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Città di Mare Supplemento al trimestrale Ducaletabloid Reg. n. 3802/2012 del 15.10.12 Tribunale di Genova www.palazzoducale.genova.it Nove incontri a cura di Claudio Magris e Margherita Rubino Genova Palazzo Ducale, Salone del Maggior Consiglio 20 marzo - 5 giugno 2018 Il mare ci vince Qualche volta, parlando con amici di altre città, mi capita di dire che a Trie- ste, tra la fine di aprile o l’inizio di mag- gio e la fine di ottobre, faccio ogni giorno il bagno, oppure, con una lieve variante, che vado ogni giorno al bagno. Capisco che questa frase possa destare qualche dubbio sulla mia igiene perso- nale, ma per un triestino è naturale; dire “vado al mare” suonerebbe artificioso e ricercato, un gergo da resort di lusso. C’è la gara, ogni estate - ogni prolungata estate - tra chi fa più ovvero il maggior numero di bagni; ancor più dura è la competizione per il primato di fare il primo e rispettivamente l’ultimo bagno della stagione. Non nego, con falsa mo- destia, di essere talora, in tali certami, vincitore. Tutto questo deriva dal fatto che il mare pervade, fisicamente e mentalmente, la realtà di Trieste, la sua quotidianità; non solo la Sacchetta, le barche da pesca, un tempo le grandi linee di navigazione, il breve tuffo in acqua tra un’incombenza e l’altra, facilitato dalle piccole dimen- sioni della città. Ci sono città di mare nelle quali esso penetra fra le sue vie e non solo nelle città in cui l’acqua è re- almente strada e contrada, come Vene- zia, Amsterdam, København, Göteborg, Osaka o la piccola Vâlcov sul Mar Nero, con le sue cupole dorate, o le case dei Lipoveni sui minimi banchi di terra che affiorano nel delta del Danubio a Su- lina, dove i ragazzi, per andare a scuola su un pezzo di terra che sporge dall’ac- qua poco lontano, devono prendere una barca. Boccadasse a Genova è stata, è una delle rivelazioni della mia vita, il grande mare come una piazza di città, mare che si offre alla vicinanza senza perdere nulla della sua immensa e ir- raggiungibile lontananza, familiarità e ignoto dell'amore. Altre città di mare si sporgono su di esso come un castello di prua; piutto- sto che protendersi ad abbracciarlo o ad inabissarsi in esso si protendono ad attraversarlo, a sfidarlo, a respingere le sue onde, onde di un mare grande. Città ardite e spesso empie conquista- trici, come le navi, come Argo, la prima Un inedito di Claudio Magris

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CittàdiMareSupplemento al trimestrale Ducaletabloid Reg. n. 3802/2012 del 15.10.12 Tribunale di Genova www.palazzoducale.genova.it

Nove incontri a cura di Claudio Magris e Margherita RubinoGenova Palazzo Ducale, Salone del Maggior Consiglio20 marzo - 5 giugno 2018

Il mare ci vinceQualche volta, parlando con amici dialtre città, mi capita di dire che a Trie-ste, tra la fine di aprile o l’inizio di mag-gio e la fine di ottobre, faccio ognigiorno il bagno, oppure, con una lievevariante, che vado ogni giorno al bagno.Capisco che questa frase possa destarequalche dubbio sulla mia igiene perso-nale, ma per un triestino è naturale; dire“vado al mare” suonerebbe artificioso ericercato, un gergo da resort di lusso.C’è la gara, ogni estate - ogni prolungataestate - tra chi fa più ovvero il maggiornumero di bagni; ancor più dura è lacompetizione per il primato di fare ilprimo e rispettivamente l’ultimo bagnodella stagione. Non nego, con falsa mo-destia, di essere talora, in tali certami,vincitore.Tutto questo deriva dal fatto che il marepervade, fisicamente e mentalmente, larealtà di Trieste, la sua quotidianità; nonsolo la Sacchetta, le barche da pesca, untempo le grandi linee di navigazione, ilbreve tuffo in acqua tra un’incombenzae l’altra, facilitato dalle piccole dimen-sioni della città. Ci sono città di marenelle quali esso penetra fra le sue vie enon solo nelle città in cui l’acqua è re-almente strada e contrada, come Vene-zia, Amsterdam, København, Göteborg,Osaka o la piccola Vâlcov sul Mar Nero,con le sue cupole dorate, o le case deiLipoveni sui minimi banchi di terra cheaffiorano nel delta del Danubio a Su-lina, dove i ragazzi, per andare a scuolasu un pezzo di terra che sporge dall’ac-qua poco lontano, devono prendereuna barca. Boccadasse a Genova è stata,è una delle rivelazioni della mia vita, ilgrande mare come una piazza di città,mare che si offre alla vicinanza senzaperdere nulla della sua immensa e ir-raggiungibile lontananza, familiarità eignoto dell'amore.Altre città di mare si sporgono su diesso come un castello di prua; piutto-sto che protendersi ad abbracciarlo oad inabissarsi in esso si protendono adattraversarlo, a sfidarlo, a respingere lesue onde, onde di un mare grande.Città ardite e spesso empie conquista-trici, come le navi, come Argo, la prima

