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Come Vestirsi in modo etico

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Vestirsi bene, vestirsi etici

Lo staff di Eticamente.net

Sempre più persone si stanno avvicinando all'acquisto etico e consapevole dell'abbiglia-mento.

Le motivazioni sono molteplici: per una questione di rispetto umano ed animale, per la salute, per motivi etici ed ecologici. Sta di fatto che vestirsi in modo etico non è sempre così facile.

Eticamente.net ha pubblicato alcuni articoli per guidare il consumatore responsabile nelle proprie scelte. Abbiamo deciso di raccoglierli in questo eBook e regalarlo a tutti i nostri lettori!

Buoni etici acquisti ad ognuno di voi!

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CHAPTER 1

Greenpeacetessuti tossici nei capi di abbigliamento

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Questi ultimi anni sono stati anni molto movimentati per il settore del-l’abbigliamento, precisamente in riferimento al commercio delle pellic-ce.

Mettendo da parte solo per un momento le indicibili sofferenze degli animali di cui tanto si parla, è stata testata la qualità di grossi lotti di ca-pi d’abbigliamento con inserti in pelliccia per comprenderne meglio la composizione, e i risultati sono stati a dir poco deludenti.

Gran parte dei capi conteneva in quantità elevate elementi fortemente nocivi per l’uomo, tossici a dismisura proprio nel caso degli indumenti perché, indossati, rimangono anche per lungo tempo a stretto contatto col corpo della persona.

Stiamo parlando di naftalene e cromo III, il primo è considerato cance-rogeno, provoca la distruzione dei globuli rossi, nausea e vomito; il se-condo, meno pericoloso, può provocare forti dermatiti.

A seguito di questa terrificante scoperta gli attivisti di Greenpeace sono insorti,hanno comunicato l’accaduto a tutto il mondo, hanno denuncia-to il fatto e i colpevoli dopo approfondite ricerche su produttori e com-mercianti, hanno lanciato una grossa petizione per la nostra salvaguar-dia e non hanno mai smesso di protestare.

Ciò che più ha fatto infuriare non solo gli attivisti ma soprattutto gli ac-quirenti è stato sapere che gli abiti incriminati erano destinati quasi tutti ai nostri bambini che sarebbero stati vittime inconsapevoli di una vio-lenza subdola e taciuta dall’interesse del vile denaro.

La protesta continua tuttora perché probabilmente gli elementi tossici nelle pellicce ci sono sempre stati ma noi non l’abbiamo mai saputo e così sarebbe stato ancora per molto se Greenpeace non avesse deci-so di richiamare un po’ di attenzione parlando di questa gravissima realtà.

È evidente però che a seguito delle azioni di protesta non è detto che questa storia non si ripeta mai più e l’unica azione sicura per salvaguar-darci sarebbe quella di boicottare questi mercati che per lungo tempo si sono presi gioco della gente inconsapevole.

Le marche tirate in causa e che non hanno potuto contraddire le accu-se sono state Miss Blumarine, Il Gufo, Gucci, Fix Design e Brums e, mentre queste subivano controlli e sequestri di merce pericolosa, la LAV chiedeva a gran voce il divieto di produzione e vendita di pellicce per la protezione degli animali e delle persone, per la salute sia di chi indosserà determinati vestiti sia di coloro che li producono e vengono esposti a sostanze chimiche dannosissime.

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Ma i coraggiosi attivisti non si sono fermati alle pellicce e, incuriositi e sfiduciati, hanno condotto una ricerca nel 2012 con l’aiuto dei ricercato-ri di un laboratorio di una università inglese, riguardo a capi di abbiglia-menti prodotti da 20 famose aziende di moda.

Ecco la LISTA non completa ma molto lunga di marche, negozi e preci-si capi d’abbigliamento non proprio etici: leggetela con attenzione per una maggiore conoscenza di ciò che sta dentro il nostro armadio.

È venuto alla luce infatti che nomi come H&M, Burberry, Puma, Nike e tantissimi altri sono colpevoli della forte diffusione di abiti intaccati da veleni chimici e, tra maglie, jeans, scarpe e intimo, non sono molti i ca-pi illesi.

Alcune di queste aziende (Valentino, Benetton, Burberry, Zara ecc.) hanno fatto marcia indietro poiché trovandosi senza via di scam-po sono stati costretti, per la sopravvivenza dell’azienda, ad acconten-tare le richieste dei consumatori e degli attivisti; sono stati fatti molti progressi ma il percorso intrapreso verso la purificazione dei prodotti non è ancora concluso. Inoltre alcune aziende continuano per la loro strada senza compiere alcuna modifica ai propri capi (Versace, Gucci, Louis Vuitton, Dolce&Gabbana per esempio).

