Cicerone

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  • ciceronedalle orazioni, dalle letteree dai trattati retorici e filosofici

    Antologia di passi tratti

    a cura di Pasquale Martino

    Casa editriceG. DAnna

    Messina-Firenze

  • cICERONEdalle orazioni, dalle letteree dai trattati retorici e filosofici

    Antologia di passi tratti

    a cura di Pasquale Martino

    Casa editriceG. DAnna

    Messina-Firenze

    Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione

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    Commessa: 1194

    Il Sistema Qualit della G. DAnna Casa editrice S.p.A. certificato, secondo le norme UNIEN ISO 9001, da Cermet (n. 1791).

    Prima edizione febbraio 2006

    Ristampe 5 4 3 2 1 2007 2008 2009

    Progetto grafico e copertina Ruth Kroeber, Alberto Baragli

    Coordinamento redazionale Maria Federica Fiore

    Editing Silvia Corbinelli

    Redazione Lisa Fratini

    Ricerca iconografica Giulia Scarpelli

    Videoimpaginazione Isabella Redditi

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  • Premessa

    Il presente volume frutto dellesperienza maturata nel lavoro didattico. Esso offreallo studente liceale gli strumenti essenziali per una conoscenza sufficientementeapprofondita del Classico latino, ed costruito perci soprattutto attorno al testo.Dopo un profilo generale dellAutore (che si chiude con una bibliografia minima ditraduzioni e studi disponibili in lingua italiana), lantologia documenta ampiamentelopera, attraverso una scelta che getta luce su problematiche e sfaccettature articolate(la societ, la politica, la cultura); riprodotta integralmente unopera, la Prima Catilinaria; i testi sono presentati da riassunti e Chiavi di lettura che forniscono tuttigli elementi indispensabili per linquadramento; lapparato di note fa da guida allatraduzione e interpretazione, chiarificando le strutture linguistiche e arricchendo laprofondit di lettura grazie al commento storico e culturale. Le schede Il contesto, lalingua, la civilt si propongono di illustrare il quadro storico e sociale, gli aspettilinguistici, le prospettive culturali e antropologiche. Il lavoro di esercitazione vienesollecitato e indirizzato dagli schemi sintattici e dai questionari. Il glossario finale spiega esaurientemente i termini retorici, stilistici e filologici (segnalati con una stellina nel testo).

    Pasquale Martino

    Casa editrice G. D'Anna. Vietate la riproduzione e la diffusione

  • Struttura

    CiceroneDi questuomo che tante opere grandifaranno ricordare nei secoli inutile ce-lebrare il genio e lattivit. Natura e For-tuna lo favorirono egualmente, se fino

    alla vecchiaia il suo aspetto rimase bello e la suasalute fiorente; e visse in unepoca di pace perla quale aveva le qualit adatte; perch la giu-stizia amministrata con lantica severit gli feceincontrare un gran numero di rei chegli legavaa s difendendoli e quasi sempre salvandoli; eb-be anche la felicissima sorte di raggiungere ilconsolato e desercitarlo con la saggia risolu-tezza che gli di gli vollero largire. E gli avesse-ro fatto anche il dono duna maggior modera-zione nelle vicende prospere e duna maggiorfortezza nelle avverse! Invece, nelluna e nellal-tra sorte, pensava chessa non dovesse mutaremai. Di l le grandi ire suscitate contro di lui dal-linvidia e una maggior fiducia degli avversarinellattaccarlo; perchegli era pi coraggioso nelprovocare le animosit che nel reagirvi. Ma dalmomento che a nessun mortale toccata in sor-te una virt perfetta, il giudizio su un uomo vafondato sulla parte migliore della sua vita e delsuo ingegno. E per conto mio non riterrei ne-cessario compiangere neppur la sua fi-ne, segli non avesse ritenuto cosa tan-to degna di compianto la morte.

    (Asinio Pollione, in Seneca Retore, SuasoriaeVI, 24, trad. A. Zanon Dal Bo)

    Il libro si apre con il ritratto di Cicerone.

    La parte introduttiva dedicata allautore si articola in quattro paragrafi che ne presentano la vita, lopera, la linguae la fortuna ed completata da una bibliografia. Sono alloccorrenza presenti boxintitolati Approfondimenti.

    Le parti antologizzate sono aperte da un sommario,in cui sintetizzato

    il contenuto dellopera da cui sono tratti i passi.

    I passi sono preceduti da una Chiave di lettura,che ne offreappunto una chiave interpretativa.

    Rhetorica ad Herennium 93

    I Latini chiamarono eloquentia (vedi elo-quium, loquor) larte di esprimere, commuo-vere e convincere con la parola (dicendo,parlando). Sinonimo di eloquentia oratoria(sottinteso ars), termine che deriva da oro (ilcui primo significato , appunto, parlare);mentre per eloquentia indica una capacit eunarte che pu sussistere in diverse manife-stazioni della parola (quindi anche nella sto-riografia, nella filosofia e nella poesia), orato-ria e oratio (orazione) vengono ben prestousati in riferimento a quella prima e preci-pua espressione di eloquenza che il discor-so in pubblico, e orator diventa colui che pro-nuncia orationes, cio pubbliche allocuzioni.La parola oratoria indica quindi larte del di-re, cio la composizione di orazioni e il re-lativo genere letterario.Esistevano a Roma, come in Grecia, tre prin-cipali tipi di discorsi oratori:

    giudiziario (arringhe di accusa o difesanei processi);

    deliberativo (discorsi favorevoli o contraria una legge o deliberazione pubblica);

    dimostrativo o epidittico (elogi, biasimi,invettive).

    Ogni orazione era composta da cinque parti: esordio (introduzione); narrazione (esposizione dei fatti); argomentazione (a sostegno della propria

    tesi e a confutazione di quella avversa); digressione (facoltativa); epilogo o perorazione (conclusione).

    Per quanto riguarda i fini, che com natura-le erano strettamente legati ai generi di ora-zione, essi erano tre: docere (spiegare, dimostrare); delectare (dilettare, divertire); movere (convincere, commuovere).

    Per comporre un buon discorso loratore do-veva compiere, seguendo i precetti della re-torica, cinque operazioni fondamentali: inventio (invenzione o scelta delle argo-

    mentazioni, res); dispositio (disposizione o ordinamento

    conveniente degli argomenti scelti); elocutio (elocuzione o veste espressiva,

    cio la composizione stessa o stesura deldiscorso);

    memoria (memorizzazione di tutto il di-scorso);

    pronuntiatio o actio (pronuncia o azio-ne, ossia la vera e propria recitazionedel discorso).

    Il rilievo assegnato al delectare e al movere, uni-to allimportanza dellactio, con il suo corredodi gestualit ed espressione del volto, fa com-prendere quanto la pronuncia di unorazionefosse simile alla recitazione di un testo teatra-le. In effetti le esibizioni oratorie erano dei ve-ri e propri spettacoli, e il foro si riempiva dipubblico accorso ad assistere ai duelli oratori.

    chiave di lettura

    Loratoria a Roma: uno spettacolo pubblico

    LOratore, bronzo, Firenze, Museo Archeologico, Sezione Etrusca.

    Il contenuto dellopera

    Rhetorica ad herennium

    Lopera integrale consultabilesu www.http://dobc.unipv.it/scrineum/wight/herm1.htm

    La Rhetorica ad Herennium tramandata dallAntichit come opera di Cicerone, ma attribuita oggi al retore Cor-nificio ha radici nelle scuole dei rhetores Latini, negli ambienti populares e favorevoli ai Gracchi: con uno stilesemplice e schematico, sviluppa nei suoi quattro libri la trattazione tecnico-scolastica di ciascuna delle cinqueparti (linventio a sua volta divisa in sei partitiones, 4), proponendosi di insegnare le regole delleloquenza, at-tingendo anche alla manualistica greca (specie a Ermagora di Temno, retore del II secolo a.C.) e in qualche mi-sura traducendola in latino. Unopera di divulgazione il cui destinatario soprattutto il pubblico di homines no-vi che desiderano intraprendere la carriera politica appropriandosi della tecnica oratoria che fino a quel momen-to era stata un sapere quasi esoterico, esclusivo della lite senatoria.

    Cicerone2 Oratio in Catilinam prima 3

    vamente emarginato dalla vita politica, si dedic allotium e nel biennio 46-45 a.C. lavor in-tensamente alla stesura delle opere filosofiche. Nel 44 a.C. Cesare venne ucciso; Cicerone,che pure non aveva preso parte alla congiura, appoggi i cesaricidi in quanto difensori del-la libert repubblicana, e si rituff nella lotta politica.Tent di contrastare lascesa di M. An-tonio (contro il quale indirizz in due anni la serie delle quattordici orazioni Filippiche),contrapponendogli il giovane Ottaviano, che egli silludeva di poter condizionare. Ma i duerivali si allearono provvisoriamente dando vita con Lepido al cosiddetto secondo triumvi-rato (43 a.C.). La prima illustre vittima fu proprio Cicerone, ucciso dai sicari dei triumviriil 7 dicembre 43 a.C. Negli ultimi due anni, nonostante il convulso sussulto della moribon-da repubblica, non aveva smesso di lavorare ai suoi scritti filosofici.

    Fonti: preziosi documenti sono le stesse opere di Cicerone, specialmente le Lettere e leOrazioni; numerosissime le testimonianze degli antichi, fra le quali va ricordata la Vita diPlutarco.

    Lopera

    La vita

    Marco Tullio Cicerone nacque il 3gennaio del 106 a.C. ad Arpino, nelterritorio dei Volsci, da una ricca famigliaequestre e fu homo novus. Compiuti gli studigiuridici e filosofici, si rivel subito brillanteavvocato, cogliendo i primi successi: partico-larmente significativo quello dellanno 80a.C., a favore di Roscio Amerino e ai dannidi Crisogono, potente liberto del dittatoreSilla. Dopo un soggiorno in Grecia (dovepot approfondire la sua formazione filosofi-ca e retorica) esord nel cursus honorum conuna apprezzata questura in Sicilia nel 75a.C. In quegli anni si fece portavoce dei prin-cipali strati sociali non senatorii penalizzatidal sistema sillano (soprattutto dei cavalieri,che erano stati esclusi dalla composizionedei tribunali), e propugn le conseguenti

    riforme politico-istituzionali. In questa chiave va inteso anche il processo dellanno 70 a.C.contro Verre (sillano ed ex governatore della Sicilia, accusato di concussione), in cui Cice-rone svolse laccusa per conto dei siciliani: accusa che rappresenta una tappa della disgrega-zione del regime sillano, perseguita con buon esito dai consoli del 70 a.C., Pompeo e Cras-so. Ottenuta la compartecipazione degli equites al potere, Cicerone divent sostenitore dellaconcordia ordinum. Egli ritenne di individuare in Pompeo il campione di siffatta concordia or-dinum, in opposizione tanto allestremismo popularis quanto alla reazione senatoria, e nel 66a.C. (anno in cui era pretore) appoggi la legge Manilia de imperio Cn. Pompei, che propo-neva di dare a Pompeo poteri straordinari e il comando della guerra in Asia contro Mitrida-te. Nel 63 a.C., in qualit di console, e mentre Pompeo era impegnato in Asia, si avvicin al-la fazione senatoria e stronc il movimento di Catilina, raggiungendo lapice della fortunapolitica.

