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Collezionismo: in Italia nel Novecento Più che collezionista, player Storia, meccanismi, pratica e fenomenologia «delpiacere dell'arte» L'artista statunitense Andrea Fraser, una bruna neanche ma- le e alquanto spigliata, famosa per i suoi lavori ad alta valenza critica, ha messo in vendita al miglior offerente una propria opera («Untitled», 2003) in cui mette a disposizione il proprio corpo per un'ora di sesso. La «performance», debitamente ripresa da una telecamera, è sta- ta aggiudicata a un collezioni- sta per ventimila dollari (1 ora di sesso più il video). Un po' ca- ro se si considera la cosa in sé. Non molto, a ben pensarci. In- fatti capita a pochi di entrare a far parte di un'operad'arte.Uno degli anticipatoli del genere è stato Helmut Newton che ave- va fotografato (però tenendosi accuratamente dietro all'obiet- tivo) una coppia di bon vivant, per così dire in piena azione. Ma là, si sa, era glamour; qui è un'altra storia, più concettuale, che indaga sul senso di posses- so. Sta di fatto che il collezioni- sta si è portato a casa il video dove compariva in fase perfor- mativa. L'avrà messo in came- ra da letto? Nel salone del con- siglio d'amministrazione? In effetti i collezionisti sono gente strana. Tempo fa preferivano stare nascosti e, se prestavano un'opera, pretendevano la di- dascalia «collezione privata»: per salvarsi dai ladri, o dalla fi- nanza (tornerà di moda?). Oggi creano fondazioni, sovvenzio- nano artisti, competono con i musei. Sono diventati «playen> di un sistema, insomma dicono la loro nello scacchiere dell'ar- te internazionale. Quale sia la situazione in Italia lo racconta Adriana Polveroni in // pia- cere dell'arte, pratica e feno- menologia del collezionismo in Italia, che già nel titolo in- dica i registri su cui l'autrice si è mossa: da un lato una piace- vole ma accurata narrazione di fatti e accadimenti, dall'altro un'analisi puntuale dei mecca- nismi di sistema. La storia inizia negli anni Quaranta a Milano, città che vede la nascita del collezioni- smo che spesso va a sopperire alle assenze di una politica cul- turale dello Stato. Negli anni Cinquanta la scena si sposta nella Roma di «Poveri ma bel- li» e di «Vacanze romane». So- no le nascenti gallerie a svol- gere un ruolo primario, tra astrattismo e arte al servizio del popolo, tra invettive to- gliattiane e remore clericali. Torino negli anni Sessanta è la città della sperimentazione e della nuova ricerca con il De- posito d'arte presente e la pat- tuglia di artisti che daranno vi- ta all'Arte povera. Negli anni Settanta tutto è cambiato. La politica è al primo posto: una parabola che va dalla speran- za rivoluzionaria alla caduta delle illusioni. L'arte ne segue il percorso per poi chiudersi in se stessa. Ma sono anche gli anni della nascita e dell'affer- marsi delle gallerie che pro- muoveranno l'arte italiana e internazionale e di un colle- zionismo più vicino alla speri- mentazione. Gli anni Ottanta vedono il sistema dell'arte in Italia rafforzarsi di elementi costituenti che sino ad allora erano assenti dalla scena. Apre il Castello di Rivoli, primo museo dedicato al contempo- raneo e subito dopo il Pecci. Si afferma, in un acceso dibattito tra moderno e postmoderno, la Transavanguardia di Achille Bonito Oliva. Il gusto dei col- lezionisti si evolve, si compio- no scelte e le acquisizioni de- terminano anche carriere e for- tune. La fine del secolo è l'i- nizio della globalizzazione, dei nuovi musei, e dell'info- tainment. L'arte è sempre più turismo e spettacolo. Oggi i collezionisti italiani svolgo- CONTINUA A P. 60, VI COL.

