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ORIZZONTI MEDIEVALI COLLANA DI FILOLOGIA E LINGUISTICA ROMANZA

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ORIZZONTI MEDIEVALI

COLLANA DI FILOLOGIA E LINGUISTICA ROMANZA

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Direttore

Andrea F

Comitato scientifico

Francesco B

Franco C

Carlo D

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Francisco R

Richard T

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ORIZZONTI MEDIEVALI

COLLANA DI FILOLOGIA E LINGUISTICA ROMANZA

Dalla critica testuale alle analisi metriche, dalla ricerca etimologicaal folklore, dall’antropologia letteraria allo studio della spiritualità:la grande tradizione, nata in epoca romantica, che nei momenti piùalti ha fatto della filologia romanza una disciplina–guida, potrà esserecontinuata e rappresentata in tutti i suoi aspetti, con lo sguardo rivoltoora verso il centro dei nostri studi ora verso la periferia e al di là deiconfini.

La collana adotta un sistema di valutazione basato sulla revisioneparitaria e anonima (peer review). I criteri di valutazione riguardano lacoerenza teorica, l’originalità e la significatività del tema proposto, lachiarezza argomentativa, la compiutezza dell’analisi e la congruenzacon l’ambito di ricerca proprio della collana.

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Non posso licenziare questa edizione senza un doveroso e sentito ringrazia-mento al suo vero promotore, l’amico Bruno Basile, che più di anni fa sollecitòla Commissione per i testi di lingua ad affidarmi l’edizione di Razı (Memorandumal Presidente della Commissione per i testi di lingua del giugno ). Scrivendo anome della Commissione, l’allora Presidente Emilio Pasquini mi affidò l’incaricomotivato da lusinghieri apprezzamenti: “A nostro avviso, il tuo esser perfettamentebilingue, unito alla competenza filologica, costituirebbe una base rara, e indispen-sabile, per un’impresa del genere. E alla Commissione spetta l’onore / onere di‘commissionare’ edizioni alle persone giuste” (lettera del luglio ). A lavoroultimato e consegnato alla Commissione, Bruno Basile, unico fra i componentila Commissione, ha voluto leggere il testo sulla copia cartacea, appuntando, dapar suo, utili consigli e preziosi suggerimenti. E fu ancora lui, a seguito della crisifinanziaria della Commissione, a chiedere ad Andrea Fassò di accogliere l’edizionenella sua collana “Orizzonti medievali”. All’amico Bruno va dunque la mia ricono-scenza e la mia profonda gratitudine.

Sono altrettanto debitore agli amici Gino Belloni, Luciano Formisano e AldoMenichetti, che hanno avuto in lettura il testo, di diversi consigli, di tante segnala-zioni e di non poche e appropriate correzioni. Né posso dimenticare il debito cheho con l’amico Giuliano Tanturli, e non solo per avermi ospitato ben due volte alsuo Seminario Fiorentino del Lunedì in Piazza Brunelleschi a parlare e discutere iproblemi dell’edizione di Almans

˙ore, ma anche per tutto il tempo che ha dedicato

a leggere e interpretare non pochi passi oscuri del testo e delle chiose. Last butnot least sono sinceramente grato all’amico Andrea Fassò, per avere accettato diincludere l’edizione di Almans

˙ore nella sua prestigiosa collana e, soprattutto, per

essermi stato sempre vicino lungo tutte le fasi della stampa (correzioni di bozzecomprese). A tutti un grazie di cuore.

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Abu Bakr Muh˙ammad

ibn Zakariya ar-Razı

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Al-Mans˙urı fı ’t

˙-t˙ibb

Liber medicinalis Almansoris

Edizione critica del volgarizzamentoLaurenziano (Plut. LXXIII. Ms. )

confrontato con la tradizione manoscrittaaraba e latina

a cura diMahmoud Salem Elsheikh

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Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: settembre

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A Bagdadche il mondo

ha illuminatodi Scienza, Conoscenza e Sapienza

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Indice

Premessa 13

Al-Manṣūrī fī ’ṭ-ṭibb 71

Chiose 743

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PREMESSA

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Abū Bakr ar-Rāzī

Del suo lungo e difficilissimo nome (per chi non è ancora abituato a masticare nomi orientali), Abū Bakr Mu|ammad ibn Zakariyā ar-Rāzī, è rimasta solo l’ultima parte, Razi, Rhazi, Rhazes (ma anche Razes, Rases, Razis, Rasis, ecc.), a ricordare il suo luogo di nascita: ‘natìo di Rey o Ray’ (l’antica Rhagae, Shahr-e-Rey), allora a 8 km a sud-est di Teheran, ma ormai assorbita nell’area metropolitana della Grande Teheran. Nell’antichità Rey, quale capitale della Contea omonima, era un importante centro che offriva numerose possibilità di incontri e di scambi culturali e commerciali1.

