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Anno XV | N° 11 | 17 giugno 2014 ECM 2014 - 3 corsi CREDITI FORMATIVI ECM fad Farmaci innovativi per le patologie croniche: diabete, malattia di Alzheimer, sclerosi multipla 37 ,5

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Pia PolicicchioCon la mano tesa al confronto

Anno XV | N° 11 | 17 giugno 2014

ECM 2014 - 3 corsi

CREDITIFORMATIVIECM fad

Farmaci innovativi per le patologiecroniche: diabete, malattia di Alzheimer, sclerosi multipla

37,5

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interventiAgguato alla pianta organica

parliamoneOuting... finalmente

gestioneLa sicurezza in farmacia

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Pia PolicicchioCon la mano tesa al confronto

Anno XV | N° 11 | 17 giugno 2014

ECM 2014 - 3 corsi

CREDITIFORMATIVIECM fad

Farmaci innovativi per le patologiecroniche: diabete, malattia di Alzheimer, sclerosi multipla

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Sommario

Editoriale 5

PARLIAMONETra noi Outing... finalmente 6

Interventi Agguato alla pianta organica 11

Interventi I prodotti incorporei in farmacia 12

PRIMO PIANOIncontri Pia Policicchio 14

Attualità No a contaminazioni di ruoli 18

Farmacoeconomia Errori da evitare 20

Comunicazione Un nuovo paradigma 24

Gestione La sicurezza in farmacia 28

Medicina Il carcinoma midollare della tiroide 30

Galenica Nuove opportunità in laboratorio 34

Ecm La malattia di Alzheimer 38

Convegni Focus sull’oral care 46

Cosmesi Il consiglio sui solari 48

Diritto Il bugiardino al paziente 50

RUBRICHE

Spigolature 52

Iniziative 55

Come eravamo 56

Belle farmacie 58

Consigli per le vendite 60

Farmacisti di carta 64

Direzione, Redazione, Marketingvia Spadolini, 7 - 20141 MilanoTel.: 02.88184.1 Fax: 02.88184.302www.puntoeffe.it Reg. Trib. di Milano n. 40 - 14/1/2000ROC n. 23531 (Registro operatori comunicazione)

EditoreEDRA LSWR S.p.A.

Direzione editorialeIsmaele Passoni, Giorgio Albonetti

Direttore responsabileLaura Benfenati - [email protected]

RedazioneGiuseppe Tandoi - [email protected]

CollaboratoriMaurizio Bisozzi, Elena Bottazzi, Michela Chizzolini, Stefania Cifani, Pierantonio Cinzano, Giuliano Corti, Elisa Da Vinci, Giovanni Gallotta, Laura Giordani, Giuliano Guandalini, Maurizio Guerra, Sergio Meda, Enrica Menditto, Stefania Menegatti, Graziella Milan, Caterina Musella, Bruno Riccardo Nicoloso, Alfredo Postiglione, Daria Putignano, Paolo Sorrentino, Marcello Tarabusi, Maurizio Traversari, Giovanni Trombetta, Cosimo Violante

Direzione commercialeSergio Cirimbelli - [email protected] - Tel. 02.88184.299

TrafficoDonatella Tardini (Responsabile)[email protected] - Tel. 02.88184.292Ilaria Tandoi - [email protected] - Tel. 02.88184.294

AbbonamentiTel. 02.88184.317 - Fax: 02.93664.151 - [email protected]

Grafica e ImmagineEmanuela Contieri - [email protected]

ProduzioneWalter Castiglione - [email protected] - Tel. 02.88184.222

ImmaginiFotolia, Thinkstock.I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non siano reperi-bili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori

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Prezzo di una copia euro 0,70.A norma dell’art. 74 lett. C del DPR 26/10/72 n° 633 e del DPR 28/12/72. Il pagamento dell’IVA è compreso nel prezzo di vendita. I dati relativi agli abbonati sono trattati elettronica-mente e utilizzati dall’editore per la spedizione della presente pubblicazione e di altro materiale medico-scientifico. Ai sensi dell’articolo 7 del D.lgs del 30 giugno 2003 n.196, in qualsiasi momento è possibile consultare, modificare e cancellare i datio opporsi al loro utilizzo scrivendo a: EDRA LSWR S.p.A, Re-sponsabile dati, Via Spadolini n. 7 - 20141 Milano.

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Testata Associata

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5giugno 2014

Editoriale

Il futuro è farmacia clinica

Una società scientifica degna di questo nome alla farmacia è sempre mancata.

Più di una volta, discutendo con colleghi e amici, si è detto che ci vorrebbe una Simg,

la Società italiana di medicina generale, che tanto ha fatto e continua a fare per la categoria

che rappresenta e per tutto il sistema sanitario. Oggi però un grande passo avanti i farmacisti

lo hanno fatto. Nata in sordina nel 2012, la Società italiana di farmacia clinica (Sifac)

sta promuovendo una serie di iniziative uniche, utili e di grandissima qualità.

In collaborazione con il mondo universitario in primis, ma anche con le eccellenze

nella farmacologia, come l’Istituto Mario Negri e con le industrie più illuminate e attente

ai reali bisogni dei farmacisti che, se soddisfatti, inevitabilmente producono risultati

in termini di redditività. Durante il terzo modulo dell’International master in clinical pharmacy

organizzato da Sifac, che si è tenuto a Cagliari ai primi di giugno, gli studenti - in gran parte sotto

i trent’anni, tutti molto preparati e motivati - hanno presentato sei lavori di gruppo,

tre in ambito strettamente clinico, tre nell’area marketing.

Gli argomenti dei project work? In area clinica l’individuazione di linee guida

per il trattamento delle problematiche gastrointestinali; l’individuazione di linee guida

per il trattamento del dolore muscolo scheletrico; un progetto di farmacovigilanza attiva

su benzodiazepine e allopurinolo. In area marketing lo sviluppo di un progetto di fidelizzazione

tra farmacie e clienti attraverso servizi di prevenzione ed educazione sanitaria;

l’innovazione di un prodotto tradizionale del canale farmacia in un mercato in cambiamento;

la promozione del consiglio di un Otc nelle patologie di automedicazione.

I due pomeriggi in cui gli studenti del master hanno esposto i loro lavori sono stati ricchissimi

di dati, di spunti interessanti, di idee. Si è discusso di valutazione sistematica della letteratura

scientifica nazionale e internazionale, di percorsi diagnostici, terapeutici e di monitoraggio

standardizzati, di selezione di prodotti nutraceutici in base a caratteristiche specifiche

e certificate da studi clinici. E poi di software che consentano di fornire ai pazienti ticket

personalizzati di consigli e indicazioni, di banche dati che diano sempre maggiori informazioni

e di molto altro di cui avremo modo di parlarvi in specifici articoli nei prossimi numeri della rivista.

Prioritaria, da parte dei giovani farmacisti che hanno partecipato al master, l’esigenza

di acquisire maggiori competenze, di poter disporre di linee guida basate sull’Evidence based medicine, per poter mettere a frutto di più e meglio la propria professionalità, al servizio

del paziente che ne otterrebbe innegabili vantaggi, così come il Servizio sanitario.

Un approccio tecnico - scientifico alla farmacia di comunità di alto livello, entusiasmante,

in questo momento più che mai. Se le nuove generazioni di farmacisti fossero

quelle che abbiamo visto in quell’aula a Cagliari, la farmacia italiana non avrebbe

più paura di nulla e di nessuno.

di Laura Benfenati

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Sabato 10 maggio 2014 è acca-

duto un fatto assolutamente

straordinario, che mi ha favore-

volmente colpito, in quanto va

nella direzione della trasparenza

e della umiltà che tanto abbiamo richiesto e

che ammiriamo.

È accaduto a Cosmofarma, durante l’unico

convegno della manifestazione che perso-

nalmente ritengo sia stato interessante e in-

novativo: “Il bilancio sociale delle farmacie”, in

cui si è posto in evidenza il ruolo di sostegno

alla collettività da parte della rete delle farma-

cie, iniziando a far conoscere la loro attività

complessiva e il loro valore sociale ai cittadini,

alle istituzioni, ai politici, agli altri attori della

filiera, oltre che ai farmacisti stessi. Utifar ha

commissionato un’indagine al “Centro Studi

Sintesi” di Mestre (Ve) sulla situazione della

farmacia italiana (campione troppo ristretto,

come annunciato dallo stesso Centro studi,

ma significativo e sicuramente ampliabile,

se si avrà più tempo per prepararlo). L’espo-

sizione dei consulenti ha toccato vari punti

essenziali: «Ogni giorno si stima che entrino

in farmacia tra i 2 e i 3 milioni di cittadini. La

vendita è certamente una parte prevalente

dell’attività della farmacia ma non è la sola,

nella ripartizione media giornaliera: il 33 per

cento dei cittadini entra per acquistare far-

maci con ricetta, mentre il 23 per cento chiede

farmaci in base a sintomi al farmacista, visto

come consulente della salute, il 6 per cento

chiede informazioni su farmaci e il 4 per cento

desidera informazioni sanitarie specialistiche:

una consulenza sanitaria gratuita che interes-

sa oltre un milione di cittadini al giorno. Quindi

questa attività secondaria occupa almeno

due ore al giorno per ogni addetto, e il suo

Outing…finalmenteUn involontario “mea culpa” della presidente di Federfarma: certe preziose indagini sull’universo farmacia non partono mai, infatti, dal Centro studi del sindacato. E la farmacia dei servizi rimane, conti alla mano, una fumosa illusione

di Maurizio Guerra, farmacista

L’attività di consulenzasanitaria gratuita occupa almeno due ore al giorno per ogni addetto, e il suo costo medio si aggira su un quarto del costo di ogni farmacista

costo medio si aggira su un quarto del costo

di ogni farmacista». La farmacia, inoltre, tute-

la anche l’economia dei cittadini: «Nonostan-

te un generale incremento medio dei listini dei

fornitori del 3 per cento, i prezzi di vendita so-

no sostanzialmente stabili o hanno registrato

una leggera flessione e, comunque, mentre il

60 per cento delle farmacie ha riscontrato un

aumento nei costi dei fornitori, solo il 40 per

cento di esse ha aumentato i prezzi». Infine, la

farmacia investe anche molto in prevenzione:

6giugno 2014

Parliamone Tra noi

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«Oltre il 50 per cento delle farmacie ha orga-

nizzato giornate di prevenzione per varie pa-

tologie, con un costo di decine di milioni di euro

ma incassi molto minori. A ogni giornata ade-

risce una media di circa 20 persone, che non

copre le spese, ma che comunque ha usufruito

di un servizio di prevenzione». Nonostante la

crisi, «l’occupazione nelle farmacie ha tenuto

ed è composta soprattutto di giovani e donne:

il 25 per cento ha meno di 45 anni e oltre il 60

per cento sono donne, con contratti a tempo

indeterminato per la quasi totalità dei dipen-

denti». La “burocrazia informatica” costa al

sistema farmacie circa 50 milioni di euro l’anno

solo per le attrezzature informatiche: la spesa

media annua in software che consente anche

la trasmissione dei dati delle ricette agli orga-

nismi pubblici è di almeno 3.000 euro a far-

macia, un contributo al sistema senza alcuna

contropartita».

Quanto ai risultati economici delle farmacie,

tra il 2008 e il 2012 i ricavi totali annui delle

farmacie territoriali sono calati in media sotto

il milione e 200mila euro per farmacia, con un

calo drastico del margine operativo lordo (ri-

cavi - acquisti e costi) del 15 per cento che nel

2012 si è fermato, in media, intorno ai 135 mila

euro annui. Le farmacie, inoltre, hanno perso

un quinto del loro reddito d’impresa (incassi

- acquisti e costi generali, oneri e ammorta-

menti di vario genere) che è sceso, sempre

in media, sotto i 100 mila euro annui, mentre

nel 2008 era oltre i 120 mila euro. Sono infat-

ti cresciuti i costi operativi del 5 per cento e

quelli del personale del 17 per cento, così co-

me gli ammortamenti del 12 per cento e i costi

straordinari del 24 per cento. E non ci sono

ancora i dati relativi al 2013 e inizio 2014.

Se, però, si parametrano questi dati alla di-

mensione della farmacia, si scopre che le

perdite sul reddito d’impresa, per esempio,

appaiono più contenute nelle farmacie con

non più di 1-2 addetti (-22 per cento) che in

quelle con oltre quattro (-28 per cento). E i

costi totali sono scesi maggiormente nel-

le farmacie con meno personale (-18 per

cento) che in quelli con più addetti (-10 per

cento). Stessi trend in una ripartizione degli

esercizi per fatturato: le farmacie con giro

d’affari superiore ai 2,4 milioni di euro mo-

strano maggiore difficoltà all’adattamento

rispetto a quelle di minore dimensione.

COLPO dI sCENATutto questo, e molto di più che non mi dilun-

go a descrivere anche perché ci sono altri de-

putati a farlo (Utifar in primis), ha dato origine

all’outing di cui al titolo dell’articolo.

Infatti, la molto ineffabile e tempestiva pre-

sidente di Federfarma, cogliendo la palla al

balzo, dopo i dovuti e rispettosissimi com-

plimenti al presidente di Utifar, Eugenio Leo-

pardi, per l’interessantissima e puntualissima

iniziativa che, come sempre, anticipa cultu-

ralmente e professionalmente l’attività delle

farmacie (in altri tempi, la preparazione gale-

nica, la misurazione della pressione arteriosa

e le analisi di capello, pelle, sangue, urine, la

dermocosmetica, l’informatica) e al Centro

Studi che ha operato l’indagine, dichiara in

modo, come detto sopra, umilissimo e tra-

sparentissimo, che questa indagine è stu-

penda e utilissima e che mai nessuno prima di

Utifar ci aveva pensato e tanto meno l’aveva

realizzata.

Non sono le esatte parole, dato che non

avevo il registratore, ma il concetto è proprio

questo: un riconoscimento sincero, onesto e

appassionato ai meriti di Utifar e, indiretta-

mente, un disconoscimento delle capacità di

Federfarma.

Or dunque: se questa affermazione l’aves-

se fatta Eugenio Leopardi, era ovviamente

scontata, se l’avessi fatta io, altrettanto ov-

viamente, sarebbe stata intesa come inutil-

mente critica e provocatoria, se l’avesse fatta

Franco Gariboldi Muschietti, presidente del

La “burocrazia informatica” costa al sistema farmacie circa 50 milioni di euro l’anno solo per le attrezzature: la spesa media annua in software che consente anche la trasmissione dei dati delle ricette agli organismi pubblici è di almeno 3.000 euro a farmacia, un contributo al sistema senza alcuna contropartita

7giugno 2014

Parliamone Tra noi

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secondo sindacato, Farmacieunite, sarebbe

stata di parte e chiaramente denigratoria e

insultante, ma fatta dalla presidente di Feder-

farma, ossia dalla presidente di 17.000 far-

macie (praticamente tutte), alla presenza del

giornalista del Sole 24ore che moderava, del

presidente delle Farmacie Comunali e di oltre

duecento titolari, ecco, posso solo dire che mi

ha totalmente disarmato.

A questo punto due lacrimucce alla Fornero ci

stavano benissimo, peccato.

Ma come? La presidente del più compatto sin-

dacato (unico fino a pochi mesi fa) dei titolari

di farmacia, che conta il 98 per cento delle far-

macie e che ha una storia di 45 anni; che ha una

struttura centrale che si sviluppa su tre piani in

una delle più famose piazze di Roma, piazza

San Giovanni, che conta su decine di dipen-

denti e di funzionari e dirigenti (alcuni laureati

in varie discipline e molto preparati); che ha un

sistema informatico interno di altissimo livello,

che collega fra l’altro tutte le farmacie, sia per la

raccolta dei dati delle ricette, sia per il controllo

della banca dati fornita a tutte le farmacie; che

ha un ufficio stampa da anni in funzione per la

comunicazione interna alla categoria ed ester-

na; che ha un Centro studi con cinque egregi

colleghi più il segretario nazionale; che ha una

rete con tutte le Unioni regionali e Associazio-

ni provinciali bidirezionale per informative e

raccolta dati vari, che ha una classe dirigente

espressione del massimo livello intellettuale,

culturale e professionale della categoria, que-

sta presidente ci viene a dire che nessuno mai

prima aveva pensato a uno studio approfondi-

to sulla situazione delle farmacie, sul loro stato

economico, sull’impatto sociale ed economico

delle farmacie sul Sistema sanitario nazionale

e sull’intero sistema pubblico nazionale?

Come è possibile?

UNA qUEstIONE dI CREdIBILItàMi chiedo allora ingenuamente, come fa il sin-

dacato unico (fino a poco tempo fa) a rendersi

credibile, a produrre documenti, a fornire nu-

meri seri e indiscutibili al Parlamento, a pre-

sentare proposte e progetti ben finalizzati, al

Governo, ai Ministeri, ai dirigenti regionali del

settore, allo scopo di controbattere alle inizia-

tive devastanti (e spesso stupide) dello Stato

e delle Regioni? Come fa a dimostrare la follia di

un sistema che vuole risparmiare sulla farma-

ceutica territoriale quando è quella ospedalie-

ra a sforare, a documentare l’impossibilità per

un terzo delle farmacie a continuare a eserci-

tare alle condizioni economiche attuali e spe-

cialmente a quelle future, e per un altro terzo

l’impossibilità a poter soddisfare pienamente

gli obblighi imposti dallo Stato, senza alcuna

contropartita, su burocrazia e controlli e servizi,

tutto a costo delle farmacie stesse e senza al-

cun contributo dello Stato?

E la presidente di Federfarma riprende quan-

to detto nel discorso di apertura e pubblicato

ovunque nei giornali, on line, nei vari convegni:

il futuro della farmacia non è nella distribuzio-

ne dei farmaci - che ormai sta avvicinandosi

a remunerazione zero, altro che nuova remu-

nerazione - ma nei servizi che la farmacia può

svolgere sul territorio a vantaggio dei cittadi-

ni e dello Stato. Chi li pagherà questi servizi? I

cittadini no, non hanno più soldi da spendere

nei farmaci, figuriamoci nei servizi, lo Stato

no perché deve ridurre le spese, quindi co-

me facciamo a controbilanciare con i servizi le

perdite sui farmaci? Qualcosa mi sfugge.

È vero che i nostri intellettuali del settore, tutti

farmacisti pubblici (per definizione immaco-

lati e puri), che spesso sono invitati ai conve-

gni, cercando di ingraziarli e di acquisirne la

compiacenza, inorridiscono a sentir parlare di

margine, di utili, di remunerazione sul farma-

co poiché le farmacie devono fare il servizio

gratuitamente dal momento che la conces-

sione, di per sé, dona l’opportunità di avere

una sicura clientela convogliata in farmacia.

È anche vero che sono ancora convinti che le

farmacie - che loro non hanno ma invidiano -

siano un’anomalia di un sistema pubblico che

non dovrebbe utilizzare mai i privati - fino a

quando non vincono una farmacia a concor-

so e allora cambiano subito idea - e che siano

fonti di ricchezze inconcepibili. Risulta però

assurdo che anche il sindacato spinga le far-

macie a trasformarsi in una agenzia di servizi

invece di fare l’unica cosa che deve fare: bat-

tersi sulla giusta remunerazione per ogni tipo

di servizio svolto in regime di Ssn e per conto

dello Stato, dalla dispensazione del farmaco,

attraverso i servizi per conto delle Aulss, al-

le attività infermieristiche di primo soccorso,

alle diagnosi di prima istanza, alle incomben-

ze burocratiche e fiscali per conto dello Stato

e dei cittadini, fino ai turni diurni e notturni e

tenere quindi sotto controllo l’adeguamento

annuale di questi onorari e, infine, concertare

ogni singolo nuovo servizio deciso dallo Stato

sia dal punto di vista operativo che remune-

rativo in una Convenzione che non esiste più.

Certo il ministro Lorenzin è un ottimo ministro,

e probabilmente una delle poche nella storia

del dicastero a comprenderci e a esserci vici-

na, ma non ha soldi e per questo motivo dice

pubblicamente che le farmacie sono insosti-

tuibili, sono una rete più che utile allo Stato e ai

cittadini, che non si possono perdere né smi-

nuire nel loro ruolo, anzi vanno incoraggiate

a potenziarsi in modo da fornire tutti i servizi

necessari alla popolazione in affiancamento

al sistema pubblico e quindi è pronta a caldeg-

giare l’ampliamento dei servizi concessi alle

farmacie ma, naturalmente, scontatamente,

obbligatoriamente, incontrovertibilmente, a

costi invariati per lo Stato. Poveri noi.

il futuro della farmacia non è nella distribuzione dei farmaci, che ormai sta avvicinandosi a remunerazione zero, altro che nuova remunerazione. Come facciamo a controbilanciare con i servizi le perdite sui farmaci? Qualcosa mi sfugge

8giugno 2014

Parliamone Tra noi

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Abstract dei contenuti. La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, che riguarda una fascia sempre più ampia della popolazione. Tuttavia passa ancora spesso troppo tempo tra l’insor-genza dei sintomi e la diagnosi, che può riguardare tanto i bambini quanto gli adulti. Test genetici permettono oggi di stabilire la predisposizione a sviluppare la patologia. La terapia è rappresentata dalla dieta priva di glutine, basata in parte su alimenti che ne sono na-turalmente privi ed in parte su prodotti appositamente preparati per sostituire, nell’alimentazione del paziente celiaco o sensibile al glutine, quelli tradizionali, a base di cereali contenenti glutine.

Obiettivi del corso sono la defi nizione di celiachia, la conoscenza dell’eziologia e della prevalenza, la comprensione dei criteri diagnostici, il riconoscimento dei sintomi e delle principali complicazioni associate, l’individuazione del glutine sia negli alimenti che nei farmaci e l’identifi cazione dei prodotti privi di glutine e delle relative caratteristiche nutrizionali.

Responsabile Scientifi co: Franca MarangoniFarmacologa.Responsabile della Ricerca e della comunicazione presso Nutrition Foundation of Italy

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Celiachia: dalla defi nizione alla dieta senza glutine

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importante e necessario, visto che c’era biso-gno di nuovi spazi per garantire i servizi neces-sari a una farmacia che guarda al futuro».

LA REAzIONE L’associazione titolari di farmacia in un primo

momento ha creduto che si trattasse dell’a-

pertura di una semplice parafarmacia, tanto

più che la Commissione per la revisione della

pianta organica non è mai stata convocata e

che il direttore delle Farmacie Comunali, che

ha richiesto l’autorizzazione di apertura all’Usl,

è anche il vicepresidente dell’Ordine dei Far-

macisti di Ferrara e quindi dovrebbe conoscere

bene l’istituto della pianta organica e le leggi

che disciplinano l’apertura di nuove farmacie.

Ora però ci sono arrivate diverse segnalazioni

secondo cui l’esercizio in oggetto vende anche

farmaci etici, con relative emissioni di scontrini

fiscali (alcuni dei quali sono in nostro posses-

so), e sulla facciata dell’immobile è comparsa

la croce verde delle farmacie. Pertanto, non

sembra anche a voi che un cosiddetto “allar-

gamento di fronte alla sede” altro non sia che

una apertura di nuova sede farmaceutica e

che ciò costituisca un avvenimento totalmen-

te al di fuori delle attuali normative che disci-

plinano il servizio farmaceutico sul territorio?

Come si spiega che si possa “ampliare una

sede” aprendo di fatto una nuova farmacia in

uno stabile diverso e lontano? E se ciò è sta-

to fatto rispettando la normativa, quali sono i

criteri che sono stati utilizzati per l’apertura?

E ancora, quanti ampliamenti di sede “distan-

ziati” si possono fare all’interno della propria

pianta organica o addirittura invadendo quella

altrui? Se la legge è uguale per tutti ogni far-

macia potrà aprire un’altra sede o potrà aprir-

ne anche di più? A noi pare di essere di fronte

a un paradosso. Nel frattempo, a seguito di

tale ampliamento, sono pervenute alla nostra

Associazione anche due segnalazioni di titola-

ri che ritengono sia stata invasa la loro pianta

organica. Noi ci stiamo muovendo per quanto

possibile, abbiamo interpellato i responsabili

degli uffici competenti provinciali e regionali

chiedendo immediato “accesso agli atti” per

verificare che tipo di autorizzazioni siano sta-

te concesse ma è del tutto evidente che se

l’apertura venisse confermata ci troveremmo

di fronte a un agguato alla pianta organica che

potrebbe coinvolgere non solo la nostra Pro-

vincia e la nostra Regione ma rivestirebbe un

aspetto di carattere nazionale con danni fa-

cilmente immaginabili. Noi stiamo facendo la

nostra parte per scongiurare questa sciagura

ma non possiamo essere lasciati soli in questa

battaglia e ci aspettiamo che i sindacati regio-

nali e nazionali se ne facciano carico in un’e-

ventuale battaglia legale.

Il 7 aprile scorso, la Farmacia Comunale n.1

di Ferrara, con sede in via Porta Mare, ha

inaugurato quello che chiamano un “am-

pliamento di sede”, aprendo nuovi locali siti

a circa 300 metri di distanza, non contigui

con lo stabile della farmacia stessa ma addirit-

tura separati da un rotatoria e da una strada a

rapido scorrimento. L’inaugurazione, avvenuta

un po’ in sordina, è stata declamata all’insegna

della “farmacia dei servizi”: nei locali di proprie-

tà del Comune di Ferrara. Il giorno successivo

all’inaugurazione compariva sulle pagine del

nostro principale quotidiano locale un articolo

particolarmente sintetico di cui riportiamo la

parte saliente:

«La farmacia comunale Porta Mare si allarga.

Esattamente di fronte all’attuale sede, dall’altro

lato di Rampari San Rocco. Inaugurati ieri mat-

tina e ufficialmente aperti tra qualche giorno,

i nuovi spazi (ingresso al civico 108 di corso

Porta Mare) sono stati ricavati e debitamen-

te ristrutturati in un’ala al piano terreno dell’ex

santuario di Santa Maria della Consolazione.

All’interno saranno acquistabili essenzialmen-

te prodotti parafarmaceutici, ma non manca lo

spazio per il Cup. La farmacia numero 1, spiega

il direttore di Afm, Riccardo Zavatti, affianca-

to dall’amministratore unico Sergio Caselli, è la più grande della provincia con i suoi sei mi-lioni di fatturato. Il nostro è un investimento

Agguato alla pianta organicaA Ferrara una farmacia comunale si amplia in locali del tutto separati da quelli della sede originaria. In evidente spregio delle norme vigentidi Stefania MeneGatti, consigliere di Federfarma Ferrara

11giugno 2014

Parliamone Interventi

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Carissimo Avvocato Nicoloso,

sono un appassionato ed en-

tusiasta lettore dei suoi articoli

su Puntoeffe e le sono ricono-

scente per quello che lei fa per

la farmacia italiana. Tuttavia devo confes-

sarle che non ho apprezzato il tono e il meri-

to del suo articolo Le Bain (Puntoeffe del 22

aprile 2014), pur comprendendone le ragioni.

Salvo che io non ne abbia frainteso lo spirito,

mi ha fatto ricordare - per analogia - il tem-

po lontano in cui la dermocosmesi era snob-

bata da molti farmacisti come «indegna».

