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Comitato di Sorveglianza Programma Operativo Regione Emilia Romagna Fondo Sociale Europeo 2007-2013 Obiettivo 2 Competitività Regionale e Occupazione 18 Giugno 2013 Regione Emilia Romagna Terza Torre, V.le della Fiera, 8 – Bologna Il giorno 18 giugno 2013 dalle ore 9:30, si è svolto a Bologna presso la Sala A Conferenze, il Comitato di Sorveglianza - P.O.R. FSE Ob. 2 Competitività Regionale ed Occupazione Programmazione 2007-2013. Sono presenti: Dott. Pietro TAGLIATESTA Commissione Europea Prof. Patrizio BIANCHI Assessore Scuola. Formazione professionale. Università e ricerca. Lavoro - Presidente Dott.ssa Cristina BALBONI Autorità di Gestione POR FSE ob2 Dott.ssa Rosita CAPUTO Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali – Div. VII Dott.ssa Giulia PLATONE Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali- Div. III Dott.ssa Marisa BERTACCA Regione Emilia-Romagna Dott.ssa Francesca BERGAMINI Regione Emilia-Romagna Dott.ssa Stefania SCORRI Regione Emilia-Romagna Dott.ssa Patrizia PAGANINI Provincia di Bologna Dott.ssa Barbara CELATI Provincia di Ferrara Dott.ssa Paola Monica FRANCHI Provincia di Forlì- Cesena Dott. Gabriele MARZANO Provincia di Parma Dott.ssa Luisella CASSONI Provincia di Piacenza Dott. Andrea PANZAVOLTA Provincia di Ravenna Dott.ssa Anna DITERLIZZI Provincia di Rimini Dott.ssa Mira GUGLIELMI Provincia di Modena Dott.ssa Liviana MESSORI Provincia di Modena Dott ssa Rosa Maria AMOREVOLE Consigliera di Parità- Regione Emilia-Romagna Dott. Sandri ZABBINI CGIL

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Comitato di Sorveglianza

Programma Operativo

Regione Emilia Romagna

Fondo Sociale Europeo 2007-2013

Obiettivo 2 Competitività Regionale e Occupazione

18 Giugno 2013

Regione Emilia Romagna

Terza Torre, V.le della Fiera, 8 – Bologna

Il giorno 18 giugno 2013 dalle ore 9:30, si è svolto a Bologna presso la Sala A

Conferenze, il Comitato di Sorveglianza - P.O.R. FSE Ob. 2 Competitività Regionale ed

Occupazione Programmazione 2007-2013.

Sono presenti:

Dott. Pietro TAGLIATESTA Commissione Europea

Prof. Patrizio BIANCHI Assessore Scuola. Formazione professionale. Università e ricerca. Lavoro - Presidente

Dott.ssa Cristina BALBONI Autorità di Gestione POR FSE ob2

Dott.ssa Rosita CAPUTO Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali – Div. VII

Dott.ssa Giulia PLATONE Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali- Div. III

Dott.ssa Marisa BERTACCA Regione Emilia-Romagna

Dott.ssa Francesca BERGAMINI Regione Emilia-Romagna

Dott.ssa Stefania SCORRI Regione Emilia-Romagna

Dott.ssa Patrizia PAGANINI Provincia di Bologna

Dott.ssa Barbara CELATI Provincia di Ferrara

Dott.ssa Paola Monica FRANCHI Provincia di Forlì- Cesena

Dott. Gabriele MARZANO Provincia di Parma

Dott.ssa Luisella CASSONI Provincia di Piacenza

Dott. Andrea PANZAVOLTA Provincia di Ravenna

Dott.ssa Anna DITERLIZZI Provincia di Rimini

Dott.ssa Mira GUGLIELMI Provincia di Modena

Dott.ssa Liviana MESSORI Provincia di Modena

Dott ssa Rosa Maria AMOREVOLE Consigliera di Parità- Regione Emilia-Romagna

Dott. Sandri ZABBINI CGIL

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Dott. Claudio CATTINI CGIL

Dott. Daniele CALZOLARI CISL

Dott.ssa Milena GIARDINI UIL

Dott.ssa Fabrizia FORNI CNA

Dott. Nicola SPAGNUOLO Confcommercio

Dott.Marco ROVATTI Confindustria

Dott.ssa Marina CASTELLANO Confindustria

Dott.ssa Letizia PIANGERELLI Confcooperative

Dott.ssa Marco PASI Confesercenti

Dott. Alberto ALBERANI LEGACOOP

Dott.ssa Marisa CANU Autorità di Audit

Dott.ssa Barbara PARMA Autorità di Audit

Dott.ssa Antonella BONADUCE FAS

Dott.ssa Luisa ROSSI FESR

Dott.ssa Giuliana VENTURA

DG ProgrammazioneTerritoriale e negoziata, Intese. Relazioni Europee e Relazioni Internazionali dellaRegione Emilia-Romagna

Dott. Marcello CANNELLINI PSR

Dott. Ruggero MAZZONI Direzione Generale dell' Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa

Dott.ssa Ilaria PARISI Tecnostruttura

Dott. Maurizio DE FULGENTIIS T&D

Dott.ssa Fabiana BENATI T&D

Dott.ssa Daniela OLIVA IRS

Dott. Davide Barbieri IRS

Dott. Massimo BRESSAN IRIS

Dott.ssa Costanza PAGNINI Fondazione G. Brodolini

Dott.ssa Silvia MARTINI Nucleo Valutazione RER

Dott.ssa Caterina BRANCALEONI Nucleo Valutazione RER

Dott.Mario DEMURTAS Poleis

Dott.ssa Andrea FERRARI Poleis

Dott. Donato Metta Agrea

Dott. Roberto Righetti Ervet

Dott.ssa Anna SIGNORI Ervet

Dott. Leonardo Mariggiò MBS

Dott.ssa Tullia BEVILACQUA UGL

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Ordine del Giorno

Ore 9.30-13.00

1. Approvazione dell’ ordine del giorno;

2. Approvazione verbale del CDS del 21 giugno 2012;

3. Presentazione e approvazione del Rapporto Annuale di Esecuzione 2012;

4. Informativa sullo stato di avanzamento del Programma Operativo nel 2013:

• Principali iniziative avviate/in corso nel 2013 e attuazione fisico-finanziaria:

• Previsioni di spesa per il 2013 e 2014 in riferimento alla soglia n+2,

cronoprogramma;

5. Presentazione di una buona pratica: la Programmazione a seguito del sisma;

6. Informativa sulle attività di Valutazione:

• Valutazione delle pari opportunità tra uomini e donne e del mainstreaming di

genere

• Valutazione afferente i progressi verso un’economia della conoscenza:

innovazione, ricerca e competitività

• Valutazione afferente la qualità del sistema di formazione continua e

dell’adattabilità dei lavoratori in un’ottica di integrazione degli interventi e di

risposta alla crisi in corso;

7. Informativa sull’attuazione del Piano di Comunicazione;

8. Informativa sulle Attività di Audit;

9. Informativa sulla Nuova Programmazione 2014-2020;

10. Informativa sulla Valutazione ex-ante:

• Analisi del contesto regionale;

• Contenuti e stato dell’arte della valutazione ex-ante.

11. Informativa sulle linee strategiche del Programma Operativo 2014-2020;

12. Varie ed eventuali.

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Apre i lavori la Dott.ssa Balboni annunciando una giornata di lavoro molto intensa, poiché

oltre al Comitato di Sorveglianza, nel pomeriggio la sala ospiterà l’evento annuale di

comunicazione dedicato alla presentazione delle linee strategiche della Programmazione Fondo

Sociale 2014-2010.

Al fine di riuscire a trattare tutti i punti all’ordine del giorno è necessario uno svolgimento

ordinato ed il rispetto dei tempi, obiettivo perseguibile grazie alla presenza competente di

Ministeri e Commissione Europea, che Balboni ringrazia, ma anche agli incontri con il

partenariato e la concertazione sociale che hanno preceduto la convocazione del Comitato e nei

quale sono stati già esaminati i documenti in approvazione.

Inoltre la Dott.ssa Balboni informa che l’assessore Bianchi è impegnato in Assemblea

Legislativa, e che quando raggiungerà i presenti verrà anticipato il punto 11 all’odg sulle linee

strategiche del Programma Operativo 2014-2020.

Quindi si apre ufficialmente la seduta con l’approvazione dell’ordine del giorno e del

verbale del Comitato di Sorveglianza dello scorso 21 giugno 2012 e con la presentazione del

Rapporto Annuale di Esecuzione 2012 (punto 3 all’odg) da parte del dott. De Fulgentiis.

Il dott. Maurizio De Fulgentiis inizia la sua disamina del Rapporto annuale

soffermandosi su tre focus: le attività principali svolte nel 2012 per la programmazione,

gestione e sorveglianza degli interventi; l’attuazione finanziaria, fisica e procedurale e

l’approfondimento delle principali linee di azione e politiche trasversali attuate dal Programma.

Il 2012 è stato caratterizzato sostanzialmente da due elementi molto significativi dell’azione

regionale. Il primo, che anticipa in qualche modo le linee di azione decise a livello

comunitario, è stato il piano di interventi a favore dell’occupazione dei giovani (Delibera della

Giunta Reg.le n. 413 ), che poi verrà approfondito successivamente come buona pratica.

Ricorda semplicemente che il Piano Giovani prevede quattro linee di azione, quattro fondi, per

un totale di 46 milioni di euro, rivolte all’assunzione, allo sviluppo dell’apprendistato, ai giovani

da 30 a 34 anni e alla creazione di impresa.

Il secondo aspetto ha riguardato invece il pronto intervento delle amministrazioni

pubbliche per far fronte agli effetti del sisma del maggio 2012. Il primo atto è stato la delibera

di Giunta Reg.le n. 1933 con cui è stata adottata la prima procedura di evidenza pubblica per

il finanziamento degli interventi. Collegato a questo aspetto e a questo evento c’è poi la

riprogrammazione del POR, il contributo di solidarietà stanziato dalle Regioni Italiane a favore

dell’Emilia Romagna, che ha comportato nel caso del programma operativo dell’Emilia

Romagna un incremento di risorse stanziate di circa 40 milioni di euro che sono in fase di

programmazione..

Dal punto di vista dell’attuazione finanziaria, De Fulgentiis conferma i risultanti

performanti dello scorso anno e la capacità complessiva della Regione Emilia-Romagna di

attuare il Programma, in maniera equilibrata su tutti gli Assi, sia in termini di spesa, sia di

politiche previste: a fine 2012 gli impegni erano oltre il 90% a fronte di pagamenti pari ai 2/3

del POR. In termini relativi, l’asse Occupabilità presenta la maggiore quota di impegni (94,8%)

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e pagamenti, mentre si sottolinea l’elevatissima capacità di impegno sull’ asse Transnazionalità

(91%) rispetto alle altre Regioni italiane, segnale di una difficoltà generalizzata a realizzare

interventi di questo tipo che hanno costituito la novità della programmazione 2007-2013.

