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«LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI»(Jo. 8, 32)

ChiesavivaANNO XXXIII - N° 355NOVEMBRE 2003

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CANONIZZAZIONE ED INFALLIBILITÀ

di Mons. Prof. Romero Gherardini

4 - INFALLIBILITÀ E MAGISTEROORDINARIO.

Prima di chiedersi se la canonizza-zione d’un Beato presenti il pienoed assoluto rispetto delle condizionisopra segnalate, e goda quindi del-l’infallibilità, occorre riprendere il di-scorso sul magistero ordinario delPapa e verificare se esso pure sia ono infallibile. Sbaglierebbe chi giudi-casse l’aggettivo “ordinario” come si-nonimo di “meno importante e menovalido”. Il suo significato si desumedall’ufficio papale e dal suo riferirsi aduna forma certamente autentica di es-so, anche se non solenne né straordi-naria. Ora, non essendo tenuto a trattaresempre “de fide vel moribus”, né sol-tanto in momenti e per motivi straordi-nari, e neanche a trattarne sempre nel-la forma solenne della “locutio excathedra” - di fatto ciò avviene rara-mente! - il Papa ne tratta il più dellevolte nella forma ordinaria, ricorrendoin particolar modo alla Lettera encicli-ca, alla Bolla, alla Costituzione e viadicendo. Nella storia più recente dellaChiesa, si conoscono encicliche sicu-ramente cattedratiche, dall’“Ineffabi-lis Deus” di Pio IX27 alla “Miserentis-simus Deus” di Pio XII28, dedicate ri-spettivamente al dogma dell’Immaco-

lata Concezione e a quello dell’As-sunzione; qualcuno29 annovera traqueste anche la “Humanae vitae” diPaolo VI30 sulla salvaguardia della vi-ta. Il Dublanchy31, non senza qualcheeccesso di zelo, riconosce il caratteredogmatico anche ad alcune enciclichedi Leone XIII in forza del loro contenu-to dottrinario: la dottrina relativa al ma-trimonio cristiano, nella “Arcanum”del 10.2.1880; l’origine divina del pote-re anche civile, nella “Diuturnum” del20.6.1881; la sovrana e nativa indipen-denza della Chiesa, nella “ImmortaleDei” del 1.11.1885; l’ispirazione edinerranza della Sacra Scrittura, nella“Providentissimus Deus” del18.11.1893; il primato del RomanoPontefice e la natura della Chiesa, del-la “Satis cognitum” del 29.6.1896.Il fatto è che il carisma dell’infallibilitàpuò connotare anche il magistero ordi-nario del Papa, pur non rispondendo atutte le condizioni della definizione cat-tedratica. Qualora il Papa volesse dav-vero proclamare una verità come dog-ma di fede, o determinarne il sensoesatto e l’appartenenza alla fede catto-lica, la “Locutio ex cathedra” sareb-be la forma più idonea allo scopo; intal caso, il Papa è anche tenuto a ma-nifestare esplicitamente la sua volontàe consapevolezza di parlare come “pa-store e dottore di tutta la Chiesa” e a

dichiarare la sua intenzione “definitoria”.

2 “Chiesa Viva” *** Novembre 2003

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La “beatificazione” (nel 1992) e la “canonizzazione” (nel 2002) di Mons. Escrivà de Balaguer non cambiano i“fatti” e i “testi” che riguardano l’Opera che egli ha fondato. Essi non impediscono affatto, quindi, di criticare la dot-trina, la spiritualità, i fini, i metodi e il governo di questa sua Opera. E perciò neppure la “canonizzazione” può ferma-re questo studio sulla discutibile “infallibilità che ha indotto a stendere questo studio teologico-dogmatico; un lavorodel prof. Brunero Mons. Gherardini, noto tra i teologi più affermati e valevoli d’oggigiorno, già professore ordinario di“Ecclesiologia” ed “Ecumenismo” presso la “Pontificia Università del Laterano”, membro della “Pontificia Ac-cademia Teologica Romana” e della “Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino”. Come pure è anche ilDirettore Responsabile della Rivista internazionale di ricerca e critica teologica: “Divinitas”. Città del Vaticano.

27 Cfr. Dell’8 dicembre 1854, DS 2800-04.28 Cfr. Dell’1 novembre 1950, DS 3900-04.

29 Cfr. Lio E., “Humanae vitae e infallibilità”, Città delVaticano 1986.

30 Cfr. Del 25 luglio 1968, AAS 60 (1968).31 Cfr. “Infallibilité” cit. C. 1705-06.

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“Chiesa Viva” *** Novembre 2003 3

Non sempre, però, proclama una verità“definitorio modo”, cioè “ex cathedra”.Qualora una verità sia già stata definita; osi tratti di verità dedotta da quelle rivelate,o sia con quelle rivelate e definite stretta-mente collegata; oppure, qualora il tenoredell’intervento papale sia, per circostanzee contenuto, di carattere ordinario, alloral’intervento stesso non oltrepassa il limitedel “definitive tenendum”. Nell’uno enell’altro caso, per l’insorgenza d’evidenticondizionamenti dogmatici, è però in attoil carisma dell’infallibilità papale. Nel “de-finitorio modo”, lo è direttamente ed im-mediatamente per il verificarsi in esso ditutte le condizioni alle quali è legato; nel“definitive tenendum”, indirettamente equasi di riflesso. Il dato emergente è, co-munque, la presenza di tale infallibilità.Come, infatti, negarla ad un magisteroche, sia pure in forma ordinaria, ripropo-ne le verità contenute nel Credo e nellevarie professioni di fede, nel giura-mento antimodernistico (della prima edella seconda stesura), nella sacra litur-gia ch’è il dogma. pregato, e nella vita sa-cramentale della Chiesa?La domanda, allora, sullo sfondo di quan-to precede, è se una canonizzazione,formale o equipollente, rientri nel qua-dro dogmatico dell’infallibilità papale egoda perciò di essa.

5 - IL FATTO DOGMATICO

Si noti: dico “fatto”, non verità o dottri-na. Ch’esso venga definito dogmatico,non comporta di per sé che si tratti d’unfatto anche soprannaturale. L’Incarnazio-ne del Verbo, la sua passione e morte re-dentrice, la sua risurrezione ed ascensio-ne al cielo - solo per portare qualcheesempio - son senza dubbio dei fatti. Mala loro emergenza sul piano soprannatu-rale esclude che possan qualificarsi comedogmatici nel senso inteso dalla teologiapostridentina: son essi stessi veri e pro-pri dogmi, verità divinamente rivelate edalla Chiesa inserite nel suo Credo.Secondo la teologia postridentina, i fattidogmatici hanno attinenza alla concre-tezza delle cose, alla loro realtà fattua-le e conoscibilità naturale, pur mante-nendo una loro relazione con il mondodella fede. Per analogia, posson rappor-tarsi alle verità naturali, cioè conosciutecon le sole forze della ragione umana,quali l’esistenza di Dio, la spiritualità el’immortalità dell’anima, la morale na-turale: verità naturali che trovano poiconferma nella Rivelazione cristiana e di-ventano oggetto anche di conoscenza so-prannaturale. In effetti, anche i c.d. fattidogmatici mantengono una connessionedel loro ambito naturale con quello so-prannaturale. Non sono dei fatti qualun-que; la loro stessa fattualità attiene a ve-rità rivelate. S’imparentano dunque col

dogma. Donde la loro qualifica di fattidogmatici.È peraltro doveroso riconoscere che, inteologia, sui fatti dogmatici non si dà uni-vocità di giudizi. Si può dire soltanto, chenegli Autori appare preminente il riferi-mento ad emergenze concrete - la pre-senza, p. es., di Pietro come vescovo diRoma, la storia d’un Concilio ecumenico,l’urto delle sue correnti e la dialettica del-le sue dottrine - nelle quali sia anche pre-sente, con ogni evidenza, un significatodogmatico in forza d’una loro connessio-ne logica e necessaria con verità conte-nute nella Rivelazione e dogmaticamentedefinite.La questione dei fatti dogmatici esplosequando - era il 31 maggio 1653 - Inno-cenzo X condannò cinque proposizio-ni estratte dall’Augustinus di Gianse-nio. Distinguendo la dottrina delle cinqueproposizioni dal fatto della loro apparte-nenza all’Augustinus, alcuni nulla eccepi-rono sull’infallibilità della condanna, manegarono che la dottrina condannata sitrovasse effettivamente nell’opera incrimi-nata. La controversia è nota e perciò nonc’è ragione d’insistervi: dico solamenteche sia il magistero della Chiesa, sia la ri-flessione teologica dimostrarono l’infon-datezza della detta distinzione. In partico-lare, il grande Bossuet, poi seguito dalFenelon, mise in evidenza, ben 24 casinei quali il magistero ecclesiastico s’eraautoritativamente e definitoriamente pro-nunciato, benché si trattasse di fatti, pri-ma o più che di dottrine32.Il successivo sviluppo della riflessioneteologica collegò i fatti dogmatici con de-terminate verità di fede definita, grazie al-la presenza in essi d’un vincolo, o intrin-seco o estrinseco, tra fatti e verità. In-trinseco si disse il vincolo di quei fattiche s’integrano nel dogma: p. es. il pec-cato originale. Estrinseco, invece, il vin-colo che solo dall’esterno congiunge fattie dogma: p. es. la difesa d’una verità de-finita, la legittimità dell’elezione d’un Pa-pa, la condanna d’un libro eterodosso od’una dottrina ereticale33. Si tratta sempredi «fatti contingenti... in connessionemorale necessaria con il fine primariodella Chiesa, che è quello di conserva-re e spiegare il deposito rivelato»34.L’attenzione a tali fatti si giustifica, per-tanto, non in base ad un interesse pura-mente storico per essi, ma al loro coinvol-gimento nel dogma. E poiché «tra i fattidogmatici è universalmente annovera-ta anche la canonizzazione»35 ineccepi-bile deve dirsi dal punto di vista formalela conseguenza della sua infallibilità. Mabasta il punto di vista formale? Fu soprattutto Fenelon36 l’assertoredell’infallibità dei giudizi magisteriali suifatti dogmatici; ma anch’egli ne dette unagiustificazione per assurdo: se non fosseinfallibile, il magistero ingannerebbe sestesso e, con sé, la Chiesa tutta.

S. Pio V.

S. Giuseppe Cottolengo.

Santa Bernadetta Soubirous.

32 Cfr. Al rigurado Dublanchy E., “Eglise”, inDThC IV. Parigi 1939, spec. c. 2188-2210.33 Cfr. De Rosa G., “Fatti dogmatici”, in ECIII Roma 1995, p. 1058.34 Cfr. Veraja F., “La canonizzazione equi-pollente e la questione dei miracoli nelle

cause di canonizzazione”, Roma 1975, p. 14.35 Cfr. Ivi.36 Cfr. “Instruction pastorale”, 10 febbraio1704, “Oeuvres complètes” III, 579ss; “In-struction pastorale”, 2 marzo 1705, ivi IV,16ss; “Deuxième lettre à l’évèque de

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contingenti: la canonizzazione di questo odi quel candidato. Altri, con ragioni d’in-dubbio peso teologico e per motivi di fon-do, l’avevan preceduta. Fra costoro, p.es., si colloca anche F. A. Sullivan39, alquale «non è chiaro perché una cano-nizzazione debba godere dell’infallibi-lità papale» e consenta al «magistero...di custodire e spiegare il deposito dellaRivelazione». Sul piano della verifica sto-rica e della critica teologica prese posizio-ne negativa anche P. De Vooght40 conun poderoso saggio in cui lamentò, tral’altro, «che l’infallibilità della Chiesa edel Papa non ha impedito, ha anzi au-torizzato ed incoraggiato per lunghisecoli il popolo cristiano a venerare al-cuni Santi, dei quali oggi si sa che nonson mai esistiti». In quel medesimoscorcio di tempo, con l’occhio attento aifatti concreti, anche A. Delooz41 perven-ne ad analoghe conclusioni. I l DeVooght42 le esprime, però, con perento-rietà inaudita: «L’infaillibilité papale ilfaut le proclamer trés haut pour l’hon-neur de l’eglise - est celle d’un hommequi, aussi en tant que pape, peut setromper et s’est fréquemment trom-pé».Più recentemente è intervenuto sull’argo-mento il già citato D. Ols, domenicano; lasua conclusione è abbastanza chiara:«Non essendo la canonizzazione... ne-cessaria alla custodia e difesa della fe-de, non sembra che... sia tale da poteresser soggetta all’infallibilità»43.A favore, invece., in questi ultimi tempi sison pronunciati F. Ricossa44 e E. Pia-centini45, in l inea con la posizionedell’accennata maggioranza che, nel pe-riodo preconciliare e negli anni immedia-tamente successivi al Vaticano II, anno-verò nel suo seno E J. Kieda46, E Speda-lieri47, U. Betti48, oltre ai già citati Frutaz,Veraja, Lów, e tanti altri ancora: unoschieramento imponente, a sostegno del-la dottrina più tradizionale. Per essa, nes-sun dubbio esiste sulla correlazione, al-meno indiretta, tra infallibilità della cano-nizzazione e Rivelazione cristiana. Nonconvince, peraltro, il comune palleggiarsidelle ragioni addotte, né l’assenza d’unvero e proprio approfondimento critico od’elaborazioni personali. Ma altrettanto èda dire anche per gli oppositori.