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Page 1: Collezionismo: in Italia nel Novecento Assenze e presenze ...1381918478...• Laura Lombardi Félicie de Fau-veau. Una scul-trice romantica da Parigi a Fi-renze, di Silvia Mascalchi,

IL GIORNALE DELL'ARTE, N. 320, MAGGIO 2012 I libri 57

SEGUE DA P. 56, VI COL.esprimere, in una sorta di fer-mo immagine, passioni e ge-sti forti. Il saggio della Ma-scalchi è un incastro sapientetra biografia, documentata danumerose lettere e testimo-nianze, e analisi acutissimadella temperie culturale diquegli anni cruciali: aspetti deltutto trascurati dall'altra bio-grafia, forse troppo frettolosa-mente redatta, di Emmanuelde Waresquiel, edita in Fran-cia nel 2011.Molto esposta e molto richiestadalla committenza per vari de-cenni, Félicie fu però in strettolegame anche con i domenica-ni di San Marco e con il criti-co Alexander Lindsay, stu-dioso dell'arte medievale; e percurare una certa nevrosi («madouleur» come la definiva) sirifugiò spesso a San Gimi-gnano, cittadina turrita alloraquasi ignota al turismo, mache proprio lei veicolerà nel-l'immaginario dei visitatorifuturi. Gli eventi politici se-gnano con la seconda metàdegli anni Sessanta il declinodella scultrice (che morirànel 1886), facendola cadere inun oblio dal quale la trae og-gi con passione e forza intel-lettuale il libro della Mascal-chi, che reca una prefazione diMaurizio Bossi.• Laura Lombardi

Félicie de Fau-veau. Una scul-trice romanticada Parigi a Fi-renze, di SilviaMascalchi, 208pp.,iH.b/n e colo-re, Olschki, Firen-ze 2012, € 28,00

La sezione Libriprosegue e si estendeoniine con recensioni,notizie, presentazioni

e testi in anteprima suilgiornaledellarte.com/libri

Geografia come metafora

Cartografi della contemporaneitàFrancesco Tedeschi indaga il rapporto tra disciplina

geografica e processo artistico

La geografia dell'arte è uncampo di studi variamente de-clinato nel corso degli ultimi de-cenni, a partire probabilmentedalla einaudiana Storia dell'ar-te italiana in cui temi relativi ailuoghi (centro-periferia, am-biente-territorio) trovano la pro-pria giustificazione all'internodi una trattazione storica dei fat-ti artistici.D'altra parte, per tradizione se-colare, la riflessione italiana sul-l'arte accentua tipicità regiona-li e inclinazioni localistiche.Tuttavia, ciò che Francesco Te-deschi si propone d'indagare inquesto volume di vasta portatanon riguarda i caratteri ascrivi-bili in generale al genius lori,bensì il rapporto tra disciplinageografica e processo artisticoal fine di sanare l'apparente con-flitto tra quanto rappresentereb-be l'esattezza scientificae quan-to, invece, la libertà critica e in-ventiva. La disamina, infatti,trae origine dai mutamenti del-la concezione della geografia alpassaggio tra modernità e post-modernità,quando la nozione di«geografia culturale» e i suoimetodi si diffondono, in un cli-ma di rimessa in discussionedello status di alcuni campi distudio e della sospensione dellebarriere che li separano per con-venzione acquisita. Dunque,dall'accettazione di «una geo-grafia che si definisce come"metafora" e non come saperecerto e definitivo», Tedeschimuove per affrontare cinqueviaggi, i quali nello spazio di uncapitolo tentano di dare un or-dine alla complessità. Difatti,l'andamento labirintico dei per-corsi eterogenei entro i qualil'autore conduce diventa una ci-

Mateo Maté, «Actos Heroicos», Sala La Galle-rà, Valencia, 2011: un appartamento di 35 mqracchiuso nella mappa della Penisola Iberica

fra costante, consentendo saltitemporali e di contesto a favoredell'esaurimento di una temati-ca di natura geografica. Pren-dendo avvio da opere di secolipassati (dal Guidoriccio da Fo-gliano di Simone Martini a «IIgeografo» di Jan Vermeer, dal-le vedute di Dresda di BernardoBellotto alle meditazioni co-smologiche di Caspar DavidFriedrich), è sulle esperienze ar-tistiche degli ultimi quaran-t'anni che il discorso si con-centra, tra Land art, arte con-cettuale, Arte povera e i nu-merosi protagonisti, non sem-pre ascrivibili a un'unica ten-denza. Secondo Tedeschi, nel-la contemporaneità la contrap-posizione tra storia e geografia,identificate rispettivamente neiconcetti di tempo e spazio, sievidenzierebbe a favore dellaseconda, dopo secoli di dominiodel fattore temporale, entrato incrisi. Se allo studio della storiagli intellettuali preferiscono cer-care nello spazio gli indizi peruna pur labile comprensione delpresente, allora gli stessi artistisi fanno carico del dovere di co-

noscenza agen-do quali «misu-ratori catasta-li», cartografi edisegnatori dimappe, alla ri-cerca ora delsenso dell'esi-stenza dei confi-ni, ora di un in-treccio di ricordipersonali e distratificazionicomunitarie, oradi una mappastabilita dal pro-prio attraversa-

mento o dall'acquisizione difrazioni minime di terreno. Giu-stapponendo teorie geografichee descrizioni di opere, l'autoremantiene comunque una pro-spettiva storica che gli consen-te di riflettere in generale sulladimensione che viene chiaren-do, quasi ad assumere il temadella geografia a pretesto permeglio spiegare la condizio-ne artistica attuale che inquella disciplina pare effetti-vamente rispecchiarsi e tro-vare il suo orientamento, cu-stodito, nella maggior partedei casi, in un'interpretazionesimbolica. Anch'essa sottesa adare qualche ragione, benchéprovvisoria e frammentaria,alla realtà.LI Miriam Panzeri

©Riproduzione riservata

II mondo ri-disegnato, diFrancesco Te-deschi, 430pp., ili. b/n, Vi-ta e Pensiero,Milano 2011,€ 25,00

Nel silenzio di un quadro olandeseFin dalle prime pagine diquesto breve, intenso ro-manzo, vincitore del Prix La-vinai 2011, esordio in cam-po narrativo della poetessafrancese Gaélle Josse(1960), ci rendiamo conto dileggere un «diario dell'ani-ma», in cui una donna olan-dese, Magdalena Van Beye-ren, annota quasi giornal-mente, nei giorni che prean-nunciano l'inverno, dal 12novembre al 16 dicembre1667, passioni, drammi ememorie lontane e recenti,dolori senza lenimento e bre-vi felicità (Gaèlle Josse, Leore del silenzio, trad. di Eileen Romano, 96 pp., Skira, Milano2012, € 15,00). Magdalena, sposata a un armatore, Pieter, cidischiude, pagina dopo pagina, il suo cuore, restituendoci le at-mosfere familiari, i modi di vivere e di sentire, i caratteri dellasocietà olandese del Seicento. Chi è Magdalena? È la signorasenza volto ritratta di spalle, con solo una parte del volto rifles-sa in uno specchio, in un celebre dipinto di Emanuel de Witte,«Interno con donna al virginale», esposto in mostre memorabi-li («Vermeer e gli intemi olandesi» al Prado di Madrid, 2003;«Music and Painting in thè Golden Age» ad Anversa, 1994). DeWitte (1617-92), pittore dalla vita turbolenta e dal destino tra-gico (muore annegato nell'acqua ghiacciata, dopo che la cordacui si era impiccato al ponte di un canale si spezza), è celebreper le sue chiese e per i suoi intemi dalle prospettive vertigino-se, inondate di luce. È contemporaneo di Vermeer, per il qualesta posando un'amica di Magdalena, che vorrebbe affidare a Ver-meer il ritratto delle figlie. Nel silenzio di una casa borghese,quando più non risuona l'«arte divina» della musica praticatadalle due figlie e da uno dei tre figli, e da Magdalena stessa, ec-co insinuarsi un'atmosfera di tensione, quasi il preannuncio didrammi e di dolorosi segreti che stanno per essere rivelati: delresto tutta la pittura olandese di intemi è intrìsa dei valori dellavita domestica e della famiglia, ma anche delle morbose tenta-zioni della carne. Solo a metà del romanzo Magdalena, segnatada un delitto cui assistette a dodici anni, confessa di essere sta-ta lei a volere essere ritratta di spalle, «in quelle ore in cui il so-le pallido intiepidisce la terra e vi disegna inafferrabili figure digeometria». Dietro la scelta non c'è solo una sensibilità atmo-sferica alla luce, ma una vicenda che lei vive come un lancinan-te dolore: la decisione del marito di non entrare più nella sua ca-mera, dopo che Magdalena ha rischiato di morire di parto, dan-do alla luce il settimo figlio, per evitare unanuova gravidanza che le sarebbe fatale. Dun-que, è Magdalena a decidere: «Sarei stata ri-tratta di schiena. Non più desiderata, ho an-cora un volto?». E nel ricostruire la sua esi-stenza, ci sciorina la verità: «La strada del de-stino s'imbocca in un attimo, e da quell'atti-mo dipende l'intero corso di una vita».• Sandro Parmiggiani

Collezionismo: in Sicilia tra Cinque e Seicento

Assenze e presenze nell'isolaDue studi riannodano ifili di un capitolo

misconosciuto dell'arte siciliana

Avidi di frammenti preziosi diantiche realtà, per quel filoininterrotto col mondo classi-co, eredità della stagione cul-turale di Federico II (esempli-ficativa la raccolta messinesedi Villadicani), di prodottidella natura di per sé eccezio-nali o artisticamente definiti,o, come si diceva allora, di na-turalia e artificialia, i «tesau-rizzatori» siciliani di cui rian-noda le trame di vita Vincen-zo Abbate ne La grande sta-gione del collezionismo. Me-cenati, accademie e mercatodell'arte nella Sicilia tra Cin-que e Seicento, pubblicato daKalós, all'interno dei loro mu-sei ante litteram, Stilleben (na-ture morte) su grande scala,non vivevano vite separatedalla propria e dall'altrui sto-ria, in quel binomio di vita at-tiva- vita contemplativa a fon-damento dell'umanesimo neo-platonico. E così il volumettorievoca gli oggetti materiali(ma anche i «musei» immagi-nar i, come quello a PalazzoAiutamicristo) e con essi leidee, le emozioni e le passio-ni, nonché le possibilità finan-ziarie di chi li ha sottratti altempo non solo per il proprionarcisistico diletto, ma perostentazione di prestigio so-

Una veduta d'interno, 1625-30 ca, del palermitano Michele Re-golia (dal libro di Vincenzo Abbate)

ciale e di potere (vecchia no-biltà e nuova aristocrazia), edel sapere (letterati, medici,uomini di legge, colti prelati).E come quegli oggetti compa-rivano in accostamenti i piùdisparati, ma sempre senza ge-rarchie, così, nella perdita ditroppi tasselli storici di media-zione, l'autore si serve di unasintassi fatta di giustapposi-zioni di eventi e personalità:protagonisti (Carlo d'Arago-na, Carlo Maria Ventimi-glia), comprimari (il mercanteDesiderio Segno) e comparse(figure di intermediari per

l'acquisto dei quadri e diesperti per effettuarne la sti-ma) , per riannodare una rete direlazioni culturali che si esten-de all'Europa, con aperture alpiù vasto sistema dell'arte: or-ganizzazione del lavoro all'in-terno delle botteghe; pittori«contagiati» dalla passioneantiquaria dei collezionisti;amateur, più esperti connois-seur, fino a personaggi comedon Fabrizio Valguarnera,«il trafficante d'arte più spre-giudicato di tutti tempi», or-ganizzatore della grande espo-

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Collezionismo: in Italia nel Novecento

Più che collezionista, playerStoria, meccanismi, pratica e fenomenologia

«delpiacere dell'arte»

L'artista statunitense AndreaFraser, una bruna neanche ma-le e alquanto spigliata, famosaper i suoi lavori ad alta valenzacritica, ha messo in vendita almiglior offerente una propriaopera («Untitled», 2003) in cuimette a disposizione il propriocorpo per un'ora di sesso. La«performance», debitamenteripresa da una telecamera, è sta-ta aggiudicata a un collezioni-sta per ventimila dollari (1 oradi sesso più il video). Un po' ca-ro se si considera la cosa in sé.Non molto, a ben pensarci. In-fatti capita a pochi di entrare afar parte di un'operad'arte.Unodegli anticipatoli del genere èstato Helmut Newton che ave-va fotografato (però tenendosiaccuratamente dietro all'obiet-tivo) una coppia di bon vivant,per così dire in piena azione. Malà, si sa, era glamour; qui èun'altra storia, più concettuale,che indaga sul senso di posses-so. Sta di fatto che il collezioni-sta si è portato a casa il videodove compariva in fase perfor-mativa. L'avrà messo in came-ra da letto? Nel salone del con-siglio d'amministrazione? Ineffetti i collezionisti sono gentestrana. Tempo fa preferivanostare nascosti e, se prestavanoun'opera, pretendevano la di-

dascalia «collezione privata»:per salvarsi dai ladri, o dalla fi-nanza (tornerà di moda?). Oggicreano fondazioni, sovvenzio-nano artisti, competono con imusei. Sono diventati «playen>di un sistema, insomma diconola loro nello scacchiere dell'ar-te internazionale. Quale sia lasituazione in Italia lo raccontaAdriana Polveroni in // pia-cere dell'arte, pratica e feno-menologia del collezionismoin Italia, che già nel titolo in-dica i registri su cui l'autrice siè mossa: da un lato una piace-vole ma accurata narrazione difatti e accadimenti, dall'altroun'analisi puntuale dei mecca-nismi di sistema.La storia inizia negli anniQuaranta a Milano, città chevede la nascita del collezioni-smo che spesso va a sopperirealle assenze di una politica cul-turale dello Stato. Negli anniCinquanta la scena si spostanella Roma di «Poveri ma bel-li» e di «Vacanze romane». So-no le nascenti gallerie a svol-gere un ruolo primario, traastrattismo e arte al serviziodel popolo, tra invettive to-gliattiane e remore clericali.Torino negli anni Sessanta èla città della sperimentazionee della nuova ricerca con il De-

posito d'arte presente e la pat-tuglia di artisti che daranno vi-ta all'Arte povera. Negli anniSettanta tutto è cambiato. Lapolitica è al primo posto: unaparabola che va dalla speran-za rivoluzionaria alla cadutadelle illusioni. L'arte ne segueil percorso per poi chiudersi inse stessa. Ma sono anche glianni della nascita e dell'affer-marsi delle gallerie che pro-muoveranno l'arte italiana einternazionale e di un colle-zionismo più vicino alla speri-mentazione. Gli anni Ottantavedono il sistema dell'arte inItalia rafforzarsi di elementicostituenti che sino ad alloraerano assenti dalla scena. Apreil Castello di Rivoli, primomuseo dedicato al contempo-raneo e subito dopo il Pecci. Siafferma, in un acceso dibattitotra moderno e postmoderno, laTransavanguardia di AchilleBonito Oliva. Il gusto dei col-lezionisti si evolve, si compio-no scelte e le acquisizioni de-terminano anche carriere e for-tune. La fine del secolo è l'i-nizio della globalizzazione,dei nuovi musei, e dell'info-tainment. L'arte è sempre piùturismo e spettacolo. Oggi icollezionisti italiani svolgo-

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60 I libri IL GIORNALE DELL'ARTE, N. 320, MAGGIO 2012

Collezionisti sicilianiSEGUE DA P. 57, III COL.sizione di pittura a Roma nelgiugno 1631, «anticipando diqualche anno una prassi [...]per porre l'artista a contattocon un pubblico sempre piùvasto; accademie nel cui am-bito prendono forma e conte-nuto dipinti particolarmentericercati; connubio tra scienzae collezionismo. Abbate riesceora a dare risposta a quesiti chesi era posto in passato, per cui,ad esempio, anche i collezio-nisti palermitani, proprio co-me Manfredo Settala a Mila-no, raccoglievano i disegni ap-positamente rilegati in volumi(Libro d'Arabeschi, Bibliote-ca Comunale di Palermo).Il bilancio finale però è tuttonell'amara constatazione che«con la perdita degli arredi deipalazzi signorili [...] ci sfuggedavvero la portata del colle-zionismo nella Sicilia del Cin-que e del Seicento». Ma in ef-fetti, non estesa, come purevorrebbe il titolo, all'interacompagine siciliana, l'indagi-ne è pressoché palermocen-trica e l'autore lascia il letto-re nel dubbio se il mancato ri-ferimento ad altre raccolte inaltre località dell'Isola (ad ec-cezione di Messina, con uncollezionista come don Anto-nio Ruffo, il più grande me-cenate siciliano del Seicento)sia da imputare alla minore vi-vacità dei luoghi o piuttostoagli ancora carenti studi in me-rito . Qual è la situazione a Tra-pani, dove c'è una fiorentemanifattura di capolavori incorallo, o a Siracusa o a Ca-tania? Per quest'ultima, adesempio, una risposta la si puòtrovare in un altro volume da-to contemporaneamente alle