Precisa che i dati non tengono conto della Riprogrammazione del POR che è stata di recente

approvata dalla Commissione Europea

De Fulgentiis pone in rilievo poi la particolarità del programma anticrisi in Emilia-

Romagna che, a differenza di altre Regioni Italiane, non ha avuto effetti negativi sulla spesa: le

risorse sono state, infatti, utilizzate sin dal 2009 per finanziare gli ammortizzatori sociali in

forte crescita.

Al 31.12.2012 i destinatari approvati sono 287.665 e gli avviati sono poco meno

dell’80% di cui i due terzi sono già conclusi e –evidenzia- i dati fisici, analogamente a quelli

finanziari, convergono nell’analisi di una sostanziale Chiusura della Programmazione.

Nel dettaglio, l’attuazione del Programma anticrisi ha inciso fortemente anche sui

destinatari. Innanzitutto nella numerosità: a fronte di una riduzione delle risorse di oltre il 40%

rispetto alla Programmazione 2000-2006, i destinatari sono stati comunque quasi 300 mila, poi

nella concentrazione su un asse specifico, l’Adattabilità, con il 60% degli approvati totali, il

61% degli avviati, il 66% dei conclusi. Ha inciso inoltre anche sul profilo medio: si tratta di un

uomo, occupato con un grado di istruzione primaria e secondaria inferiore (il 54%), a fronte di

una tradizionale leggera prevalenza di donne. Tuttavia, continua De Fulgentiis, si conferma

l’impegno dell’Emilia-Romagna nella politica delle pari opportunità di genere: malgrado gli

interventi di formazione continua che rappresentano la quota-parte più consistente penalizzino

le donne (così come chi ha un titolo più basso o un contratto atipico), sull’asse adattabilità c’è

stato un incremento tra le destinatarie avviate superiore alla media del programma e della loro

presenza nel mercato del lavoro (+2 % ) a sottolineare la capacità del sistema di coinvolgerle

in misura maggiore a quanto avviene in altre realtà.

Il dott. De Fulgentiis conclude rimandando alla lettura del rapporto di esecuzione per

approfondire gli interventi sui singoli assi e per un focus sulle diverse policy di carattere

trasversale.

La d.ssa Balboni cede la parola alla Commissione Europea e al Ministero del lavoro per un loro

commento.

Il dott. Pietro Tagliatesta, Commissione Europea ricorda il suo quarto anno in qualità di

desk della Regione Emilia-Romagna e conferma anche per il 2012 un’ottima performance

finanziaria, sottolineando come ciò non costituisca un dato scontato, soprattutto in un

momento di crisi economica.

Rileva poi gli effetti significativi sul PO della crisi, quali il drenaggio di risorse per le altre

politiche e l’ aumento sensibile della percentuale tra i destinatari degli occupati, il 61,7 % a

fronte dei disoccupati, il 22% e raccomanda per il futuro un nuovo sforzo di coinvolgimento di

questi ultimi.

Tagliatesta conclude evidenziando alcuni degli aspetti positivi del Programma Operativo

emiliano-romagnolo: l’attenzione alle politiche sociali, con una percentuale alta di persone

svantaggiate ( 12%) tra i destinatari totali; una presenza qualificata dei Servizi per l’impiego

con una funzione importante sia rispetto alle misure in deroga, sia per i servizi rivolti ai

giovani; il ruolo di precursore della Regione che ha rilevato la criticità dell’occupazione

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giovanile e vi ha concentrato - ben prima del 2012 e delle raccomandazioni della Commissione

- risorse dedicate.

La d.ssa Rosita Caputo, conferma l’ottimo andamento del Programma Operativo

Regionale, i risultati raggiunti in termini di efficacia ed efficienza che consolidano una posizione

di leadership e di punto di riferimento a livello nazionale: sia per il contributo notevole offerto

nel raggiungimento dei target nazionali, ma anche in quanto interlocutore qualificato nei tavoli

di confronto, per l’impegno e la collaborazione offerta sia a livello strategico che tecnico-

operativo. Dopo aver riconosciuto all’ Emilia Romagna un ruolo molto attivo e costruttivo,

sottolinea che il Programma operativo si muove con un andamento regolare frutto del lavoro di

tutta l’autorità di gestione, ben strutturato e veloce capace di rispondere in maniera efficace

alla crisi generale, ma anche ad un evento inatteso come quello del terremoto.

La d.ssa Balboni ringrazia e dopo aver sollecitato eventuali altri interventi dalla platea,

dichiara approvato il rapporto annuale di esecuzione 2013. Cede poi la parola alla d.ssa

Francesca Bergamini per la presentazione del punto 4 all’odg, “Informativa sullo stato di

avanzamento del programma operativo nel 2013”.

Nei primi mesi del 2013 sono state affontate priorità ed emergenze – ricorda la d.ssa

Bergamini- ma anche temi e azioni possibili in vista della nuova programmazione. Si riferisce in

particolare alle politiche per l’inserimento dei giovani, con la creazione di un Piano di intervento

straordinario inserito, però, in una specifica infrastruttura educativa regionale: nel rapporto

annuale saranno rintracciabili i tratti salienti, specifici del Piano Giovani, mentre l’esposizione

odierna mirerà a evidenziare le caratteristiche di integrazione del Piano nelle più generali azioni

messe in campo e a prefigurarne gli sviluppi nella prossima Programmazione.

La d.ssa mette in risalto l’ obiettivo principale del Piano di intervento: ovvero creare le

condizioni per la ripresa e la crescita, affiancando all’innalzamento delle competenze e

all’inserimento lavorativo dei giovani, l’accompagnamento alle imprese che investono in piani

di crescita.

Ciò si traduce concretamente sia nel consolidamento di un’infrastruttura educativa

riconosciuta e riconoscibile sia dalle persone che dalle imprese, capace di coinvolgere in

maniera stabile i molteplici attori in processi di miglioramento e qualificazione, sia nella messa

in campo di strumenti e misure specifiche per arricchire l’infrastruttura educativa, ma anche

per sperimentare azioni e introdurre e monitorare dispositivi innovativi.

Un primo tema guida è l’integrazione e la complementarietà delle risorse: sul Piano

Giovani sono state investite le risorse del Fondo Sociale Europeo ma anche fondi nazionali,

quali la Legge 144 e l’Apprendistato, risorse regionali, fondi interprofessionali.

Un secondo tema è la molteplicità di opportunità, anch’esse integrate, che spaziano dai

percorsi a qualifica alle borse per la creazione di imprese, dalle diverse forme di percorsi

formativi in apprendistato all’acquisizione di titoli in alto apprendistato, dagli incentivi

all’assunzione o alla stabilizzazione, ecc .

Bergamini, infine, fornisce alcuni dati per dare atto di un coinvolgimento ampio e

diversificato dei giovani analizzando sia la consistenza che il target rispetto ai diversi interventi

formativi nelle annualità 2011 e 2012.

Rispetto all’acquisizione di una qualifica professionale di terzo livello, nel 2012/2013 sono

21.677 i ragazzi in formazione in un percorso IeFP; mentre sono oltre 2.000 ( mille ogni anno)

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nel biennio 2011/2012 i giovani che stanno acquisendo una qualifica di specializzazione e

approfondimento tra il quinto e il settimo livello del sistema della referenziazione comunitaria

delle competenze; nello stesso periodo sono state oltre 550 le persone impegnate in percorsi

della durata di 800 ore in un sistema integrato istruzione e formazione per l’acquisizione di un

diploma di istruzione e formazione tecnica superiore, mentre nel segmento della nuova offerta

terziaria non universitaria, gli ITS , sono stati 18 i percorsi avviati con circa 220 studenti ogni

anno.

Entrando nel cuore del Piano Giovani, gli incentivi all’assunzione e stabilizzazione hanno

coinvolto 1112 persone di cui 153 inserite con un nuovo contratto a tempo indeterminato, 489

con una trasformazione rispetto a uno precedente e 473 con una trasformazione del contratto

di apprendistato, e- sottolinea Bergamini , in una prospettiva di genere, si evidenzia una

capacità delle imprese di creare nuova occupazione o comunque stabilità all’occupazione sia

femminile che maschile dato di genere, in misura sostanzialmente omogenea.

Ricorda infine che risultano da esaminare ancora 1900 domande di incentivi per un impegno

complessivo di 20 milioni di euro previsto.

La disamina si conclude con un focus tecnico specificico sull’avanzamento quali-

quantitativo e finanziario del programma operativo al 31 maggio 2013

Si conferma in sostanza il trend dell’attuazione della programmazione nel suo complesso, con

una crescita ancora sostenuta in termini di avanzamento fisico delle operazioni, con una più

forte accelerazione sull’asse adattabilità, e un buon numero di destinatari - si tratta di quasi 10

mila persone- non solo approvati, ma anche già avviati in formazione. Dal punto di vista

finanziario, inoltre, gli impegni aumentano del 4,5% ( dal 90,8% al 95,3%) e i pagamenti del

5,8% (dal 66,6% al 72,4%). Sul fronte della certificazione di spesa, infine, la proposta in corso

di verifica da parte dell’Autorità di Certificazione è di 513 milioni di euro ( pari al 64% del

programma operativo) con il superamento del target di spesa previsto al 31.12.2013, mentre

riferisce, è in fase di predisposizione una successiva per 552 milioni di euro (pari al 68%),

scongiurando in maniera definitiva qualsiasi rischio di disimpegno.

La d.ssa Balboni ringrazia e invita la d.ssa Bergamini a proseguire con la

presentazione di una buona pratica, la Programmazione a seguito del sisma ( di cui al

punto 5 all’odg)

Rispetto alla Programmazione a seguito del sisma del maggio scorso e a fronte del contributo

di solidarietà ricevuto dalle altre Regioni, la d.ssa Bergamini fornisce alcuni elementi di

contesto in termini di procedure di riprogrammazione del POR, di strategie di programmazione

e di dispositivi attuativi, nonché i primi dati di presentazione e approvazione delle operazioni.

Ricorda la data di avvio della procedura di riprogrammazione, ovvero il 23 ottobre 2013,

approvata con decisione dalla Commissione Europea il 13 maggio 2013, e sottolinea come nel

frattempo fossero stati attivati i diversi dispositivi e le procedure che permettessero di

intervenire concretamente nei territori e sulle persone. In sintesi, si è trattato prioritariamente

di attivare un confronto con il partenariato e con il territorio, ma anche di procedere con una

forte azione di sensibilizzazione e informazione al fine di far emergere necessità e

progettualità, di attivare procedure aperte che permettessero poi alle progettualità di

trasformarsi in proposte operative concrete e come tali finanziabili; di integrare i diversi

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dispositivi sull’esempio del Piano Giovani, lavorando pertanto alla valorizzazione di prassi

consolidate in un’ottica di complementarietà con la struttura educativa, ovvero la

programmazione ordinaria, ma anche alla sperimentazione e all’innovazione di nuove modalità

di intervento, alla sinergia tra le risorse finanziarie utilizzate con un’attenzione particolare alle

nuove sfide del prossimo periodo di Programmazione.