Invece già negli anni Sessanta mio padre,

apprezzatissimo farmacista, aveva la licen-

za di profumeria e per qualche tempo anche

l’estetista in farmacia (come da immagine

a fianco) senza nulla togliere alla professio-

nalità di una farmacia di antica tradizione. Mi

permetta perciò qualche considerazione.

Innanzitutto la mia ignoranza in campo legale

mi porta a ritenere che la cabina estetica in far-

macia sia specificatamente prevista dalla leg-

ge n.1/1990 nell’art.7 comma 2 ove recita «Le

imprese autorizzate (…) alla vendita di prodotti

cosmetici possono esercitare l’attività di este-

tista …». Nessuno può negare che la farmacia

venda prodotti cosmetici, giacché la dermo-

cosmesi in farmacia è una realtà consolidata

e apprezzata che raggiunge spesso il 15 per

I prodotti incorporeiin farmaciaPerché l’ampliamento dell’offerta dovrebbe limitarsi al solo settore “salute”e non estendersi anche a quello della cosmesi?

Perché mai non dovremmo integrare la “vendita di scatolette” nel reparto dermocosmesi con la vendita di trattamenti eseguiti nella nostra cabina estetica con la medesima filosofia, cioè attenzione all’efficacia, alla professionalità e alla qualità, tipiche della farmacia?

12giugno 2014

Parliamone Interventi

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nella visibilità dei vari settori e dei vari prodotti,

in modo che la farmacia rimanga sempre una

farmacia. Concordo con Lei che non vorrem-

mo vedere un Bagno di Ingres con annessa

farmacia, proprio come in passato non vole-

vamo vedere una profumeria con annesso

banco etico. Però non vorrei che il fastidio per

gli eccessi di qualche collega “creativo” ci fa-

cesse gettare l’acqua con il neonato dentro,

cioè la possibilità di vendere in farmacia un

trattamento dermocosmetico.

Certamente oggi è il momento di punta-

re sulla professionalità e sul valore sanitario

della farmacia ma non per questo dobbiamo

dimenticare che la farmacia, oltre che un pre-

sidio della salute, è per moltissimi cittadini

anche un riferimento per il benessere. L’ironia

sul Bagno di Ingres in farmacia può essere fa-

stidiosa per chi cerca con serietà, passione ed

equilibrio di offrire ai suoi clienti un prodotto/

servizio in più, non commerciabile su internet.

E rischia di contribuire a sostenere la mentali-

tà ottusa di certe Ulss che non vedono l’ora di

mettere i bastoni tra le ruote.

Pierantonio Cinzano

Farmacia Alla Madonna, Thiene (Vi)

cento del dispensato. Non capisco quindi per-

ché, nella sentenza citata, il Tar abbia legitti-

mato la cabina in farmacia sulla base di una

generica libertà di impresa anziché come la

prevista estensione di una consolidata attività

della farmacia stessa.

Inoltre, la farmacia si sta velocemente evol-

vendo nella direzione di proporre, oltre alle

usuali “scatolette”, anche “prodotti incorpo-

rei”. Mi piace chiamare così quei prodotti che

non hanno scatola come le medicine ma che

possono essere molto professionali e ap-

prezzati. In genere sono chiamati “servizi”. Nel

settore “farmaco e salute” le farmacie già pro-

pongono autoanalisi, atti sanitari di infermieri,

trattamenti fisioterapici, test in telemedicina,

analisi fatte presso laboratori professionali e

si avviano a proporre a pagamento, in un vi-

cino futuro, la compilazione del fascicolo far-

maceutico, il supporto alla compliance e tutte

quelle attività che, per esempio, la Fofi, con il

professor Andrea Manfrin sta sperimentan-

do. È evidente a tutti che nell’odierno mondo

di internet la farmacia non può più limitarsi a

dispensare “scatolette”, sebbene sarebbe un

errore altrettanto grave esagerare dal lato op-

posto e fantasticare che possa diventare una

sorta di centro servizi.

NON sOLO sCAtOLEttEDetto questo, non mi è chiaro perché l’am-

pliamento dell’offerta della farmacia con pro-

dotti “incorporei” dovrebbe limitarsi al solo

settore “salute”. Perché mai non dovremmo

integrare la “vendita di scatolette” nel reparto

dermocosmesi con la vendita di trattamenti

dermocosmetici eseguiti nella nostra cabina

estetica con la medesima filosofia, cioè at-

tenzione all’efficacia, alla professionalità e alla

qualità, tipiche della farmacia? Analogamente,

perché non dovremmo abbinare alla vendita di

un prodotto di benessere, come per esempio

un prodotto per la linea, un prodotto “incorpo-

reo” come la consulenza dietistica-nutrizio-

nale? Perché non dovremmo offrire accanto

a un prodotto contro la dipendenza dal fumo

la consulenza di uno psicologo? E via dicendo,

senza eccessi. Sul titolare, come sempre, gra-

va la responsabilità di mantenere un equilibrio

Perché mai non dovremmo integrare la “vendita di scatolette” nel reparto dermocosmesi con la vendita di trattamenti eseguiti nella nostra cabina estetica con la medesima filosofia, cioè attenzione all’efficacia, alla professionalità e alla qualità, tipiche della farmacia?

Gentile dottore,

non è mio costume interloquire su Punto Effe, ma semmai personalmente, con i

diciotto lettori (presbiti) del mio Os-

servatorio legale, ma lo faccio con Lei,

che è certamente tra questi, per un

duplice ordine di considerazioni.

La prima: perché ha già dato Lei la

risposta al problema della “cabi-

na estetica in farmacia”, se pure il

mio riferimento riguardasse più da

vicino la “spa in farmacia”, nel dire,

come lei ha detto, che «non vorrem-mo vedere un Bagno di Ingres, con an-nessa farmacia», ed è quando ho detto

anch’io attraverso l’illustrazione del quadro

di Ingres, tenuto conto che la “farmacia dei ser-

vizi” è tutt’altra cosa e la biocosmesi trova accesso in

farmacia per la sua valenza sanitaria, pur complementare alla

tutela della qualità e della dignità della vita che in farmacia va ben al di là del benessere

inteso in senso lato.

La seconda: perché la sua lettera mi offre l’occasione di precisare il perché dell’illustrazione, e

il perché è molto semplice: perché è molto bella, ma anche perché attraverso le illustrazioni

che l’editore mi consente di pubblicare (insieme ai titoli dei miei contributi corsari) rimane

fissato in immagine aulica, ma penetrante, il concetto che vuole essere espresso sulle pro-

blematiche affrontate in termini giuridici molto spesso oscuri per demerito mio più che per

la difficoltà della questione in sé, e poi, me lo lasci dire, tali contributi da lei apprezzati (e la

ringrazio di questo) non sarebbero tali senza le immagini che li accompagnano si parva licet componere magnis.

La saluta il suo avvocato Bruno riccardo nicoloso.

13giugno 2014

Parliamone Interventi

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Con la mano tesa al confronto

Il recente rinnovo delle cariche Fenagifar vede alla presidenza Pia Policicchio, titolare a Cosenza, da anni attiva all’interno della Federazione. Le nuove generazioni di attori della sanità dovranno imparare a fare rete per il bene del paziente e della professione

di eLena Bottazzi

Pia Policicchio, cosentina, è nata nel 1973

e si è laureata in Chimica e tecnologie far-

maceutiche a Perugia. Ha iniziato la prati-

ca professionale nella farmacia di famiglia

- la farmacia Policicchio di Cosenza - nel

1999, diventandone titolare nel 2003.

Dal 2000 al 2006 è stata presidente

dell’Associazione giovani farmacisti (Agi-

far) di Cosenza, entrando nel contempo a

far parte di Fenagifar. Nella Federazione

ha ricoperto la carica di consigliere dal

2001 al 2004; di tesoriere dal 2004 al

2007; di vicepresidente dal 2010 al 2013.

Dal 10 maggio scorso ne ha assunto la

presidenza per il triennio 2014-2017.

Esperta di omeopatia e di galenica, ha

conseguito un master in Diritto sanitario

presso l’Università Roma 3.

IN fEdERAzIONE dAL 2001

Primo piano Intervista

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Accanto a Fofi e Federfarma vi

è Fenagifar, la federazione che

intende riunire i novelli profes-

sionisti del medicamento, già a

partire dagli ultimi anni dell’u-

niversità. In occasione delle recenti elezioni

la carica di presidente per il triennio 2014-

2017 è diventata per la prima volta femmini-

le, nella figura della cosentina Pia Policicchio.

Verrebbe da dire che sia scontato, data la

netta preponderanza di donne tra le nuove

generazioni di farmacisti, invece può non

essere un caso, visto il periodo ricco di svol-

te e passaggi epocali per la categoria. Dalla

chiacchierata con la neopresidente è emer-

sa una professionista pronta ad accettare le

sfide che il ruolo le richiederà, consapevole

che quanto già puntualizzato nei recenti in-

contri nazionali della Federazione - necessità

di collaborazione tra i professionisti sanitari, di

aggiornamento del corso di studi e del ruolo

dei titolari e dei dipendenti - sia più che mai

un’urgenza che non può essere ulteriormente

rimandata.

il primo presidente donna. Quali sono le moti-

vazioni che l’hanno spinta a candidarsi?

L’interesse per la professione mi ha avvici-

nato alla Fenagifar già nel 2001. Da allora ho

cominciato un percorso che mi ha condotto

alla vicepresidenza per il triennio precedente

(2011-2014) e all’attuale presidenza. La vo-

glia di portare a compimento tutte le idee e i

percorsi che ho condiviso con le persone con

cui ho lavorato in questi anni mi ha fatto deci-

dere per la candidatura. Sono convinta che si

debba sempre ultimare il lavoro che si comin-

cia e portarlo a termine è sempre una grande

soddisfazione.

Ci racconti un obiettivo che è stato portato

a termine nel precedente mandato e di cui è

fiera e se vi sono degli aspetti della federa-

zione che vorrebbe contribuire a modificare

o innovare.

Vado veramente fiera del lavoro di comunica-

zione che il presidente uscente Distefano e il

consiglio hanno portato avanti. La maggiore

visibilità acquisita ci ha permesso di essere

invitati presso il ministero della Salute per

portare le nostre istanze. Il susseguirsi del-

le presidenze non deve quindi essere visto

solo come un’alternanza di persone. Bisogna

pensare che dietro il presidente c’è sempre

un gruppo che lavora e condivide tutte le sfi-

de che ci si propone di affrontare. Anche per

me è cosi. Innestarsi su un solco già tracciato

è solo portare a compimento il lavoro prece-

dente per creare le basi di quello futuro.

fenagifar significa aggregazione di giovani

farmacisti, qual è il limite massimo d’età per

farne parte?

Come per tutte le associazioni di categoria

giovanili anche per noi il limite è il quarantesi-

mo anno di età, ma si può continuare a farne

parte anche in seguito, come soci sostenitori e

con un ruolo attivo differente. Sono un esem-

pio di ciò alcuni noti professionisti che hanno

iniziato il percorso all’interno di Fenagifar per

15giugno 2014

Primo piano Intervista

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poi continuare in altri ambiti. Per esempio il se-

natore Andrea Mandelli o il presidente di Utifar

Eugenio Leopardi.

Siete in stretto rapporto anche con il mondo

universitario: con quali iniziative vi adope-

rate per avvicinare i futuri farmacisti alla fe-

derazione e alle dinamiche che da laureati li

riguarderanno?

Abbiamo instaurato un dialogo con il mondo

universitario, ne è prova la presenza di Ettore

Novellino, presidente della Conferenza dei Pre-

sidi, al congresso di Catania svoltosi nel marzo

scorso. Facciamo parte del Tavolo di riforma

del corso di studi di Farmacia con tutti gli attori

e pensiamo di poter portare un contributo con

le nostre esperienze lavorative.

Quale sarà quindi il vostro contributo alla ri-

forma del corso di laurea?

Sentiamo di poter essere anello di congiunzio-

ne tra il mondo universitario e quello lavorativo.

Il nostro impegno sul campo ha messo in luce

come la professionalità del giovane farmacista

è in evoluzione e la necessità di uniformarsi per

acquisire nuove competenze sia diventata, or-

mai, improcrastinabile. Conoscenze approfon-

dite in materie come economia farmaceutica

e aziendale, medicine complementari, health

technology assessment, conoscenza dei far-

maci innovativi sono oggi indispensabili nel

bagaglio culturale del giovane farmacista. Inol-

tre, presso l’Università di Salerno, per esempio,

è in atto un progetto che intende avvicinare i

corsi di laurea in Farmacia e Medicina, in vista

di una sempre maggiore vicinanza delle due

figure professionali nell’ambito dell’assistenza,

poiché presentano numerosi aspetti comuni,

soprattutto nei primi anni accademici.

Per quanto riguarda invece il tema dell’occu-

pazione, vi allineerete alle iniziative di fofi o

pensate di progettarne di ulteriori?

La problematica occupazionale è importante.

La crisi che ha investito la società negli ultimi

anni si è fatta sentire anche nel nostro set-

tore. Credo che per poter ampliare l’offerta

lavorativa si debba innanzitutto fronteggiare

la riduzione del fatturato e superare questo

momento di difficoltà, per far sì che non siano

messi in discussione i posti di lavoro già esi-

stenti. Allo stesso modo sarebbe giusto ve-

dere la conclusione e la concretizzazione del

concorso, sul quale molti hanno puntato per

il proprio futuro, seppur con le difficoltà che

implicherà l’apertura di nuovi punti vendita.

Auspichiamo quindi una risoluzione che possa

cercare di accontentare tutti e aspettiamo di

vedere il progetto Fofi definitivo.

Lo scenario attuale sta modificando molto

anche il rapporto titolare-dipendenti. Quali

sono secondo lei le qualità che il primo deve e

dovrà possedere in futuro?

Certo oggi la farmacia ha “cambiato pelle”, di

conseguenza deve evolversi anche il titola-

re. Chi, infatti, sarà capace di spogliarsi della

proprietà che si sentiva cucita addosso e di

cominciare a vedere la farmacia come una

squadra da far progredire, avrà risultati più

soddisfacenti. Sono dell’idea che si debba par-

tecipare tutti alle scelte aziendali. Solo con-

dividendo gli obiettivi si possono ottenere i

risultati sperati.

Per quanto riguarda invece i collaboratori?

Il collaboratore di oggi dovrebbe possedere

quelle conoscenze che sono rese necessarie

dall’evoluzione della società e che, come ac-

cennavo in precedenza, dovrebbero scatu-

rire da un percorso di formazione adeguato,

benché necessitino di essere approfondite

anche dopo la laurea. Penso per esempio alla

formazione sull’omeopatia e le medicine com-

plementari: purtroppo capita ancora troppo

spesso che i neolaureati siano totalmente

digiuni di questi argomenti, così come dei far-

maci biologici e innovativi in generale. Essere

pronti a soddisfare le richieste variegate dell’u-

tenza è l’arma vincente; saper maneggiare

queste conoscenze rende prezioso il collabo-

ratore, quindi ritengo che sia giusto cominciare

a parlare e a pensare di introdurre anche un

compenso calibrato sulle capacità dei singoli

dipendenti.

È ormai chiaro inoltre che per resistere e dare

una svolta alla professione bisogna specializ-

zarsi: la sua farmacia su cosa ha puntato?

Abbiamo dato da subito molta importanza alla pharmaceutical care. Da sempre nella mia far-

macia il fulcro centrale è stata la presa in carico

del paziente e la cura dei suoi bisogni: non è più

pensabile un nostro ruolo solo come mero di-

spensatore di farmaco. Oggi la nostra azione

dovrà indirizzarsi sempre più ai servizi ad alto

valore aggiunto, basati su competenze spe-

cifiche, rivolti al paziente e alla soddisfazione

delle sue necessità nelle condizioni sia di be-

nessere sia di malattia.

Quali saranno quindi i primi impegni come

nuovo presidente e con il neoeletto consiglio

direttivo, anche alla luce di quanto emerso

dal vostro Congresso e da farmacistaPiù e

Cosmofarma?

Da FarmacistaPiù e da Cosmofarma è emer-

sa più che mai la necessità di riportare al cen-

tro del nostro operato il paziente. Sarà sempre

più importante sviluppare la rete di collabora-

zione efficiente sia tra di noi sia con le diffe-

renti realtà sanitarie. L’esempio più recente è

stata la presentazione della piattaforma web

di Federfarma che consente di far fare alla

farmacia un passo avanti in quei servizi che ci

attendiamo essere una componente evoluti-

va della nostra professione.

16giugno 2014

Primo piano Intervista

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17giugno 2014

Primo piano Intervistaeglab.it

Anche i farmaci generici equivalenti hanno un nome: EG®, da sempre, garanzia di sicurezza e qualità.Stesso principio attivo, stessa efficacia dei farmaci di marca e più attenzione al prezzo.

Anchei farmaci genericihanno un nome.EG

®

Quando scelgo un generico, chiedo EG®

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A maggio fioriscono le rose,

sbocciano amori primaverili,

si moltiplicano gli incontri let-

terari. Deve entrarci in qual-

che modo il clima, le giornate

lunghe e il pensiero positivo che aleggia sul-

la bella stagione, l’istinto di riproduzione.

Quest’anno, in omaggio alla fecondità ma-

riana, si sono moltiplicati pure gli incontri

tra farmacisti e ministro della Salute: le rose

hanno fatto da cornice ai rendez-vous con

la leggiadra Lorenzin e parrebbe scoccata

più di una scintilla di reciproco interesse, se

non di amore. In poco più di una settimana

la dinamica ministra ha voluto toccare con

mano la concretezza di una realtà operati-

va, concedendosi alla platea dei soci di una

delle cooperative del Lazio, Sinfarma. Subito

dopo ha posto il suggello a un interessan-

te convegno promosso da Federfarma e

presieduto della sua presidente Anna Rosa

Racca, sul ruolo della farmacia alla luce delle

recenti sentenze della Consulta e della Corte

di giustizia europea. Ha poi accettato di buon

grado l’invito dei presidenti Emilio Croce e

Franco Caprino, rispettivamente dell’Ordi-

ne di Roma e di Federfarma Lazio, a com-

mentare il partorendo Patto della Salute; ha

concluso la maratona farmaceutica, fresca

come alla partenza, concedendosi al bagno

di folla di farmacisti, in una conviviale quanto

riuscita serata di gala. Promotore l’on. Fabio

De Lillo, consigliere della Regione Lazio e

organizzata dall’ormai onnipresente Vitto-

rio Contarina, collega che negli ultimi anni si

propone spesso come riferimento nel pano-

rama farmaceutico romano.

LA sPAdA dEL MINIstROOgni incontro aveva delle peculiarità, i farmaci-

sti della cooperativa hanno spiegato al ministro

le ricadute pratiche sulla professione delle de-

cisioni prese nelle stanze dei bottoni, spesso

prive di finestre che si aprano sul mondo ester-

no; lei ha ricambiato garantendo attenzione alle

esigenze di chi la mattina alza la serranda e si

mette al servizio della collettività. Al mattino ha

ricordato alla presidente Racca, che richiamava

il ruolo della Ue nella tutela della salute dei cit-

tadini europei, la sua personale esperienza eu-

ropea, nella quale il modello di farmacia italiana

è quello che riscuote più consensi e approva-

zioni da parte di tutti i Paesi comunitari.

Beatrice Lorenzin, nella serata dello stesso

giorno, ha tranquillizzato Franco Caprino: il

nuovo Patto della salute non sarà un’altra 405,

numero di una legge che per le farmacie ita-

liane echeggia il lugubre rintocco del 451 del

romanzo di Bradbury. A 451 gradi Fahrenheit

infatti, bruciano i libri e la cultura, nella 405

bruciano la sopravvivenza delle farmacie e la

capillarità del servizio farmaceutico. Concetto

questo condiviso ampiamente dal ministro,

lanciata in una difesa accorata dell’importanza

18giugno 2014

Primo piano Attualità

No a pericolosecontaminazioni di ruoliIl ministro Lorenzin ha ribadito che la parte pubblica si deve occupare di controllare e regolamentare, senza sovrapposizioni di compiti dannose per la salute dei cittadini e per le casse dello Stato

di Maurizio BiSozzi, farmacista

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professionisti. D’altra parte, ha ricordato la

Lorenzin in un applauditissimo passaggio,

Bersani era quello che, a fronte degli enor-

mi problemi strutturali italiani in tema di

energia, comunicazioni, credito bancario,

servizi, disoccupazione, trasparenza e cor-

ruzione aveva trovato la soluzione di tutto

nella liberalizzazione di taxi e farmacie. O

dalle indicazioni del desaparecido Monti,

breve apparizione politica a sistemare alcu-

ne cosette in casa dei suoi amici banchieri e

finanzieri internazionali e ora senatore a vita

con il 99,8 per cento di assenze alle sedute

del Senato. Il suo Cresci-Italia è mancato po-

co che l’Italia la sbriciolasse e ne regalasse i

frammenti ai discepoli del dio Mercato.

Cosa resta agli spettatori della kermesse

farmaceutica del ministro? In fondo parole

e impegni presi dai politici si somigliano un

po’ tutti, diciamo che nessuno dei suoi pre-

decessori aveva mai lasciato la stessa sen-

sazione epidermica di convinzione, lucidità,

entusiasmo e voglia di fare, di dare un vero

seguito alle chiacchiere. Dipenderà magari

dalla giovane età, che le consente di saltare

con disinvoltura gli steccati tra politica e vi-

ta reale, dalla semplicità e cordialità di modi,

dalla indubbia capacità di fascinazione, sta-

remo a vedere.

In conclusione, Beatrice Lorenzin siederà al

tavolo del Patto della Salute con le idee ben

chiare, grinta ed entusiasmo invidiabili, poca

voglia di cedere alle rivendicazioni dei sulta-

nati regionali, decisa a restituire ai cittadini

italiani quel diritto alla salute uguale per tutti

sancito dalla Costituzione. Un ministro della

Salute così non lo ricordo dai tempi di, anzi,

non lo ricordo e basta.

territoriale delle farmacie di quartiere contro

la deriva commerciale da una parte e l’accen-

tramento distributivo da parte di strutture

delegate al controllo e alla verifica, non al com-

mercio, con tutti i rischi e le insidie insite nelle

gare, appalti, assegnazioni emersi clamorosa-

mente nel recente scandalo Expo di Milano.

La spada della ministra, pulzella d’Orleans,

ha affettato con decisione responsabilità e

competenze: i bottegai facciano i bottegai, i

farmacisti quello che sanno fare - e bene - da

sempre, la parte pubblica si occupi di control-

lare e regolamentare, senza contaminazioni

di ruoli, pericolose per la salute dei cittadini e

per le casse pubbliche.

In effetti controllare i controllori è un ossimo-

ro ai confini dell’incesto, un compito al quale,

dai tempi delle Satire in cui Giovenale poneva

la domanda fino a oggi, nessuno ha saputo

dare una risposta praticabile. L’unica possi-

bile è non mettere in condizione il controllore

di svolgere azioni meritevoli di controllo, ma

questo è solo buonsenso da umile farmaci-

sta, ignaro delle necessità e delle pratiche di

potere nei corridoi del Palazzo.

MOdELLI dI UMANItà E COEsIONEInfine la ministra Lorenzin ha messo a segno

l’ennesimo punto, su assist fornito dal presi-

dente Emilio Croce con la domanda sul ruolo

della farmacia come infrastruttura sociale. La

giovane rappresentante del governo ha ricor-

dato come le farmacie siano una parte inte-

grante della cultura del nostro Paese, non una

moda dell’ultimo decennio, destinata a dissol-

versi come una tendenza superata. L’Italia non

è nazione di megalopoli, ha una struttura ge-

ografica che si oppone agli enormi agglome-

rati urbani in stile Istanbul o Città del Messico.

Il nostro è il Paese dei Comuni prima e delle

Signorie poi e tale è rimasto fino a oggi, pas-

sando per le vignette letterarie di Giovannino

Guareschi, abile descrittore della provincia

italiana post bellica. Le baruffe tra Peppone e

don Camillo avevano come scenario paesotti

in cui la farmacia rappresentava un irrinun-

ciabile riferimento sanitario e tuttora i quar-

tieri di Palermo, Milano o Roma riproducono e

ripropongono modelli di umanità e coesione

che si oppongono alla desertificazione impo-

sta dalle esigenze dei centri commerciali.

Problema questo sentito e affrontato seria-

mente in una grande capitale europea come

Parigi, dove la civile e lungimirante ammi-

nistrazione comunale ha posto limiti se-

veri alla proliferazione e alle dimensioni dei

centri commerciali all’interno dei suoi venti

arrondissements.

Stacchiamoci però dalla Senna e torniamo

al Tevere, dove abbiamo lasciato il ministro

Lorenzin a ribadire la radicata collocazione

della farmacia nei cromosomi culturali ita-

liani e dove è oggi chiamata ad accentuare il

proprio rilievo sociale, gestendo l’assistenza

domiciliare del paziente cronico e di quello

malato semplicemente di vecchiaia. La far-

macia può così esercitare un controllo sulla

spesa farmaceutica e rappresentare quindi

una sicura forma di risparmio della spesa

pubblica, verificando l’aderenza terapeu-

tica e la corretta assunzione del farmaco

da parte del paziente, fino ad arrivare, in un

futuro che personalmente mi auguro pros-

simo, alla personalizzazione delle terapie.

Niente più sprechi, niente più confezioni di

farmaci avanzati, lasciate scadere in fondo ai

cassetti del comò, dosaggi adatti al singolo

paziente e alle sue esigenze terapeutiche.

Risparmio per le casse pubbliche, esaltazio-

ne professionale della figura del farmacista.

Una strada, quella indicata dalla giovane re-

sponsabile del dicastero della salute, ben

lontana da quella tracciata da un certo go-

verno Bersani, che pensava di risolvere i

problemi della sanità italiana unicamente

esaltando la concorrenza commerciale tra

19giugno 2014

Primo piano Attualità

No a pericolosecontaminazioni di ruoli

Beatrice Lorenzin siederà al tavolo del Patto della Salute con le idee ben chiare, grinta ed entusiasmo invidiabili, poca voglia di cedere alle rivendicazioni dei sultanati regionali, decisa a restituire ai cittadini italiani quel diritto alla salute uguale per tutti sancito dalla Costituzione

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Nella maggior parte dei Pae-

si occidentali, attualmente, la

percentuale della popolazione

anziana è in crescente aumento

e si stima che entro il 2050 cir-

ca il 30 per cento dell’intera popolazione avrà

più di 65 anni. Poiché i pazienti anziani incidono

nella misura del 3 per cento sul consumo delle

risorse sanitarie, la crescita di questa fascia di

popolazione comporterà implicazioni signifi-

cative sui bilanci sanitari futuri.

