Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco...

104
1999 in attuazione dell’UNCCD a cura del Ministero dell’ambiente M ONOGRAFIE Comitato Nazionale per la Lotta alla Desertificazione DPCM 26.9.97 (GU n. 43 del 21.2.98) Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla Desertificazione (Deliberazione del CIPE n. 154 del 22 dicembre 1998)

Transcript of Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco...

Page 1: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

1999 in attuaz ione del l ’UNCCDa cura del Ministero del l ’ambiente

MONOGRAFIE

Comitato Nazionale per la Lotta alla DesertificazioneDPCM 26.9.97 (GU n. 43 del 21.2.98)

Comunicazione Nazionale per la Lottaalla Siccità ed alla Desertificazione(Deliberazione del CIPE n. 154 del 22 dicembre 1998)

Page 2: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

1999 in attuaz ione del l ’UNCCDa cura del Ministero del l ’ambiente

MONOGRAFIE

Comitato Nazionale per la Lotta alla DesertificazioneDPCM 26.9.97 (GU n. 43 del 21.2.98)

Comunicazione Nazionale per la Lottaalla Siccità ed alla Desertificazione(Deliberazione del CIPE n. 154 del 22 dicembre 1998)

A cura del Servizio valutazione impatto ambientale, informazione ai cittadini e per la relazione sullo stato dell’ambiente

Page 3: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

I componenti del Comitato Nazionale per la Lotta alla Desertificazione sono:

Valerio Calzolaio (Sottosegretario all’ambiente, Presidente del Comitato)

Corrado Clini (Ministero dell’ambiente)

Giorgio Franchetti Pardo (Ministero degli esteri)

Camillo Caruso (Ministero per le politiche agricole)

Costanza Pera (Ministero dei lavori pubblici)

David Ascarelli (Ministero per il commercio con l'estero)

Scilla Stella Sonnino (Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica)

Beti Piotto (ANPA)

Maurizio Sciortino (ENEA)

Giuseppe Giuliano (CNR)

Orazio Ciancio (Accademia italiana di scienze forestali)

Franco La Torre (ECOMED - Agenzia per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo)

Antonio Brunetti (UCEA)

Maria Pia Carbone (Presidenza del Consiglio dei Ministri)

Antonio Rusconi (Dipartimento per i Servizi tecnici nazionali)

Nicolò Alonzo (Conferenza permanente per i rapporti Stato-Regioni e Province Autonome)

Michele Vita (Conferenza permanente per i rapporti Stato-Regioni e Province Autonome)

Stefano Tibaldi (Conferenza permanente per i rapporti Stato-Regioni e Province Autonome)

Mauro Albrizio (Associazioni ambientaliste)

Fulvio Gioanetto (Assemblea delle Organizzazioni Non Governative)

Segreteria del Comitato:

Barbara Castrucci (Ministero dell’ambiente)

Lamberto Formiconi (Ministero dell’ambiente)

Coordinamento:

Canio Loguercio (Ministero dell’ambiente)

La presente “Comunicazione Nazionale” è stata predisposta da un gruppo di lavoro, coordinato da Maurizio

Sciortino, che si è attenuto alle indicazioni del Comitato e realizzata dall’ ENEA a cui hanno collaborato i seguenti

esperti:

Gaetano Borrelli, Adriana Carillo, Nicola Colonna, Vincenzo Di Majo,

Sergio Grauso, Massimo Iannetta, Francesco Mauro, Paolo Ruti, Anna Maria Salama, Andrea Sonnino,

Maurizio Sciortino.

Coordinamento editoriale:

Claudia Terzani (Ministero dell’ambiente)

Tiziana Allegrini (Ministero dell’ambiente)

Patrizia Pennazza (Ministero dell’ambiente)

Augusta Svaldùz (ENEA)

Il testo è disponibile al sito internet: http://mantegna.casaccia.enea.it/desertificazione

2

David
David
Page 4: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Hanno partecipato con commenti e contributi:

MIPA/CFS

Michele Ambrosio (Università di Pisa)

Massimo Angelone (ENEA)

Francesco Apadula (ENEL/CRAM)

Angelo Aru ( Università di Cagliari)

Pietro Bacci (ENEL/CRAM)

Mauro Biafore (DSTN)

Patrizia Bonanni (ENEA)

Ermanno Busoni (CNR-IGES, Firenze)

Paola Carrabba (ENEA)

Giuseppe Enne (Università di Sassari)

Andrea Freschi (consulente ambiente regione Basilicata)

Domenico Gaudioso (ENEA)

Franco Guiducci (DSTN)

Pietro Laureano (IPOGEA)

Franco La Torre (ECOMED)

Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente)

Comitato di appoggio alle tre Convenzioni (CA3C)

Franco Miglietta (CNR-IATA Firenze)

Luigi Monti (Università di Napoli)

Laura Padovani (ENEA)

Eric E. van Monckhoven (CRIC)

Biancamaria Narcisi (ENEA)

Ettore Pacini (Università di Siena)

Beti Piotto (ANPA)

Michele Raimondi (Centro Telerilevamento Mediterraneo)

Nunzio Romano (Università di Napoli)

Alessandro Santini (Università di Napoli)

Nando Scala (Università di Napoli)

Bartolomeo Schirone (Accademia Italiana di Scienze Forestali)

Maria Teresa Fagioli (Università di Pisa)

Stefano Tibaldi (ARPA-regione Emilia Romagna)

Fabio Trezzini (Ministero dell’ambiente)

3

Page 5: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

INDICE

Presentazione 5

Cap. 1) Premessa e Sommario 7

1.1 Introduzione 7

1.2 Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia 7

1.3 Linee guida per il Piano di Azione Nazionale (PAN) 8

1.4 Risorse finanziarie e trasferimento di tecnologie dedicate alla lotta contro la desertificazione nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) 9

1.5 La ricerca sulla desertificazione e sui suoi effetti 10

1.6 Informazione, sensibilizzazione ed educazione 10

Cap. 2) La Convenzione delle Nazioni Unite per la lottacontro la desertificazione (UNCCD) 11

2.1 La Convenzione 11

2.2 L’Annesso IV della UNCCD per il Nord Mediterraneo 12

2.3 Relazione fra le Convenzioni per la Lotta alla Desertificazione (UNCCD),i cambiamenti climatici (FCCC) e la biodiversità (CBD) 13

2.4 Il Comitato Nazionale per la Lotta alla Desertificazione 14

2.5 Un piano regionale integrato del bacino del Mediterraneo 15

Cap. 3) Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia 17

3.1 Che cosa è la desertificazione 17

3.2 Quali sono le cause e i processi di degrado del territorio 18

3.2.1 Fattori ambientali 18

3.2.2 Fattori antropici 22

3.2.3 Processi 28

3.3 Evoluzione storica del fenomeno in Italia 30

3.4 Vulnerabilità 31

3.4.1 Indicatori 32

3.5 Aspetti legislativi, istituzionali, amministrativi e programmi in atto 34

3.5.1 Il quadro di riferimento comunitario 34

3.5.2 Il quadro nazionale e regionale 35

3.5.3 Iniziative a livello locale 41

Cap. 4) Linee guida per il Piano di Azione Nazionale 45

4.1 Completamento ed analisi delle conoscenze in materia di desertificazione 45

4.1.1 Sistematizzazione delle conoscenze già disponibili 45

4.1.2 Completamento delle conoscenze e monitoraggio sullo stato del degrado 46

4.2 Quadro di riferimento internazionale per la lotta alla desertificazione 46

4.3 Verifica ed adeguamento dei programmi di utilizzo delle risorse agroforestali ed idrogeologiche e contenimento dei fattori di rischio 47

4.4 Individuazione delle strategie per l’integrazione delle misure di lotta alla desertificazione in tutti i settori dell’attività umana 48

4.5 Programmi di educazione e sensibilizzazione sui temi della desertificazione 49

4.6 Politiche e misure di prevenzione, riduzione del degrado del territorioe promozione dello sviluppo sostenibile 50

4.7 Valutazione degli effetti delle possibili politiche e misure 51

4.8 Gestione dell’attuazione del Piano di Azione Nazionale 51

4.9 Azioni di coordinamento amministrativo 51

4

Page 6: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Cap. 5) Risorse finanziarie e trasferimento di tecnologie dedicatealla lotta alla desertificazione nei PVS 53

5.1 Cooperazione bilaterale 53

5.2 Cooperazione multilaterale 53

5.3 Azioni delle ONG italiane nella lotta alla desertificazione 56

5.4 La Cooperazione decentrata 57

Cap. 6) La ricerca sulla desertificazione e i suoi effetti 59

6.1 Monitoraggio, osservazioni e misure 59

6.2 Valutazioni 59

6.3 Censimento delle attività 60

Cap. 7) Informazione, sensibilizzazione ed educazione 63

7.1 L’educazione 63

7.2 I metodi di partecipazione del cittadino 64

7.3 Le attività per l’informazione e la partecipazione 65

7.4 Le attività di coinvolgimento e di informazione 85

7.5 Il meccanismo di “Clearing House” 87

Glossario 69

Bibliografia 71

AllegatiAllegato 1

Conclusioni del seminario internazionale dei Paesi dell’Annesso IV sui parametri e gli indicatori

per la valutazione della desertificazione in ambiente mediterraneo 77

Allegato 2

Conclusioni 2° forum internazionale sulle politiche europee per combattere la desertificazione

e il degrado dei suoli nel bacino del Mediterraneo 79

Allegato 3

L’indice di aridità 81

Allegato 4

Raccolta ed elaborazione dei dati di serie storiche di parametri climatici 87

Allegato 5

Carico critico di acidità totale del territorio italiano 93

Allegato 6

Le antenne di ricerca per il monitoraggio della desertificazione 97

Allegato 7

La Cooperazione italiana e la Lotta alla Desertificazione 101

Allegato 8

Intervento del Sottosegretario Valerio Calzolaio alla Seconda Conferenza delle Parti della

Convenzione per la Lotta alla Desertificazione 105

Allegato 9

Programma di attività 1999 del Comitato Nazionale per la Lotta alla Desertificazione 109

Allegato 10

Prima comunicazione nazionale in attuazione della convenzione delle Nazioni Unite

per combattere la siccità e la desertificazione (Deliberazione n.154/98) 115

5

Indice

Page 7: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

PRESENTAZIONE

a desertificazione è una delle più gravi emergenze ambientali e minaccia circa un miliardo di persone degli

oltre cento paesi a rischio ed un quarto delle terre del pianeta. La situazione è particolarmente drammatica

in Africa e vi sono vaste aree inaridite o minacciate in Asia, in America Latina, nel Nord del Mediterraneo

ed anche in Italia che, tra l’altro, è meta di consistenti flussi migratori di cosiddetti “profughi ambientali” che

abbandonano le proprie terre ormai rese assolutamente aride ed improduttive.

In Europa oltre 20 milioni di ettari risultano degradati a causa degli scarichi industriali e delle piogge acide

causate dall’inquinamento atmosferico e oltre il 25% delle terre agricole ed il 35% di quelle a pascolo sono a rischio.

Siccità e desertificazione dipendono certamente dall’instabilità del clima; comunque il degrado dei suoli e la perdita

di produttività sono dovuti anche allo sfruttamento intensivo dei terreni e delle risorse idriche, alla deforestazione, a

pratiche agro-pastorali improprie, cioè all’uso non sostenibile delle risorse naturali da parte dell’uomo.

L’Italia e i Paesi del Nord del Mediterraneo non sono solo Paesi donatori di aiuti verso i Paesi in Via di Sviluppo;

essi stessi ricadono in un contesto di crisi ambientale con problematiche legate alle variazioni climatiche, con

prolungati periodi di siccità, alla presenza di suoli con marcata tendenza all’erosione, all’alta frequenza di incendi

boschivi con distruzione delle risorse forestali, alle condizioni di crisi dell’agricoltura tradizionale con il conseguente

abbandono di vaste aree che divengono marginali, allo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche ed alla massiccia

concentrazione delle attività economiche lungo le fasce costiere, alle forti aggregazioni di aree urbane, al turismo e

all’agricoltura intensivi, con conseguenze negative che si ripercuotono in tutto il bacino del Mediterraneo che subisce

al contempo un tendenziale processo di “tropicalizzazione”.

La Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione si configura come un importante strumento

innovativo per l’attuazione di programmi nazionali e regionali e di efficaci politiche di cooperazione. Inoltre

evidenzia fortemente il legame fra sviluppo economico, tutela ambientale e partecipazione attiva e consapevole delle

comunità interessate. Dalla Prima Conferenza delle Parti, svoltasi a Roma nell’ottobre 1997 è emersa la volontà

della comunità internazionale di sostenere e rinnovare una forte cooperazione e di promuovere un sistema di politiche

globali che favorisca un utilizzo sostenibile delle risorse naturali per combattere la povertà in vaste aree del pianeta.

La Convenzione prevede che tutti i Paesi attuino propri piani nazionali coordinati con gli altri Paesi della stessa

area geografica e anche l’Italia quindi dovrà attuare un piano d’azione secondo linee comuni con gli altri Paesi del

sud dell’Europa in un quadro globale di strategie per lo sviluppo sostenibile di tutto il bacino del Mediterraneo.

A tal fine il Comitato italiano per combattere la desertificazione, istituito dal Presidente del Consiglio con

DPCM del 26 settembre del 1997, ha predisposto la “Comunicazione nazionale per la lotta alla desertificazione”

e si avvia a predisporre il Piano Nazionale entro i primi mesi del 1999. In tale quadro il Ministero dell’ambiente

ha inteso promuovere in Sardegna ed in Basilicata due importanti incontri internazionali finalizzati anche alla

costituzione di un Osservatorio sulla desertificazione nel Parco dell’Asinara e di un Centro studi sui saperi

tradizionali a Matera.

Nel 1998 sono state poste le basi per un lavoro complesso e articolato con il coinvolgimento diretto di numerosi

Ministeri, delle Regioni, di Organismi Scientifici, di Organizzazioni Non Governative, un lavoro che sarà

apprezzato e valorizzato in occasione della Seconda Conferenza delle Parti a Dakar nel dicembre 1998.

Ora occorre individuare misure concrete attraverso un piano nazionale che consenta un’azione coordinata delle politiche

globali e locali per la gestione sostenibile delle risorse naturali del nostro Paese nel contesto del bacino del Mediterraneo.

Valerio CalzolaioSottosegretario all’Ambiente

Presidente del Comitato Nazionale per la Lotta alla Desertificazione

Novembre 1998

6

L

Page 8: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

1.1Introduzione

La Convenzione delle Nazioni Unite per laLotta alla Desertificazione nei Paesigravemente colpiti dalla siccità e/odesertificazione, con particolare urgenza inAfrica (UNCCD) è entrata in vigore il 26dicembre 1996, e a tutt'oggi 144 Paesi vihanno aderito. Si è resa necessaria unaConvenzione Internazionale per combatterela desertificazione poiché fenomeni didegrado del territorio interessano ormai lagran parte del pianeta ed è ormai convinzionegenerale che anche le risorse rinnovabili, comel’acqua ed il suolo, devono essere consideratepreziose e vulnerabili a tutte le latitudini.L’Italia ha ratificato la sua adesione allaUNCCD il 6 giugno 1997 ed ha ospitato epresieduto i lavori della prima sessione dellaConferenza delle Parti (Roma, 29 settembre -10 ottobre 1997).La Convenzione è uno strumento giuridicointernazionale che impegna tutti i paesifirmatari a cooperare nella lotta alladesertificazione con lo scopo di attenuare glieffetti della siccità nei Paesi gravemente colpitie migliorare le condizioni di vita dellepopolazioni locali.Il Comitato Nazionale per la Lotta allaDesertificazione (CNLD), presieduto dalSottosegretario al Ministero dell’ambienteOn. Valerio Calzolaio, coordina l’attuazionedella Convenzione in Italia. Fanno parte delComitato rappresentanti di Ministeri,Organismi istituzionali, Istituzioni scientifichenazionali ed Organizzazioni ambientaliste enon governative.Il Comitato ha fra i sui obiettivi:

A individuare strategie e priorità nell'ambito deipiani e delle politiche di sviluppo sostenibile,per lottare contro la desertificazione edattenuare gli effetti della siccità;

A predisporre ed attuare il Piano di AzioneNazionale (PAN) di lotta alla desertificazione;

A coordinare le attività relativeall’individuazione di parametri e indicatoriper la valutazione del fenomenodesertificazione;

A coinvolgere l’opinione pubblica;

A creare un idoneo quadro legislativo;

A promuovere attività di formazione e ricerca;

A coordinare le attività con gli tutti gli altriPaesi del Mediterraneo.

Il Ministero dell’ambiente ha promosso lacostituzione di:

A un Osservatorio Nazionale sulladesertificazione presso il parco nazionaledell’isola dell’Asinara in collaborazione conil comune di Porto Torres;

A un Centro di Studi sulle conoscenze e letecnologie tradizionali per la lotta alladesertificazione a Matera in collaborazionecon la regione Basilicata.

Queste iniziative, in corso di realizzazione,coordineranno le loro attività con le istituzioninazionali già attive nel campo della lotta alladesertificazione.

1.2 Il degrado del territorio e i processidi desertificazione in Italia

La desertificazione, definita dalla UNCCD“degrado delle terre nelle aree aride, semi-aridee sub-umide secche, attribuibile a varie cause,fra le quali variazioni climatiche ed attivitàumane”, interessa con intensità ed estensionediverse tutti i Paesi che si affacciano sulbacino del Mediterraneo.In Italia, le regioni meridionali ed insulari,esposte a stress di natura ambientale(condizioni di aridità stagionale, ripetutiepisodi di siccità, precipitazioni brevi edintense, erodibilità dei suoli, pressione, spesso

8

1 PREMESSA E SOMMARIO

Page 9: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

non sostenibile, delle attività umanesull’ambiente) sono minacciate dal rischio didesertificazione e già si sono evidenziatisquilibri in conseguenza della scarsadisponibilità dell'acqua.Sebbene non sia ancora possibile distinguerein base ai dati disponibili sul territorionazionale l'entità delle alterazioni climatichedi origine antropogenica dalle variazioniclimatiche naturali, risulta evidente lavulnerabilità delle attività produttive e degliecosistemi naturali ad incrementi di aridità. Inquesta situazione è necessaria l'adozione dimisure di adattamento e mitigazione al fine diprevenire fenomeni di degrado e didesertificazione.Le misure di adattamento e mitigazionedevono basarsi sulla conoscenza delcomplesso ed articolato rapporto fra uomo edambiente che ha plasmato nel corso dellastoria il paesaggio italiano al fine diinterpretare correttamente tendenze evolutivedel territorio, potenzialità di ripristino e disviluppo di attività sostenibili.In Italia sono stati particolarmenteapprofonditi, nell'ambito del IV ProgrammaQuadro di Ricerca dell'UE, studi e valutazioninel bacino dell’Agri (regione Basilicata) e nellaregione Sardegna.I risultati degli studi effettuati permetterannodi individuare gli indicatori di desertificazionepiù opportuni affinché le informazioniconsistenti e coerenti sul fenomeno sianocomprensibili e utilizzabili da diversi utenti.L’individuazione di indicatori costituisce unindispensabile ausilio al processo decisionalenonché al monitoraggio degli effetti delle politiche e misure attuate percontrastare i fenomeni di degrado.

1.3 Linee guida per il Piano di AzioneNazionale (PAN)

L’individuazione di linee guida costituisce lanecessaria premessa alla predisposizione di unPAN di lotta alla desertificazione che verrà

preparato nel corso del 1999. Le linee guidasono ispirate alla individuazione di strategieche vedano protagonisti le istituzioni chefanno capo alle amministrazioni territoriali edi bacino. L’attuazione del PAN sarà affidataalla realizzazione di “Patti Territoriali” e diaccordi volontari attuati con il concorso dellerealtà produttive, dei consumatori, delleamministrazioni locali e delle organizzazioninon governative. Il PAN fornirà gliorientamenti necessari ad attuare le politichedi lotta alla desertificazione nel contesto dellepolitiche europee.Le linee guida per la predisposizione del PANindividuano le seguenti attività prioritariefinalizzate ad attuazione della UNCCD in Italia:

A completamento ed analisi delle conoscenzein materia di desertificazione;

A cooperazione internazionale ed ecodiplomazia;

A verifica ed adeguamento dei programmi diutilizzo delle risorse agro-forestali edidrogeologiche e contenimento dei fattori dirischio;

A individuazione delle strategie perl’integrazione delle misure di lotta alladesertificazione in tutti i settori dell’attivitàumana;

A programmi di educazione e sensibilizzazionesui temi della desertificazione;

A politiche e misure di prevenzione al finedella riduzione del degrado del territorio epromozione dello sviluppo sostenibile;

A valutazione degli effetti delle possibilipolitiche e misure;

A gestione del Piano di Azione Nazionale;

A azioni di coordinamento amministrativo.

Le azioni, estesamente descritte nel quartocapitolo, sebbene di diversa natura, sonofinalizzate a rendere operativo un vastopatrimonio di conoscenze, a mobilitare eriorientare risorse già disponibili negli ambitiregionali, nazionali e comunitari.L’attuazione delle azioni richiederà, come

indicato nella Convenzione, il coinvolgimentodelle popolazioni e dei decisori locali e dovrà

9

Capitolo 1: Premessa e Sommario

Page 10: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

basarsi, affinché sia efficace, su l’utilizzo diindicatori che permettano di ottenereinformazioni consistenti e coerenti sulfenomeno e che siano comprensibili eutilizzabili da diversi utenti.Uno dei compiti principali dell’OsservatorioNazionale sulla Desertificazione in via diistituzione è quello di individuare e definireindicatori finalizzati alle attività di valutazionedell’evoluzione dei processi di desertificazionein Italia. In tal senso sta agendo il CNLD cheha intrapreso come metodo di lavoro la stradadel coinvolgimento immediato degli EntiLocali e del cittadino.A tale scopo sono stati promossi e realizzati inambito nazionale ed internazionale i seguentieventi di carattere scientifico ed informativo:

4 giugno 1997Roma, ItaliaPrimo Seminario nazionale sulla Lotta allaDesertificazione organizzato dal Ministerodell’ambiente in collaborazione con Ministeroaffari esteri, Ministero politiche agricole,ANPA;

28-29 luglio 1997Matera, ItaliaIncontro regionale dei Paesi membridell’Annesso IV della UNCCDorganizzato dal Ministero dell’ambiente;

18-20 settembre 1998Porto Torres, ItaliaSeminario Internazionale sugli indicatori didesertificazioneistituzione dell’Osservatorio Nazionale sulladesertificazione organizzato dal Ministerodell’ambiente, Ministero della ricercascientifica, ENEA, ANPA, Università diCagliari, Università di Sassari;

29 settembre - 3 ottobre1998 Abidjan, Costa d’AvorioSeminario regionale su una rete per lagestione integrata dei fiumi internazionali,laghi e bacini idrogeologici in Africa.Organizzato dalla UNCCD con il contributodel Ministero degli affari esteri;

29-31 ottobre 1998Matera, ItaliaForum regionale sulle politiche dei Paesidell’Annesso IV, sulle tecnologie tradizionali, esull’approccio partecipativo. Organizzato dalMinistero dell’ambiente in collaborazione conla regione Basilicata e l’ENEA;

9-13 novembre 1998Marrakech, MaroccoSeminario regionale sui sistemi di informazionesulla desertificazione per la pianificazionenell'area del Mediterraneo organizzato dalsegretariato della UNCCD con il supporto delMinistero degli affari esteri e CNR.

1.4 Risorse finanziarie e trasferimentodi tecnologie dedicate alla lottaalla desertificazione nei PVS

Le risorse finanziarie e le azioni ditrasferimento di tecnologie vengono resedisponibili ed attuate in distinti ambiti dicooperazione:a) la cooperazione bilaterale nell'ambito di

programmi di Cooperazione allo Sviluppodel Ministero degli affari esteri che nelcorso dell'ultimo decennio si èparticolarmente impegnato in iniziativeverso i paesi del Sahara e del Sahel;

b) la cooperazione multilaterale, attraverso iprogrammi della UE e tutti gli organismiinternazionali che fanno capo alle NazioniUnite;

c) azioni delle organizzazioni nongovernative, a cui la UNCCD attribuisceun ruolo di primaria importanza nella lottaalla desertificazione a livello nazionale edinternazionale;

d) la cooperazione decentrata sia a livello dimacro bacino, l’area dei Paesi delMediterraneo, sia a livello locale tramite iprogrammi internazionali dicoinvolgimento dei Sindaci.

L’Italia aderendo alla UNCCD si è impegnataa potenziare e rendere più efficace la suacooperazione con i paesi in via di sviluppocolpiti dalla desertificazione. Questo impegno

10

Capitolo 1: Premessa e Sommario

Page 11: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

rientra pienamente all'interno delle strategie dicooperazione dell'Italia che vede nei Paesidella sponda sud del Mediterraneo i suoinaturali interlocutori per la realizzazione di unpiano di sviluppo del bacino del Mediterraneoispirato ai principi della sostenibilità.

1.5 La ricerca sulla desertificazione e isuoi effetti

Il Comitato per la Scienza e la Tecnologia(CST) è l’organo ausiliario della UNCCD checonsiglia e raccomanda la Conferenza delleParti su argomenti scientifici e tecnologiciconnessi alla lotta alla desertificazione e lamitigazione degli effetti della siccità. In base alleindicazioni del CST relative al censimento delleistituzioni attive sul tema della lotta alladesertificazione è stato realizzato un censimentopreliminare delle attività svolte in Italia.Dal panorama delle attività effettuato risultache le attività di monitoraggio, osservazione evalutazione dovranno essere potenziate perdisporre degli elementi necessari ad elaborareuna valida strategia di lotta alla desertificazionein Italia e nel bacino del Mediterraneo.A tale scopo l’Italia si prefigge di attivare unarete di antenne di osservazione permanentisul fenomeno della desertificazione,coordinata dall’Osservatorio permanentedell’isola dell’Asinara e degli entiistituzionalmente preposti ai controllisull'ambiente (ANPA ed ARPA).I dati raccolti nell’ambito delle attività dimonitoraggio previste, saranno utilizzati percalibrare e validare modelli da utilizzare pervalutazioni da utilizzare nella pianificazione diinterventi.Il censimento preliminare sin qui realizzato,riguarda principalmente l’individuazione delleistituzioni scientifiche, tecnologiche,accademiche, che svolgono attività sulladesertificazione con lo scopo di creare unarete che eviti duplicazioni e favorisca loscambio delle conoscenze acquisite.

11

Capitolo 1: Premessa e Sommario

1.6 Informazione, sensibilizzazione ededucazione

Le tematiche relative all’informazione,sensibilizzazione del pubblico ed educazionepossono essere schematicamente ricondotte aquattro temi direttamente derivati dal testodella Convenzione. Il punto di partenza è chele politiche e le azioni sul territorio ai finidella lotta alla desertificazione devono tenerconto delle istanze locali. I temi sono:

1. i modelli educativi sia dal punto di vistadell’educazione scolastica, sia dal punto divista della educazione permanente, rivoltacioè a coloro che hanno lasciato il mondodella scuola;

2. i metodi di partecipazione del cittadino dalpunto di vista della migliore metodologiapossibile per favorire la partecipazione alledecisioni che riguardano il territorio;

3. le attività per l’informazione e lapartecipazione, sempre nell’ottica locale ecomunque con l’intenzione di inserire nelPiano di Azione Nazionale, i desideratasociali. In questo ambito sono definiti iruoli e le competenze di coloro, Ministeroambiente, scuola, media, ONG, Enti locali,Associazioni di categoria, che hanno unruolo nella definizione delle azioni diinformazione e partecipazione;

4. le attività già svolte, che sono consideratecome esperimenti pilota perl’implementazione di politiche diinformazione e partecipazione del cittadino.

Il Ministero dell’ambiente ha inoltre inprogramma di realizzare, in collaborazionecon la FAO, con la quale ha siglato unaccordo di collaborazione, un sistemainformativo (Clearing House) sul tema delladesertificazione in Italia e nel bacino delMediterraneo che metta a disposizione delpubblico informazioni sui fenomeni didegrado e sui programmi di intervento. Ilsistema informativo si avvarrà delle tecnologieinformatiche e verrà reso accessibile viaInternet.

Page 12: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

12

2 LA CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER LA LOTTA

ALLA DESERTIFICAZIONE (UNCCD)

2.1 La Convenzione

La desertificazione costituisce attualmente unodei più impellenti e gravi problemi cheminacciano l’umanità. La desertificazioneminaccia infatti già oggi la sicurezzaalimentare e la sopravvivenza di circa unmiliardo di persone nelle aree più povere deicinque continenti.La prima Conferenza delle Nazioni Unitesulla Desertificazione (UNCOD), tenutasi aNairobi nel 1977, lanciò un grido d’allarme eadottò un Piano d’Azione per Combattere laDesertificazione. Tuttavia, nonostante questoe altri numerosi sforzi, l’United NationsEnvironmental Programme (UNEP) conclusenel 1991 che il problema del degrado delleterre nelle aree aride, semi-aride e sub-umidesecche si era ulteriormente aggravato.Tale grave fenomeno, quindi, si riproposeancora come questione aperta e urgente sultavolo della Conferenza delle Nazioni Unitesu Ambiente e Sviluppo (UNCED), tenutasi aRio de Janeiro nel 1992 e volta ad evidenziarela connessione tra i problemi dello sviluppoeconomico e la protezione dell’ambiente, oltrealla necessità del pieno coinvolgimento dellepopolazioni interessate e della società civilecome pre-condizione per il successo deiprogrammi di sviluppo loro destinati.La Conferenza di Rio sostenne la necessità diun approccio nuovo ed integrato al problema,proponendo quindi interventi per promuoverelo sviluppo sostenibile che facessero riferimentoe capo alle stesse comunità interessate, alla loropartecipazione nell’elaborazione e attuazionedi programmi appropriati.La Conferenza chiese inoltre all'AssembleaGenerale delle Nazioni Unite di creare unComitato Negoziatore Intergovernamentale(INCD) incaricato di preparare entro giugno del1994 il testo di una Convenzione perCombattere la Desertificazione nei Paesi Colpitida Grave Siccità e/o Desertificazione,particolarmente in Africa.

Nel dicembre 1992, l’Assemblea Generaleaccolse la richiesta e creò l’INCD.Lavorando a ritmo serrato, il Comitatocompletò i negoziati in cinque sessioni. LaConvenzione fu quindi adottata a Parigi il 17giugno 1994 (successivamente inscritta nelcalendario ONU come Giornata Mondialeper la Lotta alla Desertificazione), e apertaalla firma dei Paesi il 14-15 ottobre dellostesso anno, a Parigi e New York. Apposero lapropria firma 115 paesi, e l’Unione Europea.Con il passaggio ai procedimenti diratifica/accessione da parte delle autoritànazionali competenti, la Convenzione èentrata in vigore il 26 dicembre 1996, e al 21ottobre 1998 erano 142 i Paesi che avevanogià depositato detti strumenti, diventandoParti della UNCCD.L’Italia ha ratificato il 6 giugno 1997. L’Italia,inoltre, per l’alto interesse attribuito allaConvenzione, ha ospitato e presieduto i lavoridella prima sessione della Conferenza delle Parti1.Anche la Commissione Europea è membrodella UNCCD ed ha ratificato la sua adesioneil 26 marzo 1998.La Convenzione è uno strumento giuridicointernazionale che impegna tutti i Paesifirmatari a cooperare nella lotta alladesertificazione con lo scopo di attenuare glieffetti della siccità nei Paesi gravemente colpitimediante un approccio che migliori lecondizioni di vita delle popolazioni locali.La Convenzione individua negli “accordiinternazionali di cooperazione e dicompartecipazione, nel quadro di unapproccio integrato compatibile con ilprogramma di Azione 21”, lo strumentonecessario ad ottenere l’impulso checontribuisca “all’instaurazione di uno svilupposostenibile nelle zone colpite” (art. 2.1UNCCD).

1 Roma, 29 settembre - 10 ottobre 1997

Page 13: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

“Per raggiungere tale obiettivo occorreràapplicare strategie integrate a lungo termineincentrate simultaneamente, nelle zonecolpite, sul miglioramento della produttivitàdelle terre e sul ristabilimento, la conservazionee la gestione sostenibile delle risorse in terraed in acqua, e che permettano in definitiva dimigliorare le condizioni di vita, in particolarea livello delle collettività” (art. 2.2 UNCCD).Tutte le informazioni relative agli aspettiinternazionali della Convenzione, ai suoiorgani, programmi e deliberazioni sonodisponibili presso il sito Internethttp://www.unccd.ch/

2.2 L’Annesso IV della UNCCD per ilNord Mediterraneo

L’attuazione della Convenzione avviene alivello locale, nazionale, sub-regionale eregionale. In tale quadro, la Convenzione ècompletata da quattro Allegati che fornisconoindicazioni e linee guida per l’attuazione dellaUNCCD nei Paesi colpiti da grave siccità e/odesertificazione, raggruppati in quattro areegeografiche: Africa, Asia, America Latina eCaraibi, e Nord Mediterraneo. Gli Allegatinon contengono ulteriori obblighi per le Partirispetto a quanto già predisposto nellaConvenzione, ma indicano le misure e le lineeseguendo le quali i relativi programmi eattività devono necessariamente essere parteintegrante delle politiche verso uno svilupposostenibile.Le caratteristiche ambientali e socio-economiche peculiari della regione NordMediterraneo a cui l’Italia appartiene sonocaratterizzate da:a) condizioni climatiche semi-aride che

colpiscono vaste distese, siccità stagionali,grande variabilità del regime pluviometricoe piogge improvvise e molto violente;

b) suoli poveri e sensibili all’erosione, soggettialla formazione di croste superficiali;

c) rilievi eterogenei con forti pendii e paesaggimolto variati;

13

Capitolo 2: La convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD)

d) perdite importanti della copertura forestaledovuti ad incendi;

e) crisi dell’agricoltura tradizionale,caratterizzata dall’abbandono delle terre edal deterioramento delle strutture diprotezione del suolo e dell’acqua;

f) sfruttamento non sostenibile delle risorseidriche che provoca gravi danniall’ambiente, compreso l’inquinamentochimico, la salinizzazione e l’esaurimentodelle falde idriche;

g) concentrazione dell’attività economica nellezone costiere imputabile allo sviluppodell’urbanizzazione, delle attivitàindustriali, al turismo e all’agricolturairrigua.

L’Italia ed i Paesi del Nord Mediterraneo,Spagna, Grecia, Portogallo e Turchia, hannodeciso di coordinare la loro azione, all’internodella Convenzione costituendo un grupporegionale al fine di individuare comunistrategie e programmi. I Paesi dell’AnnessoIV per il Nord Mediterraneo intendono farepropri gli obiettivi della Convenzione non solosul piano della cooperazione con i Paesi inVia di Sviluppo (PVS) ma anche in termini dipianificazione e di intervento sul proprioterritorio nazionale, a livello sub-regionale eregionale, nonché attraverso programmi dicooperazione anche con i paesi facenti capoad altri gruppi regionali, in particolare i Paesidel Mediterraneo orientale e del sud.A tal fine l’Italia si prefigge, in conformità conquanto stabilito dalla Convenzione, direalizzare un Piano di Azione Nazionale allaDesertificazione ed in vista della SecondaConferenza delle parti di Dakar, ha invitato iPaesi membri dell'Annesso IV a concordareun programma comune ed alcune iniziativespecifiche da attuare a partire dal 1999.Tali proposte, scaturite dagli incontri tenutisinel corso del 1998 ad Atene, Porto Torres,Matera e Marrakech, si basano sulla necessitàdi avviare urgentemente iniziative comuni coni partner europei e mediterranei volte astabilire programmi comuni mirati adarmonizzare le rispettive politiche nellagestione, tutela, recupero e valorizzazione:

Page 14: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

14

Capitolo 2: La convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD)

A delle risorse naturali, del suolo e dell'acqua;

A delle coste, e delle isole minori;

A delle pratiche agricole e zootecniche sostenibili;

A del turismo sostenibile;

A delle zone interne;

A dell’educazione ambientale e del “consumosostenibile”.

È inoltre necessario armonizzare fra i Paesidell’Annesso IV strumenti, norme, indicatoriper l’individuazione delle aree a rischio evulnerabili.Bisogna che la lotta al degrado siaadeguatamente sostenuta dalle politichecomunitarie e di cooperazione e posta allabase dello sviluppo sostenibile di tutti i Paesidel bacino del Mediterraneo, è necessarioaltresì avviare la riconversione del debitoestero dei PVS in programmi di tutelaambientale.L’Italia ha pertanto proposto di elaborare uncoordinamento stabile dei Paesi europei che siaffacciano sul Mediterraneo aperto ai Paesinord africani ed in stretto contatto colsegretariato dell’UNCCD, costituito da focal-points designati dai rispettivi governi, chepredisponga in tempi brevi appositi protocolli.

2.3 Relazione fra le Convenzioni per lalotta alla desertificazione (UNCCD),i Cambiamenti climatici (FCCC) e labiodiversità (CBD)

Gli obiettivi e il processo di attuazione dellaUNCCD presentano significativi elementi dicomunanza e sinergie con quelli di altreconvenzioni ambientali, ed in particolare conla Convenzione-quadro sui cambiamenticlimatici (FCCC) e con la Convenzione sulladiversità biologica (CBD). Ad esempio, lapremessa della Convenzione per la lotta alladesertificazione riconosce il contributo cheessa può fornire al raggiungimento degliobiettivi delle altre due convenzioni globali.Tra gli elementi comuni alle tre Convenzioniesiste, in primo luogo, il riconoscimento della

necessità di una migliore comprensione deifenomeni connessi con i cambiamenti globali,attraverso un generale rafforzamento delleattività di ricerca e osservazione relative peresempio al sistema climatico, meteorologico eidrologico e della loro estensione ai PVS.In secondo luogo, gli interventi specificiprevisti nei piani nazionali, ad esempio perquanto riguarda la limitazione delle emissionidi gas-serra, la prevenzione degli impatti delcambiamento climatico e la riduzione dei loroeffetti, la prevenzione del degrado dei suoli e laconservazione di ecosistemi e habitat naturali,possono contribuire al raggiungimento diobiettivi comuni alle tre Convenzioni.Infine, le tre Convenzioni sottolineano lanecessità, da parte dei PVS, di disporre diadeguate risorse finanziarie e tecnologiche perpoter partecipare all’attuazione dei principaliimpegni, invitando i Paesi industrializzati afornire risorse nuove e addizionali attraversola cooperazione bilaterale e multilaterale e ilcontributo ai meccanismi finanziari delleConvenzioni. Più in particolare, l’art. 4.8 dellaConvenzione-quadro sui cambiamenticlimatici e l’art. 20.7 della Convenzione sulladiversità biologica considerano con particolareattenzione, in termini di trasferimento dirisorse e di tecnologie, la situazione dei Paesicon zone aride e semi-aride o soggette allasiccità e alla desertificazione. L’integrazionedelle tre fenomenologie è quindi evidente erilevante a livello della componente terrestre.Si può prevedere che, con il procederedell’attuazione delle Convenzioni globalisull’ambiente, emergerà in maniera sempre piùchiara la necessità di un coordinamento a livellosia internazionale che nazionale, attraverso unapproccio integrato alle tre problematiche.Si segnala, ad esempio, che nel corsodell’ultima riunione degli organi sussidiaridella Convenzione sul clima si è finalmenteavviato un processo che porterà, sulla basedelle indicazioni che saranno fornitedall’Intergovernmental Panel on ClimateChange (IPCC) nel suo Terzo Rapporto diValutazione, alla quantificazione delleparticolari necessità dei Paesi più vulnerabiliagli impatti del cambiamento climatico (inclusi

Page 15: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

quelli con zone aride e semi-aride o soggettealla siccità e alla desertificazione) e allapredisposizione e messa in atto di specificistrumenti di intervento.Su un tema specifico di notevole importanzaper le tre Convenzioni, quello delle foreste, direcente l’8a Sessione dell’Organo SussidiarioScientifico e Tecnologico (SBSTA) dellaConvenzione sul clima e la 4a Conferenza delleParti della Convenzione sulla Biodiversitàhanno segnalato le importanti implicazionidelle strategie forestali per la protezione delclima, delle risorse idriche, del suolo e dellabiodiversità, invitando i Segretariati delle treConvenzioni e il Forum Intergovernativo sulleForeste ad un maggiore coordinamento.Questa visione, che si avvia quindi a divenireeffettivamente integrata, presenta però ancoradue carenze principali. La prima riguarda ladimensione (macro/trans) regionale; una taledimensione di indiscusso interesse è quelladella Regione Mediterranea. La dimensionedi alcuni fenomeni naturali ed antropici - sipensi, ad esempio, all’urbanizzazione/emigrazione ed alla rilevanza degli altrifenomeni antropici, al sistema atmosfera/marein termini climatici, al complesso costituito dabiodiversità/foreste/clima/desertificazione -impone un approccio integrato. Questoapproccio è necessario alla definizione ed alconseguimento reale di uno svilupposostenibile.“L’approccio ecosistemico”, che è attualmentein corso di definizione presso la CBD aseguito di un accurato dibattito scientifico,ben si presta, unitamente alla valorizzazionedi alcune esperienze tradizionali, non solo adun adeguata gestione sostenibile delle risorseviventi, ma è di potenziale rilevanza anchenella lotta alla desertificazione ed al degradoambientale (particolarmente, il dissestoidrogeologico ed altri fenomeni a carattereterritoriale), a seguito non solo delcambiamento climatico ma anche di altriinsulti da eccesso di antropizzazione (si pensiad azioni per un turismo sostenibile).

