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Comune di Pomezia Città metropolitana di Roma Piano Urbanistico Comunale Generale (PUCG) Documento preliminare di indirizzo Approvato con Deliberazione del Consiglio comunale di Pomezia n.…….del…………….201…. Cod.attività 038 Relazione generale Sintesi del quadro conoscitivo – Obiettivi per il PUCG Sindaco: Fabio Fucci Responsabile unico del procedimento: Renato Curci Professionista incaricato: Pietro Bertelli Via Augusto Dulceri, 77/a – 00176 ROMA e-mail: [email protected] Tel. 06.27.85.82.29 Soggetto Ausiliario TELOS s.r.l. Via S.Francesco di Sales, 20 – 00165 ROMA Progettazione e direzione generale: Pietro Bertelli – Giovanni Cafiero Consulenti specialisti: Francesca Latini (patrimonio culturale) Massimo Paolanti (analisi agronomiche e ambientali) Paolo Sarandrea (geologia e criticità ambientali) Maurizio Trovatelli (paesaggi urbani) Paolo Urbani (aspetti giuridici) coll.: Dario Damiano Ferrante, Chiara Giuliani, Lucia Pira. Elaborato RE-B1-02 Sostituisce elaborato RE-B1-01 Data 22/11/2016 01_Pomezia\01_coordinamento\DPI_Relazioni\RELAZIONE GENERALE.doc Rev. Data file Red. Ver. 1 03/11/2016 038/DPIsett/ DPI-Rel-gen-14nov.doc PBE- GCA- MPA- PSA-MTR PBE 0 05/08/2016 01_Pomezia\01_coordinamento\DPI_Relazioni\REL AZIONE GENERALE.doc PBE- GCA- MPA-PSA PBE Il Sindaco (Fabio Fucci) Il R.U.P. (Renato Curci) Il Professionista incaricato (Pietro Bertelli)

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Comune di Pomezia

Città metropolitana di Roma

Piano Urbanistico Comunale Generale (PUCG) Documento preliminare di indirizzo

Approvato con Deliberazione del Consiglio comunale di Pomezia n.…….del…………….201….

Cod.attività

038

Relazione generale Sintesi del quadro conoscitivo – Obiettivi per il PUCG

Sindaco: Fabio Fucci

Responsabile unico del procedimento: Renato Curci

Professionista incaricato: Pietro Bertelli Via Augusto Dulceri, 77/a – 00176 ROMA e-mail: [email protected] Tel. 06.27.85.82.29 Soggetto Ausiliario TELOS s.r.l. Via S.Francesco di Sales, 20 – 00165 ROMA

Progettazione e direzione generale: Pietro Bertelli – Giovanni Cafiero

Consulenti specialisti: Francesca Latini (patrimonio culturale) Massimo Paolanti (analisi agronomiche e ambientali) Paolo Sarandrea (geologia e criticità ambientali) Maurizio Trovatelli (paesaggi urbani) Paolo Urbani (aspetti giuridici)

coll.: Dario Damiano Ferrante, Chiara Giuliani, Lucia Pira.

Elaborato

RE-B1-02

Sostituisce elaborato

RE-B1-01

Data 22/11/2016 01_Pomezia\01_coordinamento\DPI_Relazioni\RELAZIONE GENERALE.doc

Rev. Data file Red. Ver.

1 03/11/2016 038/DPIsett/ DPI-Rel-gen-14nov.doc

PBE-GCA-MPA-PSA-MTR PBE

0 05/08/2016 01_Pomezia\01_coordinamento\DPI_Relazioni\RELAZIONE GENERALE.doc

PBE-GCA-MPA-PSA PBE

Il Sindaco

(Fabio Fucci)

Il R.U.P.

(Renato Curci)

Il Professionista incaricato

(Pietro Bertelli)

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COMUNE DI POMEZIA (CITTÀ METROPOLITANA DI ROMA)

Piano Urbanistico Comunale Generale (PUCG) Documento preliminare di indirizzo

Relazione generale Sintesi del quadro conoscitivo – Obiettivi per il PUCG

Sindaco:

Fabio Fucci

Assessore:

Giuliano Piccotti

Responsabile unico del procedimento:

Renato Curci

Professionista incaricato:

Pietro Bertelli

Soggetto Ausiliario:

TELOS s.r.l.

Progettazione e direzione generale:

Pietro Bertelli – Giovanni Cafiero

Consulenti specialisti:

Francesca Latini (patrimonio culturale) Massimo Paolanti (analisi agronomiche e ambientali) Paolo Sarandrea (geologia e criticità ambientali) Maurizio Trovatelli (paesaggi urbani) Paolo Urbani (aspetti giuridici)

Collaboratori: Lucia Pira (coordinamento operativo e cartografico) Dario Damiano Ferrante (analisi urbanistiche) Chiara Giuliani (analisi di connettività ecologica)

Roma-Pomezia, 2016

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Sommario PRESENTAZIONE ............................................................................................................. 1

1 GLI INDIRIZZI DELLA CITTÀ PER IL NUOVO PIANO ................................... 3

1.1 LINEE DI INDIRIZZO PER IL PIANO URBANISTICO COMUNALE GENERALE - (DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI POMEZIA N. 69 DEL 30 DICEMBRE 2014) . 3 1.1.1 PREMESSA ................................................................................................................ 4 1.1.2 LINEE GENERALI DI PROGRAMMAZIONE DELL’ASSETTO TERRITORIALE ................... 4

2 PRINCIPI ISPIRATORI DEL DOCUMENTO PRELIMINARE DI INDIRIZZO 7

2.1 PER UN’URBANISTICA NON DISSIPATIVA .................................................................. 7 2.2 DALL’ESPANSIONE ALLA RIGENERAZIONE URBANA ................................................. 7 2.3 CONSUMO DI SUOLO ................................................................................................. 8 2.4 PAESAGGIO, ECOSISTEMI E INFRASTRUTTURE VERDI .............................................. 11 2.5 IDENTITÀ LOCALE E INVARIANTI STORICO ARCHEOLOGICHE .................................. 13 2.6 CITTÀ PUBBLICA, CITTÀ PRIVATA E BILANCIO AMBIENTALE ................................... 13 2.7 CUSTODIA, MIGLIORAMENTO E GESTIONE DEL PAESAGGIO E DELL’AMBIENTE ....... 15 2.8 PARTECIPAZIONE DELLE COMUNITÀ AL PROGETTO DI CITTÀ .................................. 16 2.9 VALUTAZIONI AMBIENTALI E MONITORAGGIO DEL PIANO ..................................... 17 2.10 LA DIMENSIONE METROPOLITANA .......................................................................... 18

3 IL QUADRO CONOSCITIVO ................................................................................. 19

3.1 LA STRUTTURA E GLI ELABORATI COSTITUTIVI DEL QUADRO CONOSCITIVO .......... 19 3.2 SCENARI TERRITORIALI E PIANIFICAZIONE DI SCALA VASTA ................................... 21 3.3 ECONOMIA E SOCIETÀ: TENDENZE DEMOGRAFICHE E ATTIVITÀ PRODUTTIVE ......... 29 3.3.1 LA DEMOGRAFIA E LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE ....................................... 29 3.3.2 LE ATTIVITÀ ECONOMICHE ..................................................................................... 34 3.4 GLI USI DEL SUOLO E LA VEGETAZIONE .................................................................. 39 3.5 LA GEOLOGIA ......................................................................................................... 41 3.6 LE INDAGINI AGROPEDOLOGICHE ........................................................................... 43 3.7 ZONE E SOTTOZONE AGRICOLE ............................................................................. 44 3.8 IL PATRIMONIO CULTURALE E ARCHEOLOGICO ...................................................... 46 3.9 IL PIANO REGOLATORE GENERALE DEL 1974 ........................................................ 47 3.10 IL SISTEMA INSEDIATIVO ........................................................................................ 53 3.11 IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE ............................................................................ 55

4 L’ASCOLTO DEL TERRITORIO .......................................................................... 58

4.1 LA PARTECIPAZIONE COME FASE CONOSCITIVA ..................................................... 58 4.2 LE CONSULTAZIONI PRELIMINARI ........................................................................... 59

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5 DOCUMENTO PRELIMINARE DI INDIRIZZO: L’IDEA GUIDA E LE STRATEGIE PROGETTUALI ....................................................................................... 60

5.1 UN’IDENTITÀ PLURALE, UN TERRITORIO ANTICO PER CRESCERE IN UNA CITTÀ MODERNA E CONTEMPORANEA .......................................................................................... 60 5.1.1 RIGENERAZIONE URBANA E QUALITÀ DELL’AMBIENTE URBANO ........................... 61 5.1.2 QUALITÀ AMBIENTALE, RESTAURO E MIGLIORAMENTO DEL PAESAGGIO E DELLE RETI ECOLOGICHE ............................................................................................................. 62 5.1.3 TURISMO E ITINERARI TEMATICI ............................................................................ 63 5.1.4 MOBILITÀ .............................................................................................................. 63 5.1.5 GESTIONE DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO ....................................................... 64 5.1.6 PARTECIPAZIONE ALLA GESTIONE E TRASFORMAZIONE DELLA CITTÀ .................... 64

6 SCENARI DI SVILUPPO E DIMENSIONAMENTO DEL PIANO .................... 65

6.1 LO SCENARIO DI SVILUPPO NEL CONTESTO METROPOLITANO ................................. 65 6.1.1 IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO .......................................................... 65 6.2 IL DIMENSIONAMENTO DEL PIANO E L’EREDITÀ DELLA PIANIFICAZIONE PASSATA . 66 6.3 GLI AMBITI STRATEGICI ......................................................................................... 71 6.3.1 CARATTERI ED OBIETTIVI DEI DIECI AMBITI STRATEGICI – SINTESI ......................... 72 6.3.2 CITTÀ E INFRASTRUTTURE: ALCUNI CASI STUDIO ................................................... 76

7 LINEAMENTI NORMATIVI PER IL PUCG ........................................................ 85

7.1 PRINCIPI GENERALI ................................................................................................ 85 7.2 MODALITÀ ATTUATIVE E COLLABORAZIONE DEI CITTADINI ALLA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI DEL PIANO – FLESSIBILITÀ DEL PIANO PREDEFINITA ............................... 87 7.3 STRUTTURA INDICATIVA DELLE NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE DEL PIANO URBANISTICO COMUNALE GENERALE .............................................................................. 89

8 STRATEGIE PER UNA RETE ECOLOGICA POLIVALENTE ........................ 91

9 IL PERCORSO DEL NUOVO PIANO URBANISTICO COMUNALE GENERALE DI POMEZIA ............................................................................................. 93

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PRESENTAZIONE Il primo Piano regolatore della città, inserito in una ben più ampia strategia di trasformazione territoriale, è del 1937, esito di un concorso bandito nello stesso anno. Esso è dedicato alla costruzione di una nuova città, la cui popolazione sarà contenuta entro i 3.000 abitanti, centro di servizio di un territorio appena costituito, dove sorgono due centri più antichi (Ardea e Pratica), dove si prevede di raggiungere, ad esito della colonizzazione agraria un massimo di 9.000 abitanti. La città nuova diventa il simbolo di una radicale riforma non soltanto dell’assetto territoriale ma anche dell’assetto proprietario e sociale di un’area pressoché disabitata. Tuttavia chi progettò la nuova città non disdegnò il richiamo alle radici storiche, alle tracce del passato e del mito di Enea, al paesaggio della Campagna romana, come è facile intuire osservando le carte storiche o anche soltanto passeggiando per il nucleo di fondazione e osservando gli elementi che contraddistinguono i brani di Campagna romana del territorio pometino.

Il successivo Piano regolatore, questa volta esteso all’intero territorio comunale, viene concepito (1967) quando la città ed il territorio hanno già conosciuto una crescita tumultuosa e squilibrata che caratterizza la città non più come centro di servizio di un territorio ad economia rurale ma come centro di attività produttive e di servizio da un lato, e, dall’altro, come luogo di un modello turistico basato sulla seconda casa, peraltro circoscritto ad un bacino eminentemente locale, che in pochi anni erode per sempre una delle risorse territoriali di maggiore rilievo quali il litorale ,quasi senza soluzione di continuità.

La deliberazione regionale di approvazione del PRG, del 29 novembre19741, facendo propri anche i rilievi del Ministero dei Lavori Pubblici, dispone la necessità di modificare il PRG sulla spinta dell’azione riformista che in quegli anni permea il Paese, che vede nella programmazione economica e nella pianificazione territoriale e urbanistica uno dei fondamenti di uno sviluppo socio-economico equilibrato ed in grado di prevenire gli effetti, per alcuni versi devastanti, di un eccessivo liberismo. Le ipotesi di riequilibrio del PRG del 1974 hanno trovato attuazione alla scala urbana – dove invece non sono stati realizzati alcuni interventi infrastrutturali che avrebbero contribuito a ridurre i fenomeni di congestione attuali. Fenomeni successivi – in primo luogo il dilagare dell’abusivismo edilizio, le problematiche urbanistiche ed ambientali connesse alle aree produttive, l’incremento della domanda di mobilità dovuta alle nuove forme di lavoro e alla evoluzione della suddivisione internazionale del lavoro, la centralità delle questioni ambientali, sia in termini di prevenzione dei rischi, sia di sostenibilità ecologica delle scelte pianificatorie, hanno reso superati gli strumenti ed i contenuti del PRG del 1974.

Nell’arco temporale che ci separa dal 1974 le domande che la società ed il territorio pongono sono molto più complesse ed interconnesse a realtà che superano i confini comunali, come evidenziano le ricerche svolte nell’ambito della redazione del quadro conoscitivo del Documento Preliminare di Indirizzo.

L’approccio analitico e i contenuti per il nuovo PUCG illustrati nel presente documento coniugano gli indirizzi del comune di Pomezia per il PUCG con gli esiti delle analisi di scenario, della pianificazione sovraordinata, dell’ attività di ascolto del territorio e di confronto con gli amministratori fin qui condotta, destinata a proseguire nell’ambito dell’iter propedeutico

1 Regione Lazio Deliberazione della Giunta regionale 20 novembre 1974, n. 4246 pubblicata sul BUR Lazio – parte I, 16 settembre 1975.

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alla Conferenza di pianificazione con Città Metropolitana di Roma e Regione Lazio che sancirà, a norma della Legge urbanistica regionale, l’avvio della formazione del nuovo PUCG. A tale riguardo, al termine del documento è illustrato il percorso per la formazione del Piano nelle sue diverse fasi.

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1 GLI INDIRIZZI DELLA CITTÀ PER IL NUOVO PIANO Il Comune di Pomezia con Deliberazione del Consiglio comunale n.69 del 30 dicembre 2014 ha approvato l’ “Atto di indirizzo ai fini della revisione generale dello strumento urbanistico” riconoscendo la necessità di dotare la città di un nuovo strumento urbanistico generale stante le mutate condizioni socio-economiche dell’area, la centralità assunta dalle tematiche ambientali nella pianificazione e gestione del territorio, la necessità di possedere uno strumento urbanistico generale chiaro negli obiettivi e nei contenuti, nelle modalità di conseguimento degli obiettivi di interesse generale.

Al tempo stesso la citata deliberazione ha revocato le deliberazioni di Consiglio comunale attinenti l’impostazione del nuovo Piano regolatore generale:

- N. 66 del 2 ottobre 1995, avente ad oggetto “Variante generale al PRG”, con la quale furono definiti criteri, orientamenti ed indirizzi da seguire nella redazione della predetta variante;

- N. 8 del 7 marzo 2007, avente ad oggetto “Variante generale al PRG – criteri, orientamenti ed indirizzi”, con la quale furono approvate precisazioni ed integrazioni alla precedente deliberazione n. 66/1995;

- N. 49 del 2 marzo 2011, avente ad oggetto “Variante generale al PRG vigente - Adozione del Documento Preliminare di Indirizzo al Piano urbanistico comunale generale”, con la quale fu adottato, ai sensi della L.R. 38/1999, il Documento Preliminare di Indirizzo.

La deliberazione del Consiglio comunale n. 69 del 30 dicembre 2014 ha conseguentemente: - dato mandato al dirigente del Settore Lavori Pubblici e Urbanistica di dare avvio alla

revisione generale della pianificazione urbanistica del territorio comunale mediante la redazione del Documento Preliminare di Indirizzo (DPI) e del Piano Urbanistico Generale Comunale (PUCG);

- approvato le linee di indirizzo politico, di seguito riportate, per la redazione del DPI e del PUCG da impostarsi secondo criteri di salvaguardia e tutela delle risorse ambientali, degli elementi della matrice storica-identitaria del territorio, della riqualificazione e rigenerazione urbana limitando il consumo di suolo per nuove urbanizzazioni ed infrastrutture.

1.1 Linee di indirizzo per il Piano Urbanistico Comunale Generale - (Deliberazione del Consiglio comunale di Pomezia n. 69 del 30 dicembre 2014)

Di seguito riportiamo il testo, che illustra gli obiettivi da perseguire nella redazione del nuovo PUCG, dell’allegato alla Deliberazione del Consiglio comunale n.69 del 30 dicembre 2014.

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1.1.1 Premessa L’assetto urbanistico del nostro comune è a tutt’oggi regolamentato da uno strumento urbanistico più che datato (1974).

Nell’obiettivo di limitare al massimo il consumo del territorio sia in termini di edificazione che di infrastrutture, dovrà privilegiare il recupero e la trasformazione dell’esistente rispetto ai nuovi insediamenti.

Tenuto conto che l’attività produttiva è industriale/turistica, poco valorizzata quella naturale e storica del nostro territorio, si dovrà valutare la possibilità di insediamenti ricettivi alberghieri, agrituristici ed extralberghieri, sia come riqualificazione, riutilizzo e trasformazione di strutture esistenti, che di previsione di nuove aree opportunamente dimensionate.

Le zone industriali ed artigianali esistenti vanno normate e riqualificate, adattandole ai nuovi assetti infrastrutturali comunali e soprattutto in funzione del piano R.I.R. (rischio di incidente rilevante).

Uno degli obiettivi del nuovo strumento urbanistico dovrà essere quello di considerare l’esistente per individuare gli interventi possibili che possano completare e qualificare il territorio con particolare riferimento alle zone periferiche.

Un nuovo piano che tenda alla valorizzazione ed al recupero dell’esistente, senza negare la necessità di prevedere ulteriori possibilità di crescita, limitate alle effettive esigenze della popolazione e nell’assoluto rispetto del Piano Paesistico Regionale (PTPR), con riguardo anche ad un’equa ripartizione delle possibilità edificatorie tra le varie aree del territorio.

1.1.2 Linee generali di programmazione dell’assetto territoriale Tutela paesaggistica/ambientale

- Adeguare il PUCG alle tutele paesaggistiche del PTPR (aree boscate, aree agricole di regio, fascia di rispetto dei fossi e degli specchi d’acqua aree di rispetto dei vincoli archeologici).

- Conservare il paesaggio agrario di rilevante valore e paesaggio agrario di valore (Agro romano e residui delle tenute agricole storiche come Campo Selva, Campo Jemini e nell’area di S. Palomba e S.Procula) vincolati con indici di edificabilità minimi e lotti minimi di grandi dimensioni (10 ettari).

- Realizzare la rete ecologica locale. Per rete ecologica si intende un sistema interconnesso di habitat di cui salvare la biodiversità, ponendo l’attenzione sulle specie animali e vegetali potenzialmente minacciate. La geometria della rete ha qui una struttura fondata su riconoscimento di aree centrali (core areas), fasce di protezione (buffer zones) e fasce di connessione (corridoio) che consentano lo scambio di individui tra le aree precedenti, in modo da ridurre i rischi di estinzione delle singole popolazioni locali.

- La rete ecologica è uno strumento finalizzato alla mitigazione del fenomeno di frammentazione degli habitat e, nel suo approccio di tipo ecologico-funzionale, a garantire la permanenza dei processi ecosistemici e la connettività per le specie sensibili.

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- Assumere, nella pianificazione, un’attenzione comune e strategie concordate nella valorizzazione del territorio come risorsa ambientale e produttiva, incentivando tutte quelle attività storicamente ad esso connesse e non adeguatamente sfruttate: aree archeologiche, litorale, aree monumentali, litorale, Sughereta e nucleo di fondazione (compreso giardino storico di piazza Indipendenza);

- Attribuire la giusta importanza al patrimonio vegetazionale, individuando linee guida di intervento in ciascun tipo di formazione vegetazionale in base alle analisi fitosociologiche svolte dalla Provincia. Particolare attenzione, verrà dedicata alla risorsa forestale e naturalistica nei territori ampiamente antropizzati, mirata a svolgere funzioni importanti che vanno dalla salute umana alla salvaguardia del patrimonio naturale e della biodiversità.

- Risanare e riqualificare il nucleo di fondazione e il patrimonio rurale: obiettivo strategico del nuovo PUCG sarà la riqualificazione del centro puntando ad una maggiore connessione tra il centro ed i nuclei abitati con tutto il territorio e ad un maggior equilibrio tra l’ambiente antropico e l’ambiente naturale. Risanare, recuperare, il nucleo di fondazione e gli altri aggregati storici rurali attraverso un corretto uso di materiali e tipologie edilizie, rispettando i caratteri stilistici, garantendo al valorizzazione, la tutela e la riqualificazione degli aspetti storici, architettonici e artistici presenti, sarà un obiettivo strategico del nuovo PUCG accanto a quello di garantire anche all’interno dei quartieri minori quelle attrezzature generali (verde pubblico, sport e tempo libero, luoghi d’incontro, servizi sociali e culturali, etc.) atte a migliorare la qualità della vita degli abitanti.

- Valorizzare le eccellenze del nostro territorio. Istituzione della Riserva naturale della Sughereta di Pomezia.

Tutela e valorizzazione del patrimonio storico – archeologico

Fruizione pubblica e promozione di percorsi turistici. Porre l’attenzione sul patrimonio culturale e sulle radici storiche ha l’obiettivo di infondere nei cittadini di Pomezia un senso di identità collettiva incrementando i flussi turistici.

Valorizzazione del litorale di Torvajanica

A tutela futura della costa occorre istituire il “Monumento naturale Dune di Torvajanica” in modo da stabilire vincoli più stringenti per qualsiasi opera, in particolare urbanistica, che venga pensata in futuro sul litorale. Verifica della fruibilità degli accessi pubblici alla spiaggia.

Individuare aree opportune ed avviare uno studio di fattibilità per realizzare un approdo pescatori.

Arrestare la crescita urbana e riqualificare l’esistente

L’azione nel campo dell’urbanistica deve essere inquadrata all’interno di un progetto più vasto di riassetto del territorio, ce ne valorizzi le peculiarità, tutelandone le caratteristiche ambientali e che punti ad uno sviluppo locale sostenibile.

Uno degli obiettivi del nuovo piano urbanistico sarà il recupero dei nuclei abusivi già perimetrati o in via di recupero tramite i P.P.E.

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Nucleo di fondazione

Per Pomezia centro vanno individuate, nelle aree di confine, possibilità di reperire aree di parcheggio che ne favoriscano la fruizione, e studiare miglioramenti della viabilità di accesso.

Zone residenziali

Oltre a norme che incentivino il recupero e la riqualificazione dell’esistente, per tutte le nuove aree ad intervento diretto l’edificazione va’ subordinata all’attestazione dell’esistenza delle opere di urbanizzazione primaria e secondari ed all’indicazione dell’impegno del richiedente a realizzarle. Particolare attenzione dovrà essere posta nello stralciare da qualsiasi intervento di edificazione tutte le aree a rischio idrogeologico.

In tutte le zone soggette all’obbligo di redazione di piani di recupero debbono essere reperite aree per servizi e verde in rispetto alle indicazioni del D.M. 1444/1968, in particolare lo standard previsto dalla legge nazionale di 18 mq di servizi pro-capite (parcheggio e verde).

Zone produttive

Va prevista le riqualificazione delle aree produttive esistenti, come parti di territorio già urbanizzate e impegnate.

La zona industriale, che viene identificata prevalentemente con le aree di S. Palomba, via Naro e via Campobello, sono zone completamente urbanizzate per cui vanno ridefinite le vie di collegamento con i comuni vicini, improntare un sistema di collegamento che porti alla facilitazione dello spostamento delle merci e anche di consentire l’insediamento in parte anche ad attività artigianali.

Nelle zone agricole va prevista e normata la possibilità di recupero dei fabbricati esistenti o legittimamente realizzati, che non siano più utilizzati per la conduzione del fondo, ai fini abitativi o per attività agrituristiche ed extralberghiere, bed & breakfast, affitta-camere, spacci aziendali, etc..

Centro turistico Torvjanica

Il litorale va riqualificato e rilanciato come parte funzionale allo sviluppo turistico del territorio comunale.

Il lungomare va contenuto nello sviluppo attuale, senza possibilità di individuazione di nuovi lotti edificabili di tipo residenziale; va’ tuttavia incentivata la riqualificazione dei fabbricati esistenti con possibilità di ristrutturazione e di ampliamento nei limiti della normativa vigente e la riorganizzazione dei servizi del lungomare e parte interna, con la possibilità della realizzazione di strutture di servizio per attività culturali, sportive, ricreative e turistiche comuni.

Servizi e viabilità

Uno studio particolare va’ riservato alla viabilità sia nelle aree di nuovo sviluppo, che in quelle già compromesse, definendo tracciati con percorsi verificati e zone di parcheggio di dimensioni adeguate, si pensi ad esempio alla connessione tra le strade comunali e via del Mare, via dei Castelli romani, la Pontina.

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2 PRINCIPI ISPIRATORI DEL DOCUMENTO PRELIMINARE DI INDIRIZZO

2.1 Per un’urbanistica non dissipativa Nella sua finalità più alta, l’urbanistica dovrebbe prefiggersi di integrare la dimensione ambientale, economica e sociale, intensa in senso lato, anche a comprendere la dimensione culturale, in un progetto di territorio che valorizzi il capitale naturale e gli investimenti già effettuati prima di prevederne di nuovi, e attivi il capitale sociale, cioè la capacità delle comunità e dei singoli di collaborare creando utile sociale.

L’urbanistica recente, al contrario, in parte perché rimasta ancorata a una visione superata dello sviluppo, che non ha ancora voluto fare realmente i conti con la limitatezza delle risorse non rinnovabili, in parte perché non in grado di passare indenne al groviglio di norme e poteri che intervengono sulla pianificazione del territorio, assai raramente ha saputo svolgere questo ruolo.

Molti piani, nella loro concezione e nei loro esiti, nella gestione dei processi amministrativi, nel difficile e parziale dialogo con le comunità locali hanno spesso costruito percorsi di dissipazione di risorse ambientali e sociali, prima ancora che finanziarie.

L’acuirsi delle crisi ambientali dovute al consumo di risorse non rinnovabili e alla mancata verifica dei bilanci ambientali territoriali, le difficoltà del sistema economico nel raggiungere equilibri accettabili, la crisi del debito pubblico, le difficoltà sociali collegate a tutti questi fenomeni richiedono una svolta significativa: da un’urbanistica dissipativa delle risorse ambientali economiche e sociali a un’urbanistica non dissipativa, che si preoccupi di riqualificare il territorio e gli insediamenti, difendere e migliorare la capacità di rinnovarsi dei cicli ecologici, di includere e valorizzare le idee e energie presenti nel tessuto sociale.

2.2 Dall’espansione alla rigenerazione urbana La crisi ambientale, i disequilibri urbani ereditati, la fine della bolla edilizia e finanziaria legata al settore della nuova costruzione indicano come una necessità, prima ancora che una specifica istanza ambientalista, l’abbandono delle politiche di espansione e l’adozione di strategie per la rigenerazione urbana.

Con la Dichiarazione di Toledo del 22 giugno 2010 i Ministri responsabili dello sviluppo urbano degli Stati membri dell’Unione Europea hanno indicato nella “Rigenerazione urbana integrata” la principale linea di intervento per raggiungere uno sviluppo urbano più intelligente, sostenibile e inclusivo. Esso è parte sostanziale della “Strategia Europa 2020”, approvata dal Consiglio di Primavera dello stesso anno, e leva essenziale per perseguire la “Strategia per lo sviluppo sostenibile dell’Unione Europea” adottata dal Consiglio Europeo del 15 e 16 giugno 2006.

La Dichiarazione di Toledo è stata sottoscritta dai Ministri europei responsabili per lo sviluppo urbano alla presenza del Commissario europeo per la Politica Regionale, di rappresentati del Parlamento Europeo (PE), del Comitato delle Regioni (CDR), del Comitato economico e sociale europeo (CESE), della Banca Europea degli Investimenti (BEI), dell’Agenzia Europea

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dell’Ambiente, dei rappresentanti dei tre paesi candidati all’adesione all’Unione europea, più Norvegia e Svizzera, e vari osservatori di diverse organizzazioni legate allo sviluppo urbano.

L’assunzione della Rigenerazione urbana quale essenziale paradigma di riferimento per la strategia europea di sviluppo sostenibile e per la Strategia Europa 2020, è conseguente alla perdurante consapevolezza della centralità delle politiche urbane - non solo per il peso demografico delle città, ma anche per il loro indiscusso ruolo di catalizzatori e motori delle sviluppo - per le nuove sfide economiche e civili, dell’innovazione, dell’ambiente e dell’inclusione sociale Il ‘terreno comune’ individuato da questa importante milestone per la Rigenerazione Urbana rappresenta ad oggi la cornice stabile entro cui i Paesi membri devono agire per il conseguimento di città più sostenibili, avendo a riferimento gli assi strategici di:

- riduzione delle esigenze di trasporto e la promozione di una mobilità più sostenibile (su

scala urbana, metropolitana e interurbana), dando priorità ai mezzi di trasporto non motorizzati, meno inquinanti e al trasporto pubblico, che sia allo stesso tempo accessibile e conveniente;

- stimolo all’efficienza energetica negli edifici esistenti; - il miglioramento del metabolismo urbano, a partire dalla gestione dell’intero ciclo delle

acque e dei rifiuti; - spinta all’uso di energie rinnovabili, in particolare in ambito urbano; - riuso dei suoli, attraverso la riconversione o il riutilizzo di aree dismesse, come strategia

chiave per contribuire alla riduzione del consumo di suolo e combattere la dispersione insediativa;

- protezione della natura, del paesaggio, della silvicoltura, delle risorse agricole e naturali intorno alle città e rafforzamento delle loro interconnessioni con i sistemi urbani (per esempio, con le cinture verdi e/o i corridoi connessi e in continuità con la rete dei parchi e degli spazi pubblici), il “regreening” della città esistente.

2.3 Consumo di suolo La “Carta Europea del Suolo” (Consiglio d’Europa, 1972) definisce il suolo “come uno dei beni più preziosi dell’umanità. Esso consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della terra.”

S’intende per “suolo” lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, organiche, acqua, aria e organismi viventi; esso rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera (Commissione delle Comunità Europee, 2006).

Il suolo è, con l'aria e l'acqua, uno dei comparti ambientali che rientrano nell'accezione di “risorse naturali”: svolge diverse funzioni ed è fornitore di servizi ecosistemici di enorme valore, essendo necessario per la produzione di cibo, biomassa e materie prime; funge da substrato per le attività umane; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico. I suoli sono, nella loro tipologia e varietà, fondamentali al sostentamento della produzione primaria (vegetali, funghi, microrganismi) e alla sopravvivenza degli habitat naturali.