Tali marcate modificazioni demografiche so-

no accompagnate da un incremento dell’inci-

denza delle patologie cronico-degenerative,

tipiche dell’età geriatrica, nonché dal conse-

guente aumento dell’utilizzo dei farmaci. Infatti,

la complessità fisio-patologica dell’anziano,

affetto da multimorbidità, comporta spesso

una poliprescrizione di farmaci, in alcuni casi

inappropriata. Quest’ultima, esponendo il sog-

getto a un elevato rischio di insorgenza di rea-

zioni avverse (Adverse drug reaction, Adr), può

comportare un maggiore rischio di morbilità e

mortalità legata all’utilizzo dei farmaci stessi.

dEfINIzIONEPer inappropriatezza prescrittiva si intende

una prescrizione i cui rischi superano di gran

lunga i benefici clinici attesi dalla terapia far-

macologica. In generale, l’inappropriatezza

prescrittiva può essere dovuta: a un dosag-

gio inappropriato; alla durata del trattamento;

all’utilizzo in circostanze controindicate; molto

20giugno 2014

Primo piano Farmacoeconomia

Errori da evitareLa potenziale inappropriatezza prescrittiva nel paziente anziano

di enriCa Menditto e daria PutiGnano, Centro di ricerca in farmacoeconomia e farmacoutilizzazione, dipartimento di Farmacia, Università Federico II di Napoli

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21giugno 2014

Primo piano Farmacoeconomia

spesso a una potenziale interazione farma-

cologica. Tutte queste condizioni, nella popo-

lazione anziana, risultano enfatizzate a causa

di mutamenti farmacocinetici e farmacodina-

mici dovuti all’età, nonché da comorbidità e

da un utilizzo di più farmaci concomitanti.

CRItERI dI qUALItà dELLA PREsCRIzIONE Nel corso degli anni sono stati sviluppati

numerosi strumenti atti a individuare la po-

tenziale prescrizione inappropriata nella po-

polazione anziana, quali Beers, Acove, Mai,

Start e Stopp (tabella 1). Tali criteri identifica-

no comportamenti prescrittivi inappropriati

relativi all’utilizzo di farmaci i cui rischi supe-

rano i potenziali benefici (farmaci da evitare)

e al sottoutilizzo di farmaci potenzialmente

benefici (sottoutilizzo).

I diversi metodi proposti nel tempo hanno

comunque alcuni limiti. Infatti, spesso indi-

cano i farmaci da evitare nell’anziano senza

proporre alternative terapeutiche; non con-

templano l’errore relativo alla duplice pre-

scrizione dello stesso farmaco, al rischio di

mancata aderenza, alla cascata prescritti-

va. Proprio per questi motivi la misura della

potenziale prescrizione inappropriata è at-

tualmente oggetto di iniziative sia europee

sia extraeuropee volte alla ridefinizione di

criteri maggiormente applicabili nella reale

pratica clinica.

POLItERAPIA E INtERAzIONI Attualmente si stima che circa il 50 per cento

dei pazienti over 65 sia in politerapia. In parti-

colare, secondo quanto riportato in letteratu-

ra, un anziano assume da sei a otto farmaci al

giorno. Il numero di farmaci assunti è un fattore

predittivo di scarsa aderenza al trattamento e

di potenziali interazioni tra farmaci. In parti-

colare, l’analisi della relazione tra il numero di

farmaci prescritti e la probabilità di potenziali

reazioni avverse dovute a interazioni tra far-

maci è stata oggetto di diversi studi negli ul-

timi anni. Le potenziali interazioni tra farmaci e

il conseguente rischio di sviluppare Adr sono

attualmente una problematica di grande rilievo

dal punto di vista farmaco-epidemiologico.

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RUOLO dELLE BANCHE dAtIIl monitoraggio delle potenziali prescrizio-

ni inappropriate, effettuato sulla base degli

strumenti di rilevazione dell’appropriatezza

disponibili, rappresenta un efficace indicatore

della qualità delle cure. Questo tipo di pro-

cesso trova come possibile fonte di dati sia gli

archivi amministrativi aziendali sia i database

clinici. In particolare, gli archivi amministra-

tivi aziendali, realizzati in modo autonomo

per specifici scopi dipartimentali, dispongo-

no spesso dei requisiti necessari per poter

essere integrati tra loro al fine di creare una

banca dati di popolazione. In tal modo è pos-

sibile ricostruire per ciascun assistito il profilo

analitico e cronologico dei trattamenti effet-

tuati e delle risorse assorbite e, al contempo,

il modo in cui il paziente ha utilizzato le risorse

a lui destinate. Seppure con alcune limita-

zioni, le banche dati amministrative offrono

numerose opportunità di studio e di ricerca.

La loro rappresentatività in termini di popola-

zione osservata consente di studiare la reale

pratica clinica e i profili di utilizzo dei farmaci.

Inoltre, la loro facile reperibilità e i limitati costi

dell’età della popolazione oggetto di studio. In-

fatti, si rileva che la percentuale di popolazione

generale interessata da potenziali interazioni

farmacologiche è relativamente bassa; di con-

tro, la valutazione dello stesso dato in coorti di

pazienti anziani ha portato alla misurazione di

livelli di prevalenza superiori all’80 per cento.

Un ulteriore fattore che può influenzare le sti-

me epidemiologiche è rappresentato dal set-ting assistenziale oggetto di studio.

La frequenza di interazioni tra farmaci nell’an-

ziano varia dal 6 al 53 per cento a seconda che

si tratti di pazienti ambulatoriali o istituzionaliz-

zati. Ciò può essere spiegato con il fatto che gli

anziani istituzionalizzati o ricoverati in reparti

di lungodegenza sono in genere soggetti più

fragili e con un numero elevato di patologie,

per lo più croniche, che inducono i medici alla

polifarmacoterapia.

In ambito geriatrico, a fronte di una vasta let-

teratura relativa alle reazioni avverse da far-

maco, sono ancora pochi gli studi che valutano

l’impatto e il significato clinico delle interazioni,

anche se la più recente letteratura si sta arric-

chendo in tal senso.

Si stima, infatti, che l’incidenza dei ricoveri cau-

sati da Adr negli Stati Uniti vari dal 4,2 al 30 per

cento, mentre in Europa dal 2,5 al 10,6. Inoltre,

negli Stati Uniti la percentuale degli accessi

al pronto soccorso dovuti ad Adr, in pazienti

anziani, varia dall’11 al 36 per cento, mentre in

Europa dal 10 al 20 per cento. Per quanto ri-

guarda i costi relativi alla gestione delle Adr si

stima che, negli Stati Uniti, essi ammontino a

circa 30 miliardi di dollari l’anno (mediamente

circa 2.200 dollari per ogni singola Adr).

Le Adr possono essere dovute a interazioni tra

farmaci in una percentuale che varia dal 6 al

30 per cento. Tale percentuale presenta valori

estremamente variabili a seconda delle carat-

teristiche demografiche e cliniche dei pazienti.

Non esiste, a oggi, un elenco o un database

univoco delle interazioni tra farmaci di signifi-

cato clinico rilevante, validato dalla comunità

scientifica, a cui fare riferimento per studiarne

la prevalenza e l’incidenza nei diversi contesti.

Diversi autori fanno riferimento a elenchi o da-

tabase spesso differenti tra loro che portano a

stime non direttamente confrontabili. Inoltre, le

stime epidemiologiche risentono in particolare

Strumenti per l’individuazione della potenziale inappropriatezza prescrittiva nel paziente anziano

Descrizione

Criteri di Beers(Beers, Usa 1991, Revisioni: 1997, 2003, 2012)

Tre liste comprendenti in totale 23 farmaci:

◆ farmaci o classi farmacologiche potenzialmente lesive indipendentemente dalle condizioni cliniche del paziente;

◆ farmaci potenzialmente pericolosi solo in determinate condizioni cliniche;

◆ farmaci o classi che potrebbero essere appropriati in alcuni soggetti, ma il cui abuso o danno comporta un livello di cautela maggiore

Mai(Medication appropriateness index)(Hanlon JT, Usa, 1992)

10 criteri che misurano l’inappropriatezza di ciascun farmaco

Acove(Assessing care of the vulnerable elderly)(Shekelle PG, USA 2001)

22 aree terapeutiche critiche ognuna delle quali possiede da sei a diciassette indicatori

Stopp(Screening tool of older person’s prescriptions)(Gallagher et al, United Kingdom and Ireland, 2008)

Lista comprensiva di 65 indicatori di farmaci potenzialmente inappropriati suddivisi in 10 aree clinico/terapeutiche

Start(Screening tool to alert doctors to right treatment)(Gallagher et al, United Kingdom and Ireland, 2008)

Lista di 22 criteri suddivisi in 6 sistemi anatomici che permettono di identificare le sottoprescrizioni e/o omissioni prescrittive per farmaci potenzialmente benefici negli anziani

Tabella 1

22giugno 2014

Primo piano Farmacoeconomia

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di riutilizzo rendono il metodo accessibile ed

efficiente. In questo contesto, si calano di-

versi studi, volti a valutare l’appropriatezza

prescrittiva nel paziente anziano con parti-

colare attenzione alle potenziali interazioni

tra farmaci. Studi condotti nel nostro Paese

mettono in evidenza che la prevalenza delle

potenziali interazioni tra farmaci è di circa il 16

per cento e aumenta in funzione dell’età dei

pazienti e del numero di farmaci utilizzati. Gli

anziani che assumono più di cinque farmaci

in maniera cronica hanno un rischio significa-

tivamente più alto di sviluppare interazioni tra

farmaci di gravità severa rispetto ai soggetti

che, invece, assumono meno di tre farmaci.

A tal proposito l’Aifa ha istituito un gruppo di

lavoro geriatrico costituito da esperti di set-

tore, con l’obiettivo di sviluppare una gamma

di indicatori di qualità della prescrizione far-

maceutica negli anziani. Per quanto riguarda

i soggetti in politerapia, dai risultati è emerso

che circa il 50 per cento degli over 65 assume

dai cinque ai nove farmaci e ben l’11 per cento

assume dieci o più farmaci.

In generale, i risultati dell’indagine evidenzia-

no che in alcuni casi ci sono comportamenti

potenzialmente a rischio che richiedono non

solo approfondimenti ma anche lo sviluppo

di nuove strategie atte a limitarli. Il problema

di una inappropriata prescrizione negli anzia-

ni, pertanto, risulta essere rilevante e questo

richiederà programmi educazionali ad hoc

rivolti sia ai medici sia a tutti gli operatori sa-

nitari, nonché l’implementazione di sistemi a

supporto della prescrizione farmaceutica mi-

rati a ridurre le Adr prevenibili e a migliorare la

sicurezza d’uso dei farmaci nei pazienti.

Per quanto riguarda i soggetti in politerapia, dai risultati è emerso che circa il 50 per cento degli over 65 assume dai cinque ai nove farmaci e ben l’11 per cento assume dieci o più farmaci

Strumenti per l’individuazione della potenziale inappropriatezza prescrittiva nel paziente anziano

Descrizione

Criteri di Beers(Beers, Usa 1991, Revisioni: 1997, 2003, 2012)

Tre liste comprendenti in totale 23 farmaci:

◆ farmaci o classi farmacologiche potenzialmente lesive indipendentemente dalle condizioni cliniche del paziente;

◆ farmaci potenzialmente pericolosi solo in determinate condizioni cliniche;

◆ farmaci o classi che potrebbero essere appropriati in alcuni soggetti, ma il cui abuso o danno comporta un livello di cautela maggiore

Mai(Medication appropriateness index)(Hanlon JT, Usa, 1992)

10 criteri che misurano l’inappropriatezza di ciascun farmaco

Acove(Assessing care of the vulnerable elderly)(Shekelle PG, USA 2001)

22 aree terapeutiche critiche ognuna delle quali possiede da sei a diciassette indicatori

Stopp(Screening tool of older person’s prescriptions)(Gallagher et al, United Kingdom and Ireland, 2008)

Lista comprensiva di 65 indicatori di farmaci potenzialmente inappropriati suddivisi in 10 aree clinico/terapeutiche

Start(Screening tool to alert doctors to right treatment)(Gallagher et al, United Kingdom and Ireland, 2008)

Lista di 22 criteri suddivisi in 6 sistemi anatomici che permettono di identificare le sottoprescrizioni e/o omissioni prescrittive per farmaci potenzialmente benefici negli anziani

Primo piano Farmacoeconomia

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Potremmo chiamarlo il para-

digma della semplificazione e

del rinnovamento. Ogni giorno

constatiamo infatti che il mondo

della comunicazione è in preda a

un parossismo morboso. “Tutto è comunica-

zione” strilla lo spirito del nostro tempo. E così,

nell’agorà dove tutti strillano, bisogna ritrova-

re il tono di voce giusto per parlare e ascoltare.

Perché il cuore della vera comunicazione è la

relazione e la comprensione, non la réclame.

Nel mondo della comunicazione, i concetti, le

parole e le pratiche si modificano seguendo

gli stili di vita, le nuove convinzioni, l’evoluzione

del mercato e lo spirito dei tempi. Si tratta di

una dinamica sana e vitale, alla quale ci si può

sottrarre solo condannandosi a un imprudente

immobilismo o a un gregariato usurante.

Riflettere sulle trasformazioni dei modi di co-

municare, in un’epoca di crisi e di trasforma-

zione come quella che stiamo attraversando,

liberando la comunicazione dai luoghi comuni e

dai pregiudizi che il tempo deposita sulle buo-

ne pratiche - come una sorta di polvere della

consuetudine e della rimozione di senso - è un

esercizio necessario e fruttuoso.

Anche la farmacia intesa come “archetipo del

luogo della salute e del benessere” ha dunque

l’esigenza di riflettere sulla propria identità, ag-

giornando le modalità con cui comunica l’of-

ferta di prodotti e soprattutto di servizi.

Un nuovo paradigma di comunicazione

Semplificazione e rinnovamento sono oggi indispensabili in farmacia. Tre i punti fondamentali: relazione, orientamento e connessione

di GiuLiano Corti, filosofo

24giugno 2014

Primo piano Comunicazione

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Non si tratta di una rivoluzione, ma semmai

della messa a punto di un nuovo paradigma

di comunicazione che affermi, in modo forte

e chiaro, l’identità etica di un esercizio in cui

la cura viene interpretata innanzitutto come

terapia, ma anche, e sempre di più, come at-

tenzione, precauzione, riguardo, premura al

servizio della salute.

Sulle due colonne portanti della salute, l’una

che supporta la prevenzione e la cura di sé, l’al-

tra che regge il peso della guarigione e allevia

le sofferenze, poggia l’architrave concettuale

della farmacia, un esercizio commerciale che

è in grado di offrire ciò che altre tipologie di

negozio non possono offrire, per statuto, per

professionalità, per competenza, per legge.

In altre parole la farmacia ha l’esigenza di co-

municare in modo distintivo la propria natu-

ra di luogo etico della cura. Dal punto di vista

degli addetti ai lavori, ciò può sembrare ovvio,

ma dal punto di vista del consumatore, con le

cosiddette liberalizzazioni, si sono moltiplicati i

casi di confusione e spersonalizzazione.

UN PREsIdIO CULtURALELa farmacia, nell’immaginario collettivo, non è

più il luogo dove si esercita in loco la nobile ar-

te dei semplici e dei rimedi. Dopo la stagione

dominata dal marchio di “rivendita” di farmaci

prodotti delle industrie farmaceutiche, sotto

l’egida del Servizio sanitario (stagione che ne

ha oscurato gli ideali) da qualche anno la sua

immagine si è assestata in una forma ibrida,

dove le specialità medicinali vivono a stretto

contatto con i farmaci da banco, con i cosmetici

e con altri prodotti per l’igiene della persona.

Questa sorta di ibridazione ha permesso di

ampliare l’offerta e ha rappresentato sicura-

mente una notevole opportunità dal punto di

vista del risultato economico. Tuttavia oggi,

anche in seguito alla concorrenza delle pa-

rafarmacie e dei supermercati, tale confi-

gurazione rischia di indebolire l’identità della

farmacia, attenuandone pericolosamente il

vissuto collettivo di luogo del sapere dedica-

to alla cura. Si rischia cioè di precipitare in una

sorta di babele dove la voce del farmacista

perde forza e autorevolezza.

Non dimentichiamo mai che la farmacia nel

nostro Paese è stata - e ancora in buona par-

te è - un presidio culturale e non soltanto un

negozio. Inseguire acriticamente modelli an-

glosassoni è dunque molto rischioso. Parafra-

sando l’ideologia dello slow food, si potrebbe

scherzosamente parlare di slow therapy in

contrapposizione alla fast therapy dei modelli

d’importazione. Proprio per ristabilire le prio-

rità di un mandato etico, il nuovo paradigma di

comunicazione deve poter essere applicato in

piena autonomia dalle diverse realtà locali, in

base anche al bacino d’utenza, tenendo pre-

sente che le concessioni alla pubblicità e dun-

que alla comunicazione attenzionale, “strillata”,

che usa il corpo e le sue parti come una sorta

di atlante anatomico per comporre messaggi

di fitness, beauty, hygienic e così via, ha perso

gran parte della propria forza comunicazionale

accavallando stereotipi su stereotipi.

Chi entra in farmacia per acquistare prodotti

senza prescrizione ha già fatto una scelta di

campo. Ha fatto una scelta prevalentemente

etica e gradisce dunque forme di comunica-

zione meno seduttive e più concrete. Questo

non vuol dire affogare nella pedanteria e nel

didascalismo, ma avere sempre ben chiaro

che il compito di rassicurare e informare non

può essere delegato soltanto alle immagini e

ai messaggi concepiti all’interno di un format -

cartello, locandina, crowner (e chi più fustelle

ha più ne metta) - ma è affidato ai tre gradi

della comunicazione: disposizione, relazione,

connessione. Da una parte la disposizione dei

prodotti (visual merchandising) che si occupa

di farli parlare attraverso il linguaggio proprio

della confezione e dell’organizzazione visiva

delle “merci”, seguendo criteri non solo mer-

ceologici, ma anche logici e selettivi.

Non spaventi il termine inglese che è una ri-

visitazione di ciò che nella retorica antica si

chiamava Dispositio, cioè l’arte di comporre e

disporre gli argomenti (i messaggi).

Dall’altra la valorizzazione del fattore umano e

dunque della relazione fra persona e persona,

che ha una funzione insostituibile in quanto

coloro che desiderano rassicurazione e consi-

glio, chi vuole ascoltare parole sensate e non

guardare belle immagini o leggere enfatiche

super promesse, vuole comunicare nel senso

proprio del termine, ovvero condividere infor-

mazioni e opinioni.

Vi è infine la necessità di interpretare, dal pun-

to di vista della farmacia come presidio terri-

toriale, le nuove tecnologie della distribuzione

di prodotti e servizi, considerando con grande

attenzione le nuove frontiere del web.

Possiamo dunque sinteticamente suddividere

il nuovo paradigma del comunicare in farmacia

in tre grandi capitoli: relazione, orientamento e

connessione.

IL vALORE dELLA RELAzIONELa relazione con il cliente/paziente è affidata in

gran parte alla voce, al consiglio, al gesto e alla

capacità di accoglienza del personale, ma più in

generale a tutte le modalità con cui ci si pren-

de cura del cliente, rassicurandolo, invitandolo

a informarsi, proponendo nuove soluzioni, ma

anche suggerendo rimedi tradizionali.

Insomma aggiornando e valorizzando quell’ar-

chetipo del farmacista, come portatore di un

vero sapere, la cui immagine rischia di perde-

re identità nel mondo dell’iperconsumo e del

drugstore.

Quando si parla di relazione bisogna dunque

pensare in primo luogo alle persone e al lavo-

ro costante di aggiornamento, convincimento,

Si rischia di precipitare in una sorta di babele dove la voce del farmacista perde forza e autorevolezza. non dimentichiamo mai che la farmacia nel nostro Paese è stata - e ancora in buona parte è - un presidio culturale e non soltanto un negozio. inseguire acriticamente modelli anglosassoni è dunque molto rischioso

25giugno 2014

Primo piano Comunicazione

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affiatamento e valorizzazione dell’importanza

strategica di una buona patica che non può es-

sere affidata a forme di volontarismo. Anche

la relazione ha le sue tecniche e in definitiva

anch’essa esige un aggiornamento costante.

Il nuovo paradigma della relazione prevede la

capacità, da parte del personale, di accogliere,

informare, indirizzare il cliente anche propo-

nendo nuove soluzioni. Un “saper curare” del

quale il farmacista e la farmacia sono i depo-

sitari storici.

Anche se sappiamo che in moltissime realtà la

relazione è pratica quotidiana, ciò nonostante

dobbiamo convincerci che essa, per sua natu-

ra, ha bisogno anche di un contesto ambientale

favorevole: soluzioni architettoniche e di inte-rior design che invitino chi entra ad allargare la

sfera della “cura” e non solo a compiere un atto

d’acquisto. Si tratta, in altre parole, di ripristi-

nare un archetipo che con il tempo si è perso

nelle logiche del marketing dell’abbondanza e

dell’attesa in coda.

Per far questo è però necessario che il luogo

comunichi chiaramente la distinzione fra cura

come terapia clinica e cura come benessere. Si

tratta di una sorta di doppia valenza che per-

mette di distinguere i bisogni ai quali la farma-

cia dà risposte certe, senza inseguire criteri di

turbo marketing che hanno fatto il loro tempo.

C’è bisogno, in altre parole, di verità e di misura

e la farmacia è da sempre il luogo della misura.

LEss Is MORE Anche la farmacia, come ogni negozio, è un di-

spositivo di comunicazione e da questo punto

di vista affinché comunichi in modo semplice

e chiaro, bisogna decidere con quale tono di

voce far parlare le merci sugli scaffali e stabilire

un rapporto chiaro fra ciò che è sul banco e ciò

che solo la mano del farmacista può prendere

o preparare.

In questo senso è importantissimo far perce-

pire, fin dal primo impatto, che la farmacia è

un negozio diverso dagli altri. Un luogo gover-

nato dalla logica dei semplici e dove le merci

sono un’occasione di aggiornamento.

Per esempio va limitato il display dei prodot-

ti generici e promossa l’efficacia di ciò che la

cultura ha tramandato come rimedi e galenici

magistrali e officinali.

Va sorvegliata attentamente ogni azione che

rischia di far percepire la farmacia come un

negozio come tutti gli altri. Per esempio i saldi

e gli sconti devono avere ritmi e modalità pro-

prie, diverse, anche nella forma, dai luoghi co-

muni del mercato. Si possono in questo senso

ideare campagne promozionali, restituendo a

questo termine il suo significato proprio. E tali

campagne vanno gestite ad hoc.

L’orientamento del cliente/paziente è il ri-

sultato di una chiara definizione del layout e

dell’esposizione dei prodotti rispetto ai quali

è necessario compiere delle scelte se non si

vuole che la farmacia si appiattisca acritica-

mente su modelli d’importazione.

Il visual merchandising, il layout e il display sono decisivi nella percezione dalla farmacia

come luogo della cura in senso lato: cura della

salute, cura dell’aspetto, cura della pelle, cura

della forma fisica, eccetera.

Una particolare cura dovrebbe infine essere

dedicata al rapporto con il territorio, il quar-

tiere o il vicinato, attraverso l’offerta di servizi

strutturati e continuativi di varia natura che

fidelizzino i clienti/pazienti.

Per quanto riguarda la composizione dell’of-

ferta, invece il criterio più importante è la

selezione dei prodotti. La logica “di tutto e di più” non è sempre vincente. Ampliando

a dismisura l’offerta si palesa una sorta di

indifferenza nei confronti di ciò che si offre.

L’orientamento al cliente esige che si pren-

dano decisioni, anche drastiche, rispetto

all’assortimento. Ricordando che l’ampiezza

dell’assortimento spesso si traduce in costi di

gestione difficilmente sostenibili e disorien-

tamento per il cliente.

Questa sorta di Inventio dei temi da proporre,

per rimanere nella metafora della retorica clas-

sica, permette non solo di selezionare l’offerta,

ma consente anche di far parlare i prodotti su-

gli scaffali in modo più chiaro e più forte.

La sovrabbondanza non è più un buon modo

di comunicare benessere e possibilità di scelta.

L’ampiezza e la profondità si possono sempre

lasciare ai tempi anche molto brevi del “su or-

dinazione”, che ormai sono brevissimi.

Anche i messaggi pubblicitari aumentano la

propria efficacia se sono misurati e il loro af-

follamento è contenuto.

CONNEssIONE E COMUNICAzIONEA questi due pilastri della comunicazione in

negozio, la relazione e l’orientamento, si ag-

giunge poi una terza funzione che potrem-

mo chiamare di connessione, che coinvolge

il mondo in grande espansione delle nuove

tecnologie di distribuzione e di acquisto at-

traverso il web.

La specializzazione all’interno del variegato

mondo dell’e-commerce permette di am-

pliare enormemente la platea dei clienti e di

estendere la gamma dei servizi offerti.

Un punto vendita in rete, dotato di una propria

community alla quale offre servizi e acquisti on line, è un negozio vincente e fidelizzante anche

perché il consumo farmaceutico è spesso ca-

ratterizzato da abitudini che possono essere

esaudite attraverso ordinazione on line e con-

segne a domicilio. Presidiare la rete, anche con

forme di associazione locale fra i punti vendita,

è strategico. Si tratta di una forma di relazione

a distanza che ha una valenza molto impor-

tante e l’avrà ancora di più guardando al futuro.

Mettersi in rete permette non solo di ampliare

l’offerta, ma anche di definire meglio la valen-

za delle prestazioni che invece esigono il con-

tatto interpersonale.

In conclusione bisogna sempre tener pre-

sente che paradigma significa esempio da

consultare al bisogno per ideare, declinare

o coniugare le parole e le forme del comu-

nicare. Da questo punto di vista la farmacia

deve parlare in modo chiaro la lingua che le

è propria: adottando uno stile tonico e sano.

Anche la comunicazione soggiace alla legge

di Paracelso: solo la misura distingue la buona

comunicazione da quella tossica.

Si tratta, in altre parole, di ripristinare un archetipo che con il tempo si è perso nelle logiche del marketing dell’abbondanza e dell’attesa in coda

26giugno 2014

Primo piano Comunicazione

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Primo piano Comunicazione

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La sicurezza in farmaciaTutti gli adempimenti in materia sono solo un balzello vessatorio o rappresentano un’opportunità di rilancio e di legittimazione della professione?di Maurizio traverSari, Adakta

In questo ultimo triennio il tema della sicu-

rezza in farmacia è particolarmente salito

alla ribalta. Vissuto come l’ennesimo bal-

zello vessatorio nei confronti della cate-

goria, ha provato a farsi spazio nelle aule

di formazione, durante corsi specifici e spesso

noiosissimi, e tra gli adempimenti, le “scartof-

fie” previste dal D.lgs. 81/2008 ed s.m.i..

«Dottore carissimo, cosa vuole che mai suc-

ceda di grave in una farmacia...non siamo mi-

ca in un cantiere!».

Eppure le cose succedono e personalmente

non ho capito se è un bene o un male che non

si vengano a sapere (vedi case history nella

pagina seguente).

Molti sono gli episodi di cui siamo venuti a

conoscenza nelle numerose consulenze fat-

te in farmacia sul tema della sicurezza. Alcu-

ni di questi li raccontiamo in aula, nei corsi di

formazione, tra lo scetticismo e la diffidenza

di chi non crede che tutto sommato siano poi

così vere.