Bergamini mostra in una rapida carrellata, come si sia lavorato per procedure di

attuazione successive, quindi come si sia partiti da un primo avviso del dicembre del 2012 con

una pluralità di dispositivi di intervento fino ad arrivare all’ultimo atto di programmazione che

ha a riferimento il tema degli incentivi all’assunzione del maggio 2013.

Approfondisce il set di azioni messe in campo. Si tratta di interventi a favore delle

imprese del sistema economico produttivo con la possibilità di finanziare piani formativi,

aziendali, interaziendali e settoriali e di fornire agli imprenditori formazione complementare a

quella finanziata con i fondi interprofessionali e di avviare – sull’esempio della crisi – azioni di

accompagnamento e supporto ai processi di ristrutturazione e riposizionamento strategico delle

imprese , aiutando così le organizzazioni e i lavoratori ad affrontare i cambiamenti mediante un

adeguamento delle competenze.

Sono stati poi previsti interventi a sostegno di nuova occupazione con la strutturazione di

percorsi formativi ad hoc tarati sulle esigenze di singole imprese, mediante incentivi

all’assunzione a tempo indeterminato premiando le imprese virtuose sul fronte dei

licenziamenti e dell’ impiego al femminile, mediante il sostegno all’avvio di nuove forme di

imprenditorialità.

Sono stati attivati anche piani di intervento più complessi derivanti da progettualità specifiche

dei territori, realizzati in rete tra i diversi attori formativi e le imprese mediante strategie di

innovazione con un investimento sulle competenze tecniche, professionali e tecnologiche, ma

anche di altre competenze innovative per ripensare le sfide sociali delle comunità e dei territori

colpiti dal sisma. Tutto questo sottolinea è anche in linea con obiettivi contenuti nella nuova

programmazione quali la sperimentazione di azioni di mobilità per l’istruzione, la formazione e

il lavoro, nonché la riduzione dei giovani non in possesso di una qualifica con azioni finalizzate

alla continuità dei percorsi di istruzione e formazione e al conseguimento del successo

formativo

In due slide vengono sintetizzati i dati: complessivamente sono state presentate 408

operazioni per oltre 42 milioni di euro, di cui 81 già approvate con un impegno di circa 5

milioni e 700 mila euro. Sono ancora da valutare 269 operazioni per un valore di oltre 26

milioni di euro.

La presentazione procede con un focus sulle ultime misure da attuare e su cui è in corso

un confronto con le parti sociali. Si tratta di prevedere:

• misure formative di accompagnamento al servizio civile che rendano spendibili

anche in contesti lavorativi l’esperienza maturata nei territori colpiti dal sisma; per i

500 giovani impegnati dall’aprile 2012;

• interventi in tema di alta formazione per la creazione di figure nuove impegnate nel

recupero, nella rigenerazione e nella riorganizzazione dei territori, rispondendo alle

esigenze delle comunità, del sistema produttivo, alla creazione di infrastrutture il

tutto, anche in un ottica di internazionalizzazione.

Con le risorse nazionali sul tema della sicurezza, sono state programmate azioni specifiche per

oltre un milione e mezzo di euro- e con una prima approvazione per 600 mila azioni specifiche

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mirate ai cantieri della ricostruzione con l’intenzione di accompagnare tutta la fase. Mentre,

aggiunge Bergamini, con risorse regionali è stato pensato un intervento straordinario che

guarda al territorio di Mirandola, fortemente colpito dal sisma e in cui si concentra il settore del

biomedicale per procedere alla creazione di un tecnopolo e all’istituzione di un Istituto tecnico

sul tema delle nuove tecnologie della vita attraverso un lavoro congiunto con il FESR.

Conclude presentando una sezione del sito, visibile dalla homepage di Formazione e

Lavoro che permette di dare informazioni in continuità alle persone e alle imprese sulle

opportunità che man mano si rendono disponibili.

La d.ssa Balboni cede di nuovo la parola a Tagliatesta per alcune osservazioni.

Rispetto alla presentazione del Piano Giovani, il rappresentante della Commissione Europea ne

sottolinea alcuni aspetti positivi quali l’ampio raggio di intervento – agisce infatti sui ragazzi in

età di obbligo, ma anche sui giovani tra i 30-35 anni non coperti da altre azioni; e la capacità

del fondo per l’assunzione e la stabilizzazione dei giovani di puntare ad un’occupazione che sia

anche di qualità.

Rende noto, inoltre, rapidamente delle iniziative europee per i giovani, ribadendo che si

tratta di una linea di azione prioritaria e un target di concentrazione delle risorse nella

prossima programmazione.

Nel dicembre 2011, tramite la Youth Opportunity Initiave e la costituzione di action team sono

state riprogrammate le risorse per quei Paesi con un tasso di disoccupazione maggiore del

30% per un totale di 3 miliardi di euro, precisa Tagliatesta. Un anno dopo è stato stanziato un

fondo di garanzia destinato ai giovani con meno di 25 anni destinato a coprire i costi della

disoccupazione, inoccupazione o uscita dal mondo scolastico e un percorso di formazione o di

training per l’inserimento o il re-inserimento nel mercato del lavoro. Recentissimo, è inoltre –

aggiunge– lo stanziamento di oltre 6 miliardi di euro per quei Paesi con oltre il 25% di

disoccupazione giovanile: per l’Italia si ipotizzano 400-500 milioni.

Sull’apprendistato - che a livello europeo è uno dei canali di ingresso al lavoro più importanti -

a luglio -riferisce -iniziarà l’azione European Alliance for Apprenticeship, mentre ricorda l’avvio

durante il dicastero Fornero di un proficuo gemellaggio tra Italia e Germania, con alcune

criticità, ma di indubbio interesse. Anche il Governo Italiano, infatti, sta puntando

sull’occupazione giovanile per far fronte ad un tasso di disoccupazione del 40% ed auspica che

le misure messe in campo possano dare risposte efficaci ed efficienti.

Conclude con il processo di Riprogrammazione del POR a seguito di sisma, ricordando le

difficoltà di mettere d’accordo le diverse Regioni, ma anche l’estrema rapidità e tempestività

del processo nel suo complesso, avviato in ottobre nel corso della visita in Emilia-Romagna del

direttore generale aggiunto e concluso a metà maggio del 2013.

La d.ssa Caputo del Ministero del Lavoro, plaude alla presentazione della buona

pratica e mette in risalto l’importanza della trasversalità e della varietà della iniziative,

funzionali ad affrontare la difficile situazione del dopo sisma. Ricorda che sia la Commissione

che la Corte dei Conti Europea hanno manifestato in diverse sedi una particolare attenzione

alle misure integrate in cui la formazione diventa effettivamente funzionale all’occupazione.

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Aggiunge, inoltre, l’importanza dell’attivazione di reti territoriali e di legami con le

imprese che hanno consentito all’ Emilia-Romagna di rispondere efficacemente ad una grossa

crisi, e in secondo luogo al pregio degli incentivi nel ridare impulso al sistema economico-

produttivo sul fronte occupazionale.

Conclude osservando che tali processi già attivati saranno sicuramente un’ utile base per gli

interventi del prossimo periodo di programmazione.

Prende la parola il dott. Cattini, rappresentante della CGIL

Il dott. Cattini pone l’accento sulla necessità di definire a monte e sempre più chiaramente tre

aspetti chiave delle politiche regionali in tema di occupazione e lavoro, ovvero i soggetti

dell’azione; i risultati in qualità di agenti di cambiamento della realtà, la struttura del sistema.

In sintesi, sottolinea come i tre aspetti siano fortemente correlati: la corretta definizione dei

destinatari, ad esempio, agisce fortemente sulla bontà dei risultati, così come quella di

entrambi concorre ad una corretta e qualitativamente alta strutturazione del sistema nel suo

complesso e a modificare la realtà –sottolinea Cattini- in ottica di cambiamento, costruendo al

contempo un sistema che garantisca una continuità nel tempo delle azioni, caratteristica

necessaria per la struttura socio-economica della Regione.

Evidenza poi, una necessità aggiuntiva. Accanto all’identificazione dei soggetti da

coinvolgere, della messa in campo dei risultati da ottenere che agiscano virtuosamente sul

sistema occorrerà definire o meglio ridefinire il meccanismo e le sedi della presa di decisioni.

Cita la particolarità della Regione Emilia-Romagna che si è dotata di un percorso regolato e a

norma di legge di concertazione istituzionale, pienamente applicato in materia di lavoro e

formazione, che produce complicazioni e difficoltà, ma è parte importante nella realizzazione

degli ottimi risultati- che ricorda- sono stati esposti nel corso del Comitato e di quelli

precedenti. Così, rispetto ad un sistema consolidato per la presa di decisioni, suggerisce

l’opportunità -anche a seguito di un periodo di crisi ormai settennale- di sperimentare altre

forme. In particolare, rispetto al tema dell’integrazione delle politiche e delle risorse, ribadisce

quanto sia importante trovare le sedi per operare le decisioni in maniera congiunta tra attori

diversi, com’è il caso dei fondi interprofessionali, e superare la frammentazione tra i vari

assessorati per un’integrazione effettiva ed efficace di risorse non solo economiche, ma anche

culturali e politiche.

Conclude il suo intervento ponendo l’accento sulla necessità che sia diffusa la

percezione del cambiamento che le misure poste in essere producono sul contesto ed

esemplifica, citando le mille assunzioni realizzate con il Piano Giovani, che occorre

contestualizzare e mettere in valore e per tale operazione di creazione di senso, ribadisce,

serve il concorso di tutte le forze politiche, tecniche e sociali della Regione.

La dott.ssa Balboni, saluta l’arrivo dell’Assessore Bianchi e dando corso al cambiamento

di ordine del giorno annunciato in apertura dà pertanto la parola al dott. Tagliatesta per la

presentazione del punto 9, “Informativa sulla Nuova Programmazione”.

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Il dott. Tagliatesta ripercorre, avvalendosi del supporto di slides, le priorità della

Programmazione 2014-2020 quale strumento cardine per raggiungere gli obiettivi di Europa

2020. Per l’Italia si tratta di:

• aumentare il tasso di occupazione, che si attesta sul 61% e che dovrebbe

raggiungere il 67-69;

• diminuire il tasso di abbandono scolastico dal 17,6 al 15%;

• aumentare il tasso di conseguimento della laurea (dal 20% al 27%) che è uno dei

più bassi livelli in Europa, di molto inferiore alla media europea del 40%;

• intervenire su un altissimo rischio di esclusione sociale, utilizzando fortemente

l’asse inclusione sociale per integrare coesione sociale, sviluppo e occupazione su

cui dovrà essere concentrato il 20% delle risorse

Tagliatesta prosegue commentando le raccomandazioni all’Italia contenute nel position

paper di novembre. Il discorso si approfondisce con la presentazione di alcuni dati salienti del

contesto italiano e con l’elenco di una serie di misure che la Commissione propone per

intervenirvi.