2.4 Il Comitato Nazionale per la Lottaalla Desertificazione

Il Comitato Nazionale per La Lotta allaDesertificazione, stabilito con decreto delPresidente del Consiglio dei Ministri del 26settembre 1997 ha iniziato le sue attività dopola prima Conferenza delle Parti di Roma. IlComitato, presieduto dal sottosegretario alMinistero dell’ambiente On. ValerioCalzolaio, è un organismo collegiale dicarattere istituzionale che si prefigge dicoordinare l’attuazione della convenzione.Fanno parte del Comitato rappresentanti diMinisteri ( esteri, lavori pubblici, commerciocon l’estero, politiche agricole, ricercascientifica, ambiente), della Presidenza delConsiglio dei Ministri, della Conferenza Stato-Regioni, Istituzioni scientifiche Nazionali(ENEA, ANPA, CNR, Dipartimento servizitecnici della Presidenza del Consiglio,Accademia Italiana di Scienze Forestali) edorganizzazioni ambientaliste e non governative(ECOMED, Legambiente, Assemblea delleONG). Il Comitato comprende al suo internocomponenti in rappresentanza di realtàculturali diverse al fine di affrontare ladesertificazione nei suoi aspetti ambientali,sociali, economici e scientifici.Il Comitato ha fra i sui obiettivi, sulla basedegli esiti della prima Conferenza delle Parti ea seguito dei lavori svolti dal Comitato sullaScienza e Tecnologia:A individuare strategie e priorità, nell’ambito dei

piani e delle politiche di sviluppo sostenibile,per lottare alla desertificazione ed attenuaregli effetti della siccità;

A predisporre ed attuare un Piano di AzioneNazionale di lotta alla desertificazione a partiredalle linee guida sin qui individuate e presentatenel capitolo 3 della presente comunicazione;

A precisare i parametri e gli indicatori per lavalutazione del fenomeno desertificazione;

A effettuare un inventario delle tecnologie, leconoscenze e le pratiche tradizionali e localiche contribuiscono al risparmio delle risorsee alla lotta alla desertificazione;

15

Capitolo 2: La convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD)

Page 16: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

A coinvolgere l’opinione pubblica;A creare un idoneo quadro legislativo;A promuovere attività di formazione e ricerca;A coordinare le attività con gli altri Paesi del

Mediterraneo ed in particolare con i Paesidell’Annesso IV della Convenzione.

Le iniziative in corso di realizzazione sono:A costituzione presso la FAO di un “Ufficio

Desertificazione” che svolga anche funzionidi segreteria del Comitato Nazionale;

A costituzione di un Osservatorio Nazionalesulla Desertificazione;

A costituzione di un Centro di Studi sulletecnologie tradizionali e sulle conoscenze locali;

A costituzione di una segreteria tecnica delComitato, composta da esperti del settore;

A costituzione di un sito Internet sulladesertificazione in Italia e nel bacino delMediterraneo.

Queste iniziative fanno riferimento direttamentealle priorità che la Convenzione ha indicato sindalla prima Conferenza delle Parti (COP) diRoma. Sono stati promossi nel 1998:A un seminario internazionale sugli Indicatori di

desertificazione nel Mediterraneo, (vedi allegato1) in collaborazione con la regione Sardegna;

A un Forum Internazionale sulle TecnologieTradizionali e le conoscenze locali, (vedi allegato2) in collaborazione con la regione Basilicata.

La Direzione Generale per la cooperazioneallo sviluppo del Ministero degli esteri hapromosso in collaborazione con la UNCCDseminari scientifici su:A“Il processo di desertificazione nel

Mediterraneo analisi degli indicatori diimpatto con lo scopo di identificare unsistema di monitoraggio della desertificazionee di pianificazione di interventi a livellolocale, nazionale e regionale” a Marrakech,Marocco, dal 9-13 novembre 1998;

A seminario regionale su una rete per la gestioneintegrata dei fiumi internazionali, laghi e baciniidrogeologici in Africa, ad Abidjan, Costad’Avorio, dal 29 settembre al 3 ottobre1998.

2.5 Un piano regionale integrato delbacino del Mediterraneo

L’Italia e i Paesi del nord Mediterraneo nonsono solo paesi donatori di aiuti verso i PVS,ma essi stessi ricadono in un contesto di crisiambientali con problematiche legate allecaratteristiche climatiche e l’uso nonsostenibile delle risorse ambientali.Prolungati periodi di siccità, presenza di suolicon marcata tendenza all’erosione, altafrequenza di incendi boschivi con distruzionedelle risorse forestali, condizioni di crisidell’agricoltura tradizionale con ilconseguente abbandono di vaste aree chediventano marginali, sfruttamento eccessivodelle risorse idriche e concentrazione delleattività economiche lungo le fasce costiere,forti aggregazioni di aree urbane, turismo edagricoltura intensivi hanno conseguenzenegative che si ripercuotono a tutto il bacinoMediterraneo. Al contempo, gli effetti divariazioni climatiche determinano untendenziale processo di “tropicalizzazione”favorendo la vulnerabilità delle risorsenaturali ai fenomeni di degrado.Ciò comporta la necessità di un’azionecoordinata rispetto alle emergenze globali(variazioni climatiche, lotta alladesertificazione, tutela della biodiversità,salvaguardia degli ecosistemi marini, ecc.) ditutti i Paesi che si affacciano sulMediterraneo. È necessario armonizzarestrumenti, norme e “indicatori” perl'individuazione delle aree a rischio evulnerabili, delle linee di assetto territorialeper la salvaguardia delle coste, delle isoleminori e degli ecosistemi fragili, la conoscenzae la gestione dei processi relativi aicambiamenti climatici. È necessariosviluppare un’organica azione di tutelaambientale regionale del bacino delMediterraneo ed attuare un adeguatocoordinamento delle misure previste traconvenzioni e protocolli internazionali.

16

Capitolo 2: La convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD)

Page 17: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

3.1 Che cosa è la desertificazione

Il concetto di desertificazione si èprogressivamente evoluto nel corso degli anninel tentativo di definire un processo che,seppur caratterizzato da cause locali, stasempre più assumendo la connotazione di unproblema globale. A questo termine èassociata nell’immaginario collettivo ilprocesso di espansione dei deserti sabbiosi.Quest’immagine non corrisponde allacomplessità dei fenomeni di degrado delterritorio in atto in Africa o altrove.Un elemento comune che inconfutabilmenteassocia le aree soggette a desertificazione ècostituito dalla progressiva riduzione dellostrato superficiale del suolo e della suacapacità produttiva.In base ad un criterio di produttivitàbiologica, la Conferenza delle Nazioni Unitesulla Desertificazione, tenutasi a Nairobi nel1977, adottò una definizione di desertificazione(“riduzione o distruzione del potenzialebiologico del terreno che può condurre acondizioni desertiche”) che prescindeva dallacollocazione geografica (polari o tropicali)delle aree colpite, dalle loro caratteristicheclimatiche, dalle cause (naturali o antropogeniche)e dai processi (salinizzazione, erosione,deforestazione, ecc.) all’origine del degradodel potenziale biologico del suolo. Pur neilimiti della iniziale mancanza di accuratezzaconcettuale nella definizione del fenomeno,con la Conferenza di Nairobi iniziò un processodi sensibilizzazione del grande pubblico cheportò alla mobilitazione dei Paesi sviluppati peralleviare le sofferenze delle popolazioni colpiteda eventi di siccità catastrofici.Sebbene tutti i Paesi sviluppati sianointervenuti con programmi di cooperazione edi aiuto ai Paesi colpiti dalla desertificazionedopo oltre un decennio il bilancio dei risultatiottenuti non è stato unanimamente ritenutosoddisfacente. La Conferenza delle NazioniUnite su Ambiente e Sviluppo di Rio del 1992,approvando l’Agenda 21, indicò, nella

cooperazione internazionale finalizzata allosviluppo sostenibile dei paesi più poveri, unanuova strategia nella lotta al degrado ambientale.La Convenzione, ha scelto di adottare unadefinizione di desertificazione (“degrado delleterre nelle aree aride, semi-aride e sub-umidesecche, attribuibile a varie cause, fra le qualivariazioni climatiche ed attività umane”) checircoscrive il suo ambito di interventoterritoriale in funzione delle caratteristicheclimatiche ed introduce esplicitamente fra lecause del fenomeno oltre all’azione dell’uomoanche le variazioni climatiche.La “Convenzione per la Lotta allaDesertificazione, nei paesi colpiti da gravesiccità e/o desertificazione, con particolareurgenza in Africa”, si prefigge di affrontare ledimensioni sociali ed economiche delladesertificazione in Africa, continentemaggiormente colpito, non limitandosi agliaspetti ambientali o agro-forestali delproblema, ma dando grande enfasi alla crescitadella capacità di pianificazione e di interventosia a livello nazionale che a livello locale.La desertificazione ed il degrado delle terre,interessa con intensità ed estensione diverse iPaesi europei che si affacciano sul bacino delMediterraneo.La desertificazione interessa una considerevoleporzione dell’Italia meridionale ed insulare,esposte a stress di natura climatica ed allapressione, spesso non sostenibile, delle attivitàumane sull’ambiente. In Italia e nei Paesisviluppati in genere, il contesto della lotta alladesertificazione è naturalmente molto diversoda quello dei Paesi in Via di Sviluppo ove ilproblema si pone in termini di sopravvivenza.A livello nazionale l’implementazione dellaConvenzione e dell’Agenda 21 si prefigge diindividuare nuove alternative di salvaguardiaambientale e di sviluppo che, compatibilmentecon i vincoli imposti dalla situazione esistente,offrano un’alternativa all’emigrazione edall’abbandono del territorio.

18

3 IL DEGRADO DEL TERRITORIO E I PROCESSIDI DESERTIFICAZIONE IN ITALIA

Page 18: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

3.2 Quali sono le cause e i processi didegrado del territorio

Il degrado del territorio può interessare aree atutte le latitudini con ogni tipo di clima. Ladesertificazione è la forma di degrado che, perdefinizione interessa le zone aride, semi-aridee sub-umide secche. Tali zone risultanoestremamente vulnerabili non solo alla siccità,ma anche all'erosione ed agli squilibri nellagestione del territorio e delle risorse idriche.Esse sono caratterizzate dalla presenza diecosistemi fragili dal punto di vista ecologico,molto sensibili ad incontrollati sfruttamentidelle risorse idriche e hanno bisogno diinterventi specifici per la conservazione deisuoli. È ormai convinzione generale chel'acqua ed il suolo devono essere consideraticome risorse preziose e vulnerabili dautilizzare con estrema attenzione.In queste aree sono pertanto di grandeattualità le questioni legate ad uno svilupposostenibile, ovvero uno sviluppo socio-economicoche possa essere raggiunto mediante unagestione sostenibile delle risorse naturali. Giàin alcune aree dell'Italia meridionale, glisquilibri del sistema ambientale si sonoevidenziati sotto forma di problemi legati alladisponibilità dell'acqua ed alla gestione di talerisorsa che senza dubbio rappresenta uno deiprincipali fattori limitanti per le attivitàumane. Inoltre, i cambiamenti in atto nellestrutture economiche e sociali di alcune zonerurali hanno in molti casi ulteriormente incisosul ciclo idrologico esasperando i fenomeni dierosione del suolo ed incrementando i deflussisuperficiali.

3.2.1 Fattori Ambientali

Il clima e la sua variabilità

Il processo di degrado di un territorio, ècollegato a diversi fattori di origine naturale. Dalpunto di vista climatico i fenomeni, checaratterizzano maggiormente tale processo, sonol’aridità, la siccità e l’erosività della pioggia. Tuttiquesti fenomeni costituiscono aspetti diversi

legati alle caratteristiche della pioggia.L’aridità è una caratteristica climaticadeterminata dalla contemporanea scarsità dellapioggia (aree con precipitazioni annuedell’ordine dei 200-400 mm), e dalla forteevaporazione che sottrae umidità ai terreni. Sidefiniscono aride, semi-aride e sub-umidesecche le zone in cui le pioggia apporta albilancio idrico un contributo inferiore al 65% diquanto potenzialmente sottratto al terrenodall’evaporazione.La siccità è invece un fenomeno che colpisceanche aree non aride2 quando le precipitazionisono sensibilmente inferiori ai livellinormalmente registrati. La siccità può influiresul degrado del territorio principalmenteapportando danni alle attività produttiveagrarie e zootecniche. Gli ecosistemi naturalihanno infatti, generalmente, la necessariaresilienza per superare periodi di siccitàmentre i settori produttivi che dipendono daun costante apporto di acqua possono esseredanneggiati. La siccità nelle zone aride puòrompere il fragile equilibrio fra risorseambientali ed attività produttive portando crisialimentari, abbandono di territori e perfinomigrazioni e conflitti.L’erosività della pioggia è dovuta all’intensitàdelle precipitazioni. Quando precipitazionibrevi ed intense colpiscono terreni privi dicopertura vegetale il ruscellamento rimuove dalterreno lo strato superficiale più ricco dimateria organica. Le zone aride, semi-aride esub-umide sono esposte al rischio di pioggebrevi ma intense che, invece di mitigare glieffetti della scarsezza delle precipitazioni,provocano fenomeni erosivi e quindidesertificazione.La valutazione dell’aridità di un’area richiedela conoscenza del suo bilancio idrico in

19

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

2 L’ufficio Centrale di Ecologia Agraria del MIPA realizza unbollettino Agrometereologico Nazionale che pubblica men-silmente le analisi relative ai dati di 77 stazioni. Il Bollettinodell’UCEA riporta anche informazioni su siccità ed eventimetereologici estremi sul territorio italiano.

Page 19: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

termini di apporti di pioggia, di evaporazionee di ruscellamento delle acque di originemeteorica. In prima approssimazione laquantità di acqua precipitata nell’arco di unastagione o di un anno, confrontata con laquantità di evaporazione (flusso di vaporacqueo dalla superficie terrestre all’atmosfera)determinano il grado di stress idrico delterreno e quindi definiscono uno dei parametrifondamentali per l’innesco o il rafforzamentodei processi di desertificazione. La variabilitàdella precipitazione su scala stagionale, annuale,interannuale (tra un anno e l’altro), ointerdecadale (tra una decade ed un’altra), equindi i fenomeni di siccità o di variazioniclimatiche naturali sono legate alla variabilitàdel sistema climatico. Il sistema climatico puòessere definito come un sistema fisico complessotermodinamicamente chiuso, in grado però discambiare energia con lo spazio esterno.Possiamo pensarlo composto di cinquesottoinsiemi termodinamicamente aperti:Atmosfera, Oceano, Litosfera, Biosfera eCriosfera.La variabilità spaziale e temporale dellaprecipitazione è quindi intrinsecamente legataalla complessità del sistema climatico ed alla suavariabilità3 .Nella definizione del bilancio idrico al suolo odell’aridità l’evaporazione ha un ruoloprimario; essa infatti agisce retroattivamenteanche sulla precipitazione4 ed è inoltre

influenzata dalla copertura vegetativa, cheregola l’evaporazione in funzione del suo statofisiologico (in questo caso si parla dievapotraspirazione). L’evaporazione, puressendo un parametro fondamentale, nonpresenta serie storiche e quindi può esseresolo valutata attraverso l’impiego di formuleempiriche sulla base della conoscenza di altriparametri fisici comunemente misurati, comela temperatura. Questo comporta unavalutazione “cum grano salis” dei dati ricavatied indica che il fattore fondamentale rimanequello della precipitazione.Da un punto di vista meteoclimatologico idati a disposizione sul territorio nazionale(stazioni meteorologiche) sono principalmentele serie storiche di precipitazione etemperatura e solo recentemente alcuni datidi evaporazione. La base di dati attualmentedisponibile per valutare l'aridità sul territorionazionale è costituita dai totali annui diprecipitazione e dai valori medi annui dellatemperatura, ricavati dai valori giornalieriregistrati in 237 stazioni di misuratermopluviometriche, equidistribuitesull’intero territorio nazionale ed appartenentialla rete nazionale di rilevamento esorveglianza meteorologica, climatica eidrologica, gestita dal Servizio idrografico emareografico nazionale (vedi allegato 3).Inoltre attualmente sono disponibili alcunidata-set di precipitazione e temperaturagiornaliere, riferiti a grigliati regolari delterritorio nazionale (risoluzione di circa 30 x30 km) su un periodo di oltre 30 anni.

Variazioni climatiche delle serie storichenazionali

La ricostruzione storica dell’evoluzioneclimatica dell’ultimo millennio, effettuatamediante la raccolta di dati relativi afenomeni sensibili al clima (proxi data ) e dafonti bibliografiche, indica che fra il 950 e il1250 d.C. l’Europa occidentale ha goduto dicondizioni ottimali. La fase calda medievale èstata seguita, nel periodo compreso fra lametà del ‘500 e la metà del XIX secolo, dalla

20

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

3 Si può generalmente affermare che la climatologia dellaprecipitazione nel bacino Mediterraneo è influenzata daifenomeni atmosferici, che nascono e si sviluppano sull’areaatlantica, e dalla loro interazione con le catene montuoseeuropee (per esempio la ciclogenesi sottovento alle Alpi,Buzzi et al. 1978). L’oscillazione nord-sud della corrente agetto atlantica alle medie latitudine, la permanenza distrutture anticicloniche nel settore Euro-Atlantico (Fonte:Blocking, Tibaldi et al. 1990) per periodi tra i 5 ed i 20giorni influiscono fortemente sulla distribuzione spaziale ela variabilità temporale della precipitazione e quindi sulbilancio idrico del Mediterraneo (Fonte: Hurrel, 1995;Quadrelli, 1998; Ruti et al. 1998). Inoltre alcuni fenomeniprecipitanti di interesse per il bacino Mediterraneo nasconodall’interazione dell’atmosfera con i flussi superficiali delmare nel periodo autunnale; tuttavia la scarsa conoscenzadella statistica di questi eventi non permette di definire illoro impatto climatologico.

4 vedi per es. sull’Italia Ruti et al., 1998

Page 20: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

cosiddetta “Piccola Età Glaciale”caratterizzata da una espansione dei ghiacciaialpini, e da eventi climatici di eccezionaleintensità. Dalla fine del XVIII secolo sonoiniziate le registrazioni strumentali dellatemperatura e delle precipitazioni chepermettono di valutare l’andamento del climacon maggiore accuratezza.Le analisi di lunghe serie storiche5 concordanonell’indicare:

A aumento della temperatura dell’aria sulterritorio nazionale, dovuto all’aumentodelle temperature minime;

A stazionarietà della quantità e dellavariabilità delle precipitazioni rilevate aRoma6;

A prevalente stazionarietà con una tendenzaalla riduzione nei mesi primaverili nelleserie storiche delle precipitazioni di 27osservatori;

A tendenza alla riduzione delle precipitazioninel meridione e nel settore nord occidentale(vedi allegato 4).

Le variazioni di temperatura riscontrate sonoattribuibili in parte all’effetto di isola di caloreurbano, in parte alla naturale variabilità (finedella fase fredda precedente), e all’influenzadiretta delle attività umane sulla composizionechimica dell’atmosfera.Le variazioni di precipitazioni sono

attribuibili ad uno spostamento dell’area diinfluenza dell’anticiclone delle Azzorre chenel corso degli ultimi 40 anni ha modificato lacircolazione atmosferica sul bacino delMediterraneo.Sebbene non sia possibile affermare, a causadella limitata estensione temporale di daticlimatici, che il clima sia cambiato va rilevato

che, ai fini della valutazione del contributo delclima al degrado del territorio, non èirrilevante che le precipitazioni sianodiminuite non solo a Roma ma anche in altrelocalità e che esiste un diffuso incrementodelle temperature.Una conferma indiretta ma parziale al

cambiamento del clima nel corso dell’ultimosecolo, viene dallo studio dei ghiacciai alpiniche hanno sensibilmente ridotto la lorosuperficie con una risalita della linea diequilibrio compresa fra 100 e 130 m. Se inprima approssimazione si attribuisce talevariazione ad un aumento della temperaturamedia annua, si ricava un valore di 0.5 - 0.7°C, dello stesso ordine di grandezza di quantostimato a scala globale in baseall’elaborazione di dati strumentali. Gli studipaleoclimatologici inquadrano gli attualiandamenti nel contesto delle fluttuazioniavvenute sia nel corso del presente (Olocene)che del penultimo (Eemiano) periodointerglaciale. Riduzioni dei ghiacciai e fasiclimatiche calde si sono già verificate inpassato a causa della naturale variabilità delclima terrestre, quindi l’attuale fase dicontrazione è indizio di un cambiamento che,in base ai dati in nostro possesso, possiamosolo connotare come variabilità climatica.

Scenari climatici

Per quanto riguarda l’evoluzione futura delclima, a seguito del costante incremento dellaconcentrazione atmosferica di gas serra qualianidride carbonica, metano, protossido diazoto ed altri gas oggetto della Convenzionequadro sui cambiamenti climatici, non èancora possibile definire un quadro coerente ascala nazionale e di bacino del Mediterraneo.Gli scenari relativi ai futuri cambiamenticlimatici, elaborati mediante l’uso dei modellidi Circolazione Generale dell’Atmosfera,concordano infatti nell’indicare un aumentodi temperatura globale e sull’area del bacinodel Mediterraneo, ma non sull’andamentodelle precipitazioni e dell’umidità al suolo. Lepiù recenti simulazioni climatiche, che

21

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

5 Fonte: Palmieri et al.,1991, Todaro et al. 1992, Colacino etal. 1997, Bacci et al, 1997

6 Sebbene non siano rilevabili trend statisticamente significa-tivi né delle quantità né della variabilità mensile ed annua,nella serie storica dell’Osservatorio del Collegio Romano sindal 1782, variazioni di lungo periodo hanno determinatouna riduzione delle precipitazioni negli anni 1950-80 rispet-to ai decenni precedenti dell’ordine del 10% (Fonte: Todaroet al., comunicazione personale).

Page 21: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

includono l’effetto schermante degli aerosolsulla radiazione solare, hanno prodotto inriferimento all’orizzonte temporale del 2025-2050, scenari sul Mediterraneo conincrementi di temperatura nella stagioneinvernale compresi fra 1.5 e 3.5 °C e nellastagione estiva compresi fra 0.6 - 1°C.Non c'è ancora consenso sul segno esull’entità delle variazioni delle precipitazionia scala di bacino del Mediterraneo perl’intrinseca difficoltà di simulazione del cicloidrologico su scale temporali climatiche7.Gli studi paleoclimatici possono offrireinformazioni complementari rispetto agliscenari messi a punto mediante l'uso dimodelli. Se si fa riferimento all’estensione deighiacciai si nota che vi sono stati in epochepassate periodi più caldi dell’attuale8. Durantetali periodi l'umidità al suolo, valutabileattraverso lo sviluppo dei suoli, i livelli deilaghi, lo sviluppo della vegetazione, sembraessere stata superiore all'attuale9.Sebbene quindi in passato le fasi climatichepiù calde siano state anche più umide,l’analogia fra passato e futuro deve essereconsiderato con cautela: gli scenari costruiti inbase ai risultati di ricerche paleoclimatiche econ l'uso di modelli presentano ancora unelevato grado di incertezza.

Morfologia ed orografia

Il territorio italiano è caratterizzata da unpaesaggio prevalentemente montuoso ecollinare. L’esposizione dei versanti e lapendenza del terreno costituiscono unimportante fattore di vulnerabilità delterritorio nel contesto climatico egeomorfologico delle regioni soggette acondizioni di stress idrico. La pendenza riducela capacità di assorbimento aumentando lapercentuale di “runoff ” rispetto alla quantitàdi precipitazione che si infiltra nel terreno.I versanti meridionali delle pendici di sistemi

orografici sono inoltre esposti ad un flusso diradiazione solare che determina condizionimicroclimatiche sfavorevoli alla rigenerazionedella vegetazione naturale, una volta rimossadall’azione diretta o indiretta dell’uomo. Lapendenza e l’esposizione concorrono quindi adeterminare la vulnerabilità del territorio afenomeni erosivi di tipo idro-meteorico. Lavalutazione a scala nazionale del contributodei fattori morfologici ed orografici aifenomeni di erosione richiede l’impiego disistemi cartografici digitali a risoluzioni di1:25.000 o 1:100.000. Questi strumenti,sebbene tecnicamente disponibili, e giàimpiegati su aree di limitata estensione qualiad esempio il bacino dell’Agri nel contesto delprogetto MEDALUS, non sono ancorautilizzate per le valutazioni a scala regionalee nazionale relative alla desertificazione.

Copertura vegetale

Gli ecosistemi terrestri, nella loro condizione diequilibrio, sono ben adattati al clima, cheinteragisce con essi a livello locale,influenzando il microclima attraverso laprecipitazione, l'umidità atmosferica, latemperatura ed il vento superficiali.L'elemento fondamentale che caratterizza gliecosistemi interessati alla desertificazione è illoro bilancio idrologico negativo, cioè laprevalenza delle perdite di umidità attraversol’evaporazione rispetto agli apporti determinatidalle precipitazioni. La riduzione della capacitàdi un sistema di mantenere una quantità diacqua sufficiente a disposizione dell’attivitàbiologica determina uno stress ambientale chepuò innescare processi di desertificazione.La grande fragilità degli ecosistemi presentinelle aree mediterranee accentua il peso deifattori che possono portare al degrado. Ildegrado del suolo inizia con la degradazionedella copertura vegetale, soprattutto nel casodella vegetazione mediterranea, e la qualitàdel suolo viene fortemente condizionata dallavegetazione che supporta.La vegetazione potenziale della maggior partedell'area mediterranea è costituita

22

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

7 Fonte: Casaioli, 19978 Fonte: Orombelli e Baroni, Charriet e Peretti9 Fonte: Follieri et. al., 1988; Frezzotti & Giraudi, 1989;Giraudi, 1988

Page 22: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

prevalentemente da specie sclerofille,particolarmente adattate a lunghi periodi disiccità e, in proporzione inferiore, da alberi earbusti caducifogli con riposo vegetativodurante la stagione fredda. Il livello massimodi organizzazione delle fitocenosi mediterraneeè costituito dalla foresta sempreverde in cui lespecie dominanti sono querce sempreverdi.Le piante arboree ed arbustive che costituisconol’ambiente mediterraneo hanno dei cicliriproduttivi adattati a questo tipo di ambiente,dove le piogge sono prevalentemente autunnalie primaverili. Alcuni di questi cicli, come peresempio quelli delle querce e dei pini, sonomolto lunghi ed hanno delle fasi di stasi checorrispondono ai periodi secchi; durantequeste si scatena la competizione ed avvienela cascola dei frutti10. Nell’ambiente Mediterraneoè molto comune il coinvolgimento deglianimali nell’impollinazione11, nella dispersionedei semi e dei frutti, e nella germinazione deisemi12. I processi della naturale rigenerazione,ma soprattutto quelli di ripopolamento di unambiente dipendono quindi da questo tipo diinterazione. In particolare, il successo delripopolamento è legato, ove possibile, alripristino della vegetazione naturale reinsediandoecotipi ovvero altri tipi specificamentemigliorati per quanto riguarda caratteri diresistenza a stress abiotici ed in particolare asiccità e salinità.Diversi processi degenerativi, generalmente diorigine antropica, possono degradare il climaxportando ad associazioni vegetali più semplici:macchia ➛ gariga ➛ steppa ➛ suolo nudo.Anche se estremamente semplificata,quest'involuzione rappresenta la storia dellaforesta sempreverde mediterranea sottoposta auna gestione non sostenibile da parte dell'uomo.Man mano che avanza la serie regressiva,l'effetto protettore della vegetazione diminuiscein modo esponenziale fino ad arrivare allairreversibilità del processo.La continuità e la ricchezza di specie dellacopertura vegetale è essenziale in relazione

alla capacità di protezione del suolo. Adesempio, la macchia fitta, costituita da unelevato numero di specie e non frammentata,può offrire una buona protezione al suolo,superiore a quella che ne deriva da piantagioniartificiali monofitiche. Il bosco pertanto deveessere considerato nel suo complesso, ossiapopolazioni di piante (arboree, arbustive ederbacee) ed il suolo.Il suolo rappresenta in questi casi l'elementofondamentale che determina la biodiversità.Il bosco pertanto deve essere considerato nelsuo complesso, ossia popolazioni di specievegetali, animali, organismi decompositori edil suolo. La frammentazione degli ecosistemiforestali costituisce un problema anche per lamobilità delle popolazioni animali. Per evitareche esse restino isolate occorre mantenere oricostituire dei “corridoi ecologici” cheinterconnettano il territorio. Nella prospettivadi un eventuale inaridimento del clima ci sideve attendere una variazione nella composizionefloristica che conduce alla sostituzione dispecie che andranno a formare comunità piùmarcatamente xerofile. Tuttavia, l'attualeeccessiva frammentazione degli ambientiforestali mediterranei (dovuta all'urbanizzazione,agli incendi, all'uso agropastorale, ecc.) puòrendere l'evento difficile, specialmente per lespecie arboree che svolgono un ruolofondamentale nei processi pedogenetici.

3.2.2 Fattori antropici

Utilizzo delle risorse idriche

L’Italia è un paese ricco d’acqua, grazie allapresenza di estesi acquiferi calcarei e alluvionaliche favoriscono l’accumulo nel sottosuolo diingenti risorse. La ricchezza di acque sotterraneeè tuttavia compromessa da un uso dissennatodella risorsa stessa, caratterizzato da prelievieccessivi e non pianificati nonchédall'inquinamento puntiforme e diffuso didiversa origine (urbana, agricola, industrialeecc.). A livello europeo, l’Italia è uno dei paesiche prelevano maggiormente (circa il 30%della risorsa disponibile). Il volume complessivo

23

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

10 Fonte: Pacini e Franchi, 198411 Fonte: Pacini e Franchi, 199612 Fonte: Pacini, 1990

Page 23: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

delle risorse idriche sfruttabili (tenuto contoanche delle acque superficiali) è stimato incirca 100 miliardi di mc, che scendono però a40 miliardi di mc effettivi, considerando che il60% circa del volume totale è in praticainutilizzabile a causa di limiti fisici, qualitativied economici.Il fabbisogno idrico complessivo in Italia èpari a circa 32 miliardi di mc/anno, distribuitiin maniera disomogenea sul territorionazionale: 22,9 miliardi di mc/anno al Nord,2,3 al Centro e 7,6 al Sud. Il 66% di talefabbisogno è soddisfatto da acque di fiume, il6% da acque di lago e di invaso e il 28% daacque sotterranee.Nell’Italia centro-meridionale ed insulare losfruttamento di acque superficiali e disorgente predomina largamente sullosfruttamento delle acque di pozzo, mentrenell’Italia settentrionale la situazione èdiametralmente opposta. Le punte estremedello sfruttamento sono localizzate in alcuneregioni del Nord (Trentino, Valle d'Aosta,Liguria) e del centro-sud (Abruzzo, Lazio,Calabria e Basilicata). Le punte minime diattingimento, da imputare con ogni probabilitàalle caratteristiche geologiche e quindi allaconsistenza del patrimonio idrico sfruttabile, sirinvengono in Umbria, Campania, Sicilia edEmilia-Romagna.Nell’ultimo decennio, in particolare, si èassistito ad un raddoppio della quantità diacqua attinta da corpi d’acqua superficiali,mentre l'acqua emunta mediante pozzi èpassata da ca. 89.000 l/sec a ca. 115.000l/sec (dati riguardanti la portata minima).Oltre alla quantità totale emunta va rilevatoche la concentrazione degli emungimenti, aparità di acqua emunta, può indurre focolaiconcentrati di desertificazione.L’incremento dei fabbisogni idrici e laconcentrazione dei consumi in aree bendelimitate è anche la risultante delle recentipolitiche agricole adottate in ambito comunitario,in conseguenza delle quali le attività economichesono mutate rispetto a quelle ritenute comepiù tradizionali (ad esempio le praticheagricole estensive) e si sono spostate verso

un’agricoltura più tipicamente di tipo intensivo osi sono rivolte verso settori quali quello turisticoed industriale, specie nelle zone costiere.La conseguenza diretta dell'eccessivo prelievodi acque sotterranee è l'abbassamento dellivello della falda, che a sua volta puòprodurre delle modificazioni ambientali: inacquiferi di pianura, per esempio, può esseredeterminato il richiamo di acque superficialiinquinate in acquiferi profondi non contaminati;in prossimità della costa, può essere provocatoil richiamo di acque marine, causando lasalinizzazione delle falde; infine, possonoessere determinate variazioni nei rapportiidraulici fra falde sotterranee e corsi d'acquasuperficiali. Queste ultime derivano anchedalla massiccia captazione delle sorgentimontane, come si registra ad esempio lungo lafascia periadriatica, che determina ildepauperamento delle portate dei corsi d'acquae quindi la scarsa alimentazione delle falde lungole valli fluviali.In ultima analisi, il contributo negativo dellosfruttamento delle risorse idriche al fenomenodi desertificazione è quindi da mettere inrelazione più alle modalità di gestione dellerisorse che ai suoi aspetti quantitativi.

Deforestazione

Fra le pratiche di utilizzo del territorio chehanno determinato un’influenza negativa, vi èquella della deforestazione ossia dellatrasformazione degli ecosistemi forestali inecosistemi agricoli, spesso finalizzata ad unautilizzazione zootecnica. L’eccessivosfruttamento delle risorse forestali e la lorodistruzione fa si che una sempre crescentesuperficie di suolo venga esposta al rischio didegrado. Le conseguenze della deforestazionesono sentite soprattutto in Sardegna, dove unarisorsa tipica della regione, la quercia dasughero, subisce di anno in anno unimpoverimento, sia qualitativo che quantitativo,anche per effetto del ripetersi degli incendicome hanno messo in evidenza il progettoPANDA del MIPA ed il progetto MEDALUSdell’Unione Europea.

24

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

Page 24: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Il disboscamento, fra le altre cose, provocauna forte riduzione della capacità di ritenzionedell’acqua da parte del suolo e può essereconsiderato, quindi, una delle cause antropichedi esaurimento delle risorse acquifere. Infatticon questi interventi si verifica l’asportazionedegli orizzonti organici di superfice, ossia quellimaggiormente responsabili della regimazionedei deflussi idrici e dell’attività biologica delsuolo (animale e vegetale). Oggi c’è la tendenzaa mettere in relazione l’altezza degli alberi conla loro capacità di captare umidità atmosferica(condensa della rugiada) e di creare in questomodo microclimi meno aridi.Il danno derivante dalla distruzione dellacopertura forestale è accentuato in modoparticolare dal successivo pascolamento.Le conseguenze della deforestazione sono menogravi nelle zone umide dove la ricostituzionedell'ambiente forestale, in assenza di incendi,avviene in tempi relativamente brevi.Per quanto riguarda la necessità di mettere inatto efficaci azioni di protezione e potenziamentodel patrimonio boschivo italiano, appareindispensabile una normativa univoca, che nedefinisca le modalità di gestione.Oggi la materia è in pratica ancora regolatadalle “Prescrizioni di Massima e di PoliziaForestale” (PMPF), diverse da provincia aprovincia, previste nel Regolamento 1126/26,di attuazione del RDL 3267/23 sul vincoloidrogeologico. Ci si trova cosi, a volte, nellasituazione paradossale di aree limitrofe edecologicamente simili sottoposte a tipologie digestione forestale, e quindi ambientale,notevolmente diverse. Le scelte, troppo spessofrutto unicamente di valutazioni di tornacontoeconomico immediato da parte degli Entilocali, sono le più disparate e la frammentazionenon aiuta a risolvere i problemi.Va evidenziato, che tra gli anni sessanta e glianni ottanta, all'incirca, il mercato della legnada ardere nell'Italia centro-meridionale eraquasi fermo, sia per la ridotta domanda (sierano ormai diffusi altri combustibili), sia peril costo elevato della manodopera (operaiforestali). In tale lasso di tempo molti boschicedui, largamente prevalenti in queste regioni,si sono naturalmente e gradualmente trasformatiin cedui invecchiati, seguendo un processo di

selezione ed evoluzione spontanea verso l'altofusto. Bisogna tener presente che i boschid'alto fusto sono più efficienti dei cedui intutte quelle funzioni di copertura e protezionedel suolo, regimazione delle acque eprevenzione dei dissesti, precedentementemenzionate. Nel governo a ceduo i tagli sonotipicamente ravvicinati (turno breve) ecomportano un denudamento del terreno che,pur variando a seconda del numero dimatricine rilasciate, è comunque assai notevole.Per tali motivi, i cedui invecchiati, ogniqualvolta la ricchezza e la profondità delterreno l’avessero consentito, si sarebberopotuti proficuamente convertire ad alto fusto.In realtà questi interventi sono stati effettuatiin percentuale limitata: a partire dagli anniottanta infatti, il “boom dei caminetti” harisollevato la domanda di legna da ardere e ladisponibilità di manodopera a basso costo(proveniente dal nord-Africa e/o dai Paesidell’est europeo) ha reso nuovamenteconveniente per le ditte boschive intervenirecon il taglio ceduo. Popolamenti già evolutisono stati cosi ricondotti in situazioni piùsemplificate e di minore efficienzacomplessiva. Il taglio di conversione all’altofusto è spesso antieconomico, per cui il Pianod’Azione Nazionale potrebbe prevedere unapolitica di incentivi proprio in tal senso (vistoche attualmente questi sono previsti solo per iconduttori di aziende agricole, nell’ambito delReg. CEE 2080/92).Altro caso da far presente è quello deldecespugliamento: tale pratica, spesso definita“ripulitura”, viene ancora non di rado attuatae ritenuta utile per ridurre il rischio di incendioe facilitare la rinnovazione naturale dei boschi.Pare in realtà che tale tipo di intervento,scoprendo il terreno, accentuando l’erosione,alterando il microclima e danneggiando lafauna, sia più dannoso che altro. Va inoltretenuto presente che laddove esiste il pascolo,l’unica “chance” per le specie arboree diavere una rinnovazione da seme consiste nellapossibilità delle piantine di accrescersi al riparodei cespugli, soprattutto se spinosi, riuscendocosì a raggiungere dimensioni tali da renderleresistenti al morso animale.

25

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

Page 25: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Incendi

Il fuoco può influire sulla composizione e sullastruttura delle comunità vegetali ed animali,condizionandone la loro evoluzione e la loroperpetuazione. Le alte temperature dovute alfuoco possono avere effetti negativi anche sulleproprietà fisico-chimiche del suolo. Possono,ad esempio, cambiare la struttura del terrenorendendolo meno permeabile e, quindi, piùesposto a processi erosivi. Con l’incendio siformano sostanze idrorepellenti che acceleranolo scorrimento superficiale e quindi il trasportosolido. Infatti problemi idrologici si sviluppanopressoché sistematicamente nelle aree bruciateacclivi nella prima stagione piovosaimmediatamente successiva all’incendio.Tuttavia gli ecosistemi mediterranei hannosviluppato meccanismi e strategie di resistenzain grado di ricostituirsi in tempi relativamentebrevi. Ma, sotto la pressione delle attività umane, gliincendi hanno spesso raggiunto dimensionicatastrofiche e frequenze così alte da non provocarealcun beneficio dal punto di vista ecologico.Gli incendi costituiscono una piaga che interessamolte aree d’Italia, anche a danno della macchiamediterranea, che rappresenta, specialmenteper le regioni meridionali, una difesa naturalenei confronti dei processi di desertificazione.Nell’ultimo decennio in Italia si sono perdutipiù di 600.000 ettari di bosco ed una superficienon boscata ancora maggiore (oltre 800.000ettari) è stata percorsa dal fuoco13.Nel nostro Paese gli incendi avvengono raramenteper cause naturali e sono, invece, generalmenteprovocati direttamente o indirettamente dall’uomo.Il rischio di incendi può aumentare in relazioneall’abbandono delle pratiche selvicolturalitradizionali, alla costituzione di piantagionimonospecifiche (specialmente se resinose) edall’urbanizzazione di aree boscate.La rigenerazione della copertura vegetaledipende da diversi fattori tra i quali lavegetazione esistente prima del fuoco e lagestione a cui viene sottoposta l’area dopo

l’incendio. In condizioni naturali, il ripristinodella vegetazione mediterranea in seguito alpassaggio del fuoco si basa fondamentalmentesu due possibili meccanismi di sopravvivenza:la capacità di alcune specie di ricostituire laparte aerea, anche grazie alle riserve rimastenella zona ipogea non danneggiata dall’incendio,oppure la germinazione dei semi che si trovanonel terreno, favorita dalle alte temperature. Èdi particolare interesse la comprensione delrapporto tra riproduzione sessuata e vegetativanelle piante perenni dopo l’incendio ed ilripristino dei normali processi di inseminazioneed impollinazione.Questi due modelli consentono il velocerecupero delle comunità, che tendono a ricrearela composizione e la struttura precedente sempreche la frequenza degli incendi non sia elevata.Gli incendi frequenti possono, invece, esauriregradualmente le banche di seme del terreno esono perciò più dannosi nei confronti dellespecie che si propagano unicamente per viasessuale.

Agricoltura

A livello agricolo i processi di degrado del suolosono il risultato della gestione erronea dei mezzidi produzione, delle superfici e delle modifichedegli ordinamenti produttivi.In questo senso deve porsi attenzione all'usodei mezzi meccanici che influenzanopesantemente la costipazione e compattazionedel terreno e la fertilità chimico fisica dello stratodi terreno arato, che è andato aumentando inspessore negli ultimi anni, e della potenza deitrattori che permettono sistemazioni nontradizionali delle superfici collinari con evidentieffetti sui processi di ruscellamento delle acque.Le lavorazioni del terreno sono da sempre statelo strumento principe per l'idonea regimazionedelle acque di deflusso sia superficiali cheprofonde e se idoneamente realizzate in terminitecnici e temporali evitano il ruscellamento eaiutano il mantenimento del tenore idrico deisuoli. Inoltre, le superfici irrigate sono andateaumentando negli ultimi anni con effetti siasul tipo di produzione, cioè sulla coltivazione

26

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

13Gli incendi boschivi nell’anno 1994, Gli incendi boschivinell’anno 1995, (Fonte: Servizio antincendio boschivo,CFS, MiRAAF, Roma).

Page 26: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

di specie diverse da quelle tradizionali, sia perquanto riguarda i pericoli di progressivasalinizzazione degli strati superficiali del terreno.Aree diverse del Paese presentano problemispecifici in relazione al tipo di acque utilizzate,alla natura locale dei terreni e ai sistemiprevalenti di distribuzione dell’acqua irrigua.La modifica della zootecnia da attività diffusae di natura prevalentemente agricola,complementare nell’ambito dell’azienda, adattività di tipo industriale separata dai ciclinaturali ha comportato l’abbandono dei piùtradizionali ordinamenti produttivi cerealicoli-foraggeri con il passaggio ad ordinamentiesclusivamente zootecnici o cerealicoli conprofonde ripercussioni come la diminuzionedegli erbai e la diffusione delle monocolture difrumento, che sono rispettivamente agenti diconservazione e miglioramento della fertilitàdel suolo e colture depauperanti che richiedonouna forte reintegrazione degli elementi dellafertilità. Il substrato organico da elementoprincipale nel determinare le scelte colturali èdivenuto elemento secondario, accessorio osupportabile con mezzi artificiali prodottiindustrialmente. Ragionando quindi solo intermini di fertilità chimica si è perso di vista ilruolo della sostanza organica come elementodella fertilità fisica e microbiologica del suoloper effetto delle sostanze colloidali sullastruttura del terreno e l'effetto di aumento dellacapacità di ritenzione idrica, elementi beneficie contrastanti i processi di erosione superficiale.Le politiche nazionali ed europee e le regoledel mercato hanno influenzato profondamentegli ordinamenti colturali tradizionaligeneralmente ben attenti al mantenimentodella fertilità imponendo scelte produttive ditipo economico, non idonee per determinatiambienti, e introducendo una spirale didegrado del suolo che può essere fermata soloreintegrando le colture e le tecniche ristoratricidella fertilità. Gli argomenti relativi all’agricolturaqui introdotti sono sviluppati nel prosieguo inparagrafi specifici.

