CIRCOLARE INFORMATIVA N° 16 AGOSTO 2012 TORNA SÎ … inf/16- AGOSTO 2012.pdf · Questo significa...

4
Nel periodo compreso tra i mesi di gennaio e maggio 2012 si è con- sumato l’epilogo di una vicenda che da troppi anni proseguiva a colpi di sentenze e procedi- menti burocratici: sto parlando, naturalmente, dell’iter che prevedeva la consultazione referendaria in materia di caccia. Il ricorso al referendum non solo si sarebbe tradotto in ulteriori limitazioni nell’esercizio della storica attività venatoria piemontese, ma avrebbe ancora una volta minato l’immagine del cacciatore, spesso oggetto di ingiustifi- cati attacchi. Da sempre considero il cacciatore una persona per bene che, svolgendo la propria attività nel pieno rispetto delle leggi, può divenire preziosa risorsa per il territorio. La caccia, specie per quanto concerne la Regione Piemonte, è sinonimo di passione, approfondita conoscenza e, soprattutto, simbolo di storia e tradizione della nostra terra. Chi punta il dito contro l’attività venatoria spesso non conosce a fondo i valori che guidano l’azione del cacciatore: in passato, in troppe occasioni, sono prevalse ideologie ambientaliste estreme accecate da intransi- genti posizioni di principio; sono convinto che, insieme all’agricoltore, il cacciatore rappresenti il primo attento guardiano del territorio. Sulla base di questo pensiero, fin dal primo giorno in cui mi sono insediato in Regione, ho condotto la mia attività impegnandomi a restituire ai cacciatori la dignità che in passato non è stata garantita: consapevole delle difficoltà e delle resistenze a cui sarei andato incontro, ho già ottenuto il primo risultato importante (la già citata abolizione del referendum) risparmiando oltre 20 milioni di euro. Il settore venatorio, in attesa di una nuova normativa regionale, sarà rego- lato dalla legge quadro nazionale 157/1992, maggiormente permissiva, dunque una sostanziosa opportunità da cogliere. Sono lieto inoltre di poter annunciare la volontà di organizzare per il 2013 la festa regionale del cacciatore, un’occasione originale per poter far conoscere, anche all’esterno, proprietà e valori distintivi del- l’attività venatoria tradizionale piemontese. I buoni traguardi raggiunti fino a questo momento non devono essere ragione di ral- lentamento, molto lavoro aspetta ancora di essere portato a termine e l’Assessorato continuerà con decisione nel solco tracciato in questi primi anni di attività. Claudio Sacchetto Assessore Regionale all’Agricoltura e Foreste, Caccia e Pesca Questo è stato un anno decisamente tor- mentato per la caccia piemontese. Il 2011, invece, era ben finito, con la presentazione di una proposta di legge – di cui sono stato primo firmatario – di modifica e aggiornamento dell’attività venatoria piemontese. Si trattava di un testo innovativo, in gran parte già votato dalla Commissione Caccia del Consiglio Regionale, in grado da una parte di soddisfa- re le richieste dei cacciatori e dell’altra di promuovere e valorizzare l’attività venatoria come una vera e propria risorsa per il territorio. Purtroppo, durante l’iter di approvazione di questo testo si è frapposta la ben nota questione ‘referendum’, iniziata nel lontano 1987, quando il Tribunale accolse l’ammissibilità del referendum che chiedeva di fatto l’abolizione della caccia. Da allora la nostra regione ha assisti- to ad una catena giudiziaria, lunga 25 anni, terminata con l'obbligo da parte del TAR di convocare il referendum entro il 3 giugno scorso. A quel punto non vi erano che due vie: o andare alle urne, con un costo di 22 milioni di euro, o abolire la legge regionale sottoposta a referendum. Abbiamo scelto la seconda, non solo perché in tempo di crisi bisogna risparmiare, ma anche, e soprattut- to, perché così facendo in Piemonte sareb- be entrata in vigore la legge nazionale, decisamente più permissiva di quella regio- nale abrogata. Questo significa che oggi la caccia piemontese è soggetta a legge nazionale che, ad esempio, prevede l’aumento delle specie cacciabili e del car- niere, delle giornate di prelievo, la possibilità dell’uso dell’arco o della carabina per cinghiale e volpe anche in pianura. A queste migliorie si aggiungono anche altre sostanziali novità, da me proposte e già divenute legge, per il mondo venatorio. Innanzitutto è stata data la possibilità a tutti coloro che esibiscono il tesserino venatorio di raggiungere i terreni di caccia anche durante i blocchi o le limitazioni della circolazione imposta dai comuni. Inoltre, grazie ad un emendamento al “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodi- versità”, da me presentato e votato dall’au- la, per la prima volta in Italia, è stata introdotta la possibilità di caccia, anche a titolo oneroso, all’interno delle aree protette per “cacciatori residenti nel terri- torio dell’area protetta o iscritti agli ambiti territoriali di caccia (ATC) e ai comprensori alpini (CA) contermini”. Oltre a ciò, è stata inserita la norma che prevede una penaliz- zazione, in termini di minori contributi regionali, per i parchi che non provvederan- no una corretta attuazione di piani di conte- nimento. Un’altra novità è che per la prima volta in Italia è stato permesso ai cacciatori di trasportare armi da caccia, purché custo- dite, nei tratti stradali comunali, provinciali e nazionali che passano all’interno dei parchi. Infine, è stato abolito il divieto di utilizzo per fini venatori di radio ricetra- smittenti o apparecchi telefonici mobili, dando finalmente ai cacciatori la possibilità di cacciare in tutta sicurezza. Grazie a queste modifiche e all’annullamen- to del referendum posso dire, con una certa soddisfazione, che ogni tentativo di boicot- taggio della caccia è stato bloccato. Anzi, con l’introduzione della legge nazionale e con le novità apportate, in Piemonte è stata aperta una nuova stagione per la caccia piemontese. Ora il terreno è spianato e pronto per iniziare a lavorare su un nuovo testo di legge regionale che, partendo dalle novità introdotte quest’anno, saprà ridare la corretta dignità e promozione all’attività venatoria piemontese. Per farlo sono sempre disponibile ad un confronto, perché, soprattutto su questo tema, credo che il lavoro di squadra sia fondamentale per raggiungere gli obiettivi comuni. Gian Luca Vignale Presidente Commissione caccia e pesca - Regione Piemonte SEDE: VIA TORINO 100 - 10045 PIOSSASCO (TO) TELEFONO 011.9042787 - FAX 011.9042791 E-mail: [email protected] - www.atcto3.it CIRCOLARE INFORMATIVA N° 16 AGOSTO 2012 E ci risiamo! Immagino già qualche benpensante ad inorridire: a l’è pròpi tacà al cadreghin, ë s l' gavuma pi nen! Ed in effetti esiste un fondo di verità: l’attaccamento alla passione, al lavoro svolto e da svolgere non mi mancano ed è per questo che con rinnovato spirito e confortato dall’elezione avvenuta con votazione unanime (escluso uno ma per “parti- to”preso) ricominciamo. Nel porgere il mio personale ringraziamento alla Federazione Italiana della Caccia la quale ha permesso la mia presenza nell’attuale Comitato consentendomi di apportare le esperienze maturate nel corso di altre gestioni ed un ringraziamento a tutti i Componenti che hanno appena concluso il loro mandato, ribadisco un fatto ormai consolidato: l’insostituibilità degli Ambiti, quale strumento cardine nella gestione del territorio per rappresentatività, capacità organizzativa, coinvolgimento del volonta- riato e maturata esperienza. Ciò che sino ad oggi é stato presentato troppo sovente come un problema in realtà, é una grandissima risorsa che produce qualità nella fauna, equilibrio nell’ambiente e libera risorse anche economiche da ridistribuire sul territorio. Consapevole che questi principi non possono che rappresentare lo scenario futuro dell’attività venatoria la Giunta Regionale ha considerevolmente contribuito avviando, ed in alcuni casi concludendo, procedure e definendo indirizzi volti a restituire una dignità che sembrava esser stata dimenticata se non addirittura sottratta al mondo venatorio. È evidente che è in corso una importante correzione di rotta che porterà a profonde modificazioni, identificando l’attività venatoria quale strumento di promozione, di svilup- po economico e di tutela ambientale e paesaggistica. Conseguentemente gli obiettivi primari da raggiungere devono essere ben ponderati e perseguiti con lungimiranza e tenacia: il salto di qualità dei Comitati si impone ora in modo chiaro e non più rimandabile. Il prelievo venatorio è ora finalmente inteso come uno strumento della gestione faunistica basato su dati scientifici e la sua regolamentazione è stata ora accettata come supporto necessario ed in alcuni casi indispensabile per il miglioramento della pratica venatoria. Cresciuta la consapevolezza che la caccia non può più essere praticata senza regole, si è quindi verificata la condizione per impostare un prelievo sempre più tecnico e qualitativamente specializzato. Occorre però estrema attenzione nella gestione dei cambiamenti che vanno effettuati con la consapevolezza che niente può essere lasciato al caso: se le regole si confondo- no dando spazio al fanatismo o alla bieca interpretazione di interessi di parte non si va da nessuna parte. Abbandonata quindi la politica delle cose,verificato che il ruolo che deve in modo inequivocabile interpretare il Presidente è quello di essere “credibilmente rappresenta- tivo” di tutte le componenti si sono poste le necessarie premesse per intraprendere consapevolmente la strada da percorrere per il raggiungimento degli obiettivi. Sarà lunga e faticosa. E alora, cadreghin o nen dumse da fè, tuti!. G. Armando DAL TIMORE DI NON APRIRE LA STAGIONE VENATORIA AD UNA IMPORTANTE INVERSIONE DI TENDENZA: PRIMO ANNO IN CUI NON VI SONO NUOVE LIMITAZIONI, MA UN MIGLIORAMENTO CRONISTORIA DI UNA FOLLIA: VITA MORTE E MIRACOLI DEL REFERENDUM REGIONALE TORNA SÎ Claudio Sacchetto Gian Luca Vignale Ma come è poi andata a finire con il referendum? Boh!, non so, mi sembra che sia stato cancellato ma non ci ho capito nulla! E' questo uno dei commenti maggiormente ricorren- ti tra i cacciatori sulla più paradossale ed assurda vicenda normativa degli ultimi 30 anni, ed in effetti è davvero difficile capire veramente a fondo quanto è successo. Cerchiamo dunque di fare un po’ di chiarezza comin- ciando dall'inizio e sintetizzando gli innumerevoli passaggi di questa storia per arrivare a capire la situazione attuale. Era il lontano 1981, la legge (nazionale) 157 era ancora al di la dal venire, in Piemonte vigeva la legge 60, i cacciatori non avevano ancora i capelli bianchi, al governo c'era la DC, in Regione la Giunta Enrietti, la Juve vinceva il suo 19° scudetto il Torino era sta- bilmente in serie A: a parte lo scudetto il resto è cosa da cinegiornale Luce. In quell'anno di gloria si era celebrata in tutta Italia una corposa consultazione referendaria uno dei cui quesiti riguardava l'abolizione o meno della possibi- lità di avere un porto d'armi. Il referendum veniva clamorosamente bocciato dagli elettori che pur votando numerosi (circa 80% degli aventi diritto) bocciavano sonoramente il quesito (85% dei votanti). A questo punto però, i nostri amici talebani-animalisti, non si davano per vinti e, proprio loro che oggi gridano allo scippo della demo- crazia, cercavano un modo per aggirare il responso popolare e lo trovarono proponendo negli anni suc- cessivi lo svolgimento di un nuovo referendum con- tro la caccia ma a livello regionale. Misero fuori i banchetti, chiamarono a raccolta nonni, bisnonni, parenti amici e compagni di meren- de, raccolsero 54000 firme (che rappresentano oggi il 1,9 % degli aventi diritto al voto) e richiesero che si celebrasse questa bella novità del referen- dum regionale. Interessante distorsione del federa- lismo ancora prima che di federalismo si parlasse!!! E qui comincia il complicato iter giudiziale della nostra storia, perché ovviamente la Regione si oppose allora e continuò ad opporsi fino ad oggi ad una simile assurdità. Un inizio ufficiale può essere collocato nel 1987 quando il tribunale dichiarò ammissibile il referendum. Da allora è impossibile tenere il conto delle azioni giudiziali promosse dai referendari, basti dire che comunque sono andati avanti fino ad oggi e ancora ora continuano ad impe- gnare i tribunali su questo tema. Non potendo entrare nel dettaglio dei singoli passaggi occorre però precisare una cosa: tutti questi passaggi giu- diziali hanno stabilito con chiarezza che è legittima (cioè non contraria alla legge, che è cosa ben diver- sa dall'essere opportuna e cioè utile e necessaria alla collettività) la richiesta di referendum regionale e sussiste in capo ai promotori un diritto soggettivo a che il referendum venga celebrato. Torneremo più avanti su questo punto tenendo però presente fin da ora che nel 1990 si celebrarono a livello nazionale altri tre referendum due dei quali espressamente tesi a eliminare la caccia (riforma della allora vigen- te legge 968/77 e divieto di accesso ai fondi privati per i cacciatori). Questi referendum non raggiunge- vano il quorum, altra clamorosa bocciatura delle proposte animaliste. Dopo quindi 25 anni in cui si sono tenute impegnate le aule giudiziarie per il capriccio di una fazione peraltro numericamente esi- gua, ecco che siamo alla scorsa estate quando la Corte d'Appello di Torino respinge il ricorso della Regione avverso la sentenza di primo grado ed impone alla stessa di attivarsi per indire e celebrare il referendum (quello richiesto nel 1987). A questo punto la Giunta Cota decideva di non ricorrere in Cassazione (l'esito sarebbe stato scontato ed avrebbe solamente portato il problema in concomi- tanza della prossima campagna elettorale per il rin- novo del Consiglio Regionale, con le conseguenze facilmente immaginabili) e di cercare soluzioni con- divise che affrontando con razionalità e buon senso il tema venatorio consentissero di conciliare le richieste referendarie con le esigenze di gestione del territorio e di una corretta pratica venatoria evi- tando la celebrazione di un referendum anacronisti- co, costoso, e dal potenziale economicamente deva- stante. Dice però un proverbio che è inutile ragionare con il mulo: si perde tempo e si innervosisce la bestia. Ed infatti, il Comitato promotore, temendo chissà quali oscure manovre, ricorreva al TAR ed otteneva una ingiunzione nei confronti della Regione affinché desse corso nel più breve tempo possibile alla sen- tenza della Corte di Appello. La Regione ottempera- va ed a gennaio di quest'anno individuava come data il 3 giugno e successivamente fissava per tale data lo svolgimento delle operazioni di voto. Segue la fase finale estremamente convulsa e complessa, svoltasi in Consiglio Regionale, che ha portato alla situazione attuale e che cerchiamo di riassumere così: pur essendosi apertamente schierati a favore del refe- rendum alcuni consiglieri con uno schieramento poli- ticamente trasversale ma prevalentemente ricondu- cibile all'area di centro-sinistra, prendeva corpo la convinzione che nella attuale situazione economica sarebbe stato dissennato impegnare le già esigue risorse pubbliche in un referendum, approvando così implicitamente la linea tenuta dalla Giunta di trovare soluzioni alternative (si tenga presente che il solo costo puro e semplice del referendum sareb- be stato di circa 22 milioni di Euro, e molto maggio- ri le ricadute economiche negative tanto per il pub- blico che per il privato nel caso di vittoria dei sì). Ma allora che fare? Tre le possibili soluzioni: abrogare la legge 70 (abrogata la legge decade automaticamen- te il referendum che ad essa si riferisce), approvare una nuova legge che avrebbe potuto o scaturire dai PDL 137 e 139 (fortemente abolizionisti recepisco- no tutte le richieste referendarie) o dal PDL 104 (equilibrato e razionale poteva mediare le posizioni e soddisfare gli interessi di tutte le parti). Fortunatamente tramontava presto la possibilità di approvare i PDL 137 e 139, scandalosi nella sua faziosità integral-animalista. Ecco quindi che l'unica strada ancora percorribile era quella di abrogare la legge regionale 70 (conse- guentemente cadeva anche il PDL 104, decisamen- te la più moderna e razionale proposta in materia venatoria degli ultimi anni) per far cadere il referen- dum e dare il via alla stesura di una nuova legge sulla caccia. In questa ottica quindi l'Assessore Sacchetto pre- sentava in Consiglio un emendamento che propone- va di abrogare la legge 70 ed impegnava la Giunta ad arrivare all'approvazione di una nuova legge senza pregiudiziali ideologiche. E qui si scatena l'inferno perché, se da una parte nessuno voleva più il referendum e quindi i referen- dari venivano abbandonati dai loro sostenitori, al contempo si formavano però due schieramenti note- volmente trasversali uno per così dire abolizionista e uno per così dire favorevole alla caccia (In effetti sarebbe più corretto dire che uno schieramento si proponeva di salvarsi la faccia sulla pelle dei caccia- tori e l'altro invece tentava di difendere la dignità e l'insostituibilità del mondo venatorio). I neo-animali- sti quindi replicavano alla proposta Sacchetto che sì, si abrogasse pure la legge 70 ma la Giunta pren- desse l'impegno preciso e vincolante ad approvare una nuova legge che recepisse in tutto e per tutto i quesiti del referendum (e di fatto vietasse la caccia quindi). Come dire che cercavano di vincere senza aver nemmeno giocato. Come è andata a finire ora lo sappiamo, la legge 70 è stata abrogata (fatti salvi gli atti amministrativi da essa dipendenti), il referendum è stato annullato (i referendari hanno fatto ricorso al TAR, che tanto sono di casa, contro l'annullamento ma il TAR ha respinto il ricorso, la caccia in Piemonte è discipli- nata dalla legge nazionale 157. Per noi è finita senz'altro bene, come spiegheremo meglio parlando nello specifico del nuovo calendario venatorio, ma poteva anche finire molto male e non solo per noi ma per tutta la collettività. Innanzitutto una precisazione: una lettura superfi- ciale dei fatti potrebbe far pensare che l'annullamen- to del referendum sia un favore ai cacciatori. Non è così: se 22 anni fa, in concomitanza con altri referendum, si era raggiunta in Piemonte (solo in Piemonte) una percentuale sufficiente di votanti oggi in una singola consultazione difficilmente sarebbe stato così. Il mondo venatorio dunque si auspicava che il referendum venisse celebrato e una volta respinto dagli elettori si sarebbe scritta la parola fine su questa grottesca vicenda ed il PDL 104 avrebbe potuto terminare il suo naturale iter e diventare legge. Tuttavia si rendeva anche conto che nella crisi attuale buttare 22 milioni di euro per il capriccio di quattro esagitati non era possibile e quindi con senso civico e democratico accettava serenamente le decisioni scaturite dal Consiglio Regionale, senza strepiti, ricorsi, o sceneggiate patetiche. Non dobbiamo però dimenticarci che se oggi possia- mo dire che è finita bene lo dobbiamo alla coerenza di chi nella battaglia in Consiglio ha sostenuto le nostre ragioni mettendoci la faccia sino in fondo ed esponendosi a forti pressioni sia mediatiche che politiche anche all'interno del suo stesso partito. Senza l'azione dei Consiglieri facenti parte del grup- po interno al PdL “Progett'azione”, Gian Luca Vignale in testa, senza il supporto dell'Assessore Sacchetto, oggi il colpo di mano dei neo-ambientali- sti sarebbe passato e ci troveremmo a piangere la caccia cancellata addirittura senza il referendum, invece possiamo usufruire di nuove ed ampie possi- bilità che costituiranno un punto di partenza per una nuova legge regionale moderna equilibrata e senza pregiudiziali ideologiche. Un ottimo auspicio per il futuro, ma sopratutto il conforto di sapere che tra le forze politiche c'è anco- ra chi dimostra con i fatti che la coerenza è un valo- re, comprende l'importanza del mondo venatorio e rurale, sostiene con fatti le nostre ragioni. In fondo, quando si va alle urne, basta saper sceglie- re. Marco Crosazzo Una delle stranezze, per considerarlo un eufemismo, del nostro bel Paese riguardano la Provincia di Torino. Occorre sapere che per gli interventi di controllo riferiti a volpi, cornacchie ecc. i cacciatori ancorché in possesso di regolare porto d’armi, ma che abbiano superato il settantacinquesi- mo anno di età, non possono più partecipare agli interventi in quanto l’Amministrazione provinciale inter- pellata pare non in condizioni di assi- curare il cacciatore oltre quel limite di età. Allora abbiamo indagato per capire cosa succede nelle altre Province della Regione. Risultato: tutti i cacciatori interven- gono senza limiti di età con l’assicura- zione che abitualmente usano per l’esercizio venatorio senza problemi, senza limitazioni e senza assicurazioni aggiuntive a carico di Enti quindi senza esborso di denaro pubblico. Ai lettori le considerazioni del caso. Beppe ROTTAMATI Al momento di andare in stampa apprendiamo che la Giunta regionale, nel corso dell’ultima seduta prima della pausa estiva, ha approvato alcuni ed importanti positivi provvedimenti riguardanti il calendario venatorio e le autorizzazioni necessarie per la caccia in zona Alpi. I testi delle disposizioni approvate sono consultabili sul sito dell’Ambito. ultimissime 1