Un inedito di Claudio Magris

nave che, mettendosi in mare, viola la pietas del limite,come depreca Seneca, e va a depredare, violare, ingannarecome hanno fatto per secoli le navi che varcavano oceani, siimpadronivano di continenti come i pirati si impadroni-scono di un'isola del tesoro. Città i cui splendori - i palazzidi Genova o di Venezia, i Docks di Londra o i cantieri diDanzica - sono costruiti col mare, costituiti di mare, candidiciottoli sulla riva trasformati in monete d'oro. Grandiose me-tropoli, piccoli porti incantevoli dell'Adriatico dalmata, vil-laggi di pescatori in cui tutto arriva dal mare. Pure l'isola diRobinson, popolata solo da due persone, è una piccola re-pubblica marinara -inizialmente monarchica, un uomo soloe dunque un re, e poi repubblicano-aristocratica, due uo-mini, un signore e un servitore, sia pure amico.Il mare, luogo del sacro e di ogni sacrilegio, ha scritto Ste-fano Jacomuzzi. Il mare è abbandono, sfida, violazione,guerra, preda, naufragio. I più grandi libri sul destino del-l'uomo, la sua tragedia e la sua avventura, la sua innocenzae la sua empietà, la sua seduzione e il suo inganno, sonoepopee di mare, dall'Odissea a Moby Dick, dalle avventuredi Sindbad ai grandi navigatori-scrittori del Cinquecento.Ogni storia è spesso “Tragico-marittima", come s'intitola unadelle grandi opere della letteratura portoghese, raccolta dieroici e disperati naufragi per mare.Il mare io l'ho incontrato e vissuto, e lo vivo, a Trieste, anchese mi sono tuffato in tutti i mari anche lontani che ho in-contrato, quasi a prenderne possesso, come fanno - in altromodo - i cani quando vogliono segnare il loro territorio. Èdall'infanzia che ho assorbito questa familiarità con il mare,il sentimento della sua necessità; quel senso delle grandiestati e della loro apertura, dei colori, degli odori dell'estate,del suo abbandono e della sua avventura, per me inscindi-bili dal mare. Credo sia stata fondamentale, per me, l’espe-rienza di quella grande apertura del Golfo di Trieste, unmare in sé modesto ma che dà il senso dell'aperto, del-l'orizzonte sconfinato che sembra preludere agli altri, piùgrandi, mari e oceani.Quell'apertura non è soltanto fisica, ma anche culturale,umana: il Golfo di Trieste si protende dall'Italia verso la Slo-venia e la Croazia e anche se quelle coste ora slovene ecroate facevano un tempo parte dell'Italia ed erano popolateda italiani, quel mare suggerisce l'incontro e la mescolanzadi civiltà e cultura, è l'Adriatico