Collana -...

68

Transcript of Collana -...

2012, ITI Edizioni, Milano

Collana

SAGGI

Biotransenergetica

Pier Luigi Lattuada

Qualcosa di nuovo, qualcosa di antico, una via che ha un cuore

Biotransenergetica

Autore: Pier Luigi Lattuada ©

Direzione scientifica: Pier Luigi LattuadaProgetto grafico, impaginazione: Ilaria CislaghiRedazione: Marika Bacher, Ilaria Cislaghi, Patrizia Rita Pinoli, Eleonora Prazzoli Curatela: Valentina Lattuada

Immagini nel testo: Pier Luigi Lattuada © Disegno in copertina: Claudia Castiglioni - [email protected]

Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con sistemi elettronici, meccanici o altro senza l’autorizzazione dell’Editore.

© ITI Edizioni, Milano, 2012c/o Integral Transpersonal Institute Via Villapizzone, 26 - 20156 Milano tel.: 028393306email: [email protected] www.itiedizioni.com

Seconda edizione Saggi: settembre 2012 Ristampe: 2012 2013 2015 2017

1 1 1 1

Stampato da: Pratesi Marcello Via Genova, 16 - 20090 Settala (Mi)

5

INDICE

Prefazione 13

introduzione 19

Parte i Capitolo I 1. Le basi scientifiche 26 1.1 Il metodo scientifico moderno 261.2 La rivoluzione dei quanti 311.3 Una nuova comprensione 361.4 Il Modo Ulteriore in terapia 421.5 Il Modo Ulteriore nella cultura 431.6 Il Modo Ulteriore nella scienza 451.6.1 Lo spettacolo 461.6.2 Modi del percepire 471.6.3 Modi del pensare 471.6.4 Modi dell’osservare 481.6.5 Seconda Attenzione 48 Capitolo II 2. La storia 522.1 Condivisione 522.2 Passaggio dal cuore 522.3 Diventare l’altro 552.4 Un cordone infrangibile d’amore 57 2.5 Alle soglie dello straordinario 582.5.1 Il giudice mendicante 582.5.2 Il fazendeiro-curandeiro 602.5.3 La città dello spirito 61 2.5.4 Sulla mia pelle 63

6

2.5.5 L’incontro 642.5.6 Le «vecchiette» delle favelas 652.5.7 Il cerchio si chiude 67

Capitolo III 3. Le radici 683.1 Sciamanesimo 703.1.1 Il maestro dell’estasi 713.1.2 La malattia iniziatica 72 3.1.3 L’eredità sciamanica 73 3.1.4 Un nuovo sciamanesimo? 743.1.5 Orixàs, le forze che reggono il mondo 75 3.1.6 Cristo 773.2 La visione energetica 79 3.2.1 Il moto espressivo biologico 803.2.2 L’identità funzionale 813.3 L’approccio transpersonale 823.3.1 Perché transpersonale 833.3.2 Le linee essenziali 843.3.3 Il percorso psicoterapeutico 853.3.4 L’esperienza transpersonale 863.4 La BTE e le metodiche a orientamento transpersonale 88

Capitolo IV 4. i PresuPPosti 924.1 Manifesto Transpersonale 94 4.1.1 Introduzione 94

Capitolo V 5. stati deLLa coscienza 1055.1 Unità fondamentale del creato 1055.2 Sottosistemi fondamentali della coscienza 107

7

5.3 Una concezione dinamica degli stati di coscienza 109 5.3.1 L’oceano della coscienza 1095.4 Il Circuito dell’esperienza 1135.4.1 Colui che assiste: l’osservatore 1155.5 Il «valore» della coscienza 1205.6 Gli stati «superiori» della coscienza 1235.7 La mappa della coscienza in BTE 124

Capitolo VI 6. Le forze archetiPiche: i PrinciPi fondamentaLi deL vivente 128 6.1 La garanzia storica 1286.2 L’Axé 1326.3 Orixàs: le forze elementali 134 6.3.1 Eguns: le forze ancestrali 1376.3.2 Exù/Oxalà: Caos e Cosmos 1386.3.3 Iansà: la Signora dei Venti 1406.3.4 Oxossi: l’Uomo Originario 141 6.3.5 Ogun: la Via del Guerriero 1436.3.6 Xangò: il Valore del Giusto 144 6.3.7 Oxum: chiare, fresche e dolci acque 1466.3.8 Iemanjà: il Principio Materno 1476.3.9 Caboclos: l’Uomo Presente 1486.3.10 Pretos Velhos/Crianças. La saggezza antica, l’energia bambina 149

Capitolo VII 7. iL transe 151 7.1 La centralità del cuore 153 7.2 L’Universo è in Transe 154 7.3 Le basi fisiche della Coscienza 1577.4 Dalla relazione al Transe 160

8

7.5 Il Versante dell’Io 1627.4 La Padronanza del Transe 165 7.6.1 Umiltà, disponibilità, comprensione, compassione 1707.6.2 Fiducia, abbandono, amore 1717.7 Il processo di trasformazione in BTE 172

Parte ii Capitolo VIII 8. tecnoLogia biotransenergetica 1768.1 L’interruzone del flusso 1768.2 Pratiche meditative di base (mindfulness) 1808.2.1 Non fare 1818.2.2 MU 1828.2.3 Pratica della Naturalezza Naturale o i 4 riconoscimenti 1828.2.4 Passaggio dallo Zero 1848.3 Pratiche propedeutiche di base (autoguarigione) 1868.3.1 Ricapitolazione 1868.3.2 L’Integrazione BTE: la triade organismica 1878.3.3 Libertà dal Conosciuto 1978.4 Pratiche terapeutiche di base 2058.4.1 Analisi Transpersonale 2058.4.2 L’arte di sognare 207 8.4.3 Sognodramma 2098.4.4 Captazione 212

Capitolo IX 9. modeLLi 2149.1 La Visione 2149.2 Psicogramma Integrale 217 9.2.1 Il punto 2179.2.2 La stella 2189.2.3 Le frecce 219

9

9.2.4 Veicoli macrocosmici 2219.2.5 Contenuti macrocosmici 2219.2.6 Veicoli microcosmici 2229.2.7 Contenuti microcosmici 2239.2.8 I due cerchi 225 9.3 Maieutica Transpersonale 2259.4 Modello Integrale 2269.4.1 I sette dualismi 2279.4.2 Matrici e posizioni 2279.4.3 I quattro quadranti 2329.5 Sistemi di Coscienza del Sé 2359.6 Chiavi di Consapevolezza 2409.6.1 Passaggio dallo Zero 2409.6.2 Oltre la mente 2429.6.3 MU 2429.6.4 Persistenza del Contatto 2429.6.5 Naturalezza Naturale o i 4 riconoscimenti 2449.6.6 Padronanza del Transe 2449.6.7 Libertà dal Conosciuto 2459.6.8 Transe Organismico 2469.6.9 Contatto con le forze archetipiche 2479.7 Il Corpus della Biotransenergetica 2489.8 Linee Guida per un approccio verbale in BTE 2509.8.1 Le cinque categorie maieutiche 2509.8.2 Riconoscere la Ri-velazione 2549.8.3 Le quattro fasi dialogiche 257

bibLiografia 260

Il mio pensiero va in primo luogo ai miei genitori, i quali meritano molto di più di quanto non abbia dato loro.Voglio poi ringraziare Marlene che mi ha risvegliato alla vita spirituale, e il Brasile, che mi ha fornito i primi strumenti per percorrerla.Profonda gratitudine a Valentina e André, splendidi soli nella mia vita, e a Mela, angelo che mi cammina a fianco con perfetta grazia.Grazie agli incontri significativi degli esordi: Otto Lanz, Paolo Nepoti, Susan Schwarz, Jules Grossman, Eliezer Cerqueira Mendes, Armando Leite Naves, Mae Divina, Zumira, Chögyal Namkhai Norbu, Swami Subatmananda.Grazie alla foresta e ai suoi misteri, alle sue piante e ai suoi esseri, visibili e invisibili.Grazie ai mille volti, ai mille cuori, dei pazienti e degli allievi che mi hanno fatto il dono di incrociare la mia strada.Grazie a Dio, Coscienza Suprema, Grande Spirito, e alle sue emanazioni che la tradizione Yoruba definisce Orixàs, le forze che reggono il mondo, le forze della natura che ci abitano, abitano il mondo intorno a noi, ci danno la vita e ci sostengono nel percorrerla.Grazie allo Zero, sorgente, essenza che tutto contiene.

p.l

13

PREFAZIONE(Seconda Edizione)

Tendete l’orecchio in voi stessi e mirate nell’infinito dello spazio e del tempo. Ivi echeggiano il canto degli Astri, la voce dei Numeri, e l’armonia delle Sfere.

Ermete Trimegisto

Un dialogo partecipativo, come se …

Di fronte alla necessità di ripubblicare il presente testo, il primo che ufficialmente presenta la Biotransenergetica (d’ora in poi BTE) al pubblico dei lettori, la cui prima edizione è andata esaurita, mi sono trovato perplesso e riflessivo per il fatto che dal 1995, anno della prima pubblicazione, a oggi, la BTE si è notevolmente evoluta e trasformata.Che fare? Relegare il testo ai posteri e rifarlo completamente, aggiungere delle integrazioni, modificarlo in alcune parti, pubblicarlo nella sua versione originale?Dopo averlo attentamente riletto ho deciso per l’ultima opzione con un compromesso: l’aggiunta di un capitolo finale che raccogliesse un’ampia sintesi della BTE degli ultimi anni, nella sua versione più aggiornata.Questa scelta dovrebbe consentire un equilibrio di quegli aspetti adolescenziali che la rilettura mi ha permesso di notare nella BTE degli esordi.La rilettura mi ha dato modo, inoltre, di scorgere tra le righe l’entusiasmo vagamente narcisistico dell’autopresentazione tipico del nuovo che si affaccia, ma anche di avvertire la forza di un modello coerente in sé, dotato di una freschezza e di una forza che

14

viene da lontano.Direi molte cose in modo diverso se dovessi riscrivere oggi quelle parole, ma nulla di essenziale andrebbe modificato.Intervenire sul testo attuale sarebbe stato come modificare una foto dell’adolescenza nel tentativo impossibile di adattarla alla mia immagine attuale.Modificare il testo avrebbe voluto dire cambiare la storia, credo invece che la storia di ciascuno, la mia e quella della BTE, vada rivendicata con fierezza. È grazie alla nostra storia personale che oggi siamo quelli che siamo.Mi limiterò in questa prefazione ad affrontare un argomento delicato che riguarda il rapporto della BTE con le antiche tradizioni sciamaniche ed in particolare con i culti sincretici afro-Brasiliani.Affrontare la questione significa entrare nel merito di faccende come il rapporto tra scienza e religione, antichità e modernità, spiritualità e superstizione, fede e ragione.Significa in una certa misura entrare nel merito della differenza tra la BTE delle origini, della quale questo testo ancora risente il sapore, frutto dell’unione sentimentale e collaborazione professionale tra Marlene Silveira e Pier Luigi Lattuada, e la BTE attuale elaborata dal sottoscritto, presentata nei testi successivi e insegnata nelle Scuole di Formazione.Mi aiuterò con alcune metafore.

Metafora del fiume

Ogni fiume nasce da una sorgente e alle sue origini è poco più di un insieme di pozze. Acqua fresca e limpida, senso di chiarezza e purezza, semplicità e vitalità. Se dovessimo paragonare le sorgenti di un fiume a un sistema concettuale o a una disciplina, potremmo riassumere: pochi concetti ma chiari, strumenti semplici ma efficaci, forse un po’ naif.Ecco in sintesi lo sciamanesimo:

15

• Esiste la malattia, esiste la forza che cura, l’atto terapeutico consiste nel mettere in contatto la forza con la malattia;

• Non siamo soli;• Siamo totalità interconnesse;• Nulla è sotto controllo. Il nostro compito principale è vivere

momento per momento, e fluire nell’onda interconnessa degli eventi con fermezza nell’intento, come il comandante della nave col timone.