Transcript of CIRCOLARE INFORMATIVA N° 16 AGOSTO 2012 TORNA SÎ … inf/16- AGOSTO 2012.pdf · Questo significa...

Page 1: CIRCOLARE INFORMATIVA N° 16 AGOSTO 2012 TORNA SÎ … inf/16- AGOSTO 2012.pdf · Questo significa che oggi la caccia piemontese è soggetta a legge nazionale che, ad esempio, prevede

Nel periodo compresotra i mesi di gennaio e maggio 2012 si è con-sumato l’epilogo di unavicenda che da troppianni proseguiva a colpidi sentenze e procedi-menti burocratici: stoparlando, naturalmente,

dell’iter che prevedeva la consultazionereferendaria in materia di caccia. Il ricorso al referendum non solo si sarebbe tradottoin ulteriori limitazioni nell’esercizio della storica attività venatoria piemontese, maavrebbe ancora una volta minato l’immaginedel cacciatore, spesso oggetto di ingiustifi-cati attacchi.Da sempre considero il cacciatore una persona per bene che, svolgendo la propriaattività nel pieno rispetto delle leggi, puòdivenire preziosa risorsa per il territorio.La caccia, specie per quanto concerne laRegione Piemonte, è sinonimo di passione,approfondita conoscenza e, soprattutto,simbolo di storia e tradizione della nostraterra.Chi punta il dito contro l’attività venatoriaspesso non conosce a fondo i valori che guidano l’azione del cacciatore: in passato,in troppe occasioni, sono prevalse ideologieambientaliste estreme accecate da intransi-genti posizioni di principio; sono convintoche, insieme all’agricoltore, il cacciatorerappresenti il primo attento guardiano del territorio. Sulla base di questo pensiero, fin dal primogiorno in cui mi sono insediato in Regione,ho condotto la mia attività impegnandomi a restituire ai cacciatori la dignità che inpassato non è stata garantita: consapevoledelle difficoltà e delle resistenze a cui sareiandato incontro, ho già ottenuto il primorisultato importante (la già citata abolizionedel referendum) risparmiando oltre 20milioni di euro. Il settore venatorio, in attesadi una nuova normativa regionale, sarà rego-lato dalla legge quadro nazionale 157/1992,maggiormente permissiva, dunque unasostanziosa opportunità da cogliere.Sono lieto inoltre di poter annunciare lavolontà di organizzare per il 2013 la festaregionale del cacciatore, un’occasione originale per poter far conoscere, ancheall’esterno, proprietà e valori distintivi del-l’attività venatoria tradizionale piemontese.

