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Comorbilità psicopatologica nei disturbi del comportamento in
età evolutiva
Dr.ssa Marialuigia Foresta Neuropsichiatra Infantile
UOC di Neuropsichiatria Infantile ASL Pescara
I problemi di condotta e di aggressività in età evolutiva sono in netto aumento.
Il fenomeno dovrebbe essere considerato un problema di salute pubblica, al pari del fumo, dell’abuso di droga,
delle gravidanze precoci e degli stili di vita a rischio (Bloomquist e Schnell, 2002)
Perché un master sui disturbi
del comportamento?????
IMPORTANZA DEI DISTURBI DEL
COMPORTAMENTO IN PSICOPATOLOGIA
DELL’ETA’EVOLUTIVA
• Per i problemi di inserimento sociale che
causano nell’immediato
• Per le possibili conseguenze che si possono produrre a distanza di tempo:
Cognitive
Relazionali
Emotivo-affettive
Il nostro percorso
insieme…
Sintomi comuni
denominatori di
disturbi differenti
Conoscenza dei
disturbi di
comportamento e
di quelli associati
Individuazione del
significato
comunicativo del
sintomo
Valutazione fattori
prognostici
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CARATTERISTICHE COMUNI NEI
BAMBINI CON DISTURBI DEL
COMPORTAMENTO
• Aggressività (DOP, DC, Depressione, DOC)
• Impulsività (ADHD, Ansia, DOC)
• Mancato rispetto delle regole (DOP, DC, ADHD)
Il bambino non riesce a regolare
La sua capacità di concentrazione e
attenzione sostenuta
Il percorso di pianificazione e soluzione
dei problemi
Il livello di autostima
Il livello di motivazione, la fiducia nell’impegno e nello sforzo
La tendenza a dare una risposta precipitosa ed
impulsiva
Icomportamento con gli altri
Il comportamento motorio
La capacità di rispondere in modo positivo a certe
emozioni
CONCETTO DI PATOMORFOSI (Levi e
coll. 2003)
Possibilità che nello stesso bambino un disturbo della sfera psichica compaia prima ad una certa età (o fase di sviluppo), per poi scemare o scomparire e ripresentarsi in un tempo (o fase di sviluppo) successivo sotto altra forma.
Ogni forma di disagio psichico produce una predisposizione e vulnerabilità maggiori rispetto a possibili altri problemi psichici in successivi momenti (o fasi) di sviluppo.
SEQUENZIALITA’DEI DISTURBI
PSICHICI IN ETA’EVOLUTIVA
La comparsa precoce di un disturbo comportamentale può predisporre fortemente alla genesi di altre problematiche psichiche in altre fasi più tardive di sviluppo (Disturbo della
condotta, Disturbi dell’umore, Disturbi di personalità).
Personalita’:
• Modalita’ strutturata di pensiero, sentimento e comportamento che caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di vita di un soggetto e che risulta da fattori temperamentali, dello sviluppo e dell’esperienza sociale.
• La personalita’ non e’ fissa e immutabile ma si evolve attraverso le situazioni che formano la “storia” dell’individuo…(Lingiardi, 2000)
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Strutturazione della personalità: Fattori di
Vulnerabilità • Caratteristiche interne del bambino: vulnerabilità
biologica, funzioni neurocognitive, temperamento
• Qualità delle relazioni primarie di attaccamento
• Stile educativo e strategie di socializzazione
• Ecologia familiare: eventi vitali critici, stress e traumi della vita familiare, risorse organizzative familiari, rete sociale
Il bambino ADHD…
Eccessiva sensibilità ai rinforzi (Sergeant e Van
der Meere, 1988)
Deficit delle funzioni esecutive (Pennigton e
Ozonoff, 1966; Shallice, Marzocchi, Coser, Del
Savio, Meuter e Rumiati, 2002)
Deficit motivazionale
Deficit nella regolazione degli stati fisiologici
(Sergeant e Van der Meere, 1988)
12
I bambini con ADHD generalmente non hanno una
grande considerazione di sé, non hanno pensieri
positivi, il che determina uno scoraggiamento ed una
cattiva reazione emotiva e di seguito una cattiva
prestazione.
Esiste infatti una relazione molto stretta tra
Cognizione, Emozione e Comportamento,
per cui basta alterare una delle tre e si
altera tutto il sistema.
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Le Funzioni di “Controllo”
L’attenzione è stata definita una “riserva”, perché le risorse che sono limitate vengono “allocate”
(cioè utilizzate e/o divise) nei vari compiti selezionati attraverso un processo detto di
“focalizzazione” (ad esempio: leggere senza ascoltare il rumore di sottofondo).