6.2 - A riprova del nesso tra canonizza-zione e Rivelazione s’è soliti distinguere

4 “Chiesa Viva” *** Novembre 2003

Egli continuava così, nella sostanza, l’in-segnamento costante della Chiesa, alme-no da san Bernardo in poi, ed in partico-lare da san Tommaso d’Aquino, sulleparole del quale mi soffermerò tra breve.Tale insegnamento insiste ancor oggi sul-la necessità di riconoscere ai fatti dog-matíci una loro intrinseca o estrinseca in-fallibilità, affinché la Chiesa possa esserin grado di rispondere con sicurezza allasua missione universale. Un errore in sif-fatta materia - e riaffiora così il ragiona-mento per assurdo - avrebbe deleterie ri-percussioni sulla vita cristiana. Altrettantene avrebbe l’approvazione o disapprova-zione d’un ordine religioso, d’una con-gregazione o d’un istituto, qualora il Papapotesse, in cose di tal genere, cadere inerrore. La vita religiosa, p. es., perdereb-be la certezza del suo porsi alla coscien-za cristiana come strumento di perfezio-ne.La possibilità d’un tale errore, presa dimira da Melchior Cano37, già al suo tem-po era stata decisamente rifiutata. Sia nelcampo delle suddette approvazioni/ripro-vazioni, sia in quello delle canonizzazioni- e quindi in relazione ad ogni fatto dog-matico - si rivendicò al magistero ordina-rio del Papa, anche in assenza di defini-zioni formali, quell’infallibilità che gli si ri-conosce, di solito, nell’esercizio del magi-stero straordinario e solenne. Anche neldisciplinare la Chiesa universale, oltreche la Diocesi di Roma, e nell’ammae-strarla come suo pastore e dottore, il Pa-pa gode, infatti, della stessa infallibilità dicui Cristo dotò la sua Chiesa. Tuttavia,perché possa appellarsi a tale infallibi-lità, è necessario che i suoi interventisian sempre riconducibili, direttamen-te o no, alla Rivelazione cristiana.Ma una canonizzazione lo è? Ecco il pro-blema.

6 - ELABORAZIONE TEOLOGICA

La stragrande maggioranza dei teologi ri-sponde affermativamente; quelli che pro-pendono per una risposta negativa, o an-che solo dubitativa, son veramente pochi.La questione, come ho detto all’inizio, èoggi tornata sul tappeto.

6.1 - L’agenzia stampa della Fraternitàsan Pio X38 ha messo in dubbio l’infallibi-lità delle canonizzazioni solo per motivi

S. Bernardino da Siena.

Santa Caterina da Bologna.

S. Francesco di Sales.

Meuax”, IV, 338; “Lettre sur l’infaillibilité del’Eglise touchant les faits dogmatiques”, V,108ss: in Dublanchy E., “Eglise”, cit., c.2190-91.37 Cfr. “De locis theologicis” V, 5 in “Operaomnia”, Venezia 1759, p. 140.38 Cfr. DICI 50, 22 marzo 2002.39 Cfr. “Il magistero della Chiesa cattolica”,Assisi 1986, p. 155-56.40 Cfr. “Les dimensions réelles de l’infailli-bilité papale”, in Castelli E. (A c. Di), “L’In-faillibilité, son aspect philosophique etthéologique” (Atti del Convegno del CentroIntern. Di Studi umanistici e dell’Istituto di Stu-di filosofici, Roma 5-12 febbraio 1970), Parigi1970, spec. p. 145.49.41 Cfr. “Sociologie et canonization”, Liegi1969.

42 Cfr. “Les dimensions”, cit. p. 156.43 Cfr. Ols D., “Fondamenti teologici”, cit. In“Studium Congreg. de Causis Sanctorum”(Pars thologica ad usum Auditorum), Roma2002, p. 35.44 Cfr. “L’infallibilità del Papa e la Canoniz-zazione dei Santi”, in “Sodalitium” XVIII/54(2002) 4-5.45 Cfr. “Infallibile anche nelle cause di ca-nonizzazione?”, Roma, 1994.46 Cfr. “Infallibility of the Pope in his de-crees of Canonization” in “The Jurist” 6(1946) spec. p. 405-15.47 Cfr. “De infallibilitate Ecclesiae in Sanc-torum canonizationis causa”, in “Antonia-num” 22 (1947) 1-22.48 Cfr. “Il magistero infallibile del RomanoPontefice”, in “Divinitas” 5 (1961) 581-606.

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tra oggetto primario ed oggetto secon-dario dell’infallibilità. Nell’impossibilità,resa evidente dalla cosa in sé, d’include-re la canonizzazione tra gli oggetti primaridell’infalIibilità - non si tratta, infatti, d’uncontenuto diretto ed esplicito della Rivela-zione - la s’include in quello secondariodelle c. d. “verità connesse” e bastauna “conclusione teologica”49 per legit-timare la detta inclusione. In tal modo an-che la canonizzazione vien a trovarsi co-perta dal carisma dell’infallibilità papale -alla stregua dei fatti dogmatici e dellastessa legislazione ecclesiastica - perché“connessa” con la Rivelazione da dueverità di fede: il culto e la comunionedei Santi. AlIacciata così alla Rivelazio-ne, assume di conseguenza un valoreuniversale, del quale il Papa stesso si faeco durant il rito: canonizzando un Bea-to, ne propone l’esemplarità a tutta laChiesa e ne autorizza, se non proprioimpera ovunque la venerazione.Una tale universalità, che coestende lacanonizzazione a tutta la Chiesa in di-mensione spazio-temporale, è uno deglielementi sui quali ordinariamente si fa le-va per sostenere e difendere l’infallibilitàdella canonizzazione. Il Papa, si dice,non può sbagliare in ciò che riguarda laChiesa d’oggi e di domani, qui e dovun-que: non può condurla sull’orlo del bara-tro e nemmeno nutrirla di veleno. Se dun-que compie un gesto riguardante la Chie-sa intera, scatta con esso ed in esso ilcarisma della sua “personale” infallibi-lità. Peraltro, insieme con l’universalitàmiliterebbero a favore anche altre ragioni,così elencate dal Piacentini50:– un’esigenza implicita nel disposto tri-

dentino di venerare i Santi;– una conseguenza delle formule in uso

e il tenore definitorio di esse;– la necessità di modelli universalmente

validi da imitare, venerare, invocare; – il diretto appello del Papa alla sua in-

fallibilità;

“Chiesa Viva” *** Novembre 2003 5

– la presenza d’una conclusione teologi-ca tratta da due premesse, l’una di fe-de e l’altra di ragione;

– la natura della canonizzazione comefatto dogmatico;

– il culto e la comunione dei Santi comenesso dogmatico della canonizzazio-ne e della sacra Rivelazione.

6.3 - Non mi pare che ragioni siffatte deb-bano rifiutarsi in blocco ed aprioristica-mente; ne avverto anch’io, sia pur minimoed equivoco, un certo valore. Ma avvertoanche il peso di quelle contrarie e par-ticolarmente di quelle derivanti da casidi Santi inesistenti o di Santi non affat-to santi. Inutile e poco onesto mi sembrail nascondersi dietro il paravento dei ne-mici dichiarati della Chiesa, dalla cui de-nigrazione e da quella soltanto dipende-rebbe l’inesistenza storica di questo o diquel Santo o la sua indegnità morale. Ca-si del genere esistono e la Chiesa, mae-stra di verità, non ha nulla da temere nelriconoscerli e sconfessarli. Il più recenteesempio, a conferma di ciò, s’ebbecon la soppressione postconciliared’alcune feste di Santi, sui quali la ri-cerca storica non era stata in grado difar luce. Devo perciò arguirne che nontutte le suddette ragioni presentino unidentico inoppugnabile valore. Anzi, an-che quelle di maggior peso offrono il fian-co a qualche discussione.Ben venga, allora, questa discussione.Non solo a vantaggio della “subiecta ma-teria”, ma anche per cautelarsi contro lamonotonia delle non convinte ed ancormeno convincenti ripetizioni.

(continua)

Santa Maria Goretti.

S. Luigi Gonzaga.

49 Cfr. Al riguardo “Conclusione teologica”in EC III, Roma 1950, c. 184ss.50 Cfr. “Infallibile”, cit. P. 39-47.

Santa Margherita Maria Alacoqueapostola del Sacro Cuore di Gesùsac. dott. Luigi Villa (pp. 272 - Euro 15)

Per richieste, rivolgersi a:Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 37.00.00.3 - C.C.P. n° 11193257

L’Autore di questo scritto biografico sulla vita della Santa Maria Margherita Alacoque ci haaperto le porte di un convento di clausura, illuminandoci un quadro, ricostruito dall’internodel monastero, dove tra le religiose - alcune vissute in perfezione, altre no! - una di esse di-venne, poi, famosa per il suo intensissimo amore al Cuore Sacratissimo di Gesù, al qualeella aveva offerto tutta se stessa. Si era ai tempi festosi e corrotti del Re Sole, in quell’epocadi giansenismo che soffocava ogni espressione religiosa che fosse di dolcezza e di amore!Ancora oggi possiamo restare ammirati di fronte a questa straordinaria vita spirituale, tuttaassorbita nella contemplazione del suo AMORE, dal quale si fece guidare, conducendo unavita tutta di penitenza riparatrice per le offese che l’umanità compie ogni giorno verso di Lui.La sua vita di costante penitenza e di lavoro manuale, anche il più umile, le sue frequentidolorose infermità, sostenute con serenità, ma soprattutto, la sua instacabile preghiera, sia-no per Noi un rinnovato richiamo alla santità, un invito a impegnare la nostra vita per il regnodi Dio in una Fede profonda “secondo il suo Cuore”!

NOVITÀ

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I l professor Mola, massimo storicoitaliano della massoneria, ha utiliz-zato il sistema della doppia verità, of-

fendendo l’intelligenza di troppe persone.In due articoli, comparsi su “Il Tempo”del 3 e del 9 novembre 1992, sostieneche non di segreto massonico più sitratti, ma di riservatezza cui il compa-gnonaggio sarebbe stato costretto da an-tiche persecuzioni; inoltre, a chiarimentoed integrazione di quanto esposto prima,polemizzando con Bobbio, sostiene: «...In realtà, la massoneria rimane miste-riosa solo per chi non vuole conoscer-la, per chi preferisce ignorarne le molte-plici iniziative pubbliche e non si prendeneppure la briga di sfogliare la guida deltelefono...». Qui, profittando dell’ignoran-za del grande pubblico in materia e delladistorta impostazione che alcuni dannoall’argomento, utilizza, dicevamo, il siste-ma della doppia verità: quella cui per-viene l’iniziato e quella cui può acce-dere il profano.Noi vorremmo conoscere non quantopossa trattarsi nelle assise annuali mas-soniche all’Hotel Hilton di Roma, allequali Ella invita a partecipare per capirela massoneria, né se si tratti di giuramen-to o di promessa solenne che l’apprendi-sta deve pronunciare, all’atto della affilia-zione in loggia, né se taluno è stato o èmassone, né, infine, se, parlando di mas-soneria, si debba, come Ella vorrebbe,circoscrivere la questione a diritti di li-bertà di una società veramente aperta epluralistica.