Attività zootecniche

Nel corso degli ultimi dieci anni si è assistito

in Italia ad una riduzione generale delpatrimonio zootecnico ed ad una sempre piùforte attività di allevamento intensivo, ciò hamodificato l’uso del territorio; da una parte(prevalentemente in pianura) si assiste afenomeni di inquinamento ambientale a causadella necessità di smaltimento delle deiezionianimali su superfici spesso troppo limitate (ilcaso limite è rappresentato dagli allevamentisenza terra), dall’altra (in aree collinari emontane marginali) ad un più incisivo ricorsoall’utilizzo di aree pascolive, limitato a quelledi più facile accesso e meglio servite da acqua,strade, energia elettrica, ecc., sulle quali sisono spesso riscontrati carichi animali eccessivicon conseguenti fenomeni di degrado dellavegetazione, compattazione ed erosione deisuoli e nelle aree più vulnerabili di processi didesertificazione. Viceversa si sta verificando lasottoutilizzazione di imponenti risorse foraggereprimaverili di pascoli naturali mediterranei,gradualmente in fase di riconquista da partedel bosco, quando non minacciati da incendiconseguenti alla permanenza in campo nellastagione estiva di biomassa altamenteinfiammabile. Mentre nel passato si impiegavanola monticazione e la transumanza cometecniche di compensazione delle disponibilitàforaggere nel corso dell’anno per far fronte aiproblemi di sovraccarico animale, oggi èvenuto meno questo rapporto diretto, grazieall’aumentata reperibilità di alimenti conservatia costo contenuto (mangimi, concentratiaziendali, insilati, ecc.), alla diffusione dellameccanizzazione e all’estensione della reteviaria, che generano spesso un uso di rapina delterritorio in brevi e concentrati periodi dell’anno.Nel sud Italia e nel mezzogiorno d’Europa,per motivazioni diverse, si sta assistendo inparte a quanto è già accaduto negli altri paesia clima arido e semiarido del bacino delMediterraneo, dove l’attività zootecnica (con irelativi problemi di sovrapascolamento) checostituisce il settore principale dell’agricolturacon una consistenza di circa 100 milioni dicapi grossi equivalenti14, è ritenuta una dellepiù importanti cause di desertificazione,associata all’impiego del fuoco per la pulizia

27

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

Page 27: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

dei pascoli ed alla coltivazione di terreni poveri efortemente acclivi per la produzione di essenzeforaggere.In sintesi i problemi con i quali dovremoconfrontarci in termini agro-zootecnici, inriferimento ai processi di desertificazione,sono i seguenti:

A irrazionale pratica di conduzione deglianimali al pascolo;

A incendi;

A coltivazione di suoli a scarsa o nullasuscettività.

Urbanizzazione

Il processo di urbanizzazione incide sulfenomeno di desertificazione in termini disottrazione di suoli fertili all’impiego agricolodeterminando, in ultima analisi, la riduzionedelle capacità produttive. L’espansione urbanadegli ultimi cinquant'anni non ha tenuto contodell’attitudine dei suoli ed ancora oggi sicalcola che ogni anno in Italia, per causediverse, vengono sottratti alle attività agricolenon meno di 30.000 ettari di terreni ad altaproduttività. Casi eclatanti si possono registrarenella valle dell’Arno, nelle pianure dellaCampania, nell’hinterland di Cagliari15 , neidintorni di Palermo ed in generale nelle areecostiere, dove all’espansione urbana ed industrialesi è aggiunto lo sviluppo turistico, con realizzazioniresidenziali ed infrastrutturali avvenute spesso intotale mancanza di pianificazione.Un processo analogo a quello dell’urbanizzazione,in termini di sottrazione di risorsa, avviene pereffetto della crescente diffusione sul territorio,soprattutto in certe realtà, di discariche e diattività estrattive spesso incontrollate. A talifenomeni sono anche correlati processi dicontaminazione che determinano, come giàaccennato, ulteriori aspetti di degrado.Le aree urbane contribuiscono al processo didesertificazione in modo diretto e indiretto:

• direttamente perché si può dire che la stessaurbanizzazione massiccia è desertificazionea causa della cementificazione di vastesuperfici naturali;

• indirettamente attraverso l’assorbimento e ladistruzione nelle aree di forte concentrazionedemografica di risorse naturali dal territorio.

Tale rapporto stretto tra urbanizzazione edesertificazione è riscontrabile sia nei paesinon industrializzati che in quelli sviluppati.In Africa nelle aree del Sahel dove è più fortela desertificazione il processo di degrado èinnescato e si estende proprio a partire dallearee di moderna e accelerata urbanizzazioneche per le loro necessità depauperano ilterritorio circostante.In Italia, caratterizzata da un territoriofortemente antropizzato, l’estendersi del processodi desertificazione è in diretto rapporto con lacrisi dei centri urbani storici che a un assettotradizionale del paesaggio costituito da sistemiabitativi a forte compenetrazione naturale e abasso consumo di risorse, sostituisce un modellobasato sulla cementificazione massiccia, ildispendio energetico e l’inquinamento ambientale.All’urbanizzazione di nuove aree corrispondel’abbandono e l’esodo dai centri antichi con lascomparsa di presidi territoriali capaci di unacorretta gestione del paesaggio. Si determinaun processo di desertificazione fisico e sociale.Al degrado architettonico, l’erosione dei sistemidi pendio, la salinizzazione dei suoli costiericorrisponde il depauperamento delle risorseumane. L’emigrazione, la perdita di identità,la caduta dei valori sono aspetti socio-culturalidella desertificazione.

Diffusione di specie esotiche ed impieghi diprovenienza non idonea

Negli ultimi 50 anni sono state realizzaterisistemazioni di aree degradate, con specievegetali a rapido accrescimento. Sono stateimpiegate anche specie esotiche ma nonsempre suolo e clima sono risultate idonee alleloro esigenze. In questi casi non si è ottenutoil risultato atteso né dal punto di vista dellaproduzione di legname, né riguardo al

28

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

14 FAO, 199415Progetto finalizzato CNR, “Conservazione del Suolo”: Il

consumo dei suoli di Cagliari ed il suo Hinterland (1983)(Fonte: A. Aru et al.).

Page 28: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

recupero degli ecosistemi. Dagli studi condottiin Sardegna risulta che con la diffusione dellecoltivazioni di queste specie, nelle areecollinari e montane, si verifica un’erosione piùelevata del terreno e si riduce drasticamente lavarietà delle specie epigee ed ipogee con graviripercussioni della biodiversità locale.Quindi, per difendere e valorizzare in modointegrato le terre nelle zone aride o sub-aride,è necessario individuare e proteggere lerisorse genetiche vegetali autoctone dellediverse zone ripristinando, ove possibile, lavegetazione naturale e reinsediando gli ecotipiovvero altri tipi specificatamente miglioratiper quanto riguarda caratteri di resistenze astress abiotici ed in particolare alla siccità edalla salinità. Raccolta, conservazione, uso emiglioramento di risorse genetiche vegetali devonoessere realizzate attraverso l'uso di tecnichetradizionali ed innovative, come la conservazionein vitro, la caratterizzazione molecolare degliecotipi e la trasformazione genetica.È stato inoltre evidenziato, durante i lavoridella Conferenza internazionale sullaconservazione ed uso sostenibile dei boschimediterranei16, che negli impianti forestalicostituiti con i fondi del Regolamento2080/92 è stato spesso impiegato materialevivaistico proveniente da regioni concaratteristiche climatiche molto diverse daquelle di piantagione. Questo costituisce unasorta di inquinamento verde e crea lepremesse per futuri problemi di adattamentodei nuovi impianti17.

3.2.3 Processi

I processi di degradazione vanno distinti inprocessi che determinano l’inaridimento delsuolo e processi che determinano la perditadella risorsa in termini di sottrazione divolume e di superficie. Ai primi appartengonouna serie di processi a loro volta raggruppabiliin processi di degrado chimico e processi didegrado fisico.

Fra i processi di origine chimica distinguiamoquelli più direttamente legati alla desertificazione,quali la salinizzazione e la perdita di sostanzaorganica, da quelli non direttamente correlatiad essa, quali la contaminazione da metallipesanti, l’acidificazione e lo spandimento direflui organici i quali, a lungo andare,determinano comunque un impoverimentodella risorsa, soprattutto in certi contesti,innescando a loro volta processi di desertificazione.

Salinizzazione

In molte regioni d’Italia, fra le quali spiccanoToscana e Sardegna, le pianure costiere,specialmente nelle zone più prossime al mare,presentano dei notevoli problemi per quantoriguarda il tenore di salinità dei suoli.L’innalzamento di quest’ultimo è dovuto allarisalita capillare ed all’utilizzo di acque ricchein sali, a causa del crescente fenomeno diintrusione di acque marine nei corpi acquifericontinentali - a sua volta determinato dalmassiccio emungimento, spesso incontrollato,delle acque dolci sotterranee - ed a noncorrette pratiche irrigue. Ciò implica che siirriga con acque via via più salate, soprattuttose le caratteristiche di permeabilità delsubstrato non consentono una spontaneaperdita dei sali verso gli strati più profondi.Un drenaggio imperfetto, legato alla presenzadi strati impermeabili, quali possono esseredepositi argillosi lagunari, spesso presenti nelsottosuolo di terreni alluvionali costieri, causail permanere, in prossimità della superficie, diacqua di scarsa qualità e la conseguente risalitacapillare nella zona radicale. Inoltre l’eliminazioneo la riduzione dell’effetto tampone delle zoneumide costiere sul cuneo salino ad opera dellabonifica meccanica non opportunamenteorganizzata e monitorata può accelerarefortemente il processo di salinizzazione dellepianure costiere (vedi ad esempio la Val diCornia, la piana costiera della Val di Cecina ela pianura Versiliese).

Perdita di sostanza organica

La perdita di sostanza organica viene

29

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

16 Tenuta a Malaga, 27-31 ottobre 199817 Fonte: Piotto comunicazione personale

Page 29: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

considerata da più parti come uno fra i piùimportanti indicatori di desertificazione, vistoil ruolo primario da essa svolto nei processiche determinano la fertilità del suolo, lapermeabilità, la stabilità di struttura, ecc. Lasostanza organica svolge oltretutto importantifunzioni di tipo meccanico, permettendo laformazione degli aggregati e garantendo ilmantenimento della struttura e della capacitàidrica dei suoli. La maggioranza dei terrenicoltivati in Italia, soprattutto lungo il versanteadriatico e nella Sicilia meridionale, mostrauna dotazione in sostanza organica nonottimale. Tra le molteplici cause del deficit,hanno un peso preponderante quelledeterminate dalle pratiche agricole, quali:l’eliminazione dei residui vegetali dalla superficiedel suolo, lo sminuzzamento meccanicoeccessivo, con conseguente dispersione dellasostanza organica su un maggiore volume diterreno, l’eccessiva aerazione degli stratisuperficiali del suolo, con conseguenteossidazione della sostanza organica, il regimemonocolturale.

Compattazione

Il principale processo di degradazione fisica,che più frequentemente riguarda i suoliitaliani, soprattutto nella parte meridionaledella penisola, nella Pianura Padana e lungo lacosta adriatica, è costituito dalla compattazione,ossia dalla distruzione della porosità strutturaledell’aggregato, generalmente indotta dallameccanizzazione e parzialmente dal sovraccaricoanimale, con conseguente riduzione dellacapacità di infiltrazione dell’acqua ed incrementodel ruscellamento.

Erosione

Il degrado dovuto a perdita della risorsa suoloè legato sia ai processi di asportazione dellesingole particelle - e quindi di erosione deisingoli orizzonti di suolo - sia alla sottrazionedi superficie utile per urbanizzazione e/oespansione delle attività produttive industriali,ricreazionali ecc. In entrambi i casi si tratta diprocessi che inibiscono o impediscono la

naturale capacità riproduttiva del suolo.L’erosione del suolo, nel territorio italiano, èdovuta principalmente all’azione dell’acqua,sotto forma di pioggia battente e di scorrimentosuperficiale, e solo subordinatamenteall’azione eolica. Eventi di pioggia di forteintensità possono infatti produrre un’azioneerosiva nei confronti della superficie del suolo,specialmente nelle zone soggette a deficitidrico. Per valutare l’erosività della pioggia ènecessario disporre di registrazioni orarie osemi-orarie degli eventi piovosi. I datigiornalieri non permettono di evidenziare leprecipitazioni di tipo convettivo tipiche dellastagione estiva che provocano gli eventipiovosi più intensi.L’erosività della pioggia, a sua voltaespressione dell’aggressività climatica, va dipari passo con l’erodibilità, ossia la suscettivitàdel suolo a subire processi erosivi. L’erosioneidrica si esplica infatti più efficacemente suterreni privi o con scarsa copertura vegetale,caratterizzati da forte acclività e sviluppati susubstrati litologici appartenenti a formazionisedimentarie argilloso-sabbiose.Per questo, le aree italiane eminentementesoggette ad intensi processi di erosione idricae di desertificazione, sono generalmente learee dell’Italia meridionale ed insulare, ovesono diffusi litotipi e suoli altamente erodibili,per composizione ed assetto morfologico, ed ilregime climatico è caratterizzato da un fortecontrasto stagionale. In conseguenza deimutamenti climatici a scala globale, esistonopossibili scenari ove tale contrasto diventasempre più accentuato, con incrementodell’azione delle piogge, tendenzialmente semprepiù concentrate nel tempo e nello spazio.Recenti ricerche hanno tuttavia dimostratocome l’uso del suolo costituisca il fattorepreponderante, rispetto agli stessi fattorilitologia, morfologia e tipo di suolo, neldeterminare il fenomeno di erosione.

Contaminazione

Questo aspetto riguarda in particolare le areeindustriali, le aree minerarie (soprattutto quelle

30

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

Page 30: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

abbandonate) e le grandi vie di comunicazione.Recenti studi nelle aree minerarie abbandonatedella Sardegna hanno messo in luce il gravefenomeno di inquinamento da metalli pesantiquali piombo, zinco, cromo, cadmio, ecc. Talecontaminazione, riscontrata nella parte sud-ovestdella Sardegna ove esiste il più grande bacinominerario d'Italia e del Mediterraneo,interessa in vaste aree corsi d'acqua, falde,laghi, lagune, suoli e mare raggiunti mediantel'azione del vento e della pioggia.

Acidificazione del suolo

Se consideriamo i principali caratteri lito-pedologici del nostro Paese possiamo fino aquesto momento escludere la esistenza di areecon fenomeni rilevanti di acidificazione delsuolo come quelli che caratterizzano i Paesidel Nord Europa, nonostante che pioggeacide e ricadute di inquinanti siano già datempo segnalati soprattutto sulle regionisettentrionali.Occorre tuttavia ricordare che la gran partedei suoli della penisola si è sviluppata su roccesedimentarie dove prevalgono i carbonati, ilcui effetto è quello di tamponare l’aciditàapportata dalle precipitazioni. Inoltre se siescludono alcune aree montane, i processinaturali di acidificazione del suolo sonoestremamente limitati in estensione edintensità. Fino ad oggi possiamo escludere chel'azione acidificante delle piogge sia di entitàsuperiore a quella prodotta dai fenomenipedogenetici naturali; tuttavia per il futuro, sei carichi inquinanti non verranno drasticamenteinterrotti potremo assistere ad un inversionedi tendenza che, purtroppo, metterà insecondo piano l’azione dei fenomeni naturali.Per i suoli agricoli, considerando l’effettocombinato di tutte le pratiche a cui sonosottoposti, si può ragionevolmente escludereche essi possono essere danneggiati dalleprecipitazioni acide anzi, in taluni casi, esseapportano lo zolfo che è un elemento richiestoda alcune colture.Del tutto diverso è l’azione delle piogge acidesui suoli forestali, soprattutto dove prevalgono

le conifere; in questi ambienti è proprio lavegetazione che tende ad acidificare il suoloriuscendo ad abbassare il pH fino a valori < 4;ciò è quello che accade nel Nord Europa dovetroviamo foreste di conifere su suolipodzolizzati dove l'azione della foresta tende adabbassare il pH del suolo creando unecosistema instabile e sempre più degradato.Dallo studio riportato nell’allegato 3, emergeche le aree più vulnerabili sul territorionazionale sono localizzate sull’arco alpino ecorrispondono al 3% del territorio. Infine, siaccenna che, a differenza della gravità raggiuntanel Nord Europa, il fenomeno delle deposizioniacide nelle zone con vegetazione mediterraneaè di minore importanza rispetto ad altriproblemi.

3.3 Evoluzione storica del fenomenoin Italia

Nel complesso ed articolato rapporto tra storiadell’uomo e mondo naturale, il fenomeno dellatransizione da una economia di prelievo aduna economia di produzione (definito con iltermine neolitizzazione) rappresenta una verae propria “rivoluzione ecologica”: con larottura degli equilibri naturali degli ecosistemi,con l’uso delle risorse naturali e l’impiego dinuove strategie di gestione territoriale è statoavviato un processo di trasformazione delpaesaggio che ha portato nel tempo all’attualeassetto ambientale.Evidenze archeologiche indicano che nell’areadel bacino mediterraneo la diffusione dell’assettosocio-economico neolitico è avvenuta tra il VIed il V millennio a.C. Le più antiche comunitàneolitiche erano caratterizzate da unaeconomia mista (allevamento e agricoltura)con un rapporto tra le due attività che variavadi entità a seconda delle condizioni ambientali.L’agricoltura era generalmente itinerante, conrioccupazione ciclica delle sedi, presumibilmenteper il riposo e la rigenerazione della fertilità deiterreni, e vi era una certa diffusione deifenomeni di transumanza. Malgrado l’elevata

31

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

Page 31: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

densità di insediamenti in talune aree, non sihanno prove paleobotaniche che le attivitàantropiche abbiano compromesso in viadefinitiva l’assetto del paesaggio di quel tempo,ed in particolare lo stato della coperturaforestale al punto di impedirne la ricrescitadopo l’abbandono dell'area coltivata.Studi paleoclimatici suggeriscono che fenomeninaturali di aridificazione verificatisi circa 4000anni fa hanno determinato apprezzabilivariazioni nella struttura e nella coperturadella vegetazione. Dati paleobotanici ottenutimediante lo studio comparato di sequenzecontinentali dell’Italia centro-meridionalemostrano una repentina degradazione dellavegetazione forestale seguita da un progressivorecupero. Anche gli studi geologici in Italiacentrale mostrano la concomitanza nellaseconda metà dell’Olocene di fenomeni diformazione di corpi detritici ed accumuli eolici,favoriti dalla diminuzione della coperturavegetale, e di fasi di abbassamento di livello deilaghi, concomitanza che confermerebbe l’ipotesidi una variazione climatica in senso arido.Allo stato attuale delle conoscenze è difficilevalutare in quale misura le attività umaneabbiano contribuito a questa fase didegradazione dell'ambiente. L’attivitàantropica potrebbe addirittura aver trattogiovamento nelle sue pratiche agricole e dipastorizia nell'occupazione di territorinaturalmente aperti per cause climatiche.L’impatto antropico sulla vegetazione,testimoniato dall’abbondanza di piante coltivate(castagno, olivo, vite, noce, cereali) è sicuramentedocumentabile negli ultimi 2000 anni, periodonel quale certamente si è verificato un progressivodepauperamento del patrimonio forestale acausa dell’intensificarsi delle attività umane.L’inizio del disboscamento intenso delle foresteitaliane ha coinciso con l’espansione dell’ImperoRomano che impiegava il legno nelle costruzionie come fonte energetica. Si fa cenno anche agliingenti volumi legnosi richiesti da alcune attivitàludico-sociali quali la diffusa frequentazionedelle terme.In Italia le foreste più intensamente sottopostead utilizzazione sono state quelle planiziarie,

spesso ubicate in aree litorali a climamediterraneo. La maggior parte di esse sonostate distrutte per far posto all’agricoltura e,conseguentemente, ne sono arrivati a noi solopochi esempi: il Bosco Nordio nel Veneto; ilBoscone della Mesola, appartenente alla famigliad’Este fino al 1758, in Emilia Romagna; la Selvadel Circeo, residuo dell’antica Selva diTerracina, nel Lazio; il Bosco di Policoro inprovincia di Matera e pochissimi altri18.A partire dagli anni ‘50 si sono verificati, inrapida successione, cambiamenti profondinelle dinamiche dell’economia che hannoportato all’abbandono delle aree rurali, amutamenti nell’uso del suolo, all'aumento delladomanda idrica nonché all’urbanizzazione diaree rurali e costiere senza alcuna pianificazioneterritoriale. Tali trasformazioni, sommate alledifficoltà riscontrate nella pianificazione dell'usodelle risorse naturali, hanno sensibilmenteaumentato l’entità dei processi erosivi ed i rischidi degrado e di desertificazione.

3.4 Vulnerabilità

Le attuali valutazioni sull’intensità esull’estensione della desertificazione a livelloglobale sono basate sullo studio realizzato daFAO/ UNEP/ UNESCO nel periodo 1987-90e pubblicate in occasione della conferenzaUNCED di Rio19. La valutazione realizzatadall’UNEP costituisce a tutt’oggi l’unicoriferimento utile a scala planetaria.Successivamente l’impegno dell’UNEP è statoconcentrato sulla realizzazione di valutazionia scala continentale. La metodologia è statamodificata e raffinata per produrre, inoccasione della prima Conferenza delle Partidella CCD, una valutazione del degradoindotto dall’azione umana in Africa e Asia 20.Per quanto riguarda la regione del

32

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

20 UNEP 199718 Fonte: Ferrari, 198419 UNEP 1992

Page 32: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Mediterraneo, la disaggregazione a scalacontinentale dello studio globale dell’UNEPmostra che nelle aree dell’Europa Mediterraneaclimaticamente suscettibili si riscontranofenomeni di degrado su 99,4 milioni di ettaripari al 32% di tutta la superficie esposta alrischio di desertificazione. Questa valutazione agrande scala evidenzia che l’Europa Mediterraneaha una percentuale di territorio degradatomaggiore rispetto agli altri continenti (sebbenein valore assoluto le superfici interessate inAsia, Africa ed America siano superiori). Lavalutazione dell’UNEP non ha approfonditoquanto tale livello di degrado sia da attribuirea cause di tipo naturale, all’azione dell’uomo oal loro effetto combinato. Questa domanda hatrovato eco all’interno della comunità scientificaeuropea che da oltre dieci anni si occupa didesertificazione.La Comunità Europea ha promosso efinanziato, all’interno del IV ProgrammaQuadro di Ricerca nel tema Ambiente eClima, studi e ricerche sul tema delladesertificazione nel bacino del Mediterraneo(progetti MEDALUS, ARIDUS, EUROMED).Tali ricerche, ormai giunte al termine del lorociclo di attività, hanno prodotto una grandemole di risultati ed informazioni che sonostate oggetto di un’importante conferenzatenutasi in Grecia21 e di numerosepubblicazioni scientifiche22. La comunitàscientifica europea ha focalizzato la suaattenzione sullo studio dei processi didesertificazione e sulla messa a punto dimetodologie di valutazione a scala di bacinoidrografico. Le aree campione studiate dalprogetto MEDALUS sono state il bacino delGuadalentin (Spagna), l’Isola di Lesbo(Grecia), la regione dell’Alentejo (Portogallo) eil bacino dell’Agri (Italia). Gli studi realizzatiin queste aree campione hanno messo inevidenza la concomitante presenza di climiaridi, ripetuti episodi di siccità, erosività dellapioggia, erodibilità dei suoli, super-sfruttamento

delle falde idriche, salinizzazione dei suoli edelle acque, deforestazione, sovrapascolamentoe abbandono delle terre. Nelle zone aride, inassenza di attività umane, gli ecosistemi hannola necessaria resilienza per superare le periodichecrisi di origine naturale. Gli ecosistemi hannosviluppato questa loro peculiarità nel corso disecoli e millenni di graduale adattamento.Nel Mediterraneo l’azione umana ha creato lecondizioni che rischiano di desertificare vastearee; il clima ed i ricorrenti episodi di siccitàcostituiscono solo circostanze sfavorevoli.Il problema della desertificazione coinvolgequindi comportamenti sociali e tecniche diproduzione che si sono progressivamenteaffermate nei recenti decenni. A fronte del rischiodi produrre danni irreversibili all’ambiente ènecessario individuare, non solo corrette pratichedi gestione del territorio ma anche sensibilizzareal problema popolazioni e decisori.Le informazioni sull’ambiente sono del restoormai impiegate dalle amministrazioninazionali e Agenzie internazionali nellarealizzazione di studi e di analisi territoriali.È pertanto necessario che le informazioniscientifiche escano dal ristretto ambito degliaddetti ai lavori in una forma utilizzabile nelleattività di pianificazione con informazionicomprensibili al vasto pubblico. A tale scopogli indicatori di degrado e desertificazione,che integrino la valutazione di processi fisici,biologici e socio-economici e permettano diindividuare e quantificare aree a rischio didesertificazione, devono avere una formasintetica e facilmente comprensibile.

3.4.1 Indicatori

Gli indicatori sono il risultato di un processoche, a partire da misure ed osservazioni,permette di ottenere informazioni consistenti ecoerenti su un fenomeno accettabile da diversitipi di utilizzatori. Gli indicatori e gli indici, cherappresentano un insieme di indicatori o datiaggregati o pesati23, costituiscono quindi unanello cruciale nel processo che dalla

33

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

21 International Conference on Mediterranean Desertification, Research Results and Policy Implications, 29Octtobre-1 Novembre 1996, Creta-Grecia

22 Fonte: Mairota, 1997; Thornes, 1997 23 OCSE, 1993

Page 33: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

conoscenza del fenomeno conduceall’assunzione di decisioni.

Gli indicatori devono soddisfare alcuni requisitifondamentali:

• devono basarsi su solide acquisizioniscientifiche;

• devono rappresentare un aspettofondamentale della tematica in esame;

• il numero di indicatori deve essere limitato erappresentativo del sistema;

• deve essere stabilito un insieme minimo diindicatori standardizzati in relazione alleazioni di intervento a vari livelli territoriali;

• il costo della raccolta ed elaborazione di datideve costituire un criterio nella scelta degliindicatori;

• gli indicatori devono essere misurati confacilità ed espressi come valori numerici.

In sintesi gli indicatori devono esserefacilmente identificabili, fornire una visionesintetica dello stato della degradazione delsistema, essere utili nel processo decisionale.Gli indicatori ambientali e di desertificazionenel caso specifico, si prefiggono di fornireinformazioni rilevanti ai fini di descrivere lecause del degrado, lo stato dell’ambiente, lepolitiche di risposta adottate ed il lororelativo impatto.Il tema degli indicatori è stato ripetutamenteaffrontato al fine di stabilire un sistema diriferimento che ne standardizzi l’impiego.Il più recente approccio a livellointernazionale adottato dall’AgenziaEuropea per l’Ambiente ha schematizzatosecondo un modello concettuale di tipo

causale cinque diverse categorie diindicatori.

Secondo questo modello concettuale le forze trainanti (driving forces) si riferiscono ai fattoriche provocano e alimentano i fenomeni inquestione.Gli indicatori di pressione descrivono le azioniantropiche sull’ambiente che si esprimononelle attività di sfruttamento prodotte da tuttii settori dell’attività economica quali, fra gli altri, lo sfruttamento minerario, la produzionedi energia, l’agricoltura e l’attività forestale.Gli indicatori di stato descrivono lo statodell'ambiente e quindi riflettono variazionisull’ambiente e sul suo equilibrio provocatedalle pressioni di origine antropica. Icambiamenti di stato dell’ambiente possonodare luogo ad effetti a tutte le scalegeografiche, da quella locale a quellaplanetaria, e possono coinvolgere settoriambientali apparentemente distanti. Ilprocesso di desertificazione può provocarevariazioni nella frequenza ed intensità dirischi naturali quali alluvioni o fenomenierosivi, la qualità e la disponibilità di risorsenaturali, quale la fertilità dei suoli e labiodiversità.Gli indicatori di impatto descrivono gli effettiindotti sull'uomo e sulle attività produttive epermettono talvolta di valutare l’efficacia dellemisure intraprese e descritte dagli indicatoridi rispostaGli indicatori di risposta riferiscono qualiazioni sono state predisposte per mitigaregli impatti e migliorare la qualità e quantitàdelle risorse ambientali. Secondo lo schemaproposto gli indicatori di risposta si

34

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

Misure A Osservazioni e MonitoraggioCompilazione A Dati ambientali e socio-economiciAggregazione A Statistiche

Analisi A Indicatori e Indici di vulnerabilitàInterpretazione ed uso A Decisioni

Indicatori nella decision-making chain

Page 34: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

riferiscono agli interventi della società civile enon degli ecosistemi.Gli indicatori possono inoltre essere riferiti ascale geografiche locali, nazionali, regionali eglobali. Ognuna delle scale devenecessariamente utilizzare modalità diverse dirilevamento e di intervento sui problemiambientali. Le caratteristiche della scalaspaziale di riferimento si riflettononecessariamente anche sulla scelta degliindicatori da utilizzare.L’applicazione di indicatori ambientali albacino dell’Agri realizzato dall’Università dellaBasilicata costituisce un esempio di utilizzo diindicatori per il tema della desertificazione edun progetto pilota replicabile in altre aree.Per quanto riguarda la scala nazionale, nonesiste ancora un riferimento ampiamentecondiviso di indicatori di desertificazione e didegrado del territorio. Un riferimento utile dalpunto di vista metodologico è costituito dallavalutazione realizzata per il Portogallo(Pimenta 1997) disponibile anche via internet.A scala di bacino del Mediterraneo esiste unapproccio metodologico in fase di messa apunto nell’ambito di progetti comunitari diricerca (MEDALUS, DEMON, RESMEDES,ecc.), che si prefigge di validare metodologieinnovative di monitoraggio ambientale, manon esistono ancora risultati consolidati aquesta scala.A scala globale il “data base” sul degrado delterritorio pubblicato dall’UNEP nel 1992 e nel1997 costituisce il miglior riferimentoattualmente disponibile.L’Osservatorio Nazionale sullaDesertificazione istituito dal Ministerodell’ambiente si prefigge, in sinergia con altreistituzioni nazionali, di individuare e definireindicatori finalizzati alle attività di valutazionedell’evoluzione della desertificazione in Italia.

3.5 Aspetti lesgislativi, istituzionali,amministrativi e programmi in atto

3.5.1 Il quadro di riferimentocomunitario

Gli interventi che possono contenere delleazioni inerenti il problema della desertificazionefanno riferimento in modo particolare alsettore forestale ed agro-ambientale. Ilprincipale strumento è fornito dal Reg. CEE2080/92 che prevede interventi forestali e nelsettore agricolo. Si tratta di un regolamentoche, pur trattando di interventi forestali, hacome obiettivo principale l’accompagnamentodelle misure di riduzione delle superficiagricole ritirate dalla produzione. Inparticolare l’introduzione del set-aside hainteressato nella sola annata 1995-96superfici pari a 247.000 ettari in Italia. Lesuperfici secondo i diversi regimi di messa ariposo hanno dovuto comunque essereoggetto di lavorazioni senza coltivazione e ciòsi è tradotto potenzialmente in un aumentodel degrado dei suoli laddove non si avevacopertura vegetale del suolo, ma ha ancheavuto risvolti positivi per l’obbligo dellarotazione dei terreni soggetti al regime diaiuto. Altri effetti da valutare sono quellirelativi ai regimi per i seminativi come ilgrano duro, che hanno prodotto l’estensionedella monocoltura del frumento el’applicazione dei regolamenti relativi allosviluppo dei metodi di coltivazionecompatibili con l’ambiente e degli aiuti per ilrimboschimento dei terreni agricoli.Con l’applicazione del Regolamento CEE2080/92 in Italia sono stati stanziatiinvestimenti per circa 926 milioni di ECU nelperiodo 1994/97, di cui 399 nelle regionidell’Obiettivo 1.Sicilia e Sardegna sono le regioni cheotterranno i maggiori finanziamenti tra leregioni dell’Obiettivo 1. Infatti insiemeassorbiranno 170 milioni di ECU.Le principali tipologie di intervento fannoriferimento a rimboschimenti, 54.000 ettari di

35

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

24 Fonte: Mairota 1997 et al. (http://www.unibas.it/medalus/)25 Fonte: Pimenta 1997

(http://www.inag.pt/snirh/estudos_proj/main_nav_fr.html)

Page 35: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

terreni agricoli spesso poveri e posti in zonemarginali, manutenzione di superficirimboschite (10.000 ettari provvisti di opereantiincendio), compensazione per la perdita direddito prevista per i primi 20 anni dall’annodi rimboschimento e miglioramento dellesuperfici boschive (18.000 ettari).Il Regolamento non assiste i rimboschimentisul bruciato e le nuove azioni forestali devonoessere coperte da piani antincendio.In campo agricolo, tra le misure comunitarieaventi particolare rilevanza sotto l'aspettoambientale - più in linea di principio che difatto, dato, tra l'altro, il modesto rilievo deifondi disponibili - vanno considerate quellerelative all'adozione di metodi di agricolturabiologica (di cui inizialmente al Regolamenton. 2092/91) e, più in generale, di metodi diproduzione compatibili con la salvaguardiadell'ambiente e dello spazio naturale (di cui alRegolamento n. 2078/92, il quale deve altresìconsiderarsi un ampliamento del precedente).Più ampio deve considerarsi il significato (el'incisività, data l'istituzione di un regimediretto di aiuti agli agricoltori) del secondoprovvedimento (e cioè il Regolamento n.2078/92) che ha notevolmente allargato lagamma degli interventi ammessi a contributonazionale e comunitario: oltre all'agricolturabiologica, vengono infatti presi inconsiderazione programmi più vasti volti allasensibile riduzione dell'uso di prodotti chimici,all'estensivazione delle produzioni, almantenimento e/o ricostituzione di siepi e dimuretti a secco e ad altre misure ecocompatibili(per la tutela, tra l'altro, del paesaggio rurale),alla cura ed al recupero di aree agricole oboschive abbandonate, alla messa a riposoventennale di superfici agricole, alla riduzionedei carichi del bestiame ed alla gestione a finiricreativi di aree agricole.Al fine di rendere più efficace l’azione dispegnimento degli incendi boschivi di ognisingolo stato membro, la Comunità Europeaha rivolto una particolare attenzione alleazioni di prevenzione con il Regolamento n.2158/92 relativo alla protezione delle forestecontro gli incendi. Tale regolamento, prorogato

sino al 2001 con Regolamento n. 308/97, hareso possibile la classificazione delle zone arischio di incendi boschivi, la predisposizionedi piani di protezione delle foreste contro gliincendi con relativi progetti di prevenzione enell'ambito della cooperazione comunitariasono state studiate le cause degli incendi emigliorati i sistemi di protezione, realizzandoanche un sistema di informazione degliincendi boschivi a livello comunitario.

3.5.2 Il quadro nazionale e regionale

L’Italia non dispone attualmente di specificiprogrammi rivolti a contrastare gli effetti delladesertificazione. Esistono tuttavia norme,interventi, a livello nazionale e regionale,rilevanti ai fini dell'attuazione della UNCCDed in particolare dell'Annesso IV della regioneNord Mediterraneo.Il primo aspetto di cui è necessario tenereconto, quando si voglia approfondire unaproblematica legata al territorio quale è ladesertificazione, è quello dell’individuazionedelle competenze. Nella maggior parte deicasi si tratta di competenze regionali per lequali però i ministeri svolgono una importantefunzione di indirizzo e coordinamento. Ladisciplina normativa in Italia è fortementedisorganica e plurisettoriale. Basti pensare chea livello di Stato, per le materie ambientali, èpresente un Ministero dell’ambiente le cuicompetenze sono concorrenti con quelle diben sette ministeri (beni culturali e ambientali,sanità, lavori pubblici, marina mercantile,politiche agricole, interno, dipartimento dellaprotezione civile)26.A livello regionale le competenze si articolanocon una ripartizione tra gli assessorati delledeleghe che, pur variando da regione a regione,sostanzialmente ricalcano l’impostazionepresente a livello di Stato. Con l’aggravarsiche, la distinzione tra legislazione di principio,riservata allo Stato, e la legislazione didettaglio, riservata alle regioni, non è maiesistita nei fatti: l’oggetto dell’attività legislativa

36

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

26 Il riparto delle competenze ambientali, Gazzetta ambienten. 2 anno 1995, Università di Firenze.

Page 36: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

è il medesimo. Ciò comporta non pochiproblemi di carattere costituzionale: su 300sentenze pubblicate dal 1980 al 1993 l’80% fariferimento al tema delle attribuzioni tra Statoe regioni27.A livello di autonomie locali minori, larecente Legge28 n. 142 dell’8.6.90 individuanella Provincia l’ente locale intermediocompetente nei settori della: difesa del suolo,tutela e valorizzazione dell’ambiente eprevenzione delle calamità; tutela evalorizzazione delle risorse idriche evalorizzazione delle risorse idriche edenergetiche; protezione della flora e della fauna,parchi e riserve naturali. La stessa Legge142/90 individua i compiti delle regioni nelladefinizione di programmi.A tutto ciò si aggiunge che una recente Leggela 183/89 attribuisce alle Autorità di bacino,organismi non correlati con le unitàamministrative, una serie di competenzemolto ampie nel settore della gestione delleacque e della tutela dei suoli.In ogni caso, nessuno dei livelli di governo inItalia (nazionale, regionale, subregionale) haemanato norme specificamente mirate alproblema della desertificazione.La Legge 431/85 c.d. “Galasso” sottopone avincolo paesaggistico le aree percorse dalfuoco e impone il vincolo di inedificabilità.Il provvedimento di riferimento per lepratiche di abbruciamento delle stoppie e diaccensione dei fuochi su terreni vincolatiidrogeologicamente è il RD 3267/23. Altrenorme similari sono contenute nei regolamentidi polizia rurale e urbana che furono peròsuperate dalla Legge n. 47 del 1.3.75 (Normeintegrative per la difesa dei boschi dagli incendi)e con il successivo DPR n. 616 del 24.7.77 chetrasferisce le competenze relative alla materiaalle regioni.Le Regioni a statuto speciale29, in particolare,dispongono di corpi forestali autonomi.

Interventi agro-ambientali

Da parte italiana l’attuazione delle misurerelative al Regolamento 2078/92, dopoalcune difficoltà iniziali, può attualmenteconsiderarsi abbastanza soddisfacente,avendo dato luogo alla presentazione in totaledi 21 programmi zonali pluriennaliinteressanti l’intero territorio nazionale percirca 1.600.000 ettari (periodo 1994-97) edall’erogazione, nel 1997, di circa 700 miliardidi lire. Le domande presentate per ilquadriennio 1994-97 ammontano in complessoa circa 122.000, in prevalenza provenientidalle regioni Toscana, Sicilia e Piemonte, macon una significativa partecipazione anche daparte delle altre Regioni e Province Autonome.Per quanto concerne la natura degli interventiprogrammati, la maggior parte delle iniziativeproposte si concentra sulla riduzione dell’impiegodi prodotti chimici e sull’agricoltura biologica,nonché, in secondo luogo, sulla cura delpaesaggio, l’estensivizzazione di alcuneproduzioni ed il recupero dei terreniabbandonati, mentre non ha trovatoapplicazione la misura volta alla riduzione delcarico di bestiame.Per quanto riguarda strettamente le pratichedi agricoltura biologica (Regolamento 2092/91),comportanti cioè significative restrizioniall'impiego di fertilizzanti e pesticidi, lasuperficie che attualmente ne risulta interessatain Italia ammonta a circa 300.000 ettari - inparte, però, ancora in conversione - distribuitatra circa 14.000 aziende, prevalentementepresenti (63% circa) nell’Italia meridionale.Della suddetta superficie, inoltre, il 40% circaè coltivato a foraggere, il 30% circa a cereali,mentre circa l’11% è investito da coltureortofrutticole e la parte restante (compresaquella in conversione) ripartita tra olivo, vite,settore zootecnico e colture industriali.

Prevenzione incendi

In Italia spetta alle Regioni la programmazionedegli interventi di prevenzione, di lotta e diricostituzione dei boschi bruciati30. In

37

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

27 Idem

28 Ordinamento delle autonomie locali, pubblicata nel S.O.alla GU n. 135 del 12.06.90.

29 In Italia le regioni con statuto speciale ricadenti nell’Obiettivo1 sono Sicilia e Sardegna.

Page 37: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

particolare, l’avvistamento, lo spegnimento ela circoscrizione degli incendi sono dicompetenza dei Comandi stazione del CorpoForestale dello Stato, dei Carabinieri e deiComuni; mentre la direzione e il coordinamentodegli interventi di spegnimento forestalespettano al personale forestale.Dal 1990 in Italia alcune regioni si stannodotando di sistemi regionali per il monitoraggiopermanente elettronico per il controllo e laprevenzione degli incendi boschivi.Le regioni Sardegna, Sicilia e Liguria31 hannousufruito di un primo stanziamento di 85miliardi di lire. Successivamente sono statiprevisti ulteriori 30 miliardi per le regioniToscana, Puglia, Lazio, Piemonte e Lombardia32.

Difesa del suolo e la gestione delle risorseidriche

La Legge 183/89 “Norme per il riassettoorganizzativo e funzionale della difesa delsuolo” costituisce un provvedimento quadrosul tema della difesa del suolo, della gestionedel patrimonio idrico e della tutela degliinteressi ambientali. Tale legge ha ridisegnatoil sistema delle competenze nella materia delladifesa del suolo e della tutela dell’ambiente,definendo ruoli e responsabilità dei soggetti,sia centrali che periferici, agenti neiprogrammi di intervento pubblico. Inparticolare sono stabilite le competenze delMinistero dei lavori pubblici e del Ministerodell’ambiente, vengono riorganizzati i Servizitecnici nazionali e sono istituite le Autorità dibacino. Queste ultime costituiscono una nuovarealtà organizzativa della programmazionedell’intervento pubblico sul territorio. Infattila legge ripartisce l’intero territorio nazionale,comprese le isole minori, in bacini nazionali,interregionali e regionali.

