Il laboratorio RSI della provincia di Ravenna, sperimentazione 2013 Andrea Panzavolta
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Comitato di Sorveglianza
Programma Operativo
Regione Emilia Romagna
Fondo Sociale Europeo 2007-2013
Obiettivo 2 Competitività Regionale e Occupazione
18 Giugno 2013
Regione Emilia Romagna
Terza Torre, V.le della Fiera, 8 – Bologna
Il giorno 18 giugno 2013 dalle ore 9:30, si è svolto a Bologna presso la Sala A
Conferenze, il Comitato di Sorveglianza - P.O.R. FSE Ob. 2 Competitività Regionale ed
Occupazione Programmazione 2007-2013.
Sono presenti:
Dott. Pietro TAGLIATESTA Commissione Europea
Prof. Patrizio BIANCHI Assessore Scuola. Formazione professionale. Università e ricerca. Lavoro - Presidente
Dott.ssa Cristina BALBONI Autorità di Gestione POR FSE ob2
Dott.ssa Rosita CAPUTO Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali – Div. VII
Dott.ssa Giulia PLATONE Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali- Div. III
Dott.ssa Marisa BERTACCA Regione Emilia-Romagna
Dott.ssa Francesca BERGAMINI Regione Emilia-Romagna
Dott.ssa Stefania SCORRI Regione Emilia-Romagna
Dott.ssa Patrizia PAGANINI Provincia di Bologna
Dott.ssa Barbara CELATI Provincia di Ferrara
Dott.ssa Paola Monica FRANCHI Provincia di Forlì- Cesena
Dott. Gabriele MARZANO Provincia di Parma
Dott.ssa Luisella CASSONI Provincia di Piacenza
Dott. Andrea PANZAVOLTA Provincia di Ravenna
Dott.ssa Anna DITERLIZZI Provincia di Rimini
Dott.ssa Mira GUGLIELMI Provincia di Modena
Dott.ssa Liviana MESSORI Provincia di Modena
Dott ssa Rosa Maria AMOREVOLE Consigliera di Parità- Regione Emilia-Romagna
Dott. Sandri ZABBINI CGIL
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Dott. Claudio CATTINI CGIL
Dott. Daniele CALZOLARI CISL
Dott.ssa Milena GIARDINI UIL
Dott.ssa Fabrizia FORNI CNA
Dott. Nicola SPAGNUOLO Confcommercio
Dott.Marco ROVATTI Confindustria
Dott.ssa Marina CASTELLANO Confindustria
Dott.ssa Letizia PIANGERELLI Confcooperative
Dott.ssa Marco PASI Confesercenti
Dott. Alberto ALBERANI LEGACOOP
Dott.ssa Marisa CANU Autorità di Audit
Dott.ssa Barbara PARMA Autorità di Audit
Dott.ssa Antonella BONADUCE FAS
Dott.ssa Luisa ROSSI FESR
Dott.ssa Giuliana VENTURA
DG ProgrammazioneTerritoriale e negoziata, Intese. Relazioni Europee e Relazioni Internazionali dellaRegione Emilia-Romagna
Dott. Marcello CANNELLINI PSR
Dott. Ruggero MAZZONI Direzione Generale dell' Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa
Dott.ssa Ilaria PARISI Tecnostruttura
Dott. Maurizio DE FULGENTIIS T&D
Dott.ssa Fabiana BENATI T&D
Dott.ssa Daniela OLIVA IRS
Dott. Davide Barbieri IRS
Dott. Massimo BRESSAN IRIS
Dott.ssa Costanza PAGNINI Fondazione G. Brodolini
Dott.ssa Silvia MARTINI Nucleo Valutazione RER
Dott.ssa Caterina BRANCALEONI Nucleo Valutazione RER
Dott.Mario DEMURTAS Poleis
Dott.ssa Andrea FERRARI Poleis
Dott. Donato Metta Agrea
Dott. Roberto Righetti Ervet
Dott.ssa Anna SIGNORI Ervet
Dott. Leonardo Mariggiò MBS
Dott.ssa Tullia BEVILACQUA UGL
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Ordine del Giorno
Ore 9.30-13.00
1. Approvazione dell’ ordine del giorno;
2. Approvazione verbale del CDS del 21 giugno 2012;
3. Presentazione e approvazione del Rapporto Annuale di Esecuzione 2012;
4. Informativa sullo stato di avanzamento del Programma Operativo nel 2013:
• Principali iniziative avviate/in corso nel 2013 e attuazione fisico-finanziaria:
• Previsioni di spesa per il 2013 e 2014 in riferimento alla soglia n+2,
cronoprogramma;
5. Presentazione di una buona pratica: la Programmazione a seguito del sisma;
6. Informativa sulle attività di Valutazione:
• Valutazione delle pari opportunità tra uomini e donne e del mainstreaming di
genere
• Valutazione afferente i progressi verso un’economia della conoscenza:
innovazione, ricerca e competitività
• Valutazione afferente la qualità del sistema di formazione continua e
dell’adattabilità dei lavoratori in un’ottica di integrazione degli interventi e di
risposta alla crisi in corso;
7. Informativa sull’attuazione del Piano di Comunicazione;
8. Informativa sulle Attività di Audit;
9. Informativa sulla Nuova Programmazione 2014-2020;
10. Informativa sulla Valutazione ex-ante:
• Analisi del contesto regionale;
• Contenuti e stato dell’arte della valutazione ex-ante.
11. Informativa sulle linee strategiche del Programma Operativo 2014-2020;
12. Varie ed eventuali.
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Apre i lavori la Dott.ssa Balboni annunciando una giornata di lavoro molto intensa, poiché
oltre al Comitato di Sorveglianza, nel pomeriggio la sala ospiterà l’evento annuale di
comunicazione dedicato alla presentazione delle linee strategiche della Programmazione Fondo
Sociale 2014-2010.
Al fine di riuscire a trattare tutti i punti all’ordine del giorno è necessario uno svolgimento
ordinato ed il rispetto dei tempi, obiettivo perseguibile grazie alla presenza competente di
Ministeri e Commissione Europea, che Balboni ringrazia, ma anche agli incontri con il
partenariato e la concertazione sociale che hanno preceduto la convocazione del Comitato e nei
quale sono stati già esaminati i documenti in approvazione.
Inoltre la Dott.ssa Balboni informa che l’assessore Bianchi è impegnato in Assemblea
Legislativa, e che quando raggiungerà i presenti verrà anticipato il punto 11 all’odg sulle linee
strategiche del Programma Operativo 2014-2020.
Quindi si apre ufficialmente la seduta con l’approvazione dell’ordine del giorno e del
verbale del Comitato di Sorveglianza dello scorso 21 giugno 2012 e con la presentazione del
Rapporto Annuale di Esecuzione 2012 (punto 3 all’odg) da parte del dott. De Fulgentiis.
Il dott. Maurizio De Fulgentiis inizia la sua disamina del Rapporto annuale
soffermandosi su tre focus: le attività principali svolte nel 2012 per la programmazione,
gestione e sorveglianza degli interventi; l’attuazione finanziaria, fisica e procedurale e
l’approfondimento delle principali linee di azione e politiche trasversali attuate dal Programma.
Il 2012 è stato caratterizzato sostanzialmente da due elementi molto significativi dell’azione
regionale. Il primo, che anticipa in qualche modo le linee di azione decise a livello
comunitario, è stato il piano di interventi a favore dell’occupazione dei giovani (Delibera della
Giunta Reg.le n. 413 ), che poi verrà approfondito successivamente come buona pratica.
Ricorda semplicemente che il Piano Giovani prevede quattro linee di azione, quattro fondi, per
un totale di 46 milioni di euro, rivolte all’assunzione, allo sviluppo dell’apprendistato, ai giovani
da 30 a 34 anni e alla creazione di impresa.
Il secondo aspetto ha riguardato invece il pronto intervento delle amministrazioni
pubbliche per far fronte agli effetti del sisma del maggio 2012. Il primo atto è stato la delibera
di Giunta Reg.le n. 1933 con cui è stata adottata la prima procedura di evidenza pubblica per
il finanziamento degli interventi. Collegato a questo aspetto e a questo evento c’è poi la
riprogrammazione del POR, il contributo di solidarietà stanziato dalle Regioni Italiane a favore
dell’Emilia Romagna, che ha comportato nel caso del programma operativo dell’Emilia
Romagna un incremento di risorse stanziate di circa 40 milioni di euro che sono in fase di
programmazione..
Dal punto di vista dell’attuazione finanziaria, De Fulgentiis conferma i risultanti
performanti dello scorso anno e la capacità complessiva della Regione Emilia-Romagna di
attuare il Programma, in maniera equilibrata su tutti gli Assi, sia in termini di spesa, sia di
politiche previste: a fine 2012 gli impegni erano oltre il 90% a fronte di pagamenti pari ai 2/3
del POR. In termini relativi, l’asse Occupabilità presenta la maggiore quota di impegni (94,8%)
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e pagamenti, mentre si sottolinea l’elevatissima capacità di impegno sull’ asse Transnazionalità
(91%) rispetto alle altre Regioni italiane, segnale di una difficoltà generalizzata a realizzare
interventi di questo tipo che hanno costituito la novità della programmazione 2007-2013.
Precisa che i dati non tengono conto della Riprogrammazione del POR che è stata di recente
approvata dalla Commissione Europea
De Fulgentiis pone in rilievo poi la particolarità del programma anticrisi in Emilia-
Romagna che, a differenza di altre Regioni Italiane, non ha avuto effetti negativi sulla spesa: le
risorse sono state, infatti, utilizzate sin dal 2009 per finanziare gli ammortizzatori sociali in
forte crescita.
Al 31.12.2012 i destinatari approvati sono 287.665 e gli avviati sono poco meno
dell’80% di cui i due terzi sono già conclusi e –evidenzia- i dati fisici, analogamente a quelli
finanziari, convergono nell’analisi di una sostanziale Chiusura della Programmazione.
Nel dettaglio, l’attuazione del Programma anticrisi ha inciso fortemente anche sui
destinatari. Innanzitutto nella numerosità: a fronte di una riduzione delle risorse di oltre il 40%
rispetto alla Programmazione 2000-2006, i destinatari sono stati comunque quasi 300 mila, poi
nella concentrazione su un asse specifico, l’Adattabilità, con il 60% degli approvati totali, il
61% degli avviati, il 66% dei conclusi. Ha inciso inoltre anche sul profilo medio: si tratta di un
uomo, occupato con un grado di istruzione primaria e secondaria inferiore (il 54%), a fronte di
una tradizionale leggera prevalenza di donne. Tuttavia, continua De Fulgentiis, si conferma
l’impegno dell’Emilia-Romagna nella politica delle pari opportunità di genere: malgrado gli
interventi di formazione continua che rappresentano la quota-parte più consistente penalizzino
le donne (così come chi ha un titolo più basso o un contratto atipico), sull’asse adattabilità c’è
stato un incremento tra le destinatarie avviate superiore alla media del programma e della loro
presenza nel mercato del lavoro (+2 % ) a sottolineare la capacità del sistema di coinvolgerle
in misura maggiore a quanto avviene in altre realtà.
