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Associazione di Categoria Imprese Pavimenti e Rivestimenti industriali ENTE NAZIONALE Terza edizione Maggio 2003 CODICE DI BUONA PRATICA PER I PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO AD USO INDUSTRIALE

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Associazione di Categoria ImpresePavimenti e Rivestimenti industriali

ENTE NAZIONALE

Terza edizioneMaggio 2003

CODICE DI BUONA PRATICA

PER I PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO AD USO INDUSTRIALE

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Associazione di Categoria ImpresePavimenti e Rivestimenti industriali

ENTE NAZIONALE

Codice di Buona PraticaPer i Pavimenti in Calcestruzzo ad uso Industriale

Terza edizioneFinito di stampare nel mese di Maggio 2003 in 4.000 copie

con la partecipazione finanziaria dei soci CONPAVIPER

Promozione – Realizzazione – Edizione:a cura di CONPAVIPER Copyright ©

Associazione Nazionale Imprese di Pavimenti e Rivestimenti Industriali.

Coordinamento editoriale:Geom. Giorgio Carissimi (CONPAVIPER)

Geom. Giancarlo Crestanini (CONPAVIPER)

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Codice di Buona Pratica ■ Presentazione

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Presentazione

Questa 3a edizione del Codice di Buona Pratica, pur conservando il rigore scien-tifico, progettuale e tecnologico nella trattazione degli argomenti, si riproponequale strumento d’estrema praticità e di facile consultazione per tutti i soggettiche sono direttamente coinvolti nella realizzazione delle pavimentazioni indu-striali, dal progettista al direttore dei lavori, dall’impresa esecutrice al produttoredi calcestruzzo.L’interesse suscitato da tale documento dalla sua prima edizione del 1996, hastimolato l’Associazione di categoria CONPAVIPER a costituire un gruppo dilavoro per la revisione e aggiornamento del Codice, secondo i risultati dei piùrecenti studi specifici. Un pavimento industriale di ottima qualità, durevole e tecnicamente adeguato allenecessità dell’utilizzatore finale deve essere realizzato rispettando alcune rego-le basilari: il testo fornisce dunque precise indicazioni per la progettazione dellostrato di supporto e della struttura, per la scelta dei materiali e dei prodotti, perle modalità della loro messa in opera e trattamento di finitura.La presente edizione del Codice è stata elaborata in coerenza con la bozza dinorma “Pavimenti di calcestruzzo ad uso industriale” di prossima emanazione,già approvata dal Gruppo di Lavoro dell’UNI.

Ringraziamo per avere contribuito alla realizzazione di questa terza edizione, secondo la propria

area di competenza:

• ASSIAD - Associazione Italiana Produttori Additivi e Prodotti per Calcestruzzo

• ATE - Associazione Tecnologi per l’Edilizia

• ATECAP - Associazione Tecnico Economica Calcestruzzo Preconfezionato

• CTE - Collegio Tecnici Industrializzazione Edilizia

Responsabile tecnico-scentifico del progetto integrale di revisione:

• Ing. Luigi Coppola – Facoltà di Ingegneria Università di Bergamo

Consulenza specifica settoriale:

• Ing. Franceso Biasioli – Politecnico di Torino

• Ing. Claudio Comastri – Università di Ferrara

• Ing. Filiberto Finzi – Libero professionista

• Ing. Giovanni A. Plizzari – Università di Brescia

• Ing. Sergio Tattoni – Politecnico di Milano

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Codice di Buona Pratica ■ Sommario

1. GENERALITÀ 061.1 SCOPO 061.2 CAMPO DI APPLICAZIONE 061.3 RIFERIMENTI NORMATIVI 061.4 AGGIORNAMENTI 06

2. DEFINIZIONI 07

3. COMPOSIZIONE DEL SISTEMAE TIPOLOGIE COSTRUTTIVE 12

3.1 SCHEMA TIPO DI PAVIMENTO POGGIANTE SU TERRENO 12

3.2 TIPOLOGIE COSTRUTTIVE 12

4. TIPI E CLASSI DEI PAVIMENTIINDUSTRIALI 14

4.1 TIPI DI PAVIMENTO 14

5. MASSICCIATA - PRESCRIZIONI 165.1 CARATTERISTICHE FUNZIONALI E PRESTAZIONALI 16

5.2 DETTAGLI PROGETTUALI E PARTICOLARI ESECUTIVI 175.2.1 Pozzetti 175.2.2 Scavi e reinterri 175.2.3 Impianti 175.2.4 Pendenze 175.2.5 Planarità della massicciata 175.2.6 Valori di portanza 17

5.3 VERIFICHE DELLA MASSICCIATA 185.3.1 Verifiche durante la realizzazione 185.3.2 Verifiche prima dei getti 185.3.3 Verifiche durante la fase di getto 18

5.4 RESPONSABILITÀ 19

5.5 STRATI DI SEPARAZIONE 195.5.1 Strato di scorrimento 195.5.2 Barriera al vapore 195.5.3 Avvertenze 19

6. PAVIMENTI SU ALTRI SUPPORTI E PAVIMENTI ESTERNI 20

6.1 PAVIMENTI SU SOLETTA 206.1.1 Calcestruzzo 206.1.2 Dimensionamento 206.1.3 Armatura 206.1.4 Strato di usura 206.1.5 Giunti 206.1.6 Stagionatura 216.1.7 Planarità 21

6.2 PAVIMENTAZIONE SU PAVIMENTO ESISTENTE 21(nuovo su vecchio)

6.2.1 Calcestruzzo 216.2.2 Dimensionamento 216.2.3 Armatura 216.2.4 Strato d’usura 216.2.5 Giunti 216.2.6 Stagionatura 226.2.7 Planarità 22

6.3 PAVIMENTO SU COIBENTAZIONE 226.3.1 Calcestruzzo 226.3.2 Dimensionamento 226.3.3 Armatura 226.3.4 Strato d’usura 226.3.5 Giunti 226.3.6 Stagionatura 226.3.7 Planarità 22

6.4 PRESCRIZIONI PER PAVIMENTI ESTERNI (piazzali) 226.4.1 Calcestruzzo 236.4.1.1 La gelività degli aggregati 236.4.1.2 La reazione alcali aggregati 236.4.2 Dimensionamento 236.4.3 Armatura 236.4.4 Strato d’usura 236.4.5 Giunti 236.4.6 Stagionatura 236.4.7 Planarità 236.4.8 Pendenze 23

7. CALCESTRUZZO - REQUISITI 247.1 MATERIALI 247.1.1 Cemento 247.1.2 Aggregati 247.1.2.1 Impurità degli aggregati 247.1.2.2 Prevenzione della gelività degli aggregati 247.1.2.3 Prevenzione in caso di aggregati gelivi 257.1.3 Acqua d’impasto 257.1.4 Additivi 257.1.5 Aggiunte 257.1.6 Altri componenti 25

7.2 PRODUZIONE DEL CALCESTRUZZO 257.2.1 Il dosaggio dei componenti 257.2.2 Miscelazione del calcestruzzo 26

7.3 PRESCRIZIONI PER IL CALCESTRUZZO 267.3.1 Classe di resistenza 267.3.1.1 Resistenza secondo la classe di esposizione 297.3.1.2 Resistenza minima strutturale 297.3.2 Dimensione massima aggregato 307.3.2.1 Curva granulometrica 307.3.3 Classe di consistenza 307.3.4 Tipo di cemento 307.3.4.1 Classe di resistenza del cemento 317.3.5 Rapporto Acqua/Cemento 31

7.4 CONDIZIONI CLIMATICHE E TEMPERATURA DEL CALCESTRUZZO AL MOMENTO DEL GETTO 31

7.4.1 Condizioni di fornitura a piè d’opera 317.4.2 Consistenza alla consegna 327.4.3 Messa in esercizio 32

7.5 PRESTAZIONI PARTICOLARI 327.5.1 Resistenza all’abrasione 327.5.2 Resistenza a trazione per flessione 327.5.3 Resistenza agli urti 327.5.4 Impermeabilità 32

7.6 PROCEDURE PER IL CONTROLLO DELLA QUALITÀ 337.6.1 Verifiche prima dell’inizio dei lavori 337.6.2 Verifiche in fase di realizzazione 33

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7.6.2.1 Controllo di accettazione 337.6.2.2 Verifica della consistenza 33

8. DIMENSIONAMENTO PROCEDURE 348.1 METODO DI CALCOLO 348.1.1 Carichi dinamici 348.1.2 Carichi concentrati 358.1.3 Carichi uniformemente distribuiti 368.2 COMBINAZIONI DI TENSIONI

(STATI COATTIVI) 36

8.3 STATO LIMITE DI FESSURAZIONE 368.3.1 Stato limite di apertura delle fessure 36

9. PAVIMENTAZIONI ARMATE 379.1 PROGETTAZIONE 37

9.2 MATERIALI 379.2.1 La rete elettrosaldata 379.2.2 Fibre metalliche o comunque strutturali 389.2.2.1 Quantità e tipologia 39

9.3 ARMATURA SUPPLETIVA 399.3.1 Fibre sintetiche 399.3.2 Barrotti ripartitori 399.3.3 Barre di rinforzo 39

10 STRATO D’USURA 4010.1 IL METODO A SPOLVERO 40

10.2 IL METODO A PASTINA 40

10.3 MATERIALI PER LO STRATO D’USURA 40

10.4 SCELTA DELLO STRATO D’USURA 40

11. GIUNTI 4111.1 GIUNTI DI COSTRUZIONE 4211.1.1 Dimensionamento 4211.1.2 Profondità dei tagli 4211.1.3 Ampiezza dei tagli 42

11.2 GIUNTI DI CONTRAZIONE O CONTROLLO 4211.2.1 Dimensionamento 4211.2.2 I tempi di realizzazione dei tagli 4211.2.3 Profondità dei tagli 4311.2.4 Distanza del taglio dagli spiccati in elevazione 43

11.3 GIUNTI DI DILATAZIONE 4311.3.1 Ampiezza dei giunti 4311.3.2 Profondità di taglio 44

11.4 GIUNTI AD ISOLAMENTO DELLE STRUTTURE 4411.4.1 Giunti a perimetro 44

11.5 RIEMPIMENTI E SIGILLATURE 4411.5.1 Riempimenti 4411.5.2 Sigillature 44

12. PRESCRIZIONI PER LA STAGIONATURA PROTETTA 46

12.1 DURATA DELLA PROTEZIONE 46

12.2 PROTEZIONE CONTRO IL GELO 4712.2.1 Precauzioni 47

13. CONTROLLO DELLA PLANARITA’ 48

13.1 METODO DI MISURA 4813.1.1 Verifica planarità con regolo 48

13.2 CRITERI DI ACCETTAZIONE 48

14. CONTROLLO DELLA ORIZZONTALITA’ 49

14.1 ORIZZONTALITÀ IN PRESENZA DIPUNTI DI RACCORDO 49

14.2 ORIZZONTALITÀ IN ASSENZA DI PUNTI DI RACCORDO 49

14.3 VERIFICA DELL’ ORIZZONTALITÀ 49

14.4 CRITERI DI ACCETTAZIONE 49

15. PENDENZE 50

16. PAVIMENTO FINITO 51

16.1 ASPETTO E CRITERI DI ACCETTAZIONE 5116.1.1 Imbarcamento delle lastre 5116.1.2 Fessure dagli spiccati in elevazione 5116.1.3 Sbrecciatura dei bordi dei giunti 5116.1.4 Microcavillature a ragnatela 5116.1.5 Efflorescenze 5116.1.6 Finitura 5116.1.7 Differenze cromatiche 5116.1.8 Planarità 5116.1.9 Orizzontalità 51

16.2 CONTROLLI 5216.2.1 Prove distruttive 5216.2.2 Verifica della resistenza caratteristica

del calcestruzzo mediante carotaggio 5216.2.3 Verifica della resistenza all’usura 5216.2.4 Prova per attrito radente 5216.2.5 Prova al getto di sabbia 5316.2.6 Spessore dello strato d’usura 5316.2.7 Spessore del pavimento 5316.2.8 Contenuto di cemento 5316.2.9 Prove non distruttive 5316.2.10 Prove con gli ultrasuoni 5316.2.11 Prove per l’identificazione delle armature 5316.2.12 Monitoraggio delle fessure 5316.2.13 Riscontro dei movimenti verticali 5416.2.14 Riscontro dei vuoti tra massicciata e pavimento 5416.2.15 Prove sclerometriche 54

AVVERTENZE 54

NORME DI RIFERIMENTO PER 55PAVIMENTI DI CALCESTRUZZO

SISTEMAINTERNAZIONALE DI UNITÀ (SI) 61

Codice di Buona Pratica ■ Sommario

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Codice di Buona Pratica ■ Generalità

1. Generalità

1.1 ScopoIl presente Codice descrive un insieme di specifiche tecniche e procedure per la correttarealizzazione di pavimenti di calcestruzzo ad uso industriale, denominati usualmentepavimenti industriali. In particolare, il Codice definisce le proprietà reologiche e mecca-niche del conglomerato cementizio necessarie perché il pavimento possa mantenereinalterata la funzionalità per l’intera vita utile di progetto. Suddette proprietà vengonostabilite tenendo conto delle esigenze esecutive al momento della realizzazione dell’opera,dei carichi statici e dinamici durante l’esercizio, nonché delle possibili condizioni diaggressione promosse dall’ambiente in cui la pavimentazione è situata. Vengono, inoltre,stabilite le specifiche tecniche per i materiali destinati alla realizzazione dell’eventualestrato superficiale resistente all’abrasione e quelli da impiegare nell’esecuzione dei giuntidi contrazione, di isolamento e di costruzione.

1.2 Campo di applicazioneLe specifiche tecniche, le raccomandazioni ed i suggerimenti contenuti nel presenteCodice di Buona Pratica si applicano alle pavimentazioni di calcestruzzo di marciapiedi,cantinati, autorimesse, piazzali, opifici artigianali, magazzini, stabilimenti industriali, ban-chine portuali poggianti direttamente sul terreno di sottofondo, poggianti su vecchiepavimentazioni in conglomerato cementizio oppure eseguite su solai realizzati in operaoppure costituiti da elementi prefabbricati. I pavimenti industriali eseguiti secondo i criteri del presente Codice vengono definitipavimenti a prestazione.Tuttavia, poiché sovente nella pratica si devono realizzare pavimenti industriali senzaancora averne individuata la destinazione d’uso e quindi descritti sommariamente, si èritenuto necessario attuare una distinzione definendo questi ultimi pavimenti a compo-sizione richiesta.Fanno altresì eccezione le pavimentazioni industriali poggianti su elementi prefabbricativincolate a strutture in calcestruzzo armato precompresso, le quali vanno dimensionatecon i criteri validi per le strutture miste precompresse. Le pavimentazioni in calcestruzzoprese in esame nel presente Codice, non essendo riconducibili ad opere in calcestruzzoarmato, non rientrano nell’ambito della legge 1086. Le prescrizioni contenute nel presenteCodice, quindi, non sono estendibili a pavimentazioni di calcestruzzo provviste di arma-tura strutturale quali pavimentazioni stradali ed aeroportuali.

1.3 Riferimenti normativiIl presente Codice di Buona Pratica è stato redatto in accordo con le disposizioni, lenorme di riferimento, e le disposizioni cogenti in vigore che vengono citati nei puntiappropriati del testo.

1.4 AggiornamentiIl presente Codice viene revisionato, quando necessario, con la pubblicazione di nuoveedizioni. La presente è la terza edizione, finita di stampare nel mese di Maggio 2003.

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Codice di Buona Pratica ■ Definizioni

2. Definizioni

Con il termine “ambiente” si indicano le condizioni ambientali cui la pavimentazione dicalcestruzzo è esposta e di cui si deve tener conto sia nella progettazione del conglome-rato cementizio che nel dimensionamento della piastra e dei giunti. In particolare,l’ambiente in cui la struttura è situata definisce le condizioni di aggressione fisica (adesempio gelo-disgelo) e chimica (ad esempio presenza di sali disgelanti, sostanze acide,ecc) cui si prevede sarà assoggettata la struttura in opera che, pertanto, dovrà essererealizzata impiegando un calcestruzzo resistente ai suddetti attacchi. L’ambiente, inoltre,definisce le condizioni climatiche di temperatura ed umidità relativa che influenzano ildimensionamento della piastra e dei giunti di controllo e di isolamento.

Rete elettrosaldataL’armatura nelle pavimentazioni di calcestruzzo è presente generalmente sotto forma direte elettrosaldata, senza funzioni di tipo strutturale, cui è affidato il compito di assorbi-re gli sforzi generati dai movimenti di natura termoigrometrica che interessano il con-glomerato cementizio. L’armatura, quindi, non incrementa la capacità resistente del pavi-mento, né consente di eliminare il ritiro del conglomerato cementizio. Essa, invece, puòcontrastare gli effetti del ritiro, controllando l’ampiezza dell’apertura dei giunti e l’entitàdell’imbarcamento prodotto dalle contrazioni differenziali della piastra di calcestruzzooltre che limitare l’apertura delle cavillature prodotte da modesti cedimenti differenzialidello strato di supporto.

Fibre metalliche o comunque strutturaliLe fibre metalliche o comunque strutturali possono essere utilizzate in sostituzioneoppure congiuntamente alla rete elettrosaldata. L’aggiunta di fibre al conglomerato con-sente di ottenere un materiale di elevata duttilità e tenacità capace di resistere a solleci-tazioni particolari (quali ad esempio quelle dovute alla caduta di oggetti metallici, allesterzate delle ruote dei veicoli, al trascinamento di oggetti pesanti). Opportuni dosaggi difibre metalliche consentono anche di incrementare la portanza flessionale della piastranella fase post-fessurativa. Le fibre di forma, sezione, lunghezza e quantità atte a soddi-sfare i dati di progetto, possono essere aggiunte al calcestruzzo sia al momento del con-fezionamento dell’impasto, che in cantiere.Sono anche disponibili fibre sintetiche di natura, caratteristiche e composizione diverse,con prestazioni dichiarate assimilabili alle fibre metalliche.

Fibre sintetichePossono essere aggiunte come rinforzo al fine di ridurre e controllare le fessure indottedal ritiro plastico del calcestruzzo, generate da un eccesso di acqua che evapora nellafase plastica di primo indurimento.

AMBIENTE

ARMATURA

ARMATURASUPPLETIVA

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Codice di Buona Pratica ■ Definizioni

Le fibre sintetiche di forma, sezione, lunghezza e quantità atte a soddisfare i dati di pro-getto, sono aggiunte al calcestruzzo al momento del confezionamento dell’impasto.

RipartitoriComunemente definiti “barrotti”, sono costituiti da tondini di armatura in acciaio in gradodi contrastare i movimenti verticali differenziali che si verificano tra due lastre contigue,in corrispondenza dei giunti di costruzione.

Barre di rinforzoBarre d’acciaio di dimensioni stabilite dal progettista e opportunamente posizionate inprossimità degli spigoli di elementi direttamente a contatto con la pavimentazione.La mancanza di giunti di isolamento crea problemi in corrispondenza degli spigoli deglielementi a diretto contatto con la pavimentazione, perché in tali punti si concentrano glisforzi di interazione tra pavimento ed elemento a contatto, con presenza di tensioni ditrazione spesso tali da innescare la fessurazione

Barriera, generalmente in forma di fogli di politene (o polietilene), predisposta sulla mas-sicciata prima dell’esecuzione del getto del pavimento al fine di evitare che, in servizio,l’acqua presente nel terreno possa raggiungere per capillarità la superficie superiore delpavimento. La predisposizione della barriera al vapore è necessaria allorquando si pre-veda sulla superficie superiore del pavimento un rivestimento in resina epossidica opoliuretanica. La barriera al vapore, può limitare il fenomeno della reazione alcali-aggre-gato ma accentuare il fenomeno del ritiro differenziale e, quindi, il conseguente imbar-camento della pavimentazione.

Miscela di cemento, acqua, aggregati fini e grossi, additivi e aggiunte minerali (pozzola-niche oppure inerti).

Calcestruzzo confezionato in una centrale di betonaggio esterna al cantiere, miscelato inuna betoniera fissa o in un’autobetoniera e consegnato allo stato fresco, pronto per ilgetto, dal produttore all’utilizzatore sia a piè d’opera che su un automezzo dell’utilizzatorestesso.

Punto fisso non modificabile accidentalmente, rispetto al quale si imposta la quota diriferimento del pavimento.

Azioni cui sono generalmente assoggettate le pavimentazioni di calcestruzzo, possonoessere suddivise in:• carichi concentrati statici (ad esempio quelli trasmessi al pavimento dai piedritti di

scaffalature);

ARMATURASUPPLETIVA

BARRIERAAL VAPORE

CALCESTRUZZO

CALCESTRUZZOPRECONFEZIONATO

CAPOSALDO

CARICO

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Codice di Buona Pratica ■ Definizioni

• carichi concentrati dinamici prodotti da veicoli, quali carrelli elevatori o automezzi condiversi tipi e numero di ruote;

• carichi uniformemente distribuiti su un’area (ad esempio merci stoccate su pallets)oppure su una linea (ad esempio tubazioni oppure murature).

La distinzione trai i carichi agenti sulla pavimentazione viene effettuata sulla basedell’area di impronta sulla quale gli stessi vengono applicati. In linea di massima, indi-pendentemente dal carico applicato, la sollecitazione agente sul pavimento è prevalente-mente di tipo flessionale ed interessa sia il lembo inferiore che quello superiore della pia-stra di calcestruzzo.Sono da ritenersi carichi anche le sollecitazioni determinate dal ritiro del calcestruzzo,dalle variazioni di temperatura e di umidità dell’ambiente e dalle deformazioni del sup-porto.

Condizioni climatiche durante l’esecuzione del getto e successivamente durante l’eserci-zio della struttura. Delle condizioni climatiche si deve tener conto sia per procedere aduna corretta organizzazione del cantiere e delle operazioni di getto, che per la progetta-zione del calcestruzzo.

Soluzioni di continuità della pavimentazione di calcestruzzo capaci di assecondare lenaturali variazioni dimensionali della piastra di calcestruzzo, garantendo nel contempo lacorretta trasmissione degli sforzi agenti sul pavimento.

I giunti di costruzione, interessano l’intera sezione della piastra e vengono realizzati altermine dell’esecuzione del getto di ogni lotto di pavimento per consentire gli sposta-menti orizzontali relativi delle porzioni di pavimento afferenti al giunto garantendo nelcontempo una corretta trasmissione delle sollecitazioni taglianti e flettenti.

I giunti di contrazione o di controllo vengono realizzati mediante taglio meccanicodella piastra al fine di ridurre la sezione resistente e favorire la fessurazione del calce-struzzo, dovuta agli sforzi di trazione indotti dal ritiro igrometrico nelle zone del taglio. Igiunti di contrazione, pur evitando che le fessure si manifestino casualmente sulla super-ficie del pavimento, non eliminano il ritiro della piastra, ma consentono di controllarnegli effetti.

I giunti di dilatazione hanno lo scopo di assorbire le variazioni dimensionali della piastradovute alle escursioni termiche; generalmente si fanno coincidere con i giunti di costruzione.

I giunti di isolamento hanno la funzione di rendere il pavimento indipendente dalle strut-ture ad esso adiacenti quali pilastri, muri, cordoli, fondazioni di macchine, ecc...Al contrario dei giunti di contrazione che vengono eseguiti tagliando parzialmente lapiastra di calcestruzzo, interessano l’intera sezione del pavimento e vengono realizzatipredisponendo nelle sezioni di giunto uno strato di materiale deformabile.

CLIMA

GIUNTI

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Codice di Buona Pratica ■ Definizioni

IMBARCAMENTO(CURLING)

LOTTO DICALCESTRUZZO

LOTTO DIPAVIMENTO

MASSICCIATA DISOTTOFONDO

MESSAIN ESERCIZIO

PAVIMENTO DICALCESTRUZZOAD USOINDUSTRIALE

PAVIMENTOA COMPOSIZIONERICHIESTA

Deformazione delle piastre di calcestruzzo dovuta alle contrazioni differenziali per ritirodelle superfici superiore ed inferiore della piastra a causa della diversa velocità di eva-porazione dell’acqua sulle due superfici. La deformazione si manifesta come un incurva-mento bidirezionale della piastra con concavità verso l’alto e sollevamento degli spigoli.

Quantità di calcestruzzo preconfezionato trasportato da una singola betoniera.

Superficie di pavimento realizzata per ogni singolo giorno di getto. Un lotto di pavimentoè generalmente costituito da più lotti di calcestruzzo.

Parte dello strato di supporto direttamente a contatto con la pavimentazione di calce-struzzo costituita da uno o più strati di materiale lapideo selezionato e stabilizzato natu-ralmente (misto granulare), oppure legato artificialmente con cemento (misto cementa-to). Il sottofondo, può essere costituito dal terreno naturale inorganico o da rilevati strut-turali. La massicciata può essere costituita da un solo strato di ghiaia o pietrisco mono-granulare avente funzioni drenanti e/o anticapillari.