Un’altra fondamentale novità della legge è

l’introduzione del Piano di bacino, redattodalle Autorità di bacino, come “strumentoconoscitivo, normativo e tecnico mediante ilquale sono pianificate e programmate leazioni e le norme d’uso finalizzate allaconservazione, alla difesa e alla valorizzazionedel suolo e la corretta utilizzazione delleacque, sulla base delle caratteristiche fisiche eambientali del territorio interessato”. Il Pianodi bacino è un piano territoriale, che la leggepone in una posizione sovraordinata neiconfronti degli strumenti di pianificazione disettore, ponendosi come vincolo ancherispetto alla pianificazione urbanistica.

Data la complessità, sia metodologica che dimolteplicità ed ampiezza delle problematicheda affrontare, di elaborazione del piano dibacino sono intervenute, dopo la Legge 183/89,diversi atti di indirizzo e coordinamento alfine di meglio precisare i contenuti metodologicidel piano stesso:• DPCM 23 marzo 1990 “Atto di indirizzo e

coordinamento ai fini della elaborazione e dellaadozione degli schemi previsionali e programmatici”;

• DPR 7 gennaio 1992 “atto di indirizzo ecoordinamento per determinare i criteri diintegrazione e coordinamento tra le attivitàconoscitive dello Stato, delle Autorità di bacino edelle Regioni per la redazione dei Piani di bacino”;

• DPR 18 luglio 1995 “Approvazione dell’atto dibacino e coordinamento concernente i criteri per laredazione dei Piani di bacino”;

La Legge 493/93 ha comunque previsto unacerta gradualità nella formazione del Piano.L’impostazione di Piano di bacino che neemerge è sostanzialmente quella di un Piano“per progetti” (piani stralcio), per areeomogenee o per settori tematici, costruiti inaderenza alle criticità del bacino idrografico, inmodo da consentire di affrontare prioritariamentei problemi più urgenti non rimandando aitempi lunghi, oggettivamente necessari, peruna pianificazione complessiva. Allo statoattuale i piani stralcio approvati o almenoadottati (l’iter approvativo risulta essere moltolungo anche per i numerosi soggetti coinvolti)riguardano essenzialmente le Autorità dibacino nazionali. Il DL 180/98 fissa al 30.6.99

38

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

30 Con il DPR 616/77

31 Legge n. 38 del 28.2.90, pubblicata nella GU n. 49 del28.2.90.

32 Legge n. 195 del 3.7.91, pubblicata nella GU n. 154 del3.7.91, che converte il DL 142/91, pubblicato nella GU n.103 del 4.5.91.

Page 38: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

il termine temporale per la redazione dei pianistralcio per il rischio idrogeologico per tutto ilterritorio nazionale.Comunque, numerosi ed importanti sono icontenuti conoscitivi che il Piano devecomprendere. Ricordiamo, per la loropossibile attinenza alle questioni legate alladesertificazione, tra gli altri, i seguenti:A climatologia (individuazione dei regimi

pluviometrici e delle zone pluviometricheomogenee, caratteristiche degli eventipluviometrici estremi, ecc.);

A idrologia (individuazione dei regimi idrologicie delle zone idrologiche omogenee,caratteristiche degli eventi idrologici estremi,quadro geochimico delle acque, ecc.);

A morfologia, geologia, pedologia ed idrogeologiadel bacino ed uso del suolo (individuazionedelle grandi unità litomorfologiche, caratterialtimetrici, copertura vegetale, fenomeni dierosione e modificazione dei suoli anche inrelazione all’uso antropico, la natura, lecaratteristiche geochimiche, la consistenza ela qualità delle acque sotterranee, l’uso delsuolo, le capacità d’uso del suolo, ecc.);

A utilizzazione delle acque (gli usi potabili, gliusi irrigui, gli usi secondari per l’agricoltura,la pastorizia e la zootecnica, gli usiindustriali, gli usi idroelettrici, ecc.);

A stato di qualità delle acque superficiali,sotterranee, costiere (censimento degliscarichi nei corpi idrici, stato dicompromissione dei corpi idrici, ecc.);

A descrizione dell’ambiente antropico (trenddemografico e socioeconomico, aree marginali,incolte e soggette a desertificazione, parchi ezone protette, zone agricole, con l’indicazionedelle colture prevalenti e dell’attività irrigua,boschi e zone di rimboschimento e colturearboree da legno, pascoli ed allegamentizootecnici intensi, ecc.).

Sulla base di tale attività conoscitiva, nel Pianosaranno, quindi, individuate le situazioni disquilibrio e conseguente degrado, e pianificatee programmate quelle azioni finalizzate alrecupero ambientale e ad avviare una gestionefutura nel territorio basata su un modello disviluppo uomo - ambiente compatibile.

Numerosi ed importanti sono le lineestrategiche della pianificazione di bacino.Ricordiamo, per la loro possibile attinenzaalle questioni legate alla desertificazione, tra lealtre, le seguenti:

1. direttive per la difesa del suolo, l’utilizzodelle acque, la sistemazione idrogeologica eidraulica;

2. programmazione e utilizzazione dellerisorse idriche, agrarie, forestali ed estrattive;

3. individuazione dei vincoli, delle prescrizioniin materia di opere idrauliche, idraulicheagrarie, idraulico forestali, di forestazione,di bonifica idraulica, di stabilizzazione econsolidamento terreni e di ogni altraazione o norma d’uso o vincolo finalizzatialla conservazione del suolo ed alla tuteladell’ambiente;

4. indicazione delle zone da assoggettare aspeciali vincoli e prescrizioni in rapportoalle specifiche condizioni idrogeologiche, aifini della conservazione del suolo e dellatutela dell’ambiente e della prevenzionecontro presumibili effetti dannosi diinterventi antropici.

Per la lotta alla desertificazione appare,quindi, fondamentale la pianificazione dibacino, sia quale strumento di analisi perricavare quegli elementi territoriali(climatologia, idrologia, utilizzo delle acque esistemi di irrigazione, pedologia e uso delsuolo) significativi ai fini della caratterizzazionedei fenomeni della desertificazione, sia comestrumento di pianificazione di interventifinalizzati alla lotta alla desertificazione. Nellearee del Mezzogiorno, maggiormente esposte arischio di desertificazione, è attualmenteoperativa l’Autorità di bacino nazionale delLiri-Garigliano e Volturano che interessaterritorialmente 4 regioni (Campania, Molise,Abruzzo e Lazio) con 453 comuni per circa11.000 kmq. Per il restante territorio interessatoda fenomeni di desertificazione sono presentiautorità di bacino regionali ed interregionali lacui attività di pianificazione di bacino èessenzialmente all’inizio.Il DL 11 giugno 1998, n. 180, “Misureurgenti per la prevenzione del rischio

39

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

Page 39: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

idrogeologico ed a favore delle zone colpite dadisastri franosi nella regione Campania”,convertito in Legge n. 267 del 3 agosto 1998,costituisce il più recente provvedimentolegislativo adottato in materia di difesa del suolo.Esso prevede una serie di misure di carattereurgente per la difesa dal dissesto idrogeologicoe la riduzione del rischio. Tali misure possonocosì sintetizzarsi:

1. adozione entro il 31 dicembre 1998, daparte delle Autorità di bacino di rilievonazionale e interregionale e delle regioniper i restanti bacini, di piani stralcio dibacino per l’assetto idrogeologico, redattiai sensi della Legge 183/89, contenentil’individuazione e la perimetrazione dellearee a rischio idrogeologico. Per taleattività è autorizzata una spesa di 100miliardi per l’anno 1998;

2. redazione di un programma di interventiurgenti nelle zone a più elevato rischioidrogeologico, nelle quali la maggiorevulnerabilità del territorio si lega amaggiori pericoli per le persone, le cose e ivalori ambientali. Tale programma deveessere approvato dal Comitato dei Ministridi cui all’art. 4 della Legge 183/89 sulladifesa del suolo, d’intesa con la Conferenzapermanente per i rapporti tra Stato, regionie province autonome. Per la realizzazionedegli interventi possono essere adottateordinanze di Protezione Civile mentre allarelativa attività istruttoria concorrono iMinistri competenti, il Dipartimento per iServizi tecnici nazionali, il Dipartimentodella protezione civile, le regioni, leprovince autonome, le Autorità di bacinonazionale, il Gruppo nazionale per ladifesa dalle catastrofi idrogeologiche delConsiglio nazionale delle ricerche el’Agenzia nazionale per la protezionedell’ambiente. Per tali attività è autorizzatauna spesa di 110 miliardi per l’anno 1998;

3. potenziamento delle strutture tecniche perla difesa del suolo e la protezionedell’ambiente e conferimento al Servizioidrografico e mareografico nazionaledell’incarico di redigere, d’intesa con il

Dipartimento della protezione civile, sentitele autorità di bacino di rilievo nazionale, leregioni e le province autonome ed il GruppoNazionale per la difesa dalle catastrofiidrogeologiche del Consiglio Nazionaledelle Ricerche, un programma per ilpotenziamento delle reti di monitoraggiometeo-idro-pluviometrico. Il programma,da predisporre sulla base del censimentodegli strumenti e delle reti esistenti, èfinalizzato alla realizzazione di unacopertura omogenea sul territorio e, a talfine, nel decreto è prevista l’adozione,nell’ambito del programma, di un Pianofinanziario triennale, nei limiti delle risorseassegnate al Dipartimento per i Servizitecnici nazionali, consistenti in una sommadi 50.000 milioni da ripartirsi nel triennio1998-2000 (10.000 nel 1998 e 20.000 perciascuno dei due restanti anni).

Altre importanti leggi italiane rivolte alla sferadelle risorse idriche sono quelle relativa allatutela ed al risanamento delle acque (Legge n.319/76) e la più recente legge “Galli” (Leggen. 36/94).La prima è stata la Legge di riferimento sullaqualità delle acque definendo le caratteristichedelle acque potabili e delle acque di scarico.La seconda invece definisce il modellogestionale dei servizi acquedottistici (acquaper uso potabile) e fognari ipotizzando diaffidare il servizio ad enti che siano in gradodi raggiungere un soddisfacente livello diefficienza economica con una politicatariffaria tale da non gravare sul bilancio delloStato. L’applicazione concreta della Legge36/94 è limitata, soprattutto nel Mezzogiorno,dal fatto che i bacini idrici sono fisicamentemolto ridotti e che gli attuali gestori del servizioidrico sono migliaia e si possono prevedere nonpoche difficoltà quando si cercherà diaccorparli in enti di maggiori dimensioni.Ulteriore elemento di resistenza ad uncambiamento delle modalità di utilizzo dellerisorse idriche è dato dalla presenza storicadei Consorzi di Bonifica33 che per oltre 60anni hanno svolto sul territorio attività dicaptazione, accumulo, distribuzione di acqua

40

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

Page 40: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

(soprattutto per uso irriguo). Nel tempo si èconsolidato un forte potere di questi enti sulterritorio determinando una sostanzialeseparazione delle competenze nelleAmministrazioni regionali, anche a livelloorganizzativo nei dipartimenti regionalicompetenti34, tra governo del territorio ed ilgoverno delle acque, ciò accade anche oggiladdove siano presenti le Autorità di Bacino.Uno strumento finanziario per agevolare larealizzazione di ciò che viene prefigurato dallaLegge n. 36/94 è dato dal cofinanziamentoFESR del Programma OperativoMultiregionale (POM 1994/1999)“Ampliamento e adeguamento delledisponibilità e dei sistemi di adduzione edistribuzione delle risorse idriche” nelleregioni dell’Obiettivo 1 elaborata dalMinistero dei lavori pubblici.Questo Programma prevede investimenticomplessivi per circa 2.000 milioni di ECU, lametà dei quali sono destinati alcompletamento di progetti d’investimento diacquedotti che interessano più regioni, l’altrametà è invece destinata proprio a finanziareprogetti di investimento che siano coerenticon la Legge n. 36/94.

Tutela del patrimonio forestale

L’unica legge nazionale di riferimento incampo forestale è il RDL 3267/23 sulvincolo idrogeologico che risale al 1923 ed èrimasto in parte inattuato. Esso prevedevainfatti che i vari comuni predisponessero gliatti di vincolo per il proprio territorio,individuando le aree da sottoporre a vincoloe quelle che invece non presentavano rischi.Tali atti esistono per molti comuni, ma altrine sono ancora privi, come ad es. Roma.Disponeva inoltre che i comuni si dotasserodi Piani di Assestamento Forestale, mal’aspettativa è stata in gran parte delusa.In linea teorica la così detta “Legge Galasso”(431/85) sarebbe potuta essere un validostrumento per la tutela del patrimonioforestale, dato che assoggetta al regime divincolo paesaggistico i boschi nella lorototalità. Tale norma prevede, per ogni

intervento da realizzare in aree sottoposte avincolo, la necessità di acquisire un’appositaautorizzazione rilasciata dalla Regionecompetente. Molte regioni hanno subdelegatoai comuni la materia (questi, nella maggiorparte dei casi, riducono la cosa ad unasemplice formalità burocratica), e comunquela legge esclude dagli interventi sul boscobisognosi di autorizzazione proprio i “taglicolturali”, senza specificare però che cosa sidebba intendere con tale definizione.Conseguenza di ciò, per fare un esempio, èche attualmente anche il taglio a raso conriserva di matricine del bosco ceduo vieneconsiderato “colturale” e non necessita quindidell’autorizzazione relativa al vincolopaesaggistico.Senza dubbio quindi, il settore forestale, difondamentale importanza per la lotta alladesertificazione, ha necessità di una proprialegge quadro che dia l’indirizzo a livellonazionale, sulla base di principi globali chetengano nel dovuto conto anche leConvenzioni e le iniziative internazionali incampo ambientale, tra cui sicuramente laCCD.A tale legge andrebbe poi proficuamenteaffiancato, sul piano più prettamente praticoed operativo, un nuovo “Piano ForestaleNazionale”, contenente indirizzi, criteri edindicatori fissati proprio sulla base dei piùrecenti orientamenti comunitari edinternazionali. Infatti il precedente Piano,predisposto vari anni fa dall'AmministrazioneForestale ed approvato dal CIPE nel 1987,pur mantenendo una sostanziale validità diimpostazione e di principi generali, è ormaiper molti aspetti da considerarsi sorpassato ebisognoso di aggiornamento.

41

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

33 Costituiti per favorire la bonifica di ampi territori agricolioperano sostanzialmente secondo il Regio Decreto11.12.33 n. 1775.

34 Per esempio nella regione Abruzzo, che pure è attenta aiproblemi delle risorse idriche, le competenze sono ripartitein tre assessorati diversi: Urbanistica segue la Legge183/89, Lavori Pubblici segue la Legge 36/94 e Agricolturasegue i consorzi di bonifica regione Abruzzo, AssessoratoUrbanistica.

Page 41: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Smaltimento dei rifiuti

Il DLvo approvato dal Consiglio dei Ministriil 30 dicembre 1996, DLvo 22/97 o DecretoRonchi, attuando le Direttive CEE n. 91/156,91/689 e 94/62 in materia di rifiuti, hamodificato il quadro normativo nazionale(DPR 915/82 e successive modifiche edintegrazioni), prevede che deve essereassicurata una raccolta differenziata dei rifiutiurbani in percentuali del 15%, 25% e 35%rispettivamente entro due, quattro e sei annidall’entrata in vigore del decreto (1 gennaio2000). Questo decreto, introducendo proceduresemplificate di produzione, promuovendo laraccolta separata dei rifiuti ed imponendo chesolo i rifiuti inerti possano andare in discaricarende possibile la prospettiva di utilizzare lafrazione organica dei rifiuti solidi urbani perprodurre di compost con vari gradi di qualità.Tale produzione potrà, se opportunamenteorientata, contribuire a realizzare un ripristinodei suoli anche in situazioni di avanzatadesertificazione.

3.5.3 Iniziative a livello locale

Come per gli altri livelli istituzionali anche alivello regionale non sono stati individuatispecifici strumenti di lotta alla desertificazione,ma è stato possibile costruire un quadro delleattività che svolgono un ruolo positivo inquella direzione.Le attività a livello regionale sono stateraggruppate per omogeneità tematica. Permotivi di spazio e tempo non sono state riportatetutte le attività delle regioni italiane, tuttavia siè cercato di fornire un quadro sufficientementeesplicativo delle tipologie di attività realizzate.

Le attività agricole e zootecniche

Sono qui descritte, a titolo di esempio, alcuneazioni che si vanno realizzando in alcuneregioni dell’Obiettivo 1.La regione Campania35 sta svolgendoprogrammi di attività mirati ad un maggiorcontrollo ed alla conoscenza dei fenomeni che

si realizzano sul proprio territorio nonché diquali ripercussioni possano prevedersi nelsettore agricolo. Anche in questo caso non sitratta di specifiche attività contro ladesertificazione ma attività conoscitive dicarattere più generale. La prima è ilcompletamento della rete di rilevazione agrometeorologica con l’assunzione di 20 nuovidipendenti, la seconda è finalizzata ad unaggiornamento continuo della carta dell’usodel suolo attraverso sistemi di tele rilevamento,la terza, di maggior impegno, è la messa apunto della realizzazione della carta dei suolidella regione Campania in collaborazione conil CNR. Si tratta di strumenti conoscitivi cheuna volta realizzati permetteranno direalizzare un miglior servizio pubblico diassistenza ed indirizzo per le attività agricole:sia per la corretta gestione delle risorse idrichesia per le pratiche di fertilizzazione. Attivitàsperimentali di assistenza in campo per questisettori (irrigazione e fertilizzazione) sono già inatto in alcune significative aree regionali.La regione Sardegna, avendo vasti territoridedicati alla pastorizia ed essendo una delleregioni italiane maggiormente esposte alladesertificazione, come conseguenza di siccitàdi lungo periodo, presta una notevoleattenzione alla gestione della risorsa pascolo.Sono stati compiuti degli studi specifici chehanno permesso di definire dei criteri tecniciai quali uniformarsi sia per le attività dimiglioramento del pascolo che le attivitàstesse di pascolo indicando parametri massimidi pascolamento. Tali studi, di cui si tieneconto nelle istruttorie di interessanti progettiper il miglioramento delle strutture non sonoancora stati recepiti formalmente in unanorma regionale36.La regione Molise, nell’ambito delProgramma Integrato Mediterraneo (PIM)cofinanziato dalla CEE, ha realizzato il

42

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

35 Servizio Sperimentazione, Ricerca e Consulenza inAgricoltura - SESIRCA, Centro direzionale.

36 Regione Autonoma della Sardegna, Cagliari, Assessoratoall’Agricoltura. Gli studi sono stati condotti dall’ERSAT, incollaborazione con l’Università di Cagliari (cfr. capitolo sullaricerca).

Page 42: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

censimento della risorsa pascolo.In tale lavoro, completato ed informatizzato,sono messe in evidenza le diverse qualità dipascolo presenti, i carichi massimi ammissibiliper una corretta gestione e i rischi didegradazione connessi ad un complesso difattori con particolare riferimento ad un usoscorretto della risorsa pascolo37.

La forestazione

Le regioni si dotano di propri piani diforestazione nei quali convergono le risorsecomunitarie e nazionali e nei quali siprogrammano sia gli interventi gestitidirettamente sia quelli delegati ad enti territorialisub regionali come le comunità montane, leprovince e i consorzi di bonifica. Anche nelcaso della forestazione è ampio il ventaglio deisoggetti coinvolti nella gestione delle attività.Molto importante è il ruolo dei fondistrutturali dell’UE: a titolo di esempio, unaregione piccola come la Basilicata prevedeper il 1996 una spesa di circa 25 miliardi dilire38. Le risorse provenienti dalla gestione delsolo Reg. CEE 2080/92 rappresentano circaun terzo delle risorse complessivamenteimpegnate nelle attività di forestazione.Altro esempio è quello della regione Molise39

nella quale tutte le attività di forestazionesono cofinanziate dai fondi strutturali: siprevede la spesa di circa 13 miliardi di lire peril triennio 1994-96 nel Programma 2080/92,ed inoltre un investimento di circa 44 miliardinell’ambito del Programma OperativoPlurifondo (QCS 94/99). In questa regione sisegnala che, pur in presenza delle disponibilitàfinanziarie esaurite per impegni a fronte dellerichieste pervenute, la fase di attuazione èancora piuttosto lenta dipendendo da altrisoggetti e non direttamente dalla Regione.Le risorse disponibili per il periodo 1994 - 97relativamente al Reg. 2080/92 nelle regionidell’Obiettivo 1 sono state solo parzialmenteutilizzate.Nell’ambito dei rispettivi Programmi Operativi1994-99 alcune regioni del Mezzogiorno(Abruzzo, Basilicata, Molise, Puglia, Sicilia)

hanno previsto attività di rimboschimento per2.100 ettari e il risanamento boschi per19.300 ettari. Ma si tratta evidentemente diconsistenze irrisorie per un programma di 6anni di interventi. Per dare un’idea delladimensione relativa degli interventi bisognapensare che si tratta di una superficie inferiorealla metà di quella che statisticamente vienepercorsa dal fuoco nello stesso periodo neglistessi territori.

La gestione delle risorse idriche e la tuteladel suolo

A livello regionale, nell’ambito dei rispettiviQCS 94/99, sono previsti investimenti relativialla gestione delle risorse idriche anche se varilevato che le diverse tipologie di investimentiprevedono gestioni rigorosamente separate: daun lato i sistemi acquedottistici per uso potabilee la depurazione delle acque che afferisconoagli assessorati ai lavori pubblici e dall’altro lemisure per la distribuzione dell’acqua irriguache fanno capo agli assessorati all’agricoltura.Bisogna dire che la dimensione finanziariadegli interventi relativi al settore agricolo,cofinanziati da fondi strutturali UE, è da annimolto ridotta in quanto l’irrigazione vieneconsiderata prima di tutto un mezzo dellaproduzione in grado di moltiplicare laproduttività agricola e ciò non è accettabilenel contesto di una PAC che finanzia gliagricoltori purché non producano (set-aside).Probabilmente se l’irrigazione fosse consideratanon solo come fattore della produzione maanche come importante strumento di lotta aifenomeni della desertificazione sarebbepossibile destinare a questi investimenti risorsepiù consistenti.La superficie sulla quale si prevede di

43

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

37 Regione Molise, Campobasso, Assessorato all’Agricoltura,il censimento della risorsa pascolo è stato realizzatodall’Associazione Allevatori APA, Campobasso, in collabo-razione con GE.PRO.TER.

38 Piano di forestazione anno 1996, Dipartimento Agricolturae Foreste, Ecologia, Caccia e Pesca, Regione Basilicata,Potenza.

39 Assessorato Agricoltura e Foreste, Campobasso.

Page 43: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

realizzare interventi di irrigazione nell’areadell’Obiettivo 1 nel periodo 1994-99 è pari a30.950 ettari (di cui 4.100 ettari di nuovairrigazione). Le regioni che prevedono questiinterventi sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria,Campania (da sola 14.400 ettari), Molise eSicilia. Si tratta principalmente di interventidi ammodernamento di reti di distribuzionegià esistenti.Le regioni dell’Obiettivo 1, nell’ambito dellepolitiche agricole, prevedono investimentirivolti all’ambiente e alla difesa del suolo. Sitratta di interventi che fanno riferimentogeneralmente ad attività di forestazioneprotettiva (intese come difesa del suolo) neiPOP ed ad incentivi per un agricolturacompatibile ai sensi del Reg. 2078/92.Altre iniziative regionali si inseriscono nelcontesto della gestione delle risorse idriche edi difesa del suolo. La regione Campania, permigliorare la gestione delle risorse idriche, haimpostato un servizio di consulenza per larazionalizzazione dei consumi irrigui.Attualmente il servizio è stato attivato in 3

aree della regione dove si realizza la maggiorparte dell’irrigazione. La regione Siciliana40

vuole costituire un’agenzia per lo svilupposostenibile per l’area mediterranea che sipropone di promuovere la diffusione delleenergie rinnovabili e l’utilizzazione razionale ecompatibile con l’ambiente delle risorseidriche. L’agenzia vuole fornire servizi diformazione e informazione nonché promuovereil trasferimento di tecnologie per le PMI nelsettore dell’energia associata alle risorse idriche.Sempre in Sicilia sono state redatte 2 carte deisuoli a distanza di 20 anni e dal confrontodelle due è possibile evidenziare con nettezzail problema della desertificazione: soprattuttonella Sicilia centrale41. Nonostante ciò nonesiste in Regione un piano globale di difesadel suolo che tenga conto di questi aspetti.

44

Capitolo 3: Il degrado del territorio e i processi di desertificazione in Italia

40 Assessorato Industria, Palermo.

41 Regione Siciliana, Assessorato Territorio e Ambiente,Direzione urbanistica.

Page 44: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

L’Italia aderendo all’ UNCCD ed all’AnnessoIV del Nord Mediterraneo si è impegnata, inquanto paese colpito dalle desertificazione adelaborare, diffondere ed attuare un Piano diAzione Nazionale. Le “Linee Guida” quisinteticamente descritte, si prefiggono di costituirela base per la preparazione di detto Piano.Le Linee Guida ed il conseguente Piano sonoispirate alla individuazione di strategie edobiettivi che stimolino e riorientino, in modofunzionale agli scopi della lotta alladesertificazione, l’attività di istituzioni che giàdispongono del necessario bagaglio culturaleper affrontare i temi in questione.L’attuazione delle politiche delineate nellelinee guida, che verranno successivamentedettagliate ed elaborate attraverso un processopartecipativo nel Piano di Azione Nazionale,verrà necessariamente demandata allecompetenti amministrazioni territoriali e dibacino, usufruendo degli opportuni strumentifinanziari previsti nell’ambito delle politichenazionali e dell’Unione Europea.L’attuazione del Piano ricorrerà allaformulazione di patti territoriali e di accordivolontari finalizzati al raggiungimento diobiettivi strategici di lotta alla desertificazionecon il concorso delle realtà produttive, deiconsumatori, delle amministrazioni locali.Il valore aggiunto che il Piano Nazionale siprefigge di fornire è costituito dallasistematizzazione delle conoscenze,l’individuazione di priorità, definizione diruoli, facilitazione nell’accesso alle risorse,accessibilità a informazioni e conoscenze daparte di amministrazioni ed organizzazioninon governative.Il Piano Nazionale fornirà alleamministrazioni preposte alla gestione delterritorio gli orientamenti necessari ad attuarele politiche di lotta alla desertificazione nelcontesto di uno sviluppo sostenibile.

4.1 Completamento ed analisi delleconoscenze in materia didesertificazione

4.1.1 Sistematizzazione delle conoscenzegià disponibili

Numerose istituzioni scientifiche italiane hannorecentemente lavorato a progetti di ricercaattinenti il tema della desertificazione.Sono attualmente in corso, da parte delMinistero dell’ambiente, la costituzione di un“Osservatorio Nazionale sulla Desertificazione”e di un “Centro di Studi sui saperi tradizionalie locali”. Queste iniziative si prefiggono diavviare attività concrete per l’attuazione dellaConvenzione.L’Osservatorio Nazionale, che avrà sedepresso il parco Nazionale dell’Isola dell’Asinararealizzerà un censimento delle istituzioninazionali impegnate nella lotta alladesertificazione, da coinvolgere unitamente alleistituzioni preposte, per la definizione sia diattività di studio e monitoraggio che didiffusione di informazioni su opportunità dicreare partenariati internazionali per larealizzazione di progetti. L’Osservatorio hafornito un primo contributo alla sistematizzazionedelle conoscenze già disponibili, organizzandoun seminario internazionale sul tema degliIndicatori di desertificazione nel bacino delmediterraneo, che si è tenuto a Porto Torresdal 18 al 20 settembre 1998 con lacollaborazione del comune. Il seminario, lecui conclusioni sono riportate nell’Allegato 1,ha messo in evidenza, tra l’altro, la necessitàche le attività scientifiche escano dall’ambitoaccademico per porsi concretamente il problemadell’impiego pratico dei risultati sia a scopodivulgativo ed informativo che per lapianificazione degli interventi da parte degliamministratori politici.Il “Centro di Studi sui saperi tradizionali elocali” per combattere la desertificazione avrà

46

4 LINEE GUIDA PER IL PIANO DI AZIONE NAZIONALE

Page 45: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

sede a Matera e, avrà come obiettivo lo studioe la promozione delle tecnologie tradizionaliin agricoltura, nell’edilizia, nello smaltimentodei rifiuti ed in tutte quelle attività in cui èpossibile migliorare l’interazione fra uomo edambiente. Il Centro Studi ha organizzato incollaborazione con la regione Basilicata, alfine di realizzare uno scambio di esperienze edi conoscenze fra i paesi del bacino delMediterraneo, un Forum internazionale aMatera dal 29-31 ottobre le cui conclusionisono riportate nell’allegato 2. Il Centro Studisi prefigge tra l’altro, di catalogare ilpatrimonio di saperi tradizionali e locali inItalia e di realizzare in collaborazione conaltri partner un inventario che comprenda siai paesi della sponda nord che quelli dellasponda sud del bacino del Mediterraneo.

4.1.2 Completamento delle conoscenze emonitoraggio sullo stato deldegrado

L’allarme lanciato da tutte le Convenzioniglobali (Clima, Biodiversità, Ozono edultimamente Desertificazione) stenta aconcretizzarsi in azioni di valutazione emonitoraggio a livello nazionale. Non è infattisufficiente uniformarsi al coro che denunciarischi per l’ambiente globale; è irrimandabileormai la valutazione delle implicazioni sulterritorio nazionale attivando ed orientandocompetenze, conoscenze ed attività già attivenella comunità scientifica nazionale. Peraffrontare correttamente il degrado ambientale,gli squilibri degli ecosistemi terrestri e marinie l’inquinamento, occorrono studi, osservazionie ricerche scientifiche riguardanti la biosfera ele sue componenti. Le risorse primarie aria,acqua, suolo, flora e fauna sono infattirinnovabili solo se gestite correttamente. Atale scopo è necessario osservare le conseguenzesull’ambiente naturale degli attuali sistemi diproduzione e di consumo, al fine di valutarepossibili azioni di prevenzione necessarie persalvaguardare le residue risorse, restaurare learee compromesse e promuovere uno sviluppodi tipo sostenibile.

Nel caso della Lotta alla Desertificazione ènecessario istituire, attraverso strutture giàesistenti, un sistema permanente dimonitoraggio ambientale degli ecosistemiterrestri e marini e coordinato fra le diverseistituzioni di ricerca, coinvolte a vario titolonella tematica.Gli osservatori proposti, selezionati partendodal censimento delle istituzioni impegnatenella lotta alla desertificazione in Italia,dovranno avere il carattere di “antenne diricerca”, inserendosi nel contesto più generaledella sicurezza ambientale in riferimento alleconvenzioni delle NU.È opportuno che gli studi e le ricerche sulladesertificazione siano condotti, per avere ilmassimo di efficacia, in piena collaborazionecon le popolazioni delle aree interessate, chehanno la memoria storica delle trasformazioniintervenute e un’importante conoscenzaempirica del territorio considerato.In altri termini, gli osservatori devono favorirel’apporto delle comunità di base, e promuoverefin dall’inizio una partecipazione attiva daparte degli Enti locali e delle comunità umaneinteressate. Una definizione preliminare degliobiettivi e delle metodologie di lavoronecessari alla realizzazione delle “antenne diricerca” è riportata nell’allegato 6. Leconoscenze acquisite debbono rappresentare labase per una nuova valutazione e pianificazionedell'uso delle risorse a tutti i livelli.

4.2 Quadro di riferimentointernazionale per la lotta alladesertificazione

Il quadro di riferimento internazionale per lalotta alla desertificazione è costituito, oltre chedalla UNCCD, dalle direttive della ComunitàEuropea, dalle azioni di cooperazionebilaterale e dalle istituzioni di cooperazioneinternazionali multilaterali quali la GlobalEnvironmental Facility e la Banca Mondiale.A livello nazionale l’attuazione della UNCCDrichiede che le strategie di attuazione di

47

Capitolo 4: Linee guida per il piano di azione nazionale

Page 46: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

direttive comunitarie tengano adeguatamenteconto delle priorità espresse dalla Convenzione.Anche le azioni congiunte fra i Paesidell’Annesso Nord Mediterraneo possonoessere facilitate dall’attivazione di linee difinanziamento ed attività promosse dallaUnione Europea. L’azione congiunta dei PaesiMediterranei all’interno della Commissioneeuropea si dovrà prefiggere l’obbiettivo diriorientare gli interessi della Commissioneverso i rilevanti problemi del degrado delterritorio e della desertificazione.Nel contesto extraeuropeo è evidente lapriorità e l’urgenza dei problemi legati alladesertificazione nei Paesi dell’Africa. Lasituazione nell’area subsahariana impone lariattivazione di attività di cooperazione con ipaesi colpiti dai fenomeni di desertificazione.Gli interventi della Cooperazione allo SviluppoItaliana, che sono a carico del Ministero degliaffari esteri, sono stati inizialmente caratterizzatida un forte impulso dell’“Iniziativa Italiana nelSahel” che risale al 1982. Ad essa ha fattoseguito una costante serie di iniziative che hannoriguardato paesi diversi, anche se in prevalenzarivolte alla regione africana. Da ultimo,l'impegno finanziario della cooperazioneitaliana ha subito un’importante contrazionedi stanziamenti, a seguito di un riorientamentopiù specificamente mirato a taluni Paesi.Attualmente, con l’entrata in vigore dellaUNCCD, la cooperazione con i PVS prendel’avvio dai Piani di Azione Nazionale eRegionale anche al fine di evitare azioniimprontate da caratteristiche di estemporaneitào generate da esigenze estranee alle prioritàespresse dai paesi colpiti dalla desertificazione.L’attività di cooperazione bilaterale dovrànecessariamente affrontare con i partnersl’individuazione di priorità e strategie all’internodei rispettivi Piani Nazionali e Regionali.Sarà necessario che l’Italia studi misure cheassicurino la partecipazione tecnica, oltre chefinanziaria dell’Italia ai meccanismi del GEFe di altre istituzioni multilaterali.L’Italia si trova inoltre, in qualità di Paeseospite del Meccanismo Globale della UNCCD,nella posizione di creare e mantenere contatti

con questo importante organo dellaConvenzione.Al fine di rafforzare la partecipazione dell’Italiaai programmi di cooperazione multilaterale leattività Italiane di lotta alla desertificazionedovranno attivare linee di Cooperazione coiPVS per la conservazione e l’uso sostenibiledelle risorse ambientali attraverso intese traMinistero degli affari esteri, Ministerodell’ambiente ed altre amministrazioniinteressate alla realizzazione di casi di studio,interventi su aree colpite, interventi a favoredelle comunità locali, trasferimenti ditecnologie, attività di formazione tecnicoscientifica, valutazioni di impatto ambientaledi interventi.

4.3 Verifica ed adeguamento deiprogrammi di utilizzo delle risorseagroforestali ed idrogeologiche econtenimento dei fattori di rischio

I programmi di utilizzo delle risorse agroforestalied idrogeologiche andranno monitorati edadeguati in riferimento alle misure dicontenimento e di lotta alla desertificazione.Le iniziative da intraprendere, a supportodelle politiche ordinarie di intervento sulterritorio, per un’azione preventiva dicontenimento dei fenomeni di desertificazionesono di seguito sintetizzati:

A adeguamento della normativa sullaValutazione di Impatto Ambientale (VIA)relativamente ai progetti che possono avereimpatti negativi significativi che favorisconoi processi di desertificazione, in accordo conle direttive comunitarie;

A predisposizione a livello regionale delleprocedure di attuazione di norme volontarieinternazionali (ISO14000) e comunitarie(regolamento EMAS) di analisi degli impattisull’ambiente dei programmi e delle politichesettoriali che favoriscono i processi didesertificazione;

A promozione di misure per interventi diemergenza su settori o attività che

48

Capitolo 4: Linee guida per il piano di azione nazionale

Page 47: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

presentino gravi ed imminenti pericoli diinnesco di fenomeni di desertificazione;

A nel quadro di programmi già in corso sipotrebbero facilmente inserire azioni pilotadi lotta alla desertificazione, complementarie dotati di un certo grado di autonomia, perattività orientate alla soluzione dei problemipiù urgenti di degrado e desertificazione,alla formazione e alla ricerca applicata. Sipotrebbe così usufruire di tutti i vantaggiderivanti dalle strutture già esistenti eridurre considerevolmente i costi diintervento. Sulla base dei risultati conseguiti,sarebbe quindi possibile riorientareprogressivamente tutte le attività di sviluppoprecedentemente programmate.

4.4 Individuazione delle strategie perl’integrazione delle misure di lottaalla desertificazione in tutti isettori dell’attività umana

In tutti i Paesi la desertificazione e il degradodei suoli progrediscono di pari passoall’incremento demografico, l’accentramentonelle aree urbane e l’aumento della domandadi prodotti agricoli e di beni di consumo. Aseguito di questi fattori i sistemi tradizionali dicoltivazione e i centri rurali vengonoabbandonati e sostituiti con agglomeratimoderni e con nuovi metodi e politiche agricolebasate sulla monocoltura. La mutazione nellagestione tradizionale dello spazio provoca ladesertificazione, così la popolazione stessaviene ritenuta responsabile del processoconfondendo gli effetti con la causa.In realtà, popolazioni, sono obbligate aseguire questo modello dalle scelte economicoculturali e di sviluppo che costringonoall'abbandono dei metodi tradizionali diutilizzo del suolo e degli antichi modi di viverenei centri urbani storici. Se nei Paesi menoindustrializzati la distruzione del sistema agricolotradizionale è ancora in atto, in Italia ilprocesso può dirsi compiuto fin dagli anni ‘50e ‘60 con il trasferimento massiccio di quote

di lavoro dal settore primario al secondario,l’esodo dalle campagne e dai centri storici, lemigrazioni di popolazione dal sud alsettentrione del Paese.Lo sradicamento, la perdita o la ridefinizionedi ruolo di categorie portatrici di conoscenzecome gli anziani e le donne portatori diconoscenze hanno comportato undepauperamento di capacità di gestione dellerisorse e sapere tradizionale. Oggi il processodi degrado continua a causa dell’accentramentodemografico nelle città, lo spopolamento rurale,le pratiche edilizie non appropriate perlocalizzazione e qualità, i processi diurbanizzazione diffusa e di modernizzazioneincontrollata di tutto il territorio.Tuttavia le popolazioni delle regioni amaggiore rischio rimangono ancora la piùgrande risorsa culturale da schierare contro ildegrado del territorio perché il saperetradizionale, affinatosi proprio nelle condizioniambientali peculiari delle diverse aree, e lestrutture antiche intatte costituiscono unpatrimonio di conoscenze prezioso einsostituibile su come utilizzare, senza esaurirle,le potenzialità della natura.Sugli stessi principi si basano anche lestrategie di conservazione ed uso sostenibiledelle risorse di biodiversità, a conferma deilegami esistenti tra i principi, gli obiettivi e lestrategie di diverse Convenzioni Globali.Sul sapere locale e il coinvolgimento dellepopolazioni può basarsi una strategia integratadi lotta alla desertificazione. Essa deveprendere in considerazione l’obiettivo dirivedere, non solo nei paesi nonindustrializzati ma in ogni modello disviluppo, il ruolo privilegiato che vieneaffidato all’industria e alle concentrazioniurbane a detrimento dell’agricoltura e degliinsediamenti tradizionali. Infatti come recitala Convenzione il degrado dei suoli nonrappresenta un problema meramenteambientale, ma si lega a strategie fondamentalidi sviluppo economico. Una strategia efficacedeve quindi promuovere uno sforzo globale perconciliare sviluppo e tutela dell’ambienteprivilegiando il diritto delle comunità all’assetto

49

Capitolo 4: Linee guida per il piano di azione nazionale

Page 48: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

armonioso del territorio e alla qualità della vita.L’idea guida complessiva deve avere come asseportante la corretta gestione ambientale e lapartecipazione delle popolazioni con inparticolare il coinvolgimento di categorie comele donne custodi millenarie di una conservazioneattenta delle risorse e di saperi appropriati ailuoghi e alle tradizioni. Questo comporta:

a) nelle zone rurali considerare l'agricolturanon un semplice sistema di produzione maun’azione necessaria per la manutenzionedel territorio;

b) nelle aree urbane integrare ambiente e cittàe attuare piani di azioni per la realizzazionedell’insediamento umano sostenibile e dellagestione della città come ecosistema.

I programmi devono vertere su azioniinnovative nella gestione delle risorse suolo,acqua e energia. In particolare occorre:• dare nuovi indirizzi a quei finanziamenti

che, a seguito di attente verifiche, sonorisultati causa di distruzione di saperelocale, di incendi, di degrado dei suoli e ditrasformazioni dannose del paesaggio;

• favorire e promuovere i sistemi tradizionalidi produzione, di raccolta e di distribuzionedelle acque;

• favorire le pratiche tradizionali nellaorganizzazione della produzione per cicliintegrati;

• incentivare i programmi di autopoiesi esostenibilità del sistema urbano;

• promuovere i sistemi di integrazione tra isegmenti del ciclo urbano (produzione,consumo, smaltimento);

• favorire la partecipazione delle popolazionirivalutando in particolare il ruolo deglianziani, delle donne, dei bambini e deglistrati marginali e organizzando retiterritoriali tra i comuni, patti territoriali,comunità di bacino, parchi.