La BTE ha cercato semplicità e vitalità, freschezza e purezza nei principi e metodi della scienza occidentale senza trovarli, ha trovato quanto cercava nella tradizione primaria alle sorgenti dell’essere.Ha operato per adeguare i suoi principi e i suoi metodi alle indicazioni espresse dalla sorgente.Inoltre, le acque alla sorgente hanno memoria delle loro origini, hanno la consapevolezza di un altrove che le trascende e dal quale provengono.La BTE vuole portare con sé il ricordo delle acque alla sorgente e l’atteggiamento sacro che ne consegue nei confronti delle manifestazioni del vivente.Le pozze alla sorgente non hanno però ancora un’identità precisa né una direzione, hanno la memoria delle origini ma non l’esperienza del viaggio né, se non in nuce, gli strumenti per compierlo, non hanno argini né consapevolezza del limite.La BTE non s’identifica con lo sciamanesimo, né con le sue pratiche, né tantomeno con le correnti di neo-sciamanesimo o New Age, ma offre alle acque della tradizione originaria, in un dialogo partecipativo che le consente di rispettarle, l’esperienza del viaggio, la conoscenza degli strumenti e la consapevolezza del limite.

Metafora del sole

Il sole splende e rischiara, riscalda e dona la vita, da lontano.

16

Molti di noi lo dimenticano o lo danno per scontato.La BTE cerca di ricordare la grazia del dono che riceviamo in ogni istante e di suggerire l’atteggiamento adeguato.Questo non significa, come per Icaro, avvicinarsi al sole fino a sciogliere le ali o bruciare per l’eccessivo calore.Lo sciamanesimo, in quanto depositario di antichi insegnamenti sull’arte di guarire, ha sparso la sua conoscenza per il mondo fin dagli albori della civiltà, attingere ai suoi doni non significa coprirsi di piume, sacrificare animali o praticare le arti magiche o la superstizione, bensì lasciarsi riscaldare dalla forza della sacralità e del rispetto per ogni creatura vivente, della devozione nei confronti del mondo spirituale, comunque lo si concepisca, della padronanza dell’esperienza interiore e dei propri stati di coscienza.La BTE è nata dall’incontro, tra l’altro, con la tradizione sincretica afro-brasiliana che onora come divinità gli Orixàs, termine Yorubà che sta a significare “forze della natura”.Lavorare con gli Orixàs per la BTE significa offrire, oltre che un modo per onorare la dimensione spirituale e mantenere il contatto con la sorgente della tradizione primaria, anche una cartografia della dimensione archetipica del Sé. Con questa cartografia è possibile operare sulle dimensioni della coscienza nelle sue componenti inconsce (legate all’ombra proiettata dalle sub-personalità), nelle sue componenti consce (connesse ai tratti di personalità), nelle sue componenti super consce (depositarie delle qualità più elevate del Sé di ordine spirituale).Lavorare con gli Orixàs in BTE non significa quindi riproporre rituali primitivi o gerarchie spirituali alle quali sottostare, pratiche magico-superstiziose, credenze o obblighi dottrinari da rispettare.

Metafora del fanciullo

La freschezza di un sorriso spontaneo, la grazia di uno sguardo innocente, il dono di parole dette dal cuore, la meraviglia di gesti

17

disinteressati ci toccano in profondità e ci mettono direttamente in contatto con la nostra parte più vera.Ciascuno di noi facilmente concorderà sul fatto che se perdiamo quelle qualità, ci priviamo di quanto di meglio la vita ci possa offrire.Lo sciamanesimo, quel fanciullo agli esordi della vita, spesso mantiene, se la si sa trovare, la forza delle origini nei sistemi tradizionali nei quali opera. Questo non significa che il giovane ragazzo non sia anche svogliato o disordinato, opportunista o immorale, cognitivamente limitato o guidato da un pensiero magico-superstizioso, oppure preda di un senso di onnipotenza e insofferenza alle regole.La BTE ritiene che molta della nostra conoscenza e della nostra scienza siano viziate da una sindrome di seriosità, figlia del tipico bisogno del senex di controllo e conservazione, immemore dello slancio creativo che batte nel cuore di ogni essere vivente.La BTE crede nel valore di danzare alla luna o di navigare le dimensioni spirituali della coscienza, non teme di confondersi con la freschezza delle origini e di prendere per mano il proprio bambino interiore.La BTE vuole suggerire la consapevolezza e il coraggio necessari per dialogare col fanciulletto, educandolo all’etica della convivenza e del rispetto delle regole sociali, trasmettendogli la conoscenza dell’esperienza e la consapevolezza della saggezza.La BTE non propone sistemi di credenze, divinità nelle quali credere o regole morali cui aderire, ma vuole creare le condizioni perché ciascuno possa onorare le proprie e le altrui.La BTE cerca di comportarsi “come se” la nostra personalità individuale potesse venire trascesa e inclusa nella nostra essenza spirituale, “come se” la morte fosse solo un passaggio, lo stato di coscienza ordinario fosse solo uno dei tanti possibili, l’evoluzione non si limitasse all’intelletto ma potesse attingere i territori delle qualità più elevate dell’essere, quali: amore e compassione, consapevolezza e saggezza, fiducia e responsabilità, per citarne alcune.La BTE si comporta “come se” la memoria potesse estendersi oltre

18

l’utero e la nostra storia personale, “come se” fossimo immersi in un campo di forze di ordine naturale e spirituale, immanente e trascendente e cerca di fornire strumenti per portare avanti un dialogo partecipativo tra l’individuo e il suo ambiente.

19

INTRODUZIONE

Qualsiasi via é solo una via, e non c’è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nell’abbandonarla, se questo e ciò che il tuo cuore ti dice di fare... Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione. Provala tutte le volte che lo ritieni

necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda... Questa via ha un cuore? Se lo ha, la via e buona.

Se non lo ha non serve a niente. Carlos Castaneda

In questo lavoro esporrò la BTE, vale a dire una disciplina psico-spirituale, un insieme organizzato di strumenti, un metodo esperienziale per padroneggiare l’esperienza interiore o spirituale, e raggiungere quei livelli di coscienza olistica, unitaria dove si rende possibile la comprensione diretta delle cose come sono.Chiariamo subito che non ho verità da vendere, mi piacerebbe essere considerato un tuo compagno di viaggio, uno che ha passato molti anni della sua vita a occuparsi di faccende quali l’esperienza interiore, il benessere psicofisico, lo sviluppo delle potenzialità, la realizzazione spirituale. Lungo questo suo cammino chi ti parla ha avuto modo di guardare in faccia il piccolo uomo che lo abita, di vivere esperienze ordinarie e straordinarie, di conoscere l’amore e la morte, la libertà e la prigionia, la presunzione e l’umiltà, la rabbia e la compassione, la dipendenza e la trasgressione, la disperazione e il risveglio.Nel risveglio ha conosciuto la propria condizione e ora, adagiato in se stesso, a casa sua, guarda alle proprie e alle altrui miserie con animo benevolo. Lo sguardo di colui che è in cammino ma che sa che l’unico posto dove andare è quello dove si trova, lo sguardo di

20

colui che non è libero dall’umana sofferenza ma che sa che l’unica causa della stessa è la sua incapacità di amare, lo sguardo di colui che intravede la luce e che ora vuole condividere il suo mondo per non dimenticarselo.Egli ha colto sprazzi di verità e ora vuole ricordarselo, insieme a te.In questi anni, ha svolto la sua professione di medico e di psicoterapeuta, imparando più che altro dai maestri che gli sono stati messi sulla strada: i suoi pazienti e i suoi allievi.Fin dai tempi in cui faceva i turni di guardia alla Croce Bianca e consigliava loro erbe anziché farmaci: questi si stupivano e gli chiedevano se non avesse uno studio. Lui non aveva studio e allora andava a casa loro. Tutto incominciò così...Quasi contemporaneamente incontrò il Brasile, la sua prima moglie Marlene e il mondo spirituale: stava nascendo la BTE.Scrivendo questa breve apologia di me stesso mi sono reso conto di ciò che è ovvio: la BTE delle origini è la storia di Marlene e mia, del Brasile e dei nostri pazienti, di chi ha seguito i nostri gruppi e di che ha percorso con noi un lungo cammino di trasformazione.La BTE attuale è frutto di un percorso evolutivo di purificazione personale e contemplazione transpersonale che ha portato chi scrive a cimentarsi nella quadratura del cerchio, vale a dire ordinare il fiume impetuoso della giovinezza lungo gli argini che lo conducono al mare senza per questo limitare la sua forza o snaturare la sua essenza.Gli argini sono quelli di una visione del mondo, consapevoli che il mondo nel quale viviamo dipende dagli occhi con i quali lo guardiamo; di mappe e modelli, per orientarsi nel territorio della coscienza, consapevoli che la mappa non è il territorio, ma che ogni nostra esperienza è influenzata da quello che noi ne facciamo, dell’esperienza.Gli argini sono quelli di chiavi di consapevolezza per imparare ad imparare dall’esistenza, consapevoli che il fiume va lasciato scorrere, ma che è possibile navigarlo con gli strumenti adeguati. Questo significa che la BTE, come ciascuno di noi è in viaggio,

21

come il fiume della vita cambierà incessantemente, pur rimanendo sempre la stessa.Essa nasce da un incontro d’amore e da un intento puro, ha incontrato sul suo cammino uomini e donne di buona volontà, per questo da parte mia, proponendovela oggi, non posso dire di aver scoperto altro se non “un modo nuovo di comporre le note dell’eterno cantico del cuore”, non posso fare altro che chiedervi di fluire nel suo ritmo, liberandoci in ogni istante da ciò che crediamo di conoscere.Va bene, ma chi può fornire garanzia che di “cantico del cuore” si tratti? Obietterete voi. Allora diciamolo subito, la BTE è una disciplina psico-spirituale di nuova concezione che attinge alle antiche tradizioni sciamaniche, condivide con le antiche medicine tradizionali e le terapie psicocorporee la visione dell’organismo come un insieme di processi energetici. La BTE procede lungo le linee tracciate dalle recenti acquisizioni della fisica moderna, della ricerca sulla coscienza, della psicobiologia, si colloca all’interno di quel vasto movimento transpersonale che opera per l’emergenza e l’affermazione in ogni ambito della scienza del nuovo paradigma olistico. Paradigma che avremo modo di conoscere a fondo in seguito e che pone le sue basi su una profonda re-visione del metodo scientifico.Questione che non affronteremo ora ma che ci fornirà lo spunto per enunciare una notizia e alcuni presupposti sui quali fondare le nostre successive elaborazioni.I presupposti della loro interezza saranno enunciati nel capitolo apposito.La notizia è che nei lunghi anni citati di attività professionale, svolgemmo, approssimando per difetto, più di trentamila ore di lavoro terapeutico sia individualmente che in gruppo, con pazienti e allievi.La BTE pertanto, nasce e si sviluppa grazie a una lunga, quotidiana e costante opera di elaborazione e verifica clinica.

22

I presupposti di base che vogliamo citare in questa sede sono i seguenti:• Sembrano esistere due modalità di conoscenza, definite nel

corso dei secoli con i termini più svariati. Le chiameremo conoscenza lineare e insight.La conoscenza lineare è il prodotto della coscienza razionale o mente duale, definibile più semplicemente come: Mente.L’insight (letteralmente “vedere dentro”) è il prodotto della coscienza olistica o mente unitiva, definibile più semplicemente come: Cuore.La mente duale, infatti, altro non è che il modo di funzionare della nostra mente di tutti i giorni. Essa procede dal piccolo uomo che è in noi, il quale - privato dell’esperienza diretta del sacro da secoli di narcosi spirituale, figlio della separazione prodotta dall’ideologia egocentrica e dell’inviolabilità delle sue strutture di controllo, spinto dalla brama di conquista derivante dalla sua completezza esistenziale - altro non ha potuto che sviluppare una cultura materialista del dominio, fondata sull’accumulo e la sopraffazione.La coscienza olistica o mente unitiva è il modo di funzionare dell’uomo presente a se stesso, in contatto con la propria essenza.Procede pertanto dall’uomo presente (che dall’inizio dei tempi dimora nel cuore di ogni essere umano conservando intatta, dentro di sé, l’esperienza unitaria e diretta della natura quale mistero vivente) il quale ripropone instancabilmente - mediante le parole e le opere dei saggi e degli avatar di ogni tempo - il messaggio espresso dal linguaggio universale dell’amore e delle qualità più genuinamente umane quali: la compassione, la pace, l’umiltà, l’ascolto, l’accettazione, la comprensione, artefici dell’avventura spirituale di una cultura fondata sulla condivisione.Ci sono diverse modalità di indicare ciò che è, ma una sola possibilità per comprenderlo: “trascendere la mente duale e raggiungere lo stato di coscienza olistico, unitivo”.•• È possibile all’individuo raggiungere lo stato di coscienza olistica,

di conseguenza la comprensione immediata di ciò che è, l’insight,

23

imparando a padroneggiare l’esperienza interiore.•• La comprensione raggiunta attraverso l’insight non può essere

trasmessa a parole ma solo indicata.