stampe presso Maimone: As-senze e presenze. Opere artisticommittenti a Catania nelXVIIsecolo,dì Barbara Man-cuso, con la raccolta del ve-scovo Ottavio Branciforti equella del vescovo GiovanniTorres de Osorio, trasferitadallo studio e dimora aretuseaall'altra sede vescovile di Ca-tania^ in cui comparivano,ol-tre ai dipinti per la devozioneprivata, anche due soggetti digenere, «indizio di un'apertu-ra a temi di derivazione cara-vaggesca». Ma quello colle-zionistico è solo uno dei tantitemi trattati in questo volumesenza precedenti, che offre unconvincente e scientifico ri-ordino di notizie frammen-tarie da una città colpita a bre-ve distanza da disastrasi even-ti naturali (la colata lavica del1669 e il terremoto del 1693),e forse più oltraggiata dal pre-giudizio della storiografia che«suggeriva che nulla era ri-masto», alimentando il disin-teresse e creando «una que-stione catanese»: tra gli altri,circolazione di opere e arrivodi artisti dalle città vicine, o daRoma, come il Pomarancio oRaffaello Vanni, «da leggerecome attrazione esercitatadalla città e non [...] specchiodell'assenza di una scuola lo-cale di pittura»; aggiornamen-to dei committenti catanesi, inprimis i vescovi; opere inedi-te; pittori catanesi che rivivo-no di luce nuova, come Giro-lamo La Manna e soprattuttoPietro Abbadessa, il più noto,ma il cui profilo non era maistato prima tracciato, o il co-involgimento dei pittori-cono-scitori, di cui parlava ancheAbbate, qui interpellati nella

valutazione dei danni arrecatial patrimonio dalle catastrofi.Insieme all'ipotesi del preco-ce passaggio dell'«Ecce Ho-mo» di Caravaggio (Genova,Palazzo Bianco) a un nuovoproprietario identificato nelfuturo vescovo di Catania In-nocenzo Massimo, «fervidosostenitore dell'uso strumen-tale delle immagini» (denun-ciato come vessatore, se neserviva per dimostrare di averspeso il denaro per uso pub-blico), come dimostra la vi-cenda fin qui trascurata dellacommissione a Giovan Batti-sta Corradini (pittore appro-fondito per la prima volta) de-gli affreschi della Cattedralecatanese. Un capitolo dell'ar-te siciliana misconosciuto nonsolo negli aspetti minori, maanche nei casi più rilevanti, re-stituito sul piano storiografico;per le opere d'arte però, anchequesta, come la riflessione diAbbate sul collezionismo, unastoria più di «assenze» che di«presenze». • Silvia Mazza

© Riproduzione remata

La grande stagione del collezio-nismo. Mecenati, accademie emercato del-l'arte nella Si-cilia tra Cin-que e Seicen-to, di VincenzoAbbate, 156 pp.,ili. a colori, Ka-lós, Palermo2011, € 18,00

Assenze e presenze. Opere, arti-sti, commit-tenti a Cata-nia nel XVIIsecolo, di Bar-bara Maroso,304 pp., ili. b/n ecolore, Maimo-ne, Catania2011, € 28,00

XXXVMOSTRA NAZIONALE DIANTIQUARIATO

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SALUZZO18-27 MAGGIO 2012Antiche Scuderiepiazza Montebello, 1

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Lunedì, martedì, mercoledì,giovedì, venerdìdalle 15,00 alle 20,00

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n C o h M i - DI fownàu. » (nòno

