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MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURA DIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi Villa Direzione - Redazione - Amministrazione: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà Via G. Galilei, 121 25123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003 www.chiesaviva.com Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990 Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS) contiene I. R. www.chiesaviva.com e-mail: [email protected] «LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI» (Jo. 8, 32) Chiesaviva ANNO XLII - N° 450 GIUGNO 2012 Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia. Abbonamento annuo: ordinario Euro 40, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3,5, arretrata Euro 4 (inviare francobolli). Per lʼestero Euro 65 + sovrattassa postale Le richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà 25123 Brescia, Via G. Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257 I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti Ogni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità Sacro Cuore di Gesù Sacro Cuore di Gesù

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«LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI»(Jo. 8, 32)

Chiesaviva ANNO XLII - N° 450GIUGNO 2012

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003(conv. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia.Abbonamento annuo:ordinario Euro 40, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3,5, arretrata Euro 4(inviare francobolli). Per lʼestero Euro 65 + sovrattassa postaleLe richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà25123 Brescia, Via G. Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257

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Sacro Cuore di GesùSacro Cuore di Gesù

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del sac. dott. Luigi Villa

Q uesto argomento è com-preso in Gesù fatto “Uo-mo”, per cui le sue parti

sono tutte adorabili, in quanto tutteper la Sua “Unione Ipostatica”sono congiunte al Verbo. Però, nonè conveniente farne un oggetto diun culto speciale se non per unaparticolare ragione. Ora, questa ra-gione esiste nella devozione delSS. Cuore di Gesù, ossia:Il Cuore fisico di Gesù è adorato inquanto è unito ipostaticamente allaPersona del Verbo, e quindi è sim-bolo dell’infinito amore a Lui. Equesto è anche una sentenza comu-ne che “l’oggetto materiale” diquesto culto è il Cuore di carne. E“l’oggetto formale” è l’infinitoamore di Gesù. Un amore umano edivino, dunque, come lo insegnaPio XI nella sua enciclica “Mise-rentissimus Redemptor” (8 mag-gio 1928).

La prova di questo legittimo cultoal SS. Cuore di Gesù, è nella tesicattolica dell’adorazione all’Uma-nità di Cristo, nei Padri e nei Documenti della Chiesa.I “Padri” parlano continuamente dei Sacramenti sgorgatidal Cuore trafitto dalla lancia del soldato sulla Croce.

Ad esempio, cito Sant’Anselmo,San Bernardo, San Bonaventura,che trattano di questo amore di Ge-sù verso gli uomini. Anche l’operadi San Giovanni Eudes (1646) e le“Apparizioni” alla S. MargheritaAlacoque († 1690), ci dicono chela Chiesa giudicò giusto permetter-ne il Culto.Ed ecco i principali DocumentiDella Chiesa:– San Clemente II, nel 1765, die-de il Suo assenso alla richiesta deiVescovi polacchi che domandavanol’approvazione del culto al SacroCuore.– Pio VI, nella Cost. “AuctoremFidei” (1794), condannando il Si-nodo di Pistoia, spiega in qual sen-so la Santa Sede abbia approvato ladizione, e dice che si adora “inquanto inseparabilmente unitocon la Persona del Verbo”.– La festa del Sacro Cuore fu per-messa da Clemente XII nel 1765,e da Pio IX estesa a tutta la Chiesa,nel 1856. – Pio IX, nel “Breve” di Beatifica-

zione di Margherita Alacoque, disse: «Chi sarà tanto duroe ferreo da non muoversi a riamare quel Cuore soavissimoe, per questo, ferito dalla lancea?».

SACRO CUORE SACRO CUORE DI GESÙDI GESÙ

– Oportet Illum Regnare –

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– Leone XIII, nella “Lettera Apostolica” del 28 giugno1885, addita nel Cuore trafitto il rifugio e l’asilo di riposoper gli uomini, e lo indica come segno di salvezza, mo-strato in particolare ai nostri tempi, come lo fu già la Cro-ce, apparsa nel cielo a Costantino. – Pio XI, in una enciclica, più profondamente, ancora pre-senta le ragioni di questa devozione, insistendo sul doveredella “consacrazione” come principale atto di amore dellacreatura verso, il Creatore, e sul dovere della riparazionecome ricompensa, in unione ai patimenti di Gesù, delle in-giurie date a Dio. – Pio XII, nell’enciclica “Aurietis aquas” del 15 maggio1956, dice che «a buon diritto possiamo scorgere in questoculto, divenuto ormai universale, e ogni giorno sempre piùfervoroso il dono che il Verbo Incarnato... ha fatto allaChiesa... in questi ultimi secoli della sua travagliata sto-ria».

Quindi, questa devozione al Cuore di Gesù, oltre che le-gittima per la Dottrina cattolica, è di grande aiuto alla no-stra pietà cristiana per confidare pienamente in Dio che è“AMORE” (1 Gv. 4, 8).Nell’angoscia opprimente di quest’ora, preoccupati di unfosco ed incerto avvenire, la Santa Chiesa ci invita a que-sta devozione al Cuore di Gesù, incoraggiandoci ad ama-

re, riparare e confidare pienamente in questo Cuore di-vino che è AMORE.La Chiesa ci addita, fidente e sicura, il Cuore Immacolatodel Maestro buono invitandoci ad entrare in quel sicuroasilo che ci offre pace, soccorso e difesa, in questa nostraminacciata civiltà cristiana. Oh! Se fossimo innocenti, potremmo invocare la giustiziadivina, ma colpevoli come siamo, non ci rimane altro chel’Amore di Gesù. Se saremo con Lui, noi avremo ragionesui suoi sacrileghi avversari, e Lui li trascinerà incatenati edisperati dietro il suo carro trionfale. Anche sotto l’impressione di apparenti sconfitte, ed inevi-tabili scoraggiamenti di fronte agli effimeri trionfi dell’In-ferno, accresciamo la nostra Fede nell’Amore di Gesù chetrasforma le anime per trarle a Sè.Nello slancio irresistibile di una Fede inconcussa, noi di-ventiamo gli “araldi del gran Re”, gli apostoli generosidi questo dolce Cuore, gli evangelisti delle sue promesse;noi diverremo i precursori del Suo Regno nel mondo.Ricordiamo, qui, come Santa Margherita Alacoqueeffondeva, nell’impeto del suo serafico amore, le fiammeche bruciavano nell’anima sua. Ella scrive: «Mi si accen-de talvolta nel cuore un desiderio così ardente di farLoregnare (il Cuore di Gesù) in tutti i cuori...».Cerchiamo di comprendere quelle commoventi espressio-ni, perché diventino la norma del nostro apostolato, lo sti-molo perenne delle nostre riparazioni ed espiazioni. Che Gesù regni sulle anime, sui popoli, ed estenda ilsuo divino dominio sul mondo intero!

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A Padre Luigi VillaA Padre Luigi Villanel 70° anniversario nel 70° anniversario

della suadella sua

Ordinazione SacerdotaleOrdinazione Sacerdotaledella dott.ssa Pia Mancini

Sacerdote in eterno!

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guono.Con generosità egli si dona, rinunciando

a se stesso, e nella solitudine evangelica-mente abbracciata, guardando continua-mente alla Croce, Don Luigi Villa è testi-monianza e voce del soprannaturale.

Egli avanza con vigore sul percorso chegli è stato indicato, cercando solo di dare ilvero Bene agli altri, come figlio umile eobbediente di Dio, distaccato dall’umanorispetto.

Nella babele che lo circonda Don Luigigià parla la lingua dei nuovi tempi, senten-

Soffrire per corredimere sembra esserel’essenza del ministero sacerdotale di DonLuigi Villa sulla strada della contemplazio-ne di Dio.

Da settant’anni, infatti, egli è l’apostolofedele che non fugge davanti ai nemici, ab-bandonando il Salvatore in mano agliaguzzini.

Nonostante le offese e le sassate, le im-precazioni e l’astio dei moderni sinedristi,Don Luigi è salito ad altezze vertiginosecon la sua opera, la quale altro non è cheservizio alla Verità ed ai fratelli.

do la pena per l’ostinazione e la diffidenzadi quanti non la comprendono, perché èstraniero nella sua stessa terra.

Accusato e perseguitato proprio da chidovrebbe capirlo e sostenerlo, da alterChristus, prosegue intrepido la sua missio-

Il suo posto è l’Altare, la sua vita è fedeautentica, forte, radicata, profumata dal-l’incenso del dolore e del martirio morale.

La giustizia e l’ardente carità, che dasempre guidano i suoi passi, l’hanno resoluce e nutrimento per tutti coloro che lo se-

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ne e tutto dà, volando sulle miserie,parlando in nome di Dio, santamentevivendo la sua parte terrena di eternità.

Dal giorno di Grazia, in cui è statoconsacrato ed ha detto il suo sì, DonLuigi lavora instancabilmente nella vi-gna del Signore, facendo fruttare i suoitalenti come meglio non potrebbe.

Lo ringraziamo per quanto ha fattoe fa per la gloria di Dio e per togliercidal labirinto degli errori, insegnandocia trovare la giusta via della salvezza,che nessuna scienza del mondo puòmai mostrarci.

La bellezza letteraria, il rigore scientifi-co e la profondità dei suoi scritti fanno pe-netrare il sacro nelle coscienze, mentre lasua integrità dinanzi alle insidie del secola-rismo è un esempio perfetto di vittoria sul-la corruzione diabolica.

Nella ricorrenza della sua ordinazione alRev.mo Don Luigi giungano l’abbraccio, lastima e la fiducia incondizionata di chi ve-de nel suo agire la prova di ciò che puòrealizzare un’anima totalmente unita conDio.

Tanti auguri al grande, caro, amato DonLuigi Villa, stretto al Cuore Sacratissimo diGesù, vanto della Chiesa del terzo millen-nio.