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Il suolo riveste un’enorme importanza nel ciclo globale del carbonio (C), di cui costituisce il maggiore serbatoio terrestre2. Esso è, inoltre, un fondamentale serbatoio di biodiversità, in quanto ospita oltre un quarto di tutte le specie viventi sulla terra3.

Nella storia si è sviluppata una stretta relazione fra caratteristiche e qualità dei suoli presenti ed il modo con il quale le attività agricole, forestali ed i processi di urbanizzazione si sono articolati sul territorio. I suoli, infatti, “condizionano fortemente gli altri elementi del paesaggio costituendo con gli stessi un insieme sociale. Il modello dell’identità locale, che determina la peculiarità di molti luoghi e dei loro paesaggi, poggia sulle caratteristiche dei suoli localmente presenti”.

Il ripristino di una rapporto razionale e sostenibile tra sviluppo urbano e suolo, quale risorsa essenziale e non rinnovabile, è tra i compiti precipui di un buon piano urbanistico.

La strategia tematica per la protezione del suolo dell'Unione Europea propone misure destinate a proteggere il suolo ed a preservare la sua capacità di svolgere le sue funzioni ecologiche, economiche, sociali e culturali. La Roadmap to a Resource Efficient Europe, prevede che entro il 2020 le strategie dell’UE debbano tenere conto delle ripercussioni dirette e indirette sull’uso dei terreni nell’UE e a livello mondiale, con l’obiettivo di arrivare a “quota zero” nel consumo di suolo entro il 2050; gli obiettivi operativi sono la riduzione dell’erosione dei suoli, l’aumento del loro contenuto di materia organica, l’intensificazione delle azioni per ripristinare i siti contaminati.

L’impermeabilizzazione (soil sealing) e il consumo di suolo sono temi trattati nell’ultima edizione del Rapporto State of the Soil della Commissione Europea, che ha anche emanato specifiche linee guida, quale parte della Soil Thematic Strategy per la riduzione del consumo di suolo in Europa

La Strategia europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici, adottata nel 2013 dalla Commissione europea, ha evidenziato la centralità delle funzioni svolte dal suolo. I rischi derivanti dal cambiamento climatico globale possono infatti interagire con altri fattori di pressione ambientale. Tra questi particolare rilevanza è attribuita ai cambiamenti di copertura del suolo: l’incremento delle superfici impermeabilizzate, in particolare nelle aree urbane, può peggiorare gli effetti delle inondazioni o di isola di calore, intaccare i livelli di sicurezza, la salute, la qualità della vita e il benessere della popolazione.

L’United Nation Convention to Combat Desertification (UNCCD), convenzione ratificata dall’Italia, ha proposto “Zero Net Land Degradation”, come raccomandazione per i governi alla Conferenza “Rio + 20”, tenutasi a venti anni dalla storica Conferenza di Rio De Janeiro su Ambiente e Sviluppo (1992).

2 Napoli R., Marchetti A., Marchetti M., Riccioni F., Rivieccio R., Piccini C., Oradini A., Paolanti M. “Relazione tra vegetazione e contenuto di carbonio organico dei suoli nell’ambiente forestale della Sicilia: valutazione e stima degli stock sulla base della variabilità pedologica” in:. Atti del Workshop “La Percezione del suolo”, a cura di C. Dazzi, Edizioni Le Penseur, pp.197-201. (4 Giornata Mondiale del suolo. SISS (Società Italiana di Scienze del Suolo), SIPE (Società Italiana di Pedologia). 2 - 3 Dicembre 2010, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Palermo. 3 Floccia F., C. Jacomini (Eds.) - Programma RE MO. Rete nazionale monitoraggio della biodiversità e del degrado dei suoli. ISPRA, Quaderni – Natura e biodiversità n. 4/2012.

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A livello nazionale numerosi sono i provvedimenti normativi avviati: il Disegno di Legge promosso dal Governo Italiano nel 2012 per la “valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo del suolo”, più volte emendato nel corso dei lavori parlamentari, approvato dalla Camera nel 2016 ed in corso di esame e revisione in Senato, le proposte del Gruppo interparlamentare per l’Agenda Urbana, la proposta di DDL avanzata nel Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2013 volta anche a favorire le demolizioni e ricostruzioni; la istituzione di specifiche banche dati per il monitoraggio del consumo di suolo (ISTAT, ISPRA, INU); la realizzazione di specifici progetti di ricerca a cura dell’ISPRA .

Molte sono le iniziative normative regionali in tema di contrasto al consumo di suolo, le quali si dibattono però alla ricerca di soluzioni che siano allo stesso tempo rigorose e flessibili.

Il manifesto del progetto TUSEC-IP (Technique of Urban Soil Evaluation in City Regions Implementation in Planning Procedures4) afferma con chiarezza che “Lo sviluppo sostenibile delle aree urbane ha come scopo la conservazione e il miglioramento della qualità della vita nei centri urbani. Una tutela preventiva dei suoli è un elemento fondamentale dello sviluppo sostenibile nelle aree urbane. È quindi indispensabile promuovere le attività di tutela preventiva dei suoli nella gestione comunale in genere e in particolare nella pianificazione territoriale”.

È quindi fondamentale conoscere quali suoli sono presenti e come si distribuiscono sul territorio. Senza questa valutazione di base è impossibile definire una progettazione tecnicamente adeguata e, come lo zoning tradizionale ha ampiamente dimostrato, operare scelte razionali di utilizzo del territorio.

Il suolo può inoltre essere indagato sotto il profilo delle varie funzioni (servizi ecosistemici) svolte per il benessere della popolazione.

La capacità del suolo è una forma di classificazione in funzione della maggiore o minore limitazione a supportare determinate forme di coltivazione, tema che si riconnette direttamente alla categoria di servizi ecosistemico “servizi di approvvigionamento” (cat. Provisioning services).

Ma il suolo è anche supporto per tutte le coperture vegetali, non solo agricole, ma anche esornative (giardini), seminaturali e naturali. Può, dunque, essere indagato anche con riferimento al paesaggio. In questo senso l’insieme suolo-soprassuolo eroga un servizio culturale (cat. Cultural services), il cui valore può essere graduato e misurato, ad esempio attribuendo un valore elevato a un paesaggio valutato di valore identitario o estetico.

Il suolo è anche capace di un fondamentale ruolo di immagazzinamento del carbonio. Sotto questo profilo il suolo svolge quindi un essenziale funzione di regolazione del clima globale del pianeta, ma anche una funzione di regolazione del microclima locale (cat. Regulating services).

Il suolo svolge anche un servizio fondamentale alla scala di bacino per la regolazione dei flussi idrici, altra fattispecie riconducibile ai Regulating services.

4 Lehmann A, David S., Stahr K., TUSEC (Technique of Urban Soil Evaluation in City Regions). A Method for the Assessment of Natural and Anthropogenic Soils - Pedological Manual. Contribution to Work Package 7 "Soil Evaluation" for the project TUSEC-IP prepared within the ramework of the EU INTERREG III B Community Initiative Alpine Space. – (Coordination Work Package 7: University of Hohenheim) – Hohenheim, 2006.

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Innegabile è anche il ruolo che il suolo può svolgere per i servizi di fruizione (parchi, aree verdi, sentieri, etc). In tal senso il suolo può essere analizzato sotto il profilo valore ricreativo, riconducibile alla categoria dei Cultural services.

Questo esercizio analitico dimostra come le disposizioni normative sul contenimento del consumo di suolo hanno un valore fondamentale. Esse non devono però limitarsi ad adottare per il controllo del consumo di suolo la sola unità di misura del suolo in termini di metri quadri, ma devono indagare la qualità dei suoli ed inserire queste indagini in un progetto paesaggistico ed ecologico. Solo con queste caratteristiche una politica di contenimento del consumo di suolo si integra efficacemente con gli obiettivi di benessere e sicurezza della popolazione e di salvaguardia dei servizi ecosistemici.

2.4 Paesaggio, ecosistemi e infrastrutture verdi Premessa essenziale affinché la società civile e la pubblica amministrazione individuino la qualità del paesaggio come obiettivo di interesse generale è il riconoscimento del suo carattere di risorsa strategica collettiva.

In quanto insieme degli elementi che caratterizzano l’ambiente che ospita una comunità, il paesaggio è risorsa collettiva e contribuisce a determinare la qualità percettiva e funzionale degli spazi di vita e di lavoro.

Il paesaggio è risorsa collettiva anche in quanto garantisce la possibilità di uno scambio e una comunicazione collettiva con altre comunità.

Il paesaggio è per questo elemento determinante dell’immagine che una collettività offre al suo esterno e ne testimonia il grado di civiltà e la capacità di accoglienza.

Il paesaggio rappresenta una risorsa da valorizzare per lo sviluppo di interscambi economici: è l’elemento principale di attrazione turistica, conferisce valore materiale (salubrità) e immateriale (capacità evocativa) ai prodotti dell’agricoltura, è veicolo di promozione delle produzioni artigianali e manifatturiere e delle opere di ingegno di una comunità.

Il paesaggio è, in definitiva, risorsa essenziale per il perseguimento dell’interesse generale della comunità.

In quanto l’ambiente costituisce un elemento costante nel tempo e nella storia, che determina carattere, usi e costumi di una popolazione, il paesaggio è elemento essenziale affinché gli abitanti possano riconoscersi come comunità. Allo stesso tempo i caratteri del paesaggio che sono frutto del lavoro dell’uomo ne sono la testimonianza.

In quanto fattore essenziale per il riconoscimento della propria identità, il paesaggio è risorsa irrinunciabile per affrontare, come comunità, la competizione e gli scambi con altre comunità del mondo, che caratterizzano in modo crescente l’attuale periodo storico di globalizzazione.

Per affrontare con gli strumenti necessari e per garantirsi la permanenza nel tempo di tali strumenti è essenziale che una comunità si preoccupi di promuovere opportunità di sviluppo locale, di uno sviluppo cioè per quanto possibile esteso e condiviso, e che tale sviluppo si fondi su un uso creativo e durevole delle risorse proprie del territorio di appartenenza, tale da garantirne la disponibilità e la loro rinnovabilità per le generazioni presenti e future.

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Il paesaggio è anche frutto ed espressione della funzionalità degli ecosistemi e si pone, pertanto in diretto contatto, pur nella complessità delle componenti che generano il paesaggio stesso con le azioni di tutela e miglioramento dell’habitat e di difesa della biodiversità di un territorio.

A livello europeo il quadro politico per la conservazione della biodiversità segue i Programmi d’azione per l’ambiente dell’UE, oltre alle iniziative internazionali come la Convenzione della Biodiversità, cui l'Unione europea partecipa ai sensi della decisione del Consiglio 93/626/CEE, e la Convenzione di Berna. Il principale strumento normativo per la protezione della natura e della biodiversità si fonda sulle Direttive Habitat (92/43/EEC) e Uccelli (79/409/EEC), attraverso le quali è stata creata la Rete Europea di Aree Protette Natura 2000.

All’interno della Strategia Europea per la Biodiversità uno degli obiettivi principali (Obiettivo 2) è quello di “preservare e valorizzare gli ecosistemi e i relativi servizi mediante l’infrastruttura verde e il ripristino di almeno il 15% degli ecosistemi degradati”. Circa il 30% del territorio europeo è, infatti, moderatamente o fortemente frammentato a causa dello sprawl urbano, ovvero dispersione degli insediamenti, dell’infrastrutturazione e del cambiamento d’uso del suolo. Il presidio e la corretta gestione del territorio costituiscono il più efficace sistema di protezione nei confronti del cambiamento climatico. L’agricoltura rappresenta una delle attività più importanti da questo punto di vista, svolgendo funzioni essenziali per il mantenimento della biodiversità e dei servizi ecosistemici. Molte delle attività connesse a quella agricola come, ad esempio, il mantenimento delle aree umide, delle fasce ripariali e dei margini boscati o la manutenzione dei sistemi di drenaggio contribuiscono alla realizzazione di un sistema infrastrutturale verde di cui beneficia non solo la singola azienda, ma l’intero territorio. Per questo è cruciale il ruolo svolto dalla Politica Agricola Comune, la cui recente riforma per il periodo di programmazione 2014-2020 presenta alcune importanti novità rispetto alla salvaguardia della biodiversità e dei servizi ecosistemici. Nella direzione degli obiettivi di Europa 2020 la nuova PAC inserisce nell’ambito del I Pilastro (Pagamenti diretti) il cosiddetto “greening”, pagamento ecologico a favore degli agricoltori che adottano sui loro ettari ammissibili alcune azioni favorevoli per la biodiversità e l’ambiente (diversificazione colturale, mantenimento dei prati permanenti, aree a valenza ambientale) oltre gli attuali obblighi di condizionalità.

Nell’ambito del II Pilastro (Sviluppo Rurale) il nuovo Regolamento UE n.1305/2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) offre l’opportunità di finanziare interventi per il mantenimento e ripristino dei servizi ecosistemici ed il finanziamento della gestione dei siti della rete Natura 2000. In particolare alcuni articoli del Regolamento possono essere funzionali al finanziamento di azioni dirette o indirette per il mantenimento dei servizi ecosistemici e di tutela ambientale (Artt. 7, 14, 15, 17, 18, 20, 25, 28, 29, 30, 34, 35, 55); la loro attivazione rimane comunque in capo alle singole regioni che devono definire il proprio Programma di Sviluppo Rurale (PSR).

In stretta connessione con gli obiettivi definiti nella Strategia per la Biodiversità, l’UE ha adottato nel Maggio 2013 un nuovo piano per la promozione delle infrastrutture verdi affinché il miglioramento dei processi naturali diventi parte integrante della pianificazione territoriale e si possa disporre di uno strumento efficace per pianificare e realizzare reti connesse di aree naturali e seminaturali assicurando e mantenendo il flusso di servizi ecosistemici. Le infrastrutture verdi possono essere uno degli strumenti più adatti per aumentare la resilienza

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delle città e per migliorare l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici. La loro creazione, infatti, contribuisce a mantenere e produrre molti servizi ecosistemici essenziali per il benessere umano (riduzione dei gas serra, mitigazione dell’effetto “isola di calore” nelle aree urbane, regolazione e depurazione dell’acqua, ricarica delle falde, riduzione del rischio di erosione e inondazione, ecc.).

2.5 Identità locale e invarianti storico archeologiche E’ proprio delle società più avanzate ricercare e custodire con cura le vestigia e i segni più antichi della presenza dell’uomo nel territorio. Questi, se di rilevanza culturale superiore, divengono anche un patrimonio di civiltà di livello sovralocale, cui fanno riferimento non solo le popolazioni che abitano i territori di interesse archeologico ma anche paesi lontani, fino a divenire veri patrimoni dell’umanità. Solo i siti più importanti raggiungono il riconoscimento UNESCO, ma tutti i beni diffusi che costituiscono i segni di civiltà da cui origina il presente sono parte del più vasto patrimonio dell’umanità.

E’ noto ad esempio l’interesse incondizionato e profondo che paesi da sempre all’avanguardia della modernizzazione tecnologica, come nel caso degli Stati Uniti e dell’Inghilterra o della Germania, nutrono verso le antiche civiltà del Mediterraneo ed in particolare per la civiltà greca e romana così come l’originario approccio alla tutela dei beni culturali collegata al contesto territoriale e al paesaggio che è alle origini della legislazione italiana in materia.

Per comunità caratterizzate da una complessa integrazione tra tradizione e contemporaneità la storia e l’archeologia diventano un prezioso cemento di identità.

E’ il caso, anche nelle criticità che la caratterizzano, della Città di Pomezia, che ospita l’Antica Lavinium legata alla narrazione del viaggio di Enea, insieme a una più diffusa e interessantissima presenza dell’uomo dall’età preistorica, arcaica e preromana, ma anche moderne e tra le più innovative realtà industriali e che porta i segni del lascito difficile della speculazione edilizia degli ultimi decenni: lo studio e la valorizzazione del patrimonio archeologico e degli insediamenti storici rappresenta una risorsa preziosa e irrinunciabile per affrontare la complessità del presente.

La storia e l’archeologia del territorio, i segni di una passata integrazione tra uomo e risorse naturali che si è coevoluta nel tempo garantendo alle civiltà che si sono succedute un equilibrato rapporto con l’ambiente, costituiscono uno dei pilastri su cui poggiare saldamente la costruzione dell’identità della comunità locale.

I segni e la struttura dell’insediamento storico assumono dunque il valore di elementi invarianti, in molti casi centrali, intorno ai quali strutturare il progetto di territorio su cui si impernia il piano urbanistico.

2.6 Città pubblica, città privata e bilancio ambientale Sotto il profilo urbanistico la ricerca di strumenti innovativi di attuazione del piano prende l’avvio dalla necessità di assicurare, sia un equo trattamento sia tra proprietari posti in analoghe condizioni, sia tra proprietari o soggetti titolari di diritti edificatori e l’intera collettività.

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Questo secondo aspetto è stato, ed è ancora, collegato ad alcuni obiettivi specifici propri del dominio dell’urbanistica tradizionale: la dotazioni di standard di servizi di urbanizzazione (scuole, verde pubblico, etc.), le politiche dell’housing sociale, tradizionalmente affidate alla sfera pubblica, e che, essendo di norma collegate ad opere di nuova edificazione, richiedevano la disponibilità di terreni edificabili.

La perequazione urbanistica, in definitiva, è stata concepita e attuata per un’equa distribuzione di oneri e benefici delle trasformazioni urbane tra “città privata” e “città pubblica”. Ciò spesso, però, è avvenuto esternalizzando dalla procedura perequativa la dimensione ambientale.

Con un modello incompleto, basato cioè solo sullo scambio tra Città Privata e Città Pubblica, privo di un’attenta verifica sul bilancio ambientale, l’esito è stato in molti casi, un aumento dei diritti edificatori per effetto delle molte premialità previste, nei migliori casi accompagnato da un aumento significativo dei benefici pubblici urbani (standard, servizi, etc.), ma nella larga maggioranza dei casi accompagnato sempre da un saldo negativo per le componenti e i sistemi ambientali.

Ma posto che la qualità dell’ambiente e il raggiungimento di determinate prestazioni in termini di servizi ecosistemici, costituiscono un diritto inderogabile della popolazione - ad esempio in Italia sono ricollegabili all’art.9 della Costituzione della Repubblica Italiana, che tutela il paesaggio, le risorse naturali e la salubrità dell’ambiente - nell’ambito delle procedure di attuazione urbanistica e dei connessi meccanismi premiali è necessario introdurre anche un terzo vertice costituito dall’ “ambiente e dai servizi ecosistemici”.

Sotto il profilo più strettamente ambientale, il contributo delle modalità di attuazione secondo il meccanismi negoziali e perequativi è, ad esempio, decisivo per:

la concentrazione dei diritti edificatori, per realizzare una “città compatta” e quindi per un uso più efficiente del suolo urbano e delle urbanizzazioni, per contrastare il consumo di suolo e la dispersione urbana (sprawl);

le incentivazioni della prestazione degli insediamenti sotto il profilo energetico-ambientale;

le limitazioni al diritto di proprietà - con riferimento specifico, ad esempio, all'inibizione all'impermeabilizzazione dei suoli - per le aree che contribuiscono con un indice perequato alla contabilizzazione dei diritti ma dove non si concentrerà l'edificazione;

obblighi di infrastrutturazione ambientale derivanti dal meccanismo attuativo, connesso ai meccanismi perequativi e alle premialità, per migliorare i servizi ecosistemici complessivi attraverso opere di miglioramento del paesaggio, della fruibilità del territorio, realizzazioni di parchi e aree a verde, messa dimora di nuovi alberi, bonifica dei suoli, integrazione verde-edifici, etc.

La stima del valore economico di tali servizi, rappresenta un passaggio essenziale per orientare il sistema pubblico al riconoscimento dell’importanza dell’erogazione di servizi essenziali al benessere e alla sicurezza della popolazione.

In linea generale, tale servizio merita un riconoscimento sociale ed economico, anche al fine di potenziarne la diffusione. Si tratta di un tema assai dibattuto nelle sedi nazionali e comunitarie,

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ampiamente rivendicato e in parte riconosciuto ad esempio agli agricoltori nella programmazione dei fondi per lo Sviluppo Rurale.

Con riferimento al modello urbanistico di attuazione del Piano è importante precisare che la stima del valore economico dei servizi ecosistemici non può essere oggetto di uno scambio con la pubblica amministrazione in termini di monetizzazione del servizio ecosistemico.

In altri termini non può essere accolta la proposta di un proprietario che non volendo o potendo realizzare le opere (ad esempio la messa a dimora di alberi, la realizzazione di interventi di riqualificazione del paesaggio, etc.) chieda di poter conferire alla pubblica amministrazione l’equivalente monetario del servizio ecosistemico previsto.

Si ritiene infatti che tale servizio ecosistemico, in quanto individuato come di interesse pubblico e riferibile a diritti costituzionalmente tutelati, deve comunque essere realizzato in un ambito territoriale opportunamente individuato.

Per questo motivo è essenziale individuare nelle regole del piano la possibilità, per così dire, di “trasferimento dei servizi ecosistemici” nei casi in cui gli stessi non possono essere realizzati “in loco”, cioè all’interno dell’area oggetto di trasformazione edilizia. Tale operazione di trasferimento sarà di norma di competenza del privato proprietario il quale, sulla base delle indicazione del piano potrà realizzare l’equivalente di servizi ecosistemici anche in altra area, essendo a suo carico l’ottenimento della disponibilità della stessa ad accogliere gli interventi previsti.

Non è da escludersi, anzi rappresenterebbe un fattore favorente la coerenza del disegno complessivo, la possibilità che la pubblica amministrazione individui preventivamente aree di sua proprietà o comunque nella sua disponibilità, ove realizzare le opere necessarie per la soddisfazione del bilancio ecosistemico del piano e del disegno territoriale-paesaggistico perseguito, tenendo conto degli elementi strutturali dell’ambiente e delle aree di riqualificazione o miglioramento ecosistemico individuate dal Piano.

Un ruolo attivo della pubblica amministrazione potrebbe favorire, ad esempio, la realizzazione di un parco o di una infrastruttura verde, concentrando nelle sue fasce di pertinenza gli interventi ecosistemici, oppure la riqualificazione energetica di un edificio pubblico, le opere di attrezzamento di un’area a verde pubblico.

La fattispecie può rientrare nelle regole del Convenzionamento urbanistico ordinario, riconducendo alla Convenzione le innovazioni introdotte dalle tecniche di attuazione adottate dal Piano.

2.7 Custodia, miglioramento e gestione del paesaggio e dell’ambiente Un progetto di territorio non può limitarsi alla previsione di un assetto futuro, deve anche occuparsi di prevedere e attivare forme di gestione attiva e sostenibile.

Questo concetto è valido tanto per un’immobile o un’infrastruttura, quanto per il paesaggio e per i beni culturali e ambientali.

Soprattutto per il paesaggio, per il suo carattere diffuso, parte essenziale di questo progetto di gestione sono le comunità locali, gli agricoltori, le associazioni e cooperative di comunità, singoli imprenditori illuminati, le associazioni imprenditoriali, le scuole, in sintesi tutte le forze

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vive e pronte a mettersi in gioco per la gestione dell’ambiente e per un progetto di sviluppo sostenibile e di qualità.

La custodia del territorio è una forma di responsabilità civile diretta consolidata a livello mondiale, che vede nei proprietari della terra i protagonisti di una azione di limitazione del consumo di suolo, conservazione del paesaggio e di miglioramento della biodiversità. La custodia del territorio si configura come un impegno volontario ma formalizzato, riferito alla tutela e valorizzazione del luogo di proprietà (un giardino, un lotto agricolo, un terreno boschivo). La messa in rete di iniziative di custodia può essere un processo strategico per il governo sostenibile del territorio. L’impegno di custodia può scaturire per motivi filantropici ma anche come forma di risposta formale ai meccanismi di condizionalità legati all’erogazione di contributi finanziari a sostegno delle aziende agricole (o di altri settori). Può avere come valore aggiunto un migliore accoglimento nel mercato di riferimento del custode, nel momento in cui decide di comunicare il proprio impegno. Infine può essere riconosciuta istituzionalmente (attraverso meccanismi di certificazione) e quindi sostenuta (p.es. con agevolazioni fiscali o anche contributi a fondo perduto). Una rete di custodia può offrire l’ulteriore valore aggiunto dell’economia di scala (p.es. nell’acquisto condiviso di attrezzature specifiche) e della premialità nei bandi di finanziamento (p.es. nelle misure del PSR). La custodia del territorio può essere estesa anche a soggetti che non sono proprietari diretti di terreno, ma che in forma solidale decidono di sostenere l’impegno di custodia da parte di un proprietario diretto (una sorta di azionariato di custodia). In Italia il movimento della Custodia del Territorio è in fase embrionale (si veda www.custodiadelterritorio.it), ma i concetti di cui si fa portatore sono coerenti e integrabili con molte altre iniziative di partecipazione della comunità a un progetto di miglioramento e gestione del paesaggio, dell’ambiente e dei beni culturali.

Il riferimento generale per queste politiche è costituito dalla Convenzione Europea per il Paesaggio.

2.8 Partecipazione delle comunità al progetto di città Il tema della partecipazione, essenziale per la gestione del paesaggio, è oramai al centro delle strategie generali di sviluppo dell’Unione Europea. E’ oramai evidente, infatti, che le prospettive di crescita economica in termini di prodotto interno lordo, appaiono incerte in molti contesti, e comunque non sono sufficienti a garantire una società coesa, che si occupi anche degli esclusi e delle aree marginali della popolazione.

La strategia Europa 2020 promuove una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Essa ha come obiettivo il miglioramento della competitività dell’UE, conservando allo stesso tempo il suo modello di economia sociale di mercato e migliorando sensibilmente l’efficacia dell’utilizzo delle sue risorse.

I riferimenti e modelli scientifici elaborati offrono spunti interessanti nella prospettiva di crescita intelligente, sostenibile inclusiva.

Nelle società più evolute le forme pubbliche e le forme comunitarie e associative di inclusione, partecipazione e condivisione nella gestione delle città e dei territori garantiscono livelli di benessere e sostenibilità più elevati. E’ il più profondo compito che il moderno paradigma delle smart cities deve assolvere e che richiede una rigenerazione della relazione tra cittadino e

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pubblica amministrazione. L’idea centrale del concetto che va sotto il nome di “smart community” è di rivitalizzare il ruolo della “comunità” in cui il cittadino è inserito, affinché questa possa esprimere un potenziale auto-organizzativo, partecipativo, co-progettuale e co-governativo.

Le istituzioni in quanto soggetti (le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici o che svolgono una funzione pubblica), i programmi di finanziamento, le leggi, i piani urbanistici, i regolamenti, le normative tecniche e tutte le multiformi leve con le quali lo Stato, nelle sue diverse espressioni ed emanazioni, influisce sulle relazioni economiche, sociali e ambientali a livello locale e globale devono per questo facilitare e non ostacolare la formazione del capitale sociale, inteso come capacità di collaborare per un progetto comune, nelle città e nei territori.

2.9 Valutazioni ambientali e monitoraggio del Piano L’impostazione europea prevede un approccio collaborativo pur nella distinzione dei ruoli tra programmatore/pianificatore e valutatore e affida al Reporting un ruolo di informazione a chi non ha partecipato al processo di preparazione del Piano/Programma (la stessa Commissione ma anche investitori, etc.).

Nel caso italiano fatica a imporsi lo spirito della valutazione in genere e nello specifico della valutazione ambientale strategica, a causa di processi poco trasparenti e tecnicamente poco strutturati nell’assunzione delle decisioni, riscontrabile nell’atteggiamento sia dei decisori che dei tecnici pianificatori/programmatori. Il persistere di tale impostazione è riscontrabile non solo nella tardività del recepimento e della applicazione della Direttiva ma anche in molte applicazioni che rivelano, secondo un rischio di burocratizzazione dei procedimenti purtroppo assai diffuso, una evidente considerazione della VAS come mero adempimento formale - procedurale.

La corretta interpretazione dello spirito della Direttiva comunitaria, peraltro chiaramente deducibile dallo stesso art.1 della Direttiva, è racchiusa in due parole chiave: integrazione delle considerazioni ambientali nei piani e programmi attraverso una valutazione interna al processo decisionale e garanzia di protezione ambientale.

Il concetto di integrazione delle considerazioni ambientali può essere direttamente riferito al concetto di "sviluppo sostenibile" il quale costituisce uno degli scopi dell'Unione Europea, espressamente enunciato all'art. 3, comma 3°, del Trattato dell'Unione Europea in vigore dal 1.12.2009.

Il richiamo esplicito alla garanzia della protezione ambientale, che l’art.1 contiene e affianca al concetto di integrazione delle considerazioni ambientali, costituisce una sorta di monito e steccato volto a evitare il rischio di dissolvimento dei contenuti ambientali sotto l’ombrello di obiettivi di sostenibilità ambientali tanto generali da apparire generici.

La valutazione ambientale del Piano deve, al contrario, dotarsi di indicatori specifici, efficaci per monitorarne le politiche in relazione agli obiettivi dichiarati e alle componenti ambientali considerate, come nel caso, ad esempio, del consumo di suolo.

Una corretta impostazione del set di indicatori consentirà anche di dotare il Piano di un credibile progetto di monitoraggio, che permetterà di verificare l’efficacia delle azioni intraprese e di

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adottare idonei correttivi sulla base degli esiti delle periodiche rilevazioni dello stato delle componenti ambientali.

2.10 La dimensione metropolitana Il tema della riforma delle organizzazioni territoriali dello Stato, che ha nella Legge 56/2013 - meglio nota come Legge Del Rio – un riferimento ineludibile, così come il tema delle riforme istituzionali, non può che essere strettamente collegato, sotto il profilo funzionale, all’esigenza di dare ai territori istituzioni più efficaci ed efficienti.

Il tema non è soltanto fluidificare le decisioni lungo un asse che va dal Governo centrale al Comune, passando per Regione, Città metropolitane, piuttosto che Unioni di Comuni, o altri enti di area vasta; il tema è anche un po’quello di superare un’organizzazione amministrativa di tipo “fordistico - tayloristico”. Non basta razionalizzare una filiera che ha una estremità “alta” (lo Stato centrale) e una estremità “bassa” (i Comuni). Bisogna anche potenziare l’organizzazione per unità territoriali funzionali dotate di precisi obiettivi.

Un tema molto importante, di particolare rilevanza proprio per le Città metropolitane è quello del coordinamento, della collaborazione istituzionale. L’esito del processo istitutivo delle Città metropolitane è un importantissimo banco di prova che riguarda non solo il trasferimento delle funzioni precedentemente affidate alle Province.

Il piano strategico è la chiave per coinvolgere i Comuni nel processo istitutivo ed anche per un’attuazione dinamica e operativa allo Statuto della Città metropolitana, che deve contemperare le esigenze di rappresentanza con i principi di funzionalità ed efficienza, ed essere in grado di offrire un luogo di coordinamento delle politiche anche con altri soggetti pubblici rilevanti per le politiche territoriali, quali le Autorità di Bacino, le Soprintendenze, gli Enti Parco.

Il Piano Strategico sarà il luogo dove valorizzare anche i comuni della cintura metropolitana, che svolgono funzioni essenziali nel funzionamento dei sistemi economici e ambientali di scala vasta a beneficio dell’intera comunità metropolitana.

L’attenzione a questi territori renderà più efficace il progetto di sviluppo metropolitano sia dal lato economico - industriale, turistico, agroalimentare – sia sotto il profilo ambientale, ricollegandosi anche ai principi di perequazione tra territori.

