Come far ripartire l' auto - Corriere della SeraUNA CANTINETTA NEL CENTRO DI BAKU FIRMATA ANTINORI...

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Lunedì, 28 Settembre 2015 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Il punto Credito cooperativo, così cambiano confini e alleanze 2 Locomotive La fabbrica di Re Sole dai vetri di Versailles alla conquista del vino 5 Distretti Le nuove frontiere dei vivai pistoiesi E l’appello alla Regione 7 Come far ripartire l’ auto Dopo anni drammatici, aziende chiuse e mille posti di lavoro persi solo a Livorno, il settore della componentistica automotive ha l’occasione per ripartire Se le aziende sopravvissute non commettono gli errori fatti in passato «Costruiamo una filiera dell’alta tecnologia. E mai legarsi a un marchio solo» Confindustria La partita di Firenze (e due rischi) di Marzio Fatucchi U Confindustria regionale. La mossa di Massimo Messeri, presidente di Confindustria Firenze, di non andare verso la fusione con Massa, Pisa e Livorno ma di chiedere una sola associazione industriali toscana, è coerente con la visione da manager di una multinazionale quale lui è (viene da Nuovo Pignone- Ge), che vede i problemi con il grandangolo. Però sembra cozzare con la realtà delle sei associazioni provinciali che si sono già fuse in due nuove Confindustrie. Un processo di aggregazione che ha toccato altre associazioni di categoria, con decisioni diverse, assieme a quello delle Camere di Commercio: un complesso di nuove mappe che difficilmente si sovrappongono, tanto che già oggi un industriale di Grosseto deve confrontarsi sia con Confindustria Sud (Arezzo-Grosseto-Siena) sia con la Camera di Commercio della costa che tiene insieme Livorno e Grosseto. Il progetto di Messeri, già discusso con il presidente dell’associazione regionale Pierfrancesco Pacini, ha un doppio merito: evitare una nuova Confindustria «mezzaluna» (da Massa a Firenze, appunto) poco coerente industrialmente, e risolvere fusioni a geometrie variabili che complicano le relazioni. Ma ci sono due rischi, un processo di unificazione troppo lungo e la difficoltà di convincere tutte le associazioni ad alzare la posta: Firenze è l’unica che per dimensioni potrebbe restare autonoma, anche con la riforma Pesenti. Ma a chi conviene che resti isolata? [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Ognibene Sguardi MA LA POLITICA NON E’ TUTTA UN CLIC L’ annuncio dello sbarco di Esselunga a Livorno fu salutato, nel dicembre scor- so, come una svolta epocale, dopo anni di strapotere Coop. «Si tratta di un investimento che porterà in città 200 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato», disse il sindaco a Cinque Stelle Filippo No- garin, spiegando l’accordo con il patron Bernardo Caprotti per realizzare un super- mercato nell’area ex Fiat. I vertici dell’azien- da però precisarono subito che Nogarin l’aveva sparata un po’ grossa sul numero di assunti. Il sindaco aveva anche indicato una data: entro dicembre 2016. Tutto rimandato però, come ha scritto il Tirreno la settima- na scorsa, alla fine del 2017 se non ai pri- mi mesi del 2018. «Non abbiamo notizie di tempi certi — hanno spiegato da Esselunga — ma, con la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, ci auguriamo di poter avere indicazioni più precise da parte dell’ammi- nistrazione comunale». Serve tempo, infatti. Anche perché l’iter amministrativo non è breve; occorre una variante urbanistica, l’ap- provazione della commissione consiliare, il voto in Consiglio comunale e la pubblica- zione sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana. Insomma, la democrazia diretta di Nogarin e dei Cinque Stelle deve fare i conti con la realtà. La politica non è tutta un clic. © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera

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Lunedì, 28 Settembre 2015 www.corrierefiorentino.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESETOSCANA

Il puntoCredito cooperativo,così cambianoconfini e alleanze

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LocomotiveLa fabbrica di Re Soledai vetri di Versaillesalla conquista del vino

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DistrettiLe nuove frontieredei vivai pistoiesiE l’appello alla Regione

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Come far ripartire l’autoDopo anni drammatici, aziende chiuse e mille posti di lavoro persi solo a Livorno,

il settore della componentistica automotive ha l’occasione per ripartireSe le aziende sopravvissute non commettono gli errori fatti in passato

«Costruiamo una filiera dell’alta tecnologia. E mai legarsi a un marchio solo»

Confindustria

La partitadi Firenze(e due rischi)di Marzio Fatucchi

UConfindustriaregionale. La mossadi Massimo Messeri,presidente diConfindustria

Firenze, di non andare verso la fusione con Massa, Pisa e Livorno ma di chiedere una sola associazione industriali toscana, è coerente con la visione da manager di una multinazionale quale lui è (viene da Nuovo Pignone-Ge), che vede i problemi con il grandangolo. Però sembra cozzare con la realtà delle sei associazioni provinciali che si sono già fuse in due nuove Confindustrie. Un processo di aggregazione che ha toccato altre associazioni di categoria, con decisioni diverse, assieme a quello delle Camere di Commercio: un complesso di nuove mappe che difficilmente si sovrappongono, tanto che già oggi un industriale di Grosseto deve confrontarsi sia con Confindustria Sud (Arezzo-Grosseto-Siena) sia con la Camera di Commercio della costa che tiene insieme Livorno e Grosseto. Il progetto di Messeri, già discusso con il presidente dell’associazione regionale Pierfrancesco Pacini, ha un doppio merito: evitare una nuova Confindustria «mezzaluna» (da Massa a Firenze, appunto) poco coerente industrialmente, e risolvere fusioni a geometrie variabili che complicano le relazioni. Ma ci sono due rischi, un processo di unificazione troppo lungo e la difficoltà di convincere tutte le associazioni ad alzarela posta: Firenze è l’unica che per dimensioni potrebbe restare autonoma, anche con la riforma Pesenti. Ma a chi conviene che resti isolata?