I buoni traguardi raggiunti fino a questomomento non devono essere ragione di ral-lentamento, molto lavoro aspetta ancora diessere portato a termine e l’Assessoratocontinuerà con decisione nel solco tracciatoin questi primi anni di attività.

Claudio SacchettoAssessore Regionale all’Agricoltura

e Foreste, Caccia e Pesca

Questo è stato unanno decisamente tor-mentato per la cacciapiemontese. Il 2011,invece, era ben finito,con la presentazionedi una proposta dilegge – di cui sonostato primo firmatario

– di modifica e aggiornamento dell’attivitàvenatoria piemontese. Si trattava di untesto innovativo, in gran parte già votatodalla Commissione Caccia del ConsiglioRegionale, in grado da una parte di soddisfa-re le richieste dei cacciatori e dell’altra di promuovere e valorizzare l’attività venatoria come una vera e propria risorsaper il territorio. Purtroppo, durante l’iter diapprovazione di questo testo si è frappostala ben nota questione ‘referendum’, iniziatanel lontano 1987, quando il Tribunale accolse l’ammissibilità del referendum che chiedeva di fatto l’abolizione della caccia. Da allora la nostra regione ha assisti-to ad una catena giudiziaria, lunga 25 anni,terminata con l'obbligo da parte del TAR diconvocare il referendum entro il 3 giugnoscorso. A quel punto non vi erano che duevie: o andare alle urne, con un costo di 22milioni di euro, o abolire la legge regionalesottoposta a referendum. Abbiamo scelto la seconda, non solo perché in tempo di crisibisogna risparmiare, ma anche, e soprattut-to, perché così facendo in Piemonte sareb-be entrata in vigore la legge nazionale, decisamente più permissiva di quella regio-nale abrogata. Questo significa che oggi la caccia piemontese è soggetta a leggenazionale che, ad esempio, prevede l’aumento delle specie cacciabili e del car-niere, delle giornate di prelievo, la possibilitàdell’uso dell’arco o della carabina per

cinghiale e volpe anche in pianura. A queste migliorie si aggiungono anche altresostanziali novità, da me proposte e giàdivenute legge, per il mondo venatorio.Innanzitutto è stata data la possibilità a tutti coloro che esibiscono il tesserinovenatorio di raggiungere i terreni di cacciaanche durante i blocchi o le limitazioni dellacircolazione imposta dai comuni. Inoltre,grazie ad un emendamento al “Testo unicosulla tutela delle aree naturali e della biodi-versità”, da me presentato e votato dall’au-la, per la prima volta in Italia, è stata introdotta la possibilità di caccia, anche a titolo oneroso, all’interno delle aree protette per “cacciatori residenti nel terri-torio dell’area protetta o iscritti agli ambititerritoriali di caccia (ATC) e ai comprensorialpini (CA) contermini”. Oltre a ciò, è statainserita la norma che prevede una penaliz-zazione, in termini di minori contributi regionali, per i parchi che non provvederan-no una corretta attuazione di piani di conte-nimento. Un’altra novità è che per la primavolta in Italia è stato permesso ai cacciatoridi trasportare armi da caccia, purché custo-dite, nei tratti stradali comunali, provincialie nazionali che passano all’interno dei parchi. Infine, è stato abolito il divieto di utilizzo per fini venatori di radio ricetra-smittenti o apparecchi telefonici mobili,dando finalmente ai cacciatori la possibilitàdi cacciare in tutta sicurezza. Grazie a queste modifiche e all’annullamen-to del referendum posso dire, con una certasoddisfazione, che ogni tentativo di boicot-taggio della caccia è stato bloccato. Anzi,con l’introduzione della legge nazionale econ le novità apportate, in Piemonte è stataaperta una nuova stagione per la caccia piemontese. Ora il terreno è spianato epronto per iniziare a lavorare su un nuovotesto di legge regionale che, partendo dallenovità introdotte quest’anno, saprà ridare lacorretta dignità e promozione all’attivitàvenatoria piemontese. Per farlo sono sempre disponibile ad un confronto, perché,soprattutto su questo tema, credo che il lavoro di squadra sia fondamentale per raggiungere gli obiettivi comuni.

Gian Luca VignalePresidente Commissione caccia e pesca -

Regione Piemonte

SEDE: VIA TORINO 100 - 10045 PIOSSASCO (TO)TELEFONO 011.9042787 - FAX 011.9042791 E-mail: [email protected] - www.atcto3.it

CIRCOLARE INFORMATIVA N° 16 AGOSTO 2012

E ci risiamo!Immagino già qualche benpensante ad inorridire: a l’è pròpi tacà al cadreghin, ë s l'gavuma pi nen!Ed in effetti esiste un fondo di verità: l’attaccamento alla passione, al lavoro svolto e da svolgere non mi mancano ed è per questo che con rinnovato spiritoe confortato dall’elezione avvenuta con votazione unanime (escluso uno ma per “parti-to”preso) ricominciamo.Nel porgere il mio personale ringraziamento alla Federazione Italiana della Caccia la quale ha permesso la mia presenza nell’attuale Comitato consentendomidi apportare le esperienze maturate nel corso di altre gestioni ed un ringraziamento a tutti i Componenti che hanno appena concluso il loro mandato, ribadisco un fattoormai consolidato: l’insostituibilità degli Ambiti, quale strumento cardine nella gestionedel territorio per rappresentatività, capacità organizzativa, coinvolgimento del volonta-riato e maturata esperienza. Ciò che sino ad oggi é stato presentato troppo sovente come un problema in realtà, é una grandissima risorsa che produce qualità nella fauna, equilibrio nell’ambiente e libera risorse anche economiche da ridistribuire sul territorio.Consapevole che questi principi non possono che rappresentare lo scenario futurodell’attività venatoria la Giunta Regionale ha considerevolmente contribuito avviando,ed in alcuni casi concludendo, procedure e definendo indirizzi volti a restituire unadignità che sembrava esser stata dimenticata se non addirittura sottratta al mondovenatorio.È evidente che è in corso una importante correzione di rotta che porterà a profonde

modificazioni, identificando l’attività venatoria quale strumento di promozione, di svilup-po economico e di tutela ambientale e paesaggistica.Conseguentemente gli obiettivi primari da raggiungere devono essere ben ponderati e perseguiti con lungimiranza e tenacia: il salto di qualità dei Comitati si impone orain modo chiaro e non più rimandabile.Il prelievo venatorio è ora finalmente inteso come uno strumento della gestione faunistica basato su dati scientifici e la sua regolamentazione è stata ora accettatacome supporto necessario ed in alcuni casi indispensabile per il miglioramento dellapratica venatoria.Cresciuta la consapevolezza che la caccia non può più essere praticata senza regole,si è quindi verificata la condizione per impostare un prelievo sempre più tecnico e qualitativamente specializzato. Occorre però estrema attenzione nella gestione dei cambiamenti che vanno effettuaticon la consapevolezza che niente può essere lasciato al caso: se le regole si confondo-no dando spazio al fanatismo o alla bieca interpretazione di interessi di parte non si va da nessuna parte.Abbandonata quindi la politica delle cose,verificato che il ruolo che deve in modo inequivocabile interpretare il Presidente è quello di essere “credibilmente rappresenta-tivo” di tutte le componenti si sono poste le necessarie premesse per intraprendereconsapevolmente la strada da percorrere per il raggiungimento degli obiettivi. Sarà lunga e faticosa.E alora, cadreghin o nen dumse da fè, tuti!.

G. A rmando

DAL TIMORE DI NON APRIRE LA STAGIONE VENATORIA AD UNA IMPORTANTEINVERSIONE DI TENDENZA: PRIMO ANNO IN CUI NON VI SONO NUOVE LIMITAZIONI, MA UN MIGLIORAMENTO

CRONISTORIA DI UNA FOLLIA: VITA MORTE E MIRACOLI DEL REFERENDUM REGIONALETORNA SÎ

Claudio Sacchetto

Gian Luca Vignale

Ma come è poi andata a finire con il referendum? Boh!, non so, mi sembra che sia stato cancellato manon ci ho capito nulla!E' questo uno dei commenti maggiormente ricorren-ti tra i cacciatori sulla più paradossale ed assurdavicenda normativa degli ultimi 30 anni, ed in effettiè davvero difficile capire veramente a fondo quantoè successo.Cerchiamo dunque di fare un po’ di chiarezza comin-ciando dall'inizio e sintetizzando gli innumerevolipassaggi di questa storia per arrivare a capire lasituazione attuale.Era il lontano 1981, la legge (nazionale) 157 eraancora al di la dal venire, in Piemonte vigeva la legge60, i cacciatori non avevano ancora i capelli bianchi,al governo c'era la DC, in Regione la Giunta Enrietti,la Juve vinceva il suo 19° scudetto il Torino era sta-bilmente in serie A: a parte lo scudetto il resto ècosa da cinegiornale Luce.In quell'anno di gloria si era celebrata in tutta Italiauna corposa consultazione referendaria uno dei cuiquesiti riguardava l'abolizione o meno della possibi-lità di avere un porto d'armi.Il referendum veniva clamorosamente bocciato daglielettori che pur votando numerosi (circa 80% degliaventi diritto) bocciavano sonoramente il quesito(85% dei votanti). A questo punto però, i nostriamici talebani-animalisti, non si davano per vinti e,proprio loro che oggi gridano allo scippo della demo-crazia, cercavano un modo per aggirare il responsopopolare e lo trovarono proponendo negli anni suc-cessivi lo svolgimento di un nuovo referendum con-tro la caccia ma a livello regionale. Misero fuori i banchetti, chiamarono a raccoltanonni, bisnonni, parenti amici e compagni di meren-de, raccolsero 54000 firme (che rappresentanooggi il 1,9 % degli aventi diritto al voto) e richieseroche si celebrasse questa bella novità del referen-dum regionale. Interessante distorsione del federa-lismo ancora prima che di federalismo si parlasse!!! E qui comincia il complicato iter giudiziale dellanostra storia, perché ovviamente la Regione sioppose allora e continuò ad opporsi fino ad oggi aduna simile assurdità. Un inizio ufficiale può esserecollocato nel 1987 quando il tribunale dichiaròammissibile il referendum. Da allora è impossibiletenere il conto delle azioni giudiziali promosse daireferendari, basti dire che comunque sono andatiavanti fino ad oggi e ancora ora continuano ad impe-gnare i tribunali su questo tema. Non potendoentrare nel dettaglio dei singoli passaggi occorreperò precisare una cosa: tutti questi passaggi giu-diziali hanno stabilito con chiarezza che è legittima(cioè non contraria alla legge, che è cosa ben diver-sa dall'essere opportuna e cioè utile e necessariaalla collettività) la richiesta di referendum regionalee sussiste in capo ai promotori un diritto soggettivoa che il referendum venga celebrato. Torneremo piùavanti su questo punto tenendo però presente fin daora che nel 1990 si celebrarono a livello nazionalealtri tre referendum due dei quali espressamentetesi a eliminare la caccia (riforma della allora vigen-te legge 968/77 e divieto di accesso ai fondi privatiper i cacciatori). Questi referendum non raggiunge-vano il quorum, altra clamorosa bocciatura delleproposte animaliste. Dopo quindi 25 anni in cui sisono tenute impegnate le aule giudiziarie per ilcapriccio di una fazione peraltro numericamente esi-gua, ecco che siamo alla scorsa estate quando laCorte d'Appello di Torino respinge il ricorso dellaRegione avverso la sentenza di primo grado edimpone alla stessa di attivarsi per indire e celebrareil referendum (quello richiesto nel 1987). A questopunto la Giunta Cota decideva di non ricorrere inCassazione (l'esito sarebbe stato scontato edavrebbe solamente portato il problema in concomi-tanza della prossima campagna elettorale per il rin-novo del Consiglio Regionale, con le conseguenzefacilmente immaginabili) e di cercare soluzioni con-divise che affrontando con razionalità e buon sensoil tema venatorio consentissero di conciliare lerichieste referendarie con le esigenze di gestionedel territorio e di una corretta pratica venatoria evi-tando la celebrazione di un referendum anacronisti-co, costoso, e dal potenziale economicamente deva-stante. Dice però un proverbio che è inutile ragionare con ilmulo: si perde tempo e si innervosisce la bestia. Ed infatti, il Comitato promotore, temendo chissàquali oscure manovre, ricorreva al TAR ed ottenevauna ingiunzione nei confronti della Regione affinchédesse corso nel più breve tempo possibile alla sen-tenza della Corte di Appello. La Regione ottempera-va ed a gennaio di quest'anno individuava come datail 3 giugno e successivamente fissava per tale datalo svolgimento delle operazioni di voto. Segue la fasefinale estremamente convulsa e complessa, svoltasiin Consiglio Regionale, che ha portato alla situazioneattuale e che cerchiamo di riassumere così: puressendosi apertamente schierati a favore del refe-rendum alcuni consiglieri con uno schieramento poli-ticamente trasversale ma prevalentemente ricondu-cibile all'area di centro-sinistra, prendeva corpo la

