ciò d- dicat eri s re lisci p a in i tai pato di dasfreq ... cui i soldi degli enti resteranno in...

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• Nuova serie - Anno 21 - Numero 18 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 21 Gennaio 2012 SOCIETÀ Ai tedeschi non bastano più würstel e birra Giardina a pag. 14 IMPRESE USA Tre donne sono al top dell’hi-tech Galli a pag. 13 30 MILA STUDENTI Boom del cinese nelle scuole francesi servizio a pag. 14 * con guida «La manovra Monti» a € 6,00 in più; con guida «Le società di comodo» a € 6,00 in più; con guida «La riforma delle pensioni» a € 5,00 in più; con guida «La manovra iscale di Monti» a € 6,00 in più; con guida «Le 4 manovre del 2011 + la inanziaria del 2012» a € 6,00 in più; con «Guida agli strumenti inanziari derivati» a € 7,90 in più QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it 90 secondi La rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20) Liberalizzazioni/1 - Pro- prietà industriale, class action e appalti: arriva il tribunale delle imprese Ciccia a pag. 32 Liberalizza- zioni/2 - Per fi- nanziare le opere pubbliche i co- muni potranno emettere bond Cerisano a pag. 33 Liberalizzazioni/3 - Iva, l’impresa raggiunta da un avviso può esercitare la ri- valsa Poggiani a pag. 35 Revisori - Per i morosi al via il procedimento di so- spensione dal registro. Ven- timila gli interessati, lettere in arrivo Stroppa a pag. 40 Documenti/1 - La bozza di decreto leg- ge sulle liberalizza- zioni www.italiaoggi.it Le professioni scampano alle libera- lizzazioni. Arrivano nuovi adempimenti come l’obbligo del preventivo scritto da rilasciare al cliente sulla prestazione richiesta e della polizza assicurati- va sui danni eventualmente causati dall’esercizio dell’attività. Tuttavia le specificità del comparto restano intatte. La contrattazione delle tariffe, infatti, resta libera (come accade dal 2006) e il giudice chiamato a liquidare un com- penso potrà prendere come riferimento i tariffari. È quanto previsto dal decre- to sulla concorrenza approvato ieri dal consiglio dei ministri. Si torna al sistema di tesoreria unica per tenere sotto controllo la spesa di regioni ed enti locali Allo Stato i tesoretti dei comuni Sotto controllo le spese degli enti locali, con il ritorno al vec- chio sistema di tesoreria unica. Regioni, comuni, province, ma anche scuole e università per ef- fettuare i pagamenti dovranno rivolgersi a Bankitalia presso cui i soldi degli enti resteranno in giacenza su conti fruttiferi. Cerisano-Ricciardi a pag. 33 b g zio Incontro un vecchio amico, ber- lusconiano della prim’ora. È amministratore delegato di una multinazionale italiana. Bella azienda. Presente in 24 paesi. Un po’ appesantita dagli ultimi investimenti che però sta metabo- lizzando bene. Gli chiedo: «Come va?». «Beh, l’anno scorso è stato un disastro, per me». «Eh, la congiun- tura…». «Macché, Berlusconi! Non ne potevo più». «In che senso?». «All’estero, più di metà del mio tempo dovevo dedicarlo a come si pronuncia bunga bunga e se era vero che B. se ne faceva tante. E come riusciva a governare con quel ritmo. Adesso, finalmente, mi in- terrogano solo sul mio business. È un sollievo, credimi. Come se mi avessero tolto una zavorra». DIRITTO & ROVESCIO IL Giornale dei professionisti * * * Professioni, mica male Il governo ha imposto le liberalizzazioni ma con un compromesso che tutto sommato rispetta le specificità dei liberi professionisti Marino a pagina 30 QUOTE LATTE Mucche che non muoiono mai: per i carabinieri, Agea ha falsato i dati Chiarello a pag. 23 ll l d d l l Paul Samuelson, premio No- bel per l’economia, nonché pro- fessore ad Harward, vent’anni fa, disse a ItaliaOggi: «La vedo molto brutta con l’euro per il semplice fatto che l’unione mo- netaria non consente all’Italia di avere più una moneta a un livel- lo tale da sostenere la competiti- vità del suo settore industriale». Samuelson disse al nostro Paolo Madron: «Ho scritto più volte che sposarsi è facile ma è più diffi- cile avere un matrimonio felice. Il deficit è importante, certo, ma è altrettanto importante che la struttura dei costi dell’export resti competitiva». I creativi spiegano perché il giallo di ItaliaOggi funziona Giannella a pagina 17 L’euro strozzerà l’Italia: lo previde 20 anni fa su ItaliaOggi il premio Nobel Samuelson v d t n « t p v c r t u a LIBERALIZZAZIONI Le edicole venderanno altri prodotti e faranno sconti Secchi a pag. 19 e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURA da pag. 23 da pa 23 2 LUNEDÌ CON IO7 LUNE € 2,50 Lunedì 23 Gennaio 2012 ML[email protected] C www.italiaoggi.it Sette IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE IN EVIDENZA Primo piano/1 -Stra- da in discesa per chi sceglie la «via spagno- la» per diventare av- vocato. I paletti degli ordini nel mirino della Cassazione e dell’Antitrust Primo piano/2 -Il fallimento civile raddoppia. La commissione Giustizia del Senato approva il ddl che si sovrappone al decreto legge 212/2011 in conversione Fisco -Scade il 31 gennaio il termine per la trasmissione dello Spesometro 2010. Istruzioni last minute dal fisco La superlenzuolata del governo Monti, ricca di libera- lizzazioni ma anche solo di immagine, potrà davvero determinare lo sviluppo di cui l’Italia ha estremo biso- gno per salvarsi? Non pochi ne dubitano. Non per mancanza di serietà dell’azione del governo e non perché le liberalizzazioni non siano da fare, ma per il fatto che a provocare la recessione non sono in maniera significativa i cartelli e le inefficienze delle categorie e dei servizi a cui si rivol- gono le liberalizzazioni, bensì la mancanza di fiducia dei consumatori e le ridotte disponibilità nelle loro tasche dopo la crisi finanziaria del 2008 e la crisi drammatica del debito degli Stati del 2011, con le conseguenti mano- vre di prelievo fiscale, inclusa quella del governo attua- le, più dura di tutte le altre. Certo, tagliare il cartello del gas o dei servizi bancari continua a pag. 42 ORSI & TORI DI '!&$& '!%"(!# http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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• Nuova serie - Anno 21 - Numero 18 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 21 Gennaio 2012 •

SOCIETÀAi tedeschi non bastano più würstel e birraGiardina a pag. 14

IMPRESE USATre donne sono al top dell’hi-techGalli a pag. 13

30 MILA STUDENTIBoom del cinese nelle scuole francesiservizio a pag. 14

* con guida «La manovra Monti» a € 6,00 in più; con guida «Le società di comodo» a € 6,00 in più; con guida «La riforma delle pensioni» a € 5,00 in più; con guida «La manovra i scale di Monti» a € 6,00 in più; con guida «Le 4 manovre del 2011 + la i nanziaria del 2012» a € 6,00 in più; con «Guida agli strumenti i nanziari derivati» a € 7,90 in più

QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

www.italiaoggi.it

90 secondiLa rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20)

Liberalizzazioni/1 - Pro-prietà industriale, class action e appalti: arriva il tribunale delle imprese

Ciccia a pag. 32

Liberalizza-zioni/2 - Per fi-nanziare le opere pubbliche i co-muni potranno emettere bond

Cerisano a pag. 33

Liberalizzazioni/3 - Iva, l’impresa raggiunta da un avviso può esercitare la ri-valsa

Poggiani a pag. 35

Revisori - Per i morosi al via il procedimento di so-spensione dal registro. Ven-timila gli interessati, lettere in arrivo

Stroppa a pag. 40

Documenti/1 - La bozza di decreto leg-ge sulle liberalizza-

zioni

www.italiaoggi.it

Le professioni scampano alle libera-lizzazioni. Arrivano nuovi adempimenti come l’obbligo del preventivo scritto da rilasciare al cliente sulla prestazione richiesta e della polizza assicurati-va sui danni eventualmente causati dall’esercizio dell’attività. Tuttavia le specifi cità del comparto restano intatte. La contrattazione delle tariffe, infatti, resta libera (come accade dal 2006) e il giudice chiamato a liquidare un com-penso potrà prendere come riferimento i tariffari. È quanto previsto dal decre-to sulla concorrenza approvato ieri dal consiglio dei ministri.

Si torna al sistema di tesoreria unica per tenere sotto controllo la spesa di regioni ed enti locali

Allo Stato i tesoretti dei comuniSotto controllo le spese degli

enti locali, con il ritorno al vec-chio sistema di tesoreria unica. Regioni, comuni, province, ma anche scuole e università per ef-fettuare i pagamenti dovranno rivolgersi a Bankitalia presso cui i soldi degli enti resteranno in giacenza su conti fruttiferi.

Cerisano-Ricciardi a pag. 33

bg

zio

Incontro un vecchio amico, ber-lusconiano della prim’ora. È amministratore delegato di una multinazionale italiana. Bella azienda. Presente in 24 paesi. Un po’ appesantita dagli ultimi investimenti che però sta metabo-lizzando bene. Gli chiedo: «Come va?». «Beh, l’anno scorso è stato un disastro, per me». «Eh, la congiun-tura…». «Macché, Berlusconi! Non ne potevo più». «In che senso?». «All’estero, più di metà del mio tempo dovevo dedicarlo a come si pronuncia bunga bunga e se era vero che B. se ne faceva tante. E come riusciva a governare con quel ritmo. Adesso, fi nalmente, mi in-terrogano solo sul mio business. È un sollievo, credimi. Come se mi avessero tolto una zavorra».

DIRITTO & ROVESCIO

IL Giornale dei

professionisti* * *

Professioni, mica maleIl governo ha imposto le liberalizzazioni ma con un compromesso che tutto sommato rispetta le specificità dei liberi professionisti

Marino a pagina 30

QUOTE LATTE

Mucche che non muoiono mai: peri carabinieri, Agea

ha falsato i datiChiarello a pag. 23

ll l d d l l

Paul Samuelson, premio No-bel per l’economia, nonché pro-fessore ad Harward, vent’anni fa, disse a ItaliaOggi: «La vedo molto brutta con l’euro per il semplice fatto che l’unione mo-netaria non consente all’Italia di avere più una moneta a un livel-lo tale da sostenere la competiti-vità del suo settore industriale». Samuelson disse al nostro Paolo Madron: «Ho scritto più volte che sposarsi è facile ma è più diffi -cile avere un matrimonio felice. Il defi cit è importante, certo, ma è altrettanto importante che la struttura dei costi dell’export resti competitiva».

I creativi spiegano perché il giallo di ItaliaOggi funziona

Giannella a pagina 17

L’euro strozzerà l’Italia: lo previde 20 anni fa su ItaliaOggi il premio Nobel Samuelson

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LIBERALIZZAZIONI

Le edicole venderanno

altri prodotti e faranno sconti

Secchi a pag. 19

e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURAdapag.23

dapa232

LUNEDÌ CON IO7LUNE

€ 2,50

Lunedì 23 Gennaio 2012

DI MARINO LONGONI

[email protected]

Come Alice nel paese delle me-

raviglie. Chi avvia una nuo-

va attività e valuta la possibilità

di entrare nel regime fiscale dei

nuovi minimi rischia di trovarsi

di fronte un mondo fantastico,

ma un po’ irreale. Fantastico,

perché mai si era vista prima la

possibilità di versare a titolo di

imposta solo il 5% del reddito,

senza obblighi di versamento

dell’Iva e con una semplificazio-

ne contabile estrema. Un po’ ir-

reale perché in realtà si tratta di

un regime mai sperimentato, di

cui mancano però tutte le istru-

zioni applicative. Non è un caso

se più dell’80% dei quesiti giunti

dai lettori di ItaliaOggi nel corso

del videoforum del 18 gennaio

facevano riferimento proprio a

questo regime speciale partito

teoricamente dal primo gennaio,

ma che ora deve essere calato

dall’astrattezza delle norme alla

prassi completa dell’azienda. Le

prime pagine di questo numero

di ItaliaOggi Sette sono perciò de-

dicate a riassumere la disciplina

dei nuovi minimi nel tentativo di

dare una risposta ai quesiti più

frequenti.

t ualche certezza. Non

www.italiaoggi.it

Sette

IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE

IN EV IDENZA

* * *

Primo piano/1 - Stra-

da in discesa per chi

sceglie la «via spagno-

la» per diventare av-

vocato. I paletti degli

ordini nel mirino della Cassazione

e dell’Antitrust

Primo piano/2 - Il fallimento

civile raddoppia. La commissione

Giustizia del Senato approva il ddl

che si sovrappone al decreto legge

212/2011 in conversione

Fisco - Scade il 31 gennaio il

termine per la trasmissione dello

Spesometro 2010. Istruzioni last

minute dal fisco

La superlenzuolata del governo Monti, ricca di libera-lizzazioni ma anche solo di immagine, potrà davvero determinare lo sviluppo di cui l’Italia ha estremo biso-gno per salvarsi?Non pochi ne dubitano. Non per mancanza di serietà dell’azione del governo e non perché le liberalizzazioni non siano da fare, ma per il fatto che a provocare la recessione non sono in maniera significativa i cartelli e le inefficienze delle categorie e dei servizi a cui si rivol-gono le liberalizzazioni, bensì la mancanza di fiducia dei consumatori e le ridotte disponibilità nelle loro tasche dopo la crisi finanziaria del 2008 e la crisi drammatica del debito degli Stati del 2011, con le conseguenti mano-vre di prelievo fiscale, inclusa quella del governo attua-le, più dura di tutte le altre.Certo, tagliare il cartello del gas o dei servizi bancari

continua a pag. 42

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2 Sabato 21 Gennaio 2012

Il decreto sulle libe-ralizzazioni, prima ancora di essere emanato, ha suscitato proteste

che, in qualche caso non isolato, assu-mono il carattere di rivolte, soprattutto in Sicilia e in altre zone del Centrosud. L’esecutivo ha risposto che non inten-de trattare, anche se questo proposito draconiano era stato già violato in pre-cedenza con gli incontri con improbabili rappresentanze dei taxisti.

In nome dell’emergenza si può agire con decisione, ma è sempre pericoloso distruggere la funzione degli agenti di mediazione, politici o sindacali che siano. L’oscillazione tra il cedimento alle pretese di concertazione avanzate dalle confederazioni del lavoro e l’asserita rigidi-tà assoluta nei confronti di quelle del ceto medio non è ragionevole. In una democrazia matura è importante che sia il consenso sia il dissenso vengano incanalati attraverso sistemi di rap-presentanza riconoscibili. La crisi delle rappresentanze, che è anche il risulta-to di opacità democratica, non produce pace sociale, ma ribellismo incontrolla-bile. Se regge la rappresentanza politica democratica, questa può in situazioni eccezionali, surrogare l’eclisse di quella sociale. È anche accaduto, per esempio, ai tempi di Tangentopoli, il contrario, che cioè la concertazione con le parti sociali surrogasse la funzione centrale di un Parlamento delegittimato.

La situazione attuale presenta invece una sor-ta di autoannullamento

delle rappresentanze politiche associato a una permanente crisi della rappresen-tanza sociale. In queste condizioni agire senza cautele adeguate può far saltare la coesione sociale, in assenza della qua-le si possono attendere fenomeni simili a quelli che hanno caratterizzato la fase iniziale della crisi greca. La ricerca della mediazione e la costruzione del consen-so o almeno della tolleranza per le aspre misure necessarie sono una complessa funzione politica, tanto più necessaria quanto più incisive sono le riforme che

si intendono realizzare. Da questo punto di vista la situazione del governo è pericolosamente squi-librata, se non riesce a trasformare la maggio-ranza coatta che lo ap-poggia di malavoglia in

una coalizione a termine che esercita il potere reale di controllo parlamentare e di conseguenza può sobbarcarsi la re-sponsabilità piena delle misure appro-vate, esercitando una propria funzione di mediazione. Altrimenti, continuando a ottenere svogliate approvazioni con la minaccia della crisi e delle dimissioni, senza creare alcuna organizzazione del consenso, se non quella affidata alla grande stampa legata al sistema fi nanziario da cui nasce l’esecutivo, si rischia il corto circuito e l’espansione delle ribellioni.

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IL PUNTO

Un governo che non media sarà travolto dalle ribellioni

DI SERGIO SOAVE

portante che una coalizione

Il consenso della stampa

non basta

Il problema inter-nazionale oggi più delicato ed urgente è quello di riuscire ad impedire

all’Iran di Ahmadinejad di arrivare a produrre le bombe atomiche con le quali questo paese potrebbe alterare profon-damente gli equilibri in Medio Oriente, minacciando da vicino non solo lo sto-rico antagonista che è Israele («l’entità da annientare», ha detto ripetutamente il premier iraniano, evitando persino di parlare di «paese») ma minacciando an-che gli altri paesi arabi e, in particolare, l’Arabia Saudita e i suoi immensi giaci-menti di petrolio. Per non parlare degli inermi (rispetto alla po-tenza militare dell’Iran) paesi del Golfo che, gonfi di gas e di petrolio come sono, diverrebbero subito delle prede molto facili da catturare da parte di Teheran.

Sinora l’Occidente, contro il piano per la produzione dell’atomica da parte di Teheran, ha fatto molto poco. Anche perché, a fi anco dell’Iran, si sono sempre schierati la Russia (massima fornitrice di armi) e la Cina (che acquista, da sola, il 22% dell’intera produzione iraniana e più dell’import energetico di tutti i 27 paesi della Ue).

Ma, adesso, l’Occidente si è risolto a ricorrere ad un vero e proprio embargo destinato a mettere in ginocchio Tehe-ran. Perché l’embargo funzioni il più rapidamente e profondamente possibi-le sarebbe però necessario che, ad esso,

aderisse anche la Cina. Sinora invece Pechino non c’è stata: primo, per-

ché la sua industria (che cresce al rit-mo del +7% del pil contro, per rendere l’idea, il +0,3% della Germania e il -2,3% dell’Italia) ha bisogno di idrocarburi e, questi, al momento, vengono, come si è detto, dall’Iran; secondo, perché la Cina non ci sta, politicamente, a tirare le ca-stagne fuori dal fuoco per l’America.

Gli Usa, dopo le batoste, soprattut-to economiche, che hanno subito nelle guerre in Iraq e in Afghanistan, non vorrebbero fare altri onerosi passi falsi. In questi ultimi giorni, tuttavia, da par-

te cinese, sono cambiate molte cose. Infatti, pur continuando a ribadire che è contro l’embargo all’Iran, Pechino ha con-cluso un grosso accordo di fornitura di petrolio con l’Arabia Saudita che la

mette al sicuro dall’eventuale riduzione della fornitura proveniente dall’Iran.

Insomma, con questa decisione, la Cina dimostra di voler giocare su più tavoli. E siccome l’Arabia Saudita è la storica antagonista dell’Iran (e viceversa), que-sta decisione della Cina di rifornirsi di petrolio anche da Riad, indebolisce Tehe-ran. Si tratta adesso di capire se la Cina apre all’Arabia Saudita per essere sicura sulle forniture di petrolio qualsiasi cosa succeda o perché sta cambiando la sua strategia internazionale per dividersi il mondo con gli Usa.

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o il piano per mette al sicuro

Compra da essopiù petrolio che

non i 27 della Ue

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

L’ANALISI

La Cina è il solo paeseche può domare l’Iran

PUNIL PUNTO

I C O M M E N T I

DI ANDREA BEVILACQUA

Papa Ratzinger dice sì al Cammino Neocatecu-menale. Ieri, nel corso di un’udienza con 7000 par-tecipanti, è stato comuni-cato che «la Santa Sede approverà le celebrazioni che segnano questo itine-rario di iniziazione cri-stiana e Benedetto XVI in-vierà 18 nuove missio ad gentes in tutto il mondo». L’approvazione è arriva-ta dopo anni travagliati. Più volte il Vaticano aveva espresso critiche al modo tramite il quale il Cam-mino celebra l’eucaristia, principalmente per il mo-tivo che non in tutti i punti seguivano le regole gene-rali. Le autorità vaticane, a più riprese, hanno cer-cato di riportare i neocate-cumenali a una maggiore fedeltà alla «lex orandi» in vigore nella chiesa cattoli-ca. Il richiamo più forte è stato compiuto con la pro-mulgazione degli statuti definitivi del Cammino, approvati nel 2008. In essi, all’articolo 13, le autorità

vaticane hanno stabilito che le messe delle comu-nità devono essere «aperte anche ad altri fedeli»; che la comunione va ricevuta

«in piedi»; che per le lettu-re bibliche sono consentite, oltre all’omelia, solo «brevi monizioni» introduttive. A oggi, però, è cambiato poco tra il modo con cui oggi i neocatecumenali celebra-no la messa e il modo con

cui la celebravano fi no ad alcuni anni fa, quando in più si passavano di mano in mano, festanti, le coppe di vino consacrato. Ma in-tanto l’approvazione con tutti i crismi dell’uffi cia-lità è arrivata. Dicono dal Cammino: «Questa appro-vazione, che giunge dopo quindici anni di studio da parte della Congrega-zione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacra-menti, conclude il percor-so per l’approvazione del Cammino Neocatecume-nale». Nel 2008 la Santa Sede approvò la versione fi nale degli Statuti e nel 2011 la dottrina contenu-ta nei tredici volumi del Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecume-nale. Delle 18 missio ad gentes, 13 sono in Euro-pa (Albi; Nizza; Bayonne;

Tolone; Strasburgo; Lione; Anversa; Marsiglia; Lubia-na, Sarajevo; Tallin; Vien-na; Manchester) 4 in Ame-rica (tre a Boston e una in Venezuela); una in Africa (Gabon)

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IL CASO DEL GIORNO

Benedetto XVI dà il suo placet al Cammino Neocatecumenale

DI MARCO BERTONCINI

Come reagiranno Pd e Pdl alle norme della liberalizza-zione? Nel solo modo concre-tamente possibile: cercando di modifi care i testi con emenda-menti parlamentari. Saranno i berlusconiani, seguendo av-visaglie più volte emerse da Fabrizio Cicchitto, a inserirsi nelle commissioni per ottenere riduzioni, allargamenti, mu-tamenti, con la sola diffi coltà di non poter agire per aggiun-te a proprio piacere.

Il governo fi nora ha reagi-to alla mole di emendamenti piovutagli addosso nei prov-vedimenti esaminati dalle Camere operando con una certa larghezza, ferma restan-do la volontà, nella manovra, di serbare invariato il livello espropriativo delle imposi-zioni complessive. Ministri e sottosegretari hanno soven-te dimostrato di non essere addentro ai meccanismi del Parlamento. L’impressione è che, almeno talvolta, abbiano perfi no guardato al sottoscrit-tore dell’emendamento: se di maggioranza, dicevano sì; se di opposizione, sceglievano il

no, anche con qualche patetica conseguenza, come approva-re una proposta e bocciarne un’altra identica, sulla sem-plice base non dei contenuti, appunto eguali, bensì dei fi r-matari. Un’altra impressione è che talune modifi che siano state introdotte più casual-mente che ragionevolmente. E ancora: non è detto che i rappresentanti del governo avessero letto con attenzione i documenti sui quali esprimere il parere.

Va anche registrato che so-vente vengono nominati, per lo stesso provvedimento, due relatori, uno del Pd, l’altro del Pdl. Il governo deve poi concordare con entrambi le modifi che. Attraverso l’azione dei propri relatori il Pdl (e, in minor misura, il Pd) cercherà di rivoltare quanto più pos-sibile i prodotti della lunga seduta governativa. Saranno i testi a stampa a subire il reale giudizio dei partiti, non le bozze, le anticipazioni, le trattazioni generiche. Ad atti legislativi precisi si risponde-rà con puntuali modifi che di atti legislativi.

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LA NOTA POLITICA

E adesso sottocon gli emendamenti

Joseph Ratzinger

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3Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21 GennP R I M O P I A N O

Il premier mette le mani avanti: nessuno potrà dire che si sono lasciati tranquilli i poteri forti

Monti sta coi giovani (e Napolitano)Il governo approva il decreto legge sulle liberalizzazioni

DI FRANCO ADRIANO

Mario Monti non è sceso dal taxi del-le liberalizzazioni (anche se ne affide-

rà all’Autorità di garanzia dei trasporti molta parte della di-sciplina). Le farmacie, invece, (che conservano l’esclusiva sui farmaci di fascia C) cresceran-no subito di 5mila unità, i notai di 500 per ora. Scompaiono le tariffe professionali. Le ex mu-nicipalizzate si accorperanno e saranno indotte alla privatiz-zazione. Più concorrenza anche nel settore del gas. Il Consiglio dei ministri ha approvato l’at-teso decreto legge muovendosi tra il grande vecchio d’Italia, ossia il capo dello Stato Gior-gio Napolitano, ed i giovani che non sono ancora entrati nel mercato del lavoro («anche quel-li delle future generazioni»). Da queste due entità forti (non dai facili consensi: «Non ci servono, perché non ci presenteremo alle elezioni») Monti dice di trarre l’unica ragione di esistenza del suo governo. Tre i vincoli italiani che intende abbattere: l’insuffi-ciente concorrenza, la carenza infrastrutturale e la burocrazia. Il testo di 119 pagine che in que-sto momento è alla firma di Na-politano (ma il presidente l’ha

già promosso come «corposo» ed «incisivo») lascia fuori le norme sulla semplificazione della pub-blica amministrazione: materia che verrà affrontata la prossima settimana, presumibilmente con un altro decreto legge. Intanto, sul testo delle liberalizzazioni, Monti ha lodato il sottosegreta-rio alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà: «Ogni go-verno dovrebbe avere almeno una ex autorità recente della concorrenza nei suoi ranghi». Ha corretto, invece, la rotta del ministro allo Sviluppo econo-mico, Corrado Passera, che

vantava l’azione del governo forse marcando un po’ troppo la differenza rispetto al passato. Monti ha accarezzato il pelo ai partiti «che ci appoggiano in par-lamento» dichiarandosi «grato» per grande aiuto in questa fase «nel farci capire meglio aspetta-tive e preoccupazioni di diverse parti sociali». Un concetto che avrebbe ribadito più tardi inter-vistato su La7 da Lilli Gruber. Ma ai partiti il professore consi-glia di dedicarsi, come indicato dal presidente della repubbli-ca, alle riforme costituzionali (compresa la legge elettorale)

nella sede propria parlamento. Parlamento che Monti ritiene «sovrano»: «Ci sarà spazio per illustrare il provvedimento. Se ci accorgeremo che manca qualco-sa ci sarà l’occasione per farlo». Su un aspetto ha messo le mani avanti: «Nessuno potrà dire che ce la siamo presa con i poteri deboli, lasciando fuori i poteri forti». Sì, perché, il presidente del consiglio prevede che ci sa-ranno «momenti di tensione e di incomprensione», anche se spera che «il malcontento e le manife-stazioni rientrino dentro ambi-ti di civiltà». Chissà, se pensava anche alle reazioni politiche sullo stop di Passera al beauty contest per l’assegnazione delle frequenze: «Decisione che io con-divido», ha affermato il professo-re. In particolare sulle proteste di Mediaset, Monti ha detto di non vedere il perché «in un mo-mento in cui abbiamo chiesto sacrifici, una risorsa pubblica come le frequenze debba essere ceduta senza un corrispettivo». Un’altra spina per il premier è la tenuta dei suoi uomini con il caso della dimissioni del sotto-segretario alla presidenza del consiglio, Carlo Malinconico, che potrebbe estendersi ad altri componenti del suo esecutivo. La risposta di Monti è la stessa del presidente della Lombardia,

Roberto Formigoni, in meri-to alle inchieste sul Pirellone che hanno coinvolto alcuni suoi uomini, ossia si tratta di re-sponsabilità personali che tali rimangono se ci sono pronte di-missioni: «Il caso di Malinconico, che conosco nella prospettiva in cui il sottosegretario me lo ha presentato e lo ha indotto alle dimissioni», ha spiegato Monti, «non era un caso di conflitto ma di un comportamento sul quale non tocca a me esprimere un giudizio». Il premier, tuttavia, non ha risparmiato una stocca-ta alla «realtà fantasmagorica» descritta talvolta dalla stampa. A questo proposito, Monti af-ferma di non sapere nemmeno bene che cos’è la massoneria e comunque di non esserne iscrit-to: «Non saprei neanche come valutare o accorgermi se uno lo è». E conclude: «Per una persona banale e concreta come me è un concetto un po’ evanescente». Si riconosce, invece, nell’etichetta di sobrietà che gli è stata affi-biata: «Sobrio? Tutto sommato sì. Ho trovato aggettivi più of-fensivi».

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DI ROBERTO MILIACCA

Separazione della rete fer-roviaria? Aspettiamo un po’. Liberalizzazione dei taxi? Deciderà l’Autorità

per i trasporti dopo un’attenta istruttoria città per città.

Insomma, neppure è nato e già pare un po’ spuntato il pacchetto liberalizzazioni del governo Mon-ti. E tocca proprio ad Antonio Catricalà, sottosegretario alla presidenza del consiglio, e padre putativo del provvedimento, af-frontare i temi più spinosi per far capure che su certe cose bisogna prendersi un po’ di tempo. Forse, come nel caso dei tassisti, anche per ragioni di ordine pubblico.

Dopo una strigliatina datagli dal premier Mario Monti in conferenza stampa, perchè colto un po’ distratto proprio mentre veniva invitato a parlare, Catri-calà si è meritato dal Professore anche una carezza: «Ogni gover-no dovrebbe avere un’Autorità recente della concorenza nei suoi ranghi ed è stato di grande utilità per noi, dal punto di vi-sta della sua esperienza e anche per l’attività di coordinamento preparatorio che gli abbiamo

chiesto, avere con noi il sottose-gretario Catricalà».

Ringalluzito da quel compli-mento, l’ex presidente dell’Anti-trust ha illustrato la parte «resi-duale» del decreto Cresci Italia, cioè tutta quella parte di cui non avevano parlato nè il ministro della giustizia Paola Severino, nè quello della sanità, Renato Balduzzi. «Oggi vedo realiz-zata la possibilità di contri-buire a realizzare tante idee espresse da presidente An-titrust», premette, rispon-dendo all’attestato di stima arrivato da Monti. «Siamo intervenuti con provvedi-menti a tutela dei consuma-tori, togliendo granelli di sab-bia dagli ingranaggi complessi class action» e difendendoli dal-le «clausole vessatorie dei contratti di serie, di massa». Poi, l’atten-zione di Catricalà si è sposta sui dossier più caldi sul tap-peto. Sulle polizze per i mutui, per esempio, che le banche do-vranno offrire proponendo

«un menu di assicurazioni» e per le polizze rc auto «con gli agenti monomandatari che devono of-frire prodotti di più compagnie» e «una serie di norme per as-sciurare che le tariffe possano essere calmierate con sconti e franchige».

A Catricalà poi il com-pito di parlare della

liberalizzazione del le l icenze taxi. «Decide-rà l’Autorità per i trasporti dopo un’atten-ta istruttoria città per città per capire se è

necesario au-

mentare o ridurre licenze», ha spiegato il sottosegretario. Nel caso in cui i sindaci avessero deciso che ci sono troppe licen-ze circolanti, sono state previ-ste compensazioni tangibili per quelli che hanno già una licenza. Il tassista, comuqniue, «potrà essere titolare di una licenza part-time che consentirà di far lavorare, nel periodo in cui lui non utilizza il proprio mezzo, un altro tassista titolare di un’altra licenza part time».

Un capitolo sul quale invece Catricalà era particolarmente soddisfatto, è stata la previsione della costituzione di società sem-plifi cate a responsabilità limitata (ssrl), per i giovani sotto i 35 anni. «La società semplifi cata per le at-tività imprenditoriali permette a chi è privo di risorse, anche con un euro di capitale di avviare un’attività senza l’intervento di un notaio». Semplicemente, ag-giunge, «dovrà ottenere un requi-sto dal Registro delle imprese». Una grande novità, sicuramente. Non si capisce però se avrà anche una fi salità agevolata. Se così non fosse, sarebbe l’ennesima arma spuntata del pacchetto.

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Al sottosegretario è spettato illustrare le misure più spinose. Ma anche la società under35

Catricalà prende tempo sui capitolitaxi e ferrovie. Ma lancia la Ssrl

Vignetta di Claudio Cadei

Antonio Catricalà

Da pagina 30 altriapprofondimenti

sulle liberalizzazioni

di Pierre de Nolac

Liberalizzazioni,500 notai in più.

Rogito ergo sum.

* * *

Bersani: due-tre cose vanno rafforzate.

Dategli un’altra birra.

* * *

Monti non è Mattei.

Per il professorei partiti non sono taxi.

* * *

Liberalizzazionie auto bianche.

Veni, vidi, taxi.

* * *

Liberalizzazionie medicine.

Due farmacisti di 35 anni potranno sostituire uno di 70

* * *

Balduzzi: cinquemila nuove farmacie.

Più supposte per tutti.

PILLOLE

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4 Sabato 21 Gennaio 2012 P R I M O P I A N O

Tutti contro le liberalizzazioni. Tassisti e avvocati in guerra. Napolitano: riforma elettorale subito

Berlusconi aspetta una chiamata L’ex premier: la cura Monti non ha effetto, pronti a tornare

DI EMILIO GIOVENTÙ

Silvio Berlusconi aspet-ta e spera. L’attesa. «La cura» Monti «non dà frut-ti». Al momento comun-

que «non ci sono alternative», quindi il Pdl« per ora non stac-cherà la spina al governo», però sulle liberalizzazioni avverte che il Pdl non accetterà un provvedi-mento blindato. La speranza. Se la situazione dovesse precipitare, il Pdl è pronto a tornare in pista. «Ci aspetteremmo di essere ri-chiamati ad occupare le posizioni di governo che avevamo prima vi-sto che questa è la democrazia e noi siamo stati eletti». Ma per ora boccia ferme: «Se non c’è una so-luzione alternativa che promette di essere positiva, è inutile, an-diamo avanti cosi».

Anche il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, non staccherà la spina, appoggio incondizionato fi no al 2013. Fedeltà, ma col naso turato. Perché le liberalizzazioni sono giudicate troppo timide. «Su diverse materie si può fare di più e meglio e con maggiore immedia-tezza», «su due o tre cose c’è da raf-forzare in Parlamento». Risponde direttamente a Berlusconi, il lea-der dell’Udc, il terzopolista Pier Ferdinando Casini. «Penso che la cura stia dando i frutti, basta vedere lo spread di queste ore e

la credibilità recuperata a livello nazionale ed europeo. Lasciamo qualche mese in più a Monti e poi vedremo i risultati».

Napolitano, l’unico ottimista

Nella giornata delle perples-sità, l’unico ottimista è il presi-dente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lui è già oltre. Con la testa e con il pensiero alla ri-forma della legge elettorale. «Il Parlamento può impegnarsi ce-lermente sulle riforme e la legge elettorale, anche per corrisponde-re alle attese dell’opinione pub-blica». È il messaggio rivolto ai presidenti di Camera e Senato dopo gli incontri dei giorni scorsi con i leader politici.

Barricate anti-liberalizzazioni

Al termine della riunio-ne del Cdm, immediata è scattata la prote-

sta. I i tassisti hanno deciso per il blocco. A Roma e

a Napoli le si-tuazione più calde con la m i n a c c i a di blocchi del traffico. Sul piede di guerra anche i farmacisti.

L’assemblea di Federfarma

ha proclamato lo stato di agita-zione e la serrata delle farmacie. «Conosciuti i contenuti del de-creto legge sulle liberalizzazioni ve constatata la determinazio-ne del governo di distruggere la rete delle farmacie, respingono fermamente i contenuti del provvedimento e chiedono un urgente intervento del parla-mento perché siano introdotte modifi che». Oggi il programma e le modalità di svolgimento dell’agitazione sindacale decisa all’unanimità e che prevederà anche giornate di chiusura. Anche le parafarmacie alza-no la voce. «Il testo conferma e peggiora le indiscrezioni dei giorni scorsi. Non canni-

balizzateci». Durissima anche la reazione degli avvocati. Per

Maurizio de Tilla, presidente dell’Organismo Unitario dell’Av-vocatura, la rappresentanza po-litica degli avvocati, è necessario dare una risposta immediata a «questo processo di demoli-zione delle libere professioni e del sistema ordinistico» e non è escluso che si inaspriscano le proteste: «L’Avvocatura ha deli-berato iniziative clamorose con-tro le liberalizzazioni selvagge ora è ancora più indignata per gli ulteriori interventi previsti nel decreto». Anche il Consiglio nazionale forense storce il naso. «Sulle professioni misure ancora estemporanee. Pronti al confron-to per una riforma organica», in attesa di questi chiarimenti il Cnf «resta al fi anco di tutte le componenti dell’avvocatura nel-la fase di mobilitazione».

Forconi ancora su

Sarà forse più soft la protesta dei forconi, ma non del tutto fi -nita. Resta un’incognita l’atteg-giamento dei blocchi e dei pre-sidi organizzati dai movimento «Forza d’urto» e «Movimento dei Forconi», che a differenza dei «pa-droncini», continueranno a ma-nifestare ad oltranza. Palermo, come altre città siciliane è ormai in ginocchio.

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DI SERENA GANA CAVALLO

Il livello di disoccupazione cresce giorno dopo gior-no ed ancor più crescerà quando si esauriranno, per naturale estinzione, gli ammortizzatori sociali potenziati e prolungati dal passato Governo. Uno

degli scogli su cui si infranse la spinta riformatrice di Berlusconi fu il famigerato articolo 18 dello statuto dei lavoratori: si sosteneva che, per consentire alle picco-lissime imprese di crescere e creare occupazione fosse necessario sospendere il livello della massima tutela dei lavoratori per i nuovi assunti da aziende con 15 dipendenti, con una moratoria di quattro anni. Lotta epocale, scontri feroci, un po’ di redivive brigate Rosse, la tragica morte di Biagi, «tremilionialcircomassimo», ritirata finale.È bastato tuttavia che nuovamente il richiamo ad even-tuali modifiche della normativa filtrasse dalle stanze ministeriali, con immediata smentita dell’inconsapevole ministro, perché finalmente, dopo più di un decennio di lacerazioni, i sindacati italiani detti al tempo del loro massimo fulgore «la triplice», ritrovassero la mitica uni-tà, bandiera che garriva al vento negli anni del consocia-tivismo e che era ormai ridotta a brandelli dalla doccia scozzese dei governi maggioritari degli ultimi vent’anni, sostenendo che ogni intervento sul medesimo articolo avrebbe solo portato più disoccupazione. Naturalmente la immediata difesa dell’intangibile ar-ticolo, che prevede il diritto al reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa, prescinde da tutti gli studi più o meno autorevoli, da destra come da sinistra, che hanno tra l’altro dimostrato che è ormai, dati i tempi della giustizia ed i meccanismi che ne discendono, è il costo del licenziamento una remora molto più forte dell’articolo in sé. Studi che hanno inoltre sottolineato come il dilagare del

lavoro precario come unica forma di flessibilità occupa-zionale legalizzata, abbia ormai alimentato la crescita di una moltitudine di minus habens in termine di diritti che , unita appunto ai dipendenti di piccole e piccolissime imprese, supera di gran lunga il numero dei lavoratori protetti dall’articolo 18. Va tuttavia sottolineato che un mercato del lavoro rigi-do è quello che nell’opinione di molti economisti ha più difficoltà nella ripresa occupazionale dopo fasi criti-che provocate da fattori esterni, come è evidentemente quella che stiamo vivendo. Infine, altri autorevoli studi hanno affermato che, a fronte di un contesto ormai molto deregolamentato sul versante della precarietà e di una incidenza che non appare fortemente dirimente(fatta salva la situazione di cui sopra) né nel creare né nel sottrarre occupazione, la difesa ad oltranza, pressoché automatica del contestato articolo che scatta nelle orga-nizzazioni sindacali, ha fondamentalmente un valore ed una motivazione essenzialmente simbolici.È tuttavia ormai evidente che anche l’attuale Governo, tecnico e riformatore, preferisce di gran lunga lottare contro altri soggetti che andare a svegliare l’articolo 18. Alcuni, riservatamente, dichiarano che da uno stu-dio tecnico/apotropaico commissionato all’uopo, si è rilevato essere l’articolo 18 assolutamente da evitare per qualsiasi Governo aspiri alla durata ed alla effet-tiva riuscita delle propria opera in quanto portatore recondito del numero demoniaco che i satanisti trac-ciano sui muri dei cimiteri violati e delle chiese scon-sacrate. In effetti, dopo una verifica di altri tecnici si è confermato che 18 è uguale a tre volte sei, per cui le riforme del mercato del lavoro si occuperanno di ogni altro aspetto, ma per l’articolo 18, come peraltro già in qualche modo ufficialmente dichiarato, il discorso finisce qui.

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PERCIÒ FA FINTA DI NON SAPERE CHE SIA UN PROBLEMA PER LO SVILUPPO

Il governo sa che chi tocca l’articolo 18 resta fulminato

La protesta dei tassisti contro le liberalizzazioni

Silvio Berlusconi

Come gli artisti, che secondo Francis Scott Fitzgerald pos-sono abbracciare contempora-neamente due punti di vista

inconciliabili e darsene pace, anche la Buonanima può (anzi deve) spaccarsi a metà, abbracciando due ragioni politiche contrapposte in quest’ennesima curva a U del marasma italiano. Né l’esperienza imprenditoriale né le serate eleganti di Palazzo Grazioli l’avevano preparato a simili salti nel cerchio di fuoco con pie-gamento e oplà finale.

Ma è così che adesso stanno le cose, e non c’è modo di cambiare il quadro poli-tico, specie con le tradizionali astuzie da teatrino (direbbe lui) parlamentare. Alla Buonanima tocca, da un lato, non soltan-to appoggiare, ma appoggiare «con leal-tà», sull’attenti e senza riserve, il governo bocconiano, mentre dall’altro lato, se vuo-le conservare un minimo di consenso da spendere alle prossime elezioni, nel 2013 o quando saranno, non può che prenderne le distanze.

Gli tocca votare in aula per Monti e i suoi ministri e criticarlo nelle dichiarazio-ni pubbliche, sia uffi ciose che uffi ciali. Con una mano, la Buonanima preme il pulsan-te che approva le liberalizzazioni, di cui i suoi elettori (liberali per modo di dire) non vogliono sapere, mentre con l’altra mano sventola la bandiera dei taxisti in rivolta, quando non addirittura il forcone dei con-tadini siciliani ribelli.

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PER UNIRE OBIETTIVI INCONCILIABILI

L’oplà finaledella Buonanima

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5Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21 GennP R I M O P I A N O

Ciò vuol dire che se un’impresa paga il dovuto è già tecnicamente morta. Altro che occupazione

Il total tax rate è arrivato al 68,6%E dov’è una Thatcher per contrastare i disegni della Merkel?