La logica del sapere locale e dell’assettotradizionale del territorio va riproposta cometutela e conservazione della qualità delpaesaggio tipico Mediterraneo e in nuoveforme e soluzioni per attuare:

A un nuovo ruolo globale e riproponibile deisistemi rurali tradizionali finalizzati alla

conservazione dei suoli e al risparmio dellerisorse, attività rese sostenibili grazie ancheall’integrazione di altre economie come ilturismo culturale e di scoperta, l’archeologiae la fruizione dell’ambiente con laconseguente proposta di riconversione inquesta direzione di metodi agricoli fattori didesertificazione e la rinaturizzazione di areestravolte dall'agricoltura industriale;

A nuovi cicli integrati di produzione,consumo e riciclo in area urbana con lavalorizzazione dei centri antichi e il riuso dimateriali e di tecniche costruttive tradizionalinelle nuove costruzioni, la proposizione dinuovi quartieri basati sul risparmio e usoappropriato delle risorse e la rinaturizzazionee trasformazione ambientale di areesottoposte alla desertificazione urbana oindustriale;

A la pianificazione territoriale, soprattuttoquella a livello comunale, all’interno di unapianificazione di aree più vaste (provinciali,regionali, nazionali) può rappresentare lostrumento fondamentale per la lotta alladesertificazione e per raggiungere i miglioririsultati economici e sociali. Infatti, ilcomune, attraverso il piano urbanisticocomunale può dettare norme e può esserel’artefice di azioni di recupero ambientale edi sviluppo socio-economico.

4.5 Programmi di educazione esensibilizzazione sui temi delladesertificazione

I programmi di educazione e sensibilizzazionesi devono prefiggere, oltre all’inserimento deltema della desertificazione e dellaconservazione del risorse nella didatticascolastica, in relazione alle realtà ambientali eculturali esistenti sul territorio, la modifica diconsumi e comportamenti che contribuisconoad originare fenomeni di degrado. Larealizzazione di campagne informative orientatein tal senso, che affrontino in modo integratotematiche globali e situazioni locali, dovranno

50

Capitolo 4: Linee guida per il piano di azione nazionale

Page 49: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

avvalersi dell’apporto delle Organizzazioni nonGovernative presenti sul territorio.Programmi sperimentali di formazione,finalizzati alla qualificazione di tecnicispecializzati nella conservazione delle risorseambientali, dovranno affrontare problematichedi livello nazionale ed internazionale, formandoanche tecnici per la cooperazione internazionale.Dovranno essere previsti, nell’ambito degliaccordi e degli strumenti finanziari dicooperazione, opportuni programmi diformazione per tecnici provenienti dai PVS.

4.6 Politiche e misure di prevenzione,riduzione del degrado delterritorio e promozione dellosviluppo sostenibile

Le politiche del territorio in generale e lapolitica agraria, turistica, urbanistica e dellosmaltimento dei rifiuti in particolare, assumonoun ruolo strategico per la sicurezza nazionalecontro il dissesto idro-geologico, gli incendi eper l’attuazione di misure di prevenzione eriduzione del degrado del territorio (difesa delsuolo, ecc.). Queste politiche sono attuabilisolo se affiancate da adeguate iniziative socialiche favoriscano la permanenza ed il ritornodelle popolazioni a presidio della collina edella montagna, per uno sviluppo sostenibiledelle attività produttive negli ambienti rurali.L’integrazione di più attività economiche(agriturismo o turismo rurale, artigianato,agroindustria, risanamento ambientale, riciclodella sostanza organica contenuta nei rifiuti) elo sviluppo di iniziative culturali e socialidovrà assicurare un adeguamento del redditoed un tenore di vita alle famiglie rurali piùadeguati rispetto ai bisogni attuali. Lepolitiche comunitarie in campo agricolo,enunciate nell’Agenda 2000, ed in materia digestione di rifiuti, esposte nella comunicazionedella Commissione COM(96)399final, puntanosu questo modello di sviluppo; il recepimentodi direttive comunitarie e l’applicazione deiregolamenti comunitari deve pertanto

coinvolgere attivamente le autorità nazionali eregionali, per garantire una più efficaceapplicazione di tali norme al contestoterritoriale di riferimento, attraverso specificistrumenti finanziari e coerenti atti legislativinazionali e regionali.Le attuali politiche andranno quindirafforzate, integrate ed orientate, nel rispettodelle specifiche peculiarità territoriali,utilizzando al meglio le conoscenze tecnico-scientifiche acquisite nell’ambito della rete diosservatori permanenti.Per dare forza a questo disegno, occorreràincentivare e supportare un modello disviluppo delle aree rurali, attraverso ladefinizione di programmi, di diverso livello, ingrado di individuare misure concrete diprevenzione e riduzione del degrado delterritorio, da incentivare e supportare. I livellidi intervento possono essere:

Macro livello con misure mirate di tipofiscale, incentivi economici e di sostegno alreddito rurale; riduzione di sussidi al prezzodei prodotti, con particolare riferimento alleproduzioni con impatto negativo sull’ambiente.I settori verso i quali occorre attivare erafforzare i sistemi di incentivo fiscale edeconomico sono:

A conservazione delle risorse naturali, delsuolo e delle acque;

A tutela delle coste e delle isole minori;

A riequilibrio e riqualificazione di eco-sistemie riserve naturali;

A gestione agro-forestale ecocompatibile;

A lotta agli incendi;

A gestione zootecnica ecocompatibile;

A recupero e valorizzazione delle zone internemediante la gestione integrata del territorio(agricoltura, industria, ambiente, areeurbane, ecc.);

A turismo sostenibile;

A impiego dei rifiuti biodegradabili nelcompostaggio;

A recupero di aree industriali minerarie.

51

Capitolo 4: Linee guida per il piano di azione nazionale

Page 50: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Sarebbe quindi auspicabile l’emanazione diun regolamento comunitario riguardante losviluppo rurale nell’ottica di quanto previstodall’Agenda 2000, in grado di prevedere efinanziare con maggiore organicità e semplicitàtutti gli interventi di ordine agro forestale didifesa del suolo, di utilizzo dei rifiuti organicie di uso delle acque realizzabili sul territorio.

Micro livello con la promozione e lavalorizzazione dei prodotti locali attraversocertificazioni di tipicità (Reg. 2081, 2082/92,ISO9000, ISO UNI EN45000) qualità,compatibilità ecologica (produzioni biologicheReg. 2092/91).

Meta livello con la promozione di attività diinformazione, sensibilizzazione ed educazioneambientale che coinvolgano le comunità localiin iniziative di promozione al “consumosostenibile”. La preparazione del Piano diAzione Nazionale deve costituire una primaoccasione di effettiva partecipazione a livellolocale, regionale e nazionale delle ONG, dellepopolazioni, sia uomini che donne, inparticolare dei produttori (agricoltori edallevatori utilizzatori delle risorse), delle loroorganizzazioni di categoria e delle piccole emedie imprese operanti nei diversi settoriproduttivi.

4.7 Valutazione degli effetti dellepossibili politiche e misure

L’attuazione del Piano di Azione Nazionaledovrà prevedere una fase di verifica dellepolitiche e delle misure attraverso un sistemadi rilevamento degli effetti riscontrabilisull’ambiente e nel tessuto socio-economico. Atal fine si ricorrerà all’individuazione diappositi indicatori di tendenza evolutiva(benchmark) che permettano di quantificaregli effetti osservati.Tale sistema di monitoraggio consentiràadeguamenti e correzioni delle politiche emisure sulla base di riscontri oggettivi. Ilmonitoraggio potrà essere realizzato dalla retedi “antenne di ricerca” in collaborazione con

altre Istituzioni territorialmente competenti(ARPA, Autorità di bacino).

4.8 Gestione dell’attuazione del Pianodi Azione Nazionale

Il Comitato Nazionale per la Lotta allaDesertificazione intraprenderà le iniziativenecessarie all’attuazione del Piano. Taliiniziative saranno volte all’attivazione diAmministrazioni regionali, provinciali ecomunali, delle comunità montane, delleAgenzie regionali di sviluppo agricolo, delleAutorità di bacino ed Istituti universitari suitemi della lotta alla desertificazione. LeAmministrazioni centrali, Ministeri, Enti diricerca, Osservatorio Nazionale costituirannoun riferimento di indirizzo tecnico politico asupporto delle iniziative territoriali.Saranno promossi accordi volontari e l’adozionedi norme volontarie (ISO14000 e regolamentoEMAS) nel settore produttivo e dei servizifinalizzati alla realizzazione di programmi disviluppo sostenibile.

4.9 Azioni di coordinamentoamministrativo

La complessità dei fenomeni e delle cause chedeterminano la desertificazione conduce adindividuare una pluralità di soggetticompetenti. Sulla base delle indicazioni offerte,appare evidente come debba svolgere un ruolofondamentale la pianificazione di bacino, ciòper le problematiche legate all'uso del suolo(deforestazione, agricoltura, urbanizzazione),per quelle legate all'uso dell'acqua e per gliaspetti connessi al sistema dei drenaggisuperficiali, al comportamento degli acquiferisotterranei, ecc. Di rilievo anche le attività dicontrollo del territorio (per la prevenzionedegli incendi e per gli interventi diemergenza, che chiama in causa le Regioni, laProtezione civile e gli Enti locali) e quelle

52

Capitolo 4: Linee guida per il piano di azione nazionale

Page 51: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

riconducibili al coordinamento e allastandardizzazione del patrimonio conoscitivo.Infine la realizzazione di specifici programmidi intervento (forestazione e rinaturazionesoprattutto) dovrebbe essere affidata ad Entilocali di varia natura (Province, ComunitàMontane, Consorzi di Bonifica - alla luceanche della recente sentenza della CorteCostituzionale in merito allo scioglimento deiConsorzi di Bonifica).Il problema, non nuovo, è quello delcoordinamento dei diversi filoni diprogrammazione, pianificazione, intervento.Per usare una formulazione schematica, anchequi sarebbe auspicabile un sistema cheprivilegiasse la logica della pianificazione aquella delle competenze, attraverso ladefinizione di strumenti (di piano appunto)alla cui elaborazione concorrano più soggetti,portatori di diversi interessi e competenze.Quindi l'indirizzo del Governo potrebbeconcretizzarsi attraverso (con specifico attoanticipato dalla comunicazione o dal piano diazione) l'individuazione di strumenti ad hocche le amministrazioni competentidovrebbero assumere (ad esempio piani

stralcio specifici a carico di Autorità di bacinoe Regioni). In coerenza con le leggi vigenti econ il nuovo ed imminente Testo Unico sulleacque, occorrerebbe dare impulso ad una verae moderna pianificazione degli usi dellarisorsa acqua oggi quasi inesistente o, almenocondotta in un quadro di fabbisogni di fatto(ed erroneamente) non “negoziabili” in unquadro di compatibilità e di regole oggisostanzialmente assenti.Più complessa, ovviamente è la questionedelle azioni di coordinamento, se riferita aiproblemi legati al “modello di sviluppo”. Conquesto termine si intende tutto il complessodelle scelte anche di politica economica, partendodalla considerazione che desertificazione fisicae desertificazione sociale vanno spesso di paripasso. Pensare ai processi di smaterializzazionedell’economia e alla necessità di nuovimodelli di sviluppo da adottare nelle areesensibili del Mezzogiorno e del Mediterraneo,comporta una forma di coordinamento altocon altri momenti ed Organismi protagonistidel processo di formazione delle scelte dipolitica economica, dell’occupazione, ecc.

53

Capitolo 4: Linee guida per il piano di azione nazionale

Page 52: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

5.1 Cooperazione bilaterale

Le azioni italiane a livello bilaterale volte adaffrontare il fenomeno di desertificazionerientrano, da oltre un decennio, fra quelleintraprese attraverso il programma diCooperazione allo Sviluppo del Ministerodegli affari esteri.È del 1982 la prima “Iniziativa Italiana nelSahel”, approvata dal Parlamento Italiano,che usufruiva di uno stanziamento di 500milioni di USD (dollari USA).Successivamente tra il 1987 e il 1997 sonostati promossi numerosi altri interventi per unammontare complessivo di 935 milioni diUSD “a dono” per la maggior parte voltiall'Africa Subsahariana (circa l’82%), sui temidella salvaguardia ambientale, delladesertificazione e della siccità.L’Italia, pur salvaguardando le peculiarità del

carattere bilaterale di tali iniziative, si prefiggedi operare in armonia e coordinamento conquei programmi internazionali attuati daorganismi e fondi internazionali ai quali ilnostro Paese partecipa, valorizzando così ilproprio operato, ed in particolare con quelleiniziative finanziate sul canale multi bilaterale,quale ad esempio l’appoggio al CILSS, ilprogramma AGRHIMET ecc. Per maggioriinformazioni si rimanda alla relazioneriportata nell’allegato 7.

5.2 Cooperazione multilaterale

Unione Europea

A livello comunitario l’Italia entra nelle varieiniziative intraprese dalla UE per la tuteladell’ambiente.Numerosi programmi comunitari infattipromuovono e finanziano azioni voltespecificamente alla lotta alla desertificazioneoppure a quei settori ad essa strettamente

connessi (gestione risorse idriche, degrado delsuolo, foreste, cambiamenti climatici ecc.).Nel 1997 sono stati finanziati progetti per unimporto totale di 15 milioni di ECUnell’ambito di un regolamento adottatonell'aprile ‘97 dal Consiglio, con il quale sifornisce una base giuridica alle azioni svolte nelquadro della linea di bilancio B7-6200“Ambiente nei paesi in via di sviluppo”42. Comedetto sopra, vengono già da tempo sostenuteazioni volte alla lotta alla desertificazioneattraverso il finanziamento di progettipresentati da gruppi di partners europeinell’ambito sia dei vari “programmi di ricercae sviluppo scientifico e tecnologico”, sia di altriprogrammi specifici, lanciati dallaCommissione Europea, quali per esempioLIFE e RECITE, e gestiti da differentiDirezioni Generali (DG).

La DGXI (Ambiente, Sicurezza Nucleare eProtezione Civile) ha lanciato nel periodo ‘92-’95 il programma LIFE attraverso il quale siincoraggiava l’adozione di misure volte sia allaprotezione del suolo da minacce quali gliincendi e la desertificazione, sia all’assistenza aiPaesi terzi nelle emergenze ecologiche.

La DGXII (Scienza, Ricerca e Sviluppo) si èmossa incoraggiando la ricerca sulladesertificazione nell’ambito di vari programmi,già dal 1991. Per sommi capi:

a) l’obiettivo del programma “Avicenne” (1991)era quello di esplorare le possibilità dicooperazione scientifica e tecnologica tra laComunità e i Paesi terzi del Mediterraneonelle aree della protezione dell’ambiente edella salute, favorendo azioni relative allalotta alla desertificazione delle zonemediterranee relativamente ad estensione,dinamiche, impatto regionale e controllo;

b) nel “Terzo programma quadro di ricerca e

54

5 RISORSE FINANZIARIE E TRASFERIMENTO DI TECNOLOGIE DEDICATEALLA LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

42 DIPCO, Bollettino della Cooperazione, MAE, N. 15, 22.4.98

Page 53: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

sviluppo tecnologico - III PQ”, (1990-94),la desertificazione viene trattata, fra le variearee del settore dedicato all'ambiente e allaqualità della vita, in maniera esplicita sottoquella relativa ai “rischi tecnologici enaturali” - anche qui per l’areamediterranea - per “valutare le causeumane e naturali nonché i meccanismi e gliimpatti della diffusione delladesertificazione”. La ricerca vieneincoraggiata per conoscerne “la storia, lecause e le conseguenze”. Più in generale,sempre nel III PQ, la desertificazione etemi connessi vengono tenuti inconsiderazione nel settore recante il titolo“Gestione delle Risorse Naturali” cheprevedeva un sub-settore dedicatoall’agricoltura e alla ricerca agro-industriale. (ECU 377);

c) nel “Quarto programma quadro di ricerca esviluppo tecnologico - IVPQ”, (1994-98),suddiviso in “linee di attività”, ladesertificazione trova spazio nella “primaattività” dedicata alla ricerca vera e propriae ai programmi dimostrativi, e in particolarenei programmi “Ambiente e Clima”,“Scienze e tecnologie della vita - Agricolturae pesca (che include fra i suoi argomenti:agro-industrie, tecnologie alimentari,forestazione, acquacoltura e svilupporurale)” nonché acute in alcune azioni delprogramma “Cooperazione con paesi terzi eorganismi internazionali - INCO”.

L’uso del telerilevamento aerospaziale per lasorveglianza sulla desertificazione è inveceoggetto di una delle attività del “CentroComune di Ricerca” (CCR) dellaCommissione Europea. Il CCR ha intrapresoun programma di ricerca, sviluppotecnologico e dimostrazione in connessionecon il sopra citato programma della DGXII“Ambiente e Clima” nel periodo 1995-98,volto a supportare le attività regolamentaridella Comunità nel generale quadro dellapolitica ambientale.

La DG XIII (Telecomunicazione,Informazione e Sfruttamento della Ricerca) hafinanziato nel periodo 1995-97 un programma

denominato “Società dell’Informazione” eall’interno di questo un sottoprogrammacosiddetto “G7-Ambiente”, per laconnessione e integrazione dei databaseesistenti in materia di ambiente e risorsenaturali. Il gruppo di esperti, coordinato dagliUSA, doveva in particolare favorire lo scambiodi dati e informazioni su questioni specifichecomuni ai Paesi sviluppati e a quelli in via disviluppo. Fra tali questioni, oltre aicambiamenti climatici, alla biodiversità ed altrifenomeni globali, anche la desertificazione èstata considerata quale tema di cooperazionefra i governi. Da tale processo è scaturito unprogetto pilota relativo alla “Gestionedell’Ambiente e delle Risorse Naturali”, i cuirisultati a lungo termine consisteranno in unabiblioteca virtuale di dati e informazioniglobali esistenti su siti elettronici accessibili dareti elettroniche, quale base per una successivaintegrazione virtuale di dati provenienti daun’ampia gamma di fonti.

La DGVIII (Sviluppo) ha lanciato nel periodo1997-99 un programma denominato “Misureambientali nei paesi in via di sviluppo”, conl’obiettivo di fornire assistenza e competenzatecnica per aiutare le popolazioni dei PVS adintegrare i concetti di protezione ambientale edi sviluppo sostenibile nelle loro vitaquotidiana. Il programma si propone fral’altro di migliorare le pratiche diconservazione del suolo e gestione agricola,nonché quelle di allevamento, silvicoltura elotta alla desertificazione.

La DGXVI (Politiche Regionali e Coesione)con il programma “Fondo di SviluppoRegionale - Terra” del periodo 1995-98, hainteso rafforzare la coesione economica esociale nonché promuovere lo svilupposostenibile attraverso l’introduzione di unarete di cooperazione nell’Unione Europea,per condurre progetti pilota in e tra areeparticolarmente vulnerabili per specifichecaratteristiche geografiche e/o strutturali, efra queste quelle soggette a erosione odesertificazione.

La DG I B (Relazioni Esterne) si avvale delProgramma “MEDA”, che rappresenta lo

55

Capitolo 5: Risorse finanziarie e trasferimento di tecnologie dedicate alla lotta alla desertificazione nei Paesi in Via di Sviluppo

Page 54: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

strumento finanziario principale della UE perla realizzazione del Partenariato Euro-Mediterraneo, e copre, con 4.685 milioni diECU, il periodo 1995-99 (anche la BEIprevede l’impegno di una somma equivalenteattraverso dei prestiti ai Paesi della sponda suddel Mediterraneo). Fra le iniziativeincoraggiate da tale partenariato, sottol'aspetto della lotta alla desertificazione, sonoda menzionare quelle aventi per obiettivol’appoggio al migliore equilibrio socio-economico, attraverso interventi relativi alleacque negli ambienti rurali e allo svilupporurale integrato connesso alla gestione dellerisorse naturali, ai quali sono destinatirispettivamente circa 40 e 28 milioni di ECU.Nello SMAP (“Short and Medium-termPriority Environmental Action Programme”del suddetto Partenariato Euro-Mediterraneo)sono riconosciuti come campi di azioneprioritaria la gestione integrata delle acque,per combattere fra l’altro il degrado del suolo,e la lotta alla desertificazione, in favore dellabiodiversità e della sostenibilità dellaproduzione di beni basilari per la vita umana.Le misure di supporto vanno dalla diffusionee scambio delle conoscenze e delleinformazioni in campo ambientale nellapopolazione e tra i decisori politici, allaformazione e addestramento, daltrasferimento di tecnologie e know-how allaindividuazione di indicatori di sviluppo e almonitoraggio ambientale. In tal senso,durante la Euro-Mediterranean MinisterialConference on the Environment43, è statoapprovato l’Annex A “Key Note Paper onCombatting Desertification”, che mette inluce il bisogno di politiche efficienti cheevitino duplicazioni, facciano il miglior usodelle risorse disponibili e generino appropriatasinergia; tale annesso, inoltre, identifica nelloSMAP lo strumento finanziario atto asostenere le azioni da portare avanti.

La DGVI (Agricoltura e Sviluppo Rurale) hafinanziato nel tempo numerosi progettiattinenti alla desertificazione attivando azioni

sia di ricerca sia di sviluppo tecnologico,azioni concertate e progetti dimostrativi. Sonoin particolare da menzionare i programmiAIR e FAIR, sviluppati insieme alle DGXII(v. sopra) e DGXIV (Pesca), sulla produzioneprimaria e le tecniche di produzione conparticolare attenzione alla protezionedell’ambiente, all’uso sostenibile delle risorse.In particolare sono stati oggetto di studio ladiversificazione della produzione, leinterazioni agricoltura-ambiente, l’interazioneforestazione-ambiente, la nutrizione el’irrigazione, la genetica, il monitoraggio.

Altri Organismi

L’Italia contribuisce in maniera rilevante aiprogrammi, in vario modo indirizzati allaquestione desertificazione, sia delle diverseagenzie delle Nazioni Unite sia di rilevantiistituzioni finanziarie internazionali.Tra le prime sono da annoverare quelle chetrattano problematiche relativeall’alimentazione, all’agricoltura, alla sanità eal clima globale, quali la FAO, l’IFAD, WMO,WHO ed UNEP.Al secondo gruppo appartengono istituzioniquali la Banca Mondiale (World Bank, BM),la Global Environmental Facility (GEF),nonché la già citata Banca Europea degliInvestimenti (BEI).Al fine di creare utili sinergie, appare auspicabileuna costante armonizzazione tra le iniziative dicarattere bilaterale (Vedi 5.1) con quelle di ordinemultilaterale attuate dall'Italia. Ciò non solo avantaggio dei cosiddetti “recipient countries” (inquesto caso la sponda sud del Mediterraneo), maanche nell’interesse delle istituzioni italiane(pubbliche e private) impegnate nelle varie formedi “partenariato” (ricerca, applicazione,“capacity building”, “joint ventures”, ecc.).La Convenzione delle Nazioni Unite diBarcellona al suo nono incontro delle PartiContraenti44 ha approvato, e la Conferenzadei Plenipotenziari45 ha adottato l’Annex X

56

Capitolo 5: Risorse finanziarie e trasferimento di tecnologie dedicate alla lotta alla desertificazione nei Paesi in Via di Sviluppo

43 28 novembre 1997, Helsinki

44 Barcellona, 5-8 giugno 199545 Barcellona,9-10 giugno 1995

Page 55: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

“Priority Fields of Activities for the Environmentand Development in the MediterraneanBasin” (1996-2005). In esso è contenuto ilParagrafo 2.3 “The fight against erosion anddesertification” che impegna le parti a:“promuovere misure contro l’erosione e ladesertificazione; promuovere l’implementazionedella Convenzione sulla Desertificazione”.

5.3 Azioni delle ONG italiane nellalotta alla desertificazione

La desertificazione di aree sempre più estesedel nostro pianeta e le molteplici cause che lagenerano, rappresentano l’esempio piùevidente della necessità di porre in essere unnuovo e complessivo paradigma pergovernare i processi di sviluppo nel prossimofuturo. Ne ha discusso a Roma la PrimaConferenza delle Parti (COP1) allaConvenzione delle Nazioni Unite per la lottaalla desertificazione (UNCCD), di cui l’Italia èparte a tutti gli effetti. Di questi problemi neha discusso anche il Forum non governativo,formato dalle Organizzazioni Non Governative(ONG), il quale ha interloquito con laConferenza a livello di partner e non comesemplice osservatore.L’Italia dopo la ratifica della UNCCD èvincolata a rispettare gli obblighi imposti daquesto trattato internazionale, rispetto alruolo delle ONG nell’elaborazione enell’attuazione dei programmi di azione. Èquesto per le ONG italiane un nuovo puntodi partenza, che si innesta su un’esperienzagià significativa, all’estero attraverso i progettidi sviluppo e anche in Italia attraverso iprogetti di educazione allo sviluppo.A livello internazionale, europeo e nazionaleesiste un quadro programmatico di politicheatte a favorire gli impegni diretti nel settoredella lotta alla desertificazione che, perquanto riguarda le ONG italiane riconosciuteidonee, è destinatario di significativi contributipubblici per l’aiuto allo sviluppo. Proprio leONG, infatti, in ragione della loro diversità,

delle loro specifiche competenze acquisite edella loro capacità di radicarsi sul territorio, dicoinvolgere la società civile, di diffondere leinformazioni e i risultati di esperienzepertinenti presso l’opinione pubblica e gruppidi destinatari vari (scuole, associazioni, entilocali, mass media, ecc.) rappresentano ungruppo di attori importante che intervienedirettamente sul campo in collaborazione conle comunità locali, così come nell’ambito dellacooperazione decentrata, non va dimenticatoil ruolo che le ONG svolgono con gli entilocali (Regioni, Provincie e Comuni) nellaprogettazione e la realizzazione di micro-programmi che per la loro valenzafavoriscono la solidarietà internazionaleattraverso un approccio che va dal basso versol’alto (bottom-up approach).Di fronte ai processi di globalizzazione checondizionano sempre di più le istituzioniinternazionali e i governi ad adottare politicheche mettono in pericolo la democrazia,l'ambiente e la solidarietà, le ONG italianesvolgono anche numerose attività di pressione(lobbying) sulle istituzioni. Nel campo specificodella desertificazione, le ONG italianepartecipano alle attività della Rete internazionaledelle ONG contro la desertificazione (RIOD).Questa rete internazionale che ha sede a Nairobipresso il Centre de liaison pour l’environmentinternational (CLEI/ELCI) è nata nel 1994nell’ambito dei lavori preparatori allaConvenzione, raggruppa delle ONG di tuttoil mondo impegnate nella lotta alladesertificazione e serve di piattaforma diinformazione, di comunicazione ed’interscambio tra i suoi membri.A livello nazionale, con decreto dellaPresidenza del Consiglio, è stato istituito il 27settembre 1997 il Comitato nazionale per lalotta alla siccità/desertificazione nel qualesono rappresentate anche le ONG italiane. Sutale base e in modo di portare un lorocontributo concreto all’elaborazione eall’attuazione del programma di azionenazionale, le ONG italiane stanno studiandocome sia nei fori competenti sia nell’ambitodelle loro attività di solidarietà internazionale

57

Capitolo 5: Risorse finanziarie e trasferimento di tecnologie dedicate alla lotta alla desertificazione nei Paesi in Via di Sviluppo

Page 56: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

valorizzare e incrementare loro iniziativeprogettuali e di formazione/informazione/coinvolgimento della società civile.

5.4 La cooperazione decentrata

Il ruolo delle autorità locali e lo svilupposostenibile

Dall’UNCED in poi le strategie per losviluppo sostenibile riconoscono alle autoritàlocali un ruolo fondamentalenell’implementazione delle suddette, per laloro peculiarità di essere i soggetti istituzionalipiù vicini ai cittadini e alle loro problematiche,secondo l’ormai noto approccio “pensareglobalmente agire localmente”. In particolarela UNCCD identifica, tra i poteri pubblici aidifferenti livelli, le autorità locali quali soggettiche garantiscono il coordinamento della societàcivile e un approccio partecipativo dal basso.

Il Mediterraneo

Il Mediterraneo ha visto, in questi ultimi anni,svilupparsi molteplici attività di cooperazionetra autorità locali, attraverso la promozione diprogetti, reti e coordinamenti. Tra queste quellerivolte ad affrontare le tematiche ambientalihanno ricevuto un sostegno particolare da parte

di Programmi comunitari (Med Urbs e LIFEPaesi Terzi) e multilaterali (Metap).Quest’ultimo Programma sostieneMEDCITIES, l’unica rete permanente, cheraggruppa 26 città del bacino. Il ProgrammaMEDA, lanciato dalla Commissione Europea,ribadisce il ruolo delle autorità locali, anchenelle azioni in campo ambientale.

Lo specifico desertificazione

Le autorità locali sarebbero chiamate a svolgereil proprio ruolo, in particolare, nell’affrontare ilnodo flussi migratori e degrado ambientale.

Sindaci contro la desertificazione

Su iniziativa del Segretariato dell’UNCCD, incollaborazione con IFAD, il Comune di Romaha organizzato, nell’ottobre 1997, il primoForum dei Sindaci contro la Desertificazione. Inquella sede è stata approvata la Dichiarazione diRoma sulle grandi città e la desertificazione, cheimpegna i Sindaci a promuovere iniziativepolitiche e progetti concreti volti “alla ricerca disoluzioni che rendano più efficace la lotta in corso alladesertificazione”. Le città costituiscono infatti laprima destinazione di chi abbandona le areerurali e, quasi mai, sono attrezzate agovernare questi flussi e offrire adeguataaccoglienza. Ai flussi migratori risultanoquindi associati sia fenomeni di degrado dellearee urbane che rurali.

58

Capitolo 5: Risorse finanziarie e trasferimento di tecnologie dedicate alla lotta alla desertificazione nei Paesi in Via di Sviluppo

Page 57: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

La UNCCD attribuisce alla ricerca importanzafondamentale nella lotta alla desertificazione. Laconvenzione, allo scopo di vagliare epromuovere attività di ricerca ha istituito unapposito Comitato per la Scienza e laTecnologia che svolge un ruolo di consigliere neiconfronti della Conferenza delle Parti a cui sonodemandate tutte le decisioni. La convenzionesottolinea che la ricerca deve sia incrementare leattuali conoscenze, sia valorizzare le conoscenzetradizionali nel rispetto della legittima proprietàintellettuale. La ricerca deve inoltre promuoverescambi di conoscenze tra istituzioni nazionali,regionali ed internazionali. La Conferenza delleParti, a fronte dei propositi enunciatinell’articolo 17, ha dato mandato all’UNEP direalizzare un inventario delle istituzioniimpegnate in attività di lotta alladesertificazione. Tale inventario costituirà labase per la costituzione di una rete di istituzioniche cooperino attivamente. L’Italia è presentenel panorama internazionale con istituzioniimpegnate in vari settori della ricerca. Sebbenesia difficile scindere le attività di ricerca fraattività osservative, di valutazione e di propostadi intervento in quanto spesso le attività sioccupano contemporaneamente di questi aspettipuò risultare più valido ai fini espositivi unatrattazione distinta di queste tre componenti.

6.1 Monitoraggio, osservazioni emisure

Le attività osservative costituiscono la baseimprescindibile da cui ogni valutazione devetrarre origine. Particolarmente attive in questosettore sono state l’Università di Basilicata,l’Università di Sassari, l’Università dellaTuscia, il Centro Studio per l’Applicazionedell’Informatica in Agricoltura (CeSIA), ed ilCentro di Telerilevamento del Mediterraneo,Palermo (CTM) con programmi di livellointernazionale.Manca attualmente una forma dicoordinamento che costituisca la premessa diun sistema di osservazioni su base nazionale.

La promozione di tale coordinamento è fra gliscopi che hanno portato all’istituzionedell’Osservatorio Nazionale sulladesertificazione. La realizzazione di una talerete si dovrà avvalere del coordinamentodell’ANPA che in sinergia con le ARPA potràattivare risorse e competenze. Il sistema diosservazione del fenomeno desertificazionevedrà l’Osservatorio Nazionale di PortoTorres coordinare le proprie attività con ilSistema Informativo Nazionale sull’Ambiente(SINA c/o ANPA) attraverso i CentriTematici Nazionali (CTN) istituiti dall’ANPA:Suoli e Siti Contaminati, Atmosfera, Clima edEmissioni e Conservazione della Natura.

6.2 Valutazioni

Per affrontare le problematiche legateall’erosione del suolo, da un punto di vistascientifico sono stati sviluppati modellimatematici che si distinguono essenzialmenteper tipologia (modelli concettuali; modellidistribuiti) e per ampiezza della scala diinteresse (locale o regionale).Di recente si stanno mettendo a puntomodelli idrologici alquanto complessi conl’obiettivo di migliorare le conoscenze suiprocessi di intenso degrado del suolo, dideterminare l’impatto di variazioni climaticheo attività antropiche su questi sistemidegradati e di identificare metodologie estrategie per mitigare questi fenomeni didegrado. Si tratta di modelli di tipo distribuitosviluppati essenzialmente con riferimento alben noto modello idrologico “SHE” edopportunamente modificati in modo cherisulti migliorata l’interazione dinamica fra isingoli processi simulati e per consentire unaloro applicazione a scala di bacino, per tenereconto di fenomeni erosivi del suolo e dicambiamenti di utilizzo del territorio e perutilizzare in modo ottimale le informazioniricavate tramite tecniche di remote sensing emodelli orografici digitali. In questo ambito, il

60

6 LA RICERCA SULLA DESERTIFICAZIONE E I SUOI EFFETTI

Page 58: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

bacino idrografico del fiume Agri in Basilicataè stato scelto dalla CEE come “bacinocampione” in cui analizzare con maggioredettaglio i problemi di degrado del territorio.Tuttavia, per una accurata fase di calibrazionedi questi modelli è richiesta la raccolta di unanotevole mole di dati da determinare consufficiente precisione. Pertanto, la qualità equantità dei dati di input sono requisitifondamentali per una corretta applicazione diquesti modelli a situazioni di pratico interesse.Particolarmente critica risulta inoltre lasuccessiva fase di validazione che, condottacon la tecnica denominata “blind validation”,richiede la conoscenza di adeguate seriestoriche delle portate.La modellistica climatica ha un ruolorilevante nella valutazione di possibili scenarifinalizzati alla individuazione di strategie dimitigazione dei fenomeni di degrado. Nelladefinizione di periodi siccitosi la variabilefondamentale è la precipitazione. Per esempionel periodo invernale esteso la precipitazionesul Mediterraneo é legata al passaggio difronti provenienti dall'Atlantico; è evidentecome lo spostamento più a nord dei cicloniche nascono nell'Atlantico arrivando sulcontinente europeo influisca pesantementesulle precipitazioni nel Mediterraneo. Quindiun primo contributo è lo studio della variabilitàdella precipitazione e del legame con lavariabilità della circolazione atmosfericaMediterranea ed Atlantica. Questopermetterebbe non solo di individuare le fortianomalie (eventi estremi) del campo diprecipitazioni nel tempo, ma probabilmente diconnetterle alla dinamica dell’atmosfera.L’identificazione delle relazioni dinamiche trafenomeni atmosferici a larga scala e/o allamesoscala (area Mediterranea) e leprecipitazioni permetterebbe un aumento dipredicibilità sia da un punto di vistameteorologico che climatico. Questocostituirebbe un importante ausilio per lagestione del territorio e la programmazionedelle risorse idriche.

6.3 Censimento delle attività

Sono numerose in Italia le istituzioni diricerca che trattano temi collegati con ladesertificazione e che fanno capo alleamministrazioni pubbliche: le Università, ilConsiglio Nazionale delle Ricerche (CNR),l’ENEA e gli Istituti Sperimentali delMinistero per le Politiche Agricole (MIPA).Nell’ambito della ricerca le competenze inmaterie attinenti alla desertificazione sonomolto parcellizzate e si è riscontrata ancheuna conoscenza parziale da parte dei gruppidi ricercatori rispetto le attività realizzate daaltri gruppi omogenei per tematica di ricerca.Più ancora che in altri contesti nel settoredella ricerca è avvertibile la necessità di uncoordinamento ed una contestualizzazionedelle attività realizzate.Qui sono descritte sinteticamente, ripartiteper grandi temi omogenei, le ricerche svoltedagli Istituti di ricerca pubblici italiani. Perl’ampiezza dei temi, il numero degli Istituti, loscarso raccordo tra ricercatori sul medesimotema, l’elencazione che qui viene propostanon potrà essere completa ma deve essereconsiderata come indicativa.Si è trascurata, in questa sede, la descrizionedelle attività di ricerca che molte universitàitaliane stanno conducendo sul tema nell’ambitodei progetti finanziati dalla UE. Si è datospazio viceversa alle attività di ricercarealizzate indipendentemente da questa fontefinanziaria.Come ambiti tematici omogenei sono staticonsiderati il clima, gli effetti della scarsità diprecipitazioni, delle attività agricole ezootecniche, della salinizzazione e degliincendi.

Clima

L’ENEA46 ha fornito il supporto tecnico alMinistero dell’ambiente durante le trattativeper la ratifica della Convenzione sulladesertificazione, ed effettuato studi sugliscenari climatici futuri, attività sperimentali emodellistiche.

61

Capitolo 6: La ricerca sulla desertificazione e i suoi effetti

Page 59: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

In ambito climatologico, un Istituto delCNR47, studia i processi tendenziali nel bacinodel Mediterraneo rapportandoli adapplicazioni al suolo (costruzione di indicivegetazionali ed altri indici correlati allapresenza dell’acqua) utilizzando sensoriAVHRR da satelliti polari serie NOAA eriportando i dati elaborati su GIS. Leapplicazioni sono quelle del monitoraggio diaree territoriali ampie per la definizione ditrend dei valori degli indici rilevati.

Scarsità di precipitazioni

Numerose ricerche sono state condotte suglieffetti della scarsità di precipitazioni e quindisulla dinamica del trasporto dei solidi. Sitratta di ricerche generalmente condotte dallefacoltà di Ingegneria e Agraria.Nel comparto dell’idrologia fisica ricordiamole Università della Basilicata48 e di Firenze49 edi Napoli50 mentre in quello dei minimideflussi sono impegnate le Università diGenova51, di Salerno52, di Milano53 e ancoradella Basilicata54.L’Università di Torino55 ha fornito assistenzatecnica al Ministero dell’ambiente per laConvenzione sulla desertificazione. Per conto diquesto ministero sta realizzando uno studio difattibilità sul complesso di interventi chepotrebbero essere realizzati per fronteggiare ilproblema. In generale gli aspetti di ricercariguardano gli stress subìti dalle piante, siaagrarie che forestali, in presenza di siccità dilungo periodo.Sui fattori di degrado della risorsa suolonumerosi studi sono stati compiutidall’Università di Torino56.Il fenomeno dell’erosione dei suoli è studiatoin Italia in numerosi istituti di ricerca: adesempio in Sicilia le Università di Palermo57 eCatania58, mentre in Toscana abbiamo istitutiuniversitari59, del CNR60 del MIPA61 edell’ENEA 62.Da segnalare in Campania le attività di unistituto CNR63 che studia le relazioni traefficiente uso dell’irrigazione, salinitàsecondaria dovuta all’irrigazione emicromorfologia del suolo.

Attività agricole e zootecniche

L’Università di Sassari64 ha realizzato alcunistudi commissionati dalla regione Sardegnanell’ambito del Progetto ambiente che prevedela realizzazione di interventi strutturaliconcertati con ricerche. I temi trattati fannoriferimento all’impatto delle attivitàagropastorali e quindi alla tematica delladegradazione del pascolo che può condurrealla desertificazione.L’Università di Viterbo65 ha approfondito glieffetti della siccità di lungo periodo dal puntodi vista biochimico.L’Università di Bari66 si è interessata delladinamica dei fenomeni di degrado nelle zoneagricole marginali.In particolare l’ENEA67 sta affrontando iltema della gestione sostenibiledell’allevamento di camelidi sud americaninell’ecosistema andino (lama, alpaca,vigogna).

62

Capitolo 6: La ricerca sulla desertificazione e i suoi effetti

46 Centro Ricerche Casaccia, Divisione Ambiente Globale eMediterraneo, Roma.

47 Istituto di metodologie avanzate di analisi ambientale,Potenza.

48 Dipartimento Ingegneria Fisica dell’Ambiente, Potenza.49 Dipartimento di Ingegneria Civile.50 Facoltà di Agraria, Istituto di Idraulica, Portici.51 Istituto di Idraulica, Genova.52 Dipartimento di Ingegneria Civile.53 Politecnico - Ingegneria civile e ambientale.54 Dipartimento Ingegneria Fisica dell’Ambiente, Potenza.55 Dipartimento per la valorizzazione e protezione delle risor-

se agricole e forestali - Patologia Vegetale.56 Facoltà di Scienze Forestali, istituto di idraulica agraria.57 Facoltà di ingegneria.58 Facoltà di ingegneria.59 Facoltà di Agraria, Istituto di Agronomia, Firenze.60 IATA e CNR-Istituto per la chimica del terreno, Firenze.61 Istituto Sperimentale Studio e Difesa del Suolo, Firenze.62 Dipartimenti Ambiente ed Innovazione.63 ISPAIM, Istituto per lo studio dei problemi agronomici e

dell’irrigazione nel Mezzogiorno, Ercolano (NA).64 Istituto di zootecnia.65 "La Tuscia", Facoltà di Agraria.66 Facoltà di Agraria, Istituto di Agronomia Generale.

Page 60: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Salinizzazione

L’Università di Palermo conduce da annistudi sui fenomeni di desertificazione dovutisoprattutto alla salinizzazione. Gli studirealizzati negli ultimi anni sono stati compiutinell’ambito del progetto PANDA del MIPA edi incarichi della regione Sicilia per ilmonitoraggio delle acque interne neiconfronti del problema della salinizzazione.

Processi di umificazione

L’Università di Napoli68 ed il CNR69

effettuano ricerche sulla dinamica dellefrazioni umiche labili e stabili nel suolo e suimeccanismi di accumulo e di decomposizionedella sostanza organica a livello locale oecosistemico. suolo. La diminuzione dellasostanza organica è infatti la causa principaledella degradazione della qualità del suolo e, inultima analisi, della desertificazione.

Incendi e forestazione

L’Università di Torino70 e di Bari71 hannosviluppato studi nel settore degli incendi edelle loro conseguenze sul manto vegetale esull’utilizzabilità del territorio.L’Università di Viterbo72 ha sviluppatoricerche sulla forestazione in zone aride.

Valutazioni socio-economiche

Per quanto riguarda le valutazioni di tiposocio-economico si registra un forte ritardonello sviluppo di ricerche da parte di istituzioniscientifiche nazionali. La Fondazione ENIEnrico Mattei dedica a queste tematiche risorsein progetti di ricerca internazionali, collegati atematiche di tipo energetico. L’ENEApartecipa attivamente a progetti della comunitàEuropea nel settore dell’informazione edell’educazione ambientale della cooperazionecon paesi in via di sviluppo.

Contaminazione da metalli pesanti

L’Università di Cagliari73 ha svolto ricerche,in Sardegna, evidenziando i rischi didegradazione del suolo in relazione ai fattoriclimatici ed all'urbanizzazione, al turismo ealla contaminazione di metalli pesanti.