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Il

teologo

RITORNO ALLA CHIESA DEI PADRI

Newman arrivò alla Fede cattolica aiutato dall’approfon-dimento della Teologia dei Padri della primitiva Chiesa.Egli approdò al porto della Fede romana dopo, appunto, aduna lunga e metodica ricerca, ma soprattutto di preghiera.Si convertì perché ebbe modo di verificare, con inoppu-gnabili dati di fatto, che la Chiesa Romana era essenzial-mente identica alla “Ecclesia Patrum”, ritrovando quellaserenità della mente, inutilmente cercato nella sua “Chiesaanglicana” e nei teologi di allora.E non trovò alcuna difficoltà a rinunciare alla vistosa pre-benda e ai non pochi titoli e onori di cui godeva in seno al-la sua chiesa protestante.La Chiesa Cattolica Romana del secolo scorso, che tantoaffascinò quella grande mente critica di Newman, afflittada tanti difetti di trionfalismo e di istituzionalismo, tantocontestato, oggi, dai teologi moderni, non furono ostacoliinsormontabili per aderirvi.Infatti, tutto questo non impedì al grande Newman di con-vertirsi a Roma, mentre i moderni progressisti sono in ma-lafede. Se un insigne pensatore e profondissimo studioso esitò,raggiunta la certezza di abbracciare la “Fede romana”, èchiaro che anche oggi occorre distinguere, saper distingue-re e valutare ciò che vi è di essenziale, di immutabile, dieterno nella nostra Chiesa, da quello che è suscettibile di“aggiornamento”.Anche negli scritti del Newman, qua e là affiorano delle

critiche, ma benevoli. Egli si convertì alla Chiesa di Romasenza pretendere una nuova lettura della Bibbia, senza pre-tendere che la Chiesa divenisse più aperta, più democrati-ca, meno istituzionalizzata. Egli si convertì alla Chiesa diRoma perché la trovò l’erede unica, diretta, della ChiesaApostolica dei primi secoli, della Chiesa degli Apostoli,della Chiesa degli Atti degli Apostoli, la vera EcclesiaPatrum!

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R icorrendo il 30° anniversa-rio della morte del venera-to Mons. Attilio Vauda-

gnotti – 29 giugno 1982 – pubbli-chiamo un suo articolo apparso nellontano 1933 sulla “IllustrazioneVaticana”.Mons. Vaudagnotti ha lasciatoquesto mondo il giorno del 70 an-niversario della sua OrdinazioneSacerdotale. Nello scritto, 49 anniprima, quasi adombrando il suo de-stino. Egli si domandava con unapunta d’arguzia con quale metalloo pietra preziosa verrebbe insignitoil caso rarissimo di un settanten-nio di sacerdozio.Il Signore ha voluto premiare il suoservo fedele, chiamandolo a sé,proprio in tale giorno anniversario.Sovente, gruppi di sacerdoti dallechiome brizzolate si riuniscono in-torno ad un altare, e poi si assidonoad un’agape fraterna per celebrareil giubileo d’argento della loro Ordinazione.Altri venerandi ecclesiastici, non più a gruppi, ma isolatielevano a Dio il calice della riconoscenza per l’anniversa-rio della Messa, offerta per la prima volta cinquant’anniaddietro.È difficile che quel calice non abbia i riflessi del sole, per-ché malgrado il tremore lunare della testa canuta, il popolochiama quell’avvenimento un giubileo d’oro.Dieci anni dopo, se il longevo Ministro di Dio, può ancora

celebrare il Divin sacrificio, si par-lerà d’un giubileo di diamante.Ignoro con quale nome di metallo odi pietra preziosa verrebbe insigni-to il caso rarissimo, ma possibile,d’un settantennio di Consacrazio-ne sacerdotale.Pensate quindi alla difficoltà diesprimere con qualsiasi tipo diumani tesori il XIX Centenariodel Sacerdozio, istituito dal DivinRedentore, il giorno stesso dellacompiuta Redenzione con la suaPassione e Morte, perché, come ènoto, gli Ebrei contavano il giornodella sera innanzi. Che sfavillio disoli dal Cenacolo al Calvario, nelfatidico 33, secondo la cronologiacomune. (Il XIX Centenario dellaRedenzione è stato celebrato conl’Anno Santo del 1933 – ndr).Veri soli spirituali, codesti avveni-menti che ruotano e s’inanellanointorno all’asse dell’Amore Infini-

to, che a Sè riconcilia l’Universo in Cristo. La divina Cata-strofe della Croce, il trionfo della Resurrezione, l’Euca-restia, la Maternità universale d’adozione della SS.Vergine, il Primato, la discesa del Santo Spirito, il gene-tliaco della Chiesa Cattolica..Tutti questi giubili di Redenzione si sarebbero smorzati inquei lontani cieli ove Platone congetturava alitassero musi-che arcane, se l’apostolato sacerdotale non fosse statocreato a perpetuarle in una catena ininterrotta di fide senti-

di Mons. Attilio Vaudagnotti

Il Sacerdozio

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nelle che, sugli spalti della Chiesa immortale, si traman-dassero le grandi parole d’ordine, come un giorno dice alsuo vicino di luce, e una notte alla sua sorella gemmata lelodi del Creatore, in una vicenda alterna e interminabile.Poiché il Sacerdozio è la Redenzione in atto, è la manoche congiunge i due poli estremi, una Misericordia inef-fabile, con una miseria spaventosa, e ne fa scattare le scin-tille prodigiose della Grazia e della Gloria. L’azione delSacerdozio varca invisibilmente le terre, i mari, i secoli epenetra nei più opachi tessuti della compagine d’Adamo, eha potere di distruggere tutte le cellule venefiche, di risa-nare tutte le piaghe, di far rifiorire una salute immortale.E perciò, se non fosse bizzarria, ascendendo sino al verticela scala dei metalli preziosi, direi che stiamo celebrando ilGiubileo di “radio” del Sacerdo-zio, vera irradiazione del Cuoreaperto di Cristo, lanciata attra-verso a tutti i tempi, a tutti glispazi dall’antenna della Croce.Pian piano, o giovane levita, staccadal beccuccio dell’ampolla la perli-na d’acqua che esista a gittarsi efondersi nel vino del calice. L’haigià incoraggiata con una benedi-zione a fare il gran tuffo, e tuttaviapende perplessa... Ha pur ragionedi tremare, perché raffigura la po-vera umanità invitata a gittarsinel seno della Divinità che, ebbrad’amore, si vuol associare alla no-stra sciatta natura “... per huiusaquae et vini mysterium eius di-vinitatis esse consortes, qui hu-manitatis nostrae fieri dignatusest particeps”, come suona la mi-rabile creazione della liturgia.Dio non salva l’uomo passivamen-te, ma vuole che gli venga incon-tro con l’intelletto e l’amore, co-me con due braccia di figlio prepa-rate all’amplesso. Anzi, poiché loscambio dei beni deve essere totalenella vera amicizia, a Dio non ba-sta che l’uomo s’allei con Lui a re-dimersi ma lo chiama seco a svolgere i piani della sal-vezza anche per gli altri membri del genere umano, loeleva al grado di alleato nell’Impresa della Redenzione.Oh, basta un minuscolo apporto di buona volontà, e ancheil più povero dei mortali, fosse anche il bambino del curso-re di Riese, che correva a scuola con le zoccolette in manoper non logorarle, potrà essere assunto all’adempimentodell’Opera Redentrice.Nulla più esula dal cuore di Dio che l’invidia, e Colui cheil padre della menzogna ha tacciato d’invidioso, non si ten-ne, creando l’uomo, dal donargli subito le più delicate pre-rogative che la Divinità possa comunicare: il libero arbi-trio, la procreazione, la maestà paterna, i poteri sovrani,l’esercizio sociale del diritto di vita e di morte, ma influen-za sui propri simili che può coinvolgerli nei suoi destini

per l’eternità. Sappiamo e recitiamo con le lacrime agli oc-chi l’abuso enorme di fiducia onde l’uomo s’è macchiatodinanzi a tale eccesso di generosità divina, ma l’Altissimos’è mostrato... incorreggibile, e nel piano ricostruttore del-la progenie umana, invece di far meno assegnamento sullacooperazione nostra così labile, ci associò talmente ai suoidisegni redentori, che la loro riuscita o il fallimento, l’ono-re suo e l’avvenire delle anime stanno, per gran parte, inmano nostra.Dopo il Sacerdozio essenziale ed eterno di Cristo, Re-dentore dell’umanità, non vi è nulla di più necessario cheil Sacerdozio dei suoi continuatori, strumenti, è vero, mastrumenti animati, liberi, e per via ordinaria, indispensabi-li.

«Venite dietro a me, vi farò pe-scatori d’uomini!».L’ultima curva del lago scomparivadietro le pareti rocciose d’un mon-te. La comitiva apostolica avevaguadagnato la stradicciola d’unpaese, sulla quale si gettava dallefinestre tutto ciò che ingombravanelle case. Si camminava letteral-mente sui rifiuti, tra cui spiccavanostrisce biancastre. È sale insipidito,buono a nulla.«Voi, o apostoli, siete il sale dellaterra, ma se il sale si corrompe,la è finita, non c’è più altro saleper correggere quello infatuato».Oltrepassato il paesello, si è dinuovo accompagnati dai campi on-deggianti di spighe. «La messe èmolta, gli operai sono pochi: pre-gate dunque il Padrone dellamesse a mandare operai nelle suecampagne».Si ode il belato di alcuni agnelli,che per non so quale presagio istin-tivo vanno sbarrando la via agliapostoli e cercando le carezze diGesù. «Ecco, io vi mando comeagnelli in mezzo ai lupi... Ma chiascolta voi, ascolta me, chi riceve

voi, riceve me e il Padre che mi ha mandato».Sembrava che il mondo intero fosse per il Maestro un sololibro di istruzione per i suoi discepoli. Egli faceva poco af-fidamento sulle turbe, ma concentrava tutta la sua opero-sità a formare il “piccolo gregge”, perché Egli che nonaveva mai varcato i confini d’una terricciola, doveva poidire agli Undici: «Andate a insegnare a tutto il mon-do!». Prima però gli restava da trasfondere la sua sapienza,il suo zelo, i suoi tesori, il suo Spirito nel cuore degli Apo-stoli, sempre avendo di mira l’umanità intera, festosa ven-demmia, di cui Egli è la Vite, ed essi i tralci, umili rami-celli i tralci, eppure senza di essi come potrebbe la linfa ri-fluire nei grappoli? «Io vi ho scelti perché andiate e por-tiate frutto e il vostro frutto sia durevole».Già dalle finestre del Cenacolo Egli vide apparecchiato

La Messa Sacrificio.