Il dott. De Fulgentiis conclude rimandando alla lettura del rapporto di esecuzione per
approfondire gli interventi sui singoli assi e per un focus sulle diverse policy di carattere
trasversale.
La d.ssa Balboni cede la parola alla Commissione Europea e al Ministero del lavoro per un loro
commento.
Il dott. Pietro Tagliatesta, Commissione Europea ricorda il suo quarto anno in qualità di
desk della Regione Emilia-Romagna e conferma anche per il 2012 un’ottima performance
finanziaria, sottolineando come ciò non costituisca un dato scontato, soprattutto in un
momento di crisi economica.
Rileva poi gli effetti significativi sul PO della crisi, quali il drenaggio di risorse per le altre
politiche e l’ aumento sensibile della percentuale tra i destinatari degli occupati, il 61,7 % a
fronte dei disoccupati, il 22% e raccomanda per il futuro un nuovo sforzo di coinvolgimento di
questi ultimi.
Tagliatesta conclude evidenziando alcuni degli aspetti positivi del Programma Operativo
emiliano-romagnolo: l’attenzione alle politiche sociali, con una percentuale alta di persone
svantaggiate ( 12%) tra i destinatari totali; una presenza qualificata dei Servizi per l’impiego
con una funzione importante sia rispetto alle misure in deroga, sia per i servizi rivolti ai
giovani; il ruolo di precursore della Regione che ha rilevato la criticità dell’occupazione
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giovanile e vi ha concentrato - ben prima del 2012 e delle raccomandazioni della Commissione
- risorse dedicate.
La d.ssa Rosita Caputo, conferma l’ottimo andamento del Programma Operativo
Regionale, i risultati raggiunti in termini di efficacia ed efficienza che consolidano una posizione
di leadership e di punto di riferimento a livello nazionale: sia per il contributo notevole offerto
nel raggiungimento dei target nazionali, ma anche in quanto interlocutore qualificato nei tavoli
di confronto, per l’impegno e la collaborazione offerta sia a livello strategico che tecnico-
operativo. Dopo aver riconosciuto all’ Emilia Romagna un ruolo molto attivo e costruttivo,
sottolinea che il Programma operativo si muove con un andamento regolare frutto del lavoro di
tutta l’autorità di gestione, ben strutturato e veloce capace di rispondere in maniera efficace
alla crisi generale, ma anche ad un evento inatteso come quello del terremoto.
La d.ssa Balboni ringrazia e dopo aver sollecitato eventuali altri interventi dalla platea,
dichiara approvato il rapporto annuale di esecuzione 2013. Cede poi la parola alla d.ssa
Francesca Bergamini per la presentazione del punto 4 all’odg, “Informativa sullo stato di
avanzamento del programma operativo nel 2013”.
Nei primi mesi del 2013 sono state affontate priorità ed emergenze – ricorda la d.ssa
Bergamini- ma anche temi e azioni possibili in vista della nuova programmazione. Si riferisce in
particolare alle politiche per l’inserimento dei giovani, con la creazione di un Piano di intervento
straordinario inserito, però, in una specifica infrastruttura educativa regionale: nel rapporto
annuale saranno rintracciabili i tratti salienti, specifici del Piano Giovani, mentre l’esposizione
odierna mirerà a evidenziare le caratteristiche di integrazione del Piano nelle più generali azioni
messe in campo e a prefigurarne gli sviluppi nella prossima Programmazione.
La d.ssa mette in risalto l’ obiettivo principale del Piano di intervento: ovvero creare le
condizioni per la ripresa e la crescita, affiancando all’innalzamento delle competenze e
all’inserimento lavorativo dei giovani, l’accompagnamento alle imprese che investono in piani
di crescita.
Ciò si traduce concretamente sia nel consolidamento di un’infrastruttura educativa
riconosciuta e riconoscibile sia dalle persone che dalle imprese, capace di coinvolgere in
maniera stabile i molteplici attori in processi di miglioramento e qualificazione, sia nella messa
in campo di strumenti e misure specifiche per arricchire l’infrastruttura educativa, ma anche
per sperimentare azioni e introdurre e monitorare dispositivi innovativi.
Un primo tema guida è l’integrazione e la complementarietà delle risorse: sul Piano
Giovani sono state investite le risorse del Fondo Sociale Europeo ma anche fondi nazionali,
quali la Legge 144 e l’Apprendistato, risorse regionali, fondi interprofessionali.
Un secondo tema è la molteplicità di opportunità, anch’esse integrate, che spaziano dai
percorsi a qualifica alle borse per la creazione di imprese, dalle diverse forme di percorsi
formativi in apprendistato all’acquisizione di titoli in alto apprendistato, dagli incentivi
all’assunzione o alla stabilizzazione, ecc .
Bergamini, infine, fornisce alcuni dati per dare atto di un coinvolgimento ampio e
diversificato dei giovani analizzando sia la consistenza che il target rispetto ai diversi interventi
formativi nelle annualità 2011 e 2012.
Rispetto all’acquisizione di una qualifica professionale di terzo livello, nel 2012/2013 sono
21.677 i ragazzi in formazione in un percorso IeFP; mentre sono oltre 2.000 ( mille ogni anno)
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nel biennio 2011/2012 i giovani che stanno acquisendo una qualifica di specializzazione e
approfondimento tra il quinto e il settimo livello del sistema della referenziazione comunitaria
delle competenze; nello stesso periodo sono state oltre 550 le persone impegnate in percorsi
della durata di 800 ore in un sistema integrato istruzione e formazione per l’acquisizione di un
diploma di istruzione e formazione tecnica superiore, mentre nel segmento della nuova offerta
terziaria non universitaria, gli ITS , sono stati 18 i percorsi avviati con circa 220 studenti ogni
anno.
Entrando nel cuore del Piano Giovani, gli incentivi all’assunzione e stabilizzazione hanno
coinvolto 1112 persone di cui 153 inserite con un nuovo contratto a tempo indeterminato, 489
con una trasformazione rispetto a uno precedente e 473 con una trasformazione del contratto
di apprendistato, e- sottolinea Bergamini , in una prospettiva di genere, si evidenzia una
capacità delle imprese di creare nuova occupazione o comunque stabilità all’occupazione sia
femminile che maschile dato di genere, in misura sostanzialmente omogenea.
Ricorda infine che risultano da esaminare ancora 1900 domande di incentivi per un impegno
complessivo di 20 milioni di euro previsto.
La disamina si conclude con un focus tecnico specificico sull’avanzamento quali-
quantitativo e finanziario del programma operativo al 31 maggio 2013
Si conferma in sostanza il trend dell’attuazione della programmazione nel suo complesso, con
una crescita ancora sostenuta in termini di avanzamento fisico delle operazioni, con una più
forte accelerazione sull’asse adattabilità, e un buon numero di destinatari - si tratta di quasi 10
mila persone- non solo approvati, ma anche già avviati in formazione. Dal punto di vista
finanziario, inoltre, gli impegni aumentano del 4,5% ( dal 90,8% al 95,3%) e i pagamenti del
5,8% (dal 66,6% al 72,4%). Sul fronte della certificazione di spesa, infine, la proposta in corso
di verifica da parte dell’Autorità di Certificazione è di 513 milioni di euro ( pari al 64% del
programma operativo) con il superamento del target di spesa previsto al 31.12.2013, mentre
riferisce, è in fase di predisposizione una successiva per 552 milioni di euro (pari al 68%),
scongiurando in maniera definitiva qualsiasi rischio di disimpegno.
La d.ssa Balboni ringrazia e invita la d.ssa Bergamini a proseguire con la
presentazione di una buona pratica, la Programmazione a seguito del sisma ( di cui al
punto 5 all’odg)
Rispetto alla Programmazione a seguito del sisma del maggio scorso e a fronte del contributo
di solidarietà ricevuto dalle altre Regioni, la d.ssa Bergamini fornisce alcuni elementi di
contesto in termini di procedure di riprogrammazione del POR, di strategie di programmazione
e di dispositivi attuativi, nonché i primi dati di presentazione e approvazione delle operazioni.
Ricorda la data di avvio della procedura di riprogrammazione, ovvero il 23 ottobre 2013,
approvata con decisione dalla Commissione Europea il 13 maggio 2013, e sottolinea come nel
frattempo fossero stati attivati i diversi dispositivi e le procedure che permettessero di
intervenire concretamente nei territori e sulle persone. In sintesi, si è trattato prioritariamente
di attivare un confronto con il partenariato e con il territorio, ma anche di procedere con una
forte azione di sensibilizzazione e informazione al fine di far emergere necessità e
progettualità, di attivare procedure aperte che permettessero poi alle progettualità di
trasformarsi in proposte operative concrete e come tali finanziabili; di integrare i diversi
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dispositivi sull’esempio del Piano Giovani, lavorando pertanto alla valorizzazione di prassi
consolidate in un’ottica di complementarietà con la struttura educativa, ovvero la
programmazione ordinaria, ma anche alla sperimentazione e all’innovazione di nuove modalità
di intervento, alla sinergia tra le risorse finanziarie utilizzate con un’attenzione particolare alle
nuove sfide del prossimo periodo di Programmazione.
Bergamini mostra in una rapida carrellata, come si sia lavorato per procedure di
attuazione successive, quindi come si sia partiti da un primo avviso del dicembre del 2012 con
una pluralità di dispositivi di intervento fino ad arrivare all’ultimo atto di programmazione che
ha a riferimento il tema degli incentivi all’assunzione del maggio 2013.
Approfondisce il set di azioni messe in campo. Si tratta di interventi a favore delle
imprese del sistema economico produttivo con la possibilità di finanziare piani formativi,
aziendali, interaziendali e settoriali e di fornire agli imprenditori formazione complementare a
quella finanziata con i fondi interprofessionali e di avviare – sull’esempio della crisi – azioni di
accompagnamento e supporto ai processi di ristrutturazione e riposizionamento strategico delle
imprese , aiutando così le organizzazioni e i lavoratori ad affrontare i cambiamenti mediante un
adeguamento delle competenze.
Sono stati poi previsti interventi a sostegno di nuova occupazione con la strutturazione di
percorsi formativi ad hoc tarati sulle esigenze di singole imprese, mediante incentivi
all’assunzione a tempo indeterminato premiando le imprese virtuose sul fronte dei
licenziamenti e dell’ impiego al femminile, mediante il sostegno all’avvio di nuove forme di
imprenditorialità.