63

Capitolo 6: La ricerca sulla desertificazione e i suoi effetti

67 Dipartimenti Ambiente ed Innovazione.68 "Federico II", Dipartimento di Scienze Chimico-Agrarie.69 Istituto per la Chimica del Terreno, Pisa.70 Dipartimento di Agronomia e gestione del territorio.71 Istituto di Silvicoltura.72 Università "La Tuscia".73 Dipartimento Scienze della Terra.

Page 61: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Il testo della Convenzione e la Legge diratifica italiana sottolineano con forza il ruolodell’informazione e la necessità di coinvolgerele popolazioni colpite nel processo diformulazione del Programma di AzioneNazionale (PAN).Per popolazione locale si intende sia il singolocittadino che i suoi rappresentantiamministrativi, sindaci, ad esempio, sia ilmondo delle associazioni, di interesse,produttive, ambientaliste, che agiscono su quelparticolare territorio.L’articolo 10 della Convenzione al punto (f)cita espressamente la necessità di “garantire lapartecipazione effettiva a livello locale,regionale e nazionale delle ONG e dellepopolazioni locali, sia uomini che donne, inparticolare utenti delle risorse naturali, inclusiagricoltori e pastori e le loro organizzazionisindacali, nella azione di pianificazione, nellaassunzione di decisioni, nella implementazionee nella revisione dei programmi nazionali”.In questo contesto il ruolo dell’informazioneva ampliato per attenuare l’impatto cheeventuali misure di tutela possono avere sulleabitudini quotidiane delle popolazioni. Allostesso momento si è consapevoli che solo unaaccettazione partecipativa di tali misure puòavere riscontri positivi.L’imposizione di misure di tutela, infatti, senzail coinvolgimento del pubblico, ha più voltefallito l’obiettivo.

7.1 L’educazione

Il primo passo quindi è una informazioneprimaria che miri ad un modello dieducazione sul tema della desertificazione.Un’attività formativa, indipendentemente dalcontesto a cui è rivolta, si realizza attraversoiniziative in cui vengono presentati una seriedi argomenti quali:• perché si parla di desertificazione;• quali sono le conseguenze;

• qual’è lo stato della ricerca;• quali sono gli effetti sulla salute;• quali sono gli effetti sull’ambiente;• quali sono le conseguenze sociali edeconomiche.Questa attività di educazione deve avere tragli obiettivi prioritari quello di recuperare unrapporto stretto tra scuola ed ambiente, trascuola e territorio, tra scuola e contesto urbano.Il presupposto di fondo dell’educazioneambientale sottolinea come le prospettive diriqualificazione del territorio passino attraversoi cittadini, nel caso specifico i bambini, chedevono trasformarsi in protagonisticonsapevoli all’interno di questo processo.Perché questo sia fattibile la scuola deve dareil suo contributo. Solo una scuola aperta,disposta a migliorarsi può aiutare a crescereuna cittadinanza partecipe, consapevole erispettosa del territorio di cui è parte.Le azioni devono essere, come vedremo diseguito, indirizzate agli insegnanti tramiteprocessi di aggiornamento, corsi specifici emateriali di supporto didattico, per poi essereintegrate nelle attività scolastiche in uncontesto di scambi e cooperazione a livellonazionale ed europeo.Nel contesto specifico, però, una azione dieducazione, non può limitarsi al mondo deigiovani. È opportuno far comprendere agliagricoltori, agli allevatori e in generale acoloro che operano direttamente sul territorio,che quello che appare come un vantaggioimmediato (per esempio lo sfruttamentoeccessivo del suolo o gli incendi dei terrenidestinati al pascolo), rappresentano in realtàuna grossa ipoteca sulle possibilità di svilupposuccessivo e una eredità compromessa per legenerazioni future.Allo stesso modo è importante cheamministratori locali, associazioni e cittadiniin generale siano oggetto, e contemporaneamentesoggetto, delle attività di educazione.L’obiettivo è l’educazione permanente equindi non limitata ad alcune categorie comegli studenti.

64

7 INFORMAZIONE, SENSIBILIZZAZIONE ED EDUCAZIONE

Page 62: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Solo in questo modo l’informazione primariafornita contribuirà ad aumentare le possibilitàdi coinvolgimento del cittadino nella stesuradelle misure idonee a combattere ladesertificazione con lo scopo di arrivare aduna gestione comune del territorio coinvolto,così come previsto dalla Convenzione.

7.2 I metodi di partecipazione delcittadino

I metodi di partecipazione del cittadino sonomolteplici e sono ben sperimentati nei paesiindustrializzati. Per quanto riguarda i temiambientali e in genere quelli riferiti allasostenibilità alcuni hanno una valenzamaggiore rispetto ad altri.Hearing pubbliche: sotto tale nome vieneindicato un insieme di meccanismipartecipativi. Esse tendono ad esserestrutturate come forum aperti, in cui i membridel pubblico interessati ascoltano i temi oggettodelle riunioni. Le hearing hanno lo scopo diillustrare l’argomento e cercare ilcoinvolgimento individuale e della comunità.Sono un utile strumento di informazionediretta a livello locale.I sondaggi pubblici: essi possono essere dicomplemento alla partecipazione pubblica,che si esprime attraverso le hearing, in quantoforniscono un quadro più rappresentativodell'opinione pubblica.Negoziare le regole: è un meccanismoistituzionale che si basa sulla rappresentativitàdegli interessi organizzati, è utile per lapartecipazione dei cittadini e come mezzo perrisolvere conflitti che possono derivare dallescelte politiche e tecniche. Nel caso delladesertificazione la negoziazione può essere unvalido strumento di coinvolgimento di alcunecategorie produttive come gli agricoltori e ipastori.Comitati cittadini di revisione: rientrano

tra i meccanismi per consentire al pubblicoinesperto di partecipare a decisioni cheinvestono questioni complesse come quelleambientali. Questa strada è stata spessoindicata dai cittadini residenti come uno deglistrumenti più efficaci di partecipazione allescelte di politica territoriale locale.EASW (European Awareness ScenarioWorkshop): obiettivi principali di un EASWsono la crescita della consapevolezza deiproblemi ambientali; la discussione collettivasugli ostacoli allo sviluppo sostenibile;l’identificazione collettiva delle soluzionipossibili e gli sviluppi futuri della propriarealtà locale, nell’ottica della sostenibilità.Questi ultimi decenni hanno visto emergere epoi rinforzarsi una domanda sempre più vastae variegata di partecipazione dei cittadini aiprocessi decisionali pubblici. Questa coscienzadiffusa coagula istanze collettive e potenziaforme associative diverse, che di fatto si vannoproponendo come alternative alle formetradizionali di rappresentanza politica. Siassiste pertanto allo strutturarsi di una domandasempre più vasta, da parte dei cittadini, dicoinvolgimento diretto nei processi decisionalipubblici, in particolare nel campo delle politichedi gestione dell’ambiente e delle tecnologie.Gli interventi comunicativi necessari percreare consenso e partecipazione pubblicasono parte di un processo complessivo diconfronto sociale tra istanze diverse e nonpossono essere ridotti ad azioni unilaterali. Seè vero che per scegliere bisogna primaconoscere, per cui l'informazione rappresentail presupposto per un'effettiva partecipazione,è vero anche che l’azione unilaterale diinformare, comunicare dati, notizie, eventi orappresentazioni è indispensabile ma, intaluni casi, di per sé insufficiente. Risultaallora necessario avviare un processocomunicativo, che implica una valutazioneinterna all’informazione e alcuni degli strumentidi partecipazione elencati precedentementehanno proprio questo scopo.

65

Capitolo 7: Informazione, Sensibilizzazione ed Educazione

Page 63: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

7.3Le attività per l’informazione e lapartecipazione

I vari interventi di informazione ededucazione svolti da Enti di ricerca, daMinisteri, dalla Pubblica Amministrazione ingenerale, dalle Associazioni ambientaliste,devono essere direttamente rivolti al temadella desertificazione e al rapporto generaleche questo argomento ha con le altreconvenzioni globali, come quella suicambiamenti climatici e sulla biodiversità. Unpiù stretto contatto tra il Ministerodell’ambiente, per quanto riguarda le sceltepolitiche, il Ministero della pubblicaistruzione, per quanto riguarda la diffusionedell'informazione e la formazione del mondoscolastico, il mondo dei mezzi dicomunicazione di massa, per quanto riguardala diffusione tra il pubblico laico, leamministrazioni locali, in quanto capaci dicoinvolgere il cittadino nella discussione, leassociazioni ambientaliste, specie locali, comesoggetti operanti sul territorio, le associazionidi produttori che sono direttamente coinvoltesull’uso del territorio, è auspicabile ai finidella riuscita delle attività sia di informazioneche di coinvolgimento del cittadino.

Il Ministero dell’ambiente

Il Ministero dell’ambiente ha un ruolofondamentale nel promuovere l’informazioneambientale e il coinvolgimento del cittadino.Questo ruolo, che esso esercita per legge, deveessere svolto in accordo con gli altri soggettisociali coinvolti. È fondamentale, quindi, cheil Ministero si faccia carico di fornire le lineeguida dell’azione politica tesa alla tutela deisuoli e alla mitigazione degli impatti delladesertificazione, fornendo sia gli espertiambientali, possibilmente personeidentificabili con la comunità dove si intendaagire, sia gli strumenti culturali ed anchefinanziari. Per quanto riguarda le forme dicomunicazione è preferibile quella di tiposeminariale, con presentazioni generali edapprofondimenti a tema, pilotati dalle

esigenze informative dei partecipanti. Iseminari andranno supportati da una serie diprodotti editoriali come quelli predisposti perla Conferenza Nazionale sui CambiamentiClimatici (glossari e sintesi della convenzione).

Le Associazione di categoria

Le Associazioni di produttori devono essereinformate sulla desertificazione in modo dapoter formare i propri esperti che agendo poisugli associati, che normalmente non hannoaccesso all’informazione nazionale einternazionale, possano predisporre eproporre strategie di risposta e possibili azionidi mitigazione o di adattamento rilevanti peril loro settore.

Gli Enti locali

Si intende coinvolgere le amministrazionilocali, che per definizione sono gli attoripolitici più vicini ai cittadini, nelle attività cheriguardano le azioni contro la desertificazione.Il coinvolgimento degli amministratori locali,come detto nella introduzione, è indispensabileper svolgere attività con i cittadini. Il sistemaelettorale attuale che consente di fattol’elezione diretta del sindaco e della giunta haavvicinato alla politica locale ilcittadino/elettore. Questo sistema consente inpratica al cittadino un rapporto più immediatocon l’amministratore. Qualsiasi sistema dicoinvolgimento, sia public hearing o EASW,deve essere, ai fini del successo, svolto inaccordo con le amministrazioni locali.

Le Associazioni ambientaliste

L’obiettivo è quello di coinvolgere leAssociazioni ambientaliste, nel campodell’educazione ambientale, e di inserire ladesertificazione all’interno delle strategie dicomunicazione già svolte dalle associazioni.

66

Capitolo 7: Informazione, Sensibilizzazione ed Educazione

Page 64: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Seminari congiunti tra esperti delle associazionied esperti degli Enti di ricerca, anche sottoforma di pubblici dibattiti sono gli strumenti dipartenza di tale coinvolgimento. Queste attivitàdovrebbero utilizzare le reti locali già attive nelmondo delle associazioni utilizzando comestrumento attività seminariali a livello locale.

Il sistema scolastico e formativo

La comunicazione deve essere rivolta in primoluogo agli insegnanti. La scuola svolge un ruolofondamentale per la trasmissione dei modelliculturali. L’educazione a livello scolasticod’altra parte ha una duplice valenza:contribuisce a modificare l’atteggiamento deglistudenti e contemporaneamente puòcontribuire a modificare nell’ambito familiarel’atteggiamento dei genitori. Si deve migliorarela qualità e la quantità di informazione sulladesertificazione e sulle azioni che possonomitigarne gli effetti, poiché non ci si può porrecome obiettivo il raggiungimento deglistudenti, andranno attivati gli accordi esistentitra Amministrazioni per raggiungere ilmaggior numero di insegnanti, che saranno iltramite della comunicazione delle tematichesulla desertificazione in accordo con iprovveditorati agli studi come organismi locali.

I media

Gli Enti di ricerca, come risulta da unaindagine sui giornalisti ambientalisti e scientifici,sono riconosciuti dagli addetti ai mezzi dicomunicazione di massa come le fonti diinformazione primaria più efficaci e autorevolisui temi della scienza e dell’ambiente. Esistonoquindi le condizioni per svolgere una serie diattività di formazione del giornalista, comerichiesto anche da FNSI, AIGA e UGIS suitemi ambientali, specie attraverso l’attivazionedi corsi ad hoc da tenersi presso le scuole diformazione riconosciute dalla Federazione eche dovrebbero coinvolgere gli Enti di ricerca eil personale dei Ministeri.

7.4 Le attività di coinvolgimento e diinformazione

La tavola rotonda locale

Durante i lavori del 2° Forum Internazionalesulla lotta alla desertificazione, svolto a Materadal 29 al 31 ottobre 1998, è stato affrontato iltema delle conoscenze e i saperi tradizionali elocali per la conservazione e la gestione dellerisorse naturali. In questo ambito si è tenutauna tavola rotonda che ha visto lapartecipazione di diversi attori locali: sindaci,ONG, produttori, scuole, associazioni culturalipresenti sul territorio e semplici cittadini. Aipartecipanti sono state poste 4 domande:1. livello di compatibilità ambientale delle

attuali attività agricole ed urbane nellaregione Basilicata e Puglia;

2. le alternative tradizionali all’attuale sistemadi produzione;

3. chi deve promuovere attività compatibile ecome devono essere proposte;

4. come formare una rete di cittadiniinformati.

La tavola rotonda ha visto la partecipazionedi circa trenta soggetti sociali rappresentantidelle diverse categorie invitate a discutere. Diseguito sono riassunti i principali temi emersiper argomento.Livello di compatibilità ambientale delleattuali attività agricole nella regioneBasilicata e in Puglia. Esiste un sostanzialeaccordo nel ritenere non sostenibile l’attualemodello di sviluppo sia agricolo che urbanosia per quanto riguarda la gestione delterritorio in generale che quello delle acque.La perdita di alcune coltivazioni tradizionali afavore di altre più commerciabili viene vistacome un indice del degrado del territorio. Perquanto riguarda le città viene lamentataun’assenza totale di piani regolatori urbani, inmolti casi, o una pessima applicazione di quelliesistenti in altri. Esiste un conflitto politico suquesti temi tra esperti e amministrazioni localiai quali si aggiunge spesso la legislazioneregionale che con una serie di norme

67

Capitolo 7: Informazione, Sensibilizzazione ed Educazione

Page 65: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

autonome tende a vanificare gli sforzi localiper una corretta gestione del territorio.Le alternative tradizionali all’attualesistema di produzione. Solo una parte deipartecipanti alla tavola rotonda conosce difatto le alternative tradizionali sia in tema diagricoltura che per quanto riguarda lagestione della città. Il problema è che spesso lealternative tradizionali sono considerate pococompetitive. È emersa comunque una forterichiesta di azioni che contribuiscano alladiffusione di tali saperi sotto forma di unospeciale “collocamento”, una speciale listaformata da persone, in genere contadini eartigiani, che possano essere messe in grado didiffondere questo tipo di cultura. Stranamentela possibilità di applicare tecniche tradizionaliè più fattibile in territori poco toccati dallaindustrializzazione. In situazioni dovel’industria agro industriale non si è sviluppataai nostri livelli è più facile adottare oripristinare metodi di coltura tradizionale. Unimportante contributo può quindi venire daquei Paesi dove questi metodi sono ancorautilizzati su vasta scala.Chi deve promuovere attivitàcompatibile e come devono essereproposte. Un generale accordo vi è statosulla necessità di coinvolgere le strutture localiper promuovere modelli di sviluppo sostenibileche non favoriscano processi di desertificazione.Da parte loro i sindaci presenti hanno rilevatocome sia complesso a livello locale coinvolgerele popolazioni per cui è necessario fornire unaserie di strumenti utili allo scopo. Sono stateavanzate diverse proposte tra cui laformazione a livello locale di associazioni dicittadini ed esperti e la creazione di reti traproduttori e consumatori. Gli strumentieducativi e informativi sono indispensabili perpoter arrivare a uno strumento dipartecipazione come la creazione di una retepermanente di cittadini. Non deve meravigliareche tra i vari soggetti citati come promotori perla realizzazione di attività compatibili conl’ambiente non sia stato citato il Ministerodell’ambiente e più in generale i soggettipolitici di governo nazionale o regionale. Lanecessità di una partecipazione diretta delle

popolazioni e il generale senso di disaffezionealle politiche nazionali mette di fatto questeistituzioni in ombra. Ciò nondimeno è statoriconosciuto al Ministero, che ha preso impegnisu questo tema, il ruolo di coordinatore perattività locali e di raccordo tra le diverseproposte locali e di stimolo per lo svolgimentodi iniziative che vadano nel senso della tutela.Come formare una rete di cittadini.Questo argomento è stato di fatto incorporatoin quelli precedenti. Le associazioniambientaliste e le autorità locali sono stateidentificate come le strutture più idonee nelfavorire una rete di cittadini. È stato evidenziatoche ciò non può avvenire per costrizione mapuò solo derivare da un aumento dellaconsapevolezza dei temi ambientali e della loroimportanza, per cui è fondamentale aumentareil livello di informazione delle popolazioni. Labase volontaria e aperta della rete è stata piùvolte citata come una condizione senza laquale i tentativi di coinvolgimento sonodestinati a fallire.

La drammatizzazione

La rappresentazione teatrale ha, ancora oggi,come per il passato una funzione oppositoriae liberatoria sia a livello collettivo cheindividuale. A livello collettivo esprime in varieforme il disagio socio-economico, mentre alivello individuale sono espresse piuttosto lesingole problematiche psicologiche, quasisempre inconsce.Per questo motivo la rappresentazione teatraleè considerata uno strumento forte di diffusionedelle tematiche che interessano la vita dellepersone. Lo scopo della rappresentazione nelgrande teatro non è quello di riportaresemplicemente la realtà vissuta ma far viverela realtà come dovrebbe/potrebbe essere enon è.I temi ambientali sono quindi particolarmenteadatti ad essere rappresentati. Durante ilconvegno di Matera, in linea con quantodetto in precedenza, è stato presentato unevento teatrale basato su testi originali edinediti di Tahar Ben Jelloun, che harappresentato il tema desertificazione.

68

Capitolo 7: Informazione, Sensibilizzazione ed Educazione

Page 66: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

L’evento dal titolo “Pietra Fragile”, adattatodal regista Massimo Lanzetta, proponeva, sullabase dei testi di Tahar Ben Jelloun, unadrammatizzazione basata sul rapporto tra lacultura antropica e la cultura dell’acqua. Il sitoscelto per la rappresentazione, un ipogeo diMatera, già presentava le caratteristichesimboliche idonee a trattare di tale argomentoche potrebbe comunque essere riproposto inaltri siti adattandone la simbologia al contestoculturale locale.

7.5 Il mecanismo di "Clearing House"

La UNCCD ha sancito, già dal primoincontro della Conferenza delle Parti, lanecessità di individuare e realizzare, reti di discambio di informazioni e meccanismi aventilo scopo di facilitare e promuovere lacooperazione scientifica e tecnica.Tali meccanismi, previsti anche nellaconvenzioni sulla Biodiversità, vengonoindividuati con l’espressione “Clearing-HouseMechanism” (CHM), o “Centre d’Echange”.L’origine dell'espressione “Clearing-HouseMechanism” deriva direttamente dalla

definizione inglese di “Clearing-House”, doveper CH si intende un sistema dicoordinamento in campo finanziario, dovel’offerta e la domanda si incontrano conmutui benefici.Il CHM costituisce quindi un sistema, cheavvalendosi delle recenti tecnologieinformatiche, consente la distribuzione erazionalizzazione delle informazionidisponibili. L’offerta di dati ed informazioni, isistemi di divulgazione adottati dalmeccanismo di scambio sono basati sulle realinecessità degli utenti, in modo da garantirel’accesso ai servizi ad un vasto pubblico.Il CHM è concepito come un sistematrasparente, innovativo, efficiente e fortementedecentralizzato, che funge solo da raccordo ecentro di razionalizzazione tra chi cerca unaspecifica informazione e chi la detiene,promuovendo la cooperazione scientifica etecnica. Il Ministero dell’ambiente staattualmente valutando la possibilità direalizzare, nell’ambito dell’accordo dicollaborazione stabilito con la FAO sul temadella lotta alla desertificazione, un CHMsull’Italia e sul bacino del Mediterraneo e diattivare un sito Internet che renda disponibilile informazioni in rete.

69

Capitolo 7: Informazione, Sensibilizzazione ed Educazione

Page 67: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Attenuazione degli effetti della siccità:attività connesse alla previsione della siccità emiranti a ridurre la vulnerabilità della societàe dei sistemi naturali di fronte ala siccità nelquadro della lotta alla desertificazione.

Biodiversità (sinonimo di diversità biologica):insieme di organismi che vivono sul pianetaed il modo in cui questi si diversificano e siorganizzano a livello genetico, di specie, e diecosistemi; aspetto particolare della biodiversitàè quella che si riferisce all’uomo (in quantoparte degli organismi viventi) ed ai suoi aspetticulturali.

Cambiamento climatico: modificazioneglobale del clima osservabile su lunghiintervalli temporali attribuibile, all’alterazionedella composizione chimica dell’atmosferadovuta direttamente o indirettamentaall’attività umana.

Climax: fase finale dell’evoluzione degli stadidi successione della vegetazione caratteristicaper un certo territorio, di determinatecondizioni pedoclimatiche.

Degrado delle terre: diminuzione oscomparsa, nelle zone semi-aride e sub-umidesecche, della produttività biologica oeconomica e della complessità delle terrecoltivate non irrigate, delle terre coltivateirrigate, dei percorsi, dei pascoli, delle foresteo delle superfici boschive in seguitoall’utilizzazione delle terre o di uno o piùfenomeni, segnatamente di fenomeni dovutiall’attività dell’uomo e ai suoi modi diinsediamento, tra i quali:• l'erosione del suolo provocata dal vento e

dall’acqua;• prevenire o ridurre il degrado delle terre;• il deterioramento delle proprietà fisiche,

chimiche, biologiche o economiche dei suoli;• ripristinare le terre parzialmente degradate;• la scomparsa a lungo termine della

vegetazione naturale;• restaurare le terre desertificate.

Desertificazione: degrado delle terre nelle

zone aride, semi-aride e sub-umide seccheprovocato da diversi fattori, tra i quali levariazioni climatiche e le attività umane.

Lotta alla desertificazione: attivitàconnesse alla valorizzazione integrata delleterre nelle zone aride, semi-aride e sub-umidesecche, in vista di uno sviluppo sostenibile eintese a migliorare le condizioni di vita dellepopolazioni locali.

Paesi colpiti: Paesi in cui la totalità o unaparte delle terre sono colpite.

Siccità: fenomeno naturale che si produceallorché le precipitazioni sono statesensibilmente inferiori ai livelli normalmenteregistrati e che provoca gravi squilibriidrologici recanti pregiudizio al sistema diproduzione delle risorse terree.

Terre: sistema bioproduttivo terrestrecomprendente il suolo, i vegetali, gli altri esseriviventi ed i fenomeni ecologici e idrologici chesi producono all’interno di questo sistema.

Variazione climatica: fluttuazione deiparametri climatici su scale annuali,interannuali e decadali che rientrano nellavariabilità naturale del clima osservata.

Vulnerabilità: entità dei possibili danni adun sistema provocati da un cambiamento; essadipende non solo dalla sensitività del sistema,ma anche sua capacità di adattamento allenuove condizioni attraverso una modificadelle pratiche, dei processi e delle strutture.

Zone aride, semi-aride e sub-umidesecche: zone, escluse le zone artiche edantartiche, nelle quali il rapporto tra leprecipitazioni annuali e l’evapotraspirazionepotenziale si situa nell’intervallo tre 0.05 e 0.65.

Zone colpite: zone aride, semi-aride e/osub-umide secche colpite o minacciate dalladesertificazione.

70

GLOSSARIO

Page 68: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

AA. VV. 1996, Elles et L’Eau, UNESCO,Programme Hydrologique Internazional,Paris, 1996.

AA. VV. Water Management, WorldArcheology, vol. II N. 3, February 1980.

AA.VV. 1997 – La desertificazione inambiente mediterraneo. Dossier. In: GenioRurale, n. 6, pp.27-64.

Abreu y Pidal J.M., 1981 - Tratado del medionatural. Universidad Politecnica de Madrid,Madrid.

Arnqvist G. & Wooster D. (1995) Meta-analysis: synthesizing research findings inecology and evolution. Trends in Ecology andEvolution Vol. 10, n° 6, pp. 236-240.

Aru A.- La pianificazione territoriale e lamitigazione dei processi di desertificazione, ilconsumo di risorse non rinnovabili. In corsodi stampa.

Aru A., 1995 - The MEDALUS project inSardinia: activity to date, results and futurework. In: Aru

Aru et Al. 1984: Il consumo delle terre conl’urbanizzazione di Cagliari e del suointerland. CNR.

Baroni C. & Orombelli G. (1996)- The Alpine“Iceman” and Holocene Climatic Change.Quat. Res., 46, 78-83.

Barker G., 1996, Farming the Desert, TheUNESCO Libyan Valleys ArcheologicalSurvey, Unesco Publishing, the department ofAntiquities, Tripoli, and the Society forLibyan Studies, London.

Borrelli, Belli, Marchetti, Informazione,ambiente e scienza: studi di caso e prospettive,ENEA (marzo 1998).

Burrough P. A. (1986) Principles ofGeographical Information Systems for landresources assessment. Clarendon Press, Oxford.

Buzzi, A., and S. Tibaldi, 1978: Cyclogenesisin the lee of the Alps: A case study. Quart. J.R.

Met. Soc., 104, pp. 271-287.

Considerazioni di paleogeografia epaleoclimatologia locali. Boll. Com. Glac.It., 14.

Casaioli M., Sciortino M., 1997: Scenari dicambiamento climatico sul bacino delMediterraneo, Rapporto ENEA,RT/AMB/97/28.

Chimica del suolo, a cura di Paolo Sequi,Patron Ed., Bologna 1989, pp.608.

Dai Pra G. (1995) - Il settore costiero. In:Lazio Meridionale, sintesi delle ricerchegeologiche multidisciplinari. 36-51. ENEA.

Enne G., Pulina G., Aru A. eds. 1994 – Landuse and soil degradation. MEDALUS inSardinia. Proceed. of the Conference inSassari, 25 May 1994.

Enne G. e Pulina G. (eds) Land use and soildegradation, MEDALUS in Sardinia,Proceedings of the Conference held inSassari, 25 May 1994.

Federer C. A. and J. W. Hornebeck (1985);The buffer capacity of fores soils in NewEngland. Water Air Soil Pollution, 26, 163-173.

Ferrari C., 1984 - Flora e vegetazionedell'Emilia-Romagna. Regione Emilia-Romagna, Bologna. pp 42-43.

Follieri M., Magri D. & Sadori L. (1988) - 250.000year pollen record from Valle di Castiglione(Roma). Pollen et Spores, 30, 329-356.

Franchi e Pacini E., 1996: Types of pollinationand seed dispersal in Mediterranean plants.Giorn. Bot. Ital. 130: 579-585.

Frezzotti M. & Giraudi C. (1989) -Evoluzione geologica tardo-pleistocenica edolocenica del Piano di Aremogna (Roccaraso -Abruzzo): implicazioni climatiche e tettoniche.Mem. Soc. Geol. It., 42, 5-19.

Galloway J. N., G.E. Likens and M.E. Hawley(1984); Acid precipitation: natural versusanthropogenic components. Science,Vol.226,829-831.

72

BIBLIOGRAFIA

Page 69: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Giraudi C. (1989) - Lake level and climate forthe last 30,000 years in the Fucino area(Abruzzo - Central Italy): a review. Specialissue of Paleogeography, Paleoclimatology,Paleoecology: The phanerozioc record oflacustrine basin. 70 (1-3), 249-260,Elsevier,Amsterdam.

Hill J., Sommer S., Mehl W. & Mègier J.(1996) A conceptual framework for mappingand monitoring the degradation ofMediterrannean ecosystems with remotesensing. In: The use of remote sensing forland degradation and desertificationmonitoring in the Mediterranean basin.European Commission Report EUR 16732 EN.

Hurrel, J.W., 1995: Decadal trends in theNorth Atlantic Oscillation RegionalTemperatures and Precipitation. Science, vol269, p. 676-679.

Iannetta M, 1997: Utilizzo di nuovetecnologie e modelli previsionali per lavalutazione delle risorse naturali e dei rischiambientali in aree marginali. documenti delterritorio, anno XI-34.

Johnson N. M., G.E. Likens, M.C. Feller andC.T. Driscoll; H .M. Seip and P.J. Dillon; R.F. Wright; (1984); Acid rain and soilchemistry. Science Vol 225, 1424-1434.

Krug E: C., and C.R. Frink (1983); Acid rainon acid soil. Science 5 Aug.1983, p.520.

Lacaze B. & Scala F. (1998) LAVATERAProject - LAnd-cover mapping and VegetationAbundance monitoring in mediterraneanAreas. Presentato al Call for proposals 1998per la missione ESA-ENVISAT. In via divalutazione.

Lacaze B. et al. (1996) DeMon - Integratedapproaches to desertification mapping anmonitoring in the Mediterranean basin. JointResearch Centre of European Commission,SAI/EMAP, EUR 16448 EN.

Laureano P, 1995, La Piramide Rovesciata, ilmodello dell’oasi per il pianeta Terra, BollatiBoringhieri, Torino, 1995, II edizione 1998.

Laureano P. 1988, Sahara, giardinosconosciuto, Giunti, Firenze, I edizione 1988,II edizione 1989 edizione francese Saharajardin mconnu, Larousse, Paris, 1991.

Laureano P.,1998, Proper Uses of naturalresources, Environmental architecture andhydraulic technologies for self - sustainableand resorces-sparing projects, in HumanEvolution, Vol. 13 - N. 1 (29-44), 1998.

Leone U. - Economia ambientale eglobalizzazione della desertificazione. Atti delPrimo Seminario Nazionale sulla lotta alladesertificazione, Roma 4 giugno 1997. Instampa.

Loberli, E.; E. Gjengeland and E. Steinnes;“Impact of soil acidification on the mobilityof metals in the soil-plant system”. In :Traceelement in the environment. vol.1. Heavymetals in the environment, ed. by J. P. Vernet,Elsevier 1991.

Lopez Bermudez F. Albaladejo J., 1990 -Factores ambientales en la degradacion delsuelo en el area mediterranea. In: AlbaladejoJ., Stocking M.A.E. (eds), Degradacion yregeneracion del suelo en condicionesambientales mediterraneas, CSIC, Madrid.pp 15-45.

Louro V. 1998, Programma di AzioneNazionale Portoghese (in portoghese).

Mazzoleni S., Pizzolongo P., 1990. Post-fireregeneration patterns of Mediterraneanshrubs in the Campania region, SouthernItaly. In: Goldammer J.G, Jenkins M.J. eds.Fire in ecosystem Dynamics.Proceedings of the third internationalsymposium on fire ecology. Freibourg, may1989. SPB Academic Publishing, The Hague.pp 43-51.

Mazzoleni S., 1989. Fire and Mediterraneanplants: germination responses to heatexposure. Ann. Bot. 47: 227-233.

MINISTERO DELL’AMBIENTE, 1997 –Relazione sullo stato dell’ambiente. Ist.Poligrafico e Zecca dello Stato, 446 pp.

73

Bibliografia

Page 70: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

MIPA, Direzione Generale delle RisorseForestali, Montane ed Idriche, CorpoForestale dello Stato, L’Impatto del reg CEE2080/92 sulla situazione forestale Italiana.Aprile 1998.

Naveh Z., 1995 - Conservation, restorationand research priorities for mediterraneanuplands threatened by global climate change.In: Moreno M.J. and Oechel W. (eds.), Globalchange and mediterranean-type ecosystems.Ecological Studies 117. Springer, New York.pp.482-507.

Pacini E. 1990: Mercurialis annua L.(Euphorbiaceae) seed interactions with the antMessor structor (latr.) Hymenoptera:Formicidae. Acta Bot. Neerl. 39:253-262.

Pacini E. e Franchi 1984 Reproduction ofMediterranan Plants. Webbia 38: 93-103.

Pacini E., 1995: Ecologia della riproduzieonevegetale in “Ecologia Vegetale”, S. PignattiEd.., pp.199-215,UTET.

Palmieri S., Siani A.M., e D’Agostino, 1991:Climate fluctuations trends in Italy within thelast 100 years. Ann Geophysicae,9, 769-776

Pearce D., 1993 - Un’economia verde per ilpianeta. Il Mulino, Bologna. p 101.

Peretti L. & Charrier G. (1964) - Segnalazionee analisi pollinica di torba deposta alla fronteattuale del Ghiacciaio del Rutor (Valled’Aosta).

Piervitali E., Colacino M., Conte M., 1997: 1997Signals of climatic Change in the centralwestern Mediterranean Basin, Accettato daTheoretical and Applied Climatology, 1997.

Piotto B., 1992 - Semi di alberi e arbusticoltivati in Italia. Società Agricola e Forestale,gruppo Ente Nazionale Cellulosa e Carta,Roma. pp 29-30.

Pulina G. 1996 – La desertificazione nei Paesidel Mediterraneo. AGRO ambiente n.9/10,pp.19-24.

Quadrelli, R., 1998: variabilità delleprecipitazione sull'area mediterranea e

relazione con la circolazione a larga scala.Università di Bologna, Dip. di Fisica A. Righi.

Rubio J. L., 1995 Desertification: evolution ofa concept. In: AA. VV. Desertification in anEuropean Context - physical and socio-economical aspects. European CommissionReport EUR 15415 EN.

Ruti, P.M., A. Bargagli, C. Cacciamani, T.Paccagnella and C. Cassardo, 1998: LAMsimulations of present-day climate withobserved boundary conditions: performanceanalysis over the northern Italy. Contr. Atmos.Phys, august 1998, p. 321-346.

Ruti, P.M., A. Carillo, C. Cacciamani and R.Quadrelli, 1998: Precipitation variability, largescale and mesoscale atmospheric interaction.II European Conference on AppliedClimatology, ECAC98; extended abstract CD.

Thornes J.B. and Burke S. Eds 1996:Concerted action on MediterraneanDesertification, “Actions taken by nationalgovernmental and non governmentalorganizations to mitigate desertification in themediterranean”.

Tibaldi, S. and F. Molteni, 1990: On theoperational predictability of blocking. Tellus,42A, p. 343-365.

Todaro C, Migliardi E, Contributo statistico allaconoscenza delle fluttuazioni climatiche a Roma,ENEA, RT/AMB/92/35, Roma 1993.

Todaro C, Migliardi E, Sulle fluttuazioni noncasuali delle anomalie delle quantità diprecipitazione a Roma Collegio Romano,(Comunicazione personale).

Vincent L. 1995, Hill Irrigation, Water andDevelopment in Mountain Agricolture,Overseas Development Institute, London, 1995.

Wallen C.C., 1967. Aridity definitions andtheir applicability. Geografiska Annaler,Stockolm, 49 A(2-4), pp. 367-384.

WMO Technical Note NO. 83, 1966. Metodiper il calcolo dell’evapotraspirazione potenziale.

74

Bibliografia

Page 71: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

ALLEGATI

Page 72: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Dal 18 al 20 settembre 1998 l’OsservatorioNazionale per la Lotta alla Desertificazione, incollaborazione con il Ministero dell’ambiente,la città di Porto Torres e le Università di Sassarie Cagliari, ha organizzato il seminariointernazionale dal titolo “Indicators for Assessing

Desertification in the Mediterranean”, tenutosi aPorto Torres.Il seminario è stato realizzato sotto gli auspicidel Ministero dell’Università e della RicercaScientifica e Tecnologica, della United NationsConvention to Combat Desertification(UNCCD), dell’ENEA, e dall’ANPA.L’organizzazione del seminario è stata laprima iniziativa intrapresa dal costituendoOsservatorio Nazionale sulla Desertificazione,localizzato nel Parco Nazionale dell’isoladell’Asinara. Fra gli obiettivi dell’Osservatorio,enunciati dall’On. Valerio Calzolaio,Sottosegretario al Ministero dell’ambiente, vi èquello di svolgere, in sinergia con le istituzioniscientifiche nazionali, un ruolo propulsivo perl’attuazione della UNCCD a livello nazionalee di bacino del Mediterraneo.Obiettivo prioritario del seminario è statoquello di procedere ad una ricognizionegenerale sugli indicatori per la valutazionedella desertificazione e sulla loro applicabilitànel bacino del Mediterraneo, con particolareriferimento ai Paesi ricadenti nell’Annesso IVdella UNCCD.Hanno partecipato ai lavori circa 200convegnisti tra studiosi, amministratori efunzionari di Enti ed Istituzioni preposti allagestione del territorio provenienti soprattuttodai Paesi Mediterranei dell’Unione Europea.Il seminario è stato organizzato in tre sessioniplenarie caratterizzate sia dalla presentazionedi relazioni di base che di rapporti mirati. Adun primo inquadramento delle principaliproblematiche (sessione introduttiva), ha fattoseguito una rassegna dei principali indicatorifisici, biologici e socio-economici. Una specialetavola rotonda è stata dedicata alle principaliattività di ricerca supportate dall’UnioneEuropea (Archeomedes, Demon, Medalus,

Resmedes) e alle future linee di ricerca nelsettore della lotta alla desertificazione. Nelcorso di una sessione satellite, infine,rappresentanti istituzionali del nostro Paesehanno illustrato le più immediate attività delGoverno per l’implementazione dellaConvenzione per la Lotta alla Desertificazione.Nella sessione poster sono stati presentati casidi studio nazionali della sottoregionemediterranea europea.Dalle numerose e qualificate relazionipresentate nel corso dei lavori, è emerso cheanche il territorio nazionale è minacciato daprocessi di degrado e di desertificazione dovutia cause principalmente di tipo antropico.I lavori del seminario hanno in primo luogoconsentito ai ricercatori che operano nei Paesidell’Europa Mediterranea di verificarecongiuntamente gli output, anche di dettaglio,generati da anni di attività sperimentale nelcampo della lotta alla desertificazione; insecondo luogo, il seminario ha rappresentatoun rara occasione di confronto tra studiosi edorganismi preposti istituzionalmente alla lottaalla desertificazione. Al seminario, infatti,hanno partecipato attivamente membri deicomitati nazionali della CCD dei Paesidell’Annesso IV, che hanno contribuito adarricchire il dibattito in tutte le fasi delseminario: sessioni scientifiche, tavola rotonda,sessione satellite. L’evento ha costituito unmomento importante nella review sulle lineeguida e sullo stato di avanzamento dei diversiPaesi nella predisposizione del Piano di AzioneNazionale per la Lotta alla Desertificazione.Le tre giornate di intenso lavoro hannocontribuito ad evidenziare le problematichesulle quali è opportuno concentrarsi sia dalpunto di vista dell’inquadramento generale deiproblemi, sia dal punto di vista della ricerca

78

1 CONCLUSIONI DEL SEMINARIO INTERNAZIONALE DEI PAESIDELL’ANNESSO IV SUI PARAMETRI E GLI INDICATORI PER LA VALUTAZIONEDELLA DESERTIFICAZIONE IN AMBIENTE MEDITERRANEO74

74 Per informazioni: Dr. Massimo d’AngeloNucleo Ricerca Desertificazione - Università degli Studi diSassari - c/o Dipartimento di Scienze ZootecnicheVia De Nicola 9, I-07100 Sassari (Italia)Tel. + 39 79 229304; Fax + 39 79 229302E-Mail: [email protected]

Page 73: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

che da quello della gestione del territorio.Relativamente al quadro di riferimento, nonsono accreditabili nuove definizioni oterminologie diverse da quelle stabilite dallaUNCCD che devono rappresentare l’unicoterm of reference oggettivo e formalmenteadottabile.L’armonizzazione del linguaggio si imponeanche per quanto attiene gli indicatori che nonpossono essere confusi né con i diversiparametri misurabili, né tanto meno con i variindici, semplici o complessi che siano, né conaltri descrittori delle diverse specificitàdisciplinari. Gli indicatori sono erappresentano la risposta oggettivamentepossibile alla domanda di conoscenza direttasulla desertificazione, sul suo stato e sulla suaevoluzione.Gli indicatori devono essere pochi, applicabilisu vasti aree, accettati a livello internazionale,altamente rappresentativi di uno stato, di unfenomeno o di un’evoluzione, accessibili,comprensibili e di facile gestione per studiosi eper i decisori. Gli indicatori, inoltre, devonoavere una loro collocazione nello spazio e neltempo, così da discriminare fenomeni naturalidi desertificazione, generalmenteaccompagnati da un’evoluzione molto lentaed epocale, dai fenomeni di degrado diorigine antropica, generalmente più rapidi eben rilevabili anche a livello generazionale.In questo contesto, è opportuno operare unadistinzione tra forze trainanti (driving force),indicatori di stato (state), di impatto (impact), dipressione (pressure) e di risposta (response).A questa classificazione verticale, se ne associaun’altra orizzontale, funzionale alla scala diriferimento: regionale, nazionale, locale. Giàda alcuni anni sono stati elaborati degliindicatori importanti per lo studio delfenomeno di desertificazione: il cambiamentonella copertura del suolo, rilevabile tramitedati telerilevati, costituisce un indicatoreapplicabile operativamente a scala regionale.Sebbene a scala locale siano stati propostimolti indicatori, non esistono attualmente

metodologie standardizzate. Una dellepriorità di ricerca, da perseguire soprattuttomediante azioni concertate, utilizzando lepossibilità offerte dal V Framework di Ricercae Sviluppo Tecnologico della UE, deve esserecostituita dalla identificazione di indicatorimisurabili mediante un protocollo accettatodalla comunità scientifica.La desertificazione è un problema complessoed interessa sia la dimensione fisico-biologica,che quella umana; in questo senso, l’uso diindicatori socio-economici per la valutazionedella desertificazione costituisce una delleproblematiche prioritarie.Alla luce di quanto detto e dalle esperienzematurate, gli esperti convenuti a Porto Torreshanno espresso al termine dei lavori delseminario le seguenti indicazioni prioritarie:1) necessità di creare una rete di “antenne”

per il monitoraggio della desertificazionesia a livello nazionale, che di bacino diMediterraneo, finalizzata al rilevamento diparametri ambientali rilevanti ai fini dellaquantificazione di indicatori. Dare impulso,in conformità con gli impegni assunti nelleconvenzioni globali Clima, Biodiversità eDesertificazione, alle attività di ricercaindispensabili alla comprensione deifenomeni ed alle loro interconnesioni;

2) necessità di elaborare metodologie che, apartire dalle esperienze attualmentematurate nei progetti nazionali edinternazionali, integrino la valutazione deivari processi (fisici, biologici, socio-economici)che concorrono al degrado del territorio edalla desertificazione al fine di produrreindicatori che risultino utili nelle attività dipianificazione territoriale e di informazionedel pubblico;

3) in relazione al tema della informazione alcittadino, è emersa la necessità diincrementare le attività di partecipazionedel pubblico tramite attività che stimolinole categorie produttive, le Amministrazionilocali e le ONG a esprimere un’opinione“informata” su questo tema.