I processi attenzionali permettono al sistema cognitivo di avere le caratteristiche di:
Resistenza
Flessibilità
Revisione
mantenere attivo il compito resistendo ai possibili distrattori
modificare l’allocazione in funzione delle variazioni del compito
rivedere e correggere il compito in funzione di un progetto
RETE ATTENTIVA STATO PSICOFISICO
COSCIENZA AUTO
CONSAPEVOLEZZA
MEMORIA
COGNIZIONE
PERCEZIONE
VIGILANZA CICLI NATURALI
REATTIVITA’
MOTIVAZIONE
STATO EMOTIVO
AFFETTIVO
L’Impulsività
L’Impulsività può manifestarsi a livello:
Cognitivo,
Comportamentale,
Emotivo. Impulsività Cognitiva:
Spesso quando il bambino si appresta ad effettuare
un qualsiasi compito, che gli viene proposto
non è in grado di procedere in modo riflessivo
e ponderato
Impulsività Emotiva:
Questi bambini hanno una bassa tolleranza alla frustrazione;
inoltre evidenziano alterazioni della risposta emotiva, con una notevole difficoltà nel gestire i
propri sentimenti, le proprie sensazioni
Impulsività Comportamentale:
Questi bambini interrompono gli altri mentre parlano,
non hanno rispetto delle regole imposte dall’adulto, e spesso
è estremamente difficile relazionarsi con loro, poiché
mettendo in atto comportamenti definiti:oppositivi/provocatori
Strutturazione della personalità: Resilienza
• Livello di intelligenza
• Temperamento tranquillo
• Competenza e funzione riflessiva genitori
• Sostegno sociale nell’infanzia
• Esperienza positiva dell’istruzione
• Sicurezza degli affetti
L’attaccamento
L’attaccamento tra madre e figlio inizia da prima del concepimento.
Bowlby (1969) sostiene che lo scopo dell’attaccamento è garantire al piccolo la protezione degli adulti della sua specie; ma il punto cruciale dell’attaccamento nella specie umana sta nel fatto che attraverso la relazione con la figura di attaccamento il
piccolo IMPARA AD IMPARARE, condizione essenziale e
strategica per la sua sopravvivenza (Liotti 1992).
Un buon attaccamento è alla base dello sviluppo affettivo, relazionale e cognitivo.
Il comportamento di attaccamento è reso
attivo da tutte le circostanze esterne
(pericoli) o interne (debolezze, malattia, etc)
che rendono il piccolo VULNERABILE.
Egli ha quindi bisogno di un sistema
cognitivo in grado di valutare tali
circostanze.
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Tipi di attaccamento
Sicuro: Il bambino amato da una madre affidabile, che ha dato cure costanti e lo ha protetto dai pericoli, svilupperà un attaccamento sicuro a basso rischio psicopatologico. Il piccolo può fidarsi della figura di attaccamento e ciò lo spinge ad esplorare attivamente il mondo alla ricerca di novità che rendano sempre più complessa la mappa di sé e dell’ambiente che via via va costruendo.
Ambivalente: Se la madre è incostante, poco prevedibile, il bambino sarà ambivalente verso di lei, non si fiderà. Da adulto potrà essere insicuro, controllante, intrusivo. Il piccolo tenta di mantenere con la madre una vicinanza strettissima, rinunciando a qualsiasi movimento esplorativo autonomo. Lo stile cognitivo sarà improntato al restringimento del campo d’azione nel tentativo di evitare ogni invalidazione.
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Evitante: Quando le madri sono distanti, delegano a figure varie la cura del figlio, non raccolgono i bisogni e le richieste del figlio; i bambini sembreranno tranquilli perché non abituati a chiedere per non allontanare la madre. Il piccolo si abitua a contare su di sé e anche a livello cognitivo si chiude in un egocentrismo e in un’autarchia di significati che lo immunizzano da qualunque invalidazione proveniente dall’esterno (rischio di disturbi di personalità, anoressia nervosa, isteria).
Disorganizzato: E’la madre maltrattante, abusante. E’molto imprevedibile e ogni volta reagisce con il figlio in modo diverso. Il bambino pertanto ha una grande difficoltà ad adattarsi ai comportamenti della madre, da cui si difende con la fuga, o attaccando o congelandosi. Alto rischio di psicopatologia(disturbi di personalità, psicosi).
Corrispondenze tra attaccamento, stile di
conoscenza e disturbi di personalità
Attaccamento sicuro
• Stile cognitivo: ricerca attiva
• Assenza di disturbi di
personalità
Attaccamento insicuro-evitante
• Stile cognitivo immunizzazione
• A rischio di disturbo paranoide,
schizotipico e schizoide
Attaccamento insicuro-resistente
• Stile cognitivo: evitamento
• A rischio di disturbo evitante,
dipendente e compulsivo
Attaccamento disorganizzato
• Stile cognitivo: ostilità
• A rischio di DOP, DC,
disturbo istrionico,
narcisistico, borderline e
antisociale 22
Disturbi di Personalita’
Temperamento Tratti
Personalita’
Apprendimento sociale
Sviluppo Psicologico
Contesto Psico-affettivo
Fattori di rischio biologici (impulsivita’, instabilità affettiva, etc)
Fattori di rischio psicologici (perdita, trauma parentale,etc)
Fattori di rischio sociali (disgregazione sociale, etc)
Amplificazione
Lo sviluppo della Personalita’ in Eta’ Evolutiva
I disturbi del comportamento in età evolutiva
A. Disturbi da esternalizzazione
-ADHD (Disturbo da deficit di attenzione con iperattività)
-DOP (Disturbo oppositivo-provocatorio)
-DC (Disturbo della condotta ad esordio nella fanciullezza o nell’adolescenza)
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I disturbi esternalizzanti sono diretti verso gli altri e l’ambiente “esterno”, e comprendono scarsa compliance, aggressività, distruttività, difficoltà attentive, impulsività, iperattività, ed
azioni di tipo delinquenziale. Tale pattern comportamentale si
manifesta in diversi contesti in cui il bambino
rappresenta un elemento di disturbo per gli altri.