Non dimentichiamo allora che prima di tutto viene il nostro benessere perché se non riusciamo a prenderci cura di noi stessi non possiamo farlo per chi ci sta accanto; proteggiamo i nostri bambini che, anche se tanto forti, sono profondamente indifesi.

Seguiamo la LAV che lavora per leggi migliori e non abbandoniamo Greenpeace che sta combattendo per un mondo più etico.

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CHAPTER 2

Abbigliamento cruelty-freela lista delle aziende non violente!

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Scarpe, maglioni, sciarpe e cappotti sono necessari, acquistiamo ciò che più ci piace, cerchiamo occasioni e prezzi moderati e torniamo a casa felici, rigenerati perché spesso andare per negozi è rilassante e terapeutico.

Ma ci siamo mai chiesti cos’è davvero ciò che stiamo comprando?

Che abbia la forma di una borsa o di un pantalone, cosa è servito per-ché prendesse forma, di cosa è fatto e, soprattutto, la sua nascita è sta-ta causa di sofferenze?

In realtà ci sono due tipi di abbigliamento, quello che uccide perché è fatto di animali e quello cruelty-free, naturale e senza colpe.

Purtroppo col tempo ci siamo convinti del fatto che per sopravvivere alle stagioni troppo fredde o troppo calde siano necessarie pelli, piume e pellicce che, ovviamente, non ci appartengono perché necessarie so-lo a quelle creature alle quali sono state donate dalla natura.

Noi invece, che ci siamo evoluti e abbiamo imparato a creare, lavorare e raffinare gli elementi, abbiamo a nostra disposizione una varietà di materiali che si trovano in natura e che necessitano solo di qualche mo-difica per diventare a tutti gli effetti capi d’abbigliamento fatti apposta per noi, senza crudeltà e torture nè costi elevati.

Pensiamoci bene e tiriamo fuori un po’ di sensibilità che sta lì a soffoca-re, liberiamola e riflettiamo: riguardo alla produzione della lana, le peco-re non vengono tosate con delicatezza e subiscono tagli e profonde ferite durante la procedura; le piume d’oca vengono strappate con vio-lenza dal corpo dell’animale e questo provoca traumi e un doloroso di-sequilibrio tra la temperatura esterna e quella delle oche “spogliate”; la pelle è ricavata dai macelli e accenniamo soltanto alla produzione delle pellicce, argomento vergognoso e azione ingiustificabile.

Quello che ne viene fuori è una situazione di assoluta tristezza nella quale gli animali sono solo vittime e noi carnefici spesso inconsapevoli.

Dovremmo abituarci a leggere le etichette, riportano tutte le caratteristi-che del prodotto e scopriremo che è davvero semplice, diventerà poi quasi necessario perché significherebbe dare a noi stessi la possibilità di scegliere ciò che riteniamo corretto piuttosto che accettare quello che il mercato ci impone.

Quando ci troviamo a passeggiare all’interno dei negozi facciamo una scelta consapevole e privilegiamo capi di velluto o flanella piuttosto che lana, capi in poliestere piuttosto che imbottiti di piume, capi in mi-crofibra piuttosto che di pelle o cuoio.

I negozi cruelty-free non sono molti e la mancanza di interesse riguar-do l’argomento è evidente dal fatto che gli unici negozi che rispettano gli animali si trovano in questa lista di negozi cruelty-free. Se siete inte-ressati a vestirvi in modo non-violento vi consigliamo di seguire il pro-getto stiletico, uno dei principali siti italiani di raccolta di aziende di ab-bigliamento cruelty-free che rispettano i diritti dei lavoratori tessili e de-gli animali.

Stiletico in collaborazione con AgireOra ha creato un un opuscolo a colori che spiega cosa evitare e cosa scegliere vestirsi e arredare casa senza crudeltà sugli animali. Se vi interessa scaricate gratuitamente l’opuscolo Vestire Vegan.

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Ma ovunque la vendita è varia e in ogni negozio è possibile trovare abi-ti cruelty-free e non, basta solo controllare l’etichetta.

Le scarpe invece richiedono una maggiore attenzione perché spesso la suola è in cuoio e tutto il resto è fatto di pelle e si nota sia per l’aspet-to sia per i prezzi elevati; ma grandi catene d’abbigliamento, come H&M e ZARA, propongono calzature fatte con materiali sintetici e di animali non c’è nessuna traccia, i prezzi sono bassi e la durata del pro-dotto è assicurata (in questo caso però non vi è sicurezza sulla man-canza di sfruttamento lavorativo dell'uomo).

Allontaniamoci invece dalle grandi firme perché appartengono ad un mercato troppo cinico e crudele che pensa a vendere e ad espandersi, deve abbattere la concorrenza ed è una vera e propria guerra tra gi-ganti che mai, proprio come ogni guerra, potrà essere in grado si la-sciare un po’ di spazio al rispetto dell’altro.