79

Allegato 1 : Conclusioni del seminario Internazionale dei Paesi dell’annesso IV

Page 74: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Constatato:

A che le conoscenze tradizionali e localicostituiscono un patrimonio di saper farediffuso in tutto il bacino mediterraneo;

A che queste conoscenze hanno per millennicontribuito al mantenimento dei suoli e alrisparmio delle risorse;

A che in misura sempre crescente si assiste allaperdita e all’abbandono di pratiche estrutture tradizionali sia in agricoltura sianei centri urbani;

A che alla scomparsa dell’agricolturatradizionale e dell’urbanizzazione di nuovearee corrisponde l’abbandono e l’esodo daicentri antichi con la perdita di presiditerritoriali capaci di una corretta gestionedel paesaggio determinando così unprocesso di desertificazione fisica e sociale;

A che al degrado architettonico, alla erosionedei pendii, alla salinizzazione dei suolicostieri corrisponde il depauperamentodelle risorse umane;

A che l’emigrazione, la perdita di conoscenzee di identità sono aspetti socio culturali delladesertificazione.

Il 2° Forum Internazionale sulle PoliticheEuropee per combattere la Desertificazionee il degrado dei suoli nel bacino delMediterraneo

Nel quadro della Convenzione delle nazioniUnite per Combattere la Desertificazione o alquale hanno partecipato rappresentanti edesperti dei seguenti paesi: Algeria, Egitto,Grecia, Israele, Italia, Marocco, Mauritania,Portogallo, Senegal, Spagna, Tunisia, Turchia,gli organismi internazionali e nazionaliUNCCD - UE - FAO - Ministero degli affariesteri, ENEA, i sindaci e gli amministratori di15 comuni dell’area, 50 organismi nongovernativi, associazioni di volontariato eculturali.

Auspicache la logica del sapere locale edell’assetto tradizionale del territorio siariproposta come tutela e conservazionedella qualità del paesaggio tipicomediterraneo e in nuove forme esoluzioni al fine di attuare:

A per ambienti agricoli: un nuovo ruologlobale e riproponibile dei sistemi ruralitradizionali finalizzati alla conservazione deisuoli e al risparmio delle risorse (coltivazionia terrazzo, muri a secco, sistemi di raccoltaidrica) attività resa sostenibili grazie ancheall’integrazione di altre economie quali ilturismo culturale e di scoperta, l’archeologiae la fruizione dell’ambiente con laconseguente proposta di riconversione inquesta direzione di metodi agricoli e difinanziamento, fattori di desertificazione(spietramento, monocoltura, uso difitofarmaci) e la rinaturizzazione di areestravolte dall’agricoltura industriale;

A per i centri urbani: nuovi cicli integratidi produzione, consumo e riciclo in areaurbana con la valorizzazione dei centriantichi e il riuso di materiali e di tecnichecostruttive tradizionali nelle nuovecostruzione, la proposizione di nuoviquartieri basati sul risparmio e usoappropriato delle risorse e larinaturizzazione e trasformazioneambientale di aree sottoposte alladesertificazione urbana o industriale;

A per il territorio: programmi di nuovagenerazione di assetto territoriale chetengano conto del valore estetico, culturaleed economico del paesaggio, inteso comeuna qualità specifica dell’area mediterraneain generale e italiana in particolare,formatosi nel corso di un rapportomillenario fra l’umanità e la natura, conl’obiettivo del consolidamento del suoaspetto attraverso la tipizzazione degli

80

2 CONCLUSIONI 2° FORUM INTERNAZIONALE SULLE POLITICHEEUROPEE PER COMBATTERE LA DESERTIFICAZIONEE IL DEGRADO DEI SUOLI NEL BACINO DEL MEDITERRANEO75

75 Matera, 29 - 31 ottobre 1998

Page 75: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

elementi caratterizzanti e la riproposizioneinnovativa della logica tradizionaleattraverso azioni di arricchimento dei suoli,di ripascimento delle falde e di risparmiodelle risorse.

A tale scopo raccomanda:

1. la creazione di un comitato permanente(standing committee) dell’Annesso IVesteso a tutti i Paesi del Mediterraneo;

2. la creazione di reti estese a tutto il bacinoMediterraneo nel campo delle conoscenzetradizionali. Il centro di Matera e laUNCCD esamineranno la possibilità di

ospitare il network sul sito Web dellaUNCCD;

3. la creazione di una prima rete coordinatadal Centro Studi di Matera su usitradizionali delle cavità per l’habitat e laconservazione dell’acqua;

4. la creazione di un gruppo di divulgazioneInternet su questo soggetto coordinato dalCentro Studi di Matera;

5. la creazione di altri network coordinati daaltri membri dei Paesi dell’Annesso VI. LaGrecia si è già proposta per ilcoordinamento del network sulle foreste ela preservazione degli incendi.

81

Allegato 2: Conclusioni II Forum Internazionale sulle politiche europee

Page 76: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

L’adozione di efficaci strategie di lotta alladesertificazione richiede lo svolgimento di unostudio preliminare avente come obiettivoprincipale la caratterizzazione dello scenariofisico, potenzialmente interessato dagli effettidel fenomeno. Il primo passo da compiere perpervenire a tale caratterizzazione consistenella valutazione, in termini qualitativi e/oquantitativi, del rischio associato all’evento“desertificazione”, inteso come “grado disuscettibilità del territorio nei riguardidell’innesco del fenomeno, in relazione aifattori predisponenti di tipo climatico”. A talfine, la metodologia da implementare consistenelle seguenti due fasi:1. individuazione delle aree vulnerabili,

rispetto all’occorrenza del fenomeno;2. definizione della distribuzione territoriale

del rischio di desertificazione, in relazioneal differente livello di propensione aldegrado delle aree vulnerabili.

Per l’individuazione delle aree cosiddette“sensibili al rischio desertificazione”, occorrefar ricorso a metodologie standardizzate chesiano in grado di definire specifici indicatori.Considerata la complessità e la molteplicitàdelle cause e dei processi di degradazione delterritorio e la contestuale esigenza di perveniread indicatori oggettivi ed effettivamenteapplicabili (indipendentemente dall’estensionedel contesto territoriale di interesse), risultanecessaria l’adozione, almeno in una primafase, di indicatori di semplice strutturamatematica e immediato riscontro fisico.In tal senso, l’approccio metodologico seguitosi è basato sulla definizione sistematica di unindice di aridità e sulla determinazione dellasua distribuzione territoriale a scala nazionale.La conoscenza di tale distribuzione consenteun primo screening del territorio, basatosull’attribuzione di un dato valore dell’indicedi aridità a ciascuna porzione elementareconsiderata. È necessario puntualizzare che leinformazioni acquisite dalla costruzionedell’indice di aridità sono indicative soltantodella configurazione climatica delle aree e

della loro diversa predisposizione nei riguardidi un eventuale innesco del processo didesertificazione, il cui rischio è evidentementedovuto all’incidenza contestuale di molteplicifattori. L’indice di aridità utilizzato per ilterritorio italiano è quello propostodall'UNEP e adottato nell’ambito dellaConvenzione. Esso è definito dal rapporto trala precipitazione media annua el’evapotraspirazione potenziale media annua:

Ia = PETP

Una tale definizione, basata sui valori normalipluriennali delle variabili precipitazione edevapotraspirazione potenziale, è perfettamentecoerente con l’inquadramento dell’ariditànell’ambito delle caratteristiche climatichepermanenti, ossia tali da poter essere definitein termini di valori medi annuali di variabiliclimatiche77.Il valore assunto da tal indice è di tipopuntuale, ossia rappresentativo del grado diaridità di un singolo sito quale, ad es., unasingola stazione di osservazione dei parametrimeteoclimatici utilizzati per il calcolo.Attraverso procedure di interpolazione spazialesi può pervenire al contouring dei valori puntualie, quindi, alla conoscenza della distribuzionespaziale dei valori dell’indice su tutto ilterritorio.La ripartizione del territorio in tre classiclimatiche viene effettuata in base ai valoriottenuti per l’indice in ogni stazione di misuraconsiderata, nel seguente modo:

82

3 L’INDICE DI ARIDITÀ76

76 A cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri Servizioidrografico e mareografico nazionale, direzione generale

77 Fonte: Wallen, 1967

Valori di Ia Definizione delle zone climatiche

< 0,5 aride e semi-aride0,5 ÷ 0,65 sub-umide secche

> 0,65 umide e iper-umide

Page 77: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Per l’intero territorio italiano sono stateredatte le mappe dell’indice di aridità relativoa due differenti periodi temporali (1921÷50 e1961÷90), ciascuno di durata trentennale.La base di dati utilizzata per la redazionedelle mappe è costituita dai totali annui diprecipitazione e dai valori medi annui dellatemperatura, ricavati dai valori giornalieriregistrati in 237 stazioni di misuratermopluviometriche, equidistribuitesull’intero territorio nazionale ed appartenentialla rete nazionale di rilevamento esorveglianza meteorologica, climatica eidrologica, gestita dal Servizio idrografico emareografico nazionale78.Le 237 stazioni termopluviometricheconsiderate nel presente studio sono riportatein figura1.Per il calcolo dell’evapotraspirazionepotenziale è stato adottato il metodo diThornthwaite, che prevede l’utilizzo delletemperature medie mensili.Determinati i valori normali trentennali dellaprecipitazione annua e dell’evapotraspirazionepotenziale annua, per ogni stazioneconsiderata è stato ricavato il corrispettivovalore dell’indice di aridità. Nelle figure 2 e 3sono riportate le mappe dell’indice di ariditàper il territorio nazionale, rispettivamente per

il periodo 1921÷50 e per il periodo 1961÷90.Dal semplice confronto visivo delle duemappe si può immediatamente evincerecome le superfici aride-semiaride sianomaggiori nel trentennio 1961÷90 e come taleaumento, rispetto ai dati del trentennio1921÷50, sia localizzabile nella Sicilia sud-occidentale. In particolare, uno spiccatoaumento dell’aridità è stato osservato per lastazione di Palermo (Palermo, Osservatorio),per la quale in figura 4 sono riportati i graficirelativi all’andamento della precipitazione,della temperatura e dell’indice di aridità per idue trentenni considerati. Per tale stazione, ilvalore dell’indice puntuale è passato da 0,68(clima umido/iper-umido) a 0,43 (climaarido/semi-arido).

83

Allegato 3: L’Indice di Aridità

78 È uno dei Servizi costituenti il Dipartimento per i Servizi tec-nici nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri (L.183/89; DPR 85/91; DPR 106/93; DPCM 10/03/94) ed èanche una delle strutture operative del Servizio nazionale diprotezione civile (L. 225/92). I suoi compiti istituzionali con-sistono nelle attività di acquisizione, gestione e diffusionedei dati e delle informazioni relative ai fenomeni climatici,idrologici e marittimi, in rapporto alle necessità di difesa delsuolo ed alle proposte di utilizzazione delle risorse idriche(DPR 85/91, art. 22). Per lo svolgimento delle attività siste-matiche di rilevamento e sorveglianza si avvale di una retedi monitoraggio tradizionale e di una in telemisura.

Page 78: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

84

Allegato 3: L’Indice di aridità

Figura 1Distribuzione territoriale delle

stazioni di misura,utilizzate per il calcolo

dell’indice di aridità

Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dip. per i servizi tecnici nazionali, 1998

Page 79: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

85

Allegato 3: L’Indice di aridità

Figura 3Indice di ariditàper il trentennio 1961 - 90

Figure 2 e 3 - Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dip. per i servizi tecnici nazionali, 1998

Figura 2Indice di ariditàper il trentennio 1921 - 50

umido-iperumido

sub-umido

arido-semiarido

umido-iperumido

sub-umido

arido-semiarido

Page 80: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

86

Allegato 3: L’Indice di aridità

Figura 4 Stazione di Palermo: andamento delle precipitazioni, temperatura e indice di aridità

Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dip. per i servizi tecnici nazionali, 1998

Page 81: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

In questa memoria sono riportati i risultaticonseguiti relativamente agli studi sulle seriestoriche di parametri climatici quali latemperatura e la precipitazione atmosferica inpossesso dell’ENEL . Per semplificarel’esposizione dei risultati ottenuti si sonodescritte le metodologie analitiche e leconsiderazioni fatte in due paragrafi separati:le serie storiche della temperatura e dellaprecipitazione atmosferica.

Serie storiche della temperaturaatmosferica

Al fine di valutare eventuali tendenze divariabilità climatica sul territorio nazionale,sono state analizzate le serie di temperatura, dal1952 al 1991, relative alle stazioni di misura delServizio meteorologico dell'AeronauticaMilitare Italiana.La fase iniziale dello studio è stata dedicataalla messa a punto di una metodologia diindagine statistica che prevede:

A inizialmente una fase di analisi e diricostruzione dei dati mancanti mediante ilconfronto con serie complete fortementecorrelate;

A il controllo statistico della qualità delle serieeffettuato mediante le carte di controllo diShewhart ed il test statistico nonparametrico di omogeneità di Thom;

A la valutazione di eventuali disomogeneitàdovute alla presenza di trend e di punti dicambio è stata effettuata rispettivamentemediante il test non parametrico di Kendalle quello di Pettitt;

A l’analisi fattoriale che ha permesso dievidenziare gli andamenti tipici e la lorodistribuzione geografica.

La metodologia di indagine è stata estesa acirca 60 stazioni selezionate su 185 disponibiliin quanto sono state utilizzate soltanto le seriecon un database quasi completo e reputateaffidabili.

In generale si è osservato un andamentoperiodico per tutte le serie indagate con duefasi più calde al principio degli anni ‘60 enella decade degli anni ‘80 tuttavia conimportanti differenze dovute all’ampiezza ealla durata di tali fasi. Le serie settentrionalipresentano una maggior variabilitàsoprattutto fino al termine degli anni ‘60mentre nelle regioni meridionali è piùmarcata la fase di diminuzione delletemperature durante gli anni ‘70 quandoinvece nelle serie settentrionali si osserva unafase stazionaria.Una tendenza all’aumento delle temperaturesi nota per le serie alpine e prealpine dellaLombardia, per le regioni nord orientali e perle stazioni liguri e piemontesi, per le stazioniprossime agli Appennini tosco-emiliani e perle aree meridionali tirreniche. Per le altreregioni prevalgono condizioni di stabilità (vedifigura 1).In sintonia con recenti pubblicazioniscientifiche è stato rilevato che l’aumento delletemperature è generalmente più significativonell’ultimo decennio e, infatti, molte seriepresentano un punto di cambio agli inizi deglianni ‘80.Questo trend positivo è soprattutto dovuto adun aumento delle temperature nel periodoestivo ed autunnale (da luglio ad ottobre) chenon è però riscontrato per le stazioni dellavalle del Po, della Puglia e della Sardegnadove prevalgono condizioni di stazionarietà.Un trend negativo è stato osservato per leserie annuali di Brescia, Roma Ciampino,Bari e Lecce. Deboli segnali di trend negativisono stati osservati nei mesi di novembre edaprile per le serie del nord ed in dicembre egiugno per alcune stazioni del sud.In conclusione sono rilevate delle tendenze dicambiamento in termini di un aumento ditemperatura soprattutto nell’ultimo decennioe nella stagione estiva anche se in modo non

88

4 RACCOLTA ED ELABORAZIONE DEI DATI DI SERIE STORICHEDI PARAMETRI CLIMATICI79

79 A cura di: Dr. Pietro Bacci ENEL-CRAM Dr. Francesco Apadula ENEL CRAM

Page 82: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

uniforme nel tempo e con differenzestagionali e geografiche quest’ultimeconfortate dai risultati dell’analisi fattoriale.

Serie storiche della precipitazioneatmosferica

Lo studio delle serie di precipitazione presentatuttora la difficoltà dovuta alla disomogeneitàed alla scarsa disponibilità dei dati che nonpermette alla comunità scientificainternazionale di valutare opportunamenteeventuali variazioni delle precipitazioni a scalaglobale. Anche a livello italiano sono notistudi relativi a serie storiche centenarie su sitidi pianura che non hanno tuttavia evidenziatotrend significativi.Il contributo CRAM allo studio delle seriestoriche di precipitazione si riferisce a duestudi complementari. Il primo lavoro consistenel raccogliere i dati ENEL rilevati presso ibacini idroelettrici Alpini dal 1970 ad oggi edeffettuare, dopo le dovute validazioni, alcuneanalisi climatologiche (in figura 2 vienemostrata l’ubicazione delle stazioni). I datiENEL raccolti sono inviati e sono tuttorarichiesti dal Global Precipitation ClimatologyCentre che provvede ad alimentare undatabase utilizzato per elaborare mappe dipiovosità a scala globale. Attualmente però èstato constatato un peggioramento dellaqualità dei dati che rende poco affidabili glistessi e poco utili per eventuali elaborazioni.Infine, è stata realizzata una classificazione dialcuni eventi di forte precipitazione degliultimi anni che ha permesso di valutare leconfigurazioni sinottiche tipiche associate atali eventi.Il secondo studio è stato rivolto a tutto ilterritorio nazionale e ha riguardato l’analisidelle serie di precipitazione, dal 1952 al 1991,relative alle stazioni di misura del Serviziometeorologico dell'Aeronautica MilitareItaliana.La fase iniziale dello studio è stata dedicataalla messa a punto di una metodologia diindagine statistica che, già utilizzata per leserie di temperatura, è stata opportunamente

adattata alle serie di precipitazione. Sono stateanalizzate circa 40 stazioni su un totale di 185disponibili in quanto la scelta delle stesse èstata rivolta alle sole stazioni con un databasesufficientemente completo.Sono stati valutati: la distribuzione delleprecipitazioni medie annuali e stagionali, ilregime annuo medio e la distribuzione delnumero di giorni di precipitazione limitataperò al periodo 1982-91.Le serie analizzate non presentano trendsignificativi ad eccezione di alcune serie delcentro e sud Italia, per le quali si è osservatoun trend positivo (Roma Urbe, RomaCiampino, Ustica, Trevico e Latronico), e peralcune serie pugliesi che presentano invece untrend negativo (Bari, M.te Scuro e S.Maria diLeuca). Nelle regioni settentrionali la solaserie di Vicenza presenta un debole trendnegativo (si veda figura 3).Nel mese di gennaio si segnala una tendenzaalla diminuzione delle precipitazioni per lestazioni delle regioni centro meridionali delversante adriatico (Pescara, Termoli, Bari,Brindisi, e S.Maria di Leuca) mentre innovembre si osserva la tendenza alladiminuzione per diverse stazioni delle regionisettentrionali (Milano Malpensa, MilanoLinate, Brescia, Torino Caselle, Torino Bric,Vicenza, Bolzano e M.te Cimone). Negli altrimesi si osservano diversi casi isolati di seriecon presenza di un segnale di trend.Infine alcune serie alpine e della pianuraPadana dell’Aeronautica Militare (14 serieselezionate) sono state confrontate con le seriealpine della rete ENEL (58 serie selezionate). Ilconfronto è stato effettuato mediante l’analisifattoriale che ha permesso di valutare il gradodi correlazione di tutte le stazioni in esame edi evidenziare i gruppi di serie con andamenticomuni. Al fine di valutare la presenza dieventuali trend totali o stagionali è statoapplicato il test non parametrico di Kendall atutte le serie per il periodo 1970-91.In generale le serie presentano condizioni distazionarietà, sono presenti tuttavia trendnegativi in alcune stazioni ed in particolare nelsettore occidentale delle alpi (si veda figura 4).

89

Allegato 4 : Raccolta ed elaborazione dei dati di serie storiche di parametri climatici

Page 83: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Per quanto riguarda i trend stagionali siosserva una tendenza alla diminuzione delleprecipitazioni nel mese di gennaio pernumerose stazioni e nei mesi di febbraio emarzo per alcune serie del settore nordoccidentale. Particolarmente significativa èanche la tendenza alla diminuzione che siriscontra nel mese di giugno per moltestazioni del settore nord occidentaleappartenenti all’ex compartimento di Torino.

Conclusioni

I risultati sin qui raggiunti consentono divalutare con opportuna efficacia che alcunisegnali di variabilità climatica potrebberoessere in corso sul territorio italiano.Come questi segnali riscontrati possano esseredovuti a cause naturali o antropiche nonrisulta ancora chiaro.È comunque di particolare rilevanza il fattoche si sono riscontrati trend di aumento delletemperature sostanzialmente dovuti all’ultimodecennio di osservazione in analogia a quantorisulta a scala globale che segnala tale periodocome il più caldo dell’ultimo secolo. Pertantol’idea che possa esistere una connessione traquesti due fenomeni è del tutto giustificabile.Anche la diminuzione delle precipitazioniriscontrate sull’arco Alpino è di particolareimportanza in quanto questa variabilitàpotrebbe essere, come per le temperature,conseguenza diretta sia del riscaldamento delpianeta dovuto all’effetto serra, sia di un

cambiamento nel corso degli anni delladinamica meteorologica che interessa il nostroPaese.L’attenzione a questo tipo di misure a scalanazionale ed alle ricerche in svolgimento puòrisultare utile per valutare come questifenomeni tendono ad evolvere nel tempo equali sono le cause effettive che lideterminano. Pertanto le attività in oggettopermettono di fornire informazioni utili siaalla comunità scientifica, sia a coloro chedevono definire la politica energetica edambientale del nostro Paese.

Proposte per attività future

Si propone di realizzare un databasenazionale che raccolga le serie storiche piùsignificative ed affidabili curando conattenzione soprattutto le informazioni storicherelative al funzionamento delle stazioni, allaqualità dei dati e alle procedure di misurausate. Definire procedure statistiche chesopperiscano alla mancanza delle precedentiinformazioni individuando in modo oggettivole serie più affidabili.Tale sforzo prevede una organizzazioneoculata delle risorse in ambito nazionale epuò essere attuato con oneri finanziari moltomodesti che tuttavia possono consentire unaimmagine compatta dell’attività del nostroPaese nel campo dei cambiamenti climaticiche non deve prescindere dalle osservazionidei parametri climatologici.

90

Allegato 4 : Raccolta ed elaborazione dei dati di serie storiche di parametri climatici

Page 84: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

91

Allegato 4 : Raccolta ed elaborazione dei dati di serie storiche di parametri climatici

Figura 1Distribuzione geografica deitrend di temperatura

Figura 2Ubicazione geografica dellestazioni pluviometriche alpine

Stazioni pluviometriche alpine (1970 - 91)

Trend di temperatura (1952 - 91)Test di Kendall

Figure 1 e 2 - Fonte: ENEL, 1992

Page 85: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

92

Allegato 4 : Raccolta ed elaborazione dei dati di serie storiche di parametri climatici

Figura 3Distribuzione geografica dei

trend di precipitazione

Figura 4Distribuzione geografica dei

trend di precipitazione

Trend di precipitazione (1952 - 91)Test di Kendall

Trend di precipitazione (1970 - 91)Test di Kendall

Figure 3 e 4 - Fonte: ENEL, 1992

Page 86: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

La Sezione inquinamento atmosfericodell’ENEA, ha eseguito la mappatura delCarico Critico di acidità totale per il territorioitaliano, su mandato del Ministerodell’ambiente, nell’ambito della Convenzionedi Ginevra sull’Inquinamento Transfrontaliero.Il Carico Critico viene definito come unastima quantitativa dell’esposizione a uno o piùinquinanti, al di sotto della quale non sirilevano significativi effetti dannosi suspecificati elementi sensibili dell’ambiente, inaccordo con le attuali conoscenze.Determinare il carico critico considerandocome elemento sensibile il suolo, ha consistitoquindi valutare il suo potere tampone neiconfronti dell’acidità delle precipitazioni. Lametodologia applicata nel presente studio,denominata di livello zero, identifica quattrofattori (roccia madre, tipo di suolo, uso delsuolo e piovosità) che descrivono lecaratteristiche dell’ecosistema studiato conriferimento alla capacità di sopportare apportiacidi senza subire danni.

Determinazione dei quattro parametrinumerici

Roccia madre

La classificazione della tipologia della rocciamadre è stata effettuata in base allecaratteristiche di capacità di neutralizzazioneacida delle rocce (tab.1), distinguendo quattrogruppi.Successivamente i tipi di roccia sono statisuddivisi in due categorie in base ai loro tassi dialterazione:I. roccia silicea, caratterizzata da lenta

alterazione e capacità di neutralizzazionenulla-bassa. In questa categoria confluisconole rocce di tipo A, caratterizzate da fortecomponente silicea e che di conseguenzapresentano una scarsa predisposizione allaneutralizzazione delle sostanze acide;

II. roccia non silicea, a veloce alterazione econ una buona capacità di neutralizzazione.In questa categoria confluiscono gli altri tipidi rocce (gruppi B, C e D), caratterizzati da

94

5 CARICO CRITICO DI ACIDITÀ TOTALE DEL TERRITORIO ITALIANO80

Gruppo Capacità Tipo di rocciadi neutralizzazione

A nulla – bassa granito, sienite, granito-gneiss, arenarie quarzifere ed altre rocce silicee, ortoquarzite,sabbie, detriti quaternari, arenarie decalcificate

B bassa – media arenarie, argilliti, conglomerati, gneiss senza carbonati liberi, rocce carbonifere

C media – alta rocce calcaree, basiche, ultrabasiche, vulcaniche, vetrose, arenarie calcaree, marne, fanghi

D infinita rocce altamente fossilifere, calcari, calcari dolomitici

Tabella 1: capacità delle rocce di neutralizzare apporti acidi

Fonte: Norton S.A., 1980; Kinniburg D.G., Edmunds W.M., 1986; Lucas A.E., Cowell D.W., 1984

Page 87: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

95

Allegato 5 : Carico critico di acidità totale del territorio italiano

una componente silicea meno preponderante,e quindi con una superiore capacità ditamponamento delle immissioni acide.

Per il riconoscimento dei differenti tipi diroccia è stata utilizzata la Carta geologicad’Italia in scala 1: 1.000.000 del Serviziogeologico80.

Tipo di suolo

La classificazione del tipo di suolo è stata fattain base al tipo di processi chimici cheavvengono nel suolo.Suoli con un pH acido (pH < 4,5) raggiungonofacilmente la soglia di mobilizzazionedell’alluminio, di conseguenza si verifica ilrilascio di ioni Al3+ e si ha una diminuzione delrapporto Ca/Al: tutto ciò si riflette in un effettotossico per gli apparati radicali delle piante.I suoli con un pH > 4,5, che viceversa nonfavoriscono la mobilizzazione di ioni Al3+,risultano meglio tolleranti nei confronti di un

apporto esterno di acidità.Ogni tipologia di suolo viene fatta rientrare inuna delle due classi di valori di pH.In particolare risultano appartenere allacategoria I (pH < 4,5) i seguenti suoli:Rankers, Acid Lithosols, Dystric Cambisols,Dystric Podzoluvisols, Orthic Acrisols, Podzolse Dystric Histosols; mentre tutti gli altriappartengono alla categoria II (pH > 4,5)81.Per avere le caratteristiche pedologichedell'intero territorio italiano, in assenza diuna cartografia unica, si è utilizzato unconsiderevole numero di carte tematicheattinenti le tipologie dei suoli.La caratterizzazione dei suoli è stata completatacon dati reperibili dalla letteratura scientifica eda studi effettuati da Amministrazioni locali

Figura 1: Mappa del carico critico di acidità totale del territorio italiano

Fonte: ENEA, Sezione inquinamento atmosferico, 1998

79 A cura di: Dott.ssa Patrizia Bonanni - ENEA80 Ministero industria e commercio, 196181 FAO UNESCO, 1981; CEE, 1985

219 230

224

526

221

215

3

2

1

4

5

Classi

500-1000

1000-2000

>2000

200-500

0-200

H+/(ha anno)

525

89

42

218

552

275

168

82

210

525

>2000

1163

239

1400

>2000

630

756

>2000

>2000

622

521

1200

>2000

509

750

>2000

603

596

>2000

745

603

667

210 225 953 >2000

>2000

259228 224 1049 >2000

>2000

85222 233 581 >2000

>2000

345226 260 302 1037 582

226221 227 266

215 218

603

542

542

1083

1167

614

667

727

737

1000

743

632

>2000

567

574

>2000

567

619

>2000

551

616

>2000

558

739

>2000

736

1500

>2000

676

1667

750

729

917

>2000

581

583

1000

585

667

1300

585

600

1417

255

>2000

>2000 1500 1333 600 >

2000>

2000 1000 >2000

>2000

>2000

>2000

>2000

>2000

>2000

204 1138 1000 379

263 >2000 750 152

237 313 322 205

230 331 250 530

234 247 510 1147 1040 1000 1000 838 924 588 629 628 1553 643

>2000 1125

525

1083

367

1100

1167

1125

525

230

236

536

550

238

243

240

532

750

294

229

343

233

431 271

583 554 534

625 367

233

571

1000

625

1014

1091

681 1217 805 659

525

1333

525

1125 1050

1050 570 501 501 250

1500

550

269

413

610

583 254

382 462

562 599

750 >2000

>2000

>2000

542

536

1200

625

>2000

1083

750

1000

>2000

536

749

750

667

>2000

556

>2000

>2000

1000

251 1333

255

233

244

1186

1186

813

>2000

1200 525

>2000

Page 88: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

96

Allegato 5 : Carico critico di acidità totale del territorio italiano

(Regioni, Province, Comunità Montane, ecc.) eda Istituti di ricerca.Alla luce delle conoscenze attuali82 , si escludein Italia la presenza di suoli acidi con un pH< 4,5, se non in rare situazioni e per orizzontiarealmente limitati, non cartografabili allascala di rappresentazione utilizzata.

Uso del suolo

Con questo termine si intende la diversitàdella ricopertura vegetale del territorio econseguentemente della sensibilità all’aciditàdel corpo recettore da parte delleprecipitazioni.La mappa d’uso del suolo è stata redatta sullabase di quattro tipologie principali (foreste diconifere, pascoli, foreste di latifoglie, terraarabile). La prima tipologia, relativa alleforeste di conifere, per la presenza del tipicohumus mor caratterizzato da reazione acida, èquella per la quale viene prevista la sensibilitàpiù elevata. Alla seconda tipologia, relativa aipascoli, che producono anch’essi humus mor,ma con caratteristiche meno acidificanti,corrisponde una sensibilità inferiore. La terzatipologia è relativa alle foreste di latifoglie,caratterizzate da un humus di tipo mull, dotatodi un minor contenuto di acidi organici, cuicorrisponde una sensibilità ancora inferiore. Laquarta tipologia, corrispondente alle terrearabili, è la più favorevole nell’opporsi aiprocessi di acidificazione in quanto la costantemobilizzazione del terreno, dovuta ai frequentiinterventi nella pratica agricola nel corsodell’anno (fertilizzazione, applicazione di limo,ecc.) lo rende meno vulnerabile; per questomotivo le terre arabili vengono consideratepraticamente insensibili e non vengonoconsiderate nell’operazione di mappatura.Per la determinazione dei differenti usi disuolo, si è fatto ricorso alla Carta dellavegetazione reale d’Italia in scala1:1.000.00083. Una difficoltà riscontrata nellafase di elaborazione cartografica è statarappresentata dalla diversità e dalla varietàdella copertura vegetale del territorio italiano(diversi e tipici fitotipi), che la metodologia

utilizzata, predisposta per una realtà nord-europea, non prevede. In particolare, ilterritorio italiano può essere suddiviso in duegrandi regioni a differenti caratteri climatici edunque vegetazionali, per un totale di 54fitotipi riconosciuti: regione Euro-Siberiana,che corrisponde all’area delle Alpi fino almargine inferiore della Pianura Padana, e laRegione Mediterranea, che comprende larestante parte del territorio.È stata verificata la corrispondenza tra le 54tipologie vegetazionali della Carta dellavegetazione reale d’Italia e le 4 tipologie delmetodo per il calcolo dei carichi critici diacidità totale84.

Piovosità

L’influenza delle precipitazioni è legata allaloro quantità. Infatti, maggiori precipitazioniaumentano l’entità della lisciviazione deicationi basici, in particolare dell'alluminio,con conseguente aumento del rilascio disostanze acide dalle acque superficiali e dellasensibilità del suolo.Per l’assegnazione del parametro numericorelativo al fattore piovosità si è fatto uso deivalori annuali medi di precipitazioneottenuti dalla “Carta della precipitazionemedia annua in Italia per il trentennio1921-50”, in scala 1:1.000.000, delConsiglio Superiore Servizio idrografico85.

82 Angelone M., Bini C., 1995; FAO-UNESCO, 198183 Ministero dell’ambiente, 199284 Petriccione B., 199585 Ministero dei lavori pubblici

Page 89: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Obiettivo

Si tratta di raccogliere, in modo sistematico econtinuo, dati e informazioni scientifiche sullostato di salute e la vitalità degli ecosistemi nelloro complesso, con i loro componenti animalie vegetali, sia per quanto concerne le formemicrobiche che quelle intermedie e superiori.Al contempo dati ed informazioni socio-economiche saranno acquisite nell’ambito dispecifiche attività in corso, cherappresenteranno azioni pilota utilizzabili perla messa a punto di metodologie d’approcciointegrato alla lotta contro il fenomeno delladesertificazione.

Azioni

La rete nazionale va creata ex novo. Lacandidatura di istituzioni scientifiche esistenti, asvolgere questo ruolo di “antenne di ricerca”,va opportunamente vagliata sulla base di criterioggettivi, riferiti alle specifiche esigenze dellediverse realtà omogenee del territorio.L’acquisizione dati ed il relativo monitoraggiodovranno seguire procedure e metodologiestandardizzate. La loro messa a puntorichiederà una fase preliminare di analisi everifica dei risultati. I campi di attivitàriguarderanno prevalentemente:

A studio del clima e delle risorse primarie;

A messa a punto di sistemi di monitoraggiodelle risorse;

A studio dei cicli di ricostituzione delle risorse edelle condizioni necessarie per consentirel’efficace funzionamento dei loro meccanismifisici, chimici e biologici;

A studi sui sistemi di gestione delle risorse neidiversi ambienti ed ecosistemi bio-climatici;

A studio e messa a punto di tecnologiealternative, appropriate ed eco-compatibili,con particolare riguardo alla conservazione ealla ricostituzione delle risorse primarie.

Strumenti

Tra gli strumenti più moderni per lo studiodelle variazioni ambientali in generale, e delladesertificazione in particolare iltelerilevamento aerospaziale ed i Sistemi diInformazione Geografica (GIS) hannodimostrato di possedere elevate possibilitàdescrittive. La combinazione delle duecomponenti consente di acquisire, analizzaree modellizzare le dinamiche ambientali suampie estensioni di territorio, ad altarisoluzione, ed in modalità multi-temporale.Il monitoraggio ambientale, specie perprocessi multifattoriali di degrado su vastascala quali la desertificazione, soffre di duelimitazioni importanti:a) efficacia del rapporto risoluzione/scala

spaziale dei dati;b) integrazione dei dati settoriali

multidisciplinari.Se condotti con i metodi tradizionali, vale adire mediante rilevamenti sul campo, gli studispecialistici per le varie componentidell’ecosistema (vegetazione, suolo, idrologia,ecc.) sono infatti caratterizzati da un rapportodi proporzionalità inversa tra l’areacomplessiva rilevabile e la risoluzione sulterreno. Come risultato, l’approccio meristicoa tali fenomeni prevede spesso lageneralizzazione di realtà locali ad aree piùestese, con risultati a volte inadeguati inquanto a fedeltà di rappresentazione deifenomeni e dunque di efficacia degliinterventi di ripristino ambientale.A fronte di tali limitazioni, il telerilevamentosatellitare ed aereo costituisce una fonteottimale di dati georeferenziati e ad altarisoluzione per un territorio almenosovraregionale. Inoltre, i sensori multispettralisono capaci di provvedere un adeguato flussodi informazione qualitativa sull’organizzazionedel paesaggio a parità di risoluzione edestensione di territorio rilevato. Infine, la

98

6 LE ANTENNE DI RICERCA PER IL MONITORAGGIODELLA DESERTIFICAZIONE

Page 90: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

rapidità del flusso di informazione dal sensore alcentro di monitoraggio rende possibile laconoscenza dello stato del territorio e la gestionedelle emergenze pressoché in tempo reale.Il concetto fondamentale su cui iltelerilevamento aerospaziale multispettrale sibasa è la capacità di decomporre la rispostaspettrale degli oggetti sul terreno in componentidiscrete (endmembers) secondo l’approccio dellaSpectral Mixture Analysis (SMA). La SMAsfrutta il fenomeno della riflessione eterogeneadell’energia solare per unità di superficie,propria degli ecosistemi terrestri.Tutti gli elementi del paesaggio rappresentati inun pixel misto (vegetazione, suolo, agglomeratiurbani) contribuiscono a determinare la suariflettanza totale per una frazione correlata alleproprie caratteristiche dimensionali e fisiche.La classificazione di tali pixels misti è dunquebasata sulla decomposizione della rispostaspettrale totale nelle frazioni che lacompongono (endmembers) enell'interpretazione di queste ultime in chiavetematica86.Numerosi progetti in ambito europeo(MEDALUS, DEMON I/II) hannodimostrato che specie se usata in modalitàmulti-temporale, l’analisi della rispostaspettrale è uno degli strumenti più potenti peril monitoraggio delle variazioni di uso delterritorio, dello stato della vegetazione e delsuolo, del grado di frammentazione delpaesaggio e della ripresa post-incendio, tuttifattori fondamentali della desertificazione.Come ulteriore applicazione, iltelerilevamento aerospaziale può essereimpiegato per correlare la quantità attuale dibiomassa epigea al rateo di degrado delterritorio. La modellizzazione matematicaprovvede stime per la biomassa epigeapotenziale idro-limitata, mentre la mappaturavia telerilevamento provvede dati sincronicisullo stato della biomassa, le proprietà delsuolo e la presenza di materiale vegetalemorto, (lignina/cellulosa) come importantivariabili di input per la modellizzazionediacronica.In questo contesto, le possibilità della

spettrometria ad immagini nel mappare lostress della vegetazione (ad esempio tramite iCarter Stress Indices) e di valutare lecaratteristiche della canopy della vegetazione(struttura e composizione chimica) sonoentrambe argomenti di fondamentaleimportanza.Al fine inoltre di rilevare cambiamenti nellacopertura vegetale e nelle condizioni delsuolo, i dati termici possono essere combinatia quelli di riflettanza, dato che i primi sonosensibili alle variazioni nelle condizioni delsuolo (ad esempio al contenuto d'acqua)mentre i secondi permettono di distingueredifferenti tipi di copertura vegetale. Diparticolare interesse ai fini del monitoraggiodella desertificazione sono la relazione tratemperatura e riflettanza, così come quella trale stime di abbondanza della vegetazione e latemperatura in anni differenti. Entrambe lerelazioni sono infatti considerate come fontipotenziali di informazioni sui cambiamentinella composizione della vegetazione, sul suostadio degradativo o successionale e sulle suecondizioni di vitalità87.Oltre ad assicurare le capacità standard disorveglianza ambientale di cui sopra, lemoderne costellazioni di satelliti permettonol’osservazione del territorio a scale differenti infunzione del proprio potere di risoluzione. Talepotere va dal metro dei satelliti IKONOS perle osservazioni a scala di patch fino ai chilometridi AVHRR per quelle a grande scala,attraverso una serie di valori intermedi.La distribuzione per scale di osservazione deisensori aerospaziali consente di monitorare lapresenza e la diffusione del disturbo attraversole scale, uno dei problemi fondamentali postidalla teoria gerarchica applicata ai fenomeniambientali complessi. Tale teoria prevedel’esistenza di interrelazioni tra i processiecologici ed i patterns spaziali e temporaliosservati nel paesaggio. Viene infatti ipotizzatoche tali patterns spaziali e temporali siano laconseguenza naturale di interazioni non-

99

Allegato 6: Le antenne di ricerca per il monitoraggio della desertificazione

86 Hill et al., 199687 Lacaze et al., 1996

Page 91: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

lineari tra le componenti biotiche ed abiotichedi un sistema ecologico. In particolare, lateoria gerarchica prevede che scale multiple dipatterns vegetativi e di suolo siano il direttorisultato di processi ecologici associati con iloro ratei dinamici secondo livelli multipli inuna gerarchia. Si ipotizza cioè che unagerarchia di processi basati sui propri rateidinamici (da rapido e locale a lento e globale)sia riflessa in una gerarchia di scale di patterns

di vegetazione e suolo. Come conseguenza,una gerarchia di scale di patterns di vegetazionedovrebbe essere visibile nei dati telerilevati infunzione della loro risoluzione al suolo.Lo studio dell’effetto gerarchico e dellapercolazione del disturbo multifattorialeattraverso le scale è uno degli aspetti dimaggior interesse per l’analisi delladesertificazione, ed alcuni progetti scientifici intal senso sono in corso di sviluppo88.