Coscienza olistica, insight, cuore, esperienza interiore, qualità, condivisione sembrano quindi definirsi come le parole chiave su cui noi costruiremo il nostro percorso.

PARTE PRIMA

26

Parte I - Capitolo I

1. Le basi scientifiche

Se il metodo orientale può risvegliarci da un sogno, quello occidentale può, nel frattempo, evitare che esso si trasformi in un incubo.

Ken Wilber

Ken Wilber coniò il termine psicologia perenne1 per indicare lo studio universale della natura e della realtà della coscienza.La BTE, condividendo con questa nuova psicologia i presupposti sopraccitati, si colloca al suo interno e procede sorretta dalle stesse basi metodologiche e scientifiche.Cercheremo, in questa sede, di convalidare tali fondamenti.

1.1 Il metodo scientifico moderno

La psicologia perenne e con essa la BTE, si diceva, ritengono che l’esperienza intima della natura e della “realtà ultima” sia possibile attraverso la coscienza olistica e i suoi strumenti, vale a dire l’insight o consapevolezza, o comprensione immediata.Da ciò deriva una prima considerazione riguardo al metodo scientifico: ogni scienziato che voglia occuparsi del Sé (essenza, natura intima, coscienza, realtà ultima) dovrebbe essere in grado di farne esperienza dal punto di vista della coscienza olistica o dovrebbe affidarsi a coloro che ne hanno avuto personalmente esperienza. Se non vuole o non è in grado di fare né l’uno né l’altro non dovrebbe avere voce in capitolo.Sono utili, a questo proposito, le parole di William James, pioniere della psicologia:

I miei studi mi hanno convinto di un fatto: che il mondo che noi

1 Wilber K. (1993), Lo Spettro della Coscienza, ed. Crisalide, Sprigno Saturnia.

27

Parte I - Capitolo I

conosciamo non è che uno tra i tanti mondi della coscienza, e che gli altri mondi devono contenere esperienze significative anche per la nostra vita. La completa fedeltà a questa convinzione mi aiuta a conservare la salute mentale e a rimanere nella verità. Ovviamente, io posso calarmi nella mentalità settaria dello scienziato e arrivare a persuadermi che esiste soltanto il mondo delle sensazioni, delle leggi scientifiche e degli oggetti. Ma quando penso così sento una voce dentro di me che sussurra ‘bah!’. Una sciocchezza è una sciocchezza anche se è abbellita da un nome scientifico, e il desiderio di esprimere obiettivamente la totalità dell’esperienza umana mi sospinge inesorabilmente oltre gli stretti confini della ‘scienza’.2

O anche quelle di D.T. Suzuki, studioso e maestro zen:

La conoscenza scientifica del Sé non è vera conoscenza ... la conoscenza di se stessi è possibile solamente quando ... gli studi scientifici terminano e (gli scienziati) abbandonano tutti i loro arnesi di ricerca e confessano di non essere più in grado di continuare la loro indagine....3

Il nuovo paradigma olistico che da alcuni decenni sta cercando faticosamente di emergere nelle diverse aree del sapere, ben consapevole che solo una conoscenza che fornisca delle garanzie di validità può rivelarsi utile all’umanità, sta adoperandosi per un ampliamento dei metodi e della giurisdizione della ricerca scientifica che arrivi a comprendere le dimensioni della coscienza. Ma veniamo all’indagine sulla coscienza olistica e i suoi rapporti con la scienza e la coscienza.Quella che comunemente viene definita la cultura occidentale sembra, apparentemente, estranea alle istanze della coscienza olistica essendosi sviluppata prevalentemente lungo il versante della coscienza razionale.L’inizio della storia della cultura occidentale è solitamente

2 James W. (1961), The varieties of Religious Experiences, Collier Books, New York. 3 Suzuki D.T. (1984), Saggi sul Buddismo Zen, Edizioni Mediterranee, Roma.

28

Parte I - Capitolo I

datato ai tempi dell’antica Grecia. E la storia dell’antica Grecia è prevalentemente la storia del pensiero razionale, duale. La logica si occupava del dualismo vero/falso, l’etica del dualismo bene/male, l’epistemologia del dualismo realtà/fenomeno e così via. Per millenni la conoscenza significò classificazione, organizzazione religiosa o filosofica di esperienze soggettive secondo le modalità della mente duale.Con il Rinascimento l’uomo cominciò ad occuparsi del mondo che stava fuori di sé, superando così la barriera soggettiva e proiettandosi verso la scoperta della natura e dell’universo. Egli cominciò così a esplorare in modo caotico e appassionato il mondo delle leggi naturali fino a che, nel 1600, Keplero e Galileo gettarono le basi del metodo scientifico moderno con la “scoperta di un metodo per scoprire”: la misurazione.Attraverso la misurazione, per la prima volta si poteva procedere alla verifica empirica di un’affermazione. Non sarebbe più bastato sostenere un’idea con abilità logica per dimostrarla vera, qualsiasi affermazione per assurgere al rango di conoscenza scientifica avrebbe dovuto poter essere verificata sperimentalmente, vale a dire “misurata oggettivamente”.Tutto ciò che non poteva obbedire a questi criteri, come ad esempio la coscienza, le emozioni, l’intuizione, l’immaginazione, non esisteva o non meritava di essere studiato.Tutta la conoscenza doveva poter essere quantificata e resa oggettiva.Troppo bello per essere vero.Infatti, non era vero, solo che ci vollero tre secoli perché il seme del dubbio cominciasse ad insinuarsi in quel grande meccanismo ad orologeria, totalmente determinato da leggi eterne ed immutabili che fu il mondo del Seicento fino agli inizi del nostro secolo.Nonostante il seme del dubbio abbia nel frattempo generato la gigantesca quercia della certezza - profondamente radicata nelle straordinarie e sconvolgenti scoperte della fisica moderna - ancora oggi gran parte delle discipline scientifiche che studiano l’essere

29

Parte I - Capitolo I

umano, quali la medicina, la psichiatria, la psicologia, non sembrano riuscire a liberarsi dall’incantesimo della visione del mondo meccanicistica.Le ragioni di tale ostinata persistenza di quello che nel frattempo è stato definito paradigma newtoniano-cartesiano sono da ricercarsi, a nostro avviso, proprio in quella simbiosi perfettamente funzionale che è venuta realizzandosi tra il citato paradigma e la mente duale del piccolo uomo.“Datemi una leva e solleverò il mondo”, sembra avesse detto Archimede. Così essi diedero una buona motivazione alla mente duale ed essa costruì un mondo fondato su una conoscenza che per tre secoli poté lasciare fuori dai suoi confini nientemeno che l’esperienza interiore.Ma vediamo come andarono le cose.Eravamo rimasti a un mondo in preda a sentimenti di onnipotenza che aveva appena inventato, come dirà Whitehead, “un metodo per inventare”.4

E venne Newton, primo dei grandi scienziati per i più, ultimo dei grandi maghi per altri.Il suo genio concepì un universo fatto di particelle indistruttibili e immutabili e arrivò a definire la forza che agiva tra di esse provocandone la reciproca attrazione: la forza di gravità.Teatro di questo gioco di forze era lo spazio tridimensionale della geometria euclidea classica, assoluto, costante e sempre fermo, nel quale la distinzione tra materia e spazio vuoto era chiara e inequivocabile.Il tempo nel quale avvenivano gli eventi era assoluto, autonomo, indipendente dal mondo materiale e presentava un flusso uniforme e immutabile dal passato al presente, al futuro.Alla mente duale del piccolo uomo tutto ciò suonò come un invito a nozze.

4 Whitehead A.W. (1979), La scienza e il mondo moderno, Bollati Boringhieri, Torino.

30

Parte I - Capitolo I

Ora che sapeva come funzionava l’universo, ora che aveva a disposizione una concettualizzazione semplice, elegante e plausibile dei dati, avrebbe potuto dividere, analizzare, quantificare, misurare di tutto e di più.Tutta la natura era a sua disposizione per farsi forzare all’interno della gabbia concettuale del dualismo, perfino la sua stessa natura.Per arrivare a tanto, però, ci sarebbe voluto un altro genio manipolatore.E venne Cartesio, al quale, come ormai ogni scolaretto sa, toccò l’onere di fornire un contributo fondamentale al paradigma dominante con la formulazione della sua distinzione tra mente (res cogitans) e materia (res extensa).Il piccolo uomo subito si appropriò di questo concetto determinante asservendolo alle sue mire utilitaristiche.Egli avrebbe così potuto, da uomo di Chiesa, rivendicare a sé il potere sulle anime e l’imprimatur sulla coscienza; da uomo di scienza, trascurare tutti quei fastidiosi particolari connessi all’esperienza interiore.Si consumò così uno dei più clamorosi colpi di mano della storia.Sia la visione di Newton sia quella di Cartesio, infatti, concepivano un Dio immanente che aveva creato e percepiva il mondo, ma il piccolo uomo riuscì a far scomparire l’immagine dell’intelligenza divina, vero e proprio nucleo delle speculazioni dei due grandi uomini, dal loro pensiero, e a costruire con il resto un modello concettuale materialistico, sistematico e radicale, che divenne il nuovo fondamento ideologico della moderna visione scientifica del mondo.Si dice che non tutti i mali vengono per nuocere.Il modello newtoniano-cartesiano traghettò, infatti, l’umanità dall’era prescientifica all’età moderna, dimostrandosi fondamentale per il progresso tecnologico e scientifico in moltissimi campi, dalle scienze naturali alla meccanica celeste, dalla termodinamica alle tele-comunicazioni.Il nuovo metodo scientifico era tanto funzionale a una conoscenza

31

Parte I - Capitolo I

basata sulla quantificazione del mondo che all’inizio di questo secolo la comunità scientifica credeva di essere prossima al termine della ricerca della realtà.Ogni fenomeno dell’universo fisico era stato accuratamente descritto secondo le rigide formule deterministiche di causa-effetto.Ogni fenomeno naturale poteva essere ridotto a quantità di materia rigidamente descrivibili secondo la meccanica newtoniana.Tutto si riduceva a un sistema meccanico immensamente complesso, composto di materia inerte che, dal Big-Bang all’espansione delle galassie, alla creazione del nostro pianeta, all’evoluzione cosmica, era governato da forze meccaniche cieche senza la minima partecipazione della coscienza o di qualche forma d’intelligenza creativa.La vita aveva avuto origine dal brodo primordiale per via di reazioni chimiche assolutamente fortuite, così come l’evoluzione delle forme viventi aveva avuto luogo in modo del tutto meccanico attraverso mutazioni genetiche e selezione naturale. Persino la coscienza, che era da ritenersi esclusivo appannaggio di organismi viventi dotati di un sistema nervoso centrale altamente sviluppato, non sfuggiva alle severe leggi della sopravvivenza del più adatto.