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l’altare del suo Sacrificio; ne esulta: «Padre santo, non tichiedo di togliere ora dal mondo questi miei apostoli,ma di preservarli dal mondo, dove li ho mandati cometu hai mandato me. Per essi io mi immolo, affinché essipure sappiano sacrificarsi per la verità .. E prego ancheper quelli che mediante la loro parola crederanno inme, affinché siano tutti una cosa sola in Noi...». Guizzava la lucerna sulla mensa ove il pane detto “degliangeli” aveva nutrito, con loro gran stupore, il povero, ilservo, lo schiavo. Ma la meraviglia era anche più grande,perché quel potere di riprodurre il Cristo immolato era sta-to concesso con tanta semplicità di parole, senza limiti diluogo e di tempo, non già ai serafini, più prossimi al tronodi Dio, ma a uomini peccatori.Essi ancora, non gli angeli, avreb-bero donata, nella remissione deipeccati, la purezza angelica allecreature più traviate. Che cosa eradunque l’apostolato sacerdotale?La lampada rischiarava volti diamici, soverchiati dallo splendoredi quelle rivelazioni, e come neiquadri del Rubens, luci violente eombre cupe denudavano a lampi glianimi; volta a volta sublimatiall’estasi del divino amore, e ri-piombanti nei flutti della tristezzaaccorata e presàga.«Fate questo in mia commemora-zione». Celebrando la mia morteespiatrice, risuscitate la mia vitaeucaristica quante volte vorrete. Orisuscitatori di Dio, chi esprimeràla vostra grandezza? Quale angeloscenderà dal cielo con la canna delgeometra per misurare, come nellavisione di Ezechiele, la lunghezza,la larghezza, la profondità del Sa-cerdozio?La lampada vicina ad estinguersi fagli ultimi sforzi per tenersi viva, elancia la sua lingua in tutte le dire-zioni a chieder soccorso d’olio...Ma nella tua lucerna, o Sacerdotedel Cenacolo, l’alimento non verràmai meno, e dai nitidi cristalli dellatua verginità tralucerà sempre larosa del Costato di Cristo, la tuaimmensa carità.Allora nessuno sapeva, all’infuoridi Gesù, quali gemme, quali fiori, quali frutti sarebberospuntati dal seme di quelle brevi parole: «Hoc facite...»che undici uomini avevano raccolto nel loro cuore. Ma noi,leggendo la storia della Chiesa, vediamo già qualche aiuo-la del magico giardino di grazia e di santità. Sarà mai pos-sibile scrivere intera la storia del Sacerdozio cattolico?Che poema ne uscirebbe a stupore di tutte le generazioni!Dalle file del Sacerdozio sono uscite falangi a popolare levette della santità, delle scienze sacre e profane, dello zelo

fino al martirio, della carità d’ogni forma e d’ogni grado. Isanti che non furono sacerdoti ebbero quasi tutti per guidesacerdoti santi. Sono stati i più odiati del mondo per lacausa di Gesù. Ma questo primato di persecuzione è unomaggio, come l’aveva reso Giuliano l’Apostata, il qualevolendo sostituire i sacerdoti del paganesimo ai sacerdotidi Cristo, per ridare a quelli un po’ di prestigio, non seppeimmaginare nulla di meglio che proporre i secondi alla lo-ro imitazione, scrivendo una specie di Enciclica, che rasso-miglia all’“Exhoratio ad clerum” di Pio X! (Framm. diuna lettera; Ep. 49, 62, 63 ed. Hertlein).Ma all’antico sacerdote pagano, latino o ellenico, funzio-nario politico o impresario di sacri riti sensuali, mancavasolo l’anima dell’apostolo, e non poteva convertire nessu-

no. Non sognava neppure di spen-dersi e sovraspendersi per la saluteeterna del prossimo, non si sentivapadre superiore a diecimila peda-goghi, non soffriva le doglie delparto per i neofiti, non s’infermavacon gli infermi, non fremeva ve-dendo sulla loro via qualche pietrad’inciampo, non esultava di dar lasua vita per l’ultima pecorella co-me il Pastore dei Pastori...Gesù non era stato invidioso diquesti doni, dello zelo d’amore di-vorante, ai suoi continuatori. Avevapersin detto loro: «farete cosemaggiori delle mie». Gli Apostoliinfatti pigliano a retate le anime,mentre il loro caro Maestro duravafatica a pigliarne qualcuna all’amo.Bastarono a Gesù le rive del Gene-zareth e del Giordano. A Pietro ePaolo non bastano le terre del Me-diterraneo. I razionalisti, stupiti datanta attività, hanno persino messodi moda il controsenso che Paolosia lui il vero fondatore della Chie-sa Cattolica.Sono sicuro che Gesù sorride incielo di compiacenza, e molto di-vertito di questa amenità. Gli èdunque riuscito così bene di imme-desimarsi, vorrei dire d’eclissarsinei suoi sacerdoti infiammati, a suoesempio, di redimente amore per ilgenere umano!Naturalmente il buon senso confes-

serà: «Sacerdote di Gesù, io non sono nulla, la sua grazia ètutto. Sarà bene d’ora innanzi che chiediate da noi una co-sa sola, che siamo suoi esecutori fedeli, dispensatori co-scienziosi dei suoi misteri; altro non vi posso promettere;vi prego di non stimarmi da più di quel che sono, perchéveramente son già troppo, essendo tutto quello che è possi-bile alla generosità di Dio, l’ostensorio vivente, il cuore vi-sibile, il duplicato autentico di Gesù: – iam non ego; vivitvero in me Christus».

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Occhi sulla Politica

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CRITERIO PER GIUDICARE DI SENILITA O VECCHIAIA

Non parlava del “mondo” come cosmo, perché questo è nel suo ordineperfetto. Parlava del mondo in quanto si oppone al bene e pertantoparlava della somma di debolezze incontenute, dei difetti o peccati per-petrati, di tutte le conseguenze dʼentrambi, quali formano ambiente tor-bido, opinione errante, illusione, inganno e delusione, tentazione,orientamento al male, eccitamento allʼinfedeltà ed alla rivolta controDio, intorbidamento delle coscienze e della vita singola o associata,sistema di errore e di empietà. Nel mondo del quale parlava il Salva-tore tutti possono entrare, tutti possono uscire; gli uomini per quantopessimi restano ad uno ad uno amabili per amor suo. Quel “mondo”resta il concentrato della tenebra, sul quale non cessa mai di splenderela speranza e la Provvidenza salvifica di Dio. Quel “mondo” San Gio-vanni nel Prologo lo ha chiamato semplicemente “Tenebre”, ossia “op-posizione e negazione della luce”.Gesù ha chiesto di non appartenere a questo “mondo”.Gesù ha chiesto che accettiamo di restare in questo “mondo”.Gesù ha imposto di amare qualunque uomo vivente in questo “mondo”.Non dunque un “distacco”, che sarebbe inumano; ma una reale in-dipendenza.Questa indipendenza non comporta affatto una esenzione dei singolicristiani dalle competenti autorità di questo mondo; comporta invece chela Chiesa sia società perfetta con ogni conseguenza. Questa indipen-denza non esime dai doveri terreni; non indulge la indifferenza verso iproblemi meramente umani; non distacca nessuno dalla solidarietàumana, che da soprannaturali realtà e ragioni viene al contrario consoli-data ed esaltata. Lʼindipendenza non comporta lʼignoranza di ognicosa del mondo; che, anzi, impone cognizioni sufficienti ed adeguatealla missione da compiere nei confronti del mondo.La coesistenza col mondo, la conoscenza del mondo, la missione per ilmondo danno a questa indipendenza una fisionomia unica, ma netta,precisa, operativa, sublime.È lʼindipendenza da tutto ciò che è male, ossia da ciò che è negativo. È opportuno, a questo punto, rileggersi un testo di San Paolo: «Il lin-guaggio della Croce è follia per quelli che si perdono, ma per noi che cisalviamo è potenza di Dio. Sta scritto infatti: “Distruggerò la sapienzadei savi, annienterò la intelligenza dei dotti”. Dovʼè il sapiente? Dovʼèlo scriba? Dovʼè lʼinvestigatore di questo secolo? Non ha forse Dio resastolta la sapienza del mondo? Poiché, infatti, nella sapienza di Dio, ilmondo con la sapienza propria non ha conosciuto Iddio, piacque a Diosalvare i credenti mediante la stoltezza della predicazione. Sicché, men-tre i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noipredichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei e follia per iGentili; ma per i chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dioe sapienza di Dio poiché la follia di Dio è più sapiente degli uomini e ladebolezza di Dio è più forte degli uomini. Considerate fratelli la vostrachiamata: tra voi non ci sono né molti sapienti secondo la carne né moltipotenti né molti nobili. Ma Dio ha scelto glʼignoranti del mondo per con-fondere i sapienti; di più, Dio ha scelto quelli che nel mondo non hannopoteri, per far vergognare i forti; anzi tra le persone del mondo, Dio havoluto scegliere quelle di umili natali, disprezzate, tenute in nessun con-to, come non fossero, per ridurre a nulla quelli che sono, affinché nes-suno si possa vantare davanti a Dio» (1 Cr. 1, 18-29).

(continua)

Il ringiovanimentonella Chiesa

del card. Giuseppe Siri

“PROSTITUTE” E

PROSTITUTI

I veri prostituti, a mio parere,Sono i politicanti cortigiani*,Allʼapparenza casti, puritani,Che si prostituiscono con piacere -

Siccome spesso è dato di vedere -Mettendo allʼasta i propri deretani,Con ossequi ed inchini quotidiani,Ai migliori offerenti del potere!

Le “prostitute”, in genere, costrette,A battere per conto del lenone,Mi fanno tanta pena, poverette!

I prostituti, senza costrizione,Lo fan per benefici o per mazzette,Con vera “religiosa” vocazione!