Con questo termine si intende il tempo necessario affinché il calcestruzzo della pavi-mentazione raggiunga le resistenze richieste per sopportare i carichi statici e dinamici inservizio, oltre che per resistere alle sollecitazioni aggressive ambientali.

Pavimentazione di calcestruzzo (vedi tipologie capitolo 3), definita comunemente pavi-mento industriale, sia interna che esterna, costituita da una piastra di calcestruzzonormalmente rifinita in superficie da uno strato antiusura dotato di elevata resistenzaall’abrasione.La realizzazione dello strato antiusura viene effettuata applicando sulla superficie delcalcestruzzo ancora fresco, una miscela anidra (spolvero) oppure una malta premesco-lata (pastina) composta di acqua, cemento ed aggregati (quarzo, corindone, elementimetallici) resistenti all’abrasione.

Pavimentazione di calcestruzzo sommariamente descritta in termini di spessore, arma-tura, strato di usura, giunti, ecc… e/o per la quale non è indicata la destinazione d’usospecifico. Tale definizione si rende necessaria allo scopo di evidenziare agli utilizzatorifinali, i rischi connessi a tale scelta, in merito ai limiti di qualità e garanzia prestazionalidella pavimentazione così realizzata.

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Codice di Buona Pratica ■ Definizioni

PAVIMENTOA PRESTAZIONE

RAMPA DICALCESTRUZZO

RAPPORTOACQUA-CEMENTO(a/c)

STAGIONATURAPROTETTA(CURING)

STRATO DISEPARAZIONE ODI SCORRIMENTO

SUPPORTO

Pavimentazione di calcestruzzo per la quale sono stati definiti almeno i seguentiparametri:- progettazione della piastra e modalità di esecuzione del pavimento;- classificazione secondo i prospetti 1 e 2 del presente documento;- portanza e composizione dello strato di supporto;- classe di resistenza del calcestruzzo (Rck);- classe di consistenza e classe di esposizione;- dimensione massima dell’aggregato;- tipo di armatura e/o di rinforzo (se previsto);- modalità di messa in opera;- modalità e durata della ”stagionatura protetta”;- tipologia, dimensionamento, esecuzione e riempimento dei giunti.

Pavimento di calcestruzzo realizzato con una pendenza superiore al 6%.

Il rapporto in massa tra le quantità d’acqua “efficace” e di cemento, utilizzate per il con-fezionamento del calcestruzzo. L’acqua efficace fa riferimento ad aggregati in condizionisature e a superficie asciutta (s.s.a.).

Insieme delle precauzioni, incluse le durate che occorre osservare durante il processo dipresa e di indurimento del calcestruzzo. Obiettivo della stagionatura protetta è quello dievitare che l’acqua possa evaporare dal calcestruzzo verso l’esterno producendo fessu-razioni da ritiro plastico, oltre che una riduzione del processo di idratazione del cemen-to e, conseguentemente, delle resistenze meccaniche del conglomerato cementizio.

Strato avente la funzione di ridurre l’attrito durante il ritiro o la dilatazione del pavimen-to realizzato generalmente con:- uno strato di sabbia di circa 5 cm;- teli di tessuto non tessuto; - fogli di politene (barriera al vapore).

L’insieme dei vari strati sottostanti la piastra di calcestruzzo (vedere fig 3.1 del Cap. 3).

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Codice di Buona Pratica ■ Composizione del sistema

3. COMPOSIZIONE DEL SISTEMA E TIPOLOGIE COSTRUTTIVE

3.1 SCHEMA TIPO DI PAVIMENTO POGGIANTE SU TERRENO

Fig 3.1 Schema tipo

3.2 TIPOLOGIE COSTRUTTIVE

Fig 3.2 Pavimento su massicciata

Fig 3.3 Pavimento su soletta

strato di usura

pavimento

strato di separazionemassicciata

pavimento

strato di separazionearmatura integrativa D.M.1086

soletta

piastra di CLS

armatura

strato di separazionemassicciata o fondazionerilevato (eventuale)strato di bonifica (eventuale) sottofondo

strato disupporto

pavimento

suolo (terreno naturale)

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13

3

Codice di Buona Pratica ■ Composizione del sistema

Fig 3.6 Pavimento su strato coibente

Fig 3.4 Pavimento collaborante con soletta

pavimento collaborante

armatura integrativa D.M.1086

soletta

pavimento nuovo di CLS

pavimento preesistente

massicciata

pavimento

strato isolante

supporto

Fig 3.5 Pavimento su pavimento preesistente

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Tipo Campi d’impiego prevalenti Condizioni di carico più frequenti *

1 Uffici, marciapiedi, cantine, disimpegni. Statiche e dinamiche non comprese nei tipi successivi

2 Autorimesse, piazzali. Automezzi di massa totale ≤ 3,5 T su pneumatici

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Codice di Buona Pratica ■ Tipi e classi dei pavimenti industriali

4. TIPI E CLASSI DEI PAVIMENTI INDUSTRIALI DI CALCESTRUZZO

4.1 TIPI DI PAVIMENTO

I pavimenti possono essere suddivisi nei tipi elencati nel prospetto 1 in base all’impiegoprevisto, e nelle classi elencate nel prospetto 2 in base alla resistenza all’abrasione.

Prospetto 1 - Tipologia dei pavimenti industriali in base all’utilizzo.

*Nota: per tutti i pavimenti vedere il D.M. LL.PP. 16 Gennaio ’96 e successivi aggiornamenti.

3

4

5

Magazzini e industria con usooccasionale di transpallets, presenzadi scaffalature leggere, piazzaliautorimesse.

Magazzini, grande distribuzione eindustria con uso intensivo di carrellielevatori, presenza di scaffalature.

Industria, scaffalature, moli, banchineportuali, e carichi speciali, piazzali.

Carrelli elevatori di massa totale ≤ 2,5 T su pneumaticiScaffalature aventi carico massimo ≤ 10 kN/ appoggioAutomezzi di massa totale ≤ 13 T su pneumatici

Carrelli elevatori di massa totale > 2,5 T su pneumaticiTranspallets con massa totale ≤ 1 TCarrelli elevatori di massa totale ≤ 4,5 T con ruote piene Scaffalature aventi carico massimo ≤ 30 kN/appoggioAutomezzi di massa totale ≤ 30 T su pneumatici

Transpallets con massa totale > 1 TCarrelli elevatori di massa totale > 4,5 T con ruote pieneScaffalature aventi carico massimo > 30 kN/appoggioAutomezzi di massa totale > 30 T su pneumatici

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Codice di Buona Pratica ■ Tipi e classi dei pavimenti industriali

Prospetto 2 - Classificazione dei pavimenti industriali di calcestruzzo in basealla resistenza all’abrasione.

1) sono possibili altri tipi di trattamento, purchè la durezza sia equivalente a quella ottenuta con i sistemi elencati nel prospetto.

*) Scala Mohs

Nota: Nell' impossibilità di conoscere con certezza l’effettiva intensità di traffico, è consigliabile adottare la classe superiore a quella di riferimento.

Classe Condizioni di traffico più frequenti Tipo di trattamento 1)

A

B

C

D

- Pedonale- Automezzi di

massa totale ≤ 30 T su pneumatici- Carrelli elevatori su pneumatici

- Carrelli elevatori, , di massa totale ≤ 4,5 T con ruote piene

- Transpallets con massa totale ≤ 0,5 T- Automezzi su pneumatici di massa

totale > 30 T

- Carrelli elevatori, con ruote piene, dimassa totale > 4,5 T

- Transpallets con massa totale > 0,5 T

- Usi speciali, diversi dai precedenti.

- Applicazione di strato di usura con basso spessore con meto-do a “spolvero” di prodotto premiscelato a base di cemento eaggregati aventi durezza non inferiore a 5*, in ragione dialmeno 2 kg/m2.

- Applicazione di strato di usura a basso spessore con metodoa ” spolvero” di prodotto premiscelato a base di cemento eaggregati aventi durezza non inferiore a 6*, in ragione dialmeno 3 kg/m2.

- Applicazione di strato di usura a basso spessore con metodoa “spolvero” di prodotto premiscelato a base di cemento eaggregati metallici, in ragione di almeno 6 kg/m2.

- Applicazione di strato di usura ad alto spessore con metodoa “pastina” di prodotto premiscelato a base di cemento eaggregati aventi durezza non inferiore a 6*, in ragione dialmeno 15 kg/m2.

- Applicazione di strato di usura ad alto spessore con metodoa “pastina” di prodotto premiscelato a base di cemento eaggregati aventi durezza non inferiore a 7,5*, in ragione dialmeno 15 kg/m2.

- Applicazione di strato di usura ad alto spessore con metodoa “pastina” di prodotto premiscelato a base di cemento eaggregati metallici, in ragione di almeno 30 kg/m2.

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Codice di Buona Pratica ■ Prescrizioni per la massicciata

5.1 CARATTERISTICHE FUNZIONALIE PRESTAZIONALI

La massicciata ha il compito di sopportare le sollecita-zioni trasmesse dalla pavimentazione per effetto deicarichi su di essa gravanti, interagendo con la strutturadi sottofondo. Gli strati che costituiscono la massicciatadebbono essere in grado di esplicare reazioni ai carichiapplicati senza subire, nè trasmettere, cedimenti globalie differenziali, che comporterebbero fessurazioni dellapiastra di calcestruzzo della pavimentazione compro-mettendone la funzionalità. Le caratteristiche fisiche dei materiali costituenti, lospessore, le caratteristiche di resistenza a taglio e ladeformabilità della massicciata vanno definite in sedeprogettuale, in funzione del tipo e delle prestazionirichieste per la pavimentazione, dei carichi e delle solle-citazioni esterne in rapporto alle caratteristiche geotec-niche del sottofondo.

La massicciata deve essere caratterizzata da:- omogeneità e planarità;- assortimento granulometrico (pezzatura massima dei

grani inferiore a 75 mm);- assenza di frazioni argillose;- spessore adeguato, definito sulla base delle caratteri-

stiche geotecniche del sottofondo;- buon grado di compattazione;- buon grado di saturazione;- buon grado di livellamento.

Le prove per la valutazione delle qualità fisiche e mecca-niche della massicciata sono:• Analisi granulometrica (ASTM D422 – CNR B.U. N.23)

(Prova di laboratorio per la determinazione dell’assor-timento granulometrico, delle dimensioni massime deigrani, della presenza di terre finissime – argille).

• Prova di classificazione (CNR UNI 10006)(Prove di laboratorio per la qualificazione delle terresecondo il sistema CNR UNI).

• Prova Proctor (ASTM D1557- AASHO mod.)(Prova di laboratorio che consente la determinazionedel grado massimo di addensamento raggiungibile da

una terra e il tenore di umidità ottimale per conse-guirlo).

• Prova di Densità in situ (CNR B.U. N.22)(Essa verifica il grado di addensamento ottenuto incampo, in rapporto al massimo addensamento otte-nuto in laboratorio con lo stesso materiale attraversola prova Proctor)

• Prova di carico su piastra (CNR B.U. N.146 – CNR B.U.N.92) (Verifica il grado di portanza della massicciatamediante l’applicazione di un carico e la rilevazionedel cedimento conseguente).

La prova di carico su piastra può essere eseguita secon-do due distinte metodologie: la prima (CNR B.U. N.146)si basa sulla determinazione del modulo di deformazio-ne (Md), effettuata impiegando una piastra circolarerigida di diametro (D) di 300 mm; la seconda (CNR B.U.N.92) consente di determinare la portanza della massic-ciata, intesa come pressione da applicare per produrreun cedimento unitario, nota anche come Modulo diReazione (k) o coefficiente di Winkler.La determinazione del modulo di reazione del sottofon-do si basa sull’impiego di una piastra circolare rigida didiametro superiore a 760 mm.

a) Modulo di Deformazione:

Md = (∆p/ ∆s) D [ N/ mm2 ]valori tipici di Md: 60 - 100 N/mm2

∆p = incremento di pressione (carico/ superficie piastra)trasmesso dalla piastra alla superficie caricata (N/mm2)

∆s = incremento di cedimento della superficie caricata (mm) corrispondente all’incremento di pressione ∆p

D = diametro della piastra (mm)

b) modulo di Reazione:

k = ∆p/∆s [ N/mm3 ]valori tipici di k: 0,06 - 0,12 N/mm3

5. PRESCRIZIONI PER LA MASSICCIATAIl presente capitolo fornisce le prescrizioni per la definizione dei dettagli progettuali ecostruttivi della massicciata, non contemplati nelle norme UNI 8380 e 8381, ma indi-spensabili per la realizzazione di un pavimento a prestazione.

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5.2 DETTAGLI PROGETTUALI E PARTICOLARI ESECUTIVI

5.2.1 PozzettiI pozzetti di scarico o di ispezione devono essere posi-zionati solo nelle immediate vicinanze dei pilastri e maial centro della pavimentazione, o nelle zone di maggiortransito. I pozzetti vanno posizionati senza rinfianco, alfine di non ridurre lo spessore della pavimentazione.

5.2.2 Scavi e reinterriTutti gli scavi ed i reinterri vanno costipati fino a rifiuto,utilizzando strumenti e macchine idonee alle condizionidi cantiere e alle caratteristiche del materiale di riempi-mento. I reinterri nelle vicinanze di pilastri, basamenti,cunicoli, canaline, muri, scavi per impiantistica, ecc.,vanno realizzati con particolare attenzione essendo que-sti i punti più soggetti a cedimenti. Lo spessore localedel calcestruzzo deve essere pari a, o di poco maggiore,allo spessore del resto della superficie.

5.2.3 ImpiantiPoiché lo spessore del pavimento deve essere costanteper tutta la superficie, va assolutamente evitato il pas-saggio di impianti (tubazioni, cablaggi, ecc.) sopra lamassicciata e di quant’altro riduca lo spessore o impe-disca lo scorrimento della piastra. In caso contrario, taleevenienza deve essere segnalata al Committente, tenutoconto che una riduzione dello spessore di oltre il 10 %,porta generalmente alla fessurazione della piastra di cal-cestruzzo.

5.2.4 PendenzeNel caso sia prevista una pavimentazione con penden-ze, è preferibile realizzare dette pendenze sagomandoopportunamente la massicciata.

5.2.5 Planarità della massicciataPer garantire un buon grado di scorrimento al calce-struzzo e per rendere efficaci i tagli del pavimento effet-tuati sul calcestruzzo indurito, per la realizzazione deigiunti di contrazione il grado di planarità della massic-ciata va contenuto entro il limite di 2 cm ogni 4 m.Anche se le caratteristiche fisiche, strutturali e di por-tanza della massicciata possono essere verificate a curadell’Impresa esecutrice del pavimento, fatti salvi specifi-ci diversi accordi la piena assunzione di responsabilitàdel dimensionamento e della realizzazione della massic-ciata restano a carico del Committente che operaattraverso i Professionisti ed i Responsabili da essoincaricati.

5.2.6 Valori di portanzaNelle formule di dimensionamento, i valori utilizzati peril modulo di reazione k si riferiscono a prove su piastradi diametro 760 mm. La portanza della massicciata ulti-mata, va verificata mediante tre prove su piastra ogni1000 m2 avendo l’accortezza di posizionare i punti diprova nelle vicinanze di chiusini, pilastri, zone umide,zone di reintegro, ovvero in punti della massicciata ovesi potrebbero innescare cedimenti. Il laboratorio incari-cato della prova deve dichiarare le dimensioni della pia-stra utilizzata, evidenziando se i valori certificati sonoriferiti a una piastra di diverso diametro.Nel caso in cui il valore del modulo di reazione risultiminore di quello impiegato nelle formule di dimensiona-mento, si potrà o aumentare lo spessore del pavimentoo procedere ad una bonifica della massicciata per ripri-stinare le condizioni fisico-meccaniche previste nel pro-getto.L’inserimento di un’armatura supplementare rispetto aquella prevista non compensa carenze di portanza dellamassicciata di fondazione.Variazioni locali significative della portanza, possonoessere causa di fessurazioni; in particolare in prossimitàdei pilastri laddove il plinto di fondazione ed i cordolinon dovessero risultare coperti da uno strato sufficien-temente spesso (almeno 30 cm) di materiale lapideo. Incaso contrario, infatti, il terreno che ricopre il cordolorisulterebbe possedere una “portanza” decisamentesuperiore a quella della massicciata delle zone adiacen-ti, con possibile rottura della pavimentazione all’inter-faccia cordolo /terreno.

Un pavimento a prestazione deve avere una massicciatacon modulo di reazione k orientativamente non minoredi 0,06 N/mm3 (6 kg/cm3); nel caso siano previsti carichiconcentrati, che potrebbero innescare fenomeni viscosinel calcestruzzo, è necessario un sottofondo con modu-lo di reazione superiore, orientativamente pari a 0,1N/mm3 (10 kg/cm3). I valori di portanza vanno comun-que fissati nel progetto della pavimentazione che deveindicare, contestualmente a tutte le attività di cantiere edai criteri costruttivi, le lavorazioni da effettuare in corri-spondenza dei pilastri, dei cordoli, dei pozzetti, al fine diottenere una massicciata con portanza quanto più pos-sibile omogenea, anche in condizioni costruttive criti-che.

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Codice di Buona Pratica ■ Prescrizioni per la massicciata

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Codice di Buona Pratica ■ Prescrizioni per la massicciata

5.3 VERIFICHE DELLA MASSICCIATAIl presente capitolo fornisce le prescrizioni per le verifi-che della massicciata nelle varie fasi esecutive.

5.3.1 Verifiche durante la realizzazioneLa Direzione dei Lavori deve farsi carico degli accerta-menti sulla portanza della massicciata affinché i dati diprogetto utilizzati per il dimensionamento risultinorispettati.• La massicciata va realizzata con materiale dotato di

adeguata ed uniforme capacità portante. La massavolumica della massicciata deve essere prescritta incapitolato.

• Le verifiche sui materiali costituenti la massicciatadevono essere effettuate in accordo con le norme UNIrelative. In particolare si devono verificare: la gelività,la plasticità, l’omogeneità, lo spessore del materiale diriporto, il costipamento, il contenuto d’acqua in fase dicostipamento.

• La verifica della planarità, da farsi sulla massicciata disottofondo, può essere effettuata con un livello ottico enon deve dare scarti superiori a +/- 1 cm rispetto alvalore prescritto (2 cm su 4 m max). Il rilievo dei puntiva sempre effettuato, con il duplice intento di verificadella planarità e dello spessore medio a disposizioneper il pavimento. Lo spessore non deve mai risultareinferiore a quanto progettato per i carichi previsti.Purché non interferisca sullo spessore del pavimento,l’eventuale correzione del grado di planarità può esse-re effettuata con il successivo strato di scorrimento.

• La verifica dei valori di portanza utilizzati nei calcoli didimensionamento, va realizzata mediante prove su pia-stra e prove di densità in sito per ogni singolo strato diriporto. Vengono considerate idonee una prova ogni500 m2 per ogni strato riportato, mentre sull’ultimostrato sono necessarie almeno tre prove su piastraogni 1000 m2.

5.3.2 Verifiche prima dei gettiPrima di iniziare i getti, l’impresa che realizza la pavi-mentazione deve effettuare un sopralluogo del sito perverificare la situazione di cantiere e più precisamente:• Prima della posa in opera del calcestruzzo la massic-

ciata deve risultare priva di ghiaccio. Nel caso che latemperatura nei locali risulti inferiore allo zero termico,si deve provvedere a innalzarla e a mantenerla costan-te, a un livello in grado di eliminare l’eventuale conge-lamento esistente sulla massicciata.

• Sulla massicciata non devono esservi pozzanghere e/ofango.

• Tra massicciata e pavimento non devono essere presen-ti tubazioni che riducano lo spessore del calcestruzzo.

• Dalla massicciata devono essere rimossi sassi, mace-rie, residui di polistirolo espanso, legno ecc. In sostan-za, la rimozione deve riguardare tutto ciò che riduce lospessore, che impedisce lo scorrimento, e che potreb-be affiorare in superficie durante le fasi di getto.

5.3.3 Verifica durante la fase di gettoNel caso il transito delle autobetoniere lasci tracceprofonde deformando la massicciata e determinandodifferenze di spessore, il pavimentista avrà l’obbligo difermare i lavori facendo annotare il fatto sul giornale dicantiere e, sopratutto, facendo riportare a livello la mas-sicciata.A tal proposito l’utilizzo della pompa per la messa inopera del conglomerato eviterebbe qualsiasi contattodell’autobetoniera con la massicciata e quindi qualsiasideformazione e/o cedimento del terreno stesso.

5.4 RESPONSABILITÀ Il progettista o la Direzione dei Lavori (D.L.) dovrà farsicarico degli accertamenti sulla portanza della massiccia-ta al fine di verificare la correttezza del dimensionamen-to per i carichi previsti in servizio.

5.5 STRATI DI SEPARAZIONEEventuali elementi di separazione interposti tra la mas-sicciata e la piastra di calcestruzzo.

5.5.1 Strato di scorrimentoStrato avente la funzione di ridurre l’attrito durante il riti-ro o la dilatazione del pavimento.Viene realizzato generalmente con:- uno strato di sabbia di circa 5 cm (per migliorare anche

il grado di planarità della massicciata);- teli di tessuto non tessuto;- foglio di politene (barriera al vapore).

Lo strato di scorrimento non sempre coincide con lostrato impermeabilizzante.

5.5.2. Barriera al vaporeLa barriera al vapore ha la funzione di proteggere lapavimentazione dall’umidità di risalita e/o di prevenirepossibili fenomeni di pop-out e/o di proteggere la mas-sicciata di sottofondo dal percolamento d’acqua prove-niente da pioggia o frequenti lavaggi.La barriera al vapore ha la funzione di evitare fenomenidi distacco di rivestimenti superficiali impermeabili con-tinui in resina, determinati dalla pressione del vaporeaccumulatosi all’interfaccia calcestruzzo-resina.

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Il materiale più comunemente utilizzato è il polietilene opolitene in forma di fogli.Le giunzioni dei fogli devono sormontare tra loro dialmeno 15 cm e possono essere saldate anche connastro adesivo, purché resistente alle sollecitazioniimpresse dal calcestruzzo durante le operazioni di posain opera, e in grado di impedire che il conglomerato, infase di getto, penetri al di sotto della barriera, sollevan-dola, e innescando possibili fessurazioni superficiali.Analoga attenzione va posta durante la posa del calce-struzzo in prossimità degli spiccati in elevazione (muri,pilastri chiusini, basamenti ecc.), La barriera al vapore è obbligatoria nei seguenti casi:1.il pavimento viene realizzato in zone (ad esempio

lungo la “fascia adriatica”) in cui si sia riscontrata lapresenza di aggregati potenzialmente reattivi con glialcali del cemento;

2.si deve applicare sul pavimento in calcestruzzo unrivestimento in resina epossidica;

3.il pavimento è soggetto a frequenti lavaggi o nel casodi piazzali esterni, laddove l’acqua potrebbe, infiltran-dosi tra i giunti, raggiungere gli strati della massiccia-ta, favorendo l’allontanamento delle parti fini e la for-mazione di cavità tra piastra e massicciata che potreb-bero determinare pericolosi cedimenti del pavimento.

5.5.3 Avvertenze Lo strato impermeabile-barriera al vapore interposto tramassicciata e pavimento, accentuando il ritiro differen-ziale, può di conseguenza aumentare l’imbarcamentodelle lastre; la presenza della barriera al vapore, inoltre,può accentuare il bleeding di calcestruzzi scadenti con ilrisultato di favorire sulla superficie del pavimento la for-mazione di una zona meccanicamente debole per l’ele-vato rapporto a/c. In presenza quindi di strato imper-meabilizzante-barriera al vapore, è buona norma:• ricoprire lo strato con almeno 5 cm di sabbia (tale

spessore va tenuto in considerazione nella fase discavo e di rimozione del terreno vegetale);

• aumentare lo spessore della piastra;• ridurre la distanza tra i giunti di contrazione.

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Codice di Buona Pratica ■ Prescrizioni per la massicciata

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Codice di Buona Pratica ■ Prescrizioni per pavimenti

6.1 PAVIMENTAZIONE SU SOLETTA

Si intende una pavimentazione di calcestruzzo realizzatasu un solaio esistente, costituito generalmente da ele-menti prefabbricati. Sono possibili due soluzioni:A.Pavimentazione in calcestruzzo svincolata (definita

anche “desolidarizzata”) dalla struttura portante,mediante realizzazione di soletta integrativa, con solastaggiatura della superficie del calcestruzzo senzaapplicazione di strati antiusura; ad indurimento avve-nuto, posizionamento di un foglio di politene qualestrato di separazione e quindi getto della pavimenta-zione superficialmente finita con lo strato antiusura(vedi fig.3.3).