Oggi sicuramente le priorità della farmacia so-

no altre: recupero della redditività, dell’efficien-

za e dell’efficacia, alla ricerca di un’eccellenza

che è la sola garanzia per il futuro nel pano-

rama dell’evoluzione degli assetti del Servizio

sanitario.

tEMPO PERsO?Quindi? Perché buttare soldi, perdere tempo,

giornate di lavoro per la sicurezza?

Innanzitutto, tutti coloro che hanno sperato

28giugno 2014

Primo piano Gestione

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che in questi anni la normativa sarebbe saltata

o modificata al punto tale che le farmacie non

sarebbero state più coinvolte, credo che deb-

bano definitivamente rassegnarsi. La questio-

ne della sicurezza è di derivazione europea e

non un’invenzione italiana. Semmai abbiamo

dovuto correre perché, come purtroppo ac-

cade molto spesso, l’Europa ci aveva condan-

nato per inadempienza (Corte di Giustizia CE,

Sez. 5, 15 novembre 2001, C-49/00 - Incom-

pleta trasposizione della direttiva 89/391/

CEE - Sicurezza e salute dei lavoratori. - Cau-

sa C-49/00). Ecco che il 9 aprile 2008 l’Italia

ha pubblicato quello che ormai è conosciuto

come “Testo unico”.

Quando poi si fanno le cose in maniera affret-

tata vengono fuori alcune stranezze, incon-

gruenze, zone grigie, omissioni, che hanno

portato a pubblicare il decreto 109/2009 in

cui si iniziava a correggere e circostanziare

qualcosa di più. Soprattutto la parte relativa

alle sanzioni.

Già le sanzioni. Dobbiamo quindi ottemperare

a quanto previsto dalla normativa perché vi

sono pesanti sanzioni per il datore di lavoro? Io

personalmente mi rifiuto di parlare di sanzio-

ni durante i corsi Rspp che il mio gruppo tiene

regolarmente in giro per l’Italia. Non dobbiamo

mettere paura a nessuno ma solo sviluppare

consapevolezza sulle logiche e sull’importan-

za di una buona prevenzione dei rischi perché,

è bene ricordarlo con forza, tutta la normativa

nasce per prevenire che le cose accadano, che

la gente si faccia male e affinché si possa lavo-

rare in ambienti e contesti di lavoro sani, tali da

tutelare la salute di tutti.

sUPERCONtROLLAtI E IsPEzIONAtI«Dottore guardi che le farmacie sono già con-

trollate e ispezionate dalle Asl. Quindi noi sia-

mo a posto!».

306 articoli, 3 appendici, 51 allegati, Decreti

interministeriali, Innumerevoli circolari e in-

terpelli fanno della materia una vera e propria

specializzazione.

Gli organi di vigilanza si distribuiscono anche

nelle numerose leggi correlate al Testo unico.

La Asl è uno degli organi ispettivi, poi ci sono

i Vigili del Fuoco, i Nas, l’Ispettorato del Lavoro

e l’Inail. Ognuno per alcuni aspetti e rispettive

competenze ma tutti concorrono alla tutela

della sicurezza e della salute sui posti di lavoro.

Va da sé che vi sia la possibilità, non così infre-

quente, che ci siano cose che vengono valu-

tate, seppur con sfumature, anche in maniera

diversa se non opposta. Vi sono infatti ambiti,

le famose “zone grigie”, che si prestano a in-

terpretazione e, quindi, sono suscettibili di va-

lutazioni anche di natura soggettiva.

La nostra convinzione è che nessuno delle ra-

gioni di cui sopra spieghi bene perché sia im-

portante che la farmacia sia il luogo dove sulla

sicurezza debbano essere concentrate atten-

zione ed energie sicuramente diverse da quel-

le profuse sino a oggi. La motivazione si alloca

in una scenario più ampio, quello dell’ormai

imminente istituzionalizzazione della farmacia

come Presidio sanitario sul territorio, “senti-

nella” tale da permettere sia l’erogazione più

efficace di servizi sanitari di prossimità, sia una

riduzione della spesa sanitaria.

Lo scenario e le opportunità per la farmacia so-

no già cambiati con i decreti sui nuovi Servizi in

vi sono infatti ambiti, le famose “zone grigie”, che si prestano a interpretazione e, quindi, sono suscettibili di valutazioni anche di natura soggettiva

qUEL POMERIggIO dI UN gIORNO dA….INCUBOil caso della farmacia Gorla di LodivecchioSembrava un pomeriggio di pioggia qualsiasi a Lodivecchio e in farmacia entra una signora anziana già molto pallida con la sua badante. Mentre si fanno le prime do-mande e spiegazioni di rito, un improvviso black out fa saltare l’impianto elettrico.La signora inizia a non respirare e a diventare cianotica. Due dottoresse sono prese dal panico mentre una terza mostra immediatamente un particolare sangue freddo. Comprende bene la situazione e immediatamente inizia le manovre apprese duran-te il corso di Primo soccorso, che però non si addicono alla situazione: la lingua della signora ostruisce in pratica la gola.La dottoressa inizia, con le dita della mani, a lavorare sulla lingua in modo da tenerla bassa e consentire la respirazione mentre le colleghe immediatamente si rivolgono al 118. Nel frattempo il gruppo elettrogeno di cui fortunatamente è dotata la farma-cia, che fino ad allora aveva consentito di illuminare ancora l’interno, finisce la sua autonomia (30 minuti) e in farmacia restano accese solo le luci di emergenza.Per tutto il periodo di attesa dell’autoambulanza la dottoressa consente alla signo-ra di poter respirare attraverso la pressione con le dita della lingua verso il basso.EPILOGOIl figlio della signora è tornato dopo pochi giorni a ringraziare: sua madre era viva e stava bene.La dottoressa, per circa 10 giorni, ha avuto un ematoma alle dita della mano e con-tinua a fare il suo lavoro di farmacista presso la farmacia Gorla.

farmacia. La prospettiva della Pharmaceutical Care, cioè di una farmacia che diventi sempre

di più il luogo, il “primo luogo” di decentramento

sanitario del malato cronico, dei servizi primari

e di secondo livello, del counseling scientifico

di supporto sui piani terapeutici, deve neces-

sariamente e a nostro parere, riconfigurare un

assetto della farmacia dove il cliente-utente-

paziente, i farmacisti e tutti gli operatori lavo-

rino in condizioni di sicurezza tali da essere

centro di eccellenza. Gli adempimenti del D.lgs

81 del 2008 e s.m.i., visti in questa prospetti-

va, acquistano una luce diversa di rilancio e di

legittimazione del ruolo della farmacia e della

professionalità dei farmacisti su tutto il territo-

rio. È poca cosa?

29giugno 2014

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La storia di questo paziente è la

storia dei progressi della medicina:

nel giro di tre generazioni una pa-

tologia prima letale può non solo

essere controllata, ma in alcuni casi

prevenuta». Così Sebastiano Filetti, docente di

Medicina interna alla Sapienza di Roma, sinte-

tizza la vicenda di Gaetano Partipilo, afferma-

to jazzista oggi trentanovenne, che intorno ai

vent’anni di età ha scoperto di essere affetto

dal carcinoma midollare della tiroide. La stes-

sa malattia che nel 1979, quando mancavano

gli strumenti diagnostici e la chemioterapia, di

scarsissima efficacia per questi casi, era l’u-

nica opzione terapeutica disponibile, aveva

causato la scomparsa di sua madre. Arrivare

alla diagnosi non è stato semplice e solo a di-

stanza di anni dal primo intervento, avvenuto

a metà degli anni Novanta, Gaetano ha saputo

di aver ereditato geneticamente la stessa

malattia della mamma. E dopo un secondo

intervento, nel 2007, è stato arruolato nel trial di sperimentazione del primo farmaco specifi-

camente studiato per la neoplasia, vandetanib,

oggi disponibile sul mercato. Da allora Gaetano

Per una vita normale

Il carcinoma midollare della tiroide è un tumore aggressivo che oggi può essere bloccato e gestito come una malattia cronicadi Stefania Cifani

30giugno 2014

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convive con il tumore, che di fatto è diventa-

to una malattia cronica, conducendo una vita

normale. E grazie ai progressi nel campo della

genetica si è scoperto che anche sua figlia era

portatrice della stessa mutazione genetica ed

è stato possibile asportarle la tiroide in tenera

età, prima del manifestarsi della malattia.

L’INCIdENzAI tumori tiroidei rappresentano circa il 2 per

cento di tutte le neoplasie. Nel corso degli ulti-

mi vent’anni anni la loro incidenza è aumentata

facendo registrare ogni anno, rispettivamente

per uomini e donne, 4,1 e 12,5 nuovi casi ogni

100.000 abitanti. Un aumento che gli esperti

attribuiscono, almeno in parte, all’introduzione

della diagnostica ecografica, sempre più sofi-

sticata e precisa. Circa il 5 per cento di questa

categoria è rappresentato dal carcinoma mi-

dollare della tiroide (Cmt), una forma partico-

larmente aggressiva che colpisce in Italia 200

persone ogni anno. A differenza di altre tipolo-

gie più diffuse come la follicolare e la papillare,

tra l’altro accompagnate da una prognosi mi-

gliore, il Cmt si manifesta in età giovanile e in

ugual misura nei due sessi.

In un caso su quattro la malattia è ereditaria,

causata dalla mutazione del gene Ret; ne-

gli altri si manifesta in forma “sporadica” con

esordio in età e fase più avanzate. La forma

trasmissibile offre maggiori probabilità di dia-

gnosi e trattamento precoci: in presenza di una

storia familiare, con l’analisi genetica si posso-

no infatti individuare i bambini portatori della

mutazione e quindi più a rischio di sviluppare

il tumore, monitorarli nel tempo ed eventual-

mente sottoporli all’asportazione totale della

tiroide in via preventiva. Nei casi più gravi l’in-

tervento viene eseguito entro il primo anno

di vita; per quelli meno aggressivi può essere

rimandato anche a vent’anni di età.

«Si tratta», precisa Rossella Elisei, docente

associato del dipartimento di Endocrinologia

dell’Università di Pisa, «di un tumore tiroideo

solo per localizzazione e che deriva da cellule

di origine neuroendocrina deputate alla secre-

zione di calcitonina, un ormone coinvolto nel

metabolismo fosfo-calcico. Di norma la cal-

citonina è presente in concentrazioni minime,

ma in caso di proliferazione tumorale essa

viene prodotta in eccesso. Un piccolo vantag-

gio per la diagnosi precoce di questa forma ri-

spetto alle altre». Il dosaggio della calcitonina è

quindi un indicatore della presenza e progres-

sione del Cmt, asintomatico in fase iniziale. «La

presenza di un nodulo nella parte anteriore del

collo», continua Elisei, «è però sempre il pri-

mo segnale da indagare. Ma almeno il 70 per

cento della popolazione adulta al di sopra dei

50 anni ha un nodulo tiroideo, dovuto a una

forma benigna di crescita della ghiandola. Le

tecniche diagnostiche ed ecografiche attuali

permettono di individuare facilmente quelli di

diametro superiore al centimetro, di fronte ai

quali è opportuno valutare i livelli di calcitonina

ed effettuare un prelievo con ago aspirato per

distinguere i pochi noduli maligni dagli altri at-

traverso l’esame citologico. In realtà non tutti

i pazienti con noduli tiroidei sono sottoposti

al dosaggio della calcitonina: in Europa la co-

munità scientifica considera questa prassi il

miglior marcatore tumorale diagnostico e il

monitoraggio di questo valore è una pratica

ben accettata, in Italia ancora non altrettanto.

Per questo ancora oggi in molti casi la diagnosi

di Cmt avviene in fase avanzata, quando com-

paiono i sintomi caratteristici, come sindrome

intestinale diarroica e flush al volto».

Lo stesso vale per le altre neoplasie tiroidee,

che restano silenti per lungo tempo o si mani-

festano con sintomi aspecifici come gonfiore

in prossimità della gola, tosse, cambiamenti

improvvisi di voce, difficoltà respiratorie o di

deglutizione, ritardando diagnosi e avvio del-

le terapie.

in un caso su quattro la malattia è ereditaria, causata dalla mutazione del gene ret; negli altri si manifesta in forma “sporadica” con esordio in età e fase più avanzate. La forma trasmissibile offre maggiori probabilità di diagnosi e trattamento precoci: in presenza di una storia familiare, con l’analisi genetica si possono infatti individuare i bambini portatori della mutazione e quindi più a rischio di sviluppare il tumore

31giugno 2014

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UN NUOvO fARMACOLa terapia di prima scelta per il trattamento del

Cmt è l’asportazione della tiroide, pratica riso-

lutiva se la malattia è confinata entro l’organo;

quando interessa anche la regione del collo,

dopo un intervento più esteso con la rimozione

dei linfonodi, i pazienti vengono monitorati nel

tempo. Per le forme avanzate o metastatiche

fino a poco tempo fa non esistevano cure, es-

sendo chemio e radioterapia per lo più ineffi-

caci. Oggi, grazie ai progressi della diagnostica

molecolare e della farmacogenomica il trat-

tamento del Cmt ha subìto una vera e propria

rivoluzione, con l’introduzione di una molecola

specifica.

Dallo scorso mese di giugno è infatti disponi-

bile sul mercato il primo farmaco studiato per

il trattamento del Cmt in stadio localmente

avanzato o metastatico. Approvato dall’Ema

nel febbraio 2012, vandetanib appartiene alla

classe degli inibitori della tirosin-chinasi ed è in

grado di bloccare la proliferazione delle cellule

maligne, trasformando in molti casi il tumore in

una malattia cronica.

Un contributo significativo allo sviluppo del

farmaco arriva da gruppi di ricerca italiani, sia

per gli studi in vitro sia per il numero di pazienti

arruolati nello studio Zeta, il trial internaziona-

le di fase III che ha dimostrato la superiorità di

vandetanib nella riduzione del rischio di pro-

gressione dei malattia rispetto al placebo.

Il farmaco agisce su due fronti, bloccando la

formazione dei nuovi vasi sanguigni e inter-

venendo sui recettori specifici delle cellule

tumorali che intervengono nella proliferazione

cellulare. «Attraverso l’inibizione del fattore di

crescita vascolare endoteliale (Vegfr)», spiega

Elisei, «vandetanib è in grado di bloccare lo svi-

luppo dei vasi che portano sangue al tumore.

Inoltre blocca i recettori del fattore di crescita

epidermico (Egfr) e Ret, riducendo la crescita

e la sopravvivenza tumorale. Nella mia espe-

rienza clinica ho osservato, dopo poche setti-

mane di terapia, una netta riduzione dei valori

dei marker tumorali e delle lesioni metastati-

che. Il farmaco stabilizza così la malattia e per-

mette di avere uno stile di vita soddisfacente».

Non tutti i pazienti reagiscono allo stesso

modo, puntualizzano gli esperti, e la risposta

clinica non è garantita. «Ma finora nella mag-

gior parte di casi trattati la risposta iniziale è

stata importante. Circa il 50 per cento dei pa-

zienti è in trattamento già da 7-8 anni con in-

variata efficacia. Altri casi dopo circa 3 anni di

trattamento hanno sviluppato una sorta di re-

sistenza al farmaco, per questo è importante

lo sviluppo di molecole alternative attualmen-

te in studio» afferma Elisei.

Il farmaco, sottoposto a monitoraggio Aifa con

controlli periodici durante il primo anno di tera-

pia, è a dispensazione esclusivamente ospe-

daliera e la prescrizione può essere erogata

solo da parte di centri specialistici designati

nell’ambito di ciascuna Regione.

Trattandosi di una terapia orale, i pazienti

possono proseguirla a casa assumendo una

compressa al giorno. Positivo anche il profilo di

tossicità: «Gli effetti collaterali», conclude Eli-

sei, «sono pochi e facilmente controllabili, co-

me ipertensione e fotosensibilizzazione della

cute, per cui si raccomanda ai pazienti di non

esporsi alla luce diretta del sole. L’unico che

richieda la sospensione del farmaco, a carico

del cuore e che consiste nell’allungamento del

tratto Qt, è fortunatamente rarissimo».

UN MANIfEstO PER INfORMARELa prevalenza del carcinoma midollare della ti-

roide nella popolazione generale è stimata in 1

su 14.300 individui (fonte: database Orphanet).

E sebbene queste cifre consentano di annove-

rarlo a pieno titolo tra i tumori rari, per i quali l’Aifa

ha stabilito in accordo con l’Ue la soglia di cinque

casi ogni 10.000 persone, alla malattia manca il

riconoscimento ufficiale di “malattia rara”.

Chi è affetto dal Cmt, viene sottolineato nel

documento, incontra e vive le stesse difficoltà

dei pazienti con malattie rare nell’identificare i

centri di riferimento, nell’accesso alle terapie e

subisce gli effetti di una mancanza di informa-

zione: temi dei quali la legge 279/2001 e la le-

gislazione successiva hanno sancito la tutela.

L’elenco delle malattie rare, lamentano però gli

esperti, attende da anni di essere aggiornato

attraverso l’inserimento nei Lea, i livelli essen-

ziali di assistenza.

È per diffondere l’informazione sulla malattia,

sensibilizzare gli addetti ai lavori e rendere la

popolazione più consapevole che i maggiori

clinici impegnati nella cura di questa neoplasia,

in collaborazione con l’Osservatorio sulle ma-

lattie rare (Omar) hanno sottoscritto e diffuso

il “Manifesto del tumore midollare della tiroide:

dieci punti per conoscere e riconoscere una

malattia rara”. Un documento per informare il

pubblico sull’importanza della diagnosi e sulle

nuove possibilità terapeutiche. E per ribadire

la richiesta da parte della comunità scientifica

dell’inserimento del Cmt nell’elenco.

L’inserimento nei Lea renderebbe necessario

istituire una rete di centri accreditati dalle Re-

gioni, individuati in base all’esperienza nella

gestione della malattia e all’effettiva capacità

di prendere in carico il paziente, dalla diagnosi

alla chirurgia, fino alla somministrazione delle

terapie più innovative. Un indubbio vantaggio

per i pazienti ai quali verrebbero offerti percorsi

terapeutici standardizzati. Parallelamente do-

vrebbe essere istituito un registro nazionale di

patologia, utile nei casi di malattie poco diffuse,

per rilevarne la reale incidenza e distribuzione

sul territorio, e per attuare decisioni riguar-

danti la programmazione sanitaria. Il tutto in

nome di una migliore qualità di cura.

Per le forme avanzate o metastatiche fino a poco tempo fa non esistevano cure, essendo chemio e radioterapia per lo più inefficaci. oggi, grazie ai progressi della diagnostica molecolare e della farmacogenomica il trattamento del Cmt ha subìto una vera e propria rivoluzione, con l’introduzione di una molecola specifica

32giugno 2014

Primo piano Medicina

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La crisi economica sta colpendo

anche le farmacie, come è noto.

Federfarma ha lanciato l’allarme:

3.000 sono le attività in grave

difficoltà finanziaria e quasi 600

quelle a rischio fallimento. Si assiste a un

continuo calo della vendita dei farmaci e della

spesa farmaceutica convenzionata e all’au-

mento delle trattenute a carico delle farmacie

in favore del Sistema sanitario nazionale.

Per cercare di superare la crisi e uscirne

indenni, bisogna cercare di differenziarsi dal

resto delle farmacie, uscire dagli stereotipi,

non essere più soltanto le “botteghe” dove si

compra il farmaco, ma un punto di riferimen-

to per i cittadini. Rinnovare e innovarsi: sono

queste le parole del millennio.

Una grandissima opportunità è oggi rappre-

sentata dall’allestimento di un laboratorio gale-

nico all’interno della farmacia.

Fino ai primi decenni del 1900 tutti i farmaci

venivano preparati all’interno della farmacia,

direttamente dal farmacista. In seguito, con

Nuove opportunità in laboratorio

In sempre più farmacie si ricomincia a puntare sulla galenica. Esempi pratici di formulazioni utilidi MiCheLa ChizzoLini e CoSiMo vioLante, farmacistI

34giugno 2014

Primo piano Galenica

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la nascita delle industrie farmaceutiche, la

galenica si è gradualmente ridotta fino a di-

ventare una pratica marginale o addirittura

inesistente. La possibilità di poter disporre

immediatamente di farmaci realizzati in ma-

niera ineccepibile dalle numerose industrie ha

fatto sì che i medici prediligessero le speciali-

tà medicinali piuttosto che i preparati galenici.

È importante ricordare però che oggi il far-

macista ha il ruolo di preparatore tecnico e

dispone di un laboratorio galenico in cui può

allestire qualsiasi farmaco non protetto da

brevetto.

Le Norme di buona preparazione (Nbp) so-

no da considerarsi come una guida che il far-

macista deve seguire nella preparazione dei

medicamenti per garantirne la qualità. Que-

ste sono riportate nella Farmacopea ufficiale

XII ed., testo da tenere obbligatoriamente in

farmacia assieme ai relativi supplementi e

aggiornamenti.

Il laboratorio galenico della farmacia deve

essere adeguato ad assicurare le corrette

operazioni di preparazione, confezionamento,

etichettatura e controllo dei medicinali.

I preparati galenici si dividono in preparati ma-

gistrali e officinali.

I preparati magistrali sono farmaci preparati dal

farmacista in farmacia su prescrizione medica.

Il medico deve indicare la composizione quali-

quantitativa della formulazione e si assume la

responsabilità relativa all’efficacia e alla sicu-

rezza della formulazione. Il prodotto va allesti-

to estemporaneamente e pertanto non è lecita

una preparazione precedente alla prescrizione

della ricetta medica.

Al farmacista compete il controllo della pre-

scrizione medica per quanto riguarda gli

aspetti tecnico farmaceutici e legislativi ed egli

è responsabile della qualità delle sostanze uti-

lizzate e della corretta tecnica di preparazione.

I preparati officinali sono medicinali preparati

in farmacia in base alle indicazioni della Far-

macopea ufficiale della Repubblica Italiana,

destinati a essere forniti direttamente ai pa-

zienti della farmacia. In base al tipo di sostanze

presenti nella formulazione, possono essere

dispensati con o senza ricetta medica.

In farmacia si possono inoltre allestire i cosid-

detti preparati salutistici. Questi sono preparati

a base di piante ed erbe presenti nello specifico

elenco redatto dal ministero della Salute e già

autorizzate in prodotti regolarmente in com-

mercio. Devono essere ottenuti in base alle

Norme di buona preparazione previste dalla

Farmacopea Ufficiale XII ed. per le prepa-

razioni in scala ridotta e devono essere de-

stinati direttamente e unicamente ai clienti

della farmacia. Questi prodotti non possono

vantare proprietà terapeutiche, sono proposti

e consumati per ottimizzare lo stato nutri-

zionale, o favorire comunque la condizione di

benessere, coadiuvando le funzioni fisiologi-

che dell’organismo. Gli ingredienti erboristici

impiegabili devono presentare una composi-

zione compatibile con un’azione salutistica e

non terapeutica e fornire le necessarie garan-

zie in termini di sicurezza.

Per sfruttare al meglio l’opportunità di cresci-

ta economica che può dare il laboratorio, bi-

sogna considerare che le farmacie non sono

tutte uguali ma si differenziano per clientela,

dimensione, ubicazione, planimetria e arre-

damento. Vi sono quindi enormi differenze fra

una realtà e un’altra e non è possibile fornire

una soluzione standard ma delineare linee

guida valide per tutte le farmacie.

Per organizzare la produzione si deve chie-

dere la quotazione delle materie prime al for-

nitore e valutare i tempi di allestimento, che

non devono interferire con la normale attività

della farmacia. All’inizio sono da preferire le

formulazioni semplici e si può pensare di in-

serire i prodotti nelle campagne stagionali

(per esempio, lo sciroppo per la tosse).

I prodotti salutistici allestiti nel laboratorio

hanno bisogno del consiglio del farmacista

e devono essere bene in vista, in modo che

possano essere consigliati facilmente. È op-

portuno creare una zona con tutti i prodotti

del laboratorio. Quest’area deve essere vicina

Nuove opportunità in laboratorio

in farmacia si possono inoltre allestire i cosiddetti preparati salutistici a base di piante ed erbe presenti nello specifico elenco redatto dal ministero della Salute e già autorizzate in prodotti regolarmente in commercio

35giugno 2014

Primo piano Galenica

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al banco, organizzata in modo razionale e le

confezioni devono essere immediatamente

riconoscibili dai clienti, per esempio riportando

il logo della farmacia sulla singola confezione.

Il personale deve essere formato adegua-

tamente, in modo da poter proporre sem-

pre l’alternativa fitoterapica, deve illustrare

sinteticamente i principi attivi e sottolineare

l’efficacia, senza però minimizzare gli effetti

collaterali, nel caso ci fossero.

Di seguito sono riportati alcuni esempi di

formulazioni utili al farmacista, che possono

essere allestite in laboratorio e dispensate

senza prescrizione medica.

dexPantenoLo CoMPoSto CreMa f.u. i. x ii ◆ CoMPoSizione

D (+) Pantenolo g 5

Olio Fegato di merluzzo g 20

Anfifila crema base g 70

Acqua depurata g 5

◆ PreParazione

Il pantenolo è sciolto nell’acqua e la soluzione

viene incorporata nella crema, aggiungendo

quindi l’olio di fegato di merluzzo.

Indicazioni per l’uso: repitelizzante.

Conservazione: in recipiente ben chiuso, pro-

tetto dalla luce.

Data limite di utilizzazione: max 6 mesi dalla

data di preparazione, se preservata.

Regime di dispensazione: Sp.

dexPantenoLo CreMa f.u. i. x ii◆ CoMPoSizione D (+) Pantenolo g 5

Crema base idrofila g 90

Acqua depurata g 5

◆ PreParazione

Il pantenolo è sciolto nell’acqua e la soluzione si

incorpora nel Macrogol cetosteariletere crema

base o nella anfifila crema base.

Indicazioni per l’uso: repitelizzante.

Conservazione: in recipiente ben chiuso, pro-

tetto dalla luce.

Data limite di utilizzazione: max 6 mesi dalla

data di preparazione, se preservata.

Regime di dispensazione: Sp.

dexPantenoLo CreMa idrofoBa f.u. i. x ii ◆ CoMPoSizione D (+) Pantenolo g 5

Acidi di lanolina unguento base g 58

Trigliceridi saturi a catena

Media (trigliceridi semisintetici liquidi ) g 7

Acqua depurata g 30

◆ PreParazione

Il pantenolo si scioglie in 10 g di acqua, a parte

si fondono a 60 gradi centigradi l’unguento e i

trigliceridi.

A questa fase si aggiungono 20 g di acqua a 60

gradi sotto agitazione.

Alla crema ottenuta, raffreddata, si aggiunge a

piccole porzioni la soluzione di pantenolo.

Indicazioni per l’uso: repitelizzante.

Conservazione: in recipiente ben chiuso, pro-

tetto dalla luce.

Data limite di utilizzazione: max 6 mesi dalla

data di preparazione, se preservata.

Regime di dispensazione: Sp.

zinCo oSSido PoLvere Cutanea f.u.i. xii◆ CoMPoSizione Zinco ossido g 10

Talco g 90

◆ PreParazione

Lo zinco ossido, finemente setacciato, viene

mescolato accuratamente con il talco. Il tutto

può essere sterilizzato in stufa a secco.