Sono stati attivati anche piani di intervento più complessi derivanti da progettualità specifiche
dei territori, realizzati in rete tra i diversi attori formativi e le imprese mediante strategie di
innovazione con un investimento sulle competenze tecniche, professionali e tecnologiche, ma
anche di altre competenze innovative per ripensare le sfide sociali delle comunità e dei territori
colpiti dal sisma. Tutto questo sottolinea è anche in linea con obiettivi contenuti nella nuova
programmazione quali la sperimentazione di azioni di mobilità per l’istruzione, la formazione e
il lavoro, nonché la riduzione dei giovani non in possesso di una qualifica con azioni finalizzate
alla continuità dei percorsi di istruzione e formazione e al conseguimento del successo
formativo
In due slide vengono sintetizzati i dati: complessivamente sono state presentate 408
operazioni per oltre 42 milioni di euro, di cui 81 già approvate con un impegno di circa 5
milioni e 700 mila euro. Sono ancora da valutare 269 operazioni per un valore di oltre 26
milioni di euro.
La presentazione procede con un focus sulle ultime misure da attuare e su cui è in corso
un confronto con le parti sociali. Si tratta di prevedere:
• misure formative di accompagnamento al servizio civile che rendano spendibili
anche in contesti lavorativi l’esperienza maturata nei territori colpiti dal sisma; per i
500 giovani impegnati dall’aprile 2012;
• interventi in tema di alta formazione per la creazione di figure nuove impegnate nel
recupero, nella rigenerazione e nella riorganizzazione dei territori, rispondendo alle
esigenze delle comunità, del sistema produttivo, alla creazione di infrastrutture il
tutto, anche in un ottica di internazionalizzazione.
Con le risorse nazionali sul tema della sicurezza, sono state programmate azioni specifiche per
oltre un milione e mezzo di euro- e con una prima approvazione per 600 mila azioni specifiche
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mirate ai cantieri della ricostruzione con l’intenzione di accompagnare tutta la fase. Mentre,
aggiunge Bergamini, con risorse regionali è stato pensato un intervento straordinario che
guarda al territorio di Mirandola, fortemente colpito dal sisma e in cui si concentra il settore del
biomedicale per procedere alla creazione di un tecnopolo e all’istituzione di un Istituto tecnico
sul tema delle nuove tecnologie della vita attraverso un lavoro congiunto con il FESR.
Conclude presentando una sezione del sito, visibile dalla homepage di Formazione e
Lavoro che permette di dare informazioni in continuità alle persone e alle imprese sulle
opportunità che man mano si rendono disponibili.
La d.ssa Balboni cede di nuovo la parola a Tagliatesta per alcune osservazioni.
Rispetto alla presentazione del Piano Giovani, il rappresentante della Commissione Europea ne
sottolinea alcuni aspetti positivi quali l’ampio raggio di intervento – agisce infatti sui ragazzi in
età di obbligo, ma anche sui giovani tra i 30-35 anni non coperti da altre azioni; e la capacità
del fondo per l’assunzione e la stabilizzazione dei giovani di puntare ad un’occupazione che sia
anche di qualità.
Rende noto, inoltre, rapidamente delle iniziative europee per i giovani, ribadendo che si
tratta di una linea di azione prioritaria e un target di concentrazione delle risorse nella
prossima programmazione.
Nel dicembre 2011, tramite la Youth Opportunity Initiave e la costituzione di action team sono
state riprogrammate le risorse per quei Paesi con un tasso di disoccupazione maggiore del
30% per un totale di 3 miliardi di euro, precisa Tagliatesta. Un anno dopo è stato stanziato un
fondo di garanzia destinato ai giovani con meno di 25 anni destinato a coprire i costi della
disoccupazione, inoccupazione o uscita dal mondo scolastico e un percorso di formazione o di
training per l’inserimento o il re-inserimento nel mercato del lavoro. Recentissimo, è inoltre –
aggiunge– lo stanziamento di oltre 6 miliardi di euro per quei Paesi con oltre il 25% di
disoccupazione giovanile: per l’Italia si ipotizzano 400-500 milioni.
Sull’apprendistato - che a livello europeo è uno dei canali di ingresso al lavoro più importanti -
a luglio -riferisce -iniziarà l’azione European Alliance for Apprenticeship, mentre ricorda l’avvio
durante il dicastero Fornero di un proficuo gemellaggio tra Italia e Germania, con alcune
criticità, ma di indubbio interesse. Anche il Governo Italiano, infatti, sta puntando
sull’occupazione giovanile per far fronte ad un tasso di disoccupazione del 40% ed auspica che
le misure messe in campo possano dare risposte efficaci ed efficienti.
Conclude con il processo di Riprogrammazione del POR a seguito di sisma, ricordando le
difficoltà di mettere d’accordo le diverse Regioni, ma anche l’estrema rapidità e tempestività
del processo nel suo complesso, avviato in ottobre nel corso della visita in Emilia-Romagna del
direttore generale aggiunto e concluso a metà maggio del 2013.
La d.ssa Caputo del Ministero del Lavoro, plaude alla presentazione della buona
pratica e mette in risalto l’importanza della trasversalità e della varietà della iniziative,
funzionali ad affrontare la difficile situazione del dopo sisma. Ricorda che sia la Commissione
che la Corte dei Conti Europea hanno manifestato in diverse sedi una particolare attenzione
alle misure integrate in cui la formazione diventa effettivamente funzionale all’occupazione.
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Aggiunge, inoltre, l’importanza dell’attivazione di reti territoriali e di legami con le
imprese che hanno consentito all’ Emilia-Romagna di rispondere efficacemente ad una grossa
crisi, e in secondo luogo al pregio degli incentivi nel ridare impulso al sistema economico-
produttivo sul fronte occupazionale.
Conclude osservando che tali processi già attivati saranno sicuramente un’ utile base per gli
interventi del prossimo periodo di programmazione.
Prende la parola il dott. Cattini, rappresentante della CGIL
Il dott. Cattini pone l’accento sulla necessità di definire a monte e sempre più chiaramente tre
aspetti chiave delle politiche regionali in tema di occupazione e lavoro, ovvero i soggetti
dell’azione; i risultati in qualità di agenti di cambiamento della realtà, la struttura del sistema.
In sintesi, sottolinea come i tre aspetti siano fortemente correlati: la corretta definizione dei
destinatari, ad esempio, agisce fortemente sulla bontà dei risultati, così come quella di
entrambi concorre ad una corretta e qualitativamente alta strutturazione del sistema nel suo
complesso e a modificare la realtà –sottolinea Cattini- in ottica di cambiamento, costruendo al
contempo un sistema che garantisca una continuità nel tempo delle azioni, caratteristica
necessaria per la struttura socio-economica della Regione.
Evidenza poi, una necessità aggiuntiva. Accanto all’identificazione dei soggetti da
coinvolgere, della messa in campo dei risultati da ottenere che agiscano virtuosamente sul
sistema occorrerà definire o meglio ridefinire il meccanismo e le sedi della presa di decisioni.
Cita la particolarità della Regione Emilia-Romagna che si è dotata di un percorso regolato e a
norma di legge di concertazione istituzionale, pienamente applicato in materia di lavoro e
formazione, che produce complicazioni e difficoltà, ma è parte importante nella realizzazione
degli ottimi risultati- che ricorda- sono stati esposti nel corso del Comitato e di quelli
precedenti. Così, rispetto ad un sistema consolidato per la presa di decisioni, suggerisce
l’opportunità -anche a seguito di un periodo di crisi ormai settennale- di sperimentare altre
forme. In particolare, rispetto al tema dell’integrazione delle politiche e delle risorse, ribadisce
quanto sia importante trovare le sedi per operare le decisioni in maniera congiunta tra attori
diversi, com’è il caso dei fondi interprofessionali, e superare la frammentazione tra i vari
assessorati per un’integrazione effettiva ed efficace di risorse non solo economiche, ma anche
culturali e politiche.
Conclude il suo intervento ponendo l’accento sulla necessità che sia diffusa la
percezione del cambiamento che le misure poste in essere producono sul contesto ed
esemplifica, citando le mille assunzioni realizzate con il Piano Giovani, che occorre
contestualizzare e mettere in valore e per tale operazione di creazione di senso, ribadisce,
serve il concorso di tutte le forze politiche, tecniche e sociali della Regione.
La dott.ssa Balboni, saluta l’arrivo dell’Assessore Bianchi e dando corso al cambiamento
di ordine del giorno annunciato in apertura dà pertanto la parola al dott. Tagliatesta per la
presentazione del punto 9, “Informativa sulla Nuova Programmazione”.
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Il dott. Tagliatesta ripercorre, avvalendosi del supporto di slides, le priorità della
Programmazione 2014-2020 quale strumento cardine per raggiungere gli obiettivi di Europa
2020. Per l’Italia si tratta di:
• aumentare il tasso di occupazione, che si attesta sul 61% e che dovrebbe
raggiungere il 67-69;
• diminuire il tasso di abbandono scolastico dal 17,6 al 15%;
• aumentare il tasso di conseguimento della laurea (dal 20% al 27%) che è uno dei
più bassi livelli in Europa, di molto inferiore alla media europea del 40%;
• intervenire su un altissimo rischio di esclusione sociale, utilizzando fortemente
l’asse inclusione sociale per integrare coesione sociale, sviluppo e occupazione su
cui dovrà essere concentrato il 20% delle risorse
Tagliatesta prosegue commentando le raccomandazioni all’Italia contenute nel position
paper di novembre. Il discorso si approfondisce con la presentazione di alcuni dati salienti del
contesto italiano e con l’elenco di una serie di misure che la Commissione propone per
intervenirvi.
I dati vengono presentati in una prospettiva storica: emerge, dunque, una drastica riduzione
del PIL dal 1980 ad oggi con un rallentamento cospicuo della capacità di crescita; un aumento
sostenuto dei tassi di disoccupazione specie giovanile, elevatissimo negli ultimi mesi;
l’occupazione femminile come criticità; le forti disparità regionali che amplificano taluni
squilibri; un’economia poco competitiva e un basso tasso di capacità istituzionale intesa come
presenza di una PA troppo poco efficiente ed efficace, con diffusi aspetti di illegalità; una
discrepanza forte tra la formazione, le competenze e i bisogni del mercato del lavoro.
Tra le leve da utilizzare, precisa Tagliatesta, c’è sicuramente quella di combattere la
disoccupazione giovanile; integrare i vulnerabili; migliorare la qualità del sistema dell’istruzione
della formazione intervenendo sulla misurazione e valutazione della capacità degli insegnanti in
un’ottica di miglioramento complessivo del sistema; promuovere la mobilità nazionale
mediante un sistema, che è in costruzione, di certificazione delle competenze di livello
nazionale e la mobilità europea mediante i progetti esistenti (Leonardo, Eures etc.);
modernizzare e rafforzare il mercato del lavoro, intervenendo sul miglioramento della capacità
istituzionale nel suo complesso o anche di strutture quali i servizi per l’impiego; combattere il
lavoro sommerso che è una piaga del sistema italiano; diffondere l’ e-government e infine -
conclude - assicurare l’efficacia del sistema giuridico la cui inefficienza ha effetti nocivi sulla
produttività e l’attrattività commerciale dell’Italia.