DI RICCARDO RUGGERI

Negli ultimi due mesi ho letto tutto il possibile sulla Grande Crisi, pas-sato, presente, futuro,

ne ho discusso con i miei amici economisti, soprattutto l’ho fatto con i miei fornitori (pescatore, macellaio, barbiere, salumaio, panettiere, ristoratore). Tento una sintesi per un cittadino co-mune, come me. I tedeschi, che dieci anni fa avevano le pezze al culo, si sono arricchiti grazie all’euro (nella bilancia dei paga-menti a loro tutto il surplus, agli altri tutto il deficit), ora vogliono fare i «padroni» senza assumersi costi e responsabilità. Se fossero seri si siederebbero al tavolo con gli altri 16, direbbero la verità (non vogliamo pagare i vostri de-biti, punto) e, di comune accordo, abbandonare l’euro; rimarrebbe l’Europa dei 27 come zona di libero scambio, loro riavrebbero il mitico marco, noi la simpatica liretta, cesserebbe questa insop-portabile angoscia.

Mi terrorizzano quelli che mi vorrebbero tedesco, non ho di-menticato la storia, non mi ver-gogno a pensare che, da sempre, i tedeschi vogliono mettere in gi-nocchio gli altri paesi, un tempo con gli alamari, ora con lo «spre-ad», per costituire, a costo zero,

ogni volta il Reich millenario. Questo sarebbe il Quarto: a me, alla mia famiglia il Terzo basta e avanza. Sto con Andreotti: «Amo talmente la Germania che la pre-ferirei divisa».

Purtroppo, a fronte di un’ot-tusa ma scaltra Cancelliera, gli altri paesi sono rappresentati da personaggi gradevolmente colti, però o miti, o complessati, o vili, mentre ci sarebbe bisogno di le-ader veri, come la Thatcher. Per-sino il «kapò» Shulz ha ammesso che questi frenetici incontri eu-ropei sono tutta una sceneggiata tedesca per degradarci a livello di servi, come hanno fatto con gre-ci e portoghesi. Quando avremo perso, a loro favore, le quote di mercato di loro interesse, liqui-dati a prezzi di saldo tutti i gio-ielli di famiglia, ci concederanno di diventare «liberti europei». La profezia dello storico Niial Fer-guson sull’Italia del 2020, nata come scherzo intellettuale, si fa sempre più concreta: 25% pen-sionati, 20% disoccupati, i rima-nenti servitori estivi dei turisti tedeschi impossessatisi delle loro seconde case. E in Italia cosa sta succedendo? Dopo un paio di mesi abbiamo capito che i Profes-sori-Banchieri sono come gli altri, confermano il bando di aglio e ci-polle dalla cucina di Palazzo Chi-gi, aumentano fantozzianamente

le tasse: con loro siamo arrivati (grazie Professor Ricolfi, solo i suoi dati sono limpidi) al 60%, che diventa il 68,6% di «Total Tax Rate» per le imprese. Man-dano uno squadrone di lancieri sulla neve per scoprire ovvietà, dettano comunicati stampa circa gli scontrini fi scali di un ignoto zampone, insomma ridicole azio-ni mediatiche, stigmatizzate per-sino dall’immarcescibile Visco.

Le liberalizzazioni sono di grana grossa, fatte, senza dirlo esplici-tamente, per inventarsi posti di lavoro inutili e di bassa qualità (tassisti, neo farmacisti, ecc), per piazzare qualche scatola nera e poco altro.

Possibile che nessuno abbia detto loro dove occorrerebbe spendere intelligenza, determi-nazione, durezza? C’è un 25-30% del territorio nazionale dove le leggi e le regole non valgono, la moneta non è l’euro, ma «l’euro sud», il canone Rai, il bollo auto, l’Rca, le norme igieniche, di sicu-rezza, antinfortunistiche, non si sa neppure cosa siano. La «trac-ciabilità» vale per i pensionati e per il Nord, non certo per «l’euro sud». E i Sindacati? Tacciono, perché alla prima mossa «scom-posta» (imporre i mitici «diritti»), in Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, molte centinaia di miglia-ia di posti di lavoro salterebbero. Tutti fi ngono di non saper che il 25-30% del nostro PIL, se dovesse pagare il 68,5% di imposte (as-surde, per mantenere un milio-ne di impiegati pubblici inutili), evaporerebbe di colpo. Si capisce l’imbarazzo del Governo, appli-care «la legge è uguale per tutti» in quei territori signifi cherebbe «militarizzarli»: non l’hanno fatto i predecessori, lo tentò Mussolini, col Prefetto Mori, ma fece subito

retromarcia. Meglio colpire i tas-sisti brutti e cattivi e enfatizzare fi nte liberalizzazioni.

Se questo è il contesto, e lo è, che fare? L’Italia è da tempo un paese (culturalmente) statalista-pauperista. Statalista perché tutti invocano il sostegno dello Stato, anche quando la preca-rietà della situazione è connessa alle regole del gioco. Pauperista perché sta montando una sorta di disprezzo, sobrio-professorale, verso chi ha un reddito autono-mo, indipendentemente da come tale reddito sia stato costruito. E’ inaccettabile che chi onestamen-te, e solo grazie al suo talento, alla sua dedizione, ha un reddito sul quale ha pagato regolarmente le tasse, debba essere violentato in termini morali e mediatici.

Auguriamoci che questi Profes-sori-Banchieri, dai limiti tipici de-gli intellettuali colto-presuntuosi, ricchi di confl itti d’interesse «in-tellettuali», capiscano che hanno «imboccato la strada sbagliata», che i cittadini italiani non sono zombi miti e sorridenti come recitano i loro algoritmi socio-culturali, ma individui normali, di normale intelligenza, dal sesso risolto, a volte persino ricchi di humor anglosassone e di sobrietà teutonica.

[email protected]© Riproduzione riservata

DI ALESSANDRA RICCIARDI

Anche questa volta ha colpito. La ca-sta dei grand commis, direttori ge-nerali, capi dipartimenti, segretari generali, insomma l’alta burocrazia

dello stato con cui sempre ogni governo deve misurarsi, a volte per soccombere, si è ripresa la libertà di trattare sulla parte economica degli incarichi assegnati dai vertici politici. Ovviamente per aumentarli. Come? Agendo sulla voce variabile dello stipendio che è lega-ta a posizione e risultato e che uno dei tanti decreti correttivi dei conti pubblici dell’ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti, aveva congelato, fermandoli al contratto in godimento di chi deteneva prima la stessa funzione. A sbrinare i salari è una normetta che è spuntata nel decreto liberalizzazioni, o almeno nel testo del decreto che è entrato al consiglio dei ministri, provvedimento che fino a ieri sera risultava ancora nelle mani dei tecnici per le ultime correzioni formali dopo l’approvazione. La norma è affogata all’in-terno di un articolo, nella bozza il numero 63, sotto il titolo III: «Europa». É un articolo che, per adempiere alla direttiva europea sui pagamenti delle amministrazioni pubbliche alle imprese, raschia il fondo del barile pur di ridurre i tempi vessatori che la burocrazia italiana pratica nei confronti dei creditori, cercando così di venire incontro alle aziende in difficoltà. Al comma 8, si precisa che «al fine di assicurare alle pubbliche amministra-

zioni la massima flessibilità organizzativa, le stesse possono derogare a quanto previ-sto dall’articolo 9, comma 2, ultimo periodo, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78». É l’articolo sul contenimento delle spese in materia di impiego pubblico, che introduce anche il taglio per gli stipendi che sforano i 90 mila e i 150 mila euro. E che nell’ulti-ma parte afferma che «i trattamenti eco-nomici complessivi spettanti ai titolari degli incarichi di-rigenziali, anche di livello generale, non possono essere stabiliti in misura superiore a quel-

la indicata nel contratto stipulato dal prece-dente titolare ovvero, in caso di rinnovo, dal medesimo titolare». Il decreto liberalizzazio-ni fa salvi i tagli, ma ripristina la trattativa sul compenso complessivo dei dirigenti. La parte variabile consente allo stipendio di un direttore generale di un ministero, per esempio, di oscillare dai 140 mila euro annui ai 180 mila: ora torna ad essere oggetto di trattativa, a patto però di assicurare la neu-tralità finanziaria, precisa il decreto legge, che indica eventuali compensazioni a carico del fondo per la retribuzione di posizione e di risultato o di altri fondi interni all’ammi-nistrazione di appartenenza. Già, i fondi per le contrattazioni aziendali a volte possono essere anche molto capienti perché il perso-nale che ne può usufruire è diminuito, grazie ai pensionamenti, ma i finanziamenti sono

rimasti sempre gli stessi. Di pubblico impiego il decreto libe-

ralizzazioni non si sarebbe dovuto occupare per niente, vista la scel-

ta del governo di fare un suc-cessivo provvedimento ad hoc, probabilmente già la prossima settimana, sulle semplifica-zioni che dovrebbe contenere anche altre misure, per esem-pio quelle sulla scuola. La re-gia degli interventi toccherà a

Filippo Patroni Griffi , ministro della Funzione pubblica.

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Una normetta consente a direttori e capi dipartimento di trattare sui propri compensi

Schiaffo a Tremonti, salta il tettoI dirigenti si scongelano gli stipendi

Filippo Patroni Grifi

Angela Merkel

Roberto Maroni ha vin-to la battaglia contro Marco Reguzzoni: sarà Giampaolo Dozzo il nuo-vo capogruppo della Lega Nord a Montecitorio. Ad annunciarlo, sulle pagine del quotidiano leghista la Padania, è il leader del Carroccio Umberto Bos-si. Per il Senatur, Dozzo è «uno che è nella Lega da tanti anni e che aveva fatto bene assieme a Zaia quando era sottosegreta-rio all’Agricoltura». Ori-ginario della provincia di Treviso, 57 anni, Doz-zo è deputato alla quinta legislatura, già sottose-gretario alle Politiche agricole. Una scelta che potrebbe portare a una sostituzione di Federico Bricolo, veneto e inviso all’anima ‘maroniana’ del movimento. Al vertice di ieri, tenutosi alla vigilia della manifestazione di Milano, hanno parteci-pato Roberto Calderoli, Rosi Mauro, Giancarlo Giorgetti, Roberto Cota, Federico Bricolo, Andrea Gibelli e lo stesso Reguz-zoni, che lascia la carica di capogruppo.

Mario Nuzzi© Riproduzione riservata

La Lega mollaReguzzoni

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6 Sabato 21 Gennaio 2012 P R I M O P I A N O

B. non sa che pesci prendere mentre il suo elettorato è sceso sotto la barra del 25 per cento

Pdl, un partito in caduta liberaCi sarà un test terribile in primavera: 11 milioni di votanti

DI MARCO BERTONCINI

C’è un motivo per il quale il Pdl non si dispera, pur essendo sceso a livelli mai prima toccati nei sondaggi:

ampiamente sotto il 25% (bisogna sem-pre ricordare che nel 2008 il risultato fu superiore al 37%, mentre il Cav ripete-va che l’obiettivo futuro sarebbe stato la maggioranza assoluta). È una ra-gione semplice: l’antipolitica, lungi dal placarsi dopo la nomina di un governo teoricamente non politico, continua a far presa, al punto che ormai, in qual-siasi sondaggio, dai due quinti a metà degli intervistati o non rispondono o annunciano di non voler votare per un partito. Il ragionamento che i pidiellini compiono è bana-le: con una massa così ingente da cui recuperare simpatie (quasi metà degli elettori), c’è modo di ritornare, se non ai fasti del 2008 (la scissione di Fli, per esempio, un proprio peso l’ha), almeno a superare il 30%. Tuttavia cozzano contro que-ste speranze alcuni dati oggettivi. A due mesi dal giuramento del governo Monti, il Pdl è ben lungi dal recuperare simpatie. Anzi, poiché vi sono sondaggi che segna-no perdite, lente ma costanti, c’è chi teme

che il partito del predellino possa ad-dirittura precipitare sotto il 20%, una soglia pericolosa non soltanto psicolo-gicamente. Il tempo, poi, sembra de-terminare una costante corrosione di simpatie dell’esecutivo, parallela, anche se ben più accentuata, alla perdita di favori registrata dal Pdl. Il problema politico profondo che travaglia Silvio Berlusconi e il segretario Angelino Alfano è di ardua soluzione: come trar-re vantaggi elettorali dall’appoggio al governo. Per ora, sembra che una parte di tradizionali e consolidati elettori del Pdl non gradisca il sostegno al governo.

Nello stesso tempo, non giungono nuovi simpatizzanti. Dei quasi

quattordici milioni d’italiani che votarono il movimento berlusconiano alle politiche, sono alcuni milioni quelli che già hanno lasciato il partito o dichiarano di vo-lerlo lasciare, per recarsi

verso il non voto o, in misura ri-

dotta, la Lega o, in piccola ma rileva-bile percentuale, il movimento che oggi incarna l’antipolitica, ossia i grillini.

Il Cav deve puntare su urne il più avanti nel tempo, per darsi una stra-tegia politica oggi mancante e richia-mare a sé una parte almeno dei troppi delusi. Il tempo, però, agisce contro di lui. I mesi che passano consentono al governo di trarre eventuali vantaggi per sé, facendo pagare le perdite ai partiti che lo sostengono. Il che è esat-tamente l’opposto di quel che vorrebbe Berlusconi: danni al governo, vantaggi alla maggioranza (o meglio, al Pdl). In-tanto, si rafforza l’ipotesi casiniana di un grande centro: se non grande, tale comunque da impensierire. I mesi che scorrono rendono sempre più fattibile una nuova operazione Dini, capitanata dai ministri più in vista politicamente (Andrea Riccardi) o istituzionalmente (Corrado Passera). Nel Pdl, intanto, si moltiplicano incertezze e dubbi, addi-rittura si fanno i conti per il dopo Ber-lusconi, si scommette sullo spappola-mento dell’attuale movimento. Tutti avvertono che Berlusconi non solo non agisce, ma addirittura non sa che fare. Nemmeno dopo la sconfi tta del 1996 il Cav si era trovato in condizioni così deboli. Intanto, premono le elezioni

amministrative, con undici milioni d’italiani che, a maggio o a giugno, andranno alle urne. Con quali esiti per un partito sfrangiato, sfi ducia-to, stanco, avvilito?

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DI PIERO LAPORTA

La stampa libera approfi tta del naufra-gio della Costa Concordia, proprietà dell’angloamericana Carnival Corpo-ration, per distrarre l’opinione pubbli-ca dal fi asco politico del governo. Ciò detto, continuare a menare il torrone col comandante Francesco Schettino fellone è fumo negli occhi non più sop-portabile. Per cominciare, è giustissimo elogiare l’uffi ciale della capitaneria di porto Francesco Maria De Falco che ha scudisciato Schettino, ma occorre una leggina che vieti di usare la parola eroe quando qualcuno svolge il suo lavoro. Visto che a tutti è piaciuta la performan-ce militare di De Falco, allora si faccia un’inchiesta seria come usava un tempo nelle caserme, fi no a Nassirya. Diciamo questo perché anche a Nassirya si tentò di gettare la croce addosso ai comandan-ti senza interrogarsi minimamente sulle responsabilità della proprietà, cioè lo Stato maggiore e il ministro della difesa. Gli articoli di ItaliaOggi contribuirono a raddrizzare la rotta dei processi. Il caso della Costa Concordia è apparentemen-te più semplice perché le responsabilità di Schettino sembrano conclamate. Oc-correrà nondimeno appurare due o tre cosette. Primo. Com’è stato selezionato, reclutato e formato questo Schettino? Secondo. Come sono stati selezionati, reclutati e formati gli altri comandanti della Carnival Costa? Terzo. Quali sono state le disposizioni sinora impartite dalla Carnival Costa per le rotte turisti-che sotto costa? Quarto. Quante volte la Costa Corcordia ha seguito rotte analo-ghe a quell’ultima fatale e quante volte la Carnival Costa fu informata? Quinto. Quali sono le disposizioni che ha impar-tito la Carnival Costa per la formazione e l’addestramento del personale di bordo delle proprie navi in caso di emergenza? Sesto. Com’è stato formato e seleziona-to il personale di bordo sia ai fi ni del comportamento in emergenza sia per comunicare nelle varie lingue coi pas-seggeri? Settimo. Qual era la quantità, la disponibilità e la reperibilità dei ma-teriali di salvataggio sulle navi Carnival Costa? Se una sola di queste domande non avesse una risposta soddisfacente Carnival Costa sarebbe corresponsabile, le autorità competenti dovrebbero riti-rare ogni licenza di esercizio e lo stato italiano dovrebbe costituirsi parte civi-le. Poi crocifi ggiamo, se è il caso, anche Schettino.

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Prima di crocifi ggere Schettino, 7 domande

DI CESARE MAFFI

Ciclicamente, viene riproposta la questione del-la destra. Non tanto sul piano politico, quanto, più semplicemente, su quello giornalistico. Vi si soffermano soprattutto un intellettuale di

area, come Marcello Venezia-ni, e un parlamentare in carica, quale Gennaro Malgieri. La più recente esternazione è co-stituita dal dolore riversato da Veneziani nel suo pezzo «Alla ex destra serve un leader per ri-sorgere», sul Giornale di ieri.

In effetti, l’antico mondo della destra politica italiana è tanto diviso quanto silente. Una minoranza continua ad agitare un’antica fi accola, mili-tando nella Destra della coppia Francesco Storace-Teodoro Buontempo. Un’altra mino-ranza ha seguito Gianfranco Fini nell’avventura di Fli. La vasta maggioranza se ne sta nel Pdl, spesso con visibile in-soddisfazione. In particolare, l’appoggio al governo Monti ri-compatta nell’insoddisfazione quasi tutti gli antichi dirigenti di An.

Di fatto, però, la destra politica è stata berlusconiz-zata. Dell’antica An poco è rimasto nel Pdl. Il partito del predellino è, in buona sostanza, la continuazione di Fi. Siamo addirittura al punto che tornano ricor-renti le voci sul proposito del Cav di sopprimere la poco gradita sigla Pdl per tornare all’antico, cioè a

Forza Italia. La linea politica del partito nel quale è confl uita la formazione storicamente interprete della destra è sempre dettata da Silvio Berlusconi, spesso adeguandosi alle contingenze esterne, che spaziano dai processi in corso ai responsi dei sondaggi.

Gli antichi colonnelli procedono senza eccessiva unità d’intenti. Hanno costitu-ito un corposo numero di fonda-zioni, guardano con attenzione alla conta in corso nei congressi periferici, ma non dispongono di un capo (come rileva Veneziani) e ancor meno di una struttura organizzata che consenta loro di pesare in maniera determi-nante all’interno del partito.

D’altro canto, l’antico capo, arrivato alla presidenza di Montecitorio, si è costruito un movimento che (pur accredita-to di una percentuale non abis-salmente distante dai risultati che, negli anni cinquanta o sessanta, raggiungeva l’allora Msi) non è oggettivamente in-quadrabile nella destra. A parte l’attuale collocazione terzopoli-stica e l’alleanza organica con

movimenti centristi (Udc) e perfi no di centro-sinistra (Api), i futuristi poco proseguono antichi temi di de-stra, dalla sicurezza ai valori nazionali.

La questione della destra, quindi, procede sfi laccia-ta, fra nostalgie poco espresse, qualche velleitarismo, la rassegnazione all’esistente. È più oggetto di discet-tazioni teoriche che di reali volontà politiche.

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ALCUNI EX AN SONO NEL PDL, GLI ALTRI SONO CON FINI CHE HA ALTRE POSIZIONI

Destra, se ci sei batti un colpoÈ priva anche di un leader che sia capace di farla risorgere

Francesco Schettino

Angelino Alfano

Gianfranco Fini

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7Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21 GennP R I M O P I A N O

E si scopre che lui avrebbe preferito afi darsi al Fondo monetario piuttosto che alla Bce

Giulio Tremonti ora vuota il saccoMa dov’eri, Draghi, con il tuo Financial Stability Board?

DI MICHELE ARNESE

Pensierini su Mario Dra-ghi, letterine alla Bce, analisi delle differenze fra Europa e Stati Uniti, e, so-

prattutto, una notizia: per l’Italia, Giulio Tremonti preferiva un aiuto del Fondo monetario inter-nazionale rispetto all’intervento della Banca centrale europea sui titoli di stato italiani. Ecco alcu-ne pillole tratte dal saggio scritto dall’ex ministro dell’Economia («Uscita di sicurezza», pagine 270, 12 euro, Rizzoli) in libreria dal 25 gennaio.

Meglio il Fmi che la Bce. «La lettera strictly confi dential inviata il 5 agosto 2011 della Bce e dalla Banca d’Italia al governo italiano» è una «lettera di apostolato fi nan-ziario, contenente un programma di governo espressamente prepa-rato dall’autorità monetaria per l’autorità politica, e scandito per tempi e contenuti di obbligata e minutamente specifi cata e calen-darizzata azione, tra l’altro richie-sta più come azione esecutiva che parlamentare, pena la reale, pur se non scritta, minaccia di nega-zione di aiuto all’Italia». «Un tipo di condizionalità simile a quella dettata in questi termini dalla Bce e dalla Banca d’Italia è infatti quella normalmente imposta dal Fondo monetario internazionale.

Ma con la differenza che questo è almeno totalmente trasparente, perché dice di poter intervenire e dice chiaro quello che deve fare. Mentre la Bce e la Banca d’Italia operano nell’occultismo: dicono di non poter fare quello che in realtà fanno, e questo potere si usa poli-ticamente, selettivamente, a con-dizione che non lo si dica troppo in giro».

Pensierini su Draghi. «Nel 2008, dopo lo scoppio della crisi fi -nanziaria, la regina d’Inghilterra, in visita alla London School of Eco-nomics, si rivolse al corpo docente con una domanda: “Voi dove era-vate?”. La stessa domanda potreb-be rivolgerla oggi ai membri del Financial stability board (Fsb)», presieduto da Draghi, attuale go-vernatore della Bce.«Perché a un certo punto il Fsb non si è fermato, denunciando onestamente la pro-pria impotenza? In realtà il Fsb ha funzionato proprio perché non ha funzionato».

Letterine a Francoforte. «Una vera Banca centrale dovreb-be infatti avere la funzione fonda-mentale di evitare che i problemi di liquidità si trasformino in pro-blemi di solvibilità. Una funzione, questa, che è vitale, soprattutto se a rischio non è una parte del sistema bancario, o l’intero siste-ma bancario, ma soprattutto se è a rischio uno Stato o più Stati».

«A differenza delle altre banche centrali del mondo, la Federal Reserve degli Usa, la Bank of Ja-pan, la Bank of China, la Bank of England eccetera, la Bce ha alcu-ne funzioni monetarie, ad esempio il controllo dell’infl azione, ma non ha la funzione principale e tipica che è storicamente e sistematica-mente propria di una vera Banca centrale: la missione di agente di governo, di garante di ultima istanza».

Le diversità fra Usa ed Eu-ropa. «Gli Usa sono uno Stato fe-derale, hanno un governo federale, hanno una moneta federale, han-no una vera Banca centrale. Per questo hanno potuto e possono in-tervenire sulle loro crisi bancaria istantaneamente e potentemente: imponendo in un giorno, con un atto, una scelta politica. La scelta di immettere nuove quantità sia di debito federale che di moneta federale». «L’Europa è certo un unico continente geografico, ha un unico mercato, ha una unica moneta, ma non è uno Stato fede-rale, non ha un bilancio federale, non ha una Banca centrale fede-rale. In sintesi, l’Europa non ha (ancora) una sola mano pubblica, una mano che nel pieno della crisi possa istantaneamente, effi cace-mente sostenere e/o sostituire la mano privata».

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DI ANTONIO CALITRI

Le Offi cine democratiche dei giovani del Pd fi orentino mettono in allarme gli assessori della giunta di Matteo Renzi attraverso i risultati di un sondaggio dove risulta che sono stati tutti oscurati dall’attivismo del sindaco. E dove denunciano che i cittadini non considerano affatto migliorata Firenze negli ultimi due anni rispetto alla giunta precedente guidata da Leonar-do Domenici.

Una doccia fredda tutta locale ma che potrebbe presto rivelarsi una trap-pola per il sindaco rottamatore che fi no ad ora ha avuto mani completamen-te libere negli affa-ri cittadini. Adesso invece, gli assesso-ri, e non solo quelli democratici che già mugugnano, potreb-bero incominciare a lavorare per proprio conto e puntare alla loro visibilità diretta piuttosto che concedere tutto al sindaco. A maggior ragione che, se Renzi se ne andrà davvero a Roma per tentare la politica nazionale entro quest’anno o al massimo per l’inizio del 2013, i componen-ti della giunta rischierebbero di non venire neppure eletti in comune tanto scarsa è la loro visibilità, a partire dal 40% del fedelissimi vicesindaco renziano Dario Nardella per fi nire addirittura al 7% dell’assessore all’ambiente Caterina Biti.

Sarà un week-end di meditazione per gli assessori di Firenze dopo che ieri sono stati diffusi i risultati del sondaggio commissionato dalle Offi cine Democratiche a Mass Media & Opinion, che interrogando 800 fi orentini ha decretato la loro invisibilità. Mentre il sindaco, in fatto di notorietà conquista il 93% dei consensi battendo il governatore Enrico Rossi con l’80% e surclassando il presidente della provincia Andrea Barducci con il 44%, i suoi assessori per i fi orentini sono letteralmente de-saparecido.

Se Nardella guida il gruppo, riconosciuto dal 40% dei fi orentini, per gli altri sono davvero dolori. Massimo Mattei, l’assessore al traffi co e noto al 30% dei fi oren-tini. Non tutti probabilmente hanno apprezzato il suo lavoro di pedonalizzazione ma almeno il suo nome è cir-colato. Intorno al 20% segue il gruppone con l’assessora al sociale Stefania Saccardi (23%), Elisabetta Meucci (21%) e Rosa Maria Di Giorgi (21%), rispettivamente responsabili dell’urbanistica e dell’istruzione, Claudio Fantoni assessore alla casa con il 19% e Cristina Giachi al 17%. Chiude la classifi ca con il 7% la Biti che però dalla sua ha l’attenuante di essere stata nominata solo all’inizio del mese.

Insomma, la giunta sparisce dietro al sindaco e visto che Renzi è pronto ad andarsene, per la maggior parte degli assessori che in due anni e mezzo non sono riusciti ad andare oltre 20 punti di notorietà, il pensiero che domina è che non ha più senso sacrifi carsi per il primo cittadino. Forse lo avrebbe avuto se Renzi si sarebbe ripresentato e magari li riconfermava in blocco, ma con la quasi certezza che non si ricandiderà e che forse abbandonerà il comune ancora prima della scadenza naturale, per molti è arrivata l’ora di darsi da fare e mettersi a lavorare in proprio.

E dovranno darsi da fare anche per correggere un’altra polpetta avvelenata, quella sulla qualità della vita durante questa amministrazione. Che per il 45% non è cambiata né in meglio, né in peggio, mentre per il 28% è addirittura peggiorata. Insomma, un doppio appello mascherato ad abbandonare il sindaco perché il tempo stringe.

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A Firenze Renzi offusca i suoiche non vedono l’ora che se ne vada

DI ISHMAEL

Democrazia difficile, come scrive An-gelo Panebianco sul Corriere della sera, la democrazia italiana non ha avuto fortuna col maggioritario, e

con le sentenze della Corte costituzionale che corrono può darsi che non le si lasci il tempo d’averne. Non c’è stato finora cartello elettorale di destra o di sinistra che per vincere non abbia dovuto scendere a patti con l’anima estremi-sta della sua parte politica (i postcomunisti ringhiosi, gli ex neofascisti esaltati, per non parlare dei leghisti smaniosi e dei giustizialisti vaneggianti, tifosi delle procure e della galera a prescindere, con o senza processo, ci siano o no le prove). Adesso, dopo la stagione francote-desca (anzi, soltanto più tedesca) dell’esecutivo bocconiano, alle grandi coalizioni politiche toc-cherà anche venire a patti con gli estremisti fiscali, presenti sia a destra che a sinistra, e decisi a strizzare la nazione fino a soffocarla pur di lasciare invariata, per ragioni sia astrat-tamente ideologiche che d’interesse, la spesa corrente. Tutte queste forze, minoritarie ma politicamente ineluttabili, e tanto più potenti quanto più radicali e accanite nelle loro pre-tese, nonché «alla perenne ricerca» (scrive Pa-nebianco) «d’una leva per rovesciare il tavolo», hanno impedito che la soluzione maggioritaria, in Italia, facesse la sua strada garantendo al paese governi stabili e coerenti.

Di qui una diffusa nostalgia del proporzio-nale, cioè del sistema che legittima lo stra-potere dei gruppuscoli estremisti e il loro primato sulle maggioranze moderate e che,

recuperato dopo vent’anni di maggioritario, restaurerebbe l’Italia neolitica della prima repubblica, tutta gruppuscoli di cacciatori di voti e di raccoglitori di tangenti che si bat-tono tra loro per il controllo del territorio. Ci sarebbe, dice sempre Panebianco, un’altra soluzione: l’alleanza (come oggi, sotto l’esecu-tivo dei prof) tra i grandi partiti di destra e di sinistra allo scopo d’isolare gli estremisti (e magari d’estinguerli, «con molta pazienza e molta vaselina», come diceva Céline).

C’è però una controindicazione: i due mag-giori partiti della repubblica, il Popolo della libertà e il partito democratico, non sono poi così moderati come amano presentarsi, né così coerenti come farebbe comodo alla nazio-ne. Finora, lasciando da parte i tempi remoti del compromesso storico, del consociativismo e dell’unità nazionale, c’è stata una sola espe-rienza di Grosse Koalition in Italia: il governo in carica, quello guidato da Mario Monti.

Ma la maggioranza politica che lo sostiene, cioè i due principali partiti più il cosiddetto Terzo polo, se da un lato ha isolato gli estre-misti, che si esibiscono nelle loro danze di guerra fuori e dentro le aule parlamentari, dall’altro lato è una maggioranza sedicente moderata al servizio d’un esecutivo fi scal-mente estremista, conservatore in fatto di spesa pubblica, e per di più non eletto ma autonominato, anzi proclamato dal Quirinale, nonché eterodiretto dalle istituzioni europee. Più che l’inizio d’un esperimento sociale, sem-bra il solito invito a lasciare ogni speranza, o noi che entriamo.

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MA È INVECE UN ESECUTIVO FISCALMENTE ESTREMISTA

Questo governo è conservatoresolo in tema di spesa pubblica

Matteo Renzi

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8 Sabato 21 Gennaio 2012 P R I M O P I A N O

Il capo dell’ufi cio automotive del Pd torinese era un leader del sindacato anticonfederale

L’esperto auto del Pd è un anti CgilIn un primo momento si era creduto in una omonimia. Invece no

DI GOFFREDO PISTELLI

Per ore mezzo Pd torine-se ha pensato (o forse sperato) in un caso di omonimia: ma davvero

il nuovo responsabile del settore auto del partito è un ex sindaca-lista giallo? Quando il segretario provinciale, Paola Bragantini, ha diramato l’altro ieri la lista dei responsabili di dipartimen-to, come racconta la cronaca to-rinese di Repubblica, si sono in-terrogati su chi fosse Giuseppe Cavallitto, un carneade a capo di un uffi cio così importante nella capitale dell’auto. E, alla fi ne, le conferme sono arrivate: alla te-sta del dipartimento automotive (l’inglese è d’obbligo anche qui da quando in Fiat regna Sergio Marchionne) c’è un pensionato che, in gioventù, di auto s’è oc-cupato eccome. Cavallitto infatti ha guidato il Sindacato italiano dell’automobile-Sida, il sindaca-to autonomo nato alla fi ne degli anni ‘50 dopo che Giulio Pastore, il segretario della Cisl di allora, con l’appoggio di Carlo Donat Cattin, il leader di Forze Nuove vale a dire la corrente sindacale della Dc, cacciò dalla Federazione italiana metalmeccanici-Fim, al-cuni iscritti che s’erano ribellati al centralismo della confedera-zione.Nuovo sindacato che fu at-

taccato duramente dalla Cisl ma soprattutto dalla Cgil, che l’accu-sarono di essere fi loaziendale, sul modello di certe unions america-ne messe in piedi dalle aziende per favorire il crumiraggio. Gial-lo, appunto, perché avrebbe fatto gli interessi di Vittorio Valletta, manager-padrone di Fiat in que-gli anni, più che dei lavoratori. Una nomea che Sida e Federazio-ne italiana sindacati metallurgici internazionale cristiana-Fismic, che venne dopo e dura tutt’ora, hanno sempre rifi utato, senza mai riuscire a togliersi di dos-so l’etichetta di «sindacato aziendale», fortemente ve-nato di anticomunismo.Ma gialla o non gialla, azien-dale o autentica che fosse la federazione dei sinda-cati metallurgici, nella Fismic stava Cavallitto. Nel gennaio del 1996 era al tavolo con i vertici di Corso Marconi (al Lingotto allora si produceva) a discute-re l’ennesima crisi. Al suo fianco c’erano Claudio Sabat-tini, segretario generale della Fiom, Gianni Italia (Fim), Luigi Ange-letti (Uilm). Indiscutibil-

mente uno competente in mate-ria sindacale ed esperto di auto ma che ha militato sotto un’inse-gna sindacale che, per decenni, per la parte sinistra del partito di Pier Luigi Bersani, è stata tabù, al pari quasi della vecchia Cisnal (ora Ugl), accusata senza tanti complimenti di fascismo. E per quanto la segretaria Bragan-tini sia giovane, essendo nata nel 1974, le biografi e la danno per iscritta all’allora Pds nel 1993 e quindi Cavallitto dovrebbe ri-

cordarlo bene. Così dovrebbe ram-

mentarlo anche Piero Fassi-no, sindaco di Torino, che nel 1980 a c c o m p a -gnava En-rico Berlin-

guer ha

portare la solidarietà del Pci agli scioperanti che picchettavano i cancelli Mirafi ori e che, qualche giorno dopo, ammutolì vedendo sfi lare per le vie di Torino i famo-si 40mila della marcia antisinda-cato. Non si sa se, fra loro, ci fosse anche Cavallitto; certamente la Fismic ha celebrato l’anno scor-so, i 30 anni dell’evento come una pietra miliare nella storia sinda-cale.Un capitombolo, quello di un ex-sindacalista autonomo alla guida di un uffi cio del Pd, che è forse davvero troppo anche per un partito che pure qualche deci-sione eccentrica l’ha presa, come quella di candidare l’industriale Massimo Calearo in Parlamen-to. E forse è un po’ troppo anche per il sindacalismo autonomo, ma questa è un’altra storia.In-tanto nel Pd torinese, qualcuno incolpa la corsa alle tessere e alle correnti: la nomina di Cavallitto potrebbe essere fi glia del peso crescente, in federazione, dell’ex-sindaco di Moncalieri, Salvatore Gallo, già leader craxiano degli anni ‘80. A lui, oggi, sarebbero ri-conducibili almeno 600 tesserati piddini torinesi, il che fa un bel 20% in grado anche di suggerire, se non di dettare qualche nomi-na. Anzi Repubblica, ci scherza sopra: Cavallitto? Uno del sin-dacato Gallo.

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Alcuni dirigenti sindacali dell’Ugl a Mirafiori e in altri stabilimenti torinesi sono passati alla Fismic. Tra gli altri Vincenzo Mie-le, ex coordinatore di Mi-rafi ori, Francesco Citraro, ex segretario provinciale della Ugl metalmeccanici, Renato Marino, ex segre-tario regionale Uglm. Ma l’Ugl ribatte: nessun esodo di sindacalisti, le persone in questione «erano già state espulse dalla nostra organizzazione», ha detto il segretario nazionale Ugl metalmeccanici Antonio D’Anolfo. Così non si è fatta attendere la replica della Fismic: «I componen-ti dei vertici Ugl metalmec-canici di Torino, che hanno aderito a Fismic non sono stati affatto espulsi dalla propria ex organizzazione ma hanno deciso, in piena autonomia e libertà, di ab-bandonare l’Ugl e di aderi-re alla Fismic».

Donato de’ Bardi © Riproduzione riservata

Mirafi ori, l’Ugl perde pezzi

DI DIEGO GABUTTI

Lilli Gruber chiede a Federico Ram-pini, corrispondente di Repubblica da New York, che cosa pensino gli americani di Francesco Schettino, comandante della Concordia. È una domanda insensata, naturalmen-te. Che cosa può sapere Rampini di quel che pensano «gli america-ni» (che sono centinaia di milioni, ognuno con una testa diversa) di Francesco Schettino o di qualunque altra cosa? Ma Lilli vuol sapere cosa pensano gli americani dell’Affaire Concordia e Rampini okay, no pro-blem. A nome di 300 milioni d’ame-ricani, serio, impettito, l’occhio forse un po’ leggermente folle, Rampini risponde che «ciò che ha colpito di più gli americani è stata la codàrdia del capitano Schettino» (codàrdia, please, e non codardìa). A nome di milioni d’italiani, o almeno di qual-che migliaio di trentini, Lilli Gru-ber approva con un sorriso e una smorfietta l’originale e imprevidi-bile risposta di tutti gli americani, dall’una all’altra costa.

* * *Se codardìa, a New York, diventa codàrdia, concòrdia diventa concor-dìa? Parlare così fa chic, è roba da serata… pardon, da salotto elegan-te, o è soltanto una forma di disles-sia (dislèssia, non dislessìa)?

* * *«Così la scienza ha mandato nello spazio il telescopio Hubble, perché

potesse catturare la luce e l’assen-za di luce dall’inizio del tempo. E il telescopio Hubble ce l’ha fatta. Così adesso sappiamo che una vol-ta non c’era assolutamente nulla — un nulla così perfetto che non c’era neanche il nulla o una volta. Ve lo immaginate? No, non ve lo immagi-nate perché non c’è nulla da imma-ginare» (Kurt Vonnegut, Ricordando l’apocalisse, Feltrinelli 2008).

* * *Uno sciacallo, quando divora un ca-davere, fa quel che deve, come tutti noi all’ora di cena: placa la fame. Persino gli sciacalli umani che dopo una catastrofe sciamano attraverso le rovine saccheggiando supermer-cati e case abbandonate in fondo si stanno soltanto guadagnando da vi-vere. Ma che dire della prima serata Rai dell’altra sera, cioè di Porta a porta e di Chi l’ha visto che apro-no, poco dopo le nove, con la stessa bambina dispersa, con la madre im-pietrita, con le parolette zuccherose di circostanza, con le fotografie del-la bimba che ritornano, implacabili come avvoltoi in volo, mentre il gior-nalismo si trasforma in necrofilia e la Rai, che pretende le si paghi il canone, in museo delle cere?

* * *Pare, dicono, si mormora, forse sì, forse no, che il Capitano Schettino, mentre mandava la Concordia a sbattere contro gli scogli, si stes-se intrattenendo con una donna, o meglio con «una moldava», membro

dell’equipaggio o, a scelta, passeg-gera clandestina. Mentre le buone vecchie tangenti d’una volta, come heri dicebamus, sembrano essere ormai tramontate per sempre, sono due le accuse che oggi vengono mosse ai nemici del popolo, politici corrotti e capitani codardi: la vacan-za a scrocco e il bunga bunga. Non basta aver provocato la morte d’al-meno una dozzina di passeggeri, tra cui alcuni bambini. Non basta aver abbandonato la nave e i passeggeri al loro destino saltando sulla prima scialuppa di salvataggio. Già così ce n’è d’avanzo, e persino Eugène Sue, nei Misteri di Parigi oppure nei Mi-steri del Popolo, si fermerebbe qui con le tinte forti. E invece no, ai marchitravaglio e alle concitedegre-gorio non basta ancora. In omaggio al moralismo da rotocalco, al per-benismo da quotidiano bacchettone e al conformismo iracondo da talk show fascista che si crede de sini-stra, il mostro ha da essere anche un degenerato, un satiro, un vizioso, un pervertito (tal quale, insomma, il Cavaliere buonanima).

* * *Non ha torto il Giornale, che pure non ha quasi mai ragione, quando scrive che «secondo la solita compa-gnia di giro, il capitano Schettino sarebbe l’emblema dell’Italia berlu-sconiana». Vero. Tutto quel che ac-cade, «secondo la solita compagnia di giro», è sotto l’ombra del Caro Estinto.

Come nei romanzi di fantascienza, l’odiosa e sinistra influenza della Buonanima s’abbatte attraverso il tempo, come una specie d’immane tsunami quantistico, sul passato del paese e del mondo, un’epoca via l’al-tra giù giù fino al Big Bang. Anche Alberto Sordi, negli anni cinquanta e sessanta, era l’emblema della fu-tura Italia berlusconiana, così come lo erano anche le ridicolaggini e gli orrori del ventennio fascista. Erano un emblema dell’Italia berlusconia-na, risalendo più indietro nel tempo, i roghi degli eretici e gli spettacoli circensi, quando i cristiani venivano dati in pasto ai leoni. E che cosa fu mai la condanna a morte di Nostro Signore Gesù Cristo se non un altro evidente ed eloquentissimo emble-ma dell’Italia berlusconiana a ve-nire? Che dite? In nome di qualche Nuova Gerusalemme bocconiana, europeista, elegante, filiforme, non si potrebbero gassare un po’ gli elet-tori (tutti evasori) di centrodestra?

* * *«Nel mondo consumistico della pub-blicità e dell’acquisto il male non è una questione morale. Il male sono i prezzi elevati, le seccature, la caren-za d’alternative, la carenza di priva-cy, il bruciore di stomaco, la perdita di capelli, le strade sdrucciolevoli» (Jonathan Franzen, Come stare soli. Lo scrittore, il lettore e la cultura di massa, Einaudi 2011).

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PARLA A NOME DI 300 MILIONI DI AMERICANI. E, A NOME DEI TRENTINI, LA GRUBER ANNUISCE. OH, YES

Rampini, cosa ne pensano gli americani? Ok, no problem

Sergio Marchionne

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11Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21 GennP R I M O P I A N O

Il sindaco-presidente Delrio: c’è una vita oltre il lavoro

Anci, negozi chiusi No alla liberalizzazione degli orari

DI GIORGIO PONZIANO

Liberalizzazioni? No, grazie. Arriva dal rappresentante dei sindaci, Graziano De-lrio, presidente dell’Anci

(l’associazione dei Comuni) la bocciatura della parte del decreto sulle privatizzazioni che riguarda l’apertura dei negozi. Il super-sindaco invita Mario Monti a ripensarci, i presidenti delle Re-gioni a rivendicare la loro compe-tenza in materia, il suo segretario piddino, Pier Luigi Bersani, a non stare a braccia conserte. Il sindaco di Reggio ha convocato (il 25 gennaio) commercianti e sindacati: «Chiederemo a tutte le parti di rispettare le festivi-tà principali, religiose e civili. Come amministratori pubblici ci occupiamo delle persone nel loro complesso, evitando di ridurle a categorie limitanti e magari contrapposte, come i produttori e i consumatori. Dignità dei la-voratori come persone, rispetto dei riposi e del tempo per la vita familiare e di relazione anche attraverso le festività, sopravvi-venza delle piccole e piccolissime imprese, occupazione sono temi che abbiamo ben presenti, quanto la consapevolezza che liberalizza-re, affermare cioè le legittime e corrette regole del mercato, non signifi ca certamente cancellare ogni regola, ignorando le concre-te condizioni di vita e lavoro delle comunità». Un fulmine a ciel se-reno perché Delrio è il politico più in ascesa del Pd: seguace degli insegnamenti di Giorgio La Pira e appoggiato dal riformismo cat-tolico alla Prodi, ha vinto la gara con Piero Fassino, nonostante il sindaco di Torino fosse appoggia-to da Bersani, per la presidenza

Anci e sta intercettando parte degli scontenti che hanno volta-to le spalle a Matteo Renzi. Il Comune di Reggio è uno dei pochi (il 20%) che in Emilia-Romagna non hanno chiesto, sulla base del-la legge regionale post-Bersani, di diventare comuni ad economia turistica o città d’arte, cioè senza limitazioni nelle aperture dome-nicali. A parere di Delrio non ce n’era bisogno perché in Italia nel commercio si è già liberalizzato abbastanza: «Libe-ralizzazione non deve essere sinoni-mo di arbitrio sog-gettivo».