[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Ognibene

Sguardi

MA LA POLITICANON E’ TUTTA UN CLIC

L’ annuncio dello sbarco di Esselunga aLivorno fu salutato, nel dicembre scor-so, come una svolta epocale, dopo

anni di strapotere Coop. «Si tratta di un investimento che porterà in città 200 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato», disse il sindaco a Cinque Stelle Filippo No-garin, spiegando l’accordo con il patron Bernardo Caprotti per realizzare un super-mercato nell’area ex Fiat. I vertici dell’azien-da però precisarono subito che Nogarin l’aveva sparata un po’ grossa sul numero di assunti. Il sindaco aveva anche indicato una

data: entro dicembre 2016. Tutto rimandato però, come ha scritto il Tirreno la settima-na scorsa, alla fine del 2017 se non ai pri-mi mesi del 2018. «Non abbiamo notizie di tempi certi — hanno spiegato da Esselunga — ma, con la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, ci auguriamo di poter avere indicazioni più precise da parte dell’ammi-nistrazione comunale». Serve tempo, infatti. Anche perché l’iter amministrativo non è breve; occorre una variante urbanistica, l’ap-provazione della commissione consiliare, il voto in Consiglio comunale e la pubblica-zione sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana. Insomma, la democrazia diretta di Nogarin e dei Cinque Stelle deve fare i conti con la realtà. La politica non è tutta un clic.

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di David Allegranti

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2 Lunedì 28 Settembre 2015 Corriere Imprese

S tanno per tornare, a me-no di sorprese, le chiusu-

re obbligatorie per negozi e supermercati. Dopo l’epoca delle liberalizzazioni totali, il Parlamento italiano si appre-sta a varare un cambio di rotta che soltanto pochi mesi fa era pressoché impensabi-le. La Camera, alla fine dello scorso anno, ha approvato in prima lettura la nuova legge sugli orari dei negozi che «corregge» le liberalizzazioni del governo di Mario Monti, prevedendo che le attività commerciali debbano chiu-dere almeno per dodici gior-ni festivi all’anno (ossia per tutte le festività più impor-tanti) con la possibilità di deroga al massimo per sei giorni nei Comuni turistici. Oggi invece un negozio o un ipermer-cato può re-stare aperto quando vuo-le, anche 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, senza limita-zioni territo-riali o legate ai prodotti venduti. In Toscana la battaglia per le chiusure festive è por-tata avanti da tempo dalla Chiesa, ma anche il governa-tore Enrico Rossi ha più vol-te detto che alcune festività vanno rispettate, e l’apertura h24 di alcuni supermercati Carrefour (primo quello di Massa) ha scatenato una va-langa di polemiche, con i sindacati in prima linea con-tro gli orari prolungati. La proposta di legge prevede la chiusura, ad esempio, per Capodanno, Epifania, 25 aprile, Pasqua, pasquetta, Primo maggio, 2 giugno, 15 agosto, Primo novembre, 8 dicembre, Natale e Santo Stefano, e non riguarda bar e ristoranti. L’Antitrust ha espresso parere negativo sul-la legge, e le associazioni di rappresentanza della grande distribuzione sono contrarie perché limita la concorrenza. La discussione al Senato è ripartita nei giorni scorsi dalla commissione industria e dato che la legge ha l’ap-poggio bipartisan la sua ap-provazione pare scontata e potrebbe essere operativa dal 2016. E il governo Renzi? Per adesso non ha preso posizio-ne. Vedremo se lo farà prima del voto in Senato.

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

G randi manovre nel credi-to cooperativo toscano.

Chianti Banca cresce ancora, incorpora la Bcc di Pistoia, diventa la terza Bcc d’Italia lanciando di fatto un’Opa sulla Federazione regionale delle Bcc. Il Chianti si allun-ga verso la costa e sta per mettere un punto fermo con l’apertura di uno sportello nel Comune di San Miniato, alle porte di Santa Croce sull’Arno. Proprio dove arriva

il territorio presidiato dalla Bcc di Cambiano, l’unica non aderente alla Federazione, che con il Chianti ha dialo-gato a lungo accarezzando l’ipotesi di una «fusione per unione»: un matrimonio tra pari che però pare sfumato, per lasciare il posto alla con-correnza fra due istituti che si muovono in aree contigue. Anche a Sud della città del Palio sono in corso lavori per fondere BancAsciano e