I dati vengono presentati in una prospettiva storica: emerge, dunque, una drastica riduzione

del PIL dal 1980 ad oggi con un rallentamento cospicuo della capacità di crescita; un aumento

sostenuto dei tassi di disoccupazione specie giovanile, elevatissimo negli ultimi mesi;

l’occupazione femminile come criticità; le forti disparità regionali che amplificano taluni

squilibri; un’economia poco competitiva e un basso tasso di capacità istituzionale intesa come

presenza di una PA troppo poco efficiente ed efficace, con diffusi aspetti di illegalità; una

discrepanza forte tra la formazione, le competenze e i bisogni del mercato del lavoro.

Tra le leve da utilizzare, precisa Tagliatesta, c’è sicuramente quella di combattere la

disoccupazione giovanile; integrare i vulnerabili; migliorare la qualità del sistema dell’istruzione

della formazione intervenendo sulla misurazione e valutazione della capacità degli insegnanti in

un’ottica di miglioramento complessivo del sistema; promuovere la mobilità nazionale

mediante un sistema, che è in costruzione, di certificazione delle competenze di livello

nazionale e la mobilità europea mediante i progetti esistenti (Leonardo, Eures etc.);

modernizzare e rafforzare il mercato del lavoro, intervenendo sul miglioramento della capacità

istituzionale nel suo complesso o anche di strutture quali i servizi per l’impiego; combattere il

lavoro sommerso che è una piaga del sistema italiano; diffondere l’ e-government e infine -

conclude - assicurare l’efficacia del sistema giuridico la cui inefficienza ha effetti nocivi sulla

produttività e l’attrattività commerciale dell’Italia.

Per completare la disamina sul negoziato, mostra la percentuale di stanziamento delle

risorse proposta dal Consiglio e rigettata dal Parlamento, pari al 15.2 % delle risorse

complessive per le Regioni più sviluppate.

Informa che sono ancora in corso di definizione, gli accordi interistituzionali tra

Parlamento Europeo, Commissione e Consiglio, sia per il Regolamento generale, che per il

regolamento specifico del Fondo Sociale Europeo.

Il dott. Tagliatesta conclude evidenziando alcuni aspetti critici delle osservazioni

all’accordo di partenariato presentato dall’Italia: la mancanza di concentrazione con

attualmente circa 400 azioni presentate; la non corretta declinazione del concetto di inclusione

sociale che deve finanziare progetti di inserimento lavorativo e non politiche sociali ordinarie

supplendo con il Fondo Sociale Europeo alla mancanza di altre risorse; la necessità di lavorare

sulla capacità amministrativa e di un focus specifico trasversale e comune, con l’obiettivo di

migliorare proprio l’efficienza e l’efficacia della Pubblica Amministrazione.

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La d.ssa Caputo prende la parola per rassicurare la Commissione Europea sull’ accordo

di partenariato: la sistemazione della bozza è in corso, e alcuni aspetti sono stati di fatto già

definiti. Sottolinea la necessità del contributo delle amministrazioni centrali e la questione

ancora aperta da decidere innanzitutto in sede politica, della ripartizione delle risorse sui

Programmi Operativi regionali e nazionali. Le Regioni - aggiunge Caputo - saranno chiamate a

definire in modo più puntuale, mediante una scheda ad hoc, le priorità che intendono

soddisfare a livello territoriale per accelerare il processo di definizione dell’accordo di

partenariato nel suo complesso. sia pure , ricorda, in un contesto di assenza di un accordo

finanziario che rende più difficile quantificare le risorse e dunque precisare le azioni da mettere

in campo.

Il Direttore cede, infine, la parola all’Assessore Bianchi per l“Informativa sulle linee

strategiche del POR 2014-2020”, punto 11 all’odg

L’ Assessore Bianchi, citando un articolo del Corriere di Bologna che riporta un

fraintendimento e un paradosso, pone l’attenzione sul diffuso senso di mancanza di fiducia

nella P.A.. L’Emilia Romagna considerata fra le amministrazioni più efficienti di Italia

nell’utilizzo delle risorse comunitarie, spenderebbe solo il 59,4% delle risorse. Accanto ad un

responsabilità della Regione che -a suo parere - non ha saputo spiegare la differenza tra

impegnato, (il 95% delle risorse alla fine di maggio) e certificato (59,4% al 31 dicembre, ora il

68%), l’Assessore precisa che chiarirà l’equivoco, ma soprattutto ribadisce con orgoglio di

essere portatori come Emilia-Romagna di efficienza, di onestà, di responsabilità.

Il prof. Bianchi richiama il discorso della d.ssa Caputo leggendolo come una risposta alla

richiesta di continuità nel processo di programmazione manifestata in altra sede

congiuntamente con l’assessore Muzzarelli: ciò si traduce nella possibilità di mantenere il

carattere di organicità del lavoro della Regione imperniato su un non sempre facile, ma

proficuo confronto con le parti sociali e su tre assi principali, ovvero la spinta all’innovazione, i

diritti-doveri e la crescita intesa come capacità di generare risorse per far crescere il sistema

nel suo insieme, dove l’educazione e formazione costituiscono il perno stesso di intervento su

tutto il sistema.

Il suo discorso si focalizza su un concetto di crescita basato su un welfare inclusivo, in

cui tutti possano partecipare al processo, e in cui sia il sistema educativo, scolastico e

formativo ad essere strutturato in modo tale da essere fortemente includente e che

l’investimento di risorse sull’inclusione e la coesione sociale come sia già nei fatti superiore al

20% prescritto dai nuovi regolamenti.

“L’albero di ER”, educazione e ricerca traduce in maniera efficace l’articolazione di un

sistema formativo complesso, ma profondamente coerente – sintetizza l’assessore -che

favorisce la crescita in una duplice direzione: l’attenzione al welfare e al territorio produce

aumento di capitale sociale, mentre quella all’innovazione comporta l’aumento di capitale

umano che è uno degli elementi fondanti dello sviluppo. Su quest’ultimo, ribadisce, sono state

poste le basi per interventi quali l’integrazione tra gli Istituti Professionali e i centri di

formazione sull’azione regionale IeFp, la creazione con gli ITS di un istruzione di terzo livello

non accademica e ricorda il costituendo ITS dedicato al Biomedicale a Mirandola; oltre 100

percorsi di dottorato in alto apprendistato; i tirocini formativi che concorrono a divenire gli

elementi fondanti del riposizionamento del sistema scuola anche come orientamento al lavoro;

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i temi dello svantaggio e della disabilità trattati non come misura a latere, ma come parte di un

processo generale che ha nel lavoro la sua identificazione.

Pone, poi, una particolare enfasi sulla vivace interlocuzione tra le Regioni e il Governo,

di un confronto attivo con i ministri Barca e ora Trigilia per la definizione della titolarità delle

azioni che secondo Bianchi dovrebbero essere in capo alle Regioni, almeno per le Regioni

competitività che hanno dimostrato piena responsabilità di intervento ed efficienza nei risultati.

Passa dunque ad approfondire alcuni temi citati in premessa.

A parere dell’Assessore il dialogo sociale è uno dei risultati principali di un modo di operare

della Pubblica Amministrazione emiliano-romagnola di ispirazione britannica: svolgere la

funzione di civil service, ovvero porsi come obiettivo principale la costruzione di una società

civile. E mentre, l’Italia è lontanissima dagli standard medi europei, l’Emilia Romagna può

essere portatrice di valore a livello nazionale.

L’altro concetto importante già introdotto è quello della necessità di tenere separati dal

punto di vista gestionale i diversi fondi strutturali, ma di realizzare una maggiore convergenza

sia intra-regionale, sia pluri-regionale a livello italiano come europeo. E cita l’esperienza

virtuosa di scambio con Regioni storicamente alleate come l’Essen, l’Aquitania e la

Wielkopolska, in particolare nella riflessione “scuola-lavoro” su un sistema duale che preferisce

definire personalizzato.

L’Assessore ribadisce la capacità dell’Emilia-Romagna di sviluppare politiche e misure

particolari, all’inizio spesso isolate, come la legge sulla Formazione Professionale, che poi

diventano un modello di Policy Making da imitare. Spiega che, oltre ad un processo di controllo

serratissimo di tutto il processo di attuazione, il nodo cruciale è proprio la capacità di formulare

politiche efficaci all’interno di un quadro di programmazione rigoroso che abbiano anche la

capacità di guardare più lontano. Il metodo che cita è la valutazione ex-ante, l’analisi a monte

sui possibili impatti marcandone l’importanza nel processo programmatorio.

In sostanza, grazie ad un lavoro titanico anche di chi lo ha preceduto – sottolinea con forza

Bianchi - la Regione ha sviluppato un know-how di policy, ma anche di strumenti e metodi che

vogliono poter essere contributi validi al dibattito europeo.

Fa, infine, un accenno al periodo complicato in termini di fiducia nei confronti

dell’Europa e nella sua capacità di azione politica che coinciderà con le elezioni del maggio

prossimo con il rischio di un possibile ulteriore crollo dell’affluenza e di rimando, in esito al

voto, di un giudizio negativo sull’Europa stessa, malgrado sia ormai inscindibile il suo ruolo

quale motore, punto di partenza di politiche importanti che devono essere attuate dai livelli di

governo e che manifestano i loro effetti direttamente anche su imprese e persone.

Tale rischio va combattuto, spiega, mettendo in evidenza le azioni fatte e in essere, ma

soprattutto il valore eminentemente democratico delle stesse: in particolare, il Fondo Sociale

Europeo ha al suo centro le persone, l’obiettivo di favorirne la crescita e occorre enfatizzarlo,

ribadisce, perché non sembri un’operazione di natura tecnica, ma ciò che è nei fatti, ovvero

un’azione politica importante, di livello europeo, per la quale è fondamentale la partecipazione

forte, chiara e netta dell’Italia.

Infine, sintetizza i due obblighi connessi alla programmazione del prossimo periodo:

quello di non avere discontinuità, ricordato in premessa; e la capacità di disegnare e gestire un

programma in maniera aperta, per polimerizzazione ovvero per sviluppo e aggregazione di

atomi, esemplifica, in cui il catalizzatore siano le persone da riportare al centro,

marginalizzando la polemica, di stampo populista sulla burocrazia dei vari livelli di governo.

Conclude citando l’orgoglio per le cose fatte e la disponibilità, la determinazione per i

contributi futuri.

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La Dott.ssa Bertacca, per consentire il concomitante svolgimento della conferenza

stampa assume la moderazione della riunione e introduce le assistenze tecniche incaricate di

descrivere il punto 6 all’odg ovvero l’informativa sulle attività di valutazione.

Il dott. Davide Barbieri dopo aver introdotto la RTI composta da IRS - Istituto per la

Ricerca Sociale Soc. Coop (Capofila) e Fondazione Giacomo Brodolini procede con la

presentazione della “valutazione delle pari opportunità tra uomini e donne e del

mainstreaming di genere”.

Tale valutazione in itinere, precisa, risponde a due domande specifiche inerenti la

partecipazione delle donne rispettivamente al rafforzamento dell’economia della conoscenza e

le politiche di conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura della famiglia.