Il suo braccio destro, l’assessore comunale Natalia Maramotti, alla quale ha dato una delega inconsueta, «cura della comuni-tà», rincara la dose: «Credo che liberaliz-zazione non debba essere sinoni-mo di arbitrio soggettivo, ma alla fine questo recente liberi tutti così è. La questione è rilevante: sull’altro piatto della bilancia, c’è infatti la tenuta delle relazio-ni sociali e familiari, sulle quali i tempi di lavoro, e in particolare le modalità commerciali, notoria-mente incidono».

E aggiunge che il Comune non dispera che il quadro normativo si modifi chi: «Due regioni hanno già presentato ricorso alla Con-sulta contro il decreto, che viola la competenza regionale in materia di commercio. L’Emilia-Romagna non è fra queste, ma si è fatta pro-motrice, nella Conferenza delle Regioni, di una trattativa con il governo per ottenere che sia loro restituita almeno una parte del

potere di limitare gli orari e le giornate di apertura degli esercizi commerciali».

Il categorico no del sindaco-presidente (e della sua giunta) alla liberalizzazione degli ora-ri dei negozi è una spina nel fi anco di Monti e uno schiaffo per Bersani. Mentre parte del mondo cattolico («la domenica è anche giornata di preghiera») plaude alla sortita e si schiera a sostegno di Delrio, che si ritrova

come alleati perfi no i grillini e l’Idv.

«Parliamo di lavo-ratori precari», dice Matteo Olivieri, consigliere cinque-stelle, «che con la liberalizzazione sa-ranno ancora più sfruttati, piccoli commercianti che saranno ancora più danneggiati, i lavo-ratori della filiera

della distribuzione che dovran-no rivedere i loro orari di lavoro con turni potenzialmente massa-cranti». Aggiunge Liana Barba-ti, coordinatrice provinciale Idv: «Viene da chiedersi cosa se ne fa-ranno le famiglie italiane messe in ginocchio dalla crisi di negozi aperti 24 ore al giorno, dal mo-mento che di soldi da spendere non ce n’è».

Al contrario le coop e le altre catene della grande distribuzio-ne annunciano che apriranno, infi schiandosene delle polemiche politiche. Ma a Reggio Emilia, de-creto o non decreto, gli orari dei negozi non si cambiano. Monti dovrà fare intervenire i giudici se vorrà siano rispettate le di-sposizioni appena varate.

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Graziano Delrio

DI GUIDOBALDO SESTINI

Si sono visti tutti e quattro ieri sera al pub Diavolo Rosso di Asti, nome certo evo-cativo per le primarie di centrosinistra, ma i candidati a sfidare Pdl e Lega nelle

comunali di primavera sono tutt’altro che uniti e gli abbracci sono serviti solo per le foto di rito. Ma fra il piddino Fabrizio Brignolo, il vendoliano Massimo Campaner, il dipietrista Alberto Pasta e la civica Anna Bosia, che si sfideranno domani nei gazebo e nei circoli, la competizione non è stata rose e fiori. La colpa è di Brignolo, 43enne avvocato astigiano, capogruppo Pd in comune, lanciato in una campagna spumeggiante, con un sito all’ultimo grido e curriculum vitae chi-lometrico che cita la maestra delle elementari e dettaglia le attività sportive dei due figli. Bri-gnolo, che è stato il primo segretario del partito ad Asti, forse troppo sicuro di vincere il confronto di coalizione, nei giorni scorsi ha fatto una gaffe scrivendo a qualche migliaio di elettori di centro-sinistra con buste che avevano come mittente il «sindaco di Asti».

Ovviamente un auguri, ma in un elettorato dove il politically correct è l’undicesimo coman-damento, le arrabbiature si sono sprecate.

In più, all’interno della lettera, l’avvocato ave-

va pure dimenticato, secondo quel che racconta la cronaca astigiana de La Stampa, di citare il quar-to incomodo, vale a dire la rappresentante della lista civica. A far passare da ganassa il piddino ci si sono messi poi quelli dell’Italia dei valori, facendo rimarcare l’assenza di Brignolo al teatro Splendor, quando è arrivato in città Antonio Di Pietro, ovviamente per spingere Pasta.

Per quanto sia stato poco fair, corretto dicono gli inglesi, il capogruppo dei bersaniani vince-rà facilmente contro gli alleati. Meno semplice sarà affrontare il centrodestra che (senza l’Udc) nel 2007 quasi doppiò il centrosinistra e Giorgio Galvagno divenne sindaco con più di 24mila voti contro i 13mila dell’uscente Vittorio Voglino.

In soccorso arriveranno, anche qui, le divisioni fra Lega e Pdl: la prima quasi certamente correrà da sola, con l’assessore uscente Pierfranco Verrua, il secondo pare solo certo di non voler ricandi-dare il sindaco uscente. Per trovare l’eventuale sostituto ci sono da superare anche qui le lotte che dilaniano i berlusconiani piemontesi: proprio nell’Astigiano, la presidente provinciale, Maria Teresa Armosino, è vicina ai consiglieri regionali ribellatisi al duo Enzo Ghigo e Agostino Ghiglia, ex-governatore-senatore-segretario in Piemonte il primo, deputato-vicesegretario il secondo.

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ASTI, FUOCO CONCENTRICO SUL BERSANIANO CHE PERÒ DOVREBBE VINCERE

Primarie Pd, Rissa continua

DI PAOLO SIEPI

In una nota rilanciata da tutte le agenzie, esponenti del governo fanno notare che la mancanza di liberalizzazioni blocca lo sviluppo del paese: «Lo sapete che se tutti i notai d’Italia avessero gravi problemi di infertilità, nel giro di una generazione non avremmo più notai?». Alessandro Robecchi. MisFatto.

Ma quale moldava, sarà stata la nipote di Putin. Maurizio Crippa. Il Foglio.

Dall’antifascismo all’anticomunismo fi no all’antiberlusconismo, oggi ci resta solo l’antischettinismo. Jena. La Stampa.

La considerazione di cui gode il nostro presidente del consiglio all’estero, parla da sola, se è vero, come è vero, che il giorno stesso in cui Standard & Poor’s ci decretava in serie B, la signora Merkel spendeva generose parole di ottimismo sull’esito della battaglia italiana. Prima sì che erano cazzi. Rispetto ad allora,

sembra d’essere in crociera. Andrea Marcenaro. Il Foglio.

Con la nave gonfi a d’acqua il comandante chiama la capitaneria per dire: «Tutto ok, positivo». Poi si parla di «guasto a un generatore». Minimizzare, sopire, troncare fi n che si può. Crisi? Quale crisi? I ristoranti pieni, le stive pure. L’affondamento è solo psicologico, il classico naufragio percepito. Basta non parlarne e sparisce. Infatti è la capitaneria di porto ad avvisarlo che la sua nave affonda. E allora: «Abbandonate la nave». Lui per primo, assicurando però «stavo a poppa, ora torno sul ponte, a bordo ci sono solo 2-300 persone (sono ancora tutte e 4 mila però il vero bugiardo dà sempre cifre false ma precise)». Marco Travaglio. Il Fatto.

Italo Bocchino? Un formidabile parolaio nero. Giampaolo Pansa. Corriere del Mezzogiorno.

Non sono razzista ma ci sono troppi cinesi. Bisogna far loro ap-prendere l’omosessualità. Coluche, Pensées et anecdotes (Le Cherche Midi).

Io, da giovane, andavo in San Babila, a Milano, non perché fossi di destra ma per beccare. Le ragazze di sinistra giravano con i maglioni peruviani, quelle di destra con le calze con la riga e i tacchi. Secondo voi quali erano le più attraenti? Enrico Bertolino, co-mico. Sette.

Orde di curiosi si appostano vicino alle supercars parcheggia-te nelle strade di Cervinia o di Courmayeur nella speranza di vedere spuntare i loro proprietari trascinati per un orecchio dai giustizieri dell’Agenzia per le entrate. «Credevo che non sarei vissuto abbastanza da vedere incastrato un evasore fi scale», mormora commosso un vegliardo accompagnato dai fi gli che lo hanno accompagnato sulle Alpi dalla lontana Matera, «ora posso fi nalmente morire in pace». Lia Celi. MisFatto.

Se esiste in paradiso un santo protettore della comunicazione politi-ca, deve avere un conto aperto con Pier Luigi Bersani. Da quando c’è lui alla guida del Pd, non c’è campagna, non c’è manifesto che non susciti polemiche, prese in giro e risate di scherno. L’ultimo episodio è grottesco: la nuova campagna per il tesseramento è stata colpita e affondata dal fuoco amico prima ancora di prendere il largo. Fabrizio Rondolino. Il Giornale.

Bisogna avere la consapevolezza che le utopie sono destinate a fallire quando vogliono realizzarsi. Emilia Kabakov, pittrice america-na di origine russa. Corsera.

L’ideologia è il detersivo con il quale gli Stati ripuliscono la loro fedina penale. Franco M. Scaldaferro, Aritmie del sentimento, Supernova.

Se fossi stato un altro, avrei voluto essere un altro ancora. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Domanda che tante ragazze si fanno: «Perché tanti uomini sono molto belli e altri no?». Risponde l’esperto di Dna del Foglio: «I motivi sono vari. Dispiace dirlo, ma se si hanno genitori fenomeni da baraccone, il fi glio 80% fi nisce in un circo». Maurizio Milani. Il Foglio.

Nel guadare il fi ume i muli si abbeverano, i fanti si bagnano il viso e riempiono le borracce. Paolo Caccia Dominioni, Ascari K7, 1935-1936, Longanesi.

L’inverno è la culla, non la bara della primavera. Franco M. Scal-daferro, Aritmie del sentimento, Supernova.

La lettura è una passione feroce ed esclusiva come il gioco e il terro-rismo. Carlo Fruttero. Mutandine di chiffon. (Mondadori).

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PERISCOPIO

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12 Sabato 21 Gennaio 2012 P R I M O P I A N O

Il segretario nazionale (nel senso del Veneto) della Lega non usa di certo mezzi termini

Gobbo a Tosi: non farai la tua listaIl sindaco di Treviso avvisa il veronese: se ci provi sei fuori

DI GUIDOBALDO SESTINI

Altro che stanco, altro che pronto a dimetter-si, Gian Paolo Gobbo, trevigiano, classe 1949,

segretario nazionale, nel sen-so di veneto, della Lega Nord è più determinato che mai: se Flavio Tosi, riottoso sindaco veronese, s’azzarda a fare la sua lista personale per le pros-sime comunali, lui lo sbatterà fuori dal movimento.

È il senso di un’intervista che ieri il sindaco di Treviso ha dato al Corriere Veneto. Dove ovviamente il leitmotiv sono stati proprio i suoi rap-porti col primo cittadino vero-nese. «Il problema non è Tosi o non Tosi», ha precisato Gobbo, «il problema è la coerenza del partito.

Al primo articolo dello statu-to c’è l’indipendenza della Pa-dania in modo democratico». Quella entità politica che Tosi ha più volte e apertamente di-chiarato d’essere stata supera-ta, ritenendo più importante battersi per il federalismo compiuto. Stravaganze che il roccioso segretario ha defi nito,

anche ieri, «eresie». «Possono far bene», ha aggiunto, «ma non sono nella linea del par-tito».

Quanto alla Lista Tosi, che nel 2007 ebbe il 16% dei voti, risultando la più votata nel centrodestra, con 6mila con-sensi in più di quella padana uffi ciale, secondo il Carroccio non può essere alle comuna-li di primavera, per quanto il sindaco scaligero dica da mesi esattamente il contrario. «Le liste personali, a oggi, non sono ammesse nella Lega», ha ribadito Gobbo, «se il con-siglio federale deciderà che ci si può presentare, allora sarà un altro discorso, ma noi non abbiamo dato il via libera».

Insomma per quanto sta agli organi della ex-Liga Ve-neta, Tosi non potrà rifare il suo partitino: la deroga gliela potrà dare solo Via Bellerio, ovvero il livello federale dei Lumbard. Dura lex, ha detto il segretario, che vale anche per quel giovincello del suo vice al municipio di Treviso, Giancarlo Gentilini, che ha annunciato l’altro ieri di voler-si ricandidare nel 2013, anche

a costo di «andare da solo». E sempre a Milano spettare la decisione delle alleanze, an-che per Verona, dove Tosi, ogni giorno che passa, è sempre più in rotta dal Pdl: «Le linee sono date dal movimento. Però bi-sogna ricordare che con il Pdl governiamo tre Province e la Regione».

Sullo scontro in atto fra Ro-berto Maroni e Umberto Bossi, Gobbo s’è sfi lato dalla tenzone. Molti, per la sua av-versione al maroniano Tosi, lo danno per un pretoriano del Se-natur, invece lui è «un veterano come Bossi» e pertanto non ap-partiene «a cerchi o circoli», con riferimento a quello «magico» degli intimi del Fondatore.

E forse per ribadire la sua terzietà, ha annunciato che domani, quando i leghisti sa-ranno a Milano per manifesta-re contro il governo di Mario Monti, lui «andrà a pescare la trota». Con l «t» minuscola. A meno di messaggi in codi-ce, che non sarebbero nello stile diretto del personaggio, Renzo Bossi, il Trota, non c’entra.

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la clinica degli aborti DI GOFFREDO PISTELLI

Non è passato ancora un mese da Santo Stefano e a Prato se ne parla ancora: il vescovo ha premiato una clinica privata in cui si praticano aborti. Era stato infatti proprio il giorno dopo Natale, festa del santo patrono, che monsignor Gastone Simo-ni aveva pronunciato, dall’altare del duomo, i nomi delle sei aziende scelte per lo «Stefanino», premio di recente istituzio-ne col quale si vuol tributare il riconoscimento della città alle imprese che creano lavoro rispettando le regole del mercato e della concorrenza, insomma in modo etico. E forse qualche fedele sarà sobbalzato nel sentire pronunciare dal vescovo, in quella occasione, anche il nome di Villa Fiorita, moderna clinica privata cittadina, struttura certo all’avanguardia, ma che, in convenzione con l’Asl, pratica le interruzioni volontarie della gravidanza come la legge 194/78 defi nisce gli aborti. Pratica che la Chiesa cattolica condanna duramente, fi no a celebrare ogni anno «la giornata della vita». Contro quella legge, nel 1981, vescovi e fedeli chiesero un referendum abrogativo, bocciato dal 68% dei votanti. Fece scalpore, in quel periodo, un prete brianzolo, don Agostino Cerri, parroco di Giussano (Mb) che ogni martedì suonava le campane a morto perché era il giorno che nel vicino ospedale si abortiva. Il coriaceo sacerdote andò avanti fi nché dalla Curia di Milano, allora retta dal cardinal Carlo Maria Martini, non gli dissero di smettere. Nella ex-capitale degli stracci, la vicenda è cresciuta, facendo il giro negli ambienti cattolici cittadini, fi nché la locale Asso-ciazione medici cattolici italiani-Amci ha scritto al settimanale diocesano cittadino, La Voce, una missiva di protesta, garbata ma ferma. Certo, scrivono i camici bianchi credenti, Villa Fiori-ta è una casa di cura di eccellenza, ma da qui a premiare «una struttura dove viene distrutta la vita umana all’inizio del suo concepimento», ce ne corre. Una dura presa di posizione cui il prelato, tradendo un certo imbarazzo, ha risposto, sempre attra-verso il medesimo settimanale. Monsignor Simoni, ricordando come la clinica fosse stata premiata «solo e soltanto per avere incrementato il lavoro anche con investimenti nell’innovazione tecnologica a favore della salute», ha detto di comprendere le critiche e ha rinnovato la ferma difesa della vita. Aretino, classe 1937, animatore di quelle Settimane sociali dei cattolici, fuci-ne di molti politici Dc, fondatore di un giornale, Supplemento d’anima, molto amato dalla sinistra di quel partito non solo in Toscana, Simoni non può essere certo sospettato di posizio-ne dubbie sul tema etico. Molto più probabile una svista del suo staff o, come qualche maligno ha subito ipotizzato, un tiro mancino di chi non lo ama. Quando arrivò a capo della Chiesa di Prato, qualche cattolico tradizionalista storse un po’ il naso conoscendo la sua storia e il suo interesse per i temi di politica e lavoro. Prima di lui infatti e per 37 lunghi anni, alla guida della diocesi c’era stato Pietro Fiordelli, famoso per essere stato il più giovane vescovo d’Italia e per essere stato processato a causa di un’omelia un po’ fumantina in cui aveva dato di «concubini e di pubblici peccatori» a una coppia pratese che aveva osato sposarsi solo civilmente. Dallo stesso altare, 56 anni dopo, si è premiata una clinica abortista. Non per modernismo ma solo per errore. Gli ultrà cattolici si mettano l’animo in pace.

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Il vescovo di Prato premia

DI BARTOLOMEO SCAPPI

Villa Poniatowski – Inaugurazione della romana villa Poni-atowski senza il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi: lo aspettavano decine di archeologi, architetti e studiosi, arrivati nel Museo nazionale etrusco di villa Giulia anche per salutare Anna Maria Moretti, archeologa di chiara fama, da qualche giorno in pensione. Comunque, Ornaghi è stato rappresentato dal capo della segreteria del ministero, Claudio Santini. N.C.

Würth – Questa mattina nell’Art Forum Würth di Capena verrà inaugurata una mostra dedicata a Christo e Jeanne Claude, una coppia che ha segnato l’arte contemporanea. Cento opere tra oggetti, disegni e collage appartenenti alla collezione Würth, una delle più importanti nel mondo: da festeggiare con un brindisi. Voto 7+

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CONVEGNI E BUFFET

Gli stati generali del turismo sono partiti male. Il presidente della provincia di latina, Arman-do Cusani, ha evidenziato che «tra i primi atti dell’assessorato al turismo della regione Lazio fi gura la cancellazione dai territori provinciali dopo 76 anni di storia delle Aziende di promo-zione turistica». L’assessore Zappalà, secondo quanto riportato da Cusani, dice che sono state cancellate «per esigenze di ri-sparmio fi nanziario e presunte inadempienze delle Province e che ingloberà tutte queste com-petenze nell’Agenzia regionale per il turismo, che ha sede a Roma». Provvedimento adotta-to nel momento in cui si stava perfezionando un lungo e fati-coso percorso di decentramen-to amministrativo che prevedeva, tra l’altro, il trasferimento delle funzioni delle Apt in capo alle Province.

All’Agenzia regionale per il Turismo, che sarà costituita da circa 90 persone, sono state già as-segnati oltre 2,5 milioni di euro per le annualità 2011 e 2012. Dove sta il rispar-mio? La vicinanza al cittadino? Le soluzioni in tempi rapidi? Questo nuovo istituto compor-terà un aumento di spesa ab-norme e un accentramento ro-manocentrico inaccettabile, che allontana i servizi istituzionali e turistici sia dal territorio che dagli operatori economici. Altro che effi cientamento e risparmio fi nanziario!

Inadempienze si riscontrano anche sul «fi nan-ziamento destinato alle opere di riqualifi cazione e accessibilità ai litorali dei comuni costieri che ammonta a 48 milioni di euro, dei quali 23 asse-gnati ai comuni costieri della Provincia di Latina. In realtà tali fi nanziamenti a tutt’oggi non sono ancora arrivati a destinazione. Senza parlare della produzione di leggi e provvedimenti regio-nali che hanno fortemente penalizzato i comuni

e gli enti territoriali della Provincia di Latina, poi il piano regionale del turismo triennale, le cui risorse annuali ammontano allo 0,12% delle en-trate, ovvero a 21 milioni di euro su 189 miliardi di cui ne sono stati impegnati solo 6. «Sul Porto Canale di Rio Martino», ha affermato Cusani, «i lavori appaltati per la messa in sicurezza della bocca di accesso al canale costituiscono un primo

stralcio dell’insieme delle opere di ingegneria idraulica per un importo stanziato dalla Provin-cia di Latina di 2.727.492. La Regione finanzierà 711 mila euro, un’elemosina contro i 6 milioni di euro del ministero del turismo (grazie all’onore-vole Tajani) e altri 681 mila € saranno stanziati sempre dalla

Provincia». Nell’elenco sono poi compresi gli in-terventi di riqualifi cazione e sviluppo sostenibile per il lago di Sabaudia, il piano per la mobilità comprensoriale e lo sviluppo del turismo soste-nibile (Fondi, Sperlonga, Monte San Biagio), la promozione e lo sviluppo delle vie del mare, il

piano integrato di sviluppo dell’economia del mare e, dul-cis in fundo, il «Patto territoria-le provinciale per lo sviluppo». A tal proposito sono oltre 400 le proposte progettuali pervenu-te che prevedono investimenti privati per circa 600 milioni di euro. Il dato fi nale è stato rivolto al miliardo di euro che

il turismo produce come Pil, ai 21.838.000 di tu-risti che arrivano ogni anno in provincia di La-tina, alle oltre 18 mila unità fi sse e alle 24 mila stagionali che lavorano nel settore e all’aumento delle 300 unità nel comparto nel 2010. Progetti, atti concreti e interventi sui fondamentali senza il becco di un quattrino dalla Regione».

Everardo LongariniPortavoce del presidente della provin-

cia di Latina Armando Cusani

PROVINCIA DI LATINA

Turismo, con l’agenzia non si risparmia

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Cusani critica il cam-bio di rotta della

regione che dopo aver sopresso le Apt non ha trasferito le loro com-petenze alle province

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Dito puntato controgli scarsi fi nanziamenti regionali insuffi cienti

per concretizzarei piani di sviluppo

del settore

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13Sabato 21 Gennaio 2012ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

Ginni Rometty (Ibm) si aggiunge a Meg Whitman (Hewlett-Packard) e a Ursula Burns (Xerox)

Tre donne sono al top dell’hi-techGuidano le imprese americane più tecnologiche al mondo

DI MASSIMO GALLI

Donne top manager ai vertici delle più impor-tanti imprese mondiali dell’hi-tech. L’ultima

in ordine di tempo è Ginni Rometty, da inizio anno am-ministratore delegato di Ibm, che ha raggiunto altre due col-leghe: Meg Whitman, al timo-ne di Hp, e Ursula Burns che guida Xerox.

Tre esempi di donne che han-no fatto una carriera brillante grazie alle loro capacità e alla loro determinazione. Un percor-so irto di ostacoli, anche se pian piano il gentil sesso si fa strada nelle grandi aziende mondiali. I risultati sono migliori negli Stati Uniti, dove 18 dei 500 maggiori gruppi industriali sono diretti da donne rispetto, per esempio, alla Francia, dove nessuna donna è al vertice delle 40 imprese più capitalizzate in borsa.

Rometty è la prima donna a dirigere Big Blue e ha intenzio-ne di proseguire lungo il percorso tracciato dai suoi predecessori: in particolare, continuare a fare di Ibm un gigante nel settore

dei servizi informatici. Nei pri-mi nove mesi del 2011, l’80% del fatturato complessivo, pari a 77,4 miliardi di dollari (59,8 mld euro), è arrivato proprio dai ser-vizi e dal software. Ma Rometty ha fatto ancora meglio, deciden-do di promuovere un’altra donna alla direzione del comparto dedi-cato alla consulenza: si tratta di Bridget Van Kralingen, fi nora a capo della regione America, la più importante per il gruppo.

Meg Whitman, bionda come Rometty, non è invece la pri-ma donna a condurre Hewlett-

Packard: prima di lei si era insediata ai vertici Carly Fio-rina. Whitman riconosce che, col passare degli anni, le cose sono cambiate: quando ella si laureò, meno del 20% degli studenti era di sesso femminile, mentre ora le donne hanno raggiunto lo stes-so numero dei colleghi maschi. Di conseguenza, la loro percen-tuale tra i dirigenti d’azienda aumenta sempre più. Whitman ha perso la corsa per diventare governatore della California nel 2010, ma nel settembre scorso ha preso le redini di Hp, prima

azienda tecnologica del pianeta. È tutta concentrata su questo nuovo compito, al punto che ha escluso di potersi unire al suo amico Mitt Romney, candida-to repubblicano nella corsa alla presidenza degli Stati Uniti, che tuttavia nelle ultime ore è appar-so in diffi coltà dopo una serie di rivelazioni della stampa sulle origini della sua ricchezza.

Infi ne Ursula Burns, ammi-nistratore delegato di Xerox, ha fatto tutta la sua carriera nell’azienda in cui è entrata nel 1980. È la prima afroamericana

a essere entrata nel ristretto gruppo dei responsabili delle 500 maggiori aziende stilato dalla ri-vista Fortune. Due anni fa il pre-sidente Barack Obama le affi dò la stesura del programma della Casa Bianca per la matematica, le scienze e le tecnologie. Ha inol-tre avuto l’onore di prendere la parola in occasione del 150esimo anniversario del Mit (Massachu-setts Institute of Technology), in virtù della sua determinazione e delle sue qualità di leader che devono ispirare gli studenti.

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DI ETTORE BIANCHI

Nasce una centrale solare anche nell’Ile-de-France, la regione tran-salpina di cui fa parte la capitale Pa-rigi. L’impianto sorge a Sourdun, nei

pressi della città di Provins, ha una potenza di 4,5 gigawatt e sarà in grado di fornire l’ener-gia elettrica necessaria a 2 mila persone. La centrale si estende su una superficie di 12 ettari ed è stata realiz-zata grazie a un progetto di Sovafim, la società dedicata alla valorizzazione degli at-tivi immobiliari dello Stato, che ha stretto un accordo con l’azienda specializzata nell’energia solare Sunnco Gc, nell’ambito della joint venture chiamata Sovasun.

Daniel Bour, direttore generale della jv, ha spie-gato che il modello poggia sulla localizzazione vicina ai luoghi di consu-mo: così si evitano perdite di energia legate al trasporto e ulteriori investimenti nella rete elettrica. L’elettricità prodotta sarà acquista-ta da Edf a una tariffa garantita per 20 anni, pari a 35,4 centesimi al chilowattora. Per creare questo impianto sono stati investiti 13 milioni di euro. L’iniziativa ha potuto benefi ciare delle condizioni in vigore prima della moratoria stabilita a fi ne 2010 e presenta una redditività in-torno al 7%. Essa, sottolinea l’amministratore delegato di Sovafim, Olivier Debains, è ragionevole per un’impresa

pubblica il cui unico azionista è lo Stato.La centrale nell’Ile-de-France rappresenta

anche, per Sovafi m, la prima collaborazione andata in porto con un’azienda privata. E pen-sare che all’inizio sembrava che il progetto fosse irrealizzabile. Esso, infatti, era inserito nel quadro di un bando di gara promosso da Grenelle de l’environnement (un insieme di

piani ambientali), lanciato all’inizio del 2010, che puntava a costruire una centrale solare per ogni regione francese. Pochi mesi dopo, tutta-via, l’iniziativa venne defi nita infruttuosa. La realizzazione esigeva tempi rapidi e bisognava convincere gli azionisti pubblici ad accettare i rischi di ostruzione da parte dei fornitori. Alla fi ne la matassa si è sbrogliata. Al punto che De-

bains ora spera di avere dallo Stato il via libera per altri pro-getti di questo tipo, nonostante l’attuale situazione economica. Del resto, il biglietto da visita di Sourdun è eloquente.

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In Francia. La potenza dell’impianto è di 4,5 gigawatt

La prima centrale solare su una ex base militare

Bruxelles vuole cam-biare le regole sul made in, che caratte-rizza un prodotto cre-

ato in un determinato paese, ma la Germania non ci sta. A condurre questa battaglia è il commissario Ue all’unione doganale, il lituano Algirdas Semeta . At-tualmente, per fregiarsi del marchio made in Germany, è sufficiente che l’assemblaggio avvenga a Ber-lino e dintorni, anche se il 90% dei componen-t i p r o v i e n e dall’estero. In futuro, inve-ce, occorrerà che almeno il 45% dei pezzi sia prodotto effettivamente all’interno dei confini nazionali.

Per fare un esempio, una Volkswagen assemblata a Wolfsburg, sede centrale della casa automobilistica, ma i cui elementi arrivino in gran par-te dall’Europa centrale o dalla Cina, non potrebbe più essere defi nita made in Germany. E lo stesso vale per altri prodot-ti dell’industria tedesca. Come

aveva riconosciuto già qualche anno fa l’economista Hans-Werner Sinn, la Germania ha un’economia di bazar.

Le levate di scudi, però, non si contano. A cominciare dagli imprenditori, per arrivare al mondo politico. Il portavoce della cancelliera Angela Mer-

kel ha affermato che il gover-no difenderà energicamente gli interessi del paese. Ma Seme-ta non intende recedere, pur precisando che c’è la volontà di rifl ettere sulla questione per regolare situazioni complesse. Non sarà semplice portare avanti questa battaglia met-tendosi di traverso alle istanze di Berlino.

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Ma Berlino si oppone alla proposta Ue

È tedesco solo se fatto in Germania

Ginni Rometty, 54 anni,

è al timone di Ibm. Entrata

in azienda 30 anni fa, ha scalato tutte le posizioni

Meg Whitman (Hp), 55 anni,

ha direttoil sito eBay

per dieci anni. Voleva diventare

governatore della California

Ursula Burns, 53 anni,

guida Xerox. È la prima

afroamericana fra le grandi top manager

negli Usa

Le due pagine di «Este-ro - Le notizie mai lette in Italia» sono a cura di

Sabina Rodi

L’impianto di Sourdun

Volkswagen è uno dei marchi di punta tedeschi

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14 Sabato 21 Gennaio 2012 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

In Germania i chioschi cambiano in fretta. Adesso offrono calici di spumante e cibi biologici

Non bastano più würstel e birraI tedeschi apprezzano troppo la pizza per mangiarla in piedi

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Ricordate Il cielo sopra Berlino? Il tenente Co-lombo (Peter Falk) nei panni di un angelo sce-

so a terra, nella Berlino ancora divisa dal Muro, se ne va a un chiosco dove offrono salsicce, birra e patatine. Un’istituzione tedesca oggi in pericolo. La crisi ha indotto molti a evitare i risto-ranti, o a diminuire le visite. E ne hanno approfi ttato i chioschi che offrono würstel, hamburger e patatine fritte. In Germania è chic, da qualche tempo, ritrovar-si con gli amici dopo il cinema e il teatro in piedi davanti a un kiosk per consumare la tradizio-nale salsiccia, magari accompa-gnandola con un calice di Sekt, lo spumante made in Germany, al posto della birra. Il quick food ha la sua rivincita sui ristoranti alla moda. I posti che offrono un pasto veloce, caldo e a buon mer-cato erano 24 mila dieci anni fa, sono oltre 30 mila oggi.

È vero, si contano anche i McDonald’s e affi ni, ma i wür-stel restano in testa, sia pure

insidiati da chioschi take away cinesi o turchi. Si incontra pure qualche localino che offre la pizza al taglio, ma sono pochi. Parados-salmente, ciò è dovuto al rispetto che i tedeschi hanno per la nostra specialità nazionale. Divorarla in piedi è cosa da lasciare ai ragaz-zini. I genitori considerano le pizzerie luoghi da rispettare, e in cui passare una serata come si deve.

Il döner turco rimane il rivale più insidioso. I chioschi che lo offrono, si calcola, avrebbero un fatturato pari a quello dei Mc-Donald’s, ma naturalmente non è che i bilanci dei chioschi siano immacolati per il Finanzamt, l’uffi cio delle imposte. La licenza per un chiosco, qualunque cifra si offra, è un colpo di fortuna. Un würst con patatine arriva a costare 4 euro, e gli sprechi sono minimi, dato che la materia pri-ma è congelata. Un hamburger per legge deve pesare tra i 120 e i 140 grammi e non deve costare più di 2 euro, ma senza alcuna aggiunta. E chi lo gusta «al na-turale»? Il conto fi nale sale.

Il cürrywurst, la salsiccia con salsa piccante, a volte infuocata,

è sempre il numero uno. In fondo è il simbolo della nuova Germa-nia, rinata dalla guerra, un’unio-ne fra la tradizione e il nuovo che arrivava dal paese dei vincitori, il ketchup a stelle e strisce. Ricor-da i tempi quando si stringeva la cinghia. Secondo la storia, o

la leggenda, fu la signora Herta Heuwer a crearlo, il 4 settembre del 1949, al suo chiosco all’angolo tra la Kant e la Kaiser Friedrich Strasse a Berlino, nel mio quar-tiere. Una lapide ricorda l’evento. Alla salsiccia hanno dedicato un museo a Berlino di 1.550 metri

quadri. Si scrivono saggi socio-logici, e manuali di cucina. Lo scrittore Uwe Timm nel 1993 ha pubblicato il racconto breve Die Entdeckung der Cürrywurst (L’invenzione del cürrywust).

Ma quanto potrà resistere la tradizione? I chioschi cominciano a mutare, per colpa della nuova clientela con pretese. Non solo spumante. Ora vogliono cibo garantito biologico. Würstel con carne di maiale allevato allo stato brado, e patate fresche. Ad Amburgo ho visto chioschi che in-sieme ai würstel offrono ostriche e gamberoni. E crêpes al gorgon-zola al posto delle pommes frites adorate dai bambini, e maledette dai dietologi. A insidiare il mito del kiosk è anche il Finanzamt: se si mangia in piedi, il gestore non paga l’Iva, ma se offre una panca o qualche sedia scatta l’im-posta del 19%. A essere danneg-giati sono proprio i chioschi tradi-zionali. I loro clienti sono spesso pensionati e vogliono stare como-di. I vecchi chioschi chiudono, o sono costretti a offrire specialità più sofi sticate a clienti che se le possono permettere.

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Dodici casi, di cui tre mortali, di tuber-colosi resistente a tutti gli antibio-

tici sono stati segnalati in dicembre in un ospedale di Bombay, in India.

Dopo casi analoghi regi-strati in Iran, in Germania e anche in Italia, l’Organizza-zione mondiale della sanità ha cominciato a inquietarsi, tanto che la questione sarà all’ordine del giorno della riunione del suo gruppo di esperti prevista il prossimo marzo.

I primi dati sul fenomeno emergente di tubercolosi ultraresistenti erano stati forniti nel 2006 dal Centro di controllo sulle malattie americano. Nel 2007 anali-si su campioni in Italia e in Germania mettevano in evidenza la presenza presso 11 pazienti di bacilli estremamente re-sistenti. Nel 2009 quindici casi simili sono stati registrati in Iran.

Le resistenze agli antibiotici appaiono gene-ralmente in pazienti che sono stati curati male o che non hanno seguito bene le indicazioni per la terapia. L’Oms distingue in trattamenti di prima linea e di seconda linea: questi ultimi sono utilizzati in caso di fallimento dei primi o riservati alle forme di cui i test in vitro hanno rivelato che erano provocate da bacilli resisten-ti agli antitubercolotici di prima linea.

La terminologia ufficiale include anche for-me di tubercolosi multiresistenti (ma i test

mostrano che esse non sono sensibili ai due antitubercolotici più potenti) e ultraresisten-ti, per le quali non sono attivi la famiglia dei fluorochinoloni e almeno uno dei tre farmaci iniettabili di seconda linea.

Il ministero della sanità indiano ha fatto spedire giovedì i prelievi dei dodici pazienti di Bombay all’Istituto nazionale della tubercolosi, che si trova a Bangalore, per determinare se si tratta di bacilli ancora più resistenti di quelli delle forme ultraresistenti.

Secondo le stime dell’Oms, nel 2004 i casi di tubercolosi multiresistente erano 500 mila in tutto il mondo.

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Dopo Italia, Germania e Iran, segnalati focolai anche in India

L’Oms preoccupata dai casi di tubercolosi ultraresistente

È boom del cinese nelle scuole francesi. Se nel 2004 infatti gli studenti che imparavano gli ide-

ogrammi erano 9 mila, oggi sono circa 30 mila, tanto che il cinese è ormai diventato la quinta lin-gua insegnata in Francia e ha nettamente distanziato l’arabo e il russo.

Non si tratta «di una semplice moda», afferma Jean-Pierre Lo-renzati, fondatore dell’associa-zione France China Éducation. «Il cinese ha acquisito uno status internazionale ineludibile».

Se infatti dieci anni fa a guida-re la scelta di studiare il cinese erano ragioni culturali o esoti-smo, oggi l’argomento economico è al primo posto. Seconda poten-za economica mondiale, la Cina è

oggi la prima destinazione degli espatriati europei, davanti a Sta-ti Uniti e Regno Unito: dieci anni fa occupava la sesta posizione. L’ex Celeste impero è anche una delle principali destinazioni degli stagisti francesi delle facoltà di ingegneria ed economia.

Il cinese «è molto particolare, ma non è così difficile», spiega una docente. «In due, tre anni un allievo è in grado di cavarsela nella vita corrente». Infatti, non ci sono coniugazioni, né plurali o generi. Le cose si complicano quando si tratta di scrivere.

Ma, a parità di competenze, l’indicazione sul curriculum di semplici «nozioni di cinese» può fare la differenza per molte im-prese francesi con sede in Cina.

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Trentamila studenti. Erano 9 mila nel 2004

Scuole francesi, boom del cinese

In dicembre in un ospedale di Bombay, in India,sono stati segnalati 12 casi, di cui tre mortali,di tubercolosi resistente a tutti gli antibiotici

In Germania, se si mangia in piedi, il gestore non paga l’Iva,ma se offre una panca o qualche sedia scatta l’imposta del 19%.

A essere danneggiati sono proprio i chioschi tradizionali

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23Sabato 21 Gennaio 2012

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

RA

ONTI

on

LA MANOVR

FISCALE di MO

in edicola coAgricoltura

I OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

Oggi

Informativa al tribunale di Roma. L’alterazione ha causato le multe agli allevatori e tagli ai fondi Pac

Quote latte, Agea ha falsato i dati I Carabinieri: l’Italia non ha sforato la produzione assegnata

DI LUIGI CHIARELLO

La quota di latte prodotta dall’Italia è di gran lunga inferiore a quella assegnata dall’Unione europea? Non c’è problema, cambiamo i sistemi di calcolo, conside-

riamo produttive non più le sole vacche di età inferiore a 120 mesi di vita (10 anni), ma anche quelle quasi immortali; capaci cioè di vivere fino a 999 mesi (oltre 83 anni). Si saranno detti questo i funzionari Agea, incaricati della te-nuta del Sian che – secondo un’informativa dei Carabinieri Mipaaf alla procura della Repubblica di Roma – avrebbero falsificato in modo «siste-matico» «l’algo-ritmo utilizzato per il calcolo del numero dei capi potenzialmente da latte e dei numeri di giorni po-tenziali da lattazione». Un trucco in piena regola, che se non avesse tragici effetti sulla vita e sulle ta-sche degli allevatori sarebbe quasi un paradossale Oscar alla carrie-ra delle bestie. Invece, secondo i Carabinieri, il marchingegno contabile è stato condotto «in maniera tale da far risultare un numero di capi compati-bile con il livello produttivo dichiarato dalla stessa Agea all’Unione europea». L’obiettivo? La relazione dei Carabinieri

parla chiaro: correggere la produzione nazio-nale dichiarata che, in base alle simulazioni Agea fatte con i sistemi di calcolo prefissati, «portavano ad ottenere un numero complessi-vo di capi e, conseguentemente, un livello della produzione nazionale di latte, molto distante, per difetto, rispetto alla quota produttiva asse-gnata». In parole povere, secondo i Carabinieri, Agea avrebbe fatto in modo che l’Italia dichia-rasse sempre a Bruxelles di aver prodotto tan-to quanto le era stato assegnato, se non di più. Certo, mai di meno. L’indagine del tribunale di Roma è una delle 40 inchieste in corso sul sistema quote latte, condotte da altrettan-te procure in Italia (si veda ItaliaOggi del 14/1/2012). L’informativa, datata 15 novembre 2010, è stata stilata dall’allora tenente colon-

nello dei carabinieri Mipaaf, Marco Paolo Mantile, oggi consulen-te Agecontrol per la questione multe. In merito

all’età attribuita ai bovini, Mantile è

chiaro: «i parametri fissati nell’algoritmo appositamente rivi-sitato sono del tutto

inverosimili», scrive. «Ad esempio, il limite

superiore dell’età di un capo da latte, fissato a 120 mesi nel protocollo d’intesa siglato tra Agea e Izs (l’Istituto zooprofilat-tico di Teramo incaricato della tenuta dell’anagrafe

bovina, ndr), di per se già improbabile per un capo che può vivere in media, in funzione della produzione di latte, fino a circa otto anni (96 mesi), è stato innalzato, con i nuovi criteri a 999 mesi». I carabinieri chiedono così al sosti-tuto procuratore, Attilio Pisani, di poter ef-fettuare ulteriori indagini. Partendo da alcune prove in loro possesso. Come un carteggio di mail tra funzionari Izs, Agea e Auselda (una delle società che fanno parte del Rti Alma-viva, socio privato di minoranza del Sin, che gestisce il Sian), in cui Auselda per conto di Agea «indica la necessità di innalzare il limite superiore dell’età da 120 a 999 mesi e rivedere il limite inferiore fissato a 30 mesi». L’ACCUSA DEI CARABINIERI. Le attività, scrivono i carabinieri Mipaaf, «sono finalizzate all’indivi-duazione di quel sistema che attraverso l’Agea, peraltro forte di un potenziale economico e di una ramificazione societaria non trascurabili, ha consentito nel tempo una alterazione dei dati produttivi nazionali di latte, arrecando un danno ai singoli allevatori, ai quali sono state comminate pesantissime sanzioni (in molti casi le stesse aziende zootecniche interessate sono state costrette alla chiusura) sebbene le loro produzioni non avessero mai complessiva-mente superato la quota nazionale assegnata dall’Unione europea». Insomma, i Carabinieri Mipaaf lo scrivono a chiare lettere: «non si è assistito al cosiddetto splafonamento dello sta-to italiano», che faceva partire il meccanismo delle multe. Di più: l’alterazione dei dati pro-duttivi «ha arrecato un danno allo stesso stato italiano che nel tempo, in virtù delle sanzioni comminate e non versate alla stessa Unione, si è visto decurtare i previsti finanziamenti comunitari per la Pac».

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Per una maggiore tutela dei prodotti agroalimenta-ri Made in Italy, arriverà un nuovo disegno di legge. Ad annunciarlo il ministro alle politiche agricole Mario Catania che, commentando la relazione sulla contraffa-zione agroalimentare, pre-sentata a Roma presso la sede Coldiretti, ha detto «I tempi sono maturi per lavorare a un’ipotesi di ddl a tutto tondo in difesa del Made in Italy». Non sarà però il solito provvedimento sull’etichettatura generaliz-zata dei prodotti, più volte bocciato a Bruxelles. Piutto-sto si tratterà di una stretta su legislazione e strumenti giuridici esistenti, soprattut-to in materia penale, per una lotta più incisiva a contraf-fazione e italian sounding. Prendendo spunto dal lavo-ro svolto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraf-fazione e della pirateria in campo commerciale, il ddl potrebbe, secondo il mini-stro, rivedere l’operatività delle pene accessorie. «Pen-so», ha detto il ministro «alla revisione di alcune misure penali e di pene accessorie come l’interdizione dall’at-tività per i soggetti che han-no trasgredito in materia di contraffazione. Una simile misura costituirebbe un de-terrente maggiore rispetto, per esempio, alla semplice sanzione pecuniaria». E nella battaglia di Catania a difesa del settore agricolo c’è anche l’Imu: «per colpa dello schizofrenia degli uffi ci del ministero dell’economia è difficile l’approvazione dell’emendamento sacrosan-to sui redditi dominicali», ha chiosato in merito al ri-tiro alla Camera dell’emen-damento sull’Imu al Mille-proroghe. Emendamento per cui pare ci fosse anche coper-tura fi nanziaria. «Non sono affatto soddisfatto riguardo la fi scalità imposta al setto-re. Non è in questo ambito che c’è l’evasione».