TUTTO QUESTO SERVE SOLO A NON PARLARE DI MASSONERIA

E Lei lo sa bene. A noi, ai cittadini profa-ni, a chi i pesi della storia deve solo subi-re, a chi nel chiuso delle riservatezze vie-

con le molte organizzazioni “riservate”di cui fa parte?Ella, in una intervista a “Il Sabato” ha di-chiarato, suscitando le ire del GranMaestro Di Bernardo, che la massone-ria ha avuto un’importanza reale nellaprima guerra mondiale, nella creazio-ne della Società delle Nazioni e nelCongresso del 1917 di Parigi, che get-tava le basi della Jugoslavia e della Ce-coslovacchia. Lei crede veramente,egregio professore che, sprecando unatelefonatina o che frequentando le assisemassoniche dell’Hotel Hilton, si possapervenire alla conoscenza di queste altreverità? E queste, pensa veramente che siformulino nelle sale di un Hotel, per Hil-ton che sia? Qui, forse, potremmo solocapire quali meccanismi o quali fortuitiaccadimenti han fatto sì che la Sua ulti-ma fatica: “Storia della Massoneria ita-liana dalle origini ai nostri giorni”, ab-bia visto la luce in un momento - editorial-mente molto favorevole - in cui si parla(forse troppo!) di massoneria.Perché, egregio professore, qui, in Italia,dimissionata patria del diritto, la autorità ela legittimazione a decidere del bene co-mune e, dunque, a far politica, noi citta-dini intendiamo riconoscerla solo alloStato, da noi chiamato perché ciò adem-pia ed è per ciò solo che esso si giustifi-ca. Ma, svuotato lo Stato del suo conte-nuto, appunto della funzione Politica, do-ve mai e da chi altri dovrebbero essereprese le decisioni relative alle masse pro-fane, una volta Nazioni? Forse, professo-re, da quella massoneria cui Ella ha rico-nosciuto «... l’antica illusione di gover-nare il mondo... e di cui i massoni van-no orgogliosi...»?Ma, confortati dallo Spirito Santo, confi-diamo che nessun potere viene se nonda Dio, Padre Onnipotente Creatore delCielo e della Terra!..

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ne irriso, a chi deve star fuori delle grandiquestioni, insomma alla gente comunecui ci onoriamo di appartenere, premesapere ben altro; ad esempio: dondetraggono i singoli massoni, o i Supre-mi Consigli, la legittimazione a pren-dere decisioni politiche; decisioni, cioè,che investono il bene comune o reputatotale, di nazioni, di continenti se nondell’intero pianeta.Il massone Bush, quando decise di ini-ziare la guerra del Golfo o di non interve-nire in Jugoslavia, lo fece in piena auto-nomia, o dopo “riservate” consultazioni

MOLAE LA NOSTRA INTELLIGENZA

del dott. Giuliano Rodelli

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COMPLOTTO O COMPLOTTI?

La cultura, soprattutto giornalistica, ha di-mostrato, in questi ultimi tempi, dinanzi almartellante susseguirsi di fatti sconvol-genti, di non essere in grado di fornire ri-sposte adeguate al problema del “com-plotto” che la massoneria o, comunque,molte, troppe Società segrete starebberoportando a compimento.Gianfranceschi, Montanelli, perfinoMessori, cattolico, Bobbio, Mola e, perultimo, Domenico Fisichella, forse sor-presi dalla straordinarietà degli eventi,hanno ben poco convinto quanti hannochiesto loro lumi che consentissero di“leggere” il senso degli angosciosi fattiquotidiani.Quest’ultimo, in particolare, in un articoloapparso su “Il Tempo” del 19 novembre,scambiando la teoria del “complotto”,intesa come sistema di interpretazionestorica, con il “complotto anticomuni-sta”, che organizzazioni più o meno se-grete avrebbero ordito in Italia, ha confu-so maggiormente le idee del lettore allon-tanandolo vieppiù dall’approntamento diipotetiche difese. Quasi contemporanea-mente, Giuliano Ferrara, nella stessatrasmissione, “istruiva” “Gladio” emassoneria. La responsabilità degli in-tellettuali, determinata dalla omissione dicorretta interpretazione dei fatti, crescecol crescere della gravità degli stessi.«... C’è un complotto mon-diale di forze anticristianeche mirano a indebolire (e,se possibile, a dissolvere in unumanesimo di belle parole, maimpotente) la fede dei cattoli-ci a dividere la Chiesa, ad ar-rivare ad uno scisma». CosìPauwels, massone, occulti-sta, direttore di riviste esoteri-che e del “Figaro Magazine”co-autore con Bergier del“Mattino dei Maghi”, conver-tito al cattolicesimo, intervista-to da Messori nella sua “In-chiesta sul Cristianesimo”.«I conservatori danno l’illu-sione di governare, allorchéle vere decisioni sono preseal di fuori del Parlamento,dai Clore, dai Lazard, daiWarburg...». Così Harold Wil-son, noto uomo politico ingle-se, membro del potenteR.I.I.A. e della Fabian So-ciety, “centro mondiale di irra-diazione, fin dal 1884, del so-cialismo” (Epiphanius), mentreproprio Paul Warburg, ban-chiere cosmopolita, membrodel C.F.R. e del Bilderberg:«... noi avremo un governomondiale che ci piaccia ono. La sola questione è disapere se sarà creato per conquista oper consenso...» (Virion). Infine, auspi-cando per il Vecchio Continente una giu-stapposizione di regioni, come Savoia,Alsazia, Bretagna ecc., in cui si situe-rebbero i cittadini europei, E. De Roth-schild, formidabile coagulo di poteri, haaffermato «... in queste condizioni, lastruttura che deve saltare è la Nazio-

ne...» (Bordiot).«... Noi siamo riconoscenti al “Washing-ton Post”, al “New York Times”, al “Ti-mes Magazine” e alle altre grandi pub-blicazioni di cui i direttori hanno atteso lanostra riunione (Bilderberg n.d.r.) e ri-spettato le loro promesse di discrezionedurante quasi quarant’anni... Ci sarebbestato sicuramente impossibile sviluppareil nostro progetto per il Mondo se fossimostati sottoposti al fuoco incrociato dellapubblicità in questi anni. Ma il mondo èadesso più sofisticato e disposto a mar-ciare verso il governo mondiale... La so-vranità sopranazionale di una élite in-tellettuale e dei banchieri mondiali, èsicuramente preferibile all’autodeter-minazione nazionale che si è esercita-ta nei secoli passati. Così dobbiamoinformare la stampa delle nostre convin-zioni circa l’avvenire storico del secolo».Queste affermazioni, fatte da DavidRockefeller, durante l’ultima riunione delBilderberg Group, a Sand, in Germaniail 6, 7, 8 giugno 1992, possono concet-tualmente riferirsi anche alle riunioni dellaTrilaterale e del C.F.R., “riservatissime epotentissime” organizzazioni mondialiste,complementari al Bilderberg sul pianooperativo, delle quali egli è parimentimembro ed a cui la stampa ha riservatola stessa discrezione.È di questo complotto e delle sue even-tuali metastasi in Italia (ma anche di quel-

le in tante altre Nazioni europee), comepotrebbe essere il “Pio Manzù”, la cui ul-tima riunione si è tenuta qualche tempofa, molto ben pubblicizzata prima del suosvolgimento ma di cui è stato passato di-scretamente sotto silenzio da tutti i massmedia ogni commento conclusivo e cheha visto a convegno gli alti vertici mon-dialisti; è di questo complotto, dicevamo,

e degli intrighi da questo svolti nelle no-stre Patrie e sulla nostre pelli che si devediscutere e far chiarezza. Certo, il dise-gno è unico: consiste, parafrasandoMoncomble, nell’unificazione progres-siva del globo perseguita dai verticieconomici mondiali mediante le formedel socialismo.Sbaglia Fisichella e fuorvia, ripetiamo,quando confonde il mondialismo con isuoi esiti nelle specifiche realtà; sbagliaquando definisce “suggestioni” tuttoquanto c’è dietro le dichiarazioni sopra ci-tate, scelte tra le innumerevoli giacche,esse in moltissimi casi sono vecchie didecenni, ed i fatti loro sovrapponibili, fre-schi di ore; e sbaglia quando afferma cheil teorizzare la congiura mondialista con-tro l’essere umano costituisca una spie-gazione semplice; non lo è né sul pianostorico né sul piano politico né su quelloreligioso; essa, quando è condotta conserietà, comporta, evidentemente, gravidifficoltà nel reperire fonti attendibili, co-strizioni di ordine pratico, ricerca continuadel conforto della Grazia. Sbaglia anchequando afferma che essa è alla portata ditutti: bisogna sposare solitudine e ama-rezze, ricerche febbrili e continua, attentaanalisi dei fatti e corretta memoria dei cri-teri generali che sottendono la teoria delcomplotto; e questo non è “alla portata ditutti”. Dimostrazione ne sia il fatto che so-no pochissime le persone che ne fanno

oggetto prioritario di studio.

MONDIALISMO ED AZIONE

Esiste in Italia una piccolaschiera di valenti studiosi delproblema mondialista, masembra che ad essa apparten-gano solo voci solitarie chegridano nel deserto. Questo ti-po di letteratura non riesce, fa-cendo eccezione forse perBlondet e, in qualche misura,per Vittorio Messori, ad im-porsi all’attenzione della intel-lettualità accreditata al fine diottenere la massima diffusionedella verità tra i cittadini diquesta nostra martoriata Pa-tria, in tempi che trasudanomenzogna in ogni loro respiro.Le responsabilità vanno impu-tate, in parte, agli intellettualicattolici che studiano il mon-dialismo, ed in parte a quellastragrande schiera di uomini dicultura, cattolici e non, chenon intendono non solo pren-dere atto del problema ma,addirittura, intendono esclu-derlo da ogni loro indagine.

Ci siano consentite alcune considerazionirelative agli studiosi cattolici anti-mondia-listi.

Nel sonno delle scienze pratiche, profon-dissimo, l’intellettualismo la fa ormai dapadrone. Si ritiene sufficiente pensare escrivere e diffondere per ritenere, sol perquesto, di avere assolto il proprio debito

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nei confronti della verità. Così non è. Il ri-sultato di tale deformazione, sia nel cam-po gnoseologico sia in quello pratico,consiste proprio nell’involontario contribu-to prestato all ’annichil imento delle«scienze pratiche (in cui) l’origine delmovimento è in qualche decisione dichi agisce, perché “pratico” e “scelto”sono la stessa cosa». Cosi Aristotelenella metafisica VI-1. Dunque, volontà ed azione. L’Esito delloro mancato esercizio? Politica, etica,economia, azzerate, e sostituite dai verti-ci mondialisti con simulacri anti-umani,dopo avere indotto i cittadini a marcare divalenze negative le tre funzioni soprad-dette. Ne é derivato il crollo su se stessadella società , dominio in cui l’azionesvolge un ruolo per esso vitale.Tutto ciò elaborato, abilmente preparato,quasi perfettamente realizzato dai circolimondialisti, ha prodotto gli avvelenati frut-ti che sono sotto gli occhi di tutti. La no-stra Patria non esiste più né come na-zione ne come nazionalità, e ciò nonper una fumosa “forza delle cose”, maper un programma mondialista ben defi-nito. Basta leggere le affermazioni, ormaivecchie di decenni, di diversi autorevolis-simi autocrati, occulte sinistre, eminenzedella regnante criptocrazia: da F. X . Or-toli a E. de RothschiId; da R. Gardner aJ. J. Servan-Schreiber; da J. F. Dullesa H. Schmid.É con questi processi che quanti studianoil fenomeno devono misurarsi, prendendoatto che le analisi e le denunce non sonopiù sufficienti a generare risultati di qual-che rilievo. Anzi, se esse non si accom-pagnano ad una qualche azione, rischia-no, addirittura, di inibire gli eventuali altruiconati pratici. L’approccio con questo tipodi problemi non può più, purtroppo, svol-gersi solo teoricamente per avere eletto afine la ricerca di indizi per l’acquisizionedi ragionevoli conclusioni; gli indizi sono

diventati prove, le ragionevoli conclusioni,fatti obiettivi. Prendendo atto di ciò, emolto rapidamente, consapevoli che ilmetodo stesso di indagine é stato fattomutare da quei centri molto riservati didecisione mondialista, sarà necessarioridurre a strumento l’indagine specu-lativa ed orientarla funzionalmenteverso l’approfondimento di azioni poli-

tiche, etiche, economiche.Le isolate voci che gridano nel desertonon infastidiscono più di tanto gli autocra-ti e tanto più isolate esse saranno quanto

più non cercheranno in una qualche azio-ne il loro esito; l’azione, viceversa, acco-munerà nel servire, ed il servire é attod’amore che dobbiamo a Chi ci ha in-dicato la Via, la Verità, la Vita, N. S.Gesù Cristo, morto e risorto.

