CHI È IL MIO PROSSIMO - santamariaassuntarecale.it20%E8%20il%20m… · La catechesi, con la quale...

4

Click here to load reader

Transcript of CHI È IL MIO PROSSIMO - santamariaassuntarecale.it20%E8%20il%20m… · La catechesi, con la quale...

Page 1: CHI È IL MIO PROSSIMO - santamariaassuntarecale.it20%E8%20il%20m… · La catechesi, con la quale Egli ... inizio alla fine della parabola; ... altro conta più del proseguimento

CHI È IL MIO PROSSIMO?Lc 10,25-37

Il Testo appare diviso in due grandi quadri (vv. 25-28; vv. 29-37). Verifichiamo taledivisione e poi accostiamo il testo alla luce di alcune domande-guida.Per quanto riguarda il PRIMO QUADRO : chi sono i personaggi? Cosa dicono e cosafanno? Qual è il senso della domanda posta a Gesù? Come risponde Gesù? A che cosarimanda? A quali testi dell’Antico Testamento si richiama il dottore della Legge?Quale può essere il senso della domanda: “chi è il mio prossimo?”.Per quanto riguarda il SECONDO QUADRO (vv. 29-37): chi sono i protagonisti dellaparabola? Che cosa fanno? Che cosa li caratterizza? Quale interrogativo pone Gesù altermine della parabola? E quale significato assume esso alla luce della domandainiziale? (cfr. v. 29 cn il v. 36).Collochiamo ora il nostro brano nel contesto più ampio del Vangelo di Luca: qualiprospettive si aprono?La parabola che esaminiamo è propria di Luca. Al contrario, il dialogo che la precedeè presente, seppure con qualche variante, in Marco e Matteo (Mc 12,28-31; Mt 22, 34-40). In Marco la domanda riguarda il “primo” e in Matteo il “ più grande” deicomandamenti. In Luca la domanda riguarda il che cosa occorre aver fatto per poterereditare la vita eterna.La parabola propriamente detta occupa solo una parte della pericope (vv 30-35) ed èprovocata dalla seconda domanda dell’esperto. Dopo il ritorno dei settantaduediscepoli e le osservazioni di Gesù sulla missione, abbiamo il racconto della parabolache viene a trovarsi così tra l’affermazione del comandamento dell’amore di Dio e lasua concreta illustrazione. Il contesto più ampio è dato dal “grande viaggio” di Gesù aGerusalemme (9,51- 19.28). In Luca esso occupa ben dieci capitoli al posto dei due diMatteo e Marco. In essi Gesù si dedica principalmente alla formazione dei discepoli.La catechesi, con la quale Egli avvìa i discepoli alla pratica-comprensione dell’amoredi Dio e del prossimo, ha così sullo sfondo il suo stesso esempio nel rispondere allasua vocazione di servo e di liberatore nel dono totale di sé. L’orizzonte teologico nelquale la parabola va collocata si fa preciso: il cammino di Gesù verso Gerusalemmepassa attraverso un amore al prossimo capace di andare oltre le dispute e leprescrizioni della Legge.Analizziamo, ora, attentamente i due quadri.

Nel primo: la discussione di Gesù con l’esperto della Legge; nel secondo ripresadella discussione. In essi ritroviamo la stessa struttura letteraria: una domandadell’interlocutore e una contro-domanda di Gesù; una risposta dell’interlocutore ; unaconclusione di Gesù.

Possiamo, inoltre rilevare che in ogni quadro avviene un capovolgimento disituazione: colui che interroga diventa l’interrogato e l’interrogato diventa colui cheinterroga. Così, rispondendo a Gesù, l’esperto risponde, allo stesso tempo, alladomanda che egli stesso aveva posto a Gesù. Il progetto iniziale dell’esperto era quellodi mettere alla prova Gesù. In realtà è l’esperto stesso a essere messo alla prova. Nelsecondo quadro, Gesù capovolge la prospettiva iniziale del suo interlocutore graziealla parabola: non si tratta più di sapere chi è il prossimo, ma di riconoscere chi si èfatto prossimo.