Indicazioni:• La pavimentazione non deve essere ancorata o getta-

ta in aderenza alla soletta di completamento del solaio.• Salvo la predisposizione di particolari accorgimenti, lo

spessore della pavimentazione deve essere omogeneoe non inferiore a cm 12.

• Tra soletta di completamento e pavimento di calce-struzzo non devono essere presenti tubi, cavi elettrici,o quant’altro possa ridurre lo spessore del calcestruzzo.Oltre il 10 % di riduzione di sezione si ingeneranofenomeni fessurativi.

• La disposizione dei giunti di contrazione dovrà tenerconto delle sollecitazioni flettenti degli elementi pre-fabbricati.

B.Pavimentazione di calcestruzzo collegata alla strutturaportante mediante realizzazione di una soletta di cal-cestruzzo, che costituisce il getto integrativo degli ele-menti prefabbricati e che, rifinita superficialmente conuno strato antiusura, coincide con il piano di calpestio.La soletta di calcestruzzo, rappresentando elementointegrativo del fabbricato, è provvista di armaturastrutturale calcolata in accordo al DM ex Legge 1086per le strutture miste c.a./c.a.p. (vedi fig.3.4).

N.B.: Questo tipo di intervento deve essere prescrittodal progettista in ogni suo particolare tecnico ed esecu-tivo (vedi 6.1.1, 6.1.2, 6.1.3, 6.1.5). L’applicatore deveattenersi scrupolosamente a tali prescrizioni, documen-tate in forma scritta, al fine di non rendersi responsabiledel comportamento strutturale della pavimentazionecosì eseguita.

6.1.1 CalcestruzzoIl calcestruzzo dovrà avere resistenza caratteristica a tra-zione da far fronte alle tensioni di trazione per flessioneinnescate dai carichi cui la pavimentazione è sottoposta.Per quanto non espressamente scritto valgono le indi-cazioni riportate nel Cap.7.

6.1.2 DimensionamentoLo spessore della pavimentazione desolidarizzata nondeve essere minore di cm 12.Non possono essere impiegate le formule usate per ilcalcolo dei pavimenti su massicciata in quanto la defor-mabilità del pavimento dipende dalla deformabilità delsolaio.

6.1.3 ArmaturaSi consiglia di adottare un copriferro pari a 1/3 dellospessore della piastra avendo cura di rispettare questacondizione anche nei punti di sovrapposizione dei ferrid’armatura.

6.1.4 Strato d’usuraValgono le indicazioni del Cap.10.

6.1.5 GiuntiI giunti di contrazione e controllo dovranno tener contodei momenti flettenti della struttura mista c.a. / c.a.p.considerando che le campiture dovranno essere il piùpossibile quadrate con differenza di lunghezza tra i duelati contenuta entro il 20 %.Particolare attenzione deve essere posta sui punti digiunzione tra soletta e trave, tagliando il calcestruzzo

6. PRESCRIZIONI PER PAVIMENTI SU ALTRI SUPPORTI E PER PAVIMENTI ESTERNI

Il capitolo descrive gli accorgimenti tecnici da adottare a seconda dei tipi di supportodiversi dalla massicciata su cui si realizzerà il pavimento di calcestruzzo, quali:• solai;• vecchie pavimentazioni in calcestruzzo;• strati coibenti.

Il capitolo fornisce, inoltre, i dettagli progettuali e costruttivi necessari per la realizzazionedi un pavimento esterno.

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nell’esatta corrispondenza delle giunzioni e per ciascunaparte della trave.E' buona regola realizzare un giunto di isolamento lungotutto il perimetro del prefabbricato.Per quanto non espressamente scritto valgono le indi-cazioni del Cap.11.

6.1.6 StagionaturaValgono le indicazioni del Cap.12.

6.1.7 PlanaritàValgono le indicazioni del Cap.13.

6.2 PAVIMENTAZIONE SU PAVIMENTOESISTENTE

Si intende con questo termine una piastra in conglo-merato cementizio realizzata in sovrapposizione ad unpavimento esistente di calcestruzzo (nuovo su vecchio -vedere Cap 3, Fig.3.5).

Indicazioni:• Il supporto esistente deve intendersi avente funzione

di strato di scorrimento; pertanto prima di ogni inter-vento devono essere saturate tutte le cavità al fine diconferire alla nuova piastra di pavimentazione unifor-mità di spessore.

• Se la nuova piastra è di sufficiente spessore, essaviene realizzata dopo aver predisposto sulla superficiedel vecchio pavimento un foglio di politene al fine disvincolarla dal pavimento esistente.

• Al contrario, se per motivi legati al rispetto delle quotedettate dalle soglie esistenti la piastra risulti di mode-sto spessore (ad es. minore di 12 cm) si indicano duepossibili soluzioni:

A.Vincolare la piastra nuova al pavimento esistentemediante ancoraggi chimici o meccanici.

B.De-solidarizzare la vecchia piastra dalla nuova mediantel’interposizione di uno strato separatore, se prescritto,e la realizzazione di un massetto cementizio a ritirocontrollato.

• È opportuno che i giunti del nuovo pavimento venganorealizzati in sovrapposizione a quelli del pavimentoesistente.

• Prima di eseguire il getto della nuova pavimentazionedevono essere verificate le patologie del supporto esi-stente con particolare riferimento ad eventuali movi-

menti verticali, che devono comunque essere eliminati.• Tra supporto e pavimento non devono essere presenti

tubi, cavi elettrici o quant’altro possa eccessivamenteridurre lo spessore del calcestruzzo: oltre il 10 %, arischio di fessurazione. Se il supporto presenta irre-golarità superficiali (es.buche, cavità, fessure), questedovranno essere riempite adeguatamente prima delgetto del nuovo pavimento.

6.2.1 CalcestruzzoIl calcestruzzo deve avere resistenza caratteristica a tra-zione da far fronte alle tensioni di trazione per flessioneinnescate dai carichi cui la pavimentazione è sottoposta.Per quanto non espressamente scritto valgono le indi-cazioni riportate nel Cap.7.

6.2.2 DimensionamentoLa piastra di pavimentazione, previa predisposizione delfoglio di politene su vecchio supporto (piastrelle, calce-struzzo ecc.), non dovrà avere spessore inferiore a cm12, necessariamente costanti per tutta la superficie.

Il fenomeno di imbarcamento della nuova pavimentazionepotrebbe risultare particolarmente accentuato. Pertantoè opportuno, adottare una distanza tra i giunti di contra-zione minore di quella che in analoghe condizioniverrebbe utilizzata per un pavimento su massicciata.

6.2.3 ArmaturaL'armatura e/o il rinforzo, la distanza tra i giunti e il tipodi calcestruzzo, indispensabili per contenere l’imbarca-mento delle lastre, devono essere prescritti dal progettista.Al fine di ridurre l’imbarcamento e la possibile fessura-zione del conglomerato, è possibile ricorrere all’impiegodi un’armatura suppletiva (ad es. fibre d’acciaio Cap. 9.2.2).

6.2.4 Strato di usuraValgono le indicazioni del Cap.10.

6.2.5 GiuntiI giunti di contrazione vannno realizzati indipendente-mente dai giunti esistenti nella vecchia pavimentazionepurché la nuova piastra sia svincolata da quella esistentepredisponendo il foglio di politene prima dell’esecuzionedel getto. Per il calcolo della distanza minima dei giuntidi contrazione si potrà in prima approssimazione utiliz-zare per difetto la regola: L = (18 x h + 100) cm, con hlo spessore del pavimento in cm Cap.11.2.1. Le campi-ture devono essere preferibilmente quadrate o, se ret-tangolari, con lunghezze dei lati che differiscano non piùdel 20%. Nella eventualità che, per problemi legati al

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Codice di Buona Pratica ■ Prescrizioni per pavimenti

rispetto delle quote esistenti, lo spessore della nuova pia-stra risulti inferiore a 12 cm è necessario vincolare lanuova piastra al vecchio pavimento. L’intervento si esegueprevia scarifica della superficie del vecchio pavimento esuccessiva disposizione di armature di collegamento(chiodi) atte ad assorbire gli scorrimenti relativi tra vecchioe nuovo pavimento. In questo caso la posizione dei giuntidi contrazione nella nuova piastra non può prescindere daquella dei giunti di controllo nel vecchio pavimento.È buona regola realizzare un giunto di isolamento lungotutto il perimetro del fabbricato.Per quanto non espressamente scritto valgono le indi-cazioni riportate nel Cap.11.

6.2.6 StagionaturaValgono le indicazioni del Cap.12.

6.2.7 Planarità Valgono le indicazioni del Cap.13.

6.3 PAVIMENTO SU COIBENTAZIONESi intende pavimento su coibentazione una strutturarealizzata su uno strato di elementi isolanti morbidi origidi (vedere Cap 3, Fig.3.6).Indicazioni:• La predisposizione di particolari accorgimenti, lo

spessore minimo non deve essere minore di 15 cm.• Tra strato coibente e pavimento deve essere previsto

l’inserimento di un tessuto non tessuto.• Tra supporto e pavimento non devono essere presenti

tubi, cavi elettrici o quant’altro possa ridurre lo spes-sore del calcestruzzo oltre il 10 %.

6.3.1 CalcestruzzoIl calcestruzzo deve avere resistenza caratteristica a tra-zione da far fronte alle tensioni di trazione per flessioneinnescate dai carichi cui la pavimentazione è sottoposta.Per quanto non espressamente scritto valgono le indi-cazioni riportate nel Cap. 7.

6.3.2 DimensionamentoLa pavimentazione non deve avere spessore minore 15cm. Si suggerisce l’impiego di un’armatura suppletiva alfine di ridurre l’imbarcamento e la possibile fessurazionedel conglomerato.

6.3.3 ArmaturaL’armatura necessaria per contenere le conseguenzedell’imbarcamento delle lastre deve essere prescritta dalprogettista.

6.3.4 Strato d’usuraValgono le indicazioni del Cap.10.

6.3.5 GiuntiI giunti di contrazione e controllo devono rispettare perdifetto la regola: L = (18 x h + 100) (cap.11.2.1), edessere il più possibile quadrate o rettangolari con diffe-renza di lunghezza tra i due lati non maggiore del 20%. E' buona regola realizzare un giunto di isolamento lungotutto il perimetro del fabbricato. Per quanto non espres-samente indicato valgono le indicazioni del Cap.11.

6.3.6 Stagionatura Valgono le indicazioni del Cap.12.

6.3.7 Planarità Valgono le indicazioni del Cap.13.

6.4 PRESCRIZIONI PER PAVIMENTA-ZIONI ESTERNE DI CALCESTRUZZO(PIAZZALI)

Essendo il piazzale una pavimentazione esposta a condi-zioni climatiche variabili durante tutto l’arco di vita, sonoindispensabili alcune precauzioni:• prevedere le deformazioni dimensionali dovute alle

variazioni di temperatura;• prevedere pendenze superiori a 1,5 cm per metro cal-

colate sulla distanza tra l’angolo più lontano dal puntodi raccolta delle acque piovane;

• prevedere canaline di raccolta delle acque piovaneanziché chiusini;

• realizzare uno strato superficiale con grado di finituradel tipo "scopato" ovvero grezzo e non liscio;

• impregnare e consolidare lo strato d’usura per proteg-gere il calcestruzzo dai cicli di gelo e disgelo;

• utilizzare in aree soggette a frequenti escursioni termicheintorno a 0° C un calcestruzzo resistente al gelo con-fezionato con aggregati non gelivi e additivi aeranti;

• non realizzare il piazzale su massicciata gelata.

Se l’esecuzione del getto di una pavimentazione esternaè previsto durante un periodo invernale particolarmenterigido occorre prendere provvedimenti per evitareformazione di ghiaccio sul terreno di sottofondo:• prevedere l’impiego di calcestruzzo con accelerante di

indurimento capace di resistere ad eventuali gelatenella notte successiva al getto;

• proteggere la superficie non casserata con lastre dimateriale coibente nei giorni successivi al getto per

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garantire un corretto sviluppo delle resistenze mecca-niche;

• additivare il conglomerato con aeranti per resistere aicicli di gelo-disgelo in servizio.

6.4.1 CalcestruzzoQualora il piazzale sia soggetto a cicli di gelo e disgelo eall’uso di sali disgelanti devono essere prese le seguentiprecauzioni:• aggregati non gelivi (UNI 8520-2);• rapporto a/c max 0.50;• volume minimo di aria inglobata (microbolle) secondo

UNI EN 206-1.

Per quanto non espressamente scritto valgono le indi-cazioni del Cap.7.

6.4.1.1 La gelività degli aggregatiAlcuni aggregati possono provocare difetti superficiali inconseguenza dei cicli di gelo e disgelo. Gli aggregatigelivi assorbono acqua che, nel caso di gelate notturne,innesca un fenomeno espansivo con conseguentedegrado dello strato superficiale.La norma EN 1367-1:2001 definisce i metodi di provaper la verifica della presenza di aggregati gelivi nelcalcestruzzo. Il prelievo dei campioni deve essererappresentativo dell’intero mucchio di aggregati stoccatidall’impianto.

6.4.1.2 La reazione alcali / aggregatiAlcuni aggregati possono contenere particolari forme disilice reattiva agli alcali, apportati o dal cemento, oppureprovenienti dall’ambiente esterno (ad es. acqua di mare).Il fenomeno si manifesta come rigonfiamento localizzatodegli aggregati reattivi, dal quale fuoriesce un liquidogelatinoso e biancastro (silicato sodico). Il fenomeno simanifesta solo in presenza di umidità, pertanto in piaz-zali non protetti o in pavimenti su massicciata con umi-dità in risalita rappresentano potenziali superfici per lareazione alcali-aggregato. Al fine di evitare l’innescodella reazione alcali - aggregato è necessario confezio-nare il calcestruzzo con aggregati non reattivi secondoUNI 8520-22/99 e ricorrendo all’impiego di cementid’altoforno o pozzolanici oppure ricorrendo all’aggiuntadi filler pozzolanici (fumo di silice e/o cenere volante).

6.4.2 Dimensionamento Valgono le indicazioni del Cap.8.

6.4.3 ArmaturaValgono le indicazioni del Cap.9.

6.4.4 Strato di usuraValgono le indicazioni del Cap.10.

6.4.5 Giunti• È buona regola separare (a tutto spessore con materiale

comprimibile) il pavimento dal perimetro del fabbricato.• Sono d’obbligo i giunti di controllo.• Per evitare cedimenti della massicciata di sottofondo i

giunti vanno sigillati.• L’ampiezza del giunto va dimensionata in modo da

consentire la tenuta del materiale ( vedi Cap.11.3.1).• Solo in questo modo l’acqua non raggiungerà, attra-

verso il giunto, la massicciata facendo percolare versoil fondo il materiale fine e finissimo.

Per quanto non espressamente scritto valgono le indi-cazioni del Cap.11.

6.4.6 Stagionatura Valgono indicazioni del Cap.12.

6.4.7 PlanaritàIn conseguenza delle deformazioni dimensionali inne-scate dalle variazioni di temperatura la planarità non ècontrollabile. Ristagni d’acqua sono inevitabili, se non siosservano le prescrizioni del punto 6.4.8.Valgono comunque le indicazioni del Cap.13.

6.4.8 PendenzeI punti di raccolta delle acque devono essere realizzaticon canaline e con chiusini.Le canaline di raccolta devono essere posate nel sensolongitudinale del pavimento, al centro o per ciascun lato.La pendenza minima per lo scorrimento dell’acqua susuperfici in calcestruzzo è pari all’1,5 % ( 1,5 cm permetro). Per rispettare tale pendenza, la quota di colmodeve essere determinata misurando la distanza tra ilpunto più lontano e il punto di raccolta delle acque (Lr).

Fig.6.4.8 Schema deflusso acque

Lr = distanza determinante la quota di colmo della pendenzaminima necessaria (1,5%) per il deflusso delle acque

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Codice di Buona Pratica ■ Prescrizioni per pavimenti

Lr

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

7.1 I MATERIALISono descritti i materiali costituenti la miscela di calce-struzzo per pavimenti ad uso industriale.

7.1.1 CementoIl cemento impiegato per confezionare il calcestruzzodeve soddisfare le prescrizioni della norma UNI EN197/1 ed essere provvisto di marchio CE.

7.1.2 Aggregati Gli aggregati devono soddisfare quanto previsto dallanorma UNI 8520-2 e successivi aggiornamenti. Per gliaggregati sono fondamentali e devono rientrare nei limitidella categoria "A" anche le seguenti caratteristicheaggiuntive:• contenuto di parti leggere o frustoli vegetali;• perdita di massa per urto e rotolamento (Los Angeles);• degradabilità mediante soluzione solfatica;• potenziale reattività in presenza di alcali;• percentuale passante allo staccio da 0.075 mm;

• l’equivalente in Sabbia (ES) e, nel caso, il valore di Blu;• il contenuto di grumi d’argilla e particelle friabili.

La forma dell’aggregato tondo o frantumato, noninfluenza significativamente la qualità della pavimenta-zione; l’aggregato ricavato dalla frantumazione richiede,in generale, un maggior quantitativo d’acqua d’impasto,ma, a parità di tipo e dosaggio di cemento consente alcalcestruzzo di acquisire una maggiore resistenza a fles-sione rispetto quella ottenibile con aggregati tondi.

7.1.2.1 Impurità degli aggregatiIl contenuto di particelle leggere e frustoli vegetali negliaggregati grossi deve essere inferiore allo 0,02% sulpeso degli aggregati valutato secondo la UNI 8520-2.

7.1.2.2 Prevenzione della reattività degli aggregatiAlcuni aggregati possono contenere particolari forme disilice reattiva che possono reagire se vengono a contattocon gli alcali apportati dal cemento contenuto nel calcestruzzo

7. REQUISITI PER IL CALCESTRUZZOIl contenuto del presente capitolo stabilisce le proprietà del calcestruzzo allo statofresco e indurito, nonché le necessarie verifiche, ed è coerente con le prescrizioni deidecreti applicativi della legge n° 1086 e con la norma UNI EN 206-1 e successivodocumento di applicazione nazionale, unitamente alle Linee Guida sul CalcestruzzoStrutturale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, nonché con le indicazioni delleassociazioni di categoria dei produttori di calcestruzzo preconfezionato.Un determinante contributo a tale argomento sarà rappresentato dal “sistemaPAVICAL” 1, attualmente in fase di definizione, consistente in un insieme di procedu-re, indicazioni tecniche e di comportamenti delle parti coinvolte, mirati alla definizio-ne delle caratteristiche di un calcestruzzo, nonché delle modalità della sua fornitu-ra, studiato appositamente per la realizzazione di pavimentazioni industriali; il siste-ma PAVICAL consentirà in sostanza di prescrivere un calcestruzzo “dedicato”,anche a chi non potrà disporre di tutte le conoscenze specifiche dl prodotto.

In ogni caso, per consentire l’appropriata posa in opera e stagionatura del calcestruzzo fresco,nonché prevedere lo sviluppo delle resistenze meccaniche, devono essere rese note dal produt-tore del calcestruzzo, le seguenti informazioni:a) tipo, classe di resistenza e provenienza del cemento;b) tipo di aggregato e cava di provenienza. Nel caso il preconfezionatore, per lo stesso lotto di

pavimento, fornisca calcestruzzo confezionato con aggregati provenienti da cave diverse,deve informarne il committente;

c) tipo di additivo e/o aggiunte, se utilizzati;d) risultati di prove eseguite in precedenza sulla stessa miscela, provenienti dal controllo di pro-

duzione o da eventuali prove di qualificazione;e) risultati dei controlli sugli aggregati;f) massa volumica del calcestruzzo fresco;g) resistenza caratteristica a compressione (Rck), rapporto a/c e classe di esposizione;h) dimensione max dell’aggregato e classe di consistenza;i) prestazioni particolari eventualmente richieste al calcestruzzo;l) modalità di produzione nell’impianto di preconfezionamento.

1(documento che sarà disponibile presso l’Associazione)

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e/o nel premiscelato utilizzato per lo strato di usura.In presenza d’umidità può avvenire una reazione espan-siva che può portare alla fessurazione e/o al degradosuperficiale, con espulsione di piccoli coni di materiale(pop-out). Il preconfezionatore ha l'obbligo di informareil Committente della possibile presenza d’aggregatireattivi, al fine di consentire opportuni accorgimenti perevitare degradi conseguenti al manifestarsi del fenomeno.In caso di indisponibilità tecnica ed economica diaggregati sicuramente non reattivi, o in presenza diaggregati potenzialmente reattivi, è necessario:• dare informazione del rischio al committente ed al

progettista;• adottare le seguenti precauzioni, al fine di minimizzare

il rischio di deterioramenti:A1) impiegare cementi a basso contenuto di alcali.A2) impiegare cementi pozzolanici o d’altoforno oppureaggiunte minerali, anche di pregio, con attività pozzola-nica (quali cenere volante, fumo di silice, etc.).B1) inserire una barriera a vapore tra massicciata di sot-tofondo e pavimentoB2) impregnare e impermeabilizzare con rivestimento inresina la superficie del pavimento se questo è soggettoa frequenti lavaggi.C) conferire al pavimento pendenze non inferiori al 1,5 %.

Nota: le opere di pavimentazione eseguite all’aperto(es.piazzali) sono particolarmente esposte al rischio serealizzate con calcestruzzi confezionati con aggregatipotenzialmente reattivi; l’impresa esecutrice delpavimento deve sensibilizzare il Committente ed ilProgettista a trovare, per quanto possibile, una validasoluzione alternativa (vedere UNI 8981-8/99).

7.1.2.3 Prevenzioni in caso di aggregati geliviIn caso di indisponibilità di aggregati sicuramente nongelivi, ovvero in presenza di aggregati potenzialmentegelivi, è necessario dare informazione del rischio alcommittente e al progettista.In presenza di aggregati gelivi utilizzati per pavimentisoggetti a gelo/disgelo, al fine di minimizzare il rischio dideterioramenti, si consigliano le seguenti precauzioni:

1.conferire al pavimento pendenze non inferiori al 1,5 %;2.realizzare una finitura frattazzata caratterizzata da una

porosità sufficiente per poter effettuare una successivaimpregnazione ed impermeabilizzazione della superficiedel pavimento. A tal proposito sono da evitare finitureparticolarmente liscie e compatte che non consentano,per la limitata porosità superficiale, una efficaceimpregnazione.

7.1.3 Acqua di impastoL’acqua di impasto deve ottemperare alle prescrizionidella norma UNI 8981/7 e UNI EN 1008. Sono comun-que utilizzabili anche acque di riciclo purché prive di olii,sostanze e materiali comunque dannosi (si consiglia inqueste situazioni di effettuare un’analisi preventiva delleacque).

7.1.4 AdditiviAl fine di assicurare una buona lavorabilità, senza com-promettere resistenze e durabilità, è necessario il conte-nimento del rapporto A/C ottenuto mediante l’uso diopportuni additivi superfluidificanti, conformi alla UNIEN 934-2, da utilizzarsi in relazione a:• tipo e classe di cemento;• tempi di trasporto; • tempi di lavorazione;• tempi di presa; • condizioni ambientali.

Nel caso di utilizzo di additivo aerante occorre valutarele seguenti criticità:• difficoltà di distribuzione, nella massa di calcestruzzo,

in modo omogeneo (particolarmente nel caso dimancanza di mescolatore fisso);

• eventuale difformità di indurimento tra la superficiedella pavimentazione ed il suo nucleo.

7.1.5 AggiunteÈ consentito l’impiego di aggiunte del tipo I e II, secondoUNI EN 206-1, quali filler calcarei, ceneri volanti e fumodi silice, per migliorare specifiche proprietà del calce-struzzo indurito (es: per prevenire la reazione alcali-aggregato). Nel caso di aggiunte di cenere volante ilproduttore è tenuto ad informare l’impresa di pavimen-tazione.

7.1.6 Altri componentiAl fine di consentire l’acquisizione di specifiche prestazio-ni è consentito l’impiego di particolari costituenti, qualifibre metalliche e sintetiche, agenti espansivi o altro.

7.2 PRODUZIONE DEL CALCESTRUZZOI punti che seguono riportano parametri ritenuti fonda-mentali nella scelta dell’impianto di produzione del cal-cestruzzo.

7.2.1 Dosaggio dei componentiIl calcestruzzo destinato alla realizzazione di pavimentiindustriali deve provenire da impianti:

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

a.che assicurino dosaggi dei componenti nelle tolleranzeconformi alla UNI EN 206-1;

b.conformi alle prescrizioni della Linee Guida sulCalcestruzzo Preconfezionato emesse dal ConsiglioSuperiore del Ministero dei LL.PP;

c.possibilmente automatizzati.

7.2.2 Miscelazione del calcestruzzoOve la miscelazione sia affidata alla sola autobetoniera,particolare cura deve essere posta per assicurare l’omo-geneità delle miscele. I tempi di miscelazione ed il volumedi carico devono consentire di miscelare omogenea-mente i componenti e confezionare calcestruzzo diconsistenza uniforme.