convinzione che nella attuale situazione economicasarebbe stato dissennato impegnare le già esiguerisorse pubbliche in un referendum, approvandocosì implicitamente la linea tenuta dalla Giunta ditrovare soluzioni alternative (si tenga presente cheil solo costo puro e semplice del referendum sareb-be stato di circa 22 milioni di Euro, e molto maggio-ri le ricadute economiche negative tanto per il pub-blico che per il privato nel caso di vittoria dei sì). Maallora che fare? Tre le possibili soluzioni: abrogare lalegge 70 (abrogata la legge decade automaticamen-te il referendum che ad essa si riferisce), approvareuna nuova legge che avrebbe potuto o scaturire daiPDL 137 e 139 (fortemente abolizionisti recepisco-no tutte le richieste referendarie) o dal PDL 104(equilibrato e razionale poteva mediare le posizioni esoddisfare gli interessi di tutte le parti).Fortunatamente tramontava presto la possibilità diapprovare i PDL 137 e 139, scandalosi nella suafaziosità integral-animalista.Ecco quindi che l'unica strada ancora percorribileera quella di abrogare la legge regionale 70 (conse-guentemente cadeva anche il PDL 104, decisamen-te la più moderna e razionale proposta in materiavenatoria degli ultimi anni) per far cadere il referen-dum e dare il via alla stesura di una nuova leggesulla caccia.In questa ottica quindi l'Assessore Sacchetto pre-sentava in Consiglio un emendamento che propone-va di abrogare la legge 70 ed impegnava la Giuntaad arrivare all'approvazione di una nuova leggesenza pregiudiziali ideologiche. E qui si scatena l'inferno perché, se da una partenessuno voleva più il referendum e quindi i referen-dari venivano abbandonati dai loro sostenitori, alcontempo si formavano però due schieramenti note-volmente trasversali uno per così dire abolizionistae uno per così dire favorevole alla caccia (In effettisarebbe più corretto dire che uno schieramento siproponeva di salvarsi la faccia sulla pelle dei caccia-tori e l'altro invece tentava di difendere la dignità el'insostituibilità del mondo venatorio). I neo-animali-sti quindi replicavano alla proposta Sacchetto chesì, si abrogasse pure la legge 70 ma la Giunta pren-desse l'impegno preciso e vincolante ad approvareuna nuova legge che recepisse in tutto e per tutto iquesiti del referendum (e di fatto vietasse la cacciaquindi). Come dire che cercavano di vincere senzaaver nemmeno giocato.Come è andata a finire ora lo sappiamo, la legge 70è stata abrogata (fatti salvi gli atti amministrativi daessa dipendenti), il referendum è stato annullato (ireferendari hanno fatto ricorso al TAR, che tantosono di casa, contro l'annullamento ma il TAR harespinto il ricorso, la caccia in Piemonte è discipli-nata dalla legge nazionale 157. Per noi è finitasenz'altro bene, come spiegheremo meglio parlandonello specifico del nuovo calendario venatorio, mapoteva anche finire molto male e non solo per noima per tutta la collettività.Innanzitutto una precisazione: una lettura superfi-ciale dei fatti potrebbe far pensare che l'annullamen-to del referendum sia un favore ai cacciatori. Non è così: se 22 anni fa, in concomitanza con altrireferendum, si era raggiunta in Piemonte (solo inPiemonte) una percentuale sufficiente di votanti oggiin una singola consultazione difficilmente sarebbestato così. Il mondo venatorio dunque si auspicavache il referendum venisse celebrato e una voltarespinto dagli elettori si sarebbe scritta la parolafine su questa grottesca vicenda ed il PDL 104avrebbe potuto terminare il suo naturale iter ediventare legge. Tuttavia si rendeva anche conto chenella crisi attuale buttare 22 milioni di euro per ilcapriccio di quattro esagitati non era possibile equindi con senso civico e democratico accettavaserenamente le decisioni scaturite dal ConsiglioRegionale, senza strepiti, ricorsi, o sceneggiatepatetiche.Non dobbiamo però dimenticarci che se oggi possia-mo dire che è finita bene lo dobbiamo alla coerenzadi chi nella battaglia in Consiglio ha sostenuto lenostre ragioni mettendoci la faccia sino in fondo edesponendosi a forti pressioni sia mediatiche chepolitiche anche all'interno del suo stesso partito. Senza l'azione dei Consiglieri facenti parte del grup-po interno al PdL “Progett'azione”, Gian Luca Vignalein testa, senza il supporto dell'AssessoreSacchetto, oggi il colpo di mano dei neo-ambientali-sti sarebbe passato e ci troveremmo a piangere lacaccia cancellata addirittura senza il referendum,invece possiamo usufruire di nuove ed ampie possi-bilità che costituiranno un punto di partenza per unanuova legge regionale moderna equilibrata e senzapregiudiziali ideologiche.Un ottimo auspicio per il futuro, ma sopratutto ilconforto di sapere che tra le forze politiche c'è anco-ra chi dimostra con i fatti che la coerenza è un valo-re, comprende l'importanza del mondo venatorio erurale, sostiene con fatti le nostre ragioni.In fondo, quando si va alle urne, basta saper sceglie-re.

Marco Crosazzo

Una delle stranezze, per considerarloun eufemismo, del nostro bel Paeseriguardano la Provincia di Torino.Occorre sapere che per gli interventidi controllo riferiti a volpi, cornacchieecc. i cacciatori ancorché in possessodi regolare porto d’armi, ma cheabbiano superato il settantacinquesi-

mo anno di età, non possono più partecipare agli interventi in quantol’Amministrazione provinciale inter-pellata pare non in condizioni di assi-curare il cacciatore oltre quel limite di età. Allora abbiamo indagato per capirecosa succede nelle altre Provincedella Regione.

Risultato: tutti i cacciatori interven-gono senza limiti di età con l’assicura-zione che abitualmente usano per l’esercizio venatorio senza problemi,senza limitazioni e senza assicurazioniaggiuntive a carico di Enti quindisenza esborso di denaro pubblico. Ai lettori le considerazioni del caso.

Beppe

ROTTAMATI

Al momento di andare in stampa apprendiamo che la Giunta regionale, nel corso dell’ultima seduta prima della pausa estiva, ha approvato alcuni ed importanti positiviprovvedimenti riguardanti il calendario venatorio e le autorizzazioni necessarie per la caccia in zona Alpi. I testi delle disposizioni approvate sono consultabili sul sito dell’Ambito.

ultimissime

1

Page 2: CIRCOLARE INFORMATIVA N° 16 AGOSTO 2012 TORNA SÎ … inf/16- AGOSTO 2012.pdf · Questo significa che oggi la caccia piemontese è soggetta a legge nazionale che, ad esempio, prevede