Il tema della perequazione territoriale si collega direttamente ad alcuni principi fondamentali dell’Unione ed è al centro delle sue politiche regionali, che si prefiggono, ad esempio di “migliorare la coesione economica e sociale al fine di favorire lo sviluppo equilibrato, armonioso e sostenibile delle regioni dell’Unione europea (UE)”.

Tale principio è alla base anche delle politiche territoriali dell’Unione, laddove si persegue un rapporto equilibrato tra città e campagna (Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo - SSSE), ed è anche elemento fondante per le politiche di sviluppo rurale.

Si può affermare che la perequazione tra territori si collochi al centro di due obiettivi fondamentali: il perseguimento del principio di giustizia distributiva tra comunità e territori e il perseguimento di uno sviluppo spaziale e sociale equilibrato e sostenibile.

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Se consideriamo le aree di prima cintura metropolitana o, se si vuole, le regioni periurbane, in termini di mercati di riferimento per le attività economiche che vi si svolgono come una zona di connessione tra aree urbane e aree rurali e non come una componente periferica delle aree urbane, possiamo immediatamente apprezzare le potenzialità specifiche che possono offrire.

Consideriamo allora le aree di cintura metropolitana o regioni periurbane come un anello che è in realtà al centro di importanti reti territoriali, ambientali, sociali e funzionali.

Dal punto di vista delle performance economiche, le regioni periurbane sono anche luogo di innovazione e di sviluppo di servizi e occupazione. Il 25% per cento delle regioni periurbane europee sono infatti classificate dall’UE come regioni “altamente innovative”.

Allo stesso tempo dobbiamo considerare che la aree periurbane per la loro ampia dotazioni di aree verdi e, talvolta, per il minore costo delle abitazioni dovuto spesso a una cattiva gestione urbanistica, perché da un lato non provvede a garantire l’offerta necessaria a un costo adeguato, dall’altro esternalizza i costi ambientali, sono soggette a una notevole pressione insediativa, che induce un fenomeno assai negativo di parcellizzazione e consumo dei suoli.

3 IL QUADRO CONOSCITIVO 3.1 La struttura e gli elaborati costitutivi del Quadro Conoscitivo Il Documento Preliminare di Indirizzo (DPI) assomma in sé il quadro conoscitivo territoriale ed ambientale, urbanistico e socio-economico nonché gli obiettivi del Piano come prescritto dall’art. 32 della Legge urbanistica regionale.

Le innovazioni introdotte in merito al rapporto tra progettazione urbanistica e sistema ambientale rendono il Quadro conoscitivo lo strumento di base per lo svolgimento del processo di Valutazione Ambientale Strategica, in primo luogo in riferimento alla redazione del “Rapporto preliminare ambientale”, nonché per attivare altre forme di partecipazione alla costruzione del Piano medesimo. Il Quadro conoscitivo territoriale del DPI non è stato quindi concepito al fine di espletare una funzione esclusivamente o prettamente ricognitiva ma, evidenziando potenzialità ed elementi critici, costituisce il momento fondativo del progetto di Piano.

Le Norme tecniche del Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) all’art. 54, dettagliano ulteriormente i contenuti del DPI sottolineandone la valenza anche rispetto alla comunicazione di obiettivi e contenuti del Piano, in maniera tale da favorire il coinvolgimento dei cittadini alla sua formazione e perfezionamento. La normativa del PTGP specifica inoltre come il Quadro conoscitivo territoriale del Piano urbanistico comunale generale debba fondarsi, oltre che sulle analisi già svolte nell’ambito del PTPG, anche su approfondimenti da compiersi alla scala locale.

La costruzione del Quadro conoscitivo del DPI è stata compiuta quindi sulla base delle disposizioni della L.R. 38/1999 e delle Norme tecniche del PTPG.

Il Quadro conoscitivo è articolato in testi ed elaborati cartografici, questi ultimi elaborati in formato GIS, di cui di seguito si dà l’elenco.

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TESTI: A - La descrizione territoriale ed ambientale:

1. La pianificazione territoriale 2. Relazione sull’evoluzione storica e sulla struttura della popolazione residente 3. Il Patrimonio edilizio esistente 4. L’Agricoltura a Pomezia 5. Uso del suolo e della vegetazione 6. Indagine pedologica e classificazione agronomica dei terreni 7. La carta delle zone agricole 8. L’economia e il lavoro – L’Industria 9. L’economia e il lavoro – Commercio e servizi 10. L’economia e il lavoro – Il turismo 11. L’economia e il lavoro – Mercato del lavoro 12. Ricognizione delle opere pubbliche previste dalla programmazione comunale 13. Relazione geologica 14. Il patrimonio culturale e archeologico – Linee di sviluppo storico in età antica e

medievale 15. Il patrimonio culturale e archeologico – Schede 16. Linee di sviluppo storico delle trasformazioni del territorio comunale ed il loro

rapporto con gli strumenti di pianificazione comunale 17. Aree ed immobili di proprietà pubblica, delle università agrarie, di enti di sviluppo e di

altri enti pubblici, stato degli usi civici 18. Sistema insediativo e infrastrutturale: stato di fatto, analisi e obiettivi per il Piano; 19. Studio delle connessioni ambientali nel territorio pometino 20. La disciplina urbanistica vigente- Definizione e quantificazione della struttura dei

servizi pubblici esistenti e verifica degli standard urbanistici; 21. I vincoli sovraordinati.

Elaborati cartografici: La descrizione territoriale e ambientale A - Lo scenario territoriale

1. Lo scenario di area vasta: Pomezia nel sistema Territoriale della Città Metropolitana, scala 1:100.000

C - Descrizione territoriale e ambientale: analisi geologica, agropedologica, archeologica e di uso del suolo del territorio comunale 2. Carta geologica, scala 1:25.000 3. Carta geomorfologica, scala 1:25.000 4. Carta idrogeologica, scala 1:25.000 5. Carta delle criticità antropiche e ambientali, scala 1:25.000 6. Carta delle pendenze, scala 1:25.000 7. Carta dell’uso del suolo e della vegetazione, scala 1:10.000, 8. Carta agropedologica, scala 1:25.000; 9. Carta delle zone e sottozone agricole, scala 1:25.000. 10. Carta dei beni archeologici e dei beni culturali, Scala 1:10.000.

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D - Aree ed immobili di proprietà pubblica, aree di proprietà delle università agrarie, di enti di sviluppo e di altri enti pubblici; stato degli usi civici 11. Carta delle proprietà pubbliche nel territorio comunale, Scala 1:25.000. E - Il sistema insediativo comunale: stato di fatto 12. Il sistema insediativo – Stato di fatto, Scala 1:10.000; 13. Il sistema infrastrutturale – Stato di fatto e interventi programmati, Scala 1:10.000. F - La disciplina urbanistica vigente- Definizione e quantificazione della struttura dei servizi pubblici esistenti e verifica degli standard urbanistici 14. La Pianificazione vigente, scala: 1:10000; 15. Il sistema dei servizi e del verde: stato di attuazione, scala 1.10.000; 16. Carta dei vincoli, Scala 1:10.000.

3.2 Scenari territoriali e pianificazione di scala vasta Il territorio pometino dopo avere repentinamente interrotto una fase di abbandono e inospitalità plurisecolare a seguito delle bonifiche compiutesi nella prima metà del ‘900, avere conosciuto un grado di trasformazione dei suoli tra i più intensi dell’area metropolitana romana, sta attraversando una ulteriore metamorfosi. Infatti dopo avere assunto una identità plurima caratterizzata da un lato da essere diventato un polo industriale di rilievo nazionale – con conseguente capacità di attrazione di nuovi residenti - e dall’altro dall’aver maturato una vocazione turistico-residenziale in corrispondenza del litorale, la città sta conoscendo una fase di trasformazione degli insediamenti produttivi orientata verso la logistica, l’insediamento di grandi superfici di vendita di valenza territoriale, spesso direttamente collegate alla produzione, di poli di attrazione per il tempo libero di rilievo nazionale, quali Zoomarine. Trasformazioni, queste ultime, che sono strettamente correlate alla trasformazione del polo industriale del vicino Castel Romano, e di altre aree industriali poste tra la Capitale ed il litorale, in luoghi destinati al commercio di valenza regionale ed a poli del loisir.

A questi elementi di carattere urbano si sommano sistemi ambientali e paesaggistici territoriali di grande valore: l’insieme delle tenute di Castel Porziano e Capocotta, il Parco di Decima - Malafede che lambiscono il territorio comunale in corrispondenza del confine nord; il Parco dei Castelli Romani ed i Colli Albani, territori storicamente legati a quello pometino fina dalla preistoria, che costituiscono la quinta paesaggistica del territorio comunale verso est; all’interno del territorio comunale la Sughereta di Pomezia, inclusa nell’agosto 2016 nel novero delle riserve regionali, il Sito di interesse comunitario (SIC) Antica Lavinium esteso 48 ettari, le aree archeologiche di Pratica di Mare, il tratto residuo di duna presso Campo Ascolano, i paesaggi agrari della Campagna romana e della bonifica novecentesca.

Questo insieme di elementi è facilmente percepibile osservando la tavola del quadro conoscitivo “Lo scenario di area vasta – Pomezia nel Sistema territoriale della città Metropolitana” e le tavole di analisi alla scala comunale.

Conferme della trasformazione da polo eminentemente industriale verso centro di servizi di rilievo metropolitano si riscontrano confrontando i dati dei censimenti dell’industria e dei servizi 2001 e 2011 dove, accanto all’importanza della caratterizzazione industriale

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dell’economia locale, nonostante la riduzione del numero di unità locali e di addetti nell’industria, si nota una progressiva trasformazione della città anche in polo di servizi alle persone e alle imprese, mentre si riduce, almeno quantitativamente, il peso del settore ricettivo, peraltro non tanto legato alle peculiarità turistiche del territorio quanto alla condizione geografica e alla buona accessibilità rispetto all’area romana ed alle reti lunghe.

Pomezia è per numero di residenti tra i più importanti comuni del Lazio (al settimo posto dopo Viterbo), ma malgrado la densità edilizia dell’espansione post-bellica, avvenuta a partire dal nucleo di fondazione concepito come centro urbano a servizio della colonizzazione agraria dei territori bonificati, è priva di quella qualità urbana, data più ancora che dalla qualità edilizia da quello della connettività tra le diverse parti della città, che la fa percepire anziché che come insieme di successive espansioni come un organismo unitario.

Pomezia è però un comune in costante crescita demografica, anche se una leggera flessione si è registrata dopo il 2011, dovuta sia a un saldo migratorio positivo sia ad un tasso di natalità, che pur tendendo ad abbassarsi a vantaggio di quello di mortalità, è ancora positivo: il che lascia supporre che l’insediamento a Pomezia di nuovi abitanti abbia un valore non transitorio.

Riteniamo utile proporre una sintesi, attraverso lo strumento dell’Analisi SWOT, ovvero l’Analisi dei punti forza/opportunità e punti di debolezza/minacce, delle caratteristiche, delle potenzialità e degli elementi critici che caratterizzano il territorio pometino oggi come illustrate nello schema che segue.

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Punti di forza/opportunità Punti di debolezza/minacce Territorio comunale e litorale contigui ad aree di grande rilievo paesaggistico-naturalistico (Castel Porziano, Capocotta, Decima - Malafede).

Forte compromissione del litorale comunale; difficoltosa accessibilità dal territorio comunale alle aree di Castel Porziano e della riserva di Decima-Malafede; fragilità degli elementi connettivi tra aree tutelate, paesaggio agrario e altre aree di valore naturalistico - paesaggistico presenti sul territorio comunale.

Aree di rilievo naturalistico e paesaggistico interne al territorio comunale: aree residue del paesaggio naturale costiero (Dune di Torvaianica) e delle aree interne (Sughereta e SIC Antica Lavinium).

Contesto fortemente urbanizzato, necessità di migliorare/regolamentare la fruizione pubblica e la connettività ecologica Compromissione dei valori paesaggistici provocata dagli interventi di urbanizzazione abusiva.

Territorio ricco di memorie materiali ed immateriali dell’età Antica; Museo civico Lavinium.

Forte compromissione di alcune aree, perdita “di senso” di alcuni dei luoghi di interesse archeologico o letterario dovuti alla cattiva qualità del contesto; debole “messa in rete” del patrimonio culturale locale.

Valori percettivi del paesaggio agrario della Campagna romana e della bonifica (colturali e riscontrabili nei nuclei rurali antichi e della bonifica), della rete stradale di impianto storico extraurbana.

Abbandono, usi impropri, compromissione dell’uso agricolo dovuto alla frammentazione / espansione delle aree urbanizzate, fragilità diffuse delle zone di interfaccia tra insediamenti e territorio agricolo.

Significatività delle memorie del Novecento: qualità urbanistica ed architettonica del nucleo di fondazione; testimonianze della Seconda guerra mondiale (Cimitero militare tedesco, etc.).

Il nucleo di fondazione è l’unico centro del sistema insediativo contemporaneo ricco di valori urbani, mancanza di luoghi urbani contraddistinti da analoghe caratteristiche qualitative formali e funzionali nelle altre aree urbanizzate. Necessità di implementare nella sua totalità l’attuazione della dotazione di servizi prevista dagli strumenti urbanistici. Scarsa integrazione del complesso di memorie della Seconda guerra mondiale a circuiti di visita regionali/nazionali.

Posizionamento geografico rispetto alle grandi infrastrutture (Corridoio Scandinavo – Mediterraneo della rete TEN, sistema infrastrutturale e intermodale dell’area metropolitana).

Impatto delle grandi infrastrutture sul tessuto urbano (S.R.148 Pontina) e inadeguatezza della viabilità distributiva locale, con particolare riferimento a quella di collegamento con le aree industriali; conflittualità tra traffico locale e flussi aventi O/D la grande viabilità ed i Castelli romani; bassa sostenibilità ambientale della rete stradale anche rispetto alla promozione della mobilità ciclo-pedonale; condizioni non ottimali di accesso ai nodi intermodali (stazione FS e centro intermodale di S. Palomba).

Dotazione ricettiva con punte di qualità, “business oriented” (aziende locali, congressistica) che sta cominciando ad incontrare anche una domanda “leisure” generata da Roma e dai poli di attrazione locali (Zoomarine e Castel Romano).

Scarse relazioni tra dotazione ricettiva e peculiarità del territorio, turismo sul litorale basato sul modello della seconda casa; assenza di raccordo tra “motivo della visita” e peculiarità del territorio.

Attività congressistica in espansione Scarsa connettività con il tessuto urbano e con i poli del trasporto pubblico territoriale; insufficiente incisività del rapporto università-territorio.

Buona dotazione di aree per attività, in posizione strategica anche rispetto alla rete

Scarsa qualità urbana delle aree, disincentivo alla localizzazione di attività innovative o di ricerca. Tendenza al

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ferroviaria e ai poli della logistica. riuso di aree industriali dismesse per usi non produttivi; presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Presenza di aree industriali e militari dismesse con problematiche ambientali.

Mantenimento della caratterizzazione di polo industriale ed incremento delle imprese operanti nei settori più avanzati e della logistica, forte incremento della caratterizzazione di centro di servizi (commercio, servizi alle persone e alle imprese). Sostegno dell’ente regione alla trasformazione di aree produttive esistenti in APEA (aree produttive ecologicamente attrezzate). Incrementi dei servizi altamente specializzati alle imprese; incremento del comparto servizi sanitari e alla persona.

Arretramento dei settori produttivi “tradizionali” e di servizio meno personalizzati, sia in numero di unità locali che di addetti. Contesto insediativo privo di qualità ambientale ed urbana, accessibilità non ottimale, rischi di compromissione della disponibilità di aree per attività produttive a seguito della trasformazione verso altri usi: riduzione del grado di competitività del territorio per attirare nuove attività economiche.

Agli inizi del nuovo Millennio, lo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSEE) individua nella città, nello sviluppo e rafforzamento del policentrismo urbano - che caratterizza storicamente l’Europa rispetto ad altri continenti - nella costruzione delle reti di città, la chiave di volta per assicurare uno sviluppo equilibrato del territorio europeo, in quanto l’unico potenzialmente capace di valorizzare e mettere a sistema le peculiarità competitive locali, ponendo fra gli obiettivi e le opzioni politiche per il territorio europeo l'evoluzione “verso un sistema di città più equilibrato e policentrico”, alle tre scale cui esso fa esplicito riferimento (quella continentale, quella nazionale e quella locale).

Il documento pone in relazione il tema “città” con il sistema dei grandi corridoi europei (rete TEN – T): la loro realizzazione non dev’essere, come avvenuto nella costruzione di altre reti infrastrutturali, soltanto uno strumento di miglioramento delle comunicazioni nello spazio europeo ma deve costituire occasione di sviluppo per i territori attraversati.

Il posizionamento di Pomezia sul corridoio Scandinavo – Mediterraneo della rete TEN –T ed in prossimità di uno dei suoi nodi di maggior rilievo per ruolo e dotazione infrastrutturale è sicuramente un elemento non secondario nel definire il livello di competitività del territorio pometino rispetto ad altre realtà italiane. Tuttavia questo elemento di per sé non appare sufficiente a far sì che il territorio pometino possa, cessate da tempo le condizioni derivanti dall’essere ricompreso nell’ambito territoriale della Cassa per il Mezzogiorno e mutato in profondità il sistema produttivo italiano per assetti proprietari e localizzazioni della produzione, conservare un vantaggio competitivo rispetto ad altri territori, se non costruendo alleanze con i vicini su particolari temi (ad esempio: ottimizzazione degli usi delle aree per attività produttive, turismo, ambiente, servizi sanitari, mobilità).

Si tratta quindi di operare non solo sulle reti lunghe, quale che sia l’esito della soluzione alle carenze strutturali, particolarmente evidenti proprio a Pomezia dove la conflittualità con il tessuto urbano è fortissima, della S.R.148, e sulle connessioni tra esse (ferrovia e centro

Tabella 1 - Pomezia oggi: analisi dei punti di forza e dei punti debolezza

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intermodale, grande viabilità) e la rete distributiva, ma anche su altri elementi che oggi accrescono il grado di competitività dei territori nella capacità di attrazione di funzioni pregiate, nonché rispetto alla permanenza di quelle insediate, (un esempio per tutti: l’insuccesso dell’insediamento universitario), quali il grado di connettività con reti infrastrutturali ed il tessuto urbano, la qualità ambientale e la qualità urbana, sia a livello morfologico, sia a livello di funzionamento di quello che possiamo definire l’“ecosistema urbano”:

- dotazione di servizi adeguata, anche ricorrendo a nuove forme di realizzazione e gestione dei servizi pubblici;

- sviluppo della connettività tra le diverse parti della città;

- miglioramento della logistica urbana;

- fruibilità delle risorse paesaggistiche e storico-archeologiche del territorio.

La pianificazione sovraordinata, in particolare il PTPG che individua i territori di Pomezia ed Ardea come “costruzione urbana complessa policentrica”, persegue anch’essa obiettivi di qualificazione del territorio comunale, attraverso:

- il recupero delle aree urbanizzate, che devono assumere quei caratteri di luoghi urbani di cui spesso sono prive, per le quali viene anche individuato un limite dell’espansione;

- la tutela dell’ambiente naturale e del paesaggio;

- il miglioramento della dotazione infrastrutturale;

- la conferma dell’insediamento e dello sviluppo di funzioni con valenza territoriale: centro intermodale ed aree industriali (il cui assetto dev’essere oggetto di valutazioni coi comuni limitrofi);

- la collocazione a Pomezia di un centro universitario e di un polo scientifico tecnologico e di polo per il tempo libero di valenza territoriale presso Torvaianica (interventi realizzati).

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), approvato dalla Giunta regionale nel marzo 2016, riconosce molte delle potenzialità del territorio pometino, individuando gli elementi di valore del paesaggio agrario, includendo tra gli oggetti delle proprie tutele anche il nucleo di fondazione della moderna città, possibili sistemi di parchi archeologici con nucleo centrale in corrispondenza dell’area archeologica di Lavinium.

Elementi dello scenario territoriale di sicuro rilievo sono poi quelli relativi alla mobilità territoriale, ai servizi territoriali, alle trasformazioni interessanti aree limitrofe al territorio comunale.

Per quanto riguarda il sistema ferroviario se appaiono tramontati gli studi relativi al by-pass ferroviario tra la Tirrenica nord e la Tirrenica sud attraverso l’itinerario Campoleone-Pomezia-Ponte Galeria, non soltanto per i costi dell’opera ma anche perché l’evoluzione tecnologica gestionale del traffico ferroviario sta consentendo l’aumento di capacità delle linee esistenti, gli interventi di potenziamento tecnologico della linea Roma-Campoleone-Nettuno permetteranno un aumento dell’offerta passeggeri. Correlato a tale intervento è la soluzione dei cosiddetti problemi “da ultimo miglio” che incontrano gli utenti della stazione ferroviaria di cui è previsto dal Piano regionale della mobilità il potenziamento come centro intermodale ferro-gomma del

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trasporto pubblico, la riqualificazione dello spazio pubblico, il miglioramento dell’accessibilità (nuovi parcheggi, collegamenti pedonali con il lato ad ovest della ferrovia a servizio del nucleo industriale e del quartiere Roma 2. Tutto ciò avrà ricadute immediate da un lato sulla attrattività localizzativa di Santa Palomba – dove è collocato uno dei nuclei dell’ASI Roma Latina - per le imprese, dall’altro sulla qualità della vita dei cittadini perché può contribuire a migliorare i tempi di percorrenza casa-lavoro per i pendolari con residenza a Pomezia e a decongestionare la rete stradale nelle ore di punta.

Sempre nel settore ferroviario particolare importanza hanno i programmi di potenziamento dei servizi ferroviari sull’interporto di S. Palomba, le ipotesi allo studio –in piena sintonia con gli indirizzi strategici del Ministero per le Infrastrutture su trasporti e logistica - per sviluppare il polo di S. Palomba quale area retroportuale di Civitavecchia (ricordiamo che le aree retroportuali di Genova sono addirittura poste al di là della catena appenninica) ed il miglioramento dell’accessibilità stradale al medesimo da parte del traffico pesante mediante l’adeguamento a tale tipo di traffico della S.P. di Valle Caia. Tale insieme di interventi rafforza quindi la competitività localizzativa, sia rispetto all’accessibilità della manodopera, sia rispetto all’offerta intermodale per il trasporto merci di Santa Palomba, dove sono ancora disponibili vaste aree destinate dal PRG del 1974 ad insediamenti produttivi. Per quanto riguarda Santa Palomba ricordiamo, infine, come l’insieme della previsioni non ancora attuate del PRG di Roma – 6.485 abitanti teorici - e di quello di Pomezia (Piano particolareggiato Borgo di S. Palomba – 450 abitanti teorici - e Comparto I del Piano di zona – 3.038 abitanti teorici -) sommate agli abitanti già insediati configurino l’attuale centro industriale come luogo di residenza per circa 11-12.000 abitanti. E’ evidente come ciò, anche in presenza di una corretta previsione della dotazione di standard urbanistici a servizio dei nuovi abitanti, possa creare conflitti tra la funzione residenziale ed il tipo di attività produttive e debba essere oggetto di valutazioni congiunte tra i due enti territoriali in merito agli effetti sulla mobilità ed agli eventuali conseguenti interventi infrastrutturali che si rendessero necessari per superare le prevedibili criticità provocate da tali insediamenti sulla rete stradale attuale.

In merito alle infrastrutture stradali gli elementi dello scenario territoriale di maggiore interesse sono due:

- l’autostrada Roma-Latina; - il potenziamento dell’accessibilità territoriale al Centro intermodale di S. Palomba di cui

si è detto precedentemente. Il progetto dell’autostrada Roma-Latina costituisce un elemento di scenario di somma importanza sia alla scala territoriale sia alla scala locale. Alla scala territoriale l’intervento, correlato alla bretella Cisterna – Valmontone, pone Pomezia in diretta comunicazione con le aree industriali della valle del Sacco e del Frusinate e con l’asse autostradale Milano-Napoli, migliorando quindi l’accessibilità alla città, al suo sistema commerciale con bacino territoriale, produttivo e logistico dalle aree interne del centro-sud. Alla scala locale l’intervento, prospettando un nuovo tracciato che segna il limite nordoccidentale delle aree urbanizzate, può fare ipotizzare funzioni nuove per l’attuale tracciato che suddivide nettamente le aree urbanizzate: sia riconvertendo tale strada ad asse distributore del traffico urbano, sia collegando il processo “spontaneo” in atto da tempo di conversione delle strutture produttive in strutture

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commerciali con valenza territoriale in un più ampio progetto urbano di qualificazione di questa parte della città, di miglioramento delle connessioni, anche per la mobilità ciclo-pedonale tra due parti di città oggi nettamente separate. Una analisi più approfondita delle relazioni tra il tracciato di progetto ed il territorio, che ha rilevato la necessità di porre all’attenzione dei soggetti attuatori alcune questioni di rilevo territoriale quali la connessione con strada provinciale via di Valle Caia e il debole supporto che il tracciato fornisce alla riduzione del traffico di attraversamento dai Castelli romani verso Torvaianica e la Pontina è contenuta nel documento del DPI Il Sistema insediativo e infrastrttuale: stato di fatto, analisi ed obiettivi per il Piano. Per quanto riguarda i servizi territoriali la realizzazione del nuovo Ospedale dei Castelli contribuirà ad elevare il livello del servizio sanitario pubblico di carattere ospedaliero alla scala territoriale, dotando quindi il territorio di una struttura moderna. Tra gli elementi di scenario è da considerare anche il sistema degli attrattori turistici e culturali. Come rilevato dalle analisi svolte se la domanda turistica è stata soddisfatta prevalentemente, come del resto avvenuto su tutto il litorale da Ostia a Nettuno, attraverso la realizzazione di residenze turistiche, modello oggi fortemente in crisi e che è necessario rivisitare anche migliorandone le condizioni di fruibilità dal punto di vista ambientale, nuove forme di turismo interessano Pomezia: quello congressuale – data la buona accessibilità rispetto agli aeroporti e alle grandi infrastrutture nazionali, la vicinanza a Roma – e , con numeri degni di nota, quello generato da Zoomarine (circa 6-700.000 visitatori l’anno). Rispetto a questi due tipi di turismo Pomezia costituisce uno dei maggiori poli del Lazio. All’opposto la posizione, rispetto ad altri centri del Lazio, per quanto riguarda gli attrattori culturali: se ciò può essere comprensibile rispetto alla città di fondazione, che per sua natura attira un pubblico “di nicchia” e per la quale è allo studio da parte del comune la realizzazione di un polo espositivo –museale, lo è meno per Lavinium dato il rinnovato interesse per l’archeologia ed i miti dell’età antica che si scorge osservando i dati resi noti dal Ministero dei Beni culturali. Se infatti non stupisce rilevare una media di visitatori annui nell’ordine delle 300.000 unità per Ostia Antica, desta stupore il confronto tra il numero annuo di visitatori del Museo “Lavinium”, caratterizzato da una forte impronta didattica estremamente ricca di suggestione, ed altri siti del territorio provinciale, probabilmente attribuibile anche ai condizionamenti alla visita dei siti archeologici interclusi all’interno di proprietà private. E’ probabile quindi che occorra concepire azioni dirette, anziché ad attirare segmenti della domanda turistica interessati ad altri settori, ad attirare una quota degli oltre 350.000 visitatori annui che visitano i siti archeologici compresi tra Ostia, i Castelli romani e Palestrina5 in primo luogo assicurando condizioni meno incerte di fruizione dei siti archeologici.

Un ulteriore segmento di domanda turistica che il territorio comunale può intercettare è quello degli sport naturalistici, in questo caso fortemente legato all’attuazione del recentissimo, in fase di definitiva approvazione, Piano di utilizzazione degli arenili (che individua specifiche aree dedicate agli sport nautici non a motore) e dell’attuazione degli obiettivi del DPI relativi alla

5 Per maggiori dettagli vedi: Comune di Pomezia – DPI – L’economia e il lavoro: il turismo.

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fruizione del paesaggio agrario e naturale, dei beni archeologici, dello sviluppo di iniziative già in essere interessanti le forme di turismo escursionistico, di scoperta ed esperienziale.

Tali tematiche potranno infine essere integrate ad esito del “Piano delle attività di valorizzazione dei beni culturali e di promozione turistica della città di Pomezia per il periodo 2016-2017-2018” di cui la Giunta comunale di Pomezia ha recentemente approvato il “Documento progettuale preliminare”6.

6 Comune di Pomezia – Deliberazione della Giunta comunale n. 208 del 8 settembre 2016.

Figura 1 - I corridoi multimodali trnaseuropei (rete TEN-T): in magenta il corridoio Scandinavo-Mediterraneo interessante Pomezia

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3.3 Economia e società: tendenze demografiche e attività produttive 3.3.1 La demografia e la struttura della popolazione

Il territorio pometino presenta una notevole vivacità demografica. Le ricerche svolte hanno evidenziato come tale crescita sia il risultato della concomitanza di un saldo attivo, sia rispetto al movimento naturale, sia rispetto a quello migratorio che ha caratterizzato anche l’ultimo decennio intercensuario e gli anni immediatamente successivi, superando le proiezioni degli

Figura 2- Il centro intermodale di Pomezia Rail-Road Terminal “core” (centro intermodale gomma-rotaia fondamentale) della reteferroviaria TEN-T sul Corridoio Scandinavo-Mediterraneo

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scenari demografici relativi a Pomezia svolte nell’ambito del PTPG e che i dati degli ultimi quattro anni indicano ancora in crescita, ancorché con ritmi meno elevati.

Fonte: elaborazione su dati ISTAT

Le ragioni di tale crescita sono attribuibili, come per tanti altri comuni dell’area metropolitana, a migliori condizioni di accessibilità al mercato della casa, sia in proprietà sia in affitto e probabilmente, nonostante la crisi che ha investito le attività produttive dell’area dal momento della cessazione delle agevolazioni della Cassa per il Mezzogiorno, anche dall’attrattività occupazionale esercitata dalla città e dal suo territorio (tra 2001 e 2011 si registra infatti un decremento del tasso di disoccupazione che passa dal 13,4% al 11,1%; un incremento degli occupati del 9,6%).

Osservando il grafico che rappresenta l’andamento della popolazione dal 1971 al 2011 dei due comuni, uniti fino al 1970, emerge come il tasso di crescita di Ardea sia più elevato di quello di Pomezia e come il peso specifico del primo comune sia al 2011 (con quasi il 45% dei residenti) notevolmente superiore al 1971.

La crescita demografica del Subsistema Pomezia (+ 42,3% tra 2001 – 54.366 abitanti - e 2011 –70.671 abitanti) è quindi completamente in controtendenza rispetto a quanto si registrava a

Figura 3 - Pomezia: andamento della popolazione ai censimenti dal 1971 al 2011 ed al 1 gennaio 2015

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livello regionale tra 1991 e 2003, dove la crescita registrata era stata pari all’1,3% e ancora più acutamente rispetto al territorio provinciale che aveva visto un decremento pari allo 0,1% nello stesso arco temporale, tanto da far ipotizzare, nell’ambito del PTPG ipotesi di crescita demografica dal 2003 al 2015 del subsistema Pomezia comprese in un range tra il 30,8% ed il 33,7% e che l’ipotesi programmatica del Piano individuava invece ricompreso tra tassi del 9,9% e del 13,3%.