1.2 La rivoluzione dei quanti

Ma ammonisce il proverbio: il diavolo fa le pentole e non i coperchi.La mente duale del piccolo uomo, infatti, mentre costruiva il suo trionfo sul dualismo cartesiano soggetto/oggetto, mediante la rigorosa metodologia riduzionistica stava preparando il crollo della stessa logica sulla quale si fondava.L’inizio della fine per il modello meccanicistico newtoniano fu segnato dalla scoperta dell’elettromagnetismo nei primi anni del secolo diciannovesimo, quando le ricerche di Faraday e Maxwell dimostrarono l’esistenza di campi di forza delineando così un universo percorso da interazioni di onde a diversa frequenza

32

Parte I - Capitolo I

piuttosto che retto da urti di corpi fisici mossi dalle forze della meccanica newtoniana.Dovette poi passare quasi un secolo prima che, nel 1905, Einstein scuotesse dalle fondamenta, e irrimediabilmente, l’antico pensiero scientifico. I principi espressi dalla sua teoria della relatività dimostrarono che lo spazio non è tridimensionale e il tempo non è lineare, ma che spazio e tempo sono intrinsecamente connessi in un continuum quadrimensionale.Di conseguenza, ogni fenomeno osservato dipende dalla posizione dell’osservatore.Nel 1915, inoltre, egli elaborò la teoria generale della relatività per la quale la materia altro non è se non un campo dove l’energia è particolarmente concentrata.Le geniali teorie di Einstein aprirono la strada alla cosiddetta “catastrofe ultravioletta”. Catastrofe perché costituì la definitiva incrinatura nel sistema concettuale del paradigma newtoniano-cartesiano.Studiando alcuni dati sperimentali che non coincidevano con le correnti teorie della fisica, Max Planck5 formulò l’ipotesi dei “quanti”, vale a dire che “l’energia non fosse continua ma si propagasse in quantità discrete”.Nel breve volgere di una generazione la “rivoluzione dei quanti” trovò applicazioni e conferme da parte di personaggi quali Albert Einstein, Niels Bohr, Luis de Broglie, Edwin Schroedinger dando vita alla fisica quantistica, la quale, con le sue stravolgenti acquisizioni, distrusse dalle fondamenta l’edificio su cui si fondava la scienza classica.Il “modello planetario” della fisica quantistica dimostrava l’esistenza, all’interno dell’atomo, di un nucleo e di minuscole particelle di materia che si muovono velocemente nello spazio vuoto.Proseguendo nella loro indagine, gli scienziati s’imbatterono nella

5 Keynes J.M., Essay in Persuasion, citato in Wilber K. (1993).

33

Parte I - Capitolo I

natura paradossale della materia. Essi videro che le particelle che stavano indagando a volte apparivano come particelle, a volte come onde.Bohr descrisse questo fenomeno paradossale con il termine “Principio di complementarità” e lo attribuì alla imprescindibile relazione tra l’oggetto dell’osservazione e l’atto di osservare.Interazione che Heisenberg descrisse nel celeberrimo “Principio di indeterminazione” che sancisce “l’impossibilità di interferire con l’universo senza modificarlo”.Come se non bastasse il verdetto della fisica a demolire i presupposti di un mondo scientifico che ha basato per tre secoli le sue conoscenze sulla credenza che l’osservatore fosse un’entità separata, che poteva interagire con l’universo senza per questo modificarlo, nello stesso periodo il giovane matematico Kurt Gödel dimostrò matematicamente che “la verifica oggettiva non può essere garanzia di veridicità”. Il suo teorema divenne noto come il “Teorema di incompiutezza di Gödel” e Ken Wilber ce lo descrive in questi termini:“... è la rigorosa dimostrazione matematica di come qualunque sistema logico abbia almeno una premessa che non può essere provata o verificata senza che si producano delle contraddizioni.”6

Come mai avrebbe dovuto reagire la mente duale del piccolo uomo sorretta dal dualismo soggetto/oggetto trovandosi di fronte all’inequivocabile verdetto della profonda interdipendenza tra soggetto e oggetto? Forse rifiutando di svegliarsi dal suo sogno?Se consideriamo, come si diceva, la prassi scientifica attuale di discipline quali la medicina, la psicologia, la psichiatria, dobbiamo concludere che sì, il piccolo uomo rispose al bacio del risveglio, stampatogli in fronte dal principe azzurro, affermando la sua volontà di continuare sotto l’influsso dell’incantesimo.Nonostante fosse risultato chiaro ai fisici già negli anni Venti che

6 Wilber K. (1993).

34

Parte I - Capitolo I

la misurazione e la verifica oggettiva non potessero più essere considerate prove di realtà assoluta, ancora oggi, come ci ricorda Stanley Grof:

Osservazioni e dati in conflitto con il modello meccanicistico dell’universo tendono ad essere scartati e soppressi, e i progetti di ricerca non attinenti al paradigma dominante hanno poca probabilità di ottenere finanziamenti. La parapsicologia, le medicine alternative, la ricerca psichedelica, la tanatologia e alcuni campi dell’antropologia ne sono esempi salienti.7

E se volesse svegliarsi?Potrebbe ad esempio cominciare a riflettere sul prezzo pagato dalla quantificazione dell’universo operata dalla mente duale e dal paradigma deterministico riduzionista da essa partorito.Il progresso tecnologico che avrebbe in sé i mezzi tecnici per soddisfare i bisogni basilari della popolazione planetaria quali sopravvivenza, alimentazione, igiene, salute, lavoro, educazione, in realtà ha semplicemente esasperato, dal punto di vista sociale, l’affermarsi e l’affinarsi della cultura del dominio: il dominio tecnologico, economico e culturale di meno di un quinto dell’umanità sui restanti quattro quinti, del nord del mondo sul sud, dell’ovest sull’est, del bianco sul nero, dei proprietari dei mezzi di produzione e di informazione sui produttori e sugli utenti, dei detentori di potere economico sui nullatenenti, dei garantiti sugli emarginati, del credo scientifico sulle antiche tradizioni spirituali e via di seguito.Potrebbe anche chiedersi quanto spazio abbia riservato la scienza materialistica nella sua furia tecnologica al riconoscimento delle qualità più genuinamente umane, alla consapevolezza spirituale, all’amore, alla creatività, al sentimento, all’immaginario, alla bellezza.Potrebbe allora scoprire che l’errore di base che l’ha portato, tra l’altro, a quantificare l’universo e a escludere la coscienza della

7 Grof S. (1988), Oltre il cervello, Cittadella editrice, Assisi.

35

Parte I - Capitolo I

propria visione del mondo sta nell’aver scelto la sicurezza al posto dell’amore e di aver delegato al denaro il potere di comprarla, modificando la realtà intorno a sé. Arriverebbe così a realizzare quanto afferma Peter Russell:

Questo attaccamento al mondo materiale come sorgente primaria di felicità sta alla base di gran parte delle follie che l’umanità commette nel mondo. È questo che ci porta a consumare risorse di cui necessitiamo, a trattare altre persone come fossero elementi di un’equazione, a scaricare i nostri rifiuti dove non si vedono e a maltrattare e abusare dei nostri corpi. Eppure la nostra cultura continua a comunicarci che questo attaccamento non è solo normale, ma corretto.Gran parte della nostra istruzione è fondata sul conoscere le vie del mondo, così da usarlo al meglio per i nostri scopi. Il diluvio giornaliero fornito da televisione, radio, quotidiani, riviste e manifesti pubblicitari rinforza la credenza che la felicità derivi da ciò che facciamo o possediamo. Dovunque rivolgiamo la nostra attenzione, riceviamo conferma che il benessere esteriore determina il benessere interiore.Siamo stati, in effetti, ipnotizzati nell’accertare che questo lato esteriore dell’equazione sia tutto.8

Gli risulterebbe quindi più agevole considerare il “ritorno di fiamma” dei più grandi successi tecnologici e valutare come ricorda Stanislav Grof che

... I trionfi più grandi di questa scienza – energia nucleare, missilistica spaziale, cibernetica, laser, computer e batteriologia moderne – si sono trasformati in pericoli per la vita e incubi quotidiani. Come conseguenza abbiamo un mondo diviso politicamente e ideologicamente, minacciato da crisi economiche, inquinamento industriale, e dallo spettro della guerra nucleare ...Man mano che la situazione economica, socio-politica ed ecologica del mondo va deteriorandosi, un numero sempre crescente di individui

8 Russel P. (1996), Il risveglio della mente globale, Urrà, Milano.

36

Parte I - Capitolo I

sembra abbandonare la strategia della manipolazione e del controllo unilaterale del mondo materiale per cercare la risposta dentro se stessi.9

1.3 Una nuova comprensione

Rivolto a se stesso, il piccolo uomo potrebbe allora riconciliarsi con l’uomo presente che dimora nel suo cuore, depositario, come già ricordammo, della saggezza cosparsa nel mondo dei saggi e dei santi di tutti i tempi e di tutte le tradizioni spirituali.Saggezza disponibile all’indagine della coscienza olistica e di quella “comprensione di nuovo ordine”10 come la definisce David Bohm che procede dal superamento dell’attaccamento ai bisogni che promettono sicurezza e dal “coraggio di scegliere l’amore”.Entriamo dunque nel merito di questa nuova comprensione, antica come il mondo, che sta bussando alla porta dell’uomo del ventunesimo secolo e che si propone come artefice dell’affermazione nel mondo scientifico del nuovo paradigma olistico, nel mondo socio-economico di una nuova cultura della condivisione, nel mondo delle discipline umanistiche di nuovi approcci come la BTE.La questione alla quale ci troviamo di fronte è: quali nuove garanzie dovrà fornire una conoscenza che non voglia basarsi sulla misurazione e sulla rappresentazione simbolica della mente duale?Su quali basi dovrà fondarsi una scienza che voglia procedere oltre i propri ristretti limiti?Cercando ulteriori indicazioni, prenderemo in considerazione i contributi che i vecchi e nuovi rappresentanti della “filosofia e psicologia perenne” ci hanno fornito nel corso del tempo.Alan Watts, ricordando i risultati della ricerca di Einstein, Schroedinger, Heisenberg che affermano l’inscindibilità di soggetto e oggetto, conoscente e conosciuto, sostiene che:

9 Grof S. (1988). 10 Bohm D., Krishnamurti J. (1985), Dove il tempo finisce, Astrolabio, Roma.

37

Parte I - Capitolo I

“ ... per comprendere profondamente la realtà è necessaria una modalità di conoscenza che con la realtà sia compatibile”11, vale a dire una conoscenza che non separi il soggetto che conosce da ciò che viene conosciuto12.Eddington conferma che:“... esistono due tipi di conoscenza, che io chiamo conoscenza simbolica e conoscenza intima. Le forme tradizionali di pensiero si sono sviluppate esclusivamente intorno alla conoscenza simbolica.La conoscenza profonda non si lascia codificare o analizzare.”E continua auspicando:“ ... una conoscenza intima della realtà, che vada al di là dei simboli della scienza”.Alfred North Whitehead13, il filosofo moderno che, forse più di ogni altro, si è soffermato sulle due diverse modalità di coscienza a una “modalità simbolica” di conoscenza, contrappone la “prensione”, vale a dire il “sentire” la realtà in modo diretto e non duale.Il suo “maestro”, William James, distingue tra “conoscenza immediata” e “conoscenza concettuale o rappresentativa”14.Allo stesso modo Spinoza15, così come Henri Bergson16, distingue tra intelletto e intuizione, mentre Abraham Maslow17contrappone a una “conoscenza intellettuale” una “conoscenza fusionale”, Andrew Weil18 una conoscenza diretta a una indiretta e Norman O. Brown19 una conoscenza “carnale” a una conoscenza dualistica.E per quanto riguarda le tradizioni spirituali, il Taoismo parla di una “conoscenza convenzionale” contrapposta a una “conoscenza

11 Watts A. (1989), La via dello Zen, Feltrinelli, Milano. 12 Eddington A.S., citato in Wilber K. (1993). 13 McKenna T. (1995). 14 McKenna T. (1995). 15 McKenna T. (1995). 16 McKenna T. (1995). 17 McKenna T. (1995). 18 McKenna T. (1995).19 McKenna T. (1995).