Abū Bakr passa i suoi primi trent’anni (e forse oltre) a Rey a occuparsi “soltanto” di logica, filosofia, metafisica, poesia e musica (sulla quale si dice abbia scritto un’opera enciclopedica, riuscendo ad essere un provetto suonatore di liuto)2, di fisica e di alchimia; si reca poi a Baġdād dove si mette a studiare medicina con cAlī ibn Sahl Rabbān a¥-¦abarī, molto dotto nella medicina greca, persiana e indù, e assai apprezzato soprattutto per la sua opera il Paradiso della saggezza3.

Rāzī, che visse fra l’865 e il 925, è una delle figure più eminenti e più note della medicina araba; sebbene persiano, scrisse in arabo, cioè nella

1 Testo aggiornato del capitolo dedicato a Rāzī nell’opera divulgativa sulla Storia della medicina araba, compilata più di tre lustri fa in collaborazione con il dottor Luciano Sterpellone (per la parte tecnico-medica), cfr. Sterpellone-elSheikh, pp. 63-77.

2 Secondo un racconto di Sulaymān ibn ðassān, in ibn Abī UṣaybacAh, p. 416.3 Oltre al Paradiso (Kit…b Firdaws al-ðikmah, Londra 1998), considerato uno

dei più antichi compendi di medicina in lingua araba, è autore anche di un Regimen Sanitatis (Kit…b ðif© a¡-¡i||a); Della flebotomia (Kit…b f† al-ðiº…mah); Utilità di bevande, vivande e medicinali (Kit…b Man…fic al-a¥cimah wa ’l-ašribah wa ’l-caq…q†r); Classificazione dei cibi (Kit…b f† tart†b al-aÐ÷iyah); oltre al famoso Sulla religione e sullo stato (Kit…b ad-D†n wa ’d-Dawlah), un’apologia dell’Isl…m, in contrasto con altre religioni; e altri scritti di vari argomenti, cfr. ibn Abī UṣaybacAh, p. 414.

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14 Premessa

lingua della scienza e della cultura in Oriente (ma anche in Sicilia e in Spagna), al pari della lingua latina in Occidente.

Raccontano gli storiografi arabi che fu proprio la suggestione dei racconti di a¥-¦abarī, in cui spesso narrava strabilianti esperienze personali, ad appassionare il non più giovane Rāzī alla professione medica. Ben presto divenne così famoso da essere chiamato a dirigere il Bimāristān di Rey prima, e di Baġdād dopo, dove acquistò ben presto fama di grande medico e di insigne maestro. Si narra che, quando fu chiamato dal califfo al-Muctaÿiÿ bi-’llāh al-cAbbāsī (892-901) per costruire il grande Bimāristān di Baġdād, per scegliere la sede più salubre dove costruire questo ospedale, Rāzī fece appendere vari pezzi di carne in punti diversi della città, e scelse il luogo dove, dopo diversi giorni di esposizione, la carne si era meno putrefatta4. Rāzī raggiunse ben presto grande fama, non solo in Oriente, ma, con la traduzione delle sue opere in latino, in tutta Europa, dove esse furono adottate tra i libri di testo nelle Università fino al XVII secolo.