Il rapporto ricalca quello del 2011 confermandone l’impostazione, i risultati emersi

dall’analisi dei progetti approvati e avviati, la metodologia di identificazione dei progetti con un

impatto diretto ed indiretto sulle pari opportunità (progetti PO) e procede ad un

approfondimento sui/sulle destinatari/e in particolare su quelle esperienze di particolare rilievo

in ottica di genere.

In sintesi i progetti PO ( pari opportunità) in totale 459, selezionati rispetto ai criteri

della rappresentatività territoriale e dell’innovatività, sono numericamente importanti e

rappresentano il 3,4% del totale; si conferma la presenza significativa di progetti di

qualificazione e riqualificazione professionale a supporto della crescita personale e

professionale delle donne e di progetti dedicati alle donne in situazioni di svantaggio; la

presenza di donne non è concentrata su specifiche tipologie di azione, a favore di una

maggiore differenziazione, mentre partecipano poco ad alcune tipologie di azione, ovvero alla

formazione integrata o post-laurea, post-qualifica o per gli IFTS, la formazione continua

aziendale, confermando una tendenza storica secondo la quale i settori produttivi trainanti, il

meccanico e il manifatturiero, registrano una presenza minore di donne .

Barbieri aggiunge che le donne sono poco presenti anche nell’ambito dell’Obiettivo

specifico L - Creazione di reti tra università, centri tecnologici di ricerca (32%) e B Favorire

l’innovazione e la produttività attraverso una migliore organizzazione e qualità del lavoro

(40%).

Dedica un rapido approfondimento ai due obiettivi strategici. Rileva così che la presenza

femminile nell’economia della conoscenza è scarsa per l’esigua attenzione progettuale in ottica

di genere rivolte ai settori dell’innovazione tecnologica, nella formazione di profili scientifico-

tecnologici, legati ad esempio all’ICT; nel sostegno a imprese competitive e innovative.

Un’esperienza pilota come quella di “Donne e tecnologia” di SPINNER, malgrado i risultati

virtuosi, non ha avuto un seguito né a livello regionale né di territori singoli.

Il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne , invece, è stato ben

toccato dalla presente programmazione, sia in termini di progettazione che di partecipazione

delle donne e si tratta di una linea progettuale consolidata con aspetti di innovatività, con una

significativa partecipazione anche degli uomini ( il 25-30% degli utenti), che potrà a pieno

titolo rientrare nella strategie regionali anche nella prossima programmazione.

Sul totale dei progetti PO, ricorda, è stato effettuato un monitoraggio qualitativo volto a

selezionare ulteriori 69 progetti poi oggetto di un’analisi più approfondita, condotta mediante

interviste semi-strutturate, in presenza o al telefono, da un team di valutatori ai referenti delle

operazioni volte a rilevare elementi significativi ai fini di proseguire l’impegno a favore di

politiche e interventi specifici per le pari opportunità di genere sul territorio regionale.

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E’ emerso - cita il dott. Barbieri -un livello mediamente buono con punte di eccellenza,

con obiettivi di genere e risultati attesi chiari, formulati sin dalla fase di progettazione; esito

spesso di progettazione partecipata e di partnership operative o di sostegno e che hanno

coinvolto attori di diversi settori e ambiti, sia pubblici che privati.

Per quanto riguarda la tipologia di interventi si tratta in massima parte di interventi

individualizzati, rivolti alla singola utente. Gran parte dei progetti, inoltre, si rivolgono alle

donne in situazione di svantaggio, un’ utenza difficile –commenta - ma importante anche

rispetto al vincolo del 20% delle risorse sull’inclusione sociale previsto dalla prossima

programmazione comunitaria. Rispetto a tale target è comune a tutti sia la consapevolezza

del’ inadeguatezza di interventi brevi e della necessità di forti azioni di accompagnamento nelle

attività formative e di tirocinio in cui la relazione tra ente proponente (operatori e docenti) e le

donne partecipanti assume un valore cruciale, sia la consapevolezza della necessità di una

sempre maggiore integrazione con i servizi e le politiche territoriali. Va anche segnalato –

aggiunge- che trattandosi di donne in situazione di disagio sono spesso soggette a forme di

discriminazione multipla, non ci si deve aspettare un impatto dal punto di vista della ricaduta

occupazionale di breve termine, quanto di contribuire ad accrescere autonomia e

consapevolezza delle proprie risorse, di accrescere la motivazione a progettare il proprio

percorso di vita e di contribuire a ricostituire il sistema di competenze, attitudini, motivazioni,

autostima, indispensabili per affrontare in maniera autonoma il difficile futuro occupazionale.

Infine, a livello complessivo, molti dei progetti analizzati rappresentano la prosecuzione

di precedenti progetti o loro sviluppi o un’ integrazione con altri interventi e/o servizi attivi sul

territorio. Tale continuità di progetto dovrà essere –rileva- messa a sistema e rinvia alla

capacità e alla volontà degli attori promotori e attuatori dei progetti, ma in maniera più

marcata anche delle istituzioni regionali, di capitalizzare l’esperienza accumulata e favorire

azioni di sistema che in un ottica di mainstreaming si rendono necessarie anche in una regione

con una progettualità già sviluppata in tal senso come l’Emilia Romagna.

Diverse possono essere, rileva e conclude, le possibili azioni da mettere in campo:

- sviluppare azioni di concreto trasferimento o riproduzione del progetto o di singole

azioni o prodotti aventi valenza di genere diretta o indiretta. Linee guida,

modellizzazioni e scambio di buone pratiche possono favorire trasferibilità e

riproducibilità. In generale si ravvisa la necessità di mantenere sulle tematiche di

genere una più stretta regia/concertazione regionale al fine di mettere a frutto in

maniera più capillare metodologie ed approcci già sperimentati nel tempo in singoli

progetti;

- sviluppare sistemi per la certificazione della qualità delle azioni in ottica di genere.

Uno sforzo di concettualizzazione e rilevazione in tal senso può rappresentare

un’occasione di riflessione interna alle organizzazioni proponenti ed una strategia

per comunicare all’esterno i risultati delle attività progettuali e per promuovere gli

elementi di successo relativi a specifici interventi con valenza di genere (diretta o

indiretta) presso policy maker, associazioni, aziende;

- sviluppare sistemi di valutazione di risultato e di impatto sugli effetti di lungo

termine anche attraverso la predisposizione e adozione di metodologie qualitative e

mixed-method nella valutazione degli impatti di genere, diretti e indiretti, dei

progetti.

La d.ssa Bertacca evidenziando che uno dei macro-temi importanti è proprio la scarsa presenza

delle donne nell’economia della conoscenza, prosegue invitando il dott. Bressan di IRIS alla

presentazione della valutazione sull’economia della conoscenza.

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Il dott. Bressan, introduce il tema descrivendo rapidamente il contenuto del Rapporto

che in sei capitoli ripercorre le fasi principali dell’attività di valutazione, ponendo l’attenzione

su alcuni dati e sulla disamina delle risultanze su alcuni temi propri dell’ analisi valutativa

condotta.

Il primo capitolo ricostruisce sinteticamente il quadro normativo di riferimento delle

attività oggetto di valutazione; il secondo si concentra sul percorso che ha portato alla

costruzione dell’archivio integrato e le sue caratteristiche. Il terzo capitolo descrive i risultati

della analisi delle reti sociali che è stata condotta sui dati relativi ai progetti contenuti

nell’archivio integrato. Il quarto capitolo contiene un approfondimento sulle imprese che hanno

partecipato ai partenariati degli IFTS analizzati. Il quinto capitolo contiene l’analisi dei

contenuti emersi nel corso delle interviste che sono state realizzate presso i soggetti gestori

degli IFTS e che spesso hanno coinvolto anche alcuni rappresentanti del partenariato, Istituti

scolastici, centri di ricerca, organizzazioni di rappresentanza delle imprese e singole imprese. Il

sesto capitolo descrive i risultati delle interviste e dei casi studio relativi ai progetti finanziati da

Spinner. Il rapporto viene completato con alcune appendici statistiche e note metodologiche.

La valutazione è partita, riferisce, dalla costruzione di un archivio integrando le

informazioni provenienti da tre fonti: Regione Emilia-Romagna - Direzione Generale Cultura

Formazione Lavoro - Servizio Programmazione, Valutazione e interventi regionali nell'ambito

delle politiche della formazione e del lavoro; Consorzio Spinner organismo attuativo del

programma Spinner 2013; i soggetti coinvolti a vario titolo nelle gestione e attuazione di

progetti IFTS e progetti finanziati dal Programma Spinner 2013.

Il sistema è stato strutturato principalmente attraverso la creazione di una base di dati

frutto del merging dei dati proveniente dalle fonti identificate, della loro integrazione,

omogeneizzazione e completamento in uno specifico schema di raccolta delle informazioni

relative alle organizzazioni coinvolte nei progetti Spinner 2013 e IFTS nel periodo 2008-2011.

L’archivio integrato rappresenta, dunque, una prospettiva di lettura del sistema

regionale della Rete politecnica, ed è costituito di 2.711 record che corrispondono al totale

delle organizzazioni che partecipano ai 655 progetti: 110 corsi IFTS, di cui sono trattati tutti i

componenti dei partenariati, e 545 progetti Spinner appartenenti a cinque azioni. Alcune

organizzazioni definite come “agenti di collegamento” partecipano a più progetti – IFTS, FS e

Spinner - e per questo motivo il loro totale (1.641) non corrisponde al numero dei

record(1.687). Quasi due terzi delle organizzazioni provengono dai corsi Ifts, che si articolano

in partenariati più ampi; Spinner invece prevale nel numero dei progetti, oltre l’80% del totale,

che però sono concentrati intorno ad un numero minore di organizzazioni.

L’analisi per categorie delle organizzazioni presenti nel DB evidenzia la netta prevalenza

delle Imprese, che con 1.436 partecipazioni sono oltre la metà del totale (53%), seguite dalle

Università o Dipartimenti universitari (22%). La presenza delle imprese è particolarmente alta

all’interno dei progetti Ifts, quasi mille partecipazioni, oltre il 60% del totale.

Dal punto di vista della metodologia, sono state applicate tecniche di Social Network

Analysis considerando l’insieme dei progetti relativi agli IFTS e alle Azioni 1-5 di Spinner

ammessi a finanziamento, aggiornati all’anno 2011. Si tratta, nel complesso, di 655 progetti:

110 progetti di IFTS e 545 progetti relativi ad Azioni Spinner che coinvolgono

complessivamente 1.641 agenti, che partecipano 2.711 volte ai progetti. Circa il 40% degli

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agenti è coinvolto nei progetti finanziati anche in qualità di ospitante gli studenti nei periodi di

stage.

Emerge il ruolo di connettore svolto dalle imprese e dagli altri agenti che ospitano stage.

Questi agenti ispessiscono la rete di relazioni - sottolinea - che si sviluppa tra i diversi territori

e tra i diversi assi tecnologici della Regione e fungono da collante tra reti di relazioni diverse.