2

Le vicende ultime circa il referendum limitativo della attività venatoria hanno messo in evidenza una volta per tutte, se mai ce ne fosse stata la necessità, la trasversalità delle posizioni assunte in Consiglio Regionale al momento del voto, a conclusionedi un iter faticoso e tormentato.Noi non siamo tra coloro che tifano per il “monopensiero”, come spesso capita alle nostre “consorelle” associazioni ambientaliste. Al contrario, siamo per il confronto serio, pacato, basato non sulla ideologia ma su quanto la Scienza ci ha messo a disposizione, ben disposti a recepire quanto ancora ci darà in futuro. Non siamo così “trinariciuti” da commettere l’errore, gravissimo, di considerare l’attività venatoria separata dalla complessità ambientale in cui la si vede operare.Conoscendo bene il “modus operandi” delle consorelle, da sempre arroccate pateticamente sulla loro ideologia intollerante nei confronti di chi sul territorio opera, come gli agricoltori e i cacciatori, che sono nel frattempo diventati i più responsabiliattori della buona salute ambientale, abbiamo sofferto nel prendere atto che anche in Consiglio Regionale le posizioni ideologiche tipiche dell’antivenatorismo fine a se stesso si sono evidenziate in modo inequivocabile.Così abbiamo visto, trasversalmente e al momento del voto, la migrazione verso i bagni, verso i salotti esterni, persino verso le scale. Abbiamo pensato: ecco una nuova specie migratoria che migra tranquillamente da destra a sinistra, dal centroverso i bagni, da sinistra e dal centro verso i siti dei timorosi di apparire intellettualmente arretrati se appartenenti alla corrente di pensiero pronta a difendere il settore primario, cioè tutto quanto attiene al lavoro dei campi. E così la già folta schieradei “trinariciuti” di Guareschiana memoria si è arricchita di personaggi che avrebbero l’obbligo, prima di andare al voto, di acquisire un minimo di analisi sulle problematiche che il territorio del nostro vecchio e amatissimo Piemonte presenta.E poi ci si chiede perché mai nuovi movimenti, tutto sommato improvvisati, riescano a imporsi con ottimi risultati elettorali. Rimanendo ai problemi ambientali, a noi sembra chiaro: fino a quando politici di lungo corso mostrano di non avere ancoracapito che l’ambiente si difende non con le mene ideologiche ossessivamente riproposte da una striminzita minoranza, ma con l’osservanza delle direttive scientifiche, fino a quando spettacoli come quello che abbiamo potuto osservare in aula consigliare si ripeteranno, nuovi “movimenti” si sommeranno sommergendo velocemente la classe politica al potere. Noi non dimenticheremo i personaggi che ancora una volta hanno mostrato la loro pochezza migrando da un settore all’altro del Consiglio con grande disinvoltura. Prepareremo un completo elenco che servirà ai nostri iscritti nei giusti momenti che la vita politica di tanto in tanto ripropone. Ci siamo chiesti, senza trovare una risposta, se la conclamata e ben nota trasversalitànon possa trovare una ordinata sintesi con un dibattito interno a ogni partito o anche interno a ogni coalizione. Evidentemente questa linea, la più democratica da sempre, non è stata seguita, con tutte le conseguenze del caso. E’ un vero peccatoche la nostra agricoltura, e più in generale l’intero settore primario, sia stato sbattuto dai “migranti” in seconda linea rispetto alle necessità di “ossigenazione” degli “urbani” la cui disinformazione sulle problematiche ambientali continua ad essereabissale. Servirebbe anzitutto quella democraticissima tolleranza che nella fattispecie non abbiamo avuto modo di notare. Al contrario abbiamo visto solo un deprecabile arroccamento su temi tristemente ideologici facenti leva su ridicole spinte emo-zionali. Esattamente come quella proposta da un grande manifesto pubblicato anche sulla “Stampa” dove si tentava di raccattare voti a favore del referendum proponendo un esemplare faunistico con la scritta “perché uccidere?”. Rispondiamo noi:perché è necessario. In caso contrario, vogliamo aggiungere ad un PIL in discesa ormai da anni, anche la carenza di generi alimentari? Davvero non è sufficiente sapere che da ben due anni la Regione non riesce a rimborsare i danni (vicini ai 3,5milioni, ovvero sei miliardi di vecchie lire) agli agricoltori e agli “incidentati” stradali? Ricordiamo ai “trinariciuti” della protezione che nessun Parco Piemontese, per Legge Istitutiva, è catalogabile fra le zone a protezione integrale. Interventi scientificisulla fauna sono sempre consentiti, proprio in difesa del primario, dell’ambiente, e della circolazione stradale. Perché mai quel manifesto così velocemente fatto proprio dalla “Stampa” non ha avuto il giusto commento? Cioè: abbattere è necessarioe se non lo fanno i cacciatori ecco pronte le trappole dei guardaparco. Una vera e propria tortura prima della soppressione a imitazione del più orrendo degli atti di bracconaggio. Su questo il silenzio più vergognoso e colpevole. C’è qualcuno, alla Stampa, che continua sulla stessa strada. Quella della informazione unidirezionale. Altro esempio. La Valle di Susa “Non è una valle per lupi, vittime di auto e pastori”. Invano ho cercato nomi e cognomi dei pastori così palesemente incolpati.L’articolo lungo e dettagliato non li cita. In Francia una accusa del genere sarebbe finita direttamente in tribunale, “con ampia facoltà di prova”. Ma i nostri vicini hanno un concetto molto alto del “pastoralism”. Lo difendono molto bene da attacchidi ogni genere, compresi quelli delle “pasionarie” alla Brigitte Bardot. In Italia il solo Piemonte si muove sulla giusta linea. L’Assessore Sacchetto e il Presidente della terza commissione Vignale si stanno battendo con coraggio e diligenza. L’ambientalismo non ideologico ringrazia. Amici di Ekoclub! I nostri avversari si propongono con manifesti e con titoli di quotidiani non veritieri. Questo significa che sono deboli, molto deboli. E la bocciatura del referendum lo ha dimostrato molto bene anche se il risultato finale è arrivatomalgrado la presenza della “fauna migratoria”.Saluti a tutti,

Il Coordinatore Regionale Ekoclub Piemonte Riccardo Ferrero

FAUNA MIGRATORIA IN CONSIGLIO REGIONALE

Da più parti sono giunte lamentele e richiese di informazioni circa l’aumento della quota di partecipazione economica all’Ambito.Premesso che quanti hanno voluto sapere nel-l’immediato sono passati in sede, un’informazio-ne di massima è stata comunque fornita attra-verso il sito dell’Ambito facilmente consultabile.Ad ogni buon conto considerato che non tuttidesiderino sapere ma solo trovare (anche ben incoraggiati) spunto di polemica, cercheròdi essere il più esaustivo possibile.La centralità di ruolo attribuita dalle LeggiStatali e Regionali agli Ambiti e Comprensoriera stata inizialmente recepita appieno in fasedi definizione delle risorse economiche che debbono essere destinate per perseguire i finiistituzionali.Purtroppo,negli ultimi anni i fondi trasferitihanno subito una costante diminuzione (comegià da noi evidenziato in altre circolari informa-tive) pure a fronte di un altrettanto costanteaumento della mole di lavoro amministrativo dasvolgere,che genera un conseguente rilevanteaggravio di costi.Contestualmente, sono di molto diminuite le “ulteriori ammissioni”, che per noi erano unafonte di introiti significativa (dalle circa 250 del passato negli ultimi 8 anni si sono ridotte acirca 50) anche perché il territorio proficua-mente venabile si è ridotto: l'insieme di tuttequeste circostanze, hanno portato in passivo i bilanci,rendendo drammatica una situazione di per sé già difficile,ulteriormente aggravatadalla più totale incertezza circa la tempistica e l'ammontare dei fondi di provenienza regionaleper i quali non è possibile,allo stato , formulareprevisioni credibili.Le quote di partecipazione economica versatedai cacciatori sono ormai destinate per la quasitotalità alla copertura delle spese di gestione(nessuna paura l’affitto della sede sbandieratocome esagerato da taluni sobillatori è in lineacon i costi gestionali di tutti gli Ambiti dellaRegione) e, in parte, al risarcimento dei dannialle colture agricole.Per quanto riguarda il risarcimento dei dannialle colture agricole, l’Ambito si trova per unverso a dover pagare i risarcimenti sia condenaro pubblico che con denaro provenientedalle quote di sottoscrizione e per l’altro è rele-gato ad un ruolo di mero osservatore.Di questo l’Amministrazione Provinciale,responsabile delle azioni di controllo, non puònon esserne cosciente: non attivando le compe-tenze del caso, relega l’Ambito a svolgere un compito puramente notarile – ma purtroppoforzatamente oneroso- pur avendo quest’ultimola disponibilità e la capacità di potere controlla-re in modo efficiente e significativo l’origine dei danni.Occorre evidenziare poi che l’importo relativo al risarcimento dei danni a carico della Regioneviene trasferito solo a seguito di macchinoseprocedure aggiungendo quindi costi a costi, che sino ad ora hanno penalizzato, in modosostanziale, l’operatività degli Ambiti.A questo punto vanno fatte alcune considerazio-ni: allo stato attuale, l’assenza e l'incertezza

dell’ impegno Regionale nell’assegnazione di fondi per l’anno 2012, unitamente al ritardonell'erogazione di quelli relativi agli anni prece-denti, rappresenta la causa principale dellenostre difficoltà finanziarie.Proprio in previsione di ciò,da tempo si sono ope-rati tagli su tutte le voci di spesa,né è ipotizzabilealcun ulteriore e significativo risparmio.Quand'anche si riuscisse a tagliare ancora qualche voce si tratterebbe comunque di importi che non possono nemmeno lontanamen-te compensare i fondi regionali che dovrebberoessere erogati per fini istituzionali.Tra le iniziative adottate per cercare di sopperi-re alle gravi carenze finanziarie dinanzi menzionate, va segnalata l'implementazione del-l'accesso dei cacciatori temporanei che ha datorisultati sin qui soddisfacenti e che pertantosarà riproposta: confidiamo in un ulterioreincremento delle richieste,e quindi del risultatoeconomico dell'operazione.Un altro significativo risultato deriva dal prelievoselettivo del capriolo,che ha avuto un andamen-to estremamente positivo, con conseguentimaggiori entrate dovute agli abbattimenti chedovrebbero ulteriormente aumentare grazie allegiornate consentite in gennaio. Il previstoampliamento dell’area di prelievo, unitamenteall’applicazione delle nuove norme regionali, ci lasciano ben sperare circa la possibilità di incrementare ancora le entrate relative a talevoce.Anche alla luce delle prevedibili ulteriori e cre-scenti difficoltà nell'ottenere fondiregionali,sempre nell'ottica di un contenimentooculato delle spese,si è operato con tutti i mezzi e le risorse a disposizione per la produ-zione di fauna allo stato selvatico, con risultatisignificativi in vista di una futura completa autonomia dalle immissioni integrative.Conseguentemente la parte di risorse da desti-nare al territorio è praticamente nulla e l’incre-mento a ripetizione della quota di partecipazio-ne economica dei cacciatori non può essereconsiderata la soluzione a tutti i mali: la gestio-ne del territorio, della fauna e il suo migliora-mento qualitativo e quantitativo, non possonoessere fatti solo con il denaro dei cacciatori. Ecco quindi il motivo dell’aumento, che risultasuddiviso in €.25,00 come implementazionedella quota associativa ed in €.20,00 comeparziale copertura della quota danni a caricodell’Ambito.Infine occorre segnalare come sia disdicevoleche qualcuno abbia speculato sulla legittimitàdell’aumento garantendo che si sarebbe fatto ricorso (dimostrando così una profonda ignoranza delle vigenti disposizioni) ed incenti-vando ,conseguentemente, alcuni Associati a non pagare nei termini previsti.Peccato,però,che l’aumento -doloroso ma necessario- sia risultato legittimo e checoloro i quali hanno seguito questi falsi profetisi siano trovati a pagare l’ammissione comestagionali (€.200,00) sapendo chi devono ora,legittimamente, ringraziare.

G. ARMANDO

L’AUMENTO

Alcune considerazioni sul capriolo: il pianodi prelievo è stato positivo,con l'abbatti-mento di 28 maschi adulti,20 femmineadulte ma soprattutto 34 classe 0,segnodi un ottimo equilibrio tra le classi maanche di un aumento della cultura deicacciatori che hanno capito quanto siaimportante l'abbattimento dei piccoli(classe0) nella selezione degli ungulati.Positivo anche il dato generale (82 capisu 104) che dimostra come il metodo didistribuzione dei cacciatori adottato fun-zioni bene consentendo di incrementarela capacità di prelievo. Funzionale anche ilmetodo di riassegnazione dei capi residuiche ha permesso di sfruttare al meglio lecapacità dei cacciatori in tempi ristretti.Nel periodo invernale (8 uscite) sono infi-ne stati abbattuti 10 capi a dimostrazionedell'utilità di un periodo aggiuntivo.Un discorso a parte merita la novità deicacciatori temporanei: considerato che si trattava della prima applicazione dellanuova normativa, il debutto è stato inco-raggiante. Hanno preso parte al prelievoselettivo 8 cacciatori temporanei chehanno abbattuto in tutto 8 capi. E' chiaroche si tratta ancora di numeri da “esor-dio” ma comunque hanno portato un van-taggio economico senza togliere niente a nessuno. Sicuramente si continuerà suquesta strada.

Grandi novità poi per questa stagione che si apre all'insegna dei cambiamenti, il primo interessa la modalità del prelievo,che passa dalla cosiddetta"alla baraonda",all'assegnazione del capo nominativo. E' un passo importante e necessario perpoter sfruttare appieno le possibilità offer-te dalle nuove Linee Guida e dal nuovocalendario. Nella scelta di passare allamodalità nominativa (che prevede comun-que l'accorpamento di femmine e piccoli)il fattore determinante è stato senz'altrola possibilità di effettuare il prelievo sutempi ampi e distribuiti razionalmente in relazione alla biologia degli animali, masiamo comunque stati confortati dallacorrettezza dimostrata in questi anni daicacciatori che hanno compiuto pochissimierrori di tiro. Il secondo riguarda i periodidi prelievo che vengono notevolmenteampliati,dal 16 giugno al 14 luglio e dal15 al 30 di agosto per il maschio e dal3 gennaio al 28 febbraio per femmina e classe 0, terzo ed ultimo l'aumentodelle giornate da 2 a 3 nel periodo inver-nale. E' con soddisfazione che finalmentepossiamo dire che si sono scelti i periodiin rapporto alla gestione della specie e non in rapporto a scelte ideologiche.Al momento di andare in stampa sonostati abbattuti 29maschi e pertanto laclasse verrà riaperta il 15 agosto.