Con Rāzī la medicina araba passa da quella ereditata dal mondo occidentale attraverso le traduzioni in arabo dei grandi classici, greci e latini, a quella della medicina autoctona e finalmente originale, con un sistema di contenuti e di ragionamenti tutto proprio5. Rāzī si distingue anche per avere assorbito, e reso comprensibile, il galenismo senza peraltro snaturarlo; non a caso i suoi allievi lo soprannominarono “il secondo Galeno”. Autorevole a questo proposito è il parere di un grande medico come Arnaldo da Villanova, il quale, nel prologo di un suo libro scritto nei primi anni del suo insegnamento all’Università di Montpellier, così si esprime nei confronti di Rāzī:

Questo mio libro sulle scienze mediche è fondato sull’insegnamento di vari Autori a partire da Galeno e dai medici arabi, tra i quali Rāzī, uomo acuto nella riflessione, attivo nell’opera, deciso nel giudizio, affidabile per l’esperienza […] le oscurità che spesso ci lasciano perplessi nei libri di Galeno, egli le chiarisce in modo brillante6.

4 ibn Abī UṣaybacAh, pp. 415 e 425.5 Più incisivo ancora è il giudizio di leclerc, che inizia il capitolo dedicato a Rāzī

nella sua Histoire così: “Si nous avons dit d’El Kendy qu’il fut le premier philosophe qui ait paru chez les Arabes, nous pouvons dire de Razès qu’il fut leur premier grand médecin”, I, p. 337.

6 Breviarium practicae, e cfr. Sterpellone-elSheikh, p. 64.

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Premessa 15

E se il medico arabo andaluso az-Zahrāwī, il famoso Albucasis7, lo considera “una fonte di cui non si può fare a meno”, Ibn al-cIbrī8 lo definisce “pietra miliare dell’arte medica, oltre ad avere reso l’alchimia, nei 12 trattati che scrisse, più vicina al possibile che all’immaginario”.

Oltre alle opere mediche, Rāzī ha lasciato scritti di teologia, filosofia9, geografia, astronomia, matematica, ingegneria, psicologia, farmacologia, grammatica, musica, di scacchi e di scienze naturali, incluse trattazioni sulla materia, sullo spazio, sul moto, sulla nutrizione, sullo sviluppo, sulla putrefazione, sulla meteorologia, sull’ottica e sull’alchimia. Il suo grande Libro dell’Arte (di alchimia) è stato scoperto recentemente nella biblioteca di un principe indiano. In quest’opera, egli classifica le sostanze chimiche in vegetali, animali e minerali, stessa classificazione della scienza moderna. Sull’alchimia Rāzī, stando a quanto racconta al-Birūnī, avrebbe scritto 21 opere, che tuttavia non gli sono sopravvissute, tranne il Libro dei segreti e quello del Segreto dei segreti. Era così prolifico Rāzī, da essere descritto da Ibn al-cIbrī10 (ma anche da Ibn Abī U¡aybacah11), sulla fede del racconto di Mu|ammad ibn al-ðasan al-Warrāq, come “uomo canuto, dalla testa grande, che non si staccava mai dalle carte: o registrava i suoi appunti, o copiava in bella quanto aveva già scritto”.

Sul numero complessivo delle opere scritte da Rāzī i pareri sono piuttosto discordi. Le più autorevoli fonti della medicina araba danno cifre diverse, il Fihrist (“L’Indice”, del 1227) di Ibn ’n-Nadīm, ad esempio, gli attribuisce più di 200 opere principali e 28 minori, oltre a due poemi. Ibn Abī Usaybacah, in cUy™n ’l-Anb…’12 ne elenca ben 226 fra opere maggiori, minori (epistole, trattatelli, ecc.) e poesie13; mentre

7 Cfr. nostra introduzione alla Chirurgia di Albucasis.8 Tārī² mu²ta¡ar ad-Duwal, pp. 274-75.9 Cfr. E.P. krAUS, Abu Bakr al-Razi’s Philosophic Life, Cairo 1935; e dello stesso

Abu Bakr Mohammadi Filii Zachariae Raghensis Opera Philosophica, fragmenta quae supersunt, colligit et edidit Paulus Kraus. Pars Prior. Cahirae MCMXXXIX. Dopo il suicidio di Kraus, avvenuto al Cairo nel 1944, la seconda parte è rimasta inedita ed è attualmente custodita presso l’Istituto francese di Archeologia Orientale al Cairo.