D’altra parte, oggi, chi più dell’antimon-dialista cattolico, se non ancora affetto dairreversibile intellettualismo, potrebbe es-sere più motivato, più conformato ad unavisione organica della questione, desti-nato a diventare quello che è, e che ifatti impongono che sia, pena la suastessa perdita d’efficacia e l’involontariosostegno prestato all’avversario: l’unicalegittima ed autorevole interprete dellarealtà attuale nella sua interezza.D’altra parte, oggi, il rifiutare o archiviarecome inesaustiva la teoria e la prassi an-timondialista, conduce ad evidenti inter-pretazioni inadeguate e scorrette, e adesibizioni paralogistiche che non menanoda alcuna parte, realizzando così il tradi-mento di chi “paga” l’intellettuale: l’ignarolettore.Se il tradizionalismo cattolico, sposatateoria e prassi antimondialista nella lorofunzione negatoria (non più e non solo)della modernità presente ma anche dellamodernità futura ben più temibile ed anti-umana della presente, se il tradizionali-smo cattolico, dicevamo, non tenterà diriaffermare e di restaurare sia sul pianoindividuale che su quello sociale, i prima-ti che lo giustificano, oggi più che mai,nella fase penultima delle realizzazionimondialiste, si assumerà la gravissimaresponsabilità storica di esser mancatoall’Appuntamento, di aver tradito la pro-pria missione per non aver combattuto la“buona battaglia”, dal momento che peressa é nato, per l’oggi si é preparato,protetto dal manto della B.V. Maria aicui piedi deponiamo quanto faremo.

LA “NUOVA CHIESA” DI PAOLO VIsac. dott. Luigi Villa (pp. 380 - 119 Fofografie - Euro 20)

Per richieste, rivolgersi a:

Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 3700003 - C.C.P. n° 11193257

Tutte le speranze nate col Vaticano II sono poi svanite. L’aggiornamento, infatti, hacreato solo turbamenti e rimpianti che hanno suscitato contestazioni per il declassamentodegli stessi dogmi della dottrina cattolica.Questo libro sulla “Nuova Chiesa” di Paolo VI, perciò, viene a confermare, con evangeli-ca franchezza, che le analisi e le previsioni emerse nel corso degli anni conciliari, e dopo,si sono rivelate tragicamente vere. Inutile, quindi, stracciarsi le vesti, puntare il dito accusa-tore, indignati, e condannare... Il dramma che vive oggi la Chiesa, dopo Paolo VI, ha resoconto del cumulo di giudizi arbitrari e faciloni, di deformazioni e di varie bugie su tuttoquanto è storicamente attinente alla “Nuova Chiesa” di Paolo VI!

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LA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA(da: La Dottrina sociale cattolica: sfida per il terzo millennio - Rimini)

Da: “RERUM NOVARUM”Lettera Enciclica di S.S. Leone XIII sulla questione sociale (15. Maggio 1891)

b) La vera utilità delle ricchezze

In ordine all’uso delle ricchezze, eccellente e importantissimaè la dottrina che, se pure intravveduta dalla filosofia, venneperò insegnata a perfezione dalla Chiesa; la quale, inoltre,procura che non rimanga pura speculazione, ma discendanella pratica e informi la vita.Il fondamento di tale dottrina sta in questo: che nella ricchez-za si suole distinguere il possesso legittimo dal legittimouso. Naturalmente, diritto dell’uomo è, come si è già visto, laprivata proprietà dei beni e l’esercitare questo diritto è, spe-cialmente nella vita sociale, non solo lecito, ma assolutamen-te necessario. «È lecito - dice San Tommaso - anzi necessa-rio all’umana vita che l’uomo abbia la proprietà dei beni».Ma se, inoltre, si domandi quale debba essere l’uso di tali be-ni, la Chiesa per bocca del Santo Dottore non esita a rispon-dere che, per questo rispetto l’uomo non deve possedere i be-ni esterni come propri, bensì come comuni, in modo che facil-mente li comunichi all’altrui necessità. L’Apostolo, infatti, dice:«Comanda ai ricchi di questo secolo di dare e comunica-re facilmente il proprio».Nessuno, certo, è tenuto a soccorrere gli altri con le cose ne-cessarie a sè e ai suoi, anzi neppure con ciò che è necessarioal decoro del proprio stato, “perché nessuno deve vivere inmodo non conveniente”. Ma, soddisfatte le necessità e la convenienza, è dovere soc-correre col superfluo i bisognosi. “Quello che sopravanzadatelo in elemosina”. Eccetto il caso di estrema necessità,questi, è vero, non sono obblighi di giustizia, ma di carità cri-stiana il cui adempimento non si può certamente esigere pervia giuridica, ma sopra le leggi e i giudizi degli uomini sta lalegge e il giudizio di Cristo, il quale inculca, in molti modi, lapratica del dono generoso, insegnando: «È più bello dareche ricevere», e terrà per fatta o negata a sè la carità fatta onegata ai bisognosi: «Quanto faceste ad uno dei minimi diquesti miei fratelli, l’avete fatto a Me!».In conclusione, chiunque ha ricevuto dalla munificenza di Diocopia maggiore di beni, sia esteriori e corporali sia spirituali, aquesto fine li ha ricevuti: di servirsene al perfezionamento pro-prio e, nel medesimo tempo, di usarne come ministro della di-vina Provvidenza a vantaggio altrui: «Chi ha dunque inge-gno, badi di non tacere; chi ha abbondanza di roba, siguardi dall’essere troppo duro di mano nell’esercizio del-la misericordia; chi ha un’arte per vivere, ne partecipi alprossimo l’uso e l’utilità».

(continua)

IL VANGELO DI CRISTO È SUPERATOSECONDO CIAMPI, IL CAPO DELLO STATO

Il Presidente Ciampi ha inauguratoIl nuovo anno scolastico italiano;Ma, invece di ispirarsi a Quintiliano,A Cristo oppure a Socrate, ha citato

Il Talmùd Israelitico dannato!Azeglio Ciampi non è più cristiano,Cattolico, Apostolico, Romano,Mi chiedo, con il cuore amareggiato?!

Quel testo chiama “stada” o prostitutaLa Vergine Maria; bastardo il Figlio,Nei cui confronti odiosamente sputa!

Come si spiega, allora, un tal consiglio?E Santa Madre Chiesa resta muta,Indiffferente, senza batter ciglio?!

Prof. Arturo Sardini

CHIUSA

Il mondo è nelle mani del demonio,Col quale han sempre fatto mercimonioI figli della perfida genìa,Da cui marxismo e frammassoneria!

OCCHI SULLA POLITICA

INVITO AI PROFESSORI

Egregi professori, che insegnateLa storia-patria ed altro, state attentiA non disinformare gli studenti,Con le menzogne, ad arte preparate,

E poi per verità propagandate,Secondo gli interessi dei potenti -Massoni sinedriti onnipresenti -Dei quali, in buona fede, il gioco fate!

Approfondite, al fin di non rischiareDi diventare i servi del potere,Intento solamente a indottrinare

I poveri studenti, a suo piacere,Al fine di poterli manovrare,Fischi per fiaschi dando loro a bere!

Prof. Arturo Sardini

CHIUSA

La storia è cosa seria ed importante,Siccome sa la classe governante,Che nella sinagòga ha la regìa,Da cui marxismo e frammassoneria.

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Documenta-Facta terie prme e deprdare tutto ciò che ap-partiene agli altri. Essi sono guidati daSatana e vogliono il dominio totale emateriale di questa terra»...Invito, inoltre, a rileggere il messaggiodi pagina 237 dello stesso libro sulleprofezie. Eccone uno stralcio signifi-cativo:«Si sta diffondendo, in ogni parte dellaChiesa, una grande apostasia per lamancanza di fede... E si moltiplicanosovvertimenti di ogni ordine natu-rale come terremoti, siccità, inonda-zioni, disastri, che causano la morteimprovvisa di migliaia di persone, se-guite da epidemie e mali inguaribi-li... i vostri giorni sono segnati da con-tinui rumori di guerra che si moltiplica-no ogni giorno». Non è forse questa la fotografia dellanostra epoca?

(di Piero Mantero).

VIETNAM: CHIESE CHIUSE

Alla fine di settembre del 2002, nellaprovincia vietnamita di Dak Lak, era-no state chiuse 354 chiese su 412.Secondo l’agenzia “Compass Di-rect”, a metà ottobre, una cinquantinadi pastori e anziani cristiani della pro-vincia sono stati arrestati, o sono“scomparsi”.Si attende, presto, la chiusura dellerestanti 58 chiese della provincia. Icristiani delle tribù minoritarie come i“hmong”, devono far fronte a una du-ra persecuzione.Le notizie, giunte dalla provincia di “Lak, rivelano uno schema. A partiredall’estate inoltrata, i leader delle prin-cipali chiese della minoranza “ede”sono stati convocati dalle autorità lo-cali che li hanno informati che le lorochiese erano illegali e dovevano,quindi, sciogliere le loro organizza-zioni ecclesiastiche.

LE GUERRE, IL NUOVO ORDINEMONDIALE E L’ANTICRISTO

In questi giorni, il mondo ha tirato ungran sospiro di sollievo, ma non pochiimbecilli hanno pensato: «Profezie dicatastrofi? Visto che erano sciocchez-ze?».Questa è la superficialità che si anni-da e annovera nel cristiano medio,quello della domenica, quello chescambia la pace vera con il pacifismo,quello che abbatte le croci (o le piantae non le espone per spirito ecumeni-co). Quel cristiano medio che, in com-penso, sventola la “bandiera arcoba-leno”, tipico prodotto della “NewAge” e simbolo ideale di un sinarchi-smo politico e religioso, che si fa beffedella Chiesa, proprio della Chiesa diquei cristiani che s’irridono del profeti-smo divenendone, altresì, strumentiinconsapevoli di realizzazione pratica.A pagina 345 del nostro: “Il GrandeLibro delle Profezie”, è riportata laprofezia n° 6 del capiolo sulla guerrache sintetizza il momento storico chestiamo tragicamente vivendo. Questa profezia venne scritta, però,negli anni cinqunta! La riportiamo con-sapevoli che per capirla appieno biso-gna conoscere altri messaggi escato-logici relativi all’Apocalisse, ossia allaRivelazione.