6.197 10.175 16.854

26.711

44.202

19.040

29.925 37.512

43.960

56.372

25.237

40.100

54.366

70.671

100.574

-

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

1971 1981 1991 2001 2011

Sistema locale Pomezia-Ardeaandamento della popolazione ai censimenti

1971-2011

Ardea Pomezia Ardea e Pomezia

Fonte: elaborazione su dati ISTAT

Figura 4 - Subsistema Pomezia: andamento della popolazione nei comuni di Ardea e Pomezia dal 1971 al 2011

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Fonte: elaborazione su dati ISTAT

Osservando l’andamento della popolazione negli anni successivi al censimento si nota: un incremento costante della popolazione anche se a tassi meno accelerati degli anni precedenti che sembra individuare una tendenza alla riduzione dei tassi di crescita precedentemente riscontrati.

Gli indicatori demografici ai censimenti presentano un graduale incremento degli indici legati all’aumento dell’età media della popolazione (indice di dipendenza anziani ed indice di vecchiaia) comunque notevolmente inferiori a quanto registrato nella capitale, a livello regionale e nazionale.

Figura 5 - sistema locale Pomezia-Ardea - Andamento della popolazione 2001-2015

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Indici/anno 1991 2001 2011 2015

Indice di vecchiaia 34,4 64,7 91,3 98,9 Indice di dipendenza 35,4 38,8 41,9 46,6 Indice di dipendenza giovanile 26,3 23,6 22,8 23,5 Indice di dipendenza anziani

9,1

15,3 20,8 23,2

Al 2015 si registra infatti quanto segue:

- l’indice di vecchiaia sale al 98,9% (Italia: 157,7%, Lazio 149,8%, Roma città metropolitana 145,4%);

- l’indice di dipendenza al 41,9% (con una riduzione della componente giovanile a favore di quella anziana) contro un dato nazionale pari al 55,1%, regionale pari al 52,6%, riferito al territorio provinciale (città metropolitana) pari al 52,6%.

Osservando il grafico della struttura della popolazione per sesso e classi di età al 2015 si notano: - la tendenza all’ampliamento delle fasce di popolazione di età inferiore ai 10 anni;

Tabella 2 - Indicatori demografici dal 1991 al 2015

Figura 6 - Struttura della popolazione per sesso e classi quinquennali di età al 2015

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- il peso demografico delle fasce di popolazione 40-50 enne delle fasce di popolazione anziana, destinata a costituire nei futuri decenni la popolazione anziana;

- la sproporzione nelle classi più anziane tra componente femminile maschile attribuibile alla guerra e alla maggiore mortalità sul lavoro.

La probabile evoluzione della struttura demografica, ovvero l’ incremento delle fasce di popolazione anziana e, qualora le tendenze registrate nel quindicennio trascorso in merito al trend dei nuovi nati siano confermate, nei prossimi 10 – 15 anni, l’arco temporale di attuazione del nuovo piano, suggerisce quindi di dedicare particolare attenzione alla costruzione/rafforzamento dei servizi di prossimità, a confermare le previsioni di attrezzature scolastiche, anche come supporto all’occupazione femminile, in linea con gli obiettivi del trattato di europeo di Lisbona, a favorire quegli interventi che rendano possibile, sicuro e gradevole, come auspicato dal PGTU recentemente adottato, forme di mobilità ciclo-pedonali, alternative all’uso dell’automobile, per gli spostamenti nel contesto urbano.

3.3.2 Le attività economiche Il confronto tra i dati dei censimenti dell’Industria e dei servizi 2001 e 2011 evidenzia n incremento complessivo delle unità locali (+ 28,2%) ed un incremento degli addetti del 9,6%.

Osservando i dati disaggregati si nota immediatamente la diminuzione della componete di unità locali relativa all’industria propriamente detta, l’incremento delle unità locali commerciali, il notevolissimo incremento delle attività connesse al magazzinaggio e alla logistica, la riduzione di componenti del settore terziario (come alcuni servizi bancari) dove il rapporto con l’utenza avviene via internet e, per contro , l’incremento di servizi di consulenza alle imprese altamente personalizzati, così come di tutto il complesso di servizi alla persona (sanità, assistenza socio-sanitaria, etc.) e connessi alle attività di tempo libero.

Terminate le facilitazioni collegate alla legislazione speciale per il Mezzogiorno, prevalentemente correlate all’impianto di nuovi insediamenti che spesso ha dato luogo a operazioni puramente speculative, prive di ricadute economiche positive per il territorio, a partire dagli Anni Ottanta la zona pometina è stata oggetto di un progressivo processo di deindustrializzazione, dovuto a delocalizzazioni o crisi produttive proprie delle singole attività insediate e ad oggi le indagini compiute nell’ambito della redazione del DPI hanno individuato oltre 100 ettari di siti industriali dismessi. Tale processo oltre alla dismissione dei siti precedentemente citati ha comportato, in altri casi, la loro riconversione verso usi commerciali rivolti ad un bacino di utenza territoriale. Sul versante opposto, alla fine delle agevolazioni previste dalla legislazione per il Mezzogiorno, si è fatto fronte con l’inclusione del territorio pometino nei Patti territoriali ("legge obiettivo 2", protocolli d’intesa Comune di Pomezia - Regione Lazio del 13/12/95 e del 19/12/95) e nelle operazioni di recupero delle aree a declino industriale (1992-93) nell’ambito dei fondi dell’Unione Europea.

La deindustrializzazione, pur permanendo nell’area un numero significativo di aziende di rilevante dimensione economica e caratterizzate da una forte tendenza allo sviluppo di prodotti innovativi, non è stata sostituita dall’emergere di nuove vocazioni produttive – se si eccettua il caso isolato di alcune attività di punta nella meccanica di precisione e nell’elettronica – mentre

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la collocazione geografica, l’evolversi della suddivisione mondiale dei processi di lavorazione, ha favorito l’insediamento e lo sviluppo delle attività logistiche.

Questo insieme di fattori ha fatto sì che Pomezia costituisca, uno dei nuclei del polo farmaceutico laziale ovvero di quella fascia che da Pomezia, attraverso Aprilia raggiunge Sabaudia e Latina in cui si concentrano attività produttive e di ricerca del settore di rango internazionale e dove, nonostante alcuni arretramenti rispetto ai risultati economici degli anni precedenti, aziende di calibro internazionale continuano ad investire specie nel campo del biotech e dei nuovi farmaci.

La posizione geografica, l’elevata capacità di attrazione, la prossimità a centri logistici di rilievo europeo, la prossimità a centri del commercio metropolitano di rilievo sovraregionale quali l’outlet di Castel Romano, hanno fatto sì che la città si caratterizzasse non soltanto come centro della produzione di beni e di fornitura di servizi ma anche come luogo del commercio rivolto ad un bacino di utenza di carattere territoriale.

Tale caratteristica appare con particolare evidenza dal rapporto tra esercizi della grande distribuzione organizzata e numero di residenti.

Fonte: elaborazione Provincia di Roma

Dai dati elaborati dalla Provincia di Roma nel 2011 emerge con estrema chiarezza l’importanza della città come polo commerciale territoriale non soltanto per il numero di esercizi della grande distribuzione organizzata ma soprattutto per il rapporto tra questi ed il numero di residenti, notevolmente superiore, con 3,11 esercizi per 10.000 abitanti, a quello che si riscontra in centri di dimensioni demografiche pressoché analoghe quali Anzio (1,08 esercizi ogni 10.000 abitanti) ma anche a conurbazioni quali quella Anzio-Nettuno (in questo caso il rapporto è 1,17 esercizi ogni 10.000 abitanti).

A questo dato si aggiunge l’entrata in funzione, nel periodo intercensuario , dell’outlet di Castel Romano (per il quale il Piano turistico triennale regionale 2015-2017 stima oltre 3.000.000 di

Tabella 3 – La grande distribuzione nell’area della costa sud della Provincia di Roma al 2011

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visitatori annui) che sembra aver avuto effetti controversi in termini qualitativi sull’offerta commerciale cittadina: da un lato favorendo il processo di sostituzione di attività produttive/logistiche con attività commerciali specializzate, soprattutto del settore abbigliamento per un target di pubblico medio-alto; dall’altro dequalificando l’offerta commerciale delle aree centrali, non visibili dal grande asse territoriale della S.R. 148 Pontina.

Tuttavia il confronto tra i dati dei censimenti 2001 e 2011 evidenzia: - La crescita in termini assoluti delle unità locali attive nel commercio al dettaglio (+

16%,), con esclusione del settore riparazione di autoveicoli e motocicli; - L’incremento degli occupati nel settore (+ 36% notevolmente superiore al dato

regionale, che comprensivo del settore alberghiero e ristorazione segna un + 21%) di cui sopra nonché un leggero aumento degli occupati per unità locale (da 3,23 addetti /UL nel 2001 a 3,79 addetti/UL nel 2011).

Per quanto attiene il turismo, la città dopo aver sviluppato, con un approccio esclusivamente privatistico, in assenza di qualsiasi visione strategica, una vocazione turistico-residenziale in corrispondenza del litorale rivolta prevalentemente a un bacino di corto raggio, e che oggi si trova in crisi profonda, vede ora lo sviluppo di altri segmenti turistici stanno caratterizzando tale settore quali: il supporto/alternativa all’offerta ricettiva della capitale; la domanda locale generata dal turismo d’affari e da grandi poli di attrazione per il tempo libero di livello sovraregionale, quali Zoomarine e Cinecittàwordl. Evoluzione, queste ultime, dei fattori che determinano la domanda turistica che potranno trovare ulteriori occasioni di sviluppo in relazione al completamento dei poli della congressistica e del loisir del vicinissimo EUR.

Il territorio ha infatti registrato, in tema di attrattori turistici, due importanti novità: la realizzazione, a coronamento delle indagini archeologiche condotte con sistematicità negli ultimi decenni sul sito di Lavinium, del piccolo museo archeologico caratterizzato da una forte impronta didattico-divulgativa ma, ad oggi, non ancora inserito nel potenziale circuito archeologico del litorale da Ostia ad Anzio; l’apertura nel settembre 2005, del parco tematico Zoomarine.

Quest’ultimo, il primo parco tematico con ambizioni sovraregionali realizzato nel Lazio, costituisce un attrattore che, nella stagione di apertura, viene visitato da centinaia di migliaia di persone costituendo un elemento di primaria importanza anche rispetto alla domanda di ricettività alberghiera. Inoltre, anche se non ricomprese nel territorio comunale pometino ma in quello di Roma, l’apertura dell’out-let di Castel Romano (uno dei tre poli regionali di tale tipo di attività) e del parco tematico Cinecittàwordl (aperto a fine luglio 2014, in corso di rinnovamento mentre scriviamo, successiva all’apertura del Rainbow park di Valmontone avvenuta nel 2011), sempre a Castel Romano, costituiscono ulteriori attrattori turistici anche se con scarsi effetti sulla domanda ricettiva per quanto attiene gli out-let.

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11 ; 48%

5 ; 22%

4 ; 17%

3 ; 13%

Alberghi e res.turistico alberghiere al 2014

alberghi di 4 stelle alberghi di 3 stelle

alberghi di 2 stelle residenze turistico alberghiere

Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Lazio

Osservando la ripartizione per categorie della dotazione alberghiera (Figura 7) emerge la netta preponderanza delle strutture a 4 stelle, tale dato incrociato a quello relativo alla localizzazione di tali strutture, tutte in ambito urbano evidenzia come il segmento turistico di maggiore interesse sia quello business legato sia alle aziende locali sia alla convegnistica nonché di supporto a eventi interessanti l’area romana. Dunque per quanto l’originaria vocazione turistico-balneare risulti superata è da rilevare, secondo quanto emerso nell’incontro con l’Associazione albergatori di Pomezia, come tali strutture abbiano come target anche quello tipicamente turistico: sia in relazione alla posizione geografica che fa di Pomezia una tappa logisticamente interessante per viaggi organizzati lungo i principali itinerari turistici nazionali, sia in relazione a scelte individuali o collegate a pacchetti turistici “all inclusive” collegati alle visite a Zoomarine.

Ulteriore elemento di interesse rispetto alla dotazione ricettiva è che la distribuzione per categorie prevalenti è molto più vicina a quella di Roma, con il 48% di strutture di categoria 4 stelle, dove nel 2013 gli esercizi di categoria 4-5 stelle costituivano il 29% della dotazione ricettiva che a quella dell’hinterland romano dove tali categorie costituiscono il 20% dell’offerta ricettiva7.

Per quanto attiene invece altre forme di ricettività: - Sul territorio comunale sono presenti tre agriturismi di cui uno autorizzato alla

ricettività e tutti e tre alla ristorazione; - Si registra la presenza di un campeggio in via Siviglia.

Per quanto attiene dati su presenze e arrivi nel territorio pometino al momento non sono disponibili dati ufficiali in materia. 7 Cfr.: Provincia di Roma Rapporto annuale 2013-2014, p.257.

Figura 7 – Alberghi e residenze turistico alberghiere per categoria al 2014

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Infine per quanto riguarda l’occupazione diretta generata dalle attività di alloggio e ristorazione si rileva come essa sia piuttosto marginale rispetto al numero totale di addetti.

Anno

Addetti

2001 2011

Alloggio 274 180

Attività dei servizi di ristorazione 974 1.171

Totale Alloggio e servizi di ristorazione 1.248 1.351

Altri settori 29.349 32.175

Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT

Inoltre il settore, pur avendo registrato una crescita in termini assoluti di addetti e di attività nel settore della ristorazione, presenta lo stesso valore percentuale rispetto al totale degli addetti registrati dall’ ISTAT nel territorio comunale.

La posizione geografica di Pomezia, la dotazione di strutture alberghiere dotate di attività complementari alla funzione ricettiva, quali strutture congressuali, centri benessere, attività sportive, la presenza di aziende di dimensione internazionale sul territorio, favoriscono anche forme di turismo congressuale le quali però scontano, come registrato nel corso degli incontri avuti con i rappresentanti del settore alberghiero la carenza di un offerta per il tempo libero strutturata ed organizzata sul territorio, la scarsa qualità dello spazio pubblico circostante tali strutture, che riduce notevolmente le esternalità positive che generalmente il turismo congressuale produce sul territorio.

Considerando inoltre le operazioni in corso all’EUR quali l’ultimazione del nuovo Centro congressi (inaugurato ottobre 2016), il compimento dell’acquario Sea-Life i cui tempi sono peraltro ad oggi (maggio 2016) ancora incerti, appare con tutta evidenza come Pomezia possa già oggi ambire a far parte di un sistema turistico congressuale e dell’edutainement di caratura internazionale, anche inserendo nella propria offerta le iniziative divulgative promosse dall’Aeronautica Militare presso l’aeroporto di Pratica di Mare. Il territorio pometino può inoltre integrare, in linea con gli obiettivi del Piano turistico triennale 2015-2017 della Regione Lazio, tale profilo anche sviluppando, proprio attraverso il nuovo Piano urbanistico comunale generale (PUCG) anche segmenti dell’offerta turistica oggi totalmente trascurati ovvero quelli legati al patrimonio archeologico e storico, ai grandi itinerari ciclo-pedonali interregionali (“cammini”, tra cui la via Francigena del Sud) e a percorsi ad essi complementari che è possibile sviluppare nel territorio pometino, alla fruizione dei grandi parchi che lambiscono il territorio comunale, allo sviluppo di forme di ricettività diffusa quali l’agriturismo, peraltro già presente sul territorio.

Tabella 4 Addetti al settore ricettivo ai censimenti 2001-2011

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3.4 Gli usi del suolo e la vegetazione La D.G.R. 18/5/99 n. 2649, definisce gli obiettivi, risultate e metodi della relazione vegetazionale ed in particolare della cartografia dell’uso del suolo e della carta Agropedologica. Nel preliminare di piano è stata elaborata una cartografia in scala 1:10.000 di uso del suolo e della vegetazione. La carta della copertura vegetale e dell’uso del suolo dell’area di indagine è stata redatta seguendo il modello definito a livello europeo nell’ambito del Progetto CORINE Land Cover. La legenda è stata integrata da successivi livelli di approfondimento nelle carte derivate a scala nazionale (Corine Land Cover 2012 IV livello 8) e regionale (Carta dell’Uso del Suolo - Regione Lazio, 2003 9; Carta delle formazioni naturali e seminaturali - ARP, 2010 10).

La standardizzazione consente la comparabilità dei risultati e lo scambio delle informazioni.

La “Carta dell’uso del suolo e della vegetazione” redatta per l’area di indagine rispetta questi principi e standard approfondendo il dettaglio nella restituzione cartografica fino a distinguere porzioni di estensione molto ridotta funzionali a mettere in evidenza, per quanto possibile, la diversità composizionale e strutturale del mosaico territoriale. La carta della copertura e uso del suolo è stata direttamente elaborata a video, secondo il sistema di coordinate UTM, fuso 33 (WGS84). L'unità minima riportata è di circa 0,2 ettari per gli elementi poligonali. Sono state utilizzate le ortofoto digitali disponibili on-line nel Portale Cartografico Nazionale del Ministero dell’Ambiente e nella piattaforma di Google Earth. La fotointerpretazione è stata supportata da una fase di rilievo in campo allo scopo di valutare l’accuratezza della carta e risolvere i dubbi legati a fisionomie difficilmente distinguibili a video.

La cartografia dell'uso del suolo e della vegetazione identifica elementi poligonali (rilevabili alla scala prevista) non analizza la funzionalità e la destinazione dell’ “impermeabilizzato"; avendo altri scopi, ma viceversa e pronta ad integrare le elaborazioni georiferite prodotte da altri specialisti. La carta quindi non tiene conto né semanticamente né geometricamente con il catasto o con la destinazione d'uso previste. Nella relazione generale è sviluppata la legenda generale, con la descrizione delle singole classi, la loro superficie e la copertura percentuale rispetto al territorio comunale.

Sono state identificate 38 classi di “land cover” e 586 poligoni. La classe più diffusa sono i seminativi (oltre il 48% del territorio). Le superfici artificiali, con suoli a vario grado di impermeabilizzazione e degrado coprono complessivamente il 36,22 % del territorio comunale.

La connotazione del comune è quella di avere una bassa copertura di elementi naturali e seminaturali che nel loro insieme coprono appena il 5,69% (spiagge incluse) del territorio comunale, contando anche che tra le aree naturali e seminaturali sono conteggiati anche cespuglieti che derivano dall’abbandono dell’attività agricola. I boschi coprono appena il 3,43% del territorio. Il bosco di maggiore dimensione è la sughereta di Pomezia (oltre 40 ha), che in

8 ISPRA SINANET CORINE Land Cover 2012 IV livello. http://www.sinanet.isprambiente.it/it/progetti/corine-land-cover-1 9 A.A.V.V Carta dell’Uso del Suolo della Regione Lazio. 2000 10 Chirici G., Fattori C., Cutolo N., Tufano M., Corona P., Barbati A., Blasi C., Copiz R., Rossi L., Biscontini D., Ribera A., Morgante L., Marchetti M. 2014. La realizzazione della carta delle formazioni naturali e semi-naturali e della carta forestale su basi tipologiche della regione Lazio. Forest@, vol. 11, pp. 65-71.

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fase di fotointerpretazione è stata distinta dalle aree a prateria. Formazioni boscate di leccio e boschi di cerro si sviluppano sui versanti delle incisioni nei substrati di origine vulcanica e secondariamente di quelli della duna antica..

Le aree con macchia sono poco diffuse e per lo più concentrate nella porzione a contatto con il territorio del comune di Roma (il Pigneto). Il consumo di suolo lungo la costa ha praticamente cancellato tutte le successioni vegetazionali della duna recente, che dove ancora presente risulta in ogni caso fortemente disturbata.

Superfici artificiali 36,22%

Superfici agricole 58,11%

Zone boscate 3,43%

Cespuglieti 0,89%

Praterie 0,11%

Macchia 0,30%

Aree umide 0,16%

Corpi d'acqua 0,12%

Spiaggia 0,67%

Tabella 5 - Ripartizione percentuale dell'uso del suolo rispetto al territorio comunale

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3.5 La geologia La storia geologica del territorio di Pomezia e dei territori ad esso limitrofi ha inizio sostanzialmente dall’epoca pliocenica, quando il mar tirreno ricopriva l’agro pontino e l’agro romano fino a lambire i monti Lepini e gli altri gruppi montuosi del Lazio, ancora in fase di sollevamento. Le formazioni più antiche riconoscibili nell’area in esame sono ascrivibili al substrato plio-pleistocenico, post orogenico, costituito principalmente da sedimenti argillosi e argilloso-sabbiosi che sostengono la serie vulcanica dei Colli Albani. Il substrato plio-pleistocenico ricopre a sua volta sia una successione carbonatica di età meso-cenozoica in facies pelagica, con termini di transizione verso la piattaforma carbonatica, sia coltri di flysch alloctone in facies ligure. L’assetto definitivo risultante del substrato carbonatico, è rappresentato da alti e bassi strutturali (horst e graben), ricoperti da spessori diversi di sedimenti terrigeni del ciclo neogenico; si delineano così gli alti strutturali di Ciampino-Albano, l’alto di Pomezia-Pratica di mare, orientati con direttrice principale NW-SE, e l’alto di Cisterna. Al margine occidentale del distretto invece, ove i depositi piroclastici si riducono di spessore, è possibile osservare in affioramento i depositi del ciclo neogenico, anch’essi organizzati in alti e bassi strutturali.

Nel corso del Pliocene hanno termine i grandi movimenti distensivi legati all’apertura del bacino tirrenico e ha inizio la sedimentazione marina di mare aperto. Dal Pleistocene medio-superiore in poi l’evoluzione geologica è sostanzialmente relazionata alla crescita del vulcano dei Colli Albani, che rappresenta l’elemento morfostrutturale principale dell’area.

Il vulcanismo albano s’imposta circa 0.6 M.a. fa in un’area che rappresenta il punto di contatto fra diverse unità paleogeografico-strutturali ed il punto d’intersezione di diversi motivi tettonici.

La morfologia di tale regione risente quindi della struttura dello "Stratovulcano Albano", caratterizzato dalla alternanza di depositi derivanti da fasi esplosive ed effusive, legate ad una diffusa attività eccentrica culminata con una serie di violente esplosioni freatomagmatiche che hanno concluso il ciclo dell’intero complesso.

Dal punto di vista geomorfologico, a livello comunale possono essere distinti due differenti settori. Un primo settore costituisce la zona di raccordo tra la fascia costiera e i rilievi collinari-montuosi degli apparati vulcanici dei Colli Albani. Questo settore è caratterizzato dall’esteso affioramento delle litologie vulcaniche e la morfologia è contraddistinta da creste molto ampie e sub-pianeggianti che si raccordano con i fondovalle mediante pendii irregolari e pendenze dolci. In questi settori le pendenze sono generalmente inferiori ai 10° e solo in corrispondenza delle scarpate relative alle maggiori incisioni fluviali si raggiungono valori di pendenza maggiori. Un secondo settore è rappresentato dalla fascia costiera, delimitata da una costa bassa e sabbiosa intensamente urbanizzata. In questi settori nelle zone retrodunali, dove sono presenti depositi di natura palustre, le pendenze sono pressoché nulle tanto da rendere necessario, in alcuni casi, il drenaggio artificiale delle acque superficiali mediante sistemi di idrovore. Il reticolo idrografico principale è sostanzialmente rappresentato da quattro corsi d’acqua maggiori: Il Fosso Vaccareccia, il Fosso di Pratica, il Fosso della Crocetta ed il Rio Torto. Per quanto riguarda i fenomeni franosi, presenti sul territorio comunale, gli unici fenomeni individuati sono ubicati nell’aera del Borghetto di Pratica di Mare. Per quanto riguarda il settore costiero; questo contesto si caratterizza per un territorio prevalentemente pianeggiante, con una linea di costa

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rettilinea e intervallata da corsi d’acqua. Studi recenti hanno evidenziato processi erosivi interessanti la zona di Torvaianica-Lido dei Pini, tradizionalmente stabile o addirittura in avanzamento nel periodo tra il 1990 ed il 1996.

- Il territorio comunale di Pomezia si colloca al margine occidentale del sistema idrogeologico del distretto vulcanico dei Colli Albani che costituisce un potente acquifero piroclastico stratificato, con livelli acquiferi discontinui di sabbie e ghiaie alla base, sostenuto al letto da una potente successione di sedimenti argillosi marini di età plio-pleistocenica. Coerentemente con l’assetto strutturale del vulcano il deflusso sotterraneo della falda di base è diretto da ENE verso WSW con quote piezometriche che progressivamente scendono da circa 100 m s.l.m., nell’area di Santa Palomba, sino al livello del mare. Alla presenza delle richiamate linee tettoniche è connessa la risalita di fluidi idrotermali profondi a composizione cloruro-alcalina, ricchi di CO2, HS, Arsenico ed altri metalli (Piombo, Vanadio, Alluminio ecc.). A questi fluidi è dovuta la genesi dei depositi di Zolfo un tempo estratti nell’area mineraria della Zolforata, la caolinizzazione delle piroclastiti e, in generale, un arricchimento del contenuto di metalli nelle formazioni metasomatizzate per l’effetto della circolazione di fluidi idrotermali. Il deflusso di base dei corsi d’acqua è alimentato anche dalle portate di piccole sorgenti puntuali connesse in generale con la presenza di circolazioni idriche superficiali di limitata estensione, sostenute dalla presenza di livelli a più bassa permeabilità all’interno della successione vulcanica o da particolari condizioni strutturali delle formazioni del substrato pre-vulcanico. Molte segnalazioni indicano che gli acquiferi del comune di Pomezia sono attualmente interessati da fenomeni di contaminazione di origine antropica soprattutto per la presenza di elevati contenuti di solventi clorurati cancerogeni (Tricloroetilene e Tetracloroetilene). Sul tema è stato istituito un apposito Gruppo di Lavoro coordinato dalla Regione Lazio che ha prodotto nell’agosto 2016 un “Rapporto informativo e comunicazione sui rischi - inquinamento delle acque sotterranee da sostanze organiche clorurate nell'area vasta dei territori dei Comuni di Pomezia e Ardea" approvato con Det. Area Conservazione e Tutela Qualità dell'ambiente N. G09156 del 08/08/2016.

- Inoltre, a causa degli elevati regimi di sfruttamento delle acque sotterranee, la Regione Lazio ha individuato nel territorio comunale la presenza di aree critiche dell’acquifero (ai sensi della D.G.R. LAZIO n. 445 del 16 giugno 2009) coincidenti con la quasi totalità dei settori industriali, sia nel settore centrale che orientale del territorio comunale.

Infine si segnala la presenza nel territorio comunale dei seguenti quattro geositi che costituiscono importanti emergenze geologiche testimoniali della geodiversità regionale

1: argille plioceniche (Cava di Pratica di Mare) [ID ARP 38]

2: sabbie e argille Plio-Pleistoceniche (Cava Tacconi) [ID ARP 39]

3: colata piroclastica (Rio Torto) [ID ARP 40]

4: duna antica (Campo Iemini) [ID ARP 41].

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3.6 Le indagini agropedologiche La D.G.R. 18/5/99 n. 2649, definisce gli obiettivi, risultate e metodi della relazione vegetazionale ed in particolare della cartografia dell’uso del suolo e della carta Agropedologica.

Per la cartografia agro pedologica, le linee guida regionali (D.G.R. n. 2649/1999) fanno specifico riferimento alla "Land Capability Classification” (Klingebiel & Montgomery 1961; Costantini, E.A.C., 2006) 11 ossia alla Carta della Capacità d'Uso; con essa il territorio è classificato in ampi sistemi agro-silvo-pastorali e non in base a specifiche pratiche colturali.

Nel preliminare di piano è stata elaborata una cartografia in scala 1:25.000 della capacità d’uso dei suoli, quindi in sede di piano definitivo il documento sarà la base per procedere con un rilevamento integrativo atto a elaborare secondo il maggior dettaglio previsto dalle disposizioni copra citate.

Il concetto guida della Land Capability non si riferisce unicamente alle proprietà fisiche del suolo, che determinano la sua attitudine più o meno ampia nella scelta di particolari colture, quanto alle limitazioni presentate dal suolo nei confronti di un uso agricolo generico; limitazioni che derivano anche dalla qualità del suolo, e soprattutto dalle caratteristiche dell'ambiente in cui questo è inserito. Ciò significa che la limitazione costituita dalla scarsa produttività di un territorio, legata a precisi parametri di fertilità chimica del suolo (pH, sostanza organica, salinità, saturazione in basi), viene messa in relazione ai requisiti del paesaggio fisico (morfologia, clima, vegetazione, etc.) che fa assumere alla stessa limitazione un grado di intensità differente a seconda che tali requisiti siano permanentemente sfavorevoli o meno; ad es. per pendenza, rocciosità, aridità, degrado vegetale, etc.

La "Land Capability Classification" individua otto classi principali con successive sottoclassi, che possono essere introdotte liberamente in base al tipo ed alla gravità delle limitazioni Le prime quattro classi indicano suoli adatti all'attività agricola, pur presentando limitazioni crescenti, mentre nelle classi dalla V alla VII sono inclusi i suoli inadatti a tale attività, ma dove è ancora possibile praticare la selvicoltura e la pastorizia. I suoli della VIII classe possono essere destinati unicamente a fini ricreativi e conservativi.

Nella sostanza ci informa che se perdiamo un suolo di seconda classe, restringiamo nel futuro la possibilità di fare nuove scelte colturali per fare fronte a nuove esigenze.

Per arrivare a produrla è stata elaborata una carta delle Unità di Terre ossia di contenitori pedogeografici propedeutici alla realizzazione di una cartografia dei suoli. Un pedopaesaggio è una porzione di superficie terrestre che raccoglie suoli che hanno in comune una o più caratteristiche, proprietà o processi, ed è individuabile da un insieme di condizioni climatiche, litologiche, morfologiche, pedologiche, di uso del suolo e di vegetazione (Chiuchiarelli, et ali, 2009) 12, ossia i suoli contenuti in ambiti aventi simili caratteri climatici, geolitologici, idrografici, morfologici, colturali, vegetazionali (fattori della pedogenesi) hanno forti probabilità

11 Costantini, E.A.C., La classificazione della capacità d'uso delle terre (Land Capability Classification). Metodi di valutazione dei suoli e delle terre, Cantagalli, 2006 12 Chiuchiarelli I., Santucci S., Paolanti M. - (2009) La cartografia dei suoli in Abruzzo. Rilevamenti a scala 1:25.000 anni 2004 – 2009. Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo, della Regione Abruzzo

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di essere omogenei, perché hanno subito una simile storia evolutiva che li ha portati ad avere aspetto e comportamento simili.

La cartografia evidenzia come i suoli con minori limitazioni siano quelli delle superfici del superfici sommitali del "plateaux ignimbritico" e dei fondovalle con depositi fluviali e colluviali di origine prevalentemente vulcanica.

I suoli delle aree retrodunali fluvio-palustri e di colmata, alla scala di riferimento, a grazie al franco di coltivazione ottenuto con l’intervento di bonifica rientrano anch’essi nei suoli di seconda classe, fatto salvo il mantenimento delle condizioni di drenaggio interno dei suoli indotto dall’intervento antropico.