10 Op. cit., pp. 274-75.11 ibn Abī UṣaybacAh, p. 416.12 Alle pp. 421-427.13 Leclerc lamenta, a ragione, il disordine delle liste dell’opera di Rāzī approntate dai

biografi arabi e la loro mancata organizzazione per materia: “Ce qui rend fastidieuse la lecture des listes des écrits de Razès, que nous ont données le Kitab el hokama et

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16 Premessa

al-Bir™n† nel suo Indice delle opere di ar-Rāzī, il ben noto Fihrist14, afferma che i libri scritti da Rāzī sono ben 184, così suddivisi: 56 di medicina, 32 di scienze naturali, 21 di alchimia, 11 di matematica e astronomia, 16 di teologia, 16 di filosofia, 7 di logica, 6 di metafisica, 7 di esegesi e grammatica, 12 di altre discipline. Il Fihrist del Bir™n† è considerato, a ragione, un documento storico di estrema importanza per la conoscenza dell’esatta dimensione dell’opera di Rāzī, non solo perché costituisce l’elenco più prossimo all’epoca in cui visse il grande medico di Rey (al-Bir™n† nasce nel 973, cioè meno di mezzo secolo dopo la morte di Rāzī), ma, soprattutto, per la cura della classificazione delle varie discipline di cui si occupò Rāzī e la precisione del loro numero.

Il suo libro più noto15 è certamente Al-Man¡ūrī fī ’ṭ-ṭibb o Aṭ-ṭibb ’l-Man¡ūrī più conosciuto col suo titolo latino Liber medicinalis Almansoris o Tractatus ad Regem Almansorem16. Al quale, informa sempre il biografo Ibn Abī U¡aybacah17, fu aggiunto un sermone complementare, di cui si sono perse le tracce. Il nono libro di quest’opera – composta da dieci, come diremo più avanti –, chiamato dai traduttori Nonus Almansoris, riguardante le malattie dalla testa ai piedi, costituì

Ouioûn al anba, c’est que les ouvrages y sont exposés pêle-mêle et sans ordre de matière”, Histoire, I, p. 350, e prova a ordinarle per materia alle pp. 350-53.

14 Il Fihrist kutub Mu|ammad ibn Zakariyā ar-Rāzī di Ab™ ’r-Rai|…n Mu|ammad ibn A|mad al-Bir™n† è stato studiato e pubblicato da E. P. krAUS al Cairo, Ma¥bacat al-Qalam, 1936 [sul manoscritto di Leiden].

15 Leclerc lascia il giudizio sull’opera di Rāzī ad cAl† di Ibn cAbb…s: “Ali ben Abbas, dans sa préface du Maleki, exposant que les motifs qui l’ont conduit à écrire son livre sont l’absence d’un livre complet, embrassant la médecine en des proportions suffisamment étendues, arrive a ces deux écrits de Razès”, Histoire, I, p. 346.

16 Edito per la prima volta a Milano nel 1481, insieme alle opere di Galeno, Ippocrate e Mesue (il vecchio): Liber ad Almansorem sive Tractatus medicinae I-X, Add: Liber divisionum; De aegritudinibus juncturarum; De aegritudinibus puerorum; De secretis sive aphorismi; De sectionibus et ventosis; Synonyma Galenus; De medicinis experimentatis. Mesue, Aphorismi. Hippocratis: Secreta; Capsula eburnea; De humana natura; De aere et aqua et regionibus; De pharmaciis. Tabula de herbis medicis; Mediolanum, per Leonardus Pachel et Uldericus Scinzenzeler, 14 Feb. 1481. Da non confondere, come fa il Dizionario biografico Treccani e altri, con quella segnata col n. 8345 del Catalogo generale degli incunaboli delle Biblioteche d’Italia, sempre degli stessi stampatori, ma del XVI Kal. mart. 1481, che in realtà contiene solo il Liber nonus ad Almansorem, insieme a Johannes Mesue, Galenus e Hippocrates, con Masellus Venia, Carmen ad lectorem.

17 Op. cit., p. 423.

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Premessa 17

un famoso testo medievale di medicina, e faceva parte del curriculum per lo studio a Tübingen fino alla fine del XV secolo18.