Prof. Arturo Sardini

* Non i politici seri e onesti.

Chiusa

I prostituti, senza esagerare,Mi fanno schifo e, insieme, vomitare!Specialmente se ostentano arroganza,Per mascherar la vile sudditanza!

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I l Papa Benedetto XVI,nell’udienza plenaria dellaCongregazione del Clero del

16 Marzo 2009, ha proclamatol’Anno Sacerdotale in ricorrenzaal 150° anniversario del “DiesNatalis” di San Giovanni MariaVianney, il Santo Curato d’Ars,per un rinnovamento di tutti i Sa-cerdoti per una più forte ed incisi-va indipendenza evangelica nelmondo d’oggi. Quindi, per ottene-re una più attenta considerazionedottrinale e pratica contro i peri-coli che incorre, oggi, l’ordine sa-cerdotale.É chiaro che il sacerdozio devecontinuare la missione di Cristo eche il popolo cristiano lo vuolemodellato su Cristo. Ora, Gesù havoluto la sua figura sotto l’immagine del “Buon Pastore”.Gesù, nell’ultimo conferimento del potere a Pietro, il pri-mo sacerdote, l’ha chiamato “Pastore”.Per questo, Gesù disse ancora: «Chi non entra per laporta... è un ladro e un assassino, mentre chi entra perla porta è il pastore delle pecoreE disse ancora: «(il pastore) cammina davanti ad esse, ele pecore lo seguono»» (Gv. 10, 4). Dunque, tocca al pa-store di guidare e non essere guidati, anche quando ci sonopecore che non si lasciano guidare. E poi prosegue: «Io sono il buon pastore. Il buon pasto-re dà la vita per le sue pecorelle». Ciò significa che lalegge del pastore è il suo sacrificio. Quindi, ecco l’alternativa: o si va col mondo o con Cri-sto. Il mondo offre cose piacevoli, leggere. Cristo, invece,

sta sempre con la Croce. Il Signo-re, qui, fa subito una applicazioneconcreta: «Il mercenario è chinon è pastore, vede venire il lu-po, abbandona le pecore e fug-ge» (Gv. 10, 12). Il coraggio, perciò, deve fareparte del ministero sacerdotale.Nessuna pecora deve essere ab-bandonata al suo destino; quindi, ilupi si devono trattare come lupi. Un sacerdote che si adegua almondo, per paura o capitolazione,è un traditore. I lupi, quindi, nonsi possono trattare come le peco-re, ma si deve sbarrare loro il pas-so, anche a prezzo della vita.Gesù ha detto ancora: «Conoscole mie pecore e le pecore cono-scono Me» (Gv. 10, 14). Ora, co-

noscere non vuol dire patteggiare, livellarsi, scolorirsi,adeguarsi.I “preti moderni”, invece, trascinati dalla secolarizzazio-ne, hanno accettato, senza reazione, l’equazione di “Chie-sa-Mondo”. Ne consegue che fanno del Cristianesimo unareligione della vita, del felice successo, dell’ideologia vit-toriosa, della città degli uomini raccimolati in uno. Allor-ché il sacerdote s’ingolfa in questo giuoco di un evangeli-sta senza lavoro, allora cerca di lavorare a giornata, comeun prete pagato, come il garante di mitologie che non sipossono distruggere, come un gregario di movimenti cheapprezzano una cauzione sacrale. Non essendo più in grado di essere guide nella Fede, sigiustificano con l’equivoco di “bisogni religiosi”, che esi-stono ancora in un mondo secolarizzato.

di L. V.

Il Sacerdotenell’anno Sacerdotale

San Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars.

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In breve: egli cerca di farsi accettare come cappellano di-screto della “città degli uomini”, come un funzionario ser-vile e comodo, la cui sola funzione consiste in un atto di pre-senza, senza più ritrovare la tagliente coscienza della profe-zia evangelica. Povero “clero moderno”! Merita anch’esso le condanne chePéguy lanciò contro il modernismo: «Un certo bisogno dinovità per la novità, un certo bisogno di apparire moder-no a qualsiasi costo, che infierisce tanto pericolosamenteoggi, e in modo così ridicolo tra un numero abbastanzalargo di parroci, razza, del resto, di imitatori, e che fa lo-ro commettere tante sciocchezze, tante stupidaggini e unnumero piuttosto grande di delitti, per pura vigliacche-ria, per il gusto di non sembrare quello che si è ...».Certamente, i “preti moderni” ignorano quello che scrisse,nel 1960, la Sacra Congregazione dei Seminari e delle Uni-versità, ai Vescovi francesi: «Prima di cercare, fondandosisu metodi di dubbio valore, di fare il prete di oggi, met-tiamo tutti i nostri sforzi nel fare il “prete di sempre”».Per questo, possiamo dire che non c’è un “nuovo volto diprete”, ma un “mondo nuovo” con problemi puramenteumani; ma di fronte questo, v’è il medesimo compito aposto-lico: “Ite et docete” ad una massa il popolo di Dio, senzaDio! Perciò, il prete che si fonde nella massa, deve restare preteper la salvezza delle anime. Un prete, quindi, che vuole esse-re nuovo, ha negato il suo sacerdozio.

In quanto al “piano d’eguaglianza” tra il sacerdote e gli al-tri uomini, si sono visti, ormai, i risultati di questa applica-zione. Il prete diventa un compagno, pure il Signore diventaun compagno. Che il prete avvicini, in quanto uomo, gli altriuomini, va bene, ma, in quanto prete, egli è al di sopra “unpiano che gli Angeli invidiano”, perché consacrato, perchéprete del Mistero, l’“alter Christus”, che il prete non devedimenticare, davanti agli uomini, l’eminenza del suo sacer-dozio. Quanta tristezza e indignazione quando si sente un “nuovoprete” dire: «Sono un uomo tra gli altri e nulla più»! Èspaventevole! E non credo che si possa sostituire il prete conuna “organizzazione” collegiale. Non è accettabile, perchéla parrocchia deve restare la cellula-madre della vita cat-tolica, ossia un’assemblea di laici intorno al sacerdote.Per mettere a fuoco il problema, sottolineiamo ancora che ilmaterialismo incancrenisce i preti odierni, perché i loroMaestri e Dottori hanno pervertito la loro mente col “mo-dernismo” che, benché già ripetutamente condannato da Pa-pa Pio X, sono diventati più virulenti e trionfanti che mai.Infatti, vi è, oggi, in seno alla Chiesa cattolica, molto di piùdi un malessere, e questo per l’umana manìa di “anticiparel’avvenire”, senza più “ricordare il passato”.Ricordando le parole di Gesù: «Il mio cibo è fare la Vo-lontà di Colui che mi ha mandato a compiere la Sua Ope-ra, perché sono sceso dal Cielo per fare non la mia Volontà,ma la Volontà di Colui che mi ha mandato». Quindi, in faccia al “mondo nuovo”, il prete deve diffidaredelle “vane novità”.Chiediamo, allora, a Gesù di serbare il Suo stesso Volto, co-me sul velo della Veronica, i tratti del Cristo vivente!

Sopra: gesuita in danza; Sotto: frate, in ambiente mondano, che invita una donna al ballo;In basso: il Vescovo Mons. Milingo che va a nozze con Maria Sung.

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S econdo Gozzini, il tempodella “predicazione” delsacerdote sarebbe finito

col tramonto dell’era costanti-niana (!). Il prete dovrebbe restaresolo un amministratore di Sacra-menti e custode della Rivelazione.L’apostolato indiretto, unico possi-bile per l’“emergere della massadei laici d’un nuovo tipo d’uomoin quanto comportamento prati-co (sic)”, resterebbe la testimo-nianza della vita cristiana.Perciò, per Gozzini, il Cristianesi-mo si riduce ad un muto morali-smo.E per Gozzini il “testimone” sem-bra che sia l’artigiano, il quale tra-smette il verbo attraverso la suaopera, quale espressione del Lo-gos che crea e salva.Ma, allora, perché spremersi lemeningi e tentar di far credere aun nuovo tipo di cristiano, quan-do non è altro che una ennesimaripetizione (“nihil sub sole novi!”) di quello che già fu fat-to dal cristianesimo, in passato, come, ad esempio, le arti ele corporazioni medioevali?Ma Gozzini non vuole la rivalutazione delle arti e dellecorporazioni, ma un ordinamento cristiano del modernoindustrialismo, che lui non considera quale espressione delverbo, per la trasmissione simbolica delle verità rivelate.È una ben grigia confusione questa del Gozzini! Egli nonsa fare una interpretazione della storia del cristianesimo, senon in chiave falsa. Infatti, l’era costantiniana non è finitada poco, ma da molto tempo (cfr. “Lettera pastorale” diMons. Jâger). Gozzini, forse, non ha mai saputo che con

l’inizio del Rinascimento è statainterrotta quella vera e meraviglio-sa promozione del laicato che ilMedioevo aveva attuato propriograzie all’opera iniziata con Co-stantino? Cosa credono di aver in-ventato, oggi, di nuovo che non siagià stato detto in antico, e anchemeglio?Il “prete-tuttofare” non è, certo,un parto dell’era costantiniana, maproprio un prodotto dell’era mo-derna, quando il laicato è scivola-to nel laicismo, tradendo la suamissione cristiana di laicità! Percui questa tanto conclamata neces-sità di promozione del laicato nonè altro che un ritorno al costantini-smo.La confusione mentale del Gozzi-ni, quindi, in “Concilio aperto”denota solo – come in tanti altrisuoi imitatori! – non consapevolez-za della storia, e la denominazione– oggi comune a molti! – di “mas-

sa dei laici” non è altro che una infelice espressione ossi-morica. I “laici”, infatti, appartengono al “Laos”, che nonè una “massa” né “demos” ma significa “popolo gerar-chicamente ordinato”.Nel termine “Laos”, la massa non ancora ordinata, signifi-ca “massa dannata” o “apostatica”. Laicista, quindi, enon laica. Da tale massa esce l’Anticristo, il numerodell’uomo, come vuole l’Apocalisse.Tali novità d’avanguardia, alla Gozzini, quindi, non sonoaltro che ignoranza della Tradizione cattolica; e più cheavanguardisti, costoro non sono altro che beoti di unosquallido presente!