Per elaborare la carta della capacità d’uso dei suoli, sono state elaborate secondo la matrice della capacità d’uso le informazioni sui suoli e dalla carta dell’suo del suolo e della vegetazione sono state acquisite le informazioni legate alle superfici di “non interesse agro pedologico”

Classe

Capacità d’uso dei suoli

Sottoclasse

Capacità d’uso dei suoli

Copertura (%)

II s 26,9%

II s,w 7,4%

III s 22,1%

IV s 1,7%

Altre superfici prive di interesse ai fini agropedologici

Superfici artificiali 36,2%

Aree naturali e seminaturali (esclusa la spiaggia) 4,9%

Spiaggia 0,7%

Corpi d’acqua 0,1%

3.7 Zone e Sottozone Agricole Le analisi svolte hanno permesso di individuare le Zone e Sottozone Agricole. Lo studio è consistito, secondo quanto indicato dalla normativa di riferimento (Legge Regione Lazio 22 dicembre 1999, n. 38 Norme sul governo del territorio), nell’individuare all’interno delle zone agricole, sulla base degli studi agropedologici e di uso del suolo, sottozone a diversa vocazione e suscettività produttiva.

Tabella 6 – Ripartizione delle superfici del territorio comunale in suoli di interesse agropedolgico e superfici prive di interesse ai finiagropedolgici

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Le Sottozone individuate sono sei ed individuano ambiti agricoli differenziati nelle quali individuare specifiche azioni per realizzare quegli obiettivi di “qualità territoriale” che la pianificazione vuole raggiungere. In questi ambiti le dinamiche socio economiche delle imprese agricole si legano in maniera diretta alle caratteristiche dei suoli, che nel presente ed oggi hanno influenzato a Pomezia l’articolarsi di tali attività. A conferma, quasi paradossale di questo fenomeno quando l’uomo ha deciso che voleva modificare l’assetto agricolo del territorio ha modificato le qualità del suolo attraverso l’azione di bonifica.

CLASSE (SOTTOZONA) I: Aree agricole della bonifica, a basso grado di frammentazione, prevalentemente destinate a seminativi irrigui (cerali primaverili estivi ed ortive di pieno campo). Suoli con basse limitazioni dei suoli, in ragione del drenaggio artificiale dei suoli.

In quest’area è necessaria tutt’ora un’azione di controllo delle acque per salvaguardare le condizioni del drenaggio interno dei suoli ed il conseguente franco di coltivazione. Si tratta di un ambito in cui l’agricoltura conserva un valore storico. Il tessuto agricolo con la presenza di grandi aziende ed ordinamenti colturali intensivi si mantiene attivo ed ha un basso grado di frammentazione e di consumo di suolo. Le imprese agricole fungono un’importante azione di difesa del territorio da fenomeni di degrado dei suoli.

Gli ordinamenti colturali prima descritti si basano su alti livelli di “input”, con scarsa o nulla presenza nella matrice degli elementi di connettività ecologica.

CLASSE (SOTTOZONA) II: Aree agricole dei suoli delle superfici sub pianeggianti su substrati vulcanici, a basso grado di frammentazione prevalentemente destinate a seminativi e secondariamente a colture arboree. Suoli con basse limitazioni.

Il tessuto agricolo prevalentemente con seminativi asciutti e secondariamente con colture arboree ha un basso grado di frammentazione. Si tratta i paesaggi tipici della “Campagna Romana”, altrove persa, con riferimento al contesto agricolo di area vasta. Segni di abbandono e/o diminuzione del livello di pratiche colturali attivate sono presenti.

Rispetto all’unità precedente diminuisce il livello degli input, seppur da rafforzare, c’è la presenza nella matrice di elementi di connettività ecologica, anche di tipo lineare.

CLASSE (SOTTOZONA) III: Aree agricole dei suoli delle superfici sub pianeggianti su substrati vulcanici, a medio grado di frammentazione prevalentemente destinate a seminativi e secondariamente a colture arboree. Suoli con basse limitazioni.

Il tessuto agricolo prevalentemente con seminativi asciutti e secondariamente con colture arboree si discosta dal paesaggio tipico della “Campagna Romana”, per il maggior grado di frammentazione del tessuto Agricolo Segni di abbandono e/o diminuzione del livello di pratiche colturali attivate sono presenti.

Rispetto all’unità precedente aumentano i segni legati all’abbandono e/o diminuzione del livello di pratiche colturali.

CLASSE (SOTTOZONA) IV: Aree agricole dei suoli della "Duna antica" a basso grado di frammentazione, prevalentemente destinate a seminativi irrigui (cerali primaverili estivi ed ortive di pieno campo) ed asciutti. Suoli con moderate limitazioni.

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Si tratta di superfici di raccordo fra la pianura bonificata e le aree interne e la gestione aziendale ed i relativi ordinamenti colturali conservano i segni di questo passaggio. Grandi aziende con ortive di pieno campo, con applicazione di tunnel sono contigue ad aziende con seminativi asciutti. In questa unità vi è una scarsa presenza nella matrice degli elementi di connettività ecologica.

CLASSE (SOTTOZONA) V: Aree agricole dei suoli della "Duna antica" a medio grado di frammentazione, prevalentemente destinate a seminativi irrigui (cerali primaverili estivi ed ortive di pieno campo) ed asciutti. Suoli con moderate limitazioni.

Si tratta del “terrazzo alto delle duna antica”. Alcuni elementi significativi della rete ecologica, legati alle incisioni del reticolo idrografico sono presenti

CLASSE (SOTTOZONA) VI: Aree agricole, poste tra gli insediamenti retro costieri e le aree bonificate con forti limitazioni della capacità produttiva dei suoli.

Si tratta dei suoli conservati sui materiali pedogenetici derivanti dai substrati della duna recente. È evidente la separazione dal tessuto agricolo dell’area di bonifica, con forte presenza dei segni legati all’abbandono e/o diminuzione del livello di pratiche colturali.

3.8 Il patrimonio culturale e archeologico Nonostante la città di Pomezia sia, specie in rapporto alla storia urbana italiana, di recentissima fondazione ciò non toglie che il territorio comunale non fosse stato in età Antica fortemente antropizzato. Notevoli sono le tracce ed i ritrovamenti recenti, delle civiltà che in età antica hanno popolato il territorio pometino, le cui testimonianze più notevoli sono non solo i recenti rinvenimenti dei santuari dell’antica città di Lavinium, ampiamente descritta dalla letteratura e dalle fonti di età classica, ma anche la fitta rete di siti archeologici e preistorici oppure legati a memorie della letteratura latina, le tracce della viabilità antica, presenti sul territorio e che possono costituire elementi di interesse per non secondari in una strategia di valorizzazione e fruizione delle risorse di un territorio fortemente condizionato da modelli insediativi autoreferenziali e da nodi e corridoi infrastrutturali. Ulteriori elementi che contribuiscono alla definizione della matrice storica del territorio sono il sistema delle torri difensive, erette a partire del medioevo, spesso correlato a centri di colonizzazione agraria, come nel caso di Pratica di Mare; la rete stradale di impianto storico evidenziando anche i percorsi d’interesse storico o documentario identificati dal PTPG; le opere della bonifica pontina e le memorie della Seconda guerra mondiale; il nucleo di fondazione di Pomezia.

Questo insieme di elementi, indagato nel corso della formazione del Quadro conoscitivo del DPI, costituisce uno degli assi strategici per orientare lo sviluppo futuro del città e del suo territorio, anche attraverso operazioni riconducibili al campo della disciplina urbanistica, in linea con gli orientamenti attuativi del Piano Territoriale Paesistico Regionale.

3.1.1 Repertorio dei beni archeologici e dei beni tutelati dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio

Le indagini sulla matrice storica del territorio e degli insediamenti sono corredate dalla ricognizione, sulla base della documentazione derivabile dagli strumenti sovraordinati (PTP,

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PTPR, PTPG e di database del Ministero per le Attività e dei Beni Culturali) delle aree archeologiche vincolate e segnalate; delle aree ed i beni di cui al Codice dei Beni culturali; del complesso degli insediamenti urbani storici aggregati o centri storici e degli insediamenti puntuali e loro restituzione cartografica. Tali elementi conoscitivi sono graficamente rappresentati alla tavola 20 Carta dei vincoli e descritti nella relazione I vincoli sovraordinati.

3.9 Il Piano Regolatore Generale del 1974 Pomezia, ultima delle nuove città pontine, concepita come centro di una regione agricola e rurale conosce dalla metà degli anni cinquanta un rapidissimo processo di mutamento del proprio ruolo. La fine delle agevolazioni concesse nel periodo bellico alle industrie che avessero voluto localizzarsi nell’area prenestina-tiburtina della capitale, il ritorno delle vecchie idee conservatrici contrarie allo sviluppo di insediamenti operai nella capitale e, dal 1965, l’inclusione del comune pometino nell’ambito territoriale della Cassa per il Mezzogiorno, ne determinano, tra luci ed ombre, una nuova caratterizzazione non più legata al mondo rurale ma a quello della produzione e ricerca applicata all’industria, particolarmente facilitata dalla prossimità a centri di ricerca universitaria, dalla disponibilità di manodopera qualificata e altamente specializzata. Questo rapido processo di trasformazione del ruolo della città e del suo territorio avviene in assenza di un piano generale: soltanto nel 1967 verrà adottato il primo Piano regolatore generale, esteso all’intero territorio comunale, redatto dagli architetti Bongiorni e Michelato, quest’ultimo autore di un importante studio di assetto territoriale del Lazio di poco precedente l’elaborazione del PRG13, e destinato ad entrare in vigore nel 1974,dopo un lungo iter approvativo attribuibile da un lato alle innovazioni legislative in materia urbanistica, con l’entrata in vigore del D.M.1444 del 1968, dall’altro anche al passaggio delle competenze del Ministero dei Lavori Pubblici alle neo istituite regioni14. Le modifiche che la Regione Lazio, nel decreto di approvazione del PRG chiede di apportare al PRG sono molte, riportiamo quelle più significative:

- Soppressione della zona H1 (zona agricola) perché consentirebbe “un incontrollato aumento degli insediamenti residenziali”;

- Zona M1: vanno escluse, poiché le destinazioni d’uso previste debbono corrispondere alle attrezzature di interesse comune di cui al D.M. 1444/1968, le attrezzature ricreative, commerciali, turistiche, coabitative, di artigianato, di deposito e magazzino

13 Claudio Michelato, con Vincenzo Bacigalupo, è infatti il direttore di una ricerca e proposta d’assetto del territorio laziale sostenuta dall’Istituto di ricerche economiche e sociali Placido Martini (IRSEM) che costituisce il primo contributo di un organismo pubblico per l’avvio di una pianificazione a scala regionale (IRESM Proposta per l’assetto della regione laziale, Roma, 1967). 14 Di seguito è riassunto l’iter approvativo del PRG vigente: Adozione da parte del comune il 29/12/1967, delibera n. 233; Il Consiglio Superiore del Ministero dei Lavori Pubblici, introduce modifiche con delibera del 12/01/1971, n. 1520 trasmesse al comune di Pomezia delle modifiche, con cartografia allegata (n. 2 tav.), con nota n. 4574, il 28/12/1971; successivamente, con D.P.R. del 15/05/1972 n. 8, le Regioni vengono delegate in materia urbanistica; con Delibera del Consiglio Comunale del 31/05/1972, n. 135, sono approvate le controdeduzioni alle osservazioni del Consiglio Superiore del Ministero LL.PP.; la Giunta Regionale il 06/12/1973, approva il P.R.G. con delibera n. 2444: l’approvazione tiene conto sia delle modifiche apportate dal Consiglio Superiore del Ministero LL.PP., sia delle controdeduzioni del Consiglio Comunale. La delibera di approvazione viene successivamente impugnata dal CORECO che chiede chiarimenti e ulteriori modifiche. Il P.R.G. del comune di Pomezia viene definitivamente approvato dalla Giunta Regionale il 20/11/74, con delibera n. 4246.

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La struttura del territorio pometino proposta dal PRG del 1974 si basa sulla individuazione d il rafforzamento di tre poli ciascuno con diversa caratterizzazione funzionale: Pomezia, di cui viene confermata la caratterizzazione di centro urbano e dove nelle aree di espansione è possibile garantire il rispetto dello standard urbanistico minimo anche a vantaggio della città costruita dal dopoguerra, che si appoggia al sistema dei servizi della città di fondazione nonostante abbia una popolazione ormai prossima (10.587 abitanti) riferiti all’intero comune, compresi quindi i territori dal 1970 facenti parte del nuovo comune di Ardea alla soglia dei 12.000 abitanti che la nuova città avrebbe dovuto servire al momento del concepimento del primo piano regolatore; S. Palomba destinato, in continuità con le aree limitrofe comprese nel comune di Roma, a zona industriale; Torvaianica di cui è confermata la vocazione turistica – ma anche riconosciute le criticità di un urbanizzazione avvenuta senza alcuna attenzione alla dotazione di spazi pubblici - e dove il piano intende incrementare la scarsissima dotazione di aree per servizi pubblici, individuando un sistema organizzato di spazi e servizi pubblici, di aree edificabili, in grado di riqualificare l’espansione iniziata nel dopoguerra anche costituendo piccole centralità urbane in grado di caratterizzare qualitativamente il litorale. In merito al litorale il PRG salvaguarda l’ultimo tratto di duna e tumuleto rimasto inedificato destinandone circa 1/3 della superfice a verde pubblico e la restante parte a verde privato vincolato (destinazione d’uso che nelle Norme tecniche del PRG vigente esclude “ogni nuova costruzione e abbattimento di piante”), una parte a verde pubblico.

La visione territoriale dei progettisti del piano li porta ad evidenziare anche le previsioni del PRG di Roma nelle aree limitrofe al territorio pometini: a Capocotta viene evidenziata la previsione di realizzare sulla tenuta omonima una grande lottizzazione, bocciata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, presieduto dal ministro Mancini, padre della legge-ponte, nel 1967 che obbliga il comune di Roma a revocare tale revisione e a riconoscere il valore ambientale paesaggistico dell’intera area, peraltro in parte ricadente nel vincolo paesaggistico apposto nel 1954 al litorale da Ostia a Nettuno; a Castel Romano e a S. Palomba le previsioni relative ai nuovi nuclei industriali. Il PRG individua inoltre la via Pontina quale asse privilegiato per lo sviluppo delle aree per attività produttive in continuità con il polo di Castel Romano. Sempre in materia di zone industriali la loro estensione è oggetto di ridimensionamento nel corso dell’iter di approvazione del piano mentre viene annullata la previsione di un nuovo insediamento prospicente il preesistente insediamento, di cui è previsto il completamento dal PRG, di Martin Pescatore.

I tre poli territoriali sono collegati tra loro, e con la viabilità territoriale costituita dalla via Pontina, di cui si prevede il potenziamento con caratteristiche quasi omologhe a quelle autostradali, da una rete viaria di scorrimento, basata principalmente sulla modernizzazione delle rete strutturante esistente e sulla realizzazione di un nuovo asse di collegamento territoriale tra Martin Pescatore e la via Laurentina, che passando a sud del nucleo di Pomezia, avrebbe permesso di risparmiare il capoluogo dal traffico di attraversamento diretto verso la costa.

Per quanto riguarda invece l’espansione urbana di Pomezia essa avviene nelle zone a sud del nucleo originario, comprese tra questo e la via del Mare (ovvero la strada provinciale dei Castelli romani) che, con la Pontina, la separa nettamente dalle zone industriali. Le nuove aree di espansione di maggiore densità sono individuate sulle parti pianeggianti o semi-pianeggianti

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dei poggi che caratterizzano questa parte del territorio pometino mentre valli e vallecole che lo solcano costituiscono una rete di parchi lineari che culmina in una cintura di verde pubblico, servizi pubblici e privati che includono anche la grande sughereta (destinata a verde pubblico) di Pomezia comprendendo altresì, sul versante sud che guarda in lontananza il mare un sistema di aree edificabili a bassa densità (ville private con giardino).

Rispetto alla dotazione pro-capite di servizi pubblici il PRG fissa come standard minimo per le zone classificate B (completamento) e C (ridimensionamento viario ed edilizio) 18,28 mq/abitante e 32,03 mq/abitante per le zone di espansione (D – espansione residenziale; E – ristrutturazione urbanistica, F – edilizia speciale, G2 – espansione residenziale estensiva); nelle zone industriali artigianali (L1 - insediamenti industriali pesanti; L2 – insediamenti industriali in genere, dove sono ammesse anche attività commerciali, L 3 - insediamenti industriali vincolati) la dotazione di standard è rinviata alle norme del D.M. 1444/1968 per le zone D.

A distanza di ormai oltre un quarantennio dall’entrata in vigore del primo PRG è possibile rilevare come il disegno di equilibrio e qualificazione della città e del territorio da esso proposto sia stato attuato in misura notevolmente ridotta, riconoscibile soltanto nel complesso del capoluogo, vanificato da un lato dal formarsi di nuclei abusivi di rilevante dimensione territoriale – e ,in virtù di leggi nazionali, successivamente legittimati - dall’altro dalla mancanza delle condizioni per operare una effettiva riqualificazione del litorale mentre la crisi del settore produttivo, la caratterizzazione commerciale di molte delle aree destinate alla produzione è avvenuta senza nessun disegno organico con una grave penalizzazione non soltanto della qualità dell’immagine urbana ma anche della fisiologia, del funzionamento stesso della città. Al tempo stesso occorre rilevare come la mancata riorganizzazione della viabilità, specie in riferimento ai collegamenti territoriali con la costa abbai contribuito a creare quelle sovrapposizioni di tipologie di traffico (locale, territoriale, leggero e commerciale) all’origine dello stato permanente di congestione del tratto urbano della via del Mare / S.P. dei Castelli romani con negative conseguenze anche sotto il profilo ambientale e della qualità dell’aria.

Il residuo di Piano

Un primo esame della stato di attuazione del PRG vigente riferito alle zone a prevalente destinazione residenziale evidenzia come il residuo, escludendo i Piani di recupero dei nuclei abusivi ad oggi decaduti o che non hanno concluso l’iter approvativo, di Piano corrisponda agli interventi non realizzati:

- PPE Borgo di S. Palomba;

- Comparto I Piano di Zona (S. Palomba);

- Comparto E Piano di Zona Pomezia;

- Comparto F. Piano di zona Pomezia;

- Piano particolareggiato di Campo Ascolano (di cui è in corso la revisione della capcità insediativa)

per un totale di 9.039 abitanti teorici.

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Residuo da piani attuativi comprendenti la destinazione residenziale Piani ST (mq) Capacità insediative e destinazioni d'uso

Vol. (mc) Residenza (mc)

Non Resid. (mc)

Abitanti teorici

P.zona 167 comp.E

114.500

183.677 165.312

18.365

2.296

P.zona 167 comp.F

131.100

209.760 188.784

20.976

2.622

P.zona 167 comp.I S.Palomba

379.765

292.884 218.736

74.148

3.038

TOTALE Piani di zona

625.365

686.321 572.832

113.489

7.956

PPE S.Palomba (residuo)

98.000

89.350 52.950

17.850

460

PPE Campo Ascolano (residuo)

178.638

66.405 62.296

4.109

623

TOT.GEN. 902.003

842.076 688.078

135.448

9.039

Tabella 7 - Quadro sinottico residuo di piano da piani attuativi vigenti

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Tabella 8 - Piani di recupero degli insediamenti abusivi - dati dimensionali

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Documento Preliminare di Indirizzo – Relazione Generale: Sintesi del Quadro Conoscitivo – Obiettivi per il PUCG 52

Altre cessioni

ST (mq) Totale Resid. Privato

Resid.Edil.sociale (mc)

Abitanti teorici

comm./terz./dir. Servizi Verde parcheggi

Totale standard urbanistici viabilità

SF per housing sociale

Totale aree in cessione(mq)

ex Banci sud (1) 116.790 98.560 96.640 8.400 1.208 1.920 10.180 17.935 9.330 37.445 21.920 59.365

Approvato con D.G.R. n. 532/2012

ex FEAL SUD 45.750 133.880 120.000 3.889 1.239 10.000 - 15.683 10.443 26.126 1.985 1.183 29.294

D.C.C. 75/2009,Approvato con deter. Dirigenziale n. 15/dir11

ex COVALCA Plastici 48.458 74.484 66.176 3.200 867 5.408 2.014 12.113 4.006 18.133 11.514 1.582 19.715

Approvato con D.G.R. n. 531/2012; modificato con D.G.C.n.2016 del 24/6/2016

ex Alesi (2) 14.296 44.595 - - - 42.958 4.460

Approvato con deter. Dirigenziale

TOTALE 225.294 351.519 282.816 15.489 3.314 60.286 12.194 45.731 23.779 81.704 39.879 2.765 108.374

Stato di diritto

NOTE(1) area oggetto della proposta compredente nuova viabiltà di accesso e cessione di aree agricole (21625 mq).(2) Standard in cessione su due livelli pari a mq. 8.318

Aree in cessione (mq)

Standard urbanistici

Capacità edificatoria e destinazioni d'uso

Sup. terr.

Area

Volumetria (mc)

Tabella 9 - Programmi integrati - dati quantitativi

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Documento Preliminare di Indirizzo – Relazione Generale: Sintesi del Quadro Conoscitivo – Obiettivi per il PUCG 53

Per quanto invece attiene i Piani di recupero degli insediamenti abusivi, premesso che essi risultano ad oggi decaduti, essi erano dimensionati per ulteriori 2.560 residenti in aggiunta 4.164 già insediati, per un totale di 6.724 abitanti.

A tale capacità insediativa si sommano i 3.314 abitanti teorici insediabili a seguito dell’attuazione dei Programmi integrati di intervento.

Da quanto esposto la capacità insediativa residua ammonta a 12.353 abitanti teorici, corrispondenti alla capacità insediativa generata dai piani attuativi vigenti e dai Programmi integrati di intervento; sommando a tale capacità insediativa quella dei piani di recupero degli insediamenti abusivi decaduti la capacità insediativa residua del PRG del 1974 raggiunge 14.913 abitanti teorici.

3.10 Il sistema insediativo Le ricerche svolte hanno evidenziato come l’organizzazione generale del territorio pometino si basi su una struttura tripolare caratterizzata da diverse specializzazioni funzionali:

- il capoluogo, centro dei servizi amministrativi e specializzati di valenza urbana, della residenza e del commercio ma anche sede di alcune delle realtà produttive maggiormente significative rispetto a contenuti tecnologici e innovazione. Al tempo stesso, anche se può apparire superfluo ricordarlo, il capoluogo costituisce, riferendosi alla città di fondazione, uno dei luoghi di maggiore rilievo, e non privo di contraddizioni, dell’identità locale;

- Santa Palomba: luogo delle attività produttive, inserito nel consorzio ASI Roma –Latina, centro intermodale merci di primaria importanza (inserito nei nodi “core” della rete dei corridoi europei TEN) e passeggeri. Il recente quartiere “Roma 2”, la destinazione di una vasta area immediatamente a sud-ovest di tale quartiere alla realizzazione di un Piano di zona (comparto I, capacità insediativa 3.038 abitanti) prevista dal vigente PRG di Pomezia e le trasformazioni urbanistiche nell’area di Paglian Casale previste dal PRG di Roma (6.485 abitanti insediabili), caratterizzeranno Santa Palomba non solo quale luogo della produzione ma anche della residenza, fatto che comporterà la necessità di superare gli attuali conflitti tra attività produttive ed insediamenti residenziali esistenti già oggi rilevabili (sovrapposizione tra tipi di traffico, problematiche connesse al rischio industriale, etc.);

- Torvaianica: formatasi come insediamento turistico – e quindi abitato saltuariamente – che negli ultimi decenni ha contribuito a soddisfare parte della domanda residenziale mutando in parte la propria identità originaria e dotandosi di una rete di servizi per la residenza.

Il sistema delle polarità è integrato dal polo di Santa Procula, con dimensioni e raggio di influenza notevolmente minore rispetto ai poli di Pomezia e Torvaianica.

Sui due poli di Pomezia e di Torvaianica e, come detto S.Procula - si appoggia l’insieme della città informale, ovvero di quella parte di città sorta al di fuori delle previsioni urbanistiche, nonché l’insieme di residenti delle aree che l’indagine ha classificato come “ville con giardino” sorte in zona agricola assolutamente prive di qualsiasi servizio pubblico o privato. Da quanto esposto è evidente come questa organizzazione territoriale generi una forte domanda di mobilità

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che, come evidenziato dai dati ISTAT riferiti agli ultimi censimenti, conosce una crescita costante (nel 1991 il 55,5% degli spostamenti avveniva utilizzando il mezzo privato - auto o moto – nel 2001 il dato sale al 68,7%, nel 2011 raggiunge il 72,3%) e, come evidenziato dalle indagini conoscitive del recentissimo PGTU15, è prevalentemente soddisfatta attraverso l’uso dell’automobile. Al tempo stesso l’ISTAT rileva che l’uso del mezzo pubblico, al 2011, copre il 27,7% degli spostamenti quotidiani per lavoro o studio contro un dato nazionale del 31,7% e regionale del 35%.

Per quanto riguarda le caratteristiche morfologico - funzionali del territorio urbanizzato le indagini hanno evidenziato:

- La centralità, oltre che per la presenza delle sedi istituzionali, degli spazi pubblici della città di fondazione e, di contro, l’assenza di spazi pubblici qualificati – ad eccezione del complesso di aree verdi che caratterizzano l’asse (via Alcide De Gasperi) dei comparti G ed H dei quartieri di edilizia residenziale pubblica – nel resto del territorio comunale, compresa Torvaianica;

- Nel nucleo centrale urbano una sostanziale compiutezza dell’impianto urbano. Tuttavia è da rilevare come la densificazione degli isolati derivati dalla maglia stradale del Piano regolatore della città di fondazione senza intervenire sulle dimensioni della rete stradale abbia contribuito in maniera significativa a generare uno stato di congestione quasi permanente;

- La diffusione ed estensione delle parti di città sviluppatesi in maniera informale, ovvero al di fuori delle previsioni degli strumenti pianificatori corrispondente in massima parte agli ambiti dei piani di recupero degli insediamenti abusivi;

- La necessità di potenziare il complesso della dotazione di servizi pubblici sia sotto il profilo quantitativo (essendo leggermente inferiore ai minimi di legge) sia qualitativo rispetto alla distribuzione territoriale, dove si rendono necessari interventi di riequilibrio nella dotazione dell’insieme dei servizi di prossimità, nonché in merito alla migliore integrazione dei servizi al tessuto urbano, ad una più completa utilizzazione ed accessibilità delle aree per servizi pubblici oggi esistenti16;

- La dispersione insediativa provocata dall’edificazione di residenze private, a bassa densità ma con un elevato consumo di suolo, in zona agricola interessante oltre 350 ettari di superfice fondiaria – per rendere un’immagine immediatamente percettibile una superfice pari a 373 campi di calcio - e caratterizzata da un’elevata parcellizzazione delle superfici fondiarie, servita da una viabilità di impianto rurale generalmente inadeguata a sostenere alla domanda di mobilità originata dai nuovi interventi edificatori, ancorché realizzati legittimamente rispetto alla vigente legislazione; per contro le superfici fondiarie, escluse le aree per servizi pubblici e privati, degli inserimenti pianificati caratterizzati dalla tipologia edilizia della villa con giardino assommano a circa 100 ettari ma con una sostenibilità ambientale ed urbanistica decisamente maggiore;

15 Comune di Pomezia – PGTU – Rapporto intermedio – Diagnosi e strategie, p. 6, gennaio 2016. 16 Al riguardo, seppure concentrata in una specifica area del territorio comunale, sono da segnalare gli interventi realizzati ed in corso di completamento nell’ambito del Piano Locale di Sviluppo Urbano (PLUS Lazio Pomezia).

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- La debolezza del sistema infrastrutturale a servizio delle aree per attività produttive che si appoggia essenzialmente sulla viabilità preesistente con evidenti conflittualità tra i diversi tipi di traffico;

- La diffusione e consistenza complessiva delle aree industriali dismesse stimata in oltre 100 ettari, per alcune delle quali sono note le condizioni di inquinamento dei terreni e quindi gli elementi che ne condizionano il riuso;

- La ricchezza della rete dei casali sul territorio ed il permanere di consistenti tracce nel paesaggio e nella rete viaria dell’organizzazione territoriale delle bonifiche idrauliche e della colonizzazione agraria del territorio. Nel corso dei sopralluoghi è stato inoltre rilevato come il permanere delle originarie funzioni agricole nei casali si sia notevolmente contratto: in alcuni casi con la trasformazione dei medesimi in residenze private o centri agrituristici, in altri lasciando in abbandono tale patrimonio.

3.11 Il sistema infrastrutturale Il territorio pometino è collocato sul corridoio Scandinavo - Mediterraneo della rete Trans Euro Network (TEN): esso oltre ad essere in diretta relazione con il sistema delle reti lunghe di rilievo nazionale ed europeo per il tramite della ferrovia Roma- Formia - Napoli e della S.R. 148 Pontina costituisce, con il terminal intermodale di Santa Palomba, uno dei nodi strutturanti del sistema ferroviario del corridoio TEN e del trasporto intermodale per l’area romana e l’area pontina con evidenti relazioni in merito alla specializzazione dell’area industriale pometina anche rispetto all’offerta di servizi logistici.

Tuttavia, la posizione decentrata rispetto alla stazione ferroviaria di S. Palomba del capoluogo comunale e del litorale di Torvaianica riduce notevolmente i vantaggi dell’essere serviti da un trasporto ferroviario passeggeri ad alta frequenza che consente collegamenti veloci con l’area metropolitana romana ed il territorio pontino.

Per quanto riguarda la viabilità essa è ancora oggi strutturata sugli itinerari di epoca romana e medievale (Laurentina, Ardeatina, via di Pratica): fa eccezione, come unica infrastruttura concepita in età contemporanea la via Pontina, ideata come asse strutturante della viabilità di una regione che si sarebbe dovuta caratterizzare come rurale ma con caratteristiche viabilistiche quasi autostradali (poche intersezioni a raso, tracciato per quanto possibile rettilineo, raggi di curvatura ampi), all’inizio del processo di motorizzazione di massa e del trasferimento pressoché totale della quota di merci trasportate via terra dalla ferrovia alla strada, costituendo quindi un valido supporto al processo di industrializzazione del territorio pometino.

Il tracciato di quest’ultima infrastruttura è stato trasformato (Anni Settanta del ‘900) in strada a carreggiate separate con doppie corsie di marcia, intervento che ha comportato anche alcune lievi rettifiche di tracciato specie nel territorio pometino. Tuttavia l’inadeguatezza della viabilità distributiva territoriale ed urbana ai nuovi flussi di traffico generati dalla crescita demografica di Pomezia, dalla formazione della città lineare costiera di Torvaianica, dalla trasformazione del territorio conseguente all’entrata del territorio comunale nell’area industriale Roma-Latina, hanno fatto sì che un’arteria destinata al traffico territoriale si sia sempre più caratterizzata anche quale asse distributore della viabilità urbana, con la conseguente sovrapposizione di due

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tipi di traffico e soprattutto con un numero di intersezioni eccessivo per tale tipo di viabilità. A scala diversa lo stesso problema si è riproposto con l’asse di collegamento tra i Castelli ed il mare (via del Mare-via dei Castelli romani), con particolare riferimento al tratto in prossimità della connessione con la via Pontina. Queste problematiche erano state individuate dal PRG del 1974, che aveva previsto per la direttrice Castelli – Torvaianica un percorso tangenziale alla città che avrebbe intersecato la via Pontina poco più a sud del cimitero militare tedesco e dell’odierno parco Selva dei Pini terminando sulla Strada provinciale di Campo Selva. Quest’ultima, oggetto di importanti opere di potenziamento della capacità, avrebbe avuto assunto il ruolo di asse distributore dei flussi diretti al litorale in stretta relazione con un nuovo itinerario, alternativo all’antica strada di Pratica di Mare.