7.3 PRESCRIZIONI PER IL CALCESTRUZZOIl progettista deve prescrivere il calcestruzzo secondo idisposti della UNI EN 206-1, specificandone:• classe di resistenza; • classe d’esposizione ambientale;• diametro massimo nominale dell’aggregato;• classe di consistenza;• tipo e classe di resistenza del cemento;• rapporto acqua /cemento (a/c);Deve essere assicurata la congruità tra le diverse speci-fiche.

7.3.1 Classe di resistenzaLe classi di resistenza del calcestruzzo (N/mm2) sonoriportate in tabella 2 riferite sia a provini cilindrici ƒck, cyldi diametro 150 mm e altezza 300 mm, sia a provinicubici (Rck) di 150 mm di spigolo.

Tab. 7.1 Classi di resistenza del calcestruzzo (N/mm2)

La classe di resistenza da prescrivere per un pavimentodi calcestruzzo è subordinata alla classe d’esposizioneambientale (Tab. 7.2) ed ai carichi previsti. La resistenzacaratteristica prescritta, da definire in fase di progetto,deve essere determinata in base alla più cogente delledue condizioni.NB: la norma UNI EN 206-1 richiede, per il calcestruzzosottoposto a significative condizioni d'usura, una classedi resistenza non inferiore a C25/30. Ove, sulla basedello specifico progetto, si considerasse l’impiego dicalcestruzzo C20/25, si provvederà con molta attenzionealla scelta dello spessore dello strato d' usura e dei suoimateriali componenti (Cap.10).

C20/25 C25/30 C30/37 C35/45 C40/50

20 25 30 35 40ƒck

Rck 25 30 37 45 50

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

Denominazionedella classe

Descrizionedell’ambiente

Esempi informativi di situazioni a cuipossono applicarsi le classi di esposizione

Per calcestruzzo privo di armatura o insertimetallici: tutte le esposizioni eccetto dove c’ègelo-disgelo, abrasione o attacco chimico.Per calcestruzzo con armatura o inserti metalliciin ambiente molto asciutto

Qualora il calcestruzzo contenente armature o altri inserti metallici sia esposto all’aria e all’umidità, l’esposizione sarà classificatanel modo seguente:Nota: Le condizioni di umidità si riferiscono a quelle presenti nel copriferro o nel ricoprimento di inserti metallici, ma in molti casisi può considerare che tali condizioni riflettano quelle dell’ambiente circostante. In questi casi la classificazione dell’ambiente circo-stante può essere adeguata. Questo può non essere il caso se c’è una barriera fra il calcestruzzo e il suo ambiente.

Qualora Il calcestruzzo contenente armature o altri inserti metallici sia soggetto al contatto con acqua contenente cloruri, inclusii sali antigelo, con origine diversa dall’acqua di mare, l’esposizione sarà classificata come segue:

1. Assenza di rischio di corrosione o attacco

X0 Calcestruzzo all’interno di edifici con umiditàdell’aria molto bassa

Asciutto o permanentemente bagnato

2. Corrosione indotta da carbonatazione

XC1 Calcestruzzo all’interno di edifici con bassaumidità relativa.Calcestruzzo costantemente immerso in acqua.

Bagnato, raramente asciuttoXC2 Superfici di calcestruzzo a contatto con acquaper lungo tempo. Molte fondazioni.

Umidità moderataXC3 Calcestruzzo all’interno di edifici con umiditàrelativa dell’aria moderata oppure elevata.Calcestruzzo esposto all’esterno protetto dallapioggia.

Ciclicamente bagnato ed asciuttoXC4 Superfici di calcestruzzo soggette al contattocon acqua, non nella classe di esposizione XC2.

Nota:In riferimento alle condizioni di umidità vedere anche sezione 2 del presente prospetto.

Umidità moderataXD1 Superfici di calcestruzzo esposte a nebbia salina.

Bagnato, raramente asciuttoXD2 Piscine. Calcestruzzo esposto ad acqueindustriali contenenti cloruri.

Ciclicamente bagnato ed asciuttoXD3 Parti di ponti esposte a spruzzi contenenti cloruri.Pavimentazioni. Pavimentazioni di parcheggi.

3. Corrosione indotta da cloruri esclusi quelli provenienti dall’acqua di mare

Tab. 7.2 Classi d’esposizione ambientale

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

Moderata saturazione d’acquacon uso di agente disgelante

XF2 Elementi come parti di ponti che in altro modosarebbero classificati come XF1, ma che sonoesposti ai sali antigelo direttamente odindirettamente.

Elevata saturazione d’acquasenza agente disgelante

XF3 Superfici orizzontali in edifici dove l’acqua puòaccumularsi e che possono essere soggetti aifenomeni di gelo, elementi soggetti a frequentibagnature ed esposti al gelo.

Elevata saturazione d’acqua conagente antigelo oppure acqua di mare

XF4 Superfici orizzontali quali strade o pavimentazioniesposte al gelo ed ai sali disgelanti in mododiretto od indiretto, elementi esposti al geloe soggetti a frequenti bagnature in presenzadi sali disgelanti od acqua di mare.

Ambiente chimicamente debolmenteaggressivo secondo il prospetto 2 della EN 206-1

XA1 Contenitori e di fanghi e vasche di decantazione.Contenitori e vasche per acque reflue.

Ambiente chimicamente moderatamenteaggressivo secondo il prospetto 2 della EN 206-1

XA2 Elementi strutturali o pareti a contattodi terreni aggressivi.

Ambiente chimicamente fortemente aggressivosecondo il prospetto 2 della EN 206-1

XA3 Elementi strutturali o pareti a contatto di acqueindustriali fortemente aggressive. Contenitori diforaggi, mangimi e liquami provenienti dall’alle-vamento animale. Torri di raffreddamento di fumie gas di scarico industriali.

6. Attacco chimico

Tab. 7.2 Classi d’esposizione ambientale (continua da pag. 27)

Qualora Il calcestruzzo contenente armature o altri inserti metallici sia soggetto al contatto con cloruri presenti nell’acqua di mareoppure con aria che trasporta sali derivanti dall’acqua di mare, l’esposizione sarà classificata come segue:

Esposto a nebbia salina, ma non in contattodiretto con acqua di mare

XS1 Strutture prossime oppure sulla costa.

Permanentemente sommersoXS2 Parti di strutture marine.

Zone esposte alle onde oppure alla mareaXS3 Parti di strutture marine.

4. Corrosione indotta da cloruri presenti nell’acqua di mare

Moderata saturazione d’acqua, senza impiegodi agente disgelante

XF1 Superfici verticali di calcestruzzo come facciatee colonne esposte alla pioggia ed al gelo. Superficinon verticali e non soggette alla completa satu-razione ma esposte al gelo, alla pioggia o all’acqua.

5. Attacco dei cicli geli/disgelo con o senza sali disgelanti (*)

Denominazionedella classe

Descrizionedell’ambiente

Esempi informativi di situazioni a cuipossono applicarsi le classi di esposizione

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

-Massimo rapporto a/c

Classi di esposizione

Nessun rischiodi corrosione

Corrosione indottada carbonatazione

Corrosione indottada cloruri

Acqua di mare Cloruri provenientida altre fonti

X0 XC1 / XC2 XS2 / XS3XC3 XC4 XS1 XD1 XD2 XD3

0,60 0,450,55 0,50 0,50 0,55 0,50 0,45

15Rck minima 30 4535 40 40 35 40 45

-Minimo contenutoin cemento (kg/m3)

300 360320 340 340 320 340 360

7.3.1.1 Resistenza secondo la classe di esposizioneNelle Tabelle 7.3 e 7.4 è riportato il rapporto a/c max,la resistenza caratteristica minima ed il minimo contenu-to in cemento riferita alla classe di esposizione ambien-tale cui il pavimento si prevede sarà esposto.

7.3.1.2 Resistenza minima strutturaleUna volta determinate le tensioni (s) prodotte dai carichidi progetto (Cap. 8), si calcolerà la resistenza caratteri-stica a compressione (Rck) del calcestruzzo cui corri-sponde il valore ammissibile coincidente con il valorecaratteristico della resistenza a flessione (ƒcfk 0,05) confrattile 5% (D.M. 09.01.96).

ƒcfk 0,05 = 0,7.1,2.0,27. 3√Rck2

Risolvendo rispetto ad Rck si ha:

Rck = (ƒcfk 0,05 / 0.227)3/2

dove Rck = resistenza caratteristicaa compressione del calcestruzzo;

ƒcfk 0,05 = valore ammissibile dellaresistenza a trazione per flessione equivalente al valore caratteristico con frattile 5% (D.M. 09 gennaio 96)

Tabella 7.3

0,55Massimo rapporto a/c

Classi di esposizione

Ambienti aggressiviper gelo e disgelo

Ambiente aggressivoper attacco chimico

XF1 XF2 / XF3 XA2XF4 XA1 XA3

0,50 0,500,45 0,55 0,45

35Rck 30 4040 35 45

Altri requisiti Per aggressione da solfatiè richiesto l’uso di cementiresistenti ai solfati

Contenuto minimoin aria (%)

3,0 3,0

320Minimo contenutoin cemento (kg/m3)

340 340360 320 360

Tabella 7.4

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

7.3.2 Dimensione massima nominale dell’aggregatoLa dimensione massima dell’aggregato (Dmax) deveessere scelta in modo che il calcestruzzo possa esseregettato in opera con buona scorrevolezza e senza segre-gazione.Il diametro nominale massimo dell’aggregato deveessere determinato in funzione:• dello spessore del pavimento: il diametro max. non

deve superare un quarto dello spessore del pavimento; • della misura del copriferro (cpf) che non deve essere

comunque inferiore a cm 4;• della metodologia di posa in opera: a mezzo pompa o

con scarico diretto dall’autobetoniera, a mezzo benna,dumper, o per stesura con pale e rastrelli.

Nel caso l'impianto di betonaggio utilizzi aggregato condimensione massima inferiore a quella richiesta, laDirezione Lavori dovrà indicare gli opportuni accorgi-menti per ovviare al maggior ritiro conseguente. Per la dimensione massima nominale dell’aggregato siconsigliano i seguenti valori:

Tab. 7.5 Dimensione massima dell’aggregato

Nota: Ove per particolari ragioni di prestazione, si volesse,utilizzare aggregato con dimensione massima nominalesuperiore, si dovrà porre particolare attenzione ad evitarela segregazione.

7.3.2.1 Curva granulometricaSi consiglia l’impiego di almeno tre classi granulometri-che.Sono preferibili curve che non prevedano eccesso disabbia (come spesso avviene per gli impasti ordinari); éammesso l’utilizzo di curve discontinue.Il contenuto di parti fini (passanti al setaccio 0,25 mm,cemento incluso) non deve superare i valori riportatinella tabella sottostante:

Tab. 7.6 Contenuto di fini

Se il calcestruzzo contiene additivi aeranti, i valori delcontenuto dei fini possono essere ridotti tenendo contodel volume dell’aria inglobata.

7.3.3 Classe di consistenza Il raggiungimento della consistenza desiderata deveessere ottenuto agendo sulla composizione della miscela(curva granulometrica e additivazione) evitando ogniaggiunta d’acqua.Infatti solo mantenendo inalterato il rapporto acqua-cemento è possibile conseguire la resistenza e la dura-bilità prescritte dal progettista.La consistenza del calcestruzzo durante il getto ne deveconsentire la posa in opera senza segregazione e lacorretta compattazione. Per evitare difficoltà di posa, siraccomanda che la consistenza del calcestruzzo almomento del getto sia:• a seconda del tipo di stesura meccanizzata, almeno di

classe S2 o S3;• con stesura manuale, almeno di classe S4 o S5, e

comunque non inferiore a mm 190 di abbassamentoal cono).

La consistenza non è caratteristica correlabile alla solarichiesta d’acqua, in quanto è legata alla dimensionemassima dell’aggregato e all'impiego di additivi.Il conseguimento della classe di consistenza S5 è tecni-camente ottenibile mediante impiego di additivi super-fluidificanti, che possono essere impiegati anche per laclasse di consistenza S3 al fine di ridurre ulteriormenteil contenuto di acqua degli impasti.Il preconfezionatore deve considerare la perdita diconsistenza derivante dalla durata del trasporto. La D.L.o il Progettista quella derivante dalle condizioni climaticheal momento del getto e dai tempi di scarico.

7.3.4 Tipo di cementoIl tipo di cemento deve essere scelto in relazione a:• classe di esposizione (eventuale aggressione da

solfati);• rischio di reattività degli aggregati;• resistenza caratteristica;• spessore del pavimento (calore di idratazione);• tempi di lavorazione e messa in esercizio.

Nel caso di utilizzo di cementi a basso contenuto diclinker, i tempi di stagionatura protetta e di messa inesercizio vanno protratti almeno del 30% rispetto ad uncemento Portland (CEM I) di pari classe.Viene pertanto suggerito di assumere le informazioninecessarie presso l'impianto di betonaggio circa il tipo

Spessorepavimento (cm)

Dimensionemassima aggregato (mm)

18- 25 14- 17 12- 13

453525

Dimensione massimadell’aggregato (mm)

Contenuto massimodi fini (Kg/m3)

81632≥50

525450400350

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di cemento disponibile e verificarne la congruità con lespecifiche del progettista.Ogni cambio di cemento deve essere preventivamentecomunicato dal preconfezionatore.

7.3.4.1 Classe di resistenza del cemento Ove possibile e salvo contraria specifica, è preferibilericorrere all’impiego di cementi ad elevata resistenzainiziale (32.5R e 42.5R).

7.3.5 Rapporto Acqua/CementoLa pavimentazione in calcestruzzo può essere classificatacome una struttura non armata o leggermente armata.Il rapporto a/c in funzione della classe di esposizioneambientale è definito nella Tabelle 7.3 - 7.4.Il rapporto a/c viene prescritto considerando la classe diesposizione ambientale e la Rck di progetto.

7.4 CONDIZIONI CLIMATICHE ETEMPERATURA DEL CALCESTRUZZOAL MOMENTO DEL GETTO

Nel presente paragrafo sono esaminate alcune condizio-ni al momento del getto alle quali il calcestruzzo frescopotrebbe essere esposto che potendo provocare defor-mazioni nel calcestruzzo ancora fresco devono essereconsiderate nel progetto.Il progetto e il capitolato devono evidenziare le corretteprescrizioni per il calcestruzzo in funzione del programmadei lavori e delle specifiche situazioni climatiche estagionali del periodo di esecuzione previsto; tali situa-zioni possono infatti notevolmente incrementare i costi

Tab. 7.7 Condizioni climatiche al momento del getto e precauzioni da adottare per prevenire difetti della pavimentazione.

del calcestruzzo e della sua posa in opera.A meno di specifici provvedimenti indicati dalla D.L., latemperatura del calcestruzzo, durante la posa in operanon deve nè superare 30°C né risultare inferiore a 5°C.Particolare attenzione deve essere posta nei seguenticasi:• irraggiamento solare: il calcestruzzo deve essere pro-

tetto dalla rapida evaporazione dell’acqua di impasto,coprendolo con teli impermeabili, proteggendolo conantievaporanti, comunque prolungando la stagionatu-ra umida. I giunti di contrazione debbono essere rea-lizzati entro brevissimo termine dal getto (non appenala pavimentazione sia pedonabile);

• gelo: il periodo di protezione può essere stimato inbase al grado di resistenza raggiunto dal calcestruzzo:non è ritenuto necessario prolungare la protezioneallorché il pavimento abbia raggiunto una resistenzaalla compressione di almeno 5 N/mm2.

7.4.1 Condizioni di fornitura a piè d’opera Devono essere adottate le misure necessarie a:• prevenire le segregazioni;• ridurre i tempi di trasporto e di attesa in cantiere,

nonchè di scarico.

Il progetto e il programma di lavoro devono prevedere lecondizioni di fornitura e di consegna che riducano itempi di sosta e gli intervalli tra i diversi lotti di fornitura.

• La scelta dell’impianto di betonaggio deve tenere inconsiderazione i tempi di percorrenza, sussistendo

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

Condizione climatica Esempi Precauzioni da adottare

locali chiusi e/o riscaldati in fase digetto; realizzazioni in periodo estivo

clima secco Evitare l’evaporazione (coprire con teli, utilizzareantievaporanti ecc.).Prolungare la stagionatura umida.

interni con umidità elevata,piazzali esposti a nord (ombreggiati)

realizzazioni in periodi invernali dipiazzali esposti al gelo

clima umido

a) senza gelo

b) con gelo durante

l’esecuzione dei getti

Evitare l’evaporazione.

Utilizzare acceleranti di presa.Proteggere con materiale coibente.Evitare il getto con temperature inferiori a 0°C.

piazzali, locali non chiusio privi di tamponamento

clima ventilato Evitare l’evaporazione (coprire con teli, utilizzareantievaporanti ecc.).Prolungare la stagionatura umida.

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

l’obbligo per il preconfezionatore di fornire con conti-nuità i vari lotti di calcestruzzo al fine di minimizzare ilrischio di formazione di giunti "freddi" che possonooriginare fessurazioni.

• Tra lo scarico di un’autobetoniera e quello della suc-cessiva non dovrebbero normalmente intercorrerepiù di 30 minuti con temperatura esterna di 20°C evento moderato. Se l’intervallo tra due consegnedovesse essere superiore, il pavimentista deve inter-venire per limitare il rischio di fessurazioni nella rela-tiva ripresa di getto. È comunque buona regola segna-lare al Committente eventuali ritardi nelle consegne.

• Qualora le autobetoniere debbano sostare esposte alsole, con temperature esterne superiori ai 20°C, sidovrà aver cura di mantenere bagnato l’esterno deltamburo.

• Qualora l’operazione di pompaggio dovesse risultaredifficoltosa, è opportuno ricorrere all’impiego di unadditivo coadiuvante.

7.4.2 Consistenza alla consegnaAl momento dello scarico del calcestruzzo la consistenzadeve essere conforme alla classe richiesta.

7.4.3 Messa in esercizioIn assenza di particolari specifiche, il pavimento incalcestruzzo non potrà essere transitato da automezzie/o mezzi operativi prima di 28 gg dall’ultimazione diciascun lotto. Nel caso si preveda di transitare prematu-ramente sul pavimento, il progettista dovrà prescrivereun calcestruzzo capace di soddisfare quest’esigenza,prescrivendo sia la resistenza a 28gg che quella da otte-nere al momento del transito (messa in esercizio).

7.5 PRESTAZIONI PARTICOLARISono elencati alcuni suggerimenti atti a soddisfareparticolari necessità prestazionali dei pavimenti.

7.5.1 Resistenza all'abrasioneMolti pavimenti in calcestruzzo sono sottoposti a severecondizioni d’usura. In tali situazioni, il progetto dovràprevedere un calcestruzzo con opportune caratteristicheprestazionali ad integrazione della resistenza all’abrasio-ne propria dello strato d’usura.Per realizzare un pavimento con elevata resistenzaall’abrasione si raccomandano:1.classe di resistenza minima del calcestruzzo C30/37;2.rapporto a/c non superiore a 0,50;

3.aggregati di tipo A, secondo la UNI 8520-2;4.raddoppio dei tempi di stagionatura umida;5.strato d’usura idoneo per tipo, quantità di materiale e

metodo applicativo (Cap.10).

7.5.2 Resistenza a trazione per flessioneDeterminate realizzazioni richiedono al calcestruzzo unabuona resistenza a trazione per flessione (ad esempiopavimenti su soletta, su strato coibente, ecc.).

In questi casi si raccomandano:1.aggregati frantumati;2.inserimento di fibre d’acciaio o comunque strutturali,

in dosaggio tale da incrementare la tenacità del pavi-mento.

3.raddoppio dei tempi di stagionatura umida rispetto aquelli normali.

7.5.3 Resistenza agli urtiDeterminate condizioni d’uso richiedono al pavimentouna elevata resistenza agli urti.

In questi casi si raccomandano:1.aggregati frantumati;2.rapporto a/c non superiore a 0,55;3.inserimento di fibre d’acciaio o comunque strutturali

in dosaggio tale da incrementare la tenacità del pavi-mento in abbinamento a fibre sintetiche;

4.raddoppio dei tempi di stagionatura umida rispetto aquelli normali.

7.5.4 Impermeabilità Pavimentazioni soggette a frequente contatto di acqua,particolarmente se a pressione, richiedono calcestruzzicaratterizzati da elevata resistenza alla penetrazionedell’acqua in pressione (EN 12390 – E07.04.113.0).Per quanto concerne il calcestruzzo, si raccomandano leseguenti prescrizioni aggiuntive:1.aggregato con distribuzione granulometrica continua;2.rapporto a/c non superiore a 0,55;3.raddoppio del tempo di stagionatura umida rispetto a

quelli normali.Per quanto concerne il pavimento si raccomandano iseguenti provvedimenti:1.realizzazione di pendenze non minori dell’1,5%;2.rivestimento superficiale (impregnazione o trattamento

impermeabilizzante).

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7.6 PROCEDURE PER IL CONTROLLODELLA QUALITÀ

Getto e stagionatura del calcestruzzo per pavimenti aduso industriale, devono essere conformi alle disposizionidefinite nella norma prEN 13670.

7.6.1 Verifica prima dell’inizio dei lavoriIl fornitore di calcestruzzo deve identificare i tipi dicemento nei diversi sili.E’ buona regola verificare prima dell’inizio lavori il tipo dilegante con cui viene confezionato il calcestruzzo, al finedi assumere, eventualmente e in tempo utile, le oppor-tune misure.Se previsto in progetto, il ritiro idraulico del calcestruzzopuò essere determinato secondo la norma UNI 6555-73.La composizione della miscela, ove contrattualmenteprevisto, va documentata dal fornitore di calcestruzzomediante scheda tecnica.

7.6.2 Verifiche in fase di realizzazionePer il controllo della composizione del calcestruzzofresco si fa riferimento alla norma UNI 6393. Tutte leverifiche ed i prelievi sul calcestruzzo fresco devonoessere effettuate in contraddittorio ed i relativi verbalicontrofirmati dalle parti.Non sono da ritenersi validi e probanti provini confezio-nati, stagionati e/o provati in difformità dalle norme. Nelcaso si prelevino campioni da sottoporre a rottura, lecubiere devono essere conformi (per parallelismo eplanarità) alle norme. Se le tolleranze non sono rispettatei provini andranno rettificati prima di essere sottopostialla rottura.

7.6.2.1 Controllo di AccettazioneIl parametro principale di valutazione di un calcestruzzoè la resistenza caratteristica a compressione. La deter-minazione deve essere effettuata in laboratorio sottopo-nendo a schiacciamento i provini di forma cubica (ocilindrica) e registrandone i valori di rottura.Il prelievo dei campioni di calcestruzzo fresco deve avve-nire durante la realizzazione del pavimento. I provini nondevono essere lasciati stagionare all’aria e la dimensionedei cubetti è rapportata alla dimensione massimadell’aggregato secondo le norme UNI in vigore.E’ responsabilità della Direzione Lavori eseguire prelievicon le modalità previste dalla norma in vigore. La resi-stenza a compressione deve essere determinata su

provini cubici (Rck) o cilindrici (ƒcfk) in conformità allenorme UNI in vigore. Il controllo d’Accettazione deveavvenire secondo le regole dettate dall’Allegato n° 2 delDecreto Ministeriale, emesso a seguito dei disposti dellaL.1086/71 - e/o ad eventuali successive revisioni.

7.6.2.2 Verifica della consistenzaLa consistenza può essere misurata secondo diversimetodi, quello più comunemente utilizzato è l’abbassa-mento al cono di Abrams secondo la norma UNI 9418.

Nota: le norme cui si fa riferimento nel testo, sono quellein vigore alla data del dicembre 2002. Nel caso di lororevisione, sostituzione o ritiro, si farà riferimento alleversioni vigenti alla data di definizione del contratto difornitura del calcestruzzo.

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Codice di Buona Pratica ■ Requisiti per il calcestruzzo

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Codice di Buona Pratica ■ Dimensionamento procedure

8.1 METODO DI CALCOLOLa metodologia proposta per il dimensionamento dilastre di calcestruzzo per pavimentazione ad uso indu-striale prevede la determinazione delle tensioni massimedi flessione mediante l’applicazione della teoria dellepiastre poggianti su suolo elastico (suolo alla Winkler).Il suolo alla Winkler produce una reazione ai carichiapplicati proporzionale al cedimento subito.I parametri di calcolo sono:• modulo di reazione del sottofondo k (N/mm3);• spessore della piastra di calcestruzzo h (mm);• classe di resistenza del calcestruzzo Rck (N/mm2).

Le sollecitazioni principali considerate sono quelledovute a:• carichi uniformemente distribuiti: stoccaggio di pallets,

macchinari, ecc.;• carichi dinamici: carrelli elevatori, autocarri, autoarti-

colati, ecc.;• carichi concentrati fissi: scaffalature metalliche,

appoggi dei containers, ecc.