Il “nuovo” prete del Post Concilio?

SACERDOTI DOMANISACERDOTI DOMANI– Post Concilio fasullo –

Cfr. “Concilio aperto”, di Mario Gozzini (Firenze, Vallecchi, 1962)

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LA GRANDE PROMESSA

La devozione al Sacro Cuore di Gesù– è scuola di santità: «Vi ho dato l’esempio affinché

anche voi facciate come ho fatto Io»; «Imparateda me ... »;

– è sorgente di consolazione: «Venite a Me voi tutti

DIGNITATIS HUMANAE– Contro il Regno del Sacro Cuore –

San Pio X disse che ciò che caratterizza la nostraepoca, non è tanto l’abbandono di Dio, quanto,piuttosto, l’aver messo l’uomo davanti a Dio.Gesù Cristo è Dio e quindi ha il diritto all’ado-razione di tutti e, perciò anche di avere sempre ildiritto al primo posto. È quello che ci dice S. Pao-lo, specie nelle sue lettere agli Efesini e in quelle aiColossesi: «Egli stesso è il Capo del corpo, cioèdella Chiesa; Egli è il Principio, il primogenitodai morti, affinché abbia il primato in ogni co-sa» (Col. 1, 18)La Dichiarazione “Dignitatis humanae”, invece,inizia così:

«Nell’età contemporanea gli esseri umani diven-gono sempre più consapevoli della propria di-gnità di persone e cresce il numero di coloro cheesigono di agire di loro iniziativa, esercitando lapropria responsabile libertà, mossi dalla co-scienza del dovere e non pressati da misurecoercitive».E continua: «Parimenti, gli stessi esseri umanipostulano una giuridica delimitazione del pote-re delle autorità pubbliche, affinché non sianotroppo circoscritti i confini alla onesta libertà,tanto delle singole persone, quanto delle asso-ciazioni» (Dignitatis humanae 1).

che siete travagliati e stanchi ed io vi ristorerò»;– è fontana di grazie: «Concederò ai devoti del mio

Cuore tutte le grazie necessarie».

Scopo della devozione è:– ricambiare col nostro amore l’Amore di Gesù; – compensarlo con esso e con particolari pratiche

dell’ingratitudine e delle irriverenze con cui tantirispondono al Suo Amore.

«Per riparare gli oltraggi con cui è ferito il mio Cuoreti comunicherai tutti i primi venerdì del mese ed io tiprometto, nell’eccesso della misericordia del mioCuore, che il mio Amore onnipotente concederà atutti quelli che si comunicheranno il 1° venerdì delmese per nove mesi consecutivi la grazia della per-severanza finale; essi non morranno nella mia di-sgrazia né senza ricevere i Sacramenti, servendo loroil mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema»(Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque).

Che cosa significhi riparare è ancora il Sacro Cuoredi Gesù a spiegarlo alla Sua confidente: «Vengo nel tuo cuore affinché col tuo amore mi com-pensi delle offese che devo sopportare dalle animetiepide e vili nel SSmo Sacramento. Almeno tu dam-mi un po’ di conforto ricevendomi tutte le volte chete lo permetterà l’ubbidienza. lo ho un desiderio in-tenso di essere onorato, amato e ricevuto il più spes-so possibile» (Gesù a S. Margherita Maria Alacoque).

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A lla fede si giunge solocon la Grazia, la quale,tuttavia, esige la coo-

perazione dell’intelletto e dellavolontà nonché la guida el’esempio di buoni maestri chetestimonino con la vita e con leopere ciò che esprimono con idiscorsi.È noto che una condotta virtuo-sa, moralmente ineccepibile, ot-tiene più di mille parole, dal mo-mento che lungo è il camminodei precetti, ma breve ed effica-ce quello degli esempi.Sarebbero, pertanto, infruttuosii richiami alla conversione, allapratica religiosa ed alla trascen-denza da parte di maestri, pocospirituali, che si limitassero adastratte dissertazioni apologeti-che; già Pio XII affermava che«Abbiamo più bisogno di te-stimoni che di apologisti».Oggi abbondano studi, incontri

e seminari sul sacro, ma sonorari gli esempi di fede autentica-mente vissuta, di lealtà e digrandezza d’animo sia in ambi-to civile sia in ambito clericale.Se certe manchevolezze sonoquasi del tutto scontate nei lai-ci, considerata la diffusa scri-stianizzazione, invero esse de-stano scandalo in tanti consa-crati che sembrano rassegnatial secolarismo e che non osanopiù istruire e guidare il greggeattraverso i pericoli, anche a ri-schio della propria vita.Certo clero cattolico pare averdimenticato il Vangelo di S.Marco che, narrando del viag-gio di Gesù verso Gerusalem-me ovvero verso il Golgota, re-cita: «Gesù camminava da-vanti a loro. Essi erano stupi-ti; coloro che lo seguivanodietro erano pieni di timore»(Cap.10 - vers. 32).

LA CROCE O L’EPHODLA CROCE O L’EPHOD

NELLA CHIESA

DEL TERZO MILLENNIO?

della dott.ssa Pia Mancini

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Andando al Supremo Sacrificio, il Salvatore cammi-nava, dunque, davanti per insegnare fermezza ecoraggio ai discepoli, paurosi, che lo accompagna-vano.Anche gli apostoli di oggi sono chiamati a camminareimpavidi davanti ai fedeli per sostenerli, educarli e di-fenderli dagli errori, senza deviazioni e senza preoc-cupazioni terrene. Essi, invece, prudentemente, in al-cun modo si adoperano affinché i popoli abbiano la“vera vita”, essendo egoisticamente chiusi nella roc-caforte relativista che li rende, più che mai, diffidentiverso tutto ciò che possa obbligarli a rivedere se stes-si alla luce della dottrina bi-millenaria de Padri.La loro filantropia non èquindi carità verso ilprossimo, come si affan-nano a far credere, bensìquietismo diplomaticoche li fa desistere dal pro-muovere il vero Bene per leanime e dal proclamare conforza l’unica Verità rivelata.S. Tommaso, in proposito,è piuttosto incisivo quandoafferma che il buon pasto-re persegue l’interessedel Gregge, mentre quellocattivo il proprio.I manieristi del sacro, cheinsistono nel parlare di amo-re, di accoglienza, di solida-rietà, di libertà religiosa, ab-bagliando le coscienze conle loro ambigue teorie uma-nitaristiche, si chiedonoonestamente se curino lepecore per se stesse, se-condo il mandato Divino, oper ricavarne utili personali?Solo nel sacrifico di sé sipuò essere veramente Sa-cerdoti e si può pensare diformare gli altri, promuo-vendone la crescita interio-re, perché l’apostolato richiede non solo l’umiltà, maanche la dignità intellettuale e l’accettazione consa-pevole delle responsabilità, connesse con il compitoeducativo, per essere fruttuoso.Denaro, onori, carriera e desiderio di apparire al pas-so con i tempi determinano, invece, l’operato di trop-pi pastori modernisti che orientano la loro azione ca-techetica alle risultanze di peregrine sperimentazioniesegetiche e teologiche, con cui avvalorano l’ecume-nismo, la collegialità e l’interazione con le altre con-fessioni.Essi probabilmente si aspettano la mercede dallestesse forze nemiche che li dominano, con il con-tributo della pletora di movimenti religiosi, di orienta-mento giudaico-protestante, penetrati all’interno della

Chiesa, dove propagano teorie e prassi liturgiche incontrasto con il Magistero tradizionale per accelerar-ne la capitolazione.Le Autorità Vaticane, pertanto, evitano, diplomati-camente, di affermare che nessuno può dirsi ve-ramente credente fino a quando non abbia deci-samente riconosciuto la regalità e la divinità diGesù Cristo, indifferenti verso quanti rifiutano il SoloMaestro e la sola Verità.Meglio, perciò, il dialogo su ciò che unisce, perchéparlare da cattolici comporterebbe dissenso, immanefatica e rottura dei rapporti; meglio le richieste di per-dono, i “mea culpa” al Muro del Pianto e la ricon-

ciliazione con gli ereticiper non dare la parvenza diuna Chiesa ostinata nellasuperba convinzione dipossedere la via esclusi-va di salvezza! I mercenari, così, negozia-no nel tempio la fede catto-lica, dopo averla privata deisuoi fondamenti, e la Chie-sa Romana, stravolta dalleragioni di un riprovevole pa-cifismo, è di fatto ridotta adun pantheon, dove tutti so-no ammessi ed accettati suun piano di parità.Di conseguenza, senzaprecisi punti di riferimento, ifedeli sono allo sbando enon sanno più se seguire lalinea di Kiko Argüello, del-la comunità di S. Egidio edei Focolarini o le encicli-che, le pastorali, l’ortodos-sia della Chiesa preconci-liare; il Catechismo di S.Pio X o le tesi rivoluziona-rie del riformismo progres-sista.C’è voluto un laico dal pal-coscenico di Sanremo per

riportare all’attenzione generale i princìpi cattolici,che il clero attuale non può o non vuole annunciareper tema di perdere il consenso umano.Siamo veramente stanchi degli imbonitori e della loro“nuova religione” che con la sua doppiezza ha ge-nerato violenza, disordine, disperazione e disprezzodella vita.Si è giunti ad un punto di non ritorno, di confusionegenerale, in cui annaspiamo alla ricerca di qualcosache ci restituisca le antiche certezze e lo scopo delvivere.Non resta che sperare nell’intervento di nostro Si-gnore per ricostruire le porte dell’ovile santo, demoli-te dai Caifa di oggi che barattano la Croce conl’ephod.

L’Ephod, il simbolo della negazione della divinità di Gesù Cristo.