    Poco dopo ebbe inizio per lui la parabola discendente. Pompeo si alle con Cesare e Cras-so (primo triumvirato, 60 a.C.): i tre potenti intrapresero loccupazione dello Stato eCicerone sub la vendetta dei populares per aver giustiziato i Catilinari, senza averli sottopo-sti a regolare processo. Partito per lesilio nel 58 a.C. (tale era la pena prevista per lui dallalegge fatta approvare dal tribuno Clodio, vicino a Cesare), rientr a Roma dopo un anno, fa-vorito da una prima incrinatura dei rapporti fra i triumviri. Cicerone sperava in una ripresadella linea politica a lui cara, ma nel 56 a.C. Pompeo riconferm il patto con Cesare e Cras-so. In questa situazione deludente ebbe inizio per Cicerone il primo periodo di sostanzialedistacco dalla attivit politica e di otium pi o meno obbligato, durante il quale intraprese lastesura di alcune opere retoriche e filosofiche (De oratore, De re publica, De legibus). Nel 52a.C. assunse senza successo la difesa di Milone, che aveva ucciso Clodio in un agguato disquadristi. Nel 51 a.C. ottenne il proconsolato della Cilicia.

    Cicerone era appena rientrato a Roma, nei primi giorni del 49 a.C., quando scoppi laguerra civile fra Cesare e Pompeo (vedi Il contesto la lingua la civilt, p. 65). Il vecchio so-stenitore degli ottimati si schier con Pompeo e lo raggiunse in Grecia, pur nutrendo ormaiscarse speranze nella sua causa. Dopo la sconfitta di Farsalo, Cicerone torn a Roma e nel47 a.C. si riconcili formalmente con Cesare, ormai padrone assoluto della situazione. Nuo-

    Cicerone

    Busto in marmo di Cicerone, met I sec. d.C., Firenze, Uffizi.

    Lopera

    Cicerone fu un grande mediatore di cultura. Sulla linea di Scipione Emiliano, fece suala humanitas (che studio delle lettere, apertura di idee e filantropica benevolenza)ma nella fedelt al mos maiorum, lideale fondamentale del vir Romanus gi difeso da Cato-ne il Censore. Riconobbe linsostituibilit dellotium letterario, ma non in contrapposizionealla priorit del negotium, cui anzi lo rese funzionale: reinterpretando e aggiornando il prag-matismo proprio della mentalit romana, sostenne che la pi profonda preparazione teoricadovesse servire eminentemente allattivit pratica al servizio della res publica. Studi e divulgle filosofie greche, delle quali accolse ecletticamente molteplici spunti: nel De officiis special-mente si mostr vicino allo stoicismo per la sua concezione del dovere; respinse soltanto le-picureismo, inconciliabile con la tradizione romana. Ma il cuore stesso delloperazione poli-

    Termini tecnici del linguaggio politicoHomo novus: lespressione indica il primo membro di una famiglia che viene eletto a una magi-stratura compresa nel cursus honorum, o carriera senatoria (vedi).Cursus honorum: lespressione indica la carriera senatoria (honores sono le magistrature o carichepubbliche), che prevede una rigida successione: questura; edilit curule (o edilit plebea o tri-bunato della plebe); pretura; consolato. La durata della carica annuale. Dopo la pretura o ilconsolato la carica pu essere prolungata soltanto come governatorato di una provincia (propretu-ra o proconsolato). Fuori del cursus honorum la censura (il censore eletto ogni cinque anni). Laverricoperto almeno la prima carica del cursus condizione indispensabile per essere ammessi nei ran-ghi del senato.Concordia ordinum: lespressione indica il rapporto di armonica collaborazione tra i membri del-la classe senatoria e quelli del ceto equestre, cosa che costituiva, secondo Cicerone, il principalestrumento per opporsi con successo alle res novae e ai populares.Populares e popularis: i termini indicano i sostenitori del partito (partes, partium) del popolo,cio coloro che, a partire dallet dei Gracchi, miravano ad accrescere i poteri delle assemblee po-polari (populus) e a limitare quelli del senato, prefiggendosi anche misure quali lestensione della cit-tadinanza romana, la redistribuzione delle terre e la cancellazione dei debiti. Costituivano la parteavversa agli optimates, sostenitori del privilegio senatorio.

    APPROFONDIMENTI

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  • Rhetorica ad Herennium 95

    Classificazioni delleloquenzaI, 2-412

    Dopo aver definito lutilit civile dellora-toria, lAutore ne classifica i tre generi(demonstrativum, deliberativum, iudiciale: 2)e distingue i cinque momenti dellattivitoratoria ( 3): inventio, dispositio, elocutio, me-moria, pronuntiatio (o actio). Le definizionisono brevi, chiare, didascaliche come quelledi un lessico essenziale. Notevole la sot-

    tolineatura per cui lAutore si dichiara certoche questi procedimenti tecnici possano es-sere appresi mediante lo studio teorico, le-sercizio e limitazione dei modelli. unaconcezione che potremmo definire demo-cratica, secondo la quale tutti sono poten-ziali oratori, purch si sottomettano allo stu-dio e alla assidua pratica.

    [2] Oratoris officium: Compito dellorato-re. - de iis constitutae sunt: sapere parlaresu quella materia che stata stabilita per lutilitdei cittadini (ad usum civilem) dalle consuetudini(leggi non scritte) e dalle leggi (scritte); lafunzione delleloquenza saldamente connessaalla civitas. - quoad poterit: per quanto glisar possibile; limitativo di cum assensione (conconsenso, approvazione). - causarum: di con-tenuti. - recipere: far propri. - Demonstrati-vum vituperationem: dimostrativo ciche indirizzato allelogio o al biasimo di un bendeterminato personaggio. - Il genus demon-strativum (detto anche epidittico, oppure enco-miastico e laudativum) prevede dunque un di-scorso ad personam; esso stato praticato, peresempio, da Cicerone nella Pro Marcello, orazio-ne di lode per Marcello e di ringraziamento a Ce-sare; anche la I Catilinaria unorazione dimo-strativa, poich il biasimo di Catilina non fina-lizzato n a un verdetto processuale (genere giu-diziario) n a una delibera del senato o daltro

    organo (genere deliberativo). - in consultatio-ne: propriamente il consulto (di un organismocollegiale) finalizzato a una delibera. - quod:causale (vedi anche sotto, quod habet accusationemecc.). - habet: comprende. - Esempio di suasio(appoggio, intervento favorevole) lorazioneciceroniana Pro lege Manilia de imperio Cn. Pom-pei del 66 a.C.; esempio di dissuasio (opposizio-ne, intervento contrario) sono le orazioni Delege agraria del 63 a.C. - controversia: dibatti-mento (processuale). - accusationem de-fensione: sono i ruoli delle due parti in causa:laccusa, distinta in accusatio (accusa relativa amateria penale e criminale) e petitio (reclamo,accusa relativa a materia civile) e la difesa. - Frale accuse sostenute da Cicerone celeberrimaquella contro Verre (70 a.C.); numerose sono poile arringhe di difesa (basta ricordare, per esem-pio, quelle per Roscio Amerino, Celio Rufo, Mi-lone, ecc.). Il genus iudiciale stato probabilmen-te il primo a comparire, e su di esso sono in granparte modellate le prime trattazioni di retorica. -

    I tre generi oratorii I, 2

    [2] Oratoris officium est de iis rebus posse dicere, quae res ad usum civilem mori-bus et legibus constitutae sunt, cum assensione auditorum, quoad eius fieri poterit.Tria sunt genera causarum, quae recipere debet orator: demonstrativum, deli-berativum, iudiciale. Demonstrativum est quod tribuitur in alicuius certae per-sonae laudem vel vituperationem. Deliberativum est in consultatione, quod ha-bet in se suasionem et dissuasionem. Iudiciale est quod positum est in contro-versia, quod habet accusationem aut petitionem cum defensione.

    112

    Le schede Il contesto, la lingua, la civilt corredano i brani antologizzati di utili e stimolanti trattazioni, volte ad agevolare la contestualizzazione,a sollevare riflessioni sulla lingua,ad approfondire temidi civilt.

    Si riportano poialloccorrenzaApprofondimenti o Testimonianze di altri autori sulleproblematiche che emergono dallalettura del brano.

    I passi antologizzatisono preceduti da unaarticolata introduzione. Lapparato di note di commento ricco e approfondito.

    A conclusione di ciascuna partededicata ad una particolare opera,vengono fornite Prove di riepilogo, fra le quali alcuneappartengono alle tipologie per lesame di Stato.

    Dal punto di vista grammaticale,per alcuni periodi particolarmente complessi presente la rubrica Il punto sulla sintassi, in cui il periodo viene scomposto nelle sue varie proposizioni.

    Cicerone146

    prove di riepilogo

    Ripassa la sintassi1 Nei passi dei trattati che hai tradotto individua alcuni periodi sintattici (diversi da quelli analizzati negli schemi) che

    contengano proposizioni subordinate fino al 3 grado e fanne uno schema grafico.

    Ricorda il lessico2 Riprendendo i passi che hai tradotto, scegli alcuni termini tecnici delle varie discipline di cui i trattati si occupano

    (per esempio petitio, iura, religio) e spiega a cosa fanno riferimento.

    PER LESAME DI STATO

    Trattazione sintetica di argomenti:3 Giudizi sulloratoria ciceroniana ricavabili da altre fonti.

    4 Ottimati e popolari: illustra lopinione di Cicerone facendo riferimento ai testi.

    5 Il mos maiorum e la ricezione della filosofia greca a Roma.

    6 Otium e negotium: Cicerone e altri punti di vista.

    7 Finalit dello studio filosofico in Cicerone

    | Massimo venti righe per ogni risposta.| Massimo 30 minuti per ogni risposta.

    Saggio breve:8 Confrontando i passi ciceroniani che hai tradotto e gli altri materiali ad essi collegati, descrivi quali erano i capisal-

    di dellepicureismo e spiega poi i motivi e le modalit della loro confutazione da parte di Cicerone.

    9 Basandoti sui passi ciceroniani che hai tradotto e sugli altri materiali ad essi collegati, analizza la figura e la fun-zione delloratore, confrontando la concezione di Cicerone con tesi diverse.

    | Destinazione: rivista di studi storici divulgativa.| Spazio: tre colonne di foglio protocollo.

    Articolo di giornale:10 Immagina di essere uno studioso di storia e letteratura latina che viene invitato a scrivere un breve articolo sul le-

    game fra oratoria, filosofia e politica secondo Cicerone, che offra uno spunto di riflessione per inserirsi nellattua-le dibattito sul ruolo dellintellettuale e delle discipline umanistiche nella nostra societ. Per scrivere larticolo ba-sati sul confronto tra i passi dei trattati ciceroniani che hai tradotto e gli altri materiali ad essi collegati.

    11 Immagina di essere uno studioso di filosofia antica che viene invitato ad inserirsi nellattuale dibattito sui rapportitra religione e politica scrivendo un breve articolo sulle opinioni sugli di sostenute dalle principali filosofie elleni-stiche in voga a Roma nel I secolo a.C. e le conseguenze che esse ebbero, o avrebbero potuto avere, sulla religio-ne e sulla vita di Roma. Per scrivere larticolo basati sul confronto tra i passi dei trattati ciceroniani che hai tradot-to e gli altri materiali ad essi collegati.

    | Destinazione: quotidiano nazionale.| Spazio: quattro colonne di foglio protocollo.

    Cicerone96

    Le cinque fasi del procedimento oratorioI, 3

    [3] Oportet igitur esse in oratore inventionem, dispositionem, elocutionem, me-moriam, pronuntiationem. Inventio est excogitatio rerum verarum aut veri si-milium, quae causam probabilem reddunt. Dispositio est ordo et distributio re-rum, quae demonstrat quid quibus locis sit collocandum. Elocutio est idoneo-rum verborum et sententiarum ad inventionem adcommodatio. Memoria est fir-ma animi rerum et verborum et dispositionis receptio. Pronuntiatio est vocis,vultus, gestus moderatio cum venustate.Haec omnia tribus rebus assequi poterimus, arte, imitatione, exercitatione. Arsest praeceptio quae dat certam viam rationemque dicendi. Imitatio est qua in-pellimur cum diligenti ratione ut aliquorum similes in dicendo valeamus esse.Exercitatio est assiduus usus consuetudoque dicendi.Quoniam ergo demonstratum est quas causas oratorem recipere quasque res ha-

    [3] rerum: argomenti. - causam red-dunt: rendono credibile il contenuto; laggetti-vo probabilis connesso ai termini probare, proba-tio e quindi al concetto di prova (tardolatinoproba), cio dimostrazione che rende credibile latesi sostenuta. Nota che la prova pu non esserevera, ma soltanto verosimile (verarum aut veri si-milium): il verosimile come fondamento delle-loquenza era stato teorizzato dai retori greci del Vsecolo a.C. e dai sofisti. - quid quibus collo-candum: quale debba essere la collocazione de-gli argomenti (letteralmente che cosa in cheluogo debba ecc.). - idoneorum adcommo-datio: ladattamento delle parole e delle frasi al-linvenzione; sententia significa in primo luogoopinione, parere (ci che uno avverte e pensa,da sentio), quindi lespressione del parere trami-te voto (vedi rogare sententiam,Testo 1.5, 8) o ver-detto giudiziario (la sentenza dei giudici), infi-ne lespressione del parere tramite parole, lafrase, e specie una frase concettosa e densa dipensiero (sentenziosa). Lelocutio dunque le-spressione, la veste linguistica (loquor) che si dagli argomenti, ai contenuti (res) trovati dallin-ventio, quindi la forma, lo stile. - firma re-

    ceptio: la piena padronanza mentale degli argo-menti, delle parole e della disposizione; animi genitivo soggettivo; rerum et verborum (fruttodellinventio e dellelocutio) et dispositionis sonogenitivi oggettivi retti pure da receptio. - modera-tio: il dominio (cio la capacit di modellare, ditrovare il giusto modus o misura). - cum venu-state: unito alleleganza. Poich la pronuntiationon riguarda solo la vox, ma anche il vultus e il ge-stus, essa non da intendere solo come pronun-zia, ma complessivamente come actio (recita-zione, termine connesso ad actor, attore). -Haec omnia: tutte queste abilit. - rebus:mezzi. - arte: la teoria. - imitatione: dei gran-di modelli oratorii passati e presenti (vedi oltre).- praeceptio: un apprendimento. - certamdicendi: un preciso metodo oratorio; viam ra-tionemque endiadi*, ratio dicendi una delle de-finizioni che corrispondono ad arte oratoria. -Imitatio est qua: letteralmente Limitazione ilmezzo grazie al quale. - diligenti ratione: curametodica. - ut: retto da inpellimur. - aliquorumsimiles: uguali ad alcuni (altri), cio a quelliche assumiamo come modelli. - Quoniamconveniret: poich dunque stato dimostrato

    212

    Nunc quas res oratorem habere oporteat docebimus, deinde quo modo has cau-sas tractari conveniat ostendemus.

    Nunc ostendemus: Ora spiegheremo qualirisorse (res) necessario che loratore possegga,

    e poi mostreremo in che modo sia convenienteche questa materia (causas) venga trattata.

    Cicerone94

    Oratoria e retoricaOratoria un termine coniato per analogia* con rhetorica, vocabolo che deriva a sua volta dal grecorhetorike (sottinteso techne, arte) e che significa arte del dire. Stesso significato di oratoria e rheto-rica hanno in latino ars dicendi e ratio dicendi.Oratoria e retorica sono dunque, allorigine, sinonimi spesso intercambiabili: ma la prima si riferi-sce specificamente al genere letterario delle orazioni, la seconda invece allo studio e alla tecnicadella parola (che come tale pu spaziare in tutti i generi letterari), s da presentarsi come una scien-za universale del linguaggio e da sconfinare nella poetica.

    APPROFONDIMENTI

    Gli stili oratoriiNelle sue opere retoriche Cicerone distingue tre diversi generi di stile, cui loratore puricorrere nella composizione del discorso: il genus tenue o humile, connesso soprattutto alla funzione del docere, e caratterizzato

    da un lessico semplice, quotidiano, dimostrativo; il genus medium o mediocre, connesso alla funzione del delectare, quindi brillante,

    talvolta spiritoso, ricco di figure retoriche; il genus grande o sublime, connesso alla funzione del movere, perci adatto a sconvolge-

    re e commuovere luditorio, con immagini grandiose e drammatiche e con uneloquio incalzante.

    Al di l delle scelte stilistiche di ciascun oratore, esistevano due grandi correnti otendenze generali dello stile: lasianesimo* (nato nellambiente ellenistico dAsia Minore), che prediligeva il

    discorso espansivo, movimentato, patetico, tendente al magniloquente e allampollo-so. Esso era connesso alla dottrina linguistica della anomalia* (di scuola pergamena),secondo cui la lingua si sviluppava in senso contrario alluniformit, tendendo allatrasgressione della regola e accogliendo il libero uso del parlato. I principali esponen-ti dellasianesimo a Roma furono, tra gli altri, L. Licinio Crasso e M. Antonio (prota-gonisti del dialogo ciceroniano De oratore), e Q. Ortensio Ortalo, avversario o co-patrocinatore di Cicerone in molti importanti processi;

    latticismo*, invalso nellultima fase della repubblica come reazione agli eccessi asianie ispirato alla sobriet e linearit dei modelli oratorii ateniesi, che preferiva uno stileconciso, equilibrato, freddo, razionale. Esso era connesso alla dottrina linguisticadella analogia* (di scuola alessandrina), che vedeva la lingua strutturarsi attraverso latendenza alla ripetizione, allimitazione e alla regolarit morfologica, sintattica e stili-stica. Fra i suoi esponenti pi in vista ci furono C. Licinio Calvo (il poeta novus amicodi Catullo), Cesare e Marco Bruto.

    Asiano fu il giovane Cicerone, che saccost poi allo stile da lui detto rodio* (insegna-to da Apollonio Molone a Roma e a Rodi), sorta di variante pi moderata dellasianesimo.

    IL CONTESTO LA LINGUA LA CIVILT

    Oratio in Catilinam prima 51Pro Caelio

    Amica di tutti 31-32

    [31] Res est omnis in hac causa nobis, iudices, cum Clodia, muliere non so-lum nobili, sed etiam nota; de qua ego nihil dicam nisi depellendi criminis cau-sa. [32] Sed intellegis pro tua praestanti prudentia, Cn. Domiti, cum hac solarem esse nobis. Quae si se aurum Caelio commodasse non dicit, si venenum

    Servendoti dello schema sintattico proposto, fai lanalisi del passo ( Pro Caelio 14, fine) e individua il ti-po di proposizioni in esso presenti.

    magis est[PRINCIPALE]

    cuius (= eius) in magnis catervisamicorum si fuit etiam Caelius

    [SUBORD. 1 GRADO]

    ut ipse moleste ferat[SUBORD. 1 GRADO]

    errasse se[SUBORD. 2 GRADO]

    sicuti nonnumquam in eodem homine me quoque erroris mei paenitet

    [SUBORD. 2 GRADO]

    quam ut istius amicitiae crimenreformidet

    [SUBORD. 1 GRADO]

    il pUnto sulla sintassi

    52

    [31] Res Clodia: in questa causa, o giu-dici, me la devo vedere soltanto con Clodia; resomnis est nobis letteralmente significa per noitutta la partita ; vedi cap. 32, cum hac sola remesse nobis, e inoltre Cesare, De bello Gallico VII,77: mihi res sit. - non nota: non solo nobile,ma anche nota; gioco di parole fra due aggetti-vi della stessa radice (nobilis, notus, vedi nosco,no-vi); ma il primo sfuma dalla connotazione di co-nosciuto in quella di degno di nota, notabile,nobile (tale era la gens Claudia, antica stirpe cuiapparteneva Clodia), il secondo assume unaconnotazione ironica e peggiorativa (ben nota,famigerata) che allude alla conclamata immo-ralit della donna. - de qua causa: (ma) sudi lei io non dir nulla che non sia finalizzato arespingere laccusa; depellendi criminis causa

    una finale. - Dopo la prima feroce battuta (nonsolum nobilis, sed etiam nota), loratore si scher-misce, affermando maliziosamente che i suoi at-tacchi a Clodia resteranno nei limiti del dirittodi difesa.[32] pro: in base a (in proporzione a). -praestanti prudentia: spiccata accortezza. -Cn. Domiti: Cn. Domizio Calvino, il presiden-te del tribunale. - cum nobis: infinitiva rettada intellegis; nobis, come sopra, plurale maiesta-tis (= mihi), ma qui tende a coinvolgere il colle-gio giudicante: insomma per lavvocato ma an-che per il giudice tutta la causa verte unicamen-te sullaccusa e sulla testimonianza di Clodia;hac riferito alla accusatrice presente (vedi Te-sto 2.1, hoc,hunc, ecc.). - Quae si: = si haec (Clo-dia). - comodasse: = commodavisse; commodo

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  • La vita 2Approfondimenti Termini tecnici del linguaggio politico 3Lopera 3

    Orazioni 4Opere retoriche 4Opere filosofiche 4Epistolario 5Opere perdute 5

    La lingua 5La fortuna 5bibliografia 6

    Orazioni e lettere 7

    ORATIO IN CATILINAM PRIMA 8Chiave di lettura Tra politica e retorica: la pubblicazione delle orazioni 9

    La prima catilinaria 10Lesordio 10

    Il contesto La congiura di Catilina 11

    Gli esempi del passato 13

    Un decreto senatorio inapplicato 15

    La congiura ormai alla luce del sole 16

    Dal 21 ottobre al 6 novembre 18Il punto sulla sintassi 19

    La notte del 6 novembre 20

    Catilina abbandoni Roma 21

    Contro il console e contro lo Stato 22Testimonianze Il pensiero politico di Catilina 23

    Non un ordine ma un consiglio 24

    Un curriculum criminale 25

    Isolato dai senatori 27

    Odiato da tutti 28

    Prosopopea della patria 29Testimonianze Un altro punto di vista 30

    La finzione di custodia cautelare 30

    Mettere ai voti lesilio? 31

    Catilina deve andarsene 33

    Il posto giusto per un sovversivo 34

    La patria parla al console 36

    La fuga sar la prova della congiura 38191181

    171

    161

    151

    141

    131

    121

    111

    101

    91

    81

    71

    61

    51

    41

    31

    21

    11

    1

    PRIMA PARTE

    Indice

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  • Perorazione finale 39Testimonianze La seduta senatoria dell8 Novembre 41

    PRO CAELIO 43Chiave di lettura Giovent scapestrata e vita mondana 44

    La Pro Caelio 44Inizi della carriera di Celio 45

    Il contesto Il processo contro Celio 46

    Un giovane si giudica dai primi passi 47

    Il prodigio Catilina 48

    Una personalit multipla e ingannatrice 50Il punto sulla sintassi 51

    Amica di tutti 51Approfondimenti Clodia 53

    Severit o leggerezza? 53

    Orazione di Appio Claudio Cieco 54Testimonianze Lumorismo di Cicerone 55

    La dolce vita romana 56

    Una lussuria esibita 57

    EPISTULAE 58Chiave di lettura Le lettere di Cicerone: documenti di storia e di vita 59Approfondimenti Il genere epistolare 60

    Cicerone e i Triumviri: un compromesso politico 61Il contesto La guerra civile del 49-45 a.C. 63

    Avvisaglie di guerra 65Pompeo non crede pi nella pace 68Il punto sulla sintassi 70

    la lingua Lo stile epistolare 70Approfondimenti T. Pomponio Attico 71

    Tempesta sul senato 71Testimonianze La seduta e il decreto del senato 74

    Fuga da Roma 75Timori per la moglie e la figlia 76

    Approfondimenti Terenzia e Tullia 77

    La scelta drammatica: fuggire dallItalia? 78Testimonianze La lettera di Domizio Enobarbo 84

    Pompeo chiama a s Cicerone 84Cicerone subisce le decisioni di Pompeo 85

    prove di riepilogo 9011

    10

    9

    8

    7

    6

    5

    4

    3

    92

    82

    72

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    52

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    32

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    12

    2

    201

    IndiceVIII

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  • Trattati retorici e filosofici 91

    RHETORICA AD HERENNIUM 92Chiave di lettura Loratoria a Roma: uno spettacolo pubblico 93Approfondimenti Oratoria e retorica 94la lingua Gli stili oratorii 94

    Classificazioni delleloquenza 95I tre generi oratorii 95

    Le cinque fasi del procedimento oratorio 96

    Le sei parti di unorazione 97

    DE ORATORE 98Chiave di lettura Loratoria, apice della cultura e della politica 99

    Teoria delloratore 99Testimonianze Demostene e Cicerone 100

    Un otium impossibile 100Testimonianze Gli ottimati 102

    Un trattato finalmente organico 103

    Leccellenza rara nelloratoria 104Testimonianze I meriti di Cicerone 105

    La filosofia e le altre arti 105Approfondimenti Le arti liberali 107

    Loratoria connessa alluso comune 107

    Quando i Romani si appassionarono alleloquenza 108Testimonianze Loratoria vive nella lotta politica 109

    La complessit della materia 109

    La forma del discorso 110

    Non precetti, ma conoscenza diretta 111

    La padronanza degli argomenti 112Testimonianze Loratore secondo Catone e Quintiliano 113

    Primato degli oratori latini 113Il punto sulla sintassi 115

    Il discorso di Crasso: lesordio 115

    leloquenza nella oratio e nel sermo 116

    eloquenza e civilt 117Testimonianze Il perfetto oratore 118

    DE RE PUBLICA 119Chiave di lettura La filosofia tra otium e negotium 120

    1413

    1313

    1213

    1113

    1013

    913

    813

    713

    613

    513

    413

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    113

    13

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    212

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    12

    SECONDA PARTE

    Indice IX

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  • La necessit della politica 121Luomo pubblico non indulge allotium 121

    la civilt I Romani e le filosofie ellenistiche 122

    La virt consiste nel governo della citt 124

    I governanti sono pi sapienti dei filosofi 125Il punto sulla sintassi 127

    Testimonianze I filosofi governanti 128

    Le inconsistenti obiezioni dei filosofi 128Testimonianze Dalla politica allattivit intellettuale 129

    Grandi uomini traditi dal popolo 129

    Le scelte di Cicerone 131

    Il primato dellinteresse pubblico 132

    Le obiezioni allimpegno politico 133Testimonianze Otium e repubblica 134

    La preparazione indispensabile 135

    Cicerone docente di politica 136

    DE NATURA DEORUM 137Chiave di lettura Religione e politica 138

    Lesistenza degli di 138Le molte tesi sulla natura divina 139

    Testimonianze La sospensione del giudizio 140

    L esistenza e latteggiamento degli di 140Testimonianze Protagora e Teodoro 141

    Gli epicurei e gli stoici 141Testimonianze Epicuro, gli di, la religione 143Testimonianze La divinit degli stoici 143

    Finalit dei suoi scritti filosofici 144Il punto sulla sintassi 145

    prove di riepilogo 146

    glossario 147

    415

    315

    215

    115

    15

    1014

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    IndiceX

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  • CiceroneDi questuomo che tante opere grandifaranno ricordare nei secoli inutile ce-lebrare il genio e lattivit. Natura e For-tuna lo favorirono egualmente, se fino

    alla vecchiaia il suo aspetto rimase bello e la suasalute fiorente; e visse in unepoca di pace perla quale aveva le qualit adatte; perch la giu-stizia amministrata con lantica severit gli feceincontrare un gran numero di rei chegli legavaa s difendendoli e quasi sempre salvandoli; eb-be anche la felicissima sorte di raggiungere ilconsolato e desercitarlo con la saggia risolu-tezza che gli di gli vollero largire. E gli avesse-ro fatto anche il dono duna maggior modera-zione nelle vicende prospere e duna maggiorfortezza nelle avverse! Invece, nelluna e nellal-tra sorte, pensava chessa non dovesse mutaremai. Di l le grandi ire suscitate contro di lui dal-linvidia e una maggior fiducia degli avversarinellattaccarlo; perchegli era pi coraggioso nelprovocare le animosit che nel reagirvi. Ma dalmomento che a nessun mortale toccata in sor-te una virt perfetta, il giudizio su un uomo vafondato sulla parte migliore della sua vita e delsuo ingegno. E per conto mio non riterrei ne-cessario compiangere neppur la sua fi-ne, segli non avesse ritenuto cosa tan-to degna di compianto la morte.

    (Asinio Pollione, in Seneca Retore, SuasoriaeVI, 24, trad. A. Zanon Dal Bo)

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  • Cicerone2

    La vita

    Marco Tullio Cicerone nacque il 3gennaio del 106 a.C. ad Arpino, nelterritorio dei Volsci, da una ricca famigliaequestre e fu homo novus. Compiuti gli studigiuridici e filosofici, si rivel subito brillanteavvocato, cogliendo i primi successi: partico-larmente significativo quello dellanno 80a.C., a favore di Roscio Amerino e ai dannidi Crisogono, potente liberto del dittatoreSilla. Dopo un soggiorno in Grecia (dovepot approfondire la sua formazione filosofi-ca e retorica) esord nel cursus honorum conuna apprezzata questura in Sicilia nel 75a.C. In quegli anni si fece portavoce dei prin-cipali strati sociali non senatorii penalizzatidal sistema sillano (soprattutto dei cavalieri,che erano stati esclusi dalla composizionedei tribunali), e propugn le conseguenti

    riforme politico-istituzionali. In questa chiave va inteso anche il processo dellanno 70 a.C.contro Verre (sillano ed ex governatore della Sicilia, accusato di concussione), in cui Cice-rone svolse laccusa per conto dei siciliani: accusa che rappresenta una tappa della disgrega-zione del regime sillano, perseguita con buon esito dai consoli del 70 a.C., Pompeo e Cras-so. Ottenuta la compartecipazione degli equites al potere, Cicerone divent sostenitore dellaconcordia ordinum. Egli ritenne di individuare in Pompeo il campione di siffatta concordia or-dinum, in opposizione tanto allestremismo popularis quanto alla reazione senatoria, e nel 66a.C. (anno in cui era pretore) appoggi la legge Manilia de imperio Cn. Pompei, che propo-neva di dare a Pompeo poteri straordinari e il comando della guerra in Asia contro Mitrida-te. Nel 63 a.C., in qualit di console, e mentre Pompeo era impegnato in Asia, si avvicin al-la fazione senatoria e stronc il movimento di Catilina, raggiungendo lapice della fortunapolitica.

    Poco dopo ebbe inizio per lui la parabola discendente. Pompeo si alle con Cesare e Cras-so (primo triumvirato, 60 a.C.): i tre potenti intrapresero loccupazione dello Stato eCicerone sub la vendetta dei populares per aver giustiziato i Catilinari, senza averli sottopo-sti a regolare processo. Partito per lesilio nel 58 a.C. (tale era la pena prevista per lui dallalegge fatta approvare dal tribuno Clodio, vicino a Cesare), rientr a Roma dopo un anno, fa-vorito da una prima incrinatura dei rapporti fra i triumviri. Cicerone sperava in una ripresadella linea politica a lui cara, ma nel 56 a.C. Pompeo riconferm il patto con Cesare e Cras-so. In questa situazione deludente ebbe inizio per Cicerone il primo periodo di sostanzialedistacco dalla attivit politica e di otium pi o meno obbligato, durante il quale intraprese lastesura di alcune opere retoriche e filosofiche (De oratore, De re publica, De legibus). Nel 52a.C. assunse senza successo la difesa di Milone, che aveva ucciso Clodio in un agguato disquadristi. Nel 51 a.C. ottenne il proconsolato della Cilicia.

    Cicerone era appena rientrato a Roma, nei primi giorni del 49 a.C., quando scoppi laguerra civile fra Cesare e Pompeo (vedi Il contesto la lingua la civilt, p. 64). Il vecchio so-stenitore degli ottimati si schier con Pompeo e lo raggiunse in Grecia, pur nutrendo ormaiscarse speranze nella sua causa. Dopo la sconfitta di Farsalo, Cicerone torn a Roma e nel47 a.C. si riconcili formalmente con Cesare, ormai padrone assoluto della situazione. Nuo-

    Cicerone

    Busto in marmo di Cicerone, met I sec. d.C., Firenze, Uffizi.

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  • Oratio in Catilinam prima 3

    vamente emarginato dalla vita politica, si dedic allotium e nel biennio 46-45 a.C. lavor in-tensamente alla stesura delle opere filosofiche. Nel 44 a.C. Cesare venne ucciso; Cicerone,che pure non aveva preso parte alla congiura, appoggi i cesaricidi in quanto difensori del-la libert repubblicana, e si rituff nella lotta politica.Tent di contrastare lascesa di M. An-tonio (contro il quale indirizz in due anni la serie delle quattordici orazioni Filippiche),contrapponendogli il giovane Ottaviano, che egli silludeva di poter condizionare. Ma i duerivali si allearono provvisoriamente dando vita con Lepido al cosiddetto secondo triumvi-rato (43 a.C.). La prima illustre vittima fu proprio Cicerone, ucciso dai sicari dei triumviriil 7 dicembre 43 a.C. Negli ultimi due anni, nonostante il convulso sussulto della moribon-da repubblica, non aveva smesso di lavorare ai suoi scritti filosofici.

    Fonti: preziosi documenti sono le stesse opere di Cicerone, specialmente le Lettere e leOrazioni; numerosissime le testimonianze degli antichi, fra le quali va ricordata la Vita diPlutarco.

    Lopera

    Lopera

    Cicerone fu un grande mediatore di cultura. Sulla linea di Scipione Emiliano, fece suala humanitas (che studio delle lettere, apertura di idee e filantropica benevolenza)ma nella fedelt al mos maiorum, lideale fondamentale del vir Romanus gi difeso da Cato-ne il Censore. Riconobbe linsostituibilit dellotium letterario, ma non in contrapposizionealla priorit del negotium, cui anzi lo rese funzionale: reinterpretando e aggiornando il prag-matismo proprio della mentalit romana, sostenne che la pi profonda preparazione teoricadovesse servire eminentemente allattivit pratica al servizio della res publica. Studi e divulgle filosofie greche, delle quali accolse ecletticamente molteplici spunti: nel De officiis special-mente si mostr vicino allo stoicismo per la sua concezione del dovere; respinse soltanto le-picureismo, inconciliabile con la tradizione romana. Ma il cuore stesso delloperazione poli-

    Termini tecnici del linguaggio politicoHomo novus: lespressione indica il primo membro di una famiglia che viene eletto a una magi-stratura compresa nel cursus honorum, o carriera senatoria (vedi).Cursus honorum: lespressione indica la carriera senatoria (honores sono le magistrature o carichepubbliche), che prevede una rigida successione: questura; edilit curule (o edilit plebea o tri-bunato della plebe); pretura; consolato. La durata della carica annuale. Dopo la pretura o ilconsolato la carica pu essere prolungata soltanto come governatorato di una provincia (propre-tura o proconsolato). Fuori del cursus honorum la censura (il censore eletto ogni cinque an-ni). Laver ricoperto almeno la prima carica del cursus condizione indispensabile per essere am-messi nei ranghi del senato.Concordia ordinum: lespressione indica il rapporto di armonica collaborazione tra i membri del-la classe senatoria e quelli del ceto equestre, cosa che costituiva, secondo Cicerone, il principalestrumento per opporsi con successo alle res novae e ai populares.Populares e popularis: i termini indicano i sostenitori del partito (partes, partium) del popolo,cio coloro che, a partire dallet dei Gracchi, miravano ad accrescere i poteri delle assemblee po-polari (populus) e a limitare quelli del senato, prefiggendosi anche misure quali lestensione della cit-tadinanza romana, la redistribuzione delle terre e la cancellazione dei debiti. Costituivano la parteavversa agli optimates, sostenitori del privilegio senatorio.

    APPROFONDIMENTI

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  • Cicerone4

    tico-culturale compiuta da Cicerone risiede nella teoria delloratore: questi per lui luomodi superiore cultura umanistica, seriamente impegnato come avvocato e come uomo di go-verno nella difesa della repubblica e dellalleanza sociale che ne rappresenta il pilastro,quella fra tutti i boni cives (concordia ordinum). Nel De republica delinea lideale di un princepsche sia supremo moderatore degli equilibri sociali e istituzionali della repubblica restaurata:egli idealizza cos il proprio ruolo, o meglio il ruolo che gli sarebbe piaciuto interpretare; ma,pi realisticamente, pensa a un Pompeo che, consigliato e guidato da Cicerone (come giScipione Emiliano da Lelio), si riaccosti ai boni cives sciogliendosi dallabbraccio mortale diCesare. Sar proprio a questa teoria del princeps che guarder Augusto, nella sua finzione direstaurazione dellordine repubblicano (il principato); e perci favorir la riabilitazione del-la figura di quel Cicerone che egli, daccordo con Antonio, aveva fatto assassinare.

    Orazioni. LArpinate compose oltre cento orazioni, di cui abbiamo almeno notizia e qual-che frammento; 58 sono pervenute a noi integre o in ampi frammenti: 1) Pro Quinctio, 81 a.C.,orazione giudiziaria di esordio; 2) Pro S. Roscio Amerino, 80 a.C.; 3) Pro Roscio comoedo, 77a.C.?; 4-10) Verrinae, 70 a.C., distinte in Divinatio in Caecilium, Actio prima in Verrem e Actiosecunda, divisa a sua volta in cinque orazioni: De praetura urbana, De praetura Siciliensi, De fru-mentis, De signis, De suppliciis; 11) Pro Tullio, 69 a.C.; 12) Pro Fonteio, 69 a.C.; 13) Pro Caeci-na, 69 a.C.; 14) Pro lege Manilia de imperio Cn. Pompei, 66 a.C., prima orazione deliberativa;15) Pro Cluentio, 66 a.C.; 16-18) le tre orazioni De lege agraria, 63 a.C.; 19) Pro Rabirio, 63a.C.; 20) Pro Murena, 63 a.C.; 21-24) le quattro Catilinariae, 63 a.C.; 25) Pro Sulla, 62 a.C.;26) Pro Archia, 62 a.C.; 27) Pro Flacco, 59 a.C.; 28-29) i due discorsi post reditum, pronunciatiper ringraziamento al ritorno dallesilio, nel 57 a.C., Cum senatui gratias egit e Cum populo gra-tias egit, esempi di orazione epidittica o dimostrativa; 30) De domo, 57 a.C.; 31) De haruspi-cum responsis, 56 a.C.; 32) Pro Sestio, 56 a.C.; 33) In Vatinium, 56 a.C.; 34) Pro Caelio, 56 a.C.;35) De provinciis consularibus, 56 a.C.; 36) Pro Balbo, 56 a.C.; 37) In Pisonem, 55 a.C.; 38) ProPlancio, 54 a.C.; 39) Pro Scauro, 54 a.C.; 40) Pro Rabirio Postumo, 54 a.C.; 41) Pro Milone, 52a.C.; 42) Pro Marcello, 46 a.C.; 43) Pro Ligario, 46 a.C.; 44) Pro rege Deiotaro, 45 a.C.; 45-58)le quattordici Philippicae, 44-43 a.C., contro M. Antonio, cos chiamate per analogia con leorazioni dellateniese Demostene contro Filippo di Macedonia.

    Opere retoriche. De inventione (opera giovanile incompiuta, di carattere manualistico einfluenzata dalla contemporanea Rhetorica ad Herennium, opera in quattro libri, pervenuta anoi con il corpus delle opere di Cicerone, al quale fu a lungo attribuita, ma che fu scritta daun retore di nome Cornificio, che la dedic a C. Erennio); i tre principali trattati che espon-gono organicamente la concezione ciceroniana: De oratore, Brutus, Orator (vedi Il contestola lingua la civilt, p. 94); le opere minori: Partitiones oratoriae (riassunto a scopo didascali-co), De optimo genere oratorum (prefazione a una traduzione, non pervenutaci, delle orazionidi Demostene e di Eschine Sulla corona), Topica (raccolta di tpoi, luoghi comuni, del-loratoria giudiziaria); anche i Paradoxa stoicorum possono essere considerati opera retorica(vi si esercita la capacit di dimostrare tesi paradossali tratte dal pensiero stoico).

    Opere filosofiche. Si possono raggruppare per argomenti e problemi. Problema delloStato: De re publica e De legibus (per analogia con le opere di Platone, La repubblica e Leleggi). Esortazione alla filosofia: Consolatio ad se ipsum e Hortensius (opere di cui si hannopochi frammenti; dalla seconda dichiara di essere stato grandemente influenzato Agostino,Confessiones, 3.4.7). Problema gnoseologico1: Academica priora e Academica posteriora (espo-

    1. Viene definito gnoseologico tutto ci che riguarda la gnoseologia, cio quella parte della filosofiache si occupa del problema della conoscenza.

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  • La fortuna 5

    sizioni del probabilismo accademico, con cui Cicerone concorda). Problema teologico: Denatura deorum, De divinatione, De fato. Problema etico: De finibus bonorum et malorum, Tuscu-lanae disputationes, Cato Maior de senectute, Laelius de amicitia, De officiis.

    Epistolario. Comprende 864 lettere (di cui 774 di Cicerone e 90 dei suoi corrisponden-ti) distribuite in quattro raccolte: Epistulae ad Atticum (16 libri, anni 68-44 a.C.), indirizzateallamico T. Pomponio Attico; Epistulae ad familiares (16 libri, anni 63-44 a.C.), spedite a ol-tre unottantina fra parenti, amici e corrispondenti vari; Epistulae ad Quintum fratrem (3 libri,anni 60-54 a.C.); Epistulae ad Marcum Brutum (2 libri, aprile-luglio del 43 a.C.), corrispon-denza con M. Giunio Bruto, il cesaricida fuoriuscito. Nonio, Macrobio e Prisciano menzio-nano numerose altre raccolte di epistole, non pervenuteci (vedi Chiave di lettura, p. 59).

    Opere perdute. Oltre alla Consolatio e allHortensius, si ha notizia di numerose altre ope-re di Cicerone, che non sono arrivate a noi: fra queste il commentario De consulatu, i tratta-ti filosofici De gloria, De virtutibus, De auguriis. Il grande oratore e intellettuale si dedic in-tensamente anche alla poesia (mitologica: Glaucus, Limon; epica: Marius, De consulatu suo,De temporibus suis), ma i suoi versi non piacquero, n ai contemporanei n ai posteri. Pi for-tunate furono le traduzioni da poeti greci (Cicerone fu pure un teorico della traduzione), frai quali Arato. Di tutto ci restano pochi frammenti.

    La lingua

    Il latino classico si identifica in massima parte con la lingua di Cicerone, che, insieme aquella di Cesare, ne costituisce per noi un modello indiscusso. Essa segna la fine dellar-caismo e la vittoria della ipotassi* sulla paratassi*, con la costruzione di periodi sintatticisempre pi complessi e razionalmente organizzati in una rigorosa struttura di subordinazio-ni. Scompare la citazione di vocaboli greci, ancora normale in Plauto, a favore di una tradu-zione nellequivalente latino o di una traslitterazione (philosophia, mathematici ecc.): arcaismie parole greche ricompaiono invece nello stile epistolare (vedi Il contesto la lingua la civilt,p. 71). Simmetria ed eleganza (concinnitas) sono i caratteri distintivi della prosa ciceroniana.Tuttavia in essa a differenza che in quella di Cesare lespressione razionale del pensieronon esclude il ricorso al patetico e allaccumulazione* abbondante di concetti e figure: ca-ratteristica che deriva dalla sua formazione oratoria di matrice asiana*.

    La fortuna

    Il presente argomento si configura come un sostanzioso capitolo di storia della cultura:tale stata la risonanza dellopera di Cicerone in ogni epoca. Fin dallantichit lo si stu-di come un classico: in primo luogo per lo stile, insieme armonioso ed eloquente, fluidoe ricco di figure (e la lingua di Cicerone costitu uno dei modelli per la codificazione gram-maticale della lingua latina); in secondo luogo per la sua concezione umanistica, ossia peril primato delleloquenza intesa come cultura generale e poliedrica, fondata sugli studia hu-manitatis (ci che oggi definiamo lavoro culturale); infine per il principio di medietas*, su

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  • Cicerone6

    Bibliografia

    cui Cicerone fond la sua opera e a cui si sono ispirati i classicismi di tutte le et. Numero-si i commenti antichi alle sue opere: fra gli altri, quelli di Asconio Pediano (I secolo d.C.) al-le orazioni, di Mario Vittorino (IV secolo) al De inventione, di Macrobio (IV-V secolo) al Som-nium Scipionis (VI libro del De re publica), di Boezio (V-VI secolo) ai Topica. E, se alcuni frai massimi prosatori latini Sallustio, Seneca,Tacito si dettero deliberatamente uno stile to-talmente opposto al suo, Cicerone fu eletto a modello dal primo professore statale di reto-rica e stilistica, Quintiliano (I secolo d.C.). Le opere filosofiche riepilogo eclettico di tuttala filosofia antica nel segno di un fondamentale rispetto per la religio furono per i primiscrittori cristiani (Lattanzio, Ambrogio, Agostino) un ponte fra il vecchio e il nuovo pensie-ro, e si prestarono poi a soddisfare gli interessi enciclopedici del Medioevo. Nellet altome-dievale la retorica rest semplice esercitazione scolastica, ma quando la civilt comunale lariscopr come ars dictandi2 e arte di governo insieme, Cicerone torn a costituire un model-lo essenziale: Brunetto Latini, per esempio, cur numerose volgarizzazioni di opere cicero-niane. Petrarca e gli umanisti lo amarono soprattutto per le epistole e per i dialoghi: formeletterarie congeniali a un discorso libero e asistematico, a un tempo nutrito di cultura inter-disciplinare e improntato a un tono intimo e colloquiale. Nel Quattrocento e nel Cinque-cento il ciceronianismo adott lArpinate come modello della prosa. A partire dallIllumi-nismo e dal Romanticismo egli fu giudicato con maggiori riserve critiche (avanzate peraltrogi da Petrarca), di ordine sia letterario sia culturale: non pi modello ideale di un classici-smo perenne, fu sempre studiato, e con crescente approfondimento filologico e storico, co-me uomo di parte e testimone intellettuale del suo tempo.

    Le pi ampie collezioni ciceroniane (con testo e traduzione italiana) sono edite da Mondadori edalla Utet; singole opere sono disponibili in molte edizioni. Per approfondire: E. Ciaceri, Cicero-ne e i suoi tempi, Dante Alighieri, Milano 1926-1930; E. Lepore, Il princeps ciceroniano e gli idea-li politici della tarda repubblica, Istituto italiano di studi storici, Napoli, 1954; G. Boissier, Cicero-ne e i suoi amici. Studio sulla societ romana del tempo di Cesare, Rizzoli, Milano, 1959; M. Pohlenz,Lideale di vita attiva secondo Panezio nel De officiis di Cicerone, Paideia, Brescia, 1970:V. Guazzo-ni Fo, I fondamenti filosofici della teologia ciceroniana, Marzorati, Milano, 1970; K. Kumaniecki,Cicerone e la crisi della repubblica romana, Centro di studi ciceroniani, Roma, 1972; S.L. Utcenko,Cicerone e il suo tempo, Editori Riuniti, Roma, 1875; G. Lotito, Modelli etici e base economica nelleopere filosofiche di Cicerone, in AA.VV., Societ romana e produzione schiavistica, vol. III, Laterza,Roma-Bari, 1981; P. Grimal, Cicerone, Garzanti, Milano, 1987; E. Narducci, Modelli etici e societ:unidea di Cicerone, Giardini, Pisa, 1989; L. Perelli, Il pensiero politico di Cicerone, La Nuova Italia,Firenze, 1990; E. Narducci, Introduzione a Cicerone; Laterza, Roma-Bari, 1992; E. Narducci, Ci-cerone e leloquenza romana, Laterza, Roma-Bari, 1997; C.J. Classen, Diritto, retorica, politica, IlMulino, Bologna, 1998; C. Novelli, La retorica del consenso, Edipuglia, Bari, 2001; C. Monteleo-ne, La terza Filippica di Cicerone, Schena, Fasano, 2003.

    2. Lespressione ars dictandi significa arte del dire e dello scrivere; fu usata specialmente nel Me-dioevo come sinonimo di retorica.

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  • Prima parteOrazioni e lettere

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  • Sfuggito a un attentato alla sua vita, che stato tramato da Catilina e dagli altri congiurati, Cicerone convoca laseduta senatoria nel santuario di Giove Statore presso il Palatino, avendo adottato eccezionali misure di sicurez-za e disposto davanti al tempio una folla di sostenitori. Fin dalle prime parole, si rivolge a Catilina presente conuna veemente apostrofe. Dopo aver denunciato la congiura e il tentativo di assassinarlo, Cicerone ingiunge al co-spiratore di andarsene dalla citt ( 10-12); ma tiene a distinguere lingiunzione da un formale decreto di esi-lio, e a precisare che il suo non un ordine, ma un consiglio (non iubeo, sed suadeo, 13).

    Da qui anche il genere di orazione (vedi Chiave di lettura, p. 93): non deliberativo, perch Cicerone nonavanza una formale proposta da mettere ai voti (anzi non si rivolge nemmeno ai senatori, bens a Catilina), mapiuttosto dimostrativo, perch il suo contenuto una lunga invettiva ad personam.

    Alla invettiva vera e propria ( 1-26), tesa a demolire la figura politica e morale dellavversario facendo terra bru-ciata intorno a lui, segue una seconda parte, molto pi breve ( 27-30), nella quale Cicerone si rivolge ai sena-tori e giustifica dal punto di vista tattico la linea da lui seguita (costringere Catilina alla fuga piuttosto che giusti-ziarlo). In entrambe le parti introdotta la prosopopea (personificazione) della patria, che rivolge un discorso pri-ma a Catilina e poi a Cicerone. La perorazione finale ( 31-33) riassume i temi dellorazione, ribadisce limpe-gno del console in difesa dello Stato e invoca la protezione di Giove contro Catilina e i suoi complici.

    Il contenuto dellopera

    Oratio in Catilinam Prima

    Lopera integrale consultabilesu www.thelatinlibrary.com/cic.html

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  • Le orazioni ciceroniane costituiscono unapreziosa fonte, una materia di base per glistudi storici: esse ci offrono notizie spesso det-tagliate non soltanto sulle vicende politiche,ma anche sulla societ, sui costumi, sul dirit-to privato, sulla vita quotidiana.Tuttavia evi-dente che gli intenti e le procedure che hannopresieduto alla pubblicazione di questa mate-ria devono essere sottoposti al vaglio critico.In primo luogo, occorre aver chiaro che nonsiamo di fronte a una fedele registrazione deidiscorsi pubblici effettivamente pronunciatida Cicerone, ma a una rielaborazione a poste-riori. Le orazioni non venivano lette e pro-babilmente nemmeno integralmente scritte apriori, ma pronunciate a memoria (la memo-rizzazione era parte costitutiva delloratoria:vedi Chiave di lettura, p. 93) magari conlausilio di appunti: per esempio, a propositodellabilit mnemonica di Cicerone, CornelioNepote (citato da Gerolamo, Epistula 71 adPammachium) testimonia che loratore unavolta gli recit a memoria un discorso tal qua-le lo aveva pubblicato. Esistevano degli steno-grafi che prendevano nota dei discorsi profe-riti durante i dibattiti. Le bozze preparatorie,gli appunti, i resoconti stenografici servivanoalla successiva stesura; la quale, in teoria, po-teva comportare rimaneggiamenti ancheprofondi.Vi era dunque significativa differen-za fra pubblicazione orale (recitazione) e suc-cessiva pubblicazione scritta. Certo, i ricordidei molti testimoni viventi dovevano metterein guardia lo scrittore dallo stravolgere radi-calmente il discorso; tuttavia singoli particola-ri significativi potevano essere cambiati (vediTesto 1). Inoltre, una riconosciuta esigenza didecoro letterario poteva consentire allo scrit-tore di arricchire la elocutio, curando la formae introducendo citazioni o espedienti retoriciche non cerano nelloriginale, fra i quali sin-filtravano anche argomentazioni nuove, chetornavano utili al momento della pubblicazio-ne. Forse soltanto il corpo delle Filippiche(anni 44-43 a.C.) non venne rimaneggiato, senon in parte, perch non ce ne fu il tempo. In-

    fine, i discorsi ciceroniani si presentano comeallocuzioni continue e ininterrotte, mentre al-lorigine essi erano consistiti non di rado inuna pluralit di interventi nel corso dello stes-so dibattito, poi ricuciti insieme nella redazio-ne posteriore, e talvolta dovevano essere statiinterrotti da interventi degli interlocutori e an-tagonisti, in una sorta di contraddittorio o al-tercatio (questa la tesi di J. Humbert, Les plai-doyers crits et les plaidoiries relles des Cicron,Paris, 1925). Di tali momenti di interruzionee di scambio di battute, propri della formaorale del discorso, rimasta qualche traccianei testi rielaborati (vedi ancora Testo 1). Visono poi alcune orazioni mai pronunciate, maaccuratamente redatte post eventum: la Actio IIinVerrem (poich limputato abbandon il pro-cesso, dandosi per vinto, dopo la prima arrin-ga di Cicerone) e la cosiddetta II Philippica(che fu diffusa soltanto come libello). Altri di-scorsi sono provatamente diversi da quelli chevennero pronunciati. Durante il processo diomicidio contro Milone (52 a.C.) loratore,intimidito dai militi di Pompeo presenti in for-ze e dalla sentenza gi scritta, si limit a unabreve allocuzione, che non imped la condan-na dellimputato. Lampia orazione Pro Milo-ne la scrisse in seguito a parziale risarcimen-to dellinsuccesso giudiziario, e la invi al suoassistito esule, il quale ironizz sulla tarda (einutile) efficacia del discorso. Anche della ProMurena (anno 63 a.C.) Plutarco afferma cheal momento del processo fu unarringa inade-guata (Cicerone 35); invece la redazione cheabbiamo ne fa una delle migliori e pi brillan-ti orazioni ciceroniane. da considerare, infine, che la pubblicazionedei discorsi emendati rispondeva sicuramentead esigenze non solo letterarie, ma anche e so-prattutto politiche, in base al momento stori-co in cui i testi venivano diffusi: ci si vedechiaramente a proposito della pubblicazionedelle orazioni consolari nel 60 a.C.; fra questele quattro Catilinariae, sorta di ulteriore tra-sposizione, stavolta in chiave oratoria, delcommentario ciceroniano De consulatu.

    Oratio in Catilinam prima 9

    chiave di lettura

    Tra politica e retorica: la pubblicazione delle orazioni

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  • Lesordio1

    [1] Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quam diu etiam furoriste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne tenocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil con-cursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihilhorum ora vultusque moverunt? Patere tua consilia non sentis? Constrictam iam

    Sebbene gli eventi relativi alla congiura diCatilina siano fra i pi noti e documentatidella storia romana, non vi soddisfacentechiarezza n sulla interpretazione degli avve-nimenti n sulla reale natura del moto catili-nario. Ci deriva dal fatto che le fonti pri-marie non sono molto diversificate. Gli sto-rici antichi dipendono infatti largamentedalla ricostruzione ufficiale tempestiva-mente congegnata da Cicerone: cio dallapubblicazione delle Catilinariae, accompa-gnate dal commentario De consulatu e da nu-merosi riferimenti nelle altre opere. Lo stes-so Sallustio, il quale dipende lui pure in buo-na parte dalla testimonianza di Cicerone,esprime una posizione pregiudizialmenteanticatilinaria. La sussistenza di un punto divista anticiceroniano (filocatilinario?) sullavicenda documentata solo dalla Invectiva inCiceronem, unopera che gli antichi erronea-mente attribuirono a Sallustio, ma di cui non

    conosciamo esattamente nemmeno lepocadi composizione.

    Le quattro Catilinariae sono fra le pi ce-lebri orazioni ciceroniane, pi volte citate daQuintiliano e sempre ammirate per la loroperfezione stilistica. Pronunciate nei giornidi massima crisi politica del 63 a.C., quandoCicerone era console, vennero pubblicatesolo tre anni pi tardi, nel corpus dei discor-si consolari, e pertanto furono certamente ri-maneggiate. Le modifiche o aggiunte consi-stono soprattutto nellinserimento di giusti-ficazioni e di autodifese a posteriori: nel 60a.C. Cicerone infatti gi investito da quelrisentimento degli avversari politici di cuipreavverte londa in questa I Catilinaria (22), e che due anni dopo, nel 58 a.C., con laproposta di legge del tribuno Clodio, provo-cher il suo esilio per avere egli mandato amorte i Catilinari in violazione del dirittodappello.

    Cicerone10

    1 La prima catilinaria

    11

    [1] Quo usque tandem: Fino a che punto,dunque. - abutere: = abuteris (futuro); regge la-blativo patientia nostra; nostra allude in primoluogo ai consoli (che il 21 ottobre avevano rice-vuto i pieni poteri), ma anche al senato, ai pre-senti, insomma a tutti i Romani onesti, esclusoCatilina stesso con i suoi complici. - Lesordio exabrupto*, che tende a isolare immediatamentelavversario, subito individuato per nome (apo-strofe*) e investito dalla polemica, diventatouno dei pi celebri incipit della letteratura latina

    (con quelli del De bello gallico e della I Bucolica vir-giliana). Era proverbiale gi fra i contemporanei,se Sallustio ne fece la parodia (Bellum Catilinae20: vedi Testimonianze, p. 23); Quintiliano lo ci-ta come esempio insolito di esordio con apostro-fe* (IV,1,68;IX,2,7).- Quam diu etiam:Per quan-to tempo ancora. - furor: concetto ripetutamen-te evocato, in seguito, per definire lazione di Ca-tilina: equivale a desiderio sfrenato e folle. - elu-det: si prender gioco di; letteralmente schi-ver, dal gergo della scherma e dei ludi gladiato-

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  • Oratio in Catilinam prima 11

    ri. - quem ad finem: fino a quale estremo. -iactabit: il verbo indica un agitarsi senza posa. -effrenata audacia: vedi il precedente furor; dalvalore positivo di audacia (ardimento) si passa aquello negativo, che implica lidea di eccesso(temerariet, arroganza, estremismo): il che, inCicerone, caratterizza generalmente la condottapolitica dei populares dai Gracchi in poi, mentre laqualit degli ottimati (i boni cives, vedi sotto) lamoderazione. - Nihilne moverunt: Non tihanno smosso per niente (dai tuoi intenti) laguardia notturna del Palatino, le sentinelle che ve-gliano per la citt, la paura della gente, la riunio-ne cui sono accorsi tutti gli uomini dabbene, que-sto luogo che il meglio protetto per riunirvi il se-nato, le espressioni dei volti dei presenti?; Palati:il colle Palatinino quello presso il quale si trovail tempio di Giove Statore, dove si svolge la sedu-ta del senato di cui si parla; bonorum: sottinteso ci-vium, che equivale a optimi e optimates, parola-chia-ve del lessico politico ciceroniano, allude qui aimembri del senato riunito e a tutti i cittadini mo-derati che in questo momento si stringono intornoalla massima istituzione repubblicana (populus e se-natus sono dunque mobilitati contro Catilina: vedianche Testo 1.15, 21); habendi senatus: nel gergopolitico-giuridico lespressione habere senatum si-gnifica tenere una seduta del senato; nota qui ilgenitivo gerundivo con valore finale; ora vultusque endiadi*; i soggetti di moverunt (accanto ai quali enfaticamente* ripetuto il nihil avverbiale) sono

    disposti in un rapido crescendo*, che esprime lat-mosfera di allarme e di mobilitazione generalecontro Catilina: nocturnum praesidium Palati, urbisvigiliae, timor populi, concursus bonorum omnium,munitissimus habendi senatus locus ora vultusque. Lagradatio* si chiude con il dato pi visibile in quelpreciso momento: le espressioni dei presenti (ho-rum), che Cicerone immaginiamo indica conun gesto largo della mano. - Patere sentis:Non percepisci che i tuoi progetti sono chiari atutti; pateo : significa essere aperto, [quindi] visi-bile. - Constrictam vides: Non vedi che la tuacongiura ormai bloccata e tenuta in pugno dal-la consapevolezza di tutti costoro (cio dei sena-tori che oramai ne sono informati). - Quid ar-bitraris: la proposizione principale la interro-gativa diretta quem nostrum ignorare arbitraris (chidi noi credi tu che ignori), che regge le interro-gative indirette quid egeris proxima,quid (egeris) su-periore nocte (che cosa hai fatto nella notte scorsae in quella precedente), ubi fueris (dove sei sta-to, cio in casa di M. Porcio Leca), quos convoca-veris (chi tu hai convocato, cio lelenco dei con-giurati), quid consilii ceperis (quale decisione tuhai preso, cio la decisione presa di uccidere Ci-cerone: consilii genitivo partitivo): i consoli e ilsenato conoscono ormai in ogni dettaglio i movi-menti di Catilina. In effetti quello di Cicerone in buona sostanza un bluff: in questo momentonon c prova della congiura e fra i senatori pre-vale lincertezza al riguardo.

    horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima,quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis,quem nostrum ignorare arbitraris?

    IL CONTESTO LA LINGUA LA CIVILTLa congiura di CatilinaLa congiura di Catilina si verifica in un punto alto della crisi sociale e istituzionale dellarepubblica; ne , in qualche modo, lepisodio emblematico e rivelatore. Dopo il 70 a.C.,finito il regime sillano, la lotta politica fatica a trovare un nuovo equilibrio di forze; pre-vale una sorta di conflitto permanente, talora aperto talora strisciante. Pompeo, uno deiprotagonisti dellabbattimento della costituzione sillana, impegnato nelle guerre inOriente; a Roma, il giovane Cesare riprende la bandiera di Mario e delle rivendicazio-

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  • ni populares; Crasso il regista di intrighi che, facendo da sponda ai populares, mirano afar emergere la sua potenza personale. La fazione senatoria alla ricerca di uomini chene difendano i privilegi. In questo quadro entra in azione il personaggio di L. Sergio Ca-tilina.

    Nato nel 108 a.C., apparteneva al pi antico patriziato romano (la gens Sergia vanta-va origini troiane) e fu sostenitore di Silla. Che a quellepoca si sia distinto come faziosoe sanguinario, pu essere verit, luogo comune o invenzione. La sua condotta privata pure circondata da cattiva fama: lo si dice dissoluto, immorale, uxoricida e corruttore digiovani. Intraprende la carriera senatoria, diventando questore (78 a.C.), edile (70 a.C.)e pretore (68 a.C.); fino a questo punto non incontra ostacoli n gli viene contestatonessuno dei crimini che in seguito arricchiranno la sua leggenda nera. Nel 67 a.C.ottiene la propretura in Africa; al suo ritorno subisce uninchiesta per concussione, maviene prosciolto. In questa fase appare vicino a Crasso (come lui ex sillano) e a Cesare.Essi appoggiano in qualche misura Catilina nel suo intento di farsi eleggere console. Maquesti, forse a causa del citato processo per concussione, non riesce a porre la sua candi-datura nel 66 a.C.: a questo punto Cicerone e Sallustio gli attribuiscono un primocomplotto, fallito, per uccidere i consoli dellanno 65 a.C.; Svetonio invece implica nellacospirazione Crasso e Cesare e tace su Catilina. Nel 64 a.C. Catilina si candida alleelezioni consolari per lanno successivo; il suo programma politico comprende la cancel-lazione dei debiti (si dice che egli stesso fosse rovinato e indebitato) e la divisione dellepropriet: ci accresce il numero dei sostenitori fra gli strati sociali pi poveri, ma glialiena lappoggio di Crasso e di Cesare. Duramente contrastato dalla fazione senatoria,Catilina battuto (vengono eletti Cicerone e C. Antonio Ibrida); d allora impulso alsuo movimento politico in senso sempre pi radicale.

    Nel 63 a.C. lo scontro politico esplode apertamente. Cicerone si oppone vittoriosa-mente a un nuovo progetto di riforma agraria, pagando cos il suo debito con gli ottima-ti che lo hanno fatto eleggere. Catilina pone nuovamente la sua candidatura al consolato(per il 62 a.C.), e in questa fase enuncia, di fronte al senato, un concetto politico nonirrilevante: La repubblica ha due corpi, luno (il senato) debole e dal capo infermo, lal-tro (il popolo) forte ma senza capo: a questultimo, se sapr esser degno di me, finch iovivo non mancher un capo (vedi Testimonianze, p. 23). Ma Catilina viene ancorasconfitto dalla coalizione conservatrice-moderata, sia a causa di un rinvio dei comizielettorali che lo priva del voto dei suoi sostenitori dellEtruria (affluiti a Roma perqualche giorno), mentre favorisce il rivale L. Murena, appoggiato dai soldati di Luculloche proprio in quei giorni celebra a Roma il suo trionfo per le campagne dOriente siaa causa di brogli elettorali, per i quali lo stesso Murena, console designato, verr proces-sato e assolto (la difesa sar assunta da Cicerone). probabile che solo adesso Catilinamaturi la decisione di usare metodi di lotta extralegali. Nel corso dellanno, a quantodice Cicerone, ordisce in segreto vari colpi di mano, fra cui lassassinio dello stessoconsole in carica. Intanto a Fiesole in Etruria si raduna presso C. Manlio ex ufficiale diSilla ora collegato a Catilina un esercito composto soprattutto da contadini poveri e excoloni che hanno perso le loro terre, a cui si aggregano anche schiavi fuggiaschi. Altrinuclei di reclutamento sono attivi nel Piceno e in Apulia.

    Il 21 ottobre Cicerone denuncia in senato lesistenza di una congiura che prevede lasollevazione di Manlio in Etruria e, contemporaneamente, leccidio dei possidenti aRoma. In un clima di smarrimento, viene votato il senatus consultum ultimum (decretosenatorio eccezionale), che concede i pieni poteri ai consoli. In Etruria Manlio d inizioal suo pronunciamento armato. Il patrizio L. Emilio Paolo denuncia Catilina per atti-vit sovversive (de vi publica); il denunciato, per provare la sua innocenza, si consegna incustodia domiciliare presso un amico. Ma nella notte fra il 6 e il 7 novembre egli prende

    Cicerone12

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  • parte a una riunione clandestina in casa di M. Porcio Leca; a detta sia di Cicerone sia diSallustio (che per fa svolgere questo convegno prima del senatus consultum), i congiura-ti definiscono nei dettagli il piano del colpo di stato: in particolare, decidono di assassi-nare Cicerone; ma il console, preavvertito da una spia, si salva.

    L8 novembre Cicerone convoca il senato nel tempio di Giove Statore e attacca fron-talmente Catilina, ingiungendogli di andare in esilio (I Catilinaria). Il capo popularis sidiscolpa e definisce Cicerone, sprezzantemente, inquilinus urbis (Sallustio, Bellum Catili-nae 31).Tuttavia quella stessa notte Catilina fugge da Roma, lasciando credere di andarein esilio a Marsiglia, ma dirigendosi a Fiesole. Il 9 novembre Cicerone nel foro esulta perla fuga dellavversario e ne denuncia i complici rimasti a Roma (II Catilinaria).Verso lamet del mese si ha notizia che Catilina ha raggiunto Manlio a Fiesole, assumendo ilcomando dellesercito: i due vengono proclamati hostes (nemici pubblici) e contro diloro inviato il console C. Antonio Ibrida, mentre Cicerone resta a difesa dellUrbe. Eglitenta quindi di raccogliere prove contro i congiurati rimasti a Roma: le trova grazie adalcuni delegati degli Allobrogi che, venuti a protestare per il malgoverno della provinciagallica, confessano di essere stati avvicinati dai congiurati e accettano di agire da provo-catori, facendosi consegnare da quelli un compromettente impegno scritto. A questopunto Cicerone ha in mano le prove (non si sa fino a che punto fabbricate) e le presen-ta al senato, il 3 dicembre, arrestando cinque capi del complotto (fra cui L. CornelioLentulo Sura, pretore in carica, e C. Cornelio Cetego); subito dopo, nel foro, tiene unarelazione al popolo (III Catilinaria). Il 5 dicembre, in un clima tesissimo e mentre si voci-fera di tentativi dei populares di liberare gli arrestati, il senato si riunisce per decidere lasorte dei cospiratori. La proposta di condanna a morte, osteggiata da Cesare, caldeggiatada Cicerone (IV Catilinaria) e fermamente sostenuta da M. Catone il Giovane, appro-vata a grande maggioranza. La sera stessa Cicerone, in base ai poteri discrezionali asse-gnati dal senatus consultum ultimum, fa eseguire la sentenza senza concedere lappello(provocatio ad populum): i Catilinari vengono strangolati nel Carcere Mamertino.

    Allinizio del nuovo anno (gennaio 62 a.C.) lesercito di Catilina e Manlio battutopresso Pistoia dalle truppe consolari comandate dal legato M. Petreio: Catilina muorecombattendo valorosamente.

    Oratio in Catilinam prima 13

    Gli esempi del passato2-3

    [2] O tempora! O mores! Senatus haec intellegit, consul videt; hic tamen vivit.Vi-vit? Immo vero etiam in senatum venit, fit publici consili particeps, notat et de-

    21

    [2] O tempora! O mores!: Che (brutti) tem-pi, che (brutti) modi di comportarsi sono questi!;mores: il complesso di comportamenti che caratte-rizzano la comunit, sono sempre confrontati conil sottinteso modello di riferimento: il mos maio-rum, il costume dei padri, idealizzato e ritenuto

    ben lontano dallattuale decadenza; lesclamazio-ne ricorre altre volte in Cicerone, tanto da appa-rire agli stessi antichi (Seneca Retore, SuasoriaeVI, 3) espressione tulliana per eccellenza. - haec:cio tutti i dettagli della congiura, sopra accenna-ti. - consul: il termine indica Cicerone stesso, che

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  • signat oculis ad caedem unumquemque nostrum. Nos autem, fortes viri, satis-facere rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitemus. Ad mortem te, Ca-tilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat, in te conferri pestem, quam tuin nos omnis iam diu machinaris. [3] An vero vir amplissimus, P. Scipio, ponti-fex maximus,Ti. Gracchum mediocriter labefactantem statum rei publicae pri-vatus interfecit; Catilinam orbem terrae caede atque incendiis vastare cupientemnos consules perferemus? Nam illa nimis antiqua praetereo, quod C. ServiliusAhala Sp. Maelium novis rebus studentem manu sua occidit. Fuit, fuit ista quon-dam in hac re publica virtus, ut viri fortes acrioribus suppliciis civem pernicio-

    Cicerone14

    qui si atteggia a console fin troppo mite, poich hatollerato Catilina invece di sopprimerlo senza tan-ti complimenti (come hanno fatto con altri sog-getti pericolosi quegli illustri antenati che vengo-no citati di seguito). - hic vivit: nonostanteci, costui ancora vivo; presente Catilina alla se-duta, Cicerone pu limitarsi a indicarlo con un hic(e poco dopo con un istius), additandolo. Questovivit ( ancora vivo) fa pensare allespressione la-pidaria con cui Cicerone comunic al pubblicoche la condanna a morte dei Catilinari era stataeseguita: vixerunt (non sono pi vivi). - Immovero etiam: Anzi, addirittura. - fit particeps:partecipa a; lespressione regge il genitivo; inquanto ex magistrato curule (pretore e propreto-re) Catilina era membro del senato. - publiciconsili: qui il consiglio detto publicum non per-ch sia aperto al pubblico, ma perch di pub-blico interesse (il senato organo della res publi-ca). - notat nostrum: con tratto efficace, Cati-lina colto nellatto di scrutare uno per uno i suoiavversari (unumquemque nostrum, ciascuno dinoi) e decretarne la condanna a morte. - Nos au-tem: Da parte nostra, invece. - fortes viri: davalorosi: ironico; alla furia omicida (vedi sottolendiadi*: furorem ac tela) di Catilina il senato op-pone un atteggiamento puramente difensivo. - sa-tisfacere videmur: sembriamo far cosa suffi-ciente verso lo Stato. - si vitemus: se per casoriusciamo a evitare; il verbo congiuntivo per le-ventualit dellipotesi. - Ad mortem te duci:Che tu fossi messo a morte. - iussu consulis:per ordine del console; secondo i poteri discre-zionali conferiti ai consoli per senatoconsulto (ve-di Il contesto la lingua la civilt, p. 12). - in teconferri pestem: che fosse volta contro di te larovina; allespressione sottinteso oportebat. - innos: contro di noi. - omnis: = omnes.[3] An vero: ( vero) o non vero che; quian introduce una sorta di interrogativa di-sgiuntiva, con ellissi della prima domanda. - P.Scipio interfecit: P. Scipione, pontefice mas-

    simo, da privato uccise Ti. Gracco, il quale, pure,stava disgregando lo Stato in misura non accen-tuata; P. Scipione Nasica, laristocratico ostile al-le riforme graccane, che nel 133 a.C. da privatocittadino (privatus, in quanto il pontefice massimonon era un magistrato) uccise Tiberio Gracco; me-diocriter labefactantem statum rei publicae ha unasfumatura concessiva; qui Cicerone minimizza laportata eversiva del movimento graccano (che al-trove invece enfatizza) per dar risalto allazioneben pi pericolosa a suo dire di Catilina. - Ca-tilinam perferemus: noi consoli sopportere-mo Catilina che bramoso di mettere il mondo aferro e fuoco?; considerato il comportamento diScipione Nasica con Ti. Gracco, i consoli (magi-strati pubblici, contrapposti al privatus che fecegiustizia di Tiberio Gracco) a maggior ragionenon possono sopportare latteggiamento di Cati-lina. - illa praetereo: sorvolo su quelle vicen-de troppo lontane nel tempo; in realt la preteri-zione* serve a dare rilievo a ci che dice di volertralasciare. - quod: per esempio il fatto che; ilquod dichiarativo. - C. Servilius Ahala: nel 439a.C. Servilio Ahala, magister equitum di Cincinna-to dittatore, uccise Spurio Melio che tramava unarivoluzione (novis rebus studentem) e sobillava il po-polo affamato: anche questo un caso di conflit-to di classe che pu provocare un rivolgimentopolitico, per scongiurare il quale legittimo se-condo Cicerone ricorrere agli estremi rimedi. -Fuit virtus: nota lepizeusi* del verbo (Ci fu, sci fu) e la disposizione studiata delle parole (istaquondam virtus: codesta [che] una volta [fu]virt politica). - ut: tale che, o per cui; ut consecutivo. - viri fortes: i valorosi, come sopra(fortes viri, per cui si noti il chiasmo*), ma qui nonironicamente, bens in contrapposizione alleesitazioni di quelli che dovrebbero essere i valoro-si di oggi. - acrioribus suppliciis coercerent:reprimevano con pene pi dure un cittadino ne-fasto che un acerrimo nemico; il cittadino sedi-zioso (quale Catilina) costituisce per lo Stato

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  • sum quam acerbissimum hostem coercerent. Habemus senatus consultum in te,Catilina, vehemens et grave; non deest rei publicae consilium neque auctoritashuius ordinis; nos, nos, dico aperte, consules desumus.

    Oratio in Catilinam prima 15

    una minaccia pi grave di quella che proviene daacerrimi nemici stranieri; lequiparazione dellav-versario politico (specie se popularis) al nemicoesterno uno dei luoghi comuni della polemica diparte ottimate (hostis Catilina, vedi Testo 1.9, 13;hostis sar per Cicerone anche il triumviro M. An-tonio). Ma aggiunge loratore ci che mancaalla repubblica (deest rei publicae) non n una de-

    liberazione ufficiale (consilium) contro Catilina c infatti quel grave ed energico decreto del se-nato (senatus consultum vehemens et grave) che haconferito poteri discrezionali ai consoli n lau-torevole decisione dellordine senatorio (auctori-tas huius ordinis); chi vien meno sono, invece, pro-prio i consoli (nos consules desumus), i quali finoranon hanno applicato quel decreto.

    Un decreto senatorio inapplicato4

    [4] Decrevit quondam senatus, ut L. Opimius consul videret ne quid res publicadetrimenti caperet. Nox nulla intercessit: interfectus est propter quasdam sedi-tionum suspiciones C. Gracchus, clarissimo patre, avo, maioribus; occisus estcum liberis M. Fulvius consularis. Simili senatus consulto C. Mario et L. Vale-rio consulibus est permissa res publica: num unum diem postea L. Saturninumtribunum pl. et C. Servilium praetorem mors ac rei publicae poena remorata est?

    31

    [4] L. Opimius: nel 121 a.C., dopo aver ot-tenuto dal senato i pieni poteri, Lucio Opimio re-presse sanguinosamente il movimento di CaioGracco. Prosegue la serie dei precedenti storici,ma ora si tratta di consoli in funzione (Opimio,Mario, Valerio), come Cicerone. - consul ca-peret: provveda il console che la repubblica nonriceva alcun danno la formula rituale del sena-tus consultum ultimum che decreta (decrevit) i po-teri discrezionali (vedi Testo 6, 2). - Nox nullaintercessit: Non pass neppure una notte; pro-babile analogia con la circostanza presente: tra-scorsa pi duna notte dallinizio della congiura.- propter quasdam seditionum suspiciones:bast il sospetto di sedizione per giustificare lamorte di Caio Gracco: Cicerone continua a mi-nimizzare intenzionalmente le crisi politiche pre-cedenti al moto catilinario, le quali nondimeno sostiene vennero energicamente affrontate daipoteri costituiti; come se dicesse: anche nel ca-so di Catilina dovrebbe bastare il sospetto (vistoche la prova non c). - clarissimo maiori-bus: letteralmente pur (essendo egli) di padre,nonno e antenati illustrissimi; sono complemen-ti di qualit, con sfumatura concessiva; clarissimo

    concordato col sostantivo pi vicino. Tiberio eCaio Gracco erano rampolli dellantica nobiltromana: il padre era Tiberio Sempronio Graccodue volte console; il nonno materno era ScipionelAfricano. Anche la famiglia di Catilina vantavaantichissimi natali, ma nessun antenato illustre. -M. Fulvius consularis: M. Fulvio Flacco, giconsole (di rango consolare, consularis) e triumvi-ro designato per lattuazione della riforma agra-ria, vittima anchegli, con i figli, della repressioneantigraccana. - Simili res publica: Con unasimile delibera del senato la repubblica fu rimes-sa nelle mani dei consoli C. Mario e L. Valerio.Nel 100 a.C. i consoli C. Mario (che pure era uncapo dei populares) e L.Valerio Flacco stroncaro-no per ordine del senato il movimento rivoluzio-nario guidato dal tribuno L. Apuleio Saturnino edal pretore C. Servilio Glaucia; est permissa: per-mitto ha il valore di affidare interamente (ricor-da che il prefisso per- indica completezza della-zione). - num: introduce una interrogativa diret-ta retorica, con la scontata risposta negativa. -unum diem remorata est?: la pena di mor-te decretata dallo Stato fece aspettare un sologiorno in pi (unum diem postea)?; mors ac rei pu-

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  • La congiura ormai alla luce del sole5-6

    [5] Castra sunt in Italia contra populum Romanum in Etruriae faucibus collo-cata; crescit in dies singulos hostium numerus; eorum autem castrorum impe-ratorem ducemque hostium intra moenia atque adeo in senatu videtis, intesti-nam aliquam cotidie perniciem rei publicae molient