Banca Cras (Sovicille) che si mangerà la cugina più picco-la: le assemblee dei soci do-vrebbero essere convocate entro novembre per dare il via alla nascita di un sogget-to unico che si estenderà a Sud di Siena e verso la Val-dichiana. Dove si entra nelle terre presidiate dalla potente Bcc del Valdarno aretino, mentre la zona del Grosseta-no è servita dalle filiali della Bcc di Saturnia e Costa d’Ar-

gento. Un’altra ipotesi è l’unione fra il Credito coope-rativo del Mugello e la Bcc dell’area di Prato, che dopo qualche difficoltà ha chiuso in utile sia il 2014 che il pri-mo semestre 2015. Dopo aver acquisito, un anno fa, la Bcc delle Apuane, il credito coo-perativo della Versilia copre tutta la zona da Massa alla Lunigiana, passando per Luc-ca e la Garfagnana. Mancano ancora tasselli minimi per

arrivare ad un assetto regio-nale che prevede una sostan-ziale divisione per aree. Ter-ritori contigui con banche concorrenti, ma riunite nella stessa Federazione che conta 300 filiali, oltre centomila soci e 470 mila clienti, ha chiuso il 2014 con un utile di 21,4 milioni e in termini di raccolta diretta e impieghi copre circa il 10% del merca-to del credito toscano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Affari

Intek Spa

B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

FrendyEnergyBioDue Spa

El.En. S.p.A.

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

Borgosesia

Ergy Capital

CHL S.p.A.

Eukedos

Dada S.p.A.Settimanadal 21 al 25settembre

Banca Etruria

Salvatore Ferragamo S.p.A.

Piaggio & C. S.p.A.

Softec S.p.A.

Snai S.p.A.

Sesa

Rosss S.p.A.

Toscana Aeroporti S.p.A.

1,5901,6221,706 1,5481,482

5,7455,686,0

5,845,75

39,1740,4141,25 38,139,210

0,09090,090240,0902 0,090,0923

0,0390,0380,0391 0,03820,0383

2,532,582,612

2,5262,544

1,1221,1121,109 1,1141,117

0,7510,7680,7705

0,7470,7585

0,28490,29

0,29790,28380,2882

23,6622,9923,3 22,323,34

14,1414,37

14,87

13,914,36

2,212,1462,282,562,64

0,99950,981,003 1,0231,014

1,161,1471,15 1,11191,124

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IL PUNTO

IL CREDITO COOPERATIVO RIDISEGNA I CONFINIdi Silvia Ognibene

VINOUNA CANTINETTANEL CENTRO DI BAKUFIRMATA ANTINORI

«U na Parigi un po’ nuovae moderna, vibrante,

che mi ha conquistato». Così Allegra Antinori, responsabi-le ospitalità della Marchese Antinori, descrive Baku, capi-tale dell’Azerbaijan. Quel fer-vore ha convinto la famiglia più antica del vino italiano ad aprire la sua nuova «Can-tinetta Antinori» proprio lì, a Baku, città simbolo del-la nuova ric-chezza. «I nostri archi-tetti sono lì — spiega Antinori — sarà un’aper-tura in fran-chising con alcuni soci locali, noi mante-niamo il controllo sulla qua-lità». In cucina Roberto Bu-lian, appena rientrato dagli Usa e con alle spalle impor-tanti esperienze internaziona-li. «Il nostro “Peppoli” in Kazakistan è stato un grande successo. Sono Paesi ancora molto influenzati dalle oscil-lazioni russe ma crediamo che serva il coraggio di guar-dare a nuovi mercati».

Edoardo Lusena© RIPRODUZIONE RISERVATA

MODACAVALLI, GUCCIE IL TRAMPOLINOMILANESE

L e grandi griffe del lusso fiorentino «ripartono» da

Milano. Il nuovo corso di Gucci, firmato Alessandro Michele, mercoledì ha aperto la settimana della moda mi-lanese e non solo: lo scorso 18 settembre la maison ha rivelato il nuovo store con-cept di via Montenapoleone concepito da Michele, con le sue prime collezioni autun-no/inverno 2015-16. Protago-nista anche Cavalli, all’esor-dio sabato sulle passerelle milanesi, do-po l’addio di Roberto ed Eva al loro marchio (al fondatore è rimasto il 10 per cento della società) e la regia del fondo Clessi-dra che ha chiamato a dise-gnare il marchio il creativo norvegese Peter Dundas. Mentre Ferragamo ha sfilato ieri, in attesa dell’emissione del francobollo da 95 cente-simi dedicato alla casa fon-data del «calzolaio delle stel-le».

M.B.© RIPRODUZIONE RISERVATA

COMMERCIOLIBERALIZZAZIONI,LA MARCIA INDIETRO DELLA CAMERA

I giorni festivi di chiusura obbligatoriadei negozi secondo il nuovo Ddl

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Settimana densa di novità per banca Montepaschi, con il titolo protagonista di vertiginosi scivoloni e impennate al rialzo tra mercoledì e giovedì. Mercoledì il titolo ha sofferto perdendo circa il 6% dopo che il nuovo presidente Massimo Tononi, in occasione del suo primo incontro ufficiale con la stampa, aveva detto che l’aggregazione DI Mps con un partner, che ancora non si trova, difficilmente

avverrà prima del 2016. Il timore di un rallentamento aveva innescato le vendite che però si sono interrotte all’istante quando, in nottata, è arrivata la notizia dell’accordo con banca Nomura per la chiusura del derivato Alexandria. Inversione di rotta con un rialzo che ha sfiorato il 10% nella giornata di giovedì e chiusura di settimana in crescita di oltre il 3% a 1,595 euro.