Giusy Pascucci

Catania: ddl per difendere i cibi italiani

Partita uffi cialmente la corsa alla revisione della normativa sulle caratteristiche chimico-organolettiche dell’olio extra vergine d’oliva. Un tavolo olivicolo è infatti stato convocato al Mipaaf mercoledì 18 gennaio per discutere di una proposta Copa-Cogeca, l’unione euro-pea delle associazioni e cooperative agricole, che vorrebbe unifi care tutti i testi legislativi sulla commercializzazione degli oli d’oliva, con annessa revisione di molti parametri. Per gli esponenti del mondo oliandolo italiano presenti al tavolo, l’iniziativa di Copa-Cogeca è stata interpretata come un messaggio da parte della Spagna, visto che il presidente del gruppo di lavoro sull’olio d’oliva è il cordovano Rafael Sanchez Puerta. Quasi tutti i parametri verrebbero inte-ressati, in senso restrittivo, con riduzioni signifi cative, come per l’aci-dità che vorrebbe essere abbassata da 0,8 a 0,5. Apparentemente si tratterebbe di una riforma che premia gli oli di qualità, mi-gliorando il profi lo dei prodotti che arrivano sulle tavole degli europei, anche se non in manie-ra signifi cativa. Analizzando la proposta nel suo complesso le organizzazioni olivicole ita-liane vi hanno però rilevato un gattopardesco tentativo di cambiare tutto affi nché nulla cambi. La maggior parte de-gli oli presenti sugli scaffali già oggi rispetterebbe questa nuova ipotesi normativa che

si limiterebbe quindi a una fotografi a di una realtà esistente, senza alcun passo migliorativo. Ancor più, la restrizione dei parametri renderebbe impraticabile, secondo le organizzazioni olivicole, la via di una ulteriore segmentazione delle categorie commerciali degli oli d’oliva con la creazione di un super extra vergine che risponda alla necessità di meglio caratterizzare e distinguere gli oli di nicchia. Una discussione che è aperta in Italia da oltre un anno e i cui echi sono giunti anche in Spagna, la quale vede come fumo negli occhi questa ipotesi. Un ulteriore elemento che vede una netta contrarietà italiana è anche il ruolo dei panel test. L’olio d’oliva è infatti l’unico prodotto alimentare che, per la semplice classifi cazione commerciale, ai sensi del Reg. CE 2568/91, prevede un esame organolettico. La presenza di difetti declassa l’olio e non è inusuale che i panel italiani rilevi-

no magagne in oli provenienti dalla Spagna, con conseguenti diatribe giudiziarie. Una rifor-ma dei panel test viene quindi considerata come un cavallo di troia per favorire un’ulteriore espansione delle importazioni spagnole nel nostro paese. L’av-vio di questo percorso di con-fronto tra i due colossi europei nel settore dell’olio d’oliva non poteva essere più in salita e irto di ostacoli.

Alberto Grimelli© Riproduzione riservata

Cavallo di Troia spagnolo contro il super extravergine italiano

Saranno diverse le perturbazioni che sfi oreranno l’Italia nel corso dei prossimi giorni. Comunque in generale fi no a mercoledì il tem-po si manterrà abbastanza mite nelle ore centrali del giorno, con punte vicine ai 20 gradi sul versante adriatico e le Isole Maggiori; nel contempo però si ammasseranno nuvole specie sulle regioni tirreniche, con qualche pioggia possibile. Da giovedì arriverà un peggioramento più deciso, che riporterà piogge più abbondanti sulla Sardegna, le regioni centrali, ma anche al Nord, dove non è da escludere qualche nevicata fi no a bassa quota entro domenica prossima.

METEO

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

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24 Sabato 21 Gennaio 2012 AT T U A L I TÀ

L’Europa non è un continen-te per ogm. È la conclusione della Basf, che ha deciso di spostare le principali attività di ricerca sulle biotecnologie agricole dalla Germania agli Stati Uniti, e di concentrarsi su obiettivi di mercato fuori dall’Ue, in Asia e nelle Ame-riche. Il motivo è la resisten-za verso queste tecnologie «da parte della maggioranza dei consumatori, degli agricoltori e dei politici» europei, si leg-ge in una nota diffusa dalla multinazionale della chimica che detiene il brevetto della patata Amfl ora, il primo e fi nora unico ogm prodotto in Europa e autorizzato per la coltivazione nell’Ue. E potreb-bero essere proprio i risultati modesti raggiunti dal tubero per uso industriale approvato nel 2010 (450 ettari coltivati in tutta l’Ue nel primo anno di lancio, crollati a 17 nel 2011) a far dire alla Basf che quello dell’Unione è un mercato in cui «non ha senso continuare a investire in prodotti destina-ti alla coltivazione». Le piazze in rapida espansione dell’Asia e delle Americhe sono più ap-petibili e hanno un iter per le autorizzazioni meno com-plesso. La strada americana la Basf l’ha già battuta realiz-zando, in collaborazione della Monsanto, un mais resisten-te alla siccità di recente ap-provato dal dipartimento per l’agricoltura Usa. Il quartier generale per il biotech agrico-lo della società tedesca sarà spostato da Limburgerhof in Germania a Raleigh, in North Carolina. Saranno chiusi due centri di ricerca più piccoli, mentre alcune attività resteranno a Gent e a Berlino. La ri-localizzazione compor-terà il taglio di 140 posti di lavoro altamente qualifi cato. «Una perdita di competenze non per una sola impresa, ma per tutta l’Europa», ha commentato Nathalie Moll, segretaria generale di Euro-paBio, l’associazione delle industrie biotech dell’Ue. «I consumatori non vogliono gli ogm per ottime ragioni», ha sottolineato Marco Contiero di Greenpeace. In Italia, su un versante Futuragra sot-tolinea come «Basf annuncia di rinunciare allo sviluppo e alla commercializzazione di nuovi prodotti biotech desti-nati all’Ue», proprio mentre «l’Usda, il dipartimento agri-coltura Usa, approva la com-mercializzazione di un nuovo mais gm resistente a pesticidi e stress idrici (i cosiddetti ogm di 2ª generazione)». Sull’altro versante gioiscono Vas (Ver-di ambiente e società), Aiab (associazione agricoltori bio) e Coldiretti. Secondo palazzo Rospigliosi, Basf «rinuncia perchè agli ogm sono contrari due europei su tre».

VERSO GLI USA

Ricerca ogm Basf saluta

l’Europa

La Commissione europea, in settimana, apre la procedura

L’infrazione covataItalia sotto scacco Ue per le ovaiole

da Bruxelles ANGELO DI MAMBRO

La prossima settimana la Commissione Ue aprirà una procedura di infrazio-ne contro l’Italia e gli altri

Stati europei non in regola con le nuove norme sul benessere delle galline ovaiole. La direttiva n. 74 del 1999 dava tempo fi no al 31 di-cembre 2011 (quasi 13 anni) per mettere al bando le gabbie a bat-teria negli allevamenti, adottare la produzione a terra o all’aperto, o cambiare le gabbie, utilizzan-do le «arricchite», con almeno 750 cm quadrati di spazio per pennuto e nido, lettiera, posatoio, zona graffi per ac-corciare gli ar-tigli. Arrivata la scadenza, non tutte le ovaiole euro-pee esulta-no. Quindici stati membri, Italia, Olan-da, Belgio, Gran Bretagna e Francia incluse, sono in ritardo nell’applicazione della direttiva e per

loro partirà la procedura di in-frazione. Secondo i dati della direzione generale salute e con-sumatori della Commissione Ue oltre il 14% dei gallus allevati per produrre uova a uso industriale e alimentare nell’Ue, 46,7 milioni su un totale di 325, sono rimasti polli da batteria. Le loro uova non potranno essere vendute oltre i confi ni degli stati di produzione. Una soluzione tecnica, concorda-ta da Commissione e stati mem-bri, visto che applicando alla

lettera le nuove norme quelle uova avrebbero dovuto essere considerate illegali. Per quanto riguarda l’Italia, al 31 dicem-

bre 2010 oltre la metà dei siti produttivi non era

in regola. La per-centuale potrebbe essersi abbassata nei mesi seguen-ti, ma le fonti uf-fi ciali tengono la bocca cucita e bisogna lavora-re per ipotesi. Rumors danno 18 milioni di

capi italiani an-cora nelle gabbie

convenzionali. Sa-rebbe molto, soprattutto se comparato al totale europeo di 46,7 milioni.

Anche perché

non è sempre facile capire chi è in regola e chi no. I controlli sono in corso, il metodo meno oneroso e alternativo alla batteria sono le gabbie arricchite, i costi per adot-tarle si aggirano intorno ai 20-22 euro a gallina. Centomila capi, due milioni di euro. Molti stareb-bero quindi cercando di adeguar-si senza cambiare le strutture: semplicemente riducendo i capi, ma senza nido, lettiera, posatoio ecc. Sono tecnicamente in linea con i dettami di Bruxelles? Un caso limite è quello della Gran Bretagna. Dopo aver sostenu-to per mesi di essere a norma, protestando per la concorrenza sleale delle uova eventualmente provenienti dagli allevamenti a batteria degli altri stati membri, dopo aver annunciato esami ai raggi ultravioletti per scovare i gusci non conformi, le autorità britanniche hanno comunicato di avere ancora circa 400 mila galli-ne (poco più dell’1%) nelle gabbie illegali e sono fi niti nell’elenco dei cattivi che si meritano la proce-dura di infrazione. Uno stru-mento che tuttavia è tutt’altro che severo, visto che per arrivare alla sanzione vera e propria ci vogliono mesi. Più che altro è un modo per mettere pressione agli stati membri, dando loro tempo di mettersi in regola.

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La Commissione Ue aumen-terà la pressione sugli stati per l’applicazione delle norme sul benessere animale. La strate-gia sulla tutela e il benessere degli animali 2012-2015 è stata pubblicata in settima-na dall’esecutivo. «Allo stato attuale», ha spiegato il com-missario alla salute John Dalli, competente sull’animal welfare, «la Commissione può intervenire solo dopo il perio-do di transizione, quello che passa dall’approvazione delle regole all’effettiva applicazio-ne nei diversi territori. Dob-biamo aumentare gli sforzi di accompagnamento e mo-nitoraggio in questa fase, cioè nell’implementazione delle norme». Per non trovarsi, come successo con le galline ovaio-le, la maggioranza degli stati membri non in regola dopo 13 anni dall’approvazione di una direttiva. Il principale strumento di stimolo per gli stati Ue saranno linee guida e la creazione di un network sul benessere animale, incari-cato di sviluppare indicatori scientifi ci e monitorare l’appli-cazione della legislazione Ue a livello nazionale. Si comincia quest’anno, la «strategia» pre-vede azioni preventive perché gli stati arrivino puntuali, il 1° gennaio 2013, all’entrata in vi-gore della direttiva 120/2008 sulla protezione dei suini, con regole specifi che sulle scrofe e del regolamento 1099/2009 sull’abbattimento degli ani-mali. Nel 2013 Bruxelles ap-profondirà il livello di cono-scenza dei consumatori circa gli standard praticati dagli allevatori. Il piano prevede, nel 2014, la probabile presentazio-ne di una proposta legislativa per semplifi care la normativa e, nel 2015, la pubblicazione di un rapporto sulle «norme mi-nime per la protezione dei polli allevati per la produzione di carne» (direttiva 43/2007).

PARLA DALLI

Pressing Uesul benesseredegli animali

«La Commissione Ue adotterà il prossi-mo anno una comunicazione sulle pratiche commerciali scorrette nella vendita al det-taglio»: lo ha detto il commissario all’indu-stria e imprenditoria, Antonio Tajani, a Strasburgo, sollecitato dal presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, sul tema dei rapporti di potere all’interno della fi liera alimentare. «Non è più tollerabile», ha det-to De Castro, «che ci siano differenti legislazioni nazionali che regolano in maniera diversa tempi di paga-mento, accordi contrattuali, ver-samento di anticipi e scoutistica. Su questo tema ci aspettiamo un intervento risolutivo da parte della Commissione». Commis-sione che per ora ha affi dato alle parti interessate, riunite nel Forum di alto livello sul funzionamento della catena

alimentare, la soluzione del problema. Un tentativo di concertazione che l’esecutivo, ha sottolineato Tajani, segue da vicino, ag-giungendo che Bruxelles «il prossimo anno adotterà una comunicazione sulle pratiche commerciali scorrette» per «defi nire chiara-mente la portata e l’ampiezza del problema nel settore della vendita al dettaglio, oltre a sottolineare il carattere frammentario delle regole nazionali e della loro applicazione». Il Parlamento europeo ha inoltre approva-to una risoluzione sullo spreco alimentare, relatore Salvatore Caronna, che chiede alla Commissione di intervenire sul tema, elaborando una strategia per ridurre le dimensioni della dispersione alimentare nell’Ue del 50% entro il 2025, coinvolgendo tutti gli attori della fi liera e promuovendo campagne di sensibilizzazione, un sistema di confezionamento meno impattante e una doppia data di scadenza sull’etichetta.

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Tajani: stretta europea al commercio scorretto. Ma tra un anno

Antonio Tajani

La presidenza di turno danese farà il suo esor-dio in agricoltura con un vertice, lunedì prossimo, consacrato al confronto sulle proposte di riforma dell’Ocm unica contenute nel pacchetto legislativo della riforma della Pac. Le domande che guideran-no la discussione tra i ministri vertono sull’effi ca-cia delle misure proposte dalla Commissione in caso di crisi di mercato e il funzionamento della fi liera alimentare. Il testo presentato dal commis-sario all’agricoltura, Dacian Ciolos, in autunno contiene la controversa anticipazione della fi ne del regime delle quote per lo zucchero al 2015 (dove-va terminare nel 2016), la proposta di estendere la promozione dell’aggregazione dei produttori e interprofessionale a tutti i settori per equilibrare

i poteri nella fi liera alimentare, la creazione di un fondo specifi co da 3,5 miliardi di euro in sette anni e l’introduzione di specifi che modifi che alla legislazione per garantire una reazione rapida alle crisi di mercato. Si parlerà anche dell’agenda che i danesi hanno intenzione di portare avanti fi no a giugno. Temi prioritari saranno il benessere ani-male, l’innovazione tecnologica per un’agricoltura sostenibile e la riforma della Pac. Copenhagen vor-rebbe anche rispolverare, nei prossimi vertici dei ministri dell’ambiente, il dossier sulla coltivazione degli ogm in Europa, dimenticato dalla presiden-za polacca. Intanto, la nuova presidenza di turno danese ha comunicato che il previsto vertice di febbraio dei ministri agricoli Ue non si terrà.

La presidenza danese debutta con l’Ocm unica

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25Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21 GennaioAT T U A L I TÀ

La difesa dei marchi collettivi della Valpolicella diventa un caso di scuola. Anche per l’Europa

L’Amarone fa guerra ai vini pirataVinte 20 delle 40 cause anti falso intentate nei paesi extra Ue

DI LUISA CONTRI

Il successo dell’Amarone nel difendersi dai falsi a livello globale fa scuola in Europa e benefi cia l’intero territorio della Valpo-licella. È con soddisfazione che Emilio

Pedron, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, anticipa a ItaliaOggi i risultati dell’attività anticontraffazione. Attività che lui stesso aveva individuato come prioritaria del suo nuovo mandato alla guida dell’ente nell’intervista rilasciata al nostro giornale nell’aprile 2011 (si veda ItaliaOggi del 9 aprile 2011). E che è stata portata avanti in stretta collaborazione con la Camera di commercio di Verona. Da quando, poco più di tre anni fa, la locale Camcom ha registrato i marchi colletti-vi Amarone della Valpolicella, Recioto della Valpolicella e Ripasso della Valpolicella in 16 paesi extraeuropei, 20 dei 40 procedimenti giudiziari intentati contro soggetti che sta-vano immettendo sui mercati falsi vini della Valpolicella si sono conclusi positivamente per i soci del consorzio di tutela. Le contraffazio-ni riguardano sia i mercati internazionali sia quello italiano e, in primis, toccano l’Amarone. Risultati più che positivi, che saranno oggetto di una case history che sarà presentata duran-te la conferenza paneuropea della Licensing Executive Society, l’associazione internaziona-le senza fi ni di lucro che opera nel campo del diritto d’impresa e della proprietà industriale. E che conta più di 11 mila soci, ripartiti in 32

gruppi nazionali in programma a Roma dal 10 al 12 giugno prossimi. «Risultati oltretut-to», tiene a precisare Pedron, «ottenuti senza aggravio di costi per i soci del consorzio. La Camcom di Verona s’è infatti accollata inte-gralmente il costo della registrazione dei mar-chi collettivi, che ha superato i 200 mila euro, e ne concede l’uso in forma gratuita agli imbottigliatori che s’impegnano a rispettare un disciplinare. Disciplinare che, per altro, coincide con il nostro». Il fatto che in molti tentino d’imitare i vini della Valpolicella, per certi versi inorgoglisce Pedron. Perché testimonia il loro elevato ap-prezzamento a livello globale e giustifi ca la forte crescita della produzione in partico-lare d’Amarone, registratasi nell’ultimo decennio: da 3 mi-lioni di bottiglie il vino della Valpolicella ha raggiunto i 12,5 milioni lo scorso anno. Crescita che si è mantenuta a doppia cifra anche in questo periodo di cri-si: è stata del 14% rispetto al 2010. «Ciò non toglie», dice Pedron, «che tutti i tentativi di contraffazione vadano effi cacemente contra-stati. E se a livello europeo la doc e la docg ci tutelano, al di fuori di quest’ambito senza la registrazione del marchio collettivo eravamo

impotenti». I tentativi d’imitazione dell’Ama-rone, del Recioto e del Ripasso sono i più vari. Si va dall’impiego indebito dei marchi o di loro storpiature - tipo «amar.uno», «gran marone», «amapasso», «di passo» - fatto da imbottiglia-tori esterni al consorzio alla frode commessa da chi spaccia vini di tutt’altro genere per

Amarone, Recioto o Ripasso. «L’impiego indebito dei mar-chi», sottolinea Pedron, «è particolarmente frequente nei paesi di cultura anglosas-sone. E questo si spiega col fatto che nel diritto britan-nico non esiste la fattispecie del marchio collettivo, ma soltanto quella del marchio individuale. Quindi gli ope-ratori tendono a considerare di pubblico dominio quanto è di proprietà di più soggetti. Non mancano, poi, i casi di produttori poco preparati di paesi distanti come l’Austra-lia, che scambiano la nostra denominazione amarone per

un metodo produttivo». Comunque, il Con-sorzio tutela vini Valpolicella non è l’unico in Italia ad aver perseguito la via della tutela del marchio collettivo. Già dal 2007 il Consorzio del vino Brunello di Montalcino ha regi-strato il marchio e in ben 60 paesi al mondo.

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DI ANDREA SETTEFONTI

Sempre più verso una vera e propria carta di identi-tà dei vini. In Francia, a Bordeaux, sono riusciti

a identificare la molecola che caratterizza i loro vini. Grazie a una ricerca francese con l’uso della gascromatrografia, è sta-to scoperto il classico profumo di mora e ribes nero è dovuto a una particolare molecola, l’etil-2-idrossi-4-metilpentanoato. La ricerca è stata portata avanti dall’Università di Bordeaux, dall’Inra e dall’Ecole Nationa-le d’Ingénieurs des Travaux Agricoles de Bordeaux ed è stato possibile identificare la mo-lecola che rende celebri e incon-fondibili i vini della città francese. In Italia, al Cra-Vit di Coneglia-no Veneto attraverso lo studio del Dna delle viti, sono riusciti a dare una base scientifica al concetto di tipicità. Un passo per dare so-stanza al concetto di tracciabilità

e rendere le produzioni più «tra-sparenti». Una caratterizzazio-ne, resa possibile dallo sviluppo delle tecniche di analisi del Dna, che può avere effetti di contra-sto delle imitazioni. Come aveva sottolineato Antonio Calò del Cra-Vit a proposito degli studi italiani realizzati dai ricercatori Giacomo Morreale e Stefano Meneghetti, «con l’analisi del Dna sarà possibile sapere se quel vino è davvero prodotto in quel territorio. Si potrà avere una tracciabilità completa». Sempre in tema di identificabilità del vino, l’ultimo progetto messo in campo dalla Fondazione Mach di San Michele all’Adige (Tn) assieme a Istituto Trentodoc e Università di Modena e Reg-gio Emilia, si chiama Ager. L’obiettivo della ricerca trienna-le, è valorizzare i vini trentini e modenesi attraverso la certifi-cazione della loro provenienza geografica e varietale.

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Standard and Poor’s ha tolto la tripla A alla Fran-cia, il principale produtto-re di vino al mondo. Una decisione che, ov-

viamente, ha impatti sull’intera eurozona ma che, abbinata al contestuale downgrade del debito della Repubblica italiana a BBB+, produce un impatto sistemico sui grandi mercati del vino mondiale. Il 2012 appena iniziato sarà recessivo per l’Italia. Il Fondo monetario internazionale stima un calo del pil del 2,2% per il 2012 e di un ulteriore 0,6% nel 2013, signifi ca che il mercato dome-stico si farà davvero complicato per i produttori di vino sia per le quantità vendibili che per il prezzo medio che potranno spuntare. La necessità di rivol-gersi alla domanda in crescita del mercato globale, secondo la Banca Mondiale nel 2012 la crescita della ricchezza a livello di intero pianeta sarà del 2,6%, diventa vitale. Il 2012 dei grandi mercati produttori del vino del Vecchio continente ha già preso una fi sionomia quasi defi niti-va. La domanda interna reste-rà debole mentre cresceranno le occasioni all’estero. Ma il downgrade di Francia, Spagna ed Italia merita qualche rifl essione in più. Si tratta di economie leader del comparto vitivi-nicolo che hanno sempre meno capacità di restare pienamente competitive nel contesto economico glo-bale contemporaneo. Faticano ad adottare quelle riforme strutturali che servirebbero per agganciare al meglio le opportunità offerte dalla crescita glo-bale e così facendo si condannano anche ad arre-trare nella graduatoria del benessere mondiale. Per il comparto del vino, poi, il downgrade a livello di rischio paese comporta anche l’innalzamento del

premio per il rischio richiesto da chi presta denaro a chi produce. Nel 2012 le imprese vinicole devo-

no essere pronte a pagare uno spread sull’euribor o analogo tasso di mercato maggiorato rispetto al 2011. È un fatto che rende ancora meno sostenibile la situazione di molte aziende perché impatta di-rettamente sui margini industriali e, di fatto, spin-ge fuori mercato tutte quelle imprese marginali che

già erano a fatica in pareggio o con una reddi-tività del capitale investito prossima allo zero. Il rating ribassato dei paesi produt-tori si tradurrà in un’ulteriore «pulizia»

dei mercati vinicoli domestici, un fenomeno che sarà sicuramente più accentuato in Italia che già

ha un rating da serie B e che nel 2012 sconterà una recessione, quindi un ciclo economico ben peggiore di quello di Francia e Spagna. Nei prossimi 12 o 18 mesi è assai probabile che pro-segua il processo di aggregazio-ne tra le imprese del comparto

come sicuramente aumenteranno le procedure esecutive attivate dalle banche mutuatarie per recuperare i prestiti concessi

in pieno boom vitivinicolo all’ini-zio degli anni Duemila a imprese, molte anche di nuova costituzione, che non sono state in grado di conseguire gli obiettivi originali, cioè di trasforma-re in un business con buoni margini industriali il prestito ricevuto così da poterlo oggi rimborsare con il cash fl ow generato. Molte banche si troveran-no ad avere diverse imprese vinicole insolventi da dover gestire. In questo contesto più rapidamente il governo Monti riforma, liberalizza ed elimina le troppe peculiarità italiche rispetto alla globa-lizzazione meglio è.

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L’ANALISI

Rating e vini sempre più global dipendenti

DI EDOARDO NARDUZZI

L’Italia e gli altri stati pro-duttori di vino segnano un punto a favore nella querelle sui diritti di impianto dei vi-gneti. Il commissario all’agri-coltura Dacian Ciolos ha annunciato che convocherà un gruppo di alto livello sul vino «per esaminare la que-stione». Introdotti alla fine degli anni 70 come quote all’espansione della produ-zione, secondo la riforma 2008 i diritti di reimpianto dovrebbero sparire nel 2015. Ma dieci stati Ue, i maggio-ri produttori di vino dell’Ue tra cui Italia e Francia, han-no chiesto il mantenimento della misura. Secondo fonti della commissione europea, il gruppo di alto livello non signifi ca un passo indietro su quanto già deciso, ma servirà a esaminare eventuali «adat-tamenti» in virtù di uno sce-nario mutato.

Ciolos: diritti di impianto

Emilio Pedron

La ricerca sul vino dell’ateneo girondino

Bordeaux scovala sua molecola

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26 Sabato 21 Gennaio 2012 P O LT R O N E I N E R B A

Vittorio Moretti, costruttore di successi nel regno di Bacco

Bellavista sul vinoUn impero di bollicine nato per gioco

DI CLAUDIA CERVINI

Ha costruito un impero fatto di vigne, partendo da un hobby coltivato per gioco sulla collina Bella-

vista nel bresciano che sovrasta quel regno di bollicine chiamato Franciacorta. Un regno che lui, Vittorio Moretti, classe ’41, nato a Firenze, ma franciacortino per elezione, ha contribuito a costru-ire fondando il primo consorzio di vini e ottenendo da una cantina di famiglia quasi 200 ettari vita-ti chiamati oggi Terra Moretti. «Un’avventura nata senza prete-se, per evadere dalla routine che però mi ha regalato un gioiello d’azienda», racconta l’imprendi-tore. Moretti infatti di professio-ne nasce costruttore, impegnato nell’edilizia industrializzata e solo nel ’74 acquista alcuni ettari di vigneto per «fare del buon vino da condividere con gli amici e soddisfare il bisogno di ritorno alla terra. Io, infatti, ho origini contadine», chiosa «e il Dna si fa sempre sentire». Oggi la holding Terra Moretti, oltre a Bellavista e Contade Castaldi, le due aziende franciacortine con una selezione di 100 canti-ne l’anno e un milione e cinquecento mila bottiglie vendute (su un totale di quasi 3 milioni), abbraccia altre due azien-de toscane che raccontano tu t t ’ a l t ra

storia. «Siamo andati a Livorno e a Grosseto per fare vini rossi importanti a marchio Petra e te-nuta La Badiola», racconta Mo-retti. «Una diversifi cazione che ha pagato, in termini di qualità e anche di volumi di esportazio-ne». È soprattutto grazie ai rossi che l’esportazione è cresciuta nel 2011 del 50%, in particolare verso gli Stati Uniti e il Giappone. «I fatturati della Tenuta La Badiola sono quasi raddoppiati, arrivan-do a sfi orare il milione di euro». Certo, il core business è un altro ed è soprattutto quello delle bol-licine, ma vedere un incremento dei fatturati del 90% su alcune cantine in questo momento non è da poco. «Soprattutto fa ben

sperare per il futuro e apre una grossa

fi nestra sull’ex-port». In gene-rale il gruppo,

con un giro d’affari di 32 milioni di euro cresciu-

to del 20% rispetto al

2010, è

in salute. E ancora più frizzanti sono le bollicine che da sole fat-turano 23 milioni quasi esclu-sivamente in Italia. «Abbiamo una forte richiesta interna di Bellavista e non intendiamo pun-tare sull’estero», dove per altro la battaglia con i grandi cham-pagne è ardua. «Dobbiamo an-dare da soli», continua Moretti, «distinguerci dallo champagne e raccontare una storia tutta ita-liana». Indispensabile per rac-contare questa storia è «produr-re vini di qualità, facili da bere, comprensibili anche a chi non è un intenditore». Ecco perché l’ar-tigianalità diventa una bandiera. «Molto dipende dalle mani. Mani che effettuano il metodo classico, che fanno vendemmie separate in base all’esposizione del vigneto, ruotano la bottiglia di 1/8 di giro per quattro settimane, effettuano la sboccatura della Riserva Vitto-rio Moretti». E dalle quali nasce, per esempio, il Bellavista Fran-ciacorta Cuvée, bottiglia tra le più conosciute e apprezzate. Molto la-voro e poco chiasso dunque, «non puntiamo spasmodicamente su comunicazione e pubblicità, non è in linea con il nostro profi lo, so-steniamo iniziative culturalmen-te edifi canti come la partnership con il Teatro La Scala dal 2004». È il vino a parlare anche attra-verso le numerose degustazioni: «un prodotto che resiste alla cri-si perché piace, viene capito ed è espressione di un territorio di qualità».

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BRUNO ALLEGRETTI, 76 anni, mantovano, pre-sidente del sindacato nazionale pensionati di Confagricoltura è stato nominato presidente del Cupla, il comitato unitario nazionale dei pensionati dei lavoratori autonomi, a cui aderi-scono le associazioni e i sindacati dei pensionati di Confartigianato, Cna, Casartigiani, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Confcommercio e Confesercenti, che associa-no nel complesso 2,5 mln di iscritti, in rappresentanza di più di 5 milioni di pensionati autonomi. Resterà in carica per il biennio 2012-2013. [email protected]

LUNEDÌ SCORSO FABIO PERINI, già presidente di Fedagri-Con-fcooperative Lombardia, è stato eletto presidente del settore agricolo e agroalimentare Confcooperative di Mantova, presieduta da Maurizio Ottolini e cui aderiscono 72 cooperative agroali-mentari. [email protected]

STEFANO SANESI, 36 anni, è il nuovo direttore generale di Agricola Faina, azienda umbra con un’estensione di 450 ha tra vigneti, oliveti, boschi, seminativi e noceti, che controlla la cantina Conti Faina. [email protected]

È SAVERIO DE BONIS, presidente Anlac (associazione nazionale liberi libri allevatori di conigli, il coordinatore di Fima, neonata

Federazione italiana movimenti agricoli costitu-ita nei giorni scorsi a Roma e cui aderiscono per ora altre dieci associazioni e movimenti del mon-do agricolo: Tavolo Verde (Puglia e Basilicata), Aspal (Lazio), Comitato spontaneo uniti per non morire (Molise), Cospa (Abruzzo), Cicc (Campania), Gta Gruppo trasversale agricoltori (Emilia Romagna), Movimenti per l’Umbria,

Comitati in rete (Sicilia), Lega della terra e Associazione Durum Lucano. [email protected]

VITTORIO SANTACATTERINA, 56enne agronomo e imprenditore com-merciale, è il nuovo presidente della Cantina Beato Bartolomeo da Breganze, che lavora le uve conferite da 800 soci viticoltori dell’alto vicentino. Santacatterina sarà affi ancato dal vicepresi-dente, Bruno Gasparotto. [email protected]

EMILIO LORA-TAMAYO è stato nominato presidente del Consiglio superiore della ricerca scientifi ca (Csic) dal governo spagnolo. Lora-Tamayo ricopriva l’incarico di direttore dell’istituto di mi-croelettronica di Barcellona del Csic.

LA SQUADRA DI VERTICE DEL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA spagnolo si è completata con la nomina di Carlo Domínguez Díaz a segretario generale della pesca, di María García Domínguez a direttore del gabinetto del ministro, di Begoña Nieto Gilarte a direttore generale dello sviluppo rurale e della politica forestale, di Fernando José Burgaz Moreno a dg dell’industria alimentare e di Socorro de Zafra Cañas a direttore del gabinetto della segreteria di stato dell’ambiente

MARCO NICASTRO, è il nuovo presidente nazio-nale della sezione economica pomodoro da in-dustria di Confagricoltura. Succede a Fabrizio Portapuglia. Vicepresidente è Biancamaria Balestreri di Cremona, produttrice di pomodo-ro. [email protected]

DOUG PHILLIPS nominato nuovo presidente dell’Australian Banana Growers’ Council (Abgc). Phillips, coltivatore di South Johnstone, succede a Cameron MacKay. Vice-presidente è stato eletto Paul Johnstone. Inoltre, STEVE LIZZO sostituirà MacKay al comitato dell’Abgc. [email protected]

IL COMITATO DIRETTIVO DELLA FLAI CGIL CAMPANIA ha elet-to Giuseppe Carotenuto segretario generale regionale del-la categoria. Carotenuto subentra a Giuseppe Brancaccio. [email protected]

È ARMANDO SERENA il nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini del Montello e Colli Asolani. Serena è il fondatore e at-tuale presidente di Montelvini spa, cantina di Venegazzù (Tv) e anche della cantina S. Osvaldo di Lison (Ve). Vicepresidente è stato eletto Franco dalla Rosa, di Isa spa. info@

consorziomontellocolliasolani.it

IL CONSIGLIO DIRETTIVO DI ASSOLOGISTICA ha nominato all’unanimità Carlo Mearelli alla carica di presidente. Su-bentra a Nereo Paolo Marcucci, che lascia per fi ne man-dato. Vicepresidenti Sebastiano Grasso, Nereo Paolo Marcucci, Giancarlo Russo, Alvaro Spizzica, Damaso Zanardo. Mearelli è anche ad di Argol Air Logistics e presidente di Ifwla. [email protected]

Luisa Contri e Andrea Settefonti© Riproduzione riservata

GIRI DI POLTRONE

CONCENTRAZIONE NEL SACCARIFERO FRANCESE. La cooperativa Cristal Union ha formalizzato l’offerta d’acquisito per 1 mld euro per il gruppo Vermandoise. L’operazione, soggetta al via libera da parte dell’Antitrust francese, farebbe di Cristal Union il secondo gruppo saccarifero francese alle spalle della cooperativa Tereos (40% delle quote francesi) con una produzione di 1,45 mln tons di zucchero e il 35% delle quote del mercato nazionale. A livello europeo salirebbe al quinto posto dietro alle tedesche SÜDZUCKER E NORDZUCKER e la britannica British Sugar.

LA MULTINAZIONALE AMERICANA DUPONT ha annunciato il suo ingresso nel consorzio di ricerca delle piante tolleranti alla siccità Drops, consorzio creato dall’Istituto nazionale francese della ricerca agronomica e sponsorizzato dalla Commissione europea cui metterà a disposizione la propria esperienza e quella della piattaforma di modellizzazione per la ricerca sul mais frutto della collaborazione fra la sua controllata Pioneer Hi-Bred e i ricercatori dell’Università del Queensland.

Luisa Contri© Riproduzione riservata

RISIKO AGRICOLO

Vittorio Moretti

Villa Lechi in Franciacorta

Il Parlamento Ue rinnova le cariche nelle Commis-sioni. Lunedì sarà la volta dell’agricoltura e sviluppo rurale, con il presidente Paolo De Castro (S&D) favorito alla conferma. Già confermato, invece, il tede-sco Albert Dess (Ppe) re-latore di uno dei rapporti sulla riforma Pac approvati a Strasburgo; il via libera nonostante alla vigilia forti rumors indicassero una sua sostituzione con l’irlandese Mairead McGuinness. Comunque, nella compagi-ne dei coordinatori qualche variazione potrebbe esserci.

Cariche Ueal rinnovo

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27Sabato 21 Gennaio 2012STECNOLOGIA & INNOVAZIONE

L’azienda padovana oggi produce in Italia, Romania e Cina. Dal laboratorio due nuovi prodotti

Maschio e dominante. Da 40 anniSeminatrici Gaspardo in vetta al mercato. La ricerca premia

DI STEFANO CATELLANI

Nel 1972 pensare alle nuove maxiseminatrici «da record» (36 ettari/ora) era impensabile

ma nel Dna della Gaspardo c’era già l’innovazione: le seminatrici pneumatiche che oggi portano il marchio Maschio Gaspar-do al primo posto nel mondo. Quarant’anni giusti giusti. Una corsa verso le nuove frontiere della meccanizzazione agricola che Egidio e Giorgio Maschio continuano dal quartier generale di Campodarsego nel Padovano davvero senza soste nonostante una gamma che comprende già 120 tipologie di macchine pro-dotte in sei stabilimenti (Italia, Romania e Cina). L’attività in-dustriale avviata nel 1964 ha portato alla nascita di un grup-po che porta le macchine agricole made in Italy in tutto il mondo. Nel centro ricerche è già pronta la nuovissima «Renata», l’ul-tima discendente di una dinastia inizia con la gloriosa P 730. Sarà in vendita solo dal 2013. È una

8 file trainata dotata di telaio pieghevole a 3 metri per il tra-sporto stradale e dal massiccio telaio che consente sia l’impiego su sodo, utilizzando seminatori «Regina», sia su minima lavora-zione, con i seminatori «Mtr». È caratterizzata da una capiente tramoggia: 1.800 litri per avere un’autonomia adeguata e tutte le operazioni di carico sono superfa-cilitate. La trasmis-sione mediante ruota di contatto è affi dabile e precisa anche in condizio-ni di lavoro diffi cili; la variazione della distan-za tra i semi è rapida e confortevo-le grazie al cambio a leve. La robustezza del telaio non g r a v a

sul trattore grazie al sistema di connessione alle sole paralle-le inferiori, in questo modo per l’impiego di una 8 fi le bastano so-lamente 90 hp. Oggi la tecnica di semina si è spinta verso modelli che seminano senza lavorare il terreno o limitando al massimo l’intervento su di esso; il numero di fi le gestito è cresciuto esponen-zialmente all’aumentare delle potenze dei trattori impiegati

per questa delicata quanto importan-

te operazione. Oggi l’azien-da è in grado di produrre

dei veri e pro-pri «monumen-

ti» fino a ben 48 file per rispondere alle esigenze delle aree e aziende cere-alicole più

grandi al mondo. Nuova è anche la linea «Magica» che si propone per l’ampia versatilità d’impiego grazie alle sue 8 fi le a interfi la variabile e può seminare diver-se colture con semplici, rapide e pratiche operazioni che non richiedono utensili o chiavi. Tra-smissione, telaio e guide di sup-porto degli elementi hanno oggi una resistenza sorprendente e le ali si possono parzialmente smontare per ridurre l’ingom-bro lavorando con interfila stretto. La tramoggia del ferti-lizzante è disponibile in accia-io Inox e 900 litri di capienza. E Maschio allarga anche la pro-pria gamma di erpici rotanti con l’immissione in commercio del nuovo modello pieghevole Toro, disponibile con larghezze di lavoro di 4,6 - 5 - 6 - 7 metri e abbinabile a trattori da 300 cv e oltre. La new entry, presentata uffi cialmente all’Agritechnica di Hannover, si posiziona tra il modello Aquila e l’ammiraglia

Jumbo e nasce dal-la combinazione di componenti ultra-collaudate che ca-ratterizzano i due

nuovi modelli. La trasmissione è composta da ingranaggi, albe-ri supporto coltelli, cuscinetti (gli orientabili a rulli Skf, esclusiva degli erpici Super Duty Maschio), tenute a cassetto. I cambi laterali con raffreddamento incorporato derivanti dal modello Jumbo as-sicurano elevate prestazioni e resistenza allo sforzo. Il telaio, a sua volta, deriva dal monotrave anteriore che già equipaggia il modello Aquila. Grazie alla scel-ta di materiali ad alta resistenza e soluzioni costruttive all’avan-guardia la struttura è ottimizza-ta per dimensioni fi no a 7 metri. Nella progettazione è stata posta particolare attenzione al comfort dell’operatore: ogni regolazione e comando avviene dal posto guida; la profondità di lavoro è regola-ta da martinetti idraulici auto-livellanti; il passaggio da rigido a fl ottante può essere anch’esso idraulico, a richiesta, e la chiusu-ra per il trasporto è resa sicura dagli agganci idraulici di serie. E la sostituzione dei coltelli può essere effettuata rapidamente e agevolmente grazie al sistema Rapido.

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VERONA2-3-4-5FEBBRAIO

2012W W W. F I E R A G R I C O L A . C O M

International Agri-business Show

Informazioni e prevendite sul sito www.fieragricola.com

organizzato da: partners:in collaborazione con:

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28 Sabato 21 Gennaio 2012 MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE

L’agroalimentare vale 246 miliardiL’intera fi liera del settore pesa per il 15% del pil nazionale

Il sistema agroalimentare è uno dei pilastri dell’eco-nomia dell’Italia, una delle chiavi più importanti anche

dell’immagine del nostro paese nel mondo, tanto da costituire un modello seguito e imitato a livello internazionale. Un comparto che, sommando l’agricoltura, l’industria, la distribuzione, il commercio e la ristorazio-ne vale 246 miliardi di euro, pari al 15% del pil nazionale. Un patrimonio di grande va-lore che esprime nei numeri, nella conservazione dei pa-esaggi rurali, nell’innova-zione, nelle esportazioni il potenziale di un paese come l’Italia da sempre vocato alla produzione di cibi e di vini di qualità riconosciuta. Un sistema, dunque, com-plesso, articolato, che mette insieme fi liere che nel com-plesso danno vita a milioni di posti di lavoro. Una realtà che prosegue sul solco di una tradizione millenaria, che ha saputo evolversi nel tempo, ma che da sempre costitui-sce un fattore determinante nell’unità del Paese e che trova nell’agricoltura un irrinunciabile punto d’origine.

AgricolturaÈ proprio il settore primario,

infatti, a dimostrare una diffu-

sione territoriale, uno sviluppo capillare in tutti i territori delle Regioni italiane, in grado di pro-durre, ognuna con le proprie spe-cifi cità, prodotti dallo standard qualitativo elevato. Negli ultimi dieci anni, come testimoniato

anche dal 6° Censimento gene-rale dell’agricoltura dell’Istat, il comparto ha intrapreso un per-corso di profonda trasformazio-ne, necessario per adeguarsi alle mutate condizioni generali da un lato economiche e dall’altro socia-li. Mutazioni in parte infl uenzate

anche da un contesto normativo e di sostegno pubblico che si mo-difi ca, tenendo presenti gli effetti di una crisi economico fi nanziaria che ha richiesto adeguamenti a tutti i soggetti produttivi europei. L’analisi dei risultati del Censi-

mento Istat indicano come negli ultimi dieci anni sia di-minuito il numero di aziende operanti nel settore prima-rio, che nel 2010 si attesta sul complesso di 1.630.420 imprese agricole e zootecni-che attive. È la Puglia la re-gione con il maggior numero di aziende agricole (oltre 275 mila), seguita dalla Sicilia (219 mila), dalla Calabria (138 mila), dalla Campania (137mila) e da Veneto (121 mila). In queste cinque re-gioni opera il 54,6 per cento delle aziende agricole ita-liane. Per quanto riguarda il territorio nazionale de-dicato all’attività agricola, l’Istat segnala che nel 2010 nel complesso la Superfi-cie aziendale totale (Sat) risulta pari a 17.277.023 ettari e la Superfi cie agri-

cola utilizzata (Sau) ammonta a 12.885.186 ettari.