Per capire l'arte parti dalla tecnologiaIn quésto libro Renato Barilli rivendica esplicitamente, aven-dola utilizzata a lungo, durante il trentennale periodo del suoinsegnamento universitario, il ruolo della cultura «materiale»,mettendola addirittura al primo posto come fattore per capirel'arte e in generale tutta la cultura «alta». Ma che cosa s'inten-de per cultura materiale? S'intende, sostiene l'autore, la rosadi strumenti, utensili, arnesi assunti dall'esterno dagli uo-mini per potenziare le proprie possibilità, che definiamo tec-nologia, e che vanno dalla scoperta del fuoco fino alle raffina-te protesi di specie elettronica di cui oggi l'uomo dispone. «£la tecnologia assunta da un gruppo umano a dare il volto alleistituzioni sociali, politiche, economiche su cui si regge». Mala cultura materiale include anche l'organizzazione della città,del territorio e le diverse forme che assumono nel tempo le ag-gregazioni umane. Non bisogna tuttavia cadere nel determini-smo, ma piuttosto introdurre «l'utilissima nozione di un rap-porto omologico da stabilirsi tra la struttura e le sovrastruttu-re, ovvero queste ultime, la letteratura, il romanzo... non sonoil riflesso speculare e a posteriori di quanto va imponendo lostrato materiale, ma agiscono valendosi di modelli del tutto af-fini, fondati cioè sul ricorso ai medesimi schemi di funziona-mento». L'uomo, infatti, oltre che «technologicum», è anche«animai symbolicum», capace di pensare una realtà ipoteticaed elaborare un pensiero astratto e complesso, «che attinge percanali diversi e in apparenza distanti dalla cultura bassa edelabora esiti affini o omologhi» .Barilli rende merito ad ArnoldHauser, a Ernst Cassirer, a Lucien Goldmann, a MarshallMcLuhan e agli altri che hanno contribuito a radicare la cul-tura nella storia, nella società, nella materialità. Alla luce di que-sta impostazione, un tempo trascurata ma oggi sempre più pre-sente all'attenzione degli studiosi, e che tra l'altro va utilizza-ta partendo dal livello alto a quello basso, Barilli racconta tre-mila anni di storia dell'arte in una narrazionegrandiosa e godibile a un tempo, in cui tuttala storia dell'arte occidentale si dipana in mo-do più fluido e chiaro di quanto non siamo abi-tuati a leggere. • Anna Mirrala

Arte e cultura materiale in Occidente, di Renato Ba-rilli, 610 pp., ili. b/n e colore. Bollati Boringhieri, Torino2011, €40,00

• Fino al 9 giugno nella Biblioteca dell'Archiginnasio a Bolognaè allestita la mostra «Un sacco di libri. Arnaldo Forni (1912-1983) libraio, antiquario, editore». Attraverso fotografie, cata-loghi e materiali a stampa si ripercorre la storia di Arnaldo For-ni che da venditore di libri sotto i portici bolognesi diventò pri-ma libraio e proprietario di librerie antiquarie e in seguito edi-tore, specializzandosi in copie anastatkhe, un mercato paral-lelo a quello antiquario che gli fece intuire l'interesse per la ri-stampa di opere antiche 0 moderne ormai introvabili.

Il giornale dei libri

Maggio in libreriaArchitettura

; Luigi Moretti, architetto del

: Novecento, di M.W., 496 pp., Gangemi,

[Roma 2012 €48,00

; Profezia dell'architettura di E. Persico,

: 96 pp., Skira, Milano 2012 €9,00

Cataloghi generali: Giovanni Boldlnl. Catalogo generale

; dei disegni, di B. Dona, 3 voli., 1.736 pp.,

; Skira, Milano 2012 €350,00

'• Enrico della Torre. Catalogo generale

; dell'opera grafica, a cura di S.

I Parmiggiani, 248 pp., Skira, Milano 2012

; € 120,00

; Leonardo Bazzaro. Catalogo ragionate

: delle opere, di E. Savoia, F i . Maspes, 544

• pp., Terra Ferma, Treviso 2011 € 150,00

Fotografia; Ma» Bay, la fotografia con» arte, di AA.W,

1160 pp., /fecondità, Milano 2012 € 34,00

Monografie: Beatriz Milhazes. SHOW In thè Trepics,

• 144 pp., Electa, Milano 2012 € 39,00

Musei e collezioni; Museo Nazionale del Palazzo di

I Venezia. Scultura in bronzo, di P Cannata.

I 286 pp., Gangemi, Roma 2012 € 35,00

• Musei e gallerie di Milano. Museo

I Diocesano, di AA.W., 496 pp., Electa,

: Milano 2012 €130,00

Narrativa: II ritratto di Venere. La storia segreta

• di Dieso VeMzquez, di R. De Palo, 336

I pp., Cavallo di terrò, Roma 2012 € 18,00

• Sacre Bleu, di C. Moore, 314 pp., Elliot,

•Roma 2012 €18,50

| Viaggio in Italia, di M. Werefkin. 84 pp.,: Le Lettere, Firenze 2011 €14,00

Thesauras di opere dal Medio Evo al

primo Novecento, di C. Chilosi, 312 pp.,

Silvana, Cinisello Balsamo 2011 € 40,00

SaggiViaggio nell'arte contemporanea, di P.