La tensione di trazione massima (σ) indotta dai carichiagenti sulla lastra di pavimentazione dovrà risultare intutti i punti inferiore alla resistenza a trazione ammissi-bile di progetto (ƒcfd). Quest’ultimo valore – come giàspecificato al paragrafo 7.3.1.2 – potrà essere assuntopari al valore caratteristico della resistenza a trazione perflessione del calcestruzzo con frattile 5%:

ƒcfd = ƒcfk 0,05 = 0,7 ƒcfm = 0,7.1,2.0,27.3√Rck2 [N/mm2]

dove:

ƒcfm =1,2 ƒctm [N/mm2] (D.M. 09.01.96)valore medio della resistenza a trazione per flessione

ƒctm = 0,27 (Rck)2/3 [N/mm2] (D.M. 09.01.96)

valore medio della resistenza a trazione semplice

8.1.1 Carichi dinamici1) Calcolo della tensione max di trazione (σ) provocata

da una ruota al centro della piastra di calcestruzzo

σ = 1,264 P/h2 (log R/b+0,267) [1]dove:

P = carico su una ruota in Nh = spessore piastra in mmE = modulo di elasticità del calcestruzzo in N/mm2

k = modulo di reazione del sottofondo in N/mm3

b = (1,6 a2+h2)1/2 - 0,675 h: raggio corretto in mmSe a ≥ 1,724 h, b = a

a = [ P / (pressione ruota • π)] raggio dell’areacircolare di impronta del carico in mm

R =4√ E.h3

12(1-µ)k

8. DIMENSIONAMENTO DELLA PIASTRADI CALCESTRUZZO

Nel presente capitolo vengono riportate alcune semplici formule per il calcolo dello statotensionale prodotto in una piastra di calcestruzzo poggiante su terreno alla Winkler dacarichi mobili e fissi su di essa agenti.Suddette formule, sebbene a rigore valide solo in particolari condizioni(ad esempio, percarichi applicati lontano dalle sezioni di giunto), vengono fornite allo scopo di favorire, inun settore quello delle pavimentazioni, dove il calcolo statico non viene generalmenteeffettuato, quanto un dimensionamento di massima del pavimento basato sulle caratte-ristiche geomeccaniche del terreno, sulle prestazioni elasto-meccaniche del conglome-rato oltre che in base all’entità ed alla frequenza dei carichi agenti.

Resta inteso, quindi, che chi volesse procedere ad un dimensionamento più accuratodella piastra può fare utile riferimento ai diversi testi disponibili sull’argomento, ed inparticolare al Progetto di Norma UNI U32.04.514.0 - “Pavimenti di calcestruzzo ad usoindustriale. Criteri per la progettazione, esecuzione e collaudo” di prossima pubblicazione.

Un ulteriore metodo di calcolo, è già stato pubblicato in modo esteso su ConpaviNews(n.30/2002) edito e distribuito in occasione del Congresso Nazionale dell’Ordine degliIngegneri svoltosi a San Remo lo scorso 9 settembre 2002.

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2) Calcolo tensione σI provocata sulla prima ruota dalle altre

σI = ƒ ( x / R ) P · 6 / h2 [2]dove:

x = distanza tra le ruote in mmR = [ E ·h3/ [12 (1- µ) / k ] ] raggio di rigidezza

relativa in mmµ = modulo di Poisson

La funzione ƒ ( x / R ) è ricavata dalla tabella 8.1

3) Somma delle tensioni per ottenere la tensione totale

σtot = σI+σII+σIII+σIV…

Dovrà ovviamente risultare perché la verifica del pavi-mento risulti soddisfatta:

σ ≤ ƒcfd

In caso contrario occorrerà aumentare h e/o Rck eprocedere nuovamente alla verifica.

4) Calcolare l’armatura occorrente, come specificato nelCap.9.2.1 per la rete elettrosaldata o nel Cap.9.2.2per le fibre metalliche considerando la tensione (σ)più severa per le tre condizioni di carico menzionate.

8.1.2 Carichi concentrati1) L’equazione [1] può essere utilizzata per la determinazio-

ne della sollecitazione prodotta da piantane. In questocaso basta assumere come raggio d’impronta (a):

a = (A / π )1/2 A= area effettiva di appoggiodella piantana (mm2)

2) Calcolare l’influenza delle altre piantane sulla primamediante [2].

3) Sommare le tensioni per ottenere la tensione totale;dovrà ovviamente risultare perché la verifica del pavi-mento risulti soddisfatta:

σ ≤ ƒcfd

In caso contrario occorrerà aumentare h e/o Rck eprocedere momentaneamente alla verifica.

4) Calcolare l’armatura occorrente, come specificato nelCap.9.2.1 per la rete elettrosaldata o nel Cap.9.2.2 perle fibre metalliche considerando la tensione (σ) piùsevera per le tre condizioni di carico menzionate.

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Codice di Buona Pratica ■ Dimensionamento procedure

0,20 = 0,192122 = 0,188424 = 0,177526 = 0,170228 = 0,1629

0,30 = 0,155632 = 0,150534 = 0,145436 = 0,140238 = 0,1351

0,40 = 0,130042 = 0,126544 = 0,123046 = 0,119548 = 0,1160

0,50 = 0,112552 = 0,109054 = 0,105556 = 0,102058 = 0,0985

0,60 = 0,098062 = 0,092764 = 0,090366 = 0,088068 = 0,0857

0,70 = 0,083372 = 0,081074 = 0,078676 = 0,076378 = 0,0739

0,80 = 0,071682 = 0,069984 = 0,068286 = 0,066588 = 0,0648

0,90 = 0,063192 = 0,061394 = 0,059696 = 0,057998 = 0,0562

1,00 = 0,054502 = 0,053204 = 0,051906 = 0,050608 = 0,0493

1,10 = 0,048112 = 0,046114 = 0,045516 = 0,044218 = 0,0429

1,20 = 0,041622 = 0,040624 = 0,039726 = 0,038728 = 0,0378

1,30 = 0,036832 = 0,035834 = 0,034936 = 0,033938 = 0,0330

1,40 = 0,032042 = 0,031244 = 0,030546 = 0,029748 = 0,0289

1,50 = 0,028252 = 0,027454 = 0,026656 = 0,025858 = 0,0251

1,60 = 0,024362 = 0,023764 = 0,023166 = 0,022668 = 0,0220

1,70 = 0,021572 = 0,020974 = 0,020476 = 0,019878 = 0,0193

1,80 = 0,018782 = 0,018284 = 0,017786 = 0,017188 = 0,0166

1,90 = 0,016192 = 0,015694 = 0,015196 = 0,014598 = 0,0140

2,00 = 0,013502 = 0,013204 = 0,012806 = 0,012508 = 0,0122

2,10 = 0,011912 = 0,011514 = 0,011216 = 0,010918 = 0,0105

2,20 = 0,010222 = 0,009924 = 0,009726 = 0,009428 = 0,0092

2,30 = 0,008932 = 0,008634 = 0,008436 = 0,008138 = 0,0079

2,40 = 0,007642 = 0,007544 = 0,007346 = 0,007248 = 0,0070

2,50 = 0,006952 = 0,006854 = 0,006656 = 0,006558 = 0,0063

2,60 = 0,0006262 = 0,0006164 = 0,0005966 = 0,0005868 = 0,00056

2,70 = 0,0005572 = 0,0005474 = 0,0005276 = 0,0005178 = 0,00049

2,80 = 0,0004882 = 0,0004784 = 0,0004586 = 0,0004488 = 0,00042

2,90 = 0,0004192 = 0,0004094 = 0,0003896 = 0,0003798 = 0,00035

3,00 = 0,0003402 = 0,0003304 = 0,0003106 = 0,0003008 = 0,00028

3,10 = 0,0002712 = 0,0002614 = 0,0002416 = 0,0002318 = 0,00021

3,20 = 0,0002022 = 0,0001924 = 0,0001826 = 0,0001628 = 0,00015

3,30 = 0,0001432 = 0,0001334 = 0,0001136 = 0,0001038 = 0,00008

Tabella 8.1 - Funzione x/R

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Codice di Buona Pratica ■ Dimensionamento procedure

• prefissare uno stato limite per le fessurazioni innescatedagli spigoli di spiccati in elevazione (chiusini, pilastri,basamenti, muri ecc.);

• realizzare un sufficiente spessore in calcestruzzo dibuona qualità, compattezza ed aggregati puliti affinchéle fessure non risultino passanti.

8.3.1 Stato limite d’apertura delle fessure Generalmente in un pavimento non è ammessa laformazione di fessure considerate quale fattore di detur-pamento estetico oltre che di riduzione delle caratteristichedi funzionalità, sicurezza e igiene del manufatto e degliambienti in cui lo stesso è situato. Per questo motivo laprogettazione del pavimento, salvo casi particolari,viene effettuata nella ipotesi di piastra a sezione intera-mente reagente, limitando il valore della tensione ditrazione per flessione a quello ritenuto ammissibile inrelazione al calcestruzzo impiegato e, quindi, di fattoescludendo che la pavimentazione possa fessurarsi.Tuttavia, è possibile effettuare il dimensionamento dellapiastra in calcestruzzo nella ipotesi di sezione parzializ-zata, prescindendo - come accade nelle costruzioni inc.a. – dalla resistenza a trazione del calcestruzzo. In talcaso, prevedendo di affidare le tensioni di trazione inte-ramente all’armatura, la sezione in calcestruzzo sipresenta fessurata. In questa situazione tuttavia, ènecessario, al fine di garantire la durabilità del pavimentodi calcestruzzo, limitare il valore dell’ampiezza dellefessure nel pavimento. Questa limitazione si rendenecessaria per evitare, ad esempio, che le ruote di car-relli elevatori o di automezzi che transitano sul pavimentopossano in breve tempo determinare un severo dissestoin corrispondenza dei cigli fessurativi. La limitazionedell’ampiezza delle lesioni si rende, inoltre, necessarialaddove la pavimentazione, per la particolare destinazioned’uso dei locali, è soggetta all’azione deleteria di sostanzeaggressive per il calcestruzzo e/o per le armature. Lalimitazione dell’ampiezza delle fessure, infine, dovràessere perseguita anche in assenza di particolari agentiaggressivi quando la pavimentazione si trova all’esternoin climi freddi. In queste condizioni, infatti, la presenzadi fessure di ampiezza rilevante potrebbe esaltare glieffetti distruttivi determinati dalle tensioni indotte daicicli di gelo e disgelo.In assenza di indicazioni più precise si potrà fare riferi-mento ai valori (Wk) di stato limite di apertura dellelesioni riportati nel D.M. attualmente vigente (09.01.96)relativo alle strutture in calcestruzzo armato.

8.1.3 Carichi uniformemente distribuiti1) Calcolare i momenti massimi nel caso che la larghezza

critica del pavimento tra due pilastri di carichi unifor-memente distribuiti coincida con quella critica.I momenti all’estradosso (Ms) e all’intradosso (Mj)risulteranno (a meno del segno):

Ms = 0,1682 q / λ2

Mj = 0,1612 q / λ2

dove :

λ= (3 k/Eh3)1/4

noto il momento massimo la tensione massima ditrazione (σ) vale:

σ = M / Wdove:

W = bh2 / 6

Dovrà ovviamente risultare perché la verifica del pavi-mento risulti soddisfatta:

σ ≤ fcfd

In caso contrario occorrerà aumentare h e/o Rck eprocedere nuovamente alla verifica.

2) Calcolare quindi l’armatura occorrente, come specifi-cato nel Cap.9.2.1 per la rete elettrosaldata o nelCap.9.2.2 per le fibre metalliche considerando la ten-sione (σ) più severa per le tre condizioni di caricomenzionate.

8.2 COMBINAZIONE DELLE TENSIONI Le tensioni calcolate sul pavimento devono esserecumulate secondo condizioni di carico tali da risultarepiù sfavorevoli ai fini delle singole verifiche, tenendoconto come consentito dalle norme vigenti, della proba-bilità ridotta di concorso simultaneo di tutte le azioni coni rispettivi valori.

8.3 STATO LIMITE DI FESSURAZIONELo stato limite di fessurazione deve essere definito contrat-tualmente in subordine alle reali condizioni realizzative.Per assicurare la funzionalità e la durata del pavimentodi calcestruzzo è necessario:• Prefissare uno stato limite di fessurazione adeguato

alle eventuali esigenze igieniche, alle condizioni d’uti-lizzo ed alle sollecitazioni agenti sul pavimento;

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9.1 PROGETTAZIONEIn funzione delle sollecitazioni prevedibili (cedimentidella massicciata, tensioni calcolate, imbarcamenti dellelastre e viscosità) il progettista opterà per l’armaturaritenuta più idonea, e per il relativo posizionamento.In corrispondenza dei giunti di costruzione può essereprevisto l’impiego di barrotti per la ripartizione dei carichitra le lastre (Cap.9.3.2).Nel caso vengano utilizzati agenti espansivi per il con-trollo del ritiro del calcestruzzo, la determinazione dellaquantità di armatura deve tener conto della necessità dicontrastarne efficacemente l’azione.Fibre di acciaio, correttamente scelte e dosate, possonoessere impiegate in sostituzione o come complementodell’armatura.

9.2 MATERIALILe armature principali prese in esame sono:• rete elettrosaldata• fibre metalliche o comunque strutturali.Le armature secondarie sono:• fibre sintetiche • barrotti ripartitori• barre di rinforzo

9.2.1 La rete elettrosaldataLe pavimentazioni in calcestruzzo oggetto del codice dibuona pratica sono progettate (Cap. 8.), prescindendodalla presenza dell’armatura, nell’ipotesi di piastra asezione interamente reagente. Nel dimensionamento,inoltre, le tensioni di trazione agenti sulla piastra sonolimitate a valori inferiori alla resistenza a trazione diprogetto giacché non sono ammesse fessure nelconglomerato.In conformità a quanto sopraesposto s’intuisce come lafunzione dell’armatura metallica, in forma di rete elettro-saldata, nei pavimenti non è quella di aumentarne la por-tanza flessionale.Il compito dell’armatura metallica, invece, è quello dilimitare l’apertura delle fessure che si producono pereffetto delle contrazioni di ritiro nelle sezioni di giunto.

Impedendo alla fessura di aumentare la propria ampiezza,la rete elettrosaldata assicura che nelle sezioni di giuntos’instauri l’effetto ingranamento tra gli aggregati,indispensabile ai fini di un corretto trasferimento deicarichi tra le due porzioni di pavimento contigue algiunto fessurato.Il dimensionamento dell’armatura metallica per ilcontrollo dell’apertura delle lesioni può essere effettuatoin base al calcolo delle sollecitazioni di trazione, che siesplicano per effetto dell’attrito assorbito nelle sezioni digiunto proprio dalla rete elettrosaldata.L’armatura calcolata in base alle considerazioni sopraesposte è generalmente modesta anche in presenza dicalcestruzzi particolarmente scadenti per l’elevato ritiro,e di sottofondi caratterizzati da alti valori del coefficiented’attrito statico. Pertanto, le reti elettrosaldate più comu-nemente impiegate ø 5 o ø 6 maglia 10x10, 15x15 o20x20 cm sono sufficienti ad assorbire gli sforzi ditrazione nelle zone di giunto. Molto più importante chenon la percentuale d’armatura metallica risulta, invece, ilposizionamento della rete elettrosaldata. Dovendo essa,infatti, limitare l’ampiezza delle lesioni l’armatura deveessere posizionata il più possibile – compatibilmentecon la profondità del giunto di contrazione (Tab.11.1) –nell’estremità superiore del pavimento, laddove sonomassime le contrazioni dovute al ritiro.Una regola pratica consiste nel disporre la rete elettro-saldata ad una distanza (d) dalla superficie del pavimento:

p+1cm ≤ d ≤ p+2 cm e d ≥ 4 cm

dove p è la profondità del giunto di contrazione in cm.

Se l’armatura fosse posta ad una distanza d maggiore dip+2 cm, o addirittura sul fondo del pavimento (d = h),essa non potrebbe svolgere l’azione di contenimento (dicucitura) delle lesioni nella zona di giunto. In particola-re, l’armatura posizionata erroneamente sul fondo siverrebbe a trovare in una zona ove il ritiro è minimo oaddirittura assente e, quindi, laddove non c’è nemmenoil rischio che la fessura si formi.

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Codice di Buona Pratica ■ Pavimentazioni armate

9. PAVIMENTAZIONI ARMATEAnche se i pavimenti sono considerati e dimensionati come strutture non armate, unaidonea quantità di armatura, in casi specifici, permette di:• fornire un margine più ampio di sicurezza qualora vengano accidentalmente superate

le condizioni di impiego previste nel progetto o in presenza di eccessiva deformabilitàdella massicciata di supporto;

• contenere gli effetti delle variazioni dimensionali della pavimentazione dovute a ritirooppure alle escursioni termiche.

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Codice di Buona Pratica ■ Pavimentazioni armate

La rete elettrosaldata, inoltre, può ridurre il ritirodifferenziale del pavimento riducendone la tendenzaall’imbarcamento. Per contro se l’armatura fosse postaad una distanza d ≤ p+1 cm esisterebbe un elevatorischio che la stessa sia tagliata proprio durante l’esecu-zione dei giunti.Infine, la limitazione che d deve essere in ogni casoalmeno pari a 4 cm serve ad impedire che armaturetroppo superficiali possano favorire la formazione nelpavimento di fessure in fase plastica. Poiché il posizio-namento della rete nelle zone superiori del pavimentopuò creare problemi per la deambulazione del personaleaddetto, può essere opportuno disporre la rete sudistanziatori sufficientemente rigidi privilegiando retielettrosaldate di diametro opportuno per sostenere ilpeso del personale deambulante avendo, tuttavia,l’accortezza di disporre la rete garantendo strettamentele distanze d precedentemente menzionate.

9.2.2 Fibre metalliche o comunque strutturaliL’introduzione di fibre di natura appropriata, geometriaopportuna ed in misura sufficiente ad ottenere un rinforzodiscreto, omogeneamente disperso nella matricecementizia, consente di sostituire nelle pavimentazionidi calcestruzzo la tradizionale armatura in forma di reteelettrosaldata. Inoltre, il calcestruzzo fibrorinforzato puòessere vantaggiosamente impiegato per incrementare lecapacità portanti della piastra di pavimentazione sfrut-tando, mediante calcoli effettuati in base alla meccanicadella frattura, il contributo offerto dalle fibre nella fasepost-fessurativa del calcestruzzo. Grazie alla presenzadelle fibre è possibile limitare l’ampiezza delle fessurenel pavimento a valori (inferiori, ad esempio, al decimodi millimetro) compatibili sia con le caratteristicheestetiche che con le condizioni d’esercizio del pavi-mento. Al fine di garantire che le fibre svolgano almeglio il ruolo di rinforzo discreto della matrice cementi-zia è necessario:

• garantire una distribuzione omogenea all’interno dellamatrice cementizia. Per conseguire tale scopol’aggiunta delle fibre all’impasto deve avvenire preferi-bilmente nella centrale di betonaggio. L’aggiunta,inoltre, deve avvenire nel calcestruzzo preferibilmentegià a consistenza fluida o superfluida (S4 o S5 secondoUNI EN 206-1) avendo l’accortezza di distribuirle perevitare che esse si accumulino solo in alcune porzionidi conglomerato. Occorre tener presente, inoltre, chel’aggiunta delle fibre nel calcestruzzo determina unadiminuzione della lavorabilità degli impasti. Pertanto,il produttore di calcestruzzo dovrà attivarsi al fine di

fornire un conglomerato che - ancorché fibrorinforzato -possegga la fluidità richiesta. Infine, nel casod’aggiunte rilevanti di fibre, al fine di evitare la ten-denza alla segregazione degli impasti potrà rendersinecessario incrementare il volume dei fini (calcarifinissimi, aggiunte pozzolaniche, etc.) o ricorrere aadditivi modificatori di viscosità;

• che le fibre posseggano una resistenza a trazionesufficiente ad evitare che la rottura del calcestruzzofibrorinforzato avvenga per collasso della fibra, primache la stessa si sfili dalla matrice. A tale scopo èopportuno impiegare fibre di geometria adeguatacapace di aumentare la tensione cui avviene lo sfila-mento;

• che le fibre siano caratterizzate da valori elevati delrapporto d’aspetto (rapporto lunghezza/diametro dellafibra). Infatti, fibre lunghe e di piccolo diametro sonopiù efficaci a parità delle altre condizioni – rispetto afibre corte e spesse (tale criterio non si applica nelcaso di fibre non metalliche strutturali).

Fermo restando quanto sopra relativamente al rapportod’aspetto la scelta della lunghezza della fibra (l) è legataalla dimensione massima dell’aggregato (Dmax) utiliz-zato nel confezionamento del calcestruzzo. In linea dimassima deve risultare:

l ≥ 1,5 – 2.0 Dmax

Per il dimensionamento di piastre di calcestruzzofibrorinforzato si potrà fare utile riferimento ai metodi dicalcolo basati sulla meccanica della frattura che consen-tono, come già specificato, di sfruttare il contributo delrinforzo fibroso nella fase post-fessurativa del calce-struzzo.Ovviamente il calcolo può essere effettuato anche con iltradizionale calcolo elastico imponendo che il valoremassimo della tensione di trazione agente sulla strutturasia inferiore al valore della tensione rappresentativadella resistenza del materiale nella fase post-fessurativa.Per entrambi i metodi sopraesposti si rimanda alla lette-ratura specializzata o alle raccomandazioni dei produttoridi fibre.

Dmax (mm) l (mm)

16202532

25 - 3035 - 4040 - 5050 - 60

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9.2.2.1 Quantità e tipologiaIl dosaggio, riferito al metro cubo di calcestruzzo, deveessere determinato in funzione del Rapporto d’Aspetto edelle prestazioni meccaniche richieste. A tal fine ilproduttore deve fornire indicazioni relative alla tensionea flessione ammissibile ottenibile (secondo norma JCI SF4)in funzione del dosaggio di fibre e della classe di resi-stenza del calcestruzzo.

9.3 ARMATURA SUPPLETIVACon tale termine si intendono fibre sintetiche a bassomodulo elastico, i barrotti ripartitori, e le barre di rinforzo.

9.3.1 Fibre sintetiche1.Possono essere monofilo oppure fibrillate. La lun-

ghezza ed il tipo di fibra devono essere idonei alloscopo per cui vengono impiegate. Il dosaggio è quelloconsigliato dal produttore.

2.Il produttore delle fibre, dovrà presentare nella schedatecnica le caratteristiche delle fibre.

3.L’aggiunta delle fibre nel calcestruzzo può avvenireindifferentemente in cantiere o all’impianto di beto-naggio, adottando le metodologie indicate dal produt-tore per la corretta mescolazione nell’impasto.

4.Le fibre riducono la lavorabilità degli impasti, pertantoprima di immettere le fibre occorrerà stabilire la quan-tità di additivo necessaria per compensare la perdita difluidità conseguente all’aggiunta del materiale fibroso.

9.3.2 Barrotti ripartitoriSono barre da inserire nel giunto di costruzione, tra lametà e il terzo- medio inferiore dello spessore del calce-struzzo, al fine di trasferire i carichi tra una piastra e lasuccessiva, riducendo così le conseguenze negative suibordi dei giunti a seguito dei movimenti verticali innescatidal transito di carichi dinamici (vedere disegno Cap.11).I barrotti non eliminano l’imbarcamento delle lastre.Si consiglia l’utilizzo di barre di diametro non maggioredi mm 20 aventi lunghezza non inferiore a cm 60. Ladistanza tra loro non dovrà mediamente essere superiorea cm 50. La distanza tra barrotto ed estradosso del pavi-mento dovrà in ogni modo risultare maggiore di 6 cm.Metà del barrotto va inserita nel calcestruzzo rendendolasolidale con una delle porzioni di piastra afferente algiunto; l’altra metà va incapsulata, svincolandosi dall’al-tra porzione di pavimento afferente al giunto, per con-sentire lo scorrimento orizzontale delle lastre.Il diametro dipende dallo spessore del pavimento e vascelto in modo tale da non produrre fessurazioni sullasuperficie del calcestruzzo (Tab.9.1).Il posizionamento deve essere molto accurato nell’alli-

neamento e nell’orizzontalità al fine di evitare fessurazioni.A tal fine i barrotti possono essere legati con un tondinoØ 8 disposto perpendicolarmente alle barre.Sono utilizzabili spinotti di connessione già assemblati,e giunti di costruzione metallici prefabbricati già dotati dibarrotti a scorrimento.

Tab.9.1 Diametro consigliato dei barrotti

9.3.3 Barre di rinforzoSono barre d’acciaio di dimensioni stabilite dal progettistaposizionate in prossimità degli spigoli degli elementidirettamente a contatto con la pavimentazione; in taleposizione si concentrano infatti gli sforzi di interazionetra pavimento ed elemento a contatto e le tensioni ditrazione che si generano sono spesso causa di fessurazioni.