italiano (soprattutto veneto)e slavo. Quel mare, il mio mare, non è un mare di sabbia,ma un mare di scoglio e di roccia bianca, di acqua subitoprofonda e intensamente blu; è l'estremo lembo del maregreco e dalmata, che arriva sino a Duino. È il mare del Golfodi Trieste che, quando si arriva da Occidente, a Sistiana, siapre all'improvviso alla vita. Grande, come una stendhalianapromesse de bonheur, una promessa di felicità che per unattimo si identifica con Trieste e che Trieste provvede prestoa smentire, come è accaduto tante volte nella Storia.Il mare, per me, è dunque anzitutto il mare concreto, fisico.Ma è anche un mare di carta, il mare ricreato e reinventatodalla grande letteratura; i due mari si compenetrano e si in-tegrano a vicenda, l’uno non potrebbe esistere senza l'altroe quest'ultimo non sarebbe così pieno di senso e di signifi-cato se non esistessero quelle parole, che sono nate da luie che insieme lo fanno nascere. Uno dei più grandi libri chesiano mai stati scritti, l'Odissea ,il racconto del viaggio at-traverso la vita, è impensabile senza il mare, ma anche ilmare è impensabile senza l'Odissea.Il mare ha una duplice valenza simbolica. Anzitutto essorappresenta la lotta, la sfida, la prova, il confronto con lavita, come emerge ad esempio in tanti grandi racconti e ro-manzi di Conrad. Io forse sento ancora di più il mare comeabbandono, il mare vissuto non nella posizione eretta dellalotta e della sfida, ma in quella distesa dell'abbandono; ilmare come simbolo dell'unità della vita nonostante le lace-razioni i naufragi e le tragedie; un mare misteriosamente se-reno, enigmatico simbolo di nostalgia ma anche diappagamento. Il mare è certo tante cose; è il Leviatano, l'ele-mento infido e ostile; è il grande sudario che si stende allafine di Moby Dick e del canto di Ulisse in Dante. Il mare è simbolo dell'unità della vita anche perché è un no-stro avo originario, una specie di nonno che ci ha tenutosulle ginocchia. Dal mare proveniamo come individui ecome specie, anche se spesso lo dimentichiamo; impariamoa nuotare prima che a camminare, nelle prime settimane divita nel grembo materno. Il mare è la cosa più antica e pos-sente, come lo chiama Esiodo, e non mi stancherei mai diguardarlo, di ascoltarlo; è un'infanzia individuale e corale,che spesso molti dimenticano, come si dimentica l'infanzia,consegnandosi così alla morte.Ma, proprio per questo, il mare è anche il simbolo di un as-soluto che per l'individuo può apparire insostenibile. Il