«... La scintilla della discordia e dellosterminio parte ancora una volta dal-l’antichissima mesopotamica Babilo-nia, Bagdad iraqueno, che sorge, og-gi, a pochi chilometri dalla distrutta“Torre di Babele”; ma, tra Gog eMagog, la contesa è più aspra chemai, perché gridano e sostengono divoler la pace universale proprio colo-ro che agognano una guerra di ster-minio per impadronirsi di tutte le ma-

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M a proprio questo mescola-re indegno di ideali conrealtà menzognere deve

rendere cauti, per non finire di fare ilgioco dei peggiori. La Chiesa ha, inproposito, pronunciate delle condanne,sulle quali non è lecito transigere eche hanno, oltretutto, il caritatevolescopo di disincantare a tempo chi vadisincantato, affinché si cerchi per lapropria giusta causa dei migliori e piùonesti avvocati. Poiché questa è la fi-losofia del Decreto del Santo Uffiziodell’11 luglio 1949.L’apostolato moderno, su questo pun-to, mette a noi dei chiari imperativi ol-tre quello generale sopra ricordato.Ciò perché “moderno” significa ap-punto sensibilità a quello che pro-prio oggi occorre.Bisogna concorrere a creare una men-talità sociale. Essa, in gran parte,manca. Infatti, si pensa più a quelloche si sogna di sconvolgere, obbeden-do a sentimenti di vendetta ed odio néumani né cristiani, senza costrutto rea-le e senza efficacia al proprio migliora-mento, che non al miglioramento stes-so. Pensare in modo positivo e con-creto al miglioramento (non alle di-struzioni od ai disordini) è avere unamentalità sociale.Quando si ha una mentalità sociale,non si fanno sciocchezze, si ragiona.E quando si ragiona si prende semprela via migliore, la più corta e la più si-curamente efficace. E così che si arrivaad avere una mentalità sindacale sana.Nessuno vorrà dire che questa esista,quando intere masse obbediscono, nulladecidono, eseguiscono ordini balordi sen-za saperne il perché ed in modo tale damandare in rovina il pane del quale deb-bono pure mangiare. Si deve voler beneai meno favoriti dalla sorte come ai proprifigli. Ai propri figli si dà ragione e torto,secondo che meritano, e non si potrebbefar loro torto peggiore che quello di darsempre ragione, aiutandoli così a rovinar-si nei propri errori. Aver creato il mitodella invulnerabilità e della infallibilità,violenta tutte le leggi economiche, ed

al momento in cui scriviamo non possia-mo celare l’angoscia che taluni dei nostrifigli, con tutte queste storie, abbiano dapatire la fame.Per carità, non facciamo né i comizianti,né gli scalmanati, né i faciloni a trinciaregiudizi, dar torti e sposare cause. Diamoa ciascuno il suo. È troppo serio il proble-ma, i cui estremi sono benessere o rovi-na del popolo, perché ci si sguazzi dentrocome se si trattasse di fare dell’accade-mia o del teatro!Cari Confratelli, la questione socialesta diventando una recitazione teatralee, per carità di prossimo, è proprioquesto che si deve impedire.

La dottrina sociale della Chiesa è chia-ra, quello che non è ancora fatto è chemolti cristiani la mettano in pratica.Affanniamoci anche meno a chiarirequanto è già delucidato e cerchiamo diconvincere qualcuno di più a seguire ilmandato del Salvatore Divino nellagiustizia e nell’amore, con spirito di ri-nuncia vera al proprio esagerato be-nessere.

CONCLUSIONE

È ora di raccogliere in breve il sugo diquanto si è detto.Il mondo non lo si pigli con inutili la-menti, sebbene come è. Se è moder-no, dobbiamo pigliarlo così ed agire diconseguenza.Altra cosa è il giudizio da dare sulmondo moderno, altra cosa è quelloche noi dobbiamo fare.Quanto al giudizio - se Ci avete se-guito in questa non breve disanima - visarete accorti che ha note gaudiose enote tristi, con prevalenza di accentiseri e preoccupati e con la conclusionedi non confondere mai “moderno” e“buono”, ma di esaminare paziente-mente ed obbiettivamente caso percaso, aspetto per aspetto. Abbiamopotuto non risparmiare durezza di rilie-vi proprio perché, comunque fosse ilgiudizio sulle cose nuove, ben sapeva-

mo che, per amore di Dio, sto poveromondo dobbiamo prenderlo come è, siabuono, sia cattivo. “Non est opus valen-tibus medicum” (Matteo 9-12).Quanto al fare (cosa più importante delgiudicare) vi sarete accorti che noi dob-biamo adeguarci ai nostri tempi. In que-sto sa l’essere moderni. Vi sarete accortiche “adeguarci” significa fare tante coseche prima non facevamo, prepararci afarne ulteriormente delle nuove, ridurre alminimo la nostra quiete, sollecitare l’inge-gno per far fronte ai bisogni, rimetterci delnostro, pagare di tasca nostra, “gauderecum gaudentibus”, “flere cum flenti-bus”, passare accanto alle distrazioni del

LA MODERNITÀ

di Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri

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“Lettera Pastorale al Clero”.

Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri.

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“Chiesa Viva” *** Novembre 2003 13

mondo e non sfruttarle, accompagnarlo edistinguerci accanitamente dal suo stile. Iltutto significa rinuncia, lavoro, umiltà, ca-rità. Ecco la modernità. La grande leggedella modernità è nel Vangelo e sichiama appunto “carità”. Per questalegge dobbiamo fare come ha fatto il Sal-vatore Divino, fare di noi quello che vienbene agli altri, e pertanto cor-rer dietro a questi altri e corre-re a modo nostro tutti i sentierinecessari alla loro salvezza, ri-fiutando l’umano conforto, finoall’ultimo respiro.Una modernità concepita di-versamente, potrebbe equiva-lere al tradimento del caratteresacerdotale.E allora siamo per la moder-nità? Sì!Ma avete sentito a che modo,con che coraggio, con che rit-mo.Ora che Ci siamo liberati dallapreoccupazione di dire tuttoquello che pensavamo, nellaluce della conclusione definiti-va, pensiamo saranno per voisuasive alcune ammonizioni. Ènecessario mantenere la pron-tezza d’animo a capire e laagilità necessaria a seguire itempi.Voi sapete già che qui “segui-re” significa semplicemente“fare quel che richiede il be-ne delle anime”.I tempi camminano veloci ed è sufficienteil più leggero sonno per rimanere troppoindietro e perdere il mordente.I giovani siano prudenti ed avveduti,facendo largo alla saggezza dei vec-

chi; i vecchi siano umili nella loro ma-turità e facciano posto all’energia deigiovani.L’avvenire è greve, anche se ci è miste-rioso. Si direbbe infatti che il mondo cam-mini a forzare le estreme esperienze diquesto ciclo storico. L’accelerazione ditutte le cose è il sintomo più preoccupan-te.

Noi siamo, forse, un’altra volta ad un epi-logo? Dio solo lo sa.Io più, cari Confratelli, quanto si è dettosulla modernità mette in rilievo il doveredi eliminare tutte le cause che creano

inutili distanze con i nostri simili. Molti diessi non sono ben disposti verso di noi.Quando ciò accade per ragioni dellaverità e della legge che portiamo nellemani, non c’è da turbarci. Ma quandociò fosse per motivi di cui siamo re-sponsabili, allora c’è da turbarci. La sincerità e la verità, la perfetta lealtà edirittura, la serietà della nostra parola e

del nostro giudizio, l’equilibriocostante, la gentilezza e l’edu-cazione, il perfetto rispetto alleleggi civili a tutti i valori e a tut-ti gli onesti uffici, la generositàdel cuore e la modestia, la le-vatura spirituale e l’ispirazioneevangelica, l’assenza dell’un-tuoso e del gretto dell’abitudi-nario e del vuoto, siano il no-stro decoro e la nostra presen-tazione efficiente.Non potremo essere modernise, dopo aver fatto il possibile- e meritoriamente - per ade-guarci, tollerassimo un leggeroed inutile velo di piccole ripu-gnanze, sufficiente, però, contutti i nostri sforzi, a rendercilontani come se avessimo per-so la corsa di un secolo. E tut-to si riduce a questo: che ab-biamo ogni momento, nelmomento di ogni età, lachiamata del Signore a se-guirLo nell’opera della Re-denzione, e che a quellachiamata non si dà una ri-sposta una volta sola, ma si

risponde ancora ogni momento coninflessioni nuove, secondo la infles-sione dell’invito superno.

(fine)

Cristiani, Musulmani, Ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!sac. dott. Luigi Villa (pp. 130 - € 10)

Per richieste, rivolgersi a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 3700003 - C.C.P. n° 11193257

Questo nostro libro ha lo scopo di rettificare certe affermazioni, sparse largamente sullastampa, specie cattolica, circa l’eresia ecumenica d’oggi che afferma che il Dio deiCristiani è lo stesso di quello dei Giudei e dei Musulmani. Ma il nostro ragionamento,semplice, è questo: Gesù Cristo è Dio. Giudei e Musulmani, però, non credono inGesù Cristo e non Lo venerano come Dio; perciò, Ebrei e Musulmani non hannolo stesso Dio dei Cristiani.La radice, quindi, della contrapposizione tra Cristianesimo, Giudaismo e Islamismo, è dinatura teologica. Il Dio dei Cristiani, infatti, non è soltanto il Dio Unico, ma è anche il DioUno e Trino. Uno nella natura, Trino nelle Persone. Il Giudaismo del Nuovo Testa-mento, invece, ripudia Gesù Cristo, e come Messia e come Dio. L’Islam, pur ricono-scendo Gesù come “un apostolo di Allah” (cfr. Sura IV, 156/157), nega la SS. Trinitàcome bestemmia; perciò, chi non ha la fede musulmana è un “Kafir”, cioè un “infe-dele”, per cui i “Kaffirma” sono tutti i non musulmani, contro i quali ogni lotta è lecitae doverosa, dalla “guerra santa” in giù, fino alle persecuzioni d’ogni genere!

Padre Lawrence Craig, circondato da “glamour” alla Classe sesta del saint Mary’s College, di Middlesbrough - Inghilterra.

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L a visita del capo delKremlino ad Ei-senhower assume

singolare importanza, met-tendo in evidenza la concor-dia inscindibile tra l’ebrai-smo e le due principali suecreazioni: massoneria e co-munismo. Occorre metterele briglie al comunismo - fudetto al convegno massoni-co di Tokyo - perché il suopotere non ingigantisca, ma:«Mai contro il comunismo»è una parola d’ordine delmondialismo ebraico, che loha lanciato come strumentodi lotta contro il cristianesimoper l’attuazione del “NovusOrdo Seclorum” di indolemassonica.Ebraismo, massoneria ecomunismo hanno una so-la identica anima, come ap-pare da molti episodi, emersidurante la visita di Krusciov,invitato negli Stati Uniti dal presidenteebreo, massone e filo-comunista, Ei-senhower.Attingiamo le informazioni dal volume diTraian Romanescu, dell’università di Bu-carest, “Traicion a Occidente”, in linguaspagnola, ed. Mexico 1961, p. 290.Eisenhower coronò la sua opera invitan-do Krusciov negli Stati Uniti. Nel gennaio1959, un mese prima di morire, John Fo-ster Dulles aveva dichiarato che un invi-to a Krusciov, qualora fosse venuto negliStati Uniti, sarebbe stata la più grandevittoria politica del bolscevismo sull’Occi-dente libero. Pochi mesi dopo la morte diDulles, Eisenhower e la sua banda diede-ro a Nikita questa vittoria. All’arrivo diKrusciov negli Stati Uniti salirono comeolio sull’acqua tutte le bande giudeo-mas-soniche-comuniste, formate da “perso-nalità americane” tanto potenti nel-l’America “cristiana” di oggi.Eisenhower invitò Krusciov contro l’opi-nione del popolo americano, che pure

aveva respinto le visite di altri capi rossi,come Mikoian e Koslov, che già aveva-no fatto propaganda comunista nel suolostesso della “democrazia”.L’arrivo di Krusciov a Washington fu pureun colpo mortale alle speranze di milionidi uomini, prigionieri oltre la cortina di fer-ro, che sognavano di essere liberati dagliStati Uniti.A questa visita si oppose, tra gli altri, ilgenerale Albert Wedemeyer, capo diStato Maggiore di Mac Arthur nel Pacifi-co, che scrisse a Eisenhower invitandoloa rinunciare al progetto di portare Nikitain America. Fu tutto inutile, perché la ban-da Eisenhower-Baruch-Winberg-Harri-man-Herter voleva fare, a qualsiasi co-sto, questo servizio al “compagno” Niki-ta, mettendolo alla gola del popolo ameri-cano. Due giorni prima dell’arrivo di Krusciov aWahsington, il missile “Lunik II”, inten-zionalmente lanciato nello spazio alla se-ra del viaggio del capo rosso, aveva toc-

cato la luna. Così, contribuì altrionfo del carnefice rosso interra americana!Il 14 settembre 1959, vigiliadell’arrivo di Krusciov a Wah-sington, un gruppo di per-sonalità cristiane nordame-ricane (35 membri della Ca-mera dei Rappresentanti, 8senatori, 21 vescovi e arci-vescovi, 9 generali e ammi-ragli) firmarono un procla-ma all’opinione pubblicanordamericana nel qualesolidarizzavano “con le vit-time del comunismo” e di-chiaravano la visita: “luttonazionale”.L’accoglienza di Krusciov daparte delle masse americane,fu fredda, ma ciò che contavaera l’eco dell’arrivo e di esse-re ricevuto con tutti gli onorinella capitale stessa del pae-se in cui la coscrizione cercadi distruggere da molti anni.