Disturbi del comportamento dirompente, del controllo
degli impulsi e della condotta DSM 5)
Tutti i disturbi di questo cluster comportano problemi
nella regolazione emotiva e del comportamento, ma
cambia la natura del mancato autocontrollo.
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27
• Disturbi della condotta: il comportamento è teso a
violare i diritti di altre persone o le principali norme
sociali (prevale componente comportamentale).
• Disturbo oppositivo-provocatorio: c’è sia un
problema di gestione della rabbia che un problema
comportamentale in termini di polemica e sfida.
• Disturbo esplosivo intermittente: esplosioni di rabbia
sproporzionate rispetto alle provocazioni interpersonali
o di altro genere oppure rispetto a fattori stressanti
psico- sociali (prevale componente emotiva)
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• Il DC rappresenta spesso la normale
evoluzione di un disturbo oppositivo-
provocatorio.
• Spettro esternalizzante: disturbi da
comportamento dirompente, del controllo
degli impulsi e della condotta. Si associano
a caratteristiche di personalità di
disinibizione ed emotività negativa.
Disturbo oppositivo-provocatorio
La diagnosi si applica a bambini che esibiscono pattern frequente e persistente di umore collerico/irritabile, di comportamento polemico/provocatorio o vendicativo (criterio A, DMS 5). Si possono quindi identificare.
• Forma collerica/irritabile (evoluzione in disturbo internalizzante, spesso comorbilità ADHD)
• Forma polemica/provocatoria (evoluzione in DC)
• Forma vendicativa (evoluzione in disturbo di personalità antisociale)
Quadro clinico del DOP (DSM 5)
• Spesso va in collera
• E’ spesso permaloso
• E’ spesso adirato o risentito
• Spesso litiga con gli adulti
• Spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste o regole degli adulti
• Spesso irrita deliberatamente le persone
• Spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento
• È spesso dispettoso e vendicativo, almeno due volte negli ultimi sei mesi
Altri criteri diagnostici del DOP (DSM 5 )
Il comportamento è associato a disagio dell’individuo o di altre persone nel suo immediato contesto sociale oppure ha un impatto negativo sul funzionamento in ambito sociale, educativo, lavorativo o in altre aree importanti.
I comportamenti non si manifestano durante il decorso di un disturbo psicotico o di un disturbo dell’umore;
Specificare la gravità attuale:
• Lieve: sono limitati ad un unico ambiente (casa, scuola, coetanei)
• Moderata: alcuni sintomi sono presenti in almeno due ambienti
• Gravi: alcuni sintomi sono presenti in tre o più ambienti
Disturbo oppositivo-
provocatorio • La componente provocatoria del comportamento di questi
bambini si avverte prevalentemente quando essi vivono un
contesto relazionale.
• Provocare qualcuno è intenzionale e indica un tentativo di
dialogo, una ricerca (disfunzionale) di comunicazione.
• Il comportamento si verifica, infatti, tanto più
frequentemente in presenza di persone significative
affettivamente.
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Disturbo della condotta
Pattern di comportamento ripetitivo e persistente in cui vengono violati i diritti fondamentali degli altri oppure le principali
norme o regole sociali appropriate all’età, che si manifesta con la presenza nei 12 mesi precedenti di almeno tre dei 15 criteri
previsti, con almeno 1 criterio presente negli ultimi sei mesi Criterio A, DSM 5)
• Aggressione a persone e animali
• Distruzione della proprietà
• Frode o furto
• Gravi violazioni di regole
Nella forma ad esordio infantile i bambini sono più aggressivi, manifestano maggiori
menomazioni nel funzionamento, hanno maggiori problemi temperamentali, cognitivi e
neuropsicologici, hanno spesso una storia familiare per tali disturbi, provengono da
ambienti più deprivati e hanno problemi sociali più seri (Moffit, Caspi, 2001).
L’associazione con il DC anche in età adulta è maggiore che nelle forme ad esordio in
adolescenza
• Nelle forme ad esordio in età
adolescenziale, hanno meno probabilità di
manifestare comportamenti aggressivi e
tendono ad avere un maggior numero di
relazioni considerate normali con i coetanei.
• E’ meno frequente il persistere del DC in
età adulta.
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Disturbo della condotta: fattori
prognostici sfavorevoli • La gravità della trasgressione è destinata ad
aumentare con l’età e con le potenzialità del
soggetto.
• Le caratteristiche specifiche sono l’assoluta
mancanza di scrupoli, l’insensibilità-mancanza di
empatia, l’indifferenza per i risultati, l’affettività
superficiale o anaffettività.
• Il DC spesso evolve in un disturbo di personalità
antisociale (prognosi infausta)
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Prognosi Gli individui con DC sono a rischio di
sviluppare:
• Comportamento criminale;
• Disturbi dell’umore e disturbi d’ansia;
• Disturbo da stress post-traumatico;
• Disturbo del controllo degli impulsi;
• Disturbi psicotici;
• Disturbi da sintomi somatici;
• Disturbi correlati a sostanze.
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Disturbi di personalità
quando?
