Comune di Minerbio · CONCLUSIONI E POTENZIALE ARCHEOLOGICO Come abbiamo visto nei precedenti...

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Comune di Minerbio Nuova viabilità per il collegamento di via Fosse a via Zena

PROGETTO DEFINITIVO RELAZIONE DI VERIFICA PREVENTIVA DELL’INTERESSE ARCHEOLOGICO

1. INDICE

1. INDICE ......................................................................................................................................... 1

2. INTRODUZIONE .......................................................................................................................... 2

3. RELAZIONE ................................................................................................................................. 4

3.1 GEOMORFOLOGIA ...................................................................................................................... 4

3.2 IL QUADRO ARCHEOLOGICO .................................................................................................... 7

3.3 ANALISI DELLE FOTO AEREE .................................................................................................. 10

4. CONCLUSIONI E POTENZIALE ARCHEOLOGICO ................................................................. 11

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2. INTRODUZIONE

La presente relazione di archeologia preventiva riguarda il Comune di Minerbio (Committente di questa relazione), e precisamente un’area posta a sud del centro abitato. Si tratta del tracciato della nuova viabilità per il collegamento di via Fosse a via Zena.

Mappa geografica, tratta da Google Earth, con ubicazione dell'area di intervento.

Inquadramento dell’area in esame su CTR 1:25.000 (fonte: WMS Regione ER).

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Inquadramento dell’area in esame su CTR 1:5.000 (fonte: WMS Regione ER).

Estratto dalla tavola di progetto della nuova viabilità.

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3. RELAZIONE

3.1 GEOMORFOLOGIA

Il territorio in esame, coincidente con un’area circoscritta posta a sud di Minerbio, è caratterizzato dalla presenza di dossi originati dai paleoalvei dei corsi d’acqua abbandonati in età olocenica. Le variazioni altimetriche di alta pianura sono state quasi completamente rimodellate da fattori meteorici e soprattutto antropici. Solitamente, in prossimità dei paleoalvei e dei paleodossi, affiorano depositi a granulometria più grossolana (sabbie e sabbie limose) mentre, nelle zone interdossive, si posizionano terreni alluvionali costituiti da granulometrie fini (limi, limi sabbiosi, argille e argille limose). I corsi d’acqua attuali sono stati profondamente modificati dall’uomo e sostanzialmente costituiscono un sistema di bonifica articolato, fortemente influenzato dalla centuriazione romana e dalle successive modificazioni intervenute dall’ età altomedievale. Due i paleoalvei collocati nel territorio di interesse: in primo luogo un percorso del ‘Savena Abbandonato’, insistente nel settore occidentale, e in secondo luogo un percorso che si diparte dal primo all’altezza di Lovoleto e che raggiunge il centro abitato di Minerbio per poi raggiungere Baricella. Si tratta di vecchi percorsi del Savena, entrambi con direzione SW-NE. Da questi paleoalvei principali si dipartono altri rami minori, oppure ventagli di rotta. In conseguenza di questo regime paleoidrografico il territorio è segnato dalla presenza di due unità geomorfologiche principali. La prima è caratterizzata dalla presenza di paleodossi e paleoalvei, con litologie un poco più grossolane, la seconda coincide con le aree depresse interdossive, zone a deflusso idrico difficoltoso, poste tra il Canale Savena Abbandonato e il centro abitato di Minerbio e, nella parte orientale del territorio, ad E dello Scolo Zena. Studi geomorfologici mirati1 hanno mostrato la presenza di un vecchio corso dell’Idice attraverso le tracce di antichi canali fluviali posti nella fascia di colmo del dosso relativo, lungo l’attuale strada provinciale S. Donato. Altre tracce di paleoalvei posti ad Est di tale dosso ne rappresentano i canali di rotta alla destra idraulica. Ad Ovest, passante per Minerbio, vi era il corso medievale del torrente Savena (Savena Vecchio), cui sono da ricollegare ulteriori tracce di rotte e ventagli di rotta. Come si evince dalle successive figure 2 e 3, tratte dalle carte geopedologiche di pianura disponibili, tutta la fascia di territorio su cui insiste l’abitato di Minerbio si trova su di un ampio apporto alluvionale relativamente recente, ricompreso nella cosiddetta ‘Unità di Modena’ (8a). Tale unità, come ampiamente noto, comprende depositi post-romani. In particolare quelli che potrebbero insistere sull’area in esame sarebbero da attribuirsi ad età Moderna (XVI secolo), come risulta chiaramente nella figura 2. Vedremo nel prossimo capitolo come la distribuzione dei rinvenimenti archeologici tenda a rispecchiare abbastanza fedelmente tale stato di cose.