– Il 15 settembre 1959, Krusciov giunseall’aereoporto di Washington su un aereogigantesco e accompagnato da tutta lasua tribù: mogli, figli, cognati, ecc.. Ei-senhower lo attendeva all’aerodromo conla sua claque di ministri e “consiglieri”.Per l’illustre “ospite” fu preparato un ri-cevimento trionfale. Un tappeto rosso,largo 62 metri, e teso fino al scalettadell’aereo, diede a Krusciov l’impressionedi trovarsi come a casa sua. L’aereoportoera adornato di bandiere rosse, così puregli edifici che facevano da scenario. Ci fu-rono salve di cannone, benché non sitrattasse di un Presidente, ma di un primoMinistro e capo del Partito comunista.Al suono dell’inno sovietico, Eisenhowere la sua corte si mostrarono vivamenteemozionati. Nel tragitto verso la BlairHouse, ci furono guardie di onore e diecifanfare per rallegrare la vista e l’udito delgran capo russo. E per difendere la sua“preziosa vita”, la “democrazia” ameri-

I GIGANTI DEL MALE– L‘incontro Eisenhower-Krusciov

di A. Z.

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14 “Chiesa Viva” *** Novembre 2003

Il presidente americano Dwight Eisenhower con Nikita Krusciov - 1959.

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“Chiesa Viva” *** Novembre 2003 15

Poi, Krusciov visitò il governatore “se-migiudeo” Nelson Rockefeller, altromassone, membro del Club dei banchieriche la giudeo-massoneria volle lanciarecome candidato alla presidenza al postodi Nixon considerato “insicuro”, perchénon inevitabilmente legato alla mafiamassonica, essendo anglosassone di ori-gine e di religione cristiana (quacquero).La notte del 18, Nikita assistette al gran-de banchetto offertogli dal suo amico e“fratello” Dag Hammarskjold, nella se-de delle Nazioni Unite, primo strumentodel comunismo in Occidente.

– In seguito, Nikita fu a Hollywood, su in-vito del massone greco Spiros Skouras,proprietario della compagnia “Fox”. Il ve-ro motivo della scelta di Hollywood èche questo è il secondo centro comu-nista del Nordamerica. Con la popola-zione del 60% di ebrei che monopolizza-no l’industria del cinema, è facile capirecome questa città sia giunta ad essere uncentro così importante del comunismo.Produttori, artisti, scrittori, musicisti, com-positori e altri di Hollywood, sono in mag-gioranza ebrei filocomunisti o criptocomu-nisti (quando non sono comunisti dichia-

rati), che nella bella California cristiana,hanno portato prostituzione, divorzio,estorsioni, mafia, omosessualità, alcooli-smo, morfinomania e altri vizi (loro ultimacreazione è il “ribelle senza causa” per-sonificato dal giudeo James Dean), tuttifenomeni che, come la peste, appaiono eprosperano dove gli israeliti mettono pie-de.La cinematografia nordamericana, chediffonde tutto il negativo, tutto il corrosivo,l’anticristiano, l’immorale, occupa, nel

quadro della cospirazione, il medesimo ti-tolo della propaganda massonica o co-munista, ma molto più sottile e vasto, finoa far pagare ai cristiani la possibilità di“ammirare” i generi demolitori delle loropellicole prodotte, attuate, scritte, distri-buite ed esibite, nella maggior parte, daebrei e da loro collaboratori.Si comprende perché Nikita si affrettassead accettare l’invito di Skouras. Tuttavia,giunto all’aeroporto di Los Angeles, fu ri-cevuto con un discorso critico del sindacoPoulsen, l’unico degno di chiamarsi “cit-tadino americano”, che gli ricordò le sueminacce di interrare i Paesi occidentali, egli fece sapere che questo sarebbe statodifficile, perchè gli uomini liberi avrebberolottato sino alla morte per conservare lapropria libertà. Al sentire queste note in-solite, il vecchio lupo divenne furioso eminacciò di lasciare immediatamentel’America.I “fratelli”, allora, ripararono l’incidentemettendo a sua disposizione MarilynMonroe (moglie dell’ebreo scrittore ArturMiller), la “moglie di tutti”, e l’ebrea Eli-zabeth Taylor, pure dama (?) molto po-polare, ebrea e moglie di un ebreo. Poi,Nikita fu corteggiato da altri uomini e don-

ne ebree, i cui nomi brillano nel cine-ma e nel teatro, insieme ad altri nonebrei, ma professionalmente alle lorodipendenze.Si giunse a filmare una pellicola incui si vede come nel “laboratorio”di Holliwood sono elaborati gli supe-facenti che distruggono l’organismodei cristiani. Ma la pellicola non fuammessa nella “pudica” Russia so-vietica, dove il pudore è un “pregiu-dizio borghese”.

– Il 20 settembre, Nikita giunse aSan Francisco, dove fu messo inscena il suo incontro coi dirigenti deilavoratori americani capitanati dal co-munista ebreo Walter Re, vicepresi-dente del-l’AFL-CIO, che conta più di15 milioni di dipendenti. Il “teatro” fumontato per dare l’impressione che ilavoratori americani, diretti per l’80%da ebrei, si oppongono al comuni-smo e, per conseguenza, le massesono costrette a seguire i loro diri-genti, anticomunisti furibondi.Un giomo prima dell’incontro di Nikitacoi dirigenti sindacali americani, ra-dio Mosca aveva lanciato la notiziadella “riduzione della giornata dilavoro in URSS a sette ore”. Tuttofu calcolato per dare l’impressione ailavoratori americani e a quelli delmondo libero, che in Russia e neglialtri paesi comunisti non conta tantola durata della giornata “ufficiale”,

ma la “norma”, ossia la quantità di lavo-ro tale da garantire le sette ore, ma di la-vorare anche fino al doppio per evitarel’accusa di sabotaggio contro la produzio-ne, ciò che significava il carcere o la de-portazione in Siberia.

– Il 23 settembre, “sua eccellenza” ar-rivò a Des Moines, dove fu oggetto diuna manifestazione ostile degli studenti,ciò che diede alla polizia di Eisenhower ilpretesto di agire contro questi “reaziona-

cana, mobilitò un esercito di 15.000 poli-ziotti, detectives, militari, ecc.. I dodici“specialisti” sovietici, giunti per l’occa-sione, non dovevano preoccuparsi di nul-la, neppure di trattenere e maltrattare inordamericani autentici che protestavanoper una visita che macchiava il suolo libe-ro dell’America.– Seguì la “tournée” di propaganda, conbanchetti, a Wahsington, New York, Hol-lywood e altri luoghi. Dopo due giorni nel-la capitale, Nikita fu a New York, sededella cospirazione mondiale ebraica e delsupergoverno mondiale segreto, lo stes-so del comunismo nordamericano e dellamassoneria internazionale. Fu ricevutocon onore dal sindaco Robert Wagner, ele vie, gli edifici, gli ambienti dei grandibanchetti, le grandi parate massoniche ealtre manifestazioni furono ornati delle“stelle di cinque e sei punte”, simbolidell’ebraismo.Prima, Krusciov si era intrattenuto sullaspianata maggiore del giudaismo ameri-cano, nella casa di Averell Harriman, exGovernatore di New York, dove si alter-narono Baruch, James Warburg, Nel-son Rockefeller, Paul Hoffmann e com-pagni. Lì, i giudei massoni discussero i lo-ro piani e le nuove strategie per di-struggere gli Stati Uniti e l’orbe cri-stiano (gli altri massoni non possonopartecipare in così eletti incontri, per-ché sono soltanto gregari dell’ebrai-smo). Con Nikita, era giunto un altroebreo famoso, Ilya Ehremburg, au-tore del libro “Il trust per la distru-zione dell’Europa”, che preconizzala distruzione totale del vecchio mon-do e la deportazione dei sopravvis-suti nelle miniere della Siberia; poi,I’altro scrittore, pure ebreo, Cho-lohov, autore del libro “Nel Don si-lenzioso.” Così, tutto venne discus-so in famiglia ebraica, dove neppurele personalità massoniche non ebreefurono ammesse, perché ad esse sidà da mangiare in cucina.Durante questa intervista coi “trentagrandi”, capi segreti del Nordameri-ca, Krusciov dichiarò, secondo lapubblica conferma di Averel Harri-man: “Voi siete la claque regnan-te. I politici sono i vostri fantoccidi paglia. Con voi devo discutere”.Poi, l ’orso incontrò il cosiddetto“Economic Club” di New York perdiscutere un aumento dell’interscam-bio commerciale tra i due paesi, ilsolo che deve favorire il rapido svi-luppo dell’economia sovietica.Il 18, visitò la comunista ebrea Elea-nor Roosevelt, la vedova del“Grande Presidente”, Franklin De-lano Roosevelt, e collocò una coro-na sulla tomba di colui che diede le alial comunismo!A New York, fu ricevuto col rituale più omeno massonico, al quale poterono par-tecipare anche i servi massoni non ebrei,nel gran palazzo politico della squadra ecompasso delle Nazioni Unite. Il “pacifi-sta” Nikita pronunciò il famoso discorsosul disarmo totale (degli occidentali, poi-ché i sovietici non ammettono controlli,ma vogliono essere creduti su parola“d’onore”!).

25 settembre 1959. Il presidente Dwight Eisenhower e ilpremier sovietico Nichita Krusciov posano davanti allaLoggia Aspen di Camp David, Maryland (USA).

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ri”. Krusciov si sarebbe recato a visitare icampi di mais, ma in verità fu a parlaredue volte col suo amico Adlai Steven-son, dal bel nome biblico, due volte can-didato democratico e due volte sconfittoviaggiatore contumace in URSS, e unodei più pericolosi cripto-comunisti d’Ame-rica.

– Il 24, lo zar rosso arrivò a Pittsburg,centro della siderurgia nordamericana,ancora paralizzato dallo sciopero montatodai rossi d’America. Il sindaco gli diede lechiavi della città, antico borgo medioeva-le, in cui i vinti presentavano umilmenteai vincitori le chiavi di entrata delle fortez-ze. Fu un atto simbolico di ciò che preser-vava il futuro, con la consegna delle chia-vi da parte del Presidente al conquistato-re rosso?

– Alla fine, concluso il viaggio di piacere(con deboli reazioni di ostilità), il 25 set-tembre, il viaggiatore tornò a Wahsington,e, il 27, parlò di politica con Eisenhoweral “Campo David”, che avrebbe potutobenissimo essere il “campo di Giacob-be” o il “Campo di Abramo”. Dopo lo“spirito di Ginevra” nacque così lo “spi-rito del Campo David”. La vittima diquesto nuovo avrebbe dovuto essereBerlino, o la Germania Occidentale, ma lecose si complicarono, perché i tedeschihanno più possibilità di opporsi ai russi diquanto abbiano i paesi dell’Europa Orien-tale, venduti al comunismo quando fu ne-goziato lo “spirito di Ginevra”.

– Per chiudere con spille d’oro il suo viag-gio di propaganda e cospirazione contro ilNordamerica, furono messe a disposizio-ne di Nikita le catene televisive america-ne, controllate dagli ebrei Albert Kahn,David Sarnoff e William Paley. In esse ildittatore rivolse i suoi “dolci” sorrisi alpopolo degli Stati Uniti con parole di “pa-ce” e “amicizia”. Il lupo, quindi, rivolsela sua predica alle pecore, mediante lemaggiori catene della televisione ameri-cana, che invece era stata ricusata a Mac

Charty, quando questa vittima del comu-nismo, come Forrestal e Dulles, morti di“male naturale” nell’ospedale di WalterReed, di Wahsington, chiedevano di par-lare al popolo dell’abisso che davanti adessi stavano scavando i nemici esterni einterni del paese.Perché non andassero a monte le suemanifestazioni di abilità, Nikita, prima di

allontanarsi, disse: «Se qualcuno si im-magina che i nostri sorrisi siano unabbandono degli insegnamenti diMarx, Engels e Lenin, si sbaglia».Tuttavia, Eisenhower pretese di far cre-dere al suo popolo che sarebbe statapossibile la “coesistenza pacifica”.