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Codice di Buona Pratica ■ Pavimentazioni armate

Spessore maxPavimento (cm)

Diametrobarrotto (mm)

Lunghezzabarrotto (cm)

Distanza maxinterasse (cm)

152025

141620

606060

505050

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Codice di Buona Pratica ■ Strato d’usura

10.1 METODO A SPOLVEROSul calcestruzzo fresco, posato in opera a quota pianofinito, viene applicato a "semina" un determinato quanti-tativo di miscela anidra d’aggregati e cemento.La scelta del materiale indurente e del quantitativo daapplicare è determinata dall’entità dell’azione abrasivasulla pavimentazione: maggiore è tale azione maggioredeve essere la resistenza meccanica del calcestruzzo e laresistenza all’abrasione dell’aggregato utilizzato per lospolvero.

10.2 METODO A PASTINASul calcestruzzo fresco posato in opera a quota meno5-10 mm dal piano finito, viene applicato, fresco sufresco, un impasto d’aggregati, cemento e acqua (cui sipossono aggiungere fibre sintetiche ed additivi fluidifi-canti) di spessore tale da raggiungere la quota finita.La scelta del materiale indurente e del quantitativo daapplicare è determinata dall’entità dell’azione abrasivasulla pavimentazione: maggiore è tale azione maggioredeve essere la resistenza meccanica del calcestruzzo e laresistenza all’abrasione dell’aggregato utilizzato per lospolvero.

10.3 MATERIALI PER LO STRATOD’USURA

Gli indurenti possono essere forniti premiscelati con ilcemento, al fine di avere costanza di qualità e mescola-zione, oppure sfusi e miscelati al cemento in cantiere.

I quantitativi espressi in Tab.10.1 si riferiscono a pro-dotti premiscelati pronti all’uso.

Tabella 10.1 Materiali e quantitativi per la realizzazionedello strato d’usura

I premiscelati pronti all’uso in commercio, utilizzabili per lostrato di usura, applicati col metodo a spolvero o a pasti-na, sono inoltre classificabili in base al comportamentofisico-chimico del tipo di indurente. (vedere prEN 13813):• indurenti minerali, ricavati da macinazione di rocce

dure (silicee, quarzifere, basaltiche, corindone naturale,porfidi) o da loppe di altoforno;

• indurenti metallici, ricavati da pezzi di materiale ferroso;• indurenti metallurgici, ricavati da pezzi di carburo di

silicio o corindone sintetico.

10.4 SCELTA DELLO STRATOD’USURA

Il prospetto 2 al Cap.4, desunto dal progetto di normaUNI, consente l’individuazione dello strato di usura piùopportuno in funzione delle condizioni d’impiego.

10. STRATO DI USURA Scopo dello strato d’usura è di migliorare le caratteristiche superficiali della pavimenta-zione di calcestruzzo ovvero la durezza, la polverosità e la planarità. Non necessaria-mente lo strato d’usura è antipolvere ed antiolio, proprio perché realizzato con basecementizia. Nel caso necessiti ottemperare a tale richiesta, si dovrà effettuare untrattamento suppletivo.La resistenza all’usura di un pavimento dipende soprattutto dalla tecnica applicativa.Lo strato d’usura è generalmente realizzato con due metodi applicativi:• a Spolvero;• a Pastina.I tipi di pavimento interessati a queste specifiche sono definiti in base alla destinazioned’uso dei locali. Non sono disponibili in Italia criteri standardizzati per la valutazione in sitodella resistenza all’usura di un pavimento, perciò non è possibile specificarne le presta-zioni. Le esigenze dell’utente possono essere soddisfatte attraverso l’idonea scelta delleproprietà del calcestruzzo, del metodo di realizzazione dello strato d’usura e deimateriali indurenti che lo costituiscono.In presenza di prodotti chimicamente aggressivi o per richiesta d’igiene e pulizia, i pavi-menti citati devono essere protetti con particolari rivestimenti a base di resina.

Materiali Applicazione aspolvero kg/m2

Applicazione apastina kg/m2

QuarzoQuarzo e corindoneMetalloMetallo e corindone

2 – 42 – 45 – 84 – 6

15 – 1815 – 1830 – 4020 – 30

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Codice di Buona Pratica ■ Giunti

11. GIUNTILe variazioni di temperatura e il ritiro del calcestruzzo innescano tensioni e deformazioninel pavimento legate alle dimensioni della piastra. Per assorbire tali tensioni, riducendoantiestetiche fessurazioni superficiali, si devono realizzare nel pavimento alcune soluzionidi continuità, così da ridurre le dimensioni delle lastre. La disposizione dei giunti, in generale è determinata dal tipo di sottofondo della pavi-mentazione e viene stabilita dal progettista: • se il supporto è costituito da elementi prefabbricati non strutturalmente solidarizzati

(tegoli, copponi ecc.) i giunti devono corrispondere alle linee di discontinuità;• se il pavimento è strutturalmente solidarizzato con elementi prefabbricati per incre-

mentarne la portata, l’esecuzione dei giunti ed il loro dimensionamento devono essereprescritti ed indicati dal progettista;

• se il supporto è costituito da massicciata, vengono eseguiti tutti i tipi di giunto tenendoconto della disposizione planimetrica dell’area in cui viene realizzata la pavimentazione edel grado di planarità della massicciata.

Il taglio meccanico del giunto, eseguito mediante dischi abrasivi o diamantati, può cau-sare piccoli sbrecciamenti che comunque non costituiscono difetto.Dopo le operazioni di taglio è necessario ripristinare le eventuali protezioni messe in attoper la stagionatura del pavimento.Si definiscono le seguenti tipologie di giunto:

• giunti di costruzione;• giunti di controllo o contrazione;• giunti di dilatazione;• giunti di isolamento.

giunto dicontrollo

piastra dicalcestruzzo

rete elettro-saldata

giuntod’isolamento

barrotto

stratodi usura

strato discorrimento

giunto didilatazione

massicciatadi fondo

giunto dicostruzione

struttura inelevazione

terreno

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Codice di Buona Pratica ■ Giunti

11.1 GIUNTI DI COSTRUZIONESi costituiscono, di fatto, con l’accostamento di duelastre gettate in tempi diversi.Le lastre non devono essere tra loro separate, se non sidebba realizzare un giunto di dilatazione. Se non previsto progettualmente in modo diverso,l’accostamento dei getti deve essere rettilineo e a tuttasezione verticale.Il taglio meccanico, se previsto, viene effettuato con ilsolo scopo di realizzare una traccia per l’inserimento deimateriali di riempimento. Quindi, la necessità di esecu-zione, i tempi e la profondità di questo taglio, sono deltutto ininfluenti.Per tali giunti, rappresentando la parte della pavimenta-zione più soggetta a prematuri deterioramenti, si consigliaun opportuno rinforzo in fase di posa o a stagionaturaavvenuta o con particolari riempimenti.Per lo stesso motivo, durante la fase di getto, siraccomanda un’accurata costipazione del calcestruzzocontro cassero, al fine di limitare la formazione dimacrocavità o nidi di ghiaia, che facilmente si formanoin tale posizione.Particolari accorgimenti dovranno essere adottati perlimitare la fuoriuscita di calcestruzzo tra il cassero dicontenimento del getto e il supporto. Comunque l’even-tuale calcestruzzo fuoriuscito, non può essere "esteso "sull’area ancora da pavimentare, ma dovrà esseretrasportato altrove.

11.1.1 DimensionamentoL’interruzione dei getti dovrà avvenire a distanze multipledei giunti di contrazione e normalmente coincidere conil modulo del locale da pavimentare.

11.1.2 Profondità dei tagliIl giunto di costruzione va realizzato a tutto spessore,per cui la profondità del taglio è ininfluente.

11.1.3 Ampiezza dei tagliL’importanza dell’ampiezza è subordinata all’improntadelle ruote dei carrelli impiegati dall’utilizzatore del pavi-mento.Vige la regola che minore è l’ampiezza del taglio, piùdurevoli risultano i bordi del giunto. L’ampiezza dipendedallo spessore del disco con il quale si opera. Un discoabrasivo realizza un giunto con ampiezza superiore a 5 mm,un disco diamantato un’ampiezza inferiore a 4 mm.

11.2 GIUNTI DI CONTRAZIONEO CONTROLLO

Devono essere realizzati su tutte le lastre di calcestruzzoposate su qualsiasi supporto, salvo che non vengano

dichiaratamente impiegate tecniche particolari che nerendano superflua la formazione (jointless floor).• Se il supporto è costituito da elementi prefabbricati

non strutturalmente solidarizzati (tegoli, copponi ecc.)i giunti devono corrispondere alle linee di discontinuità

• Nei pavimenti su soletta piena o in elementi prefabbri-cati strutturalmente solidarizzati, i giunti devono esseredimensionati a seconda del tipo di adesione aderenteo non aderente al supporto.

• Se il pavimento è strutturalmente solidarizzato conelementi prefabbricati per incrementare la portata, igiunti dovranno essere autorizzati dal progettista.

Nelle pavimentazioni su massicciata il dimensionamentodipende da fattori quali:• strato di scorrimento;• grado di planarità della massicciata;• situazione climatica al momento del getto e della sta-

gionatura ( vento, sole ecc.);• metodo e tempi di stagionatura;• tipologia ( piazzale, pavimento in locali chiusi ecc.).

11.2.1 DimensionamentoI giunti di contrazione devono formare riquadri le cuidimensioni sono subordinate allo spessore del pavimento.La profondità del taglio è subordinata alla resistenzameccanica raggiunta dal pavimento al momento deltaglio. Prima si interviene, minore è la profondità neces-saria per favorire contrazioni. A meno che non venganoadottate precauzioni che consentano distanze maggiori,la distanza massima tra i giunti di contrazione, senzache si verifichi un’ampiezza superiore all’impronta delleruote dei carrelli elevatori, può essere calcolata con laformula pratica che presuppone lo scorrimento liberodelle lastre:

L = (18 X h + 100) cm

La distanza tra i tagli nelle due direzioni deve esserepreferibilmente uguale. Per piastre rettangolari è consen-tito per un lato una lunghezza superiore del 20% rispettoal lato di dimensione minore. La distanza tra i tagli, cal-colata con la formula sopraindicata deve essere ridottadel 20% per i pavimenti poggianti su barriera a vapore.

11.2.2 Tempi di realizzazione dei tagli I tagli per i giunti di controllo o contrazione vanno rea-lizzati a tempi brevissimi, così da consentire alla piastrai movimenti orizzontali e la rottura nei tratti prestabilitidai tagli. Per tagli precoci sono inevitabili piccole sbava-ture, che non pregiudicano la funzionalità del pavimento.

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11.2.3 Profondità dei tagliLa profondità dei tagli è subordinata allo spessore dellapiastra di calcestruzzo e alla planarità del sottofondo.In linea generale la profondità del taglio (Pt) non devemai risultare inferiore ad 1/5 dello spessore delpavimento (h):

Pt ≥ 1 . h5

In tabella 11.1 vengono a titolo di esempio riportate leprofondità minime dei tagli da eseguire nelle piastre dipavimentazione più diffuse contraddistinte da spessori(h) variabili tra 12 e 20 cm. Resta inteso che tenendoconto della profondità del taglio e dello spessore dellapiastra, la rete d’armatura dovrà essere posizionata aduna distanza dall’intradosso tale da non essere interrot-ta dalla lama della sega durante l’esecuzione del giuntodi contrazione.

Tab. 11.1 Profondità dei tagli consigliata

(*) La profondità minima può essere ridotta, nel casoche i tagli vengano eseguiti impiegando opportuneattrezzature e accorgimenti, affinchè l’incisione precocedel calcestruzzo non pregiudichi l’integrità dei bordi delgiunto, che in questo caso dovrà essere realizzatotassativamente entro le 24 ore dalla fine del pavimentoalla temperatura di 20C°.

(**) Nel caso di piastre di modesto spessore (<12 cm),la profondità del taglio dovrà comunque essere di almeno3 cm, in quanto un eventuale maggiore spessore di cal-cestruzzo in corrispondenza del giunto (es.presenza diavallamenti del sottofondo causati da mezzi di trasporto),potrebbe influenzare l’efficacia del taglio.

11.2.4 Distanza del taglio dagli spiccati in elevazioneEssendo la macchina taglia-giunti provvista di carterprotettivo antinfortunistico e i dischi di formato circolare,il taglio deve terminare ad una distanza non superiore acm 15 dagli spiccati in elevazione.L’operatore deve comunque usare l’accortezza diapprofondire, in quel punto, la lama nello spessore dellapiastra, al fine di favorire la rottura che si verificherà nelprosieguo del taglio.

11.3 GIUNTI DI DILATAZIONE Generalmente si fanno coincidere con quelli di costru-zione, con l’avvertenza di interporre tra le lastre unmateriale comprimibile il cui spessore possa consentirel’allungamento delle lastre senza che le estremità venganoa contatto.

11.3.1 Ampiezza dei giuntiL’ampiezza del giunto è funzione dell’escursione termicae della distanza tra due giunti di dilatazione successivi(Lp). Per il dimensionamento occorre calcolare la mas-sima dilatazione/contrazione (∆L) del giunto secondo laformula:

∆L = α . Lp . ∆Tdove:

Lp è la distanza tra due giunti di dilatazione successivi.

Generalmente essa coincide con la massima dimensionein pianta dell’intera pavimentazione.

α è il coefficiente di dilatazione lineare del calcestruzzopari a:

10 . 10-6 C°-1 = 1 . 10-5 C°-1

∆T è la massima escursione termica (in C°) cui saràsottoposto il pavimento.

Stabilito il valore massimo della dilatazione/contrazionedel giunto, l’ampiezza effettiva dello stesso verrà deter-minata in base alle caratteristiche di allungamento/accor-ciamento del materiale di riempimento utilizzato(Cap.11.5).

Nella realizzazione del giunto si deve tener presente ilpericolo di sbrecciamento causato dall’impronta delleruote: qualora non si ricorra a specifici dispositivi (giuntiprefabbricati) l’ampiezza del giunto non deve risultare supe-riore a mm 6. In tal caso la distanza Lp andrà calcolata.Nei pavimenti di locali industriali il ritiro è sempremaggiore dell’espansione dovuta all’escursione termica.

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Codice di Buona Pratica ■ Giunti

Spessorepiastra (cm)

Profondità minima(*)del taglio entro 24 orea 20°C (cm)

Profondità minimadel taglio entro 48 orea 20°C (cm)

1212 ÷ 20>20

3**34

3**45

Pavimento

Supporto

∆LLp

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Codice di Buona Pratica ■ Giunti

Pertanto i giunti di dilatazione non vengono ritenutinecessari e, quindi, si fanno coincidere con quelli diisolamento.Per pavimentazioni esterne (piazzali) le variazioni ditemperatura diurne e stagionali tra intradosso ed estra-dosso possono provocare sollevamenti (inarcamento)che possono indurre sollecitazioni tali da provocare ildissesto della piastra.

In tali casi si deve verificare che le sollecitazioni di trazionesiano inferiori al valore ammissibile della resistenza aflessione pari al 70% della resistenza media a trazionedel calcestruzzo impiegato. In mancanza di calcoli piùprecisi, la tensione massima di trazione può esserecalcolata con la relazione

σ =Lp . 21-L(0,5-h)

24 . 14-L(0,5-h)

dove:L= lunghezza piastra in m nella direzione in cui si sta

calcolando il giunto,h= spessore piastra in m.

11.3.2 Profondità di taglio Il giunto di dilatazione va realizzato a tutto spessore. Perquesto motivo si fa coincidere generalmente con il giuntodi costruzione. La profondità del taglio da realizzarsi infase successiva, per l’inserimento del sigillante è inin-fluente.

11.4 GIUNTI AD ISOLAMENTO DELLESTRUTTURE

Gli spiccati in elevazione vengono normalmente separati,con materiale comprimibile ed impermeabile, al fine direndere il pavimento dal punto di vista deformazionaleindipendente dalle strutture ad esso adiacenti in mododa assecondare gli inevitabili movimenti differenziali dinatura termo-igrometrica.

11.4.1 Giunti a perimetroVengono realizzati su richiesta in prossimità del perimetrointerno del capannone parallelamente all’allineamentodei pilastri perimetrali per due motivi:• l’area interessata dal riempimento tra pilastro e pila-

stro è la meno costipata per cui soggetta a cedimenti;

• le staffe inserite nel pannello di tamponamento, percollegare il prefabbricato al pavimento (oltre ad essereun errore costruttivo e di progettazione) tendono asollecitare quella zona di pavimento a trazione consuccessivo stato fessurativo che si propaga verso ilcentro dell’ambiente.

La realizzazione dei giunti a perimetro deve essere spe-cificata in capitolato poiché comporta un costo supple-tivo. La distanza del taglio parallelo ai muri perimetralideve essere tale da consentire alla lama della taglierinadi operare nei due sensi di marcia.

11.5 RIEMPIMENTI E SIGILLATURE

11.5.1 RiempimentiI riempimenti hanno la funzione di colmare le cavitàformatesi a seguito del taglio dei giunti e, con particolarimateriali o accorgimenti, anche di migliorare notevol-mente la resistenza dello spigolo del giunto allo sbrec-ciamento da urti.Per garantire nel tempo tali funzioni si richiede al mate-riale di riempimento una buona adesione alle pareti delgiunto e la capacità di sostenere i movimenti reciprocidelle superfici affiancate. Sono consentiti distacchiparziali del materiale dalle pareti purché non comportinola caduta o la fuoriuscita del riempimento. È opportunoposizionare preformati comprimibili a cellule chiuse trale due superfici del giunto per ottenere la sezione idoneaa garantire al riempimento la sua capacità di lavoro; ciòpreviene anche l’eventuale adesione del materiale alfondo del taglio.Come riempimento temporaneo si possono utilizzareprofili morbidi in PVC o similari, semplicemente inseritia pressione.

11.5.2 SigillatureLa sigillatura deve garantire la tenuta del giunto al pas-saggio di liquidi alla pressione atmosferica. Il materialecostituente la sigillatura, di tipo polimerico, deve posse-dere adeguata resistenza chimica nei confronti dei liquidicon i quali verrà a contatto ed essere in grado di soste-nere, senza lacerarsi e senza distaccarsi dal supporto, imovimenti previsti per il giunto. Inoltre il materiale deveavere caratteristiche meccaniche tali da rimanere integroed aderente, alle temperature di esercizio previste,anche in presenza di grandi deformazioni, comunqueentro i limiti di allungamento di lavoro dello stesso.In ogni caso le specifiche di realizzazione e del materialeda impiegare devono essere prescritte dal Progettista.La sede del giunto deve avere una larghezza tale da evitare

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allungamenti del sigillante superiori a quello di lavorodello stesso.Si tenga però presente che giunti larghi sigillati conmateriale deformabile tendono a sbrecciarsi più rapida-mente, soprattutto se transitati da carichi concentratielevati (esempio ruote piccole e dure).Qualora si richieda l’impermeabilità del giunto, è oppor-tuno predisporre un allargamento della parte superioredel giunto stesso, di ampiezza tale da consentire alsigillante di seguire i movimenti della piastra senza chesi verifichino microdistacchi del materiale dai bordi.Il materiale sigillante deve avere una sede di ampiezzaminima (d) pari a:

d = ∆L / mdove:

d = distanza tra i bordi del giunto in mm;∆L = movimento massimo previsto per il giunto,

espresso in mm;m = movimento in esercizio previsto per il sigillante,

espresso in % (valore fornito dal produttoredel materiale).

Ad esempio, se si prevede per il giunto un movimentomassimo (∆L) di 3 mm e si impiega un sigillante con unmovimento in esercizio del 50% (m=0,5) la sede delgiunto dovrà avere larghezza (d) pari a 6 mm(∆L/m= 3/0,5=6 mm).

Si tenga comunque presente che le prescrizioni generaliqui indicate non assicurano automaticamente la tenutaall’acqua del pavimento, ma solo l’impermeabilità delgiunto.

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Codice di Buona Pratica ■ Giunti

Preformatocomprimibile

Supporto

∆L

d

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Codice di Buona Pratica ■ Stagionatura protetta - Prescrizioni

12.1 DURATA DELLA PROTEZIONENella Tabella 12.1 sono riportati i giorni minimi di sta-gionatura protetta, raccomandati per le diverse situazioniclimatiche al momento del getto. La durata della stagio-natura, espressa in giorni dall’ultimazione di ogni singologetto, è molto più restrittiva di quanto raccomandatodalla norma UNI 9858, perché il pavimento non può

essere paragonato ad una struttura protetta da casseri.

ATTENZIONE: La durata della protezione alla stagionatu-ra, non va confusa con la messa in esercizio della pavi-mentazione che è invece subordinata al raggiungimentodella resistenza meccanica di progetto, salvo diversaprescrizione del progettista.

12. PRESCRIZIONI PER LA STAGIONATURA PROTETTAPer raggiungere le potenziali prestazioni attese dal calcestruzzo, soprattutto nella zonacorticale, occorre proteggerlo e stagionarlo accuratamente. La stagionatura e protezionedel pavimento deve iniziare appena possibile dopo la fase di lisciatura con frattazzatricemeccanica. La stagionatura consiste nell’evitare una prematura essiccazione provocatasoprattutto dall’irraggiamento solare e dal vento.

La protezione è volta a prevenire gli effetti derivanti da:• esposizione, anche durante il getto e la lavorazione, a condizioni climatiche avverse non-

ché all’irraggiamento solare e ad aria radente;• il dilavamento per pioggia o ruscellamento dell’acqua;• il rapido raffreddamento durante i primi giorni dal getto;• differenze di temperatura superiori ai 20°C tra il centro e la superficie del massetto;• il congelamento.

La protezione del calcestruzzo, determinante nell’evitare una prematura evaporazionedell’acqua di impasto, deve iniziare appena possibile dopo la sua finitura superficiale.I principali sistemi di protezione per la stagionatura del pavimento, utilizzabili singolarmenteo in combinazione tra loro, consistono nel: • coprire la pavimentazione con teli di plastica (di tipo isolante in caso di basse tempera-

ture);• rivestire con teli umidi;• nebulizzare acqua sulla superficie in maniera uniforme ed ininterrotta;• applicare prodotti stagionanti che formano pellicole protettive (UNI 8656).

I metodi indicati sono comunque inefficaci quando la temperatura del calcestruzzo frescoè inferiore ai 5 °C.

Fattori importanti nei processi di protezione e stagionatura sono:• tipo/classe del cemento;• rapporto acqua/cemento.

I metodi e la durata della stagionatura, incluse le relative responsabilità, devono essereprescritti progettualmente.E’ pur vero che la protezione alla stagionatura rappresenta un costo sensibile, ma ladrastica riduzione di fenomeni negativi e la conseguente maggior durabilità del pavimento,giustifica ampiamente tale onere.

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Lo sviluppo delle resistenze del calcestruzzo è quello defi-nito dalla UNI EN 206-1.

Tabella 12.2 - Sviluppo della resistenza del calcestruzzo a20°C (vedere EN 206-1)

Per caratterizzare lo sviluppo della resistenza viene uti-lizzato il rapporto tra la resistenza media a compressionea due giorni (fcm,2) e quella a 28 giorni (fcm,28), deter-minato in base ai risultati delle prove iniziali o basatosulle prestazioni note di un calcestruzzo avente compo-sizione comparabile. Nel caso di prove iniziali, i proviniper la determinazione della resistenza devono essereprelevati, confezionati, stagionati e provati in confor-mità con le EN 12350-1, EN 12390-1, EN 12390-2 eprN 12390-3:1999.

12.2 PROTEZIONE CONTRO IL GELOIl periodo di protezione del pavimento può essere calco-lato in base al grado di maturità raggiunto dallo stratod’usura superficiale ed al grado d’umidità esistentealmeno nei primi 5 cm dell’estradosso. Pertanto si scon-

siglia la realizzazione di piazzali esterni se sono previstegelate notturne nei primi 30 giorni di maturazione, ameno che siano state realizzate pendenze non inferioriall’1,5%, che consentano quindi il rapido deflusso del-l’acqua piovana evitando ristagni e siano stati utilizzatiadditivi aeranti e la superficie sia stata impermeabilizzata.

12.2.1 PrecauzioniRealizzando piazzali esterni in caso di probabili gelatenotturne si consiglia l’additivazione del calcestruzzo conspecifici additivi acceleranti di indurimento (vedi normeUNI 7109 e UNI EN 934-2), il cui impiego ha lo scopo diaccelerare lo sviluppo delle resistenze meccaniche delcalcestruzzo indurito nelle brevissime e brevi stagiona-ture.Però l’indurimento a breve non significa l’eliminazionedell’umidità intrinseca del calcestruzzo che potrebbecomunque gelare se sono previsti abbassamenti delletemperature oltre lo zero termico nei quaranta giornisuccessivi.In questo caso il pavimento in calcestruzzo deve essereopportunamente protetto nei confronti dell’aggressionedovuta a gelate notturne, e in particolare se non sonopreviste pendenze oltre 15 mm/m. Infatti l’acqua piovanapotrebbe ristagnare con conseguente rischio di gelare.Il periodo di protezione del pavimento può essere calco-lato in base al grado di maturità raggiunto dallo stratod’usura superficiale e al grado d’umidità esistente neiprimi 5 cm dall’estradosso.