Proprio in merito alle super-fi ci è interessante notare che, a fronte del calo delle unità azien-dali, aumenta invece la dimen-sione, che oggi sfi ora una media di 8 ettari, segno indubbiamente

positivo, considerato che uno dei più grandi problemi dell’agricol-tura nazionale è proprio quella di essere composta da aziende di dimensioni tali da non riuscire ad essere competitive nello sce-nario di mercato mondiale, come quello attuale.

Il tessuto aziendale agricolo è in grado oggi di dare vita a un fatturato complessivo di 48,8 mi-liardi di euro, con più di 1.200.000 unità lavorative impiegate sui campi. Sul fronte produttivo l’Italia rappresenta senza dubbio uno dei principali player europei e mondiali in campo agricolo, in particolare nei settori delle carni (9 miliardi di euro), degli ortaggi (7 miliardi di euro), della frutta e degli agrumi (5,7 miliardi di euro), del latte (4,5 miliardi di

euro), dei cereali e legumi secchi (3,89 miliardi di euro) e della vite (3 miliardi di euro), solo per citare i primi sei comparti per dimensio-ne economica.

Sul fronte dell’occupazione l’agricoltura si dimostra dina-mica, in una fase di mutamento signifi cativo del profi lo tanto de-gli addetti quanto degli impren-ditori. Cresce, infatti, il numero di lavoratori dipendenti che gra-dualmente sostituiscono la ma-nodopera familiare all’interno delle imprese, così come aumen-tano, arrivando ad una quota del 33% del totale, le aziende condot-te da donne.

Questa struttura del modello agricolo italiano consente una performance importante, soprat-tutto se paragonata a quella dei

1. CARNI9,13 miliardi di euro

19,8% della produzione agricola complessiva

2. ORTAGGI 6,94 miliardi di euro - 15%

3. FRUTTAE AGRUMI

5,75 miliardi di euro12,5% incluse anche le altre legnose

4. LATTE 4,54 miliardi di euro - 10%

5. CEREALIE LEGUMI SECCHI

3,89 miliardi di euro - 8,5%

6. VITE 3 miliardi di euro - 6,5%

1. LATTIERO-CASEARIO14,8 miliardi di euro -11,9% del fatturato

dell’industria agroalimentare

2. DOLCIARIO 12 miliardi di euro - 9,7%

3. VINO 10,7 miliardi di euro - 8,6%

4. SALUMI 7,9 miliardi di euro - 6,4%

5. ALIMENTAZIONE ANIMALE 6,65 miliardi di euro - 5,4%

6. CARNI BOVINE 5,9 miliardi di euro - 4,8%

7. AVICOLO 5,3 miliardi di euro - 4,3%

8. PASTA 4,3 miliardi di euro - 3,5%

9. OLIO DI OLIVA E DI SEMI 4,2 miliardi di euro - 3,3%

10. SURGELATI 4,1 miliardi di euro - 3,3%

9 13 miliardi di euro

PRINCIPALI PRODUZIONIAGRICOLE ITALIANE

14 8 miliardi di euro 11 9% del fatturato

PRINCIPALI COMPARTI INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA

*Fonte Inea I dati presi in esame si riferiscono tutti all’anno 2010 - Fonte Federalimentare

VALORE DEL SISTEMA AGROALIMENTAREITALIANO

246 miliardi di euro pari al 15,9% del pil italiano

*Stima Inea su dati Istat

VALORE PRODUZIONE AGRICOLA

48,8 miliardi di euro pari al 3% del pil italiano

*Fonte Istat

AZIENDE AGRICOLEITALIANE

1.630.420

*Dato 6° Censimento Agricoltura Istat

UNITÀ DI LAVORODEL COMPARTOAGRICOLO (COMPRESE SILVICOLTURA E PESCA)

1.274.000 pari al 5% delle unità di lavoro italiane

*Fonte Istat

VALORE ESPORTAZIONI AGROALIMENTARIITALIANE

28 miliardi di euro

*Fonte Inea

VALORE DEL SISTEMA

I NUMERI DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO

«È necessario rimettere al centro dell’attenzione l’agricoltura, contrastando l’immagine di un settore residuale ed assistito e tenendo ben chiaro che questo è un comparto vitale per l’Italia». Con queste parole il ministro delle politiche agricole alimen-tari e forestali Mario Catania ha introdotto la sua relazione programmatica alle Commissioni agricoltura del Parlamento, delineando le priorità strategica dell’azione del Mipaaf, di se-guito sintetizzate.

Competitività, promozione del comparto agroalimentare e contrasto alle crisi dei mercati

Riforma dei rapporti di fi liera: l’obiettivo del Ministero è quello di garantire il riconoscimento di un valore adeguato all’attività agricola, alla relativa trasformazione e alla tutela dell’alimentazione del consumatore. Per questo è stata avviata la defi nizione di un tavolo nazionale con le imprese della di-stribuzione con il fi ne di impostare nuove relazioni commerciali nelle fi liere, a partire da quelle strutturalmente più esposte come quella ortofrutticola.

Promozione e tutela del Made in Italy: sono questi due elementi fondamentali per garantire la competitività del comparto agricolo, che negli ultimi anni ha registrato un forte aumento dell’export. L’azione del Mipaaf si svilupperà princi-palmente su due linee: sostenere la riforma delle politiche di promozione dell’Ue e intensifi care le attività di contrasto alle contraffazioni e all’agropirateria internazionale a danno dei nostri marchi.

Contrasto delle crisi di mercato: si tratta di un tema che avrà un ruolo determinante per il futuro del settore. Delle rispo-ste importanti potranno arrivare dalla stessa defi nizione della nuova Pac post 2013 che dovrà costruire una rete di protezione dei redditi attraverso un pacchetto effi cace di strumenti per la gestione dei rischi.

Tutte le linee di intervento

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29Sabato 21 Gennaio 2012SMINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE

partner europei. L’Italia, infatti, rappresenta il 7% della superfi cie agricola dell’Unione, sviluppando il 13% del valore delle produzioni, dimostrando un’alta capacità di valorizzare le colture messe in campo. Il valore aggiunto medio per ettaro coltivato è di gran lun-ga il più elevato, e circa il doppio della media Ue. E ci sono casi che ben disegnano tale realtà a livello economico: nel settore ortofl ori-colo, ad esempio, per ogni ettaro di superfi cie le imprese nella me-dia europea registrano un reddi-to netto di 5.400 euro, mentre in quelle italiane tale valore supera i 18 mila euro.

All’interno del comparto agrico-lo una voce signifi cativa è rappre-sentata dai prodotti a denominazione, ov-vero quelli che hanno ricevuto un riconoscimen-to e una protezione a livello comunitario attraverso i marchi Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione geo-grafi ca protetta) e Stg (Specia-lità tradizionali garantite). Tali denominazioni sono salite a 238, con il riconoscimento della Dop «Vulture» all’olio extravergine d’oliva proveniente da tale terri-torio, confermando una posizione di leadership del nostro Paese in questo settore. Le aziende con produzione certifi cazio-ne Dop-Igp ammonta-no nel 2009, secondo dati Inea, a 82.120 unità, di cui il 92% è rappresentato da aziende agricole ed il 5,7% da quelle di trasformazio-ne. La superficie impiegata per tali produzioni am-

monta a 139 mila ettari, mentre gli allevamenti sono 47.291. Sotto il profi lo del valore economico, il giro d’affari sviluppato dai pro-dotti a denominazione si aggira sui 5 miliardi di euro, mentre quasi doppio, con 9,8 miliardi di euro, è quello al consumo. È bene ricordare che tali prodotti rappre-sentano, sotto il profi lo normativo, una delle punte più avanzate del comparto, considerando che le de-nominazioni hanno l’esatto scopo di consentire al consumatore di avere un’immediata e certifi cata percezione dell’origine del prodot-to, delle modalità di trasformazio-ne e della qualità dello stesso.

AgroindustriaUna seconda componente fon-

damentale del sistema agroali-mentare italiano è senza dubbio l’industria alimentare che nel 2010 ha fatto registrare un giro d’affari di 124 miliardi di euro, grazie al lavoro di 441 mila per-sone, pari al 10,1% di tutti gli occupati nel settore industriale italiano. Il primo settore per fat-turato è quello lattiero-caseario, che nel 2010 ha sfi orato i 15 mi-liardi (14,8 mld) di euro, seguito da quello dolciario (12 mld) e da quello vinicolo (10,7 mld). Nel 2010 il livello produttivo è cresciu-to del 2%, compensando in parte i risultati negativi dei due anni precedenti, e il valore aggiunto è aumentato in quantità (1,6%) ri-spetto al 2009. È in questi numeri che si traduce il brand Made in Italy, chiave determinante anche in relazione all’export dei nostri prodotti alimentari.

DistribuzioneAltra voce determinante per

la comprensione del complesso agroalimentare è quello della

distribuzione, che si evidenzia anche come uno dei tempi più delicati nella ripartizione delle risorse prodotte dal settore. È qui infatti che si pongono alcu-ne delle questioni più sensibili e sulle quali si sta progressiva-mente cercando di intervenire in un’ottica di una migliore gestione degli anelli della catena alimen-tare. Sotto il profi lo economico nel 2010 il numero degli esercizi ope-ranti nel comparto si è rivelata stabile, con 187.550 negozi, tra i quali vengono inclusi supermer-cati, ipermercati e altre forme di commercializzazione avanzata. Negli ultimi dieci anni questa tipologia di vendita ha visto il proprio peso crescere dal 38% al 51% del totale esercizi.

Consumi alimentariIl consumo alimentare dome-

stico costituisce di fatto il punto di arrivo, insieme all’export, del lungo processo di produzione e trasformazione che parte dai campi e dunque il suo peso è determinante a ritroso su ogni singola parte della fi liera. Nono-stante la crisi economica, secon-do le analisi dell’Istituto nazio-nale di economia agraria (Inea), i consumi nel 2010 sono rimasti sostanzialmente stabili, con un valore complessivo che si attesta sui 142 miliardi. Le categorie di maggiore spesa si confermano le carni, con 31,5 miliardi di euro, seguite dal pane e dai trasfor-mati di cereali, con 27 miliardi di euro. La spesa per i servizi di ristorazione si è invece attestata sui 73 miliardi di euro, con un incremento in valore del 2,7%.

ExportL’Italia agroalimentare di-

mostra una vitalità sul fronte

delle esportazioni che proietta il settore ai primi posti come per-formance, anche in un contesto complicato a livello globale. È in questo campo che si sono negli anni applicate le forze migliori dei produttori italiani, che sono stati in grado di aprire strade sempre più importanti per la commercializzazione dei prodotti made in Italy. Nei numeri, come ha ricordato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania, l’export agroalimentare italiano ha fatto registrare numeri davvero im-pressionanti: nel quinquennio 2005-2010 in valore è cresciuto del 35%, e nel primo semestre 2011, rispetto allo stesso perio-do del 2010, l’incremento è stato dell’11%. Secondo i dati Inea, il valore dell’export agroalimenta-re italiano nel 2010 è stato di 28 miliardi di euro. La principale destinazione delle nostre merci è l’area dell’Unione Europea che assorbe circa il 70% delle espor-tazioni, per un valore di 19,5 mi-liardi di euro e con la sola Ger-mania che importa da noi per 5,5 miliardi di euro. La seconda area di destinazione è quella del Nord America (10%) dove l’Italia riesce a sviluppare un fatturato di quasi 3 miliardi di euro. In crescita anche le esportazioni verso l’Asia che nel 2010 hanno fatto registrare un valore di 1,5 miliardi di euro, con Giappone, Cina e Russia a rappresentare i bacini di riferimento per i prodot-ti a marchio Italia.

L’Italia vanta 238 prodotti a denominazione

monta a 139 mila ettari mentre distribuzione che si evidenzia delle esportazioni che proietta il

IL FATTURATO 2010 - LE INCIDENZE % DEI COMPARTI

Fonte: Associazioni aderenti a Federalimentare

Pagine a cura del

MINISTERODELLE POLITICHE

AGRICOLE ALIMENTARIE FORESTALI

del dicastero dell’agricolturaPolitiche comunitarie

Pac (Politica agricola comune): la nostra priorità è valoriz-zare e far riconoscere i prodotti che non trovano un’adeguata remu-nerazione per il livello di qualità che esprimono, mentre il modello della Pac proposto dalla Commissione europea vuole che circa 2/3 delle risorse siano spesi per un sistema di aiuti disaccoppiati, legati quasi esclusivamente al criterio della superfi cie. Un modello di Pac, secondo il quale la ripartizione dei fondi tra gli stati membri si basa sul criterio della superfi cie, appare inaccettabile. Il ministero potrà portare avanti la sua azione forte del fatto che il sistema agroalimentare italiano ha espresso una linea comune, attraverso un documento unitario fi rmato dalle principali organizzazioni di settore, così come hanno fatto le Regioni italiane.

Sviluppo rurale: l’agricoltura italiana deve disporre di un

quadro fi nanziario unico, indipendentemente dal numero di pro-grammi, in modo da gestire la regola del disimpegno automatico a livello nazionale e non di singolo programma. Il governo sta lavorando inoltre per giungere a un quadro normativo comunitario che ci consenta di far coesistere, insieme ai programmi regionali, anche un programma nazionale.

Pcp (Politica comune pesca): l’Italia condivide gli obietti-vi di fondo defi niti dalla Commissione nella proposta di riforma presentata lo scorso luglio, anche con riferimento a una maggiore protezione nel lungo termine degli stock e alla necessità di tutela dell’ecosistema marino.

Etichettatura: rappresenta uno strumento essenziale per man-tenere vitale il modello europeo di agricoltura rispettosa dei consu-matori, dell’ambiente e del benessere animale. La recente adozione del regolamento sulla fornitura di informazioni ai consumatori dimostra che un dialogo costruttivo è possibile ed è già stata ottenu-ta l’estensione dell’obbligo di indicazione di origine a tutte le carni fresche. Per questo motivo il ministero lavorerà da subito per acce-lerare la defi nizione degli atti esecutivi previsti dal regolamento.

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LIBERALIZZAZIONI/Approvato in consiglio dei ministri il decreto legge sulla concorrenza

Professioni, nuovi adempimentiScatta l’obbligo del preventivo scritto e dell’assicurazione

DI IGNAZIO MARINO

Nuovi adempimenti per i professionisti. Debutta l’obbligo del preventivo scritto da rilasciare al

cliente sulla prestazione richiesta. E soprattutto scatta il vincolo del-la polizza assicurativa sui danni eventualmente causati dall’eser-cizio dell’attività professionale. Vanno quindi in soffitta i tariffari (non più vincolanti dal 2006 ma comunque indicativi) per defini-re l’onorario su una determinata prestazione. A meno che non sia il giudice a dover calcolare tale compenso. In questo caso sarà possibile utilizzare i parametri stabiliti con decreto del ministero vigilante (cioè gli stessi tariffari vietati fra privati). Sono queste alcune delle previsioni contenute nel decreto legge sulle liberaliz-zazioni approvato ieri in consiglio dei ministri.

Tariffe. Il governo sceglie la li-nea soft (rispetto alle ipotesi della prima ora). Se in una prima ver-sione la defi nizione del compenso era rimessa alla completa contrat-tazione fra le parti, nel decreto approvato si rimane confermata l’abrogazione delle tariffe delle professioni nel sistema ordinisti-co ma il giudice, in caso di liqui-dazione dei compensi, potrà fare riferimento ai parametri stabiliti con decreto del ministero vigilante. Questa parte, in un primo momen-to non c’era. Ma non solo. Restando in tema di compensi, questi de-vono essere calcoli in base all’impor-tanza dell’opera e vanno pattuiti (ol-tre che per iscrit-to) in modo omni-comprensivo. Il che vuol dire che il professionista avrà la possibilità di quantificare la qualità e il rischio della prestazione.

Preventivo. In nome della trasparenza, il

decreto conferma che il professio-nista deve rila-sciare un pre-ventivo scritto con il prezzo della presta-zione richiesta dal cliente. L’atto deve es-

sere corredato del grado di com-plessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico. L’inottemperanza di quanto disposto costituisce illecito disciplinare e in quanto tale sarà sanzionabile dall’ordine.

Assicurazione. Rappresenta la vera novità del provvedimento. In una prima versione del Dl, infatti, si prevedeva solo l’obbligo per il professionista di indicare nel pre-

ventivo se era titolare o meno di una polizza assicurativa.

Nella versione approvata ieri invece scatta un

vero e proprio vin-colo. Anticipando

così una misu-ra contenuta

all’articolo 3, comma 5, della legge nella legge 148 del 2011. E non è l’unica.

Tirocinio. Un’altra misura che il governo ha inteso antici-pare, infatti, è quella sui tiroci-ni. Nel confermare che il periodo di pratica in studio utile ai fi ni della partecipazione all’esame di stato non potrà essere superio-re ai 18 mesi, si prevede che sei mesi potranno essere svolti du-rante il corso di laurea. Servirà però una convenzione quadro ad hoc stipulata fra i consigli na-zionali degli ordini e il ministro dell’istruzione, università e ri-cerca. Questa disposizione non si applica alle professioni sanitarie per le quali resta confermata la normativa vigente. In materia di tirocinio però, il governo ha fatto saltare (indirettamente) l’equo compenso previsto per il giova-ne che nella legge 148/2011 era previsto. Il decreto, sopprime, fra le altre cose, dalla Manovra di Ferragosto alcune sue parti. Una di queste (articolo 3, comma 5, lettera c - secondo periodo) è proprio la previsione della remu-

nerazione per il praticante.

Notai. Più concorrenza fra i notai. L’attuale pianta organica (che prevede sulla carta 5.779 professionisti in servizio anche se al momento ce ne sono poco meno di 4.700), come revisionata da ultimo con i decreti del mini-stero della giustizia il 23 dicembre 2009 e in data 10 novembre 2011, è aumentata di 500 posti. Per arri-vare a questo risulto si procederà con una serie di concorsi a raffi ca. Non prima, però, di aver concluso quelli in corso. Al momento infat-ti ci sono tre bandi che aspettano di essere conclusi per 550 posti. Il decreto prevede che entro il 2012 siano espletate tutte le procedure per la nomina dei professionisti nei vari distretti che ne neces-sitano. In un secondo momento, cioè entro il 31 dicembre 2013, ci sarà un nuovo bando per altri 500 posti. Entro il 31 dicembre 2014 toccherà ad altri 470 notai. Così facendo, a giudizio dell’esecutivo, ci saranno abbastanza profes-sionisti sul mercato da creare la concorrenza necessaria. Tuttavia, «per assicurare il funzionamento regolare e continuo dell’uffi cio, il notaro deve tenere nel comune o nella frazione assegnatagli studio aperto con il deposito degli atti, registri e repertori notarili, e deve assistere personalmente allo studio stesso almeno tre giorni a settimana e almeno uno ogni 15 giorni per ciascun comune o fra-zione di comune aggregati».

Confidi. Nella maggioranza del capitale sociale dei consorzi fidi e delle società cooperative che esercitano l’attività di garan-zia collettiva fi di spazio ai liberi professionisti. È quanto emerge dal decreto che modifi ca il comma 7, del dl n. 201/2011 (cosiddetta «manovra Monti»), convertito nel-la legge n. 214/2011. I consorzi di garanzia collettiva dei fi di sono enti costituiti nella veste giuridica di cooperativa o società consortile, che esercitano in forma mutuali-stica attività di garanzia collet-tiva dei fi nanziamenti in favore delle imprese socie o consorziate. La modifi ca introdotta estende la partecipazione anche ai liberi professionisti (soci) a prescindere dall’attività esercitata che, insie-me alle piccole e medie imprese (Pmi), devono detenere almeno la metà più uno dei voti esercita-bili in assemblea, con il diritto a nominare gli organi con funzione di gestione e controllo strategico, di cui al richiamato art. 39, dl n. 201/2011.

© Riproduzione riservataMario Monti

Preventivo In nome sere corredato del grado di com- all’articolo 3 comma 5 della legge

TARIFFE

Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate • In caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale il • compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministero vigilante La misura del compenso deve essere adeguata all’importanza • dell’opera e va pattuita in maniera omnicomprensiva

PREVENTIVO

Il compenso per le prestazioni è pattuito per iscritto. Il profes-sionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico. L’inottemperanza a quanto disposto costituisce illecito disciplinare

ASSICURAZIONEDebutta l’obbligo di dotarsi di una polizza assicurativa. Gli estremi di quest’ultima devono infatti essere comunicati nel preventivo

NOTAI

L’attuale pianta organica dei notai è aumentata di 500 posti • Entro il 31/12/2012 vanno concluse le procedure relative ai • concorsi ancora aperti per un totale di 550 postiEntro il 31/12/2013 sarà bandito un nuovo concorso per • 500 posti Entro il 31/12/2014 sarà bandito un nuovo concorso per • 470 posti

CONFIDIEstesa ai professionisti la possibilità di partecipare al patrimonio dei Coni di

TIROCINIOLa durata non potrà essere superiore a 18 mesi. I primi sei mesi, in presenza di apposita convenzione con l’università, potrà essere svolto in concomitanza del corso di laurea

Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate

DISPOSIZIONI SULLE PROFESSIVONI

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31Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21D I R I T T O E F I S C O

LIBERALIZZAZIONI/Le reazioni del Cup e di Confprofessioni al decreto sulla concorrenza

Professionisti d’accordo. Anzi noCalderone: siamo stati ascoltati. Stella: troppi pregiudizi su di noi

DI SIMONA D’ALESSIO

Dalle professioni reazio-ni diverse sul decreto liberalizzazioni. È tutto sommato un giudizio po-

sitivo quello del Cup. Più critico invece quello di Confprofessioni. Annunciano guerra, invece, gli avvocati (si veda box). Intanto professionisti a raccolta oggi a Milano (si veda altro box).

Il Cup. «È corretto che nel decreto sulle liberalizzazioni rimanga un riferimento tarif-fario, poiché si stabilisce che il compenso deve essere pre-ventivamente comunicato al cliente, il quale può scegliere se accettare, o meno la prestazione professionale. Ed è apprezzabile che parte del praticantato deb-ba essere svolto nelle università, un argomento che sosteniamo da tempo». Marina Calderone, presidente del Cup, Comitato unitario delle professioni, in

serata sfoglia il provvedimento fresco di approvazione da parte del consiglio dei ministri, e dà qualche giudizio sulle misure governative, restando in attesa di ulteriori chiarimenti. Innan-zitutto, dichiara a ItaliaOggi, «mi fa piacere avere ascoltato in conferenza stampa il mini-stro della giustizia Paola Seve-rino soffermarsi sulla questione delle tariffe, ribadendo che se ne è tanto discusso, ma il capitolo è stato già abbondantemente af-frontato, e le tariffe sono state ormai abolite», tuttavia «laddove si legge che l’entità della parcel-la deve essere resa nota al com-mittente, e che viene definita sulla base delle tariffe defi nite dal ministero vigilante, se ne desume che resta, quindi, un ri-ferimento tariffario, e ritengo sia una decisione corretta». Soprat-tutto, osserva, è positivo che la clientela conosca la complessità dell’incarico che sta affi dando ad un professionista e che, di conse-

guenza, possa contare su un preventivo

serio, evitan-do così «una

guerra al r ibasso a tutti i costi».

Altro p a s -saggio su cui si

sofferma

Calderone è quello delle società semplificate per gli under 35, con un capitale sociale di un euro: «Dove ci sono incentivi per favorire la creazione di nuo-ve attività giovanili non siamo affatto contrari, mi limito però ad evidenziare che si tratta di un tema, quello delle società fra professionisti, già oggetto di un confronto con il governo, nelle prossime settimane». E, sempre a proposito delle nuove genera-zioni, l’obbligo di svolgere sei mesi del tirocinio direttamente all’università rappresenta, ag-giunge Calderone, l’esplicita-zione di «quanto scritto nella manovra di agosto. Una buona cosa».

Confprofessioni. Toni più ac-cesi da parte di Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, secondo cui l’esecutivo ha dei «pregiudizi», ha scelto di «colpire prevalentemente le realtà rego-lamentate, insistendo su quelle che l’opinione pubblica individua come caste: notai e farmacisti». «Da un lato si vuole liberaliz-zare, dall’altro si regimentano dei percorsi nella definizione dei compensi, creando sfi ducia nei confronti del professionisti» spiega, sottolineando che «può andare bene che i praticanti ef-fettuino una parte dell’iter negli atenei, ma è fondamentale che facciano attività di studio, che cioè si confrontino direttamente con le caratteristiche della pro-

fessione che hanno scelto». Pollice verso, infi ne, sulla società semplifi cata per i giovani: una formula che,

conclude Stella, «non vedo favorevolmente, non credo possa por-

tare ad alcun van-taggio immediato. Il

rischio è che sia sol-tanto uno spot».© Riproduzione riservata

Dieci giorni di fuoco per l’avvocatura. Si parte domani, con l’as-semblea nazionale dell’Oua chiamata a deliberare le modalità della protesta della categoria, proprio nel giorno in cui il testo delle libe-ralizzazioni uscirà dal Consiglio dei ministri (si veda ItaliaOggi di ieri). Appuntamento poi al 26 gennaio, all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, quando il presidente del Consiglio na-zionale forense, Guido Alpa, nel suo intervento illustrerà in via uffi ciale tutte le iniziative. Che poi saranno ribadite il 28 gennaio da tutti i presidenti degli ordini territoriali nel corso delle cerimonie che si terranno nelle varie Corti d’appello. Insomma, la categoria forense è pronta a una protesta, contro il governo Monti, che si annuncia dura e spettacolare come non si vedeva da anni, e cioè dalle liberalizzazioni del 2006 del decreto Bersani. Il metodo di scioperi e manifestazioni utilizzato da anni dal presidente dell’Oua, Maurizio de Tilla, e spesso osteggiato dalle altre anime della ca-tegoria, pare infatti aver contagiato tutta l’avvocatura. Con anche l’ordine di Roma, scettico sul «metodo Oua» ai tempi delle proteste sulla mediazione obbligatoria, che ha deciso di scendere in piazza, il prossimo 26 gennaio, per la «mobilitazione dell’avvocatura romana». Ma vediamo nel dettaglio tutte le iniziative della categoria.

Le iniziative Oua e Cnf. Primo appuntamento già domani all’as-semblea nazionale dell’Oua. All’assise hanno già aderito diversi ordini e associazioni forensi, e «si assumeranno iniziative forti». Tra queste: manifestazioni davanti a Palazzo Chigi, Camera e Senato, occupazione «simbolica» degli uffi ci giudiziari con mani-festazioni territoriali e conferenze stampa in 100 uffi ci giudiziari in due giorni da fi ssare per l’8 e il 9 febbraio 2012, astensione dalle udienze negli stessi giorni. «Siamo fortemente preoccupati», afferma il presidente, Maurizio de Tilla, «è necessario contrastare il disegno che vuole disintegrare l’avvocatura e rottamare la giusti-zia. Un mosaico costituito da diversi tasselli: lo schema di decreto legislativo che abolisce oggi gli uffi ci dei giudici di pace e domani i tribunali minori e le sezioni distaccate. Il decreto legge che da un lato penalizza la parte che non ha inteso partecipare alla procedura di media-conciliazione, con una sanzione che alla prima udienza il giudice può applicare, dall’altro fi ssa limiti irrisori alla liquidazione degli onorari a carico della parte soccombente nelle cause di valore inferiore a mille euro e che, infi ne, prevede la domanda di tratta-zione in appello e in cassazione sottoscritta solo dalla parte e non dall’avvocato». Momento clou della protesta della categoria sarà però la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, quando Alpa illustrerà tutte le iniziative contro le misure del governo Monti sulle professioni e sulla giustizia. Il giorno precedente la cerimonia, il 25 gennaio, verrà anche convocata una conferenza stampa per informare i cittadini della protesta in corso. La categoria ha anche approvato un manifesto, con l’obiettivo di esprimere «la posizione unitaria di tutta l’avvocatura italiana». «Il governo ha agito in modo opaco, autoritario e senza cercare il confronto con l’avvocatura. I

provvedimenti della manovra sono stati ispirati a solo criteri economici con una “pericolosa indifferenza per i valori giuri-dici”, con “uso strumentale del diritto comunitario”».

Le Camere penali e l’ordine di Roma. L’Unione delle camere penali ha deliberato lo stato di agitazione, sul tema della pro-fessione forense, «chiedendo la sollecita convocazione del con-siglio per confrontarsi e riferire anche dell’incontro di sabato 14 gennaio al Cnf con gli altri organismi dell’avvocatura». La manifestazione dell’avvocatura romana, invece, si terrà giovedì prossimo, dalle 11 alle 13. «Il go-verno Monti, in nome della fami-gerata liberalizzazione», si legge nella nota diffusa dall’ordine, «sta assestando l’ultimo colpo mortale all’avvocatura italiana. È giunto, allora, il momento di alzare la testa e far sentire forte la nostra voce: il tutto facendo capire ai cittadini che è in gioco non la nostra corporazione ma la stessa essenza dell’art. 24 della Carta costituzionale».

L’Avvocatura annuncia dieci giorni di fuoco

La riforma delle attività intellettua-li darà più scelta agli italiani che hanno bisogno di una prestazione professionale, ma è indispensabile

l’esame di stato come garanzia di prepara-zione. È quanto emerge da una ricerca Ispo (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione) che ha indagato sugli atteggiamenti e sugli orientamenti degli italiani nei confronti della figura del professionista e della riforma. I ri-sultati sono stati annunciati ieri nel corso di una conferenza stampa a Milano e saranno, oggi a Milano, al centro del forum delle pro-fessioni intellettuali che si svolgerà a partire dalle 10,30 (Teatro Dal Verme, via S. Giovan-ni sul Muro). Dunque, «gli italiani dichiarano di apprezzare maggiormente un professio-nista esperto (95%), ovvero preferirebbero una figura competente e preparata grazie a periodici corsi di formazione e aggiorna-mento. Inoltre piace l’idea che l’attività del professionista sia inserita in un sistema di

tutele e garanzie come ad esempio l’obbligo di stipulare un’assicurazione contro eventuali danni verso la clientela (92%) e il sottoporsi a eventuali verifiche da parte di un organo di controllo (92%). Ma la caratteristica più importante, per definire un professionista ideale riguarda l’accesso alla professione: la maggioranza relativa degli intervistati (23%) afferma infatti che un professionista per ac-cedere all’albo deve aver sostenuto l’esame di Stato. La maggioranza degli intervistati afferma inoltre che con la riforma si avrà più possibilità di scelta del professionista (62%) e anche che il sistema di accesso alla professio-ne - l’esame di stato - sia indispensabile per garantire la preparazione del professionista (58%). Più incertezza, probabilmente dovuta alla specificità dell’argomento, si nota sulla possibile composizione mista delle società. Tra chi esprime un giudizio il campione si divide equamente tra favorevoli e non alla costituzione di società miste». L’indagine Ispo

arriva in un momento in cui le professioni sono al centro di più riforme (si vedano altri articoli). E proprio alla luce di questo, gli ordi-ni professionali della Lombardia, Piemonte, Triveneto, Liguria, Emilia Romagna e Valle d’Aosta, riuniti nel Forum delle professioni intellettuali Coordinamento dei Cup del Nord Italia, d’intesa con il Cup nazionale, terranno oggi una manifestazione a Milano. Stando alle previsioni degli organizzatori, è prevista la partecipazione di circa 1.500 professionisti provenienti da tutto il Nord Italia con mezzi propri e 30 pullman. Aprirà i lavori la presidente del comitato unitario delle professioni, Marina Calderone. Seguirà poi il confronto fra la politica (Mariastella Gelmini del Pdl, Marco Maggioni della Lega Nord, Nedo Poli dell’Udc, Tiziano Treu del Pd) e i rappresentanti di categoria del nord Italia (Giuseppe Cappochin, Remo Danovi, Eliana Morandi e Alessandro Solidoro).

Ignazio Marino

RICERCA ISPO OGGI AL CENTRO DEL FORUM DI MILANO

L’esame di stato resta una sicurezza La pensano così gli italiani, che vedono negli ordini una tutela

Marina Calderone Gaetano Stella

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32 Sabato 21 Gennaio 2012 D I R I T T O E F I S C O

LIBERALIZZAZIONI/ Scatta il salasso sul contributo unii cato, che sarà quadruplicato

Arriva il tribunale delle impreseProprietà industriale e contenzioso su appalti e class action

Pagina a cura DI ANTONIO CICCIA

Arriva il tribunale delle imprese. Con una modi-fi ca al dlgs 168/2003 le sezioni specializzate in

materia di proprietà industriale ed intellettuale diventano sezioni specializzate per il contenzioso in materia di imprese. Il nuovo tri-bunale assumerà la competenza anche per le class action e per il contenzioso sugli appalti pub-blici, quest’ultimo per la parte devoluta ai giudici ordinari (in sostanza le controversie collegate all’esecuzione del contratto).

I tribunali avranno una com-petenza vastissima, riguardante a 360 gradi tutto il contenzioso relativo alle attività economiche. Innanzi tutto giudicheranno le cause in materia di proprietà industriale e di concorrenza sle-ale e le controversie in materia di diritto d’autore. Passano ai tribunali delle imprese anche le class action: il decreto sulle libe-ralizzazioni modifi ca il codice del consumo e attribuisce al nuovo organismo le azioni di classe di cui all’articolo 140-bis del dlgs 206/2005. La domanda di azione collettiva andrà proposta ai tri-bunale presso cui è istituita la sezione specializzata.

Le sezioni specializzate avran-no competenza, relativamente alle società dì cui al libro V, titolo V, capi V e VI del codice Civile (so-cietà per azioni e in accomandita per azioni) e alle società da que-ste controllate o che le controlla-no, per le cause: tra soci delle so-cietà, inclusi coloro la cui qualità di socio è oggetto di controversia; cause relative al trasferimento

delle partecipazioni sociali o ad ogni altro negozio avente ad og-getto le partecipazioni sociali o i diritti inerenti; di impugnazione di deliberazioni e decisioni di organi sociali; tra soci e società; in materia di patti parasociali; contro i componenti degli organi amministrativi o di controllo, il liquidatore, il direttore generale ovvero il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabi-li societari; cause ad oggetto azio-ni di responsabilità promosse dai creditori delle società controllate contro le società che le control-

lano; cause relative a rapporti di controllo, coordinamento e gruppo cooperativo paritetico (articoli 2359, primo comma, n. 3, 2497- septies e 2545-septies codice civile). Il tribunale delle imprese sarà, infi ne, assegnata-rio anche delle cause relative a contratti pubblici di appalto di lavori, servizi o forniture di ri-levanza comunitaria, in cui sia parte una società per azioni o in accomandita per azioni, quando sussiste la giurisdizione del giu-dice ordinario.

Sul punto, mentre se c’è eser-

cizio del potere pubblico (si pen-si allo sviluppo della gara fi no all’aggiudicazione) la giurisdi-zione appartiene a Tar e Consi-glio di stato, per l’esecuzione del contratto si va dal giudice ordi-nario, e quindi ora dalla sezione specializzata.

Nelle precedenti bozze del dl la competenza delle sezioni specia-lizzate era limitata alle contro-versie aventi ad oggetto: marchi nazionali, internazionali e comu-nitari, brevetti d’invenzione e per nuove varietà vegetali, modelli di utilità, disegni e modelli e diritto

d’autore, nonché di fattispecie di concorrenza sleale interferenti con la tutela della proprietà i ndustriale ed intellettuale.

Peraltro arriva un ennesimo rincaro del contributo unifi cato. Il decreto sulle liberalizzazioni, infatti, prevede che per i processi di competenza delle sezioni spe-cializzate il contributo unifi cato è quadruplicato. Inoltre il contri-buto (quadruplicato per il primo grado) è ulteriormente aumen-tato della metà per i giudizi di impugnazione ed è raddoppiato per i processi dinanzi alla Corte di cassazione.

Tanto per fare un esempio ini-ziare una causa di valore com-preso tra euro 52.000 ed euro 260.000 verrà a costare 2640 euro, mentre per i processi di va-lore superiore a euro 260.000 e fi no a euro 520.000 il balzello toc-cherà euro 4.224. Le nuove regole si applicheranno dopo una piccola vacatio: il decreto prevede, infatti, che le disposizioni riguarderanno i giudizi instaurati dopo il novan-tesimo giorno dall’entrata in vigo-re del decreto stesso.

Le modifi che apportate lascia-no, invece, integro l’impianto del decreto 168/2003 quanto a corti di appello e composizione degli or-gani giudicanti. In particolare in appello le sezioni per le imprese sono costituite presso le corti di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Trieste e Venezia.

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Bastone contro le truffe assicurative e carote agli automobilisti che accettano con-trolli sull’auto assicurata. Questa la fi losofi a del decreto sulle liberalizzazioni che, da un lato, vuole reprimere le frodi ai danni delle compagnie e dall’altro vuole premiare l’automobilista che accetta la perizia sull’auto (prima di stipulare la polizza) o di mettere la scatola nera sul proprio veicolo.

Nel testo, invece, non c’è più la esclusione della procedura di indennizzo diretto per i danni alla persona. Nel decreto si prevede, dunque, che le tariffe saranno ridotte se l’automobilista accetta un’ispezione preventiva del veicolo o se acconsente a che l’as-sicurazione monti una scatola nera sul veicolo. Contro la falsifi cazione dei tagliandi assicurativi il provvedimento prescrive la dematerializzazione e la loro sostituzione con congegni elettronici o telematici, che consentano un controllo a distanza. La violazione della circolazione con mezzo non assicurato potrà essere rilevata anche con strumenti telematici. In questo caso la violazione sarà contestata, senza obbligo di immediatezza (come avviene con l’autovelox). Sempre per arginare il pericolo di frodi si aggravano le sanzioni per i periti medici, le quali scattano anche per la falsa attestazione di uno stato di invalidità conseguente ad incidente stradale (e non solo come oggi previsto per gli stati di micro-invalidità).

Inoltre il provvedimento prevede una estensione del trattamento sanzionatorio anche per i periti assicurativi che accertano e stimano falsamente danni a cose e conseguenti a sinistri con obbligo di risarcimento per l’assicurazione. Innalzata la pena per la frode assicurativa: il minimo diventa un anno (era sei mesi) e il massimo diventa cinque anni (contro gli attuali quattro). Cambierà anche la procedura per ottenere il risarcimento. L’automobilista dovrà tenere a disposizione l’auto per la visita del perito (in caso di danni alle cose) per cinque giorni lavorativi consecutivi. Solo dopo l’auto può essere riparata. Entro quella data la compagnia deve mandare il perito.

Se, invece, la riparazione viene fatta prima del termine, l’assicurazione pagherà i danni solo se documentati da fattura. Infi ne una precisazione: resta fermo il diritto al risarcimento anche quando l’interessato non intende procedere alla riparazione.

Polizze, premi con la scatola nera Tagliandi telematici antifalsifi cazioni

All’Antitrust il potere di mettere al bando le clausole vessatorie a danno dei consumatori. Ma anche di rispondere all’interpello preventivo delle imprese per evitare di inserire clausole illegittime nei propri contratti. Il decreto sulle liberalizzazioni integra il codice del consumo (dlgs 206/2005) introducendo una tutela amministrativa contro le clausole abusive e interviene anche in materia di class action, cercando di allargare la possibilità di promuoverle.Innanzi tutto l’Antitrust potrà dichiarare con proprio atto la vessatorietà delle clausole: il provvedimento sarà diffuso mediante pubblicazione su apposita sezione del sito internet dell’Autorità, sul sito dell’impresa e comunque me-diante ogni altro mezzo idoneo. Una clausola è vessatoria quando introduce uno squilibrio ai danni del consumatore: la legge prevede un elenco di categorie di clausole abusive. Con la misura in esame una pubblica autorità dichiarerà l’abusività della clausola, che dovrà essere rimossa.Per prevenire questa evenienza le imprese interessate avranno facoltà di in-terpellare preventivamente l’Autorità sulle vessatorietà delle clausole che in-tendono utilizzare nei rapporti commerciali con i consumatori. Le clausole non ritenute vessatorie a seguito di interpello, non possono essere successivamente bocciate dall’Antitrust, anche se nulla vieterà ai consumatori di contestarle in giudizio. Passando alle class action, il decreto prevede che vi possano partecipare anche i consumatori titolari di posizioni «del tutto omogenee». Il decreto sulle liberalizzazioni estende il campo di applicazione dell’azione collettiva, eliminando la strettoia per il consumatore, che vuole aderire, della necessità di possedere una posizione identica, e quindi assolutamente equiva-lente a quella del proponente. L’attuale articolo 140-bis del codice del consumo (dlgs 206/2005) inserisce, infatti, nel campo di applicazione della class action i diritti contrattuali di una pluralità di consumatori e utenti che versano nei confronti di una stessa impresa in situazione «identica». Il decreto sosti-tuisce la parola «identica» con la parola « del tutto omogenea». L’effetto dovrebbe essere di un allargamento in entrata.

Una tutela amministrativa contro le clausole abusive

delle partecipazioni sociali o ad lano; cause relative a rapporti cizio del potere pubblico (si pen

Cause in materia di proprietà industriale e di concorrenza sleale• Controversie in materia di diritto d'autore• Class action•

Cause tra soci delle società, inclusi coloro la cui qualità di socio è oggetto di con-• troversia Cause relative al trasferimento delle partecipazioni sociali o ad ogni altro negozio • avente ad oggetto le partecipazioni sociali o i diritti inerenti Cause di impugnazione di deliberazioni e decisioni di organi sociali; tra soci e so-• cietà Cause in materia di patti parasociali • Cause contro i componenti degli organi amministrativi o di controllo, il liquidatore, • il direttore generale o il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societariCause ad oggetto azioni di responsabilità promosse dai creditori delle società con-• trollate contro le società che le controllano Cause relative a rapporti di controllo, coordinamento e gruppo cooperativo parite-• tico Cause relative a contratti pubblici di appalto di lavori, servizi o forniture di rilevanza • comunitaria, in cui sia parte una società per azioni o in accomandita per azioni

Cause in materia di proprietà industriale e di concorrenza sleale•

COSA GIUDICHERÀ IL NUOVO GIUDICE

Cause tra soci delle società inclusi coloro la cui qualità di socio è oggetto di con•

RELATIVAMENTE A SPA E SAPA

La bozza di decreto sul sito www.italia-oggi.it/documenti

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33Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21D I R I T T O E F I S C O

LIBERALIZZAZIONI/ Contabilità anni 80 per tenere sotto controllo la spesa pubblica locale

P.a., si torna alla tesoreria unicaEnti e atenei perderanno la disponibilità delle entrate proprie

DI FRANCESCO CERISANOE ALESSANDRA RICCIARDI

Sotto controllo le spe-se degli enti locali. Attraverso il ritorno al vecchio sistema di

tesoreria unica degli anni 80. Regioni, comuni, province, ma anche scuole e università non avranno più disponibilità diretta delle proprie risorse depositate presso il sistema bancario, ma per effettuare i pagamenti dovranno di volta in volta rivolgersi a Bankitalia presso cui i soldi degli enti re-steranno in giacenza su conti fruttiferi. Per frenare e moni-torare i mille rivoli della spesa pubblica locale, col decreto li-beralizzazioni il governo Monti manda in soffitta per tre anni (fino al 31 dicembre 2014) l’attuale sistema di tesoreria mista (dlgs n.279/1997) che riconosce agli enti la piena di-sponibilità di quanto incassato a titolo di entrate tributarie ed extratributarie, canoni, inden-nizzi (ma anche dalla vendita di immobili), dirottando su un conto infruttifero tenuto da via Nazionale i trasferimenti dallo stato. Ora si torna all’antico, ossia alla legge n.720 del 1984 che accentra tutto nelle mani di palazzo Koch, a cui d’ora in poi dovranno rivolgersi le pubbliche amministrazioni per ogni mandato di pagamento.