TESSILEPRATO, UN CAMPUSPER FAR NASCERELE IMPRESE NUOVE

N uovi modi di far nascereaziende. Istituzioni e in-

dustria, a Prato, uniscono le forze per creare il primo incubatore per startup del settore tessile-abbigliamento. L’assessorato allo Sviluppo economico ha prodotto un protocollo a cui hanno aderi-to la Fondazione Museo del Tessuto, Next Technology Tecnotessile, Pin di Prato, Camera di Commercio, Unio-ne Industriale Pratese, Con-fartigianato Imprese Prato, Cna e Artigianato pratese. L’obiettivo è creare un incu-batore composto da un cen-tro di eccellenza per l’inno-vazione e la ricerca tecnolo-gica e da un campus della creatività per il supporto dell’imprenditoria giovanile e dei modelli innovativi di bu-siness. L’iniziativa è nata a conclusione del progetto europeo Plustex (Policy Lear-ning to Unlock Skills in the TEXtile sector) sviluppato dal 2012 ad oggi, di cui il Co-mune di Prato è capofila. Il fine di Plustex è unire istitu-zioni ed operatori del tessile per la definizione di politi-che di sostegno al settore.

Giorgio Bernardini© RIPRODUZIONE RISERVATA

RISTORAZIONEIL «SIPARIO» VA SUE ORA RILANCIALA COLLETTA-WEB

U n milione di clienti in nove anni, 280 mila euro

di fatturato annuale, incre-mento delle donazioni priva-te. Quel che sembrava un sogno, è diventato realtà. Il ristorante dei Ragazzi di Si-pario, dove tutti i soci sono disabili intellettivi, sforna prelibati piatti tutti i giorni. La nuova sede del ristorante è all’interno del cinema Al-fieri, dopo i primi 8 anni in via de Serragli. Oltre ai sei soci, collaborano al ristoran-te altri sei ragazzi che fanno parte di un percorso di inse-rimento socioterapeutico, tutti affiancati da due perso-ne normodotate. Un’attività in perenne crescita, quella dei Ragazzi di Sipario, nata con un investimento di 60 mila euro e diventata un punto di riferimento nella ristorazione fiorentina. Cre-sce il fatturato e crescono anche i soci, che all’inizio erano soltanto quattro. Un’esperienza che intende allargarsi ulteriormente nei prossimi anni, grazie anche al progetto di crowdfunding che partirà nel mese di otto-bre.

Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

Mila eurodi fatturatoannuale dei «Ragazzi di Sipario», oltre alle donazioni

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3Lunedì 28 Settembre 2015Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Così l’auto si rimette in motoSe punta verso lo SpazioStabilimenti chiusi o spostati all’estero, mille posti di lavoro persi durante gli anni della crisiMa chi è sopravvissuto al disastro della componentistica può ripartire, se non fa gli stessi erroriAdesso serve una filiera dell’eccellenza meccanica. Vietato legarsi soltanto a un marchio

Oltre mille posti di la-voro persi in un de-cennio, il 57,6 percento della forza la-voro bruciata: è lo

spaccato della crisi della com-ponentistica auto in provinciadi Livorno, il cuore della mec-canica toscana, che per primoha risentito della lunga crisieconomica e adesso potrebbeperò agganciare un treno chepare essere ripartito. Ad ago-sto 2015 le immatricolazioni di

che in Toscana dovrebberoavere un impatto contenuto, iltrend dei primi mesi del 2015è incoraggiante: si è arrestatal’emorragia dei posti di lavoro,non c’è più ricorso alla cassaintegrazione, gli addetti sonostabili e forse, con adeguatepolitiche industriali, il com-parto potrebbe essere pronto aripartire. «Impensabile torna-re ai livelli occupazionali precrisi — commenta RaffaellaAntonini del centro studi dellaCamera di commercio di Li-vorno — ma le aziende chesono rimaste in piedi stano

gliore del 2014. Ciò che è ri-masto del settore sembra insalute, per quanto esista anco-ra una percentuale di poten-zialità produttiva inutilizzata».

Quel che è rimasto dopo iltornado degli ultimi dieci annia Livorno si chiama in sostan-za Pierburg e Magna. Sono lesopravvissute: hanno chiuso laTrw (oltre 500 dipendenti) ela ex Delphi (400) visto che ilprogetto De Tomaso non èmai decollato, la Inalfa (50) èin liquidazione dal 2011.

Dal 2008 l’area livornese haperso complessivamente oltrequattromila posti di lavoro,ovvero ventitré posizioni ognicento abitanti. E a fare da trai-no in questa dinamica negati-va è stata proprio la compo-nentistica auto. Per questomotivo, tra gli elementi che laRegione ha portato al Governoper ottenere il riconoscimentodi «area di crisi complessa»per Livorno, un ruolo fonda-mentale lo ha avuto proprio iltracollo dell’automotive.

Eppure, nei bandi che la Re-gione pubblicherà entro gen-naio per attrarre nuove impre-se, proprio a seguito del rico-noscimento di Livorno comearea di crisi complessa, il so-stegno alla componentisticaauto avrà un ruolo centrale.

Ma ha ancora senso scom-mettere e investire su questosettore?

Sì, secondo Gianfranco Si-moncini, ex assessore regio-nale alle attività produttive eattuale consigliere del presi-dente Rossi per il lavoro: «Inquesti anni si sono dette mol-te cose sul comparto automo-tive, lo si è definito ‘maturo’

mente per tutte le principalicase automobilistiche interna-zionali. La diversificazione è lacondizione essenziale che hapermesso di sopravvivere allacrisi e di avere oggi prospetti-ve di sviluppo». Sulle poten-zialità dell’industria automo-bilistica scommette ancheBruxelles che nel piano d’azio-ne denominato «Cars 2020»indica nell’automotive unadelle componenti strategichedel sistema economico-pro-duttivo europeo su cui investi-re.