– Tornato a Mosca, il 28 settembre 1959,Krusciov dichiarò, in un discorso, nellostadio Lenin, di essere profondamentesoddisfatto del suo viaggio, aggiungendoche, con la morte di Mac Carty e di Dul-les, sarebbero morte le loro idee. Quantoad Eisenhower, dichiarò che era una per-sona “piena di coraggio e di sapienzapolitica...”.Due settimane dopo la sua partenza dagliStati Uniti, il Comitato contro le attivitàanti-nord-americane, il 12 ottobre infor-mava che Krusciov era direttamente re-sponsabile di aver organizzato la “fameartificiale” egli anni 1930-34, in Ucraina,sottraendo gli alimenti per piegare i con-tadini kulaki, ostili alla collettivizzazioneagricola. Perché tali informazioni non fu-rono pubblicate prima della visita? Per-ché furono giudicate “politicamenteinopportune”, e il farlo sarebbe statoproclamare Nikita responsabile (quale è)della deportazione in massa durante la ri-bellione ungara! Contro le malefatte di Eisenhower si op-pose pubblicamente - almeno a parolebenché egli non fece che seguire la politi-ca dei suoi antecessori - l’ex presidenteTruman, che, secondo il quotidiano“New York Herald Tribune” dell’11 di-cembre 1959, in una riunione dell’8 di-cembre, aveva dichiarato che Eisen-hower era «il più inetto Presidente del-la storia degli Stati Uniti». Ciò non fututtavia una riprovazione delle sue idee,ma dei sistemi...

I viaggi politici di Eisenhower in Europa,Asia, Africa e Sudamerica, alla fine del1959 e all’inizio del 1960, ebbero comeprincipale scopo di calmare i “governiamici”, perché qualcuno, come quello te-desco, osservavano con preoccupazionela politica filocomunista di “lke”, mentregli altri, come i Governi massonici diFrancia, Italia, Brasile, Uruguay, ecc., siconsideravano “poco consultati” inquella strana politica di quel grandeatleta della libertà di Wahsington!

16 “Chiesa Viva” *** Novembre 2003

Padre Pietro Benassidi Modena

Prof. Proietti Panzini Lellodi Madonna della Pace (Roma)

Sig.ra Virginia Ellen Hanscom Calìdi Monza

Sig.ra Adriana Geraci Cusidi Roma

A tutti i lettori di “Chiesa vi-va” raccomandiamo le Loroanime alla loro preghiera.

Franklin Delano Roosevelt, il vero arteficedell’impero comunista sovietico.

I NOSTRI LUTTII NOSTRI LUTTI

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“Chiesa Viva” *** Novembre 2003 17

L a storia si ripete: una decina dianni fa, quando la scuola ele-mentare riceveva il colpo di gra-

zia con la machiavellica trovata dei “mo-duli”, il Ministero della Pubblica Istruzio-ne (MPI). aveva largamente distribuito unlibretto, intitolato “Una scuola più”, perpresentare la riforma elementare comeun fatto positivo in confronto alla scuoladel passato, ritenuta, ovviamente senzaappello, del tutto negativa.Malgrado però i l palese insuccessodell’operazione, perché il malcontento deidocenti ed il disagio degli alunni alla pro-va dei fatti continuarono ad aumentare, epersistono tuttora, l’attuale MIUR (contarga diversa, ma azione e spirito paralle-lo a quello del MPI) ci riprova con il me-desimo mezzuccio del libretto dato in pa-sto alla plebe tumultuante, a mo’ di offaper tenerla buona.L’opuscolo, di 32 pagine, è intitolato:“Una scuola per crescere” ed è presen-tato da una lettera del Ministro Moratti,con tanto di firma autografa, diretta a“studenti, genitori e docenti”, in unasequela eloquente, lettera grondante delsolito buonismo zuccheroso (“il nostrodialogo”, “l’impegno di tenervi informati”, il“patto tra scuola e famiglia”, “lavorandoinsieme con voi”) e inconcludente (“cam-biamento ispirato ad una visione euro-pea”, ma insieme “scuola radicata in unaidentità nazionale solida e condivisa”, laquale “arricchisce le offerte formative”, ilcui “motore deve essere la trasmissionedell’amore per il sapere e dell’amore perla vita”).Il testo incomincia con uno schema dellanuova scuola di disperante squallore,perché, oltre all’ostinata indicazione deidue “cicli” (il primo di anni 5+3, elemen-tari più media inferiore, il secondo di me-die superiori di durata a buon conto nondefinita), palesemente incostituzionali(posto che la Costituzione, art. 33, parladi “ordini e gradi” di scuola, con tanto diesame di Stato “per l’ammissione o per laconclusione di essi”), lo schema si limitaa indicare per le elementari, designatecome prima parte del primo “ciclo”, l’iscri-zione facoltativa alla I elementare di alun-ni di 5 anni e mezzo, lo studio di una lin-gua straniera europea (si spera accantoall’italiano) e l’uso del computer, più

l’abolizione, anch’essa incostituzionale,dell’esame di V elementare.L’illustrazione dell’art. 3 del ddl farà lagioia degli asini per vocazione, quelli chetirano a campare da un “debito” all’altro dianno in anno.Se andrà in porto la “filosofia del bien-nio”, partorito dalla fertile mente di qual-che pedagogista impegnato, i suddettiquadrupedi, muniti di orecchie lunghe epelose, avranno alternativamente un an-no di riposo, costellato magari da una se-rie di inefficaci 3 o di 4, invano assegnatidai docenti in certe materie, ma poi ri-scattati dalla tipica volata finale, anchegrazie al palese esaurimento di un corpoinsegnante, avvilito e demotivato da unapolitica scolastica che, cinicamente, sene serve per far loro togliere le castagneda un fuoco appiccato da altri.Quanto poi al “servizio nazionale di va-lutazione”, ci si domanda chi vorrà pren-dere sul serio le “verifiche periodiche sul-le competenze fondamentali dei percorsidi studio e di formazione e sull’efficaciadelle attività delle scuole”, attuato da unarestaurazione del famigerato IRRSAE,

mutato nomine et colore, perché è alta-mente probabile che le suddette “verifi-che” o si concluderanno con stucchevoliauto-celebrazioni ed auto-conferme delleproprie geniali trovate, oppure con inizia-tive persecutorie per i malcapitati che nonsi adeguano prontamente ai diktat piovutidall’alto ed osino ancora pensare con lapropria testa. Disgustosa è la parafrasi del parimenti di-sgustoso art. 5 sui docenti: in dieci righe,i cervelloni del MIUR ci fanno sapere chei docenti dovranno munirsi di “una for-mazione iniziale universitaria di pariqualità”, sia che debbano insegnare aibambini dell’asilo a soffiarsi il naso, siache debbano impartire insegnamenti ele-vati agli adolescenti. Il sistema concor-suale è liquidato con un “periodo di tiro-cinio nelle scuole”, ma anche sulla“laurea specialistica” di un solo bienniodopo il precedente mostruoso triennio tut-to fare, grava la cappa minacciosa delpedagogismo incombente, il vero vincito-re della torbida vicenda del riformismoscolastico italiano da vari decenni a que-sta parte.Così si arriva al riassunto finale su “co-me realizzare il cambiamento”, ove aiprecetti precedenti si aggiunge una nonmeglio precisata e perciò inquietante “va-lorizzazione del personale docente”con annessa “formazione iniziale econtinua”. È parimenti inquietante il fattoche siano già indicate le “prime fasi diattuazione” con la “possibilità di iscri-zioni anticipate” ad asilo e a prima ele-mentare (per le quali sono “già assicuratele risorse”) e “l’insegnamento di una lin-gua comunitaria e delle nuove tecnolo-gie”, fin dalla prima elementare.Ultimo particolare disgustoso è rappre-sentato dalle cosiddette “illustrazioni” checonsistono in disegnini sbilenchi ed im-provvisati, come quelli che fanno per gio-co i nostri bambini in età prescolare.Che dire di più? Speravo che la vittoriaschiacciante del centro-destra facessecambiare la musica con i suonatori anchein campo scolastico. Invece, i suonatorisono più o meno i medesimi e la musicaè pressoché immutata. Ormai, incomin-ciamo a temere che ci abbia abbandona-to anche l’ultima dea, la speranza, quellaimprigionata, fatalmente, nel fondo del

LA STORIA,PURTROPPO, SI RIPETE

della Prof.ssa Rita Calderini

da: “La Voce del C.N.A.D.S.I.” XXXIX, 9. 1° settembre 2002

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18 “Chiesa Viva” *** Novembre 2003

LA “DOTTRINA DEL TERRORE”

Anno 1773. Poco prima di presentare il suo piano, in 25punti, per “dominare le ricchezze, le risorse naturali e la for-za lavoro di tutto il mondo”, Amschel Mayer Rothschild, aisuoi dodici ascoltatori, svelò «come la Rivoluzione Inglese(1640-60) fosse stata organizzata e mise in risalto gli erroriche erano stati commessi: il periodo rivoluzionario era statotroppo lungo, l’eliminazione dei reazionari non era stataeseguita con sufficiente rapidità e spietatezza e il pro-grammato “regno del terrore”, col quale si doveva otte-nere la rapida sottomissione delle masse, non era statomesso in pratica in modo efficace. Malgrado questi erro-ri, i banchieri, che avevano istigato la rivoluzione, ave-vano stabilito il loro controllo sull’economia e sul debi-to pubblico inglese».Rothschild mostrò che questi risultati finanziari non eranoda paragonare a quelli che si potevano ottenere con la Ri-voluzione francese, a condizione che i presenti si unisseroper mettere in pratica il Piano rivoluzionario che egli ave-va studiato e aggiornato con grande cura. Ecco la “dottrina del terrore” contenuta in questo Piano.

«Il miglior risultato che si può ottenere, nel governare gliuomini, può essere raggiunto solo con l’uso della violenzae del terrorismo... La Legge è un mascheramento dellaforza. Per le leggi della Natura, il Diritto si fonda sullaforza».«La nostra politica deve essere quella di fomentare leguerre, per sprofondare sempre di più le nazioni nel lo-ro debito, e di dirigere le Conferenze di Pace». «Il “nostro Stato”, marciando lungo la strada della conqui-sta pacifica, ha il diritto di rimpiazzare gli orrori delle guerrecon le meno evidenti, ma più efficaci sentenze di morte,necessarie a mantenere il “regno del terrore” che gene-ra la cieca sottomissione». «Grazie alla nostra stampa, noi abbiamo ottenuto l’oro nellenostre mani, nonostante il fatto che noi abbiamo dovutoraccoglierlo da oceani di lacrime e sangue».«Quando le condizioni rivoluzionarie giungeranno al puntopiù basso, e le masse, già soggiogate con le privazioni ecol terrore, i nostri agenti dovranno apparire in scena, masolo dopo che essi hanno portato a termine il nostro piani-ficato “regno del terrore”. Mettendo a morte questi nostriagenti, noi appariremo come i salvatori degli oppressi, men-tre invece noi siamo interessati proprio all’opposto, e cioèalla riduzione e all’uccisione dei Goym (cristiani)».«Noi provocheremo la depressione industriale e il panicofinaziario. La disoccupazione e la fame, imposte allemasse, creerà il diritto del capitale di regnare in modo piùsicuro».

del dott. Franco Adessa

1 Cfr. “Chiesa viva” nn° 337 e 338.

«Il “regno del terrore” dovrà accompagnare ogni sforzo ri-voluzionario, perchè questo è il mezzo più economico perportare la popolazione ad una rapida sottomissione». «Creeremo monopoli immensi e riserve di tale ricchezza co-lossale che persino le ricchezze più grandi dei Goym (cristia-ni) dipenderanno da noi in tale misura che essi raggiunge-ranno il fondo insieme al credito dei loro Governi, il gior-no dopo la GRANDE CATASTROFE POLITICA».«Spoglieremo i Goym delle loro proprietà terriere e industrialicon una combinazione di tasse e concorrenza sleale e liporteremo alla rovina economica nei loro interessi finan-ziari nazionali e nei loro investimenti».«Gli aumenti salariali, ottenuti dai lavoratori, non dovran-no beneficiarli in alcun modo».«Lanceremo una corsa agli armamenti in modo che i Goymsi possano distruggere a vicenda, su scala colossale e,alla fine, nel mondo, non rimarranno altro che masse di pro-letariato con pochi milionari devoti alla nostra causa, conforze militari e di polizia sufficienti a proteggere i nostriinteressi».«I nostri agenti dovranno infiltrarsi in tutte le classi, a tutti i li-velli della società e del Governo, per raggirare, confonderee corrompere i più giovani della società, insegnando loroteorie e princìpi che noi sappiamo essere falsi».«I Governi dell’Occidente non potranno sollevarsi contro di-noi, perché, noi creremo, nelle capitali e nelle città di tutti ipaesi, un’organizzazione di un tale TERRORE TERRIFI-CANTE da far tremare anche i cuori più gagliardi».1

Conoscere la Massoneria

Fac-simile della copertina dell’edizione russa dei “Protocolli” del 1912.