Grande notorietà ha raggiunto, forse ancor più del precedente, il Kit…b al-Ğadarī wa ’l-ða¡bah o Liber de pestilentia (‘Trattato sul vaiolo e sul morbillo’), che sarà tradotto e stampato a Venezia nel 156519, nel quale Rāzī mette a frutto l’esperienza personale, dimostrando ancora una volta di essere un medico che sa molto bene esaminare il malato e trarre acute conclusioni da questa osservazione. Ed è il primo vero studio organico e accurato delle malattie infettive20, nel quale la parte del leone la fa il vaiolo, che saggiamente Rāzī distingue dalla varicella con un’accurata diagnosi differenziale: “perché”, scrive “non era ancora comparsa, né tra gli antichi né tra i moderni, un’accurata e soddisfacente descrizione di essa. E perciò io feci questo discorso, sperando di ricevere la ricompensa dall’onnipotente e glorioso Iddio e attendendo il suo benevolo favore”21.

Rāzī divenne ancor più celebre per un’altra opera, che ha per titolo al-Ḥāwī fī ’ṭ-ṭibb, divenuto per i traduttori latini Compendium o Liber Continens, stampato per la prima volta a Brescia nel 1486. Proprio attraverso le sue numerose traduzioni se ne conosce l’esistenza e il contenuto, essendo gli originali, a quanto raccontano gli storiografi arabi, andati dispersi. Dopo la morte del grande medico, un uomo politico illuminato, Abū ’l-Faÿl Mu|ammad al-³atīb ibn ’l-cAmīd (morto nel 971)22, nominato nel 930 visir dal sultano Rukn ad-Dawlah, acquistò a prezzo di favore dalla sorella di Rāzī, ³adīğah, gli appunti del Continens, affidando poi agli allievi del maestro il compito di riordinarli e renderli leggibili nella forma a noi nota23.

Si tratta di un compendio enciclopedico di medicina, nel quale

18 Ebbe presto l’onore della stampa fin dal 1481, cfr. Catalogo generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia, al n. 8345 sgg e British Library, Incunabula short title catalogue; e cfr. anche McVaugh, Annotazioni: “... the ninth of its ten books (on general therapeutics) was particularly popular and was often copied and commented separately”, p. 38, nota 31.

19 Poi a Londra nel 1766 e Beirut nel 1872.20 E non è diverso il parere di Leclerc: “Un des ouvrages de Razès, qui restera dans

les annales de la médecine comme le premier ouvrage sur la matière, est son traité de la variole et de la rougeole”, Histoire, I, p. 347.

21 Nostra è la traduzione, direttamente dall’arabo.22 ibn Abī UṣaybacAh, p. 420, l’identità di ibn ’l-cAm†d è esplicitata in nota. 23 Di prossima pubblicazione una edizione critica del testo arabo a cura del prof.

³…lid A|mad ðarb† dell’Università di Alessandria (Egitto).

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18 Premessa

l’Autore dà una ulteriore prova della propria originalità rispetto ai predecessori, anche se nella parte relativa all’anatomia si rifà quasi totalmente agli Autori greci, ma anche indiani, non disponendo spesso di conoscenze ed esperienze dirette.

La traduzione in latino del Continens avviene per la prima volta in Sicilia verso la fine del XIII secolo. Com’è noto, l’Isola era stata conquistata dai Normanni tra il 1061 e il 1092 dopo avere conosciuto quattro secoli di dominazione bizantina e due di occupazione arabo-musulmana. Nel 1184 era entrata sotto il dominio dell’imperatore Federico II, divenendo punto di aggregazione e di incontro della cultura latina, araba e greca. Fu poi conquistata nel 1266 da Carlo d’Angiò.

Racconta lo stesso traduttore che la fama di al-Ḥāwī era giunta fino a Carlo d’Angiò, che n’era rimasto affascinato; e pensando che l’opera sarebbe tornata utile non solo ai suoi soldati ma a tutti i “Cristiani”, inviò una solenne ambasciata all’Emiro di Tunisi con alla testa un saggio che conosceva perfettamente l’arabo e il latino, per chiedere il testo originale. Ottenutolo, affidò la traduzione al medico ebreo Farağ ben Sālem, originario di Agrigento, noto anche come Farragūt di Agrigento24, che la portò a termine nel 1279, coadiuvato da otto scribi e due miniaturisti. Tre anni dopo, l’opera tradotta fu solennemente presentata al re in cinque eleganti volumi in folio. E Carlo d’Angiò li mostrò orgoglioso ai suoi medici personali e altri dotti di Napoli e Salerno. Il Liber Continens ebbe presto l’onore della stampa, e fra il 1486 e il 1542 fu ristampato ben cinque volte.