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N el “Rapporto sullafede”, scritto con Vit-torio Messori nel

1984, il card. Ratzinger, par-lando del “Limbo” disse: «IlLimbo non è mai stato unaverità definita di Fede. Perso-nalmente, lascerei caderequesta che è sempre statasoltanto unʼipotesi teologi-ca».Così, il “Limbo dei bambini”,durato 800 anni, oggi, non con-siderato dogma dal card. Rat-zinger, è stato abbandonatoper sempre.Il 19 gennaio 2001, il card. Rat-zinger approvava il Documen-to della “Commissione Teolo-gica Internazionale”, Presi-dente lo stesso card. Ratzinger,autorizzando la pubblicazione,in ante prima dallʼAgenzia deiVescovi americani “CatholicNews Service”, dando basiteologiche e l i turgiche alla“speranza” che i bambini morti senza Battesimo,siano salvi e godano della visione beatifica. Quindi,lʼabolizione del Limbo non sarebbe un problemadogmatico, ma solo pastorale.E così, non ci dovrebbe più essere il Limbo, perché,la Chiesa la ritenne sempre una questione aperta,

non dogmatica, per cui, nel “Ca-techismo della Chiesa cattolica”del 1992, il Limbo non è neppu-re citato.

***

Fin qui la cronaca sulla cancel-lazione del “Limbo” dalla teo-logia.Questa è unʼaltra prova che Be-nedetto XVI sta eliminando tut-to ciò che è Tradizione dellaChiesa ante Vaticano II.Unʼaltra mia osservazione suquesta eliminazione del Limbo, èche Benedetto XVI, col gesto diassicurare lʼandata in Paradisoanche degli abortisti, fa sapereche Egli ha abbracciato la “dot-trina acattolica” della “salvez-za universale”.Lo dimostra questa sua accetta-zione del Documento della“Commissione Teologica In-ternazionale”, con la quale ha

fatto sapere a tutti che Lui crede che si salvino anchecoloro che sono rei nel “Peccato Originale”. Maquesta è unʼopinione che offende la Sacra Scrittura,la Sacra Tradizione e lʼunanime opinione dei “Padridella Chiesa” da cui trae origine il “dogma cattoli-co”.

SUL LIMBOSUL LIMBOdel sac. dott. Luigi Villa

Benedetto XVI.

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“Chiesa viva” *** Giugno 2012 19

Il cardinale Joseph Ratzinger.

Per negare questo si guardi il “Nuovo Ordine Mon-diale” in cui non esiste alcun peccato, non esistelʼInferno, non esiste neppure il Purgatorio.Quindi Benedetto XVI ha accettato il “nonsenso”che la “Misericordia Divina” salva tutti indistinta-mente.Questo errato tentativo, in odore di eresia, fa pensa-re che Benedetto XVI ha rigettato un “dogma” defide della Chiesa Cattolica, definito da diversi Con-

cili dogmatici, che il “peccato” di Adamo ed Eva hafatto perdere la Grazia santificante attraverso il “Pec-cato Originale”, per cui alberga in ogni anima bat-tezzata .Ma, oggi, si dice che il Limbo dei neonati non è piùdogmatico, ignorando che questo insegnamento fucodificato nel 16° Concilio di Cartagine; nel 418,dal Secondo Concilio di Lione; nel 1274, nel Con-cilio di Firenze; nel 1436-1445,....; nel 1546, nelConcilio di Trento.Benedetto XVI se lʼè cavata (?) non proclamando ildogma “eretico”, ma dicendo che “esistono ragioniper una pia speranza, più che il terreno di una co-noscenza sicura”.Allora, perché combattere lʼaborto se i bambini vannocomunque in cielo?.. Il passo di Benedetto XVI ver-so la “acattolica” teologia del “Novus Ordo”, ci ri-corda dʼesserci insinuato dopo il Vaticano II (1963-65) per sostituire la vera Fede, gradualmente.Questa soluzione modernista di Benedetto XVI, daCardinale, avvenne quando era Presidente della“Commissione Teologica Internazionale”, nel2004. Ora, il suo successore è il card. William Leva-da fuggito dalle inchieste di tribunali della Giustiziaamericana, per il suo coinvolgimento in bancarottafraudolenta e in protezione di membri del clero accu-sati di crimini sessuali, grazie proprio alla protezionedi Benedetto XVI, che i suoi entusiasti fans conti-nuano a considerare un “conservatore”. Ma ciò .Ratzinger fu ed è, invece, un “modernista” dasempre, sia in Germania che a Roma come Papaconciliare, intriso di “modernismo”, apice di tutte leeresie, come fu proclamato dal grande e santo Pa-pa Pio X!

LA RIFORMA PROTESTANTEsac. dott. Luigi Villa (pp. 60- Euro 8)

In queste brevi pagine, vi offro un quadro lʼinsieme, con luci e ombre dando ri-salto soprattutto al Fondatore della Riforma protestante, Martin Lutero, al fi-ne di favorire al lettore la conoscenza, sia pur parziale, dellʼassieme della“Riforma”, nei principali rami luterani, trascorsi anche in campagne di battagliepiù o meno militari, circoscritte nel tempo.In “Appendice”, ho creduto opportuno riportare al Bolla “Exsurge Domine”del Papa Leone X, in cui vengono condannate 41 proposizioni di Lutero.Spero, con questo, di aver apportato un umile contributo alla comprensione diquegli eventi del secolo XVI che incendiarono tutta lʼEuropa di peste lute-rana, calviniana e zwingliniana, nel contesto religioso e politico dʼallora fino ainostri tempi.

Per richieste, rivolgersi a:

Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 37.00.00.3 - C.C.P. n° 11193257

NOVITA

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G esù aborriva e denunciava,con parole dure, la formadi culto religioso pratica-

to in Giudea, ai suoi tempi, e che èconosciuta e praticata, oggi, colnuovo nome di “Giudaismo”.Quella forma di culto religioso, aitempi di Gesù, era conosciuta colnome di “Fariseismo”. Il clerocattolico dovrebbe conoscere que-sta realtà sin dai tempi del semina-rio teologico, ma sembra aver fattopochi sforzi per far conoscere que-sta verità ai fedeli.L’eminente Rabbino LouisFinkelstein, il capo del “Jewish Theological Seminaryof America”, spesso definito come “il Vaticano del Giu-daismo”, nella sua Prefazione alla sua prima edizione delsuo celebre classico “The Pharisees, The SociologicalBackgroaund of Their Faith” (I Farisei, il retroterrasociologico della loro fede”, a pagina XXI, afferma:

«... Giudaismo ... il Fariseismo è diventato Talmudismo,il Talmudismo divenne rabbinismo medievale, e il rabbi-nismo medievale divenne rabbinismo Moderno. Ma intutti questi cambiamenti di nome ... lo spirito degli anti-chi farisei sopravvive, inalterato ... Dalla Palestina a Ba-bilonia; da Babilonia verso il Nord Africa, Italia, Spagna,Francia e Germania; da questi attraverso la Polonia, laRussia e l’Europa Orientale, in generale, l’antico Farisei-smo ha vagato ... (e ciò) dimostra la duratura impor-

tanza associata al Fariseismo co-me un movimento religioso ...”».

Il celebre Rabbino Louis Finkel-stein, nel suo grande classico sopracitato, traccia l’origine della formadi culto religioso praticato oggi,sotto il nome di “Giudaismo”, allasua origine del “Fariseismo” inGiudea al tempo di Gesù. Il Rabbi-no Finkelstein conferma ciò chel’eminente Rabbino Adolph Mo-ses ha affermato nel suo famosoclassico “Yahvism, and Other Di-scourses”, scritto in collaborazione

con il celebre Rabbino H. G. Enlow, e pubblicato nel1903 dalla Sezione di Louisville del Consiglio delle Don-ne Ebree. A pagina 1, il rabbino Adolph Moses, scrive:

«Tra le innumerevoli disgrazie che sono capitate ... la piùfatale per le sue conseguenze è il nome “Giudaismo” ... Epeggio ancora è stato il fatto che gli stessi Ebrei, col tempo,hanno accettato di chiamare la loro religione col nome diGiudaismo ... Eppure, il termine Giudaismo non è maistato udito né nei tempi biblici, post-biblici, talmudici e po-st-talmudici ... la Bibbia parla della religione ... come “To-rath Yahve”, l’istruzione, o la legge morale rivelata daYahve ... in altri passi, come “Yirath Yahve”, il timore e lavendetta di Yahve. Queste ed altre denominazioni hannocontinuato per molti secoli ad indicare questa religione... Per distinguerla dal Cristianesimo e dall’Islam, i filosofi

20 “Chiesa viva” *** Giugno 2012

La verità sui CAZARI Estratto dalla “Lettera aperta ad un Ebreo convertito” dal titolo: “Facts are facts - The Truth about Khazars”

scritta dal dott. Benjamin H. Freedman al dott. David Goldstein, il 10 ottobre 1954.

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Ebrei Ashkenaziti, o Cazari.

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ebrei talvolta la designavano come la fede o il credo degliEbrei ... Fu Giuseppe Flavio, il quale nello scrivere peristruire i Greci e i Romani, che coniò il termine giudai-smo, per aizzarlo contro l’Ellenismo ... con Ellenismo siintendeva la civiltà che comprendeva lingua, poesia, reli-gione, arte, scienza, educazione, costumi, istituzioni, che... si era diffusa dalla Grecia, suo luogo originario, in vasteregioni d’Europa, Asia e Africa ... I Cristiani con zelo ac-cettarono e usarono il nome Giudaismo ... Gli stessi Ebrei,che profondamente detestavano il traditore Giuseppe Fla-vio, si rifiutavano di leggere le sue opere ... e, per questaragione, il termine “Giudaismo”, coniato da GiuseppeFlavio, rimase per lungo tempo a loro sconosciuto... Soloin tempi relativamente recenti, dopo che gli Ebrei divenne-ro familiari con la Letteraturamoderna cristiana, essi inizia-rono a chiamare la loro Reli-gione col nome di “Giudai-smo”».

