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Unified Storage: lo storage dedicato, nel cloud - Parte 2

#VenerdìDelCloud #lezione 15

Con Aruba, ogni venerdìa lezione di cloud.

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Continuiamo le spiegazioni per l’attivazione

del nostro Unified Storage…

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Dopo aver effettuato l’accesso,

appare l’elenco di tutti i data center disponibili: selezioniamo quello sul quale desideriamo attivare il servizio,

ad esempio DC1-IT, e proseguiamo con un clic sul pulsante Gestisci.

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Nella nuova pagina che appare, spostiamoci nella sezione ’Risorse in uso’:

è qui che viene mostrato un riepilogo di tutti i servizi attivi, come ad esempio gli IP pubblici e le licenze.

Poiché il nostro obiettivo è quello di creare un disco condiviso con cloud server, clicchiamo sul pulsante Gestisci sotto Unified Storage.

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Eccoci nella pagina dedicata al servizio di nostro interesse. Si tratta della prima attivazione, per cui ci ritroviamo

di fronte ad un elenco del tutto vuoto.

Per proseguire è necessario cliccare sul pulsante Aggiungi Unified Storage.

Entriamo nella fase più delicata della configurazione.

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Compiliamo il campo Nome con un identificativo da assegnare al servizio, che potrà comunque essere cambiato in futuro.

Nella sezione Spazio, indichiamo la dimensione da acquistare.

Lo spazio minimo è di 100 GB e può essere incrementato

(con tagli di altrettanti 100 GB) fino ad un massimo di 5000 GB.

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Ora andiamo a scegliere il tipo di file system di rete da utilizzare. Facciamo attenzione a ciò che decidiamo, poiché non sarà possibile

variare il protocollo in un secondo momento.

Ma come possiamo effettuare la giusta scelta? Tutto dipende dalle nostre esigenze ed anche dal tipo di cloud server in nostro possesso.

Il tipo di file system di Unified Storage

Se utilizziamo la piattaforma Linux, possiamo decidere di affidarci ad NFS.

Per Windows è più consigliato CIFS.

Se, al contrario, la nostra esigenza è quella di fare clustering, consigliamo di optare per iSCSI.

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Tutto varia in base al sistema operativo utilizzato!

Se ci troviamo di fronte ad un cloud server equipaggiato con Debian, colleghiamoci a quest’ultimo tramite SSH e lanciamo il comando:

apt-get install open-iscsi

seguito da: /etc/init.d/open-iscsi restartcat /etc/iscsi/initiatorname.iscsi

Verrà dunque mostrato in output il codice di nostro interesse.

Come recuperare l’iQN ?

Se optiamo per iSCSI, l’operazione si fa un tantino più lunga, perché è necessario fornire un codice (l’iQN anche conosciuto come initiator) che permetterà al sistema di utilizzare il giusto driver.

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Se, invece, sul nostro cloud server è installato Windows Server 2012?

Contrariamente al caso precedente, questa volta connettiamoci tramite Desktop Remoto e,

dopo aver stabilito il collegamento, spostiamoci in Administrative Tools.

Nella nuova finestra che appare, clicchiamo su iSCSI Initiator e spostiamoci in Configuration:

proprio qui, sotto la voce Initiator Name,

è riportato il codice che stiamo ricercando.

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Una volta recuperato,

copiamo l’iQN e incolliamolo nell’omonimo campo

presente in corrispondenza del protocollo iSCSI.

Non ci resta che confermare con un clic sul pulsante Crea Unified Storage. L’attivazione richiede la validazione di un nostro operatore.

Riceveremo un’email di conferma non appena tutto sarà pronto.

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…alla prossima lezione

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