A patto, però, di non com-mettere gli stessi errori del passato. Se si vuole essere ro-busti a sufficienza, oltre cheevitare di lavorare per un solocommittente, bisogna avereuna forte capacità innovativa esolide basi finanziarie.

«L’automotive è un ramosecco? Forse dentro ci scorreancora linfa» riflette l’inge-gner Marco Padella, ammini-stratore delegato di Compolabche si occupa di progettazio-ne, ingegnerizzazione e trasfe-rimento tecnologico e vantatra i propri clienti tutti i colos-si del trasporto. Un gruppo digiovani ingegneri che offre so-luzioni a Piaggio, Breda, Con-tinental, Alstom, Wass, soloper citarne alcuni. La primacosa da fare è smettere di pen-sare che le auto di oggi (e so-prattutto di domani) siano lestesse degli anni Settanta.«Guida automatica, materialicome le fibre di titanio, nuovisistemi di propulsione e dicontrollo, modelli di calcolo evoluti sono quello che biso-gna progettare e produrre og-gi — prosegue Padella — Sitratta di aree di lavoro moltopiù vicine all’aerospazio chealla componentistica auto delpassato. Oggi l’automotive de-ve aggregare un’infinità dinuove tecnologie». Quindi,per ridare slancio al settorevanno create le forme organiz-zative adatte per esprimerequesti «nuovi valori aggiunti.L’innovazione va intesa cometrasferimento di soluzioni daun’area di ricerca all’altra», ag-giunge l’ad di Compolab. Qua-si tutte le aziende che produ-cono componenti per auto inToscana sono siti produttivi dimultinazionali che hanno sta-bilimenti in tutto il mondo.Questo espone a un rischio,visto che le decisioni vengonoassunte altrove, ma offre an-che un’opportunità: «Soluzio-ni di alto valore prodotte inToscana possono essere im-piegate in tutti gli stabilimentiche la capofila ha nel mondo.Per questo serve una filiera,che oggi non esiste, adatta asoddisfare l’insieme delle ne-cessità delle multinazionalidell’automotive». Un gruppodi aziende che trasformi unprocesso nato, ad esempio,nei laboratori dell’aerospazioadattandolo alle auto è certointeressante per le multinazio-nali, che investono oggi in ri-cerca per inventare le macchi-ne che guideremo tra vent’an-ni. Questa è garanzia di so-pravvivenza. Di certo non lo èfare componenti a basso valo-re che chiunque nel mondo èin grado di produrre a unprezzo più basso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

auto nell’area Ue sono cresciu-te mediamente del 16 per cen-to, continuando la serie deisegni più che ormai dura da23 mesi. E l’automotive è statofra i settori trainanti della pro-duzione industriale italiananella prima parte di quest’an-no, crescendo di oltre il 60 percento. Al netto delle ripercus-sioni del caso Volkswagen,

sperimentando un andamentopositivo da almeno 18 mesi.Produzione, fatturato e ordi-nativi in aumento fanno pre-vedere un ulteriore migliora-mento per la seconda metàdell’anno. Si era vista una ti-mida ripresina nel 2012, poi il2013 ha confermato la ripresache si è portata su livelli piùdecisi. Il 2015 si mostra mi-

di Silvia Ognibene

Gianfranco Simoncini, consiglieredi Enrico Rossi per il lavoro

con ciò significando che nonpresenterebbe margini di svi-luppo. Eppure, dai dati delleultime settimane si evince cheparte della ripresa è dovutaproprio alla ripartenza dell’au-to. Quindi, forse, è giusto con-tinuare a ritenerlo un settoreimportante anche per la no-stra economia regionale, doveci sono competenze e tradizio-ne consolidata».

La pensa così anche il se-gretario generale della FiomToscana, Massimo Braccini:«Il settore esiste ancora e cisono aziende con buone pro-spettive» dice citando adesempio la Wass (Livorno, 220dipendenti), Gkn (Firenze, 470dipendenti), Continental (Pi-sa, mille dipendenti). «Il moti-vo cruciale per cui queste real-tà funzionano è che lavoranoper più committenti, pratica-

Padella (Compolab)Oggi l’industria dell’auto è più vicina all’aerospazioche non ai vecchi componenti anni Settanta

Simoncini (Regione)I dati dicono che parte della ripresa è dovuta alla buona performancedi questo settore

Il settore automotive, quello dei componenti per l’industria dell’auto, in Toscana ha il suo cuore tra Livorno e Pisa, segnato in profondità da un decenniodi fortissima crisi: hanno chiuso Trw

Imprese

I numeri (Dati primi 8 mesi 2015 rispetto al 2014)Settore automotive Toscana (2014)

SettoreautomotiveLivorno

-57,57%

+64%

Produzionevetture Italia

pari a 650.000 auto240.000 in più del 2014

Produzione automotive +25,9%

+2,7%Produzione industriale Italia

In ItaliaNell’Unione Europea

5.500addetti

120aziende

914 milionidi fatturato

2005 1.949 addetti

2015 827 addetti

+1,52

+15%+6,8

+8,9%

Milioni autoimmatricolate

Mercatoauto

Milioni autoimmatricolate

Mercatoauto

(500 dipendenti) e ex Delphi (400), Inalfa (50) è in liquidazione. I sopravvissuti sono Magna e Pierburg, Continentale Wass