Per completare la disamina sul negoziato, mostra la percentuale di stanziamento delle
risorse proposta dal Consiglio e rigettata dal Parlamento, pari al 15.2 % delle risorse
complessive per le Regioni più sviluppate.
Informa che sono ancora in corso di definizione, gli accordi interistituzionali tra
Parlamento Europeo, Commissione e Consiglio, sia per il Regolamento generale, che per il
regolamento specifico del Fondo Sociale Europeo.
Il dott. Tagliatesta conclude evidenziando alcuni aspetti critici delle osservazioni
all’accordo di partenariato presentato dall’Italia: la mancanza di concentrazione con
attualmente circa 400 azioni presentate; la non corretta declinazione del concetto di inclusione
sociale che deve finanziare progetti di inserimento lavorativo e non politiche sociali ordinarie
supplendo con il Fondo Sociale Europeo alla mancanza di altre risorse; la necessità di lavorare
sulla capacità amministrativa e di un focus specifico trasversale e comune, con l’obiettivo di
migliorare proprio l’efficienza e l’efficacia della Pubblica Amministrazione.
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La d.ssa Caputo prende la parola per rassicurare la Commissione Europea sull’ accordo
di partenariato: la sistemazione della bozza è in corso, e alcuni aspetti sono stati di fatto già
definiti. Sottolinea la necessità del contributo delle amministrazioni centrali e la questione
ancora aperta da decidere innanzitutto in sede politica, della ripartizione delle risorse sui
Programmi Operativi regionali e nazionali. Le Regioni - aggiunge Caputo - saranno chiamate a
definire in modo più puntuale, mediante una scheda ad hoc, le priorità che intendono
soddisfare a livello territoriale per accelerare il processo di definizione dell’accordo di
partenariato nel suo complesso. sia pure , ricorda, in un contesto di assenza di un accordo
finanziario che rende più difficile quantificare le risorse e dunque precisare le azioni da mettere
in campo.
Il Direttore cede, infine, la parola all’Assessore Bianchi per l“Informativa sulle linee
strategiche del POR 2014-2020”, punto 11 all’odg
L’ Assessore Bianchi, citando un articolo del Corriere di Bologna che riporta un
fraintendimento e un paradosso, pone l’attenzione sul diffuso senso di mancanza di fiducia
nella P.A.. L’Emilia Romagna considerata fra le amministrazioni più efficienti di Italia
nell’utilizzo delle risorse comunitarie, spenderebbe solo il 59,4% delle risorse. Accanto ad un
responsabilità della Regione che -a suo parere - non ha saputo spiegare la differenza tra
impegnato, (il 95% delle risorse alla fine di maggio) e certificato (59,4% al 31 dicembre, ora il
68%), l’Assessore precisa che chiarirà l’equivoco, ma soprattutto ribadisce con orgoglio di
essere portatori come Emilia-Romagna di efficienza, di onestà, di responsabilità.
Il prof. Bianchi richiama il discorso della d.ssa Caputo leggendolo come una risposta alla
richiesta di continuità nel processo di programmazione manifestata in altra sede
congiuntamente con l’assessore Muzzarelli: ciò si traduce nella possibilità di mantenere il
carattere di organicità del lavoro della Regione imperniato su un non sempre facile, ma
proficuo confronto con le parti sociali e su tre assi principali, ovvero la spinta all’innovazione, i
diritti-doveri e la crescita intesa come capacità di generare risorse per far crescere il sistema
nel suo insieme, dove l’educazione e formazione costituiscono il perno stesso di intervento su
tutto il sistema.
Il suo discorso si focalizza su un concetto di crescita basato su un welfare inclusivo, in
cui tutti possano partecipare al processo, e in cui sia il sistema educativo, scolastico e
formativo ad essere strutturato in modo tale da essere fortemente includente e che
l’investimento di risorse sull’inclusione e la coesione sociale come sia già nei fatti superiore al
20% prescritto dai nuovi regolamenti.
“L’albero di ER”, educazione e ricerca traduce in maniera efficace l’articolazione di un
sistema formativo complesso, ma profondamente coerente – sintetizza l’assessore -che
favorisce la crescita in una duplice direzione: l’attenzione al welfare e al territorio produce
aumento di capitale sociale, mentre quella all’innovazione comporta l’aumento di capitale
umano che è uno degli elementi fondanti dello sviluppo. Su quest’ultimo, ribadisce, sono state
poste le basi per interventi quali l’integrazione tra gli Istituti Professionali e i centri di
formazione sull’azione regionale IeFp, la creazione con gli ITS di un istruzione di terzo livello
non accademica e ricorda il costituendo ITS dedicato al Biomedicale a Mirandola; oltre 100
percorsi di dottorato in alto apprendistato; i tirocini formativi che concorrono a divenire gli
elementi fondanti del riposizionamento del sistema scuola anche come orientamento al lavoro;
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i temi dello svantaggio e della disabilità trattati non come misura a latere, ma come parte di un
processo generale che ha nel lavoro la sua identificazione.
Pone, poi, una particolare enfasi sulla vivace interlocuzione tra le Regioni e il Governo,
di un confronto attivo con i ministri Barca e ora Trigilia per la definizione della titolarità delle
azioni che secondo Bianchi dovrebbero essere in capo alle Regioni, almeno per le Regioni
competitività che hanno dimostrato piena responsabilità di intervento ed efficienza nei risultati.
Passa dunque ad approfondire alcuni temi citati in premessa.
A parere dell’Assessore il dialogo sociale è uno dei risultati principali di un modo di operare
della Pubblica Amministrazione emiliano-romagnola di ispirazione britannica: svolgere la
funzione di civil service, ovvero porsi come obiettivo principale la costruzione di una società
civile. E mentre, l’Italia è lontanissima dagli standard medi europei, l’Emilia Romagna può
essere portatrice di valore a livello nazionale.
L’altro concetto importante già introdotto è quello della necessità di tenere separati dal
punto di vista gestionale i diversi fondi strutturali, ma di realizzare una maggiore convergenza
sia intra-regionale, sia pluri-regionale a livello italiano come europeo. E cita l’esperienza
virtuosa di scambio con Regioni storicamente alleate come l’Essen, l’Aquitania e la
Wielkopolska, in particolare nella riflessione “scuola-lavoro” su un sistema duale che preferisce
definire personalizzato.
L’Assessore ribadisce la capacità dell’Emilia-Romagna di sviluppare politiche e misure
particolari, all’inizio spesso isolate, come la legge sulla Formazione Professionale, che poi
diventano un modello di Policy Making da imitare. Spiega che, oltre ad un processo di controllo
serratissimo di tutto il processo di attuazione, il nodo cruciale è proprio la capacità di formulare
politiche efficaci all’interno di un quadro di programmazione rigoroso che abbiano anche la
capacità di guardare più lontano. Il metodo che cita è la valutazione ex-ante, l’analisi a monte
sui possibili impatti marcandone l’importanza nel processo programmatorio.
In sostanza, grazie ad un lavoro titanico anche di chi lo ha preceduto – sottolinea con forza
Bianchi - la Regione ha sviluppato un know-how di policy, ma anche di strumenti e metodi che
vogliono poter essere contributi validi al dibattito europeo.
Fa, infine, un accenno al periodo complicato in termini di fiducia nei confronti
dell’Europa e nella sua capacità di azione politica che coinciderà con le elezioni del maggio
prossimo con il rischio di un possibile ulteriore crollo dell’affluenza e di rimando, in esito al
voto, di un giudizio negativo sull’Europa stessa, malgrado sia ormai inscindibile il suo ruolo
quale motore, punto di partenza di politiche importanti che devono essere attuate dai livelli di
governo e che manifestano i loro effetti direttamente anche su imprese e persone.
Tale rischio va combattuto, spiega, mettendo in evidenza le azioni fatte e in essere, ma
soprattutto il valore eminentemente democratico delle stesse: in particolare, il Fondo Sociale
Europeo ha al suo centro le persone, l’obiettivo di favorirne la crescita e occorre enfatizzarlo,
ribadisce, perché non sembri un’operazione di natura tecnica, ma ciò che è nei fatti, ovvero
un’azione politica importante, di livello europeo, per la quale è fondamentale la partecipazione
forte, chiara e netta dell’Italia.
Infine, sintetizza i due obblighi connessi alla programmazione del prossimo periodo:
quello di non avere discontinuità, ricordato in premessa; e la capacità di disegnare e gestire un
programma in maniera aperta, per polimerizzazione ovvero per sviluppo e aggregazione di
atomi, esemplifica, in cui il catalizzatore siano le persone da riportare al centro,
marginalizzando la polemica, di stampo populista sulla burocrazia dei vari livelli di governo.
Conclude citando l’orgoglio per le cose fatte e la disponibilità, la determinazione per i
contributi futuri.
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La Dott.ssa Bertacca, per consentire il concomitante svolgimento della conferenza
stampa assume la moderazione della riunione e introduce le assistenze tecniche incaricate di
descrivere il punto 6 all’odg ovvero l’informativa sulle attività di valutazione.
Il dott. Davide Barbieri dopo aver introdotto la RTI composta da IRS - Istituto per la
Ricerca Sociale Soc. Coop (Capofila) e Fondazione Giacomo Brodolini procede con la
presentazione della “valutazione delle pari opportunità tra uomini e donne e del
mainstreaming di genere”.
Tale valutazione in itinere, precisa, risponde a due domande specifiche inerenti la
partecipazione delle donne rispettivamente al rafforzamento dell’economia della conoscenza e
le politiche di conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura della famiglia.
Il rapporto ricalca quello del 2011 confermandone l’impostazione, i risultati emersi
dall’analisi dei progetti approvati e avviati, la metodologia di identificazione dei progetti con un
impatto diretto ed indiretto sulle pari opportunità (progetti PO) e procede ad un
approfondimento sui/sulle destinatari/e in particolare su quelle esperienze di particolare rilievo
in ottica di genere.
In sintesi i progetti PO ( pari opportunità) in totale 459, selezionati rispetto ai criteri
della rappresentatività territoriale e dell’innovatività, sono numericamente importanti e
rappresentano il 3,4% del totale; si conferma la presenza significativa di progetti di
qualificazione e riqualificazione professionale a supporto della crescita personale e
professionale delle donne e di progetti dedicati alle donne in situazioni di svantaggio; la
presenza di donne non è concentrata su specifiche tipologie di azione, a favore di una
maggiore differenziazione, mentre partecipano poco ad alcune tipologie di azione, ovvero alla
formazione integrata o post-laurea, post-qualifica o per gli IFTS, la formazione continua
aziendale, confermando una tendenza storica secondo la quale i settori produttivi trainanti, il
meccanico e il manifatturiero, registrano una presenza minore di donne .
Barbieri aggiunge che le donne sono poco presenti anche nell’ambito dell’Obiettivo
specifico L - Creazione di reti tra università, centri tecnologici di ricerca (32%) e B Favorire
l’innovazione e la produttività attraverso una migliore organizzazione e qualità del lavoro
(40%).
Dedica un rapido approfondimento ai due obiettivi strategici. Rileva così che la presenza
femminile nell’economia della conoscenza è scarsa per l’esigua attenzione progettuale in ottica
di genere rivolte ai settori dell’innovazione tecnologica, nella formazione di profili scientifico-
tecnologici, legati ad esempio all’ICT; nel sostegno a imprese competitive e innovative.
Un’esperienza pilota come quella di “Donne e tecnologia” di SPINNER, malgrado i risultati
virtuosi, non ha avuto un seguito né a livello regionale né di territori singoli.
Il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne , invece, è stato ben
toccato dalla presente programmazione, sia in termini di progettazione che di partecipazione
delle donne e si tratta di una linea progettuale consolidata con aspetti di innovatività, con una
significativa partecipazione anche degli uomini ( il 25-30% degli utenti), che potrà a pieno
titolo rientrare nella strategie regionali anche nella prossima programmazione.
Sul totale dei progetti PO, ricorda, è stato effettuato un monitoraggio qualitativo volto a
selezionare ulteriori 69 progetti poi oggetto di un’analisi più approfondita, condotta mediante
interviste semi-strutturate, in presenza o al telefono, da un team di valutatori ai referenti delle
operazioni volte a rilevare elementi significativi ai fini di proseguire l’impegno a favore di
politiche e interventi specifici per le pari opportunità di genere sul territorio regionale.
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E’ emerso - cita il dott. Barbieri -un livello mediamente buono con punte di eccellenza,
con obiettivi di genere e risultati attesi chiari, formulati sin dalla fase di progettazione; esito
spesso di progettazione partecipata e di partnership operative o di sostegno e che hanno
coinvolto attori di diversi settori e ambiti, sia pubblici che privati.
Per quanto riguarda la tipologia di interventi si tratta in massima parte di interventi
individualizzati, rivolti alla singola utente. Gran parte dei progetti, inoltre, si rivolgono alle
donne in situazione di svantaggio, un’ utenza difficile –commenta - ma importante anche
rispetto al vincolo del 20% delle risorse sull’inclusione sociale previsto dalla prossima
programmazione comunitaria. Rispetto a tale target è comune a tutti sia la consapevolezza
del’ inadeguatezza di interventi brevi e della necessità di forti azioni di accompagnamento nelle
attività formative e di tirocinio in cui la relazione tra ente proponente (operatori e docenti) e le
donne partecipanti assume un valore cruciale, sia la consapevolezza della necessità di una
sempre maggiore integrazione con i servizi e le politiche territoriali. Va anche segnalato –
aggiunge- che trattandosi di donne in situazione di disagio sono spesso soggette a forme di
discriminazione multipla, non ci si deve aspettare un impatto dal punto di vista della ricaduta
occupazionale di breve termine, quanto di contribuire ad accrescere autonomia e
consapevolezza delle proprie risorse, di accrescere la motivazione a progettare il proprio
percorso di vita e di contribuire a ricostituire il sistema di competenze, attitudini, motivazioni,
autostima, indispensabili per affrontare in maniera autonoma il difficile futuro occupazionale.
Infine, a livello complessivo, molti dei progetti analizzati rappresentano la prosecuzione
di precedenti progetti o loro sviluppi o un’ integrazione con altri interventi e/o servizi attivi sul
territorio. Tale continuità di progetto dovrà essere –rileva- messa a sistema e rinvia alla
capacità e alla volontà degli attori promotori e attuatori dei progetti, ma in maniera più
marcata anche delle istituzioni regionali, di capitalizzare l’esperienza accumulata e favorire
azioni di sistema che in un ottica di mainstreaming si rendono necessarie anche in una regione
con una progettualità già sviluppata in tal senso come l’Emilia Romagna.
Diverse possono essere, rileva e conclude, le possibili azioni da mettere in campo:
- sviluppare azioni di concreto trasferimento o riproduzione del progetto o di singole
azioni o prodotti aventi valenza di genere diretta o indiretta. Linee guida,
modellizzazioni e scambio di buone pratiche possono favorire trasferibilità e
riproducibilità. In generale si ravvisa la necessità di mantenere sulle tematiche di
genere una più stretta regia/concertazione regionale al fine di mettere a frutto in
maniera più capillare metodologie ed approcci già sperimentati nel tempo in singoli
progetti;
- sviluppare sistemi per la certificazione della qualità delle azioni in ottica di genere.
Uno sforzo di concettualizzazione e rilevazione in tal senso può rappresentare
un’occasione di riflessione interna alle organizzazioni proponenti ed una strategia
per comunicare all’esterno i risultati delle attività progettuali e per promuovere gli
elementi di successo relativi a specifici interventi con valenza di genere (diretta o
indiretta) presso policy maker, associazioni, aziende;
- sviluppare sistemi di valutazione di risultato e di impatto sugli effetti di lungo
termine anche attraverso la predisposizione e adozione di metodologie qualitative e
mixed-method nella valutazione degli impatti di genere, diretti e indiretti, dei
progetti.
La d.ssa Bertacca evidenziando che uno dei macro-temi importanti è proprio la scarsa presenza
delle donne nell’economia della conoscenza, prosegue invitando il dott. Bressan di IRIS alla
presentazione della valutazione sull’economia della conoscenza.
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Il dott. Bressan, introduce il tema descrivendo rapidamente il contenuto del Rapporto
che in sei capitoli ripercorre le fasi principali dell’attività di valutazione, ponendo l’attenzione
su alcuni dati e sulla disamina delle risultanze su alcuni temi propri dell’ analisi valutativa
condotta.
Il primo capitolo ricostruisce sinteticamente il quadro normativo di riferimento delle
attività oggetto di valutazione; il secondo si concentra sul percorso che ha portato alla
costruzione dell’archivio integrato e le sue caratteristiche. Il terzo capitolo descrive i risultati
della analisi delle reti sociali che è stata condotta sui dati relativi ai progetti contenuti
nell’archivio integrato. Il quarto capitolo contiene un approfondimento sulle imprese che hanno
partecipato ai partenariati degli IFTS analizzati. Il quinto capitolo contiene l’analisi dei
contenuti emersi nel corso delle interviste che sono state realizzate presso i soggetti gestori
degli IFTS e che spesso hanno coinvolto anche alcuni rappresentanti del partenariato, Istituti
scolastici, centri di ricerca, organizzazioni di rappresentanza delle imprese e singole imprese. Il
sesto capitolo descrive i risultati delle interviste e dei casi studio relativi ai progetti finanziati da
Spinner. Il rapporto viene completato con alcune appendici statistiche e note metodologiche.
La valutazione è partita, riferisce, dalla costruzione di un archivio integrando le
informazioni provenienti da tre fonti: Regione Emilia-Romagna - Direzione Generale Cultura
Formazione Lavoro - Servizio Programmazione, Valutazione e interventi regionali nell'ambito
delle politiche della formazione e del lavoro; Consorzio Spinner organismo attuativo del
programma Spinner 2013; i soggetti coinvolti a vario titolo nelle gestione e attuazione di
progetti IFTS e progetti finanziati dal Programma Spinner 2013.
Il sistema è stato strutturato principalmente attraverso la creazione di una base di dati
frutto del merging dei dati proveniente dalle fonti identificate, della loro integrazione,
omogeneizzazione e completamento in uno specifico schema di raccolta delle informazioni
relative alle organizzazioni coinvolte nei progetti Spinner 2013 e IFTS nel periodo 2008-2011.
L’archivio integrato rappresenta, dunque, una prospettiva di lettura del sistema
regionale della Rete politecnica, ed è costituito di 2.711 record che corrispondono al totale
delle organizzazioni che partecipano ai 655 progetti: 110 corsi IFTS, di cui sono trattati tutti i
componenti dei partenariati, e 545 progetti Spinner appartenenti a cinque azioni. Alcune
organizzazioni definite come “agenti di collegamento” partecipano a più progetti – IFTS, FS e
Spinner - e per questo motivo il loro totale (1.641) non corrisponde al numero dei
record(1.687). Quasi due terzi delle organizzazioni provengono dai corsi Ifts, che si articolano
in partenariati più ampi; Spinner invece prevale nel numero dei progetti, oltre l’80% del totale,
che però sono concentrati intorno ad un numero minore di organizzazioni.
L’analisi per categorie delle organizzazioni presenti nel DB evidenzia la netta prevalenza
delle Imprese, che con 1.436 partecipazioni sono oltre la metà del totale (53%), seguite dalle
Università o Dipartimenti universitari (22%). La presenza delle imprese è particolarmente alta
all’interno dei progetti Ifts, quasi mille partecipazioni, oltre il 60% del totale.
Dal punto di vista della metodologia, sono state applicate tecniche di Social Network
Analysis considerando l’insieme dei progetti relativi agli IFTS e alle Azioni 1-5 di Spinner
ammessi a finanziamento, aggiornati all’anno 2011. Si tratta, nel complesso, di 655 progetti:
110 progetti di IFTS e 545 progetti relativi ad Azioni Spinner che coinvolgono
complessivamente 1.641 agenti, che partecipano 2.711 volte ai progetti. Circa il 40% degli
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agenti è coinvolto nei progetti finanziati anche in qualità di ospitante gli studenti nei periodi di
stage.
Emerge il ruolo di connettore svolto dalle imprese e dagli altri agenti che ospitano stage.
Questi agenti ispessiscono la rete di relazioni - sottolinea - che si sviluppa tra i diversi territori
e tra i diversi assi tecnologici della Regione e fungono da collante tra reti di relazioni diverse.
In particolare, si rileva una forte azione di promozione della Rete politecnica.
Le Università partecipano al più ampio numero di progetti con il più ampio numero di
partner, mentre i soggetti che partecipano alle azioni Spinner hanno un ruolo più episodico.
L’analisi evidenzia la posizione e il ruolo di 46 agenti di collegamento tra le linee di policy che
interessano la formazione superiore e le Azioni Spinner. Si tratta di 11 Atenei e Dipartimenti
Universitari e 35 imprese che partecipano sia ai progetti di formazione IFTS che a una o più
azioni gestite da Spinner. La loro rilevanza risiede in sostanza nel fatto che la loro attività crea
collegamenti tra gruppi e soggetti che operano in ambiti diversi: il sistema della formazione
superiore, le imprese, le università. Le relazioni tra questi soggetti sono sollecitate dagli
incentivi e dagli altri vantaggi attivati dalle azioni del POR.
Bressan approfondisce le caratteristiche e il ruolo degli agenti di collegamento, ovvero coloro
hanno la capacità di agire quali intermediari tra i gruppi di attori ed organizzazioni diverse; in
questo contesto si sviluppano progetti di rete tesi a specializzare gli Istituti Tecnici in particolari
ambiti dei servizi o in filiere tecnologiche e produttive, altri che sfruttano il potenziale di
innovazione dei Dipartimenti delle Università regionali; tra questi ambiti si inseriscono i
progetti delle imprese che traggono il beneficio maggiore proprio dall’apertura dei sistemi della
formazione superiore e della ricerca.
Rispetto alle imprese che hanno partecipato agli IFTS emergono alcune caratteristiche
rilevanti: i partenariati costituiti vedono la presenza di numerose imprese leader e di eccellenza
dell’economia regionale, rivelando la capacità degli enti gestori di coinvolgere imprese
significative nei rispettivi territori di competenza.
Fra le imprese partner dei progetti e le imprese di stage sono, tuttavia, sotto rappresentate, le
imprese di piccole dimensioni. Questo dato, particolarmente accentuato nel manifatturiero,
mostra come l’interlocutore privilegiato di questi progetti formativi siano le imprese
mediamente più strutturate.
Nel corso delle interviste ai soggetti attuatori dei percorsi IFTS sono emersi alcuni temi
particolarmente importanti. Il primo è quello della rilevanza della relazione tra specializzazioni
settoriali e territorio; ovvero della coincidenza, o significativa concentrazione, in un territorio o
Polo delle attività formative proprie di una specializzazione tecnica. Alcuni percorsi di
specializzazione, invece, hanno una natura trasversale, e dunque sono comuni a più settori
produttivi, ad es., l’internazionalizzazione, oppure il marketing.
Un secondo nodo critico riguarda la relativa diffusione di alcune specializzazioni settoriali nel
territorio regionale; la meccanica, ad es., che riguarda direttamente tre poli tecnici (Bologna,
Modena e Reggio Emilia), è diffusa, sia pure con diversa densità, in quasi tutte le province
della regione. La scelta dei settori e delle tecnologie dei Poli ha seguito un disegno regionale,
coerente con i sistemi locali di impresa presenti nei territori, ma che aveva come obiettivo
anche quello di favorire la varietà dell’offerta formativa e la promozione della diversità nelle
specializzazioni.
Questo scenario –sottolinea - viene spesso affrontato degli interlocutori richiamando la
necessità di sostenere forme di collaborazione tra i Poli che operano in ambiti analoghi nella
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programmazione dei contenuti delle attività formative e di promuoverne la capacità di operare
sempre più su scala regionale.
Il coordinamento nella progettazione delle attività formative è un ambito della rete
regionale che assume maggiore significato con la strutturazione del sistema dei Poli e in
particolare in coincidenza con la costituzione delle fondazioni degli ITS. L’avvio delle attività
degli ITS ha prodotto anche una nuova divisione del lavoro che ha riguardato tanto gli IFTS
quanto i percorsi dell’istruzione scolastica ed in alcuni casi anche del sistema universitario. La
loro istituzione, infatti, ha dato avvio ad una complessiva riorganizzazione tematico/settoriale
dell’offerta IFTS; altro elemento significativo, è che l’offerta realizzata dai percorsi ITS può
essere considerata il prodotto tangibile di un processo di mainstreaming di sistema generato
dalle sperimentazioni e dalle attività condotte sul territorio nell’ambito dell’Istruzione e
Formazione Tecnica Superiore, nell’arco di un periodo di programmazione ultradecennale. Le
criticità avvertite più diffusamente sembrano infatti essere rappresentate dai rischi di
“congestione” del sistema e tale aspetto – rileva - assume ulteriore elementi di complessità,
quando messo in relazione con l’offerta proveniente dal sistema dell’istruzione universitaria.
Le interviste condotte hanno consentito di raccogliere testimonianze su pratiche di
gestione innovative e suggerimenti utili al superamento di criticità riscontrate nella concreta
esperienza di attuazione dei percorsi IFTS.
Un caso tra i più interessanti concerne l’idea di introdurre - su suggerimento di un’azienda
partner - all’interno del percorso per tecnico superiore di automazione industriale di Bologna
una nuova figura, proveniente dal mondo delle imprese, il responsabile del coordinamento
tecnico. A metà strada tra un docente e un tutor, il responsabile del coordinamento tecnico
svolge un ruolo di facilitatore (sia in aula, con gli allievi, che nell’ambito delle attività di
progettazione), deputato a “decriptare” il linguaggio dell’azienda e a veicolare più
efficacemente le istanze e i contenuti tecnici essenziali dei contesti lavorativi.
Il secondo caso è assimilabile al precedente: in particolare si è fatto leva sulla qualità dello
stage, per cui è stato realizzato un percorso di modellizzazione, il protocollo
dell’apprendimento situale finalizzato ad assicurare la riconducibilità e valutabilità degli
obiettivi di apprendimento alle tecnologie in uso all’interno dell’impresa ospitante. Si tratta di
una modalità di progettazione che utilizza il lavoro di mappatura del profilo di qualifica come
traccia del disegno di stage. In entrambi i casi, sancisce Bressan, la spinta a innovare deriva
dall’esigenza di individuare soluzioni e dispositivi che siano in grado di potenziare gli elementi
di ancoraggio alle specificità dei contesti lavorativi.
Nel terzo caso analizzato, l’innovazione nasce dalla volontà di dare risposta ad alcune istanze
in materia di strategie di internazionalizzazione, provenienti dal territorio. Al momento
dell’intervista l’agenzia formativa stava programmando di dare attuazione a questo nuovo
progetto entro la fine del 2012, all’interno del percorso per “Tecnico Superiore
commerciale/marketing per l’internazionalizzazione delle imprese industriali”.
L’idea di fondo è quella di pervenire, ricercando la collaborazione dei principali stakeholder sul
territorio, all’apertura di un servizio a supporto dei processi di internazionalizzazione delle
imprese. In questo ambito, inoltre, la prospettiva sarebbe quella di prevedere l’inserimento, in
veste di operatori di giovani formati dal percorso IFTS connotabile anche come strumento di
job creation.
Rispetto all’aumento della dotazione di conoscenze e competenze degli agenti del
sistema è stato assicurato da tutte le azioni SPINNER, in particolare per i soggetti beneficiari e
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le imprese partner dei progetti finanziati, che è l’ambito di impatto potenziale fissato
dall’analisi valutativa che più degli altri risulta aver beneficiato delle opportunità offerte.
Meno incisiva è risultata essere la capacità delle misure considerate di supportare il
cambiamento degli agenti del sistema: analizzando consequenzialmente le diverse fasi del
processo tipico di change management le ricadute sembrano decrescere. Le imprese non
hanno giudicato rilevanti gli effetti connessi alla partecipazione ai progetti sul rafforzamento o
sviluppo delle relazioni all’interno del sistema locale / filiera produttiva: le relazioni alla base
dei progetti sono risultate in larga parte preesistenti e in pochi casi si sono configurate
numericamente come dei veri e propri network. Tuttavia, rispetto il rafforzamento dei legami
tra i luoghi della conoscenza tacita, legata ai contesti produttivi, e i centri della conoscenza
scientifica, ovvero una delle principali finalità perseguite da Spinner, i beneficiari dei progetti
finanziati hanno rivestito un ruolo di collegamento determinante.
Sotto il profilo dell’integrazione e delle relazioni di complementarietà con le altre
politiche promosse dal POR, le aree di maggior integrazione sono rappresentate dalle politiche
a supporto dell’adattabilità di imprese e lavoratori, viste come una preziosa opportunità per la
qualificazione capitale umano dell’azienda, favorite anche dalle azioni promosse dai fondi
interprofessionali.
In termini di complementarietà di misure, la presenza di un’organizzazione che gestisce
entrambi i programmi (Aster), ha favorito il fatto che diversi beneficiari dell’Azione 1 di Spinner
abbiano visto nei percorsi di pre-incubazione e incubazione offerti da We Tech-off un valido e
ulteriore supporto alla propria idea di start-up.
Bressan conclude evidenziando come il ruolo delle competenze tecnico-scientifiche apportate
dal giovane ricercatore (beneficiario) nel contesto aziendale di realizzazione del progetto
(azienda partner) quale “elemento trainante di innovazione tecnologica all’interno dell’impresa”
risulta essere un obiettivo ambizioso in particolare in contesti d’impresa media e grande che
hanno funzioni dedicate alla R&S. L’impatto del progetto e dei risultati conseguiti, infatti, è
variabile della dimensione dell’impresa e dalla sua propensione o meno alla ricerca e
all’innovazione: così in contesti di micro-impresa tali attività possono acquisire una rilevanza
considerevole, mentre in aziende di medie e grandi dimensioni, le stesse s’inseriscono in
percorsi già avviati e in contesti strutturati di R&S. Allo stesso tempo la dimensione micro
dell’impresa risulta essere un fattore di condizionamento nella scelta del partner da parte del
docente universitario, piuttosto che del beneficiario che tendono a privilegiare le aziende più
strutturate, in grado di contribuire anche economicamente alle ricerche della Facoltà o del
centro di ricerche.
La d.ssa Bertacca ringrazia il dott. Bressan per gli spunti interessanti e conclude la disamina
del punto all’odg invitando Poleis a prendere la parola.
Il Dott. Mario Demurtas e Il Dott. Andrea Ferrari di Poleis presentano la valutazione
della formazione continua. D'accordo con la committenza, la strategia valutativa aveva come
obiettivo principale la valutazione del sistema della Formazione Continua in Regione
Emilia-Romagna, in particolare l’aggiornamento sul sistema della formazione continua e
l’impatto sui beneficiari.
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Il Dott. Demurtas ripercorre la struttura del rapporto di valutazione nel suo complesso,
descrivendone brevemente i capisaldi: il contesto economico produttivo; l’offerta di formazione
continua in Emilia-Romagna; i beneficiari del sistema della formazione continua; i risultati della
formazione continua e coerenza con le strategie regionali in termini di tassi di copertura e
rappresentatività e l’impatto della formazione continua sui beneficiari. Si puntualizza che la
presentazione si concentra sull’impatto sui beneficiari e ne mostra i principali risultati.