La rivoluzione (che non è dif-fi cile attribuire alla paternità del ministro per i rapporti con il parlamento, Piero Giarda da sempre critico verso la spe-sa fuori controllo degli enti lo-cali) costringerà i tesorieri e i cassieri delle amministrazioni a un vero tour de force. Entro la fine di febbraio dovranno versare il 50% dei depositi li-quidi ed esigibili tenuti in ban-ca sulle rispettive contabilità speciali, sotto conto fruttife-ro, aperte presso la tesoreria statale. La restante quota di risorse dovrà essere riversata entro il 16 aprile.

Il passaggio al nuovo siste-ma (anche se sarebbe meglio dire al vecchio, visto che si tratta di un ritorno al passa-

to) avrà anche un altro effetto pratico: tutti gli investimenti fi nanziari effettuati dagli enti (e che saranno comunque det-tagliati dal Mef con decreto da emanare entro il 30 aprile) dovranno essere smobilizzati entro il 30 giugno ad eccezione di quelli in titoli di stato ita-liani e affl uiranno sulle conta-bilità speciali presso la Banca d’Italia.

Nel frattempo, fino al com-pleto riversamento delle somme, i tesorieri dovranno disporre i pagamenti utiliz-zando prioritariamente le risorse nella disponibilità degli enti. Eventuali vincoli di destinazione sulle somme depositate transiteranno sulla tesoreria statale.

Le risorse da mutui e tra-sferimenti resteranno invece depositate in conti infruttiferi presso la tesoreria statale.

La centralizzazione di ge-stione dei fondi scatta anche per le università. Sempre l’ar-ticolo 63 del decreto legge sulle liberalizzazioni infatti abroga l’articolo 29 , comma 10 della legge n. 448/1998 che preve-deva che tutte le entrate dei dipartimenti e degli altri cen-tri con autonomia fi nanziaria e contabile degli atenei non fossero versate nella tesoreria statale, ma fossero «priorita-riamente utilizzate per i pa-gamenti di tali enti». In questo

caso, però, la normativa ponte non durerà fi no al 2014, come per gli enti locali, ma probabil-mente molto meno. Il decreto legge fi ssa infatti la scadenza del regime speciale all’adozio-ne del bilancio unico d’ateneo. Da quel momento, le risorse liquide esigibili dalle univer-sità, comprese quelle dei di-partimenti e degli altri centri dotati di autonomia gestiona-le e amministrativa, saranno gestite in maniera accentrata dallo stesso ateneo.

La r i f orma contenuta nell’art.63 del decreto libera-lizzazioni, dal punto di vista formale non dovrebbe avere effetti rilevanti per gli enti che non perderanno le proprie risorse ma non ne avranno più disponibilità diretta. Tuttavia dal punto di vista sostanziale il «commissariamento contabile» è evidente. E lo si capisce fi n dalle prime righe della riforma Giarda che cancella il princi-pio, contenuto nel dlgs sul fi sco regionale attuativo del federa-lismo (dlgs n.68/2011), secondo cui il ministro dell’economia è tenuto a concertare, con le regioni e la Conferenza per-manente per il coordinamen-to della finanza pubblica, il proprio atto di indirizzo sugli obiettivi di politica fi scale. Ora Mario Monti potrà fare da sé senza ascoltare i governatori.

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Bond locali per fi nanziare le opere pubbliche. Comuni, pro-vince, città metropolitane, ma anche le unioni di comuni e persino le comunità montane e i consorzi potranno emettere prestiti obbligazionari di scopo garantendoli con il proprio patrimonio immobiliare. I cespiti serviranno esclusivamente a rimborsare gli obbligazionisti e per questo non saranno ammesse su di essi azioni da parte di creditori diversi dai titolari di bond. Il dl liberalizzazioni varato ieri dal governo Monti apre al mercato anche il settore del trasporto ferro-viario regionale cancellando l’esclusione di cui godeva fi no ad ora assieme a energia elettrica, gas e acqua. A tutela dei consumatori si prevede che nei contratti di servizio debba es-sere indicato chiaramente il livello di qualità, il prezzo medio per utente, gli investimenti programmati ed effettuati e gli obiettivi di redditività, qualità ed effi cienza attesi. E nelle gare prevarrà l’impresa che si è impegnata a realizzare eco-nomie gestionali e a indirizzare i risparmi così conseguiti a ridurre le tariffe verso gli utenti. Il pacchetto liberalizzazioni di Monti apre la strada anche al risarcimento dei danni per violazione degli standard minimi di qualità. Si legge infatti nel decreto che nelle carte di servizio dovranno essere indicati i diritti «anche di natura risarcitoria che i consumatori e le imprese utenti possono esigere nei confronti dei gestori del servizio e dell’infrastruttura». L’in house, ossia l’affi damen-to diretto a società partecipate dagli enti, resterà in vigore ma con tutta una serie di paletti. Al pari delle aziende spe-ciali, anche le società in house saranno soggette al patto di stabilità e dovranno fare ricorso alle procedure previste dal Codice dei contratti pubblici (dlgs 163/2006) per acquista-re beni e servizi. Potranno indebitarsi per fare investimenti solo se l’ammontare dei mutui contratti non superi il 25% delle entrate e saranno soggette agli stessi limiti in materia di assunzioni, indennità e consulenze applicati da tempo ai comuni. Gli affi damenti di valore superiore a 200 mila euro cesseranno a fi ne 2012, ma potranno sopravvivere altri tre anni se entro questa data le aziende si metteranno insieme per costituire un unico gestore a livello provinciale. Sulla forma giuridica con cui celebrare questa unione il governo ha però fatto un passo indietro. Rispetto alle ultime bozze di decreto (anticipate ieri da ItaliaOggi) scompare l’obbligo di fusione e si parla genericamente di «integrazione operativa». E cade anche l’esenzione che risparmiava le società derivanti dalla fusione dall’applicazione dei paletti sui mutui. Il monito-raggio delle scelte di regioni, province e comuni ai fi ni dell’ap-plicazione delle classi di virtuosità (previste dal dl 98/2011) slitta di un anno. Chi farà le gare per affi dare i servizi locali dovrà attendere il 2013 per benefi ciare di sconti sul Patto. Le agevolazioni scatteranno solo su input di palazzo Chigi che dovrà inviare al ministero dell’economia entro il 31 gennaio di ogni anno l’elenco delle amministrazioni virtuose.

Come detto, la soglia per gli affi damenti diretti scende da 900 a 200 mila euro. Quelli di valore economico superiore do-vranno cessare a fi ne 2012. Mentre le gestioni affi date diret-tamente a società miste pubblico-private (se la selezione del socio è avvenuta senza gara a «doppio oggetto») termineran-no il 31 marzo 2013. L’attribuzione di diritti di esclusiva sarà possibile solo previo parere obbligatorio dell’Antitrust che dovrà pronunciarsi entro 60 giorni dalla ricezione dell’istrut-toria in cui l’ente locale spiega le ragioni («idonee e suffi cien-ti») che l’hanno portato ad attribuire diritti di esclusiva o ad affi dare con una stessa gara una pluralità di servizi. L’invio della documentazione all’Autorità garante della concorren-za dovrà avvenire entro 12 mesi dall’entrata in vigore del dl liberalizzazioni. Per promuovere la concorrenza a livello comunale è prevista l’individuazione di un apposito uffi cio presso la presidenza del consiglio che dovrà monitorare la normativa locale alla ricerca di eventuali disposizioni con-trastanti con i principi di libero mercato. Qualora vengano riscontrate irregolarità il nuovo organismo assegnerà all’ente un «congruo termine» per rimuovere i limiti alla concorrenza, decorso il quale scatteranno i poteri sostitutivi previsti dalla legge La Loggia (n. 131/2003). I concessionari e affi datari di servizi pubblici locali saranno obbligati a fornire ai comuni, che vogliono bandire una gara per assegnare il servizio da loro svolto, tutte le informazioni utili (impianti, infrastrut-ture, rivalutazioni, ammortamenti). Dovranno farlo entro 60 giorni dalla richiesta. Diversamente potranno andare incontro a una sanzione da 5 mila a 500 mila euro.

Francesco Cerisano

Per fi nanziare le opere i comuni emetteranno bond

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35Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21D I R I T T O E F I S C O

LIBERALIZZAZIONI/ Le misure di natura i scale contenute nel provvedimento d’urgenza

Iva accertata. Ma recuperabileL’impresa raggiunta da un avviso può esercitare la rivalsa

DI FABRIZIO G. POGGIANI

Se l ’ impresa-contri-buente è stata rag-giunta da un avviso di accertamento o retti-

fica dell’Iva, può riaddebita-re la stessa agli acquirenti o committenti. Ma solo nel caso in cui abbia effettuato il paga-mento del tributo, della mag-giorazione dello stesso, delle sanzioni e degli interessi.

Questa una delle novità di natura fiscale introdotte dalla bozza di decreto sulle liberalizzazioni.

Interessi passiviSul tema della deducibilità

limitata degli interessi passi-vi, di cui al comma 1, dell’art. 96, dpr 917/1986, l’art. 83 del decreto in commento nel-la stesura attuale, dispone l’estensione della disciplina ordinaria (deducibilità degli interessi passivi nei limiti del 30% del Rol) alle società con capitale detenuto in prevalen-za da enti pubblici, operanti nei comparti delle forniture dell’acqua, dell’energia e del teleriscaldamento e dei ser-vizi di smaltimento e depu-razione.

Dette disposizioni si rendo-no applicabili a decorrere dal periodo d’imposto di entrata in vigore del decreto in com-mento e, di conseguenza, nel 2012.

Venture capitalCon l’obiettivo di discipli-

nare meglio il soste-gno alla cresci-ta delle newco, il provvedimen-to in commento dispone alcune modifiche all’art. 31, dl n. 98/2011, in vigore dal 6 luglio dello scor-so anno, che ha reso possibile la sottoscrizione di almeno il 75% del capitale delle società non quo-tate nella fase di costituzione, di avvio delle pro-prie attività o di sviluppo dei pro-dotti.

Il decreto intro-duce alcune novi-tà disponendo la necessità che le società destinata-rie dei «Fondi per il venture capital» (FVC) siano ope-rativamente collo-cate nel territorio nazionale e dete-nute, in via preva-lente, da persone fisiche.

Trasferimento sedeA seguito della procedura

d’infrazione n. 2010/4141,

a l l ’ ar t i co lo 166 , dpr n . 917/1986, sono stati aggiunti alcuni commi.

L’articolo in commento di-sciplina il trasferimento del-

la residenza all’estero degli esercenti attività commer-ciali e, nell’attuale stesura, dispone che il trasferimento

della residenza all’estero da parte di questi soggetti, an-che collettivi, «… costituisce realizzo…» dei componenti dell’azienda o del complesso aziendale.

L’intervento tende a esclu-dere questo automatismo prevedendo la possibilità di richiedere, a cura degli inte-ressati, un regime «sospensi-vo» degli effetti realizzativi appena indicati, sempreché la residenza, ai fi ni dell’impo-sizione diretta, sia effettuata sul territorio di Stati apparte-nenti alla Comunità europea o aderenti all’accordo sullo spa-zio economico europeo, inseri-ti all’interno della cosiddetta «white list», di cui all’art. 168 del medesimo Tuir.

Ulteriore condizione, ne-cessaria per benefi ciare della sospensione, è che detti paesi abbiano stipulato «… un ac-cordo di reciproca assistenza in materia di riscossione dei crediti tributari compatibile con quella assicurata dalla direttiva 2010/24/Ue del Con-siglio del 16 marzo 2010…».

Un decreto di natura non regolamentare del ministe-ro dell’economia adotterà le modalità di applicazione delle nuove disposizioni, anche al fine di indicare le situazioni che potranno determinare le cause di de-cadenza dei citati effetti so-spensivi della realizzazione, nonché i criteri di versamento delle imposte e le modalità di versamento.

DoganeSul tema della disciplina

doganale, due sono gli inter-venti effettuati.

Il primo riguarda l’esten-sione della possibilità di presentazione, a cura dei contribuenti, di memorie (os-

servazioni e richieste) entro 30 giorni dalla data di notifi-ca dell’atto o di ricezione del verbale inerenti operazioni doganali; infatti, si intro-duce il comma 4-bis, all’art. 11, dlgs n. 374/1990 e si ag-giunge un ulteriore periodo, che ne effettua il rinvio al precedente articolo, al com-ma 7, dell’art. 12, della legge 212/2000 (Statuto dei diritti del contribuente).

Con il secondo intervento, invece, si introduce la possi-bilità di adire, attraverso spe-cifico ricorso, alle commissio-ni tributarie competenti, per contrastare i provvedimenti di diniego dei rimborsi, di sgravio o di non contabiliz-zazione dei dazi doganali ap-plicati dalle autorità doga-nali, nelle ipotesi specifiche previste dagli articoli 871 e 905, del regolamento Ue n. 2454/1993.

IvaLa novità più interessante,

però, riguarda la sostituzione del comma 7, dell’art. 60, dpr n. 633/1972 che inverte total-mente la precedente previsio-ne consentendo la possibilità del contribuente di effettuare la rivalsa dell’imposta e/o del-la maggiore imposta dovuta per effetto dell’emissione di avvisi di accertamento o ret-tifica, nei confronti dei cessio-nari dei beni o dei committen-ti dei servizi.

Detta rivalsa si rende pos-sibile a condizio-ne che risulti effettuato il pa-gamento dell’im-p o s t a , d e l l a maggiorazione dell’imposta, del-le sanzioni e de-gli interessi, con la conseguenza che i cessionari e/o i committenti potranno eserci-tare la relativa detrazione «… al più tardi, con la dichiarazione re-lativa al secondo anno successivo a quello in cui ha corrisposto l’im-posta o la mag-giore imposta ad-debitata in via di rivalsa…».

Rendite finan-ziarie

Con una modifi-ca al n. 3, della let-tera a), comma 13, art. 2, dl 138/2011, il sostituto d’im-posta potrà appli-care, si ritiene a discrezione, la ri-tenuta del 20 o del

12,50% sui proventi realizzati per riporti, pronti c/termine e mutui di titoli garantiti.

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al l ’ar t i co lo 166 dpr n della residenza all’estero da Dogane

INTERESSIPASSIVI

Deducibilità ordinaria degli interessi passivi, di cui all’art. 96 del Tuir, per le società con prevalente capitale pubblico, esercenti le attività di fornitura acqua, energia, teleriscaldamento e di servizi di smaltimento

SOSTEGNOALLE IMPRESE

Fondi comuni (FVC) nel capitale di rischio delle nuove imprese ma soltanto se aventi sede operativa sul territorio nazionale e con quote possedute direttamente e in via prevalente da persone i siche

TRASFERIMENTO SEDE ALL’ESTERO

Gli esercenti attività di impresa possono richiedere la sospen-sione degli effetti realizzativi, di cui all’art. 166 del Tuir, in sede di trasferimento della sede nella Ue o negli stati aderenti allo Spazio economico europeo

DOGANE

L’operatore che ha subito rilievi anche in sede di accessi, ispe-zioni e verii che può presentare le proprie osservazioni entro 30 giorni dalla data di notii ca degli atti anche se si tratta di materia doganale. Si può adire alle Commissioni tributarie competenti anche avverso i provvedimenti relativi ai dazi doganali

IVA

Il contribuente può recuperare l’imposta determinata a seguito di avvisi di accertamento o rettii ca nei confronti di cessionari e/o committenti, esclusivamente in caso di versamento del tributo, delle sanzioni e degli interessi. Il cessionario e/o il committente possono recuperare la stessa, al più tardi, con la dichiarazione relativa al secondo anno successivo in cui ha versato l’imposta o la maggiore imposta

RENDITEFINANZIARIE

Ritenuta ordinaria del 20% o ridotta del 12,5% sui proventi realiz-zati per riporti, pronti contro termine e mutui di titoli garantiti

Deducibilità ordinaria degli interessi passivi di cui all’art 96 del

LE DISPOSIZIONI FISCALINEL DECRETO SULLE LIBERALIZZAZIONI

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36 Sabato 21 Gennaio 2012 D I R I T T O E F I S C O

LIBERALIZZAZIONI/ La misura non è entrata nel dl, ma Monti e Passera ci tengono

Bot alle imprese, uno spiraglioE per le amministrazioni dello stato 60 giorni per saldare

DI ANDREA MASCOLINI

La possibilità il pagamento in Bot dei crediti vantati dalle imprese potrebbe divenire presto realtà.

«Non se n’è parlato in Consiglio dei ministri ma è una questio-ne che ha la nostra massima attenzione, ci stiamo lavorando perché dobbiamo rispettare i vincoli di bilancio, ma dobbia-mo anche fare qualcosa», ha detto ieri il ministro dello Svi-luppo Corrado Passera a chi gli chiedeva dell’ipotesi di pagare i crediti delle imprese con titoli di Stato. Concetto poi ribadito in tv dal premier Mario Mon-ti. La bozza entrata all’esame del Cdm prevedeva una prima risposta al tema dei ritardati pagamenti dei crediti vantati dalle imprese nei confronti del-le pubbliche amministrazioni (in complesso si tratta di circa 60 miliardi). Un’ipotesi che re-sta ancora in piedi, tanto che il governo avrebbe deciso di aprire un tavolo di concertazione. Nel-la bozza sono previste anche norme che fi ssano a 60 giorni il termine massimo di pagamen-

to per le amministrazioni e che riducono gli interessi di mora rispetto alla previsione attuale; per le subforniture aumenta di un punto l’interesse di mora. La norma in questione (articolo 63) si muove in una duplice ottica, di recepimento di alcune indica-zioni della direttiva 2011/7/Ue e di introduzione di misure per la tempestività dei pagamenti del-le amministrazioni statali. Non si tratta quindi di interventi che riguardano tutte le amministra-zioni pubbliche, ma soltanto le amministrazioni statali (quindi non gli enti locali, le regioni, le province, ecc.).

Fra le modifiche al decreto legislativo 231/02 merita di es-sere segnalata quella che preve-de che se una delle controparti della transazione è una pubblica amministrazione, il termine di pagamento è di 30 giorni, salve diverse pattuizioni stabilite per scritto e che siano oggettiva-mente giustifi cate dalla natura particolare del contratto o da al-cune caratteristiche; in questo caso non si potrà, però, andare oltre i 60 giorni. Sono invece por-tati da 30 a 60 giorni i termini

di decorrenza degli interessi se si tratta di amministrazioni che svolgono attività economiche di natura industriale o commer-ciale sul mercato, nonché per gli enti pubblici che offrono pre-stazioni sanitarie.

Una novità non da poco è rap-presentata dalla sostituzione dell’attuale articolo 5 con una nuova norma che riduce il tas-so di mora (oggi quantifi cato nel «saggio d’interesse del principa-le strumento di rifi nanziamento della Banca centrale europea applicato alla sua più recente operazione di rifinanziamento principale effettuata il primo giorno di calendario del semestre in questione, maggiorato di sette punti percentuali») con il ben più basso interesse legale di mora, salva diversa pattuizione di un interesse convenzionale di mora, nei rapporti fra imprese. Il tasso sarà quello del primo gennaio di ogni anno, per il primo semestre e quello del primo luglio per il secondo semestre. Si inserisce anche una norma che defi nisce ex lege iniqua ogni clausola con-trattuale che escluda l’applica-zione degli interessi di mora e

che esclusa il risarcimento per i costi di recupero. Per i rapporti di subfornitura disciplinati dalla legge 192 del 1998 si prevede che la maggiorazione degli interessi corrispondenti al tasso uffi ciale di sconto non sia più di sette pun-ti ma di otto punti quando non sia stato rispettato il termine di pagamento, salva la pattuizione tra le parti di interessi moratori in misura superiore e salva anche la prova del danno ulteriore.

Il decreto legge prevede, per garantire la tempestività dei pagamenti delle amministrazio-ni statali, in via sperimentale per il triennio 2012-2014, che il dirigente responsabile della ge-stione delle risorse predisponga un piano fi nanziario in cui sia esplicitato cosa e quanto paga-re ogni mese, tenendo conto di quando sono state assunte le obbligazioni. Si stabilisce anche che le somme stanziate relative ad autorizzazioni di spesa plu-riennali del bilancio dello stato, se non impegnate alla chiusura dell’esercizio costituiscano econo-mie di bilancio e reimpegnate nei tre anni successivi prima di esse-re de fi nanziate defi nitivamente.

Per accelerare i pagamenti di cre-diti di transazioni commerciali per acquisto di forniture e servizi, certi, liquidi ed esigibili che cor-rispondano a residui passivi del bilancio statale si prevede l’inte-grazione dei fondi speciali per i residui passivi di 3 miliardi per il 2012. Per coprire questi tre mi-liardi, però, si dovrebbe attingere al fondo della Agenzia delle en-trate (capitolo 1778) che è quello dal quale si attinge per i rimbor-si e le compensazioni dei crediti di imposta. Ma ancora ieri sera il governo stava verifi cando questa ipotesi. Per gli stessi crediti, ma-turati al 31 dicembre del 2011, i creditori potranno richiedere che siano estinti, in luogo del paga-mento con i tre miliardi destinati per il 2012 ai residui passivi, con l’assegnazione di titoli di Stato fi no al limite di due miliardi. Un altro miliardo viene destinato al pagamento dei crediti per «con-sumi intermedi» maturati verso i ministeri, sempre con il mecca-nismo della contemporanea ridu-zione del fondo per i rimborsi e le compensazione dei crediti di imposta.

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Piano carceri in project fi nancing con concessioni ventennali e par-tecipazione delle fondazioni ban-carie; diritto di prelazione per i

proponenti di project fi nance relativi a opere fuori programmazione; aumenta al 50% la quota di lavori da affi dare a terzi da parte dei concessionari; al via il con-tratto di disponibilità; introdotti i project bond; più fl essibilità per il subentro nelle concessioni; riduzione dei costi delle opere con la riclassifi cazione delle terre e delle rocce da scavo; riduzione della quota per le opere di arte negli edifi ci pubblici. È quan-to prevedono alcune delle norme del decre-to legge sulle liberalizzazioni approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, all’interno del quale sono confl uite (per un totale di 92 articoli) le disposizioni del pacchetto infrastrutture. Si conferma la particolare attenzione allo sviluppo di partenariato pubblico-privato (PPP), per esempio, con la possibilità di emettere project bond da parte delle società di progetto, affi datarie di concessioni al fi ne di alimentare i fl us-si di risorse e garantire la copertura dei rischi. Le obbligazioni dovranno essere sottoscritte da investitori qualifi cati (il sistema fi nanziario nel suo complesso) e potranno essere garantire dal sistema fi nanziario e da fondi privati. A questo in-tervento si affi anca poi quello sull’art. 153, comma 20 del Codice dei contratti pubblici che rivede la fattispecie inerente la pre-sentazione di proposte per interventi fuori programmazione introducendo il diritto di prelazione per il proponente all’esito della gara per la scelta del concessionario, oggi non previsto neanche dopo le modifi che di dicembre. Viene dettata una disciplina ad hoc per la realizzazione del piano carceri:

sarà prioritario utilizzare la finanza di progetto (ma se ciò non è possibile l’ammi-nistrazione deve dare conto della convenienza economica e della copertura della quo-ta di contributo pubblico), con concessione non oltre 20 anni e al concessionario che realizza l’opera verrà ricono-sciuto il pagamento, a titolo di prezzo, di una tariffa com-prensiva dei costi di gestione del carcere (oltre che della realizzazione). Per queste opere si prevede che, se il con-cessionario non è una socie-tà interamente partecipata dal Ministero dell’economia, deve prevedere in offerta che le fondazioni bancarie con-tribuiscano per almeno il 20 per cento dell’investimento. Viene poi riproposta la disci-plina del contratto di dispo-nibilità, forma di PPP relati-va a un’opera, sia ordinaria sia di interesse strategico di proprietà privata destinata all’esercizio pubblico nell’ottica del governo il nuovo contratto potrebbe servire, per esempio, realizzare edifi ci a uso uffi cio da destina-re, per un periodo di tempo predefi nito, all’utilizzo pubblico. La norma prevede che l’aggiudicatario del contratto, che può an-che essere un contraente generale, realizzi e metta a disposizione dell’ente pubblico un’opera ricevendo un canone di disponi-bilità pluriennale, un eventuale contributo in corso d’opera e, se alla fi ne del contratto l’opera dovesse passare in mano pubblica,

un prezzo di trasferimento, assumendosi in toto il rischio di esecuzione e gestione.

Importante novità è rappresentata dall’aumento della quota che i conces-sionari di lavori pubblici (ad esempio i concessionari autostradali) devono porre in gara, che passa dal 40 al 50%; la nor-ma riguarda le concessioni già affi dare al 2002 e sarà applicabile dopo il primo gennaio 2015 per non bloccare gli inve-stimenti in corso.

Modifi cata anche al norma sul subentro nell’ambito delle concessioni, prevedendo

che i requisiti del subentran-te siano valutati non rispetto all’affidatario della conces-sione, bensì con riguardo alle reali necessità del progetto e alla sua fase di attuazione (ad es. se la sostituzione avviene in fase di gestione). Prevista la riduzione dell’overdesing per le opere ferroviarie, con semplificazione degli elabo-rati tecnici.

Del tutto nuova è poi la norma che riduce dal 2 allo 0,5% (secondo percentuali decrescenti rispetto al valore dell’opera) l’importo che le am-ministrazioni devono destina-re all’abbellimento con opere d’arte degli edifi ci pubblici. A sostegno del fi nanziamento di singoli e specifi ci progetti in-frastrutturali di competenza degli enti locali, è prevista la costituzione di un patrimonio destinato formato da un asset di beni immobili disponibili di proprietà dell’ente territoriale

per un valore almeno pari all’emissione obbligazionaria. Riclassificate terre e rocce da scavo qualifi candole come sotto-prodotti e non come rifi uti, consentendone pertanto il riutilizzo: si dovrebbe ridurre il costo delle opere pubbliche in una misura stimata tra i 20 e i 40 € per metro cubo di materiali da scavo (il Governo stima, ad esempio, per la metro C di Roma, un ri-sparmio di 70/90 milioni e per la Variante di valico circa 200 milioni).

Andrea Mascolini© Riproduzione riservata

PACCHETTO INFRASTRUTTURE

Per il piano carceri arriva la finanza di progettoPreviste concessioni ventennali e partecipazione delle fondazioni bancarie

all’esercizio un prezzo di trasferimento assumendosi

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per un valore

Project i nance per le carceri con concessioni venten-• nali e canone di disponibilità a favore del concessio-nario che realizza e gestisce;Diritto di prelazione per i project i nance di opere fuori • programmazione;Passa dal 40 al 50% la quota di lavori che i conces-• sionari di ll.pp. devono mettere in gara;Emissione di project bond da parte delle società di • progetto garantite dal sistema i nanziario;Contratto di disponibilità, nuova forma di PPP, per • opere private di interesse pubblico con canone di disponibilità e eventuale contributo pubblico e prezzo di trasferimento;Riduzione della quota del 2% del valore dell’opera da • destinare a opere d’arte negli edii ci pubblici;Maggiore l essibilità nel subentro per le concessioni • in fase di esecuzione;Riclassii cazione delle terre e rocce da scavo con • riduzione dei costi di 20/40 euro/mc

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Project inance per le carceri con concessioni venten•

LE NOVITÀ

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37Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 21D I R I T T O E F I S C O

LIBERALIZZAZIONI/ In attesa dell’Autorità dei trasporti, palla a quella dell’energia e gas

Riforma taxi, decide l’AuthorityPiù licenze e fl essibilità nelle tariffe e negli orari di lavoro

DI ENRICO SANTI

Ampliamento dell’offerta, incremento del numero di licenze, maggiore li-bertà e fl essibilità nella

fi ssazione delle tariffe e nell’or-ganizzazione del servizio e de-gli orari di lavoro. Sono queste le principali novità relative ai taxi che dovranno essere defi -nite dall’Autorità per l’ener-gia elettrica e il gas secondo i principi fi ssati dal decreto leg-ge sulle liberalizzazioni. Il de-creto approvato dal Consiglio dei ministri prevede che dal 30 giugno 2012 e fi no all’istituzio-ne di un’Autorità indipenden-te di regolazione dei trasporti, all’Autorità per l’energia elet-trica e il gas sono attribuite alcune funzioni nel settore dei trasporti. Fra queste, an-che quelle relative al servizio di taxi, con l’obiettivo di ade-guare alle esigenze dei diversi contesti urbani il livello dell’of-ferta, delle tariffe e della quali-tà delle prestazioni. L’Autorità per l’energia elettrica e il gas dovrà provvedere affi nché sia incrementato il numero delle

licenze, dopo aver sentito i sin-daci e in seguito a un’istrut-toria sui costi-benefi ci anche ambientali. Tuttavia sarà ri-conosciuta una compensazione una tantum a chi è già titolare di licenza: a costoro potrebbe-ro essere attribuite le nuove licenze, con facoltà di vendita o di affi tto, oppure potrebbe-ro essere utilizzati gli introiti derivanti dalla messa all’asta delle nuove licenze. Per quanto riguarda le tariffe, ferma re-stando la fi ssazione di quelle massime, l’Autorità dovrà prov-vedere affi nché sia consentita una maggiore libertà e una corretta e trasparente pubbli-cizzazione. Il decreto legge pre-vede poi che un soggetto possa essere titolare di più licenze; in tal caso potrà essere sostituito alla guida da chiunque possie-da i requisiti di professionalità e moralità previsti dalla legge. Novità anche per l’orario di la-voro: sarà introdotta una più ampia flessibilità e potranno essere rilasciate licenze part-time. Per quanto riguarda l’ambito territoriale, i tassisti potranno esercitare l’attività

anche al di fuori dell’area per la quale le licenze sono state ori-ginariamente rilasciate, previo assenso dei sindaci e in seguito alla stessa istruttoria prelimi-nare costi-benefi ci che è neces-saria per defi nire l’incremento del numero di licenze. Potranno anche essere defi niti nuovi ser-vizi integrativi come, a titolo esemplifi cativo, il taxi a uso col-lettivo. Tutte queste importanti novità, però, non entreranno a regime in tempi brevissimi. La tempistica di attuazione resta incerta. L’attribuzione delle specifi che funzioni all’Autorità per l’energia elettrica e il gas avrà effetto a decorrere dal 30 giugno 2012, peraltro solo in via transitoria, cioè fi no all’istitu-zione dell’Autorità indipenden-te di regolazione dei trasporti. E resta incerto il momento in cui le relative funzioni dovranno essere cedute all’Autorità indi-pendente, la cui nascita avverrà in seguito un apposito disegno di legge che il governo dovrà presentare entro tre mesi dal-la conversione del decreto legge sulle liberalizzazioni.

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Ritornano il deposito cauzionale e il vuoto a rendere sui conte-nitori per bevande o uso alimentare. È quanto prevede l’articolo 40 del decreto sulle liberalizzazioni approvato ieri in consiglio dei ministri. Il tutto verrà disciplinato con un decreto del ministro dell’Ambiente di concerto con il ministero dello Sviluppo econo-mico, da adottarsi entro il 1° luglio 2012. I venditori al dettaglio, secondo quanto stabilito dall’articolo, dovranno ritirare dai consu-matori fi nali, contestualmente alla cessione del singolo prodotto, il deposito cauzionale, garantendo la restituzione dello stesso o la cor-responsione di un buono d’acquisto di valore almeno equivalente, a fronte della restituzione degli imballaggi usati. Il decreto prevede anche la possibilità di raccolta e recupero autonomi degli imballag-gi da parte dei produttori. Ma anche acquisto, vendita, trasporto e stoccaggio. Anche in forma associata. Fino a quantità pari alle 100 tonnellate o volumi di 1.000 metri cubi, il meccanismo stabilito è quello del silenzio-assenso. I produttori dovranno versare al Conai, entro 60 giorni dall’emissione della fatturazione, una cauzione pari a 20 centesimi di euro per ciascuna unità immessa sul mercato. Ciascuno degli operatori della fi liera, a partire dal primo utiliz-zatore fi no ai venditori al dettaglio, dovrà inoltre versare i depositi cauzionali al soggetto cedente, contestualmente al pagamento dei prodotti o, in alternativa, secondo tempistiche concordate tra le parti. In ogni caso non oltre i 60 giorni dall’emissione della fattura. Il decreto prevede anche una marcatura idonea per garantire il riconoscimento degli imballaggi e la possibilità di raccolta tramite apparecchi automatici per gli esercizi commerciali.

Matteo Rigamonti

Tornano il vuoto a renderee il deposito cauzionale

Via libera a nuove farmacie anche presso le stazioni gli aero-porti e le aree di servizio. Ma resterà nell’esclusiva competenza di questi esercizi la possibilità di vendere medicinali di fascia C e gli esercenti avranno la possibilità di allungare gli orari e praticare sconti sui prodotti. Nelle ricette il medico dovrà poi avvisare che potranno anche sempre essere acquistati farmaci equivalenti. Sono queste le principali novità licenziate ieri in materia di distribuzione farmaceutica che avranno certamente un impatto positivo sulle famiglie e i consumatori. Conferma-to innanzitutto l’aumento del numero delle licenze. Secondo la nuova previsione di legge il numero delle autorizzazioni sarà stabilito in modo che vi possa essere una farmacia ogni 3 mila abitanti, al posto degli attuali 5 mila (4 mila nei comuni più grandi). Spetterà alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano attuare queste nuove disposizioni entro marzo. È però saltato nella versione approvata dal governo l’effetto boomerang che prevedeva per le regioni inadempien-ti la possibilità di vendere i farmaci di fascia C anche nelle parafarmacie e nei supermercati. Successivamente spetterà sempre alle regioni assegnare le nuove licenze previo esple-tamento di un concorso, senza diritto di prelazione da parte dei singoli comuni. Ai concorsi per l’assegnazione delle nuove licenze potranno partecipare, anche in forma associata, tutti i laureati in farmacia. In caso di negligente applicazione di queste misure scatteranno sanzioni di carattere economico per le regioni e le province negligenti. Ma anche la possibilità da parte del governo di nominare un commissario ad hoc che provvederà al posto degli enti inadempienti. Nuove farmacie potranno inoltre sorgere anche nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti, nelle stazioni marittime e nelle aree di servizio ma anche nei centri commerciali (purché non sia già esistente una farmacia nel raggio di 1.500 metri). Le farmacie potranno allungare a proprio piacimento l’orario di apertura e praticare regolarmente sconti sia sui prodotti normali che sui medicina-li. A seguito di acquisto o successione di una partecipazione ad una farmacia, qualora vengano meno per sei mesi i requisiti societari, l’avente causa dovrà cedere comunque la partecipa-zione nel termine di due anni dall’acquisto. Attenzione infi ne alle ricette del medico curante. Salvo che non esistano impe-dimenti di carattere terapeutico particolari il dottore d’ora in poi dovrà sempre inserire nella ricetta anche l’avviso che il medicinale può essere sostituito da un prodotto equivalente anche se di minor prezzo.

Stefano Manzelli

Farmacie, fi ato agli sconti e ai medicinali generici

Avviso per il conferimento di un incarico quinquennale:

Figura professionaleRiservalinguistica

Attestato dibilinguismo

Primario (direttore/trice medico) del reparto di dermatologia e venereologia (ospedale di Brunico)

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Termine per la presentazione delle domande: entro le ore 12 del 16.02.2012Per ulteriori informazioni rivolgersi al: 0474/586022/28/36 ovvero [email protected] sanitario di Brunico, ufficio assunzioni e concorsi, via Ospedale 11, 39031 Brunico

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38 Sabato 21 Gennaio 2012 V I D E O F O R U M 2 0 1 2

Le risposte di ItaliaOggi sull’inquadramento degli acquisti presso un unico fornitore

La fedeltà non lega le operazioniSpesometro, collegamento solo se ci sono elementi oggettivi

ItaliaOggi pubblica le risposte ai quesiti in tema di spesometro posti dai te-lespettatori al videoforum ItaliaOggi-Ipsoa del 18 gennaio.

RAPPORTI FIDUCIARI E CONTRATTI COLLEGATI

Nella risposta ai quesiti del 22/12/2011 pare di capire che per le imprese edili, di impiantistica idro-elettrica, di imbiancatura ecc. che ef-fettuano acquisti ripetuti nel corso dell’anno presso lo stesso fornitore e per le im-prese che operano per con-to terzi che hanno frequenti rapporti con pochi commit-tenti si è in presenza di con-tratti collegati e quindi la comunicazione è obbligato-ria se l’importo complessivo dei contratti supera il limite indicato dalla legge. È da in-tendersi, nel caso di società che operano per conto terzi e acquistano durante l’anno con più fatture materiale di consumo o servizi superiori alla soglia con lo stesso for-nitore, l’invio come contrat-ti collegati anche se non c’è un contratto scritto? Nell’in-certezza, è sanzionabile il comportamento di inserire un’operazione nell’invio nonostante non ne sussista l’obbligo? Grazie.

Manuel Nicola Bacchetti

RispostaSulla risposta richiamata

dal lettore va segnalata un’im-portante integrazione da par-te dell’Agenzia delle entrate, che in documento datato 13 gennaio 2012 ha precisato, in sostanza, che la circostanza che vengano poste in essere regolarmente operazioni tra le stesse parti non è di per sé idonea a ritenere che si trat-ti di operazioni collegate nel senso dello «spesometro». A tal fine è infatti necessario un elemento di collegamento, che potrebbe essere la fattura riepilogativa, oppure una com-messa o un’ordinazione (dalla quale discendono poi più ope-razioni), oppure un contratto formalizzato o un ordine di va-lore prestabilito. In particola-re, precisa l’Agenzia, riguardo agli acquisti dell’impresa edi-le, dell’impiantista, dell’idrau-lico, effettuati presso lo stesso fornitore di fi ducia, occorre che le forniture siano collegate da un contratto. Diversamente. non si può parlare di contrat-ti collegati e la comunicazione dovrà essere resa con riferi-mento a ciascuna operazione di importo superiore alla so-glia di rilevanza.

Quanto all’eventualità che nello spesometro vengano incluse anche operazioni non dovute, la violazione (inesat-tezza della comunicazione) non è sicuramente sanziona-bile in presenza di obiettiva

incertezza; in difetto di tale circostanza, l’irregolarità è, in astratto, sanzionabile, non potendosi considerare come un errore a favore dell’erario.

ACQUISTI PRESSOLO STESSO FORNITOREIn relazione a un com-

merciante che acquista in più riprese dallo stesso for-nitore merce destinata alla vendita senza formalizzare per iscritto gli ordini, si chiede se, non essendoci un contratto di fornitura sotto-stante, devo verifi care il su-peramento dei 25 mila euro per ogni singola fattura o devo considerare il totale annuo ed inviare tutte le fat-ture anche se singolarmente inferiori a tale importo.

Mara Berto

RispostaIl quesito, similmente al

precedente, solleva una que-stione rientrante nella com-plessa area delle operazioni collegate. Se si tratta di sin-goli acquisti, distinti ed au-tonomi, sia pure effettuati presso lo stesso fornitore di fi ducia, la sussistenza o meno dell’obbligo di comunicazione, con riferimento alla soglia di rilevanza, deve essere verifi ca-ta distintamente per ciascuna operazione. In presenza di ele-menti di collegamento, invece, occorrerà considerare la som-ma delle operazioni collegate: questa ipotesi si realizza, ad esempio, nel caso di un unico ordine di acquisto che il for-nitore abbia eseguito in più soluzioni e fatturato separa-tamente, o, viceversa, nel caso di plurime cessioni autonome che abbiano formato oggetto di una fatturazione cumulativa da parte del fornitore.

COMUNICAZIONEDI DATI NON DOVUTIPuò essere in qualche

modo sanzionato il com-portamento del contri-buente che ai fini dello spesometro invia un file contenente tutte le opera-zioni con tutti i clienti e fornitori indipendentemen-te dall’importo sopra/sotto i 3/25 mila euro e includen-do eventualmente anche operazioni che potrebbero teoricamente essere esclu-se dalla comunicazione?Si ritiene che tale comporta-mento possa essere ritenu-to corretto in quanto non si vede in base a quale norma possa essere comminata una sanzione in caso in cui si tra-smettano più informazioni rispetto a quelle richieste.

Saccullo Francesco

RispostaLa conclusione del lettore

non è condivisibile. Va pre-

messo che l’invio di una co-municazione contenente anche operazioni che non vi doveva-no essere incluse confi gura co-munque l’inesattezza della co-municazione stessa, anche se può fondatamente escludersi che una simile irregolarità sia fi nalizzata all’evasione.

La questione che si pone è se tale inesattezza sia o meno san-zionabile, dovendosi a tal fi ne verifi care se sussista o meno negligenza del contribuente (e vi sia quindi, nella violazione, l’elemento soggettivo della col-pa). In quest’ottica, pertanto, si dovrebbe distinguere l’ine-sattezza causata da incertezza circa l’obbligo o meno di comu-nicare una data operazione, ri-spetto all’inesattezza causata dalla (pur comprensibile, ma negligente) determinazione del contribuente di «semplifi -carsi la vita», segnalando tut-te le operazioni. Si aggiunge che una tale violazione non potrebbe essere considerata meramente formale ai sensi dell’art. 6, comma 5-bis, dlgs n. 472/97, perché, causando vero-similmente il disallineamento delle informazioni acquisite dall’Agenzia delle entrate e una possibile segnalazione di anomalia da verificare, fini-sce per arrecare pregiudizio all’azione di controllo.

PARCELLE S.A.L.Professionista emette e

incassa parcelle per stati di avanzamento lavori: due sopra i 25 mila euro e due per 1.500 euro. Si conferma che tutte e quattro vanno incluse nello spesometro in scadenza il 31/1/2012?

Carlo Colombino

RispostaLa risposta è affermativa.

Trattandosi di parcelle (presu-mibilmente emesse nel 2010) riferibili tutte al medesimo contratto il cui valore comples-sivo è superiore alla soglia di rilevanza, andranno segnalate tutte nella comunicazione da trasmettere entro il prossimo 31 gennaio. Si ritiene oppor-tuno precisare, inoltre, che in relazione al suddetto contrat-to dovranno essere comunica-te, con riferimento al periodo d’imposta di registrazione, anche tutte le altre parcelle eventualmente emesse in anni successivi, ancorché di singolo importo inferiore alla soglia di rilevanza.

RAPPORTICONTINUATIVISi chiede come deve es-

sere interpretata la dicias-settesima risposta del co-municato 22/12/2011. Se in tale risposta il concetto di contratti collegati è stato esteso fi no a ricomprende-re un po’ tutti i «rapporti

continuativi» tra contri-buenti, di fatto è come dire che se il totale annua-le delle fatture registrate supera la soglia, si devono comunicare tutte le opera-zioni dell’anno, senza stare a valutare se c’è un reale collegamento tra un’opera-zione e l’altra. Deve essere inteso così, senza equivoci? Allora bastava dirlo subito, e ripristinare gli «elenchi» telematici di Visco.