• Quando i tratti di personalità sono rigidi e
non adattivi;
• Quando i tratti di personalità causano una
significativa compromissione del
funzionamento sociale e lavorativo;
• Quando i tratti di personalità causano
una sofferenza soggettiva (DSM III-DSM
IV) 38
Disturbo antisociale di
personalità
“Vivono la vita come la partecipazione a un
gioco nel quale gli altri esistono come
pedine di una scacchiera da muovere per i
propri scopi ed obiettivi “ (Cassano et al.
1992, Trattato italiano di psichiatria)
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Disturbo antisociale di personalità:
quadro clinico
Il loro atteggiamento è mutevole, passa
dall’aggressività alla gentilezza, dal distacco
assoluto al coinvolgimento intenso, ma tende
sempre e comunque alla manipolazione degli altri.
Privi di qualsiasi regola morale non sperimentano
nessun senso di colpa e attribuiscono sempre agli
altri l’origine dei problemi in cui vengono a
trovarsi, senza mai assumersi alcuna responsabilità
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Disturbo antisociale di personalità
(DSM 5)
Pattern pervasivo di inosservanza e di violazione
dei diritti degli altri, che inizia nell’infanzia o
nell’adolescenza e continua nell’età adulta.
• Incapacità di conformarsi alle regole sociali;
• Disonestà (mentire, usare falsi nomi o truffare gli altri);
• Impulsività o incapacità di pianificare;
• Irritabilità e aggressività;
• Noncuranza sconsiderata della sicurezza propria e altrui;
• Irresponsabilità abituale;
• Mancanza di rimorso.
Caratteristiche psicopatologiche
• Autostima ipertrofica;
• Fascino superficiale (brillanti e disinvolti);
• Mancanza di empatia;
• Irresponsabili e profittatori nelle relazioni sessuali;
• Disforia, lamentele di nervosismo, incapacità a tollerare la
noia e umore depresso.
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Prodromi …
• Assenze da scuola;
• Fughe da casa;
• Violenze fisiche;
• Crudeltà su animali e persone;
• Furti, incendi, guai con la legge;
• Incapacità a lavorare;
• Menzogne ripetute;
• Rifiuto di ogni impegno e ogni ruolo;
• Incapacità nel mantenere relazioni durature
Elemento patognomonico…
…Mancanza di rimorso!!!
La prospettiva, da cui il soggetto guarda il mondo, non
prevede la presenza di altri oltre se stesso.
“E’ come se ci dovessimo preoccupare per le ustioni che
l’acqua bollente produce sulle tagliatelle!!!!”
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B. Disturbi da internalizzazione Disturbi d’ansia e dell’umore
Sono rivolti verso ”l’interno” e sono connessi ad ansia, paura vergogna, bassa
autostima, tristezza e depressione.
Sono rivolti verso ”l’interno” e sono connessi ad ansia, paura vergogna, bassa
autostima, tristezza e depressione.
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Disturbi d’ansia
L’ansia può considerarsi un’esperienza comune del genere
umano. Si tratta di uno stato emozionale sollecitato da
situazioni nuove e/o potenzialmente pericolose.
L’ansia fisiologica non è anacronistica, cioè non è collegata ad
esperienze passate ma ad esperienze presenti;
È collegata a situazioni reali e non a situazioni immaginarie;
Non è ricorrente e non fa parte delle modalità abituali di
comportamento.
L’ansia patologica
• Essa si manifesta con modalità diverse in rapporto al
livello di sviluppo. Quanto più è piccolo il bambino tanto
più l’ansia si esprime con manifestazioni che coinvolgono
l’intero organismo, comportando eccitazione motoria o
disagio fisico.
• Via via che si va strutturando l’apparato psichico l’ansia
viene vissuta come esperienza interiore ed è sperimentata
come stato spiacevole.
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48
Nelle forme patologiche l’ansia si caratterizza
come uno stato d’animo abituale che si
manifesta con:
• sentimenti di inadeguatezza e di indecisione;
• irritabilità e instabilità;
• con uno stato di allarme al quale corrisponde spesso una sintomatologia vegetativa (dilatazione pupillare, secchezza delle fauci, nausea, tachicardia, sudorazione, etc.)
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I disturbi d’ansia più frequenti in età
evolutiva sono:
• Disturbo d’ansia da separazione;
• Disturbo d’ansia generalizzata;
• Disturbo fobico;
• Disturbo ossessivo-compulsivo.
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Disturbo d’ansia da
separazione
Paura o ansia eccessiva riguardante la
separazione da casa o dalle figure di
attaccamento. L’ansia va oltre quella che ci
si può aspettare in base allo stadio di
sviluppo dell’individuo (Criterio A, DSM 5)
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Il bambino sperimenta il prototipo dell’ansia di
separazione intorno all’VIII mese di vita
(angoscia abbandonica).
Una dimensione affettivo-relazionale stabile e
rassicurante di solito permette al bambino di
elaborare questa esperienza, padroneggiandola o
mettendo in atto modalità di risposte sempre
aderenti alla situazione.