Nella monografia Della pietra nella vescica e nel rene25 risulta ancora più evidente l’occhio sicuro del clinico sperimentato. Il suo trattato Dissertazione sulla causa della coriza di Ab™ Zayd al-Bal²† in primavera quando le rose mandano profumo, è la prima descrizione conosciuta del raffreddore da fieno, contro il quale egli prescrive la scilla, le inalazioni di arsenico e i bagni tiepidi. Il suo trattato sulla Malattia dei bambini ha indotto a considerarlo come il padre della pediatria26.

24 A Farağ ben Sālem si deve anche la traduzione di una Chirurgia di un certo Johannis Mesuè (con ogni probabilità non Ibn Masawihi) e la traduzione di un’opera d’igiene, Taqwīm ’l-Abdān f† tadbīr al-Insān, dedicata da un medico di Baġdād della fine del XI secolo, Yahyā ibn cIsā ibn Ġazlah, al califfo al-Muqtadī (1075-1094), e si dice anche il De medicinis expertis attribuito a Galeno.

25 Edito a Lione nel 1896 da D. De koning.26 Cfr. S.X. rADbill, The First Treatise on Pediatrics, in “American J. Dis. Child”,

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Premessa 19

Oltre a trattati, come quello dei Correttivi degli alimenti27; il Sufficiente in medicina; la Medicina regale; la Medicina dei poveri; la Divisione delle malattie del corpo28; la Medicina degli occhi29, oppure l’Antidotario, nel quale descrive molti medicamenti composti e altrettanto numerosi contravveleni, nonché il modo di preparali, ecc., Rāzī scrisse anche molte brevi opere su numerosi argomenti, come Dissertazione sull’etica del medico30; Lotta del medico onesto contro gli impostori31; Del fatto che anche i medici abili non possono guarire tutte le malattie; Perché i pazienti spaventati facilmente licenziano anche i medici abili; e Perché i medici ignoranti, i profani e le donne hanno più successo dei medici istruiti nella cura di alcune malattie. Discutendo di queste questioni, Rāzī scrive:

[...] tra questi fattori per i quali le persone si allontanano dal medico intelligente e pongono la loro fiducia negli impostori vi è l’illusione che i medici sanno tutto e non hanno bisogno di porre domande. Se esamina l’orina e sente il polso, si suppone che egli sappia che cosa il paziente abbia mangiato e che cosa abbia fatto [...] Io stesso, quando incominciai a esercitare la medicina, risolsi di non fare domande quando mi veniva data l’orina ed ero molto stimato. Ma dopo, quando si vide che io facevo delle minute interrogazioni, la mia reputazione diminuì32.

122 (5), Nov. 1971, pp. 369-71.27 Già più di un secolo fa Leclerc auspicava una sua traduzione con un adeguato

commento: «Un des bons ouvrages de Razès, qui se trouve dans plusieurs bibliothèques européennes, est son traité des Correctifs des aliments. Il est question dans ce livre non-seulement des aliments à l’état naturel, mais aussi de toutes les préparations culinaires et des boissons. En raison de cette variété d’aliments et de boissons, il serait à désirer que cet ouvrage fût traduit et accompagné d’un commentaire, car les aliments et les boissons ne sont que rarement décrits, mais appréciés au point de vue de leur action sur l’économie, de leurs inconvénients et des moyens de les neutraliser», Histoire, I, p. 348. A distanza di un secolo ha pensato Rabia Dahamni nel 1978 a soddisfare quel lontano desiderio di Leclerc. Il testo era stato più volte pubblicato in copia anastatica sull’edizione del Cairo (al-Ma¥bacah al-³ayriyah) 1305 H - 1888, con stampato sul margine il trattato di Avicenna, Kit…b dafc’l-maÿ…r ’l-kulliyah can ’l-abd…n ’l-ins…niyah (‘Come evitare i danni al corpo umano’).

28 Pubblicato ad Aleppo nel 1992.29 Già edito a Berlino nel 1900 da W. brUnner.30 Pubblicata al Cairo (Maktabat D…r at-Tur…Å) nel 1977 a cura di cAbD ’l-lAṭīf

MUḥAMMAD ’l-cAbD.31 Tradotto in ebraico e in tedesco, ḥamīdān, p. 371.32 Nostra è la traduzione, direttamente dall’arabo.