Per il prossimo futuro occorrerà sicuramente continuare sulla strada già intrapresa, con piani di prelievo verosimilmente più alti (quest'anno siamogià a 140!), ampliamento dell'area di pre-lievo (sempre che si trovino collaboratoridisposti per l'appunto a collaborare...), ed accesso di cacciatori temporanei.Sicuramente sarà molto importante l'ampliamento dell'area interessata dallacaccia di selezione: la specie è infattiabbondante in entrambi i distretti ed è veramente tempo di dare avvio al prelie-vo in nuovi settori ancora non sfruttati.Tuttavia come per ogni cosa serve dellavoro (si tratta sopratutto di installarealtane, vista la morfologia di questi terre-ni) che pure non è eccessivo. Confidiamoche i cacciatori si faranno avanti essendoevidente l'interesse generale alla migliogestione possibile di questa risorsa.Concludendo:credo che tutte questemodifiche ci permettano di effettuare nel miglior modo possibile il piano di prelievo,avvicinandoci sempre più a queglistandard europei che pensavamo irrag-giungibili.

R. MAUNERO

IL CAPRIOLO: PROGRESSI E NOVITÀ NEL PRELIEVO SELETTIVO

V° COMITATO DI GESTIONE

In data 10 luglio 2012 si è insediatoil V° comitato di gestione dell’A.T.C. TO3 “Zona Pinerolese” che risulta essere così composto:

PRESIDENTEARMANDO Giuseppe (Federazione Italiana della Caccia)

VICEPRESIDENTEBOTTANO Gianfranco (Ekoclub)

CONSIGLIERIBELTRAMINO Domenico (Coldiretti)BERTINETTI Ezio (Coldiretti)FORESTIERO Piergiorgio (Coldiretti)MONDINO Paolo (Coldiretti)DRUETTA Andrea (Confederazione Italiana Agricoltori)PRIALIS Enrico (Confagricoltura)AUDISIO Claudio (Federazione Italiana della Caccia)MAUNERO Riccardo (Federazione Italiana della Caccia)DE BORTOLI Ferruccio (Associazione migratoristi italiani) LETTIERI Giuseppe (Arci - Caccia)STROBBIA Domenico (Unione Nazionale Enalcaccia pesca e tiro)BERTINETTO Bartolomeo (Enti locali)FALANGA Giuseppe (Enti locali)MAIOLO Franco (Enti locali)VASCHETTO Flavio (Enti locali)FERRERO Riccardo (Ekoclub)BENEDETTO Pier Carlo (Fipsas)VALVASSORI Giorgio (Fipsas)

Page 3: CIRCOLARE INFORMATIVA N° 16 AGOSTO 2012 TORNA SÎ … inf/16- AGOSTO 2012.pdf · Questo significa che oggi la caccia piemontese è soggetta a legge nazionale che, ad esempio, prevede

Un cruccio tormenta chi scrive questa circolare e più in generale chi vive direttamente la comples-sità della gestione territoriale: l'articolo più getto-nato, quello che sicuramente la maggior parte dei cacciatori legge e lo legge per primo è semprequello sulle immissioni. Così come la domanda piùricorrente è: dove li avete messi i fagiani?Non la si può prendere a male, in fondo è com-prensibile che, tanto più in una attività ricreativa, il “piacere” venga anteposto al “dovere”. Né poi si può pretendere che siano tutti “ammalati” di gestione come noi. Speriamo almeno in un pocodi comprensione, ad ogni modo stiamo valutandola possibilità di inserire a pagamento annunci a luci rosse per distogliere l'attenzione dei lettorida questo articolo.Vabbé, tranquillizatevi tutti, anche quest'anno ci sono state le immissioni. Si tratta di 2500 fagia-ni e 1000 starne che sono state immesse sul territorio con la collaborazione delle Sezioni localidi cacciatori.Va sottolineato che in un momento di estrema dif-ficoltà finanziaria il Comitato ha scelto di effettuareugualmente una spesa importante per non privarei cacciatori della loro principale fonte di interesse.E' un impegno notevole, come del resto è notevolel'impegno economico richiesto ai sottoscrittori,che è stato possibile realizzare grazie all'aumentodella quota e grazie ad ulteriori e marcati tagli di spesa in tutte le voci di bilancio. Ora aspettiamocon maggior fiducia rispetto allo scorso anno chela Regione versi quanto già dovuto per parte sua e ponga così fine al calvario economico di questiultimi tempi.Sulla filosofia di questi lanci abbiamo già detto più volte. Di certo rappresentano la via più facileda seguire ed al momento le alternative di mag-gior qualità sono ancora in fase di sviluppo e nonconsentono la produzione di quantitativi sufficientia sostituire o ridurre significativamente il numerodi immissioni integrative.Non mancano comunque le note positive: con iltempo, dal residuo a fine stagione, si sono formatenelle zone vocate piccoli gruppi di riproduttori

che restano nel tempo e vanno a formare un “nocciolo duro” delle presenze. Segnalata anchequalche coppia di starne per le quali il discorso è sempre più delicato rispetto al fagiano.Nelle zone vocate appunto. Perché purtroppoanche con le immissioni integrative il successonon è affatto scontato e lo si ottiene solo se lascelta del luogo è fatta con la dovuta attenzione.Purtroppo il nostro territorio ha subito nei decenniprofonde trasformazioni che hanno inciso negati-vamente sulla qualità e sulla sussistenza stessadegli habitat. E di questo bisogna tenere contoquando si sceglie il luogo di liberazione. Purtroppoi fagiani non studiano la storia e nemmeno condi-vidono la memoria con gli umani: un posto che“era sempre buono” o in cui “c'era sempre unacovata” può oggi non essere più valido. Bastano a volte piccoli cambiamenti, la scomparsa di unacoltivazione, l'abbandono di un terreno, una stra-da, l'interramento di un canale di irrigazione o anche il semplice cambiamento di una tecnicacolturale per cambiare radicalmente la vocaziona-lità di un'area. Tenete poi presente che per un fagiano nato e cresciuto per 90 giorni in catti-vità il passaggio allo stato libero è necessariamen-te traumatico e quindi gli indici di vocazionalitàdell'area devono essere ancora maggiori rispettoad un capo selvatico. Sopratutto è fondamentale la presenza di acqua in grande abbondanza, non èsufficiente qualche pozza e nemmeno gli abbeve-ratoi artificiali danno risultati. Se non c'è un corsod'acqua o un lago o uno stagno durevole nelle vici-nanze il fagiano non resta. E' quindi doveroso nonseguire criteri meramente storici o peggio ancoradi competenza territoriale nel rilasciare i capi: se un determinato comune non possiede più areeconcretamente vocate allora non devono esserviremore a liberare i capi altrove. Sarà poi il caccia-tore a spostarsi di conseguenza, questo è, o alme-no dovrebbe essere, ovvio.Intanto però proseguono sia il progetto fagiano cheil progetto lepre con l'obiettivo di arrivare nei pros-simi anni ad una parziale autosufficienza produttiva.Per quanto riguarda il progetto fagiano (sempre

pochi, non più di trenta in tutto, e sempre i soliti i cacciatori che partecipano operativamente) lo scorso anno dalle covate con galline americanesi sono ottenuti circa 300 giovani immessi sul territorio venabile. Inutile dire che il tasso di sopravvivenza di questi esemplari è decisamen-te alto e pertanto andranno a formare nuovi nucleiriproduttivi che garantiranno una buona continuitàdi presenze.Quest'anno si è proseguito con circa 1000 uovamesse in covata che dovrebbero dare buoni risul-tati sufficienti a proseguire nell'ampliamento delprogramma. Purtroppo però le avverse condizioniclimatiche è la difficoltà nel reperire gallinelle in cova hanno condizionato il primo periodo obbligandoci a reperire altre uova che essendostate deposte più tardi erano meno feconde. Se non capiteranno altre contrarietà si dovrebberocomunque avere dai 300 ai 400 soggetti da liberare.Per quanto riguarda il progetto lepre prosegue il lavoro nell'area identificata per la creazione di habitat favorevoli e per l'adozione di tecnichecolturali che salvaguardino gli animali selvatici. Sitratta innanzitutto di limitare gli interventi nei piop-peti e di effettuarli in periodi non coincidenti conl'epoca riproduttiva. Si lasciano inoltre raccolti aperdere anche nelle aree limitrofe, sopratutte concoltivazioni foraggiere per alimentazione e rifugio.Si prevede infine di consentire lo sfalcio dopo il 31marzo con barre di snidamendo e con possibilità di perlustrare l'area con cani prima del taglio.Grazie a questi accorgimenti, che si può facilmen-te intuire come richiedano tempi lunghi per darerisultati, i censimenti condotti di notte con faro su percorsi prestabiliti hanno dimostrato una cre-scita dell'IKA (Indice Kilometrico di Abbondanza,cioè quanti capi si vedono per ogni km percorso)inizialmente timida (da 2,8 nel 2010 a 2,9 nel 2011) poi più sensibile (3,8 nel 2012).Se la crescita si confermerà è prevedibile nel girodi 2/3 anni di arrivare a densità sufficienti ad effet-tuare le catture.

STARVATION

3

IMPORTANTE NOVITA’

All'indomani dell'annullamento del decreto di indizione del referendum i referendari insorgevano annunciando l'ennesimo ricorso al TAR (tanto c'è chi li sostiene economi-camente e la lista Bresso ha già annunciato pubblicamentedi farlo) e gridando allo scippo della democrazia, curiosametafora per indicare la privazione del loro diritto soggettivoa che il referendum fosse celebrato.C'è del vero nella loro affermazione: come si accennavanella cronistoria del referendum dal lunghissimo iter giudi-ziale è emersa la considerazione che la richiesta è legittimaed il comitato promotore può vantare un vero e proprio diritto soggettivo alla sua celebrazione.E' però altrettanto legittimo per il Consiglio Regionale abrogare una legge ed avviare un iter per approvarne unanuova. Quando una nuova legge sarà approvata si valuteràse ad essa siano o meno applicabili i quesiti referendari.Nessuno scippo dunque, ma semplice applicazione del principio basilare di ogni democrazia compiuta: i cittadi-ni eleggono i loro rappresentanti e questi fanno, modificanoo abrogano le leggi.Dicevamo però che legittimità è cosa diversa da opportunitàe passando quindi da un piano strettamente giuridico ad uno politico possiamo affermare che è legittimo tutto ciò che non è contrario alla legge ma è opportuno ciò chemaggiormente corrisponda al bene della collettività.Ora dunque volendo applicare alla vicenda in questionequesti concetti si può sostenere che è legittima la richiestadi referendum partita nel 1987, è altrettanto legittimo opporsi con ogni mezzo consentito dall'ordinamento, ma è opportuno che il massimo Ente legislativo regionale cerchisoluzioni alternative per contemperare i contrapposti