Questa dichiarazione, fatta dal-le due principali autorità ebrai-che mondiali su questo argo-mento, stabilisce chiaramente,al di là di qualsiasi dubbio, cheil cosiddetto “Giudaismo”non era il nome di una formadi culto religioso praticato, inGiudea, al tempo di Gesù. Giuseppe Flavio era vissutonel 1° secolo, e fu lui a coniareil termine “Giudaismo” comeriferimento alla religione prati-cata dai Giudei ai tempi di Ge-sù, la quale, però, a quei tempi,era conosciuta e praticata inGiudea sotto il nome di “Fari-seismo”, come affermato dallepiù alte, competenti e ricono-sciute autorità ebraiche in que-sto campo. E questa forma diculto religioso chiamata “Fari-seismo” era una pratica reli-giosa basata esclusivamentesul Talmud. A quei tempi, il Talmud era la“Magna Charta”, la “Dichia-razione di Indipendenza”, la “Costituzione”, tutti fusi inun’unica e medesima realtà, che agiva su tutti coloro chepraticavano il “Fariseismo”.Oggi, il Talmud costituisce la medesima realtà, nei con-fronti di quelli che professano il “Giudaismo”.Il Talmud, al giorno d’oggi, praticamente, esercita unadittatura totalitaria sulla vita dei cosiddetti o sedicenti“Ebrei”, al di là della loro consapevolezza, e i loro leadersspirituali non si curano affatto di nascondere un tale con-trollo esercitato sulla loro vita. Essi estendono la loro auto-rità ben oltre i limiti legittimi relativi alle sole questionispirituali. La loro autorità non ha eguali, al di fuori della

religione.Il ruolo che il Talmud gioca nel “Giudaismo”, come pra-ticato al giorno d’oggi, è ufficialmente definito dall’emi-nente Rabbino Morris N. Kertzer, Direttore delle AttivitàInterreligiose del “North American Jewish Committee”e Presidente dell’“Associazione Ebraica Cappellani”delle Forze Armate degli Stati Uniti. Nella sua attuale qualità di portavoce ufficiale del “TheAmerican Jewish Committee”, il cosidetto “Vaticanodel Giudaismo”, il Rabbino Kertzer ha scritto un articoloaltamente rivelatore e completo dal titolo: “Che cosa è unEbreo”, che fu pubblicato dalla rivista “Look” nel nume-ro del 17 giugno 1952. In questo articolo, Kertzer haesposto l’importanza del Talmud per il Giudaismo, ai

giorni nostri, dichiarando:«Il Talmud è composto da 63libri di scritti giuridici, etici estorici dei rabbini antichi. Lasua edizione fu curata cinquesecoli dopo la nascita di Cri-sto. È un compendio di dirittoe dottrina. È il codice legaleche forma la base della leggereligiosa ebraica ed è il librodi testo usato per l’istruzionee la formazione dei rabbini».

Questa valutazione ufficialesull’importanza del Talmudnella pratica del Giudaismocontemporaneo, provenientedai più alti livelli delle autoritàcompetenti, ci impone un’in-dagine accurata sui contenutinel Talmud.

L’eminente Michael Rodkin-son, una delle più grandi auto-rità mondiali sul Talmud, suquesto argomento, scrisse, in-sieme al celebre rabbino IsaacM. Wise, un grande classicodal titolo: “Storia del Tal-mud”. A pag. 70 di quest’ope-ra, Rodkinson, afferma:«È la “letteratura”, alloraesistente al mondo, con la

quale Gesù fu familiare, nei sui primi anni di vita? È pos-sibile per noi dare una risposta a questo interrogativo?Possiamo noi riesaminare le idee, le dichiarazioni, i modidi ragionare e di pensare sulla morale e su argomenti re-ligiosi, che erano in voga in quel suo tempo, e che dovet-tero essere sviluppati da lui, durante quei silenziositrent’anni, quando meditava sulla sua futura missione?Su tali indagini, la classe colta dei rabbini ebrei rispon-de sollevando e mostrando il Talmud.Questa – essi dicono – è la fonte da cui Gesù di Naza-reth ha tratto gli insegnamenti che gli hanno permessodi rivoluzionare il mondo; e l’argomento diventa, dun-

La copertina di una edizione di lusso del Talmud.

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que, d’interesse per ogni cristiano. Cos’è il TaImud? IlTalmud è la forma scritta di quello che al tempo di Ge-sù erano chiamate le Tradizioni dei Saggi e alle qualilui fa frequenti allusioni. Che tipo di libro è questo?».Stimolato da questo invito, ogni cristiano, degno di questonome, dovrebbe immediatamente prendersi la briga di cer-care la risposta a questa domanda “interessante per ognicristiano”.Mio caro dottor Goldstein, gli articoli che lei ha scrittonon indicano mai se lei ha mai avuto il tempo e la briga diindagare personalmente su “che tipo di libro” sia il Tal-mud, né prima, né dopo la sua conversione al Cattolicesi-mo. Lei l’ha mai fatto? Se l’avesse fatto, qual è la conclu-sione che ne ha tratto? Qual è la sua opinione personale,imparziale e senza pregiudizi sul Talmud?Nel caso lei non avesse mai avuto questa opportunità, lecito alcuni passaggi, per i quali, in seguito, potrà trovare iltempo per ricerche personali più approfondite sui contenu-ti del Talmud.

Dalla nascita di Gesù fino ai giorni nostri, non sono maistate registrate, da chiunque, ovunque e in qualsiasi perio-do storico, bestemmie più calunniose, feroci e vili su Ge-sù Cristo, sui cristiani e sulla Fede cristiana di quelleche lei troverà nella famigerata opera dei “63 libri”, ilTalmud, che costituisce “il codice legale che forma labase della legge religiosa ebraica” e che è anche “il librodi testo usato per l’istruzione e la formazione dei rabbi-ni”.Il carattere irreligioso implicito ed esplicito e le implica-zioni dei contenuti del Talmud apriranno i suoi occhi co-me mai nel passato.Il Talmud insulta Gesù, i cristiani e la Fede cristiana, nelmodo in cui l’inestimabile patrimonio spirituale e culturaledella Cristianità non è mai stato insultato prima o dopo cheil Talmud fosse stato completato nel 5° secolo A.D.. Leidovrà scusare il linguaggio scurrile, osceno, ripugnante e

vile di alcune citazioni testuali, che trarrò dalla traduzioneufficiale integrale del Talmud in lingua inglese. Si tenga pronto per la sorpresa.Nell’anno 1935, la gerarchia internazionale dei cosiddettio sedicenti “ebrei”, per la prima volta nella storia, hapubblicato una traduzione ufficiale completa e integra-le del Talmud in lingua inglese, con tanto di note a pièpagina. Questa edizione, con un numero limitato di copie,fu stampata a Londra, nel 1935, dalla Soncino Press,prendendo così il riferimento di “Edizione Soncino” delTalmud.Le copie non furono mai messe in vendita, e sono talmenterare da essere divenute un “articolo da collezionsta”. Que-sta Edizione, però, è reperibile presso la “Library of Con-gress” (Biblioteca del Congresso) e presso la “New YorkPublicic Library” (Biblioteca pubblica di New York). Ioebbi la fortuna di poter disporre personalmente, per moltianni, di una copia di questa Edizione.La ragione di questa traduzione in inglese sembra essereun misterio irrisolto. Probabilmente, è stata fatta perchémoltissimi “ebrei” delle nuove generazioni non erano piùin grado di leggere il Talmud nelle edizioni in lingue anti-che, in cui gli originali furono composti dai loro autori, nelperiodo compreso tra il 200 A.C. e il 500 A.D.L’ufficiale e integrale Edizione Soncino del Talmud, pub-blicata nel 1935, è stata “tradotta in inglese con note,glossario e indici” dai seguenti eminenti rabbini: Dr. I.Epstein, Samuel Daiches, Israel Dr. W. Slotki, M.A.,Litt. D.; dal Reverendo Dr. A. Cohen, M.A., Ph.D., e daaltri famosi studiosi del Talmud quali: E.W. Kirzner,M.A., Ph.D., M.Sc., Jacob Schater, A. Mishcon, A.Cohen, M.A., Ph.D., Maurice Simon, M.A., mentre ilmolto reverendo Rabbino Capo Dr. J.H. Hertz ha scrittola “Premessa” di questa Edizione. Il Rabbino Capo Hertzera, a quel tempo, il Rabbino capo d’Inghilterra.

(continua)

RESTAURIAMO LA CHIESA – 2sac. dott. Luigi Villa (pp. 70 - Euro 10)

Con questʼaltro nostro libro, continuiamo il nostro impegno sotto il titolo:“Restauriamo la Chiesa - 2”.Certo, questo nostro impegno esige Fede e Coraggio, ma Noi continuia-mo a credere che le “porte dellʼInferno non prevarranno”, come sia-mo pure certi che “a Dio nulla è impossibile”, quindi, anche la risurre-zione della Sua vera Chiesa di sempre. Preghiamo!

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NOVITÀ

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SEGNALIAMO:

«Guardati dallʼuomo cheha letto un solo libro».

(S. Tommaso dʼAquino)

In Libreria

senza però distruggere lʼantico Altare.Poi “fidando nella rassegnazione e nelquietismo obbediente del Popolo di Dio”,stanno ritirando lʼantico Altare e adattan-do, poco a poco, le chiese ad una nuovaarchitettura, esteticamente più conformeal nuovo “credo”, di una religione chenon è più la Cattolica Romana.Faccio questo ragionamento perché la si-tuazione attuale sembra somigliante aquella dei Maccabei, quando fu abbando-nato lʼaltare e costruito un altro più vicinoal popolo, per la realizzazione del sacrifi-cio della nuova religione.Domando se Padre Villa ha scritto qual-cosa in merito dei due altari.Tante grazie e mi raccomando alle suepreghiere nel Santo Sacrificio. AMDG

(Emilio, Sao Paulo, Brasile)

***

Cari Don Villa e dott. Adessa,recentemente, abbiamo letto le vostre

pubblicazioni e la loro origine in PadrePio. É stato emozionante apprenderequanto abbiate sofferto nel difendere laverità e nella vostra difesa della Dottrinae Morale della Chiesa cattolica. Voi sieterimasti fedeli a dispetto della grande op-posizione e continuate lʼopera che Dio viha dato da compiere. Noi preghiamo per-ché Dio vi benedica ancora per molti an-ni.Come preti cattolici, che sono rimasti fe-deli alla Messa Tradizionale in Latino eagli insegnamenti autentici della Chiesa,nel corso degli anni, abbiamo avutoesperienze molto simili alle vostre. Sarebbe possibile contattarvi per discute-re alcune comuni preoccupazioni?Noi profondamente apprezziamo i vostrisforzi in difesa della Santa Madre Chiesae noi preghiamo per il vostro successo. Grazie per averci aiutato.In domino.