Daniele Menciassi

RispostaLa risposta alla quale fa rife-

rimento il lettore va letta alla luce degli ulteriori chiarimenti forniti sul punto dall’Agenzia delle entrate nel documento del 13 gennaio 2012, ove viene precisato che, affi nché si possa parlare di operazioni collega-te, è necessario che sussista un elemento di collegamento che potrebbe essere la fattura riepilogativa, una commessa, un’ordinazione, un contratto formalizzato, un ordine di valo-re prestabilito. In assenza di si-mili elementi oggettivi, dunque, la mera coincidenza soggettiva delle parti non vale a realizzare il collegamento delle operazioni ai fi ni dello spesometro.

CONTRATTIDI LOCAZIONEAll’inizio di pag. 9 delle

risposte del 22/12/2011, nel fare l’elenco delle operazio-ni escluse dalla comunica-zione, si parla di «contratti di locazione e compravendi-ta» senza specifi care quali. Si deve intendere «di immo-bili», visto che sono soggetti a registrazione, oppure si voleva dire altro?

Monica Geri

RispostaLa fattispecie di esclusione

dallo «spesometro» affermata nel documento del 22/12/2011 deve ritenersi circoscritta, come correttamente ipotizza la lettrice, ai contratti di lo-cazione e compravendita di immobili. Per quanto concerne le locazioni immobiliari, il ci-tato documento amplia quindi i casi di esclusione indicati nei provvedimenti dell’Agenzia delle entrate e nella circolare n. 24/2011, decisione che si spiega, effettivamente, con la conoscibilità dell’operazione, da parte dell’amministrazio-ne, attraverso il contratto re-gistrato. Si deve però ricordare che non sono soggetti a regi-strazione, se non sono formati per atto pubblico o per scrittu-ra privata autenticata, i con-tratti di locazione e di affi tto di immobili di durata fi no a 30 giorni complessivi nell’anno.

risposte a curadi Roberto Rosati

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in edicolada lunedì

Minimi, eccole istruzioni per l’usoIl regime superagevolato è già in pista dal primo gennaio. Ma mancano le regole attuative. Ecco chi può benei ciarne e come non sbagliare approccio

M&a, la crisidimezza l’attività Secondo l’ultimo rapporto

Mergermarket il settore ha

subito una contrazione del 54%

nel 2011

Fuga di cervelliIl biglietto è di sola andataNon funzionano i piani di rientro dei migranti dell’intelletto. Solo uno su dieci riesce a stabilizzarsi

Per gli abogadoscrollano gli ostacoliI controlli degli ordini forensi

sulla «via spagnola» nel mirino

di Cassazione e Antitrust. Il tito-

lo costa anche 20 mila euro

E IN PIÙL’inserto con tutte le scadenze del mese di febbraio per i sco e lavoro

E IL QUESITARIO

€ 2,50 Lunedì 23 Gennaio 2012

DI MARINO LONGONI

[email protected]

Come Alice nel paese delle me-raviglie. Chi avvia una nuo-

va attività e valuta la possibilità di entrare nel regime fiscale dei nuovi minimi rischia di trovarsi di fronte un mondo fantastico, ma un po’ irreale. Fantastico, perché mai si era vista prima la possibilità di versare a titolo di imposta solo il 5% del reddito, senza obblighi di versamento dell’Iva e con una semplificazio-ne contabile estrema. Un po’ ir-reale perché in realtà si tratta di un regime mai sperimentato, di cui mancano però tutte le istru-zioni applicative. Non è un caso se più dell’80% dei quesiti giunti dai lettori di ItaliaOggi nel corso del videoforum del 18 gennaio facevano riferimento proprio a questo regime speciale partito teoricamente dal primo gennaio, ma che ora deve essere calato dall’astrattezza delle norme alla prassi completa dell’azienda. Le prime pagine di questo numero di ItaliaOggi Sette sono perciò de-dicate a riassumere la disciplina dei nuovi minimi nel tentativo di dare una risposta ai quesiti più frequenti.Intanto qualche certezza. Non c’è nessun limite di età. Può ac-cedere al regime dei nuovi mini-mi previsto dal decreto legge n. 98 del 2011 anche chi ha più di 35 anni. Il dato anagrafico è im-portante solo perché fino a quel limite di età è possibile restare nel regime agevolato anche oltre il quinto anno dall’inizio dell’at-tività. Chi ha più di 35 anni, in-vece, dopo il quinto anno entra automaticamente nel regime ordinario. Possono entrare tutti coloro che hanno perso il lavoro, quindi (per estensione) anche chi non ha avuto il rinnovo del con-t tt t i d l t tt

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SetteIL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE

IN EV IDENZA

* * *

Primo piano/1 - Stra-da in discesa per chi sceglie la «via spagno-la» per diventare av-vocato. I paletti degli

ordini nel mirino della Cassazione e dell’Antitrust

Primo piano/2 - Il fallimento civile raddoppia. La commissione Giustizia del Senato approva il ddl che si sovrappone al decreto legge 212/2011 in conversione

Fisco - Scade il 31 gennaio il termine per la trasmissione dello Spesometro 2010. Istruzioni last minute dal fisco

Spendere meglio - Imposta di bollo sul conto titoli, tassazione rimodulata in base al prodotto bancario e limitazione al contan-te. I contribuenti fanno i calcoli

Affari in Piazza - Agenzie di rating sotto esame. Contestati errori e conflitti di interesse

Documenti - La sen-tenza della Cassazione sull’ex marito profes-

sionista

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39Sabato 21 Gennaio 2012SabaLAVORO E PREVIDENZA

Le novità nel dl milleproroghe. Più tempo per i bilanci delle Casse private

L’esodo lo paga l’autonomoContributi più cari per consentire la pensione

DI SIMONA D’ALESSIO

Nessuna penalizzazione per i lavoratori «preco-ci» (che hanno iniziato l’attività a 16-18 anni)

e per quelli usciti da aziende in crisi, o licenziatisi in previsio-ne della pensione a portata di mano: potranno accedere alle prestazioni con le vecchie rego-le. E i costi saranno sostenuti da un aumento dell’aliquota dei lavoratori autonomi che nel 2016 arriverà allo 0,15%, men-tre le casse dei professionisti go-dranno di tre mesi in più (fi no al 30 settembre) per dimostrare di avere la sostenibilità dei bilanci a 50 anni. Le novità arrivano dalle commissioni affari costituzionali e bilancio della camera, che ieri hanno dato il via libera al decreto milleproroghe (216/2011), lunedì in aula. Fonti del ministero del welfare hanno, però, rivelato la contrarietà della titolare Elsa Fornero alla soluzione trovata per la copertura delle misure, e non è escluso che il testo venga presto corretto; l’emendamento approvato fissa un incremen-to dello 0,01% a partire dal 1°

gennaio 2013 delle aliquote con-tributive di fi nanziamento e di computi delle gestioni pensioni-stiche dei lavoratori artigianali, commercianti e coltivatori diret-ti, mezzadri e coloni iscritti alle relative gestioni autonome Inps, che dal 2014 sarà dello 0,04%, cui si aggiungerà un ulterio-re 0,05% a partire dal 2015, fi no ad arrivare allo 0,15% nel 2016.

In base ai ritocchi, fi no al 2017 i «precoci» potranno andare in pensione con 42 anni di contributi (41 anni e un mese per le donne) anche se non avranno com-piuto i 62 anni, e nel conteggio del perio-do lavorativo rien-treranno anche l’eventuale asten-sione per mater-nità, infortunio, malattia, nonché la cassa integra-zione ordinaria; per i circa 10 mila «esodati», invece, varranno ancora le vecchie regole, un intervento ne-

cessario poiché dopo la riforma previdenziale del governo Monti, non contando più l’intesa sotto-scritta di incentivo a lasciare il posto, sarebbero rimasti sia senza pensione, sia senza lavo-

ro. Accolte, poi, le modifi che

proposte, f ra g l i altri, da Giusep-pe Ma-r ine l l o (Pdl) e N i n o

Lo Presti (Fli) che consentiranno agli istituti pensionistici privatiz-zati di godere di una proroga di tre mesi (il limite è spostato dal 30 giugno al 30 settembre 2012) per attuare provvedimenti per assicurare l’equilibrio tra entrate contributive e spesa per presta-zioni, in base a bilanci tecnici con una sostenibilità a cinquant’an-ni; una «importante apertura e un segnale di attenzione alle pro-blematiche delle casse» da parte dell’esecutivo, dice a ItaliaOggi Andrea Camporese, presidente dell’associazione che le raggrup-pa, l’Adepp, che guarda con inte-resse all’audizione, fi ssata per il 25 gennaio, di Fornero nella bica-merale di controllo sugli enti di previdenza. Confermata, infi ne, per l’anno in corso la franchigia nel pagamento delle tasse per i cittadini italiani che lavorano a San Marino e nel principato di Monaco, sebbene con un taglio da 8 a 6,7 mila euro; in assenza di accordi con i due stati, infatti, i connazionali sono tenuti a ver-sare due volte le imposte, perciò è stata concessa un’esenzione, scaduta nel 2011.

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DI DANIELE CIRIOLI

Scade a fi ne mese il termi-ne di pagamento dell’assi-curazione all’Inail per ca-salinghe e casalinghi. Entro il 31 gennaio, pertanto, va pagato il premio assicura-tivo di 12,91 euro. Obbligati ad assicurarsi sono coloro che, in età com-presa tra i 18 e i 65 anni, svolgono in via non occasio-nale, gratuitamente e senza vincolo di subordinazione, lavoro fi nalizzato alle cure della propria famiglia e dell’ambiente in cui si di-mora. Sono esclusi, invece, coloro che svolgono anche altra attività lavorativa, con iscrizione a forme ob-bligatorie di previdenza.L’iscrizione è semplice; chi si assicura per la prima volta, deve soltanto pro-curarsi un bollettino di c/c intestato all’Inail, compi-larlo in ogni parte facendo attenzione a inserire esat-tamente i dati specie il co-dice fi scale e quindi proce-dere al versamento di 12,91 euro. Chi si iscrive in corso d’anno (perché, ad esem-pio, raggiunge la maggiore età oppure perché perde un precedente lavoro che lo escludeva dall’obbligo assicurativo) deve comun-que pagare l’importo pieno (12,91 euro); il costo è de-ducibile ai fi ni fi scali (sul 730 o su Unico).Chi è già iscritto deve prov-vedere al rinnovo dell’assi-curatore. A loro l’Inail spe-disce entro la fi ne di ogni anno una lettera che ricor-da la scadenza di gennaio, con allegato il bollettino da utilizzare. Se non è sta-ta ricevuta la lettera, può essere utilizzato un norma-le bollettino da recuperare presso gli uffi ci postali, le sedi Inail, i Patronati o le associazioni di categoria.Il pagamento del premio può avvenire presso gli uf-fi ci postali o anche online, attraverso il servizio di c/c online (home banking) e, per i titolari di carta di credito Visa, Mastercard, carta prepagata Postepay o conto Bancoposta anche sul portale dell’Inail (www.inail.it).A chi non supera 4.648,11 euro di reddito personale e 9.296,22 euro di reddito fa-miliare, il premio è pagato dallo Stato (redditi riferiti all’anno 2011). Questi sog-getti, in altre parole, sono comunque tutelati senza tuttavia pagare il relativo prezzo dell’assicurazione. In tal caso, occorre comu-nicare all’Inail la propria situazione di soggetti eso-nerati dal pagamento.

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ASSICURAZIONE

Casalinghe, polizza

entro il 31/1

DI CARLA DE LELLIS

Ai fi ni del rilascio/rinnovo del permesso di soggior-no in caso di nuova as-sunzione dello straniero

già regolarmente soggiornante in Italia, bisognerà presentare uni-camente una copia del modello Unilav con cui il datore di lavoro ha provveduto a denunciare la sua assunzione (sistema Co), e non più la copia del modello Q con relativa copia della ricevuta di ritorno della raccomandata in-viata allo sportello unico per l’im-migrazione. Lo precisa il ministe-ro dell’interno nella circolare n. 1/2012 facendo seguito alle novi-tà sulle «Comunicazioni obbliga-torie» (Co) dettate dal ministero del lavoro nella nota protocollo n. 4773/2011 (si veda ItaliaOggi del 29 novembre 2011).

Unilav per gli stranieri in Italia. Da 15 novembre scorso è venuto meno l’obbligo per il da-tore di lavoro di trasmettere allo sportello unico per l’immigrazio-ne il modello Q, in precedenza utilizzato per comunicare l’as-sunzione di lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale, in particola-re circa l’impegno al pagamento delle spese di ritorno dello stra-niero nel paese di provenienza e la sua sistemazione alloggiativa. Una semplifi cazione, applicabi-

le ad ogni rapporto di lavoro in-clusi quelli “speciali” e anche in caso di assunzione di lavoratori domestici, resa possibile dall’in-novazione introdotta al sistema delle comunicazioni obbligatorie (Co), e nello specifi co al modello «Unifi cato-Lav» (ossia Unilav), con il recepimento del principio generale dell’obbligo della co-municazione unifi cata anche in caso di instaurazione, variazio-ne e cessazione di un rapporto di lavoro di stranieri regolarmente soggiornanti in Italia.

Il rinnovo del permesso di soggiorno. Essendo venuto meno l’obbligo di presentazio-ne del modello Q, il ministero dell’interno spiega ora come devono comportarsi i lavora-tori stranieri alle prese con le richieste di rilascio/rinnovo del proprio permesso di soggiorno. Al posto del modello Q e della relativa ricevuta di ritorno del-la raccomandata inviata allo sportello unico per l’immigra-zione dal datore di lavoro (è la vecchia prassi), i lavoratori de-vono adesso corredare l’istanza di rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno unicamente di una copia del modello Unilav relati-vo alla propria denuncia di as-sunzione effettuata dal datore di lavoro entro le ore 24 del giorno antecedente l’assunzione.

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Per le nuove assunzioni basta l’Unilav

Permessi extraUe semplificati

DI CARLA DE LELLIS

Sulla prossima autoli-quidazione dei premi 2011/2012, le imprese che esercitano la pesca costie-

ra e la pesca nelle acque interne e lagunari, con dipendenti e senza dipendenti (autonomi, cooperati-ve), possono applicare uno sgravio contributivo nella misura dell’80% per l’anno 2011 (saldo) e del 60% per l’anno 2012 (rata anticipata). A partire dal 2013 lo sgravio scen-derà al 70%. Lo comunica l’Inail nella nota protocollo n. 332 del 18 gennaio.

L’istituto assicuratore spiega che l’articolo 4 della legge di stabi-lità per il 2012 (legge n. 183/2011) dispone, nell’ambito del raggiun-gimento degli obiettivi di riduzio-ne della spesa del ministero delle politiche agricole e forestali, che «i benefi ci di cui all’articolo 6 del decreto legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modifi cazio-ni, dalla legge 27 febbraio 1998, n.

30, sono corrisposti nel limite del 60% per l’anno 2012 e del 70% a decorrere dall’anno 2013» (com-ma 55). La novità si inserisce in un quadro di disciplina che, per effetto dell’articolo 2, comma 2 della legge n. 203/2008, prevede che «per la salvaguardia dell’oc-cupazione della gente di mare, i benefi ci di cui agli articoli 4 e 6 del decreto legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modifi cazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30, e successive modifi cazioni, sono estesi, a decorrere dall’anno 2009 e nel limite dell’80%, alle imprese che esercitano la pesca costiera, nonché alle imprese che esercita-no la pesca nelle acque interne e lagunari». Per effetto delle predet-te disposizioni, spiega l’Inail, alle imprese che esercitano la pesca costiera e la pesca nelle acque in-terne e lagunari, con e senza di-pendenti (autonomi, cooperative) si applicano gli sgravi contributivi nelle misure indicate in tabella.

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Istruzioni Inail per l’autoliquidazione

Sgravi alla pesca, doppia aliquota

Elsa Fornero

PESCA INCENTIVATAPeriodo Misura dello sgravio

Anno 2011 80 per cento

Anno 2012 60 per cento

A partire dall’anno 2013 70 per cento

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40 Sabato 21 Gennaio 2012 P R O F E S S I O N I

Inviate oltre 20 mila lettere. I professionisti avranno sei mesi di tempo

Revisori morosi, c’è postaAl via il procedimento di sospensione dal registro

Pagina a cura DI VALERIO STROPPA

Sono più di 20 mila gli iscrit-ti al registro dei revisori contabili non in regola con il pagamento della quota

annuale. E per i quali sono partite nelle ultime due settimane le lette-re con la comunicazione dell’avvio del procedimento di sospensione dal registro. Gli interessati potran-no sanare la propria posizione con il versamento degli importi dovuti. Per farlo avranno a disposizione sei mesi di tempo dal momento in cui il decreto ministeriale di sospensione sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Decorso tale termine, la Commissione centrale per i revisori contabili procederà con la pratica di cancellazione. Le annualità oggetto di verifica sono quelle che vanno dal 2007 al 2011. Il monitoraggio sulla regolarità contributiva è svolto dal Consiglio nazionale dei dotto-ri commercialisti e degli esperti contabili, attraverso la società controllata Registro Revisori Legali srl, che ha fatto partire in questi giorni le missive.

«È la prima volta che viene por-tata avanti un’attività di questo genere», spiega Giorgio Sganga, segretario del Cndcec e presiden-te della Registro revisori legali, «in passato nessuno verifi cava il puntuale versamento delle quote e per questo ci siamo trovati co-stretti a chiedere il pagamento

immediato delle somme pregres-se». Il contributo annuale dovuto dagli iscritti, pari a circa 27 euro, è previsto dell’articolo 8 della legge n. 132/1997 (abrogata dall’articolo 43 del dlgs n. 39/2010, ma che con-tinua ad applicarsi fi no all’emana-zione dei regolamenti attuativi). «Molti regolarizzeranno imme-diatamente la propria posizione», prosegue Sganga, «anche perché con la sospensione rischierebbero di decadere dagli incarichi in corso. Siamo altrettanto sicuri, tuttavia, che diverse migliaia di soggetti non risponderanno, perché ma-gari svolgono tutt’altre attività o perché non hanno interesse a rimanere nel registro. Ma il monitoraggio serve anche a questo, ossia a capire quan-ti realmente siamo».

La nuova tranche di procedimenti di sospen-sione fa seguito a quella avviata nello scorso mese di ottobre. Allora furono più di 1.600 i morosi solle-citati dalla Registro revisori legali (si veda

ItaliaOggi dell’11 ottobre 2011). Di questi, circa 900 hanno provveduto a versare le quote mancanti, men-tre oltre 700 sono stati sospesi.

«Siamo soddisfatti di come stan-no procedendo le cose. Si tratta di una mole di lavoro corposa, ma indispensabile per scremare il registro», osserva Mario Turturi-ci, presidente della Commissione centrale per i revisori contabili, «che stiamo conducendo con il sup-porto fondamentale della Registro revisori legali e del personale di-pendente del consiglio nazionale. L’obiettivo, al di là degli aspetti fi -nanziari, è quello di far rimanere

iscritti soltanto i sogget-ti che svolgono l’at-

tività di revisore o sono quanto meno interessati a svolgerla».

Paral le la -mente, però, l’agenda della commissione

nominata con il dm 19 novem-

bre 2010 è

quanto mai fi tta. «Oltre al nume-ro altissimo di iscritti (il registro revisori ne conta 150 mila, ndr), quando un anno fa ci siamo inse-diati abbiamo dovuto fronteggia-re il lavoro che si era accumulato nei precedenti sei mesi di vacatio», prosegue Turturici, «ad oggi ab-biamo completato lo smaltimento dell’arretrato. Tuttavia i carichi sono notevoli e senza l’ausilio della struttura del Cndcec non sarem-mo in grado di fronteggiarli. Per questo auspichiamo che il Mef tenga conto di questa esperienza per non disperdere il know how acquisito e i risultati conseguiti fi no ad oggi». Il riferimento è alla tenuta del registro, funzione che il presidente del Cndcec, Claudio Si-ciliotti, ha più volte pubblicamente rivendicato in virtù dell’elevata ef-fi cienza e informatizzazione rag-giunta da quando tale competenza è passata sotto l’egida dei commer-cialisti. Infi ne, Turturici torna ad avanzare una proposta per far sì che i provvedimenti disciplinari nei confronti dei revisori siano effettivamente rispettati. «Serve una più attenta vigilanza sull’ef-fettiva cessazione dai collegi sindacali dei revisori sospesi o cancellati dal registro. La nostra intenzione è quella di coinvolge-re le camere di commercio. Non appena il ministero diffonderà le bozze di regolamento, forma-lizzeremo la richiesta in sede di consultazione pubblica».

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Contribuenti e interme-diari vessati anche sulla con-servazione sostitutiva. La scadenza del 31 gennaio per l’invio all’Agenzia delle entra-te dell’impronta dell’archivio informatico dei documenti fi scali dematerializzati «è un adempimento sostanzialmen-te inutile» e non fa altro che «penalizzare chi ha meritoria-mente deciso di optare per la conservazione sostitutiva». Ad affermarlo è Claudio Bodini, componente del Cndcec de-legato all’informatica. Entro fine mese, infatti, i soggetti che archiviano documenti tri-butari in formato elettronico, i responsabili della conser-vazione o eventuali delegati, dovranno comunicare in via telematica al Fisco l’impronta dell’archivio informatico – sul quale è stata apposta la fi rma digitale e la marca temporale – dei documenti rilevanti ai fi ni tributari oggetto della conser-vazione, nonché la marca tem-porale. Secondo Bodini, l’invio dell’impronta costituisce un «adempimento inutilmente vessatorio», tale da genera-re una discriminazione tra i soggetti virtuosi (tenuti ora per legge all’invio) e «quanti hanno preferito continuare a conservare i propri documenti fi scali in formato cartaceo, per i quali l’obbligo di trasmissione non sussite».

La deadline del 31 gennaio non riguarderà solo l’archivio informatico relativo al periodo d’imposta più recente, ma an-che le impronte degli archivi degli anni precedenti. «La con-servazione sostitutiva, fi rmata digitalmente e con marcatura temporale, è già una certifi -cazione di veridicità e di im-modifi cabilità giuridicamente suffi ciente», replica l’esponen-te dei commercialisti. «Il suo invio alle Entrate è quindi un atto sostanzialmente inutile, che comporta costi e lavoro aggiuntivo per gli studi dei professionisti e per le imprese. Lo si renda almeno facoltativo e opzionale, e non obbligatorio, per coloro che vogliono utiliz-zare l’invio dell’impronta in luogo della marcatura tem-porale». Nonostante dal 2009 la validità delle marche tem-porali sia stata allungata da 5 a 20 anni, il provvedimento attuativo dell’Agenzia del 25 ottobre 2010 ha disposto la comunicazione dell’impronta. «Ci si sarebbe aspettati che le Entrate prendessero atto del mutato contesto normativo», chiosa Bodini, «ma, al con-trario, hanno trasformato un onere a vantaggio del contri-buente in un vero e proprio ob-bligo di legge. La scelta appare come un’occasione mancata per rendere la conservazione sostitutiva un reale strumento di innovazione a vantaggio del contribuente».

ALLARME CNDCEC

Improntainformaticaentro il 31/1

Scampato pericolo per la Cassa ra-gionieri (e di riflesso pure per le altre casse privatizzate). I giudici della Corte costituzionale, infatti,

hanno stabilito che è corretta la previsione del calcolo contributivo con cui le casse di previdenza devono determinare lo spezzo-ne di pensione dovuto al professionista, in caso di pensionamento in regime di tota-lizzazione. In altre parole, anche quando il pensionando risultasse iscritto alla cassa in epoca così remota tale da farlo rientra-re al vecchio regime retributivo, il ricorso alla totalizzazione determina l’automati-co passaggio al criterio contributivo; per-ché così stabilisce la normativa (dlgs n. 42/2006) e il Legislatore non ha commesso irregolarità nel definirla. È quanto si leg-ge nella sentenza n. 8 depositata ieri.

La pronuncia era attesa e sentita, come attestano la molteplicità di attori coinvolti e di memorie fatte ai giudici. Del resto molto alta era la posta in gioco. Per la sola Cassa ragionieri (la diretta accusata, ma il principio vale per tutte le casse) addi-rittura la sopravvivenza, se è vero ciò che la stessa Cassa ha lamentato ai giudici, ossia del rischio che in mancanza di misu-re di riequilibrio (una delle quali appunto il passaggio al contributivo) «già a partire dal 2029 la cassa non sarà più in grado di erogare le pensioni».

La questione prende vita dal ricorso di

un ex ragioniere, iscritto per un periodo alla cassa ragionieri e per un altro all’In-ps. Non avendo maturato i requisiti con-tributivi per la pensione in nessuna delle due gestioni (né alla Cassa né all’Inps), l’ex ragioniere fa domanda per avere la pensione in regime di totalizzazione, vale a dire in applicazione del dlgs n. 42/2006 che prevede in questi casi (quando, cioè, un lavoratore ha versato contributi presso diverse gestioni senza, però, raggiungere in nessuna un autonomo diritto a pen-sione) la possibilità di sommare i diversi periodi contributi vantanti in più gestioni per ottenere una pensione. La «pensione totalizzata» è calcolata «pro quota» da cia-scun ente in rapporto ai rispettivi periodi di contribuzione «con le regole del sistema contributivo». Arriviamo così al punto con-testato dall’ex ragioniere.

La sua iscrizione alla cassa è prima del 2004, cioè quando la cassa prevedeva il calcolo retributivo (e non contributivo) delle pensioni: dunque, egli si aspetta-va che la cassa calcolasse lo spezzone di pensione sui suoi redditi e non in base ai contributi versati. Così, invece, non è stato; ritenendo che gli è stata liquidata una pensione d’importo sensibilmente in-feriore, ha fatto ricorso per far dichiarare il suo diritto alla liquidazione con il calcolo retributivo. Quando il ricorso è arrivato in appello, la corte di Torino ha sollevato que-

stioni di legittimità della totalizzazione (articolo 4, comma 3, del dlgs n. 42/2006) in riferimento agli articoli 3 (disparità di trattamento) e 76 (eccesso di delega) della costituzione.

Cosa sarebbe successo se la Consulta avesse dichiarato la fondatezza delle que-stioni sollevate? Probabilmente un disa-stro, ossia sarebbe stata minata la sosteni-bilità della cassa. Questo, nelle memorie, la cassa l’aveva messo ben in evidenza: la totalizzazione non poteva prescindere dalla ricognizione, da parte del Legisla-tore, delle reali capacità di sostenibilità delle gestioni previdenziali, a garanzia dei diritti previdenziali dei professionisti. Il pericolo, comunque, è scampato. I giudici, infatti, hanno deciso che il comportamento del legislatore è stato corretto, senza cioè eccesso di delega (articolo 76 Costituzio-ne), perché «non si escludeva la possibilità di prevedere criteri di calcolo per le singole gestioni previdenziali», cioè in deroga alle regole proprie delle singole casse, «al fi ne di consentire un ampliamento progressivo dell’ambito di operatività dell’istituto del-la totalizzazione». Come pure, affermano infi ne i giudici, non c’è disparità di trat-tamento nei confronti delle altre casse (ex dlgs n. 103/1996), perché queste casse sono «naturalmente» in regime contributivo.

Daniele Cirioli © Riproduzione riservata

SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE

Pensioni, boccata d’ossigeno per le CasseOk al calcolo contributivo per gli spezzoni in regime di totalizzazione

Giorgio Sganga

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41Sabato 21 Gennaio 2012SabatTRIBUTARISTI - LAPET

La Lapet in prima i la nel favorire la cultura della conciliazione delle liti

La mediazione convienePuò costare caro, invece, rifi utare l’opportunità

DI LUCIA BASILE

Alimentare la cultura della mediazione, an-che contro chi si ostina a evitare l’uso del nuo-

vo strumento, pare continuare ad essere la scelta del governo che ha anche stabilito che non essere presenti alla seduta di mediazione può costare molto in termini di accollo di spese processuali nel successivo giu-dizio in tribunale. La norma infatti prevede, per la parte che non si presenta in camera di conciliazione, senza giustifi-cato motivo, l’obbligo di pagare una sanzione, pari al contribu-to unificato. «Rendiamo plauso all’attività del governo che sta dimostrando di voler spingere sempre più verso il sistema al-ternativo di risoluzione delle controversie», spiega il presi-dente nazionale tributaristi La-pet Roberto Falcone. «La norma trova giustificazione, anche da parte della Commissione Ue, in quanto rappresenta un tentati-vo di decongestionamento della giustizia civile italiana».

Dal 21 marzo 2011, giorno

in cui sono entrate in vigore le norme sulla media conci-liazione obbligatoria, prima di rivolgersi al tribunale o al giudice di pace è prevista per le parti l’obbligatorietà, per alcune materie, di rivolgersi a un organismo preposto e au-torizzato dal ministero della giustizia, grazie all’ausilio di esperti e mediatori professio-nisti, per dirimere una con-troversia in materia di diritti reali, divisione e successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affi tto di aziende, risarcimento del dan-no derivante da responsabili-tà medica e da diffamazione, contratti assicurativi, bancari e finanziari. L’obbligatorietà della mediazione in materia di condominio e di risarcimento del danno derivante dalla cir-colazione di veicoli e natanti, entrerà invece in vigore il pros-simo primo marzo.

Occorre ricordare che il gover-no è intervenuto, con l’emenda-mento inserito nella manovra bis decreto legge n. 138/2011 convertito nella legge 148/2011, a ribadire l’obbligatorietà del-

la parte opponente a compari-re nella seduta di mediazione. Inoltre è previsto, nel caso della mediazione demandata, che sia il giudice stesso ad invitare le parti ad esperire un tentativo di mediazione anche per le altre materie non contemplate dalla disposizione legislativa.

Tuttavia, ora tutta la materia della conciliazione obbligatoria è sotto la spada di Damocle del-la Corte costituzionale che deve giudicarne la legittimità.

«Possiamo prevedere che tale giudizio non potrà certa-mente essere in contrasto con le disposizioni del Parlamento europeo che ha già avuto modo di confermare l’obbligatorietà della mediazione con la riso-luzione del 13 settembre 2011 relativa all’attuazione della di-rettiva sulla mediazione tra gli stati membri e la sua adozione nei tribunali. Con la direttiva 2008/52/Ce del 21 maggio 2008, che in Italia è stata recepita con dlgs n. 28 del 4 marzo 2010, il Parlamento consente agli Stati di rendere obbligatorio il ricorso alla mediazione o di sot-toporlo a incentivi o a sanzio-

ni, sia prima che dopo l’inizio della procedura giudiziaria, ma questo solo se è garantito alle parti il pieno diritto di accesso al sistema giudiziario naziona-le. In particolare per l’Italia, il Parlamento, ha ritenuto che, al pari di altri paesi in cui essa è obbligatoria, la mediazione possa contribuire a una solu-zione rapida delle controversie riducendo i tempi eccessiva-mente lunghi della giustizia civile», ha spiegato Falcone, che ha aggiunto: «Tutto ciò ci spinge a continuare a sostene-re i principi che hanno posto in essere la media conciliazione: dare un’accelerata alla lentez-za della giustizia ordinaria e ridurne i costi. Con tale convin-zione abbiamo infatti costituito Adr Medilapet, l’organismo di mediazione dell’associazione, aperto a tutti i mediatori for-mati all’interno della Lapet».

Proprio oggi 21 gennaio, si conclude l’ennesimo corso di qualificazione per mediatori civili organizzato dalla Lapet. Il corso ha preso il via il 13 gen-naio scorso e ha visto per cinque giornate alternarsi a momenti

di formazione teorica, esercita-zioni pratiche. «L’associazione ha tra i suoi tributaristi, profes-sionisti con tutti i requisiti pre-visti per essere mediatori. Sin da prima dell’avvio della legge sulla media conciliazione, la La-pet ha organizzato una serie di corsi per mediatori civili, certifi -cati da un attestato di frequen-za rilasciato al superamento di un apposito esame. Contribuire a migliorare l’effi cienza del ser-vizio della giustizia, nell’inte-resse collettivo, è l’obiettivo per il quale anche noi continueremo a dare il nostro contributo», ha concluso Falcone.

© Riproduzione riservata

Sempre più servizi con il Civis. I tributaristi Lapet preferisco-no il Civis, il canale telematico nato con l’obiettivo di miglio-

rare l’assistenza ai contribuenti e agli intermediari, semplificando i rappor-ti tra fisco e cittadini, privilegiando i canali di comunicazione on-line. Tale procedura si arricchisce oggi di un nuovo servizio, lo sgravio delle cartelle emesse a seguito del controllo automa-tizzato delle dichiarazioni, che partirà in via sperimentale in Emilia Roma-gna, Lazio e Piemonte. «Le numerose e proficue intese che la Lapet ha siglato

e continua a siglare con le varie sedi territoriali dell’Agenzia delle entrate in tutta Italia contribuiscono a un contemperamento degli obiettivi tra le parti, tali da rispondere a un miglio-ramento dei servizi fiscali, ovvero la semplificazione dei rapporti con i con-tribuenti mediante l’adozione di proce-dure atte ad agevolare l’adempimento degli obblighi fiscali e la facilitazione dell’accesso ai servizi di assistenza e informazione soprattutto telematica, attraverso il Civis a cui sempre più i nostri professionisti ricorrono».

Infatti, a seguito di un monitorag-

gio effettuato in tutte le sedi terri-toriali dell’associazione, la Lapet ha riscontrato un ampio ricorso da parte degli associati. «Abbiamo attestato con soddisfazione l’effi cacia del Ci-vis e il largo uso di questo canale da parte dei nostri tributaristi in quanto viaggia nella duplice direzione, da un lato di ottemperare a una prestazione più facilmente fruibile da parte dei nostri associati, dall’altro un servizio più effi cace per gli utenti fi nali».

Grazie alla collaborazione della Lapet con l’Agenzia delle entrate, è possibile non solo riscontrare un ri-

sparmio in termini di tempo ma an-che di costi relativi agli spostamenti e alla lavorazione delle pratiche, a beneficio tanto del professionista quanto dei loro clienti. «L’utilizzo del canale telematico consente di evitare code e affollamento presso gli uffi ci. Inoltre rappresenta un valore ag-giunto anche per gli stessi dipenden-ti dell’Agenzia che possono lavorare più tranquillamente e velocemente nel back offi ce, evitando così anche eventuali ritardi nelle risposte», ha concluso Falcone.

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ASSISTENZA AI CONTRIBUENTI

Sempre più servizi con il Civis

A curadell’Uffi cio Stampa della ASSOCIAZIONE NAZIONALE

TRIBUTARISTI LAPET Associazione legalmente

riconosciutaSede nazionale: Via Sergio I 32

00165 RomaTel. 06-6371274

Fax [email protected]

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42 Sabato 21 Gennaio 2012 L’EDITORIALE DI PAOLO PANERAI

qualche risparmio lo genererà nelle tasche degli italiani, ma sarà quasi una goccia d’acqua nel mare. Le libe-ralizzazioni possono avere, come hanno, un valore di indirizzo, di cam-biamento, di apertura del mercato e in tal senso vanno approvate, ma i nodi da sciogliere sono ben altri che raddoppiare le licenze dei taxi, accre-scere il numero delle farmacie, avere una riduzione delle tariffe assicurati-ve Rca se si applica una scatola nera alla propria auto, cancellare le tariffe minime e massime di alcune categorie pro-fessionali... In alcuni casi, addirittura, potrà esserci un indeboli-mento del sistema economico-industriale, come nel caso della separazione di Snam r e t e g a s d a l l a mamma Eni, che rap-presenta uno dei pochi baluardi multinazio-nali italiani. Sembra un po’, in questo caso, la replica delle folli privatizzazioni per entrare nell’euro fatte dal governo Prodi-Ciampi : pur d i mostrare che l’Italia voleva fare tutto quanto veniva descritto come moder-nità, furono fatte vere e proprie sven-dite fino al caso clamoroso di Telecom Italia, abbandonando per di più la nave a nocchieri che aveva-no appena lo 0,7% del capitale e che infatti hanno portato la allora fortis-sima società telefonica alla tempesta dell’Opa e del forte indebitamento successivo, mentre Francia e Germania si sono tenute ben stretto il controllo delle loro France Télécom e Deutsche Telekom.Per fortuna, nei giorni scorsi a Londra, proprio nella patria di coloro, le banche d’affari, che hanno tratto enorme vantaggio da quelle privatiz-zazioni fatte per la fregola del duo Prodi-Ciampi di mostrarsi moderni, il presidente Mario Monti ha spie-gato che altre privatizzazioni al momento non saranno fatte: la fretta fa i gattini ciechi e depaupera il Paese.Tuttavia, in questo momento occorre tenere solido il sistema e appunto l’altra faccia della separazione di Snam rete gas da Eni è appunto quel-la di indebolire l’unica società italia-na veramente forte sul mercato. È per questo che la decisione anche in consiglio dei ministri è stata molto contrastata e il governo farebbe bene a prendersi tutto il tempo concesso da Bruxelles prima di farla. Non è escluso che lo si faccia anche perché comunque i tempi per attuarla mate-rialmente sono lunghi e quindi per il momento i benefici di una tale deci-sione sono solo di immagine non per le tasche dei cittadini.Il presidente Monti e il ministro Corrado Passera del resto sanno bene che per rilanciare realmente lo sviluppo occorre ben altro. Per esem-pio, immettere liquidità nelle tasche degli italiani con il pagamento entro 60 giorni dei debiti dello Stato verso aziende e privati in genere, anche

con lo strumento dei Bot garantiti, come suggerito da questo giornale e dagli altri media economico-finan-ziari di Class Editori fin dai primi del settembre 2011 con l’articolato di legge preparato da Andrea Monorchio e Guido Salerno Aletta per l’associazione L’Italia c’è, nata dal primo appello-impegno all’acquisto di titoli di Stato sotto-scritto da oltre 11 mila italiani che

contano. Gesto che sembra essere stato recepito dal decreto, anche se con modalità tutte da verificare. Eppure sarebbe veramente impor-tante per dare liquidità al sistema, visto che la liquidità sarà doppia in quanto le aziende potranno scontare i titoli presso le banche e le banche presso la Bce. Ma ci vuole ben altro per scongiurare due anni di pesante recessione, come anche il Fondo monetario internazionale ha pre-visto nei giorni scorsi. Una strada è obbligata e altamente virtuosa, l’altra può essere stretta-mente legata alla prima e può far leva sulle poche, grandi aziende che costituiscono le vere infrastrutture del Paese, sulle quali il governo ha forte potere di intervento.A rendere obbligatoria la prima via è stata l’ennesima dichiarazione di pochi giorni fa della cancelliera Angela Merkel, la quale con l’aria di fare un apprezzamento rispetto al lavoro di Monti, ha di fatto escluso qualsiasi contributo particolare a favore dell’Italia: «L’Italia può farcela da sola». Sarebbe stato divertente vedere la faccia della signora che viene dall’Est se una risposta analo-ga fosse stata data alla Germania dall’Italia e dagli altri Ppaesi europei quando il cancelliere di allora, Helmut Kohl, chiese all’Unione comprensione e aiuto per fare l’unifi-cazione delle due Germanie. In ogni caso, è inutile recriminare: la Germania non vuole fare che il mini-mo indispensabile (se lo farà) per far uscire dalla crisi l’Italia e gli altri Paesi colpiti dal contagio della Grecia. E in tal senso va anche l’ultima bozza del nuovo accordo fiscale che dovrà essere approvato dal prossimo Consiglio europeo: lì c’è l’imposi-zione di ridurre di 1/20 all’anno l’in-debitamento che supera il 60% del Pil. L’ultima bozza dice che chi non firmerà l’accordo così com’è non avrà

nessun aiuto né dal fondo per il sal-vataggio degli Stati, né dagli even-tuali eurobond.Nell’incontro con la Merkel, a Berlino, pochi giorni fa, Monti, di fatto anche a nome del piccolo Napoleone, Nicolas Sarkozy, aveva chiesto fles-sibilità sul rientro in base a una serie di elementi che già esistono nel Trattato di Maastricht. Appare evidente che la Germania, il solo

Paese insieme ai suoi satelliti che può apri-re i cordoni della borsa, farà di tutto per imporre la massi-ma rigidità.Stando così le cose diventa sempre più urgente il gesto auto-nomo di tagliare da parte dell’Italia il pro-prio debito di almeno 300 miliardi (100 all’anno) sì da uscire dalla situazione di soggezione e anzi di sottomissione nella quale si trova. E anche a Monti e ai suoi ministri appare

chiarissimo che il taglio del debito, né drastico e immediato, ma neppure progressivo sulla base del ventesimo, potrà avvenire con la riduzione della spesa e l’incremento delle imposte. Il professore della Bocconi, che si sta impegnando con una tempra da leone, lo ha detto chiaramente: non sarà possibile fare nessuna altra manovra senza correre il rischio di ridurre in totale povertà il Paese per un numero lunghissimo di anni.Quindi la soluzione è quella che que-sto giornale, gli altri media di Class Editori e oltre 15 mila italiani che contano hanno indicato da mesi: lo Stato dovrà mettere in un fondo, o in una società, asset immobiliari e mobi-liari per un valore (generoso) di 300 miliardi e chiedere agli italiani che sottoscrivano quote o azioni, in base al loro reddito dichiarato e a quello accertabile attraverso i sostituti d’im-posta. Sì, un investimento forzoso, ma l’unico che può permettere il taglio drastico e immediato. Non il massimo della vita, in partenza, ma ovviamente neppure comparabile per violenza all’imposizione di nuove tasse e a un altro taglio delle spese pubbliche (salvo gli sprechi) perché tutto ciò farebbe appunto precipitare il Paese nella più nera miseria con una recessione che non avrebbe pre-cedenti nella storia mondiale. Invece, l’investimento sia pure forzoso può diventare un’occasione di riconcilia-zione fra lo Stato e gli italiani, spe-cialmente se lo Stato, come fanno tutti quelli che vendono azioni della propria società in borsa al momento della quotazione, assegnerà agli asset un valore inferiore al reale, che con il tempo e la buona gestione potrà tra-sformarsi in un forte capital gain per tutti gli italiani che saranno chiamati a sottoscrivere, visto che chi ha reddi-ti bassi dovrà essere ovviamente esentato.Come i lettori di questo giornale

sanno, per giovedì 26, dopo il rinvio del 19 per rispetto verso il governo riunito in preconsiglio dei ministri, si terrà il Tagliare il debito, fare svi-luppo Day presso la Borsa italia-na. In previsione di questa importan-te tappa nel cammino di risanamen-to, Class Editori ha commissionato un sondaggio a Swg per verificare la disponibilità degli italiani a sottoscri-vere quote o azioni dell’entità dove lo Stato e gli enti locali dovranno inseri-re loro asset per tagliare il debito, subito e drasticamente. Come sarà mostrato sugli schermi dell’ex floor della Borsa Italia, le percentuali sor-prenderanno tutti. Una conferma appunto che L’Italia c’è. E già con il taglio massiccio del debito si farà un grande passo avanti anche sul reperi-mento delle risorse per capovolgere le previsioni funeste di recessione e fare sviluppo. Basta considerare che il risparmio in tre anni nel pagamento degli interessi potrà essere pari anche a una quindicina di miliardi, ma in realtà molto di più perché l’ef-fetto taglio si riverbererà sullo spre-ad, che questa volta potrà sì precipi-tare e tornare vicinissimo al costo del denaro della Germania.Ma per lo sviluppo c’è appunto una seconda via, che si collega diretta-mente alla vendita degli asset. Una parte del patrimonio che lo Stato dovrà passare agli italiani (ricchi di 3.600 miliardi di attività finanziarie, di cui 1.000 cash presso le banche e oltre 4.800 miliardi di beni immobili) è infatti costituito da piccole (e in alcuni casi anche grandi) partecipa-zioni azionarie nelle società controlla-te dal Tesoro: Terna, Enel, Eni, Poste, BancoPosta, Ferrovie dello Stato. In particolare fra queste ci sono due aziende, Poste-BancoPosta e Ferrovie (con l’alta velocità), che pos-sono fare da leva straordinaria per lo sviluppo, attraverso investimenti destinati tutti alla crescita di efficien-za del Paese nel suo complesso, e allo stesso tempo contribuire a cambiare il volto e l’immagine dell’Italia.Per anni l’immagine di efficienza della Gran Bretagna è stata affidata alla straordinaria puntualità di Royal Mail. Da sempre una delle manifestazioni più palesi dell’Italia inefficiente e non puntuale sono state le Poste. Oggi la situazione è capovol-ta. Le Poste inglesi sono vicine al fal-limento. Poste italiane, anche se al momento non è a conoscenza del grande pubblico, sono diventate, sotto la guida di Massimo Sarmi, succe-duto a Corrado Passera, una formi-dabile macchina digitale capace di prestazioni impensabili: l’infrastrut-tura fisica ed elettronica di Poste è in grado di servire privati, imprese e la pubblica amministrazione sia per lo storage di dati sia per gli applicativi aziendali in ambiente di cloud com-puting; può agevolare il passaggio del sistema di pagamenti con moneta elettronica, capitalizzando l’esperien-za di 8,5 milioni di carte prepagate; può organizzare sistemi di pagamen-to anche a domicilio, attraverso por-talettere attrezzati; ha già innumere-voli carte con chip su cui possono essere inserite le informazioni più diverse, da quelle anagrafiche a quel-le sanitarie; gestisce già 3 milioni di

ORSI & TORISegue dalla prima pagina

continua a pag. 45

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43Sabato 21 Gennaio 2012

Più incerte le borse: Ftse Mib -0,13%. Euro in rialzo oltre 1,295. Petrolio in flessione

Spread, calo lento ma costanteContinua discesa differenziale Btp-Bund: ieri a 432 pb

È stata una giornata in-terlocutoria per le borse europee, che hanno oscil-lato per tutto il giorno

intorno alla parità, in attesa di conferme alle voci che, fi no alla chiusura dei mercati, davano per ormai fatto l’accordo tra il governo greco, le istituzioni internazionali e le banche per evitare il default. Alla fi ne, i li-stini hanno chiuso poco sotto la parità, con il Ftse Mib a -0,13% a 15.632 punti, il Ftse All-share a -0,06% a 16.570 punti, il Ftse Mid cap a +0,8%, il Ftse Star a +0,56%. In Europa, Cac 40 e Ftse 100 hanno perso entrambi lo 0,22%, il Dax lo 0,1%.A metà seduta, a New York, indici incerti, sull’onda dei dati altalenanti di alcuni gran-di gruppi, con il Dow Jones a +0,49%, l’S&P 500 a -0,24%, il Nasdaq Composite a -0,25%.Decisamente positiva, invece, la giornata per lo spread Btp-Bund, che ha continuato la di-scesa. Partito da 451 pb e dopo un momentaneo picco a 455 pb, ha continuato a scendere e si è poi assestato a 432 bps, con un interesse del 6,24%, il livello più basso dall’inizio di dicembre. Parlare di trend ribassista per lo spread è ancora prematuro, visto che il differenziale subi-sce improvvisi cambi di direzione, al più piccolo segnale di indebolimento del-lo scenario europeo, come si è visto nelle scorse settimane. Oc-correrà quindi essere molto prudenti, nei prossimi gior-ni, nel valutare l’andamento dello spread e limitarsi, come ha fatto ieri sera il presidente del consi-

glio, Mario Monti, a dire che «c’è un declino piacevole e confi do che continuerà, ma non faccio previ-sioni e preferisco che il nostro

determinatissimo impegno faccia quel-lo che deve fare nelle menti delle autorità e dei mercati».