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Sintomi del disturbo d’ansia di
separazione
• Ricorrente ed eccessivo disagio quando si prevede o si sperimenta la
separazione da casa o dalle principali figure di accudimento;
• Persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo alla perdita delle
figure di attaccamento o alla possibilità che accada loro qualcosa di
dannoso;
• Persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo al fatto che un evento
imprevisto comporti separazione dalla principale figura di
accudimento;
• Persistente rifiuto o riluttanza ad uscire di casa per andare a scuola;
Altri sintomi…
• Persistente ed eccessiva paura o riluttanza a stare da soli o senza le
principali figure di attaccamento a casa o in altri ambienti;
• Persistente rifiuto o riluttanza di dormire fuori casa o di andare a
dormire senza avere vicino una delle principali figure di attaccamento;
• Ripetuti incubi che implicano il tema della separazione;
• Ripetute lamentele di sintomi somatici ( mal di testa, dolori di
stomaco, nausea, vomito) quando si verifica o si prevede la
separazione dalle principali figure di accudimento.
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Sviluppo e decorso
• L’esordio del disturbo d’ansia da separazione può verificarsi
anche in età prescolare, in qualsiasi momento durante l’infanzia
e più raramente in adolescenza.
• Vi sono tipicamente periodi di peggioramento e remissione.
• La maggior parte dei bambini con disturbo d’ansia da
separazione non sviluppa disturbi d’ansia nel corso della vita;
• Negli adulti in cui il disturbo persiste, può limitare la loro
capacità di affrontare dei cambiamenti (sposarsi, traslocare). Gli
adulti con questo disturbo sono tipicamente preoccupatissimi
per i coniugi e per i figli quando sono separati da loro.
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55
Una particolare forma di ansia da separazione è la
fobia scolare, che si manifesta in bambini tra 5 e 10
anni di normale intelligenza.
Questi bambini al momento di andare a
scuola manifestano cefalea, dolori
addominali, stanchezza, sonnolenza,
dolori muscolari, vomito, nausea e diarrea.
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In questi disturbi non è la scuola il reale motivo
della sintomatologia ansiosa ma il distacco dalle
figure di accudimento.
In altri casi invece la fobia scolastica sottende
un’ansia prestazionale e la relativa paura
dell’insuccesso. In questi casi pertanto la fobia
scolare rappresenta l’espressione di una fobia
sociale.
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Disturbo d’ansia generalizzato (DSM 5)
E’ caratterizzato dalla presenza di ansia e preoccupazioni
eccessive. Il bambino ha difficoltà a controllare la
preoccupazione. L’ansia e la preoccupazione sono
associate ad almeno tre dei seguenti sintomi
•Irrequietezza o sentirsi tesi, con “i nervi a fior di pelle”
•Facile affaticamento;
•Difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria;
•Irritabilità
•Tensione muscolare
•Alterazione del sonno
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I bambini con disturbo d’ansia generalizzato
“hanno paura di tutto”:
• Quando vengono lasciati da soli;
• Quando devono fare nuove esperienze;
• Quando sono chiamati a svolgere un
compito;
• Hanno paura di eventi catastrofici
(terremoti, guerre) e di eventi naturali
(temporali).
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Le ansie e le preoccupazioni spesso riguardano
la qualità delle prestazioni, anche quando queste
non devono essere valutate da altri.
Questo aspetto rappresenta un importante
elemento per la diagnosi differenziale rispetto
alla fobia sociale, in cui invece l’ansia è legata
alla paura del giudizio dell’altro.
60
Nei bambini più piccoli il disturbo d’ansia
generalizzata si manifesta con sintomi somatici
quali mimica tesa, irrequietezza manifestazioni
vegetative.
Nei bambini più grandi, invece, vi è la
verbalizzazione di preoccupazione eccessiva.
61
• L’insorgenza del disturbo si verifica
raramente prima dell’adolescenza.
• I sintomi del disturbo d’ansia generalizzata
tendono a essere cronici e hanno un
andamento altalenante durante l’arco di vita
fluttuando tra forme sindromiche e
subsindromiche del disturbo.
• I tassi di remissione completa del disturbo
sono molto bassi.
62
Le fobie
Paure ingiustificate di un oggetto o di un
evento, il contatto con il quale determina nel
bambino reazioni intense di angoscia.
63
Nei confronti della fobia il bambino tende ad
utilizzare strategie difensive rappresentate
tipicamente dall’ evitamento.
• Fobia sociale: paure persistenti e irrazionali
nei confronti di specifici oggetti o situazioni
che possono comportare sentimenti di
umiliazione derivanti dal giudizio degli
altri.
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L’ansia anticipatoria e l’ evitamento fanno sì che
il bambino tenda ad apparire eccessivamente
timido negli ambienti non familiari, a sfuggire al
contatto con gli altri, a rifiutare di partecipare ai
giochi di gruppo.
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• Fobia specifica: è
caratterizzata a
paure persistenti e
irrazionali nei
confronti di
specifici oggetti o
di specifiche
situazioni
Stimolo Esempi
Animali Gatti, cani,
serpenti,
cavalli,etc
Ambiente Temporali,
altezza, acqua
Sangue-iniezioni
ferite
Prelievi ematici,
ferite,etc
Particolari
situazioni
Trasporti
pubblici, tunnel,
ponti, ascensori,
luoghi chiusi
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La presenza dell’evento fobogeno scatena nel
bambino intense reazioni di angoscia che si
traducono sul piano comportamentale in pianto,
scoppi ‘ira, irrigidimento e manifestazioni
neurovegetative.