In particolare, si rileva una forte azione di promozione della Rete politecnica.

Le Università partecipano al più ampio numero di progetti con il più ampio numero di

partner, mentre i soggetti che partecipano alle azioni Spinner hanno un ruolo più episodico.

L’analisi evidenzia la posizione e il ruolo di 46 agenti di collegamento tra le linee di policy che

interessano la formazione superiore e le Azioni Spinner. Si tratta di 11 Atenei e Dipartimenti

Universitari e 35 imprese che partecipano sia ai progetti di formazione IFTS che a una o più

azioni gestite da Spinner. La loro rilevanza risiede in sostanza nel fatto che la loro attività crea

collegamenti tra gruppi e soggetti che operano in ambiti diversi: il sistema della formazione

superiore, le imprese, le università. Le relazioni tra questi soggetti sono sollecitate dagli

incentivi e dagli altri vantaggi attivati dalle azioni del POR.

Bressan approfondisce le caratteristiche e il ruolo degli agenti di collegamento, ovvero coloro

hanno la capacità di agire quali intermediari tra i gruppi di attori ed organizzazioni diverse; in

questo contesto si sviluppano progetti di rete tesi a specializzare gli Istituti Tecnici in particolari

ambiti dei servizi o in filiere tecnologiche e produttive, altri che sfruttano il potenziale di

innovazione dei Dipartimenti delle Università regionali; tra questi ambiti si inseriscono i

progetti delle imprese che traggono il beneficio maggiore proprio dall’apertura dei sistemi della

formazione superiore e della ricerca.

Rispetto alle imprese che hanno partecipato agli IFTS emergono alcune caratteristiche

rilevanti: i partenariati costituiti vedono la presenza di numerose imprese leader e di eccellenza

dell’economia regionale, rivelando la capacità degli enti gestori di coinvolgere imprese

significative nei rispettivi territori di competenza.

Fra le imprese partner dei progetti e le imprese di stage sono, tuttavia, sotto rappresentate, le

imprese di piccole dimensioni. Questo dato, particolarmente accentuato nel manifatturiero,

mostra come l’interlocutore privilegiato di questi progetti formativi siano le imprese

mediamente più strutturate.

Nel corso delle interviste ai soggetti attuatori dei percorsi IFTS sono emersi alcuni temi

particolarmente importanti. Il primo è quello della rilevanza della relazione tra specializzazioni

settoriali e territorio; ovvero della coincidenza, o significativa concentrazione, in un territorio o

Polo delle attività formative proprie di una specializzazione tecnica. Alcuni percorsi di

specializzazione, invece, hanno una natura trasversale, e dunque sono comuni a più settori

produttivi, ad es., l’internazionalizzazione, oppure il marketing.

Un secondo nodo critico riguarda la relativa diffusione di alcune specializzazioni settoriali nel

territorio regionale; la meccanica, ad es., che riguarda direttamente tre poli tecnici (Bologna,

Modena e Reggio Emilia), è diffusa, sia pure con diversa densità, in quasi tutte le province

della regione. La scelta dei settori e delle tecnologie dei Poli ha seguito un disegno regionale,

coerente con i sistemi locali di impresa presenti nei territori, ma che aveva come obiettivo

anche quello di favorire la varietà dell’offerta formativa e la promozione della diversità nelle

specializzazioni.

Questo scenario –sottolinea - viene spesso affrontato degli interlocutori richiamando la

necessità di sostenere forme di collaborazione tra i Poli che operano in ambiti analoghi nella

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programmazione dei contenuti delle attività formative e di promuoverne la capacità di operare

sempre più su scala regionale.

Il coordinamento nella progettazione delle attività formative è un ambito della rete

regionale che assume maggiore significato con la strutturazione del sistema dei Poli e in

particolare in coincidenza con la costituzione delle fondazioni degli ITS. L’avvio delle attività

degli ITS ha prodotto anche una nuova divisione del lavoro che ha riguardato tanto gli IFTS

quanto i percorsi dell’istruzione scolastica ed in alcuni casi anche del sistema universitario. La

loro istituzione, infatti, ha dato avvio ad una complessiva riorganizzazione tematico/settoriale

dell’offerta IFTS; altro elemento significativo, è che l’offerta realizzata dai percorsi ITS può

essere considerata il prodotto tangibile di un processo di mainstreaming di sistema generato

dalle sperimentazioni e dalle attività condotte sul territorio nell’ambito dell’Istruzione e

Formazione Tecnica Superiore, nell’arco di un periodo di programmazione ultradecennale. Le

criticità avvertite più diffusamente sembrano infatti essere rappresentate dai rischi di

“congestione” del sistema e tale aspetto – rileva - assume ulteriore elementi di complessità,

quando messo in relazione con l’offerta proveniente dal sistema dell’istruzione universitaria.

Le interviste condotte hanno consentito di raccogliere testimonianze su pratiche di

gestione innovative e suggerimenti utili al superamento di criticità riscontrate nella concreta

esperienza di attuazione dei percorsi IFTS.

Un caso tra i più interessanti concerne l’idea di introdurre - su suggerimento di un’azienda

partner - all’interno del percorso per tecnico superiore di automazione industriale di Bologna

una nuova figura, proveniente dal mondo delle imprese, il responsabile del coordinamento

tecnico. A metà strada tra un docente e un tutor, il responsabile del coordinamento tecnico

svolge un ruolo di facilitatore (sia in aula, con gli allievi, che nell’ambito delle attività di

progettazione), deputato a “decriptare” il linguaggio dell’azienda e a veicolare più

efficacemente le istanze e i contenuti tecnici essenziali dei contesti lavorativi.

Il secondo caso è assimilabile al precedente: in particolare si è fatto leva sulla qualità dello

stage, per cui è stato realizzato un percorso di modellizzazione, il protocollo

dell’apprendimento situale finalizzato ad assicurare la riconducibilità e valutabilità degli

obiettivi di apprendimento alle tecnologie in uso all’interno dell’impresa ospitante. Si tratta di

una modalità di progettazione che utilizza il lavoro di mappatura del profilo di qualifica come

traccia del disegno di stage. In entrambi i casi, sancisce Bressan, la spinta a innovare deriva

dall’esigenza di individuare soluzioni e dispositivi che siano in grado di potenziare gli elementi

di ancoraggio alle specificità dei contesti lavorativi.

Nel terzo caso analizzato, l’innovazione nasce dalla volontà di dare risposta ad alcune istanze

in materia di strategie di internazionalizzazione, provenienti dal territorio. Al momento

dell’intervista l’agenzia formativa stava programmando di dare attuazione a questo nuovo

progetto entro la fine del 2012, all’interno del percorso per “Tecnico Superiore

commerciale/marketing per l’internazionalizzazione delle imprese industriali”.

L’idea di fondo è quella di pervenire, ricercando la collaborazione dei principali stakeholder sul

territorio, all’apertura di un servizio a supporto dei processi di internazionalizzazione delle

imprese. In questo ambito, inoltre, la prospettiva sarebbe quella di prevedere l’inserimento, in

veste di operatori di giovani formati dal percorso IFTS connotabile anche come strumento di

job creation.

Rispetto all’aumento della dotazione di conoscenze e competenze degli agenti del

sistema è stato assicurato da tutte le azioni SPINNER, in particolare per i soggetti beneficiari e

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le imprese partner dei progetti finanziati, che è l’ambito di impatto potenziale fissato

dall’analisi valutativa che più degli altri risulta aver beneficiato delle opportunità offerte.

Meno incisiva è risultata essere la capacità delle misure considerate di supportare il

cambiamento degli agenti del sistema: analizzando consequenzialmente le diverse fasi del

processo tipico di change management le ricadute sembrano decrescere. Le imprese non

hanno giudicato rilevanti gli effetti connessi alla partecipazione ai progetti sul rafforzamento o

sviluppo delle relazioni all’interno del sistema locale / filiera produttiva: le relazioni alla base

dei progetti sono risultate in larga parte preesistenti e in pochi casi si sono configurate

numericamente come dei veri e propri network. Tuttavia, rispetto il rafforzamento dei legami

tra i luoghi della conoscenza tacita, legata ai contesti produttivi, e i centri della conoscenza

scientifica, ovvero una delle principali finalità perseguite da Spinner, i beneficiari dei progetti

finanziati hanno rivestito un ruolo di collegamento determinante.

Sotto il profilo dell’integrazione e delle relazioni di complementarietà con le altre

politiche promosse dal POR, le aree di maggior integrazione sono rappresentate dalle politiche

a supporto dell’adattabilità di imprese e lavoratori, viste come una preziosa opportunità per la

qualificazione capitale umano dell’azienda, favorite anche dalle azioni promosse dai fondi

interprofessionali.

In termini di complementarietà di misure, la presenza di un’organizzazione che gestisce

entrambi i programmi (Aster), ha favorito il fatto che diversi beneficiari dell’Azione 1 di Spinner

abbiano visto nei percorsi di pre-incubazione e incubazione offerti da We Tech-off un valido e

ulteriore supporto alla propria idea di start-up.

Bressan conclude evidenziando come il ruolo delle competenze tecnico-scientifiche apportate

dal giovane ricercatore (beneficiario) nel contesto aziendale di realizzazione del progetto

(azienda partner) quale “elemento trainante di innovazione tecnologica all’interno dell’impresa”

risulta essere un obiettivo ambizioso in particolare in contesti d’impresa media e grande che

hanno funzioni dedicate alla R&S. L’impatto del progetto e dei risultati conseguiti, infatti, è

variabile della dimensione dell’impresa e dalla sua propensione o meno alla ricerca e

all’innovazione: così in contesti di micro-impresa tali attività possono acquisire una rilevanza

considerevole, mentre in aziende di medie e grandi dimensioni, le stesse s’inseriscono in

percorsi già avviati e in contesti strutturati di R&S. Allo stesso tempo la dimensione micro

dell’impresa risulta essere un fattore di condizionamento nella scelta del partner da parte del

docente universitario, piuttosto che del beneficiario che tendono a privilegiare le aziende più

strutturate, in grado di contribuire anche economicamente alle ricerche della Facoltà o del

centro di ricerche.

La d.ssa Bertacca ringrazia il dott. Bressan per gli spunti interessanti e conclude la disamina

del punto all’odg invitando Poleis a prendere la parola.

Il Dott. Mario Demurtas e Il Dott. Andrea Ferrari di Poleis presentano la valutazione

della formazione continua. D'accordo con la committenza, la strategia valutativa aveva come

obiettivo principale la valutazione del sistema della Formazione Continua in Regione

Emilia-Romagna, in particolare l’aggiornamento sul sistema della formazione continua e

l’impatto sui beneficiari.

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Il Dott. Demurtas ripercorre la struttura del rapporto di valutazione nel suo complesso,

descrivendone brevemente i capisaldi: il contesto economico produttivo; l’offerta di formazione

continua in Emilia-Romagna; i beneficiari del sistema della formazione continua; i risultati della

formazione continua e coerenza con le strategie regionali in termini di tassi di copertura e

rappresentatività e l’impatto della formazione continua sui beneficiari. Si puntualizza che la

presentazione si concentra sull’impatto sui beneficiari e ne mostra i principali risultati.