Page 2: CHI È IL MIO PROSSIMO - santamariaassuntarecale.it20%E8%20il%20m… · La catechesi, con la quale Egli ... inizio alla fine della parabola; ... altro conta più del proseguimento

L’analisi della struttura letteraria ci offre due importanti indicazioni. La prima: laparabola, nella seconda discussione, occupa lo stesso ruolo che ha il rimando allaLegge nella prima. La seconda: tanto nella prima parte come nella seconda, Gesù e ildottore della Legge hanno un punto di riferimento in comune: quanto afferma la Legge(nel primo dialogo) e la Legge come è messa in pratica dal samaritano (nel secondodialogo).Soffermiamoci ora sui personaggi della parabola per verificare chi sono, cosa fanno ecome si rapportano l’un l’altro.L’uomo che scende da Gerusalemme a Gerico: non si sa chi sia; viene aggredito elasciato in una situazione di estrema privazione (spogliato,percosso, mezzo morto);non può fare affidamento su nessuno (diventa così il “tipo” stesso del povero secondoil linguaggio biblico).Il sacerdote e il Levita: appartengono alla stessa categoria perché, si dedicano al culto,sono giudei; vedono ma non fanno. Il samaritano: vede, ha pietà, si adopera, in diversimodi, per lo sventurato; di lui dice Gesù che “ha usato misericordia” verso ilmalcapitato.

INTERPRETAZIONE

Un dottore della Legge “si alzò” per “mettere alla prova Gesù” su di un problemaserio: “Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. La domanda è la stessa chegli scolari rivolgevano ai loro rabbini: “Maestro, indicaci i sentieri della vita, affinchépercorrendoli giungiamo alla vita del mondo futuro”. Si tratta di arrivare alla felicitàpiena alla quale tende ogni fede autentica.

Gesù rimanda l’interlocutore all’autorevolezza permanente della Legge: “Che cosasta scritto nella Legge? Come leggi?”. Gesù rinvia il suo interlocutore non solo a ciòche conosce della Legge, ma anche al come la interpreta. Rimandando alla Legge,Gesù rinvia a un’autorità che supera entrambi. La risposta dell’esperto richiama Dt 6,5(testo che faceva parte della preghiera quotidiana) e Lv 19,18. Gesù osserva: “Hairisposto bene”(v.8).

Gesù e il suo interlocutore sono d’accordo e fin dal principio, su di un punto: solo laLegge può rispondere a questa domanda. L’interlocutore aveva chiesto: “Che cosadevo fare per ereditare la vita eterna?”; Gesù, dopo aver approvato la risposta,comanda: “Fai così e vivrai” . Dunque non basta conoscere la Legge; occorre passaredalla conoscenza alla pratica. Gesù approva la lettura fatta dal suo interlocutore, matraduce il futuro della Legge (Amerai…) in un imperativo (Fai!): il futuro è da farsi apartire da oggi. La Legge non annuncia il futuro, ma rende dinamico l’agire presenteverso l’avvenire. Per arrivare al “vivrai” è necessario agire oggi: “fai”. Il comandosembra aver dato risposta all’interrogativo posto e avere così messo termine al dialogo.

Ma l’interlocutore prende nuovamente l’iniziativa e rilancia la discussione: “E chi èil mio prossimo?”. La domanda ha un senso preciso: la disputa su chi fosse ilprossimo era aperta al tempo di Gesù: solo il vicino? Solo il correligionario? Solo igiusti? L’esperto vuole sentire il parere di Gesù. Ma questi si sottrae alla logica delladisputa e amplia la prospettiva raccontando la parabola. Sarà proprio la parabola asvelare la corretta prospettiva circa il come porsi il problema del prossimo nella giustaprospettiva.

Page 3: CHI È IL MIO PROSSIMO - santamariaassuntarecale.it20%E8%20il%20m… · La catechesi, con la quale Egli ... inizio alla fine della parabola; ... altro conta più del proseguimento

Un uomo- racconta Gesù - viene aggredito e lasciato solo, indifeso. Un sacerdote eun levita si recano a Gerico. Come mai entrano in scena un sacerdote e un levita? Larisposta più semplice è da cercarsi nella trilogia tradizionale presente nel popolo ebreodel dopo esilio: sacerdoti- leviti- popolo di Dio. Introducendo un sacerdote e un levita,il racconto di Luca crea un’aspettativa: quella di vedere menzionato, per terzo, unlaico, un Israelita a pieno titolo. Invece, la sorpresa sta proprio nel terzo personaggioche comparirà: un samaritano!

Ora, tanto il sacerdote come il levita vedono il malcapitato, ma passano dall’altraparte e si allontanano. Entra in scena il terzo personaggio e la sorpresa dev’essere statadavvero grande: egli è un samaritano. Basti pensare che fra i giudei circolava un detto:“chi mangia il pane dei samaritani è come se mangiasse la carne di maiale”. Ilsamaritano vede il malcapitato e ne ha compassione. Il testo si sofferma sulle sueazioni: gli si fa vicino, disinfetta le ferite col vino, ne calma il dolore con l’olio, lofascia e lo carica sul suo giumento per portarlo alla locanda e provvede anche al suoimmediato domani.