Ad oggi, quindi, i due più importanti assi di collegamento territoriale soffrono della sovrapposizione di tipi di traffico difficilmente conciliabili nonché di un elevato tasso di congestione dovuto, nel caso della via del Mare – via dei Castelli Romani in misura rilevante al numero e alle differenti tipologie di intersezioni e di attraversamenti.

Le problematiche riscontrate per i due assi sopra descritti si riscontrano anche per l’itinerario litoraneo (S.P. 601 Ostia- Anzio, di cui di competenza del comune di Pomezia il tratto tra il km.11,450 ed il km. 18,800): anche qui il doppio ruolo di collegamento di valenza territoriale e di unico asse strutturante e distributivo per la rete locale e per l’accesso alle spiagge penalizza la fruizione dello spazio pubblico e, nella stagione balneare, è causa di fenomeni di congestione17.

Altri elementi della rete con valenza territoriale sono i seguenti;

S.P. 3/e via Ardeatina che lambisce la parte orientale del territorio comunale in corrispondenza del nucleo di S. Palomba;

S.p. 95/ b via Laurentina che attraversa quasi diagonalmente, in senso nord-sud, la porzione orientale del territorio comunale;

S.P. 93/b di Cancelliera (via di Valle Caia) che collega la S.P. 3/e via Ardeatina con la S.P. 95/ b via Laurentina seguendo il confine comunale con Ardea;

S.P. 101/a Albano – Torvaianica (via dei Castelli Romani) da S. Palomba a Torvaianica che nel tratto dall’incrocio con via di Campobello – km. 14,350 a Torvaianica è di competenza comunale;

Asse costituito da via di Pratica (S.P. 104/b), S.P. 109/b di Campo Selva fino al confine comunale

S.P. 6/f via di Capocotta, collegamento tra la via di Pratica e la litoranea Ostia-Anzio

Tale rete, che ricalca sostanzialmente la rete preesistente la fondazione di Pomezia, ha caratteristiche plano -altimetriche spesso inadeguate a sostenere in condizioni di sicurezza i diversi tipi di traffico che la utilizzano, con particolare riferimento al traffico pesante. Tale tipo di traffico non ha esclusivamente origine/destinazione nel territorio comunale ma è in misura non secondaria costituito da traffico di attraversamento che usa, in alternativa al congestionato

17 Cfr.: Comune di Pomezia – PGTU – Quadro conoscitivo – dicembre 2015, tavole 4/a Analisi delle criticità – Pomezia; 4/b Analisi delle criticità – Torvaianica.

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itinerario S.R. 148 e al tratto sud del GRA, la rete di strade provinciali come valido itinerario alternativo, forse non competitivo in assoluto con l’itinerario S.R. 148 - GRA in merito ai tempi di percorrenza ma con minori incognite rispetto alla velocità commerciale effettiva in grado di offrire.

Alla rete territoriale si collegano pochi assi strutturanti della viabilità urbana, identificabili in via Naro ed in via Roma e nel recentemente completato asse di via Fratelli Bandiera. Quest’ultimo, date le caratteristiche plano altimetriche e come dimostrano le indagini correlate al recente PGTU, è un asse di straordinaria importanza per l’accesso a tutta la parte di città edificata dagli anni Sessanta del ‘900 e che può costituire un valido itinerario alternativo per i flussi aventi origine /destinazione S. Palomba - Castelli romani – Litorale.

L’estesissima rete della viabilità distributiva è costituita: - in ambito extraurbano, ovvero al di fuori del nucleo urbano formatosi attorno alla città

di fondazione, dalla viabilità rurale prevalentemente risalente alla bonifica novecentesca: questa rete svolge oggi a seguito non soltanto della formazione di nuclei abusivi ma soprattutto a causa di una dispersione insediativa caratterizzata da una molteplicità di funzioni: attività artigianali ed industriali, ville con giardino, edifici rurali che hanno mutato la loro destinazione originaria, superstiti edifici rurali che hanno conservato la loro funzione originaria; ciò comporta per la rete infrastrutturale l’assolvimento di funzioni diverse e ben più gravose di quelle che avevano informato il concepimento;

- in ambito urbano e nelle aree caratterizzate da attività artigianali, produttive, grandi superfici di vendita la viabilità distributiva si allaccia frequentemente a quella di tipo territoriale a distanza estremamente ravvicinata, senza alcuna intermediazione da parte di una rete strutturante di tipo urbano, ovvero distributiva principale, con immancabili conseguenza sull’incremento di una congestione non giustificata dai flussi effettivi di traffico.

Infine, come rilevato anche dal recentissimo Piano Generale del Traffico Urbano, la configurazione della rete, la pressoché totale assenza di qualità dello spazio pubblico, di condizioni di sicurezza passiva per la mobilità ciclo-pedonale, sono tali per cui l’utilizzo dell’automobile si svolge anche per brevi tratti, che in altre condizioni non ne giustificherebbero l’uso. Gli effetti della dispersione insediativa, della assenza o scarsa qualità dei percorsi ciclo-pedonali e dello spazio pubblico, trovano riscontro negli indicatori, rilevati agli ultimi censimenti, relativi alla mobilità lenta (a piedi o in bicicletta) che nel 1991 costruivano il 22,1% degli spostamenti, nel 2001 il 16,2%, nel 2011 scendono al 13,3% delle modalità di spostamento.

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4 L’ASCOLTO DEL TERRITORIO 4.1 La partecipazione come fase conoscitiva La fase della conoscenza del territorio non si esaurisce nella verifica e analisi “bibliografica” degli studi già realizzati o realizzati in corso d’opera attraverso gli approfondimenti effettuati dagli specialisti.

E’ indubbio infatti il rischio che una conoscenza recente del territorio, per quanto accurata, non possa cogliere alcuni aspetti più nascosti, ma spesso determinanti, che riguardano i luoghi, la cultura materiale di un territorio, le sue forme di gestione e, non ultimo, il senso di appartenenza e le aspirazioni delle comunità.

L’asimmetria delle conoscenze tra i pianificatori e le comunità locali destinatarie dell’azione di pianificazione è un problema ricorrente e molto sentito.

Con la consapevolezza dei limiti di una “conoscenza breve” e con l’obiettivo dichiarato di valorizzare il senso di appartenenza e le aspirazioni sociali ed economiche delle comunità locali, è necessario prevedere un percorso partecipativo articolato e costante che prende l’avvio già nella fase iniziale del lavoro.

Una prima fase di incontri con gli attori locali ha avuto lo scopo di informare i soggetti interessati dell’avvio del processo di Piano e di ascoltare le istanze preliminari in vista della formazione della “Agenda dei Temi”, propedeutica anche ad una prima identificazione dei Progetti Strategici.

Il processo dovrà proseguire nel corso dell’iter del Piano, integrando i momenti di partecipazione previsti dalla normativa, ad esempio per quanto riguarda la Valutazione Ambientale Strategica, con momenti strutturati di incontro anche a carattere non obbligatorio, ma che sono spesso essenziali per coinvolgere la comunità nel concorrere alla definizione del progetto di territorio.

Senza per questo voler tradire il carattere eminentemente applicativo e concreto del processo partecipativo che sarà sviluppato per nuovo Piano di Pomezia, si ricorda, come riferimento di interesse scientifico sul tema della partecipata, l’insieme delle metodologie riconducibili alle teorie della ricerca-azione18.

La ricerca-azione (metodologia concepita originariamente in ambito pedagogico-educativo ma oggetto di applicazione nella pianificazione territoriale e dello sviluppo locale) è stata definita come un approccio mirato alla soluzione dei problemi, basato sulla relazione collaborativa tra ricercatori e committenti. Il proposito è quello di generare nuova conoscenza per risolvere i

18 Il termine ricerca azione o ricerca intervento nasce dall’ autore inglese Kurt Lewin, psicologo sociale, il quale coniò la parola action research. Lewin si pose il problema della Action Research quando iniziò a lavorare nel campo delle scienze sociali, in particolar modo sui problemi delle minoranze etniche degli Stati Uniti negli anni 40. Ciò che rappresentò un'autentica innovazione nel metodo e nel processo di ricerca da parte di Lewin, fu la progressiva scoperta, del fatto che il processo conoscitivo finiva con il divenire un'azione sociale proprio nel momento in cui la popolazione veniva coinvolta. Lewin pensò allora di enfatizzare questo aspetto e di attribuire alla popolazione capacità e competenze conoscitive, coinvolgendola nel processo di ricerca stesso. Si scoprì così, oltre al fatto che il processo di conoscenza aveva già le caratteristiche dell'azione, che la conoscenza più efficacemente utilizzabile ai fini dell'azione sociale era proprio quella che emergeva nel processo conoscitivo.

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problemi; il risultato si evidenzia sia in termini di produzione di nuova conoscenza che di nuove strategie e programmi di intervento.

La ricerca azione per questa strada si può compenetrare con le concezioni che vedono la ricerca come un'impresa dialettica ed ermeneutica. Un'indagine dovrebbe basarsi su un graduale processo di negoziazione e coinvolgimento costante di tutti i soggetti, che in varia misura sono coinvolti nell'area oggetto di valutazione (stakeholders). La rendicontazione appare come integrazione dell'attività di molteplici e simultanei attori e punti di vista. I valutatori-ricercatori sono negoziatori che cercano di orchestrare il processo verso un tendenziale "consenso", che non necessariamente significa "trovarsi d'accordo" e può implicare il mantenimento di sostanziali divergenze, che il processo stesso si premura tuttavia di ben identificare e chiarire.

La ricerca assume in sintesi il carattere di un processo ermeneutico collettivo; il ricercatore aiuta a far pervenire alla luce istanze, preoccupazioni, attese presenti nei soggetti coinvolti, rimettendole continuamente in gioco, ma restringendo anche gradualmente il focus dell'indagine.

4.2 Le consultazioni preliminari Prima della formulazione del Documento Preliminare del Piano sono stati effettuati incontri con gli stakeholder, che hanno consentito ai progettisti di integrare attraverso incontri diretti le informazioni desumibili da atti e documenti preesistenti.

Gli incontri hanno consentito di affrontare alcuni temi generali per il futuro di Pomezia:

Attività produttive Lavoro e professioni Agricoltura e pesca Ambiente, paesaggio e natura Patrimonio storico e Parco archeologico di Lavinium Aeroporto di Pratica di Mare

Coerentemente con l’approccio progettuale di tipo partecipativo gli elementi emersi nelle riunioni dovranno essere sviluppati con successivi incontri tematici e condivisi con la comunità attraverso incontri specifici per illustrare gli indirizzi del Documento Preliminare e confrontarsi sui temi di approfondimento necessari in vista della redazione finale del Piano.

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5 DOCUMENTO PRELIMINARE DI INDIRIZZO: L’IDEA GUIDA E LE STRATEGIE PROGETTUALI

5.1 Un’identità plurale, un territorio antico per crescere in una città moderna e contemporanea

La crisi economica del 2008 costituisce uno spartiacque per Pomezia, tra una fase prolungata di rapida trasformazione, avviata con la fondazione della città nel 1938, e entrata in una fase di disordinata accelerazione e rapido consumo di risorse non rinnovabili nel corso dei cicli edilizi del dopoguerra, fino ai primi anni del XXI secolo. Già negli anni ’60 si avvia una rapida e progressiva occlusione della linea di costa, con il diffondersi del mercato delle seconde case, mentre negli anni ’80 e ’90 esplode la frammentazione insediativa lungo le strade di attraversamento dello spazio rurale che si estende verso i castelli e dell’ampia fascia di terreni agricoli, riconquistati alla coltura a seguito delle bonifiche della prima metà del ‘900, che si distendono alle spalle della linea di costa. Ha contribuito modo significativo alla fase di rapida trasformazione del territorio, contribuendo però allo sviluppo dell’economia e dell’occupazione, l’insediamento dell’industria, potenziato dall’inclusione di Pomezia nelle aree di intervento straordinario della Cassa del Mezzogiorno, e il connesso potenziamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie. Negli ultimi anni il consumo di territorio e risorse non rinnovabili non si è accompagnato a un programma di sviluppo economico e civile di Pomezia, ma ha risposto a interessi specifici, anche in contrasto con gli interessi generali della comunità pometina e la difesa delle risorse ambientali e paesaggistiche che appartengono al patrimonio collettivo, quale parte rilevante del “capitale fisso sociale”.

Gli anni conclusivi di questa fase di rapida trasformazione hanno conciso con l’affermarsi di nuovi modelli di utilizzo del tempo libero, incentrati sull’utilizzo di parchi divertimento o di giornate dedicate agli acquisti negli outlet e grandi centri vendita specializzati e su una nuova dimensione dello sviluppo industriale, da un lato, sempre più specializzato e legato alla capacità di innovazione, dall’altro caratterizzato dall’integrazione tra attività manifatturiere e vendita, aspetto che caratterizza fortemente il paesaggio urbano di Pomezia nella percezione che se ne ha lungo le strade principali e negli attraversamenti in automobile.

Eppure, nonostante la forza dirompente di questa prolungata fase di rapida trasformazione, la crisi ha proposto la necessità di riconsiderare l’identità di Pomezia, di riguardarne con occhi diversi il territorio, che mantiene ancora, seppure in un contesto molto mutato e multiforme, molti degli elementi strutturali ambientali, culturali e paesaggistici, che ne hanno caratterizzato l’assetto e determinato il fascino nel corso della Storia.

Questi elementi, che debbono essere letti nelle loro relazioni reciproche, come sistemi di strutturazione qualitativa del territorio, hanno oggi bisogno di essere riqualificati, reinterpretati nei loro contesti e riscoperti e conosciuti nei nuovi e antichi valori che possono offrire, oggi, alla comunità urbana e metropolitana, in opposizione ad una contemporaneità letteralmente “spaesante”, che fa, cioè, perdere il riconoscimento di senso e della propria identità nei luoghi dove si vive e si lavora.

Il carattere poliforme di Pomezia, nei suoi paesaggi e nelle sue diverse attività economiche, deve dunque divenire il punto di partenza per una nuova identità poliedrica della Città.

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Pomezia deve proporsi, nella partecipazione collettiva degli abitanti, delle imprese e del mondo del lavoro, delle sue espressioni culturali tradizionali e contemporanee, alle nuove sfide della modernità e dello sviluppo metropolitano, come:

a) Città di moderna fondazione;

b) Antico snodo e terra di approdo, tra il mare, Roma e le civiltà latine;

c) Paesaggio solcato da itinerari storici e reti ecologiche in un contesto ambientale ancora caratterizzato dalla presenza di ecomosaici agricoli, arricchiti dalla presenza di boschi e ambienti umidi, e punteggiati da Torri, casali, ville, luoghi di culto antichi, medievali e moderni collegati da antichi percorsi;

d) Luogo di rilancio del settore agricolo e della pesca (“pesca a km zero”, pescaturismo, etc.) attraverso la promozione di modelli aziendali multifunzionali, capaci di rispondere alle nuove esigenze metropolitane in tema di tempo libero, produzioni di qualità, sviluppo di filiere corte, offerta di servizi sociali ed educativi;

e) Luogo della modernità metropolitana, attraverso la reinterpretazione in chiave, paesaggistica, funzionale delle dotazioni infrastrutturali, in forma aperta alle nuove frontiere della cultura e dell’arte contemporanea, della creatività e dell’imprenditorialità giovanile, di nuove forme di welfare;

f) Luogo dell’innovazione e della tecnologia caratterizzato da paesaggi e forme di gestione ecosostenibile delle aree industriali e delle infrastrutture, in grado di garantire condizioni di salubrità per cittadini e lavoratori, promuovere l’immagine e sostenere il valore aggiunto dei prodotti e servizi delle imprese del comparto pometino nel contesto metropolitano e internazionale.

g) Laboratorio regionale e nazionale di riqualificazione ambientale e paesaggistica degli insediamenti periurbani, del restauro degli ecosistemi e della ricostituzione delle zone umide costiere, della infrastrutturazione ecologica del territorio attraverso la promozione di greenways e la riqualificazione naturalistica e paesaggistica della rete idrografica.

h) Un’agenda per la Città: azioni e strategie per il nuovo Piano Urbanistico Comunale Generale: l’identità poliforme della comunità pometina e le qualità del territorio di Pomezia attraverso 40 linee di azione e proposte progettuali

5.1.1 Rigenerazione urbana e Qualità dell’ambiente urbano Potenziare e qualificare spazi pubblici e strutture di servizio alla città; Rigenerazione, rammendo e riqualificazione degli insediamenti periurbani; Riuso dei suoli, attraverso la rigenerazione, riconversione o riutilizzo di aree dismesse

per contribuire alla riduzione del consumo di suolo e combattere la dispersione insediativa;

Stimolo all’efficienza energetica negli edifici esistenti; Spinta all’uso di energie rinnovabili, in particolare in ambito urbano;

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Miglioramento del metabolismo urbano, a partire dalla gestione dell’intero ciclo delle acque e dei rifiuti;

Protezione delle risorse agricole e naturali intorno alla città e rafforzamento delle loro interconnessioni con i sistemi urbani anche attraverso interventi di “regreening” della città esistente e della linea edilizia costiera;

Miglioramento dei servizi, della qualità urbana e dell’accessibilità degli insediamenti produttivi e commerciali come fattore concorrenziale e di attrazione per nuove iniziative;

Promuovere il Parco cittadino quale Spazio Civico, tra il centro città, il borgo di Pratica di Mare nell’agro pometino, e il paesaggio dei Castelli;

Progetto di Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata (APEA) per l’area ASI e certificazione ambientale della gestione del territorio (EMAS) per l’intero Comune.

5.1.2 Qualità ambientale, restauro e miglioramento del paesaggio e delle reti ecologiche

Parco agricolo, naturalistico e archeologico; Virgilio e l’Eneide: il paesaggio archeologico; La via Severiana, le ville romane e le torri costiere; Reti ecologiche e greenways (fosso della Crocetta); La Sughereta, una riserva naturale; Stagni e laghi costieri; Valorizzazione dei geositi; Agroecosistemi, greening, siepi, filari, alberature; Agricoltura civica: fattorie e servizi sociali (Borgo Santa Rita); Progetto di paesaggio per un Porto canale dei pescatori; Restauro ecologico delle dune a Campo Ascolano; Riqualificazione naturalistica e paesaggistica delle aree di transizione tra

l’urbanizzazione litoranea e l’ambiente agricolo retrocostiero al fine di aumentarne la connettività ecologica e la qualità fruitiva e percettiva del paesaggio.

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5.1.3 Turismo e itinerari tematici

Itinerario archeologico del litorale (tracciati, ville romane) e dell’Italia pre-romana (Lavinio –Ardea - Albalonga), in collegamento con il Museo Civico Archeologico Lavinium;

Itinerario La via sacra del Latium Vetus, dai Castelli al Santuario arcaico del Sol Indiges;

Della difesa militare (torri costiere esistenti e di cui è rimasta soltanto memoria, Castello di Pratica, Aeroporto, etc.) e degli eventi della Seconda guerra mondiale;

Della bonifica e del presidio rurale attraverso i secoli: domuscultae, centri rurali e di colonizzazione, Pratica di Mare, impianti di drenaggio/idrovore/chiuse; rete idrografica;

Del razionalismo e delle città nuove Pomezia - E42-Agro pontino; Parco letterario: da Virgilio a Gadda e Pasolini; Carta di valorizzazione e itinerari turistici (ASI – Parco scientifico, Comune,

Agricoltori, Pescatori, Operatori turistici, etc.); Educazione alla scienza e turismo: l’ASI e le sue imprese come Parco Scientifico (Open

day, turismo scolastico, festival della scienza, etc.); Itinerari del Cinema italiano: da Fellini a Sergio Leone, da Tognazzi a Carlo Verdone; Aeroporto militare: manifestazioni aeronautiche per il pubblico (dirigibili, etc.), eventi

divulgativi sulle attività di ricerca scientifica (centro previsioni metereologiche, lancio di satelliti, etc.);

Convegnistica; Parchi tematici, Commercio al dettaglio di rilevanza territoriale.

5.1.4 Mobilità

Riduzione delle esigenze di trasporto e la promozione di una mobilità più sostenibile a scala urbana, e metropolitana, dando priorità ai mezzi di trasporto non motorizzati, meno inquinanti e al trasporto pubblico, in forma attraente sicura, accessibile e conveniente (vedi PGTU);

Riorganizzazione della mobilità urbana e degli spostamenti interni al Comune in connessione con reti territoriali della mobilità dolce;

La nuova strada Roma-Latina, miglioramento delle connessioni con la rete comunale, occasione per la reinterpretazione del tratto urbano della attuale S.R. 148 la via Pontina;

Miglioramento dell’accessibilità al polo intermodale passeggeri (stazione ferroviaria) e merci (Centro Road-Rail inserito tra i poli “core” della rete TEN) di Santa Palomba; sviluppo della potenzialità insediativa per attività economiche derivabili dall’ elevato grado di connettività alle reti lunghe di Santa Palomba

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5.1.5 Gestione dell’ambiente e del territorio

Efficacia degli strumenti di pianificazione (regole attuative e convenzione tipo); Una nuova normativa tecnica e strumenti di valutazione delle compatibilità delle

trasformazioni d’uso per gli insediamenti urbani e le aree industriali (strumenti per l’attuazione e la gestione sostenibile del Piano urbanistico);

Monitoraggio delle trasformazioni (strumenti per il monitoraggio dell’attuazione del Piano);

Banca dati dei suoli e del paesaggio (strumenti per il monitoraggio ambientale).

5.1.6 Partecipazione alla gestione e trasformazione della città

Spazi pubblici e partecipazione collettiva alla costruzione e gestione della città; Linee guida per la partecipazione dei cittadini all’attuazione degli obiettivi del piano e

alla realizzazione di un sistema di servizi civici.

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6 SCENARI DI SVILUPPO E DIMENSIONAMENTO DEL PIANO 6.1 Lo scenario di sviluppo nel contesto metropolitano Pomezia ha elementi e potenzialità per non caratterizzarsi come luogo della perifericità metropolitana: il miglioramento dei collegamenti con Roma e l’area metropolitana, la presenza di attività di avanguardia e di attrattori di livello territoriale e metropolitano, la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico e operazioni di recupero e risarcimento ambientale possono contribuire a renderla attrattiva non soltanto come alternativa abbordabile rispetto al mercato immobiliare romano, tanto più in un momento storico di crollo dei valori immobiliari anche nelle aree centrali della città metropolitana.

E’ quindi immaginabile che, come rivelano gli ultimi dati la crescita demografica continui ma a ritmi meno sostenuti anche perché, se non attraverso operazioni di rigenerazione urbana o la conferma di previsioni insediative del vigente PRG, è da escludere, in linea con l’Atto di indirizzo del comune per il nuovo PUCG, l’impegno di ulteriori e significative porzioni di suolo non urbanizzato.

6.1.1 Il contenimento del consumo di suolo La strategia del DPI è diretta al contenimento del consumo di suolo non urbano.

Ciò ha condotto alla individuazione del ”perimetro del territorio urbanizzato”, in linea non solo con l’Atto indirizzo per il PUCG espresso dal Consiglio comunale ma anche con il PTPG – che individua un “limite orientativo di contenimento degli insediamenti” - e con la legge urbanistica regionale - che attribuisce alle disposizioni strutturali del PUCG la definizione del “perimetro del territorio urbanizzato”. Tale perimetro è graficamente rappresentato nella tavola allegata al DPI “Schema strategico-strutturale per il nuovo Piano Urbanistico Comunale Generale di Pomezia”.

Il perimetro del territorio urbanizzato identificato dal DPI si estende per 2.825, il 27% dell’intero territorio comunale. Ad esso si aggiunge l’area dell’aeroporto militare di Pratica, pari a 63 ettari, il 6% del territorio comunale che si estende per 10.435 ettari.

Il territorio urbanizzato, costituisce l’area all’interno della quale è possibile realizzare, interventi di modificazione del suolo per usi non agricoli.

E’ impostante specificare due aspetti rilevanti riguardo ai temi del consumo di suolo.

In primo luogo, che all’interno del territorio urbanizzato si dovranno comunque rispettare indici ambientali e di permeabilità, secondo le prescrizioni che saranno specificate nel nuovo PUCG.

In secondo luogo che lo Schema strategico-strutturale per il nuovo Piano Urbanistico Comunale Generale di Pomezia comprende anche previsioni non realizzate di piani attuativi situati a diretto contatto con il territorio extraurbano. Queste porzioni del territorio urbanizzato dovranno essere oggetto di verifica nel tempo dello stato di attuazione, potendo tali aree, a seguito della decadenza dei piani urbanistici esecutivi stessi, essere reintegrate nel territorio extraurbano.

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6.2 Il dimensionamento del Piano e l’eredità della pianificazione passata Le analisi compiute evidenziano una crescita costante della popolazione residente nel corso del quindicennio 2001-2015 dovuto alla positività del saldo naturale e al fortissimo saldo positivo migratorio, enormemente superiore a quello naturale.

I dati più recenti (dicembre 2014) indicano la tendenza alla attenuazione del fenomeno immigratorio, mentre permangono sui valori ante-crisi i dati relativi alle nascite, un indicatore che può fare ritenere una stabilizzazione sul territorio anche da parte dei nuovi cittadini.

Per quanto attiene invece la composizione per fasce di età della popolazione, Pomezia per quanto ancora lontana dagli indici di vecchiaia che si registrano nel territorio di Roma capitale e a livello regionale, registra una progressiva tendenza all’aumento dell’età media, principalmente dovuta all’entrata nelle fasce di età superiori ai 65 anni di età, che, unitamente all’aumento della speranza di vita porterà nel prossimo decennio all’ampliamento delle fasce di popolazione anziana.

Per quanto attiene gli indicatori sociali le indagini hanno evidenziato l’esiguità della dimensione media del nucleo famigliare (2,08 componenti al 2011 e 27.108 famiglie; 2,2 componenti al 2014), lontanissima da quella del comune agricolo del dopoguerra (1951: 4,9 componenti per famiglia) ma anche distante da quanto registrato al censimento della città industrializzata dell’inizio del nuovo millennio (2001: 3,1 componenti per famiglia). Tuttavia negli ultimi anni si sta registrando una riduzione del numero di famiglie ed un incremento della loro dimensione media, fenomeno che ha fatto sì che al 31 dicembre 2015 si contassero 25.413 famiglie con una dimensione media di 2,47 componenti.

Alla scala territoriale le indagini hanno rilevato la crescita impetuosa del sistema locale identificato dal PTPG Pomezia –Ardea che nel 2011 ha superato la soglia dei 100.000 abitanti (100.574 abitanti), raggiungendo al 2015 i 111.348 abitanti, evidenziando altresì un minore divario tra il numero di residenti ad Ardea rispetto ai residenti pometini.

Questi elementi inducono ad ipotizzare che la popolazione di Pomezia, anche con il progressivo esaurimento della capacità insediativa del PRG del 1974 e successive varianti continui a crescere, a ritmi meno elevati data la riduzione dell’offerta abitativa residenziale ed escludendo che il processo di utilizzo delle seconde case si ampli ulteriormente, grazie all’aumento della speranza di vita, fenomeno che nei prossimi dieci-quindici anni, in corrispondenza dell’arco temprale di attuazione del nuovo PUCG, così come del riferimento decennale per il dimensionamento dei piani di cui alla L.R. 72/75, investirà la fascia più numerosa di popolazione, nata tra gli Anni Sessanta e Settanta.

Sulla base di questo elemento è possibile ipotizzare alcune ipotesi: - Ipotesi bassa:

o diminuisce l’apporto immigratorio, il tasso di natalità si riduce, crescono le fasce di popolazione anziana: la popolazione cresce con un tasso medio dell’1% annuo;

- Ipotesi centrale:

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o l’apporto immigratorio rimane elevato, crescono le fasce di popolazione anziana, il saldo naturale rimane pressoché invariato: è assunto un incremento del 2% annuo massimo, fissato (incrementi compresi tra il 18% e il 24% su base decennale) dal PTPG per i centri di seconda corona (artt. 55-56 Norme di attuazione del PTPG approvato nel 2012) che hanno registrato nel decennio precedente l’elaborazione del PUCG incrementi di popolazione superiori al 20%, come nel caso di Pomezia;

- Ipotesi alta:

o Nuove politiche socio-demografiche sostengono la natalità, l’insediamento di nuove attività attira nuovi residenti, crescono le fasce di popolazione anziana. La popolazione continua a crescere secondo le tendenze registrate nel decennio 2004-2014 (tasso medio di crescita pari al 2,5% annuo).

Scenari demografici

Ipotesi

Abitanti al 31 dicembre 2014

Abitanti al 31 dicembre 2024

Abitanti al 31 dicembre 2026

Ipotesi bassa tasso annuo medio: +1% anno 62.422 68.664 69.913 Ipotesi centrale tasso annuo medio: +2% 62.422 74.906 78.652 Ipotesi alta tasso annuo medio: +2,5% 62.422 78.028 81.149

Tali scenari costituiscono la base su cui valutare il dimensionamento residenziale del PUCG, in accordo con la Città Metropolitana come espressamente richiamato dalle Norme tecniche del PTPG.

Essi dovranno essere posti in relazione con i parametri correttivi individuati all’art. 55 delle Norme tecniche del PTPG:

- ”indicatori a crescere”:

o residenze turistiche,

o rapporto abitazioni/ famiglie inferiore a 1,3% (al 2011 è pari a 1,26 abitazioni totali/famiglie);

o patrimonio abitativo non occupato inferiore al 20%; comuni con patrimonio vetusto (fino a fine Anni ’50) superiore a 30%.

o il rapporto volume o superfice di pavimento residenziale/abitante

- “indicatori a decrescere”:

Tabella 10 - Scenari demografici

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o rapporto abitazioni/famiglie superiore ad 1,3%,;

o patrimonio abitativo non occupato superiore al 20%;

o patrimonio vetusto (fino a fine Anni Cinquanta) inferiore al 30% del totale.

Rispetto a tali indicatori le indagini compiute hanno riscontrato i seguenti “indicatori a crescere”:

- la presenza di residenze turistiche, ricomprese in massima parte nel novero delle 11.436 unità le abitazioni non occupate censite nel 2011, pari al 33% dello stock abitativo comunale (34.373 abitazioni al 2011);

- il rapporto abitazioni/famiglie inferiore ad 1,3% essendo pari a 1,26 se riferito al totale delle abitazioni e a 0,86 se riferito alle abitazioni occupate (si riscontrano quindi fenomeni di coabitazione tra più nuclei famigliari);

- il rapporto volume residenziale/abitante oggi di poco superiore allo standard minimo (100 mc/abitante) in quanto pari a 105 mc/abitante e di cui, anche in conseguenza di usi promiscui dell’abitazione sempre più diffusi19, è lecito supporre una domanda in aumento.

Tale batteria di indicatori è riequilibrata da una presenza di patrimonio vetusto – considerando quale unico parametro di vetustà l’età dell’edificio - notevolmente inferiore al 30% del totale del patrimonio abitativo del territorio pometino (Dati ISTAT, Censimento della Popolazione e abitazioni 2011).