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5Lunedì 28 Settembre 2015Corriere Imprese

LOCOMOTIVE

Il vetro della fabbrica di Re Sole(e dentro metà del vino italiano)Nata con Luigi XIV per battere Venezia, la Saint Gobain continua a Pisa la sua tradizioneBottiglie, cristalli hi-tech, lastre per l’edilizia sostenibile. E un’idea per riscaldare il quartiere

Avolerla per primo fuLuigi XIV, influenzatodal ministro Colbertche lo incitava a sfi-dare la supremazia di

Venezia nella produzione dispecchi. La chiamarono «Ma-nufacture Royale des Glaces»e divenne subito famosa per i357 specchi della galleria dellaReggia di Versailles. Qualchesecolo dopo, quando si chia-ma ormai Saint Gobain, realiz-zò i 660 vetri a rombo dellaPiramide del Louvre. Oggi ilvetro rappresenta ormai sol-tanto l’11% del fatturato (l’89%viene generato da fornitureper l’edilizia sostenibile) maresta la componente storica epiù prestigiosa della produ-zione, alla quale è legato ilnome della multinazionale

francese in Toscana: oggi me-tà del vino italiano è imbotti-gliato in prodotti Verallia,marchio del gruppo Saint Go-bain.

Sono passati 350 anni esattidalla nascita del gruppo cheoggi realizza in Italia un fattu-rato di oltre 1,1 miliardi di eu-ro e conta 3.500 dipendenti in28 siti produttivi. Saint Goba-in è arrivata in Italia nel 1889proprio in Toscana, a Pisa, do-ve la fabbrica lungo l’Aureliaha visto passare generazionidi maestranze. Oggi qui ci so-no 250 dipendenti e lo stabili-mento fattura circa cento mi-lioni l’anno, ma la fabbrica havissuto stagioni diverse. Rasaal suolo nel ‘43, bombardata ericostruita in tempi record:due anni dopo già torna a

produrre. Nel 1965 qui vieneinstallato il primo forno Floatcon una capacità di 180 ton-nellate di vetro al giorno; illavoro cresce nei decenni suc-cessivi e la fabbrica diventa unsimbolo del quartiere operaiodi Porta a Mare, con i grandisilos bianchi e blu, la ciminie-ra, il rumore notturno degli

Il lato oscurodella forzaIn un trolley

P endolari (per lavoro oper amore), manager

globetrotter e professionisti con la valigia sempre pronta. Il trolley è indispensabile ma rischia di essere un noioso accessorio professionale. Samsonite, tra i leader nel mercato delle valigie, prova a sdrammatizzare il genere realizzandone assieme a Disney uno — complice l’uscita il 18 dicembre,

dell’attesonuovoepisodio diGuerreStellari, «IlRisvegliodellaForza» —che gioca

con l’immagine del cattivo per eccellenza. Nero rigoroso, con l’effigie di Darth Vader in 3D, questo trolley è realizzato in tessuto di qualità, imbottiture extra e dettagli catarifrangenti. Non rimarrà deluso chi predilige (anche per viaggiare) la comodità indiscussa dello zaino. La collezione Star Wars Samsonite prevede infatti anche un originale zaino-ibrido. Sempre foggiato con la maschera nera, ha comode ruotine e un manico estraibile (proprio come quelli degli zaini da scuola) utili complementi quando il contenuto del bagaglio si fa eccessivamente pesante. (Laura Antonini)

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Style

Darth Vader

Saint Gobainproducemetà delle bordolesiin cui viene imbottigliatoil vino italiano

Gli anni dalla nascitadel gruppo. In Italia la fabbricaè fondata nel 1889

350

Miliardi di euro il fatturatodel gruppoin Italia,nei suoi 28 stabilimenti

1,1

I dipendenti che lavorano dentro lo stabilimento Saint Gobaindi Pisa

250

Un tir escedallo stabilimentoSaint Gobaindi Pisa,lungo la via Aurelia

scarti di vetro sui nastri tra-sportatori. Per gli operai SaintGobain significa spesso «for-no», temperature altissime elavoro duro.

Gli anni più difficili per lostabilimento pisano arrivanonel Duemila: nel 2006 un inci-dente vede la morte di un au-tot r a s p o r t a to re , r i m a s toschiacciato da 6 tonnellate dilastre di vetro, nel 2009 è lacrisi economica a colpire du-ro. A causa del calo dell’edili-zia, che tocca indirettamenteil gruppo, slitta il progetto dirilancio siglato nel 2007 con leamministrazioni locali, e parteuna trattativa sindacale. C’èaria di esuberi: 50 lavoratoridel prezioso indotto della lo-gistica sono i primi esclusi, egli operai temono ripercussio-ni. Scendono in strada, mani-festano: a metà luglio l’accor-do di cassa integrazione per80 persone, prepensionamentiper un’altra cinquantina. Cosìl’azienda si alleggerisce per in-vestire sul rinnovo del sito e ilavori, cominciati nel 2009, fi-niscono nell’ottobre 2011 conl’inaugurazione delle nuove li-nee produttive. Oltre 90 milio-ni di euro sono stati spesi innuove tecnologie: c’è il fornoFloat per il vetro di base; lalinea Coater per i prodotti per-formanti e altri due impiantidi trasformazione per la pro-duzione di specchi e di vetristratificati di sicurezza. Ora Saint Gobain scommette sullasostenibilità. Ha diversificatola produzione e investe in ri-cerca con 7 centri nel mondo.Nata con gli specchi per Ver-sailles, oggi a Savigliano (Cu-neo) produce cristalli per au-tomobili, treni, aerei, veicoliindustriali e blindati attraver-so la controllata Saint-GobainSekurit: tra i clienti il gruppoFCA e Ferrari, Jeep, Maserati,Alfa Romeo ai quali forniscevetri superleggeri o rivestiti dipatine «antivandali».