38

Parte I - Capitolo I

naturale”, il Tao, che consente la comprensione diretta della realtà; l’Induismo oppone a una conoscenza inferiore concettuale e comparativa una conoscenza superiore che si raggiunge intuitivamente, direttamente.Il misticismo cristiano, attraverso Meister Eckhart, come ci ricorda Ken Wilber,20 parla di un “crepuscolo della conoscenza” per indicare la conoscenza simbolica attraverso la quale le idee vengono percepite in modo distinto, e di un’“alba della conoscenza” nella quale “le creature sono percepite senza distinzioni, ogni idea è rifiutata, e tutti i paragoni si dissolvono nell’Uno che è Dio stesso.”.Anche il Buddismo Mahayana contempla due modalità di conoscenza: vijnana e prajna, la prima caratterizzata dal dualismo tipico dei sensi e dell’intelletto, la seconda caratterizzata dall’identità tra osservatore e cosa osservata.La mole di dati a favore della necessità di accedere a una comprensione di nuovo ordine qualora ci si voglia occupare di questioni quali il Sé, la coscienza, l’essenza del vivente, è tale che potremmo procedere a lungo, ma ci sembra che ogni uomo di buona volontà possa concordare con noi che, quanto fin qui esposto, possa fornire una certa garanzia storica di validità.Navigando sull’onda lunga di questo fiume che viene da lontano, la BTE, pertanto, aderisce all’invito rivolto da David Bohm21 all’uomo di scienza affinché egli sappia osservare in modo ampio e aperto, sentire le caratteristiche rilevanti per accedere all’insight, la percezione immediata fuori del tempo che Krishnamurti22 ritiene la condizione essenziale per cogliere il fenomeno come realmente è.Essa opera quindi per l’affermazione di tale “comprensione di nuovo ordine che si svela in modo naturale” in ogni ambito della cultura, della scienza, della terapia.

20 Wilber K. (1993).21 Bohm D., Krishnamurti J. (1985). 22 Bohm D., Krishnamurti J. (1985).

39

Parte I - Capitolo I

Esso propone, tra gli altri, come vedremo, gli strumenti essenziali del Contatto e del Transe per realizzare tale intento.Contatto, con la “natura intima o essenza spirituale” di noi stessi e delle manifestazioni del mondo esterno, significa cogliere l’unità fondamentale del creato dentro e fuori di sé.Il Contatto, sintetizzando, si realizza quando noi impariamo a “restare” di fronte a noi stessi e agli eventi anziché andare via.

Fig.1Persistenza del Contatto

40

Parte I - Capitolo I

Restare significa sviluppare qualità come: l’osservazione, l’ascolto, l’accettazione, la fermezza, l’intento, la responsabilità, la consapevolezza.

Fig. 2Persistenza del Contatto

Transe significa “diventare l’altro” anziché opporvisi.Significa realizzare, come vedremo, il Modo Ulteriore. Significa sviluppare qualità come: la sensibilità, l’umiltà, la compassione, la fiducia, l’abbandono, l’amore per ogni manifestazione del vivente.

41

Parte I - Capitolo I

Fig. 3 e 4Padronanza del Transe

42

Parte I - Capitolo I

1.4 Il Modo Ulteriore in terapia

L’utilizzo del Contatto e del Transe in ambito terapeutico ci consentirà una metodologia clinica che favorisca la trasformazione della coscienza attraverso la capacità di “restare” in “contatto” con il flusso delle forze elementali della natura che abitano il nostro campo di coscienza, di riconoscerne le qualità e armonizzarsi con esse.Padroneggiare il Transe significa realizzare il Modo Ulteriore, cioè “fare del due l’uno”, “diventare l’altro” anziché contrapporsi all’altro. Là dove per altro da sé è da intendersi tutto quanto non costituisce la nostra essenza più intima, vale a dire: ogni contenuto della nostra mente (sensazioni, emozioni, pensieri, immagini, ricordi, eccetera), ogni organo del nostro corpo materico, ogni fenomeno della “realtà esterna”.Realizzare il Modo Ulteriore significa entrare nel flusso dell’esistenza, restare in contatto e dirigere la consapevolezza nella direzione complementare al flusso.Significa, pertanto, lasciar muovere ciò che è fermo, conferire fermezza a ciò che si muove, lasciar uscire ciò che è dentro, svuotare il pieno e riempire il vuoto, andare verso venendo via, salire in alto lasciandosi andare, riunificare separando e via di seguito.Così facendo noi potremo creare le condizioni per superare ogni conflitto che è, appunto, contrapposizione di due forze opposte.Facendo “del due l’uno” noi potremo trascendere la condizione egoica della nostra mente duale e liberarci gradualmente della nostra storia personale “trasformando ogni nemico in alleato, ogni sintomo in messaggio, ogni accadimento in insegnamento, ogni forza nella nostra forza”.Mediante il Modo Ulteriore noi potremo trattare ogni evento, sia esso un’emozione o un desiderio, un pensiero che ci ossessiona o l’angelo custode, un’immagine interna o la persona amata, il mal di testa o la gioia, come un’entità con la quale è possibile entrare in Transe, consentendo così la “trasformazione di un processo di coscienza”.

43

Parte I - Capitolo I

Entrando in Transe con le forze della terra, dell’acqua, dell’aria, del fuoco che dimorano fuori e dentro di noi potremo armonizzarci con esse e con la “natura intima o essenza spirituale” delle quali sono manifestazione. Potremo infine ritrovare il nostro posto tra le foreste e l’oceano, gli animali e le pietre, le cascate e la luna, quale manifestazione stessa del divino.

Fig.5Il Modo Ulteriore

1.5 Il Modo Ulteriore nella cultura

In termini sociali, una cultura fondata sul Contatto e sul Transe si tradurrà in un recupero della dimensione spirituale della natura, in una comprensione dell’unità fondamentale del Creato e della

44

Parte I - Capitolo I

nostra posizione all’interno dell’equilibrio planetario. Potremo così rinunciare alla logica egoistica del dominio che vede nella natura null’altro che una “risorsa” da saccheggiare per riattivare, secondo le parole di Terence McKenna, quel “canale di comunicazione con la ‘mente non vista’ che, insistono gli sciamani, è lo spirito del mondo vivente della natura.”23

Diventando l’albero, la cascata o la tigre, attraverso l’intima esperienza del Contatto con l’Anima Mundi, ritroveremo la perduta comprensione della natura quale “mistero vivente”, potremo, per continuare con McKenna, “confidare nella possibilità di scoprire nuovi orizzonti nell’avventura culturale che certo ci attende...” e “allontanarci dal tenebroso nichilismo storico che contraddistingue il regno della nostra cultura profondamente patriarcale di dominatori”.24

Sostituendo la profonda empatia con gli altri esseri umani, così come l’intima connessione con la natura consentitaci dal Transe, ai convenzionali rapporti interpersonali basati su strategie di comunicazione, sul giudizio, i condizionamenti culturali, la diffidenza, la competizione e il controllo, potremo ritrovare “l’estasi della trascendenza dell’Io verso un contatto diretto col divino che dimora nel cuore dell’uomo e una fusione col mondo invisibile di intelligenze superiori.”25

Concorderemo allora con McKenna quando ci ammonisce che:“Se l’ego non viene regolarmente e ripetutamente sciolto nell’iperspazio illimitato dell’Altro trascendentale, vi si verificherà sempre una lenta separazione dal senso del Sé come parte dell’insieme più grande che è la natura”26.Riconosceremo nell’esperienza estatica alla quale si accede mediante il Transe - caratterizzata da uno stato di coscienza olistico

23 McKenna T. (1995). 24 McKenna T. (1995). 25 McKenna T. (1995). 26 McKenna T. (1995).

45

Parte I - Capitolo I

che si presenta “su scala cosmica”, nel quale possiamo cogliere il significato transpersonale e trascendente dell’esperienza che stiamo vivendo - il fondamento sul quale costruire, così come già fece lo sciamano dell’era arcaica, una cultura della condivisione. Sciamanesimo e condivisione diventeranno pertanto due termini da riconsiderare per chiunque riconosca se stesso come momento di un più ampio processo evolutivo.Lo sciamano, maestro dell’estasi - artefice del modo di esistere nel mondo mediante la padronanza dell’immaginazione, la libertà, la responsabilità personale, l’umile consapevolezza della grandezza e dell’unità fondamentale del creato - potrà risvegliarsi nell’uomo presente del Ventunesimo secolo e operare a fianco del medico, del sacerdote, del politico, dell’educatore e in tutti gli esseri di buona volontà per un nuovo Rinascimento, nel quale ognuno di noi condividerà con il prossimo le qualità che avrà saputo risvegliare in se stesso, ognuno di noi potrà fare un passo verso un equilibrio mentale collettivo. Potrà comportarsi “come se sapesse che”, come auspica Marilyn Ferguson:

Possiamo, ad esempio, impegnarci a preservare le risorse fisiche delle nostre singole vite. Possiamo scoprire nuovi metodi di rinnovamento personale. Possiamo provare a eleggere e sostenere leader che sembrino rispettare l’interdipendenza di tutti i popoli.Possiamo essere quei leader. Possiamo persino andare al di là della semplice sopravvivenza. Possiamo approfondire il senso di ciò che significhiamo usando l’immaginazione. Possiamo vedere noi stessi come parte di un insieme più grande, un’umanità emergente nella primavera di una nuova consapevolezza.27

1.6 Il Modo Ulteriore nella scienza

In ambito scientifico una metodologia basata sul Contatto e sul Transe

27 Ferguson M. cit. in Wilber K. (1993).

46

Parte I - Capitolo I

potrà fornire contributi estremamente innovativi. L’enfasi sarà sulla raccolta dei dati e prevalentemente, sul “modo” di tale raccolta, vale a dire sullo “stato di coscienza dell’osservatore”.Quello che definimmo il Modo Ulteriore si propone come strumento di una “epistemologia dell’ovvio”, che chiamiamo Epistemologia della Seconda Attenzione, vale a dire come una “metodologia che integri mente duale e insight, razionale e intuitivo, digitale e analogico, pensiero convenzionale e post-convenzionale”, per raccogliere dati, il più possibile aderenti al “vero”.Riprendiamo la metafora già illustrata altrove.28

1.6.1 Lo spettacolo

Ogni manifestazione sembra sottintendere una dinamica originaria. Immaginiamo un palcoscenico con un sipario chiuso: a un certo punto un attore esce sulla ribalta e noi lo vediamo.Questo evento è reso possibile dall’esistenza del palcoscenico, da ciò che ci sta dietro e da ciò che ci sta davanti, che per comodità chiameremo “il tutto”, e dall’attore che per comodità chiameremo “la parte”.La dinamica originaria è quella che si gioca tra la parte e il tutto, tra ciò che appare alla ribalta e tutto il resto. È evidente che ogni spettacolo, perché sia tale, necessita anche di un osservatore che assiste. E qui ritorniamo alle due citate modalità di osservare, cioè di conoscere: la conoscenza lineare e l’insight. La conoscenza lineare coglie solo la parte, l’insight consente di cogliere il processo che si svolge tra la parte e il tutto: la dinamica originaria.Durante la nostra vita di tutti i giorni possiamo permetterci di conoscere il mondo attraverso la conoscenza lineare, possiamo andare a teatro e guardare semplicemente lo spettacolo. Se vogliamo, invece, in quanto uomini di scienza, di medicina o dello spirito,

28 Lattuada P. L. (1995), Il Modo Ulteriore, Meb, Padova.

47

Parte I - Capitolo I

accedere all’essenza delle cose, alla “realtà come essa è”, dobbiamo saper cogliere il processo al di là delle apparenze.Apprenderemo allora il Contatto e le qualità relative. Restando, osservando, ascoltando, accettando ogni evento, ogni attore che viene alla ribalta, noi potremo sentire, percepire con tutto noi stessi la globalità dell’evento cui stiamo assistendo.Coglieremo così, la “macchia olistica”, l’insieme del processo, o più semplicemente tutti gli aspetti di ciò che non solo “realmente” ma anche “veramente” succede.

1.6.2 Modi del percepire

Ma cosa significa “percepire con tutto noi stessi” “ciò che sta realmente e veramente succedendo”? Bella domanda! Cominceremo a chiederci “cosa” l’osservatore può percepire e “come” può percepirlo.Può percepire il mondo esterno attraverso i sensi. Può vedere gli attori, il palcoscenico, il soffitto del teatro, le poltrone, quelle vuote e quelle occupate da altri spettatori, può anche vedere il proprio corpo, toccarlo, toccare i suoi vicini, annusarli, ascoltare le parole e i rumori.Può anche percepire il suo mondo interno, un mondo fatto di sensazioni, emozioni, sentimenti, stati d’animo, bisogni, desideri, aspirazioni, motivazioni, sogni, pensieri, fantasie, immagini, ricordi, intuizioni ecc.Chiamiamo l’insieme delle modalità interne ed esterne di percezione: modi di percepire.Diciamo che i modi del percepire vengono colti attraverso il senso sentito.