In merito al dimensionamento ricordiamo inoltre che esso, a norma del PTPG, è stabilito con una procedura concertativa tra comune o gruppi di comuni appartenenti allo stesso sistema urbano morfologico locale (nella fattispecie il comune di Ardea) e la Città Metropolitana, sulla base di quanto rilevato ed espresso nel DPI.

Il soddisfacimento degli scenari demografici illustrati potrà avvenire in massima parte utilizzando la capacità insediativa – pari a 9.039 nuovi abitanti - dei piani attuativi a tutt’oggi vigenti e dei Programmi integrati di intervento – pari a 3.314 nuovi abitanti: l’insieme di tali interventi, prevalentemente interessanti porzioni di territorio urbanizzato o contiguo ad aree urbanizzate, soddisfa un fabbisogno residenziale pari a 12.353 abitanti con una forte componente di aree e capacità insediativa (pari al 64% del totale) in cui è possibile realizzare interventi in regime di legge 167/1962.

Ulteriori quote di domanda residenziale potranno essere soddisfatte attraverso:

- interventi diffusi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente tramite creazione di nuove unità immobiliari derivabili da appartamenti di dimensione medio-grande o piccoli incrementi volumetrici di edifici esistenti;

- l’insieme di interventi previsti nell’ambito strategico “Alba Lavinium” finalizzati alla ricomposizione urbanistica dell’ambito, alla acquisizione di un vasto parco urbano e alla

19 Sull’argomento vedi: CENSIS Rapporto 2013, cap. 6 “Territorio e reti”, pp.12-13, Roma, 2013.

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realizzazione delle connessioni ecologiche e fruitive tra il fosso della Crocetta e l’area agricola e archeologica di Lavinium;

- interventi diretti a soddisfare il fabbisogno di aree per servizi all’interno dei piani di recupero decaduti attraverso il ricorso a modalità attuative alternative all’esproprio.

Per quanto attiene il dimensionamento delle attività produttive il Documento Preliminare di Indirizzo conferma le aree incluse in piani attuativi vigenti. Sulla base delle analisi compiute, degli interventi infrastrutturali previsti, della strategicità localizzativa rispetto al corridoio europeo TEN Scandinavo – Mediterraneo, della contiguità con il nucleo ASI di S. Palomba, delle previsioni del Piano Nazionale per la Logistica, è confermata la caratterizzazione di polo industriale e logistico del Comparto I anche in previsione del prossimo aggiornamento del vigente piano attuativo. Per le aree ricomprese in piani attuativi per attività produttive contigue ad aree agricole o ad aree di particolare valore paesaggistico- ambientale, sulle quali non hanno avuto luogo i previsti interventi di trasformazione, occorrerà valutare, in sede di revisione di tali piani alla scadenza dei medesimi, la eventuale esclusione da previsioni insediative o di trasformazione dell’uso dei suoli ed il conseguente reintegro nel territorio extraurbano.

Infine il Documento Preliminare di Indirizzo fornisce i seguenti obiettivi per la disciplina dei differenti paesaggi extraurbani:

- Confermare l’uso agricolo dei suoli, ammettere il recupero anche verso funzioni diverse da quella agricola per i nuclei rurali ed i casali secondo quanto consentito dalla legislazione regionale, con specifico riferimento alle modificazioni introdotte dall’art. 20 della L.R. 13 agosto 2016 n. 12, alle disposizioni per i differenti paesaggi riconosciuti dal PTRP nel territorio comunale20 e nel rispetto delle caratteristiche architettoniche degli edifici rurali di impianto storico, ivi compresi quelli realizzati nel corso delle bonifiche compiute nel Novecento;

- Tutelare il valore ambientale della neo istituita Riserva naturale regionale Sughereta di Pomezia (art. 30, L.R. 10 agosto 2016, n.12): fino all’esecutività del piano e del regolamento di gestione ex L.R 24/1997 e s.m.i. e non oltre cinque anni dalla data di entrata in vigore della L.R. 12/2016 si applicano le misure di salvaguardia di legge, sono consentite le attività di carattere culturale, ricreativo e didattico compatibili con la tutela dei valori naturali culturali presenti nell’area; all’interno del perimetro della Riserva è vietata l’attività venatoria salvo eventuali prelievi faunistici e abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici disciplinati dall’apposito regolamento regionale;

- In riferimento al complesso delle dune del Pigneto/Campo Ascolano, ultimo residuo del tumuleto litoraneo che caratterizzava fino agli Anni ’50-’60 del Novecento il litorale pometino, promuovere interventi di riqualificazione ambientale e di fruizione pubblica dei luoghi secondo quanto disposto dall’art. 23 delle Norme del PTPR, che include tali aree nelle componenti del paesaggio naturale di continuità;

- Per quanto riguarda i frazionamenti di terreni agricoli essi saranno disciplinati in base a studi socio-economici e di inserimento paesaggistico specifici da svolgere in sede di elaborazione del PUCG, in relazione a quanto disposto dalla legislazione regionale in

20 Vedi: PTPR – Tavola A29 – Sistemi ed ambiti del paesaggio –, foglio 387.

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merito ai Piani di utilizzazione aziendale e dal PTPR in merito ai singoli paesaggi da esso individuati.

- Le destinazioni d’uso ammesse sono quelle consentite dalla legislazione vigente per le zone agricole e con le limitazioni alla modificabilità dell’assetto dei suoli e degli edifici esistenti derivanti dalla disciplina del Piano Territoriale Paesistico Regionale per i paesaggi che esso riconosce nel territorio comunale pometino e in coerenza con gli obiettivi paesaggistici specificati nel PUCG.

Il DPI attribuisce inoltre particolare importanza ai rapporti tra le infrastrutture e i paesaggi del territorio rurale, peraltro riconosciuta e disciplinata anche dal PTPR.

Tali rapporti dovranno essere definiti nell’ambito del PUCG in relazione alla rete ecologica comunale individuata dal Documento Preliminare di Indirizzo21, agli interventi di mitigazione ambientale delle esternalità negative generate dalla rete infrastrutturale sui paesaggi urbani ed extraurbani, alle relazioni tra le infrastrutture e le visuali panoramiche d’insieme, con particolare riferimento ai tratti che attraversano o lambiscono parchi e riserve regionali e le aree litoranee. Inoltre il PUCG dovrà evitare processi di frammentazione dei paesaggi sopra descritti a causa dell’inserimento di nuove strade, se necessario favorire l’adeguamento della viabilità interpoderale esistente, nonché migliorarne le relazioni paesaggistiche. I filari che fiancheggiano i viali di accesso ai nuclei rurali e la viabilità territoriale di impianto storico (tratti della S.P. Pomezia-Albano, della S.P. Laurentina) saranno tutelati dal PUCG, che provvederà alla loro puntuale individuazione cartografica e a definire gli indirizzi di uno specifico regolamento di gestione finalizzato alla “conservazione e rafforzamento delle alberature di pregio esistenti lungo i margini stradali. I progetti di nuove strade o di adeguamento delle strade esistenti devono prevedere un’adeguata alberatura dei margini” auspicata dall’art. 32 delle “Norme” del PTPR.

In merito alla dotazione di aree per servizi pubblici (standard urbanistici di cui al D.M. 1444/1968) le indagini compiute hanno evidenziato sia un deficit quantitativo sia un deficit qualitativo nella dotazione.

Nel primo caso la dotazione pro-capite complessiva risulta leggermente inferiore rispetto ai minimi di legge (17,6 mq/abitante contro uno standard minimo di legge pari a 18 mq/abitante) e notevolmente inferiore rispetto alla dotazione minima di attrezzature scolastiche; dal punto di vista qualitativo è emersa con tutta evidenza lo squilibrio territoriale nella dotazione di attrezzature pubbliche, assolutamente insufficiente nelle aree di urbanizzazione informale.

Gli obiettivi da perseguire saranno quindi di due tipi: assicurare la dotazione minima di superfici per servizi pubblici ed una distribuzione equilibrata dei medesimi sul territorio; al tempo stesso, nelle aree più dense e più difficoltosa si rivela la possibilità di conseguire lo standard in termini di superficie territoriale è possibile ipotizzare l’introduzione di standard “qualitativi”. Tra questi ultimi possono essere compresi tutti quegli interventi in grado di migliorare l’ambiente urbano e la qualità complessiva del contesto quali, a titolo d’esempio: la creazione di nuovi spazi pubblici e di connessione; parcheggi ad uso pubblico o funzioni

21 Vedi: Comune di Pomezia – Documento Preliminare di Indirizzo – tav. 19 Progetto strategico rete ecologica, scala 1:10.000.

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pubbliche e che possono essere sviluppate all’interno di edifici polifunzionali, interventi di riqualificazione ambientale o dello spazio pubblico non necessariamente ricompresi nell’area di intervento.

6.3 Gli ambiti strategici Il Documento Preliminare di Indirizzo ha individuato alcune porzioni del territorio comunale di particolare rilevanza per il conseguimento degli obiettivi del Piano: recupero e valorizzazione delle risorse paesaggistiche, del paesaggio agrario e del patrimonio storico-archeologico, delle aree di interfaccia con il sistema urbano; sviluppo e riqualificazione del sistema delle aree produttive e artigianali, miglioramento delle reti connettive infrastrutturali ed ambientali; riqualificazione della città contemporanea e del nucleo di fondazione, rigenerazione di aree sottoutilizzate o dismesse, mitigazione delle esternalità negative rigenerate dalle grandi infrastrutture sul sistema urbano.

Gli ambiti strategici individuati sono i seguenti:

1) Lavinium;

2) Santa Palomba;

3) Pontina;

4) Via dei Castelli Romani;

5) Via del Mare;

6) Pomezia centro;

7) Alba Lavinium;

8) Campo Ascolano;

9) Torvaianica;

10) Campo Iemini Basso;

11) Progetto strategico Rete ecologica.

L’ambito 11 si riferisce al disegno preliminare della rete ecologica, graficamente rappresentato alla tavola P19 Progetto strategico di rete ecologica, che interessa l’intero territorio comunale. Essendo la rete ecologica, per definizione, un sistema “aperto”, essa non è circoscrivibile in singole aree o in confini urbanistici o amministrativi: la connettività ambientale, infatti, mette in relazione, seppure a diverso grado di funzionalità ecologica, aree con caratteri diversi (caso particolarmente evidente rispetto all’idrografia), e si ricollega ad elementi e ambiti che travalicano i confini del territorio comunale (caso particolarmente evidente rispetto alle aree protette di Castel Porziano e Decima-Malafede).

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Ambito strategico Superficie Territoriale (mq)

N. Denominazione

1 Lavinium 7.516.742

2 Santa Palomba 5.116.154

3 Pontina 1.673.947

4 Via dei Castelli Romani 394.514

5 Via del Mare ovest 125.503

6 Pomezia Centro 646.839

7 Alba Lavinium 1.253.078

8 Campo Ascolano 2.922.495

9 Torvaianica Centro 1.204.319

10 Campo Iemini Basso 5.613.925

Totale 26.467.515

Tabella 11 - Ambiti strategici: elenco e superfici territoriali

6.3.1 Caratteri ed obiettivi dei dieci ambiti strategici – sintesi Di seguito sono illustrati sinteticamente caratteri ed obiettivi dei singoli ambiti strategici; una La descrizione più puntuale dei singoli ambiti strategici, degli obiettivi specifici per ognuno di essi, sono contenuti nel documento del DPI Ambiti strategici – Schede mentre gli areali dei singoli ambiti sono graficamente rappresentati alla tavola 18 Carta degli ambiti e progetti strategici.

Ambito n. 1 Lavinium

L’ambito include la vasta porzione del territorio comunale che si estende dal limite orientale dell’aeroporto militare verso le propaggini del territori urbanizzato ricompreso tra la S.R. 148 Pontina, l’asse di via del Mare; esso è attraversato dalle connessioni ecologiche tra il Parco di Decima –Malafede ed il litorale, dalla viabilità di impianto storico costituita da via di Pratica e da via della Vaccareccia.

In tale porzione sono presenti caratteri paesaggistici, morfologici, naturalistici, antropici della Campagna romana con l’alternanza di aree pianeggianti o semi pianeggianti coltivate o a pascolo interrotta da incisioni vallive caratterizzate da brevi corsi d’acqua e da vegetazione boschiva e ripariale, tracciati stradali antichi, sovrapposizione di strutture del paesaggio agrario

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medievale e moderno. Il valore paesaggistico, naturalistico, storico - archeologico di gran parte dell’ambito è riconosciuti sia dalla pianificazione territoriale, sia da tutele puntuali (Sito naturalistico di interesse comunitario – SIC - Antica Lavinium, vincoli archeologici –quali l’areale dell’antica città di Lavinium - e monumentali su specifiche aree e manufatti). Tra gli elementi critici: fenomeni di urbanizzazione di aree agricole; ruolo di collegamento territoriale svolto dalla viabilità di impianto storico, che specie nel tratto della via di Pratica tra via della Vaccareccia e via del Mare, interessante il SIC, le aree archeologiche, il borgo di Pratica ed il Museo civico “Lavinium”, confligge con gli obiettivi di tutela e fruizione pubblica di tali luoghi.

Gli obiettivi del DPI per tale ambito sono la tutela paesaggistica ed ambientale, la realizzazione di un parco agro-naturalistico ed archeologico esteso alle aree archeologiche, al Borgo di Pratica di Mare, al Museo civico “Lavinium” da realizzarsi secondo un progetto unitario ad esito di uno studio di fattibilità che individui ambito territoriale e modalità di attuazione sulla base della sostenibilità territoriale, economico-finanziaria e giuridico – amministrativa, con particolare attenzione alle novità introdotte dal Codice dei beni culturali e del Paesaggio in merito a forme di collaborazione tra soggetti pubblici e soggetti privati rispetto a valorizzazione e gestione del patrimonio storico – archeologico e paesaggistico.

Ambito n. 2 Santa Palomba

L’ambito comprende la stazione ferroviaria, il centro intermodale, l’insediamento produttivo e quello residenziale (Roma 2 e insediamento lungo al via Ardeatina) di S. Palomba. Si tratta di un’area strategica per l’economia del territorio comunale, dell’area metropolitana e del territorio regionale sia in riferimento all’offerta di aree per attività sia rispetto alla logistica e alle politiche di trasferimento di quote del trasporto merci dalla gomma alla rotaia e come tale riconosciuta anche dai piani di settore a livello europeo e nazionale. A livello locale, anche se con una valenza sovracomunale, la stazione ferroviaria costituisce il punto di accesso al sistema del trasporto ferroviario regionale metropolitano costituendo un ulteriore vantaggio competitivo nelle scelte localizzative per le attività produttive, manifatturiere, terziarie.

Il DPI conferma per tale ambito la caratterizzazione quale luogo privilegiato per l’insediamento di attività e lo sviluppo della logistica e dell’intermodalità merci e passeggeri. Oltre a tali obiettivi, il DPI individua la necessità di superare le cosiddette problematiche da “ultimo miglio” che caratterizzano l’area attraverso il miglioramento delle connessioni stradali con il centro intermodale, dell’offerta di parcheggi di scambio, del sistema di spezi pubblici e percorsi perdonali a servizio della stazione ferroviaria e delle aree residenziali anche in considerazione degli interventi residenziali previsti dal PRG di Roma in località Paglian Casale e del Piano di zona di Pomezia – comparto I “S. Palomba”.

Ambito n. 3 Pontina

L’ambito si estende lungo la S.R. 148 Pontina dal confine comunale con Roma fino all’altezza del Parco Selva dei Pini.

Il futuro declassamento da asse territoriale a lunga distanza ad asse urbano con valenza distributiva – pur permanendo parte della funzione territoriale non essendo stati previsti raccordi

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tra la nuova Pontina e la Strada provinciale Albano-Torvaianica - del tratto della S.R. 148 Pontina che attraversa il tessuto urbanizzato offre interessanti prospettive di intervento a lungo periodo che potranno essere ulteriormente approfondite in sede di PUCG; ad oggi, in sede di elaborazione del DPI, sono state studiate – con particolare riferimento al tratto tra lo svincolo Pomezia centro e il Parco Selva dei Pini, maggiormente problematico dal punto di vista urbanistico - soluzioni realizzabili anche alle condizioni attuali, ovvero indipendentemente dalla realizzazione dell’autostrada Roma-Latina.

Gli obiettivi del DPI per tale ambito sono molteplici: mitigare l’impatto dell’infrastruttura sul tessuto urbano, migliorare le relazioni per la mobilità pedonale e ciclistica tra le due parti di città sorte ai alti dell’infrastruttura, riconfigurare l’accesso alle aree centrale dalla via del Mare sia rispetto alla qualità dello spazio pubblico, sia introducendo, ricoprendo la S.R. 148 laddove i franchi rispetto al piano stradale lo consentono, nuove funzioni di tipo urbano non residenziali (di servizio: spazi culturali e di aggregazione, uffici pubblici; funzioni terziarie private) tali da poter migliorare anche l’immagine architettonica della città; creando elementi di connessione ciclo pedonale tra le aree centrali – con particolare riferimento al giardino Concezio Petrucci, di cui viene recuperato il valore percettivo di “terrazzo” verso i Colli Albani e le antiche città latine, e al nucleo di fondazione - il cimitero comunale, il cimitero monumentale militare tedesco, il grande parco di Selva dei Pini e la Sughereta di Pomezia.

Ambito n. 4 Via dei Castelli Romani

L’ambito si estende in corrispondenza del tratto urbano di via dei Castelli Romani fino allo svincolo della S.R. 148 di Pomezia centro.

Obiettivo generale, da approfondire in sede di PUCG rispetto alla definizione di regole di trasformazione e meccanismi attuativi, è quello di conferire qualità urbana a uno dei principali assi commerciali e di accesso alla città intervenendo sulla qualità dello spazio pubblico, incentivando così la mobilità ciclo-pedonale, sulla geometria degli spazi di circolazione veicolare, sulla configurazione dei fronti edificati in rapporto allo spazio pubblico.

Ambito n. 5 Via del Mare ovest

L’ambito si estende lungo il tratto urbano di via del Mare dallo svincolo della S.R. 148 di Pomezia centro fino all’altezza di via Giacomo Matteotti, limite occidentale dell’areale della città di fondazione.

Obiettivi generali sono: la realizzazione dei Programmi integrati di intervento interessanti le aree ex FEAL ed ex Alesi; conferire qualità urbana a uno dei principali assi commerciali e di accesso alla città intervenendo sulla qualità dello spazio pubblico, incentivando così la mobilità ciclo-pedonale, sulla geometria degli spazi di circolazione veicolare.

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Ambito n. 6 Pomezia Centro

L’ambito comprende il nucleo di fondazione e i tessuti urbani realizzati attorno al nucleo centrale dagli Anni ’50 del Novecento in poi. Obiettivi per tale ambito sono: la tutela del nucleo di fondazione anche rispetto alle funzioni rappresentative in esso insediate; il miglioramento dello spazio pubblico; l’incremento della dotazione di spazi per servizi pubblici.

Ambito n. 7 Alba Lavinium

Tale ambito comprende i piani di lottizzazione, già compiuti, Colli di Enea e 16 pini, l’insediamento informale della Macchiozza, l’area, del Demanio militare, della ex Polveriera e le aree agricole intercluse tra tali superfici urbanizzate.

Obiettivo del DPI è la riqualificazione complessiva dell’Ambito migliorando le relazioni tra le diverse parti che lo compongono, acquisendo e realizzando un vasto insieme di aree verdi di pubblica fruizione (Parco Alba Lavinium) con valenza di collegamento tra i sistemi ambientali del fosso della Crocetta e di quelli agro-naturalistici che contraddistinguono l’ambito 1 Lavinium, definendo e qualificando, con interventi di trasformazione urbanistica a bassa densità, i margini urbani dell’attuale insediamento a ville con giardino di Colli di Enea e dell’insediamento di 16 Pini, migliorandone significativamente l’inserimento nel contesto paesaggistico e ambientale di elevato pregio di questa porzione del territorio comunale.

Ambito n. 8 Campo Ascolano

L’ambito si estende tra l’aeroporto militare e la costa avendo come limite meridionale il corso del fosso di Pratica. Obiettivi per tale ambito sono la salvaguardia ed il recupero ambientale , anche per fruizione pubblica, delle dune, del patrimonio archeologico (santuario del Sol Indiges) e della rete idrografica (anche con interventi di fitodepurazione in prossimità delle foci); il completamento del piano particolareggiato di Campo Ascolano con specifico riferimento alla dotazione di servizi pubblici anche attraverso la riduzione della capacità insediativa residenziale; il miglioramento dell’accessibilità al mare e l’attuazione del Piano di utilizzazione degli arenili (PUA).

Ambito n. 9 Torvaianica Centro

L’ambito si estende tra le aree urbanizzate di Torvaianica a nord del fosso della Crocetta e la via Danimarca, comprendendo il complesso di Zoomarine.

Obiettivi generali per l’ambito sono la riqualificazione dello spazio pubblico, interventi diretti a favorire la mobilità ciclo-pedonale, favorire interventi di regreening e di sostituzione edilizia nelle aree private collegati a vantaggi per i cittadini (incremento della dotazione di verde e spazi pubblici, miglioramento dell’accessibilità al mare, etc.) e per l’ambiente (miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, etc.), riqualificazione ambientale della rete idrografica (anche con interventi di fitodepurazione in prossimità delle foci); il miglioramento dell’accessibilità al mare e l’attuazione del Piano di utilizzazione degli arenili (PUA).

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Tale parte del litorale può essere inoltre oggetto di studio in merito alla localizzazione di un approdo o darsena interna a servizio della pesca professionale, con caratteristiche idonee alla valorizzazione delle produzioni locali in un ottica di filiera corta e di multifunzionalità dell’economia aziendale, nel rapporto con la popolazione locale e quale elemento di attrazione turistica.

Ambito n. 10 Campo Iemini Basso

L’ambito si estende sul grande quadrilatero ricompreso tra la S.P. Torvaianica-Albano, la S.P. via di Campo Selva, il corso del Rio Torto e la riva del mare.

Obiettivi generali sono il recupero urbanistico degli ambiti degradati e del litorale, la tutela dei paesaggi agrari di grande valore riconosciuti dal Piano paesaggistico regionale e nell’ambito delle analisi compiute nel corso dell’elaborazione del DPI.

Ulteriori obiettivi finalizzati a potenziare le funzioni ambientali e diversificare le attività esercitabili in ambito rurale sono: lo sviluppo di servizi di agricoltura sociale, come definiti dalla Legge 141/2005; la riqualificazione ambientale della rete idrografica (anche con interventi di fitodepurazione in prossimità delle foci); il miglioramento dell’accessibilità al mare e l’attuazione del Piano di utilizzazione degli arenili (PUA). Tale parte del litorale può essere inoltre oggetto di studio in merito alla localizzazione di un approdo o darsena interna a servizio della pesca professionale, con caratteristiche idonee alla valorizzazione delle produzioni locali in un ottica di filiera corta e di multifunzionalità dell’economia aziendale, nel rapporto con la popolazione locale e quale elemento di attrazione turistica.

6.3.2 Città e infrastrutture: alcuni casi studio L’attraversamento del tessuto urbanizzato da parte della SR. 148 Pontina costituisce, oggi, per configurazione e funzionalità un elemento critico di rilievo per il funzionamento della città: da un lato per l’insieme di esternalità negative dal punto di vista ambientale e della continuità del tessuto urbano, dall’altro per gli effetti sul traffico cittadino che tale attraversamento produce.

Tale tema è stato oggetto di particolare attenzione nel corso dell’elaborazione del Documento Preliminare di Indirizzo.

Nella fase analitica l’attenzione si è concentrata sul tratto lungo il quale si affacciano parti della città consolidata, aree destinate a servizi pubblici non realizzate, comprese tra lo svincolo della S.R. 148 Pomezia centro e il Parco di Selva dei Pini originando l’identificazione dell’ambito strategico n. 3 “Pontina”. Parallelamente è stata svolta una ricerca su casi similari in merito al rapporto tra tessuti urbani e grandi infrastrutture esistenti o dismesse, di cui si dà conto di seguito. Particolarmente importante, rispetto alle potenzialità ed agli effetti che una riqualificazione urbanistica della Pontina, a prescindere dalla effettiva realizzazione della nuova autostrada Roma – Latina, può avere sulla città nel suo insieme l’operazione condotta a Torino, dove il progetto, dapprincipio esclusivamente infrastrutturale, di ammodernamento del nodo ferroviario, è diventato l’occasione per riequilibrare funzionalmente la città, recuperando aree dismesse, riqualificando siti di valore ambientale che sembravano definitivamente

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compromessi, rendendo la città - che sembrava condannata a un inesorabile declino a seguito della crisi del modello di sviluppo legato ciclo dell’automobile - una città attrattiva per flussi di capitali, di idee, fino a qualificarla come “città turistica”.

All'origine delle intenzioni del progetto per Pomezia

Esigenze morfologico strutturali della città, insieme ad esigenze di carattere socio culturale - delle quali fa parte il desiderio di ritrovare una condizione più vicina alla natura sia nel proprio ambiente e che nel proprio stile di vita - e ancora le problematiche legate ai fattori climatici, possono essere considerate le motivazioni ricorrenti di molte tra le più recenti trasformazioni urbane.

Il riuso di elementi infrastrutturali non più necessari, la sempre minore compatibilità tra quelli in utilizzo e l'ambiente circostante, la perdita di funzioni produttive industriali e la dismissione dei siti che le ospitavano, la disponibilità ad un nuovo utilizzo degli spazi vuoti collocati generalmente a ridosso delle infrastrutture o delle aree industriali o ex industriali, la necessità di limitare nel futuro il consumo di suolo recuperandone ampie porzioni dove ricostituire caratteristiche naturali, fanno parte di quelle che abbiamo definito esigenze morfologico strutturali all'interno dei meccanismi di sviluppo urbano.

Uno spazio urbano che promuova l'integrazione tra i luoghi del lavoro e quelli del tempo libero, la presenza di spazi multifunzionali dove incontrarsi e condividere attività, una forte presenza di verde e di natura sono risposte alle attuali esigenze socio culturali e di qualità del nostro spazio vitale. Va considerata anche la attuale tendenza all'aumento del tempo libero e che questo, se inserito in una offerta di attività molteplice e mirata, favorisce la crescita di nuove opportunità individuali. Quelli che seguono sono esempi recenti di trasformazioni urbane in contesti diversi con differenti scale di intervento.

Torino - la Spina Centrale: da progetto infrastrutturale a occasione di rigenerazione urbana di un’intera città

Quando, alla fine degli Anni ’80, Torino, investita in pieno dalla crisi dell’industria nel mondo occidentale, avvia la discussione e la costruzione del nuovo Piano regolatore generale elaborandone le Linee programmatiche (1987-1989), dopo oltre due decenni di studi sulla sistemazione del nodo ferroviario torinese, la scelta di quadruplicare l’ingresso a Torino della linea proveniente da Milano comincia a prendere forma operativa.

Tuttavia questa operazione si caratterizza per un approccio esclusivamente infrastrutturale-trasportistico, caratterizzato da una scarsa attenzione alle relazioni con il tessuto urbano e rispetto all’impatto ambientale connessi alla realizzazione dell’intervento.

La scelta che viene compiuta dal Comune per superare tali contraddizioni è quella di rivedere completamente questo approccio settoriale a favore di una visione integrata del rapporto tra infrastrutture, mobilità, qualità urbana. Nell’ambito degli studi per il nuovo PRG di Torino viene quindi elaborato uno studio di fattibilità allo scopo di integrare gli obiettivi trasportistici a

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quelli di natura urbana, rileggendo quindi un intervento eminentemente trasportistico come momento di avvio di una grande riforma urbana, caratterizzata da una lettura sistemica ed integrata delle potenzialità non solo dell’intervento infrastrutturale ma dell’insieme di aree dismesse, di aree di valore ambientale degradate, come le aree fluviali e ripariali, attraversate dal lungo asse ferroviario. Tale studio, approvato dal comune e dalle Ferrovie dello Stato, diventa la prima variante anticipatrice del nuovo PRG, banco di prova di principi organizzativi e normativi, sperimentando, nell’ambito delle leggi allora vigenti, l’uso di misure alternative all’esproprio per l’acquisizione di aree per finalità pubbliche.

La copertura del Passante ferroviario di Torino e di gran parte della linea ferroviaria proveniente da Milano, la successiva realizzazione del primo tratto del viale della Spina Centrale e della nuova stazione ferroviaria di Porta Susa sono state le prime opere realizzate tra quelle previste dal Piano Regolatore Generale redatto dalla Gregotti Associati, adottato nel 1993 e approvato dalla Regione Piemonte nel 1995. L'insieme delle linee ferroviarie dirette alla stazione centrale di Porta Nuova, che costituivano un nodo di scambio tra le provenienze da Milano e quelle dalla Francia, alle quali si sarebbe aggiunta quella nuova del Passante ferroviario metropolitano, occupava una grande quantità di suolo in corrispondenza dell'intero bordo nord-occidentale della città storica. Malgrado la ferrovia corresse per la maggior parte in trincea ad una quota più bassa di circa dieci metri rispetto a quella stradale, essa separava in modo netto la città storica da quella che, sorta a ridosso dei primi nuclei industriali ottocenteschi, avrebbe proseguito il proprio sviluppo nei decenni successivi.

Il recupero di suolo ottenuto coprendo la ferrovia avrebbe permesso, secondo le previsioni di Piano, la realizzazione in superficie di un nuovo viale metropolitano. Questo, arricchito da edifici di servizio e giardini pubblici, collocati in sostituzione di aree ferroviarie e edifici industriali dismessi presenti lungo la linea, avrebbe costituito la nuova spina dorsale della città, organizzandone così una nuova continuità. Le opere sarebbero state finanziate per la maggior parte dalle Ferrovie dello Stato che per compensazione, secondo le regole del Piano, avrebbero potuto realizzare, su altre aree dismesse di loro proprietà, interventi di trasformazione urbana.

Nel primo tratto di viale realizzato, quasi due chilometri di lunghezza per una larghezza superiore ai trenta metri, progettato tra il 1993 e il 1997 da Gregotti Associati e inaugurato nel 2002, si alternano piazze, installazioni artistiche, giardini e funzioni di interesse pubblico: la nuova sede del Politecnico, un Centro di sperimentazione ed esposizione dedicato all'arte contemporanea ricavato all'interno delle ex OGR (Officine Grandi Riparazioni, officine ferroviarie in disuso) e il museo delle Carceri Nuove. Quasi cinquecento gli alberi presenti, tra quelli esistenti e quelli di nuova piantumazione che rendono il primo tratto del viale, bordato verso il centro storico da una fascia di verde ininterrotta, una sorta di parco lineare.

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L'inizio del secondo tratto è caratterizzato dalla nuova stazione ferroviaria di Porta Susa, hub dell’Alta velocità (Parigi-Lione) - Torino – Milano - Roma (nonché del corridoio “Mediterraneo” dall’Andalusia verso l’Ungheria e l’Ucraina) e del traffico regionale e metropolitano. Proseguendo oltre, lungo il tracciato del viale ancora in costruzione, sono già state realizzate alcune delle nuove strutture di servizio, sempre in sostituzione di aree industriali dismesse, come nel caso del Parco Scientifico Tecnologico Per L'Ambiente.

Quella di Torino è la dimostrazione di come la ridefinizione degli elementi infrastrutturali principali sia in grado di innescare importantissimi processi di trasformazione urbana, occasioni di sviluppo per eventi di livello internazionale come nel caso delle Olimpiadi, tali da rinnovare ruolo e immagine della città, reinserendola pienamente nella competizione globale tra sistemi urbani.