In Toscana si lavora con glienti locali ad un progetto perrecuperare il calore del fornotramite un impianto che po-trebbe servire sia lo stabili-mento che il quartiere. Per i350 anni anche la città dellaTorre è coinvolta nelle cele-brazioni, con bici e visite gui-date nella fabbrica, al cui in-gresso accoglie lo striscioneperenne e il suo monito:«Niente è così importante danon poter essere fatto in sicu-rezza».

Cinzia Colosimo© RIPRODUZIONE RISERVATA

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6 Lunedì 28 Settembre 2015 Corriere Imprese

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7Lunedì 28 Settembre 2015Corriere Imprese

DISTRETTI

Vivai, non sono tutte rose e fioriPiù affari con Turchia, Cina ed ex Urss. Ma i produttori chiamano la Regione: il settore va promosso

Il 2015 potrebbe chiudersicon un segno positivo per ildistretto vivaistico di Pisto-ia e provincia. Il compartodelle piante ha sofferto me-

no rispetto a quello dei fiorirecisi — che a causa dell’ab-battimento dei costi di tra-sporto ha visto affermarsi Co-lombia, Ecuador, Kenia, Etio-pia, a fianco della tradizionaleconcorrenza dell’Olanda — egrazie all’export dell’80 percento della produzione habuone prospettive di aggan-ciare la ripresa. Il distretto èpronto, ma chiede sostegno alla Regione e al governo cen-trale.

«Sia sul fronte del numerodi aziende che dell’occupazio-ne non siamo passati indenni,ma abbiamo tenuto meglio dialtri — spiega Francesco Mati,produttore e presidente deldistretto vivaistico pistoiese— L’anno potrà chiudersi for-se con un più uno per cento.È vero che abbiamo perso fat-turato, ma la nostra produzio-ne è molto cambiata». I muta-menti sono sempre più rapi-di. «Stiamo andando verso untipo di produzione su doman-da, con meno “magazzino”. Laproduzione di piante che en-tro uno o due anni andrannoin commercio, come le rose, èimmutata, mentre quella dialberature è sempre più fattasu singoli progetti e richie-ste», sottolinea Mati.

Una svolta che ha significa-to anche informatizzazione,uso della Rete, nuove profes-sionalità, per le seconde e ter-ze generazioni pistoiesi chelavorano a fianco delle miglia-ia di operai stranieri impiega-ti nel distretto. «I giovani ci

sono — conferma VanninoVannucci, presidente della As-sociazione Vivaisti Pistoiese,che conta 200 soci — il ri-cambio generazionale anche.La competizione del resto èsempre più feroce e nessunopuò stare fermo. Noi, graziealla qualità dei prodotti abbia-mo retto, anche soffrendo sulfronte del credito, e ci ha sal-vati l’export. La ripresa passadai nuovi mercati: le ex re-pubbliche sovietiche, la Tur-chia, la Cina».

Serve, però, anche il sup-porto degli enti pubblici, Re-

servazioni sono state recepiteci soddisfa, ora stiamo attentiche non sia cambiato con l’ap-plicazione del Pit», dice Van-nucci. E alle istituzioni chiededi più anche Mati: «Serve unpatto per il verde pubblico,per gli alberi, un maggioredialogo: il patto di stabilitànon permette ai Comuni dispendere i soldi che hanno.Le tempeste di marzo e agostohanno abbattuto in Toscana330 mila alberi, Regione e Go-verno devono intervenire, an-che per migliorare ambiente esalute. E l’esecutivo dovrebbedare sgravi fiscali a chi ristrut-tura o realizza un giardino,come per i mobili».

La Rolando Innocenti & Fi-gli, fondata 60 anni fa, ha 50dipendenti: «Il ricambio ge-nerazionale è avvenuto natu-ralmente, siamo attivi nel-l’azienda da oltre trenta anni eabbiamo acquisito l’esperien-za di nostro padre che, som-mata alle nuove tecniche ci hapermesso di far crescerel’azienda», spiega Grazia In-nocenti, figlia del fondatore,che vi lavora assieme ai fratel-li Emiliano e Lisa. E come ri-sponde un’azienda familiarealle difficoltà, ma anche alleopportunità, del mercato glo-bale? «I nostri clienti arrivanodai Paesi più diversi e hannoesigenze completamente di-verse. L’attuale globalizzazio-ne ci chiede prontezza nel da-re loro risposte; noi dagli entipubblici chiediamo altrettan-to sia in semplificazioni buro-cratiche sia con orari di aper-tura degli uffici più vicini allanostra attività».