Il livello di ansia o paura varia in funzione sia del
grado di vicinanza allo stimolo fobico che del
grado di limitazione della possibilità di
allontanarsi a esso.
67
Diagnosi differenziale
• Disturbi generalizzati dello sviluppo: in alcune fasi del loro
decorso si possono avere crisi di panico, angoscia e
manifestazioni fobiche, che sono tuttavia sempre conseguenti
alla compromissione dell’interazione sociale.
• Depressione infantile: sono presenti oltre alla manifestazione
ansiosa, una riduzione del tono dell’ umore, problematiche che
investono l’immagine di sé e l’autostima; alterazioni che
viceversa nei disturbi d’ansia non rappresentano un elemento
caratterizzante.
68
Il disturbo ossessivo-compulsivo
Quadro clinico caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o
compulsioni che interferiscono in maniera marcata sulla
vita del soggetto che ne è affetto (DSM IV).
Le ossessioni sono caratterizzate dalla presenza persistente o
ricorrente di idee, pensieri, impulsi o immagini mentali che
la volontà non riesce ad eliminare dal campo della
coscienza e che costituiscono motivo di turbamento e di
disagio.
69
Per definizione il soggetto è consapevole
del carattere morboso del disturbo
riconoscendo le ossessioni come intrusive,
inappropriate e senza senso (ego-
distoniche)
70
Ossessioni più frequenti
• Pensieri ripetitivi di contaminazione
• Dubbi ripetitivi;
• Bisogno di ordine;
• Impulsi aggressivi o terrifici;
• Fantasie sessuali.
71
Le compulsioni sono comportamenti ripetuti
(come il lavarsi le mani, il riordinare o il
controllare) o azioni mentali (come pregare,
contare o ripetere mentalmente delle parole) che
hanno lo scopo di prevenire o ridurre il senso di
malessere che accompagna un’ossessione.
72
Il DOC è abitualmente ritenuto un disturbo dell’età adulta con
frequenza stimata intorno al 2,5%.
Recenti ricerche hanno messo in evidenza che esso si presenta i
età evolutiva con una prevalenza dello 0,5%.
In relazione all’età evolutiva sembra esistere una distribuzione
bimodale con un primo picco di incidenza intorno ai 7 anni e con
maggiore frequenza nel sesso maschile ed un secondo picco
intorno agli 11 anni con prevalenza nel sesso femminile.
73
Manifestazioni di tipo ossessivo si possono riscontrare
fisiologicamente in età evolutiva con modalità variabile a
seconda dell’età.
Le ossessioni sono da considerarsi patologiche quando:
• Sono anacronistiche (inadeguate per caratteristiche e contenuto a livello di sviluppo)
• Diventano insistenti
• Presentano carattere angosciante
• Sono caratterizzate da contenuti insoliti
• Si sviluppano su una personalità di fondo peculiare
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Caratteristiche di una personalità
insolita:
• Spiccata tendenza agli scrupoli ed al dubbio
• Facilità a manifestare crisi di coscienza
• Perfezionismo
• Eccesso di controllo dell’affettività con
conseguente inibizione dei contatti sociali o
marcata timidezza.
Disturbi depressivi (DSM 5)
• Disregolazione dell’umore dirompente;
• Disturbo depressivo maggiore;
• Disturbo depressivo persistente (distimia);
• Disturbo disforico pre-mestruale;
• Disturbo depressivo indotto da
sostanze/farmaci;
• Disturbo depressivo da condizione medica
• Disturbo depressivo con altra specificazione
e disturbo depressivo NAS 75
76
La caratteristica comune di tutti questi disturbi è
la presenza dell’umore triste, vuoto o irritabile,
accompagnato a modificazioni somatiche e
cognitive che incidono in modo significativo sul
funzionamento dell’individuo.
Le differenze tra essi consistono nella durata,
nella distribuzione temporale o nella presunta
etiologia.
Novità del DSM 5…
• Ai disturbi depressivi nei bambini di età inferiore
ai 12 anni è stato aggiunto il disturbo da
disregolazione dell’umore dirompente che si
caratterizza per irritabilità ricorrente e
frequenti episodi di discontrollo del
comportamento estremo.
• Questi bambini sviluppano frequentemente in età
adulta disturbi dell’umore unipolari o disturbi
d’ansia.
77
Criteri diagnostici del disturbo da
disregolazione dell’umore dirompente
• Frequenti scoppi di collera che avvengono
tipicamente in risposta alla frustrazione e possono
essere verbali o comportamentali;
• Devono verificarsi frequentemente in almeno due
contesti e devono essere inappropriati allo stadio di
sviluppo;
• Nel periodo che intercorre tra i gravi scoppi di
collera, l’umore deve essere persistentemente o
cronicamente arrabbiato
.78
Conseguenze funzionali
• Difficoltà nel rendimento scolastico;
• Incapacità a partecipare ad attività solitamente
divertenti per i bambini sani;
• La loro vita familiare è gravemente disturbata dai loro
scoppi di collera ed irritabilità;
• Hanno difficoltà nell’iniziare le amicizie;
• Sono presenti comportamenti pericolosi di tipo
suicidario, grave aggressività e ricovero psichiatrico.