1.6.3 Modi del pensare

L’osservatore può però anche pensare. Partendo dalla “realtà sensoriale” può costruirsi una “sua realtà”. Può pensare di essere

48

Parte I - Capitolo I

come il protagonista e allora identificarsi, commuoversi o agitarsi credere che quelle emozioni gli appartengano. Può pensare che sia stupido muoversi o agitarsi credendo che quelle emozioni gli appartengano.Può pensare che sia inopportuno commuoversi per uno spettacolo e allora darsi un contegno, oppure pensare alle bollette da pagare e rovinarsi la serata, oppure, se fosse un po’ disturbato, potrebbe anche pensare che gli attori ce l’abbiano con lui e vogliano fargli del male e spaventarsi a morte. Sarebbe in ogni caso nel regno della conoscenza lineare della mente duale.Chiamiamo l’insieme dei pensieri e delle idee su noi stessi e sul mondo: modi del pensare.Diciamo che i modi del pensare vengono colti attraverso il senso pensato.

1.6.4 Modi dell’osservare

L’osservatore, però, può anche pensare di essere un “centro di autocoscienza” che può osservarsi, percepire e pensare. Disidentificandosi dai contenuti della sua percezione entrerebbe allora nel regno della coscienza olistica e accederebbe all’insight.Chiamiamo l’insieme delle modalità di essere consapevoli di sé e del mondo: modi dell’osservare.Diciamo che i modi dell’osservare vengono colti attraverso il senso visto.

1.6.5 Seconda Attenzione

Chiamiamo l’insieme delle modalità della coscienza lineare e dell’insight: modi di organizzare la percezione.Potremmo a questo punto affermare che “percepire con tutto noi stessi” ciò che sta “realmente e veramente succedendo” significhi mantenere il Contatto ed entrare in Transe con l’esistenza,

49

Parte I - Capitolo I

padroneggiando senso sentito, senso pensato e senso visto.La Persistenza del Contatto porterà a un graduale ampliamento e arricchimento dei nostri modi di percepire che si risolverà in una “graduale armonizzazione del nostro Transe scandito da salti verticali nel nostro modo di organizzare la percezione”.Potremmo anche spingerci ad azzardare il seguente principio generale che ci piace definire “Principio della Naturalezza Naturale”:In ogni “campo di coscienza” che percepisce, dotato del livello di complessità necessario (cioè in ogni essere umano), se si mantiene con fermezza il contatto per un tempo sufficiente (Persistenza del Contatto), l’organizzazione della percezione inizialmente si svolgerà secondo una modalità lineare nella quale l’osservatore inerente al campo percepirà i dati provenienti dal mondo esterno e dal proprio mondo interiore con ricchezza e profondità via via crescenti.Si realizzerà poi un salto verso una modalità olistica nella quale l’osservatore osservando se stesso percepire, coglierà la pienezza del processo nella sua interezza, e infine “un ulteriore salto nel quale i confini tra osservatore e cosa osservata si dissolveranno nella pura e semplice essenza” (Padronanza del Transe).Chiamiamo Epistemologia della Seconda Attenzione un modo di conoscere che, valicando le soglie del pensiero convenzionale tipico della mente duale, (Prima Attenzione), seguendo il Principio della Naturalezza Naturale, realizzando il Modo Ulteriore, acceda al pensiero post-convenzionale tipico della coscienza olistica.La Seconda Attenzione, grazie al Modo Ulteriore, coglie la parte in relazione al tutto e il tutto nella parte, coglie l’unità del processo nel quale è inserita.Entrando in Transe con l’esistenza, “diventa l’esistenza”.Lascia che sia l’esistenza stessa a manifestarsi secondo le sue leggi e riconosce in ogni sua “esperienza della Realtà” lo svelarsi della Verità, lo svolgersi della dinamica originaria, per la quale il vuoto si riempie e il pieno si svuota, ciò che sta in basso sale, ciò che è in alto scende, ciò che sta dentro va fuori, ciò che è fuori va dentro, la

50

Parte I - Capitolo I

parte tende al tutto, il tutto genera la parte; riconosce nel fluire delle sue percezioni interne ed esterne e dei suoi pensieri il flusso della coscienza.Armonizza così il suo Transe con l’esistenza al punto da valicare la barriera tra osservatore e cosa osservata.Non ci sarà più, allora, né spettacolo né spettatore, ma solo un flusso interconnesso di eventi osservati dall’osservatore, dove attori, palcoscenico e platea altro non diventeranno che un film proiettato e guardato dall’occhio di Dio.La BTE propone pertanto un “metodo per conoscere”, una Epistemologia della Seconda Attenzione, che grazie allo strumento del Modo Ulteriore proceda, persistendo nel contatto e padroneggiando il Transe, dal Mondo della Conoscenza al Mondo della Consapevolezza al Mondo dell’Essenza. Dove per Mondo della Conoscenza s’intende il mondo della conoscenza lineare, dello spettatore che assiste allo spettacolo. In questo mondo l’osservatore percepisce, cioè sente (l’attore, il palcoscenico, le proprie sensazioni), pensa, cioè elabora i dati che percepisce (sono come l’attore, devo pagare le bollette) e agisce (resta a guardare lo spettacolo, si agita, se ne va).Per Mondo della Consapevolezza s’intende il mondo dell’insight, dell’osservatore che si osserva osservare (lo spettacolo, le proprie sensazioni, i propri pensieri, l’insieme del processo spettacolo-spettatore).Per Mondo dell’Essenza s’intende il mondo della pura osservazione nel quale “l’osservatore si fonde con la cosa osservata”, lo spettatore e lo spettacolo diventano una cosa sola, “ciò che è”.I dati raccolti mediante il Modo Ulteriore potranno pertanto essere considerati rilevanti dal punto di vista della “Verità” in quanto portatori di una garanzia epistemologica: l’Epistemologia della Seconda Attenzione. Questi verranno poi confrontati con i dati sullo stesso argomento appartenenti alla cultura universale portatori di quella che chiamammo garanzia storica.

51

Parte I - Capitolo I

L’insieme delle informazioni così ottenute, procedendo secondo il metodo suggerito da Bateson, con una “manovra a tenaglia” potranno essere confrontate, con “pari dignità”, con i dati di eventi materici, inerenti all’argomento, misurabili e verificabili sperimentalmente, portatori pertanto di una garanzia sperimentale.In questo modo, integrando garanzia epistemologica, storica e sperimentale, Prima e Seconda Attenzione, digitale e analogico, razionale e intuitivo, convenzionale e post-convenzionale, il metodo scientifico potrà forse affrancarsi dalle pastoie del Mondo della Conoscenza costruito su certezze illusorie, liberare le enormi potenzialità del Mondo della Consapevolezza e muovere i suoi primi timidi passi verso il Mondo dell’Essenza.

52

Parte I - Capitolo II

2. La Storia

In questo universo, di cui hanno sentore i vostri cuori,ogni cosa esiste da sempre: basta farle assumere la forma

voluta, aiutandola a varcare, con l’Amore e la Volontà, laporta di questa Terra. Chiedete semplicemente, con la tranquilla

certezza di chi sa di avere già ottenuto.Annie e Daniel Meurois-Givaudan

2.1 Condivisione

Al di là delle garanzia di validità che la storia può conferire a una conoscenza, crediamo che conoscere il percorso compiuto da una disciplina sia fondamentale per comprenderla, dal momento che, come è evidente, le teorie e le metodologie vengono costruite sulle esperienze personali dei loro fondatori.La condivisione dell’esperienza vissuta con atteggiamento “vuoto e sveglio”, disponibile e libero da ogni tentativo di inquadrarla all’interno di schemi di riferimento a noi noti dovrebbe pertanto costituire un momento essenziale per chiunque voglia realmente comprendere e essere compreso.Parti dei racconti che seguiranno sono già state riportate in precedenti lavori, le raccogliamo in questa sede, unitamente ad altre, al fine di offrire una visione organica delle prime esperienze fondanti.

2.2 Passaggio dal cuore

Era un terso mattino dell’inverno tropicale quando il piccolo uomo che è in me si svegliò con la febbre alta. Quel giorno avrebbe assistito per la prima volta a un rituale Umbanda.

53

Parte I - Capitolo II

Chi stava con me non si meravigliò affatto, mi disse semplicemente che stavo resistendo al “passaggio dal cuore”. Aggiunse che la mia “medianità” era molto forte e che non ci sarebbe stato modo di sottrarsi, quella sera stessa avrei capito.E venne la sera.Portai allora la mia testa di medico occidentale, calda, piena, pulsante e dolente, sotto il cielo notturno di Belo Horizonte (in Brasile) con le sue stelle diverse e la luna orizzontale. Sotto di esse, passeggiai trepidante per le strade periferiche, mal disegnate del Barrio Aparecida, alla ricerca di immagini familiari che tranquillizzassero la mia mente, senza trovarle.Salii scale odoranti di aglio, entrai nella sacralità dell’Umbanda; profano, titubante, ricercatore, scettico e distaccato, disponibile ma incapace di essere semplicemente semplice.Avvolto da un’energia tangibilmente profumata di suoni, di fuoco, d’incensi, di cachaça, di rosmarino e guinè, ero completamente fuori di me e stavo per scoppiare.Stava succedendo quello che doveva succedere, il processo era già iniziato, ma io non me n’ero ancora accorto. La mia mente, forte del suo ingorgo culturale, credeva ancora di poter stare alla finestra, ma non fu così.Stavo passando, senza saperlo, dalla testa al cuore, dalla coscienza razionale alla coscienza olistica, stavo muovendomi da una dimensione personale a una “transpersonale”.Nel frattempo la cerimonia proseguiva. C’erano uomini e donne vestiti di bianco che danzavano, giravano, cantavano, facevano versi.La mente scontata del piccolo uomo avrebbe facilmente potuto affermare che si trattava di “isterici che si agitavano”.C’erano tamburi, mantelli rossi e sigari, statue e incensi, spade e cerchi di fuoco e segni col gesso. C’era chi si rotolava per terra e chi imponeva le mani, chi vibrava, chi sembrava un vecchio storpio, chi un guerriero dall’aria un po’ naif.Si scorgeva Mae Divina intonar canti, fumare sigari e dirigere i

54

Parte I - Capitolo II

convenuti col suono di una campanella. La sua presenza riempiva.Quando avanzò verso la folla, mi additò e mi chiamò: io andai.Bastarono una mano sulla testa e una parola sussurrata perché anch’io, ben presto, mi trasformassi in un “isterico che si agitava”.Come il serpente muta la sua pelle, così sentii il mio ego scivolarmi di dosso. Sentii le incrostazioni di anni scrollarsi dalle mie spalle, dalla mia nuca.Giravo su me stesso mentre immagini scorrevano davanti ai miei occhi.Giravo sorretto e sospinto da mani nere, avvolto da tuniche bianche, da profumi e da urla.Giravo nel buio mentre andava in pezzi l’ingorgo culturale della mia mente rozza, le mie certezze venivano portate lontano come polvere cosmica nel tutto dell’infinito; giravo e il nulla si apriva sotto di me.Non c’era più un posto dove appoggiare i miei piedi, un punto di riferimento al quale affidare i miei pensieri. Ero solo nel buio e la leggerezza che provavo mi pareva insostenibile, il senso di apertura era talmente profondo nelle mie cellule da confondersi con un senso di disintegrazione, la paura si confondeva con la gioia, il buio con la luce.Mi sembrava di non esserci, eppure ero talmente consapevole, mi sentivo fermo, eppure stavo girando, mi sembrava di urlare, eppure ero in silenzio.Mi sembrò di volare verso l’alto quando vibrai e caddi. Non so quanto tempo rimasi nella luce che vedevo, nell’amore che sentivo.Quando mi riebbi, Mae Divina, che non aveva mai smesso di prendersi cura di me, asserì di aver visto il mio angelo, al mio fianco, avvolgermi con la sua energia.Mi abbracciò e mi rassicurò.Adesso anch’io avevo una guida, avrei solo dovuto continuare il mio percorso di realizzazione, allenando la mia “medianità”.Nulla di quello che mi stava succedendo mi era chiaro.“La mia mente era vuota, il mio cuore leggero, i miei occhi chiari”.