Indicazione per l’uso: assorbente, astrigente.

Data limite di utilizzazione: max 6 mesi dalla

data di preparazione.

Regime di dispensazione: Sp.

PREPARAtI OffICINALIElenco dei preparati officinali presenti in Farmacopee Ue che possono essere al-lestiti e dispensati senza ricetta medica

◆ Minoxidilsoluzione al 2%

◆ Diclofenacgel al 2-3%

◆ Benzidaminacollutorio

◆ Clorexidinacollutorio

◆ Argento Proteinatogocce nasali

◆ Eucalipto composto gocce nasali

◆ Acido acetico gocce auricolari

◆ Alluminio acetato gocce auricolari

◆ Niaouliessenza e mentolo gocce nasali

◆ Mentolo e benzoino soluzione

per inalazione

◆ Mentolo composto soluzione

per suffumigi

◆ Acido salicilico soluzione cutanea

◆ Acido borico soluzione cutanea

CreMe BaSi varie

◆ Acido benzoico composto unguento

◆ Ittiolo unguento

◆ Calamina crema

◆ Calcio idrossido emulsione

◆ Canfora e metile salicilato

◆ Canfora eucalipto e mentolo unguento

◆ Dexpantenolocrema

◆ Dexpantenolocomposto crema

i prodotti salutistici non possono vantare proprietà terapeutiche e sono proposti e consumati per ottimizzare lo stato nutrizionale o favorire comunque la condizione di benessere, coadiuvando le funzioni fisiologiche dell’organismo

36giugno 2014

Primo piano Galenica

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Primo piano Galenica

fad

P2-20

14

SECONDO CORSO 2014

Malattia di Alzheimer: il paziente, la famiglia, la società

Responsabile Scientifico:

Ettore Novellino Direttore Dipartimento di Farmacia, Università degli studi “Federico II” di Napoli - Presidente del Consiglio di Amministrazione della Società consortile di Diagnostica e Farmaceutica Molecolare - Presidente della Conferenza Nazionale dei Direttori di Farmacia e Farmacia Industriale - Direttore del CIRFF (Centro Interdipartimentale di ricerca in Farmacoeconomia e Farmacoutilizzazione) dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” - Professore ordinario di Chimica farmaceutica e tossicologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

Punto Effe propone 3 corsi FAD per l’anno 2014, per complessivi 37,5 crediti formativi, realizzati con la pubblicazione dei Dossier che costituiscono i contenuti di base. I corsi sono realizzati da Edra Lswr S.p.A. che ha conseguito accreditamento ECM FAD (Rif.n° 4252) presso la commissione Nazionale per la Formazione Continua.

Edra Lswr S.p.A. è accreditata dalla Commissione nazionale ECM a fornire programmi di formazione continua per tutte le professioni.

Edra Lswr S.p.A. si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività ECM.

Modalità di partecipazione: La Fad di Punto Effe è aperta a tutti i Farmacisti territoriali. È possibile fruire dei corsi esclusivamente in combinazione con l’abbonamento alla rivista.

Modalità di fruizione: Autoapprendimento con tutoraggio

Durata della formazione: 9 ore, articolate su 7 moduli didattici, Punto Effe n° 7 – 8 – 9 – 10 – 11-12 e 13

ObiettivO Del SeCONDO CORSO:La Demenza di Alzheimer (AD) rappresenta una malattia di indiscussa rilevanza sociale e di preoccupante incidenza epidemiologica nell’im-mediato futuro a causa dell’invecchiamento generale della popolazione soprattutto nella società industrializzata: infatti, l’età è un’incontestabile fattore di rischio. Il corso, dedicato al farmacista territoriale o di comuni-tà (legge 69/2009), si pone come valido strumento di approfondimento ed aggiornamento culturale su una patologia cronica che richiede com-plessi servizi assistenziali. Sulla Malattia di Alzheimer vengono fornite ai partecipanti sintetiche ed esaustive trattazioni, scientificamente rigorose, sulle diverse pro-blematiche di natura clinico-epidemiologica, diagnostica, terapeu-tica ed assistenziale per questa tipologia di paziente. L’acquisizione di nuove competenze tecnico-scientifiche costituiscono gli elementi fondamentali indispensabili perché il farmacista intervenga per l’ap-plicazione della pharmaceutical care.

Avvio e conclusione del corso: L’avvio del corso è fissato in data 3 aprile 2014. La compilazione e superamento dei questionari di va-lutazione dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2014, data di chiusura del corso stesso.

Questionario di valutazione: L’erogazione dei crediti formativi è subordinata al superamento dei questionari di valutazione (75% di risposte esatte totali), e allo svolgimento del percorso formativo dei 7 moduli didattici.

CREDITIFORMATIVI ECM PER 3 CORSI FAD37,5

CREDITIFORMATIVIECM13,5

FAD_P2-2014_PUNTOF.indd 1 09/04/14 10.52

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InTroduzIone Ogni possibile terapia farmacologica dovrebbe essere preceduta o accom-pagnata da un adeguato trattamento non farmacologico, che comprenda non solo il paziente, ma anche il caregiver e la famiglia. Gli interventi non farmacologici prevedono trattamenti di stimolazione/riattivazione cogni-tiva, socializzanti (interventi psico-sociali) e di riabilitazione cognitiva, con lo scopo di mantenere/recuperare abilità cognitive e funzionali ancora preser-vate e di ridurre i disturbi comportamentali, di migliorare la qualità e, auspi-cabilmente, rallentare anche il decorso della malattia.Si tratta di interventi che agiscono sulla sfera cognitiva, cognitivo-com-portamentale, relazionale ed emotiva, in pazienti con demenza di grado lieve-moderato, quando la memoria remota è ancora sostanzialmente con-servata e le funzioni sensoriali non sono significativamente compromesse.

InTerVenTI dI STIMoLAzIone/rIATTIVAzIone CoGnITIVAPer gli interventi di stimolazione/riattivazione cognitiva sono utilizzate tecniche non stressanti e personalizzate in grado di attivare e stimolare il pensiero, la concentrazione, la memoria e le emozioni dei pazienti con de-menza, attraverso metodiche piacevoli e motivanti come la stimolazione multisensoriale (per esempio l’approccio Snoezelen*1), l’aromaterapia, la musicoterapia, terapie di motivazione di “cura gentile” e gli interventi ludi-co-ricreativi di animazione e la Pet-therapy. Descriviamo alcuni di questi approcci tra i più sperimentati.

MuSICoTerAPIA Questa metodica deve essere eseguita da operatori con formazione spe-cifica, essa si propone di:

◆ favorire l’espressione “non verbale” delle emozioni, tramite il movimento, la danza e il suono di strumenti; ◆ stimolare la comunicazione attraverso il canto di motivi familiari e la rievoca-zione di esperienze di vita; ◆ stimolare il ricordo attraverso le associazioni tra canzoni, musica ed espe-rienze personali; ◆ migliorare l’autostima; ◆ facilitare il rilassamento e alleviare lo stress.

TerAPIA eFFeTTuATA Con L’AuSILIo dI AnIMALI (PeT-THerAPY)Si tratta di una terapia basata sull’intuizione, che risale all’antichità, del valo-re terapeutico degli animali e che trova oggi la sua strutturazione metodo-logica e impieghi mirati in specifiche patologie. Nel giugno del 1994 il Centro di collaborazione OMS/FAO per la sanità pubblica veterinaria di Roma, in-teragendo con altre strutture, ha organizzato il primo corso informativo di pet-therapy e ippoterapia. Il razionale al suo impiego è basato sulla certez-za che la presenza di un animale migliora, da un punto di vista psicologico, la vita dell’individuo, diminuendo la solitudine e la depressione e agendo da supporto sociale, dando un impulso alla cura di se stessi e diventando una fonte di attività quotidiane significative. Si tratta naturalmente di una terapia di supporto che integra, rafforza e coadiuva le terapie normalmen-te effettuate per il tipo di patologia considerata. Per quanto riguarda il suo utilizzo nei pazienti dementi, molti studi dimostrano che la compagnia di un cane (sempre in presenza del suo istruttore) riduce l’aggressività e l’agita-zione, così come migliora il comportamento razionale dei malati. Altri studi dimostrano che la presenza di un acquario nella stanza da pranzo può ri-durre i disturbi del comportamento alimentare. Inoltre questa metodologia

terapia non farmacologicaaBStraCt Il modulo illustra l’importanza dell’intervento ecologico per la prevenzione dell’AD e le varie tecniche di riabilitazione cognitiva. Indica il ruolo del caregiver e delle associazioni dei familiari, illustrando l’importanza della formazione del personale

Alfredo Postiglione1, Giovanni Gallotta1, Graziella Milan2, Paolo Sorrentino2, Caterina Musella3

1. Dipartimento di Medicina clinica e chirurgia, Università Federico II, Napoli

2. Centro geriatrico Frullone Asl Napoli 1 Centro - Napoli

3. Presidente AIMA Napoli Onlus - Sezione Campania

1 Snoezelen è un approccio mirato alla ricerca di un contatto con il mondo interno delle persone attraverso la stimolazione dei sensi, atto a migliorare il benessere della persona. Gli obiettivi sono per esempio: a) approcci multistrategici o aspecifici; b) interventi riabilitativi cognitivi specifici: c) interventi comportamentali e ambientali.

38giugno 2014

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può avere un effetto benefico anche sulle funzioni cognitive, in quanto in questo modo si incoraggia l’interazione verbale e non verbale tra persona e animale, stimolando non solo la memoria del paziente (gli animali posso-no riportare ricordi del passato), ma anche il suo orientamento temporale (orario del pasto dell’animale o della passeggiata). Anche gli organi di senso del paziente possono essere stimolati dall’odore emesso dall’animale, dal colore e dalla sensazione tattile del suo pelo.

InTerVenTI dI rIABILITAzIone CoGnITIVAGli interventi di “riabilitazione cognitiva” (tabella 1) sfruttano tecniche stan-dardizzate mutuate dall’esperienza con pazienti con trauma cranico e lesio-ni cerebrali focali. Queste tecniche agiscono sulle abilità cognitive residue cercando di attivare strategie e circuiti vicarianti, tali da permettere un pro-cesso di adattamento alla nuova condizione di deficit. Le modalità dell’in-tervento terapeutico di riabilitazione cognitiva per i pazienti con demenza prevedono approcci aspecifici, specifici e multi-strategici con tecniche orientate al trattamento di singole funzioni cognitive.

APProCCI ASPeCIFICILa metodica aspecifica più utilizzata è la Terapia di riorientamento alla re-altà (ROT), descritta in dettaglio di seguito, iniziata negli anni Cinquanta per curare la confusione e il disorientamento di anziani ricoverati in ospe-dale. Questo approccio ha sviluppato, con varie modifiche, la capacità di

stimolare globalmente le funzioni cognitive in pazienti dementi in modo sensibile, rispettoso e dedicato.

TerAPIA dI rIorIenTAMenTo neLLA reALTÀ (reALITY orIenTATIon THerAPY, roT)Tale intervento si basa sull’ipotesi che la stimolazione neurosensoriale (visi-va, uditiva, fisica, eccetera) attivi connessioni nervose scarsamente utilizzate e/o ne favorisca lo sviluppo in una sorta di vicarianza funzionale, fornendo punti di riferimento spaziali, temporali e relazionali. La ROT permette in pratica al paziente di riappropriarsi di quegli strumenti che gli consentono di ritrovare se stesso nella realtà in cui vive. Sul piano operativo tale metodica prevede:◆ Attività di orientamento temporale, che consistono nel dare informazioni sul tempo cronologico (calendario), relativo (mattino e sera), stagionale e meteorologico.◆ Attività di orientamento spaziale, che richiamano l’attenzione sulla sede degli incontri, sui percorsi abituali e sui luoghi familiari.◆ Attività di riappropriazione corporea, volte a portare il paziente a foca-lizzare l’attenzione sul proprio corpo e sulle funzioni attraverso tecniche di concentrazione, massaggio e toccamento.◆ Attività di stimolazione sensoriale, idonee a riportare il soggetto al contatto con l’ambiente circostante in modo progressivo.Della ROT vengono individuate due fasi fra loro complementari: formale, che consiste in periodiche sedute in gruppi di 4-5 malati in ambienti adeguati;

Trattamento non farmacologico in Ad

Tabella 1

INTERVENTI DI STIMOLAZIONE/ RIATTIVAZIONE COGNITIVA ◆ Stimolazione multisensoriale(Approccio Snoezelen, Bright Light)◆ Aromaterapia◆ Musicoterapia◆ Terapie di motivazione ◆ Interventi ludico-ricreativi ◆ Pet-terapia

INTERVENTI DI RIABILITAZIONE COGNITIVA E SULLA DISABILITÀAgiscono sulle abilità cognitive residue ◆ Approcci aspecifici ◆ Approcci specifici ◆ Approcci multi-strategici

APPROCCI SPECIFICIRiabilitazione di singole funzioni compromesse (memoria, linguaggio, attenzione, orientamento temporo-spaziale)◆ Memory training◆ Riabilitazione delle singole funzioni cognitive

APPROCCI MULTI-STRATEGICI◆ Stimolazione cognitiva + ROT + Reminiscence Therapy + Esercizio fisico dolceOppure◆ Memory Training + stimolazione performances cognitiveOppure◆ ROT, esercizi cognitivi, training attività strumentali e della vita quotidiana + psicomotricità

APPROCCI ASPECIFICI◆ Terapia di riorientamento alla realtà (ROT)◆ Reminiscence Therapy◆ Validation Therapy

39giugno 2014

ECM La malattia di Alzheimer

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appartenenti al proprio vissuto. Esso si basa sul fatto che ogni informazione viene tanto più facilmente appresa quanto più risulta motivata ed effettiva-mente vissuta. Il programma consta di due momenti: uno strutturato, costi-tuito dalla seduta di memory training vera e propria, l’altro non strutturato, che accompagna il paziente per il resto della giornata. La durata della tera-pia è di 60-75 minuti circa, con una frequenza di 2-3 volte alla settimana. Il programma prevede l’utilizzo di una serie di materiali capaci di stimolare i vari canali sensoriali per acquisire quelle informazioni che dovranno poi essere richiamate alla memoria. Sarà pertanto essenziale favorire l’ese-cuzione di associazioni spontanee con persone, animali, oggetti, momenti della propria vita quotidiana, anche in virtù del fatto che fattori emotivi e motivazionali giocano un ruolo centrale nell’attività della funzione mnesica. L’informazione sarà infatti appresa tanto più rapidamente quanto più risul-terà motivata e affettivamente vissuta.Ausili esterni passivi: consistono in adattamenti ambientali idonei a con-sentire al paziente di orientarsi meglio negli spazi in cui vive. Segnalazioni bene in evidenza, scritte a grandi lettere, utilizzazione del colore come ele-mento di identificazione (per esempio porte dei bagni di colore giallo, frecce verdi per indicare il giardino), eccetera.Ausili esterni attivi: rientrano in questa categoria agende, timer, calenda-ri, elenchi della spesa e delle cose da fare, lavagne, piantine stradali, piccoli registratori tascabili, eccetera. Compito del riabilitatore è in questo caso ad-destrare il paziente al loro uso corretto.

ATTIVITÀ MoTorIA Negli ultimi anni è sempre più evidente la positiva influenza di uno stile di vita sano e della attività motoria sulla prevenzione e sul trattamento del declino cognitivo e della demenza. Gli studi hanno rilevato che l’attività fisica costan-te, intesa anche come metri di cammino a settimana e/o cammino a ritmo sostenuto, sia associata a prestazioni migliori nelle performance cognitive. Analogo effetto è stato osservato con il fitness, per esempio esercizi svolti su tapis roulant. I soggetti che svolgono una maggiore attività fisica presenta-no migliori prestazioni basali, ma anche un minore declino cognitivo dopo un periodo di sei anni di osservazione con una riduzione del rischio di sviluppare la demenza. L’effetto benefico dell’attività fisica sembra manifestarsi anche sulla sintomatologia depressiva, frequente nei pazienti con demenza e sui di-sturbi psico-comportamentali, contribuendo alla loro riduzione e al loro con-trollo, anche in assenza di trattamenti farmacologici specifici.È utile, nel paziente con demenza, valorizzare al massimo il ruolo dell’atti-vità fisica quale mezzo fondamentale di contrasto alla cronicità e alla non autosufficienza e una strategia di prevenzione di ulteriore disabilità. Per tale motivo è raccomandata la promozione delle iniziative volte a stimolare stili di vita sani nei pazienti con demenza, realizzando corsi di attività motoria, di ginnastica dolce, di psicomotricità.

ConCLuSIonI Le potenzialità terapeutiche dei trattamenti di riabilitazione cognitiva nella demenza sono state in parte confermate in una Review Cochrane2 (2004),

informale, che prevede la stimolazione continua del paziente durante l’intero arco della giornata, coinvolgendo anche i familiari. Con questa metodica è possibile indurre un miglioramento moderato, ma si-gnificativo non solo delle prestazioni cognitive, ma anche dei disturbi compor-tamentali, anche se non dell’autonomia funzionale. Da segnalare la possibilità di effetti negativi quali la comparsa di irritabilità, ansia o depressione.

TerAPIA deLLA reMInISCenzA (reMInISCenCe THerAPY)Momento centrale del programma riabilitativo è l’utilizzazione del ricordo come strumento indispensabile per gettare un ponte tra passato, presente e futuro, al fine di interpretare meglio e di vivere la realtà quotidiana. Esso si sviluppa in tre diverse fasi: potenziamento delle capacità mnesiche remote; integrazione dei ricordi passati con quelli recenti; ampliamento della memoria recente. I soggetti vanno incoraggiati a parlare del loro passato, a ricordare e riportare al gruppo esperienze vissute durante l’età adulta e l’infanzia. Successivamente vanno stimolati a verbalizzare i loro problemi attuali e ad ascoltare quelli degli altri, per permettere di comprendere meglio la loro condizione, così da raggiungere un sempre maggior adattamento al presente e un miglior livello di socializzazio-ne. L’utilizzo di questa metodica potrebbe significativamente contribuire a pre-venire il processo di disintegrazione della personalità, garantendo l’allenamento mentale necessario per una attività di introspezione, arricchendo i propri ricordi e facilitando gli aspetti relazionali.Sono stati eseguiti numerosi studi di efficacia i cui risultati, seppure modesti, appaiono comunque positivi, anche se vengono purtroppo rapidamente persi con l’interruzione del trattamento.

TerAPIA BASATA SuLL’ACCeTTAzIone deLLA reALTÀ neLLA QuALe IL PAzIenTe È ConVInTo dI VIVere (VALIdATIon THerAPY)Viene proposta come tecnica di comunicazione in pazienti con demenza che credono di vivere in epoche precedenti rispetto alla propria vita. Mediante l’a-scolto e l’osservazione, si cerca di conoscere e capire la realtà del soggetto, al fine di stabilire con lui contatti significativi. Non si tratta di riportare il malato alla realtà attuale, ma di seguirlo nel suo mondo per cercare di capire quali sono i sentimenti, le emozioni e i comportamenti che derivano da questo suo rivivere esperienze, relazioni e conflitti passati. Sulla sua reale utilità i pareri sono attual-mente discordi.

APProCCI SPeCIFICIGli interventi terapeutici specifici prevedono trattamenti dedicati alla riabili-tazione di singole funzioni compromesse (memoria, linguaggio, attenzione, orientamenti temporo-spaziali, eccetera) con training cognitivi dedicati. Pos-sono avvalersi di metodi “carta e penna” o di strumenti informatici con pro-grammi di riabilitazione cognitiva su supporti multimediali (computer, lavagne elettroniche, eccetera), la cui efficacia si sta dimostrando sempre maggiore con un valore aggiunto all’intervento. Un esempio è la memory training che di seguito viene riportata.

rIABILITAzIone deLLA MeMorIA(MeMorY TrAInInG) Il trattamento riabilitativo consiste nell’indurre il soggetto ad associare spon-taneamente la cosa da ricordare a persone, animali, episodi e momenti

2 Cochrane Collaboration: fondata nel 1993 sotto la guida di Sir Iain Chaemers, è stata sviluppata in risposta al richiamo di Archibald Leman ( detto Archie) Cochrane -medico- (1909-1988) sulla necessità di recensioni sistematiche e aggiornate di tutti gli studi clinici controllati randomizzati – CRT- sull’assistenza sanitaria. La Cochrane Collaboration è un’iniziativa internazionale no-profit nata con lo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere le informazioni relative alla efficacia degli interventi sanitari.

40giugno 2014

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che ha dimostrato l’efficacia, anche se moderata, di tali trattamenti nel mi-gliorare le funzioni cognitive e nel controllare i disturbi del comportamen-to, dando ampi spazi di intervento e di utilizzo a queste metodiche. Le varie tecniche di riabilitazione cognitiva sono risultate efficaci nel migliorare, o almeno mantenere, le capacità cognitive e di autonomia e la qualità di vita dei pazienti trattati, anche per periodi di almeno tre mesi dopo la sospen-sione del trattamento. Mancano, a oggi, dati sull’efficacia della riabilitazione cognitiva per periodi di tempo superiori, anche se risultati incoraggianti si hanno per trattamenti di lunga durata in pazienti con forme lievi ed iniziali di demenza. Inoltre, l’efficacia dei trattamenti farmacologici appare potenzia-ta dall’associazione con quelli riabilitativi, come dimostrano numerosi lavori scientifici, rivelando un ruolo determinante dell’approccio combinato. Nell’ambito degli interventi di riabilitazione cognitiva si inserisce l’utilizzo della Terapia Occupazionale (TO), la cui efficacia terapeutica si dimostra sempre maggiore anche per pazienti con demenza, con campi di azione an-cora tutti da scoprire. Di recente, la Società Italiana di Terapia Occupazionale (SITO) ha proposto l’applicazione di un protocollo terapeutico specifico di terapia occupazionale (TO), dedicato ai pazienti con demenza (Community Occupational Therapy in Dementia – versione italiana, COTiD-IT ) già utiliz-zato all’estero, sulla base del Model of Human Occupation che riconosce nella mancanza di motivazione e apatia uno dei principali obiettivi della TO. L’intervento di TO ha infatti lo scopo di attivare risorse motivazionali e di au-tostima, compromesse anche nel paziente con demenza, e di trasformare queste energie in attività stimolanti l’autonomia funzionale.

Il trattamento riabilitativo del paziente con demenza, sia con tecniche di training cognitivo sia di TO, prevede interventi:◆ sui deficit cognitivi con l’obiettivo di stabilizzarli il più a lungo possibile e di rallentarne la progressione seppure inevitabile; ◆ sui disturbi del comportamento con l’obiettivo di ridurli o di renderli com-patibili con una gestione quotidiana, riducendo l’impiego e le dosi di farmaci antipsicotici; ◆ sui deficit funzionali (autonomia del vivere quotidiano) con l’obiettivo di stimolare le abilità residue e di preservarle il più a lungo possibile, rendendo migliore l’adattamento ecologico; ◆ sull’isolamento sociale e personale del paziente e della sua famiglia, con l’obiettivo di restituire un nuovo equilibrio di adattamento ai mutamenti gestionali; ◆ sul burn-out della famiglia e dei caregiver, con l’obiettivo di creare una profonda alleanza terapeutica basata sul “prendersi cura” l’uno dell’altro, con lo scopo di affrontare tutti i difficili mutamenti gestionali richiesti dal progredire della demenza.La riabilitazione cognitiva, intesa come training delle funzioni cognitive, e la TO rappresentano un trattamento terapeutico la cui efficacia è riconosciuta anche dal Ssn: la prescrizione di tali interventi, limitatamente ai pazienti con demenza, è compresa nelle prestazioni esenti per patologia (codice 029 AD e codice 011 demenza). Tali interventi riabilitativi possono essere effettuati sia in regime ambulatoriale, sia in Centri diurni demenza e in RSA (Residen-ze Sanitarie Assistite).

3 ROT = Terapia di riorientamento alla realtà4 BPSD = Behavioural and psychological symptoms of dementia (sintomi comportamentali e psicologici di demenza)5 QOL = Qualità di vita

Linee guida per l’uso di trattamenti non farmacologici nella gestione della malattia di Alzheimer (Ad)

Evidenza in pazienti con AD Classe di evidenzaa

Linee guida in pazienti con AD “Forza” della linea guidab

ROT3: moderatamente efficace nel migliorare lo stato cognitivo e controllare i BPSD4 I-II Devono essere considerati in tutti i pazienti Standard

Memory training: limitata evidenza di migliore funzione cognitiva II Alcuni pazienti possono trarre beneficio Opzione pratica

Reminiscence therapy: insufficiente evidenza dell’efficacia III Alcuni pazienti possono trarre beneficio Opzione pratica

Validation therapy: insufficiente evidenza dell’efficacia III Utilizzare solo a scopo di ricerca Opzione pratica

Musicoterapia: insufficiente evidenza dell’efficacia III Alcuni pazienti possono trarre beneficio Opzione pratica

Aromaterapia: Limitata evidenza di efficacia II Dovrebbe essere considerata per la riduzione della agitazione e dell’aggressività in alcuni pazienti

Opzione pratica

Bright light e “Snoezelen” therapy: insufficiente evidenza di efficacia III Utilizzare solo a scopo di ricerca Opzione pratica

Interventi non farmacologici combinati: effetti positivi su stato cognitivo e umore I-II Combinazioni di ROT, memory training, reminiscence therapy, musicoterapia ed esercizio fisico dovrebbero essere normalmente impiegati

Standard

Interventi non farmacologici specifici (per esempio, consulenze) per famiglie e caregiver: possono ridurre ansia, depressione e stress e migliorare la QOL5 in questi gruppi

I-II Dovrebbero essere parte integrante della gestione della malattia

Standard

a Evidenze sostenute da trial randomizzati e controllati (classe I), da studi osservazionali o caso-controllo (classe II) o dal parere degli esperti (classe III) b Le linee guida devono essere adottate per garantire il miglior esito possibile per il paziente (standard), dovrebbero essere utilizzate ove possibile per assicurare il miglior esito per il paziente (raccomandazione) o possono essere considerate in situazioni particolari (opzione pratica). Da: Linee guida per il trattamento della malattia di Alzheimer della Associazione italiana di psicogeriatria, traduzione italiana tratta da “Pathogenetic Implications and Clinical Guidelines for the Treatment of Alzheimer’s Disease”. Drugs & Aging 2005; Vol. 22 (Sup. 1): 1-40

Tabella 2

41giugno 2014

ECM La malattia di Alzheimer

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formazione per familiari e operatori, seminari e progetti di ricerca con i medici dei nuclei, progetti di assistenza con le amministrazioni e protocolli di collaborazione con le diverse realtà che si occupano della malattia. Per concludere, l’impegno sociale, politico, culturale e, soprattutto, il lavo-ro quotidiano di sostegno e di consulenza alle famiglie sono ancora oggi, dopo quasi trent’anni, le strategie di AIMA e la sua missione, volta al mi-glioramento della qualità di vita delle vittime della malattia di Alzheimer.Uno slogan riassume efficacemente l’impegno di AIMA: «Non dimentica-re chi dimentica», che vuol dire, in estrema sintesi, sensibilizzare e infor-mare, ma anche battersi con determinazione per la tutela dei diritti, per la promozione dei servizi e della formazione, per gli investimenti nella ricerca e per una organizzazione delle cure, rispettosa dei bisogni e della dignità della persona con malattia di Alzheimer o di altre demenze e del suo caregiver.