79
Diagnosi differenziale
• Disturbi bipolari;
• Disturbo oppositivo-provocatorio;
• ADHD;
• Disturbi depressivi maggiori;
• Disturbi d’ansia;
• Disturbi dello spettro autistico.
80
81
DISTURBI DEPRESSIVI
Nei soggetti in grado di verbalizzare il loro stato vengono fornite
descrizioni del tipo “mi sento depresso”, “mi sento triste”, “mi
sento scoraggiato”, “mi sento senza speranza”, etc.
Nelle situazioni in cui il soggetto non è in grado di verbalizzare
il suo stato o non è disponibile a farlo, il tono dell’umore si
manifesta con un’esperienza di tristezza, caratterizzata da
povertà della mimica, sguardo inespressivo, rarità del
sorriso, pianto per motivi futili.
82
Sono frequenti anche…
• perdita di interessi
• riduzione dei livelli di attività (scarsa
iniziativa, inibizione e rallentamento
motorio);
• comportamenti ipercinetici e condotte
aggressive;
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I disturbi depressivi compromettono la qualità
dell’interazione sociale, in quanto questi bambini
tendono ad evitare le occasioni di incontro con gli altri e
quando inseriti nell’ambito del gruppo tendono ad
assumere atteggiamenti passivi o ad isolarsi.
La depressione compromette il rendimento scolastico,
che risente delle difficoltà di memoria e di concentrazione
e dell’eccessiva preoccupazione per l’insuccesso
presentato dal bambino depresso.
84
In tale contesto emozionale sono abituali
i disturbi somatici:
• Eccessiva faticabilità;
• Alterazioni del ritmo sonno-veglia;
• Disturbi del comportamento alimentare;
• Dolori vaghi, riferiti allo stomaco, alla
testa o alle gambe.
85
I sintomi depressivi descritti possono
associarsi in maniera differente dando luogo a
quadri clinici diversi per modalità, esordio e
durata:
Disturbo distimico: quadro clinico caratterizzato
da umore “cronicamente” depresso per un periodo
di almeno un anno (in età adulta due anni).
Nei bambini tuttavia è più frequente una condizione
di umore irritabile più che depresso.
86
Disturbo Depressivo Maggiore
Quadro clinico caratterizzato dalla ricorrenza di uno o più episodi depressivi, intesi come periodi di almeno due settimane durante le quali si verificano in diversa
combinazione i sintomi precedentemente descritti.
In particolare depressione dell’umore, perdita di interessi o di piacere per quasi tutte le attività, irritabilità, lamentele somatiche e ritiro sociale.
87
Aspetti evolutivi
Nei primi due anni le manifestazioni depressive
consistono:
• Pianto frequente;
• Riduzione dei livelli di attività;
• Scarso interesse all’ambiente;
• Disturbi del comportamento alimentare;
• Alterazioni del ritmo sonno-veglia.
88
A partire dai 3-4 anni le manifestazioni
depressive oltre che sul piano comportamentale
vengono espresse anche a livello fantasmatico:
sogni, giochi, test proiettivi.
Con l’inizio dell’adolescenza per l’ulteriore
maturazione dell’apparato psichico il soggetto
acquisisce capacità di introspezione per cui le
manifestazioni depressive vengono espresse sul
piano della verbalizzazione.
89
Manifestazioni cliniche della depressione
sintomi emozionali:
• umore depresso e melanconia, noia
• umore collerico o irritabile, rabbia immotivata
• anedonia e mancanza di piacere nelle attività
• tendenza al pianto, perdita di allegria
• non sentirsi amato, commiserazione
• paure immotivate, ansia di separazione
• mancanza di speranza e senso di inutilità
sintomi cognitivi:
• autosvalutazione e perdita di autostima
• senso di colpa e autoaccusa,
• disperazione, pessimismo, idee di rovina
• difficoltà di attenzione e concentrazione
• indecisione, inibizione, lentezza ideativa
• ideazione vischiosa, ossessiva, idee di morte
• perdita della temporalità, assenza di prospettiva
sintomi psicosomatici
• affaticamento e astenia, malessere diffuso
• cambiamento dell’appetito e/o del peso
• dolori e i malesseri aspecifici e indistinti
• disturbi del sonno (insonnia/ipersonnia)
• rallentamento o agitazione psicomotoria
• cefalea o emicrania, vertigini
• disturbi digestivi, alopecia, disturbi immunitari
sintomi comportamentali
• chiusura o isolamento sociale, turbe relazionali
• condotte oppositive o aggressive, fughe, furti
• docilità e passività eccessiva
• aspetto trascurato nell’igene o abbigliamento
•turbe del compotamento alimentare
•ideazione e il comportamento suicidario
• peggioramento delle prestazioni scolastiche
90
COMORBIDITÀ
• Disturbi d'ansia (30-80% DDM; 40% DD)
• ADHD (20-30% bambini, 15% adolescenti)
• Disturbi del comportamento (10-80% DDM, 30% DD)
• Abuso di sostanze (20-30%)
• Enuresi, encopresi (15%)
91
DIAGNOSI
Le manifestazioni depressive fanno parte della normale dinamica dello sviluppo. Quando tali manifestazioni diventano elemento di preoccupazione e di allarme?