L’impatto della FC sui beneficiari risponde alla domanda valutativa: “Quanti e quali sono stati
gli effetti degli interventi sui lavoratori della formazione continua?”. E’ stata quindi predisposta
un’indagine su coloro che hanno partecipato ad attività formative iniziate e concluse negli anni
2010 e 2011 nella Regione Emilia-Romagna e finanziate attraverso l’Asse Adattabilità POR FSE
(21.953 individui). La rilevazione è stata effettuata telefonicamente con metodologia CATI
(Computer Assisted Telephone Interview) su un campione di 1.200 formati. Dal punto di vista
statistico si sta parlando di un campionamento casuale stratificato con errore del 2,75% e
rappresentativo per le seguenti dimensioni: genere, classe di età e tipologia formativa.
Prende parola il Dott. Ferrari il quale espone in principali risultati emersi dalla
rilevazione e dall’analisi di impatto sui beneficiari, facendo riferimento alle seguenti
sottosezioni del rapporto valutativo: il profilo dei beneficiari della formazione continua; la
condizione occupazionale al momento dell’iscrizione al corso; le caratteristiche del lavoro dei
formati occupati; la formazione ricevuta; gli esiti della formazione; il focus tematico sullo skills
mismatch, ovvero il divario di competenze.
Per quanto riguarda il profilo dei beneficiari della FC viene messo in luce come la
principale tipologia formativa è la formazione continua in senso stretto per gli occupati, la
quale incide per il 79,8%; segue la formazione continua individuale finanziata tramite vouchers
che incide per il 14,7%; infine, il 5,6% ha usufruito della formazione attraverso il Piano
Anticrisi Regionale dedicato ai soggetti in Cassa Integrazione in deroga. Vengono inoltre
mostrati alcuni istogrammi che rispecchiano la distribuzione per classi di età, titolo di studio e
genere dei formati.
Passando alla condizione occupazionale al momento dell’iscrizione al corso di
formazione si osserva come la quasi totalità dei formati è occupata (96,7%) e solo il 3,2 % è in
condizione di disoccupazione. I dipendenti costituiscono il gruppo più numeroso (70%). Più di
un terzo di formati ha un’attività autonoma (26%) e lo 0,8% lavora come parasubordinato.
Viene inoltre presentata una tabella in cui si mostra la condizione occupazionale dei formati in
Emilia-Romagna per tipologia formativa (al momento dell’iscrizione al corso).
Per le caratteristiche del lavoro dei formati sono state mostrate due tabelle che
riportano il settore di attività economica delle imprese di provenienza dei formati e la
dimensione delle imprese di provenienza dei formati per tipologie formative. Si passa a
descrivere le caratteristiche degli occupati autonomi e dei lavoratori dipendenti. Per quanto
riguarda gli occupati autonomi prevalgono gli imprenditori (35,1%) e i lavoratori in proprio
(33,6%) e si osserva una tipica distribuzione per genere: gli uomini incidono maggiormente
all’interno del gruppo degli imprenditori e dei lavoratori in proprio, mentre le donne sono
maggiormente rappresentate fra i liberi professionisti e tra i collaboratori di imprese familiari.
E’ interessante notare come quasi la metà dei giovani autonomi tra i 25 e 34 anni è un
imprenditore (40,6%) dimostrando la capacità di attrazione della formazione sui giovani
imprenditori. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, invece, si osserva come più dei due
terzi dei formati hanno un contratto di lavoro standard a tempo indeterminato e quasi uno su
dieci formati ha un contratto a tempo determinato (9,3%), la terza categoria maggiormente
rappresentata è composta dagli apprendisti (4,7%). Gli uomini hanno una incidenza maggiore
tra coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato (82,6%) mentre le donne sono
maggiormente rappresentate tra i formati con un contratto a tempo determinato (13,6%).
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Passando alla formazione ricevuta sono state mostrate una tabella e un grafico. Nella
tabella si mostrava il numero di corsi frequentati negli ultimi tre anni dai beneficiari della FC
suddivisi per genere e si osservava come gli uomini abbiano una maggior propensione delle
donne alla partecipazione a più di un corso di formazione. Nel grafico si riportava
un’autovalutazione dei beneficiari riguardante le finalità della formazione ricevuta negli ultimi
tre anni e si osservava come la maggior parte beneficiari riconoscessero come motivazione
principale il miglioramento delle proprie competenze.
Per quanto riguarda gli esiti della formazione è stata mostrata una matrice di
transizione sulla condizione occupazione dei formati. Tale matrice è stata costruita
confrontando la condizione occupazionale prima e dopo il corso di formazione e questa,
nonostante molti formati non cambino la propria condizione occupazionale, ha permesso di
osservare alcuni miglioramenti. Un’altra dimensione che è stata presa sotto esame all’interno
del rapporto, ma non è stata mostrata graficamente, è la posizione contrattuale: il 31,4% dei
lavoratori a progetto e il 32,5% di coloro che avevano un contratto intermittente o a chiamata,
il 29,6% dei lavoratori con contratto a tempo determinato e l’11,7% degli apprendisti dichiara
di avere un contratto a tempo indeterminato al momento dell’intervista. Un’altra dimensione
non trattata graficamente, ma ugualmente importante, è il cambiamento nella posizione
professionale del formato prima e dopo il corso: è interessante notare che i beneficiari di
formazione continua individuale rispondono maggiormente di aver cambiato azienda, sia con lo
stesso inquadramento (11,9%) che con diverso inquadramento (13,3%).
In ultima istanza sono stati presentati alcuni risultati per quello che riguarda il focus
tematico sul divario di competenze. Sono state fornite le definizioni di qualification mismatch
(corrispondenza tra il livello di istruzione e quello richiesto o necessario per svolgere al meglio
il proprio lavoro) e di skills mismatch (corrispondenza tra il livello di competenze possedute dai
formati e quello richiesto o necessario per svolgere al meglio il proprio lavoro). Se i lavoratori
hanno un livello di istruzione o sono in possesso di competenze ad un livello superiore o
inferiore a ciò che e’ necessario nel lavoro svolto, vi è una incongruenza tra domanda e offerta
di competenze nel mercato del lavoro. E’ stata inoltre mostrata una matrice in cui si riportava
l’autovalutazione sul livello di educazione e di competenze che i formati considerano necessari
per svolgere adeguatamente il lavoro attuale. Dall’intersezione delle due dimensioni
(qualification e skills) emerge come quasi il 40% dei formati abbia competenze e livello di
istruzione congruenti a quelli richiesti nel proprio lavoro, dato al di sopra della media italiana e
in linea con quella europea. Si sono fatti alcuni accenni sui risultati dell’analisi multivariata con
cui si è cercato di dare risposta alla domanda: “quali sono i gruppi con una maggiore o minore
probabilità di essere under/over-qualified o under/over-skilled rispetto a coloro che dichiarano
una corrispondenza tra competenze, qualifiche e lavoro svolto?”. L’ analisi multivariata isola
l’effetto parziale delle variabili indipendenti –genere, l’età, il titolo di studio, ecc… - sulle
variabili dipendenti – in questo caso la condizione di corrispondenza o meno delle competenze
e qualifiche al lavoro svolto - in termini probabilistici. Per motivi di spazio e complessità
espositiva si è preferito rimandare il dettaglio dei risultati delle tecniche statistiche utilizzate al
rapporto di valutazione. Tuttavia in maniera del tutto esemplificativa si può affermare come
hanno una maggiore probabilità di essere:
ü under-qualified i formati tra 45-54 anni rispetto ai giovani al di sotto dei 34 anni; gli
autonomi rispetto ai dipendenti.
ü over-qualified le donne; i formati dai 45 anni in su, rispetto ai giovani al di sotto dei 34
anni.
ü under-skilled le donne; formati al di sopra dei 45 anni rispetto ai giovani con meno di
34 anni; i laureati rispetto a chi ha la licenza media.
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ü over-skilled i formati nella classe di età 35-44 anni e gli over-55 rispetto ai giovani al di
sotto dei 34 anni; i formati che hanno seguito corsi per lavoratori in CIG in deroga; i
lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti.
A questo punto della presentazione è stata data nuovamente la parola al Dott. Demurtas il
quale ha esposto alcuni suggerimenti conclusivi e di sistema per la programmazione futura.
ü Riallineamento dell’offerta formativa in direzione di una maggiore coerenza tra
domanda e offerta di formazione sulla base della domanda di competenze e qualifiche
dei beneficiari.
ü Sviluppare un sistema di apprendimento continuo e permanente e di certificazione delle
competenze formali e informali.
ü Progettazione di un nuovo sistema normativo di istruzione e formazione, inclusivo che
risponda alle esigenze delle persone e delle aziende e che sviluppi percorsi integrati di
istruzione, formazione e formazione continua.
ü Rafforzare la partecipazione al sistema dell’offerta di formazione continua i soggetti che
allo stato attuale presentano maggiori ostacoli all’accesso anche attraverso una
maggiore diffusione nella programmazione del sistema dei voucher che più risponde alla
domanda individuale di competenze.
La d.ssa Bertacca cede la parola alle d.ssa Cicognani e Bergamini per l’informativa sulle
attività di comunicazione, di cui al punto 7 all’ordine del giorno.
Il focus della presentazione è il nuovo portale dedicato alla ricerca di opportunità di
lavoro “Lavoro x te”. La d.ssa Paola Cicognani ne introduce la ratio, mentre la parte
descrittiva è demandata alla d.ssa Rossi.
In sintesi si tratta di un portale dedicato alla ricerca attiva del lavoro, uno strumento
che garantisce non solo informazioni, ma anche servizi on-line e quindi disponibili con
continuità e che rappresenta anche un’innovazione, un completamento rispetto ai servizi
offerti: viene data maggiore responsabilità e autonomia agli utenti nella ricerca, concentrando
significativamente il bisogno di operatori qualificati con competenze specialistiche e dunque
della mediazione dei servizi per l’impiego.
Ricordando che nel RAE 2012 sono descritte tutte le azioni di comunicazione intraprese,
la d.ssa Elena Rossi mostra il portale evidenziando le caratteristiche, gli obiettivi, la struttura,
i servizi offerti e i primi risultati conseguiti.
Il primo aspetto che si rileva è la possibilità di creare sinergie tra la Regione, le Province
ei diversi Servizi per l’impiego, mettendo in comune conoscenze e strumenti con l’obiettivo di
ampliare il raggio di azione di ciascuno. Il portale, aggiunge, è stato concepito infatti in una
logica di unitarietà territoriale, di semplificazione, ma anche di interattività e personalizzazione.
L’obiettivo principale, sottolinea, è quello di incrementare qualitativamente e
quantitativamente sia i servizi erogati che gli utenti stessi, di cui si prevede un accesso sempre
più ampio e diversificato, andando ad attingere anche ad un bacino di utenza diverso da quello
abituale dei servizi dei centri per l’impiego, con una lavoro piuttosto cospicuo anche di
semplificazione dell’accesso sia lato operatori, che utenti, per renderlo maggiormente fruibile
da entrambi.