Le VITTIMe nASCoSTe: I CAreGIVerLa parola anglosassone caregiver significa letteralmente “colui che si prende cura” e si riferisce di solito a una persona che presta assistenza a una persona inferma. In italiano non esiste un termine altrettanto efficace e incisivo, per cui caregiver è ormai entrato stabilmente nell’uso comune. Vengono distinte due differenti figure di caregiver: ◆ Caregiver informale o familiare, detto anche primary caregiver, per lo più un figlio, una figlia, il coniuge e, più raramente, un altro familiare o un amico. ◆ Caregiver formale, rappresentato da un infermiere o da altro professionista.Di seguito vengono elencati gli aspetti che caratterizzano la figura del caregiver:◆ capacità di mediazione tra famiglia e rete sociale; ◆ presenza di dinamiche collaborative nei confronti degli altri componenti il nucleo familiare; ◆ capacità del parente designato al ruolo di caregiver di dominare con si-curezza una condizione di stress e di incertezza;◆ assenza di alternativa nella scelta.La gestione del malato avviene per lo più all’interno del nucleo familiare e le persone maggiormente impegnate nella cura sono i figli, soprattutto di sesso femminile, spesso coniugate e con figli. Come si evidenzia nel box 1, i caregiver sono in prevalenza in età attiva e lavorativa e la loro assistenza si configura come un’attività che si ag-giunge allo svolgimento di altri ruoli professionali, genitoriali, familiari con ricadute negative sulla dimensione affettiva, sulla disponibilità di tempo e sullo stress psicofisico. Un elemento da non sottovalutare è il tempo che il caregiver dedica quo-tidianamente al congiunto malato.Il carico di assistenza varia da un minimo di sette ore al giorno per l’as-sistenza diretta del paziente a quasi undici ore per la sua sorveglianza. Com’è naturale aspettarsi, il graduale peggioramento della malattia ha una relazione diretta con l’impegno del caregiver e porterà progressiva-mente a un aumento delle ore di assistenza.Il caregiver informale è, dunque, quella persona che all’interno della fami-glia assume il ruolo principale di cura e di assistenza del congiunto malato e che ha un’importanza cruciale nella sua famiglia e nella storia della ma-lattia del congiunto, in termini sociali ed economici. Vivere in casa piuttosto che in un istituto consente, infatti, una migliore

Le ASSoCIAzIonI deI FAMILIArI (AIMA): ruoLo, oBIeTTIVI e ATTIVITÀL’Associazione italiana Malattia d’Alzheimer (AIMA) nasce in Italia nel gennaio 1985 con Patrizia Spadin, figlia di un’ammalata, per dare voce alle necessità delle famiglie colpite dalla malattia di Alzheimer, ma soprattutto per migliorare la qualità di vita (e di malattia) del paziente e dei suoi fami-liari. Attualmente AIMA, tuttora presieduta da Patrizia Spadin, conta as-sociazioni e gruppi operativi che operano in quasi tutte le Regioni italiane: ovunque l’AIMA cerca di realizzare quella rete di solidarietà e di aiuto che, per le vittime della malattia, “fa la differenza”. Tra le principali iniziative possiamo citare la partecipazione a indagini e ri-cerche nazionali e internazionali con l’obiettivo di far emergere sia i biso-gni del malato o della famiglia sia le carenze della rete di cura. Tra queste iniziative, spiccano una ricerca sui bisogni dei caregiver, presentata nel 1995, e la ricerca Costi sociali della malattia di Alzheimer in collaborazio-ne con il Censis (pubblicato da Franco Angeli con il titolo La mente rubata, 1999). I dati di quest’ultimo studio, rinnovato nel 2006, sono pubblicati nel volume La vita riposta: costi sociali ed economici della malattia di Alzhei-mer, Franco Angeli, 2007. Dal 1997 è attivo, tutti i giorni e totalmente gratuito, il numero verde 800679679 per fornire sostegno, supporto psicologico e informazioni sulla Malattia e sulla gestione della cura. Dal 2005 AIMA lavora sul testa-mento biologico, su cui è stata audita nel mese di marzo 2007 dalla Com-missione Igiene e Sanità del Senato, e sulle cure di fine vita, su cui è stato pubblicato, nel marzo 2008, un volumetto dal titolo Cure palliative alla fine della vita. AIMA ha lavorato anche sulla tutela del demente in ospedale, attraverso i lavori del Gruppo Alzheimer Pronto Soccorso (GAPS), e sulla qualità e metodologia della risposta telefonica. Su quest’ultima attività si è formato un gruppo di lavoro, composto principalmente da psicologi delle Linee verdi nazionali e regionali di AIMA per la stesura di Linee guida per la risposta telefonica.L’AIMA ha presentato in Parlamento interrogazioni e proposte risolutive su varie problematiche legate alla malattia di Alzheimer: per esempio sull’uniformità di cura sul territorio nazionale e sulla programmazione sa-nitaria, i farmaci gratuiti, i servizi e lo stipendio al familiare caregiver. AIMA si è sempre più avvicinata alla società civile e ha assunto un ruolo di in-terlocutore nei confronti delle istituzioni: essa è inoltre presente al “Tavolo sulle demenze” istituito dal ministero della Salute .L’AIMA è ormai riconosciuta come un’istituzione a fianco delle famiglie, che vengono aiutate, come e dove possibile, ad affrontare la tragedia della malattia, attraverso associazioni e gruppi operativi territoriali. Molte sono attualmente le iniziative a sostegno del paziente e della famiglia: linee di ascolto dedicate, sostegno domiciliare, laboratori ricreativi e di stimolazio-ne cognitiva, Gruppi di auto mutuo aiuto, percorsi educativi per caregiver. Tali attività, il più delle volte, vengono svolte in sinergia con gli operatori del settore, appartenenti sia al mondo del sociale, sia a quello della sanità, con cui molto spesso vigono protocolli d’intesa. L’obiettivo è prendersi cura del paziente, ma anche sostenere chi gli sta vicino, informarlo e, non ultimo, “formarlo”, perché unisca, all’amore per la persona colpita, la competenza necessaria ad affrontare tutti gli aspetti della malattia.Nella piena consapevolezza che, nella dolorosa strada della malattia di Alzheimer, il primo posto spetta sempre alla informazione e alla for-mazione, AIMA ha promosso conferenze di sensibilizzazione, corsi di

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qualità di vita per il paziente e in molti casi si può assistere anche a un rallentamento dell’evoluzione della malattia, soprattutto nella progressio-ne dei deficit funzionali. Tutto ciò presuppone tuttavia la disponibilità del caregiver a svolgere il proprio compito di cura in modo efficace con ade-guati supporti e senza conseguenze dirette per lo stesso caregiver. Stime recenti indicano, invece, che cresce in modo allarmante il costo per le cu-re sostenute non solo per il paziente, ma anche per il caregiver. L’attività

il paziente: ciò limita consistentemente l’autonomia dei familiari e incrina le relazioni sociali a causa della difficoltà di avere un proprio tempo libero o di poter ricevere conoscenti ed amici. La soluzione potrebbe essere l’istituzionalizzazione del paziente, ma tale scelta, molto spesso costosa e inappropriata, può e deve essere evita-ta, garantendo tuttavia, in maniera imprescindibile, l’equilibrio psicofisico, mentale, affettivo e la disponibilità economica di colui che presta le cure. Il caregiver oggi è sempre più solo, impreparato e non formato e si trova a dover fronteggiare, per lunghi periodi, complesse problematiche, per le quali egli non ha una preparazione specifica, né ha mai ricevuto alcuna informazione.

LA ForMAzIone deL CAreGIVer L’allarme di una reale emergenza per l’assistenza dell’ammalato di AD è stato lanciato nel corso dei lavori della XX Giornata Mondiale Alzheimer del 2013. Il “Rapporto Mondiale Alzheimer” rivela «che l’epidemia globale di Alzheimer crea carenza di caregiver e mancanza di supporto per i familiari». Inoltre, il Rapporto pone l’accento sul fatto che «i caregiver che lavorano in prima linea devono essere formati adeguatamente e che si dovrebbe assi-curare un riconoscimento finanziario sia ai caregiver formali, sia a quelli in-formali, in modo da sostenere il sistema di assistenza informale e migliorare il reclutamento e la fidelizzazione dei caregiver formali». L’attività di formazione è una problematica sanitaria rilevante ad alto im-patto sociale ed è utile predisporre percorsi dedicati, sia per il caregiver formale sia per il caregiver informale. L’obiettivo è creare un linguaggio comune tra operatori sanitari, amministratori e cittadini in modo di inter-venire, attraverso un’informazione corretta ed efficace, sia sulla preven-zione sia sulla gestione della cura.Come abbiamo visto in precedenza, è sulla famiglia e, in particolare, sul caregiver, spesso anch’egli bisognoso di cure, che ricade quasi intera-mente il carico assistenziale di situazioni difficili, senza supporti, né ade-guati strumenti e risorse nella gestione di cura. Vi sono ormai impegni istituzionali non più rinviabili come il dovuto soste-gno alla famiglia, l’educazione e la formazione del caregiver e il contatto corretto col Sistema sanitario. Tutto ciò in considerazione anche del ruolo chiave che la famiglia assolve nella cura della persona non autosufficiente e delle “risorse già limitate” e spesso utilizzate in maniera inappropriata con innalzamento dei costi sociali e personali. Da più studi emerge che il familiare non vuole delegare la cura del proprio caro (Rapporto AIMA, 2011), ma richiede di essere sostenuto nella gestio-ne della cura attraverso personale qualificato e dedicato, oltre all’esigenza di un’adeguata informazione/formazione. Un cittadino informato/for-mato acquisisce competenze e autonomia decisionale (empowerment), indispensabile per una buona gestione del caregiving e per l’utilizzo ap-propriato delle risorse a disposizione. Allo stato attuale, nonostante la consapevolezza della necessità di razionalizzare l’uso delle risorse e nell’ottica di garantire a tutti i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), si con-tinua a sottovalutare il ruolo del cittadino, che al contrario è determinante per il successo della stessa organizzazione sanitaria. La mancanza di un sistema di accesso univoco alle informazioni e ai ser-vizi crea delle disuguaglianze tra cittadini, sia per ragioni di reddito sia di cultura. È necessario pertanto uniformare la gestione del servizio sani-tario in modo da garantire a tutti la necessaria informazione: solo così si

◆ Assistenza offerta in prevalenza da donne (il 73,8% dei caregiver è di sesso femminile, 81,2% nel caso di pazienti gravi);◆ forte solidarietà intergenerazionale (49,6% figli, 34,1% partner/coniuge);◆ caregiver in prevalenza in età attiva (30,9% fino a 45 anni; 38,2% tra 46 e 60 contro 17,9% tra 61 e 70 e 13% oltre 70) e 35% con professione retribuita (27,7% casalinghe).

Forte coinvolgimento delle famiglie◆ Nel 65,4% dei casi il caregiver convive con il malato (75,4% nei casi di malattia grave);◆ quando riceve aiuto (81,8% dei casi) il caregiver lo riceve da altri familiari (58,9% dei casi).

ProFILo SoCIo-deMoGrAFICo deI CAreGIVer

Box 1

Fonte: Inchiesta Censis/AIMA su 802 famiglie pubblicata negli atti del convegno “La mente rubata”, Roma, aprile, 1999

Vissuto psicologico complesso◆ Vissuto di rinuncia 58%;◆ svuotamento emotivo 39%;◆ desiderio di fuga 41,5%;◆ amarezza per la situazione 64,1%.

Conseguenze sulla salute fisica◆ Sonno insufficiente 52,9%;◆ stanchezza 62,3%;◆ effetti negativi sullo stato di salute in generale 36,9%.

IMPATTo PSICoLoGICo reLAzIonALe

Box 2

Fonte: Inchiesta Censis/AIMA su 802 famiglie pubblicata negli atti del convegno “La mente rubata”, Roma, aprile 1999

quotidiana del caregiver rappresenta non soltanto un dispendio di fatica fisica e psicologica, ma anche una sottrazione di tempo ad altre attività e occupazioni con un forte impatto sul vissuto psicologico e relaziona-le (box 2). Lo spazio fruibile in casa si riduce, il sonno è frequentemente disturbato, la stanchezza aumenta e le capacità fisiche e di salute sono seriamente compromesse. A ciò si aggiunga l’impossibilità di lasciare solo

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potranno effettuare scelte consapevoli per la promozione della salute e per il raggiungimento del cosiddetto empowerment. Occorre adoperarsi sempre più per un cambiamento culturale volto a un approccio terapeutico centrato sulla persona malata e non solo sulla ma-lattia, con il coinvolgimento di operatori del settore qualificati e aggiornati e con la partecipazione attiva del cittadino. La collaborazione che si verrà a instaurare tra familiari e operatori sarà fondamentale per la qualità di vita dell’intero nucleo familiare, per il sostegno alla domiciliarità e per un cor-retto utilizzo delle risorse a disposizione.

LA ForMAzIone AL CAreGIVer ForMALe: L’eSPerIenzA deLLA reGIone CAMPAnIA In linea con i principi e la mission dell’Associazione, la sezione campana dell’AIMA persegue da tempo l’obiettivo di una formazione dedicata sia per il caregiver formale che informale.Si porta a esempio l’associazione AIMA Napoli Onlus della sezione cam-pana dell’AIMA, che nel 2011 è stata autorizzata dalla Regione Campania (Decreto dirigenziale n. 216 del 22.03.2011) alla realizzazione di un pro-getto formativo, della durata di 600 ore, diretto al conseguimento dell’at-testato di Caregiver Alzheimer. L’attestato di qualifica è riconosciuto su tutto il territorio nazionale ai sensi dell’art.14 della legge quadro sulla For-mazione Professionale (F.P.), la Legge n. 845/78.L’obiettivo del corso è la formazione, per la prima volta in Italia, di una fi-gura professionale dedicata, volta a fornire ai partecipanti competenze specifiche, sia di tipo professionale sia umanistico, per l’assistenza agli anziani, ai disabili e ai malati di malattia di Alzheimer durante tutti i vari stadi della malattia allo scopo di ritardare quanto, più a lungo possibile, l’e-voluzione del quadro clinico. Il caregiver Alzheimer dovrà possedere una preparazione multidisciplina-re che renda inscindibile il sapere scientifico da quello umanistico e dovrà essere in grado di gestire le varie problematiche correlate alla malattia. Questa figura professionale sarà il punto di riferimento principale tra pa-ziente e famiglia, restituirà la dignità di persona al malato e sarà di soste-gno alla famiglia per una migliore qualità di vita. Oltre al potenziamento delle conoscenze, eventualmente già possedu-te, e dei saperi acquisiti in modo formale e non formale, l’allievo seguirà un percorso incentrato su conoscenze multidisciplinari ed effettuerà uno stage presso l’Associazione. In questo modo l’allievo acquisirà strumenti validi ed efficaci per un’adeguata comunicazione e una corretta relazione con la persona affetta da malattia di Alzheimer e con i suoi familiari.

LA ForMAzIone deL CAreGIVer InForMALeAttualmente le iniziative in campo di assistenza agli infermi provengono soprattutto da associazioni di pazienti e/o familiari, il più delle volte anche con il coinvolgimento di operatori del settore sanitario. Fortunatamente negli ultimi anni sono stati sottoscritti protocolli d’intesa con enti del mon-do socio-sanitario. Tra le iniziative messe in campo, i Gruppi di auto mutuo aiuto, i Caffè Alzheimer, oltre a veri e propri Percorsi educativi. ◆ Gruppi di auto mutuo aiuto L’Auto mutuo aiuto è stato definito dall’OMS l’insieme di «tutte le misure adot-tate da non professionisti per promuovere, mantenere e recuperare la salute intesa come completo benessere fisico, psicologico e sociale di una determi-nata comunità». Viene annoverato tra gli strumenti di maggiore interesse per

ridare ai cittadini responsabilità e protagonismo, per umanizzare l’assistenza e per migliorare il benessere della comunità. AIMA ha attivato negli anni No-vanta - con la collaborazione dell’assessorato Sanità e assistenza della Re-gione Piemonte e della Commissione DGV del Lussemburgo - i primi Gruppi di auto mutuo aiuto nell’ambito delle varie sezioni territoriali. Questi Gruppi sono basati su un principio di empowerment, in cui la condivisione del proble-ma e l’esperienza maturata divengono l’elemento caratterizzante: l’aiuto sarà finalizzato alla valorizzazione della persona, quale risorsa, e al potenziamen-to delle sue capacità e della sua consapevolezza. Ogni partecipante al gruppo sarà così in grado di raccontare liberamente le proprie esperienze, di control-lare la propria vita e di prendere decisioni importanti. Il racconto della propria esperienza, inizialmente molto sofferto, avrà poi una funzione quasi curativa, in quanto la persona coinvolta si sentirà alla pari degli altri, non temerà alcun giudizio e vivrà uno scambio costruttivo di informazioni, di suggerimenti e di reciproco aiuto. Il partecipante, al termine del suo percorso formativo, ricono-scerà negli altri i suoi stessi problemi e inizierà insieme agli altri a percorrere un viaggio difficile da effettuare da solo. ◆ Alzheimer CaffèI primi Alzheimer Caffè nascono nel 1997 a Leida, in Olanda, da un’idea di Miesen, psicogeriatra olandese, con l’intento di accogliere malati e familiari in un ambiente caldo e informale al di fuori delle fredde mura istituziona-li. Lo scopo dell’Alzheimer Caffè era di prevenire l’isolamento sociale del paziente e dei suoi familiari e di offrire loro informazioni e attenzioni. Dal 2005 tale prassi inizia a svilupparsi in Italia: anche in questa occasione AI-MA, attraverso le sue sedi territoriali, è a fianco delle famiglie. Tra le varie sedi territoriali AIMA campana ha attivato cinque Alzheimer Caffè e nel 2013 ha vinto un bando promosso da Unicredit Foundation e Unicredit Factoring, insieme ad altre tre realtà su tutto il territorio nazionale. Le attività dell’Alzheimer Caffè sono vissute quale momento d’incontro terapeutico tra famiglie e professionisti esperti del settore per un con-fronto e uno scambio di informazioni e di esperienze. Il tutto tra un caffè e

Negli USA, il Caregiver action network, una organizzazione no-profit che fornisce strumenti informativi, supporto e risorse ai caregiver familiari e che si prende cura del miglioramento della qualità di vita di ben 65 milioni di americani che assistono i loro familiari con patologie croniche e disabilitanti o nella condizione di anziano fragile, ha elaborato il seguente decalogo rivolto a tutti i caregiver. 1. Accetta l’aiuto da altre persone: ricordati che non sei solo2. Prenditi cura della tua salute in modo da essere forte abbastanza da prenderti cura del tuo caro3. Accetta offerte di aiuto, ma suggerendo specifiche richieste in modo che altri possano aiutarti in maniera più adeguata4. Impara a comunicare efficacemente con i medici5. Ricordati che l’attività di caregiver è un lavoro duro per cui avrai bisogno di momenti di riposo6. Fai attenzione ai segnali di depressione e non tardare a chiedere un aiuto professionale quando necessario7. Sii aperto alle nuove tecnologie che possono aiutarti nella cura del tuo caro8. Organizza le tue conoscenze mediche in modo da essere costantemente aggiornato sulla malattia del tuo caro 9. Tieni tutti i documenti sempre in ordine10. Apprezza il tuo lavoro in modo da ottenere sempre il meglio

un deCALoGo uSA Per I CAreGIVer

Box 3

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un pasticcino, un racconto, un libro, video, filmati, ma anche e soprattutto come luogo di socializzazione per la persona con Alzheimer, attraverso esercizi di stimolazione cognitiva, di pittura, di lettura e di scrittura narra-tiva. L’Alzheimer Caffè è un luogo di aggregazione e di condivisione anche per i caregiver; in questa sede si potranno scambiare esperienze di Mutuo Aiuto, e si potrà cercare un punto d’incontro per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle complesse problematiche e sulla gestione della malattia di Alzheimer. Gli incontri avvengono di solito una volta alla settimana per circa tre ore presso una RSA, che potrà avere anche un accreditamento presso il Ssn. ◆ Percorsi educativiI Percorsi educativi sono veri e propri corsi formativi che nascono con l’in-tento di offrire una panoramica sulle varie forme di demenza, sui bisogni

del caregiver e sulle soluzioni più adeguate per affrontare tali bisogni. Le lezioni sono programmate a tema e sono affidate a uno specialista dell’a-rea da trattare. Elemento innovativo è alternare alla lezione dello specia-lista anche quella di un caregiver che abbia già maturato esperienze sul campo. L’esperienza vissuta e raccontata dai caregiver ad altri caregiver, con consigli e suggerimenti pratici sui vari aspetti della malattia, si è rive-lata un’esperienza partecipata e condivisa che ha consentito e consente di trovare la soluzione giusta a ogni evenienza, anche di fronte alle carenze delle prestazioni pubbliche. L’apporto di diversi saperi, la conoscenza degli interventi integrati, la capacità di orientare efficacemente azioni e strate-gie di fronte alle complesse problematiche della malattia è forse la solu-zione migliore per razionalizzare le risorse territoriali e contestualmente per valorizzare il lavoro del caregiver.

1) LA rIABILITAzIone CoGnITIVA deVe eSSere PrATICATA dA: a) Tutti i pazienti con demenzab) Solo quelli con forma lieve-moderata c) Solo quelli con forma graved) Mai insieme a farmaci antidemenza

2) LA rIABILITAzIone CoGnITIVA deVe eSSere eSeGuITA:a) Mai con farmaci antidemenzab) Sempre con farmaci antidemenza c) Riduce l’uso di farmaci antidemenzad) Si sospende quando si sospendono i farmaci antidemenza

3) LA rIABILITAzIone CoGnITIVA PIù uTILIzzATA È:a) La Validation therapyb) La Reminescence therapyc) La Pet therapyd) La Reality Orientation Therapy (ROT)

4) QuALe FAMILIAre, TrA Le FIGure SoTTo eLenCATe, rIVeSTe PIù CoMuneMenTe IL ruoLo dI CAreGIVer? a) Figliab) Figlio c) Moglied) Marito

5) QuAnTe ore MedIAMenTe dedICA IL CAreGIVer ALL’ASSISTenzA dIreTTA deL PAzIenTe?:a) 7b) 5c) 11d) 14

6) A QuALe CLASSe dI eTÀ APPArTIene PIù CoMuneMenTe IL CAreGIVer?a) Fra 46 e 60 anni b) Fino a 45 anni c) Fra 61 e 70 anni d) Oltre i 70 anni

TeSTModALITÀ dI PArTeCIPAzIone AL CorSoPunto Effe, per il 2014, propone 3 corsi FAD per complessivi 37,5 crediti formativi, aperti a tutti i farmacisti territoriali. È possibile fruire dei corsi esclusivamente in combinazione con l’abbonamento alla rivista. Per maggiori informazioni www.edracorsi.it

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46 giugno 2014

Primo piano Convegni

La prevenzione inizia in farmacia

Il potenziale sviluppo del segmento dell’oral care e la collaborazione con i professionisti del settore

di eLena Bottazzi, farmacista

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di Milano. Il grado di abrasività dei dentifri-

ci, normalmente non indicato dai produttori

perché non richiesto obbligatoriamente, co-

stituirebbe invece un’informazione impor-

tante da divulgare ai consumatori da parte

dei professionisti della salute. Inoltre, essen-

do le malattie del cavo orale principalmente

di origine batterica, il farmacista può sug-

gerire un’ampia gamma di prodotti capaci

di contrastarle efficacemente, favorendo in

questo modo anche il cross selling.

Per potere attuare tutto ciò, però, come ha

affermato Fausto Fiorile, vicepresidente

dell’Associazione italiana odontoiatri (Aio),

bisogna innanzitutto che «l’attenzione ri-

torni sul paziente. Prima di parlare di prodotti,

dobbiamo necessariamente fare riferimento

a un programma di prevenzione odontoia-

trica dove tutti gli attori possano svolgere la

propria parte».

INIzIAtIvEIn questo senso è stata realizzata in pas-

sato l’iniziativa “Igienisti dentali in farma-

cia”, organizzata dall’Associazione igienisti

dentali italiani (Aidi) in collaborazione con

Procter & Gamble. «Fondamentale il ruolo

delle aziende», sottolinea Domenico Dal

Re, presidente di Federfarma Emilia Ro-

magna, «nell’affiancare il farmacista con

informazioni e aggiornamenti, sia di tipo

tecnico-scientifico, sia volti a sensibilizzare

il cittadino». Nell’era della specializzazione

e differenziazione, l’oral care si pone come

un possibile settore su cui focalizzarsi in

maniera approfondita. Contando che per

la farmacia il fatturato medio annuale de-

rivante da questa tipologia di prodotti è di

circa 21.000 euro (seppure con le opportu-

ne differenze, a seconda delle dimensioni

e dell’affluenza dei diversi punti vendita),

attraverso spazi adeguati e la loro corret-

ta gestione, con un approccio di category management affiancato dal consiglio attivo

e propositivo del farmacista, si potrebbe-

ro raggiungere risultati doppi. E ancora più

evidenti se si propongono prodotti ad alto

valore unitario, come gli spazzolini elettrici

e gli idropulsori.

Carie e malattia parodontale,

le patologie orali più diffuse,

colpiscono ancora oggi ampie

fasce di popolazione. Corrette

abitudini igieniche e alimentari

costituiscono una prevenzione fondamen-

tale, non solo a livello locale, ma anche per il

mantenimento della salute generale, poiché

molte malattie sistemiche possono essere

influenzate negativamente da cattive condi-

zioni orali e viceversa.

La farmacia è già in parte uno dei luoghi in cui

si concretizza l’educazione all’oral care, ma

potrebbe sviluppare ancor di più il settore.

Questo il messaggio principale emerso dall’in-

contro organizzato nella cornice di Cosmofar-

ma a Bologna

INfORMARE MEgLIONella maggior parte dei casi i prodotti de-

stinati all’igiene orale non sono sufficiente-

mente visibili e assortiti all’interno del punto

vendita. Allo stesso tempo solitamente la

clientela è in balia del “fai da te”, non si sen-

te particolarmente consigliata e istruita cir-

ca le corrette misure preventive, su come

scegliere lo spazzolino e gli altri strumenti

più adatti per le proprie esigenze e disturbi,

considerando, erroneamente, solo la leva

del prezzo e della pubblicità più accattivante.

«La farmacia», puntualizza Roberto Rosso,

presidente di Key-Stone, «gode di un’eleva-

ta autorevolezza tra le imprese del compar-

to, ma finora il farmacista sembra mostrare

ridotto interesse a coltivare e valorizzare

quest’area. Ed è un peccato, perché le op-

portunità ci sono».