• FATTORE INTENSITÀ: gravità delle manifestazioni
• FATTORE TEMPO: durata delle manifestazioni (consultazione dopo 3-6 settimane di più sintomi)
• FATTORE INTERFERENZA FUNZIONALE: significativo impatto sulle attività della vita quotidiana
DEPRESSIONE “NORMALE”-DEPRESSIONE “PATOLOGICA”
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DISTURBO DELL’ADATTAMENTO-
DISTURBO DEPRESSIVO
DISTURBO DELL’ADATTAMENTO (in passato “depressione reattiva”):
stato d’animo di “demoralizzazione” (tristezza, bassa autostima, etc) che fa seguito alla esposizione ad uno stress acuto o cronico, differente dal disturbo depressivo per intensità e durata.
RISCHIO: MINIMIZZARE UN VERO DISTURBO DEPRESSIVO ATTRIBUENDOLO SEMPLICEMENTE
AD UN EVENTO ESTERNO
Se sono soddisfatti i criteri per depressione non si può parlare di disturbo dell’adattamento in quanto l’evento esterno ha un ruolo scatenante di slatentizzazione di una vulnerabilità’ depressiva sottostante e non un significato causale
93
Prognosi
Alcuni stati depressivi sono di breve durata e possono rappresentare un unico episodio della vita del soggetto
(evento traumatico).
In altre situazioni si possono verificare recidive più o meno frequenti con evoluzione cronica.
In età evolutiva è poco frequente l’evoluzione verso un quadro maniaco-depressivo, ma può esserci una compromissione importante nel processo di
formazione della personalità.
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PROGNOSI
Aumento del rischio di: suicidio tentato o completato, dipendenza da sostanze, malattie fisiche, esposizione ad eventi vitali negativi, cattivo adattamento sociale (rischio dissociale).
La prognosi è condizionata da:
età di esordio
gravità clinica
comorbidità
contesto familiare
condizioni socio-economiche
eventi vitali negativi
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RISCHIO SUICIDARIO
• In USA quadruplicato dal 1950 ad oggi;
raddoppiato negli ultimi 20 anni;
12% della mortalità in adolescenza (seconda causa di morte tra 14 e 25 anni).
• In Italia (ISTAT) il suicide rate nei maschi di 15-19 anni è passato da 27.3 per milione (1969) a 48.3 (1994), mentre è sceso nelle femmine da 23.2 a 10.8.
Il massimo del rischio suicidario maschile è nel nord Italia (57.1).
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CRITERI DIAGNOSTICI DEL DB
SECONDO IL DSM 5
• DISTURBO BIPOLARE I: Presenza di un episodio maniacale singolo che precede o succede ad un episodio depressivo maggiore o a episodi ipomaniacali
• DISTURBO BIPOLARE II: Esperienza di almeno un episodio depressivo maggiore e di un episodio ipomaniacale
• DISTURBO CICLOTIMICO: Periodo di almeno due anni (1 anno nei bambini e adolescenti) in cui siano presenti numerosi episodi ipomaniacali o sintomi depressivi che non soddisfino i criteri per episodio depressivo maggiore, maniacale, o misto. I sintomi devono essere presenti quasi costantemente (con meno di due mesi consecutivi di benessere) e devono provocare una compromissione clinica significativa del funzionamento sociale
Episodio maniacale
• Autostima ipertrofica o grandiosità
• Diminuito bisogno di sonno
• Maggiore loquacità del solito o spinta continua a parlare
• Fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si
succedano rapidamente
• Distraibilità
• Aumento dell’attività finalizzata (sociale, scolastica,
sessuale) o agitazione psicomotoria
• Eccessivo coinvolgimento in attività che hanno un alto
potenziale di conseguenze dannose
97
98
COMORBILITA’ del
disturbo bipolare
• Disturbi d’ansia ;
• ADHD;
• Disturbo da disregolazione dirompente dell’umore;
• Disturbo della condotta;
• Disturbo oppositivo-provocatorio;
• Disturbo da uso di sostanze.
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PREDITTORI DI UN VIRAGGIO BIPOLARE
DELLA DEPRESSIONE INFANTILE
RISCHIO (IPO)MANIACALE IN BAMBINI DEPRESSI O DISTIMICI
Rischio: dal 6% al 35% (triplo rispetto agli adulti)
Fattori predittivi: Esordio precoce
Familiarità per DB
Disturbi multipli d’ansia (DOC, Fobia soc). Sintomi (ipo)maniacali da antidepressivi (disinibizione comportamentale)
Rallentamento psicomotorio. Sintomi psicotici
Conseguenze funzionali del disturbo
bipolare
• Nel 30% dei casi di DB si osserva una grave
compromissione del funzionamento
lavorativo, in quanto si verificano deficit
cognitivi che possono persistere anche nei
periodi di eutimia;
• Il rischio suicidario nell’arco di vita è
stimato 15 volte superiore rispetto a quello
della popolazione generale.
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Conclusioni
Valutazione dei sintomi in un’ottica evolutiva 1. condizione patologica o parafisiologica?
Conoscenza del disturbo e/o dei disturbi associati 1. disturbo internalizzante o esternalizzante?
2. presenza di disturbi in comorbilità
Individuazione del significato comunicativo del sintomo
1. tessitura di una rete di intervento
Prevenzione dell’evoluzione in disturbo di personalità
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