale diventiamo capacidi allargare lo spazio dellanostra meditazione all’inte-ra giornata e all’intera vita.Meditiamo per un certotempo, perché ogni tempopossa diventare meditazio-ne. Meditiamo la parola bi-blica, perché ogni parolache il Signore pronunciapossa essere da noi ascol-tata e capita.Quanto abbiamo af-

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Nel dono del Battesimo Dio mette innoi il seme della santità ed il cristianoè “santo” per vocazione.

Se ciascuno di noi prendesse consapevolez-za sincera di questo dono non potrebbe cherendere grazie a Dio per tutta la vita e cerca-re di corrispondere a questa grazia con tuttele energie e la volontà.Perché, se da un lato abbiamo questo gran-dissimo dono, dall’altro vi è l’impegno a cor-rispondervi, affinché il seme possa maturaree far crescere il noi l’uomo nuovo che, inrealtà, è Cristo Signore che compie l’Incar-nazione. E lo fa non solo in-carnandosi a Betlemme, nonsolo vivendo la Sua vita ter-rena ed il suo epilogo tragi-co nella Passione e Morte,non solo risorgendo e in-viando lo Spirito ma com-piendo la totale redenzionedell’uomo vivendo, per il do-no dello Spirito Santo, nel-l’uomo stesso che si lasciaplasmare da questa incom-mensurabile Grazia.Ed allora, se poi questa san-tità si compirà definitiva-mente in Paradiso, in cui sivive l’eterna e autentica ca-rità, questa vita ci è data per

accogliere il Dono e viverlo nella concretez-za, come un allenamento alla vita vera chedovrà compiersi. L’incontro vero con Gesù trasforma il cuoree gli affetti, orienta i pensieri, plasma la vo-lontà, rinvigorisce l’anima e la persona nonpuò che cercarlo continuamente. È vero: cisono il peccato, la tentazione, l’amor pro-prio, le nostre fragilità caratteriali e costitu-zionali…tutta la nostra fragilità, debolezzaed inclinazione al male.Ma il Signore, quando incontra l’uomo e, piùnello specifico, quando incontra ciascuno di

noi, lo prende come è, perfarne un santo. È come se sicompisse la nuova creazio-ne in cui Egli prende la ter-ra così come è, non la piùscelta e feconda, la model-la, vi imprime il Suo Spiritoe le dà vita in Cristo Gesù. Anoi questo dono e questa re-sponsabilità di lasciare cheEgli compia in noi il proget-to stupendo che Egli hapensato.Se, nella nostra vita medi-tiamo tutto ciò e facciamomemoria riconoscente delDono di Dio possiamo la-sciare che ogni istante, ogni

Santi per vocazione

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gesto, veramente ogni gesto,possa essere consegnato nellamani del Signore e lasciare cheEgli stesso si serva di noi comestrumenti per manifestare la Suasalvezza.C’è il peccato di orgoglio, al qualesiamo tentati di acconsentire. Ilmio IO deve essere al centro, devofar prevalere la mia ragione: per-ché devo umiliarmi, perché devolasciare che un altro mi superi, bril-li più di me, perché non accanirmiaffinché il mio sforzo sia visto, ap-plaudito, lodato? Perché anche ilbene che faccio non deve avere unaricompensa…?..e così via.Il Signore può entrare liberamentenella nostra vita e plasmarla se noi ci arren-diamo a Lui e ci lasciamo salvare. È neces-sario il riconoscimento umile e sereno deinostri limiti e debolezze per poter accettaree chiedere aiuto. Fa pensare e, talvolta, indi-spettisce un poco, quando si sta guidando,magari in autostrada, e davanti c’è un’autoche va piano. Se ci si mette in sorpasso, l’au-to aumenta la velocità, non si riesce a sor-passare e bisogna reimmettersi nella corsiaprecedente. E magari questo si ripete. Oppu-re quando si viaggia in una strada provincia-le e davanti c’è un’auto che crea la coda emagari si fa un lungo tratto di strada co-sì…Forse non sarebbe più semplice acco-starsi un attimo e far passare gli altri? Possiamo domandarci, al di là dell’esperien-za della guida: forse anche io faccio fatica adaccettare le mie lentezze e le faccio un po’pagare agli altri, magari dando la colpa aglialtri che non mi accettano? Forse anch’io ag-gredisco piuttosto che lasciarmi “superare”?Non è forse un atteggiamento più sereno ac-cettarsi con i propri limiti e camminare umil-mente facendosi aiutare a camminare?Questo percorso porta poi alla vera carità.Nel momento in cui si sperimenta la tenerez-za di Dio si impara a guardare con lo stessosguardo se stessi e i fratelli e da qui ne nasce