55

Parte I - Capitolo II

Mi guardavo intorno: l’ambiente che poco prima mi era sembrato grottesco e alquanto dissacrante con le sue statue colorate, le effigi da quattro soldi raffiguranti santi cattolici mischiati a personaggi disincarnati o entità africane, ore trasudava sacralità e aristocrazia. I volti stanchi e rassegnati della povera gente che mi stava intorno mi svelavano la loro preziosa e profonda saggezza: il significato di ciò che avviene risiede solo in ciò che avviene. Ciò che muove il mondo è l’amore e non c’è altro da capire.Da allora, quando ho bisogno di forza per essere pienamente me stesso, chiudo gli occhi e rivedo gli sguardi di quella povera gente.Ritrovo nel mio cuore il loro amore e il miracolo si rinnova.Quando abbracciai Mae Divina e lei mi salutò come si salutano i medium, toccandomi a spalle incrociate per tre volte, ricordai le parole che mi furono dette quella stessa mattina:«È perché sei un medium».Quella frase che solo qualche ora prima mi era sembrata assurda adesso mi sembrava assolutamente normale.

2.3 Diventare l’altro

«Adesso t’insegno a captare l’axè con il disegno», disse la sensitiva, e continuò: «L’axè è l’impronta lasciata dalla forza universale in ogni essere vivente, è l’energia personale di ogni individuo. Ora capterò la tua».Detto questo, chiuse gli occhi e tracciò schizzi su un foglio, poi, riaperti gli occhi, e “lasciando parlare” i segni tracciati, prese a raccontarmi la mia vita come se fossi io a raccontargliela.Mi racconta i miei desideri e le mie pene, le mie potenzialità e il mio passato. Parla di rifiuto del seno e di lacrime, di aperture del cervello e di grosse qualità. Infine, senza che avessi il tempo di riprendermi dalla sorpresa, m’invita perentoriamente a tentare di persona l’esperimento.Non c’era tempo di pensare, sembrava che tutto si stesse svolgendo

56

Parte I - Capitolo II

nonostante me. In quel momento, infatti, mi si sedette di fronte un ragazzo psicotico, ospite della comunità terapeutica dove ci trovavamo, che era solito camminare incessantemente.La sensitiva mi batté con la mano sulla spalla e mi disse:«Anda, fica esperto (dai sbrigati)».Io, senza saper come, chiusi gli occhi, entrai in contatto col ragazzo e disegnai.Lasciai poi parlare il disegno che sembrava avere una sua propria capacità espressiva, tanto le parole si pronunciavano con naturalezza.Esse raccontarono, tramite la mia voce, una storia che non conoscevo di un ragazzo che non conoscevo. Quando il ragazzo se ne andò, io mi sentivo strano, come se una parte di lui fosse rimasta in me.La sensitiva se la rideva.Mi prese poi sotto braccio e mi tranquillizzò:«Non ti preoccupare», mi disse, «è perché non sei abituato, ma hai fatto un ottimo lavoro. Sei entrato nella sua fascia vibratoria da abile sensitivo. Adesso vieni che ci penso io».Mi portò in una stanza, mi fece sdraiare per terra, si sdraiò al mio fianco e mi prese la mano.Immediatamente sentii urlare, agitarsi, vomitare, disperarsi.Era una voce di ragazzo che parlava attraverso la sensitiva. Sembrava che tutto il disastro esistenziale della psicosi si stesse sprigionando da quella donna che si contorceva a terra.Nel frattempo io, sciolto da ogni tensione, mi sentivo volare, leggero e in perfetta pace.La mia mente, però, s’interrogava e voleva delle conferme.Incuriosito da quelli che potevano essere i sentimenti di una madre nei confronti del figlio psicotico, formulai mentalmente la domanda di conoscerli.In quell’esatto istante la sensitiva cambiò tono di voce e passò ad esprimersi con voce di donna che malediceva suo figlio e gli inviava improperi di ogni tipo.Sempre più stupito, ma non ancora convinto, suggerii mentalmente

57

Parte I - Capitolo II

a Pedro, il ragazzo psicotico, di rispondere all’odio con una richiesta di amore.Appena lo pensai, la sensitiva riprese a parlare con voce di ragazzo che si esprimeva con parole d’amore nei confronti di sua madre.Quando la sensitiva terminò e si ricompose, mi trovai con la mente vuota, il cuore leggero e gli occhi chiari. Non era il caso di fare domande.

2.4 Un cordone infrangibile d’amore

Il “locodromo”, così come alcuni psicologi occidentali in visita avevano definito il salone per le terapie della comunità, era stracolmo e variopinto come sempre.C’erano medici e psicologi, assistenti e infermieri improvvisati, ospiti e curiosi, parenti e ricercatori, sensitivi e poi loro: i matti.Psicotici, maniacali, depressi e catatonici, epilettici e tossicodipendenti, tutti “sensitivi desajustados”, sensitivi squilibrati, secondo il medico responsabile della comunità.Ci si prese per mano e la “sessione” ebbe inizio.Le musiche, i canti, le danze indussero il Transe, ognuno prese a vivere la sua follia. Chi, per lo più i medici e gli psicologi, cercava in tutti i modi di perdere la testa, e più si sforzava più appariva goffo nella sua lotta contro i mulini a vento delle proprie costruzioni mentali; chi si perdeva nel blu dei propri deliri portando con sé il corpo, al quale l’incontinenza della psiche conferiva forme non viste; chi fluiva nella danza armonizzando i propri ritmi a quelli celesti; chi, alle prese con la sfiducia, apriva gli occhi di tanto in tanto cercando di imitare, non visto, i più disinvolti.Quando i primi epilettici caddero a terra in preda alle loro crisi, la musica si fermò e i sensitivi si stesero al loro fianco prendendoli per mano.Avvenne allora che gli epilettici si calmassero mentre i sensitivi vivevano crisi in tutto simili alle loro, avvenne anche che i catatonici,

58

Parte I - Capitolo II

portati a braccia, uscissero dal loro Transe d’immobilità quando gli epilettici, a loro volta trasformatisi in sensitivi, si sdraiarono accanto a loro prendendoli per mano e iniziando a “captarli”.Avvenne anche che Rosanna – in preda a un delirio demoniaco che la costringeva a passeggiare avvolta in mantelli neri con tanto di teschio ricamato e a portare alle dita di mani e piedi fili di rame avvolti a spirale, non lasciandosi, ovviamente, avvicinare da nessuno – venisse “captata” a distanza da una sensitiva che cominciò a esprimere l’Exù (entità demoniaca) che la stava possedendo. Nel breve volgere di alcuni minuti Rosanna trasalì, si strappò letteralmente di dosso il mantello e, uno dopo l’altro, gli anelli di rame, prima di ritrovarsi, per mai più perdersi di nuovo.

2.5 Alle soglie dello straordinario

Abbiamo scelto di riportare qui di seguito alcune tra le prime e più significative esperienze di ordine straordinario con le quali entrammo in contatto perché ad esse siamo profondamente riconoscenti e perché la consapevolezza che ci hanno lasciato ci ha accompagnato e ci accompagna in ogni momento nel processo di elaborazione della BTE.Per esperienze straordinarie, come si vedrà, intendiamo una serie di fatti, assolutamente verificabili, inequivocabili e ripetuti che trascendono quelle che sono le più comuni credenze in fatto di leggi fisiche e di possibilità umane.

2.5.1 Il giudice mendicante

Un giorno, un giudice del foro di Belo Horizonte era in bagno e sentì una voce. La voce gli disse: «Da quest’oggi in poi lavoreremo assieme».Dopo il primo momento di disagio, il giudice decise di non farci caso.

59

Parte I - Capitolo II

Passò del tempo ma la voce di tanto in tanto si faceva sentire, il messaggio era sempre lo stesso: «Io e te, assieme, potremo aiutare molte persone».La preoccupazione saliva, ma raggiunse il suo culmine una notte che il giudice venne svegliato nel sonno da una presenza luminosa che illuminò la stanza e ripeté il messaggio:«È meglio che ti adegui, io e te cureremo molte malattie».Il giudice allora si rivolse a uno psichiatra il quale lo tranquillizzò: «Non si preoccupi, senz’altro si tratta di stress da superlavoro, prenda queste medicine e vedrà che tutto finirà presto».Ma tutto stava appena cominciando.Quando lo conobbi, erano ormai dodici anni che, ogni due settimane, nel suo giorno di riposo, radunava un centinaio di persone con le più diverse patologie in una casa di campagna e compiva veri e propri miracoli.Nel periodo in cui ebbi modo di assistere alle sue guarigioni, il “mendicante” - così si faceva chiamare l’“entità spirituale” che operava nel giudice – curava solo pazienti affetti da Aids e tumori.Diciamo subito che il “mendicante” non curava tutti: ad alcuni diceva semplicemente: «Tu devi morire»; ad altri più diplomaticamente: «Io non posso fare niente per te»; ad altri più modestamente:«Proviamo».Ma quelli ai quali diceva: «Io ti curerò», venivano curati.Diciamo anche che con la parola “curati” vogliamo proprio dire “curati” nel senso che il “giudice” faceva fare esami clinici e radiologici prima e dopo.Vogliamo però aggiungere che, per quanto ci riguarda, la questione della cura è secondaria, il fatto rilevante è stato poter constatare e letteralmente “toccare”, come San Tommaso, che decine e decine di tumori maligni si “scioglievano” in pochi minuti.Assistetti allo scioglimento di numerosi carcinomi al seno in un minuto e mezzo, sotto le mani del giudice “irradiato” dal mendicante.Vidi carcinomi alla lingua, tumori al bacino e alla vescica scomparire

60

Parte I - Capitolo II

in pochi minuti.Vidi passare un pezzetto di carta affusolato nell’orecchio di una ragazza sorda e questa tornare a sentire all’istante; vidi ex sieropositivi tornare al controllo dopo il trattamento con gli esami e i test completamente negativi.Raccolsi la testimonianza di un ragazzo che aveva passato dodici anni paralizzato dalla testa in giù e che dopo un trattamento con il “giudice-mendicante” si alzò e se ne andò con le sue gambe senza mai più avere problemi.

2.5.2 Il fazendeiro-curandeiro

A un centinaio di chilometri da Brasilia, in una cittadina, altrimenti scordata, tra praterie e cerrado, da molti anni ormai si è creato un luogo di culto e di miracoli intorno alla figura di un fazendeiro-curandeiro che, a suo dire, agisce “incorporando” l’energia spirituale di Sant’Ignazio di Loyola.L’atmosfera che vi si respira è quella di una “Lourdes dei poveri” con tanto di carrozzelle, autobus di pellegrini, hotel, gadget e santini.Fin dal mattino presto centinaia di malati si accalcano nel salone-tempio dove avverranno le chirurgie.Quando João di Abadjiana, così si chiama il guaritore, (che anni dopo assurgerà alla fama internazionale col nome di João de Deus) arriva, il silenzio si colma di speranza.Egli, lo sguardo allucinato, i gesti decisi, chiama il primo paziente, afferra gli attrezzi del mestiere, un coltello da cucina o, più raramente, un bisturi non sterile, e incomincia a tagliare il corpo del “fortunato” nei luoghi più svariati.Da parte mia, assistetti a operazioni, ovviamente da sveglio e senza anestesia, alla cornea, alla pancia, ai muscoli del braccio, alle gambe, alla schiena, al seno.In tutti i casi, il dolore era visibilmente assente e il sanguinamento estremamente ridotto.