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CHAPTER 3

AbbigliamentoEcco le 4 fibre etiche da indossare!

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Da tempo una grande varietà di materiali sintetici ha invaso i negozi d’abbigliamento; apprezzati e ricercati per il basso costo dei prodotti in vendita, sono stati approvati da noi acquirenti per la gioia, non solo del nostro portafogli, ma soprattutto degli animali che non hanno dovuto cedere a noi peli, pelli e pellicce che troppo spesso portiamo loro via senza molta gentilezza.

Ovviamente non tutti gli animali hanno trovato la salvezza perché anco-ra molti trovano di gran lusso pellicciotti sulle spalle e cuoio nelle scar-pe; ma chi sta davvero soffrendo a causa di questa enorme produzio-ne sintetica è il nostroambiente che, anche se felice per i suoi amati animali, subisce una profonda intossicazione che lo ammala ad un’altis-sima velocità.

In qualche modo però dovremmo pur vestirci e, visto che ogni scelta sembra sbagliata, allarghiamo la nostra visuale e facciamo un po’ di chiarezza sul mondo delle piante e delle fibre che producono e che noi, col tempo, abbiamo imparato a lavorare.

In estate diamo largo spazio al lino perché rispettoso dell’ambiente e di noi stessi, ci protegge dall’umidità e rinfresca il nostro corpo quando ne ha più bisogno agevolandone la respirazione; lasciamoci avvolgere invece durante l’intero anno da capi di canapa, termoregolatore che ci accudisce occupandosi naturalmente del mantenimento della tempera-tura migliore per il nostro benessere; per chi ha una pelle molto delica-ta e soffre a causa dei poliesteri è perfetto il bambù, forte e protettivo; in risposta al cotone nocivo a causa dell’utilizzo di sostanze chimiche nel corso nella sua produzione, andiamo alla ricerca del cotone organi-co che ha bandito tutto ciò che di chimico e sintetico si trova nella pro-duzione tipica e che predilige un processo di lavorazione meccanico, che non danneggia né l’ambiente né chi lo indosserà.

Ormai anche le più comuni catene d’abbigliamento, che hanno sempre anteposto la quantità alla qualità dei prodotti in vendita, sono impegna-te ultimamente nella promozione di capi, anche se non completamente naturali, provenienti almeno da produzioni non intensive e contrarie a pesticidi e agenti chimici.

Già con questo piccolo gesto il pianeta torna a respirare, non ancora perfettamente, ma sicuramente sempre meglio.

È certamente un gesto molto importante perché se gli stessi attori del commercio e dell’economia, che difficilmente riescono a vedere quello che si trova oltre il loro dio denaro, decidono di occuparsi anche di que-sta problematica che riguarda tutti gli esseri viventi, nessuno escluso, forse il pianeta è davvero in difficoltà e solo noi possiamo aiutarlo, un po’ perché siamo la causa del suo malessere e dobbiamo farci perdo-nare, un po’ perché possiamo e sappiamo trovare una soluzione.

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Le aziende che hanno deciso di lavorare in modo totalmente etico so-no tantissime, purtroppo la maggior parte soltanto on-line, ma è forse un modo per scoprire qualcosa di nuovo andando a curiosare all’inter-no dei loro siti e, quando ci servirà qualcosa, provando a fare qualche acquisto proprio lì, piuttosto che rifugiarci dentro negozi che di etico hanno ben poco.

E se la nostra ricerca sarà davvero approfondita, non sarà così difficile trovare proprio nella nostra città quel piccolo negozio, probabilmente un po’ nascosto e poco conosciuto, che saprà prendersi cura di noi gra-zie a quello che avrà da offrirci.

Ecco una piccola lista delle aziende on line che vendono prodotti di ab-bigliamento con fibre ecologiche ma se cercate in rete ne potete trova-re davvero tante altre: Insoliti Tessuti, Green Life Ecological Fas-hion,Vestire Bio, Equixeden, Fair, 1984group, GoGreenStore

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Conclusioni

Vestirsi in modo etico è impegnativo, lo sappiamo. Ma lo sarà sempre di meno. Diven-tando consumatori responsabili anche il mercato dell'abbigliamento dovrà diventare ta-le. Continuamo allora questo nostro lavoro quotidiano e l'abbigliamento diventerà etico sotto tutti i punti di vista!

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Ringraziamo tutti i nostri collaboratori per il lavoro svolto quotidiana-mente e tutti i nostri lettori che ci seguono e che con le loro critiche ed i loro consigli aiutano a migliorarci sempre di più.

Per questo eBook ringraziamo principalmente la nostra redattrice Gaia Di Giovanni.

Speriamo che questo eBook vi possa risultare utile e vi aspettiamo con il prossimo: la prima settimana di aprile!

Buona vita etica a tutti!

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Ringraziamenti