A Milano, sul pa-niere principale, in evidenza Banca Mps (+8,08%) sostenuta dalle indiscrezioni di stampa sul piano per evitare l’aumen-to di capitale. Segno più anche per Ubi

banca (+1,57%), dopo le parole dell’a.d. sulla possibile distri-buzione del dividendo, qualora l’Eba non lo vietasse, Intesa

Sanpaolo (+1,54%) e Popolare Milano (+0,61%). In rosso Popo-lare Emilia Romagna (-0,83%) e Banco popolare (-0,68%). In discesa anche le azioni (-1,37%) e i diritti (-0,59%) Unicredit nell’ultimo giorno di nego-ziazione degli stessi in borsa.Tra le altre blue chip, in eviden-za Atlantia (+5,38%), grazie ad un rimbalzo dopo i recenti cali e alle indiscrezioni sulla bozza circa la revisione delle tariffe, che non dovrebbe riguarda-re quelle già in essere. Rialzi

più contenuti per Ansaldo Sts (+1,02%) mentre ha brillato Finmeccanica (+10,3% a 3,32 euro) sostenuta, secondo un trader, dal superamento della resistenza a quota 3,05 euro.Nel resto del listino, sugli scudi Telecom Italia media (+8,5%) sull’ipotesi di un interesse di Cairo (-1,23%) per il 15% dell’azienda, Bialetti industrie (+20,9%), in scia all’accordo sti-pulato con le principali banche fi nanziatrici per la ristruttura-zione del debito e Falck renewa-

bles (+4,09%), di rifl esso al via libera al progetto eolico di West Browncastle, nel Sud Lanar-kshire in Scozia. Pesante Mai-re Tecnimont (-5,98%), dopo che Banca Akros ha ridotto il rating a hold da accumulate e il target price a 1,1 euro da 1,4 euro.

Quanto all’euro, ha chiuso in rialzo a 1,2922 dollari, contro l’1,2898 di giovedì, dopo aver toc-cato il massimo della giornata a 1,2986, livello verso il quale l’euro si è però portato in prima serata.Euro-yen a 99,65, dollaro-yen a 77,11.

Infi ne il petrolio, in calo, con il Wti che, a metà seduta, a New York, segnava 98,22 dollari al barile, contro i 110,06 dollari del Brent a Londra.

© Riproduzione riservata

Le trattative tra il governo di Atene e i creditori privati sulla ristrutturazione del debito del paese sembrano giunte alle bat-tute fi nali, anche se, ieri, fi no a tarda sera, l’accordo con l’Istituto di fi nanza internazio-nale non era stato ancora uffi cializzato.

Stando però a quanto emerso nel tar-do pomeriggio di ieri, quando è ripresa la tornata di colloqui, considerata conclusi-va, l’Istituto di fi nanza internazionale e l’esecutivo greco erano vicini all’accordo sul taglio del 50% del debito ellenico e su una cedola crescente compresa tra il 3,5 e il 4,6% per i bond soggetti al program-ma di swap. Nel frattempo, sono iniziate le trattative con la Troika (Bce, Fmi e Ue) sul secondo piano di aiuti da 130 mld euro.Una fonte vicina ai negoziati tra Atene e i creditori privati ha infatti spiegato che la cedola crescente tra il 3,5 e il 4,6% com-porterà un coupon medio sui nuovi bond tra il 4 e il 4,2%. Le due parti stanno di-scutendo poi un periodo di tolleranza «di circa dieci anni» sul rimborso del capita-

le, mentre l’eventuale svalutazione dei bond detenuti dai privati (banche, ma non solo) potrebbe raggiungere il 65-70%.La stessa fonte ha però spiegato che diver-si punti dell’accordo vanno ancora defi niti, «quindi molte cose potrebbero cambiare».

Il raggiungimento di un accordo sul coinvolgimento dei privati è una condizio-ne chiave per ottenere i 130 mld di euro promessi da Ue e Fmi, necessari al paese per evitare la bancarotta. Il 20 marzo, in-fatti, la Grecia dovrà far fronte a 14,4 mld di euro di rimborsi sul debito che, senza il sostegno dei partner internazionali, ren-derebbero il default inevitabile. E questa ipotesi, che aleggia da mesi sullo scenario europeo, rischierebbe di portare a una ro-vinosa caduta altri paesi dell’Eurozona, oltre al nuovo crollo degli spread e delle borse. A rischio non sarebbero solo i paesi periferici, tra cui l’Italia, ma anche Fran-cia e Germania, le cui banche sono lette-ralmente imbottite di bond greci.

Tuttavia, quanto fatto fi nora potrebbe

non rivelarsi suffi ciente e per rendere le fi -nanze greche sostenibili «saranno necessari un haircut più ampio e la partecipazione della Bce» alla svalutazione, ha sostenuto ieri Alessandro Giansanti, fixed-income strategist di Ing, spiegando che l’attuale haircut del 50% taglierà il rapporto debito-pil del 48% ma, considerando i costi della ricapitalizzazione delle banche elleniche e le garanzie per le nuove emissioni di bond, la riduzione sarà in realtà solo del 17%. «Partendo dall’assunto di una crescita me-dia del pil del 2,4% nel periodo 2014-2020 e di una Grecia in grado di ottenere i fondi dalle privatizzazioni da quest’anno», il rap-porto debito-pil del paese «raggiungerà il 120% nel 2020», un livello «ancora troppo elevato per permettere» ad Atene «di tor-nare sul mercato», ha spiegato Giansanti.Anche la natura volontaria dell’accordo con i creditori privati, ritenuta fondamentale per la riuscita del piano di salvataggio di Atene, solleva dubbi tra gli analisti.

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Sul fi lo di lana l’accordo della Grecia con Fmi e privati

CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

EuriborEuribor Euribor Scadenza Scad. Euro $ Usa Sterl. Fr. sviz. Yen

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

Il primo quotidianoi nanziario italiano

Corona Ceca 25,466 25,298 0,1680 19,7380

Corona Danese 7,4362 7,4358 0,0004 5,7636

Corona Norvegese 7,66 7,662 -0,0020 5,9371

Corona Svedese 8,7804 8,7605 0,0199 6,8055

Dollaro Australiano 1,2379 1,2391 -0,0012 0,9595

Dollaro Canadese 1,3076 1,3012 0,0064 1,0135

Dollaro N Zelanda 1,6071 1,6102 -0,0031 1,2456

Dollaro USA 1,2902 1,2911 -0,0009 -

Fiorino Ungherese 304,68 302,11 2,5700 236,1494

Franco Svizzero 1,2077 1,2076 0,0001 0,9361

Rand Sudafricano 10,2858 10,2423 0,0435 7,9723

Sterlina 0,8339 0,8356 -0,0017 0,6463

Yen 99,53 99,19 0,3400 77,1431

Zloty Polacco 4,3196 4,325 -0,0054 3,3480

Tasso uffi ciale di riferimento 1,00 1,25 -0,25

Rendistato Bankitalia(lordi) 5,73 5,73 0,00

Tasso Infl azione ITA 3,30 3,30 0,00

Tasso Infl azione EU 2,70 3,00 -0,30

Indice HICP EU-12 116,30 115,90 0,40

HICP area EURO ex tobacco 113,91 113,54 0,37

Tasso annuo crescita PIL ITA 0,20 0,70 -0,50

Tasso di disoccupazione ITA 7,65 7,78 -0,13

1 sett 0,366

1 mese 0,360

2 mesi 0,341

3 mesi 0,339

4 mesi 0,330

5 mesi 0,322

6 mesi 0,322

7 mesi 0,321

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1 Sett. 0,433

2 Sett. 0,531

3 Sett. 0,627

1 M 0,775

2 M 0,979

3 M 1,182

4 M 1,280

5 M 1,371

6 M 1,471

7 M 1,538

8 M 1,594

9 M 1,654

10 M 1,704

11 M 1,754

12 M 1,804

S/N - O/N 0,284 0,144 0,575 0,028 0,110

1 sett 0,377 0,198 0,627 0,030 0,118

2 sett 0,456 0,231 0,657 0,032 0,125

1 mese 0,716 0,277 0,778 0,037 0,144

2 mesi 0,900 0,409 0,889 0,050 0,159

3 mesi 1,126 0,561 1,090 0,062 0,196

4 mesi 1,238 0,640 1,182 0,075 0,241

5 mesi 1,331 0,713 1,285 0,088 0,293

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7 mesi 1,498 0,842 1,484 0,137 0,386

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9 mesi 1,615 0,945 1,657 0,203 0,474

10 mesi 1,670 0,997 1,740 0,243 0,504

11 mesi 1,726 1,051 1,813 0,287 0,529

12 mesi 1,778 1,110 1,891 0,332 0,554

1 anno 1,269 1,309

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3 anni 1,247 1,287

4 anni 1,430 1,470

5 anni 1,639 1,679

6 anni 1,834 1,874

7 anni 2,002 2,042

8 anni 2,139 2,179

9 anni 2,253 2,293

10 anni 2,351 2,391

12 anni 2,509 2,549

15 anni 2,641 2,681

20 anni 2,665 2,705

25 anni 2,604 2,644

30 anni 2,541 2,581

Fonte: Icap

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44 Sabato 21 Gennaio 2012 MERCATI E FINANZA

I ministri delle finanze euro-pei, nel meeting di lunedì a Bruxelles, discuteranno la versione aggiornata della

terza bozza del nuovo Patto di bilancio, seconda la quale i paesi, per accedere agli aiuti del Fondo salva stati permanente, Esm, do-vranno necessariamente ratifica-re il trattato. Il testo afferma che dall’1 marzo 2013 «la concessio-ne dell’assistenza nel quadro dei nuovi programmi dell’Esm sarà soggetto alla ratifica del presente Trattato».

La decisione potrebbe colpire paesi come l’Irlanda, che attual-mente sta ricevendo un pacchetto di salvataggio, ma che potrebbe trovarsi a indire un referendum per approvare il Patto di bilancio.I leader europei dovrebbe-ro approvare il testo del Pat-to di bilancio in occasione del summit del 30 gennaio.Molti dettagli sono rimasti identici alla bozza precedente. I paesi devono ancora registra-re un defi cit strutturale sotto lo 0,5% del pil nel medio periodo. I governi devono poi impegnar-si a mantenere un defi cit e un debito pubblico rispettivamente

inferiore al 3% e al 60% del pil.La bozza ammette ora di mante-nere un defi cit di bilancio supe-riore al 3% in «circostanze ecce-zionali», come «un avvenimento insolito fuori dal controllo» del paese, con conseguenze fi nanzia-rie sul governo. Tali contingen-ze comprendono anche «periodi di grave flessione economica», nonostante l’opposizione della Banca centrale europea, che ha chiesto di limitare l’eccezionalità solo alle catastrofi naturali.

La bozza, inoltre, accelera il processo di azione nei confron-ti delle violazioni delle regole fiscali. Invece dell’obbligo di votazione, sarà introdotto «un meccanismo di correzione au-tomatico», nel caso in cui un paese non rispetti i requisiti di bilancio. L’ultima versione del testo permette poi alla Corte di giustizia europea di multare un paese per lo 0,1% del suo pil, nel caso in cui dovesse accertare una violazione delle regole fiscali.Il nuovo Patto di bilancio entre-rà in vigore l’1 gennaio 2013, in seguito alla ratifi ca di almeno 12 stati, come già previsto.

© Riproduzione riservata

Lunedì vertice ministri a Bruxelles

Pronta nuova bozzaPatto di bilancio Ue

Ibm ha chiuso il quarto trimestre con un utile netto di 5,49 mld sud (4,62 usd per azione), +4,4% rispetto all’ana-logo periodo 2010. I ricavi sono cresciuti dell’1,6% a 29,5 mld usd. Il margine lordo è salito al 49,9% dal 49%.

Microsoft. Nel secondo tri-mestre, terminato il 31 dicem-bre, Microsoft ha registrato un calo dell’utile netto dello 0,2% a 6,62 mld usd (6,63 nel 2010) per una fl essione delle vendi-te nelle divisioni Windows e Windows Live, sebbene i rica-vi siano stati migliori rispetto all’anno scorso nei suoi altri comparti. I ricavi sono aumen-tati del 4,7% a 20,89 mld usd.

Google ha chiuso il quarto trimestre con un utile netto di 2,71 mld usd (8,22 usd per azione), +6,3% sul 2010. Esclu-dendo alcune poste straordina-rie, i profi tti sono saliti a 9,5 usd per azione da 8,75.

General electric ha chiu-so il 2011 con utili in crescita a 13,12 miliardi di dollari (11,34 nel 2010) ma sul giro d’affari pesa la crisi europea. Il fatturato 2011 è sceso del 2% per la frenata delle vendi-te dell’8% registrata nel quarto trimestre.

American Express, nel quarto trimestre, ha registrato una crescita dell’utile netto del 12% a 1,19 mld usd (1,01 usd per azione), a fronte degli 1,06 mld usd (0,88 usd per azio-

ne) del 2010. I ricavi, al netto degli interessi, sono aumen-tati del 6,9% a 7,74 mld usd.

Ikea international ha registrato nell’anno fisca-le concluso il 31 agosto un utile netto di 2,97 mld euro (2,69 nell’anno precedente). L’utile operativo è salito a 3,76 mld euro (3,27) mentre le vendite totali hanno rag-giunto i 25,2 mld euro (23,5).

Gazprom è determinata a lanciare la costruzione del gasdotto South Stream (nato dalla collaborazione con Eni, poi allargato alla tedesca Win-tershall e alla francese Edf) già alla fine del 2012 e non nel 2013 e ieri, nel quartier gene-rale del colosso russo, è stato messo a punto e approvato «un dettagliato piano di misure che permettano di anticipare l’av-vio dei lavori».

Falck renewables ha ot-tenuto l’autorizzazione per il progetto eolico di West Brown-castle, nel Sud Lanarkshire in Scozia. Il parco sarà composto da 12 turbine per una potenza installata di massimi 30Mw e sarà completato nel 2013.

Banca Ifi s ha «più che rad-doppiato, nell’ultima settima-na, il valore del portafoglio titoli relativo al debito sovra-no, rispetto all’ammontare re-gistrato al 30 settembre 2011. L’incremento è stato realizza-to tramite acquisti di debito pubblico italiano».

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45Sabato 21 Gennaio 2012Sabato 2MERCATI E FINANZA

UNICREDIT/ Ora si aspetta la i ne della prossima settimana per l’acquisto dei nuovi titoli

Chiusa la negoziazione dei dirittiE ieri è passato di mano un altro 11% delle azioni

Ultimo giorno di negozia-zione, ieri per i diritti, legati all’aumento di capitale di Unicredit da

7,5 miliardi, L’aumento vero e proprio si concluderà invece al termine della prossima settima-na. Ieri c’è stato un altro vorti-coso giro di azioni che ha visto passare di mano oltre l’11% del capitale di piazza Cordusio.

Tuttavia, ed era nelle previ-sioni, sia i diritti, sia il titolo hanno chiuso in ribasso: i pri-mi a 2,712 euro, -0,59%, il se-condo a 3,314 euro, -1,37%. La fl essione di ieri non infi cia tut-tavia i forti rialzi degli ultimi 15 giorni, che hanno fatto se-guito al tracollo del titolo e dei diritti, una volta che, ai primi di gennaio, Unicredit ha reso noti i termini dell’aumento di capitale. Stando alle ultime ri-levazioni, ora il divario tra il prezzo del titolo pre annuncio e quello di ieri si attesta intor-no al -17%, mentre quello dei diritti si è attestato all’incirca sui livelli di partenza.

Nei giorni scorsi, l’ammini-stratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, aveva pre-

annunciato un ottimo risultato per l’aumento di capitale, non solo per l’adesione dei soci sto-rici e di nuovi investitori istitu-zionali, ma anche per l’apporto da parte del pubblico retail.

Una conferma si avrà con la verifi ca della quantità dei di-ritti venduti nell’ultimo giorno

di contrattazione. Bisognerà poi aspettare fine mese, per capire quale sarà la nuova composizione azionaria del gruppo, che, a detta di molti osservatori, potrà riservare alcune sorprese.

Tra gli annunci più recenti, Capital research management

ha uffi cializzato di essere salito al 2,5% e il fondo degli Emirati Aabar ha fatto sapere di voler arrivare al 6,5% del capitale post aumento, tramite i diritti di opzione; la quota della Banca centrale libica è invece scesa al 2,8% dal 4,9%. Anche il fondo sovrano libico Lia si diluirà.

Tuttavia, il fronte arabo do-vrebbe sfi orare il 12%, appena sopra la quota delle principali fondazioni bancarie italiane. Sul fronte delle valutazioni, ieri gli analisti di Kepler hanno as-segnato al titolo un target price di 3,5 euro per azione.

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Sono arrivati ieri sul tavolo del gover-natore della Banca d’Italia, Ignazio Vi-sco, i piani di rafforzamento di capita-le delle banche italiane, come previsto dall’Eba, l’European banking authority.Con UniCredit al riparo, dopo la decisione di procedere al maxi-aumento di capitale da 7,5 miliardi, attualmente in corso, le attese erano per le mosse di Banca Mps, Banco popolare e Ubi banca, le altre ban-che italiane nel mirino dell’Eba. I prov-vedimenti presentati dai tre istituti per raggiungere l’obiettivo di un Core Tier 1 del 9% entro la fi ne di giugno non prevedo-no, come da attese, il ricorso a nuove inie-zioni di capitale da parte degli azionisti.L’Eba ha indicato, l’8 dicembre le nuove sti-me sulle ricapitalizzazioni delle banche: per rafforzare i loro ratios patrimoniali, le big

italiane hanno bisogno complessivamente, secondo l’Authority europea, di 15,4 mi-liardi di buffer aggiuntivo di capitale. In particolare, per Unicredit l’ammontare è di 7,974 miliardi, per Banca Mps di 3,267 mi-liardi, per Banco popolare di 2,731 miliardi, per Ubi di 1,393 miliardi (Intesa Sanpaolo non ha esigenze di capitale aggiuntivo).

Ora Banca d’Italia, insieme all’Eba, esami-nerà i piani, per stabilire se siano adeguati. Escluso il ricorso all’aumento di capitale, per Mps le tre direttrici del piano Eba, come ha già spiegato il dg Viola, riguardano ope-razioni di capital management, di ottimiz-zazione dell’attivo e un piano di dismissio-ne di asset. Circa 1,1 miliardi dovrebbero arrivare dalla trasformazione in capitale di prodotti strutturati (i prestiti Fresh).Anche il Banco popolare prevede un mix di

azioni alternative alla ricapitalizzazione, tra cui la conversione del bond soft manda-tory da un miliardo. Ubi banca, come con-fermato ieri dallo stesso a.d., Victor Mas-siah, ha previsto come soluzioni quelle del conteggio del bond convertibile e dell’ado-zione della metodologia advanced per la va-lutazione della rischiosità degli impieghi.Una possibile revisione dei buffer pre-visto per l’esposizione al debito sovrano potrebbe arrivare a marzo, in occasione del prossimo Consiglio europeo e una volta che l’Efsf avrà raggiunto piena capacità operativa e si sarà conseguita una riduzio-ne dei tassi d’interesse sui titoli sovrani. Anche ai titoli di stato, infatti, è legato il fabbisogno patrimoniale calcolato secondo la metodologia dell’Eba.

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Mps, Banco popolare e Ubi: ecco i tre piani per il capitale

DI GIORGIO BERTONI

Un altro anno record per Intel, che ha chiuso il 2011 con un fatturato di 54 mld di dollari,

un risultato operativo di 17,5,un utile netto di 12,9 e un utile per azione di 2,39 dollari, tutti risul-tati record. Per il 2012, il gruppo prevede un fatturato in ulteriore crescita e un margine operativo lordo del 64% (più o meno due punti percentuali), sostanzial-mente in linea. Questi risultati sono la somma di una crescita sostanzialmente omogenea non solo per area geografica, ma anche per tipologia di prodotto. Hanno continuato a crescere sia il settore dei data center, sia quel-lo dei pc, sia quello della sicurez-za e ora stanno facendo capolino i primi risultati dell’annunciato lancio degli Ultrabook.

Secondo il presidente e a.d. del gruppo, Paul Otellini, «il 2011 è stato un anno eccezionale», con una crescita di ben 10 mld di dollari in fatturato e di tutti i risultati fi nanziari.

Il 2012 sarà però l’anno delle applicazioni per la mobilità. Il country manager per Italia e Svizzera di Intel, Dario Bucci, spiega a Italia Oggi che sono stati lanciati poche settimane prima di Natale i primi Ultra-book, in tre modelli (Asus, Acer

e Toshiba, ora affiancati da Hp). Ma entro la seconda metà dell’anno, vi saranno non meno di 70 modelli. Gli Ultrabook sono sostanzialmente dei pc, che però devono rispondere a precise ca-ratteristiche, tutte di fascia alta (dimensioni, durata delle batte-rie, potenza, sistemi di sicurezza, ecc.). Ma, a differenza del pas-sato, Intel non fornisce solo dei componenti estremamente affi -dabili, bensì delle piattaforme, cui i singoli produttori possono aggiungere determinate carat-teristiche ulteriori. Tutto ciò, spiega ancora Bucci, sarà sup-portato da un’adeguata campa-gna di comarketing sul tipo della ventennale «Intel inside».

Il vero business esploderà nella seconda metà dell’anno e sarà affi ancato dalle nuove so-luzioni anche per smartphone e tablet, «grazie all’arrivo sul mercato», spiega Bucci, «della nuova architettura Intel Atom, tanto più pensando a un contesto come quello italiano particolar-mente attento al segmento della telefonia mobile. Il tablet ha già conquistato tra l’altro un ruo-lo importante anche in ambito aziendale, come dimostra il pro-getto innovativo realizzato per Tnt Italia attraverso l’utilizzo di questi dispositivi basati sui nostri processori».

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Fatturato a 54 mld $, +10 mld sul 2010

Altro anno d’oroper i conti Intel

AZIONARIATO

Edipowerattende fondiinternazionali«Diversi fondi internazionali specializzati hanno manifesta-to il loro interesse per entrare» nel capitale di Edipower. Lo ha annunciato il presidente del Cdg di A2A e di Edison, Giuliano Zuccoli, lasciando la sede dell’utility milanese dove si è svolto ieri un vertice fi ume tra A2A e Iren per il riassetto di Edipower, l’ex genco che, a seguito del varo della nuova governance di Edison, che re-sterà in mano ai francesi di Edf, tornerà a essere tutta italiana. Zuccoli ha anche spiegato che un eventuale ingresso da parte dei fondi nel capitale di Edipo-wer avverrebbe «attraverso un aumento di capitale riservato, perché abbiamo bisogno di fi -nanziarci». Una volta ottenuto il controllo di Edipower, infatti, la com-pagine italiana (oltre a Iren e A2A, gli altri soci Delmi coin-volti sono Sel, Dolomiti energia, Mediobanca, Popolare Milano e Fondazione Crt) dovrà in-fatti sobbarcarsi investimenti consistenti per rimodernare alcuni dei nuclei termoelettrici controllati, la cui operatività è ridotta ai minimi termini.Ancora una volta, Zuccoli ha re-spinto l’ipotesi di un intervento nell’operazione da parte della Cassa depositi e prestiti.

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ORSI & TORI

schede telefoniche mobili e sono già pronti per la tecnologia NFC, che per-mette a due terminali posti a stretto contatto tra loro di scambiarsi infor-mazioni e pagamenti in automatico. Il tutto con una sicurezza cibernetica che è uno dei punti di forza di Poste. Lo stesso per le Ferrovie, che sotto la guida di Mauro Moretti sono da tre anni in utile (previsioni per circa 250 milioni nel 2011) e con un ebitda vici-no al 20% che supera per percentuale quello delle Ferrovie francesi e tede-sche nonostante trasferi-menti da parte di Stato ed enti locali inferiori a quelli dei colleghi europei. Il presidente Monti ha compreso immediatamente l’importanza strategica di queste due società e ha cancellato dalle liberaliz-zazioni lo scorporo della rete ferroviaria e la totale libertà nelle attività posta-li, che avrebbero permesso ad altri operatori di esple-tare anche i servizi di noti-fica degli atti giudiziari, delle raccomandate ecc. Queste sono aziende da valorizzare ancora e collo-candole nel fondo per il

taglio del debito il governo potrà continuare a lavora-re con i manager che le gestiscono perché il loro valore salga a vantaggio dello Stato, dell’efficienza e dei cittadini che possie-deranno quote del fondo.Ma non solo: nel nucleo delle società dello Stato ce ne sono, come Terna, che hanno piani di investi-mento (e relativi finanzia-menti già acquisiti) per mi l iardi , che possono aumentare altamente l’ef-ficienza tagliando i costi dell’energia, e generando lavoro. Questi investimen-ti, come anche quelli di Enel o Eni, sono fermi per burocrazia. Occorre che il governo non si dimentichi di varare subito una legge che rimuova di colpo tutti questi ostacoli.Questi, e pochi altri pur-troppo, sono i campioni nazionali che bisogna met-tere nelle condizioni di operare in velocità, perché il mondo non attende. Altri campioni lo Stato dovrà contr ibuire a crear l i , magari pensando l’impen-sabile, come mettere assie-me treni e aerei. Un po’ più di tassisti, di farmacisti, di notai, di benzinai indipen-denti non servono a nulla. (riproduzione riservata)

Paolo Panerai

Segue da pagina 42

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Prospetto dei valori correnti delle polizze index linked

VALORI AL 02/01/2012

Adesso Index Aprile '07 90,360 MERRILL LYNCH & CO. INC. Baa1 | A- | A BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB | BBB+

Adesso Index Febbraio '07 98,862 B.CA POPOLARE DI VERONA NOVARA Scarl Baa2 | BBB | BBB+ * BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB | BBB+

Alba Carim Index 08/07 100,071 CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI S.p.A. - ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Alti Percorsi Index 1 – 2007 99,292 BANCA POPOLARE DI CIVIDALE SCPA Baa1 | - | - UBS Ltd Aa3 | A | A

Carichieti Index Linked 2007 94,651 INTESA SANPAOLO S.p.A. A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

Creberg altiplano marzo 07 98,326 CREDITO BERGAMASCO S.p.A. - | BBB | BBB+ BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB | BBB+

Creberg Altiplano Aprile '07 86,280 BANCA ITALEASE S.p.A. Baa3 | - | BBB+ BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB | BBB+

Creberg Polar Aprile '07 86,020 BANCA ITALEASE S.p.A. Baa3 | - | BBB+ BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB | BBB+

Derby Index Linked Dicembre 2006 85,670 BANCA ITALEASE S.p.A. Baa3 | - | BBB+ UNICREDIT S.p.A. A2 | A | A- ****

Derby Index Linked Ottobre 2006 94,130 BANCA POPOLARE DI BARI Scrl - | (1) | - BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB | BBB+

Duomo Index Nuove Frontiere III serie 94,550 BANCA POPOLARE DI VICENZA - | BBB | BBB BANCO BILBAO SA Aa3 | A+ | A+

Duomo Index Nuove Frontiere IV serie 94,650 INTESA SANPAOLO S.p.A. A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Futuro Forte 1 - 2006 99,830 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Index Scatto piu' Persona Life 98,160 SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Index Up 1-2008 85,375 MORGAN STANLEY A2 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Scelgo Index 10 99,477 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A2 | A | A

Scelgo Index 11 99,212 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - CITIBANK N.A. A1 | A | A

Scelgo index 12 99,612 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

Scelgo Index 13 98,925 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - BARCLAYS BANK PLC Aa3 | A+ | A

Scelgo Index 14 98,179 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - JP MORGAN CHASE BANK Aa3 | A+ | AA-

Treviso Index 2007 99,292 BANCA POPOLARE DI CIVIDALE SCPA Baa1 | - | - UBS Ltd Aa3 | A | A

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TITOLO STRUTTURATO STRUTT. MOODY’S/S&P/FITCH MOODY’S/S&P/FITCH

4,30% International Index Serie V Marzo 2007 85,010 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- UBS Ltd Aa3 | A | A

4,30% International Index Serie VIII Maggio 2007 97,330 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

4,30% International Index Serie XV Settembre 2007 97,640 HBOS Treasury Services Plc A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

4,30% International Serie VI Aprile 2007 86,000 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

4,30% International Serie VII Aprile 2007 86,240 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

4,30% International Serie X Giugno 2007 96,271 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

AUSTRALIAN & SWISS INDEX SERIE VIII GIUGNO 2006 97,260 MORGAN STANLEY A2 | A- | A UBS Ltd Aa3 | A | A

Convergence Serie IX 2007 86,000 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Convergence Serie VIII 2007 85,010 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- UBS Ltd Aa3 | A | A

Convergence Serie XI 2007 97,330 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Convergence Serie XII 2007 96,271 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

Convergence serie XIV 2007 97,640 HBOS Treasury Services Plc A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE VI 2006 98,701 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE I 2007 99,060 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE II 2007 93,190 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

CRESCITA SICURA SERIE II/2006 100,760 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

CRESCITA SICURA SERIE III 2006 98,640 SNS BANK NV Baa1 | A- | BBB+ CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Crescita Sicura Serie III 2007 96,060 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE IV 2006 97,800 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

Crescita Sicura Serie IV 2007 90,090 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

CRESCITA SICURA SERIE IX 2006 99,250 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE V 2006 96,710 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A2 | A | A

Crescita Sicura Serie V 2007 97,330 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Crescita Sicura Serie VI 2007 96,271 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

CRESCITA SICURA SERIE VII 2006 99,160 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Crescita Sicura Serie VII 2007 97,640 HBOS Treasury Services Plc A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE VIII 2006 99,900 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Crescita Sicura Serie VIII 2007 93,460 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE X 2006 98,500 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

CRESCITA SICURA SERIE XI 2006 98,850 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

DJ EUROSTOXX CRESCITA EUROPA SERIE II FEBBRAIO 2006 100,760 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Euramerica 87 Index Linked Serie IX Maggio 2007 97,560 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A HVB HYPO-UND EREINSBANK AG A2 | A | A+

EUROSTOXX 3,75% SERIE VII MAGGIO 2006 97,800 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

EUROSTOXX 4% PIU' INDEX LINKED SERIE XII AGOSTO 200699,160 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XIV OTTOBRE 2006 99,250 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XV NOVEMBRE 2006 98,500 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XVI DICEMBRE 2006 98,850 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% PIU'SERIE XIII SETTEMBRE 2006 99,900 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% SERIE I GENNAIO 2007 99,060 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% SERIE IX GIUGNO 2006 96,710 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A2 | A | A

EUROSTOXX 4% SERIE XI LUGLIO 2006 98,701 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A2 | A | A

EUROSTOXX 4,20% SERIE III FEBBRAIO 2007 93,190 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

EUROSTOXX CRESCITA SICURA SERIE III 2006 100,760 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007 89,050 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

INDEX "€uro/Dollaro" BSG 2006/2012 SERIE IV 98,640 SNS BANK NV Baa1 | A- | BBB+ CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE IX 98,701 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A2 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE V 97,800 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE VI 96,710 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A2 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE X 99,160 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XI 99,900 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XII 99,250 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XIII 98,500 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XIV 98,850 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX "DJ EUROSTOXX 6Y" BSG 2007/2013 SERIE V 93,190 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

INDEX "EUROSTOXX50 - SWING 6Y" BSG-2007/2013 SERIE II99,060 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX "HICP-INFLATION" BSG 2007/2012 SERIE III 99,520 CREDIT SUISSE, LONDON BRANCH Aa1 | - | -

Index “Alternative Basket 5Y” BSG 2007/2012 Serie XI 93,460 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie IX 96,271 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie VIII 97,330 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie X 97,640 HBOS Treasury Services Plc A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VI 96,060 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VII 90,090 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

Japan – Euro Serie IV 2007 85,000 ANGLO IRISH BANK PLC Caa2 | CCC+ | BB- SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Lombarda vita 6&6 91,700 MEDIOBANCA S.p.A. - | A | - COMMERZBANK AG A2 | A | A+

Lombarda vita 6&6 New 93,340 MORGAN STANLEY A2 | A- | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 94,170 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Lombarda Vita BRIC 40 "5 + 5" 89,780 NIBC Bank NV - | (1) | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

LOMBARDA VITA BRIC 40 "5,10 + 5,10” 88,440 MEDIOBANCA S.p.A. - | A | - BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Lombarda Vita Classic Markets 98,365 CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Lombarda Vita Classic Markets New 89,930 MEDIOBANCA S.p.A. - | A | - BANCO BILBAO SA Aa3 | A+ | A+

Lombarda Vita Euro Sector 89,700 MEDIOBANCA S.p.A. - | A | - FORTIS BANK SA A1 | AA- | A

Lombarda Vita Euro Sector New 89,370 BANCA IMI S.p.A. A2 | A | A BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Presente e Futuro 2007-2012 Serie XIV settembre 2007 93,460 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Presente e Futuro Serie XVI 2007 93,460 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

VALORI AL 02/01/2012

VALORI AL 02/01/2012

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* Rating della Società Incorporante Banco Popolare Scarl

*** Rating della Società Incorporante Unione di Banche Italiane ScpA

**** Rating della Società Incorporante Madre Unicredit S.p.A.

***** Rating della Società Incorporante Natixis

(1) La Compagnia assume integralmente il rischio di controparte

Carismi Più Certezza 10 99,818 C. DI RISP. DI SAN MINIATO S.p.A. - | (1) | - SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Carismi Più Certezza 11 98,180 BANCA IMI S.p.A. A2 | A | A BANCO BILBAO SA Aa3 | A+ | A+

Carismi Più Certezza 3 98,668 C. DI RISP. DI SAN MINIATO S.p.A. - | (1) | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Carismi Più Certezza 5 98,670 BEAR STEARNS COMPANIES INC. Aa3 | A | AA- DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

CARISMI Più Certezza 8 82,890 UNICREDIT S.p.A. A2 | A | A- **** SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Carismi Più Certezza 9 83,760 MEDIOBANCA S.p.A. - | A | - SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

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Index Linked Bull Dividend 96,000 BARCLAYS BANK PLC Aa3 | A+ | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A+ | A+

Index Linked Select Dividend 94,940 BANCA ITALEASE S.p.A. Baa3 | - | BBB+ BANCA IMI S.p.A. A2 | A | A

Index Up 1 2007 99,681 BANCA POPOLARE DI INTRA Scrl - UBS Ltd Aa3 | A | A

Nikkei Avenue 92,720 BANCA ITALEASE S.p.A. Baa3 | - | BBB+ INTESA SANPAOLO S.p.A. A2 | A | A

SOLO FRUTTI - SERIE VI 2003 148,880 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie I 149,860 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie II 148,880 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie III 147,890 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie IV 146,900 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie V 149,020 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Protezione e Valore Serie III 2007 99,520 CREDIT SUISSE, LONDON BRANCH Aa1 | - | -

Swing DJ Eurostoxx50 Serie II 2007 99,060 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie V 2007 93,190 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie VI 2007 96,060 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie X 2007 90,090 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Aa3 | AA- | AA-

SWING DJ EUROSTOXX50 SERIE XVI 2006 99,900 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XVII 2006 99,470 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

SWING DJ EUROSTOXX50 SERIE XVIII 2006 99,250 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XX 2006 98,500 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XXII 2006 98,850 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Tortona Borse Piu' Index Serie LI 2006 96,710 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A1 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A2 | A | A

Tortona Borse Piu' Index Serie LIII 2006 98,701 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A2 | A | A

Tortona Borse Piu' Index Serie LV 2006 99,900 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Tortona Borse Piu' Index Serie LVI 2006 99,250 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Tortona Borse Piu' Index Serie LVIi 2006 98,500 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Tortona Borse Piu' Index Serie XLIX 2006 97,800 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | NR | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

VALORI AL 02/01/2012

VALORI AL 02/01/2012

VALORI AL 02/01/2012

Previsioni nelle città d’Italia

min max S D L

PIEMONTE Alessandria 3 11 Asti 4 11 Cuneo 5 11 Novara 1 11 Torino 5 11 Verbania 2 12 Vercelli 1 11 VALLE D’AOSTA

Aosta 0 3 LOMBARDIA

Bergamo 0 8 Brescia 0 8 Como 1 11 Cremona 0 8 Lecco 0 10 Lodi 0 8 Mantova 0 8 Milano 0 7 Pavia 0 8 Sondrio 0 8 Varese 1 11 TRENTINO-ALTO ADIGE

Bolzano -2 3 Trento 5 11 VENETO

Belluno 0 8 Padova -2 3 Rovigo -1 3 Treviso -1 10 Venezia -3 7 Verona 0 8 Vicenza -1 8 FRIULI-VENEZIA GIULIA

Gorizia 3 10 Pordenone -2 8 Trieste 5 10 Udine 1 10 LIGURIA

Genova 11 16 Imperia 8 13 La Spezia 7 12 Savona 7 15 EMILIA-ROMAGNA

Bologna 1 8 Ferrara 0 8 Forlì 2 8 Modena 2 9 Parma 2 9 Piacenza 0 8 Ravenna 1 8 Reggio Emilia 4 10 Rimini 1 10 TOSCANA

Arezzo 3 10 Firenze 2 11 Grosseto 6 15 Livorno 5 13 Lucca 6 13 Massa Carrara 7 12 Pisa 2 13 Pistoia 5 12 Prato 5 12

min max S D L

Siena 3 11 UMBRIA

Perugia 3 12 Terni 8 15 MARCHE

Ancona 2 11 Ascoli Piceno 4 13 Macerata 2 10 Pesaro 2 10 Urbino 2 9 LAZIO

Frosinone 5 15 Latina 8 16 Rieti 7 14 Roma 8 16 Viterbo 6 13 ABRUZZO

Chieti 1 13 L’Aquila 2 11 Pescara 0 14 Teramo 3 14 MOLISE

Campobasso 2 8 Isernia 2 10 CAMPANIA

Avellino 6 13 Benevento 6 13 Caserta 6 14 Napoli 6 14 Salerno 6 14 PUGLIA

Bari 3 11 Brindisi 5 11 Foggia 5 13 Lecce 5 11 Taranto 5 12 BASILICATA

Matera 2 10 Potenza 2 7 CALABRIA

Catanzaro 7 13 Cosenza 8 11 Crotone 7 13 Lamezia Terme 7 14 Reggio Calabria 8 15 Vibo Valentia 5 12 SICILIA

Agrigento 5 13 Caltanissetta 5 13 Catania 4 16 Enna 0 10 Messina 10 16 Palermo 12 15 Ragusa 1 13 Siracusa 6 16 Trapani 9 15 SARDEGNA

Cagliari 11 15 Nuoro 7 12 Olbia 9 15 Oristano 12 13 Sassari 10 13

Canale 27 digitale terrestre

• Aosta

• Torino • Milano

• Trieste

• Venezia

• Genova

• Bologna

• Firenze

• Ancona

• Perugia

• ROMA

• L’Aquila

• Campobasso

• Napoli

• Bari

• Potenza

• Catanzaro

Palermo•

• Cagliari

• Trento

AGLI ESTREMI

Genova +16Venezia -3

Domani

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