Sistemi di Informazione Geografica (GIS)

Complementarmente all’implementazione delflusso di dati georeferenziati ad alta definizioneproveniente dal telerilevamento aerospazialeed alla sua modellizzazione diacronica, i GISforniscono la soluzione più conveniente alproblema dell’integrazione ed analisi dei datimultidisciplinari settoriali. La loro natura didatabases relazionali, atti ad implementare,manipolare ed elaborare qualsiasi tipo diinformazione georeferenziata ne fa infatti deglistrumenti più adatti per l’analisi multifattorialedi processi ecologici a dimensionesovraregionale e ad alta complessità.Uno dei problemi principali dei fenomeniolistici di degrado ambientale, quale appuntoquello della desertificazione, è quello della

standardizzazione ed analisi di dati eterogeneiquali quelli climatologici, di uso del suolo,geologia, idrologia, ecc. Inoltre, bisognaconsiderare che i processi ecologiciinteragiscono nel processo di decision making peruno sviluppo sostenibile del territorio anchecon fattori di tipo economico e sociale difficilida quantificare ed analizzare. I GISconsentono un certo grado di reductio ad unumtra tutte queste grandezze, mediantel’attribuzione di valori quantitativi ad ognunadi esse secondo il peso che singolarmenteassumono nei confronti di tutte le altre.Questo metodo di analisi matricialemultidimensionale consente di pervenire nonsolo all’interpretazione di fenomeni in atto edalla modellizzazione di eventi futuri inrisposta a condizioni predeterminate, maanche di ottimizzare l’assunzione di decisioniponderate di gestione ambientale sulla base diun numero massimale di fattori, operazioneche minimizza la possibilità di valutazionisoggettive89.Un campo sicuramente da approfondirenell’ambito del processo di standardizzazionedei parametri ambientali è infine quello dellameta-analisi, una raffinata tecnica matematicache sta recentemente mostrando alcuneinteressanti applicazioni in campo soprattuttoeconomico, ma per la quale si intravvedonointeressanti prospettive di sviluppo anchenell’ambito delle scienze ambientali90.

100

Allegato 6: Le antenne di ricerca per il monitoraggio della desertificazione

88 Lacaze & Scala, 199889 Burrough, 198690 Arnqvist & Wooster, 1995

Page 92: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

L’attività della cooperazione italiana inmateria di lotta alla desertificazione ed alla siccità,data oramai da almeno quindici anni. Risaleinfatti al 1982 il primo, consistente impegnodel nostro paese in tale ambito, allorché ilParlamento italiano approvò un primoimportante stanziamento dell’ordine di 500milioni di dollari USA per l’iniziativa Italiana

nel Sahel.

Con l’entrata in vigore della legge 49 del28.02.1987 (“Nuova disciplina dellacooperazione italiana con i paesi in via disviluppo”), il tema della conservazione del

patrimonio ambientale fa parte delle finalità diquesto importante campo di azione dell’Italiaa livello internazionale. Nelle finalità politichestabilite infine dal Governo nell’ambito degli“Indirizzi della nuova politica di cooperazioneallo sviluppo” (delibera del CIPE del23.06.1995 - Capo I) vi è il “contribuire ad unaserie di grandi azioni” orizzontali di interesseper tutta la comunità internazionale, per il cuisuccesso è necessaria la piena partecipazionedel paesi in via di sviluppo (difesadell’ambiente, ecc.). Sempre gli indirizzi delgoverno prevedono (Capo III) nell’ambitodella partecipazione alle grandi tematiche

promosse dalla comunità internazionale “la difesainternazionale dell’ambiente e quindi i seguitioperativi della Conferenza di Rio su ambientee sviluppo svoltasi nel 1992”.All’interno del sintetico framework normativosuesposto si è simmetricamente registrata, giànel corso dell’ultimo decennio e piùspeditamente negli ultimi tre anni,un’apprezzabile coerenza delle attività dellacooperazione italiana in tale settore e piùspecificamente nel campo della lotta alladesertificazione ed alla siccità ove, i principistabiliti nel quadro del punto 12 dell’Agenda21 della Conferenza di Rio (1992), hannotrovato nel nostro paese un attento edimportante sostenitore.Sul versante dell’impegno istituzionale bastipensare al ruolo assunto dall’Italia nell’ambito della Convenzione per la Lotta alla

Desertificazione (1994) ed al successivoriconoscimento ottenuto con l’aver ospitato laI Conferenza delle Parti92 accompagnatodall’importante successo negoziale relativoalla questione del c.d. meccanismo globale da essaprevisto, istituito a Roma presso I’IFAD.L’Italia, all’interno del dibattito tra paesidonatori e paesi in via di sviluppo sul temadella lotta alla desertificazione ed alla siccitàha, in linea con l’approccio dei primi, ribaditola tesi di una strategia volta ad ottenere unmigliore e più coordinato utilizzo delle risorseesistenti piuttosto che un impiego di flussifinanziari aggiuntivi. Ciò evidentemente nonsolo in ragione della complessiva riduzione delvolume dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo(APS) su scala internazionale bensì anche nellaconsapevolezza che, pur avendo assistito finoraad un maggior coordinamento delle attività inquesto campo da parte della comunità deidonatori, il cammino da compiere conl’obiettivo di ridurre attività in duplicazione etra loro non coordinate - con effetti talvoltacontroproducenti rispetto agli obiettivi generali- è ancora lungo e complesso.L’interesse del nostro Paese, come confermatodall'adesione al quarto protocollo dellaConvenzione riguardante il Nord delMediterraneo, è coerente non solo dal puntodi vista geo-politico, essendo questa l’areaprioritaria per eccellenza per gli interventidell’Italia e non solo in tema di cooperazioneallo sviluppo, ma si colloca altresì in unquadro lineare di compartecipazione regionaledel problema in esame, compartecipazione chepuò trovare una sua duratura ragione d’esseresolo attraverso interventi di carattere c.d.sistemico, interventi cioè in cui gli aspetti delladesertificazione non sono affrontati in astrattobensì nel quadro delle più generali realtàambientali, sociali ed economiche da cui leproblematiche in materia di desertificazioneemergono e su cui impattano.

102

7 LA COOPERAZIONE ITALIANA E LA LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE91

91 A cura di: Amb. Giorgio Franchetti Pardo92 COP, Roma, 1997

Page 93: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Un tale salto di qualità nelle iniziative anchedella cooperazione italiana, pur essendo daqualche tempo più sistematicamenteperseguito, rappresenta infatti una sfidaimpegnativa nella politica di collaborazionedell’Italia con gli altri stati.La Conferenza delle Parti del settembre scorsoha fornito all’Italia l’occasione di informare iPaesi partecipanti sulle attività internazionaliposte in essere nel decennio precedente. Suquesto tema fu predisposta una specificapubblicazione che oggi si distribuisce percompletezza di documentazione al membridel Comitato. Il quadro d'insieme presenta ilcomplesso di attività poste in essere neldecennio 1987 - 97 che direttamente odindirettamente hanno affrontato tematicheattinenti il tema della salvaguardia ambientalee la questione della desertificazione e dellasiccità più in particolare.Si tratta di un inventario delle iniziativeportate avanti dalla cooperazione italiana, perun ammontare complessivo di 935 milioni didollari USA a dono.Le iniziative sono state classificate secondo leseguenti categorie e la relativa ripartizionepercentuale del fondi allocati:

A misure volte a migliorare l’ambienteeconomico con particolare riferimento allalotta alla povertà (18%);

A misure volte alla preservazione delle risorsenaturali (9%);

A iniziative di c.d. Capacity building (2%);

A iniziative volte a migliorare la conoscenzadella questione della desertificazione (6%);

A misure volte a monitorare e definire glieffetti della siccità (2%);

A iniziative miranti alla realizzazione di unosviluppo agro-rurale sostenibile eprogrammi di conservazione (63%).

L’ambito geografico di tali interventi, riguardaparticolarmente ma non esclusivamentel’Africa Subsahariana, destinataria di circal’82% del fondi sopramenzionati con unapercentuale di interventi dell’ordine del 65%.Tale importante azione della cooperazioneitaliana in via bilaterale dovrebbe inoltre

essere integrata, anche se il dato statistico è diproblematico definizione, dalle azioni scaturitedai Trust Funds degli Organismi internazionalicui il nostro paese prende attivamente parte. Sitratta in particolare dell’OSS (Observatory forthe Sahara and the Sahel), il ProgrammaMEDA dell’UE, Programma Speciale perl’Africa dell'IFAD, attività dell’UNEP, Ufficioper il Sahara delle NU (UNDP/UNSO) ePAM (Programma Mondiale perl’Alimentazione), METAP (Programma diAssistenza Tecnica in materia Ambientale nelMediterraneo), GEF (Global EnvirorumentFacilities).Un tale quadro di attività, di per sé importante,ha tuttavia dovuto confrontarsi specialmentenell'ultimo biennio con la drastica riduzionedegli stanziamenti di bilancio in materia dicooperazione allo sviluppo. Basti pensare che afronte dei circa 710 miliardi di lire destinatidalla legge finanziaria 1998 agli interventi adono, l’ammontare delle risorse disponibili intale settore era, ancora agli inizi degli anni ‘90,dell’ordine di circa 2.000 miliardi.Una nuova strategia, anche in materia disalvaguardia ambientale e di attenzione versoil problema della desertificazione e dellasiccità, pertanto, non può non tener conto ditale importante limite sul versante finanziario.Di qui l’esigenza di cogliere tutte le possibilisinergie derivanti dal nostro impegno sia acarattere bilaterale sia multilaterale.A questo riguardo va peraltro segnalato che lacifra dinanzi menzionata non contempla laquota di contributo italiano alle attività svoltedall’Unione Europea - per il tramite del servizidella Commissione - nel settore dell’aiuto allosviluppo.Tale contributo, di rilevante grandezza,ammonta a circa 1.000 miliardi di lire annue.L’elaborazione da parte della cooperazioneitaliana di una propria strategia è volta inparticolare - nella ridotta allocazione deipropri fondi - a far fronte a quelle esigenze giàemerse in occasione della Conferenza sullaDesertificazione (...limitata efficacia globale della

lotta alla desertificazione) e si articolerebbepertanto, sul piano delle modalità, nel

103

Allegato 7 : La cooperazione italiana e la lotta alla desertificazione

Page 94: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

crescente ruolo da attribuirsi sul pianoregionale e locale agli stessi paesibeneficiari in un quadro di maggiorcoordinamento dei donatori sia a livellonazionale (messa in opera dei piani d’azione)sia a livello centrale. Sul piano delle areeprogrammatiche da perseguirsi, anchenell'ambito di alcuni specifici progetti in fasedi avvio, vanno segnalate:a) azioni sul terreno: Iniziative di c.d.

sviluppo partecipativo, capaci cioè dimobilitare direttamente le popolazionicoinvolte, interventi di difesa del suolo e sulcoperto vegetale, tenendo presenti leimplicazioni socioeconomiche della lottaalla desertificazione, che costituisce parteintegrante della più generale strategia dilotta alla povertà;

b) azioni scientifico-tecnologiche:proseguire le azioni già in corso nel campodel telerilevamento e dell’analisi dei dati (intale settore l'Italia è donatore di assaiqualificata esperienza, basti citare i progettiancora in corso di Appoggio al CentroSaheliano di Agrometeorologia “Aghrymet”e la collaborazione con l’Osservatorio delSahara e del Sahel);

c) pianificazione: Prosecuzione dellametodologia già applicata con successo(Egitto) nell'appoggio alla preparazione dipiani nazionali ambientali.

La collaborazione in queste attività con gliorganismi internazionali di settore UnitedNations Development Programme (UNDP),United Nations Sahelian Office (UNSO),United Nations Environmental Programme(UNEP), FAO, Organizzazione MeteorologicaMondiale (OMM) è essenziale per le ragionisuesposte.Per quanto attiene la mobilitazione di risorse

finanziarie, mentre prosegue la centralità dell'areamediterranea negli interventi della cooperazioneitaliana, elemento questo che può in partecontrobilanciare il più ridotto ammontare

globale delle risorse, si stanno peraltro ponendoallo studio le possibilità operative di canalizzareverso la lotta alla desertificazione una quotaparte delle restituzioni del debito dei PVSderivante dai crediti di aiuto (debt swap) cosìcome la possibilità indirizzare nello stesso campodi azione una quota parte dei fondi di

contropartita generati dagli aiuti alimentari(Aima e Cooperazione) e dai Commodity Aid.È opportuno infine elaborare un quadroprogrammatico di politiche atte a favorire gliimpegni diretti in questo settoredall'importante mondo del volontariato che,per quanto riguarda le ONG italianericonosciute idonee dal Ministero degli esteri,è destinatario di significativi contributi pubbliciper l’aiuto allo sviluppo (circa 60 miliardi dilire annue). Proprio le ONG, infatti, in ragionedella loro specifica competenza acquisita edella loro capacità di radicarsi sul territorio,possono rappresentare un importante tramitedi sviluppo. Né va dimenticato, nell’ambitodella cooperazione decentrata, il ruolo cheautonomamente possono svolgere gli EntiLocali (Regioni, Province e Comuni) nellaloro attività di collaborazione con l’estero cosìcome nella messa a punto di programmi localiche per la loro valenza possono favorirepositive condizioni di impatto sul più ampioecosistema. Una tale politica, potrebbe peraltrogiovarsi di una rinnovata azione di stimolo esupporto tecnico da parte del Ministeri edIstituzioni competenti (ed in particolare delDicastero dell’ambiente), anche nella messa apunto di iniziative sostenute dall’ingentevolarne di risorse finanziarie messe adisposizione dall’Unione Europea e, comenoto, non sufficientemente utilizzate.Il Ministero degli esteri - su tali basi-valorizzerebbe sia nei fondi competenti sianell'ambito della sua attività di indirizzopolitico un tale, crescente impegno delnostro Paese.

104

Allegato 7 : La cooperazione italiana e la lotta alla desertificazione

Page 95: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Dakar, 8 dicembre 1998

Mr. President, Ministers, Excellencies,Distinguished Delegates, Ladies and Gentlemen,

It is a honour for me to contribute here, inDakar, in Africa, for a global action againstdesertification.It is with great pleasure that I take the floor insuch beautiful country.Let me pay tribute to his Excellency thePresident of the Republic of Senegal, Mr.Abdou Diouf, who kindly extended to all thedelegates here present his most warm andcordial welcome.I would also like to express to the Governmentof Senegal and to his Excellency the Ministerof Environment and of the Protection ofNature, Mr. Souti Tourè, my most sincere con-gratulations for having such a well preparedmeeting. And I would also hank the ExecutiveSecretary, my friend Mr. Hama Arba Diallo,who so enthusiastically and in such a skillfulway fulfills his difficult and delicate tasks.

Italy has been from the very beginning of theprocess deeply involved in thepreparatory works of the UNCCD and thenhad the honour to be chosen for thePresidency of the First Conference of Parties.My country mantains a very close and intensecooperation with the countriesof Africa and in particular with the Saharianand Sahelian ones.Italy is actively engaged in the implementa-tion process of the provisions of Annex IVand will soon coordinate its activities.

After what has already been stated by theAustrian Minister, Mr. Bartenstein, speakingon behalf of the European Union and itsmember states, I would limit myself to expres-sing my pleasure in noting the good spirit inwhich the negotiations are being carried out,the spirit of Rome and Dakar. I underline that, in my opinion, some concrete results havealready emerged and, among them I would liketo indicate the decision taken by the Committee

on Science and Technology to establish an "adhoc panel" on traditional knowledge.

It is natural, at this stage, that some otherimportant issues still remain to be discussed,yet we believe that lively discussion must beregarded as an indication that all theDelegations are sincerely working towards anever better functioning Convention, and of astrong wish to move forward.

The selection of IFAD to host the globalmechanism and the nomination of itsManaging Director, the timely transfer of theSecretariat to Bonn as a result of the approvalby the Federal Government of Germany ofthe relevant document, are other good signsof this good spirit.

I would like to give you some information onwhat Italy has done since the first COP inRome. We have underlined the need for awider involvement of institutions, researchentities and local communities aimed at defning a global and more efficient policy to fightdrought, desertification and soil degradationin the Mediterranean basin.These issues were discussed in depth onvarious occasions such as the special NationalConference on Environment and Energy, andthe thematic intemational seminars that tookplace in the National Park of Asinara, inMatera and in Marrakech. They will be thecore of the already planned NationalConference of Environment and Agriculture.

As a matter of fact global Conventions do notdeal only with the environmental policies nee-ded to foster the sustainable development ofthe planet. They also are Conventions thatlink the environmental policies to social,energy and fiscal policies, as well as to pro-duction activities and to scientific research.What is needed is the widest possible coopera-tion among govemments, institutions, scienti-fic entities, local communities and NGOs soas to be able to envisage common programsaimed at the harmonization of their policies.

106

8 INTERVENTO DEL SOTTOSEGRETARIO VALERIO CALZOLAIO ALLASECONDA CONFERENZA DELLE PARTI DELLA CONVENZIONEPER LA LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE

Page 96: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

The Southem European countries are called tofulfil a special role within E.U. itself, and withinthe ensemble of the industrialized countries.We are the connecting « bridge » with thedeveloping countries through the fragile mari-ne ecosystem of the Mediterranean - that is,through a sea of merchants and polluters, sai-lors and exiles, tourists and refugees, fisher-men and non human living creatures.

These days climate experts tell us that theMediterranean is on its way to « tropicalisa-tion »; that the warming up of our planet isgoing in the same direction as that of themigration waves. Those who live in theMediterranean area bear a special responsiblity and have additional tasks to fulfil.In the Mediterranean, « green-house effect »and « desertification effect » are but one phe-nomenon.

There are also two, so to say, mirroring effectsinduced by several causes connected to theproduction and the use of energy as well as toa non sustainable use of natural resources.In Europe more than 20 million hectars aredegraded as the result of industrial waste andof acid rains caused by air pollution, whilemore than 25% of agricultural land and 25%of grazing areas are endangered.Drought and desertification are consequencesof the instability of the climate, but degrada-tion of soil and loss of fertility are due also toan intensive use of land and water resources,to deforestation, inadequate agro-pastoralpractices, that it is, to a non-sustainable use ofnatural resources by man .

The danger of desertification is in fact an oldphenomenon and a modern process, acondition of the land-water relationship towhich man adapted himself with centuries oldpractices, but also introducing new humanpractices to which nature can adapt herselfonly at the cost of diminishing resources, witha negative impact on biodiversity and life.In Italy about 27% of the territory is underthreat of increasing aridity of the soil, even inthe fertile planes.Italy and other European countries of the

Mediterranean are not only donors, they are,unfortunately, also to be counted within acontext of environmental crises with longlasting droughts, with a marked trend towardserosion, with forest fires, forest destruction,with an overwhelming use of water resourcesand massive concentration of economic acti-vities on the coastal zones.During the last 20 years the average annualtemperature increased by 2.8 degrees andduring the last 38 years an increase of 20% ofC02 has taken place.

The Convention establishes that all countryparties must implement their own nationalprograms in coordination with other countriesof the same geographical areas.In this context we believe that capacity-buil-ding and transfer of technologies are verysignificant tools to reach the goals establishedby the Convention.Therefore Italy also is called upon to preparean action programme along lines common toother countries of Southern Europe, in a glo-bal framework of sustainable developmentstrategies in the whole Mediterranean basin, tobe coordinated also with the European Union.To that aim the Italian Committee to combatdesertification, established by the ItalianPrime Minister on the occasion of the RomeConference, has elaborated the « FirstNational Communication for the Fight again-st Desertification » and is now elaborating theNational Plan that forsees the establishment ofan Observatory on the Indicators ofDesertification and a Center of Studies onTraditional Knowledge. This Plan will beready within the six first months of 1999.

In the ongoing dialogue between donors anddeveloping countries, Italy highlighted the ideaof a strategy aiming at a better and more coor-dinated use of the existing resources, ratherthan at an additional use of financial means.This stems not only from the consideration ofthe volume of development aid on the intema-tional scale but also from the awareness that,although we have witnessed increased coordi-nation of the activities among donors, we still

107

Allegato 8: Intervento del Sottosegretario

Page 97: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

have to go a long way on that path so as toavoid duplication and lack of coordination.

We should start to take concrete decisions alsotowards a «virtuous conversion » of debt intosocial, agricultural and environmental invest-ments, also within the framework of theaction undertaken by the international com-munity to relieve the burden of debt.To reach these results we believe that the«flexible mechanisms » (AJI, CDM) indicatedby the Convention on Climate Change mightprove to be a useful tool.

Thus, in the spirit of Rome, we propose toestablish a kind of «mandate of Dakar» thatshould lead to a protocol with specific com-mitments on the occasion of COP 4, that iswhen other regional and/or continentalaction plans should be approved as a sequel tothe plan for Africa to be approved already atCOP 3, in Brazil, which we consider to have aparamount importance.

We adhere to the proposal to organize for theyear 2000, the world year of desertification, a

special Conference on Desertification whilewe express our sincere hope that the finaldocuments to be approved or adopted byCOP 2 will point clearly in this direction.

Mr. President, Excellencies, Ladies andGentlemen, I think that the kick-offin the pro-cess of implementation of the Conventionthat was given by COP 1 in Rome has starteda sort of «rally Rome-Dakar », a processwhere COP 2 in Dakar will be regarded asanother significant benchmark. We are in factlooking at an encouraging and evolving scena-rio within which we attach paramount impor-tance to the concept of partnership and abottom up approach. In other words, we areconvinced that with the serious commitmentof all parties, the fight against desertificationand, through it, the struggle to eradicatepoverty in the world, will be successful.

It is in with this optimistic spirit that I wish toall of You, to all of us, the best results for thismeeting.

Thank you.

108

Allegato 8: Intervento del Sottosegretario

Page 98: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Il Piano d’Azione Nazionale (PAN)

1 Predisposizione del “Preliminare diPiano nazionale”

Il PAN individua le politiche, le misure, leazioni amministrative e normative relative alterritorio nazionale e, soprattutto, a quelle areemaggiormente soggette o minacciate da siccità,degrado del suolo e processi di desertificazione.Tale documento dovrebbe contenere le azionidi programmazione e i tempi d'attuazione siadi livello generale che locale. Dovrebbe esseresottoposto all'attenzione della ConferenzaStato-Regioni e del CIPE entro il 15 giugno1999 e quindi integrato e completatoentro il 30 giugno 1999.(Referente: Comitato nazionale; Supporto tecnico:

ENEA)

2 Individuazione delle aree vulnerabili

Tale “Carta del rischio” può essere realizzatacon il contributo dei Servizi tecnici, dellaDirezione Generale difesa suolo del Ministerodei lavori pubblici, del Servizio conservazionedella natura del Ministero dell’ambiente,dell’ENEA, dell’ANPA, del CNR, dell’UCEA,del Ministero per le politiche agricole, delNucleo di ricerca dell’Università di Sassari, delCentro di Telerilevamento Mediterraneo con lacollaborazione degli altri Servizi del Ministerodell’ambiente, di altri organismi scientifici esoprattutto su indicazioni delle regioniinteressate e delle Autorità di bacino.La cartografia dovrà essere realizzata informa digitale.(Referente: Segreteria del Comitato nazionale)

3 Informazione, divulgazione econsultazione delle popolazioniinteressate

Le linee guida della Comunicazione nazionaledovranno essere esaminate e discusse da

Amministratori, Associazioni, Operatori delsettore, ecc.Pertanto si dovranno avviare da subitospecifiche consultazioni che potranno esserecompletate entro il 10 maggio 1999.Tale azione può essere seguita dalle Regionicon la collaborazione dei singoli componentidel Comitato Nazionale.La prima fase (già avviata) è coordinata dallaSegreteria del Comitato col supportodell’ENEA.In tale contesto si inserisce l’attività delleONG coordinate dal rappresentante presentenel Comitato.

4 Programmi ed interventi per la lottaalla siccità e alla desertificazionenell’ambito della programmazione deiFondi strutturali comunitari 2000-2006

Tale azione può essere coordinata daCosentino (SCN), dall’Ing. Vita (ConferenzaStato-Regioni) e dal Dott. Malerba del CIPEcon la collaborazione degli altri Ministerirappresentati nel Comitato (LL.PP, RicercaScientifica, Politiche Agricole) e supportatadall’ANPA e dall’ENEA.È da sottolineare il necessario coordinamento conle azioni previste nell’ambito del tavolointersettoriale per la difesa del suolo.(Referente: Servizio conservazione natura - Ministero

dell’ambiente)

5 La conferenza Nazionale Agricoltura -Ambiente

La Conferenza, prevista per la metà di luglio,dovrebbe dedicare una Sessione alleinterconnessioni fra Agricoltura, usosostenibile del suolo, siccità e desertificazione.

110

9 PROGRAMMA DI ATTIVITÀ 1999 DEL COMITATO NAZIONALEPER LA LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE (DPCM 26.9.1997)*

* Tutte le azioni sono seguite e coordinate da un gruppo di lavorocomposto da Canio Loguercio e Barbara Castrucci del Ministerodell’ambiente, da Franceso Mauro dell'ENEA e Mariano Foti delMinistero degli Affari Esteri.

Page 99: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

3 Coordinamento delle attività connesseall’attuazione delle Convenzioniglobali e istituzione di un focal point

L’attuazione delle Convenzioni suicambiamenti climatici e sulla tutela dellabiodiversità prevedono politiche e misure chesi intersecano con le azioni derivantidall’attuazione della Convenzione sulla lottaalla desertificazione. Al fine di coordinare taliazioni appare utile l’istituzione di unospecifico focal point nazionale che monitorizzile attività relative al bacino del Mediterraneo.(Referente: ENEA)

Azioni Generali

1 Realizzazione di un sito web e di unindirizzo elettronico

È necessario aprire una specifica pagina webitaliana www.desertificazione.it che puòcontenere i seguenti link:- www.annexfour.it (informazioni

sull’Annesso IV)- www.iccd.it, (Italian Commettee to Combat

desertification)- www.pan.it (informazioni sul programma

d’azione nazionale)A tali link potranno aggiungersi ulterioririferimenti già attivi o in via di realizzazioneConseguentemente si possono attivare degliindirizzi presso le varie amministrazioni(Ambiente, Esteri, Lavori Pubblici, ANPA,ecc. e ulteriori siti connessi a quelli principali.Il coordinamento tecnico e l’avvio delleprocedure possono essere curati dall’ENEA.I testi dovrebbero essere “a cura del ComitatoNazionale per la Lotta alla Desertificazione”.

2 Realizzazione di un Clearing HouseMechanism(www.desertificazione.it/chm)

Tale iniziativa è in fase di definizionenell’ambito del Protocollo d’intesa Ministeroambiente/FAO e può essere messa a punto

111

Allegato 9: Programma di attività 1999

Ciò al fine di raccogliere in quella sedeimportanti contributi tocnico-scientifici epolitici per la messa a punto del PAN.

Il Coordinamento dell’Annesso

1 Istituzione di un focal point

Per la gestione delle comunicazioni fra i PaesiEuropei del Mediterraneo (Annesso IV ) ènecessario costituire un’interfaccia organizzativae tecnico-scientifica operativa. Tale azione puòessere attuata dall’Osservatorio nazionale sulladesertificazione dell’Asinara con lacollaborazione del Comitato Nazionale.Tale attività va coordinata con il punto focalenazionale del sistema SEMIDE pressol’Osservatorio dei servizi idrici della DirezioneGenerale delle Difesa del Suolo del Ministerodei LL.PP.(Referente: Osservatorio nazionale dell’Asinara)

2 Organizzazione della Prima riunioneintergovernativa dei Paesi dell’AnnessoIV a Roma il 17 giugno 1999

Nel corso della Seconda Conferenza delle Partidi Dakar è stata assegnata all’Italia la Presidenzadell’Annesso IV e il compito di predisporre ilPiano regionale del Mediterraneo entro la 4COP del 2000. A tal fine è stato programmatoun incontro intergovernativo dell’Annesso IV(allargato anche ad altri Paesi del Mediterraneo)il 17 giugno (giornata mondiale per la lottaalla desertificazione) a Roma. Tale azione puòessere seguita dall’Ambasciatore FranchettiPardo con il supporto tecnico dell’ENEA edella Fondazione IDIS, con la collaborazionedel Comune di Roma, di Ecomed e degli altricomponenti del Comitato. All’incontro sarannoillustrate le attività realizzate e/o in corso diAmministrazioni, Organismi scientifici,Associazioni, ecc.(Referenti: Ministero affari esteri, Comune di Roma,

ENEA, Fondazione IDIS, Ecomed, Osservatorio

nazionale, Centro Studi di Matera)

Page 100: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

con la collaborazione di altri organismi.(Referenti: ENEA, FAO , Osservatorio nazionale,Istituto Agronomico d’Oltremare, Centro Studi diMatera)

3 Programmi e progetti di cooperazionenel bacino del Mediterraneo

È necessario predisporre un “inventario” delleiniziative in corso e/o programmate.Tali informazioni dovranno essere trasmesseal Segretariato entro il 30 giugno 1999. Éevidente l’importanza di un monitoraggiodelle esperienze italiane, di altri Paesi,dell’Unione Europea e di Organismiinternazionali.(Referenti: Ministero affari esteri, ENEA, ICRAM,Istituto Agronomico d’Oltremare, PFN del progettoSEMIDE, Centro di Telerilevamento Mediterraneo,Nucleo di Ricerca dell’Università di Sassari).

4 Revisione ed integrazione del roster diesperti, individuazione di organismi edenti di ricerca nazionali

Tale attività dovrà essere conclusa entro il 30maggio 1999 e i dati trasmessi al Segretariato.(Referente: Segreteria del CNLD).

5 Strategie a medio termine delSegretariato

Il Segretariato dovrà predisporre un nuovodocumento strategico sulla base degli esitidella COP 2 di Dakar e dei commenti scrittidei Paesi parte entro il 30.4.1999. Taledocumento può contenere anche gli obiettiviche l'Italia può suggerire al Segretariato.(Referenti: Ministero affari esteri).

L’Osservatorio dell’Asinara e il CentroStudi di Matera

1 L’Osservatorio nazionale dell’Asinara

Nel corso del 1999, il Ministero dell’ambientee il comune di Porto Torres dovranno

garantire l’avvio ed il funzionamentodell’Osserva-torio nazionale per la lotta allasiccità e alla desertificazione dell’Asinara. Taliattività e i materiali informativi realizzatisaranno esposti ed illustrati nel corso dellaRiunione intergovernativa dell’AnnessoIV del 17 giugno a Roma.Per l’occasione il comune di Porto Torres el’Osservatorio cureranno un workshop conesperti dei Paesi del bacino del Mediterraneo.Inoltre, a settembre 1999, si terrà a PortoTorres il 2° Seminario internazionale sugliindicatori di desertificazione nel bacino delMediterraneo. Saranno effettuate sintesiscientifiche dei Seminari precedenti (Atene,Porto Torres, Marrakech). Gli studi e levalutazioni che emergeranno costituiranno labase del Piano regionale da predisporre entroil 2000 con gli altri Paesi dell’Annesso IV.Si segnalano inoltre due iniziative curate dalNucleo di ricerca sulla desertificazionedell’Università di Sassari con la CommissioneUE ad Alghero. Il primo, dall’1 al 9 giugno1999, un Corso di aggiornamento sulladesertificazione per 30 ricercatori selezionatiin seno ai diversi Paesi dell’Unione. Ilsecondo, dal 7 al 9 ottobre, un Workshopinternazionale Euro-Africano sui “Datainformation Requirements forInterdisciplinary Research into Desertificationand Organizational Approaches to EasyAccess to these data”.(Referenti: ANPA, ENEA, Fondazione IDIS,NDR/UNISS)

2 Il Centro studi sui saperi e le tecnologietradizionali e locali di Matera

Nel corso del 1999, il Ministero dell’ambientee la regione Basilicata dovranno garantirel’avvio ed il funzionamento del Centro studisui saperi e le tecnologie tradizionali e locali diMatera. Tali attività e i materiali informativirealizzati saranno esposti ed illustrati nel corsodella Riunione intergovernativa dell’AnnessoIV del 17 giugno a Roma.Inoltre a luglio la regione Basilicata e il Centrostudi ospiteranno la Prima riunione del Panelad hoc del Comitato della Scienza e della

112

Allegato 9: Programma di attività 1999

Page 101: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Tecnologia sui saperi e le conoscenzetradizionali e locali. Sarà un importante ap-puntamento internazionale il cui esito costituiràun aspetto rilevante del Piano regionale.(Referenti: Centro Studi di Matera, regione Basilicata,

ENEA, IDIS)

Altre attività

1 Mediterraneo 2000: per un’economiaeco-solidale

Il progetto, messo a punto da ONG italiane edi altri Paesi del Mediterraneo prevedel’elaborazione di strategie comuni di scambionel Mediterraneo che si fondino su basi etichecomuni; la promozione di scambi culturali;l’individuazione di strategie educative persensibilizzare i cittadini/consumatori verso iprodotti agricoli ed artigianali delMediterraneo che concorrono allaconservazione/valorizzazione degli ecosistemie delle comunità locali.- La nave a vela Estelle navigherà per il

Mediterraneo e toccherà i porti di Malta,Tunisi, Alessandria, Atene, Marsiglia,Barcellona e Malaga. In ogni città rimarràferma una settimana durante la qualesaranno organizzati seminari, mostre, tavolerotonde, un mercato di prodotti eco-solidali,rappresentazioni teatrali, inconri, ecc.

- Prima della COP3 di Recife ci sarà unForum Euro-mediterraneo a Malta

- È previsto un incontro/seminario con iSindaci dei piccoli comuni meridionali (reteattivata da EcosMed/Messina e CRIC).

(Referente: CRI)

2 Verso un sistema informativo per lalotta alla desertificazione nei Paesi delbacino del Mediterraneo

Un complesso e articolato lavoro è stato giàmesso a punto nel corso del Seminario diMarrakech (ottobre 1998). Ora si tratterà diavviare specifiche forme di collaborazione fraorganismi scientifici e di ricerca e di costituire

113

Allegato 9: Programma di attività 1999

un “protocollo” comune che consenta loscambio di informazioni geografiche eterritoriali in ‘tempo reale’. È previsto unworkshop ad ottobre 1999.(Referenti: Ministero affari esteri, ENEA, ANPA,Agenzia Europea per l’Ambiente, Servizi tecnicinazionali, PFN di SEMIDE, CeSIA, Centro diTelerilevamento Mediterraneo, Nucleo di RicercaDesertificazione Università di Sassari)

3 Il Protocollo d’intesa con l’EnteTeatrale Italiano

Il Comitato nazionale e l’Ente TeatraleItaliano hanno elaborato un protocollod’intesa che prevede iniziative diinformazione, sensibilizzazione e formazionein Italia e nei Paesi del bacino delMediterraneo.(Referenti: Segreteria del CNLD, ETI)

4 Dal “Mandato Dakar” alla COP3 diRecife

Il coordinamento dell’Annesso IV prevedeincontri e riunioni finalizzati alla messa apunto di strategie comuni e, soprattutto, ladefinizione di “indicatori” ed eventualispecifici protocolli. Tale proposta è statapresentata dalla delegazione italiana allaCOP2 a Dakar ed ha riscontrato l’interesse dinumerosi Paesi. In base a tale consenso invista della COP3 ci si propone di avviare ilprocesso di consultazione tra rappresentantidei gruppi regionali tale da definire il quadrodi riferimento, metodologia, elementi,caratteristiche e programma di lavoro perl’ulteriore sviluppo concreto di tale propostache si pone come elemento innovativo nelprocesso negoziale della COP. Ora questo“Mandato di Dakar” va sostenuto soprattuttocon i partner europei. Pertanto sarebbe utileuna riunione a Parigi presso la sededell’Osservatorio sul Sahel entro aprile 1999 enel corso della riunione del Panel ad hoc delCST di Matera.(Referenti: Ministero affari esteri , Segreteria delCNLD)

Page 102: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

5 Il 2° Forum dei Sindaci su città edesertificazione

Il Forum è previsto a Bonn l’11e il 12 giugno.Promosso dalla città di Bonn, in collaborazionecon UNCCD, IFAD e comune di Romaprevede la partecipazione di 80/100 città suitemi:• ruoli e responsabilità delle città nella

gestione del territorio;• i progetti di partenariato e le attività di

sensibilizzazione.Con i seguenti obiettivi:• promozione di iniziative di sensibilizzazione

a livello locale;• promozione di progetti di cooperazione

decentrata;• diffusione di Best Practices;• porre le basi per un effettivo folloW-up e per

attività di networking.(Referenti: comune di Roma, Segreteria del CNLD)

6 Una legge speciale per Matera

I Sassi di Matera, Patrimonio MondialeUNESCO, grazie alla Legge n. 771/86 hannosubito in questi ultimi anni importantiinterventi di restauro. Lo scopo di quella leggeera soprattutto quello di incentivare il riuso deiSassi. Ora essi sono e si apprestano a diventarlosempre di più una realtà viva ed abitata di grandeinteresse storico, antropologico e culturale. Maessi sono al contempo un “ecosistema fragile” ilcui tessuto insediativo originario si basavasull’uso sostenibile delle risorse naturali,soprattutto acqua e suolo. Per questo ora ènecessario prevedere un nuovo sostegnoeconomico ed un nuovo impulso progettualeaffinchè la crescita e lo sviluppo dei Sassi siano,come nel passato, un esempio innovativo per ilmondo intero di recupero, di uso appropriatodelle risorse e di gestione armoniosa di un

ecosistema urbano in un contesto territorialefortemente segnato da lunghi periodi di siccitàe da forti processi erosivi e di desertificazione.(Referenti: Segreteria del CNLD, Presidenza del

Consiglio dei Ministri, Ministero per i beni e le

attività culturali)

7 Prosecuzione della collaborazione conil settimanale “Avvenimenti”

Nel corso del 1998 il Comitato ha dato ilproprio patrocinio al progetto “Ridiamo vitaal deserto” connesso alla campagnaabbonamenti del settimanale. Tale iniziativache coinvolge alcune ONG impegnate inMozambico è finalizzato alla raccolta di fondiper un programma di forestazione.Si ritiene utile proseguire l’iniziativa nel il 1999.(Referente: Segreteria del CNLD)

8 L’Informazione nel campo dellasicurezza alimentare e della gestionedelle risorse naturali nella cooperazione

È previsto un seminario sull’argomento frasettembre e ottobre.(Referente: Ministero affari esteri, CESIA)

9 Un “kit” di educazione ambientaleper combattere la desertificazione

L’UNESCO, in collaborazione con ilSegretariato dell’UNCCD sta preparando un“kit” di educazione ambientale per combatterela desertificazione. Il progetto sarà presentatoal Ministero degli Affari Esteri. Il Comitatopotrebbe dare specifici suggerimenti.(Referente: Ministero affari esteri

Il documento è stato chiuso il 10 marzo 1999 sulla base delleosservazioni alla precedente bozza trasmessa il 4 febbraio 1999.

114

Allegato 9: Programma di attività 1999

Page 103: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Il Comitato Interministeriale per laProgrammazione economica

Viste le risoluzioni dell’assemblea delle NazioniUnite riguardanti la lotta alla desertificazione,alla siccità, alla povertà e per la realizzazione diuno sviluppo sostenibile e, in particolare, leRisoluzioni 32/172 del 19 dicembre 1977,riguardante un piano d'azione per combattereil fenomeno della desertificazione, e laRisoluzione 47/188 del 1992 concernentel’istituzione delI’“Intergovernmentalnegotiating commettee for the elaboration ofan international convention to combatdesertification in those countries experiencingserious drought and/or desertification,particulary in Africa”;

Vista l’Agenda 21, approvata a Rio de Janeironel 1992, ed in particolare il capitolo 12riguardante la lotta alla desertificazione;

Vista la convenzione delle Nazioni Unitecontro la siccità e/o la desertificazione neiPaesi gravemente colpiti dalla siccità e/odesertificazione, in particolare in Africa, conallegati, di seguito denominata UNCCD, fattaa Parigi il 17 giugno 1994 ed entrata in vigoreil 29 dicembre 1996;

Vista la Legge 4 giugno 1997, n. 170, diratifica ed esecuzione dell’UNCCD nei Paesidel Mediterraneo settentrionale conprogrammi d’azione nazionali nell’ambitodella pianificazione strategica per lo svilupposostenibile da elaborare in correlazione conquelli delle altre subregioni o regioni, anchecon quelli della subregione dell’Africasettentrionale;

Visto il Decreto del Presidente del Consigliodei Ministri del 26 settembre 1997, cheistituisce il Comitato Nazionale per la Lottaalla siccità e/o alla Desertificazione con ilcompito di seguire la predisposizione del pianod’azione nazionale nel contesto del bacino delMediterraneo, l’attuazione dell'UNCCD e la

redazione di un primo rapporto entro il 31dicembre 1998;

Vista la propria Delibera in data 5 agosto1998, concernente il regolamento interno delCIPE ed in particolare l’art. 2, comma 1, cheistituisce, tra l’altro, a supporto dell’attività delcomitato, la commissione per lo svilupposostenibile;

Considerato che il rapporto denominato“Prima comunicazione nazionale allaconvenzione delle Nazioni Unite per la lottaalla siccità e/o desertificazione” è statopredisposto dal comitato nazionale anche invista della seconda conferenza delle partidelI’UNCCD svoltasi a Dakar dal 30novembre al 10 dicembre 1998;

Tenuto conto che nella prima comunicazionenazionale per la lotta alla desertificazionevengono individuate le linee guida per lapredisposizione del piano nazionale;

Delibera:

1. il Governo presenterà alle sediinternazionali competenti la “Primacomunicazione nazionale alla convenzionedelle Nazioni Unite per la lotta alladesertificazione nei paesi gravemente colpitidalla siccità e/o la desertificazione, conparticolare urgenza in Africa”;

2. la Commissione per lo sviluppo sostenibileacquisirà, per il successivo esame da parte diquesto comitato, il Piano di Azione Nazionaleper la lotta alla siccità e/o alla desertificazioneche sarà predisposto entro sei mesi dalla datadella presente delibera dal ComitatoNazionale per la Lotta alla Desertificazione,istituito con Decreto del Presidente delConsiglio dei Ministri del 26 novembre 1997.

Roma, 22 dicembre 1998

Il Presidente del Consiglio dei Ministri:

On. Massimo D’Alema

116

10 PRIMA COMUNICAZIONE NAZIONALE IN ATTUAZIONE DELLACONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER COMBATTERE LASICCITÀ E LA DESERTIFICAZIONE (DELIBERAZIONE N.154/98)

Page 104: Comunicazione Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla ... · Pietro Laureano (IPOGEA) Franco La Torre (ECOMED) Canio Loguercio (Ministero dell'ambiente) ... 5.3 Azioni delle

Progetto Grafico:

Davide Moretti

Impaginazione:

Art & Design

Stampa:

Tipar Poligrafica Editrice

finito di stampare in luglio 1999

su carta ecologica riciclata Freelife Fedrigoni