interessi nell'interesse della collettività.Tradotto in termini semplici: io Regione prendo atto che tumi chiedi di fare un referendum per sapere cosa vogliono glielettori su un certo argomento, ma dato che non si fa gratis,io sottopongo la questione al Consiglio che già rappresentala volontà popolare e si esprimerà su una nuova legge inmateria.Ma il referendum è l'espressione della democrazia diretta, èun diritto dei cittadini esprimere la loro opinione! Obiettanoi referendari.Intanto è un diritto ma non un dovere.Infatti, mentre il voto per elezioni amministrative o politicheè un obbligo di legge, il voto per un referendum è una merafacoltà, anzi, il non voto (inteso come assenza all'urna) è unadelle opzioni che può liberamente scegliere l'elettore ed haun preciso significato politico (sono contrario a che ci siesprima su questa questione).Ma anche altre considerazioni rendono opportuna la sceltadi non effettuare quello specifico referendum.In una democrazia compiuta come la nostra il ricorso alreferendum è (o meglio, dovrebbe essere) uno strumentoeccezionale, a cui fare ricorso qualora si vadano a toccaretemi strettamente legati alla coscienza personale. Divorzio oaborto ad esempio. All'infuori di questi casi particolari lasovranità popolare si esercita mediante l'elezione di rappre-sentanti che esercitano negli organi competenti la funzionelegislativa.Coerentemente la carta costituzionale prevede all'art. 75 ilsolo referendum abrogativo, all'art. 138 quello specificocostituzionale, all'art. 132 quelli strettamente territoriali eprevede inoltre all'art. 123 che gli statuti regionali regolino

l'esercizio del referendum su leggi e provvedimenti ammi-nistrativi regionali.Già qui dunque appare un primo e fondamentale limiteimposto dai padri costituenti: a parte questioni meramenteterritoriali (fusioni di regioni o provincie e casi assimilabili) il referendum può solo essere utilizzato per cancellare una legge, riservando quindi la effettiva potestà di fare le leggi al parlamento. Il referendum quindi, nelle loro intenzioni, doveva avere una funzione di estremo correttivoo tuttalpiù di conferma per i casi particolari in cui il parla-mento avesse prodotto una legge contraria alla coscienzacomune. Fu così per il primo caso in Italia (1974, divorzio) in cui gli elettori vennero chiamati a confermare o meno la legge Fortuna-Baslini che introduceva il divorzio, fu cosìanche per il secondo caso (1978, aborto).Successivamente lo spettro di applicazione del referendumandò allargandosi sempre più andando a toccare i temi più svariati nelle numerosissime (ed onerose) tornate referendarie che si sono susseguite fino ad oggi (17 a livellonazionale dal 1981).Proprio in questa proliferazione sta il raggiro della democra-zia: uno strumento pensato come correttivo si cerca di sostituirlo alle ordinarie forme democratiche per volgerea proprio favore la norma che non piace. In pratica ogni qualvolta una legge democraticamente promulgata non piaccia ad una minoranza, questa minoranza evoca il referendum come tentativo di eliminarla.E' chiaro che così si paralizza solamente il sistema, seguendo questa concezione vivremmo perennementesotto consultazione e non servirebbe più a nulla avere organi legislativi eletti.

• IMMISSIONI •

democrazia scippata e democrazia raggirata, considerazioni giuridiche e politiche sull’utilizzo della consultazione referendaria

Nell'ultima riunione del Comitato di Gestione si è deciso,in linea di principio, di procedere alla creazione di un notiziario da inviare via e-mail a tutti i nostri associati e che dovrebbe illustrare quelle che sono state le deliberazioni assunte nel Comitato di Gestione stesso,nonché eventuali altre notizie di significativo interesse venatorio. E' parimenti allo studio un sostanziale ammodernamento del sitodell'Ambito (www.atcto3.it) con l'obiettivo di renderlo interattivo e trasformarlo in un veicolo primario di dialogo in tempo reale in primis con gli associati e poi anche con il resto del mondo venatorio interessato.E' quindi molto importante lasciare in segreteria l'indirizzo di posta elettronica, che verrà utilizzato per questo tipo di comunicazioni e saràcomunque trattato come previsto dalle vigenti disposizioni. Ringraziamo sin d'ora per la collaborazione.

Giorgio Valvassori

Del referendum abbiamo ampiamente trattato,vediamo ora di chiarire la situazione normativaattuale e le novità più rilevanti rispetto al passato.Dunque: la legge regionale 70/96 “norme per la tutela della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” è stata abrogata. Riposiin pace.Sono però fatti salvi tutti gli atti amministrativi da essa dipendenti. Cosa significa? Significa che nonostante la legge non ci sia più conservanoperò efficacia tutti gli atti amministrativi che lapresupponevano, quali ad esempio, le Linee Guidaper gli ungulati, i criteri di ammissione, la formazione dei comitati, la distribuzione dei tesserini ecc...Quindi dal punto di vista amministrativo non cambia nulla.In mancanza di una legge regionale l'attività venatoria viene disciplinata dalla legge nazionale157/92. Ecco la fondamentale differenza: nel principio delle leggi quadro la legge di rango superiore(la 157 ovviamente) fissa dei limiti che la fonte di rango inferiore (la 70 appunto) può solo restringerema non ampliare. Cadendo la legge 70 ecco che i limiti sono automaticamente quelli più ampi dellalegge 157.Oggi quindi le fonti diritto in materia venatoria sono la legge 157/92 e l'art. 40 della legge regionale5/2012 (emendamento abrogativo della legge 70 che colma alcuni vuoti normativi della legge 157sopratutto in materia sanzionatoria).Cosa cambia in termini pratici?Mica poco e di questo ringraziamo ancora Gian Luca Vignale e l'Assessore Claudio Sacchetto.Cambia sopratutto il calendario venatorio che riacquista la sua centrale funzione di programmazione.Specie cacciabili: scompare il coniglio selvatico (che già era praticamente scomparso da solo) ma tornano dopo anni di oblio quattro vecchie conoscenze, Allodola, Alzavola, Gallinella d'acqua,Ghiandaia. Lux in tenebris.Giornate di caccia: tre giornate anche consecutive ed anche in Zona Alpi. Tre giornate settimanali per la caccia di selezione (anziché due).Mezzi di caccia: si introduce la possibilità di utilizzo dell'arco e del falco.Carniere stagionale: starna e pernice rossa 5 capi (anziché 2). Anatidi e rallidi 40 capi. Tipica alpina 4 capi complessivi, due al giorno nel rispetto dei piani numerici di prelievo (prima c'eranolimiti specifici più stretti su gallo forcello e lepre variabile). Cinghiale 15 capi (prima erano 10).Fagiano 30 capi (prima erano 20). Minilepre 50 capi (prima erano 20). Cornacchia nera, cornacchiagrigia, gazza 50 capi per specie (prima erano 50 in tutto).Carniere giornaliero: dieci capi delle specie migratorie di cui quattro tra palmipedi, trampolieri e rallidi e non più di due beccacce (prima erano 8). Minilepre, cornacchia grigia, cornacchia nera e gazza 10 (prima erano 8).Aziende faunistiche: fagiano aperto fino al 31 gennaio.Immissioni: abolito il limite temporale.Addestramento cani: 15 agosto anche in Zona Alpi.Sanzioni: Abolito il divieto di lasciare in loco i richiami. Razionalizzato in alcune parti l'impianto sanzionatorio. Attenzione: cadendo la legge 70 viene meno anche il suo sistema di divieti e sanzioni. Oggi i divieti e le relative sanzioni sono disciplinati dalla legge 157 e dall'art. 40 della Legge Regionale5/2012: è meglio dargli un'occhiata.Caccia di selezione: possibilità di effettuare il prelievo selettivo tra il 16 giugno ed il 15 marzo dell'anno successivo (prima era tra il 15 agosto ed il 31 gennaio).Direi che decisamente si può stappare una bottiglia, ma di quelle buone. Quello che però conforta maggiormente non è tanto la quantità ma la qualità, nel senso che l'ampliamento di possibilità concesse non risponde ad una logica semplicistica ed effimera di “accontentare i cacciatori” ma segue un razionale progetto politico: ridare dignità al mondo venatorio attraverso la valorizzazione delle sue ricadute economiche e della sua insostituibile funzione gestionale.E' un passo fondamentale, che già era centrale nel PDL 104, e che quando verrà recepito in unanuova legge regionale aprirà definitivamente la porta alla caccia del futuro.

Marco Crosazzo

IL NUOVO CALENDARIO VENATORIO E LA RITROVATA DIGNITÀ DELL'ATTIVITÀ VENATORIA

E' evidente che l'abolizione o meno della caccia non è certoun tema di profonda coscienza individuale e quindi appare quanto meno pretestuoso volerne trattare tramite il referendum.Altri motivi poi rendono opportuno evitare questa consultazione.Il referendum regionale che si sarebbe dovuto svolgere il 3 giugno scorso nasce sulle ceneri di quello nazionale del 1981 con il quale a larga maggioranza i cittadini si eranoespressi per la permanenza del diritto di ottenere un portod'armi e quindi indirettamente per la liceità della caccia. Nel1990 poi, due nuovi quesiti espressamente contro la cacciavenivano respinti dagli elettori che non facevano raggiunge-re il quorum. Direi che, essendosi già espresso in modo univoco due volte il corpo elettorale, logica vorrebbe che laquestione fosse chiusa, ma per qualcuno ancora non basta.Ancora: dal 1987 ad oggi si sono succedute al governo dellaRegione non solo giunte di diverso colore politico ma addi-rittura due generazioni diverse di politici che sempre e comunque si sono lecitamente opposti al referendum.Inoltre in questi anni sono state promulgate due nuove leggiin materia venatoria (la 157/92 nazionale, e la 70/96 piemontese), segno che comunque il dibattito sulla liceitàdella sua sussistenza è stato ampiamente affrontato dai legislatori. Mi chiedo come si possa sostenere che il referendum goda di un consenso politico!Infine: le firme raccolte in allora furono circa 54000. Che percentuale rappresentano oggi rispetto al corpo elettorale piemontese? Meno dell'1,9%. Considerato che oggi l'art. 54 dello Statuto della Regione Piemonte prevede un minimo di 80000 richieste che senso avrebbeoggi l'impegno per un referendum richiesto da una tantoesigua minoranza?Ecco dunque che oggi possiamo affermare che l'abrogazionedella legge 70 effettuata con lo scopo di far cadere il referen-dum e preparare una nuova e più equilibrata legge in materiavenatoria non costituisce alcuno scippo di democrazia ma al contrario preserva la stessa da fraudolenti colpi di mano.

Borra Feltro

Page 4: CIRCOLARE INFORMATIVA N° 16 AGOSTO 2012 TORNA SÎ … inf/16- AGOSTO 2012.pdf · Questo significa che oggi la caccia piemontese è soggetta a legge nazionale che, ad esempio, prevede

Lʼannuale esame riferito ai danni allecolture agricole comporta una serie di riflessioni di carattere generale chepossono meglio definire la situazione.Il dato iniziale, negativo, è lʼaumentodel 23% del danno complessivo peri-ziato. Scorporando il dato emergonoperò considerazioni più precise.Innanzitutto lʼefficacia degli interventi dicontenimento alla specie cornacchia,che hanno permesso per queste spe-cie un calo del 25,36% rispetto alloscorso anno, mentre suddividendo percoltura il danno generale si nota chequello a carico dei seminativi è calatodel 57,40% rispetto al 2010 .Il danno da corvidi risulta esserecomunque circa il 60% del totale dei danni periziati, confermando comeprimaria la necessità di intervenire su tali specie.Per quanto concerne lʼanalisi dei danniprovocati dagli ungulati, appariscente è lʼaumento del 29,47% dei danni pro-vocati dal cinghiale.Un aumento così consistente dei danniprovocati dal cinghiale è sicuramenteattribuibile allo spostamento del suidedal Parco del Monte San Giorgio attor-no al quale in effetti sono localizzati il 45% del totale degli eventi periziati. Passiamo al dettaglio delle singolespecie:

CaprioloGrazie alla gestione di questa specie,nonostante i censimenti dimostrino un notevole incremento della stessa e del suo areale, i danni alle coltureagricole rimangono stazionari su valoriaccettabili.L'aumento apparentemente esponen-ziale che ha portato i danni di questocervide da 115,00 euro dello scorsoanno a 7.750,00 di questʼanno è dovu-to ad un singolo evento ed è spiegabilecon il fatto che si tratta di un danno chesi protrae da due anni e che ha visto ladistruzione, la successiva sostituzionedei piantini e la conseguente perdita ditre anni colturali dellʼappezzamento,elevando di conseguenza la stima del danno.