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LA CORRENDENTRICEnel mistero di Cristo e della Chiesadel prof. Mons. Brunero Gherardini

Brunero Gherardini, da studioso attento e profondo,affonda le sue riflessioni ed argomentazioni in manierache l’opera potrebbe risultare come una biografia maria-na, in chiave corredentrice, condotta nell’esame di testiricavati dalle Sacre Scritture (Antico e Nuovo Testamen-to) (capitoli IV-V), Tradizione Patristica (capitolo VI), Dot-trina di teologi messi a confronto (capitolo VII).Di particolare valenza teologica ci sembra il capitolo VIII:«In Cristo, con Cristo, per Cristo». Fra l’altro, il Ghe-rardini scrive: «Il quadro storico, anche se non ho la re-sunzione d’averlo esplorato da cima a fondo, può oraconsiderarsi delineato almeno nei suoi elementi di fondo.Dai Padri della Chiesa ai dottori e scrittori ecclesiastici,dalla teologia monastica a quella scolastica, dal magiste-ro solenne a quello ordinario, dai teologi tridentini a buo-na parte dei contemporanei, l’idea corredenzionistica èapparsa non come un contenuto periferico e secondarioalla riflessione teologica e della proposta magisterialedella Fede, e tantomeno come un’escrescenza indebita epericolosa per la coerenza della fede cristiano-cattolica,ma come una componente di essa, non ancora garantitada un pronunciamento “ex cathedra”, ma sorretta da unsaldo basamento biblico. Chi ne avesse il tempo e lacompetenza potrebbe allargar la ricerca della Sacra litur-gia, nonché a quella della devozione popolare appog-giando l’idea corredenzionistica su un alro e non men si-curo contrafforte» (p. 319).L’opera, però, continua e l’Autore entra nell’esame dellostatus quaestionis della “critica radicale e un poco pre-concetta” dei nostri tempi.A fugare le posizioni di taluni critici, B. Gherardini scrivetra l’altro: «Non è affatto vero, pertanto, che con il ricorsoal valore ipostatico in relazione a Cristo ed a Maria, puòrimanere offuscata la trascendenza di Lui o deificata lasemplice creaturalità di Lei. In realtà, se la nozione èidentica nell’aggettivo ipostatico, non lo è nei sostantiviunione e ordine che ne vengono qualificati e specificati»(p. 376).E la conclusione si legge a p. 388 ove viene evidenziatoil rapporto Cristo-Maria: «L’uno, Cristo, vi appartiene co-me causa efficiente e finale di esso; l’altro, Maria, comela madre di Colui che ne è la causa efficiente e finale. Sitratta, per Maria, d’un’appartenenza che le proviene nonsoltanto dalla sua eccellenza e dignità ineguagliabili, maanche, e soprattutto, dal suo sostanziale rapporto con ilVerbo in Lei stessa incarnatosi».

Per richieste:

Edizioni VIVERE INVia di Acque Salve, 1/A.- RomaTel. e fax: 06. 5943323

“Chiesa Viva” *** Novembre 2003 19

Lettere alla Direzione

SEGNALIAMO:

«Guardati dall’uomo cheha letto un solo libro».

(S. Tommaso d’Aquino)

In Libreria

Caro don Luigi Villa,ho letto con interesse il suo

libro “L’Islam alla riscossa”, pub-blicazione coraggiosa, e veramentenecessaria e intelligente.A piena e ulteriore conferma diquanto da lei scritto, sulla “Stam-pa” del 15 marzo, p. 23, è apparsoun articolo di M. Tosatti dal titolo“La mattanza dei cristiani” in cuianticipa il Rapporto 2000, sulla li-bertà religiosa nel mondo dell’Aiutoalla Chiesa che soffre: nel 1999 cisono stati 165.000 cristiani mortia causa del loro cristianesimo, e200 milioni di perseguitati (inmaggioranza nei paesi islamici).Ho notato con molto piacere che apag. 84, 101, 192, 234 ecc. Lei citail parere autorevole di cardinali evescovi contemporanei: card. Pou-pard, card. Oddi, card. Biffi, mons.C. Mazzolari, mons. Gassis, mons.Bernardini, mons. C. Ruppi.Secondo me, questo argomento“autoritatis” è un punto moltoimportante.Lei, infatti, e giustamente, si lamen-ta di sentirsi “vox clamantisi in de-serto”, e a mio avviso la causa delmalinteso e disorientamento di mol-ti, specie sacerdoti, sta proprio quinella carenza dell’argomento di“autorità ecclesiastiche contempo-ranee”.Lei, da quando ha fatto il passag-gio dall’ammirazione, alla criticaverso le distruzioni operate dello“spirito del Concilio”, ha pubbli-cato parecchie testimonianze dicardinali e vescovi che segnala-vano la pericolosità della via chela Chiesa cattolica ha intrapreso.

Or, io non le consiglio che Lei ri-pubblichi, gli articoli e i libri delcard. Siri, del card. Ottaviani, delcard. Parente, del card. Oddi, dimons. Piolanti, ecc. ecc. sarebberopesanti...Però, vedo la grande necessitàche, a conforto delle sue tesi, Leinon resti con autorità ecclesiasti-che da Pio XII in indietro, ma conpaziente riutilizzo ricicli i pareri ditutti quei cardinali e vescovi egrandi teologi, che hanno dettosostanzialmente quello che diceLei, e che, restando scollegati tra diloro, hanno avuto la sensazione disolitudine che ha lei (pensi ai card.Siri e Ottaviani che avevano giàprevisto tutti i danni che sareb-bero seguiti all’apertura della“primavera” Giovannea...)A mio avvsio, Lei, che è così bendocuementato, e che ha saputo su-perare ricatti ed intimidazioni e sor-prendentemente conservare unmezzo importante come una Rivi-sta, ha in questa paziente ricercae ripubblicazioni di citazioni dicardinali e vescovi, la più grandearma: 1) sia per dare unità e coesionealle già tante testimonianze criti-che dei vescovi già segnalati inpassato;2) sia per far uscire dall’apparen-te ma falso “sendo di solitudine”Lei ed anche i suoi lettori;3) sia per essere assai più con-vincente nei confronti del magi-stero, dei vescovi e dei sacerdotidi oggi.

(don E. S. - Rappolo BI)

RAGAZZE e SIGNORINE

in cerca vocazionale, se desiderate diventare Religiose-Missionarie”

– sia in terra di missione, sia restando in Italia – per opere apostoliche,

con la preghiera e il sacrificio,potete mettervi in contatto, scrivendo, o telefonando a:

“ISTITUTO RELIGIOSO MISSIONARIO”

Via Galileo Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax: 030 3700003

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20 “Chiesa Viva” *** Novembre 2003

Arcidiocesi di NanningLa Prefettura Apostolica venne staccatadal Vicariato Apostolico di Guangdong-Guangxi, il 6 agosto 1875, e affidata alleMissioni estere di Parigi. Nel 1914, ven-ne elevata a Vicariato Apostolico delGuanhxi. Nel 1924, divenne il VicariatoApostolico di Nanning.

Meng MicheleSacerdote, diocesano. Nato intorno al1918, era stato ordinato sacerdote a Kun-ming nel 1944, o nel 1945. Accusato diessere un “reazionario”, venne fucilato il25 maggio 1951, a Erbai.

Jiang MartinoSacerdote, diocesano. Nato verso il1887, era stato ordinato sacerdote intor-no al 1923. È deceduto dopo quattro me-si di prigione, a Sicun, per malattie con-tratte dormendo nudo sul pavimento. Lasua morte è avvenuta il 17 settembre1951.

Meng GiuseppeSacerdote, diocesano. Nato intorno al1909, era stato ordinato sacerdote versoil1935. È morto in prigione nel 1956.

Diocesi di BeihaiIl Vicariato Aostolico venne staccato daquello di Guangzhou il 1° agosto 1920 eaffidato alle Missioni estere di Parigi.

2 Canonizzazione ed infallibilità (2)di Mons. Prof. R. Gherardini

6 Mola e la nostra intelligenza (1)del dott.G. Rodelli

9 Occhi sulla politica

10 Documenta-Facta

12 La Modernità (8)di Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri

14 I giganti del male - L’incontro Eisenhower-Krusciovnegli Stati Uniti - (5)di A. Z.

17 La storia, purtroppo, si ripetedella prof.ssa R. Calderini

18 Conoscere la Massoneria

19 Lettere alla DirezioneIn Libreria

20 Conoscere il Comunismo

NOVEMBRE 2003

SOMMARIO N. 355

CANONIZZAZIONEED

INFALLIBILITà

SCHEMI DI PREDICAZIONEdi p. Alessandro Scurani s.j.

Epistole e VangeliAnno C

(Dalla I Domenica di Avvento alla IV Domenica di Avvento)

contro Dio contro l’uomo

di Giancarlo Politi

MARTIRI IN PROVINCIA DI GUANGXI

Conoscere il Comunismo

Castiau RobertSacerdote, Missioni estere di Parigi. Natoa Montigny sur Sambre, Belgio, il 27 mar-zo 1912, era stato ordinato prete il 21 di-cembre 1935. Partì per la Cina il 14 aprile1935. È stato ucciso nel’isola di Weizhou,il 29 giugno 1940.

Sonnefraud Henri JosephSacerdote, Missioni estere di Parigi. Natoa Saint Briac, in Bretagna il 23 marzo1891, era stato ordinato sacerdote il 23dicembre 1922. Partito nell’aprile 1923, èstato ucciso nell’isola di Weizhou, il 29giugno 1940.

Un cattolicoLaico, del distretto di Lingshan. Di circa70 anni. Fu lasciato morire di fame aSantipoch, nel 1951.

Liao Chuk-man TaddeoSacerdote, diocesano. Nato intorno al1890, era stato ordinato sacerdote nel1921. Venne incarcerato il 26 il 27 otto-bre 1951. Durante il lungo interrogatorio,venne fatto inginocciare su pietre e coccirotti, o appeso per le braccia. Venne an-che picchiato selvaggiamente. È statotrovato picchiato a morte in una cella daisuoi cristiani che gli portavano cibo, aGuangping, sul confine con il Vietnam.

Tai Ch’ung-cheng LonginoSacerdote, diocesano. Delegato episco-

pale. Era nato nel 1915. Venne ordina-to sacerdote nel 1941. È stato giustizia-to a Zheng-jiang, il 5 ottobre 1958.

Diocesi di WuzhouStaccata da Nanning il 30 giugno 1930e creata Missione indipendente, diven-ne Prefettura Apostolica nel 1934, e Vi-cariato Apostolico nel 1939.

Wallace WilliamsLaico,medico, non sposato. Era natonegli Stati Uniti intorno al 1908. È statoucciso nella prigione di Wuzhou, il 9febbraio 1951.

(continua)

MARTIRI IN CINA