Per “riconquistare” un settore che finora è

stato nelle mani della Gdo si dovrebbe ripar-

tire proprio dal valore aggiunto che la figura

di operatore sanitario può offrire. Si sa be-

ne, per esempio, che non tutti gli spazzo-

lini sono uguali, che clorexidina e triclosan

contenuti in dentifrici e collutori presentano

anche evidenti effetti indesiderati, come

spiega Maria Grazia Cagetti, docente aggre-

gato di Odontoiatria all’Università di Milano

e presso il Centro di collaborazione Oms per

l’Epidemiologia e l’Odontoiatria di comunità

47giugno 2014

Primo piano Convegni

Il potenziale sviluppo del segmento dell’oral care e la collaborazione con i professionisti del settore

di eLena Bottazzi, farmacista

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Il consiglio sui solari

La protezione adatta, gli autoabbronzanti, gli integratori e i prodotti indicati per pelli particolari

Si avvicinano i mesi estivi e farma-

cisti e addette beauty si trovano

ad affrontare anche quest’anno

le tematiche legate alla corretta

abbronzatura dei propri clienti,

che richiedono consigli e indicazioni sul pro-

dotto più efficace per le proprie specifiche

esigenze.

Perché se di protezione dai raggi solari si par-

la ormai da molti anni, sono ancora tantissime

le persone che non sanno acquistare e usare

correttamente solari e autoabbronzanti o in-

tegratori che favoriscono la “tintarella”.

Inoltre, ogni cliente della farmacia ha la sua ti-

pologia di pelle e un fototipo definito, ha un’e-

tà che condiziona la reazione ai raggi Uv e può

aver assunto o assume determinati farmaci

che possono reagire con le formulazioni dei

solari, a volte con esiti imprevisti.

È necessario, quindi, che il farmacista e l’ad-

detta beauty sappiano analizzare e informare

la persona che si rivolge a loro per ottenere

il prodotto più adatto alle specifiche esigen-

ze, come consiglia Carla Scesa, docente di

chimica dei prodotti cosmetici all’Università

Cattolica di Roma e di cosmetologia all’Uni-

versità di Siena ed esperta in dermocosmesi.

I fAttORI dA ANALIzzARE«Prima di consigliare qualsiasi prodotto per la

protezione solare o l’autoabbronzatura, si deve

capire quale è il fototipo cutaneo che ci si trova

di fronte (pelle chiara/scura, occhi chiari/scu-

ri, eccetera) in modo da valutare subito se può

trattarsi di un soggetto con una epidermide

particolarmente a rischio verso i danni solari»,

esordisce l’esperta. «Ci sono però fattori im-

portanti che devono essere presi in conside-

razione e cioè quando la persona si espone ai

raggi solari e in quale luogo. Perché un conto è

andare a settembre sul lago di Como e un altro

andare in pieno agosto ai Caraibi. Queste so-

no due informazioni fondamentali che farma-

cista e addetta beauty devono chiedere alla

persona che vuole acquistare un solare. Altri

due elementi importanti riguardano l’età e lo

stato di salute. Bambini e anziani, per esem-

pio, hanno reazioni particolari all’irradiazione

solare per diversi motivi. I primi perché hanno

un assorbimento cutaneo elevato e un siste-

ma immunitario in formazione (quindi sono più

esposti ai danni); i secondi sudano poco, hanno

poco sebo, la loro cute è a spessore ridotto, i

loro melanociti non funzionano più come una

volta e la colorazione è quindi disomogenea e

spesso con macchie».

Infine, va considerato quello che viene chia-

mato l’allenamento al sole e cioè se un sog-

getto si espone ai raggi Uv tutti gli anni potrà

contare su melanociti “allenati” all’irraggia-

mento, diversamente potrebbe subire danni

cutanei, specie nei primi giorni. È per questo

che spesso si consigliano una o due sedute di

lampada abbronzante leggera prima della vera

esposizione solare.

EMULsIONI PER OgNI EsIgENzATutti i solari devono poter contare su una base

grassa perché i filtri Uva e Uvb sono solubili nella

fase lipofila oltre che in alcol. Ci sono infatti solari

a base alcolica spesso in formato spray.

48 giugno 2014

Primo piano Cosmesi

di eLiSa da vinCi

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mediatico sui danni causati dai raggi Uv ha

spinto molte persone che amano sfoggiare un

colorito “dorato” verso questi dermocosmetici,

che fanno ormai parte di tutte le linee di solari e

si presentano sul mercato in differenti formati:

creme, gocce, spray, salviettine imbibite e an-

che…guanti. Su questi prodotti Carla Scesa dà

indicazioni precise: «Gli autoabbronzanti che,

ricordo, non proteggono dal sole, sono ideali

per ridare colore alla pelle troppo pallida e non

hanno controindicazioni. Sono perlopiù a base

di diidrossiacetone (Dha), una sostanza che

reagisce con gli aminoacidi dello strato super-

ficiale della pelle (reazione chimica di Maillard),

creando una colorazione simile all’abbronza-

tura, che può essere calibrata. È una reazio-

ne superficiale innocua che sparisce mano a

mano che le cellule desquamanti si staccano

dalla cute, generalmente nel giro di 8/10 giorni.

L’autoabbronzante, ideale per colorare le gam-

be ma anche per viso, collo e decolleté, è un

prodotto leggero, dosabile e funziona bene. È

utilizzabile senza nessun pericolo (ma atten-

zione alla pelle con macchie perché possono

essere accentuate) purché si presti attenzione

al suo impiego».

Il farmacista o l’addetta beauty, quindi, nel

consigliare un autoabbronzante devono dare

indicazioni precise come quella di spalmarlo

molto bene e in modo omogeneo con un solo

passaggio, di lavare le mani subito dopo l’appli-

cazione e, nella mezz’ora successiva - il tempo

necessario alla stabilizzazione del colore - di

non sfregare le parti interessate.

«L’epidermide va ricoperta in modo omogeneo

e con un solo passaggio e non bisogna eccede-

re nelle quantità», sottolinea Scesa. «La cosa

migliore per ottenere un ottimo risultato è quel-

la di utilizzare prodotti non molto forti e usarli ri-

petutamente. In questo modo si calibra il colore

e non si hanno problemi».

«Personalmente non amo quest’ultima tipolo-

gia di prodotti perché l’alcol etilico non è ideale

per il sole», specifica Scesa. «È una forma più

usata dalle popolazioni anglosassoni (forse

perché hanno un clima diverso dal nostro). Per

la nostra tipologia mediterranea, composta da

soggetti con un fototipo 3 e 4, sono ideali i so-

lari che hanno una componente grassa, quali

oli ed emulsioni. Gli oli puri presentano fattori di

protezione bassi e sono consigliabili, quindi, a

sportivi e persone con epidermide scura o già

abbronzata oppure si possono proporre emul-

sioni acqua in olio (con la fase interna acquosa

e la fase esterna lipofila). Le più leggere e le più

fresche sono, invece, le emulsioni olio in acqua e,

oggi, le nuove emulsioni acqua in silicone. I solari

basati su queste nuove formulazioni presenta-

no numerosi vantaggi perché hanno un buon

skin feel, sono gradevoli, facilmente stendibili

sulla cute, formano una barriera impermeabile e

posseggono una parte volatile (il ciclometicone)

che, una volta spalmata sull’epidermide, forma

un velo protettivo superficiale e poi evapora».

Secondo la professoressa Scesa più difficile è

scegliere il prodotto più adatto a chi possiede

una cute grassa o addirittura acneica. La mag-

gior parte dei solari, infatti, è ricca in sostanze

grasse, per favorire la dissoluzione dei filtri so-

lari e la formazione di un velo superficiale, ma è

poco indicata per cuti già grasse o acneiche. È

importante che le aziende produttrici abbiano

eseguito i test che ne escludano la possibilità

di formare comedoni (punti neri), sconsiglian-

done l’applicazione su queste tipologie di epi-

dermide. La pelle grassa e acneica può avere

benefici dall’esposizione solare se coadiuvata

con prodotti specifici. Gli operatori devono dare

indicazioni anche sull’impiego ottimale di questi

prodotti per la protezione della pelle dai raggi

Uv perché è risaputo che, per esempio, il latte

spray, formando un velo di prodotto molto sot-

tile, protegge poco e va rinnovato spesso e che

se anche le ultime indicazioni europee in fatto

di protezione solare parlano di 2 mg di prodot-

to per cm quadrato di pelle (il che vorrebbe dire

usare un tubo di solare al giorno!), anche senza

esagerare va ricordato al cliente della farmacia

che il prodotto va applicato più volte durante

l’esposizione.

Grande attenzione va prestata poi alla cute

dei più piccoli, che dovrebbero stare al sole per

poco tempo, sempre provvisti di cappellino e,

naturalmente, nelle ore meno calde del giorno.

Nelle nazioni del nord Europa per i bambini di

carnagione chiarissima vengono spesso uti-

lizzati indumenti cosmetotessili ma non tutti li

apprezzano.

IL CONsIgLIO sULL’INtEgRAtOREDa qualche anno l’integrazione alimentare co-

me coadiuvante dell’abbronzatura è entrata

nella cultura degli Italiani, in particolare dei gio-

vani che apprezzano l’idea di preparare l’epider-

mide a una sana colorazione. Infatti, quasi tutti i

produttori hanno nella loro gamma di solari an-

che questa tipologia di offerta. Cosa è necessa-

rio sapere in proposito? «Gli integratori come il

betacarotene aumentano la sensazione di co-

lore e proteggono dai danni dei raggi Uv, quindi

sono un valido aiuto all’abbronzatura», sostie-

ne Scesa, «ma vanno consigliati con una certa

cautela. Nel senso che è bene conoscere un

po’ di anamnesi del cliente perché se soffre di

disturbi al fegato, per esempio, gli integratori

a base di betacarotene non sono consigliabili.

Sono comunque prodotti adatti soprattutto ai

giovani, poiché le persone anziane potrebbe-

ro avere problemi di diabete, colesterolo, alta

pressione, eccetera. A questi ultimi soggetti

vanno consigliati, invece, integratori polivita-

minici o antiossidanti come la vitamina C».

gLI AUtOABBRONzANtIDa fatto di moda per pochi, l’autoabbronzatura

sta guadagnando l’interesse di molti, forte del

fatto che questa tipologia di prodotti può esse-

re usata tutto l’anno e da tutti. Dal 2013, infatti, le

vendite di autoabbronzanti sono cresciute no-

tevolmente. Probabilmente il bombardamento

Gli autoabbronzanti non hanno controindicazioni. Sono perlopiù a base di diidrossiacetone (dha), una sostanza che reagisce con gli aminoacidi dello strato superficiale della pelle, creando una colorazione simile all’abbronzatura che può essere calibrata

49giugno 2014

Primo piano Cosmesi

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Non si sono spenti i consensi del-

la filiera del farmaco in ordine

alle possibilità di smaltimen-

to delle scorte dei medicinali

giacenti in farmacia mediante

la consegna del relativo fogliettino illustrati-

vo sostitutivo di quello autorizzato dall’Aifa al

momento della loro dispensazione. L’enfa-

si di tali assensi dà per «superati ostacoli giu-

ridico-legali non indifferenti» (sic) a seguito

della Determina dell’Aifa 14 aprile 2014 (Gaz-zetta Ufficiale, 3 maggio 2014) che riconduce

(all’articolo 2) a una segnalazione in ambito

disciplinare l’inadempimento del titolare di far-

macia nella consegna del foglietto illustrativo

di cui all’articolo 37 del Dlgs n. 219/2014 in-

trodotto dall’articolo 44, comma 4 quinquies,

della Legge n. 98/2013, ma non risolve la

relativa problematica in relazione alla denun-

cia che l’Ordine professionale è tenuto a dare

all’Autorità Giudiziaria (articolo 331, Codice di

procedura penale) se mai da una tale segna-

lazione - che non costituisce certo una strim-

pellata di liuto - emerga un fatto nel quale si

possa configurare un reato perseguibile d’uf-

ficio (Ccesps, 8 maggio 2002 n. 5).

La questione merita una riflessione.

L’articolo 44, comma 4 quinquies, della Leg-

ge n. 98/2013 ha introdotto nell’articolo 37

del Dlgs n. 219/2006 il comma 1 bis secondo

cui «nei casi di modificazione apportate al fo-

glietto illustrativo l’Aifa autorizza la vendita

al pubblico delle scorte, subordinandola alla

consegna al cliente, a cura del farmacista, di un

foglietto sostitutivo conforme a quello auto-

rizzato» e la determinazione dell’Aifa ha previ-

sto che, entro trenta giorni dal provvedimento

di modifica del foglietto illustrativo, le aziende

farmaceutiche dovranno assicurare ai titolari di

farmacia l’accessibilità del foglietto sostitutivo

di quello autorizzato.

L’INAdEMPIMENtOSi può ragionevolmente ritenere che l’ina-

dempimento del farmacista nello smaltimento

delle scorte dei medicinali senza l’allegazione

del foglietto illustrativo (sostitutivo di quello

autorizzato) costituisca certamente la vio-

lazione dell’articolo 37 del Dlgs n. 219/2006,

ma che si possa nel contempo dubitare che la

segnalazione prevista dall’Aifa possa costitui-

re la notizia di un reato perseguibile d’ufficio e

necessariamente comportare, insieme all’a-

pertura del procedimento disciplinare da parte

dell’Ordine professionale, l’obbligo di denuncia

all’Autorità Giudiziaria.

In effetti tale inadempimento del farmacista

non sembra poter costituire:

a) la violazione dell’articolo 148, comma 5, del

Dlgs n. 219/2006, sanzionata in sede ammi-

nistrativa (e non penale) con una (rilevante)

sanzione pecuniaria, posta a carico del titolare

dell’Autorizzazione alla immissione in com-

mercio (Aics) del medicinale per ciascuna

violazione: fattispecie che non sembra poter

essere estensibile (per analogia) al farmacista;

b) la violazione dell’articolo 148, comma 6, del

Dlgs n. 219/2006, con conseguente ricaduta

nella previsione di cui all’articolo 147, comma 3,

del Dlgs n. 219/2006, sanzionata come reato

perseguibile d’ufficio con l’ammenda e la so-

spensione all’esercizio professionale e, in caso

di recidiva specifica, con l’arresto, l’ammenda e

Il bugiardino in farmaciaLa consegna del foglio illustrativo del medicinale da parte del farmacista

a cura dello studio dell’avvocato Bruno riCCardo niCoLoSo Firenze - Roma ([email protected])

50giugno 2014

Primo piano Legale

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la sospensione dall’esercizio professionale: fat-

tispecie che non sembra poter essere ascritta

al farmacista se non sia seguita l’adozione di un

provvedimento espresso dall’Aifa di sospen-

sione temporanea dell’Aic del medicinale;

c) la violazione dell’articolo 443 del Codice

Penale, sanzionata come reato perseguibi-

le d’ufficio con la reclusione e con la multa, se

mai possa configurare l’ipotesi criminale della

detenzione o della messa in commercio di un

medicinale imperfetto, che viene riferita alle

caratteristiche intrinseche del medicinale e

non al suo confezionamento e al relativo fo-

glietto illustrativo: fattispecie che non sembra

poter essere ascritta al farmacista, ma sem-

mai al titolare dell’Aic del medicinale, se pure

ciò sia riconducibile alla intangibilità della sua

confezione, che ora potrebbe essere messa in

discussione dalla circolazione separata del fo-

glietto illustrativo (sostitutivo di quello autoriz-

zato) rispetto alla confezione del medicinale;

d) la violazione dell’articolo 123 del Testo Unico

n. 1265/1934, sanzionata in sede amministra-

tiva (e non penale) con la chiusura tempora-

nea della farmacia e, in caso di recidiva, con la

decadenza del diritto d’esercizio della farma-

cia, che viene posta a carico del farmacista

indipendentemente dal procedimento penale

di cui al punto c) ma per la medesima ipotesi

d’illecito: fattispecie che non sembra poter es-

sere ascritta al farmacista per gli stessi motivi,

ma con le riserve già espresse al punto c);

e) la violazione dell’articolo 445 del Codice

Penale, sanzionata come reato perseguibile

d’ufficio con la reclusione e con la multa, se

mai possa configurare l’ipotesi criminale del-

la somministrazione (leggasi, dispensazione)

di medicinali in modo pericoloso per la salute

pubblica ovvero in specie, qualità o quantità

non corrispondente alle ordinazioni mediche

o diversa da quella dichiarata o pattuita: fatti-

specie che non sembra poter essere ascritta

al farmacista per la mancata consegna del

foglietto illustrativo (sostitutivo di quello auto-

rizzato) per gli stessi motivi, ma con le riserve

espresse al punto c);

f) la violazione dell’articolo 113, lettera e)

del Testo Unico n. 1265/1934, sanzionata in

sede amministrativa (e non penale) con la

decadenza dal diritto d’esercizio della farma-

cia, che è riferibile alle irregolarità nell’esercizio

della farmacia che abbiano provocato un dan-

no per la salute pubblica: fattispecie che non

sembra poter essere ascritta al farmacista per

la mancata consegna del foglietto illustrativo

del medicinale dispensato se non a seguito di

un’adeguata istruttoria.

LA REsPONsABILItàDetto questo, non è un fuor d’opera il ricordare

come sia necessaria una rigorosa osservan-

za, da parte del farmacista e al momento della

dispensazione del medicinale, della consegna

del foglietto illustrativo (sostitutivo di quel-

lo autorizzato) secondo le modalità fissate

dall’Aifa, in quanto il denegato suo inadempi-

mento, a tacere dell’avvio del procedimento

disciplinare da parte dell’Ordine professionale

di appartenenza - atto dovuto a seguito della

segnalazione pervenuta dall’Aifa - potrebbe

comunque provocare a suo carico una del-

le iniziative sanzionatorie (qui messe in di-

scussione in forma dubitativa) da parte delle

Autorità che, a vario titolo, dovessero essere

informate di un tale inadempimento e doves-

sero agire di conseguenza, non solo in sede

penale, ma anche in sede amministrativa, fatta

altresì salva l’autonoma responsabilità civile

(contrattuale ed extracontrattuale) riferibile al

farmacista per la prestazione svolta nell’eser-

cizio della professione.

2740: NO tRUstCaro Claudio (Duchi), ho letto con molta attenzione e simpatia il tuo tentativo di ricondurre il trust nel negozio fiduciario per “traghettare” le farmacie cadute in successione, che è stato pubblicato su Farmamese all’insegna dello «sciogliamo ogni dubbio sulla legittima applica-bilità del trust» (alle farmacie), ma continuo a dubitare che tale istituto, così com’è, possa superare il vallo d’Adriano che protegge in Italia il sistema farmacia (dai britanni).A monte della compatibilità (o meno) del trust con l’ordinamento sezionale che disciplina in Italia la farmacia, quale unicum di professione, struttura e servizio, e del rapporto concessorio che lo integra nel Servizio sanitario nazionale - su cui si stanno spendendo rivoli d’inchio-stro nell’interpretare, talora ad usum delphini (ma non è il caso tuo), l’articolo 11 della Legge n. 475/1968 nella interpretazione evolutiva dell’articolo 11 della Legge n. 362/1991 che l’ha modificato - si pone, a mio parere, il decisivo riferimento al principio posto a fondamento del libro delle Obbligazioni dall’articolo 2740 del Codice Civile sulla responsabilità del debitore che «risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri» (primo comma) pur con le «limitazioni della responsabilità (che) non sono ammesse se non nei casi stabiliti della legge» (secondo comma), che di certo non sorreggono né il trustee, né il settlor, né il beneficiary, tanto meno per le obbligazioni assunte in nome e per conto dell’azienda per l’esercizio della farmacia nei confronti della pubblica amministrazione, la quale non può cer-to contrarre obbligazioni con contraenti irresponsabili avventurandosi in una sorta di limbo: «valle d’abisso dolorosa, che truono accoglie d’infiniti guai, oscura e profonda e nebulosa» (Inferno, IV, 8-10) che non le è consentito di varcare nei negozi di diritto privato a evidenza pubblica (quale è, per esempio, la Convenzione farmaceutica). Non ti nego d’essere in questo influenzato dall’allergia per le costruzioni giuridiche di successo che ricordano les fourberies de Scapin a chi ha appreso il diritto civile sul Messineo e il diritto amministrativo sullo Zanobini (alla metà del secolo scorso) e non è flessibile per natura (e per età) nella interpretazione degli istituti giuridici, sia pur polverosi ma consolidati nel tempo, e che nella fattispecie privilegiano il negozio fiduciario con patto di retrocessione di matrice romana: non farmene però una colpa. In ogni caso potremmo ancora riflettere, ma dubito che lo potremo fare alla luce che sarà tra poco data al trust dal Tar di Brescia, che i più aspettano come un vaticinio di aruspici (che però si sono dimostrati poco credibili già nella fase cautelare del contenzioso in atto).Con la stima di sempre del tuo Bruno (riccardo nicoloso).

51giugno 2014

Primo piano Legale

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farMaCia Con B&B

L’intraprendenza dei farmacisti non ha li-

miti. Del tutto casualmente ci è capitato di

scoprire, a Torino, La Casa di Clara, luxury

bed & breakfast nei pressi della stazione

di Porta Susa, nato un paio di mesi fa da

un’idea della titolare della farmacia del

quartiere e di suo figlio Alessandro, far-

macista pure lui. «In farmacia non siamo

mai stati fermi, abbiamo investito in co-

smesi, in galenica, nell’aerosolterapia con

acque termali di Tabiano, nella consulen-

za nutrizionale, nel commercio on line e

ora abbiamo deciso, nella casa che era

di mia mamma Clara, di aprire il bed and

breakfast», ci ha raccontato Maria Ga-

briella Dovi, titolare della Farmacia S. An-

tonio di Corso Vittorio. Tre le camere - due

doppie e una quadrupla - nella splendida

casa liberty di famiglia, ristrutturata di re-

cente all’insegna della tradizione. Al mat-

tino, magari prima di andare a fare il turno,

Maria Gabriella sforna fantastici dolci fatti

in casa per gli ospiti del B&B. Per informa-

zioni: www.casadiclara.it.

Conferenze Sui CoMPLeSSi naturaLi MoLeCoLariNegli ultimi anni la ricerca scientifica di Aboca ha messo a punto nuovi approcci terapeutici basati sull’impiego di complessi molecolari naturali. Tali sostanze hanno permesso di realizzare prodotti innovativi che, nell’ambito dell’autocura, risultano efficaci per il trattamento di disturbi e patologie diffuse. Allo scopo di condividere i nuovi contenuti scientifici e tecnici alla base dei nuovi prodotti e per supportare l’attività di consiglio professionale, Aboca organizza anche per il 2014 un ciclo di dodici conferenze scientifiche in dodici città italiane, da fine maggio a metà settembre. Ecco il calendario dei prossimi appuntamenti: Roma (4 giugno); Sansepolcro (5 giugno); Verona (10 giugno); Bologna (11 giugno); Brindisi (12 giugno); San Benedetto del Tronto (17 giugno); Lamezia Terme (19 giugno); Napoli (9 settembre); Catania (10 settembre); Cagliari (11 settembre).

via daLLa SPiGa 3 a PeruGia

Si è tenuta a Perugia la terza edizione di “Via dalla spiga. Fuori e dentro casa, come cambia l’esperienza d’acqui-sto e di consumo dei prodotti senza glutine”. Il convegno, organizzato da Vmix, ha visto confrontarsi sugli sce-nari del gluten free esperti provenienti dal mondo accademico e della produ-zione. Di particolare interesse la tavola rotonda - cui hanno partecipato rappresentanti della farmacia, della Gdo e della ristora-zione - sui “sentieri evolutivi del mercato del senza glutine”.

a cura della redazione

52giugno 2014

Spigolature

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L’aSSeMBLea di aSSoraM a naPoLi

Assoram, l’associazione che riunisce gli operatori commerciali e logistici del settore farma & salute, ha tenuto la sua assemblea generale a Napoli. L’occasione giusta per parlare, tra le altre cose, del “Progetto furti”, nato dalla siner-gia Assoram-Aifa-Farmindustria, con l’obiettivo di monitorare il fenomeno crescente del furto e riciclaggio di farmaci. Da ricordare che sul sito internet dell’Aifa è già attiva un’area sulla quale le aziende farmaceutiche possono segnalare, in tempo reale, furti o smarrimenti di prodotti, con tutti i dettagli del caso. Una banca dati di grande utilità.

aMBuLatorio oMeoPatiCo aL SaCCo di MiLanoÈ stato inaugurato a metà aprile, presso la Breast Unit dell’Ospedale Sacco di Milano (nella foto), l’ambulatorio di “Terapie omeopatiche a supporto dei trattamenti oncologici”. Un servizio che si inserisce nel percorso diagnostico-terapeutico della Breast Unit e vede collaborare in sinergia i diversi specialisti chiamati ad avere un ruolo nel trattamento del tumore al seno, nella logica di una presa in carico globale della paziente e non solo della sua malattia. «L’ambulatorio», spiega Fabio Corsi, responsabile della Senologia del Sacco, «nasce dall’esperienza, maturata negli ultimi anni, della grande opportunità che le terapie omeopatiche possono dare a supporto delle terapie oncologiche tradizionali. Nella piena consapevolezza che l’omeopatia non cura il cancro, ma aiuta a tollerare gli effetti collaterali indotti da cure oncologiche irrinunciabili». L’iniziativa ripercorre quanto accade già da anni in Francia con il Progetto Cancro, che promuove l’adozione di terapie complementari in ambito oncologico. Va ricordato che, solo in Italia, si ammala di carcinoma alla mammella una donna su otto, con 40.000 nuovi casi registrati ogni anno; è il tumore più frequente e la prima causa di mortalità per cancro nelle donne.

53giugno 2014

Spigolature

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di giuseppe tandoi

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55giugno 2014

Iniziativedi GiuSePPe tandoi

dall’altra la continuità delle attività della Fon-

dazione stessa. I dividendi sono, infatti, versati

alla Fondazione per permetterle di svolgere le

sue missioni umanitarie, mentre gli utili sono

reinvestiti in ricerca e nelle attività industriali

del Gruppo.

UN IMPEgNO sU PIù fRONtINon si va molto lontano dal vero quando si

afferma che circa la metà della popolazione

mondiale non ha accesso a cure adeguate.

Prescrizioni errate, farmaci essenziali inesi-

stenti o di scarsa qualità, medicinali contraffatti,

filiere della distribuzione non sufficientemente

controllate. Non è più questione di terzo mondo

e di ricco occidente, la disuguaglianza sanitaria

colpisce anche Paesi in crescente espansione

economica, nei quali però, se il business corre,

la salute resta al palo.

Ecco allora la Fondazione Pierre Fabre muo-

versi fin dall’inizio su due piani: medico-sani-

tario e pedagogico. L’aiuto deve arrivare tanto

Voluta da monsieur Pierre Fabre

per combattere la contraffa-

zione e il cattivo utilizzo dei far-

maci nei Paesi meno sviluppati,

la Fondazione che porta il suo

nome nel 1999 viene riconosciuta dallo Stato

francese come ente di pubblica utilità. Molti anni

prima, nel 1961, Pierre Fabre - farmacista di Ca-

stres, nel Tarn - aveva fondato i suoi Laboratoi-

res farmaceutici, dando vita, dopo pochi anni, a

un nuovo concetto nell’area cosmetica. Quello

di dermocosmetica: prodotti sicuri come far-

maci e sostenuti dal consiglio di dermatologi e

farmacisti, ma piacevoli come cosmetici. Con il

tempo il gruppo ha oltrepassato i patrii confini

per affermarsi a livello internazionale.