61

Parte I - Capitolo II

In un’occasione, l’“entità”, mostrando peraltro un indubbio cattivo gusto, mi disse che usava i ferri solo perché la gente, quanto più il fenomeno è appariscente tanto più crede che funzioni, ma che se volevo poteva mostrarmi che poteva tagliare anche con la sola forza del pensiero.Prima ancora che potessi dare qualsiasi risposta egli semplicemente spostò la testa con un gesto brusco e comparve un profondo taglio sul fianco del paziente che, nel frattempo, era stato adeguatamente predisposto.Mi spiegò poi che, di fronte a quelle operazioni, non dovevo pensare ad un atto chirurgico nel senso strettamente medico, bensì a un intervento puramente energetico-spirituale. Il taglio aveva la sola funzione di lasciar uscire l’energia malata.In seguito, accompagnandomi per il resto dei locali del centro, mi condusse in una stanza dove giacevano depositate centinaia di stampelle e carrozzelle con i nomi delle persone che erano arrivate lì per essere curate e se ne erano andate con le proprie gambe.

2.5.3 La città dello spirito

Palmelo è una cittadina speciale.Una targa, nella piazza principale, la consacra città dello spirito, e non a torto.Disseminati per le sue stradine lastricate in pietra sorgono decine di centri spirituali principalmente nella tradizione espirita di Allan Kardec.Nell’ospedale psichiatrico, i pazienti sedati blandamente e solo nei casi più disturbati, vengono sottoposti a varie sessioni giornaliere di trattamento spirituale.In un salone, più di cento pazienti se ne stanno tranquillamente seduti tenendosi per mano, a occhi chiusi, mentre il terapeuta prega ed “educa le entità sofferenti” che “attuano” nel loro campo causando loro i disturbi mentali.

62

Parte I - Capitolo II

Nell’archivio dell’ospedale sono conservati centinaia di casi di guarigione accertata da gravi disturbi psichici, e pazienti arrivati da tutto il Brasile.Dalla parte opposta della cittadina, a giorni fissi durante la settimana, capita di imbattersi in una lunga fila di pazienti venuti da tutta l’America Latina, in attesa fuori di una costruzione bassa coperta da tegole coloniali dalla quale si diffondono soavi sinfonie di musica classica.A fianco dell’entrata un uomo con un banchetto vende libri sulla città e illustra la storia e i prodigi del guaritore.Quando chiesi di assistere alle cure, venni gentilmente accolto da un uomo in camice bianco che mi illustrò la sua modalità di lavoro, la quale, peraltro, ricalcava quella di Joao di Abadiana. Anch’egli mi confermò che i tagli chirurgici non avevano una rispondenza anatomica, ma venivano praticati in vicinanza della zona colpita allo scopo di fare fuoruscire l’“energia che ammala”.Assistendo alle guarigioni rimasi impressionato dalla velocità e nonchalance con la quale venivano praticati i tagli, con il solito bisturi non sterile, ma soprattutto notai un fenomeno che ritenni illuminante oltre che sconvolgente.Il guaritore, avvolto dall’entità spirituale, passava nelle diverse stanzette, ognuna con due o tre pazienti sdraiati su improvvisati lettini, tagliava, infilava la mano nelle viscere o negli organi scoperti, muoveva, spostava e poi se ne andava.Arrivavano allora dei giovani assistenti nella veste di infermieri che, in “stato assolutamente ordinario di coscienza”, ricucivano con ago e filo le ferite senza che il paziente accusasse il benché minimo fastidio.Non restava che prendere atto del fatto che il Transe del guaritore sembrava creare un campo nel quale diveniva possibile l’intervento senza anestesia nel paziente che non aveva subito nessun tipo di induzione ipnotica, ma che, soprattutto, questo campo sembrava

63

Parte I - Capitolo II

persistere per un certo tempo anche quando il guaritore se ne era andato.

2.5.4 Sulla mia pelle

Durante una mia permanenza in Brasile fui coinvolto in un grave incidente d’auto.All’ospedale, tra l’altro, mi diagnosticarono una frattura dell’acetabolo, la zona del bacino dove viene accolta la testa del femore. La diagnosi fu espressa dal radiologo sulla base del referto radiografico, confermata dall’ortopedico del pronto soccorso e ulteriormente verificata da visite successive.Quando Mae Divina, che nel frattempo era diventata mia amica, venne a trovarmi e mi vide a letto ingessato (per via delle altre fratture), decise di intervenire.Indossò l’abito bianco e le collane, accese incensi, cantò i suoi canti e dopo operò una “chirurgia psichica” sul mio bacino, pur non potendo sapere che era quello il posto dove avevo avuto problemi.Quando terminò, mi disse che sarei dovuto restare immobile per tre giorni e che poi sarei completamente guarito. Dopo qualche giorno, venni trasferito in Italia in carrozzella e subito mi recai all’Ospedale Gaetano Pini di Milano.Due assistenti, un radiologo e il primario della I divisione, osservando le lastre, confermarono la diagnosi formulata in Brasile e aggiunsero che ero stato fortunato perché non si era sfondata la capsula articolare.Mi dissero anche che, non potendosi ingessare il bacino, sarei dovuto rimanere immobile per due mesi per permettere la guarigione della frattura e per ridurre al minimo le conseguenze artrosiche di cui comunque avrei sofferto.Ad ogni modo, per prassi e per precauzione rifecero le lastre, dalle quali risultò che non esistevano né fratture né esiti.Uscii dall’ospedale sulle mie gambe e con una forza nuova.

64

Parte I - Capitolo II

2.5.5 L’incontro

Erano i primi anni Ottanta.Un mattino d’inverno, mentre il sole a Milano filtrava nella nebbia e i suoi raggi dispensavano un chiarore frizzante, reso allegro dal balzo di merli sulle umide foglie del Parco Sempione, dalle anitre venute per il pane a lambire la timida mano di bimbi rincorsi dal guardo dipinto, a passeggio, Marlene ed io si stava più che altro in silenzio.«Sai che mi hanno parlato di una Kirlian portatile?, le dissi a un tratto, e poi aggiunsi, quasi tra me e me: «Potremmo comprarla».«Cos’è Kirlian?», chiese Marlene, senza la più pallida idea di cosa stessi parlando.«Si tratta di uno strumento per fotografare l’aura».«Cos’è aura?»«L’aura è quel campo elettromagnetico, parte del campo energetico universale, che avvolge e compenetra, come un corpo luminoso, gli esseri viventi e gli oggetti.Sembra che ci siano persone in grado di vedere questo campo, che si presenta come un alone di diversi colori e diversi strati che circonda il corpo fisico e che si fa via via più sottile man mano che si procede verso l’esterno».«Beh! Ma io la vedo».«Cosa?!»«Certo! Ne ho prese anche tante dai miei perché dicevo di vedere i colori attorno alle persone, alle galline, alle nuvole».«In che senso ne hai prese tante?»«Nel senso che io dicevo che vedevo, loro dicevano che non era vero e mi picchiavano. Allora io smisi di guardare».«Ci stai a fare una prova?»«Se proprio vuoi...».Andammo in studio e mi misi “in posa”.«C’è un alone giallo chiaro che sfuma nel bianco che contorna bene tutto il corpo. A livello della testa, esternamente, c’è un colore

65

Parte I - Capitolo II

arancio che sfuma nel rosa chiaro».«Guarda se vedi qualcosa negli organi».«A livello dello stomaco ci sono delle palline grigiastre che si muovono velocemente e che si estendono alla prima parte dell’intestino.Dalle dita delle mani escono due fasci molto belli».«Vedi altro intorno al corpo?».«Sulla tua spalla destra c’è una sagoma luminosa come di un uccello.Ci sono poi due sagome luminose, una alla tua destra e una alla tua sinistra. Mi danno molta pace».«Prova a guardare se vedi qualcosa lungo la linea mediana del corpo a livello del pube, pancia, stomaco, petto, gola, fronte».«Vedo come un vortice a livello del basso ventre, come una ruota luminosa di colore arancio che gira. Ce n’è una anche nello stomaco, quella però è gialla, nel petto ce n’è una verde, nella gola azzurra...».

2.5.6 Le «vecchiette» delle favelas

Pur avvezzo alle sorprese, la mia mente ancora una volta si stupì.Cosa stava vedendo Marlene? Certo! Il campo elettromagnetico.Ma come poteva vedere gli organi e le loro funzionalità, e i chakras.Marlene non ne sospettava nemmeno l’esistenza e li ha visti, con tanto di vortici e tutto il resto, esattamente come li descrivono i libri di esoterismo.E che dire di quelle sagome luminose?Si trattava di proiezioni pure e semplici della fervida fantasia di Marlene oppure mostravano inequivocabilmente l’esistenza di un piano spirituale?E, ancora, come poteva una persona avere capacità simili e tenerlo nascosto?Cominciai a chiedere a Marlene di continuare la sua storia delle nuvole e delle galline. Ella allora raccontò:«Io smisi di parlare dei colori che vedevo e tutto andò bene fino a

66

Parte I - Capitolo II

quindici anni quando morì mio nonno. Dopo poco io cominciai a vedere la sua sagoma che mi appariva e mi sorrideva. Lo dissi ai miei che questa volta si preoccuparono sul serio e mi portarono dallo psichiatra, il quale mi prescrisse degli psicofarmaci e disse che sarei dovuta andare da lui due volte la settimana per molto tempo.Tornai a casa e quella sera stessa mi apparve mio nonno che mi disse di non prendere assolutamente quelle pillole perché io non avevo nulla che si dovesse curare e quelle medicine mi avrebbero fatto solo male.Incominciai allora a mettere tutte le medicine che ogni giorno avrei dovuto prendere in un barattolino e a non riferire più a nessuno ciò che vedevo.Dopo sei mesi lo psichiatra disse che avevo fatto notevoli progressi, Io allora gli portai il barattolino e glielo versai sulla scrivania dicendogli che non avevo più bisogno di lui.Presi quindi il coraggio di rivolgermi a certe “vecchiette” di mia conoscenza che abitavano nelle favelas dove andavo spesso come missionaria laica e presso le quali si recavano per essere curati, oltre agli abitanti del luogo, anche molti “signori” venuti dalla città.Raccontai a una di esse il mio problema e aggiunsi che volevo che loro mi aiutassero a non sentire e a non vedere più.Dona Anita mi disse che, sì, lei avrebbe potuto aiutarmi, ma a vedere di più e a sentire di più. Sarei però dovuta andare da lei per sette anni.Quelle parole mi suonarono incredibili, finì però che passai realmente sette anni a seguire i suoi insegnamenti. Insegnamenti antichi, che lei diceva essere venuti in Brasile dall’Africa con gli schiavi.Insegnamenti che mi introdussero a quella che scoprii poi essere la magia dell’Umbanda e del Condomblè, antiche tradizioni sciamaniche basate sul culto degli Orixàs, le forze della natura divinizzate. Forze della natura con le quali imparai a entrare in Transe e che imparai a riconoscere in ogni manifestazione della natura e nei colori che vedevo intorno alle persone».

67

Parte I - Capitolo II

2.5.7 Il cerchio si chiude

Fu così che il cerchio si chiuse.Gli anni precedenti mi avevano iniziato allo sciamanesimo e alle sue variopinte derivazioni sincretiche brasiliane, le esperienze non ordinarie avevano chiesto al mio cuore di sostituire la mente duale al timone della barca sulla quale stavo compiendo il mio “viaggio verso casa”, l’incontro con Marlene e il suo incredibile repertorio di umanità, sensitività e straordinario congiunse il nostro percorso sulla rotta della dimensione spirituale.Venne presto il tempo in cui non mi sarebbe stato più possibile continuare a comportarmi come se chakras, corpi sottili, entità spirituali o stati non ordinari della coscienza, unitamente alla vasta gamma di fenomeni transpersonali, null’altro fossero se non la proiezione di menti invasate di esoterismo.Decisi allora di guardare nel “telescopio” che l’esistenza sotto svariate forme continuava a ripropormi e che Marlene quotidianamente mi offriva.Decisi di correre il rischio dell’ostracismo da parte della scienza materialista ritenendola inadeguata a pronunciarsi su questioni che imponevano la considerazione di un mondo sottile altrettanto reale quanto quello materiale e di navigare, in compagnia di Marlene, nella “dimensione transpersonale” in perenne odore di misticismo.Stava definendosi la BTE.