la compassione e l’amo-re gratuito che diventadono ai fratelli, dimen-ticanza di sé, sguardobenevolo e vita genero-sa nel cuore grandedella Chiesa.C’è una purificazioneda compiere ed è pro-prio quella del nostroorgoglio che fa capo-lino o vuole imporsianche quando sicompiono opere se-condo il Vangelo. Perquesto al cristiano èproposta la purifica-

zione, la penitenza. La via sacramentale è lavia regia in cui inabissarsi e nutrirsi in ab-bondanza della Grazia di Dio, è la via del ri-conoscimento sincero del nostro peccato,delle lacrime di compunzione per non avercorrisposto alla Grazia di Dio che ci ha ac-compagnato momento per momento, è la viadel ripartire pieni di gioia per il perdono ri-cevuto e la speranza che la santità può anco-ra attuarsi nella nostra povera vita.La povertà di cuore, beatitudine dei sempli-ci, si attua, per Grazia, in ciascuno, quandolascia che Dio operi nella propria anima el’atteggiamento che ne scaturisce è la gioia.È così che ci presentiamo a Gesù nella pre-ghiera, dove non ci vergogniamo di portareal Signore le nostre debolezze, i nostri falli-menti e di consegnare a Lui i Doni che Luistesso ci ha fatto.E allora l’eccomi quotidiano diventa manmano sempre più parte del nostro cuore edella nostra vita fino a diventare il supremoEccomi di Gesù al Getsemani e al Calva-rio…ed il nostro ultimo definitivo “eccomi”.In questa totale libertà da noi stessi, confi-dando nelle promesse di Dio, nella gioia dichi sa di essere “graziato” e lasciando vivereil SÌ obbediente di Gesù in noi…è possibilevivere una vita santa.

Suor Paola

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NEWS PORA

24 GiugnoRinnovo dei voti dell’Oblata Laura e saluto a don Piero Pigollo, in visita da Cuba, nella Casa di Formazione.

13 GiugnoPrima Messa di padre Lorenzo Galbiati O.C.D, nella Casa di Formazione.

Giovedì Sacerdotale

10, 11, 12 MarzoPreparazione al Triduo Pasquale, nella Casa di Formazione.

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ESTATE A PERLETTO

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NEWS PORA

30 Giugno - 2 LuglioGiorni di rit iro predicati da Mons. GUIDO MARINI,Maestro delle Celebrazioni Pontificie.

5 - 7 LuglioGiornate di spiritualità per i Familiari del Clero, predicate da don Mario Bozzo, con la presenza di Mons. Gianluigi Ganabano e don Piero Pigollo.

21 LuglioRitiro Spirituale per Sacerdoti, predicato da Mons. GUIDO MARINI.

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ESTATE A PERLETTO

1 - 3 AgostoGiornate di Spiritualità per religiose,predicati da don Maurizio Verlezza S.D.B.

ESTATE A PERLETTONEWS PORA

24-27 LuglioGiornate di formazione per Diaconi Perma-nenti della Diocesi di Acqui, predicate dadon Giuseppe De Virgilio, con la presenzadi S.E. Mons. Micchiardi Vescovo di Acqui.

21 Agosto

Santo Rosario con i

parrocchiani di

Perletto sotto il

port ico del Castello.

17 AgostoS. Messa per iBenefattori vivie defunti, cele-brata da Mons.GianluigiGanabano…con pesca dibeneficien-za per l’au-tofinanzia-mento.

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Estate a PerlettoNEWS PORA ESTATE A PERLETTO

28 Agosto - 1 SettembreEsercizi Spirituali perSacerdoti, predicati daMons. Marco Frisina,con la Concelebrazio-ne, alla S. Messa fina-le, con S.E. Mons. Mic-chiardi, Vescovo di Ac-qui e S.E. Mons. Bru-nett i, Vescovo di Alba.

8 - 10 SettembreEsercizi Spiritualiper giovani, predi-cat i da don Stefa-no Colombelli.

12 SettembreAggiornamento perSacerdot i , t enutoda don Tommas oDanovaro.

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Ripresa della preghiera del terzomartedì nella Casa del Clero del-la Madonna di Loreto a La Spezia.

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NEWS PORA

7 OttobreRinnovo voti, nella

S. Messa

celebrata da S.E. Mons.

Nicolò Anselmi,

Vescovo Ausiliare di Genova,

in Casa Madre.

9 - 13 OttobreEsercizi Spir i -t ua l i de l la co-munità P.O.R.A.a Per let to, pre-dicat i da donMario Corraro, della Diocesi di Cosenza...

...con l’ ingressoin Noviziato dell’Oblata Rita.

ESTATE A PERLETTO

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NEWS PORA

12 NovembreRinnovo voti dell’Oblata Maria Teresa nella chiesa parrocchiale di S. Agostino a Morelli di Trenta (CS) , durante i Vespri presieduti da don Mario Cassano.

15 DicembreSanta Messa per idipendenti e i vo-lontari della Casadel Clero Cardi-

nal Siri di Genova.

4 DicembreRinnovo deivoti delleOblate Tildeed Enrica,nella S. Messacelebrata dadon MatteoPescetto, in Casa delNoviziato.

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NEWS PORA

21 DicembreI sacerdoti si ritrovano giovedì 21 dicembre

per la preghiera ed

il “ pranzo natalizio” .

27 DicembreFesta degli “ Amici”

alla Casa del Clero

di La Spezia.

18 DicembreIncontro sul discerni-mento, predicato da donPaolo Costa in Casa diFormazione, dal t itolo: “ La Parola : guida e luceper il discernimento” .

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Estate a Perletto

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La nostra Spiritualità

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Le nostre Comunità

I Benefattori sono la mano della Provvidenza verso gli scopi e l’apo-stolato della Piccola Opera. Per chi desiderasse o sentisse l’ispira-zione di farsi strumento di bene e di Provvidenza verso la PiccolaOpera Regina Apostolorum e l’apostolato verso i sacerdoti, può ave-re un ricordo per noi nel proprio testamento oppure attraverso un’of-ferta, come si può. Segnaliamo le nostre coordinate bancarie:

Il Vangelo ci dice che anche un bicchiere d’acqua dato per uno deisuoi piccoli non perderà la Sua ricompensa e noi ci crediamoprofondamente. Da parte nostra è costante la preghiera e il ricor-do nella Santa Messa per i Benefattori vivi e defunti.

BANCA PROSSIMA IBAN: IT52 R033 5901 6001 0000 0014 616

La mano della Provvidenza

GENOVASEDE CENTRALE P.O.R.A.Via Curtatone, 6/A - 16122 GENOVATel. 010 870.405 - Fax 010 863.19.41e-mail: [email protected]@gmail.com

sito internet: www.pora.itNoviziato - Tel. 010 819.090Riunioni (garage privato n.° 14 r.)

PERLETTO CASTELLO ESTIVO12070 PERLETTO (CN)Tel. 0173 832.156 - 832.256 - Fax 0173 832.205Periodi di ferie e riposoe-mail: [email protected]

Annuale Corso di Esercizi spiritualiAnnuale Settimana di Aggiornamento

LA SPEZIACASA DEL CLERO «Casa di Loreto»Via XXVII Marzo, 44 - 19121 LA SPEZIATel. 0187 734.322Accoglienza di Sacerdoti

NOSTRE COMUNITA’ SONO PRESENTI E PRESTANO SERVIZIO PRESSO:GENOVACASA DEL CLERO «Cardinal Siri»S.ta delle Fieschine, 9 - 16122 GENOVATel. 010 839.24.30 - fax 010 839.11.64Ospitalità ai Sacerdoti a riposo e di passaggio

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La P.O.R.A. è Ente giuridicamente riconosciuto con D.P.R. 25-8-1953

PICCOLA OPERA REGINA APOSTOLORUM

16122 GENOVA - Via Curtatone, 6 - Tel. 010 870.405 - Fax 010 863.19.41

Conto Corr. Post. 19208164

Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova

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