Monsieur Pierre Fabre, scomparso nel luglio

scorso, ha lasciato un’importante eredità: ha

infatti donato le sue azioni e tutti i suoi beni

personali alla Fondazione, che ha raggiunto

così l’86 per cento dell’azionariato, assicu-

rando da una parte la perennità del Gruppo, e

Più cure più formazioneLa Fondation Pierre Fabre detiene la maggioranza dell’omonimo gruppo farmaceutico e ne investe i dividendi in opere assistenzali nel Sud est asiatico e in Africa

dall’esterno che dall’interno. A Phnom Penh,

in Cambogia, e a Vientiane, nel Laos, la Fonda-

zione ha contribuito a rilanciare gli studi di Far-

macia, edificando una nuova facoltà, nel primo

caso, e rilanciandone una ormai decaduta, nel

secondo. Il tutto in sinergia con alcuni atenei

francesi. A chiudere il cerchio della formazione

nel Sud est asiatico, il nuovo master farmaceu-

tico “Mekong Pharma” che si articolerà in tre

fasi: la prima ad Hanoi (Vietnam), la seconda a

Phnom Penh, la terza a Vientiane.

A fIANCO dI UN CONtINENtEFormare i professionisti della salute del futuro

è fondamentale, impegnarsi a garantire la qua-

lità dei farmaci altrettanto. Togo, Benin, Guinea

Conakry: in questi Paesi dell’Africa occiden-

tale la Fondazione collabora con le istituzioni

sanitarie nazionali e le maggiori università nel

controllare la filiera farmaceutica in ogni suo

passaggio. Dall’analisi dei farmaci al corretto

funzionamento delle centrali d’acquisto, dalla

partecipazione alle campagne di educazione

sanitaria alla formazione del personale tecni-

co. E poi c’è la drepanocitosi. Che cos’è? Una

patologia genetica legata a una mutazione

di uno dei geni dell’emoglobina. Pressoché

sconosciuta in Europa, è l’emblema di tutte le

piaghe del continente africano: malattia non

rara eppure ancora “orfana” di cure, a lungo

trascurata se non ignorata, e che può sfocia-

re in crisi molto dolorose. In più si manifesta

durante i primi anni di vita ed è tra le principali

cause di mortalità infantile in Africa. Si deve alla

Fondation Pierre Fabre la creazione, a Bama-

ko, capitale del Mali, del Centro di riferimento

per la lotta contro la drepanocitosi, inaugurato

nel 2010. Frutto di una partnership pubblico-

privato tra governo maaliano e Fondazione, il

centro è nato con l’ambizione di essere un luo-

go di accoglienza, di presa in carico terapeuti-

ca, di formazione di personale specializzato,

di informazione per i malati e le loro famiglie

e, non ultimo, di ricerca clinica sulla patologia.

Intanto il raggio d’azione della Fondazione si

estende, attraverso il sostegno a programmi

di assistenza sanitaria pediatrica, nella Repub-

blica democratica del Congo, nella Repubblica

centroafricana e nel Senegal.

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56giugno 2014

Come eravamo di SerGio Meda

Burford, Oxfordshire, e cresce abbracciando

il credo della Società degli Amici. Diventerà in

età matura un convinto Evangelico, sulle orme

di Plymouth Brethren.

L’interesse per il clima nasce in Luke nell’e-

state del 1783 quando, undicenne, si stupisce

delle bizzarrie che contraddistinguono quella

stagione, del tutto anomala. Lo colpiscono in

particolare le grandi eruzioni vulcaniche che

immettono cenere nella stratosfera, arrivando

Un farmacista ben felice di es-

serlo, Luke Howard, in realtà

ben noto come “l’uomo delle

nuvole” perché - da meteoro-

logo ante litteram - le ha tenute

a battesimo, ha dato loro una classificazione.

Londinese, classe 1772, Luke è figlio di Ro-

bert, un artigiano del ferro che ha una dozzina

di dipendenti al suo servizio e che lo avvia agli

studi. Finisce in collegio alla Quaker School di

L’uomo delle nuvoleStoria di Luke Howard, farmacista londinese di fine Settecento e pioniere della meteorologia moderna

ad attenuare le radiazioni solari. Gli studi orien-

tano Howard alla chimica e alla farmacologia

e nel 1795, svolto l’apprendistato a Stockport,

nello Cheshire, apre una farmacia a Londra, al

numero 29 di Fleet Street, a un passo dalla City

londinese. Intorno al 1797 entra in società con

William Allen per dare vita a un’azienda chimi-

co-farmaceutica, la Allen & Howard, con sede

a Londra e laboratorio a Plaistow, a est della

capitale. Il sodalizio si scioglierà nel 1807, per

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57giugno 2014

Come eravamo

Howard rifugge avendo a cuore la sola cultura

scientifica. Non a caso nel 1801 con un amico

fonda un’associazione che la propugna: si

chiama Askesian Society (àskesis in greco

significa “addestramento” o “esperienza”).

Appassionato osservatore dei fenomeni me-

teorologici, Howard ha ben presente le nuvole

come “aggregati di minuscole goccioline” e

ritiene molto utile dare sistematicità ai cri-

teri con i quali agricoltori e marinai indicano

empiricamente le nuvole, per le opportune

premonizioni. In Francia se n’è occupato Jean-

Baptiste Pierre-Antoine de Monet, chevalier de Lamarck (per gli amici Jean-Baptiste La-

marck), una vita dedicata alle scienze natu-

rali, grande geologo, zoologo, botanico, oltre a

essere uno dei primi meteorologi che la storia

annoti. Howard rispetto a Lamarck è più acuto

e certamente più fortunato, visto che le sue

idee trovano subito un ottimo riscontro.

Nel dicembre 1802 Howard presenta all’udi-

torio dell’Askesian Society una relazione sulla

conformazione delle nuvole, provvedendo a

classificarle. Le suddivide in quattro gruppi:

cumuli, cirri, strati, nembi. Sono i nomi ancora

oggi in uso. Grazie a lunghe e acute osserva-

zioni del cielo, Howard intuisce i fondamenti

della meteorologia e dà dignità scientifica a

una disciplina che sembrava sfuggire a qua-

lunque ordine e regola. Soprattutto suggerisce

che a ogni forma di nube corrispondano diver-

se proprietà fisiche, importanti per spiegare i

fenomeni atmosferici.

L’EREdItàIl testo della conferenza sulle nuvole tenuta a

Londra da Luke Howard diviene un trattato

corposo, di 15.000 parole, ripreso ai giorni no-

stri dal saggista britannico Richard Hamblyn

nel volume L’invenzione delle nuvole - La storia affascinante della nascita della meteorologia,

edito da Rizzoli. Hamblyn intreccia al tema del-

le nuvole i molteplici contesti in cui l’invenzione

di Howard si colloca: il distacco della scienza

dell’atmosfera dall’antica meteorologia filoso-

fico-astrologica; la straordinaria vivacità della

cultura europea di fine Settecento e del primo

Ottocento; e soprattutto i molti modi in cui

la mente umana sempre si sforza di imporre

un ordine al caos dell’esperienza immediata,

dal mito alla poesia, all’arte della conoscenza

razionale. Persino Goethe, che si dilettava di

scienza, volle conoscere Howard e compose

altrettante poesie dedicate espressamente

«allo Stratus, al Cumulus, al Cirrus e al Nim-

bus». Howard diviene ben presto una figura da

venerare per l’intera generazione romantica -

capeggiata da Shelley e Keats - affascinata dal

nuovo e poetico linguaggio dei cieli.

incompatibilità di carattere. Da allora la società

si chiamerà Howard e Figli.

LA PAssIONE PER LA sCIENzALa scienza a fine Settecento ha molto seguito

in Inghilterra, quasi ogni sera a Londra le confe-

renze propongono, in abbinata, esperimenti di

elettricità, di fisica e di chimica. Nel contempo

i ciarlatani organizzano incontri e conferenze

a base di paranormale e occultismo, da cui

Ritratto di Luke Howard, dipinto da John Opie

Una targa dedicata ad Howard nel luogo dove visse

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Con scalette espositive laterali, illuminati, con il fronte lavorato, un elemento essenziale per l’accoglienza e la vendita

Banchi per tutte le esigenze

FArMACIA SCALVInINell’anno del centenario di attività la farmacia di Dello (Bs) rinnova il layout, aumenta la superficie fino a 210 mqe introduce un ampio laboratorio galenico, una postazione specificaper la dermocosmesi e uno spazio dedicato ai servizi, per intercettare le esigenze dei pazienti e proiettarsi nel futuro

FArMACIA GAMALerIIl progetto della Farmacia Gamaleri (Genova) è nato dalla richiesta del cliente di ottimizzare ed enfatizzare il punto vendita. Con il rifacimento della farmacia, e in particolare con l’inserimento del magazzino automa-tizzato, si sono ottenuti benefici notevoli

FArMACIA deGLI AnGeLIUna farmacia boutique a Volpiano (To), che racchiude in soli 45 mq lo spirito tutto femminile delle farmaciste. Uno spazio attraente e audace, che parla di prodotto con classe e assoluta originalità

58giugno 2014

Belle farmacie

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FArMACIA CHeCCHIAA Chiesina Uzzanese (Pt), la funzionalità della farmacia tradizionale con un tocco di modernità. A volte per costruire un buon sistema di vendita bisogna coniugare modernità e tradizione

FArMACIA SAnTA rITAUn servizio attento e dedicato in un ambiente accogliente, la cura del dettaglio e il posizionamento strategico del prodotto sono gli strumenti per sfruttare al massimo il potenziale di questa farmacia milanese

FArMACIA GALeno Nella farmacia Galeno di Ponte S.Giovanni (Pg) i banchi etici sono stati realizzati monopostazione, per gestire meglio il consiglio al cliente con scalette espositive laterali. Negli espositori a scaletta è stato inserito un monitor per l’informazione e le promozioni in atto

FArMACIA SAnTA MArTANella farmacia S. Marta di Roma, la gestione degli spazi e la cura dei particolari sono studiati per massimizzare l’esposizione, in modo da sfruttare al meglio i cambiamenti e le novità di mercato, rendendo massima la redditività per metro lineare. Particolari le postazioni, con banchi originali

FArMACIA CuCCHIAronI In questa farmacia di Monterotondo (Rm), il banco con il fronte lavorato presidia la zona dermocosmesi dove il fondo retroilluminato degli espositori con immagine mette in risalto il packaging dei prodotti esposti

59giugno 2014

Belle farmacie

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La linea Primum consta di diverse referenze. In Primum Depurativo la concomitante pre-senza di ortica, betulla, genziana, carciofo, bardana, crescione, cicoria, prugna e rafa-no aiuta l’organismo ad eliminare le tossine contribuendo ad alleviare la pesantezza delle gambe, riducendo allo stesso tempo i gonfiori addominali e aiutando a rendere la pelle più pura e luminosa. Primum Dren l’Acquaretico è una formula-zione a base di succhi concentrati ed estratti

Primum è la linea di Specchiasol realizzata per favorire la depurazione e il drenaggio dell’organismo dai liquidi in eccesso

Liberarsi dalle tossine

ITInerArIo SICuroenterogermina viaggi è il nuovo integratore di Sanofi dedicato ai frequenti disturbi intestinali dei viaggiatori. Con S. boulardii, probiotico che non necessita di conservazione in frigorifero e aiuta a riequilibrare la flora intestinale, favo-rendone il regolare funzionamento. Le vitami-ne B6, B9 e B12 contribuiscono alla riduzione di stanchezza e affaticamento e al metabolismo energetico. La vitamina A favorisce l’attività del sistema immunitario mentre la vitamina D contribuisce al mantenimento della normale funzione muscolare e aiuta il regolare funzio-namento del sistema immunitario. La formula-zione orosolubile consente l’assunzione senza acqua.

SenzA ACIdITÀPer aiutare a ridurre i sintomi legati alla ma-lattia da reflusso gastroesofageo Grisù® è un integratore alimentare a base di magnesio idrossido e potassio citrato che hanno atti-vità tampone contro l’ipersecrezione acida; inoltre le proprietà schiumogene del calcio alginato contrastano la risalita del cibo e degli acidi lungo l’esofago. Il brevetto Mucosave®, miscela di polisaccaridi e polifenoli, funge da barriera protettiva per la mucosa gastrica, mentre la presenza di Lactobacillus reuteri aiuta a ridurre la carica batterica in caso di eventuale presenza di H.pylori. Formulato in bustine, è prodotto da Laborest. Adatto a partire dai sei mesi d’età.

Per rIdurre IL PASToLa sensazione di sazietà può essere anche indotta “artificialmente” tramite l’assunzio-ne di fibre prima del pasto. tisazio® natural-mente contiene Lipobesina®, un complesso di macromolecole e fibre ad azione saziante, sviluppato dai laboratori di ricerca Esi. Tali molecole possiedono infatti la capacità di ri-gonfiarsi e aumentare il loro volume. Tisazio® naturalmente può quindi risultare utile nella prevenzione e nel trattamento del sovrappe-so e dell’obesità. È commercializzato in con-fezione da 30 bustine monodose.

vegetali di pilosella, betulla, tè di Giava, tarassa-co, tè verde, solidago, meliloto, ingredienti fun-zionali utili per aiutare a ridurre naturalmente la ritenzione idrica dovuta per esempio al ciclo mestruale, al contraccettivo orale o alla meno-pausa, stimolando l’eliminazione dei liquidi in eccesso. Entrambe le linee sono disponibili in flacone oppure in bustine predosate in diversi gusti. Completa la linea di prodotti depurativi la tisana Primum, a base di carciofo, tarassaco, betulla, bardana e liquirizia.

Consigli per le vendite

60giugno 2014

di eLena Bottazzi

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VeLoCITÀ e PuLIzIALo spazzolino elettrico oral-B Professional Care 800 Sensitive Clean ha un’azione delicata su denti e gengive grazie alla testina sensitive con setole extra soft. Allo stesso tempo con-tribuisce a rimuovere una quantità maggiore di placca lungo la linea gengivale rispetto ad uno spazzolino manuale tradizionale.Comprende due diverse modalità di spazzo-lamento: pulizia quotidiana e pulizia delicata. Ha una potenza di 8.800 oscillazioni e 20.000 pulsazioni al minuto. Il timer indica i 2 minuti di spazzolamento consigliati per una corretta igiene orale. Prodotto da Procter & Gamble.

PrezIoSA LuMACAelicina Crema è una formulazione nutritiva con l’80 per cento di mucopolisaccaridi di lumaca che contengono naturalmente elementi molto importanti per il benessere della pelle: allantoi-na, collagene, elastina, acido glicolico, proteine, vitamine e peptidi. Tali sostanze aiutano infatti a recuperare compattezza e levigatezza, eser-citando allo stesso tempo un’azione nutritiva, purificante ed elasticizzante. Elicina Crema può essere utilizzata per ridurre e attenuare cica-trici, segni dell’acne, smagliature, bruciature, rughe e segni di espressione, favorendo la rige-nerazione dei tessuti danneggiati. Aiuta a mi-gliorare inoltre la pigmentazione delle macchie. Non contiene profumo; prodotta da Bioelisir.

BeneFICIo AnTIAGePapaya bio-fermentata di Zuccari è una linea d’integratori a base di papaya bio-fermentata e atomizzata grazie al processo “spray-dry”, che ne conserva le proprietà. Le referenze sono contraddistinte dalla granulazione Op-tigran®, per una rapida solubilizzazione, e dal formato stick-pack ideale per il consumo sublinguale: 7 stick per Papaya Pocket, 30 per Papaya Pura (3 grammi di papaya per stick). Papaya Start-up® costituisce l’azione d’urto: a una maggior quantità di prodotto (5 grammi) si unisce BioPerine®, un estratto naturale del pepe nero in grado di ottimizzare l’assimilazione degli attivi. La vitamina B12 so-stiene l’organismo durante la giornata.

PunTure FASTIdIoSeBen’s repell, con diethyl-m-toulamide, fa-vorisce la protezione dalle punture di zanzare, zecche, tafani, mosche e pappataci. In caso di punture, after Bite penna è un’emulsione a base di ammoniaca in acqua e olio che aiuta ad eliminare prurito e bruciore. La penna consen-te l’applicazione direttamente sul punto, senza sprecare il prodotto e sporcarsi le mani.Può essere usata anche dopo il contatto con meduse e piante urticanti. after Bite Crema, a base di tea tree oil, eucalipto e aloe vera, senza ammoniaca, è delicata e adatta ai bambini.Inoltre è disponibile anche after Bite Gel, par-ticolarmente attivo dopo il contatto con le me-duse. Prodotto da Sella Farmaceutici.

eSPoSIzIone AL SoLeLa nuova fluida viso opacizzante 2 in 1 Spf 30 roC® associa l’elevata protezione solare alla tecnologia utilizzata per ridurre il sebo in ecces-so. La crema è dotata infatti di una combinazione di filtri Uva e Uvb che aiutano a proteggere la pelle dai danni dei raggi UV e contribuiscono a prevenire i segni prematuri del foto-invecchiamento. Inoltre le mi-cro spugne opacizzanti presenti contribuiscono a ridurre l’eccesso di sebo e l’effetto lucido della pelle. La texture è fluida e leggera, penetra rapidamente senza lasciare residui bianchi. Non comedogeno.

MeTABoLISMo SoTTo ConTroLLoL’integratore in compresse herbs diet di Named può aiutare ad accelerare il metabo-lismo, grazie ad un mix di fitoestratti e vita-mine che agiscono sinergicamente: il Citrus aurantium attiva la lipolisi e la termogenesi; l’Alga fucus, ricca di iodio, contribuisce a sti-molare la tiroide e il metabolismo generale. Il the verde favorisce la termogenesi e aiuta quindi a bruciare i grassi. Il cromo picolinato, infine, ha un’azione mirata alla riduzione dei livelli di glucosio ematico.

Consigli per le vendite

61giugno 2014

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deTerSIone GIoVAnILeSaugella Girl è il detergente intimo a base di tensioattivi delicati, adatti per le mucose sen-sibili delle bambine. Contiene estratti di malva sylvestris e calendula officinalis, con attività antimicotica, antibatterica, antinfiammatoria, lenitiva e rinfrescante. L’estratto di avena ha attività idratante e decongestionante mentre le proteine derivate del riso contribuiscono alla protezione della naturale elasticità della pelle. Il pH 4,5 aiuta a contrastare la prolife-razione di batteri e funghi. Allegati alla con-fezione, in regalo i fermacapelli Colorado’s. Prodotto da Rottapharm.

Porre rIMedIoholoil® di Ri.Mos è un dispositivo medico che favorisce la rigenerazione e la riparazione delle lesioni tissutali esterne. È ottenuto da-gli estratti di due piante, l’albero del neem e il fiore dell’iperico o erba di San Giovanni, con diverse proprietà terapeutiche: antisettiche, antinfiammatorie, antifungine e riepitelizzanti. Può essere impiegato, per esempio, in caso di escoriazioni, herpes labiale, emorroidi, acne infetta, eczemi, micosi, verruche, geloni, pun-ture d’insetti, afte e radiodermiti. Può contri-buire alla riduzione del rischio di formazione del cheloide ed è indicato come trattamento per ustioni, ragadi, lesioni vascolari anche diabetiche, con esposizione di derma e/o di tessuto osseo. Oltre alla formulazione oleosa e in gel sono state introdotte anche le garze imbustate singolarmente.

dePurAzIone e BeneSSereSfruttando le virtù terapeutiche delle pian-te sono state realizzate le tisane 7 Miscele Chenot: General Wellbeing: dissetante, con-tiene malva, rosa canina e ibisco. Daily Detox con finocchio, melissa e verbena che aiutano depurazione e digestione. Liver Health con-tiene cardo mariano e tarassaco per suppor-tare l’attività del fegato. Calm & Relax: con scorza di arancia amara, fiori di arancio dolce, camomilla e rosa canina per favorire la ridu-zione della tensione. In Diuretic Plus il frassino, la betulla e la centella asiatica hanno proprietà drenanti. Metabolic Booster: thè verde cine-se, yerba mate e ginseng siberiano alleviano la fatica mentale e fisica, migliorando il meta-bolismo. Bowelaid: a base di cassia e frangola con azione lassativa e disintossicante.

VeGAn FrIendLYÈ adatto anche a vegetariani e vegani Ener-zona omega 3 per vegetariani, l’integratore alimentare di Enervit con acidi grassi omega 3 estratti dall’alga Schizochytrium sp. Ciascuna capsula apporta 83 mg di Epa e 167 mg di Dha per un totale di 250 mg di omega 3 a lunga catena. Quest’assunzione giornaliera, sep-pur differente da quella ideale per la strategia alimentare zona, rappresenta comunque un beneficio per chi, volendo evitare per motivi etici il pesce come fonte, non ha la possibilità di assumere omega 3 a catena lunga. Tali so-stanze contribuiscono alla normale funzione cardiaca nel contesto di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano.

ConTro GLI InSeTTIArricchito di una miscela contenente olio di Andiroba, oli essenziali di basili-co, cedro dell’Atlante, citronella, eucalipto, geranio, lavanda, limone e legno di rosa, zanzhelan è uno spray ecologico che aiuta la cute a creare una barriera di difesa contro le punture d’insetto. Arricchito di principi attivi idratanti ed emollienti, come l’aloe vera gel, reidrata e rinfresca anche la cute delicata dei bambini. È formulato senza gas propellenti e ammoniaca. Prodotto da Helan.

non PIù GonFIoreFermenti lattici vivi ad azione probiotica, che ristabiliscono l’equilibrio della flora batterica intestinale, insieme agli enzimi, per favorire i processi digestivi, e agli estratti vegetali di camomilla, passiflora e melissa, che contra-stano la componente nervosa della cattiva digestione: questi sono gli attivi che Mon-tefarmaco Otc ha inserito in Lactoflorene Pancia Piatta. Il prodotto si presenta in buste accoppiate: in questo modo fermenti lattici vivi ed enzimi rimangono separati sino all’as-sunzione, per garantire maggiore efficacia.

Consigli per le vendite

62giugno 2014

di eLena Bottazzi

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Un tempo era sufficiente

allineare l’interesse dell’u-

tente a quello del forni-

tore di servizi, lasciando

pagare il conto al Sistema

Sanitario Nazionale. Nel

nuovo quadro di scarsi-

tà di risorse “il pagatore”

si rifiuta di rimborsare

qualsiasi spesa qualora

non si dimostri che sia la

più economica. In questo

contesto di risparmi e di

recupero dell’efficienza, il

farmacista può esercitare un ruolo importante

e aiutare il sistema a funzionare meglio, a patto

che arricchisca la sua professionalità di nuove

attività. Cerchiamo, quindi, di capire le nuove

competenze che il farmacista dovrà possedere

nel nuovo contesto che si sta delineando.

Un tempo il farmacista, attraverso le sue

conoscenze galeniche, forniva di fatto il

supporto necessario a far sì che il medico

svolgesse la sua professione in modo più ef-

ficace, realizzando direttamente i vari rimedi

prescritti al paziente. Tutto questo era desti-

nato a cambiare con lo sviluppo dell’industria

farmaceutica e il trasferimento di molte delle

attività tipiche del farmacista all’azienda, che

si sarebbe fatta carico di inventare e produrre

i rimedi per le diverse patologie. Con l’avvento

del farmaco industriale, il ruolo del farmacista

è cambiato: da produttore dei rimedi egli è

diventato dispensatore di farmaci e medica-

menti prodotti da terzi. Negli ultimi 50 anni, la

farmacia si è andata trasformando da luogo

di produzione in un negozio di distribuzione,

Un volume per affrontare al meglio le sfide di un mercato, quello della salute, in profonda evoluzione

L’oPerACon il nuovo millennio gli scenari del-

la salute sono cambiati radicalmente.

Sul piano nazionale la legislazione di

settore ha subito modifiche radicali,

coinvolgendo in particolare le modalità

di distribuzione del farmaco. Sul piano

internazionale il boom del web 2.0

(siti internet tematici, social network,

app digitali…) ha fatto sì che i pazienti-

consumatori assumessero maggiore

consapevolezza sui temi riguardanti,

in generale, il proprio benessere psico-

fisico. Il manuale di Pacenti e Mancini of-

fre a chi opera nel marketing della salute

tutti gli strumenti per orizzontarsi in un

settore dalle mille sfaccettature. Solo

per citare alcuni degli argomenti trattati:

il quadro economico generale, caratte-

rizzato da un forte ridimensionamento

del welfare state; la figura inedita del

super-paziente, sempre più informato

e “pretenzioso”; le nuove prospettive

della farmacia, alle prese con la concor-

renza di altri canali di distribuzione e la

sfida dei servizi.

GLI AuTorIGiulio Cesare Pacenti è laureato in Far-

macia e dopo avere lavorato nell’in-

dustria farmaceutica e in una società

di consulenza, ha dato vita a Pharma

Consulting Group, struttura specia-

lizzata nel canale farmacia. È autore

di numerose pubblicazioni nel settore

farmaceutico.

Paolo Mancini, laureato in Economia

e commercio, è consulente e docen-

te su tematiche di cambiamento or-

ganizzativo, sviluppo delle risorse e

marketing management per diverse

aziende nazionali e multinazionali. È

partner di Pharma Consulting Group.

dove il farmacista si occupa

esclusivamente di conse-

gnare in maniera celere e

corretta i farmaci prescrit-

ti dal medico, ricordando

al massimo al paziente le

modalità più idonee di as-

sunzione del medicamento.

Si comprende immediata-

mente che questo tipo di

organizzazione non esalta

tutte le risorse del siste-

ma; in particolare, la pro-

fessionalità del farmacista,

relegato a distributore di scatole, non è va-

lorizzata a pieno (ormai esiste da tempo la

tecnologia per far svolgere tale lavoro a una

macchina). Se in passato potevano essere

accettati tali sprechi, in un momento di bud-

get ristretti è assolutamente necessario va-

lorizzare tutti gli attori del sistema; nel nuovo

contesto, la professionalità del farmacista

può giocare un ruolo fondamentale se viene

messa al servizio dell’informazione e della

formazione dei cittadini. Quali potrebbero es-

sere i benefici se i farmacisti promuovesse-

ro servizi di diagnosi preventiva per malattie

come il diabete, l’asma o l’ipertensione arte-

riosa? O, piuttosto, come potrebbe cambiare

il livello di benessere della popolazione se la

categoria iniziasse a favorire la consulenza

sulla prevenzione delle malattie attraverso la

promozione di un’alimentazione più sana as-

sociata a un maggiore esercizio fisico?

(Da Healthcare marketing. Nuove strategie per i mercati della salute, Edra, 2014, p. 62)

HealthcareMarketing

64giugno 2014

farmacisti di carta

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