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Codice di Buona Pratica ■ Stagionatura protetta - Prescrizioni

Tab. 12.1 Durata della protezione in giorni, per ogni lotto di pavimento finito

Sviluppo della resistenza del calcestruzzo

rapido medio lento molto lentoTemperatura delcalcestruzzo in °C

Non esposto ad insolazionediretta; Umidità Relativa > 80%

5 51510 10 15 5 10 15 5 10 15

8 9109 10 11 11 12 13 13 14 15

12 141313 15 15 14 15 16 15 16 16

14 161615 17 18 16 18 19 18 19 20

Insolazione diretta mediao vento di media intensitào Umidità relativa ≥50%

Insolazione intensao vento forteo Umidità Relativa < 50%

Sviluppo dellaresistenza

Stima del rapporto di resistenzefcm,2 /fcm,28

rapido

medio

lento

molto lento

≥ 0,5

da ≥ 0.3 a < 0,5

da ≥ 0.15 a > 0,3

< 0.15

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Codice di Buona Pratica ■ Controllo della planarità

13.1 METODO DI MISURALa planarità deve essere verificata utilizzando o il metododi cui al punto successivo o altri metodi che consentanouna precisione uguale o maggiore.Allo scopo di verificare la corretta esecuzione del pavimentoindustriale, le tolleranze richieste devono essere verificateentro e non oltre le 72 ore successive al getto e lontanoalmeno 50 cm dai pozzetti, dagli spiccati in elevazione e daigiunti di costruzione per escludere l’influenza del fenomenodi imbarcamento (curling) tipico dei pavimenti di calcestruzzo.

13.1.1 Verifica planarità con regoloL’attrezzatura è costituita da:

• un regolo diritto e rigido di due metri alle cui estremitàsono applicati dei tasselli di legno di sezione 50 x 50 mm,aventi spessore rispondente alla tolleranza concessa;

• un terzo tassello avente le stesse dimensioni.

La procedura è schematizzata nelle figure 13.1.

13.2 CRITERI DI ACCETTAZIONELa pavimentazione è accettata alla verifica di due condi-zioni:

• almeno il 90% delle misurazioni preventivamente con-cordate deve essere conforme ai valori di riferimento;

• il 10% delle misurazioni preventivamente concordatenon può comunque superare il valore di riferimentoaumentato del 25% in ogni singola rilevazione.

Nota: Il progettista dovrà indicare il sistema di interventoper il recupero delle zone eventualmente non accettatealla verifica delle condizioni precisate.

13. CONTROLLO DELLA PLANARITÀLa planarità è lo stato di una superficie piana che non presenta irregolarità, sia convesse checoncave. La planarità è indipendente dalla pendenza e dall’orizzontalità. Il grado di planaritàdi una pavimentazione deve essere definito contrattualmente, anche ai fini della scelta delmetodo costruttivo.Il valore massimo consentito di tolleranza sulla planarità per i pavimenti industriali di calce-struzzo è di:

± 5 mm su 2 metri

Tolleranze più restrittive di quelle indicate (superflat), ad esempio per magazzini destinati astoccaggio con alte scaffalature ed impiego di carrelli elevatori a grande altezza, non sonocontemplate dal presente codice e devono essere eventualmente specificate nel progetto.

Fig. 13.1

tasselli

regolo

spessore rispondentealla planarità richiesta

Appoggiando il regolo sul pavimento si avranno i seguenti casi:

• Caso 1Il regolo tocca il pavimento: planarità fuori tolleranza

• Caso 2Il regolo non tocca il pavimento e il tassello non passa sotto il regolo:planarità entro tolleranza

• Caso 3Il regolo non tocca il pavimento e il tassello passa sotto il regolo:capovolgere il regolo

• Caso 3AIl tassello non passa: planarità entro tolleranza

• Caso 3BIl tassello passa: planarità fuori tolleranza

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14.1 ORIZZONTALITÀ IN PRESENZADI PUNTI DI RACCORDO

Un pavimento industriale di calcestruzzo viene normal-mente raccordato agli elementi circostanti già posiziona-ti in quota e livello stabiliti (soglie, chiusini, basamenti,piani di scarico ecc.) che costituiscono i punti di raccordoe quindi in tali casi l’orizzontalità non necessariamenterisulta requisito applicabile.I riferimenti dei piani quotati su pilastri o muri, devonoessere marcati con tratti precisi a cura del Committente.

14.2 ORIZZONTALITÀ IN ASSENZA DIPUNTI DI RACCORDO

In assenza di punti di raccordo, ad esempio platee,basamenti ecc., si deve stabilire la quota di riferimentorispetto al caposaldo. Le tolleranze riferite alla quota diriferimento devono essere le seguenti:

14.3 VERIFICA DELL’ORIZZONTALITÀ Il controllo dell’orizzontalità deve essere effettuato construmenti la cui precisione risulti non inferiore al 10%della tolleranza concessa. Il controllo è effettuato con unsistema di triangolazioni chiuse. Non sono ammesseletture “a ventaglio”.

14.4 CRITERI DI ACCETTAZIONELa pavimentazione è accettata alla verifica di due condi-zioni:• almeno il 90% delle misurazioni preventivamente con-

cordate deve essere conforme ai valori di riferimento;• il 10% delle misurazioni preventivamente concordate

non può comunque superare il valore di riferimentoaumentato del 25% in ogni singola rilevazione.

Nota: Il progettista dovrà indicare il sistema di interventoper il recupero delle zone eventualmente non accettatealla verifica delle condizioni precisate.

14

Codice di Buona Pratica ■ Controllo della orizzontalità

14. CONTROLLO DELLA ORIZZONTALITA’Quanto previsto nel presente punto è applicabile quando nel pavimento non siano previstependenze per il deflusso dell’acqua. In tal caso si applica il punto 15.

Distanza trai punti di controllo

Tolleranza

≤ 10 m

≤ 25 m

≤ 50 m

≤ 100 m

± 15 mm

± 20 mm

± 25 mm

± 35 mm

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Codice di Buona Pratica ■ Pendenze

15. PENDENZELe pendenze per il deflusso delle acque verso i punti di raccolta, vanno espresse in mm/me devono essere indicate dal progettista. Quanto previsto nel presente punto è applicabile quando non sia richiesto il soddisfaci-mento del requisito di orizzontalità di cui al Cap.14.Per evitare ristagni d’acqua è necessario prevedere pendenze non inferiori a 15 mm/m. Per rispettare tali pendenze, la quota di colmo deve essere determinata misurando ladistanza (Lr) tra il punto più lontano e il punto di raccolta delle acque (fig.15.1). Il grado di planarità dei pavimenti in pendenza deve essere misurato con il metodo dicontrollo riportato al Cap.13.1I punti di raccolta delle acque devono essere realizzati con canaline e con chiusini.Le canaline di raccolta devono essere posate nel senso longitudinale del pavimento, alcentro o per ciascun lato.

Fig. 15.1 Schema deflusso acque

Lr = distanza determinante la quota di colmodella pendenza minima necessaria (1,5%)per il deflusso delle acque

Lr

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16.1 ASPETTO E CRITERIDI ACCETTAZIONE

16.1.1 Imbarcamento delle lastre (curling)Patologia tipica dei pavimenti in calcestruzzo che simanifesta come un incurvamento delle lastre. Il progettista dovrà indicare le tolleranze concesse alfenomeno al fine di adottare i giusti presidi per ridurre lapatologia.Per i piazzali esterni si può manifestare anche l’inarca-mento delle lastre.Questo fenomeno si manifesta su tutti i pavimenti di cal-cestruzzo ed è una conseguenza in prevalenza dovutaall’elevato rapporto tra superficie esposta all’aria esezione della pavimentazione. La superficie superiore èinfatti direttamente esposta all’evaporazione; quella infe-riore è invece a contatto con il sottofondo e quindi menointeressata da tale fenomeno. Il calcestruzzo espostoall’aria è pertanto soggetto ad un’evaporazione più rapida,e quindi ad un maggior ritiro di quello a contatto con ilsottofondo. Piastre sottili (cioè con un elevato rapportosuperficie/sezione), così come piastre realizzate su sup-porti impermeabili (barriere al vapore, pavimenti vecchi,solette ecc.), tendono a subire un maggior imbarcamen-to delle piastre realizzate su supporto drenante.

16.1.2 Fessure dagli spiccati in elevazioneDa tutti gli spiccati in elevazione quali spigoli di muri,pilastri, chiusini, basamenti ecc, si manifestano tensionida trazione superiori a quelle intrinseche del calcestruzzo.Il progettista e il committente dovranno indicare l’am-piezza concessa a tali fessure, indicando inoltre i presidiprescelti da adottare per limitarne il manifestarsi.

16.1.3 Sbrecciatura dei bordi dei giuntiNei giunti di costruzione si manifesta il così detto “ effettoparete” per cui gli aggregati sono avvolti in modo insuf-ficiente da matrice cementizia con la conseguenza che ibordi di detti giunti sono soggetti a “sbrecciamento”.

Sovente la causa dello sbrecciamento è anche abbinataall’imbarcamento della piastra.Il progettista dovrà indicare i presidi da adottare permigliorare la durata nel tempo dei bordi dei giunti dicostruzione.

16.1.4 Microcavillature a ragnatelaTutte le strutture a base cementizia e quindi anche lepavimentazioni, presentano microcavillature a ragnatela.La patologia è maggiormente evidente su superficiebagnata, levigata, o impregnata, esposta alle correntid’aria e alla ventilazione forzata di aria calda. Le micro-cavillature a ragnatela non pregiudicano nel tempo ladurabilità del pavimento.

16.1.5 EfflorescenzeFenomeno esteticamente sgradevole, ma inscindibiledalle caratteristiche del calcestruzzo. Le efflorescenze simanifestano in presenza di umidità, perché è proprio lapasta cementizia, ricca in acqua e in forze capillari cherende attivo il fenomeno. Le efflorescenze non pregiudi-cano la durabilità del pavimento.

16.1.6 FinituraIl grado di finitura di un pavimento di calcestruzzo vienedefinito del tipo industriale “a frattazzo meccanico”.Lungo i muri, basamenti, pilastri ed altri spiccati inelevazione e zone non raggiungibili da tale attrezzatura,la finitura sarà del tipo manuale, e quindi diversa pergradazione cromatica e di diversa tessitura superficiale.

16.1.7 Differenze cromaticheIl calcestruzzo non è un materiale omogeneo. La diffe-renza cromatica è concessa in quanto dipende da unaserie imprevedibile di cause: dai granuli di cementocompletamente idratati ai passaggi di frattazzatrice,dalla segregazione degli aggregati all’affioramento del-l’acqua in eccesso, dalla situazione climatica al grado diumidità della superficie.

16.1.8 PlanaritàVedi 13.2

16.1.9 OrizzontalitàVedi 14.4

16

Codice di Buona Pratica ■ Pavimento finito

16. PAVIMENTO FINITO La presenza dei seguenti particolari, ritenuti apparentemente difetti di esecuzione, deveessere oggetto di esame, in quanto, entro certi limiti, sono connaturati alla attuale tecnologia. L’elenco seguente è quindi un’utile guida per il committente, per valutare in modo oggettivoil risultato finale della pavimentazione.

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Codice di Buona Pratica ■ Pavimento finito

16.2 CONTROLLI Le prove sul pavimento finito si possono fare prelevandouna parte per esaminarne il materiale eventualmentecoinvolgendo un laboratorio autorizzato (prove distruttive),o scelto fra le parti, oppure realizzando in situ le provesenza eseguire prelievi (prove non distruttive)

16.2.1 Prove distruttiveAl fine di valutare la qualità del calcestruzzo impiegato ela bontà di esecuzione della pavimentazione sarà possi-bile effettuare(oltre ai controlli di accettazione obbligatorida effettuarsi sul conglomerato all’atto della consegnada parte del produttore)dei prelievi sulla pavimentazionegià realizzata.Suddetti prelievi potranno essere finalizzati ad una valu-tazione dello spessore del pavimento, ad una verificadell’esatto posizionamento dell’armatura, ad un controllodella profondità dei tagli per l’esecuzione dei giunti dicontrazione. I prelievi, inoltre, potranno evidenziareeventuali carenze nella qualità e/o nella messa in operadel calcestruzzo attraverso la presenza di zone inferioridel prelievo ricche di aggregati e zone superiori coneccesso di pasta di cemento.I prelievi potranno essere utilizzati per la valutazionedella resistenza a compressione e della massa volumicadel conglomerato in opera. Come meglio verrà specifi-cato nel seguito suddetti valori non possono essere“confusi” con quelli ottenuti sui cubetti prelevati almomento della posa in opera del conglomerato.Tuttavia se si dispone dei valori di resistenza meccanica(e di massa volumica) sia dei cubetti che quelli ottenutisulle carote, si potrà ottenere attendibili indicazioni siasulla qualità del calcestruzzo che sulla bontà di esecu-zione dell’opera.Nella eventualità che si volesse procedere ad una verificastatica della piastra di pavimentazione sulla base deivalori Rc ottenuti sulle carote prelevate dalla pavimenta-zione in opera si potranno correggere opportunamente ivalori ottenuti per rapportarli a quelli ottenibili con lostesso calcestruzzo su provini cubici.

16.2.2 Verifica della resistenza caratteristica delcalcestruzzo mediante carotaggio.Questa verifica non costituisce metodo alternativo aquello previsto dalle norme di legge per la determinazionedella Rck come meglio verrà specificato nel seguito.

I decreti applicativi della legge 1086/71 non consentonodi controllare o confrontare la resistenza caratteristicadel calcestruzzo (Rck) richiesta all’atto della stipula con-trattuale, prelevando provini dalla struttura indurita.

Infatti i decreti applicativi prescrivono che le prove diverifica della qualità del calcestruzzo devono esseredeterminate prelevando campioni al momento dellaconsegna del calcestruzzo, in numero sufficientementerappresentativo per i lotti di calcestruzzo. I prelievi devonoavvenire secondo la procedura stabilita dall’Allegato 2al D.M. 1086 (al momento della stampa del presentedocumento il D.M. del 09.01.96) e dalle norme UNI daesso richiamate anche relativamente alla stagionatura(28 giorni a temperatura di 20°C± 2°C e con umiditàrelativa > del 90%). E’ obbligo di legge e responsabilitàdella Direzione Lavori eseguire i prelievi al momento delgetto.Dunque i risultati di resistenza a compressione ottenutida carotaggi del pavimento, non sono confrontabili conla Rck del calcestruzzo in quanto i valori di resistenza delcalcestruzzo delle carote risentono delle operazioni digetto, di compattazione, di stagionatura e di prelievo.

16.2.3 Verifica della resistenza all’usuraVolendo conoscere i valori di resistenza all’usura di unpavimento, si dispone di due metodi. In entrambi i casila prova viene realizzata su due provini i cui risultati ven-gono mediati, il che non può ritenersi significativo perl’ampia superficie a cui si riferiscono. Generalmente siutilizzano campioni prelevati a mezzo carotatura purchénon provenienti da zona attigua ad aperture (portoni,finestre ecc.) pilastri, muri, chiusini.In coerenza con la norma UNI 9858 il presente Codiceraccomanda che: • per calcestruzzo esposto a severe condizioni di abra-

sione la classe di resistenza del calcestruzzo siaC30/37, e il periodo di stagionatura debba esseresostanzialmente prolungato;

• la resistenza all’abrasione deve essere determinatamediante prove preconcordate. Ovvero si rendenecessario in contratto stabilire a quali prove verràsottoposto lo strato d’usura.

Non esistendo normative recenti, resta valido il RegioDecreto del 16.11.1939, pubblicato sulla G.U. n° 92 del18 Aprile 1940. Il decreto descrive le prove ritenutevalide per i materiali per pavimentazioni ed in partico-lare descrive le prove all’usura sui materiali a basecementizia.

16.2.4 Prova per attrito radenteIn Italia si esegue con il tribometro, facendo percorreread una mola abrasiva con pressione costante di 0,3kg/cm2, un percorso di 1000 metri. Ricordiamo al lettorela dimostrata inaffidabilità dei risultati di tali prove e di

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consultare i valori limite di alcuni materiali riportati nelR.D del 16 11. 1939. Il presente Codice raccomanda, inaccordo al R.D, che il percorso debba limitarsi allo stratod’usura e non proseguire anche sul calcestruzzo disupporto. I valori ottenuti comunque con questo metodonon sono affidabili per le molte variabili annesse allataratura dello strumento ed alla eterogeneicità dello stratod’usura.

16.2.5 Prova al getto di sabbiaConsiste nel proiettare sui campioni un getto di sabbia adue atmosfere facendoli ruotare per due minuti, oppureproiettando 50 g di sabbia per ogni cm2 di superficie.L’aspetto della superficie colpita, nella quale vengonomesse in evidenza le irregolarità e le differenze di resi-stenza dei diversi elementi del materiale, e la sua perdi-ta di peso, sono elementi di giudizio per l’accettabilitàdel materiale.

16.2.6 Spessore dello strato d’usuraPrelevando una carota si ha la tendenza di voler misurarelo spessore dello strato d’usura invogliati dal fatto che ladifferenza di colore tra calcestruzzo e materiale riportatoper lo strato d’usura sembra netta ed evidente. Cioè visi-vamente si ha l’impressione di poter distinguere lo spes-sore dello strato d’usura dal calcestruzzo, ma ciò noncorrisponde alla realtà. Osservando al microscopio la variazione cromatica dellasezione avremo un andamento cromatico che tende alloscuro man mano che ci si avvicina alla superficie. Ciò èdovuto all’attrito esercitato dalle palette d’acciaio dellafrattazzatrice meccanica, che tendono a surriscaldare lostrato corticale del cemento, favorendo l’evaporazione eanticipando così l’idratazione.

16.2.7 Spessore del pavimentoViene generalmente misurato in concomitanza delprelievo di carote. La misura può essere ritenuta valida,ma si consideri che le soglie di portoni e di locali attiguisono vincolanti per la quota del piano finito.

16.2.8 Contenuto di cementoLa prova non è attendibile e non consigliata per even-tuali contenziosi.Il contenuto di cemento in un calcestruzzo indurito nonè quantificabile perché non si dispone dei campionioriginali dei materiali costituenti la miscela.Per la verifica del quantitativo di cemento sono neces-sari 10 kg di aggregati, 10 kg di sabbia, 10 kg di cementoda prelevarsi direttamente all’impianto, e devono appar-tenere allo stesso lotto di fornitura del calcestruzzoposato in opera.

16.2.9 Prove non distruttiveNon sempre è necessario prelevare una parte del pavi-mento, per ottenere indicazioni sulla qualità. Le provepossibili attualmente fattibili sono:

16.2.10 Prove con gli ultrasuoniRilevano fessure e rotture nello spessore della piastra,nonché eterogeneità e difetti non visibili. Raramenteperò si ricorre a questa tecnica di ricerca anche perché,come ben si sa, il calcestruzzo è un materiale eterogeneodalle molte variabili, e il controllo eseguito con questaprova presenta limitazioni analoghe allo sclerometro, epuò essere usato per esaminare la qualità dei materialipurché si disponga di valori comparativi.

16.2.11 Prove per l’identificazione delle armatureCon il pachometro è possibile rilevare lo spessore dicopriferro. Molte fessure sono dovute alle sovrapposi-zioni della rete elettrosaldata completamente ignoratedai progettisti che prescrivono ad esempio una reteelettrosaldata filo 8 mm quando lo spessore del pavi-mento è di soli 8 cm (ciò significa che ogni foglio misura16 mm di spessore, e agli angoli di ciascun foglio tro-viamo ben 4 fogli di rete tra loro sovrapposti, per cuiteoricamente il copriferro dovrebbe essere di 16 mm,non considerando che i fogli di rete non sono mai pianima inarcati e “rubano” spessore al copriferro).Le vibrazioni causate dal transito dei carrelli si ripercuo-tono sull’armatura “troppo alta”, innescando fessurazioniin corrispondenza dei tondini. A questo proposito ricor-diamo che l’aderenza dell’acciaio alla matrice è subordi-nata alla Rck.Lo strumento può essere utilizzato anche per localizzarei punti più idonei per il carotaggio evitando l’armatura.

16.2.12 Monitoraggio delle fessureConsiste nel rilevare, nel tempo, l’andamento dellefessure, in modo particolare se l’aria dell’ambiente èparticolarmente secca e circola velocemente comepotrebbe essere nei locali caldaie e con il cambio distagione.Ovvero per verificare se le fessure manifestatesi sulpavimento dipendono da movimenti delle strutture o davariazioni termo-igrometriche dell’ambiente.Per la misura dell’ampiezza delle fessure si può utilizzareuna lente d’ingrandimento opportunamente quotata.Con i fessurimetri se ne misura la variazione lineare neltempo.Con un estensimetro-deformometro si possono misurare,memorizzandole, le deformazioni lineari anche nell’ordinedel micron.

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Codice di Buona Pratica ■ Pavimento finito

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Codice di Buona Pratica ■ Pavimento finito

16.2.13 Riscontro dei movimenti verticaliPonendo i piedi a cavallo di un giunto e su ciascunapiastra, si faccia transitare un carrello (anche vuoto).Si avrà la netta percezione del movimento verticale suquel giunto e per le due lastre.Più scientificamente i movimenti si possono rilevare conun livello laser. Comunque non esiste giunto sbrecciatosenza movimenti verticali delle lastre. Chi consiglia direalizzare il cosiddetto travetto a ridosso di due lastresenza prima aver eliminato i movimenti verticali, com-mette un errore tecnico.

16.2.14 Riscontro dei vuoti tra massicciata e pavimentoLa tecnica di localizzazione e quantificazione delle cavitàal di sotto dei pavimenti in calcestruzzo è resa possibileda una tecnica geofisica denominata Ground ProbingRadar (GPR) in italiano Georadar. Lo strumento consente di rilevare la presenza di cavitàmisurando la riflessione di onde elettromagnetiche.Con rapidità e senza interrompere l’attività svoltanell’ambiente, si produce una mappa dei vuoti con unavalutazione dello spessore e dunque del volume.

Si tracciano delle linee rette sul pavimento, lungo lequali, a velocità costante, si trascina il Georadar. Un sistema computerizzato restituisce immediatamenteil rilievo altimetrico della linea con marcati gli intervallidi misura prestabiliti.L’impiego del georadar consente inoltre di poter valutarela natura e la struttura del sottofondo con precisione esenza distruggere parte del pavimento.

16.2.15 Prove sclerometricheL’uso dello sclerometro è molto pratico e semplice nelprelievo dei valori, soprattutto in considerazione delfatto che è una prova non distruttiva. I risultati ottenibilihanno però un significato limitato e debbono esserevalutati con cautela, in quanto con lo sclerometro sivaluta la durezza superficiale del pavimento in quel datopunto, piuttosto che la resistenza meccanica del calce-struzzo indurito. Nota: lo strato di usura influenza i valori di rimbalzodello sclerometro, e quindi deve essere rimosso primadi effettuare la prova sclerometrica sul calcestruzzosottostante.

AVVERTENZELe indicazioni e le prescrizioni riportate nel presente Codice di Buona Pratica, pur corri-spondendo alla nostra migliore esperienza, sono da ritenersi in ogni caso puramenteindicative e dovranno essere confermate da esaurienti prove pratiche; pertanto, primadi adoperare il sistema, chi intende farne uso è tenuto a stabilire se esso sia o menoadatto all’impiego previsto, e comunque assume ogni responsabilità che possa derivaredal suo uso.

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UNI 7998Edilizia - Pavimentazioni - Terminologia

UNI 7999Edilizia - Pavimentazioni - Analisi dei requisiti

UNI 10329Posa dei rivestimenti di pavimentazione - Misurazionedel contenuto di umidità negli strati di supporto cemen-tizi o simili

UNI 7109Additivi per impasti cementizi - Additivi antigelo -Idoneità e relativi metodi di controllo

UNI 7110Additivi per impasti cementizi - Determinazione dellasolubilità in acqua distillata ed in acqua satura di calce

UNI 7112Additivi per impasti cementizi - Determinazione dellesostanze zuccherine riducenti

Codice di Buona Pratica ■ Norme di riferimento

DEFINIZIONI DELLE NORME

Le norme il cui numero distintivo non è integrato daalcuna sigla particolare oltre “UNI”; sono quelle elaboratedirettamente dagli Organi Tecnici dell’UNI o dai suoi EntiFederati.

Versione italiana delle norme internazionali ISO, oppurela loro adozione nella lingua originale.

Norme elaborate dal Comitato Europeo di Normazione(CEN). Si diversificano in:

UNI ENNorme obbligatoriamente recepite nei paesi comunitari,in quanto accettate come tali da una maggioranza quali-ficata di membri votanti; vengono tradotte in linguaitaliana oppure adottate integralmente in una delle lingueufficiali del CEN (inglese, francese e tedesco). Non con-

sentono la presenza a livello nazionale di norme che nonsiano in armonia col loro contenuto.