Figura 8 – Torino: a sinistra le aree dismesse e trasformabili (blu, smeraldo e marrone) lungo la ferrovia per Milano; a destra loSchema di struttura del PRG con l’assetto delle aree trasformabili

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New York: The High Line

E' il caso opposto, rispetto a Torino, in cui l'infrastruttura, anche in questo caso ferroviaria, perduta la funzionalità originaria, conserva la propria fisicità originaria prestandola ad una totale reinterpretazione di utilizzo.

La West Side Line, costruita nei primi anni Trenta del Novecento e in disuso dal 1980, attraversava il West Side di Manhattan passando costantemente al di sopra delle strade. La sua struttura metallica da ponte ferroviario dei primi del Novecento, fortemente connotata dagli elementi costruttivi e dal colore grigio scuro è da sempre uno degli elementi tipici dell'iconografia della città. Correndo tra i gruppi di edifici dà l'impressione di tenerli uniti e quando li attraversa penetrando al loro interno sembra fondersi con essi.

Nel 1999 anche a fronte di reiterate ipotesi di abbattimento, si costituì la Friends of High Line una associazione costituita da residenti della zona che, in difesa di quello che consideravano un importante monumento, proposero la sua riutilizzazione come parco urbano. L'esigenza di conservazione di questo patrimonio storico si è così trasformata nell'occasione di arricchire la città di un parco pubblico lineare dove, in un percorso panoramico atipico e innovativo, si alternano spazi aperti di sosta e di incontro, giardini attrezzati, spazi della memoria dove il disuso della struttura è sottolineato in senso nostalgico e nei casi in cui il tracciato attraversa gli edifici, ampi spazi coperti di libera utilizzazione. Il progetto, redatto dagli studi di architettura e

Figura 9 - Spina centrale: nuovo spazio pubblico e nuove funzioni (a sinistra: il nuovo viale e sullo sfondo il nuovo Politecnico)sulla copertura della ferrovia per Milano e Parigi (a destra: fontana e scultura di Mario Merz)

Figura 10 - La High Line ferrovia urbana nel dopoguerra ed oggi parco lineare urbano

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architettura del paesaggio Diller Scofidio+Renfro e James Corner Field Operation è stato approvato nel 2002 e realizzato a partire dal 2006.

Londra Box Park

Anche la vicenda del Box Park di Shoreditch, nel East End londinese è legata alla ristrutturazione di una ferrovia metropolitana, la East London Line che dal 1876 attraversava, il più delle volte alla quota stradale, la parte nord orientale della città. Tra il 2007 e il 2010 la linea venne sostituita con la nuova East London Overline, posizionata costantemente al di sopra della rete stradale con le nuove stazioni che, malgrado il potenziamento dei servizi ai passeggeri, occupavano una superficie a terra, decisamente minore di quella occupata dalle vecchie stazioni demolite; nel caso della stazione sulla Shoreditch High Street, una trentina di metri di larghezza per un centinaio in lunghezza tra il doppio muraglione che contiene la stazione e il bordo della strada stessa e una quantità simile sull'altro lato del muraglione rivolto verso l'interno dell'isolato.

Figura 11 - Usi degli spazi contigui alle infrastrutture: il "box park" a Londra

Figura 12 – Londra: nuovi spazi pubblici e attività negli spazi contigui alle infrastrutture, rigenerazione delle aree limitrofe

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In questo caso una convenzione con la società londinese di Real Estate Hammerson, che per ottenere l'uso del suolo si impegnava nella realizzazione di 2000 alloggi nei cinque anni successivi, ha permesso nel 2011 la costruzione del Box Park, ideato da Roger Wade, fondatore della Boxfresh (street fashion brand ) e progettato da Waug Thisleton Architects. Costruito assemblando su due livelli 60 containers ricondizionati, il Box Park è un piccolo e atipico centro commerciale che si caratterizza come luogo di interesse metropolitano e al tempo stesso di incontro e servizio per gli abitanti del quartiere. Nel Box Park sono contenute attività commerciali stabili, attività commerciali temporanee, luoghi di incontro e spazi per attività di animazione. La società Box Park presente in rete sui social network e con una propria newsletter, organizza eventi musicali e incontri culturali. Inoltre l'altra parte dell’area ex-ferroviaria, non occupata dal centro commerciale, è stata trasformata in centro sportivo di quartiere. Box Park è un caso esemplare di trasformazione urbana che sfruttando l'opportunità data da un cambiamento strutturale, si è definita partendo da una questione particolare, gestita dal basso. Alla verifica dei fatti, dal 2011, il suo contributo alla trasformazione di Shoreditch, che da quartiere degradato e malfamato è diventato un polo di attrazione nella cultura metropolitana alternativa, non è secondario.

Londra: King's Cross - Granary Square

Situato nel London Borough of Camden, sul bordo nord occidentale dell'area centrale londinese, il distretto di King's Cross è stato caratterizzato, fino alla seconda metà del novecento, da attività artigianali, industriali e di immagazzinaggio delle merci. Attività che erano favorite dalla vicinanza al centro della città, dalla presenza del Regent Canal, il maggiore naviglio londinese a cui si riferiva il sistema delle darsene per la distribuzione delle merci, di due importanti stazioni ferroviarie, King's Cross inaugurata nel 1852 e l'adiacente St.Pancras inaugurata nel 1861 alle quali si aggiunse nel 1863 la stazione sotterranea della metropolitana. Dopo gli anni sessanta del Novecento, queste attività vennero dismesse o ricollocate fuori dall'area urbana e King's Cross divenne un quartiere in stato di abbandono, soprattutto nella parte nord, compresa tra le stazioni ferroviarie e il Regent Canal, occupata quasi interamente dalle infrastrutture ferroviarie e da edifici industriali dismessi. Divenne in seguito meta di artisti e designer, grazie alla sua economicità e alla disponibilità di locali di grandi dimensioni. Nel 1990 venne istituita la King's Cross Partnership con lo scopo di finanziare progetti di rigenerazione dell'area. Tra questi la nuova sede della British Library adiacente al lato ovest della stazione di St.Pancras e il museo del Regent Canal, realizzato in un complesso di ex magazzini affacciato sulla darsena ad est della stazione di King's Cross. Nel 2007 venne completata la ristrutturazione della stazione di St.Pancras, divenuta il terminal dei treni ad alta velocità provenienti dall'Europa (Parigi e Bruxelles) e iniziarono i lavori di ristrutturazione e ampliamento di quella di King's Cross, completati nel marzo del 2012 in coincidenza con l'inizio delle Olimpiadi di Londra.

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Progettata dagli architetti Mc Asian+Partners, la nuova stazione è a tutti gli effetti uno spazio di attrazione metropolitana, anche grazie al grande e innovativo atrio galleria con copertura in parte trasparente. La ristrutturazione della stazione di King's Cross è stata la prima realizzazione del progetto King's Cross Central, avviato dalle municipalità di Camden e Isslington per la trasformazione dell'intera area compresa tra le stazioni ferroviarie a sud e i magazzini situati a nord oltre il Regent Canal. Il Masterplan di questo progetto, per il quale sono stati coinvolti alcuni tra i principali studi di architettura inglesi, prevede, oltre alla realizzazione di nuovi edifici per abitazioni ed uffici, il recupero di numerose architetture industriali e di alcuni gasometri, la realizzazione di nuovi spazi pubblici (dieci tra parchi e piazze), di venti nuove strade e di tre ponti. Oltre quattrocento i nuovi alberi previsti. Sempre nel 2012 è stata inaugurata la nuova Granary Square, progettata da Townshend Landscape Architects, a nord della stazione di King' Cross, compresa tra il bordo nord del Regent Canal e l'edificio ottocentesco dei magazzini del grano. La piazza di dimensioni paragonabili a quelle della storica Trafalgar Square si compone di un grande piazzale, raggiunto dal ponte che conclude il collegamento pedonale con la stazione e da un terrazzamento a gradoni che scende fino alla quota del canale. L'edificio degli ex magazzini del grano, ristrutturato, ospita la nuova sede del Central Saint Martins, con spazi espositivi e didattici relativi alla grafica e all'illustrazione. La nuova piazza, diventata una delle più frequentate di Londra, è caratterizzata nella parte superiore da una fontana interattiva, ideata da David Bracey, costituita da 1080 getti d'acqua collocati nella pavimentazione, gestiti da computer nelle diverse modalità di funzionamento e nella parte gradonata verso il canale da allestimenti temporanei che ne modificano l'aspetto. Vissuta anche come spazio per performance artistiche e urban beach, è uno spazio pubblico di proprietà privata, formula molto utilizzata nelle recenti trasformazioni londinesi.

Figura 13 - Londra King's Cross e Granary Square: masterplan

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Figura 14 – Londra King Cross - Lo spazio pubblico mutante: Granary square

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7 LINEAMENTI NORMATIVI PER IL PUCG 7.1 Principi generali La struttura disciplinare del Piano Urbanistico comunale Generale (PUCG) definita dalla L.R. 38/1999 si articola in:

- Disposizioni strutturali (art. 29, L.R. 38/1999), al cui interno sono contenuti gli elementi del quadro conoscitivo territoriale, che definiscono i cardini dell’assetto del territorio comunale, gli interventi strategici, il grado di trasformabilità del territorio ed il perimetro del territorio urbanizzato;

- Disposizioni programmatiche dirette a precisare le disposizioni strutturali del PUCG (art. 30 L.R. 38/1999) precisandone i tempi di attuazione ed individuando le zone da sottoporre alla redazione dei piani urbanistici operativi comunali (PUOC).

Le Norme tecniche del Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) della Provincia di Roma specificano che il Documento Preliminare di Indirizzo (DPI) deve contenere, in armonia con quanto disposto dalla legge urbanistica regionale per il PUCG, i:

“primi lineamenti normativi distinguendo le disposizioni strutturali direttamente operative per le parti del territorio in cui si prevede il mantenimento o il completamento degli impianti urbanistici esistenti e gli indirizzi per le parti di nuova edificazione o da assoggettare a riqualificazione o ristrutturazione urbanistica, oggetto di pianificazione esecutiva” (art.54 NTA del PTPG).

L’articolazione della disciplina del PUCG proposta dal Documento Preliminare di Indirizzo intende tuttavia, in linea con un approccio attento alle reti, alle relazioni tra le diverse componenti del territorio, alla centralità che le questioni ambientali e paesaggistiche hanno assunto nel concepimento dello sviluppo territoriale, al contenimento del consumo di suolo, contribuire con il PUCG al perseguimento degli obiettivi di paesaggio desumibili dal Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR). In particolare, considerata la frammentazione del territorio rurale verificatasi nell’area pometina nel corso degli ultimi decenni, il PUCG contribuirà con specifici dispositivi normativi alla salvaguardia e valorizzazione sostenibile del “paesaggio agrario di grande valore”, definito e disciplinato dall’art. 24 delle Norme tecniche del PTPR, che costituisce uno degli aspetti caratterizzanti dell’ambiente retrocostiero e, più in generale all’obiettivo della salvaguardia delle aree agricole e dei lembi residui del paesaggio della Campagna Romana.

Integrando tali elementi di coerenza con il PTPR con le indicazioni del PTPG, in particolare in riferimento alla individuazione e miglioramento delle funzionalità della Rete Ecologica Locale, le norme tecniche di attuazione del PUCG disciplineranno gli elementi invarianti del territorio (disposizioni strutturali), e le regole di intervento necessarie a salvaguardarne le funzioni territoriali e ambientali, ove già integre, o a potenziarne e migliorarne la funzionalità, ove le stesse necessitino di interventi di ripristino o miglioramento.

Per quanto riguarda le dotazioni infrastrutturali e tecnologiche aventi carattere di invariante, siano esse esistenti o previste, le Norme tecniche di attuazione del PUCG stabiliranno la disciplina atta a: salvaguardare la disponibilità dei suoli funzionale al loro esercizio,

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potenziamento o realizzazione; caratterizzarne lo sviluppo secondo criteri di qualità paesaggistica e ambientale, con particolare attenzione alle specifiche caratteristiche dei territori di contesto; ottimizzare le relazioni con le reti ed i nodi infrastrutturali e tecnologici esistenti, il tessuto urbano.

Le Norme tecniche disciplineranno infine le regole di intervento sui tessuti esistenti, graduandone la minore o maggiore trasformabilità, in relazione al grado di qualità e di raggiungimento di un assetto consolidato ed efficiente.

Questi principi di riferimento costituiscono la base dell’impostazione normativa del PUCG.

Sotto il profilo delle modalità attuative verrà privilegiato il ricorso all’intervento diretto, l’utilizzo del PUOC sarà riservato alle aree di particolare complessità che necessitano di una riconfigurazione urbanistica. In casi di particolare complessità, anche sotto il profilo giuridico - amministrativo e socio-economico, la redazione del PUOC è subordinata ad uno specifico studio unitario diretto a prefigurare, previa valutazione di scenari di intervento, l’assetto dell’ambito di intervento, fasi e modalità attuative, forme di collaborazione al conseguimento degli obiettivi del PUCG tra enti pubblici e soggetti privati.

Le disposizioni programmatiche del PUCG individueranno le aree dove gli interventi di recupero, riqualificazione, rigenerazione, trasformazione, per loro natura e ampiezza, sono soggetti a PUOC.

La struttura normativa del PUCG si articola in:

Disciplina della Rete Ecologica

- La normativa conterrà le norme di tutela, e laddove necessario, di risarcimento ambientale e rafforzamento, delle componenti esistenti e di progetto della rete ecologica;

Disciplina per il territorio urbano e della produzione

- Le normative saranno articolate in funzione del riconoscimento dei diversi tipi di tessuto urbanizzato e di paesaggio compiuto dal DPI, riferite a parti del territorio che presentano caratteristiche comuni dal punto di vista morfologico-funzionale, di impianto urbanistico e degli obiettivi da perseguire individuati dal DPI;

Disciplina per il territorio extraurbano

- Le normative saranno articolate in funzione delle diverse caratteristiche del paesaggio agrario e naturale e delle componenti ambientali di carattere strutturale (caratteristiche agro-pedologiche, struttura del paesaggio agrario, reticolo idrografico, etc.); l’individuazione di caratteristiche omogenee del territorio extraurbano compiuta dal DPI costituisce il riferimento per la definizione degli ambiti del territorio non urbanizzato previsti dalla L.R. 38/1999;

Disciplina per le invarianti infrastrutturali e tecnologiche

- Norme di uso, di corretto inserimento ambientale e paesaggistico, di compatibilità con gli insediamenti e di integrazione tra nodi e reti esistenti e nuovi interventi;

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Progetti e ambiti strategici

- Le norme detteranno inoltre la disciplina per i progetti e gli ambiti strategici individuati dal DPI. Gli ambiti potranno comprendere parti del territorio urbano ed extraurbano, componenti della rete ecologica, invarianti infrastrutturali e tecnologiche, spesso comprendenti situazioni e problematiche differenti dal punto di vista paesaggistico, funzionale, morfologico ma che possono trovare soluzione attraverso azioni di sistema e non circoscritte a singole parti del territorio. Tali ambiti sono individuati graficamente alla tavola 18 “Carta degli ambiti e dei progetti strategici”; la descrizione di ciascuno di essi, gli obiettivi da perseguire nell’ambito del PUCG sono illustrati nel documento, facente parte del DPI, “Ambiti strategici - Schede”.

- Gli ambiti strategici individuati dal Documento Preliminare di Indirizzo sono i seguenti: o Lavinium o Santa Palomba o Pontina o Via dei Castelli Romani o Via del Mare o Pomezia centro o Alba Lavinium o Campo Ascolano o Torvaianica o Campo Iemini Basso.

Il Patrimonio edilizio esistente

- La disciplina degli interventi sul patrimonio edilizio esistente, oltre ad essere correlata al tipo di tessuto urbanizzato o ambito del territorio extraurbano in cui tale patrimonio è incluso, sarà formulata sulla base delle caratteristiche di impianto, tipologia, valore storico-documentario dei singoli organismi edilizi. Nel corso dell’elaborazione del PUCG il patrimonio edilizio esistente sarà di conseguenza classificato per gruppi (a titolo esemplificativo: monumenti, edifici di valore storico-architettonico, edifici di valore storico-testimoniale, edifici recenti) aventi caratteristiche omogenee al fine di definirne il grado di trasformabilità.

7.2 Modalità attuative e collaborazione dei cittadini alla realizzazione degli obiettivi del piano – Flessibilità del piano predefinita

L’attuazione degli obiettivi del PUCG avverrà prevalentemente attraverso interventi diretti ad eccezione delle aree di maggiore complessità, dove gli interventi saranno definiti e disciplinati attraverso il ricorso al PUOC. Il Piano indicherà in casi di rilevanza strategica in cui è necessario, preliminarmente alla definizione del PUOC, l’elaborazione di specifici studi territoriali finalizzati alla definizione non soltanto dell’assetto, degli usi, delle modificazioni delle aree oggetto dei medesimi, ma anche degli aspetti giuridici e socio-economici inerenti la realizzazione degli interventi.

Il PUCG definirà inoltre gli spazi di collaborazione e partecipazione dei cittadini all’attuazione degli obiettivi del Piano.

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La collaborazione dei cittadini all’attuazione degli obiettivi del Piano può presentare scostamenti rispetto alle procedure e alle prescrizioni non vincolanti del Piano stesso a condizione che si concretizzino in interventi che arrecano un complesso di vantaggi alla città superiore a quelli già definiti dal DPI o dal Piano. In questo modo si realizza una flessibilità puntuale, predefinita, motivata e controllabile, evidente a tutti i cittadini, all’interno del Piano.

Già in sede di DPI è possibile definire da un lato i vantaggi per la città che dovranno caratterizzare le proposte dei cittadini e dall’altro il campo delle tipologie di azioni o interventi in cui è possibile presentare proposte.

I vantaggi per la città derivanti dalla collaborazione dei cittadini sono misurabili in: - Realizzabilità di opere pubbliche; - Realizzazione e gestione di servizi di uso pubblico; - Miglioramento della qualità dello spazio pubblico; - Estensione e integrazione delle aree per servizi; - Realizzazione di parcheggi di uso pubblico; - Miglioramento della qualità urbana ed ambientale degli spazi privati non edificati; - Incremento della permeabilità dei suoli; - Realizzazione o recupero di edifici adottando tecniche in grado di superare gli standard

minimi di efficienza energetica, di contribuire alla razionalizzazione dell’uso della risorsa idrica, di ridurre le emissioni rispetto alle soglie minime di legge;

- Mutamenti degli usi in atto, ancorché legittimi secondo la disciplina previgente, qualora incompatibili con gli obiettivi di Piano per l’area in cui ricade l’immobile

- Recupero della qualità ambientale e paesaggistica del territorio extraurbano; - Miglioramento della fruibilità pubblica del territorio extraurbano, dal patrimonio storico

ed archeologico diffuso identificato dal Quadro conoscitivo del DPI, agli incrementi del medesimo dovuto a nuove scoperte.

Le azioni o tipologie di intervento, che presenteranno condizioni più vantaggiose rispetto alla disciplina “ordinaria” del PUCG, fermo restando che nell’elaborazione del PUCG tali aspetti potrebbero essere oggetto di integrazione, sono le seguenti:

- Aree destinate a servizi pubblici, la cui acquisizione al demanio pubblico avviene per esproprio: i cittadini possono avanzare proposte di cessione gratuita delle aree. In tal caso i cittadini hanno diritto di usufruire di una capacità edificatoria, calcolata in base all’indice territoriale definito del PUCG applicabile sull’intera in oggetto, utilizzabile, secondo quanto precisato nella scheda di riferimento all’interno o all’esterno dell’area stessa. La cessione gratuita dell’area a servizi non può essere inferiore all’80% della superficie dell’intera area; la configurazione e le caratteristiche dell’area ceduta devono essere tali da non pregiudicarne l’uso per funzioni pubbliche e da garantirne l’accessibilità dalla viabilità pubblica. Gli intervento sono attuati mediante PUOC o permesso di costruire convenzionato. In caso di decorrenza dei termini del vincolo espropriativo il cittadino può avanzare comunque proposta di cessione gratuita dell’area al comune alle condizioni di cui sopra

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- Interventi sul patrimonio edilizio esistente o di nuova realizzazione caratterizzati da standard energetici, ambientali, di contenimento dell’uso delle risorse idriche superiori ai minimi di legge: sono ammissibili lievi incrementi rispetto alle consistenze edilizie esistenti o alla capacità insediativa stabilita dal PUCG per gli interventi di modificazione /trasformazione dei suoli;

- Interventi di recupero del patrimonio edilizio di interesse storico riconosciuto dal

PUCG: sono accettate modificazioni rispetto all’uso originario quando queste comportano l’introduzione di usi che concorrono a riqualificare la città o il territorio rurale,

- Lievi incrementi volumetrici, rispetto alla situazione esistente, sono consentiti negli interventi che incrementano il grado di permeabilità dei suoli, la qualità ecologica degli spazi pertinenziali, i mutamenti di destinazione d’uso verso destinazioni compatibili con quelle definite dal PUCG per l’area in cui ricade l’immobile oggetto di intervento;

- Interventi di recupero ambientale e paesaggistico, in grado di favorire il potenziamento della rete ecologica, della fruibilità pubblica dell’ambiente extraurbano, diretti a favorire al la fruizione ed il restauro del patrimonio storico ed archeologico diffuso: sono consentiti, compatibilmente con gli obiettivi di qualità ambientale e paesaggistica del DPI e del PUCG mutamenti delle destinazioni d0uso originarie degli immobili ricadenti nelle aree di intervento.

7.3 Struttura indicativa delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Urbanistico Comunale Generale

Di seguito viene schematizzata la struttura delle Norme tecniche di attuazione del PUCG proposta dal Documento Preliminare di Indirizzo:

Titolo I – Disciplina generale e modalità attuative

- Disciplina generale

Finalità ed obiettivi del PUCG

Definizioni

Parametri urbanistici ed edilizi

Categorie di intervento urbanistico

Categorie di intervento edilizio.

Modalità attuative

Titolo II – Disposizioni strutturali e programmatiche

Disposizioni Strutturali

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Disciplina della Rete Ecologica

Disciplina per il territorio urbano e della produzione

Disciplina per il territorio extraurbano

Disciplina per le invarianti infrastrutturali e tecnologiche

Disciplina degli interventi sul patrimonio edilizio esistente per gli insediamenti di impianto storico.

Disposizioni programmatiche

Individuazione delle aree soggette a PUOC

Termini temporali per la formazione ed attuazione dei PUOC

Caratteri delle trasformazioni fisiche ed urbane delle aree non assoggettate a PUOC

Individuazione delle aree destinate a servizi pubblici, infrastrutture, edilizia residenziale sociale.

Ambiti e progetti strategici

Titolo III - Partecipazione dei cittadini all’attuazione del Piano

Partecipazione dei cittadini all’attuazione degli obiettivi del PUCG

Obiettivi di miglioramento urbano ed ambientale

Campo di flessibilità delle disposizioni del PUCG nel processo partecipativo

Titolo IV - Norme transitorie e finali

Salvaguardie

Disposizioni vincolanti della pianificazione sovraordinata e di settore

Indirizzi e disposizioni di raccordo per il regolamento edilizio.

Allegato alle disposizioni strutturali: Quadro sinottico delle dimensioni massime ammissibili degli insediamenti e degli spazi per servizi pubblici

Allegato: Ambiti strategici

Allegato: Schede delle aree destinate a servizi pubblici.

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8 STRATEGIE PER UNA RETE ECOLOGICA POLIVALENTE Una rete ecologica polivalente ha la capacità di fornire servizi ecosistemici sia alla biodiversità, consolidando le politiche tradizionali di conservazione della natura e aumentando la resilienza del sistema, ma anche alle varie attività umane presenti sul territorio: l’agricoltura, gli insediamenti, l’uso delle acque, i trasporti. Il presente preliminare di piano, non ha la funzione di definire il progetto di rete, ma già identifica in cartografia gli elementi strategici che la definiscono, partendo dall’approfondita base conoscitiva predisposta dal gruppo di lavoro. Tali studi evidenziano una serie di criticità ed indicano la necessità di definire azioni atte a risolverle.

È necessario il rafforzamento dei collegamenti e delle connessione dei grandi sistemi ambientali, in particolare il collegamento tra la zona dunale e le formazioni forestali interne. L’azione può essere perseguita con interventi applicati ai corsi d’acqua (incremento e ricostituzione delle fasce di vegetazione ripariale), che dalle aree più interne attraversano il comparto agricolo e giungono fino al mare. Questo intervento seppur minimo permetterebbe di aumentare la connessione ecologica tra le diverse aree e congiunte ad una riqualificazione ecologica alla foce dei corsi d’acqua attraverso l’impiego di vasche di fitodepurazione consentirebbe di migliorare la qualità della risorsa idrica riversata in mare. Un intervento, quello sul reticolo idrografico, in grado di attraversare il “muro” dell’urbanizzazione costiera.

Per quanto riguarda la matrice agricola di Pomezia che, più di altri comuni, rappresenta un’entità rilevante nella struttura del paesaggio, la nuova Politica Agricola Comune 2014-2020 può essere considerata come un’opportunità da impiegare ai fini della conservazione. Le aziende agricole possono contribuire realizzando alberate, siepi, fasce ripariali lungo i fossi, attraverso la dimensione polifunzionale delle attività d’impresa e la capacità di fornire servizi ecosistemici differenziati (servizi di approvvigionamento, fornitura di biomassa, servizi di regolazione dell’ambiente, etc.), a rafforzare l’identità dei paesaggi, a garantire la funzionalità della rete ecologica, incrementando la biodiversità.

Ma una rete ecologica è per definizione un sistema aperto che non può essere racchiuso e delimitato all’interno di limiti amministrativi rigidamente definiti, ed è necessario inoltre riconnettere il territorio alle entità di maggior rilievo ambientale indicate nella rete ecologica provinciale, come l’area protetta di Castelporziano, di Decima Malafede e alle numerose zone umide presenti nella zona.

Schematicamente si possono indicare le seguenti azioni

• Restauro e ripristino degli elementi della duna recente attualmente seminaturali

• Restauro e ripristino delle connessioni a mare

• Creazione di piccole aree umide nelle aree della bonifica

• Ripristini e restauri ecologici delle aree agricole retrocostiere

• Rafforzamento della connettività ecologica della matrice agricola

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La finalità è una rete ecologica articolata nelle sue componenti primarie e secondarie, raccordata ed integrata con gli elementi della “mobilità dolce”, le valenze storico archeologiche e gli ambiti propri della fruizione.

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9 IL PERCORSO DEL NUOVO PIANO URBANISTICO COMUNALE GENERALE DI POMEZIA

Di seguito il percorso di formazione del Piano Urbanistico Comunale Generale: - 30 dicembre 2014: Deliberazione del Consiglio comunale di Pomezia n. 69 Linee di

indirizzo per il Piano Urbanistico Comunale Generale; - 30 aprile 2015: determinazione dirigenziale n. 151/DIR approvazione di avviso

pubblico per l’istituzione un elenco di professionisti di servizi attinenti la pianificazione del territorio;

- 15 settembre 2015: determinazione dirigenziale n. 383/DIR per la procedura di scelta del contraente per l’affidamento dell’incarico professionale per la redazione del “Documento preliminare di indirizzo, Rapporto preliminare, ed elaborati occorrenti per l’indizione della conferenza di pianificazione ai fini della revisione del Piano urbanistico comunale generale di Pomezia (PUCG)”;

- 1 aprile 2016: stipula della convenzione con arch. Pietro Bertelli per la elaborazione del “Documento preliminare di indirizzo, Rapporto preliminare, ed elaborati occorrenti per l’indizione della conferenza di pianificazione ai fini della revisione del Piano urbanistico comunale generale di Pomezia (PUCG)”;

- 1 giugno 2016: incontro con Città Metropolitana di Roma sui temi per il PUCG definiti dalla Deliberazione del consiglio comunale n. 69 del 30 dicembre 2014;

- Aprile-maggio-giugno: incontri con associazioni e categorie sui temi del PUCG; - 30 giugno 2016: incontro con Ufficio Valutazione Ambientale Strategica della Regione

Lazio avente per oggetto la procedura di VAS per il PUCG; - 9 agosto 2016: trasmissione prima bozza del Documento Preliminare di Indirizzo (DPI); - Novembre 2016: trasmissione Documento Preliminare di Indirizzo per adozione; - Prossime attività22:

Adozione del DPI da parte del Comune di Pomezia; Redazione del Rapporto ambientale preliminare: la trasmissione del medesimo

alla Regione Lazio, successiva all’adozione del DPI, costituisce l’avvio del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica con la fase di “scoping”;

Ad esito dell’adozione del Documento preliminare di Indirizzo da parte del comune di Pomezia: convocazione, a cura del Sindaco, della Conferenza di pianificazione con Regione Lazio e Città Metropolitana di Roma in cui vengono acquisiti i pareri dei due enti territoriali in merito alla compatibilità degli indirizzi del Piano Urbanistico Comunale Generale rispetto agli strumenti o agli indirizzi della pianificazione territoriale e paesistica regionale e provinciale ai sensi dell’art. 32 della legge regionale n.38/1999;

22 Riferimenti legislativi e applicativi: legge urbanistica regionale (L.R. 38/1999) e Circolare Regione Lazio – DRA/DRTU 16 giugno 2011 “Ambito di applicazione della Valutazione Ambientale Strategica ex Dlgs 152/2006 ai PUCG”.

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Successivamente alla conclusione della Conferenza di pianificazione: sottoscrizione di un apposito accordo di pianificazione tra Comune di Pomezia e Città Metropolitana di Roma in cui sono definiti consensualmente i contenuti del PUCG tenendo conto degli esiti della fase di “scoping” del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica;

Avvio della formazione del PUCG, comprensivo del processo partecipativo e del proseguimento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica, secondo le forme stabilite dalla legge urbanistica regionale;

Adozione del PUCG, pubblicazione, possibilità di presentare osservazioni entro i termini di legge (60 giorni dalla pubblicazione); contestualmente viene pubblicato per osservazioni anche il Rapporto Ambientale previsto dalla procedura di VAS;

Entro 120 giorni dalla data di scadenza per la presentazione di osservazioni il Comune controdeduce le medesime e trasmette il PUCG modificato ad esito delle osservazioni accolte alla Città Metropolitana di Roma;

Decorsi 90 giorni dalla trasmissione del PUCG alla Città Metropolitana di Roma il Sindaco convoca, d’intesa con il Sindaco della Città Metropolitana di Roma, la Conferenza di pianificazione nell’ambito della quale le strutture tecniche di Città Metropolitana e Regione verificano la compatibilità del PUCG con la pianificazione sovraordinata, di settore, di competenza regionale o statale,

I lavori della conferenza si devono concludere entro 60 giorni dalla convocazione, con la redazione di una relazione tecnica, eventualmente corredata da elaborati grafici, recante univoche e dettagliate descrizioni delle eventuali modifiche da apportare al PUCG;

Entro 30 giorni dalla conclusione dei lavori della Conferenza, il Sindaco di Pomezia e il Sindaco della Città Metropolitana di Roma sottoscrivono l’accordo di pianificazione in cui vengono recepiti gli esiti della conferenza di pianificazione;

Successivamente il Consiglio comunale approva il PUCG modificato ad esito della conferenza di pianificazione;

Il PUCG approvato entra in vigore ad esito della pubblicazione del medesimo sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio.