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Incontro del CIB nel West Africa – Settembre 2011 1 Mère Henriette di Koubri apre l’incontro portando il cero del CIB. Mère Henriette è la Delegata della regione del West Africa, del Centro e del Mada- gascar. Communio Internationalis Benedictinarum Regione 5 : Benelux Settembre 2011 : - incontro del Consiglio di Amministrazio- ne del CIB a Koubri (Burkina Faso) - incontro della Conferenza del CIB a Dzobégan e Sadori (Togo) e a Toffo (Bénin) Qualche nota da condividere in seguito all’ultimo incontro del CIB. Sr Thérèse-Marie Dupagne Monastère d’Hurtebise B. 6870 Saint-Hubert Delegata per la Regione 5

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Incontro del CIB nel West Africa – Settembre 2011 1

Mère Henriette di Koubri apre l’incontro portando il cero del CIB.

Mère Henriette è la Delegata della regione del West Africa, del Centro e del Mada-gascar.

Communio Internationalis Benedictinarum Regione 5 : Benelux

Settembre 2011 :

- incontro del Consiglio di Amministrazio-ne del CIB a Koubri (Burkina Faso) - incontro della Conferenza del CIB a Dzobégan e Sadori (Togo) e a Toffo (Bénin)

Qualche nota da condividere in seguito all’ultimo incontro del CIB.

Sr Thérèse-Marie Dupagne Monastère d’Hurtebise B. 6870 Saint-Hubert Delegata per la Regione 5

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Questo soggiorno nel West Africa mi ha condot-to nel paese del Proverbio e dell’immagine, non meravigliarti dunque, tu che mi leggi, di trova-re, in linea con queste note, qualcuno di questi tesori di saggezza africana. Mi piacerebbe che, intrecciata alle mie parole tu potessi intendere la voce dei nostri fratelli e sorelle di queste regioni, il sussurro dello Spirito nel loro cuore.

Accoglienza delle no-stre suore della regione 17. In primo piano sr Marie Fidegnon del Monastero di Dzogbe-gan che ha curato in modo particolare l’organizzazione dell’incontro.

Qualche pennellata…...

Cosa condividere di questo soggiorno ? Mi è im-possibile raccontare tutto minuziosamente. Le pagine che seguono vogliono semplicemente abbozzare qualche tratto di questo incontro. Sappi che questo è stato il mio primo soggiorno in Africa e che non è durato 3 settimane. Lungo i primi paragrafi troverai soltanto la con-divisionedi impresioni di una novizia, qualche traccia del lavoro nel Consiglio di Amministra-zione e nella Conferenza. Poi qualche oco dei nostri incontri. Non un diario che segua i nostri giri giorno per giorno. Ma una commistione di riflessioni spigo-late lungo il cammino.

Un incontro, degli incontri...

La regione 17 della CIB raggruppa i paesi del West Africa, del Centro e del Madagascar paesi in cui il francese affianca le lingue autoctone.

Abbiamo posato i nostri piedi sulla terra rossa del West Africa, più precisamente a Ouagadou-gou, Koubri (Burkina Faso), à Lomé, Dzobégan, Agbang, Sadori (Togo), à Lanta, Agbomey, Tof-fo, Hékanmé et Ouidah (Bénin), dove per qual-che ora, dove per qualche giorno. Gli incontri CIB sono un felice ritrovarsi e anche incontri di persone nuove. Quest‘anno erano presenti : M Henriette (Burkina) Sr Judith Ann (USA, moderatrice), sr Mary-Jane (USA, segre-taria). Sr Gian Paola e la sua inseparabile tra-duttrice, sr Cristina (Italia), M Fabienne (Fran-cia), M Zoé (GB), M Martina (Polonia), M Ana-stazija (Croazia), Sr Christine, sr Anne e sr Pa-tricia (USA), M Vania (Brasile), sr Mary-John (Philippines), sr Kim (Australia), M Metilda (In-dia), M Angela (Tutzing). In breve un vero pic-colo mondo che già soltanto per questo vale la pena dell’incontro. Il Padre Notker, Abate Pri-mate, ci ha fatto il dono della sua venuta, e ha partecipato alla prima settimana dell’incontro togolese.

La Regione è vasta, è impossibile incontrare in pochi giorni tutte le comunità benedettine che ci vivono. Considerato questo, se noi non pos-siamo andare da loro, per quanto è possibile, le comunità, nella persona delle loro superiore, verranno al nostro incontro: Così, Madre Paul de Bouaké (Costa d’Avorio), ), Madre Raphaël de Friguiagbé (Guinea), Madre Joséphine de Babete (Camerun), Suor Gabriel del Madaga-scar, si aggiungeranno a Madre Henriette de Koubri (Burkina Faso), Madre Blandine di Dzo-bégan (Togo), Madre Spera di Sadori (Togo) et Madre Marie-Reine di Toffo (Bénin), per parte-cipare al Consiglio e alla Conferenza della CIB. Il piacere di condividere!

In così poco tempo, è impossibile percepire le sfumature dei luoghi, dei paesi, delle regioni. Queste pagine sono lacunose. Manca anche e con maggior dipiacere, ciò che dà sapore a que-sti incontri: il dialogo con le persone (membri del gruppo della CIB, sorelle e fratelli che ci hanno accolte).

Chi non conosce nessun proverbio, non sa

assolutamente nulla,

E’ un uomo perduto, morto

Proverbio africano

Un solo braccio

non riesce a circondare il Baobab. Proverbio africano

Se qualcuno è con te, tu sii con lui. Proverbio africano

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Vivere il viaggio

Quando i visti si mescolano….

E’ purtroppo tradizionale nei nostri incontri. Il problema dei visti torna in superficie ! Sr Magdalena del Namibie non ha potuto rag-giungerci non avendo ottenuto alcun visto. Sr Mary-John non ha potuto arrivare al Consiglio di Amministrazione a Koubri per colpa di « sesa-mo ». Se l’aereo delle Filippine aveva accettato di prenderla, lo scalo a Hong Kong è stato fata-le ! Niente visto? Niente volo ! Fortunatamente ella è riuscita a mettere a profitto questo scalo prolungato per ottenere il visto togolese, e ha potuto raggiungerci a Lo-mé. Quelle che sono entrate in Togo con un visto provvisorio si vedranno obbligate a rifare le foto di identità e le formalità per ottenere il prolungamento. Madre Zoë non potrà accompa-gnare il gruppo a Sadori. In quel momento do-vrà tornare a Lomé, all’ambasciata perché le venga aggiunta una pagina al passaporto. Fortunatamente per il cielo non è richiesto al-cun visto! Basta la preghiera del ladrone!

Mettersi in strada

Ecco, bisogna partire…. è sempre una avventu-ra. Andare incontro all’ignoto, prepararsi ad accettarlo. Andargli incontro a mani vuote, a cuore aperto. È un bel cantare: “Il mio cuore è pronto, mio Dio, il mio cuore è pronto.” È pron-to davvero? Solo Dio lo sa! La mia valigia tra-bocca dei buoni consigli ricevuti, delle preghie-re promesse, della sollecitudine delle mie con-sorelle di qui e di là. Sì, lo so, partendo è tutto un universo di relazioni che mi accompagnano. E va bene! E poi, sta a te: a te Signore! Dove dunque mi conduci ? Perché più che mai questa valigia risuona come un richiamo ? Un richiamo a confidare in te, a seguirti, a procedere al tuo incontro. Invito a spogliarsi, ma chi potrà ve-ramente dimenticare se stesso?

Se non diventate come bambini !

I vaccini sono a posto: grazie signora pediatra. Sì, nella mia provincia è così: Il vaccino della « febbre gialla » si fa solo dal pedia-tra ! ☺ ☺ ☺ Elogio della stabilità

Grazie Rosy. Con te la strada è bella, la condi-visione profonda ! Dono del mattino! Buon giorno aeroporto ! Incomincia il circuito abituale: la fila al check-in, i controlli. Ma sarà una cosa seria ? Una monaca che finisce per avere il suo marchio all’aeroporto? Ma guarda!

I bagagli... Una particolarità di quest’anno, dovremo viag-giare molto. 17 notti in 7 letti differenti, la 18^ sera sarà in aereo! Più di 1500 km di stra-de/piste (sì, avete letto bene!) Fare e rifare la valigia. Sedersi sulla valigia per convincersi di fermarsi. Lungo i giorni, ho tutto il tempo di contemplare le cose inutili che mi sono portata “in caso che..”! Ci sono sempre abbastanza a dirmi che cosa bisogna portare…. e se compilassi l’elenco di quello che conviene lasciare, coscientemente, deliberatamente. Quest’anno ho lasciato il computer in ufficio. Avrebbe potuto servire. Ho portato la tonaca nera adatta al clima belga. Nella calda Africa….. ma sogni ? Ben piegata non vedrà dell’Africa che la polvere rossa al fondo della mia valigia. ! Il bagaglio di Sr Judith Ann è rimasto a Parigi, mancando il volo per il Burkina ! 7 ore di scalo a Parigi non sono dunque state sufficienti per trasferire il suo bagaglio, dice sorridendo. Ci vorranno 2 giorni!

Il leopardo non si allontana mai dalle sue

macchie. Proverbio africano

Il rospo non salta mai all’indietro. Proverbio africano

I bagagli delle suore, sulla cima dell’auto! Il carico è completato dal bagagliaio del 2° veicolo che non si può chiudere altro che con un legame!

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Non portate né borsa, né mantello… hum !

Il Cappellano Michel, il cappellano dell’aeroporto, gira nei corridoi. Mi saluta e si comincia uno scambio. Poi il suo sguardo si fissa su un uomo in difficol-tà: ubriaco, è a terra fino a che si avvicina il servizio d’ordine. Tranquillo, Michel si dirige verso i tre uomini, cambia, sembra inquietarsi tanto per i rappresentanti dell’ordine quanto per l’uomo in difficoltà. Tutta un’arte che si conclude in un atto di u-manità, due uomini che sollevano un terzo e l’aiutano a lasciare il luogo! Grazie! L’imbarco Seduta in attesa dell’imbarco, guardo le perso-ne. Dei bambini giocano nello spazio destinato a loro. Dei giovani digitano sul loro cellulare o sulla tastiera del computer. Degli adulti, più o meno rugosi, conversano o leggono un giornale. Degli Europei si preparano a partire verso l’estero, degli Africani si rallegrano di ritornare al loro paese. Altri sono semplicemente di pas-saggio. Un concentrato di umanità.

Confidenza Seduto vicino a me, Y. un abitante del Benin, fotografo di professione, torna al paese. Ha appena terminato un periodo di formazione in Canada. E’ molto felice di raggiungere sua mo-glie. Fra due anni, se tutto va bene, sarà ordi-nato diacono . Mi confida un momento difficile del suo passato, un grave errore di gioventù di cui gli resta la ferita. E mi chiede di pregare con lui, perché ritornino la pace e la giustizia. Mi stupisco sempre di queste aperture del cuo-re, così semplici, a me che sono sconosciuta… Non è per raggiungere la nostra umanità con la sua grazia che Dio si è fatto uomo fra gli uomi-ni? E donandoci suo Figlio non ci ha confidato tutto? Ormai egli vuole avere bisogno di noi!

In volo Ci si imbarca e si parte…. Fra qualche ora pose-rò il piede in Africa. Nessuno vicino a me in aereo, posso avere il tempo di recitare l’Ufficio, di affidare al Signore questo viaggio, gli incontri. Vorrei vivere questo tempo come si vive un tempo di ritiro: un incontro sempre più profondo col Signore. Nel silenzio come nelle conversazioni, Signore, io scorgo la tua presenza. Vieni spesso a par-larmi! E dammi di ascoltarti veramente. I passeggeri davanti a me si voltano, e decidono ci intraprendere una conversazione. Mi comuni-cano semplicemente la loro vita e mi lasciano il loro indirizzo in Benin: “Non si sa mai, se ne avete bisogno!”

Primi passi in Africa Atterraggio

Arrivata a Quagadougou (Burkina). Al controllo tutti sorridono e lasciano passare. Non importa cercare su quale nastro mobile arriveranno i bagagli…. Ce n’è soltanto uno. E ho visto solo due aerei sulla pista … L’atterraggio era segnalato dai gesti in codice del personale a terra. Matrimonio di alta tecno-logia con la semplicità disarmante! Intanto che spio l’arrivo della mia valigia, arri-vano M. Henriette e Sr Judith Ann con la cogna-ta di M. Henriette! Gioia di rivederle, non sarei rimasta a lungo sola in terra sconosciuta. Usciamo dall’aeroporto; ed ecco posiamo diret-tamente i piedi sulla terra rossa che avevo in-travisto dall’aereo. Una fine polvere rossa che tende a ricoprire tutto. E’ un tale secco. Una

graziosa nuvola si aggira nel cielo, M, Henriette spera che si possa vuotare a Koubri; la sua spe-ranza non sarà delu-sa!. Vediamo, è evi-dente: quando uno viene dal Belgio, deve portare con sé

la pioggia!!!

Siediti ai piedi di un albero,

col tempo

vedrai l’universo passare davanti a te. Proverbio africano

E’ l’uomo che è rimedio per l’uomo. Proverbio africano

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Sulla traccia L’automezzo del monastero arriva e noi ci is-siamo sul solido fuoristrada. Lo stato delle strade proverà presto quanto è giudiziosa que-sta scelta!

Dopo un tratto di pista, ci troviamo rapidamen-te su una strada di terra battuta, completa-mente rossa come un campo da tennis. Verreb-be la voglia di lanciare la palla… a parte che la superficie è lontana dall’essere liscia: i falsi rimbalzi sono assicurati. La strada è crivellata da nidi di gallina, o piuttosto di struzzi, e per evitare che ci prenda la voglia di prendere ve-locità, dei dissuasori attraversano la strada regolarmente. Sono formati da mucchi di terra sistemati continuamente dal servizio di sorve-glianza stradale. Per procedere, l’autista sce-glie una linea che incontra meno incidenti e meno bu-che, quindi passa a sinistra o a destra secondo…. Scoprirò i giorni seguenti che questo è lo stato normale delle strade, nel paese visitato. La vita sulla strada Una fermata. Un piccolo gruppo di zebù attra-versa la strada: questi zebù sono scheletrici, non hanno veramente nulla a che fare con le vacche che passano davanti al nostro monaste-ro dandoci un corso libero di muscolatura: Qui gli zebù ci danno piuttosto una lezione sullo scheletro!. Un po’ più in là passano delle capre…. Ah, buon giorno amiche! Voi, sì siete carine! Siamo dunque in una terra di conoscen-ze ! più lontano un bambino conduce alcuni

montoni. Lungo tutta la strada delle minuscole bot-teghe (3 o 4 m2), ciascuna vende quello che può: legu-mi, frutta ara-

chidi; qui c’è un mini distributore: bottiglie da

un litro aspettano di essere versate con un im-buto nel vostro serbatoio. Là ci sono dei vesti-ti,ammonticchiati per terra, qui un po’ di fou-fou pronto da mangiare. Qualche bar offre i suoi servizi. Seduti su panche di fortuna, degli uomini sembrano attendere la fine del giorno…. a meno che essi non assaporino il tempo che passa e scivola via! La povertà è all’appuntamento per accogliermi in questa terra d’Africa! Povertà e semplicità estrema.

Senza dubbio il Bur-kina, più vicina al Sahel, porta mag-giormente il segno dell’aridità del suolo che non il Togo e in Benin. Più proseguiamo, più

i negozietti si diradano. Lasciano il posto a un paesaggio composto di rosso e di verde. Qua e là cresce la vegetazione… felicità dei piccoli greggi che trovano qui di che mettere erba sot-to i denti. Ogni tanto degli alberi sparsi in que-sta campagna. Alcuni hanno tronchi enormi. Buon giorno baobab! La circolazione si fa meno intensa: finora è sta-ta un flusso continuo, formato essenzialmente da due ruote, e su queste due ruote, di sono due persone più frequentemente che una: qualche volta due bambini e i loro genitori! Camion e fuoristrada sono la maggior parte dei veicoli motorizzati. Lungo la strada, delle donne e dei bambini por-tano sulla testa quello che mi sembra essere un carico molto pesante (dei sacchi enormi dal contenuto sconosciuto, legna, recipienti pieni d’acqua che bagnano i loro portatori ad ogni passo,…) Intravedo qualche piccola coltivazione di mais (alcune completamente bruciare dal sole e dall’assenza d’acqua), il suolo è ingrato, poco fertile. Si frena, una gallina decide di attraver-sare con la sua covata… evidentemente ha la priorità. Le abitazioni so-no capanne fatte di terra del paese, talvolta roton-de coperte da un tetto naturale, più spesso ret-tangolari con un tetto di lamiera, pochissimo incli-nato. La maggior parte sono piccolissime. Ci sono trenta Km fra Ouagadougou e Koubri, e ci avremo messo quasi un’ora per percorrerli. Alla fine del percorso, alle imprevedibilità della strada si è aggiunta una felice poggia tanto

Non c’è una buona contrada,

Sapersi adattare è la buona contrada. Proverbio africano

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attesa. Il temporale che si era preannunciato fino da Quagadougou, aveva l’incarico di annaf-fiare Koubri! Credo che le suore vogliano chie-dere ai Belgi di alternarsi per venire a visitarle! Si abbatte un vero diluvio, non ci si vede nulla… l’autista coraggiosamente continua la sua stra-da e raggiunge il luogo fissato. Presso le consorelle Là si trovano due monasteri, quello dei monaci a sinistra ed è quello che raggiungiamo: Mère Henriette è veramente felice di accoglierci. Questo Monastero è stato fondato da Valognes, sr Brigitte del gruppo delle fondatrici ne è la testimone. La comunità è bella e più che acco-gliente. Non immaginavo affatto che avrei avu-to l’impressione di essere a casa, e tuttavia è così. Fortunatamente le mie consorelle non leggeranno qui fino a che non mi vedranno di ritorno, altrimenti avrebbero di che essere pre-occupate!

Si, la comunità è così frater-na che subito, ci si trova a casa. Il monastero è come un piccolo villaggio, non un edificio grande, ma dei pic-coli padiglioni spesso di un solo piano. Dei chiostri all’aperto, coperti con un tetto di lamiera consento di passare dall’uno all’altro. Al

centro la chiesa ottagonale. Le suore ci ricevono tra loro. Io alloggio in una camera dell’infermeria, vicino a sr. Brigitta. Un ventilatore al soffitto mi fa un bel servizio, un mazzolino sorride sulla tavola: dei fiori di giar-dino di cui due uccelli del paradiso, mi accom-pagneranno nel soggiorno. Poso il bagaglio, e ricevo un buon bicchier d’acqua come pure il primo Yogurt della mia permanenza. E’ delizio-so, ed è naturale, lo hanno fabbricato le nostre suore di Koubri! Qui la sera arriva senza farsi annunciare. Non dimentico le raccomandazioni: è l’ora delle zanzare! Uno spruzzo di repellente. Raggiungo il refettorio dove la comunità ci riceve, frater-namente, semplicemente, cosa opportuna. Im-possibile non indovinare i nostri posti… Dei fiori ce li indicano! Magia della Regola di Benedetto che ci offre una tale fraternità al di là dei km. Il pasto è servito. Le sorelle vegliano sui nostri stomaci occidentali più fragili. Quale attenzio-ne!

In refettorio abbiamo la lettura de la cronaca di Dourgne. Così vicina e così lontana! Comunione internazionale delle benedettine in atto! Durante la ricreazione scopro il viso dell’una e dell’altra, si socializza. Passa il tempo, ecco Compieta. E’ bello condividere la preghiera prima del silenzio della notte. Première nuit Silenzio per le suore, ma non per la natura. La notte in Africa è popolata di strane voci. Grilli, rane e altri si alternano per offrirci il concer-to! In confronto, le nostre notti europee sono vuote asettiche. Cosa abbiamo fatto alla natu-ra? Guardo il cielo, ma non vedo le stelle. So-gno di vedere la costellazione della Croce del Sud invisibile nei nostri paesi. Ecco la mia prima notte in Africa al riparo di una zanzariera. Il tempo della ricreazione mi ha sufficientemente mostrato che non eviterò le punture. Decido di stare attenta e basta.. Non bisogna farsi una fissazione per le zanzare e rovinarsi la vita! Scopro che devo condividere la camera. Una lucertola vi ha posto abitazione. Gli mostro la porta di uscita, che sembra im-boccare abbastanza volentieri. Qualcuno deve avergli già insegnato la strada. Dieci minuti

dopo l’amico è di ritor-no. Di sicuro, scusami, sei tu che sei a casa tua, e io ti ho distur-bato. Allora, OK, tu giri sui muri e sul soffitto come ti pare, e io oc-

cupo il letto e la tavola. Così sembri soddisfat-ta, e anch’io, va tutto bene! Margouillat? Geco? Dimmi il tuo nome! Sei felice della mia presen-za? Io ti ho fatto la foto! Davanti alla mia camera un albero ha genero-samente dato i suoi rami a degli uccelli costruttori. Dovrò cercare i loro nomi, intanto li chiamo ri-gogoli dalla testa nera. Sono veri e propri artisti nell’arte del ce-staio. I nidi costruiti di erba assomigliano a dei panieri, la cui uscita è orientata verso il basso. Sono loro che suonano la sveglia più che alle-gramente.

La più buona di tutte le pietanze quella che ha trovato in te la fame.

Proverbe africain

E’ alla cima della vecchia corda che si ag-giunge la nuova.

Proverbio africano

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Celebrazioni Il primo ufficio è alle 4.45… non è un problema per me, perché per il cambio di orario corri-sponde alle 6.45 in Belgio! Alcune avranno una differenza di più di 7 ore da digerire! E questo è il primo dei nostri incontri! Il salterio è lo stesso che abbiamo noi e anche alcuni inni. Questo è l’inno cantato nelle mie prime mattine africane: A la mesure sans mesure. Sono veramente in terra fraterna! La sfumatura è adatta: la liturgia è accompagna-ta ora da due Koras, ora dal balafon, ora dalla cetra o dal tam-tam djembé, perle, campane e altro (scusate se i nomi non sono corretti). E l’insieme dà una liturgia veramente devota e bella. Grazie alla vigilanza di sr Jeanne, non mi manca nessuno dei testi. Ho la fortuna di pre-gare con le mie consorelle di Koubri. Questa liturgia mi conquista oppure la conquisto io? Gusto i gesti sobri, semplici che accompagnano il Padre Nostro e le preghiere. Aiutano l’interiorizzazione.

Che si sia in un monastero o nell’altro, sotto la direzione della comunità monastica o della par-rocchia, dappertutto si danza! Talvolta all’entrata, spesso all’offertorio e all’uscita perché no! Padre Théo-dore e Padre Martin di Dzogbégan ci diranno quanto il lavoro di incul-turazione è una lunga fatica. Bisogna metter-cisi! Anche i colori hanno la loro importanza: così durante la liturgia le postulanti a Dzogbe-gan hanno un abito grigio cenere, segno di con-versione. Le novizie hanno una tunica verde, segno di resurrezione, di vita nuova, mentre le professe sono in bianco! Dopo i vespri della domenica i monaci di Dzo-gbegan hanno un tempo di adorazione: sempre in ginocchio pregano per il loro paese, una pre-ghiera molto densa redatta dalla conferenza episcopale a favore della pace e della riconci-liazione nazionale.

Al lavoro Il quadro è talmente da sogno che ci si dimenti-cherebbe perfino che siamo lì per lavorare! Ogni giorno di lavoro incomincia con un tempo di preghiera comunitaria. Sr Metilda ha prepa-rato la preghiera d’apertura del Consiglio di Amministrazione. Un bellissimo gesti l’accompagna. Ciascuna di noi ha portato un po’ di terra del suo paese. La versiamo in un vaso che contiene già un po’ di terra rossa del Koubri. Mescolando le nostre terre preghiamo che il Signore ci conceda di vivere in unità e solidarietà. Il vaso della nuova terra sarà affi-dato alla comunità, segno di comunione.

A Koubri un giorno è dedicato al consiglio di Amministrazione. A Dzogbégan sono destinati molti giorni di lavoro della confe-

renza: approvazione del bilancio (grazie a sr. Diana e a Sr Caterina che lavorano nell’ombra!), rilettura dei verbali delle riunioni precedenti, condivisione di informazioni, revi-sione degli obiettivi degli anni futuri, calenda-rio degli incontri…. Le riunioni si svolgono sotto la guida di Sr Ju-dith Ann. Non per nulla ella è la moderatrice della CIB! Sr Mary-Jane nostra infaticabile segretaria non manca certo di attivarsi. Invito a ciascuna di approfondire le proposte di soli-darietà, autenticità e rispetto…. Tutto un programma. Alcune notizie su questi lavori - un nuovo catalogo di suore e monache bene-dettine è previsto per il 2014. Riceverete le domande preparate nel corso del 2013 - Sr Mariangela di Assisi raccoglie tutti i dati disponibili per creare una “biblioteca sul WEB”, che come è ovvio sarà multilingue: riferimenti dei siti delle comunità. Articoli interessanti per la formazione iniziale e continua… riceverete una richiesta per mettere assieme tutti gli ele-menti - Il prossimo simposio nel 2014 a Roma avrà per tema : “L’ascolto”.

Quando uno cambia di posto a un tam-tam

inventa un suono nuovo. Proverbio africano

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- al congresso degli abati in Roma nel 2012, Sr Judith Ann deve proporre gli scam-bi per un laboratorio “relazioni tra monaci e monache”. Se avete delle idee, dei sugge-rimenti sull’argomento, sarà molto felice di riceverli. - Dal 30 aprile al 4 maggio si terrà a Kyle-more (Irlanda) un incontro per le giovani benedettine d’Europa con M. Marie Hickey (affrettatevi a imparare un po’ di inglese). Seguiranno altre informazioni. -

Alcune relazioni per alimentare la rifles-sione - Non vi riassumo le conferenze che abbiamo ascoltato nel corso di questo periodo, spero di potervi inviare il testo integrale.

- Mère Paul de Bouaké ha presen-tato il modo in cui i monasteri di questa regione d’Africa tentano di vivere i loro obiettivi in questi 4 anni: solidarietà, autenticità, ri-spetto. Padre Louis Hondocodo ci ha par-

lato del posto della donna nella società africa-na. Dopo la relazione abbiamo discusso fra noi: uno scambio molto ricco che ci ha scoperto gli oriz-zonti le une delle altre. - Anche Padre Notker ha preso la parola. E’ felice di vedere che la CIB si sviluppa nella complementarità e invidia un pochino il mona-chesimo femminile che non ha il pericolo dei danni del clericalismo e la CIB che non è assali-ta dal peso delle questioni istituzionali! - L’arcivescovo di Cotonou è venuto a parlarci della storia della cristianità del Benin. “Io non speak l’inglese, perciò sbrogliati a tradurmi” sfida Sr Mary con bonomia.

In margine al lavoro - Il 1 ottobre sr Judith-Ann festeggerà il suo giubileo, e canterà il suo suscipe (purché abbia ritrovato la voce scomparsa a causa del raf-freddore! In Africa? Sì è possibile!) - Il 6 novembre di quest’anno saranno 10 anni che la CIB è ufficialmente nata, a Nairobi! E’ stato davvero simbolico il ritrovarci in terra d’Africa per celebrare un po’ in anticipo questo anniversario! - Il 10 e l’11 novembre l’AIM festeggerà i suoi 50 di esistenza a Ligugé Donne onorate per l’onore delle donne Sr Mary John (Filippine) è stata nominata una delle 100 donne più creative e animatrici del mondo, per la sua attività a servizio delle donne del suo Paese. Eccola in compagnia di Sr Patricia (Chicago), che ha già ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua lotta tanto discreta quanto efficace per le donne, per offrire un alloggio alle senza-tetto. Le feste Le nostre sorelle di Koubri e di Dzogbégan ci hanno offerto una serata di festa con canti e dan- ze. Ed è stata la nostra stanchezza che ha privato le suore di Sadori e di Toffo di un tale incontro. Desolate per questa mancanza! Sì, purtroppo le nostre sorelle hanno sopravvalutato la nostra resistenza fisica, e un po’ sottovalutato i limiti imposti dagli spostamenti. Ma anche questo fa parte dell’esperienza e della condivisione.

Per quanto numerosi siano i lavori portati

a termine, quelli che sono ancora da fare

sono più numerosi. Proverbio africano

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Esperienze di vita quotidiana

La visita al monastero di Dzogbégan è stata occasione di scoprire un poco il quotidiano delle nostre sorelle e del villaggio. Preparare un puré di pomodori senza elettricità? Una pietra cilindrica su una pietra piatta…. Un po’ di tecni-ca ed ecco qua!

Il foufou? Del tubero di igname, cotto, pestato con ritmo. La pasta è pronta. Un po’ di

vino di palma? Non chiedetene tutti i giorni. Per prepararlo occorre abbattere l’albero!. Poi, togliete le palme, appro-fittatene per raccogliere i frutti che daranno l’olio. Poi preparate la cime dell’albero, introducete un po’ di fuoco, ed ecco, il vino cola. Lavori casalinghi. Per pulire il pavi- mento, sembra che senza manico la scopa è più effica- ce…. Allora andiamo. Il risul- tato è impeccabile! Dun- que, di che vivono le nostre sorelle? A fianco dell’accoglienza di ospiti, l’artigianato è molteplice e vario: confezione di parati liturgici, tessitura, fabbricazione di yogurt, farine alimentari, vino, conserve di pomodoro, panificio, macelleria, polli e uova…. Il monaci di Dzogbégan fanno dell’allevamento e della coltivazione (caffè, cacao, ananas…) Ovunque il problema principale è quello del commercio della produzione. Bisogna talvolta percorrere molta strada per vendere i prodotti. E il mercato è condizionato dalla vita politica ed economica del paese. P- Théodore ci ha spiegato che la loro vendita del caffè è diminuita da 24 a 7 tonnellate all’anno, soprattutto a causa dell’instabilità politica. Altri problemi sorgono anche per l’approvvigionamento delle materie prime (il cotone per la tessitura…) Il rifornimento del materiale non è facile quando bisogna ricorrere a ditte straniere. Più lontano nella regione 17

Costa d’Avorio, Guinea, Camerun, Burkina Faso, Madagascar... ovunque la prima domanda è di trovare i mezzi per sopperire ai bisogni della comunità. Ne Madagascar, le comunità hanno delle difficol-tà a mettere insieme i due estremi, a sfamare le suore. A Bouaké e a Friguiagbé, c’è l’allevamento dei polli e la vendita delle uova che sono una buona fonte di reddito. A Koubri la fabbrica di yogurt si rivela come un buon settore commerciale… Generalmente le suore vivono in serena armonia col vicinato. Molte comunità sono sistemate in mezzo al predominio musulmano. E’ il caso di Sadori e Friguiagbé. Si pone allora la questione della integrazione con la popolazione e delle vocazioni. Da 17 anni le suore aspettano sempre l’entrata di una postulante. In questi ultimi anni molte giovani hanno manifestato interesse nei confronti della vita monastica e hanno fatto un’esperienza. A Friguiagbé è arrivata una prima novizia africana. Poiché è la sola africana in mezzo a fondatrici francesi, è stato saggiamente deciso che passi una parte del suo tempo di formazione in un’altra comunità. La questione dell’integrazione del monachesimo in Africa solleva la questione della gestione delle relazioni con la famiglia. Si tratta di scoprire come integrare tutte le ricchezze relazionali vissute in seno alla famiglia africana, sempre rispettando la vita comunitaria monastica. La ricchezza culturale delle diverse etnie deve pur essere tenuta in conto nelle forme sella vita monastica: si tratta di liberare l’essenza della vita monastica dalle forme troppo marcate dalla cultura occidentale, per permetterle di prendere forma nella cultura africana. In Costa d’Avorio, la situazione politica sembra finalmente rasserenarsi. Ma i problemi recenti hanno diviso il paese profondamente. E queste divisione colpiscono le comunità religiose. Ora si deve fare tutto un lavoro di riconciliazione. E sarà lungo, pensa Mère Paul. Semplici sguardi su un popolo

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Incontro del CIB nel West Africa – Settembre 2011 10

Non abbiamo avuto molte occasioni di scambi con la popolazione, ma lungo le strade, in oc-casione di una festa organizzata dal villaggio di Dzogbégan per accoglierci, in occasione di una Eucaristia domenicale a Dzogbégan e Sadori, di una sosta in città, di un contatto con Jean no-stro devoto autista, i cuori si sono parlati. Nel modo in cui convivono col paesaggio un popolo si lascia scoprire. Se le distanze sono lunghe, se la strada prende un posto importante nel quotidiano, bisogna scegliere: guardare l’orologio e informarsi rego-larmente del tempo che rimane da percorrere, smettere di perdere la pazienza, o abbandonar-si al tempo presente, e vivere la strada. La fermata non sarà altro che più meravigliosa.

Sul filo degli incontri

Il capo eletto del villaggio di Dzo-gbégan era in precedenza professo-re di inglese in una città vicina. Ha lasciato definitivamente il suo la-voro per assicurare il suo servizio al villaggio. Nel corso della festa data in nostro onore, si cala perfetta-mente nel costume tradizionale. Conoscendo perfettamente l’inglese, ha potuto parlarci diret-tamente, ha rispettato le usanze

locali che esigono che egli usi un porta-voce: un anziano del villaggio. Questi si esprime nella lingua locale. Sr Marie si incarica allora della necessaria traduzione, sia in inglese che in francese!

E’ raro vedere una persona sola, l’anima co-munitaria respira profondamente. Questo luogo di incontro nel cuore della comunità di Koubri dice senza dubbio meglio di lunghi discorsi co-me la parola, l’accoglienza siano l’anima della popola-zione.

La popolazione di questi paesi è molto giovane: ecco un brulichio di bam-bini. I progetti educativi sono stati sviluppati in modo abbastanza diffuso; sia in Burkina Faso, in

Togo o in Benin, le scuole sono presenti anche nei più piccoli villaggi. E’ questa una giusta fierezza degli abitanti. Quando la macchina si ferma, e uno potrebbe immaginare di essere in piena savana o nella foresta tropicale, subito si affacciano i bambi-ni, le donne, col peso sulla testa per vendervi banane, arachidi, acqua, del foufou….la società è segnata da questo mercato permanente, so-cietà di scambio. Ma soffre anche di quelle multinazionali che detengono i monopoli a svantaggio dei piccoli. Un solo esempio: la dif-ficoltà per Dzogbégan a smerciare la sua produ-zione di yogurt, dal momento che una società internazionale ha acquistato il monopolio degli yogurt nella catena di distribuzione locale.

Voi avete gli orologi,

Noi abbiamo il tempo Parole d’Africa

Perché un bambino cresca,

Occorre tutto un villaggio. Proverbio africano Quando l’elefante inciampa, ne patiscono

le formiche Proverbio africano

Tuo padre ha visto le formiche prima di te. Proverbio africano

Vecchio, tu rispetterai il giovane, se vuoi

essere rispettato. Proverbio africano

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Incontro del CIB nel West Africa – Settembre 2011 11

Paese della fiducia ? Ai bordi della strada dei sacchi di carbone di legna (produzione locale) attendono semplice-mente il passaggio del camion di raccolta. Chi lascerebbe così il frut-to del suo lavoro? Più in là, i chicchi di mais, e di altro sono distesi al sole. Il GPS non esiste. Le indicazioni sulle strade sono rare perciò si viaggia senza carte stradali. Non sapete la strada da prendere? Domandate a un passante vi risponderà con premura. Il GSM, questo, invece funziona proprio bene, è un prezioso mezzo di comunicazione, dal mo-mento che internet fa fatica a trovare una con-nessione adatta. Se c’è molto di scambi e di condivisione, al contrario le informazioni sono poco accessibili. “Cosa succede nel mondo?” ci siamo chieste regolarmente! La TV entra dolce-mente nel paese, sia per l’uso del quartiere sia in privato. In aereo da Ouagadougou e Lomé, ho approfittato di una distribuzione gratuita di giornali locali per leggere l’attualità vista a partire dall’Africa. Interessante un arti-colo che analizza la politica di Sarkozy in Afri-ca, Un altro studia la questione del debito dei paesi poveri… ma è il solo giornale che ho visto in tutto il soggiorno! L’amore per la festa è radicato nel cuore de-gli africani, canti e danze ritmano la vita. La sera il suono dei tam-tam ci arriva regolarmen-te. Molti dei piccoli hanno imparato il ritmo sul dorso delle mamme e si dondolano non appena sentono la musica! Alla festa uno non può stare solo spettatore, arriva sempre il momento in cui siete invitati alla danza. Vi assicuro che certe delegate della CIB sono particolarmente dotate. Bello! Bello!

Un po’ di cultura e di storia Il nostro viaggio aveva per scopo principale l’incontro con le comunità di questa regione. Ci siamo lasciate guidare da queste lungo i giorni. Erano state programmate tre visite per scoprire il loro paese, la loro cultura: la prima doveva condurci al villaggio di Tamberma (al nord del Togo). L’architettura tradizionale dei tatas (o capanne fortificate) vi è ben conserva-ta, e una capanna scavata in un baobab attende i visitatori. Ma il nostro gruppo era del tutto sfinito dalla strada del giorno precedente. La visita è stata annullata in cambio di una giorna-ta di relax a Sadori. Grazie alle nostre sorelle di Sadori per tale accettazione! Nel Benin, abbiamo fatto sosta per la strada verso Toffo, per visitare il museo dei Re ad A-gbomey. Dei re talvolta molto sanguinari si sono suc-ceduti, e ciascuno ha costruito il suo palazzo di fianco a quello dei re precedenti. Ecco che si lascia alla città un patrimonio culturale ricono-sciuto dall’UNESCO Infine, fra Toffo e Lomé, una sosta a Ouidah ci ha invitato a un pellegrinaggio sul “cammino

degli schiavi”. Sono numerosi coloro che dalla piazza di Ouidah hanno lasciato definitiva-mente il paese, incatenati per partire verso le Americhe. Dalla piazza delle

vendite, tutto un percorso traccia nella città la strada del loro esodo. Infatti prima di essere imbarcati, delle condizioni di vita, e un periodo di prigione pieno di angherie li “prepa-rano”. I ribelli sono domati violentemente. Molti mori-ranno ancor prima di partire. Certuni preferiscono darsi la morte piuttosto che partire. Sulla spiaggia, in memoria, è stata costruita una “porta del non ritorno” . Ma la speranza dei nostri fratelli e sorelle d’Africa è più forte di questa terribile pagina di storia. Così è stata edificata poco lontano sulla spiaggia, una “porta del ritorno” e un museo del ritorno. E’ grande il loro desiderio di vedere gli Afro-Americani, discendenti di questi schiavi, ritrovarsi fra di loro quando ri-

Se volete sapere la verità,

ascoltate i matti. Proverbio africano

Un grande trono non significa un grande re. Proverbio africano

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Incontro del CIB nel West Africa – Settembre 2011 12

tornano in Africa. “Sappiano che sono benvenu-ti che non dimenticano le loro radici”. Momenti di profonda commozione con la sofferenza di tutto un popolo. Milioni di esseri umani hanno conosciuto questo esodo. Bene cercherò di presentarvi più a lungo questo pellegrinaggio che ci può legare nella solidarietà e nella speranza con tanti popoli oppressi ancora oggi. (a più tardi dunque).

Un popolo religioso I paesi attraversati troppo rapidamente ci la-sciano l’impressione di un popolo molto religio-so. Dovunque l’animismo è ancora molto presente. Al nord l’islam sembra prevalere. Numerose piccole moschee alzano il loro minareto verso il cielo. Sokodé seconda città del Togo è consi-derata il centro mu-sulmano del paese. Vi è una moschea imponente. Le chiese sono numerose: avventiste del 7mo del giorno, battiste, evangeliste, chiesa del cristia-nesimo celeste…. Si fa un po’ di fatica a ritro-varcisi. Molto spesso i negozi portano dei nomi che fanno appello a Dio: -“Trecce-parrucchiera: la pazienza di Dio” - “ Vestiti, Pret-à-porter: Dio solo basta” - “Agenzia immobiliare: Dio se ne prende cura” - Bar: La Provvidenza…..

I simboli sono numerosi nell’arte religiosa. Una visita guidata della chiesa delle suore di Dzo-gbégan o di Toffo ci ha procurato una vera ca-techesi mistagogica. Qualche piccolo esempio: L’ambone di Dzogbégan, identico a Sadori: le onde mostrano che niente ferma la Parola. E l’occhio sulla fronte richiama il 6° senso: si ascolta la Parola col cuore

Il tabernacolo di Toffo è scolpito in un tronco d’albero, albero di vita…. Ed è posato su tartarughe, segno di longevità.

Maria a Dzogbégan, mentre porta il bambino, tiene le mani in preghiera di intercessione, come una mendicante Talvolta è tutta l’architettura del monastero che è pensata come un “simbolo”. I monaci del monastero dell’Incarnazione a Agbang hanno tracciato la planimetria come l’immagine di un uovo. Al centro il capitolo dove per mezzo della parola si edifica la comunità. E sotto il capito-lo, la cripta dove riposano i monaci defunti. Così accompagnano con la loro preghiera la comunità in marcia. L’universo è altro, occorre l’apertura e l’accoglienza per scoprirne la ricchezza e la saggezza. Ogni cultura ha le sue forze e le sue debolezze. Sarebbe privare il nostro pianeta di tesori inestimabili volere che tutti pensassero e agissero nello stesso modo.

In cielo ci sono molte stelle,

ci sono tribù intere,

uomini, donne, bambini,

divenuti stelle da tanto tempo. Proverbio africano

Ogni fiume ha la sua sorgente. Proverbio africano

Al di sopra della pazienza c’è il cielo Proverbio africano

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Incontro del CIB nel West Africa – Settembre 2011 13

Ancora tante cose da condividere

- L’accoglienza inattesa alla residenza privata dell’ambasciatore USA a Ouagadougou. Un uo-mo gentile, amante dell’Africa, preoccupato di poterla servire. - La premura discreta ed efficace di M. Henriet-te e delle sue suore, di M. Blandine e delle sue suore, di M. Spera e delle sue suore, di M. Ma-rie-Reine e delle sue suore perché noi potessi-mo trovarci a casa nostra presso di loro. - La cura di procurarci una alimentazione che non sollecitasse troppo i nostri stomaci occi-dentali. Abbiamo stuzzicato M. Henriette su quella enorme borsa che portava da Koubri a Lomé… non erano effetti personali, ma uno stock impressionante di formaggi! - Qualche piccolo avviso per ispirare coloro che ci ospitavano: sul foglio di benvenuto al centro spirituale di Lomé (suore canossiane): * non mettete nella pattumiera nulla che possa atti-rare le formiche. O ancora: * non schiacciate le zanzare sulla parete. Non ho osato chiedere se si può sul soffitto! - La delicatezza delle superiore di questa re-gione d’Africa, la loro fraterna presenza alle nostre riunioni. E la saggezza ricevuta al loro contatto. - Le attività di Charles, il papa-razzo assunto da Sr Marie per realizzare un reportage sul no-stro soggiorno. - la bonomia di Jean, il nostro autista che acco-glie con un sorriso tutte le nostre domande e si profonde in scuse per gli scossoni. - le sorprese delle novizie: si parte per l’Africa, dunque farà caldo, così lavi la biancheria la sera e la mattina sarà asciutta…. Sbagliato! Caldo e umido, questo non dà lo stesso risultato del caldo e secco!! - La varietà dei paesaggi, dalla terra più arida del Burkina, alle regioni marittime di Lomé Ouidah, passando per le montagne dei Dzogbé-gan e le cascate del Ghana. - l’arte consumata di Sr Anna di rilassare tutto il pulmino a colpi di risate! - la lezione di chibachi…. lungo la strada - L’accoglienza di Padre Théodore Coco e dei fratelli di Dzogbègan, la cena condivisa - il modo di oltrepassare una dogana a piedi. - Gli scambi con M. Fabienne, dato che divi-diamo la medesima camera e ricostruiamo il

mondo da una zanzariera all’altra! C’è l’aria nella gabbia, no? - Le pause imposte a una riunione da un di-luvio di pioggia: non ci si ode assolutamente più: obbedienza alla natura. - la forza tranquilla di M. Marie-Reine di Toffo e la gioia di rivedere sr Letizia. - La sarabanda degli avvoltoi sul tetto della chiesa di Dzogbégan - La messa domenicale animata dalla comu-nità parrocchiale di Sadori, si sarebbe cre-duto che i muri andassero in frantumi sotto la potenza dei canti! - Il centro spirituale di Lanta, luogo im-prendibile, costruzione incredibile, piutto-sto sorprendente - la delicatezza di M. Josephine de Babete che tiene il suo ombrello (un parasole piut-tosto) sulla testa di Sr Judith Ann lungo tut-to il percorso della via degli schiavi, senza pensare a proteggere se stessa dal sole vi-vo. - La sorpresa e la gioia di ritrovare Sr Raphël che avevo conosciuto alla accoglienza di Maumont, e che ora pianta le sue radici in terra guineana. - La visita ai fratelli di Hekanmé, una strada di trenta km percorsa in quasi due ore… non vi dirò altro, dopo questo ero al tappeto! Ma vi dirò la delicata solidarietà del gruppo quando la mia “asina” è crollata! Niente da fare, non sono una adepta dei viaggi in macchina! - la gioia di comunicare con sr Spera, supe-riora di Sadori, di scoprire che siamo entra-te per la stessa festa liturgica, lo stesso an-no… sorprendente 30mo anniversario! - la polvere rossa assorbita dai passeggeri del secondo pulmino: niente climatizzatore, perciò occorre andare con i finestrini aper-ti… le nostre suore avevano tutte indistin-tamente la pelle rossa all’arrivo. E i loro ve-stiti avevano preso il colore della strada!!! - Il buono zelo di M. Blandina e M. Spera che seguivano il gruppo in un taxi colletti-vo! - la gioiosa collaborazione con Rosy, per mettere in musica questa note. Grazie Rosy.

Se il tuo viso si volge al sole

Le ombre passano dietro di te Parole d’Africa

Anche il pesce che vive nell’acqua

ha sempre sete. Parole d’Africa

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E’ l’ora di partire… - Tornerai ? - Dio solo lo sa ! Non è il desiderio che manca ! - E tu,verrai a scoprire il mio Paese, a visitare le mie suore? Quali legami di solidarietà sa-ranno i nostri?

La domanda è posta, conviene cercare insieme! Potremmo già scambiare le notizie, scambiare i nostri fascicoli di liturgia,…

Costruire delle passerelle fra le nostre comunità. Dimmi, che ne pensi?

Telo realizzato per l’incontro, sotto l’occhio attento di Mère Henriette de Koubri.

Ricevere un telo, questo ti dice qualcosa? Ecco ciò che rende autentico il nome di famiglia!

☺ ☺ ☺ ☺ ☺ ☺ ☺

Quando uno ha mangiato salato, non può più mangiare senza sale. Parole d’Africa

Viaggiando si trova la saggezza.. Parole d’Africa