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Fig. 2 Stralcio fuori scala dalla carta geologica di pianura dell'Emilia Romagna (scala 1:250.000, ed. 1999 – realizzazione D. Preti). La freccia indica la posizione del lotto in esame, che appare compreso entro l'unità n. 5 di piana alluvionale. «Sabbie medie e fini in strati di spessore decimetrico passanti lateralmente ed intercalate a sabbie fini e finissime limose, subordinatamente limi argillosi; localmente sabbie medie e grossolane in corpi lenticolari e nastriformi. Depositi di canale e argine prossimali. Al tetto suoli in diverso grado di evoluzione.» Inoltre si tratta di area a retino puntinato, che segnala depositi di età medievale e moderna.

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Fig. 3 Inquadramento dell’area in esame su CTR 1:25.000, carta geologica regionale (fonte: WMS Regione ER).

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3.2 IL QUADRO ARCHEOLOGICO

Il quadro archeologico del territorio di Minerbio è abbastanza ben conosciuto attraverso una serie di rinvenimenti che sono confluiti nella recente carta conoscitiva del PSC di Minerbio. Nonostante la presenza di questo strumento abbastanza recente (2008, ma in corso di aggiornamento) non abbiamo rinunciato all’analisi bibliografica e degli archivi della Soprintendenza Archeologia Emilia Romagna. La ricerca tuttavia non ha mostrato elementi di interesse da collocarsi in relazione all’area in esame, nemmeno nelle immediate vicinanze. Per dare comunque un’idea del quadro archeologico generale, si ritiene opportuno fornire di seguito alcune note, che, si ribadisce, hanno solo uno scopo indicativo e non sono dimostrative dello specifico della situazione oggetto della presente relazione. Il territorio di Minerbio è contraddistinto dalla presenza di alcune concentrazioni archeologiche principali. Senza pretesa di esaustività e a titolo puramente esemplificativo possiamo illustrarne, di seguito, alcune. A SE di Minerbio centro storico va registrata la presenza dell’importante villaggio di età del Bronzo di S. Giovanni in Triario, indagato a più riprese e oggetto di un recente lavoro di sintesi. Come evidenziato da questo studio il sito si colloca «nella fascia di transizione alla pianura alluvionale “a dossi” sul fianco destro dell'unità di S. Martino di Soverzano ed insiste sul margine distale di un lobo di conoide di limitata estensione areale da riferire al sistema congiunto dei torrenti Idice e Zena, di cui rimane probabilmente traccia negli orizzonti sabbiosi e limo-argillosi alla base della stratificazione archeologica». Inoltre il villaggio di San Giovanni in Triario si colloca all’estremità N di una porzione del territorio di pianura Bolognese (Castenaso, Baricella, Minerbio) nord-orientale marcata dalla presenza di numerosi insediamenti relativi all’età preromana, un territorio che, appunto, dopo l’età del Bronzo, non è stato interessato da ulteriori apporti alluvionali. Ciò vuol dire che in questa zona (a S di Minerbio centro) i rinvenimenti archeologici coevi all’età del Bronzo, o di cronologia più recente, sono affioranti, in altre parole sono sepolti dal solo terreno arativo e da scarsi apporti alluvionali, a parte fenomeni localizzati di piccola scala. Su questa porzione di territorio si innestano le tracce più evidenti della centuriazione romana e gli insediamenti anche posteriori all’età del Bronzo (Fig. 4).

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Fig. 4 Localizzazione e dimensioni approssimative dei siti principali dell'Età del Bronzo Recente nel settore di pianura a Nord-Est di Bologna da G. Vinci, L'abitato dell'età del bronzo di S. Giovanni in Triario (Minerbio - BO), “IpoTESI di Preistoria”, 5, 2012,1, pp. 1-46.

Un’altra concentrazione riguarda, ancora a SE di Minerbio, una serie di siti romani e medievali lungo lo Zena e il Fossadone (Fig. 5), con particolare riferimento all’area della centrale SNAM. Si tratta del popolamento di età romana che, assieme alla centuriazione, caratterizzava tutta l’alta pianura bononiense. Va in effetti rilevato che le persistenze centuriali più evidenti riguardano solo la porzione più meridionale del territorio di Minerbio, dove la centuriazione è stata cartografata proprio in relazione ad una certa frequenza insediativa (edifici rustici e ville di età romana). Interessanti le quote di rinvenimento dei siti in parola, che riguardano profondità da – m 1,50 dal pdc fino a quote affioranti (verso E e verso N), ovvero coperti dalla sola coltre arativa. Anche a SO di Minerbio alcuni recenti ritrovamenti parlano a favore della presenza dell’insediamento romano. A titolo esemplificativo possiamo citare il recente scavo (2011-2012) di un complesso rustico di età romana, ritrovato nella zona industriale di Ca’ de Fabbri. In conclusione l’insediamento classico e preistorico non riguarda lo specifico dell’area in esame, che insiste su una fascia che sembra risparmiata dai rinvenimenti, per i motivi che in parte abbiamo già illustrato precedentemente e che preciseremo in seguito: il piano di campagna di età romana ed epoche precedenti doveva qui essere coperto da una spessa coltre alluvionale formatasi a partire dalla tarda antichità. Diverso il discorso per l’età medievale, che fu l’epoca di formazione di un nuovo paesaggio che si riferiva appunto al corso del Savena Vecchio.