Il portale, aggiunge Rossi, è in linea anche con gli obiettivi del programma Operativo in
particolare con la richiesta di migliorare la qualità e l’efficacia del sistema regionale dei servizi
per l’impiego, assicurando anche nuove condizioni tecnologiche e si pone, inoltre, in coerenza
con l’infrastruttura educativa della Regione, ER- Educazione e Ricerca, agendo nel quarto
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segmento dedicato al lavoro e alle competenze, con interventi per accompagnare le persone
nelle transizioni.
In merito all’organizzazione dei contenuti, è strutturato in una parte informativa statica
comune per i diversi profili di utenti contenente notizie, offerte di lavoro pubblicate e
aggiornate costantemente, approfondimenti sulle diverse forme contrattuali, informazioni sulla
creazione di impresa e su tutti gli incentivi disponibili, e una parte di servizi di consulenza alla
quale si accede mediante registrazione che prevede homepage diversificate, personalizzate e
personalizzabili come è il caso delle aziende in base a necessità e bisogni, dati aggiornati in
tempo reale grazie alla sincronizzazione con il SIL, un’area operatori riservata.
I servizi sono distinguibili, precisa, tra quelli rivolti alle persone alle quali si offre
consulenza nella ricerca di lavoro e la possibilità di candidarsi/autocandidarsi alle offerte
disponibili, e quelli rivolti alle aziende che possono pubblicare le vacacies, interfacciarsi al
SARE, avere una consulenza personalizzata.
La Rossi informa che Lavoro x te, che è in linea dal giugno 2012, ha appena realizzato
l’integrazione con il portale Cliclavoro sui curricula e la richiesta di personale e ricorda le
criticità del mercato del lavoro al momento dell’avvio con offerte esigue per numero, ma anche
con la necessità di concepire una strategia comunicativa mirata per far si che il portale
diventasse un luogo effettivo e riconosciuto di incontro tra domanda e offerta.
E’ stato ad esempio, scelto il target degli insegnanti precari, circa 10 mila, per consentire una
più agevole richiesta dell’assegno di disoccupazione offrendo così un servizio utile e specifico.
Il portale infine, essendo gestito da una cabina di regia che si riunisce ogni quindici
giorni, ricorda la d.ssa, è in una logica di evoluzione e miglioramento costante, ricercato
attualmente attraverso il dialogo con gli utenti mediante focus group per capire bisogni e
aspettative e riprogettare per il futuro.
Cicognani conclude sul riuso prescritto dal Codice dell’amministrazione digitale che ha
posto le basi per un partenariato istituzionale tra le Regioni Emilia-Romagna ,Umbria,
Puglia e la Provincia autonoma di Trento con l’obiettivo di massimizzare le risorse in tecnologia
e competenze, e di co-progettarne le evoluzioni necessarie, esperienza faticosa –nota – ma dal
punto di vista degli esiti positivi, davvero esemplare.
La d.ssa Canu introducendo l’ Informativa sulle attività di Audit (punto 8 all’odg)
richiama la presentazione dello scorso Comitato di Sorveglianza in cui ad un mese dal sisma
dava evidenza con orgoglio dell’assenza di ritardi nella attività di controllo, per confermare che
effettivamente tutti i controlli sono state realizzati nei tempi come da previsioni regolamentari.
Inoltre, è stato rispettato l’impegno di ospitare l’incontro annuale delle autorità di Audit con la
Commissione e l’IGRUE, svoltosi a Ferrara nel mese di novembre. Occasione questa– sottolinea
-resa possibile anche grazie alla collaborazione istituzionale delle Provincia di Ferrara e al
supporto dell’ AdG - per dimostrare con forza la grande capacità di reazione anche alle gravi
criticità, come il sisma, dell’ Emilia-Romagna: tale è, infatti, l’impressione che tutti i
partecipanti ai diversi livelli hanno potuto trarre dall’esperienza.
Riferisce poi nello specifico dell’andamento del Rapporto Annuale di Controllo che attiene alle
attività svolte tra il 1 luglio 2011 e il 30 giugno 2012. Sono stati svolti gli Audit di Sistema
nelle Province di Parma e Rimini e presso l’Autorità di Gestione (ma non sull’autorità di
certificazione, per il criterio di turnazione approntato dallo scorso anno), con un livello di
affidabilità del 60%; l’Audit delle operazioni ha avuto anch’esso esito positivo: 45 le operazioni
controllate mediante verifiche in loco, il campione ha interessato il 28,13% della spesa
certificata nel 2011: su una spesa controllata di quasi 50 milioni di euro (49.623.144,60), la
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spesa risultata irregolare è stata di € 732,68 con un tasso di errore molto basso, ovvero dello
0,005, approssimato a 0,01.
Precisa che non siano stati registrati errori di tipo sistemico e che il Rapporto presentato il 21
dicembre 2012 è stato approvato il 14 maggio 2013.
Il Rac 2012 contiene anche un aggiornamento relativo ai controlli successivi svolti nel
mese di novembre 2012 sulle Province di Ravenna e Piacenza, sulle Autorità di Gestione e di
Certificazione: essendo stati anch’essi pienamente positivi, riferisce e conclude Canu, non
hanno variato pertanto i risultati complessivi inseriti nel rapporto.
La d.ssa Bertacca invita la d.ssa Antonella Bonaduce del nucleo di valutazione
interno, a cui la Regione ha affidato con proprio atto l’attività di valutazione ex-ante, a
presentare il punto 10 all’odg “Informativa sulla Valutazione ex-ante”, lasciato
volutamente in coda, spiega, per permettere alla Commissione di essere nuovamente presente
in sala.
La competenza al nucleo è stata assegnata proprio in questa fase di avvio del processo
di programmazione - precisa Bonaduce - tenendo in considerazione gli orientamenti della
Commissione, che come già ricordato dall’Assessore Bianchi, sanciscono l’importanza della
valutazione ex ante per il prossimo sessennio. In Emilia Romagna avrà il ruolo di
accompagnamento alla programmazione, mediante un presidio del processo nel suo
complesso, non solo in quella di definizione del POR, ma anche delle fasi più importanti.
Oltre al rapporto finale, i cui contenuti saranno elaborati in coerenza con il Vademecum
predisposto congiuntamente dalle DG Regio e Lavoro, verrà fornito, ad esempio, un supporto
all’identificazione degli indicatori di programma e alla loro quantificazione, alla valutazione del
sistema di gestione nel suo complesso predisposto per l’attuazione del programma, saranno
elaborati approfondimento per policy (ad es. Formazione continua, Iefp, Rete Politecnica etc) e
per Target, uno in particolare i giovani in continuità con la presentazione della d.ssa Bergamini,
per l’importanza particolare che riveste attualmente e rivestirà nel futuro.
In linea con le indicazioni della Commissione Europea, che individuano non più nella
regolarità dei processi e nella capacità di spesa, ma nel cambiamento prodotto nei territori il
nuovo importante indicatore di risultato, tale analisi dovrà risponde all’obiettivo strategico di
supportare il policy making e l’organizzazione stessa di una strategia generale che risponda a
bisogni e sia coerente al contesto dato.
Dovrà rispondere, inoltre, anche ai diversi vincoli normativi già citati dal prof. Bianchi nel suo
intervento declinandosi in priorità, ma anche in azioni specifiche e ciò –aggiunge- richiederà
uno sforzo di verifica del logical frame della teoria che sottende le azioni messe in campo e
della loro correlazione con i risultati che si vogliono ottenere.
In materia di metodi e strumenti, l’approccio è rigorosamente di stampo qualitativo per
individuare non solo l’impatto - ricorda Bonaduce citando il discorso sulle linee strategiche
future del prof. Bianchi-, ma anche dei meccanismi che possono determinarlo.
Un’attenzione importante verrà posta sugli attori che li determinano: ciò è assolutamente
coerente con l’infrastruttura formativa in cui i diversi soggetti sono chiamati a svolgere un
ruolo attivo e codificato nel policy making e possono dunque influenzarne l’efficacia.
Il coinvolgimento del partenariato è sancito dalla normativa regionale, e l’obiettivo della
valutazione non sarà dunque quello di verificare se è stato coinvolto, ma di rilevare e/o
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introdurre partecipando nelle sedi di confronto elementi innovativi e imput per la discussione
allo scopo di stimolarla.
Rispetto agli strumenti, oltre all’analisi delle letteratura e alle interviste, si è scelto
nell’ottica summenzionata, di dare spazio ai focus group, prima assenti, per discutere e
analizzare direttamente con i soggetti coinvolti le evidenze che emergeranno dall’analisi.
Informa Bonaduce che per fornire un contributo valutativo all’elaborazione delle prime
indicazioni programmatiche sono state individuati all’interno dell’analisi di contesto aspetti
specifici coerenti con le priorità di Europa 2020, ma anche con le indicazioni del Consiglio, del
Piano Nazionale di Riforma, della Commissione Europea, mentre all’interno degli obiettivi
tematici di riferimento per il FSE le sfide e i bisogni sui quali la prossima programmazione
dovrebbe intervenire e gli obiettivi specifici indicati nell’accordo di partenariato.
La d.ssa Bertacca, prima della chiusura invita la Commissione e il Ministero ad intervenire.
Il dott. Tagliatesta ribadisce l’importanza della valutazione ex-ante come attività propedeutica
al processo programmatorio e pone l’accento su come l’analisi di contesto diventi saliente
nell’individuazione degli obiettivi in un’ottica di concentrazione degli interventi e delle risorse.
Precisa, infine, che l’assenza di un quadro normativo e finanziario certo, non dovrà costituire
un alibi – come già per l’Emilia-Romagna non lo è – per ritardare la stesura dei Programmi
Operativi prevista per l’inizio del 2014: entro la fine dell’estate ci sarà la versione definitiva
dell’accordo di partenariato, mentre la valutazione ex ante quale primo approccio alla
definizione dei PO può, a suo parere, già essere svolta.
La d.ssa Caputo condivide l’analisi svolta dal collega della Commissione e fornisce solo alcuni
altri dettagli sulla negoziazione in atto e in particolate sui regolamenti attualmente al vaglio del
Parlamento Europeo, su cui gli stati membri continuano a fornire si richiesta osservazioni su
alcuni blocchi, con la speranza che vengano approvati in autunno.
Mentre pone l’accento sull’importanza del quadro finanziario senza il quale, come già
anticipato, non possono essere definiti i pesi, ma solo fare ragionamenti di massima per
quanto il più possibili coerenti.
La d.ssa Bertacca ricorda il lungo lavoro dei tavoli nazionali e del lavoro di condivisione con le
Regioni quale base per gli esercizi di definizione dei PO e conclude i lavori salutando e
ringraziando il dott. Tagliatesta che dopo quattro anni è giunto al termine dell’esperienza in
Commissione e di supporto alla Regione Emilia-Romagna.
La Riunione termina alle ore 13.10.