(Religiosi - USA)

RAGAZZE e SIGNORINEin cerca vocazionale, se desiderate diventare

Religiose-Missionarie” – sia in terra di missione, sia restando in Italia –

per opere apostoliche, con la preghiera e il sacrificio,potete mettervi in contatto, scrivendo o telefonando a:

“ISTITUTO RELIGIOSO MISSIONARIO”Via Galileo Galilei, 121 - 25123 Brescia - Tel. e Fax: 030 3700003

Caro Don Villa!Su “Chiesa viva” di marzo 2012 n°

447, ho letto i Suoi articoli sul CardinaleMindszenty. Con viva emozione, perchéanchʼio incontrai lʼeroico Primate dʼUn-gheria a Vienna, nellʼottobre 1974, escrissi quel mio incontro nellʼultimo capi-tolo de “Il Portone di Piombo”, un miolibro edito dalla Sugar nel 1975, in cui at-taccai senza mezzi termini l'Ostpolitikmontiniana e il tradimento della “Chiesadel Silenzio”.Purtroppo, non ho una copia da inviarLema Le accludo la fotocopia di quel capito-lo che scrissi a quei tempi con la passio-ne e la fede dʼun soldato, impugnando lapenna come una spada.Con tanta ammirazione per le Sue batta-glie, in fede

(Dott. Franco Bellegrandi)

***

Padre Luigi VillaSalve Maria! Sto leggendo i numeri ar-

retrati di “Chiesa viva”, sono ottimi.Come in diversi numeri, state mostrandolʼorrore delle nuove chiese e mi permettodi fare qualche considerazione.Ogni architettura col suo altare del sacrifi-cio ha un significato di unità teologica; gliedifici religiosi di egiziani, romani, greci,ossia pagani, lʼarchitettura fa parte dellaloro rappresentazione teologia e del loro“credo”.I figli della dannazione, infiltrati nellaSanta Chiesa, vogliono distruggereanzitutto il “Santo Sacrificio”. Come adogni “credo” corrisponde un tipo di altare,così, per la “nuova messa”, lʼaltare delSacrificio di duemila anni, che corri-sponde al tumulo di Gesù, venne abban-donato.Le Chiese, in un primo momento, hannoadottato un secondo “altare”, una mensao tavola a titolo provvisorio, più conformeal nuovo “credo”, per abituare i fedeli,

Lettere alla Direzione

SACERDOTE SECONDO IL CUOR TUO!del sac. Giuseppe Franco

Cʼera qualcosa di grosso, di minac-cioso, nellʼaria. I discepoli lo senti-vano. Da settimane il loro Maestrocontinuava a fare accenni chiari suquello che Lo avrebbe atteso a Ge-rusalemme: la sua Passione e Mo-te.Loro non Lo comprendevano, nonvolevano comprenderlo, anzi, se nescandalizzavano.Prevaleva in loro la convinzioneche, sì, ci sarebbero state delle lottetremende tra Lui ed i suoi nemici,ma che Lui, infine, come per un in-canto, si sarebbe imposto a loro edavrebbe innalzato il suo Regno, incui loro, gli Apostoli, avrebbero oc-cupato i primi posti.Allʼacuirsi delle minacce, Gesù, chenon voleva temerariamente gettarsinel pericolo, ma che attendeva lʼorastabilita dal Padre, aveva ripiegatocon i suoi in zona di sicurezza: nellaGalilea.Lʼimpegno di amicizia Lo fece ritor-nare in Giudea per resuscitare il suoamico Lazzaro. Questi esce redivivodal sepolcro, Lui, invece, dopo solouna settimana, vi sarà calato. Un cambio dettato dal suo amoreper Lazzaro; un gesto ripetuto perciascuno di noi, che Egli volle chia-mare suoi amici: Lui muore, perchénoi viviamo.Ma proprio di fronte a questo cheera il più strepitoso dei miracoli delMaestro, i Sommi Sacerdoti ed il lo-ro codazzo prendono la decisione dieliminarlo, il più presto possibile.Attendevano solo unʼoccasione pro-pizia per mettere in atto il loro sacri-lego intento.

Per richieste:

Editrice CiviltàVia G. Galilei 121,25123 BresciaTel: 030 37.00.00.3E-mail: [email protected]

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2 Sacro Cuore di Gesùdi Don Luigi Villa

4 A Padre Luigi Villa nel 70° anniversario della Sua Ordinazione Sacerdotaledella dott.ssa Pia Mancini

7 Il Teologo

8 Il Sacerdoziodi Mons. A. Vaudagnotti

11 Occhi sulla politica

12 Il Sacerdote nellʼanno Sacerdotaledi L.V.

14 Sacerdoti domani – Post Concilio fasullo –

15 La Grande promessa–  Dignitatis Humanae contro il Regno del Sacro Cuore –

16 La Croce o lʼephod, nella Chiesa del Terzo Millennio?della dott.ssa Pia Mancini

18 Sul Limbodi Don L. Villa

20 La verità sui Cazari (4)del Prof. B. H. Freedman

23 Lettere alla Direzione - In Libreria

24 Conoscere il Comunismo

GIUGNO 2012

SOMMARIO N. 450

SACRO CUOREDI GESÙ

SCHEMI DI PREDICAZIONE

Epistole e VangeliAnno B

di mons. Nicolino Sarale

(Dalla XV Domenica durante lʼanno alla XIX Domenica durante lʼanno)

Il fedele e nobile Consigliere di Stato IljaUljanov lasciò sei figli: il maggiore fu im-piccato; la figlia Anna fu mandata in esiliodopo l’esecuzione del fratello; le altre due Ol-ga e Maria, si arruolarono come ausiliarieper i lavori manuali necessari alle attività ri-voluzionarie; analogo comportamento, assun-se il figlio minore Dimitri. L’ultimo dei fra-telli Vladimir (Lenin), continuò i suoi studiscolastici senza nutrire palesi desideri di ven-detta contro lo Zar, per non divenire una vitti-ma nella lotta impari.Nel 1889, un’eccezionale siccità colpì tutta laregione del Volga. Le steppe inaridirono, iraccolti andarono perduti, il bestiame morivadi sete e fame, così pure i poveri e disperaticontadini. Lo Zar Alessandro III, da Pietro-burgo, inviava treni e treni di derrate per sfa-mare e soccorrere le disgraziate popolazioni.In ogni città e paese della regione si costitui-rono, autonomamente o per ordine del Gover-no, dei comitati formati dalle persone più au-torevoli del luogo che furono incaricati delladistribuzione degli aiuti.Nell’autunno, durante una riunione del comi-tato della città di Samara, per la definizionedel piano che doveva por fine alle sofferenzedella popolazione, il giovane studente Vladi-mir Uljanov (Lenin) chiese e ottenne la pa-rola. Salì sul podio e dichiarò: «Deve consi-derarsi un delitto aiutare gli affamati; icontadini potevano tranquillamente crepa-re!.. Ogni misura per diminuire la fame co-stituiva un mezzo per rafforzare il dominiozarista!.. Al contrario, il crescere della fa-me doveva essere accettato e favorito, per-ché contribuiva ad aumentare le difficoltàper le autorità di governo e alla conseguen-te rovina dello zarismo!..».

Grande fu l’indignazione e lo scompiglio tra ipresenti ma, prima ancora che qualcuno po-tesse rispondere allo sfaccendato studente1,questi era già fuggito.Questa fu la prima rivelazione della satanicamalvagità dell’animo del diciannovenneLenin! Potevano essere applicate agli esseriumani le sofferenze e la morte, in questo casoutilizzando e aumentando gli effetti e le con-seguenze di una carestia, pur di conseguirespietatamente un fine politico rivoluziona-rio.Nei tre anni di solitudine al confino, Vladi-mir completò gli studi del sessennale corsouniversitario di giurisprudenza. Successiva-mente, superò con distinzione gli esami diStato presso l’Università imperiale di Pietro-burgo (quella di Kazan e quelle della regionedel Volga, lo avevano respinto per le sue ideee attività rivoluzionarie).Esercitò per qualche tempo l’avvocatura, aSamara sul Volga, perdendo, per la sua innataattitudine a fare l’accusatore, un processo do-po l’altro, rivelandosi il peggiore avvocatodifensore del foro. Nel 1893, abbandonò de-finitivamente l’attività, si trasferì a Pietrobur-go, per divenire un rivoluzionario di profes-sione.Nell’autunno 1893, nelle classi medie dellasocietà di Pietroburgo, il marxismo era mol-to diffuso e aveva assunto tanta importanzaquanto lo spiritismo nella nobiltà.Mentre il Granduca Nicolaj Nicolajevic nel-le sedute spiritiche chiedeva se alla Russiadoveva esser concesso lo Statuto, gli intellet-tuali si ponevano lo stesso problema, cercan-do la risposta nella lettura dei pensatori tede-schi, particolarmente in Marx; ma nelle riu-nioni segrete in casa di qualche ricco indu-

24 “Chiesa viva” *** Giugno 2012

LeninLenin

a cura del Gen. Enrico Borgenni

Conoscere il Comunismostriale simpatizzante del socialismo, le conse-guenti e lunghe discussioni si dimostravanosempre più inconcludenti.Quando gli spiriti o le letture davano l’attesarisposta per lo Statuto, il Granduca, passavain rivista le truppe della guarnigione dispen-sando rimproveri agli ufficiali; analogamente,i professori tornavano alle scuole e alle uni-versità, rimproverando severamente gli stu-denti, con le conseguenti deficienze negli in-terrogatori e negli esami.

1 L’anno precedente era stato espulso, dopo solo30 giorni, dall’Università di Kazan per aver inci-tato tutti gli studenti alla lotta e alla ribellione du-rante uno sciopero; la polizia lo inviò poi, per taleattività, per 3 anni, al confino nella tenuta maternadi Kokuscino.

(continua)

Vladimir Uljanov (Lenin).

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