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Tutto ciò sembra essere confermato da alcuni sondaggi effettuati nei pressi dell’asilo comunale dalla scrivente Società nell’agosto 2015, a seguito di una relazione di archeologia preventiva. Tali sondaggi, commissionati dal comune di Minerbio ed eseguiti nell’agosto del 2015, hanno avuto esito archeologicamente negativo. Hanno tuttavia mostrato, fino ad oltre m 2 di profondità, una serie di deposizioni di carattere alluvionale.

Fig. 5 Stralcio fuori scala dalla Tav. 2 del PSC in forma associata Terre di Pianura, comune di Minerbio.

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3.3 ANALISI DELLE FOTO AEREE

L’area in esame si trova ad essere fortemente urbanizzata, e dunque l’applicazione delle tecniche non distruttive di telerilevamento va fatta con una certa cautela. Lo stesso, per dovere di completezza, abbiamo ritenuto utile l’esame delle principali coperture disponibili. Voli AGEA da WMS della regione ER, Geoportale Nazionale, Google Earth e Bing Map. Presso alcuni fotogrammi (Figure seguenti) l’unico elemento che è stato possibile reperire, a S dell’area in esame, riguarda alcune tracce imputabili a un paleocanale che dovrebbe essere identificato con il corso del Savena cui abbiamo già accennato (peraltro già segnalato in letteratura6), paleoalveo che si immette direttamente, da S, nell’area in esame.

Copertura AGEA ER 2008, da WMS regione ER. Copertura AGEA ER 2011, da WMS regione ER.

Copertura da Geoportale Nazionale, 2006. Telerilevamento Google earth 2011.

Coperture aeree e satellitari da varie fonti.

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4. CONCLUSIONI E POTENZIALE ARCHEOLOGICO

Come abbiamo visto nei precedenti paragrafi l’area in esame (come del resto Minerbio centro) si trova quasi al centro dell’asse di percorrenza di un paleoalveo/paleodosso imputabile ad un corso post classico, probabilmente post-medievale, del Savena. D’altra parte il dato archeologico di epoca preromana e romana, su questa fascia di territorio, è praticamente assente (si veda supra, parte archeologica). Ciò non vuol dire che il sottosuolo sia libero da attestazioni archeologiche, ma significa che evidentemente in questa precisa fascia di territorio esistono elementi che lo schermano. Non si tratta di un fatto casuale, ma più probabilmente l’assenza del dato archeologico dipende dal fatto che la fascia di territorio su cui insiste Minerbio centro (e l’area dell’asilo) è frutto di alluvionamenti relativamente recenti, i quali coprono le stratificazioni di età romana e precedenti. Ciò vale sia per l’insediamento, sia per le opere infrastrutturali, come ad esempio la centuriazione. Incrociando il dato proveniente dagli studi geologici con il quadro archeologico, secondo le più recenti metodologie individuate anche nelle recenti “Linee Guida per la redazione della carta del potenziale”, è dunque possibile ipotizzare fondatamente che il terreno su cui l’area di progetto stradale, oggetto della presente relazione, si trovi ad essere su depositi relativamente recenti, i quali potenzialmente coprono i livelli antichi e probabilmente anche altomedievali. Posto che questo luogo non ha restituito siti noti (cioè reperibili in bibliografia e/o in archivio), né direttamente, né nelle immediate vicinanze, è molto probabile tuttavia che insista su una fascia di territorio nella quale i livelli di campagna di età romana (se esistenti) si trovano ad essere sensibilmente sepolti. A quale profondità non è possibile dire con esattezza, ma si consideri che i ritrovamenti nei pressi della centrale SNAM sono sepolti da – m 1,50 a risalire, pare, verso E. Considerato che l’asilo si trova quasi al colmo del dosso del Savena Vecchio, le coltri alluvionali qui dovrebbero essere ancora più spesse8. In conclusione si ritiene che nell’area in esame, pur non mostrandosi interferenze con la carta archeologica del noto, il piano di campagna di età romana e precedenti possa essere sepolto a una profondità abbastanza sensibile. Se poi su tale piano di campagna si collocassero o meno elementi dell’insediamento antico, allo stato attuale delle conoscenze, non è dato sapere. Per quanto concerne il tardo Medioevo, e la prima età moderna, va invece sottolineato che il dosso di Minerbio, centro esso stesso di origine medievale, ospita siti segnalati in carta cui è stata attribuita questa cronologia, anche se molto distanti dall’area in esame.