L’impatto della FC sui beneficiari risponde alla domanda valutativa: “Quanti e quali sono stati

gli effetti degli interventi sui lavoratori della formazione continua?”. E’ stata quindi predisposta

un’indagine su coloro che hanno partecipato ad attività formative iniziate e concluse negli anni

2010 e 2011 nella Regione Emilia-Romagna e finanziate attraverso l’Asse Adattabilità POR FSE

(21.953 individui). La rilevazione è stata effettuata telefonicamente con metodologia CATI

(Computer Assisted Telephone Interview) su un campione di 1.200 formati. Dal punto di vista

statistico si sta parlando di un campionamento casuale stratificato con errore del 2,75% e

rappresentativo per le seguenti dimensioni: genere, classe di età e tipologia formativa.

Prende parola il Dott. Ferrari il quale espone in principali risultati emersi dalla

rilevazione e dall’analisi di impatto sui beneficiari, facendo riferimento alle seguenti

sottosezioni del rapporto valutativo: il profilo dei beneficiari della formazione continua; la

condizione occupazionale al momento dell’iscrizione al corso; le caratteristiche del lavoro dei

formati occupati; la formazione ricevuta; gli esiti della formazione; il focus tematico sullo skills

mismatch, ovvero il divario di competenze.

Per quanto riguarda il profilo dei beneficiari della FC viene messo in luce come la

principale tipologia formativa è la formazione continua in senso stretto per gli occupati, la

quale incide per il 79,8%; segue la formazione continua individuale finanziata tramite vouchers

che incide per il 14,7%; infine, il 5,6% ha usufruito della formazione attraverso il Piano

Anticrisi Regionale dedicato ai soggetti in Cassa Integrazione in deroga. Vengono inoltre

mostrati alcuni istogrammi che rispecchiano la distribuzione per classi di età, titolo di studio e

genere dei formati.

Passando alla condizione occupazionale al momento dell’iscrizione al corso di

formazione si osserva come la quasi totalità dei formati è occupata (96,7%) e solo il 3,2 % è in

condizione di disoccupazione. I dipendenti costituiscono il gruppo più numeroso (70%). Più di

un terzo di formati ha un’attività autonoma (26%) e lo 0,8% lavora come parasubordinato.

Viene inoltre presentata una tabella in cui si mostra la condizione occupazionale dei formati in

Emilia-Romagna per tipologia formativa (al momento dell’iscrizione al corso).

Per le caratteristiche del lavoro dei formati sono state mostrate due tabelle che

riportano il settore di attività economica delle imprese di provenienza dei formati e la

dimensione delle imprese di provenienza dei formati per tipologie formative. Si passa a

descrivere le caratteristiche degli occupati autonomi e dei lavoratori dipendenti. Per quanto

riguarda gli occupati autonomi prevalgono gli imprenditori (35,1%) e i lavoratori in proprio

(33,6%) e si osserva una tipica distribuzione per genere: gli uomini incidono maggiormente

all’interno del gruppo degli imprenditori e dei lavoratori in proprio, mentre le donne sono

maggiormente rappresentate fra i liberi professionisti e tra i collaboratori di imprese familiari.

E’ interessante notare come quasi la metà dei giovani autonomi tra i 25 e 34 anni è un

imprenditore (40,6%) dimostrando la capacità di attrazione della formazione sui giovani

imprenditori. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, invece, si osserva come più dei due

terzi dei formati hanno un contratto di lavoro standard a tempo indeterminato e quasi uno su

dieci formati ha un contratto a tempo determinato (9,3%), la terza categoria maggiormente

rappresentata è composta dagli apprendisti (4,7%). Gli uomini hanno una incidenza maggiore

tra coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato (82,6%) mentre le donne sono

maggiormente rappresentate tra i formati con un contratto a tempo determinato (13,6%).

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Passando alla formazione ricevuta sono state mostrate una tabella e un grafico. Nella

tabella si mostrava il numero di corsi frequentati negli ultimi tre anni dai beneficiari della FC

suddivisi per genere e si osservava come gli uomini abbiano una maggior propensione delle

donne alla partecipazione a più di un corso di formazione. Nel grafico si riportava

un’autovalutazione dei beneficiari riguardante le finalità della formazione ricevuta negli ultimi

tre anni e si osservava come la maggior parte beneficiari riconoscessero come motivazione

principale il miglioramento delle proprie competenze.

Per quanto riguarda gli esiti della formazione è stata mostrata una matrice di

transizione sulla condizione occupazione dei formati. Tale matrice è stata costruita

confrontando la condizione occupazionale prima e dopo il corso di formazione e questa,

nonostante molti formati non cambino la propria condizione occupazionale, ha permesso di

osservare alcuni miglioramenti. Un’altra dimensione che è stata presa sotto esame all’interno

del rapporto, ma non è stata mostrata graficamente, è la posizione contrattuale: il 31,4% dei

lavoratori a progetto e il 32,5% di coloro che avevano un contratto intermittente o a chiamata,

il 29,6% dei lavoratori con contratto a tempo determinato e l’11,7% degli apprendisti dichiara

di avere un contratto a tempo indeterminato al momento dell’intervista. Un’altra dimensione

non trattata graficamente, ma ugualmente importante, è il cambiamento nella posizione

professionale del formato prima e dopo il corso: è interessante notare che i beneficiari di

formazione continua individuale rispondono maggiormente di aver cambiato azienda, sia con lo

stesso inquadramento (11,9%) che con diverso inquadramento (13,3%).

In ultima istanza sono stati presentati alcuni risultati per quello che riguarda il focus

tematico sul divario di competenze. Sono state fornite le definizioni di qualification mismatch

(corrispondenza tra il livello di istruzione e quello richiesto o necessario per svolgere al meglio

il proprio lavoro) e di skills mismatch (corrispondenza tra il livello di competenze possedute dai

formati e quello richiesto o necessario per svolgere al meglio il proprio lavoro). Se i lavoratori

hanno un livello di istruzione o sono in possesso di competenze ad un livello superiore o

inferiore a ciò che e’ necessario nel lavoro svolto, vi è una incongruenza tra domanda e offerta

di competenze nel mercato del lavoro. E’ stata inoltre mostrata una matrice in cui si riportava

l’autovalutazione sul livello di educazione e di competenze che i formati considerano necessari

per svolgere adeguatamente il lavoro attuale. Dall’intersezione delle due dimensioni

(qualification e skills) emerge come quasi il 40% dei formati abbia competenze e livello di

istruzione congruenti a quelli richiesti nel proprio lavoro, dato al di sopra della media italiana e

in linea con quella europea. Si sono fatti alcuni accenni sui risultati dell’analisi multivariata con

cui si è cercato di dare risposta alla domanda: “quali sono i gruppi con una maggiore o minore

probabilità di essere under/over-qualified o under/over-skilled rispetto a coloro che dichiarano

una corrispondenza tra competenze, qualifiche e lavoro svolto?”. L’ analisi multivariata isola

l’effetto parziale delle variabili indipendenti –genere, l’età, il titolo di studio, ecc… - sulle

variabili dipendenti – in questo caso la condizione di corrispondenza o meno delle competenze

e qualifiche al lavoro svolto - in termini probabilistici. Per motivi di spazio e complessità

espositiva si è preferito rimandare il dettaglio dei risultati delle tecniche statistiche utilizzate al

rapporto di valutazione. Tuttavia in maniera del tutto esemplificativa si può affermare come

hanno una maggiore probabilità di essere:

ü under-qualified i formati tra 45-54 anni rispetto ai giovani al di sotto dei 34 anni; gli

autonomi rispetto ai dipendenti.

ü over-qualified le donne; i formati dai 45 anni in su, rispetto ai giovani al di sotto dei 34

anni.

ü under-skilled le donne; formati al di sopra dei 45 anni rispetto ai giovani con meno di

34 anni; i laureati rispetto a chi ha la licenza media.

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ü over-skilled i formati nella classe di età 35-44 anni e gli over-55 rispetto ai giovani al di

sotto dei 34 anni; i formati che hanno seguito corsi per lavoratori in CIG in deroga; i

lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti.

A questo punto della presentazione è stata data nuovamente la parola al Dott. Demurtas il

quale ha esposto alcuni suggerimenti conclusivi e di sistema per la programmazione futura.

ü Riallineamento dell’offerta formativa in direzione di una maggiore coerenza tra

domanda e offerta di formazione sulla base della domanda di competenze e qualifiche

dei beneficiari.

ü Sviluppare un sistema di apprendimento continuo e permanente e di certificazione delle

competenze formali e informali.

ü Progettazione di un nuovo sistema normativo di istruzione e formazione, inclusivo che

risponda alle esigenze delle persone e delle aziende e che sviluppi percorsi integrati di

istruzione, formazione e formazione continua.

ü Rafforzare la partecipazione al sistema dell’offerta di formazione continua i soggetti che

allo stato attuale presentano maggiori ostacoli all’accesso anche attraverso una

maggiore diffusione nella programmazione del sistema dei voucher che più risponde alla

domanda individuale di competenze.

La d.ssa Bertacca cede la parola alle d.ssa Cicognani e Bergamini per l’informativa sulle

attività di comunicazione, di cui al punto 7 all’ordine del giorno.

Il focus della presentazione è il nuovo portale dedicato alla ricerca di opportunità di

lavoro “Lavoro x te”. La d.ssa Paola Cicognani ne introduce la ratio, mentre la parte

descrittiva è demandata alla d.ssa Rossi.

In sintesi si tratta di un portale dedicato alla ricerca attiva del lavoro, uno strumento

che garantisce non solo informazioni, ma anche servizi on-line e quindi disponibili con

continuità e che rappresenta anche un’innovazione, un completamento rispetto ai servizi

offerti: viene data maggiore responsabilità e autonomia agli utenti nella ricerca, concentrando

significativamente il bisogno di operatori qualificati con competenze specialistiche e dunque

della mediazione dei servizi per l’impiego.

Ricordando che nel RAE 2012 sono descritte tutte le azioni di comunicazione intraprese,

la d.ssa Elena Rossi mostra il portale evidenziando le caratteristiche, gli obiettivi, la struttura,

i servizi offerti e i primi risultati conseguiti.

Il primo aspetto che si rileva è la possibilità di creare sinergie tra la Regione, le Province

ei diversi Servizi per l’impiego, mettendo in comune conoscenze e strumenti con l’obiettivo di

ampliare il raggio di azione di ciascuno. Il portale, aggiunge, è stato concepito infatti in una

logica di unitarietà territoriale, di semplificazione, ma anche di interattività e personalizzazione.

L’obiettivo principale, sottolinea, è quello di incrementare qualitativamente e

quantitativamente sia i servizi erogati che gli utenti stessi, di cui si prevede un accesso sempre

più ampio e diversificato, andando ad attingere anche ad un bacino di utenza diverso da quello

abituale dei servizi dei centri per l’impiego, con una lavoro piuttosto cospicuo anche di

semplificazione dell’accesso sia lato operatori, che utenti, per renderlo maggiormente fruibile

da entrambi.