Baroni, 102 pp., Campanotto, Udine 2012

€ 13,00

Peggy Guggmhelm, una donna, una

collezione, Venezia, di P. Barozzi, 102

pp., Campanotto, Udine 2012 € 15,00

Pop. L'invenzione dell'artista come

star, di L. Beatrice, 196 pp., Rizzoli, Milano

2012 €18,00

Arte d'Oriente, arte d'Occidente, di F

Caroli. 160 pp., Electa, Milano 2012 € 19,90

II cuore in mane. Viaggio in una

Milano che cambia (ma non lo sa), di S.

Carrubba, 208 pp., Longanesi, Milano 2012

€14,50

Le signora dell'arte, di R. Ferrarlo, 180

pp., Mondadori, Milano 2012 € 18,00

Breve storia della globalizzazione in

arte (e delle sue conseguenze), di M.

Meneguzzo, 174 pp., Johan & Levi, Milano

2012 €16,00

tolde thè White Cube. L'ideologia

dello spazio espositivo, di B. O'Ooherty,

146 pp., Johan & Levi, Milano 2012 € 20,00

Giacomo Serpotta nella chiesa di

Sant'Orsola di Palermo. Studi e

restauro, di P. Palazzotto e M. Sebastianelli,

78 pp., Congregazione Sant'Eligio, Museo

Diocesano, Palermo 2011 s.i.p.

Figura della malinconia, di E. Rasy, 96

pp., Skira, Milano 2012 € 9,00

Le passioni di Francis Bacon, di P

Sollers, 92 pp., Abscondita, Milano 2012

€13,00

L'arte contemporanea, di A. Vettese, 138

pp., Il Mulino, Bologna 2012 € 9,80

Reperton; Ceramiche della tradizione ligure.

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Collezionistiplayer

Adriana Polveroni

SEGUE DA P. 57, VI COL.no un ruolo fondamentalenel sistema dell'arte contem-poranea. Alcuni non solo so-stengono artisti, ma interven-gono anche in gallerie e musei.Altri hanno trasformato le lo-ro collezioni, facendole dive-nire istituzioni culturali aperteal pubblico.La seconda parte del volumeprende proprio in considerazio-ne la figura del collezionistaanalizzandola anche nei rap-porti con altri protagonisti delsistema arte. E, giustamente,l'autrice mette in rilievo qualene sia stata l'evoluzione, sia ne-gli aspetti positivi, come la pre-senza sempre più forte in un si-stema inizialmente carente dimusei del contemporaneo, siain quelli più complessi dove ilcollezionista può svolgere unruolo nelle politiche di sistemae sul territorio o, rinunciando aun ruolo di ricerca, correre il ri-schio di limitarsi a seguire «lamoda» del momento. Un capi- •tolo a parte tratta una delle ca-ratteristiche del collezionismoitaliano: il passaggio dal colle-zionismo «privato» alle fon-dazioni. Quest'ultime, nate dacollezioni private, realizzano-un proprio programma esposi-tivo e iniziative culturali, tantoda poter essere considerate atutti gli effetti, seppur private,come istituzioni con funzionisociali e culturali pubbliche.La terza parte del volume, a cu-ra di Marianna Agliottone,prende in considerazione gliaspetti tecnici del colleziona-re: le logiche di acquisto, il di-ritto di seguito, l'Iva sulle ope-re, la notifica, la conservazione,la deducibilità e la successione,tanto da costituire di per sé unmanuale d'avviamento all'atti-vità. Infine il volume si chiuderiportando una serie di inter-viste ad alcuni collezionistiitaliani. Si è detto di un dupli-ce registro su cui è impostatoil libro e di come ne costitui-sca il pregio. Infatti, se da unlato la ricostruzione storica edi sistema si basa su una scru-polosa ricerca confortata dadocumenti, dando ampio spa-zio alle testimonianze dei pro-tagonisti, dall'altro il volumeriesce a fare il punto su ciò chesta accadendo ora. Ne è unesempio il capitolo dedicatoall'evoluzione delle fondazio-ni, in cui, oltre alla storia e agliattuali sviluppi, l'autrice deli-nea i possibili percorsi tra ri-cerca artistica e l'ultima gene-razione di fondazioni e di co-me, attraverso queste, possapassare una nuova idea di arte.• Massimo Mekrtti

© Riproduzione riservata

II piacere dell'arte. Pratica e fe-nomenologia del collezionismocontempora-neo in Italia,di Adriana Pol-veroni e Ma-rianna Agliot-tone, 264 pp.,ili., Johan &Levi, Monza2012, € 22,00