UNI EN ISOVersione ufficiale delle norme europee EN che recepi-scono, senza varianti, il testo delle omonime normeinternazionali ISO. Possono essere tradotte in linguaitaliana o adottate nella versione in lingua originale.

Norme di natura “sperimentale” pubblicate nei casi diurgenza.

Progetto di norma; il testo è in elaborazione dall’appositogruppo di lavoro. (EN non ancora pubblicate da UNI /pr= provvisorie)

Norme conformi a quelle pubblicate dal ConsiglioNazionale delle Ricerche sul proprio Bollettino “NormeTecniche”.

NORME DI RIFERIMENTO PER PAVIMENTIDI CALCESTRUZZONota: durante la stampa del presente documento il gruppo di lavoro dell’UNI ha concluso ilprogetto di norma n° U32.04.514.0, relativo a “Pavimenti di calcestruzzo ad uso industriale”:consigliamo pertanto il lettore di informarsi presso UNI per conoscere l’eventuale disponi-bilità della nuova norma.

Norme di riferimento

1. Pavimentazioni 2. Additivi

UNI Norme il cui numero distintivo non è integrato da alcuna sigla particolare oltre "UNI"; sono elaborate direttamente dagli Organi Tecnici dell'UNI o dai suoi Enti Federati

UNI EN

UNI ENV

CNR UNI

UNI

UNI ISO

prEN

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Codice di Buona Pratica ■ Norme di riferimento

UNI 7114Additivi per impasti cementizi - Determinazione del potereschiumogeno degli additivi aeranti e fluidificanti-aeranti

UNI 7115Additivi per impasti cementizi - Determinazione delladensità degli additivi liquidi o in soluzione

UNI 7116Additivi per impasti cementizi - Determinazione dell’al-calinità totale

UNI 7117Additivi per impasti cementizi - Determinazione dellatensione superficiale di soluzioni contenenti additivi

UNI 7118Additivi per impasti cementizi - Determinazione della concen-trazione idrogenionica (pH) di soluzioni contenenti additivi

UNI 7120Additivi per impasti cementizia - Determinazione deitempi di inizio e di fine presa dalle paste cementizie econtenenti additivi antigelo

UNI 10765Additivi per impasti cementizi - Additivi multifunzionaliper calcestruzzo - Definizioni, requisiti e criteri diconformità

UNI EN 480-1Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi di prova - Calcestruzzo e malta di riferimento per leprove

UNI EN 480-2Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi di prova - Determinazione del tempo di presa

UNI EN 480-4Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi di prova - Determinazione della quantità di acquaessudata del calcestruzzo

UNI EN 480-5Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi di prova - Determinazione dell’assorbimento capillare

prEN 480-13Admixtures for concrete, mortar and grout - Test methods- Reference masonry mortar for testing mortar admixtures

prEN 480-14Adrnixtures for concrete, mortar and grout - Testmethods - Potentiostatic electrochemical test for themeasurernent of corrosion susceptibility of steel

UNI EN 480-6Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi di prova - Analisi all’infrarosso

UNI EN 480-8Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi di prova - Determinazione del tenore di sostanzasecca convenzionale

UNI EN 480-10Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi di prova - Determinazione del tenore di clorurisolubili in acqua

UNI EN 480-11Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi dia prova - Determinazione delle caratteristichedei vuoti di aria nel calcestruzzo indurito

UNI EN 480-12Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Metodi di prova - Determinazione del contenuto di alcalinegli additivi

UNI EN 934- 2Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione -Additivi per calcestruzzo-Definizioni e requisiti

UNI 8520-1Aggregati per confezione di calcestruzzi - Definizione,classificazione e caratteristiche

UNI 8520-2Aggregati per confezione di calcestruzzi - Requisiti

UNI 8520-7Aggregati per confezione di calcestruzzi - Determinazionedel passante allo staccio 0,075 UNI 2332

UNI 8520-8Aggregati per confezione di calcestruzzi - Determinazionedel contenuto di grumi di argilla e particelle friabili

3. Aggregati

prEN

UNI Norme il cui numero distintivo non è integrato da alcuna sigla particolare oltre "UNI"; sono elaborate direttamente dagli Organi Tecnici dell'UNI o dai suoi Enti Federati

Progetto di norma; il testo è in elaborazione dall' apposito gruppo di lavoro

UNI EN Norme elaborate dal Comitato Europeo di Normazione (CEN)

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UNI 8520-13Aggregati per confezione di calcestruzzi - Determinazionedella massa volumica e dell’assorbimento degli aggregati fini

UNI 8520-16Aggregati per confezione di calcestruzzi - Determinazionedella massa volumica e dell’assorbimento degli aggregatigrossi (metodi della pesata idrostatica e del cilindro)

UNI 8520-17Aggregati per confezione di calcestruzzi - Determinazionedella resistenza a compressione degli aggregati grossi

UNI 8520-21Aggregati per confezione di calcestruzzi - Confronto incalcestruzzo con aggregati di caratteristiche note

UNI 8520-22Aggregati per confezione di calcestruzzi - Determinazionedella potenziale reattività degli aggregati in presenza dialcali

UNI EN 1367-1Prove per determinare le proprietà termiche e la degra-dabilità degli aggregati - Determinazione della resistenzaal gelo e disgelo

PrEN 12620- 2000Aggregates of concrete

prEN 1097- 6Test for mechanical and physical properties of aggregates -Determination of particle density and water absorption

prEN 450Fly ash for concrete - Definitions, requirements and qua-lity control

prEN 13263Silica fume for concrete – Definitions,requierements andconformity control

UNI 8146Agenti espansivi non metallici per impasti cementizi -Idoneità e relativi metodi di controllo

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UNI 8147Agenti espansivi non metallici per impasti cementizi -Determinazione dell’espansione contrastata della maltacontenente l’agente espansivo

UNI 8148Agenti espansivi non metallici per impasti cementizi -Determinazione dell’espansione contrastata del calce-struzzo contenente l’agente espansivo

UNI 8149Agenti espansivi non metallici per impasti cementizi -Determinazione della massa volumica

UNI 9527Prodotti ausiliari per impasti cementizi a base di polimeriorganici - Definizione e classificazione

UNI 9528Prodotti ausiliari per impasti cementizi a base di polimeriorganici - Metodi di controllo

UNI 9529Prodotti ausiliari per impasti cementizi a base di polimeriorganici - Determinazione della perdita di massa a105 °C dei prodotti in polvere

UNI 9530Prodotti ausiliari per impasti cementizi a base di polimeriorganici - Determinazione del numero di saponificazionedei polimeri organici in dispersione acquosa o ridispen-dibili in polvere

UNI 9531Prodotti ausiliari per impasti cementizi a base di polimeriorganici - Determinazione del residuo su tela 0,040 UNI2331 delle emulsioni e delle dispersioni

UNI 9532Prodotti ausiliari per impasti cementizi a base di polimeriorganici - Determinazione della resistenza allo strappodei provini compositi

UNI 9533Prodotti ausiliari per impasti cementizi a base di polimeriorganici - Determinazione della profondità della penetra-zione d’acqua sotto pressione

Codice di Buona Pratica ■ Norme di riferimento

4. Aggiunte

4.1 Agenti espansivi

4.2 Prodotti ausiliari a base di polimeri organici

prEN

UNI Norme il cui numero distintivo non è integrato da alcuna sigla particolare oltre "UNI"; sono elaborate direttamente dagli Organi Tecnici dell'UNI o dai suoi Enti Federati

Progetto di norma; il testo è in elaborazione dall' apposito gruppo di lavoro

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Codice di Buona Pratica ■ Norme di riferimento

D.M. 1086/71 - 9 gennaio 1996“Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudodelle strutture in cemento armato, normale e precom-presso e per le strutture metalliche”

UNI 10766Calcestruzzo indurito - Prove di compressione su proviniricavati da microcarote per la stima delle resistenzecubiche locali del calcestruzzo in sito

UNI EN 206-1Calcestruzzo - Specificazione, prestazione, produzione econformità

PrEN 12390 – E07.04.113.0

PrEN 13670

UNI 8656Prodotti filmogeni per la protezione del calcestruzzodurante la maturazione - Classificazione e requisiti

UNI 8657Prodotti filmogeni per la protezione del calcestruzzodurante la maturazione - Determinazione della ritenzioned’acqua

UNI 8658Prodotti filmogeni per la protezione del calcestruzzodurante la maturazione - Determinazione del tempo diessiccamento

UNI 8659Prodotti filmogeni per la protezione del calcestruzzodurante la maturazione - Determinazione del fattore diriflessione dei prodotti filmogeni pigmentati di bianco

UNI 8660Prodotti filmogeni per la protezione del calcestruzzodurante la maturazione - Determinazione dell’influenzaesercitata dai prodotti filmogeni sulla resistenza all’abra-sione del calcestruzzo

UNI 8866-1Prodotti disarmanti per calcestruzzi - Definizione e clas-sificazione

UNI 8866-2Prodotti disarmanti per calcestruzzi - Prova dell’effettodisarmante, alle temperature di 20 e 80 °C, su super-ficie di acciaio o di legno trattato

UNI ENV 10080Acciaio per cemento armato - Armature per cementoarmato saldabili nervate B500 - Condizioni tecniche difornitura per barre, rotoli e reti saldate

prEN 13813Screed materials and floor screeds - Screed materials -Properties and requirements

UNI 9610Edilizia - Sigillanti siliconici monocomponenti per giunti -Requisiti e prove

UNI 9611Edilizia - Sigillanti siliconici monocomponenti per giunti -Confezionamento

prEN 13888Grouts for tiles - Definitions and specifications

UNI EN 447Malta per cavi di precompressione - Prescrizioni permalta comune

6. Prodotti filmogeni

7. Barre reti fibre di acciaio

8. Materiali per strato di usura

6.1 Protettivi

9. Sigillanti e boiacche

9.1 Sigillanti siliconici

9.2 Boiacche

6.2 Disarmanti5. Calcestruzzo

prEN

UNI Norme il cui numero distintivo non è integrato da alcuna sigla particolare oltre "UNI"; sono elaborate direttamente dagli Organi Tecnici dell'UNI o dai suoi Enti Federati

Progetto di norma; il testo è in elaborazione dall' apposito gruppo di lavoro

UNI ENV Norme di natura “sperimentale” pubblicate nei casi di urgenza

UNI EN Norme elaborate dal Comitato Europeo di Normazione (CEN)

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UNI 8629-1Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Caratteristiche prestazionali e loro significatività

UNI 8629-2Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione dei tipi BPP per elemento di tenuta

UNI 8629-3Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione dei tipi BPE per elemento di tenuta

UNI 8629-4Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione per tipi EPDM e IIR per elementi ditenuta

UNI 8629-5Membrane per l’impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione dei tipi BPP (con autoprotezionemetallica) per elemento di tenuta

UNI 8629-6Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione dei tipi a base di PVC plastificatoper elementi di tenuta

UNI 8629-7Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione dei tipi BOF (con autoprotezionemetallica) per elemento di tenuta

UNI 8629-8Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione dei tipi BOF per elemento diUNI 8818Membrane per impermeabilizzazione - Classificazionedescrittiva del prodotto

UNI 8898-1Membrane polimeriche per opere di impermeabilizza-zione - Terminologia, classificazione e significativitàdelle caratteristiche

UNI 8898-2Membrane polimeriche per opere di impermeabilizza-

zione - Membrane elastomeriche senza armatura -Caratteristiche e limiti di accettazione

UNI 8898-3Membrane polimeriche per opere di impermeabilizza-zione - Membrane elastomeriche dotate di armatura -Caratteristiche e limiti di accettazione

UNI 8898-4Membrane polimeriche per opere di impermeabilizza-zione - Membrane plastomeriche flessibili senzaarmatura - Caratteristiche e limiti di accettazione

UNI 8898-5Membrane polimeriche per opere di impermeabilizza-zione - Membrane plastomeriche flessibili dotate diarmatura - Caratteristiche e limiti di accettazione

UNI 8898-6Membrane polimeriche per opere di impermeabilizza-zione - Membrane plastomeriche rigide Caratteristiche elimiti di accettazione

UNI 8898-7Membrane polimeriche per opere di impermeabilizza-zione - elastomeriche a reticolazione posticipata dotatedi armatura - Caratteristiche e limiti di accettazione

prEN 13707Flexible sheets for waterproofing - Reinforced bitumensheets for roof waterproofing - Definitions and charac-teristics

prEN 13859-2Flexible sheets for waterproofing - Definitions and cha-racteristics of underlays - Underlays for walls

prEN 13956Flexible sheets for waterproofing - Plastic and rubber sheetsfor roof waterproofing - Definitions and characteristics

UNI 9168-1Membrane complementari per impermeabilizzazione -Limiti di accettazione dei tipi con armatura carta-feltro ovetro velo

UNI 9168-2Membrane complementari per impermeabilizzazione -Limiti di accettazione dei tipi BOE

Codice di Buona Pratica ■ Norme di riferimento

10. Membrane per impermeabilizzazioni

10.1 Per strato di tenuta

prEN

UNI Norme il cui numero distintivo non è integrato da alcuna sigla particolare oltre "UNI"; sono elaborate direttamente dagli Organi Tecnici dell'UNI o dai suoi Enti Federati

Progetto di norma; il testo è in elaborazione dall' apposito gruppo di lavoro

10.2 Per altri strati

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Codice di Buona Pratica ■ Norme di riferimento

UNI 9380-1Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione dei tipi BPP per strato di barrierae/o schermo al vapore

UNI 9380-2Membrane per impermeabilizzazione di coperture -Limiti di accettazione dei tipi BOF per strato di barrierae/o schermo al vapore

prEN 13967Flexible sheets for waterproofing - Plastic and rubberdamp proof membranes - Definitions and characteri-stics

prEN 13968Flexible sheets for waterproofing - Geomembranes -Definitions and characteristics

prEN 13969Flexible sheets for waterproofing - Bitumen damp proofmembranes - Definitions and characteristics

prEN 13970Flexible sheets for waterproofing - Bitumen watervapour control layers - Definitions and characteristics

prEN 13984Flexible sheets for waterproofing - Plastic and rubbervapour control layers - Definitions and characteristics

D.M. 12 luglio 1999 n° 314(G.U. n. 214 del D.M. 12 luglio 1999 n° 314 (G.U. n. 214del settembre 1999)

UNI 9156Cementi resistenti ai solfati - Classificazioni e composi-zione

UNI 9606Cementi resistenti al dilavamento della calce - Classifica-zione e composizione

UNI EN 197-1Cemento - Composizione, specificazioni e criteri diconformità per cementi comuni

UNI EN 197-2Cemento - Valutazione della conformità

CNR UNI 10006Costruzione e manutenzione delle strade - Tecnica diimpiego delle terre

CNR UNI 10014Prove sulle terre -Determinazione dei limiti di consistenza(o di Atterberg) di una terra

C.N.R. N. 92

C.N.R. N. 146

S.N.V. N. 70317

C.N.R. 22 1972

Nota: La verifica delle norme UNI esistenti si può ricavare dal sito internet www uni. com, alla Sezione “Catalogo”

11. Cementi

12. Riferimenti normativi per rilevati (massicciata di sottofondo)

prEN

UNI Norme il cui numero distintivo non è integrato da alcuna sigla particolare oltre "UNI"; sono elaborate direttamente dagli Organi Tecnici dell'UNI o dai suoi Enti Federati

Progetto di norma; il testo è in elaborazione dall' apposito gruppo di lavoro

UNI EN Norme elaborate dal Comitato Europeo di Normazione (CEN)

CNR UNI Norme conformi a quelle pubblicate dal Consiglio Nazionale delle Ricerche sul proprio Bollettino “Norme Tecniche”

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Codice di Buona Pratica ■ Sistema internazionale

metro

kilogrammo *

secondo

ampere

Kelvin

candela

mole

radiante

steradiante

m

kg

s

A

K

cd

mol

rad

sr

lunghezza

massa

tempo

corrente elettrica**

temperaturatermodinamica

intensità luminosa

quantità di sostanza

angolo piano

angolo solido

Lunghezza uguale a 1 650 763,73 lunghezze d’onda, nel vuoto,della radiazione corrispondente alla transizione fra i livelli 2p10e 5d5 dell’atomo di cripto 86.In Italia il metro è attuato mediante il campione dell’istituto diMetrologia Gustavo Colonnetti del CNR, a Torino.

Massa del prototipo internazionale conservato al Pavillon deBreteuil (Sèvres).In italia il campione del kilogrammo è conservato presso ilMinistero dell’ Industria, del Commercio e dell’Artigianato(Servizio Metrico), a Roma.

Intervallo di tempo che contiene 9 192 631 770 periodi dellaradiazione corrispondente alla transizione fra i due livelli iperfinidello stato fondamentale dell’atomo di cesio 133.In italia il secondo è attuato mediante il campione dell’istitutoElettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris, a Torino.

Intensità di corrente elettrica che, mantenuta costante in dueconduttori rettilinei, paralleli, di lunghezza infinita, di sezionecircolare trascurabile e posti alla distanza di 1 m l’uno dall’altronel vuoto, produce tra i due conduttori la forza di 2 X 10-7 Nsu ogni metro di lunghezza, In Italia l’ampere è attuatomediante il campione dell’Istituto Elettrotecnico NazionaleGalileo Ferraris, a Torino.

Frazione 1/273,16 della temperatura termodinamica del puntotriplo dell’acqua.In Italia la scala termodinamica delle temperature è attuatamediante campioni dell’Istituto di Metrologia GustavoColonnetti del CNR, a Torino

Intensità luminosa di una superficie con area di 1/ 600.000 m2

del corpo nero alla temperatura di solidificazione del platino,emessa nella direzione perpendicolare alla superficie stessa,alla pressione di 101 325 Pa.In Italia la candela è attuata mediante il campione dell’IstitutoElettrotecnico Nazionale Galileo Ferrarsi, a Torino.

Quantità di sostanza di un sistema che contiene tante entitàelementari quanti sono gli atomi in 0,012 kg di carbonio 12.Le entità elementari devono essere specificate e possono essereatomi, molecole, ioni, elettroni, ecc. ovvero gruppi specificatidi tali particelle.

Angolo piano al centro che su una circonferenza intercetta unarco di lunghezza uguale a quella del raggio.

Angolo solido al centro che su una sfera intercetta una calottadi area uguale a quella del quadrato il cui lato ha la lunghezzadel raggio.

Grandezza Nome Simbolo Definizione

SISTEMA INTERNAZIONALE DI UNITÀ (SI)

Prospetto INel prospetto I sono indicate le unità SI fondamentali, supplementari e relative unità.

Fondamentali

* Per evitare i possibili equivoci derivanti dall’assegnare all’unità SI di massa il nome di un multiplo di una precedente unità di peso,divenuta poi unità di massa, la Commissione Italiana di Metrologia del CNR nel 1954 aveva proposto il nome bes (simbolo b).I motivi che hanno determinato tale proposta, sebbene non accettata in sede internazionale, restano tuttora validi.

** La locuzione completa è intensità di corrente elettrica.

Supplementari

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* Il nome massa specifica deve essere abbandonato. Per il nome densità, vedere chiarimenti e note.** L’unità kilogrammo forza (simbolo kgf), detta anche kilopond (simbolo kp), deve essere definitivamente abbandonata. 1 kgf = 9,80665 N.*** Si consiglia l’uso del pascal e dei sui multipli per la pressione, mentre per la tensione si possono usare sia il pascal sia il newton al metro

quadrato e i loro multipli e sottomultipli.• Per esprimere le grandezze che definiscono caratteristiche di resistenza dei materiali, è consigliato l’uso dell’unità newton al millimetro quadrato.•• L’unità bar è impiegata per la pressione dei fluidi.

62

Codice di Buona Pratica ■ Sistema internazionale

Grandezza Unità SI Multipli e sottomultipli più comuni Unità non SI ammesse Unità non SI transitoriamente tollerate

massa volumica *

portata in massa

portata in volume

quantità di moto

momento dellaquantità di moto

momento d’inerzia;momento quadraticodi massa

forza**peso (forza peso)

momento di unaforza

Pressionetensione ***

viscosità dinamica

viscosità cinematica

tensione superficiale

kg/m3

kg/s

m3/s

kg*m/s

kg*m2/s

kg* m2

N(newton)

N*m

Pa, N/ m2

(pascal)

Pa*s,N*s/m2

m2/s

N/m

t/m3 - 1 t/m3 = 103 kg/m3

g/l - 1 g/l = 1 kg/m3

l/s - 1 I/s = 1 dm3/s

bar ••1 bar = 105 Pambar1 mbar = 102 Pa

atmosfera normale, atm1 atm = 101 325 Paatmosfera tecnica, at1 at = 98066,5 Pa

millimetro d’acqua convenzionale, mmH2O1 mmH2O= 9,80665 Pa

millimetro di mercurio convenzionale, mmHg1 mmHg= 133,322 Pa torr,1 torr= 133,322 Pa

centipoise, cP1 cP= 10-3 Pa*s

centistokes, cSt1 cSt = 10-6 m2/s

Mg/m3, kg/dm3, g/cm3, g/dm3

dm3/s

kg*mm2

MN, kN, mN,µN

MN *m, kN*m, mN*m, N*mm,µN *m

GPa, GN/m2

MPa, MN/ m2, N/ mm2 •kPa, kN/m2

mPa, mN/m2

µPa, µN/m2

mPa*s, mN *s/m2

cm2/s, mm2/s

mN/m

Prospetto IIGrandezze derivate e relative unità.

Grandezza Nome Simbolo Definizione e relazione con le unità SI fondamentali, supplementari o derivate

Hertz

Newton

Pascal

Joule

Hz

N

Pa

J

frequenza

forza

pressione tensione

lavoro energiaquantità di calore

Frequenza di un fenomeno periodico il cui periodo è 1 s,1 Hz=1 s-1

Forza che imprime a un corpo con massa di 1 kg l’accelerazionedi m/s2. 1 N=1 kg*m/s2.

Pressione esercitata dalla forza di 1 N applicata perpendicolar-mente ad una superficie con area di 1 m2. 1 Pa =1 N/m2

Lavoro compiuto dalla forza di 1 N quando il suo punto diapplicazione si sposta di 1 m nella direzione e nel verso dellaforza stessa. 1 J = 1 N * m

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63

Codice di Buona Pratica ■ Sistema internazionale

Unità di misura Le unità di misura in corsivo (e in grigio) riguardano la nuova simbologia “SI”.

Forza

1 N

1 kN

1 kgf

= 0.10197= 0.224809= 1000= 101.971= 224.809= 0.101971= 9.80665= 2.20462

kgflbfNkgflbftNlbf

Massa

1 kg

1 g1 t

1 cwt1 lb1 oz

= 0.02205= 2.20462= 0.03527= 1000= 0.98420= 45.35924= 0.45359= 28.349

cwtlbozkgLong tonkgkgg

Capacità, volume

1 m3

1 dm3 (litro)

1 cm3 (ml)

1 yd3

1 ft3

1 in3

1 imp gal1 gal1 pint1 fl oz

= 1.30795= 0.03531= 1.7605= 0.2642= 0.06102= 0.0352= 0.76455= 28.3168= 16.3871= 4.54609= 3.78541= 0.56826= 28.4131

yd3

ft3

pintgalin3

fl ozm3

dm3

cm3

dm3

dm3

dm3

cm3

Lunghezza

1 m

1 km1 yard1 ft1 in1 mile

= 1.0936= 3.281= 39.370= 0.6214= 0.9144= 30.48= 25.4= 1.6094

yardftinmilemcminkm

Pressione, tensione

1 Pa (N/m2)

1kPa (kN/m2)

1 MPa1 lbf/in2 (psi)

1 lbf/ft2

1 long ton/ ft2

1 bar

1 mbar

1 atm

1 mm Hg (torr)

1 mm H2O

= 0.01= 0.000145= 0.01= 10= 20.885= 0.2953= 10.2= 0.07031= 6.89476= 47.8803= 1.094= 107.252= 100= 14.5038= 100= 0.0145038= 101.325= 14.6959= 133.322= 0.01934= 9.80665

mbarlbf/in2

Kgf/cm2

mbarlbf/ft2

In Hgkgf/cm2

kgf/cm2

kPaPakgf/cm2

kPakPalbf/in2

Palbf/in2

kPalbf/in2

Palbf/in2

Pa

Densità

1 kg/m3

1 g/cm3

1 long ton/ft3

1 lb/yd3

1 lb/in3

= 1.686= 62.4280= 1328.94= 0.593= 27.6799

lb/yd3

Lb/ft3

kg/m3

kg/m3

g /cm3

Energia

1 MJ1 J1 kgf m1 Btu

= 0.277778= 0.737562= 9.80665= 1.0545

kWhFt lbfJkJ

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Codice di Buona Pratica ■ Note

NOTE

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