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tradizioni Il nostro cotto dimezzato«Serve un’idea per svoltare»Impruneta, Greve, Montespertoli: in 5 anni 50% degli addetti in menodi Lisa Baracchi

Non basta avere come «te-stimonial» la Cupola del Bru-nelleschi. Il cotto fiorentino,unico per le caratteristichecromatiche e la resistenza allepiù diverse temperature, sim-bolo da sempre dello stile to-scano, conosce una crisi chepare non volersi fermare. Per-ché sembrano non bastare ne-anche la ricerca e l’innovazio-ne sul prodotto che pure, neilimiti delle possibilità econo-miche, a detta anche dei sin-dacati, tutte le aziende rimastesul mercato hanno provato afare, dalle pareti ventilate allediverse componenti per labioarchitettura. Non basta laripresa dell’artigianato, com-plice il ripensamento di alcuniprodotti, come le giare e le

anfore di ArteNova venduteora in Italia e all’estero per laconservazione e fermentazio-ne del vino. Di pari passo conle difficoltà del comparto del-le costruzioni, l’industria cheha fatto in passato la fortunadel territorio tra Impruneta,Greve e Montespertoli, nonvede la fine del tunnel. I datiin mano alla Fillea-Cgil resti-tuiscono una fotografia tutt’al-tro che confortante: negli ulti-mi 5 anni la metà delle impre-se ha chiuso i battenti, 4 delle5 aziende storiche che restanoattive, di qua e di là dalla Gre-ve, fanno ricorso agli ammor-tizzatori sociali. Nel 2010 c’era-no ancora 400 dipendenti nelsettore del cotto, oggi sono ri-masti in 160 e solo 30 percepi-

scono uno stipendio regolare,tredicesima compresa. Il set-tore ha ceduto negli ultimi an-ni il 40% del fatturato, in me-dia le aziende hanno lavorato5 mesi all’anno ciascuna.

«La situazione rischia dipeggiorare perché alla man-canza di nuovi appalti si ag-giungono le difficoltà con lebanche — commenta Ales-sandro Lippi, Cgil — Per lavo-ri di breve durata a volte nonconviene neanche accendere iforni. Quello che diciamo daanni è che serve un progettod’insieme: per attingere aifondi europei per le eccellen-ze regionali, per concorrere inappalti che premiano la filieracorta, il risparmio energeticoe il rispetto dell’ambiente, per

contare davvero all’estero leimprese non possono conti-nuare a presentarsi da sole».

Il messaggio del «fare rete»non è mai passato da questeparti e manca ancora un disci-plinare per il cotto industriale,

un marchio che comprendatutte le aziende. Imprunetaaspetta il suo Cat, il riconosci-mento di ceramica artistica etradizionale che deve arrivareda Roma, ma che riguarderàcomunque solo i confini im-prunetini. Non sono bastati itavoli di confronto avviati ne-gli anni. «Dopo l’interruzionedovuta al cambio di legislatu-ra c’è da riprendere il percorsofavorendo e stimolando il la-voro comune di questo territo-rio», commenta l’assessore re-gionale alle attività produttiveStefano Ciuoffo che insiste suiconcetti di valorizzazione delcotto come prodotto d’eccel-lenza e del marchio. Aggiungel’assessore: «Come Regionemettiamo a disposizione di-versi strumenti di sostegno fi-nanziario quali i fondi rotativi,i fondi di garanzia, i contribu-ti in conto capitale per il so-stegno all’internazionalizza-zione e per il sostegno all’ac-quisizione di servizi innovati-vi: sono opportunità ancorapoco sfruttate».

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gione in primis: «La logisticaè un problema irrisolto, il“nanismo infrastrutturale” è molto diffuso in Toscana. Unaltro aspetto importante è lapromozione del distretto e delsuo indotto. Noi, il primo ot-tobre inaugureremo a Pistoiail primo Nursery Campus Eu-ropeo su paesaggismo e vivai-smo».

L’associazione ha presenta-to osservazioni al Piano di in-dirizzo territoriale del paesag-gio poi approvato dalla Regio-ne: «L’equilibrio trovato dopoche le molte delle nostre os-

I dipendentidelle cinque aziende del cotto nel 2010Oggi sono rimasti 160

400

Il calo del fatturatoIn media le aziende hanno lavorato 5 mesi l’anno ciascuna

40%Sculturadi cottoall’Impruneta

Logistica problema irrisoltoServesostegno dagli entipubblici

AbbiamopersofatturatoPerò siamo riuscitia cambiare produzione

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L’evento

Vannucci inaugurail nursery campus«Ricerca e non solo»Pistoia capitale del vivaismo, ma non solo. A breve la città si doterà anche di una scuola di alta formazione, un vero e proprio campus su vivaismo e paesaggismo, il «Pistoia nursery campus», grazie ad un progetto della Vannucci Piante. Giovedì la presentazione ufficiale, poi il via ai corsi. Il campus, ricavato in vecchi edifici completamente ristrutturati, sarà composto da una foresteria con 25 posti letto, una serie di sale formative che potranno contenere fino ad un massimo di 100 persone, un ristorante, una biblioteca e un’area multimediale. Il tutto in stretto collegamento con il «nursery park», una sorta di parco-mostra della produzione di piante dell’azienda pistoiese che si sviluppa su una superficie di trenta ettari, inaugurato poco più di due anni fa e situato in prossimità dell’uscita autostradale. «Il nostro obiettivo è diventare punto di riferimento internazionale per aziende private, università, centri di ricerca ma anche singoli architetti, paesaggisti e studenti per approfondire il tema del verde a 360 gradi», spiega il responsabile del marketing della Vannucci, Andrea Massaini. (P.V.)

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