Scoiattolo grigioI dati dei danni riferiti a questa speciehanno subito un aumento del 114%,passando dai 495,00 euro periziati nel 2010 ai 1060,00 euro del 2011.Rimanendo su un numero di richiesteridotto, rispetto al reale impatto dellaspecie sulla pioppicoltura differenzecosì elevate espresse in termini percentuali sono giustificabili con la crescita esponenziale della speciegià denunciata gli scorsi anni e di

conseguenza è di facile previsione chelʼimpatto di questo sciuride con le coltu-re agricole assumerà con il passare deltempo valori maggiormente significativi.

CorvidiCome indicato il totale dei danni peri-ziati, causati dai corvidi, corrispondonoal 60% dei danni totali.Cʼè da considerare però che il totaledei danni provocati dai corvidi è indiminuzione del 6,30% rispetto alloscorso anno, per quanto riguarda lo specifico delle cornacchie il loro datoè calato del 25,36%. Questo successova attribuito allo sforzo effettuato, in particolar modo con gli interventi di contenimento autorizzati a livellosperimentale.Il danno generale dei corvidi è calatopur tenendo presente che, come piùvolte ribadito, in particolar modo sullecolture frutticole la quasi totalità deldanno provocato è a carico della gazzaed in secondo luogo della ghiandaia nooggetto di autorizzazione agli interventi.

CinghialeI dati strettamente numerici dicono che lʼanno 2011 ha manifestato unaumento del 71% rispetto allʼanno precedente.

Premesso però che il 2010 aveva rappresentato il minimo storico perdanni da cinghiale bisogna tenereconto che il 45% degli eventi periziati è circoscritto nelle vicinanze del Parcodel Monte San Giorgio, questo è spie-gabile dal fatto che allʼinterno del Parconon ci sono luoghi di pastura costrin-gendo gli animali a spostarsi su terrenilimitrofi ove vi sono diversi prati stabiliabbastanza umidi che garantisconouna buona fonte alimentare.

MinilepreAltre specie di fauna selvatica respon-sabili di danni alle colture agricolecome la Minilepre, rappresentano casisporadici e strettamente legati a realtàvivaistiche o a colture orticole.Molto elevato è tuttavia il rapportodanno/ha che la minilepre sviluppasulle coltivazioni.

Alessandro VERGNANO

BILANCIO FINANZIARIO CONSUNTIVO 2011ORBASSANO: TRADIZIONI CHE SI RINNOVANOSabato 14 Aprile 2012 si è svolta la consueta Cena Sociale organizzata dallaSezione Comunale Federcaccia di Orbassano. Quest’anno il ritrovo si è tenutopresso l’Agriturismo Cascina Gorgia di strada Stupinigi a Orbassano ed ha registrato la presenza di ben 140 partecipanti tra soci, famigliari e amici deicacciatori. Presenti anche numerose Autorità tra cui il Sindaco e il Comandantela Stazione dei Carabinieri di Orbassano, il presidente dell’ ATC TO 3, ilPresidente Provinciale di Federcaccia Avv. Mauro Carena e la graditissima presenza del Presidente della Commissione per la Caccia della RegionePiemonte, il nostro angelo custode, Gian Luca Vignale, che ha illustrato ai presenti la strategia per contrastare il Referendum anticaccia (che come bensappiamo ha avuto esito positivo per i cacciatori piemontesi ) e che non finiremomai abbastanza di ringraziare per l’impegno e la costanza dimostrata in questalunga battaglia. Ottimo successo della lotteria svolta durante la serata, graziealla disponibilità dei vari sponsor, in particolare di una nota agenzia di viaggi di Orbassano che ha offerto come 1° premio, un Weekend per 2 persone in unanota località turistica siciliana ( per la cronaca vinto da un ns socio di Rivalta di origini siciliane).Ottimo, anche se con meno partecipanti ( 42 .. Tiratori ) lo svolgimento dellagara sociale di Tiro al piattello alla cacciatora, che si è tenuta presso il campet-to di tiro a volo “ LA FRANCA DI PRALORMO” , con a seguire un ricco “pranzocampagnolo ” ottimamente preparato da Rocco, con l’aiuto di Spartaco, Anna,Wally e Rossana, che vogliamo ringraziare pubblicamente da queste pagine.

Un cordiale arrivederci al prossimo anno.Il Direttivo

VILLAFRANCA: SI FA FESTA GIORNO E NOTTEÈ Pasquale Pionelli di Rivarolo Canavese il vincitore della gara diurna di tiro a volo svoltasi a Villafranca Piemonte il 9 e 10 giugno. A lui è andato il trofeomesso in palio dalla locale sezione comunale. Una giornata che ha saputo unirel’aspetto sportivo con l’unione e l’amicizia. Una quarantina i “tiratori” che si sonodati battaglia per vincere il ricco montepremi di monete d’oro. Nella gara not-

turna invece a salire sul podio è stato il sig. Tosco, vincitoreper il terzo anno consecutivo.Quindi buono il successo dellamanifestazione sicuramente da ripetere. Un ringraziamentoa quanti hanno reso possibile il buon svolgimento della gara, e arrivederci a VillafrancaPiemonte a giugno 2013.

Gianfranco BOTTANO

ROSTA: LA FESTA DELL'ESTATELa Sezione Comunale Federcaccia di Rosta, con un proprio stand, ha rinnovatol'appuntamento partecipando alla festa dell'estate che si è tenuta il 23 giugno2012. Abbiamo riproposto un collaudato e apprezzato piatto unico “polenta e cinghiale” cucinato con una ricetta elaborata dalla signora Marisa moglie di un nostro socio. La polenta è stata cucinata al momento dal nostro sempreattivo gruppo di soci. Notevole successo per i salami di cinghiale di produzioneartigianale. A coronare in dolcezza la serata i famosi “babà al rum”. Anche in quest'ultima festa il successo ha superato ogni aspettativa, ringraziamo tutte lepersone che hanno apprezzato la nostra cucina e un arrivederci al prossimo anno.

Il Presidente F.I.d.C. Rosta

Moreno BLE'

ENTRATECONTRIBUTI 64.492,00

QUOTE 111.707,00

ALTRE ENTRATE 4.849,00

TOTALE ENTRATE 181.048,00

USCITESPESE GESTIONE TERRITORIO 33.490,00

SPESE OPERATIVE E GESTIONE 303,00

RISORSE UMANE 60.283,00

DANNI 83.700,00

SPESE ACQUISTO E USO DEI BENI 40.201,00

SPESE INFORMAZIONI 1.677,00

SPESE DI FUNZIONAMENTO 10.224,00

SPESE OBBLIGATORIE 8.808,00

SOPRAVVENIENZE PASSIVE 1.350,00

PRESTAZIONI E CONSULENZE PROFESSIONALI 12.960,00

AMMORTAMENTI 7.504,00

TOTALE USCITE 260.500,00

Andamento della GestioneL’esercizio è stato caratterizzato da un disavanzo di esercizio nel conto economico pari a €.79.452,00.Le uscite sono state in linea con il bilancio preventivo, mentre il disavanzo deriva dai minori contributi deliberati dalla Regione.Sono stati deliberati contributi per danni per €.30.000,00, contro danni accertati per circa €.80.00,00 e contributi per fini istituzionali per €.21.000,00, contro €.58.000,00previsti. Occorre precisare che lo stanziamento deliberato per €.21.000,00 riferito ai fini istituzionali non potrà essere incassato in quanto lo stesso è previsto solamente previototale pagamento da parte dell’Ambito dei danni alle colture agricole riferiti all’anno precedente.La situazione attuale pone in difficoltà l’ATC Torino 3, rendendo problematico lo svolgimento dei propri compiti istituzionali e soprattutto la programmazione dell’attività futura.Occorrerà sollecitare pronte risposte da parte dell’Ente Regione Piemonte; in mancanza di un cambiamento l’ATC Torino 3 non sarà più in grado di svolgere i compiti assegnati. Nell’esercizio in corso l’Ambito Territoriale di Caccia Torino 3 ha svolto i compiti che la legge gli attribuisce, in particolare:

• svolgimento di tutti i compiti istituzionali assegnati dalla Giunta Regionale;

• incentivazione degli interventi per la limitazione dei danni alle colture agricole;

• riconferma dell’apertura anticipata alle specie migratorie;

• costante coinvolgimento delle parti interessate nella gestione delle zone di protezione;

• l’attuazione del piano di prelievo della specie capriolo con l’applicazione della modifica richiesta alle linee guida emanate dalla Regione si è dimostrata lungimirante inoltre, consentendo l'accesso dei cacciatori temporanei al fine di incrementare le entrate, si sono ottenuti risultati iniziali soddisfacenti;

• per quanto riguarda il risarcimento dei danni alle colture agricole l’Ambito si trova per un verso a dover pagare i risarcimenti sia con denaro pubblico che con denaro prove-niente dalle quote di sottoscrizione e per l’altro è relegato in una situazione di osservatore e di questo l’Amministrazione provinciale, responsabile delle azioni di controllo, nonpuò non esserne volutamente cosciente: non attivando le competenze del caso relega l’Ambito a svolgere un compito puramente notarile pur avendo quest’ultimo la disponibilità di poterne controllare in modo significativo l’origine .

• la partecipazione degli addetti al progetto lepre è stata positiva;

• il proseguimento del progetto per il recupero delle covate dei fagiani ha dato risultati positivi.

Prevedibile evoluzione della gestione• L’esercizio 2012 presenta notevoli difficoltà gestionali. La Regione non delibera i fondi necessari al funzionamento dell’Ambito, il quale non ha risorse autonome sufficientiper continuare l’attività. Per questo motivo è stato necessario deliberare aumenti significativi delle quote associative, inoltre sono state prese le misure necessarie a contenerei costi di gestione dell’ATC, qualora continuassero a mancare i fondi regionali: nulla pervenendo dai prossimi mesi l’Ambito opererà senza personale dipendente e ciò significherànon essere più in grado di svolgere le funzioni attribuite dalla Regione.Nel contesto generale della gestione di dovrà comunque:

• sollecitare l’Amministrazione provinciale, cui al momento sono trasferite le funzioni inerenti il controllo della fauna selvatica, ancorché ne abbia il dovere, a porre la massimaattenzione circa il controllo di tutte le specie, non esiste soltanto il cinghiale, ed i cacciatori,tutti, dovranno operare in perfetta simbiosi, nel pieno rispetto dei ruoli e senza sudditanze di sorta.

• continuare nell’attuazione del progetto lepre nella Z.R.C. di Vigone - Villafranca – Cavour;

• continuare nell’attuazione del fagiano con la tutela dei nidi e conseguente produzione fagiani;

• continuare ad operare con il massimo impegno ed attenzione alla gestione delle Zone di Protezione al fine di ricavarne il maggior quantitativo di fauna selvatica possibile da destinare al territorio venabile;

• consentire l'accesso dei cacciatori temporanei al fine di incrementare le entrate.

NO

TIZ

IE D

AL

TE

RR

ITO

RIO

- DANNI ALLE COLTURE AGRICOLE 2011 -

Specie causa del danno

Cornacchie

Gazze

Ghiandaie

Caprioli

Cinghiali

Scoiattoli

Minilepri

Prevenzioni e Perizie

TOTALI

Importo periziatoe risarcito

14.564,00

16.500,00

15.490,00

7.750,00

23.440,00

1.060,00

715,00

4.180,00

83.700,00

4