Il portale, aggiunge Rossi, è in linea anche con gli obiettivi del programma Operativo in

particolare con la richiesta di migliorare la qualità e l’efficacia del sistema regionale dei servizi

per l’impiego, assicurando anche nuove condizioni tecnologiche e si pone, inoltre, in coerenza

con l’infrastruttura educativa della Regione, ER- Educazione e Ricerca, agendo nel quarto

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segmento dedicato al lavoro e alle competenze, con interventi per accompagnare le persone

nelle transizioni.

In merito all’organizzazione dei contenuti, è strutturato in una parte informativa statica

comune per i diversi profili di utenti contenente notizie, offerte di lavoro pubblicate e

aggiornate costantemente, approfondimenti sulle diverse forme contrattuali, informazioni sulla

creazione di impresa e su tutti gli incentivi disponibili, e una parte di servizi di consulenza alla

quale si accede mediante registrazione che prevede homepage diversificate, personalizzate e

personalizzabili come è il caso delle aziende in base a necessità e bisogni, dati aggiornati in

tempo reale grazie alla sincronizzazione con il SIL, un’area operatori riservata.

I servizi sono distinguibili, precisa, tra quelli rivolti alle persone alle quali si offre

consulenza nella ricerca di lavoro e la possibilità di candidarsi/autocandidarsi alle offerte

disponibili, e quelli rivolti alle aziende che possono pubblicare le vacacies, interfacciarsi al

SARE, avere una consulenza personalizzata.

La Rossi informa che Lavoro x te, che è in linea dal giugno 2012, ha appena realizzato

l’integrazione con il portale Cliclavoro sui curricula e la richiesta di personale e ricorda le

criticità del mercato del lavoro al momento dell’avvio con offerte esigue per numero, ma anche

con la necessità di concepire una strategia comunicativa mirata per far si che il portale

diventasse un luogo effettivo e riconosciuto di incontro tra domanda e offerta.

E’ stato ad esempio, scelto il target degli insegnanti precari, circa 10 mila, per consentire una

più agevole richiesta dell’assegno di disoccupazione offrendo così un servizio utile e specifico.

Il portale infine, essendo gestito da una cabina di regia che si riunisce ogni quindici

giorni, ricorda la d.ssa, è in una logica di evoluzione e miglioramento costante, ricercato

attualmente attraverso il dialogo con gli utenti mediante focus group per capire bisogni e

aspettative e riprogettare per il futuro.

Cicognani conclude sul riuso prescritto dal Codice dell’amministrazione digitale che ha

posto le basi per un partenariato istituzionale tra le Regioni Emilia-Romagna ,Umbria,

Puglia e la Provincia autonoma di Trento con l’obiettivo di massimizzare le risorse in tecnologia

e competenze, e di co-progettarne le evoluzioni necessarie, esperienza faticosa –nota – ma dal

punto di vista degli esiti positivi, davvero esemplare.

La d.ssa Canu introducendo l’ Informativa sulle attività di Audit (punto 8 all’odg)

richiama la presentazione dello scorso Comitato di Sorveglianza in cui ad un mese dal sisma

dava evidenza con orgoglio dell’assenza di ritardi nella attività di controllo, per confermare che

effettivamente tutti i controlli sono state realizzati nei tempi come da previsioni regolamentari.

Inoltre, è stato rispettato l’impegno di ospitare l’incontro annuale delle autorità di Audit con la

Commissione e l’IGRUE, svoltosi a Ferrara nel mese di novembre. Occasione questa– sottolinea

-resa possibile anche grazie alla collaborazione istituzionale delle Provincia di Ferrara e al

supporto dell’ AdG - per dimostrare con forza la grande capacità di reazione anche alle gravi

criticità, come il sisma, dell’ Emilia-Romagna: tale è, infatti, l’impressione che tutti i

partecipanti ai diversi livelli hanno potuto trarre dall’esperienza.

Riferisce poi nello specifico dell’andamento del Rapporto Annuale di Controllo che attiene alle

attività svolte tra il 1 luglio 2011 e il 30 giugno 2012. Sono stati svolti gli Audit di Sistema

nelle Province di Parma e Rimini e presso l’Autorità di Gestione (ma non sull’autorità di

certificazione, per il criterio di turnazione approntato dallo scorso anno), con un livello di

affidabilità del 60%; l’Audit delle operazioni ha avuto anch’esso esito positivo: 45 le operazioni

controllate mediante verifiche in loco, il campione ha interessato il 28,13% della spesa

certificata nel 2011: su una spesa controllata di quasi 50 milioni di euro (49.623.144,60), la

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spesa risultata irregolare è stata di € 732,68 con un tasso di errore molto basso, ovvero dello

0,005, approssimato a 0,01.

Precisa che non siano stati registrati errori di tipo sistemico e che il Rapporto presentato il 21

dicembre 2012 è stato approvato il 14 maggio 2013.

Il Rac 2012 contiene anche un aggiornamento relativo ai controlli successivi svolti nel

mese di novembre 2012 sulle Province di Ravenna e Piacenza, sulle Autorità di Gestione e di

Certificazione: essendo stati anch’essi pienamente positivi, riferisce e conclude Canu, non

hanno variato pertanto i risultati complessivi inseriti nel rapporto.

La d.ssa Bertacca invita la d.ssa Antonella Bonaduce del nucleo di valutazione

interno, a cui la Regione ha affidato con proprio atto l’attività di valutazione ex-ante, a

presentare il punto 10 all’odg “Informativa sulla Valutazione ex-ante”, lasciato

volutamente in coda, spiega, per permettere alla Commissione di essere nuovamente presente

in sala.

La competenza al nucleo è stata assegnata proprio in questa fase di avvio del processo

di programmazione - precisa Bonaduce - tenendo in considerazione gli orientamenti della

Commissione, che come già ricordato dall’Assessore Bianchi, sanciscono l’importanza della

valutazione ex ante per il prossimo sessennio. In Emilia Romagna avrà il ruolo di

accompagnamento alla programmazione, mediante un presidio del processo nel suo

complesso, non solo in quella di definizione del POR, ma anche delle fasi più importanti.

Oltre al rapporto finale, i cui contenuti saranno elaborati in coerenza con il Vademecum

predisposto congiuntamente dalle DG Regio e Lavoro, verrà fornito, ad esempio, un supporto

all’identificazione degli indicatori di programma e alla loro quantificazione, alla valutazione del

sistema di gestione nel suo complesso predisposto per l’attuazione del programma, saranno

elaborati approfondimento per policy (ad es. Formazione continua, Iefp, Rete Politecnica etc) e

per Target, uno in particolare i giovani in continuità con la presentazione della d.ssa Bergamini,

per l’importanza particolare che riveste attualmente e rivestirà nel futuro.

In linea con le indicazioni della Commissione Europea, che individuano non più nella

regolarità dei processi e nella capacità di spesa, ma nel cambiamento prodotto nei territori il

nuovo importante indicatore di risultato, tale analisi dovrà risponde all’obiettivo strategico di

supportare il policy making e l’organizzazione stessa di una strategia generale che risponda a

bisogni e sia coerente al contesto dato.

Dovrà rispondere, inoltre, anche ai diversi vincoli normativi già citati dal prof. Bianchi nel suo

intervento declinandosi in priorità, ma anche in azioni specifiche e ciò –aggiunge- richiederà

uno sforzo di verifica del logical frame della teoria che sottende le azioni messe in campo e

della loro correlazione con i risultati che si vogliono ottenere.

In materia di metodi e strumenti, l’approccio è rigorosamente di stampo qualitativo per

individuare non solo l’impatto - ricorda Bonaduce citando il discorso sulle linee strategiche

future del prof. Bianchi-, ma anche dei meccanismi che possono determinarlo.

Un’attenzione importante verrà posta sugli attori che li determinano: ciò è assolutamente

coerente con l’infrastruttura formativa in cui i diversi soggetti sono chiamati a svolgere un

ruolo attivo e codificato nel policy making e possono dunque influenzarne l’efficacia.

Il coinvolgimento del partenariato è sancito dalla normativa regionale, e l’obiettivo della

valutazione non sarà dunque quello di verificare se è stato coinvolto, ma di rilevare e/o

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introdurre partecipando nelle sedi di confronto elementi innovativi e imput per la discussione

allo scopo di stimolarla.

Rispetto agli strumenti, oltre all’analisi delle letteratura e alle interviste, si è scelto

nell’ottica summenzionata, di dare spazio ai focus group, prima assenti, per discutere e

analizzare direttamente con i soggetti coinvolti le evidenze che emergeranno dall’analisi.

Informa Bonaduce che per fornire un contributo valutativo all’elaborazione delle prime

indicazioni programmatiche sono state individuati all’interno dell’analisi di contesto aspetti

specifici coerenti con le priorità di Europa 2020, ma anche con le indicazioni del Consiglio, del

Piano Nazionale di Riforma, della Commissione Europea, mentre all’interno degli obiettivi

tematici di riferimento per il FSE le sfide e i bisogni sui quali la prossima programmazione

dovrebbe intervenire e gli obiettivi specifici indicati nell’accordo di partenariato.

La d.ssa Bertacca, prima della chiusura invita la Commissione e il Ministero ad intervenire.

Il dott. Tagliatesta ribadisce l’importanza della valutazione ex-ante come attività propedeutica

al processo programmatorio e pone l’accento su come l’analisi di contesto diventi saliente

nell’individuazione degli obiettivi in un’ottica di concentrazione degli interventi e delle risorse.

Precisa, infine, che l’assenza di un quadro normativo e finanziario certo, non dovrà costituire

un alibi – come già per l’Emilia-Romagna non lo è – per ritardare la stesura dei Programmi

Operativi prevista per l’inizio del 2014: entro la fine dell’estate ci sarà la versione definitiva

dell’accordo di partenariato, mentre la valutazione ex ante quale primo approccio alla

definizione dei PO può, a suo parere, già essere svolta.

La d.ssa Caputo condivide l’analisi svolta dal collega della Commissione e fornisce solo alcuni

altri dettagli sulla negoziazione in atto e in particolate sui regolamenti attualmente al vaglio del

Parlamento Europeo, su cui gli stati membri continuano a fornire si richiesta osservazioni su

alcuni blocchi, con la speranza che vengano approvati in autunno.

Mentre pone l’accento sull’importanza del quadro finanziario senza il quale, come già

anticipato, non possono essere definiti i pesi, ma solo fare ragionamenti di massima per

quanto il più possibili coerenti.

La d.ssa Bertacca ricorda il lungo lavoro dei tavoli nazionali e del lavoro di condivisione con le

Regioni quale base per gli esercizi di definizione dei PO e conclude i lavori salutando e

ringraziando il dott. Tagliatesta che dopo quattro anni è giunto al termine dell’esperienza in

Commissione e di supporto alla Regione Emilia-Romagna.

La Riunione termina alle ore 13.10.