mare concreto, con i suoi odori, sapori e colori è anche ilmare assoluto, senza rive senza navi senza nulla, così es-senziale da assomigliare pericolosamente a qualcosa di dif-ficilmente sopportabile per l'uomo. Forse per questoThomas Mann diceva che l'amore per il mare è pure amoreper la morte, per ciò che trascende l'individualità. Il mare èanche una promessa di vita vera, di ciò che la vita potrebbee dovrebbe essere; una promessa che diventa insostenibile,perché fa sentire ancor più crudelmente tutto ciò che mancaalla vita, tutto ciò che ci manca, e ci spinge dunque a fuggireda esso, così come talora si può fuggire da un grande amoreche, proprio perché tale, risulta insostenibile.Il mare è stato più generoso con Trieste che con la sua let-teratura, che annovera certo grandi pagine marine - da al-cune assolute liriche di Saba, in cui il mare è lo stessodoloroso amore della vita, ad altri grandi orizzonti poetici enarrativi di vari e assai notevoli scrittori. Ma l'immagine con-solidata della città è quella della Mitteleuropa continentale,che si attraversa ben incappottati contro la vita sentita qualeinsidia e minaccia, costruendo spiritualmente muraglie di-fensive per proteggersi dalla sua seduzione; evitando, comegli eroi sveviani, la stessa tentazione di cercare la felicità, perpaura di essere devastati dalla sua insostenibile pienezza.I personaggi triestini che vengono subito in mente, con unostereotipo non certo privo di autenticità, non sono i tanticapohornisti, i coraggiosi e picareschi capitani e marinai chepassano la vita doppiando il Capo di tutte le tempeste,quanto gli impiegati, navigatori del grigiore quotidiano tal-volta più ambiguo e insidioso delle correnti e dei fortunali.Gli Ulissi triestini e mitteleuropei, scriveva anni fa GiorgioBergamini, navigano in veste da camera lungo i mari deltempo perduto. Di quei capitani nostromi e marinai c'è me-moria e reinvenzione soprattutto nella letteratura più po-polare, anche dialettale - le Maldobrie di Lino Carpinteri eMariano Faraguna, una letteratura succosa e sanguigna, go-dibilissima ma votata alla marginalità. Sui capitani di lungocorso prevale, nell'immaginario e pure nel cliché critico, l'as-sicuratore che, come in un memorabile ritratto di MasinoLevi, ottocentesco amministratore delle Assicurazioni Ge-nerali, tiene in mano una penna e una polizza da firmare,come un Mefistofele borghese. In una pratica delle Assicu-razioni Generali c'è il nome di Kafka, non quello di JosephConrad, che pure ha fatto la sua prima traversata per mare- quel mare che sarebbe stato la sua vita e la sua poesia dellavita - da Venezia a Trieste.Questo prevalere della carta sull'acqua, che rischia di essereprosciugata dalla prima, è certo uno stereotipo, invanosmentito da tante grandi pagine marinare della letteraturatriestina, ma i clichés sono più tenaci della vita che essi ir-rigidiscono e talora falsificano. Origine della vita, il mare lo è anche, in tanta parte, dellaletteratura, dell' affabulazione; i racconti nelle bettole deimarinai tornati a casa sono un Decamerone, il marinaio chenarra di naufragi o di bellissime donne dalla pelle di unaltro colore è una Sherazade che rinvia la morte ed è ancheun barone di Munchhausen, perché il racconto è pure bugia- pollà pseudontai aiodoi, dicevano gli antichi greci, i poetidicono molte menzogne - e il narratore che approda sfinitoa una riva come Ulisse all'isola dei Feaci è spesso, come que-st'ultimo, un tessitor di inganni; è uscito dal ventre della ba-lena come Pinocchio, ma il suo naso, rotto da qualchepugno o spinto dalle onde a sbattere contro uno scoglio,non è più lungo di quello dei suoi ascoltatori.Le città di mare hanno una loro peculiare letteratura. Cittàdi mare e di un retroterra anch'esso in qualche modo illu-minato dal mare; basta pensare alla venezianità di Comissoe ai suoi racconti adriatici che hanno tutto il sapore delsalso e del vento. Come il mare, pure la letteratura chenasce, come Venere, dalle sue spume, è molto varia. Genova,signora del mare e dei mari, ha avuto ad esempio unagrande letteratura di mare. Non solo capolavori, Montale, ilgrande filone ligure, un protagonista del Novecento. In annirelativamente recenti, Biamonti, assai forte, possente scrit-tore di mare. Quando ho incontrato Natta, in occasione deifunerali di Vidali, non abbiamo parlato di politica ma di Bia-monti e del mare genovese. Esiste pure una significativa, ot-tima letteratura media, quella che costituisce il nerbo, iltessuto, l'ossatura di una cultura, quale ad esempio l'eccel-lente saga marina di Mario Dentone.L'Italia è tutta una rotta marina, città coste e isole dove -come in alcune di quelle di cui si discuterà a Genova - glo-rie e tragedie di secoli sono indissolubili dai canti e dalleepopee che le hanno narrate. Un portolano poetico checontiene grandi, grandissime pagine. Il mare ci vince, diceN’toni nei Malavoglia, ma come ci vince la vita.

La mia Trieste20 MARZO 2018_ORE 17.45

Claudio Magris in dialogo con

Margherita Rubino

27 MARZO 2018_ORE 17.45 5 APRILE 2018_ORE 17.45

5 GIUGNO 2018_ORE 17.45

26 APRILE 2018_ORE 17.45 2 MAGGIO 2018_ORE 17.45

14 MAGGIO 2018_ORE 17.45 29 MAGGIO 2018_ORE 17.45

21 APRILE 2018_ORE 17.45

“Il mare io l’ho incontrato e vissuto, e lo vivo, aTrieste, anche se mi sono tuffato in tutti i marianche lontani che ho incontrato, quasi a prendernepossesso, come fanno-in altro modo- i cani quandovogliono segnate il loro territorio. È dall’infanzia cheho assorbito questa familiarità con il mare…”

Bari e Marsiglia

Gianrico Carofiglio in dialogo con

Maria Latella

Gianrico Carofiglio, autore di Né qui né altrove. Unanotte a Bari dove descrive la sua città “in certipomeriggi deserti di estate, quando c’era ilmaestrale”, sollecitato da Maria Latella, discuteanche di Marsiglia, attraverso la quale si aggirainsonne nel suo ultimo romanzo, Le tre del mattino.

La mia Palermo

Dacia Marainiin dialogo con

Daniela Ardini

Romanzi come Bagheria svelano in pieno isentimenti contrastanti che legano Maraini allaSicilia e a Palermo. Il dialogo fra la scrittrice e Daniela Ardini verràpreceduto da una riduzione de La lunga vita diMarianna Ucrìa affidata alla attrice Raffaella Azim.

La mia Oslo

Erik Fosnes Hansen in dialogo con

Davide Finco

Genova vista da...una tavola rotonda con

Serena BertolucciLuca BizzarriUmberto La Rocca

Maria LatellaClaudio Magris Savina Scerni

La Norvegia è paese incantevole, paese di boschi, difiordi, di piccole città, vasto e poco popolato, fortedella letteratura di Ibsen, della pittura di Munch. Lo scrittore più famoso oggi è Fosnes Hansen,autore di Corale alla fine del viaggio, storie di musicistidi diversi paesi europei imbarcati sul Titanic.

Come vedono Genova e il suo mare artisti, scrittori,giornalisti che qui sono nati, hanno lavorato e oravivono altrove? Come la vedono donne note peressersi impegnate a fondo in questa città, che quinon sono nate ma qui hanno portato esperienze eun soffio di vitalità creativa ed imprenditoriale?

Cinema di mare

Paolo Magris in dialogo con

Marco Salotti

A partire dalla proiezione di un ‘corto’ di PaoloMagris - A te sola, 2013, 13’.31’’ - che narra di unmessaggio e una avventura di mare, l’autore e MarcoSalotti discutono insieme del breve film propostoe di alcune sequenze celebri di film interamentegirati su barche, navi, isole deserte circondatedal mare.

La mia Genova

Renzo Pianoin dialogo con

Maurizio Maggiani

L’architetto genovese celebre nel mondo dialogacon Maurizio Maggiani del rapporto di entrambicon Genova, il cui mare lo stesso Piano ha inun certo senso ‘rinnovato’, rendendo diversa eaffascinante la visuale di chi sta sulla terraferma delPorto Antico e prospettando altre future possibilità.

La mia Napoli

Valeria Parrellain dialogo con

Paolo Fiorentino

Ad una scrittrice modernissima, rappresentata alcinema e in teatro, editorialista e saggista comeValeria Parrella viene chiesto di rappresentare laNapoli meno nota e meno scontata, la Napoli dioggi, da cui proviene anche il noto economista indialogo con lei, Paolo Fiorentino.

La mia Dublino

Catherine Dunnein dialogo con

Roberta Olcese

La scrittrice irlandese nota ed amata per il suosalvifico romanzo, pur nato da un profondo dolore,La metà di niente, testimonia sulla sua Dublino, sullavita intima e quotidiana delle donne e poi suiluoghi, sulle colline verde smeraldo e sul mare blucupo che scandisce vita e pensieri della città.

Margherita Rubino

foto Gianni Ansaldi

PALAZZO DUCALE - Piazza Matteotti 9, Genova | www.palazzoducale.genova.it

Maria Latella

Umberto La Rocca

Luca Bizzarri

Renzo Piano

Catherine DunneRoberta Olcese

Erik Fosnes Hansen

Davide Finco

Paolo Magris

Marco Salotti

Valeria Parrella

Paolo Fiorentino

partecipanti alla Fondazione Palazzo Ducale sponsor istituzionali della Fondazione Palazzo Ducale

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Savina Scerni

© Francesco Carofiglio

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Daniela Ardini

Dacia Maraini

Maurizio Maggiani

Gianrico Carofiglio

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