Nel testo greco abbiamo l’incalzare di sette verbi. Lo stupore degli ascoltatori deveessere stato davvero grande! Un nemico- eretico è esempio di pratica dell’amore! Finqui la parabola. In essa, come abbiamo rilevato, intervengono più personaggi. Sonotutti anonimi e sono designati per il loro statuto sociale: i briganti, un sacerdote, unlevita, un samaritano, un albergatore.

Una sola eccezione: “un uomo” , di cui non si dice nulla. Ma è il solo che resta inscena dall’inizio alla fine della parabola; tutti gli altri sono, seppure in modi diversi, inriferimento a lui. E proprio il modo con cui si rapportano a lui farà la differenza tra diessi. E la strada che fa sì che questi diversi personaggi si incontrino. All’inizio, ibriganti; alla fine, l’albergatore: ognuno sembra muoversi nella propria funzione.

Tre personaggi, invece, non agiscono in base alla loro funzione perché si trovano làper caso. Tutti e tre arrivano in prossimità del malcapitato e lo vedono. Vedere è avereconoscenza dal di fuori, a distanza. Per due di essi il malcapitato è un ostacolo daevitare; per il samaritano, invece, è uno la cui vicenda lo coinvolge.

Apparentemente, sacerdote e levita continuano la loro strada; il resto del racconto cidice però che essi, non facendo nulla, fanno sì che l’azione dei briganti possa avereeffetto. Il samaritano, al contrario, si lascia coinvolgere dall’incontro e dalle necessitàdell’altro. Per un po’ la vita dell’altro conta più del proseguimento del viaggio.Notiamo: il samaritano non rinuncia al proprio viaggio; egli, invece, include l’altronella sua vita senza cessare, seppure in modi diversi, di attuare quanto si era proposto.Il samaritano non si lega all’altro né l’altro si lega a lui. Egli parte, il giorno dopo emantiene la preoccupazione per l’altro tanto da ritornare. Così nel samaritano ladecentrazione da sé permette la realizzazione di sé. Alterità e identità vanno di paripasso e si sostengono a vicenda. Comprendiamo come questa parabola sia al postogiusto quando si parla di amare il prossimo come se stessi. Il samaritano non ama Dionel prossimo, ma ama il prossimo come Dio.

UN RACCONTO APERTO

Gesù però continua e chiede non: “chi dei tre ha saputo vedere nel ferito ilprossimo?”, ma : “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo?”, di colui che ècaduto nelle mani dei briganti?. L’indicazione è interessante: chiedersi chi sia ilprossimo da amare è un falso problema. La giusta prospettiva sta nel “farsi prossimo”.

Page 4: CHI È IL MIO PROSSIMO - santamariaassuntarecale.it20%E8%20il%20m… · La catechesi, con la quale Egli ... inizio alla fine della parabola; ... altro conta più del proseguimento

Colui che “ha avuto compassione” diventa prossimo. Amare il prossimo vuol direallora creare la prossimità amando. Il sacerdote e il levita non si accorgono diinciampare nel prossimo. Il samaritano, al contrario, si fa prossimo trovando così lastrada che porta alla vita eterna. Il comando di Gesù è esplicito: “Va e fai anche tucosì”.

Il samaritano “ebbe compassione”. Luca, utilizzando qui lo stesso verbo che usaper indicare la “compassione” di Gesù verso la vedova di Nain (7,13) e il sentimentodel padre che vede il figlio ritornare (15,20), sembra alludere al modo di agire di Dio edi Gesù: solo la “compassione” vissuta crea prossimità. Luca, inoltre, riserva all’agiredi Dio verso Israele il termine ‘misericordia’ (eleos, usato al v. 37). Dio si è fattoprossimo ad Israele. Ad Israele il compito di farsi prossimo a tutti.

ATTUALIZZAZIONE

Amare totalmente il proprio prossimo è un “fare” necessario se si vuole ereditare lavita eterna. Ed è significativo, che nella parabola, lo straniero (il samaritano) si siarivelato quale prossimo mentre i ‘prossimi’ (che venivano da Gerusalemme) si sianodimostrati ‘lontani’ rispetto al malcapitato.

La domanda corretta, secondo Gesù, non sta tanto nel chiedersi “chi è il mioprossimo”. La parabola ci dice che il prossimo non è più l’altro da amare; è prossimo,invece, colui che si è piegato sul malcapitato e ha condiviso la sua situazione.

La parabola rimane aperta. Essa non dice, come la Legge, il “che fare”. Infatti, altermine della parabola Gesù non dice “fa ciò”, ma “anche tu fai così”. Potremmodire: poiché a partire da questa storia tu sai come un uomo è diventato prossimo di unaltro, sta a te trovare che cosa fare, in situazioni e contesti diversi, per diventareprossimo e non per chiederti chi sia il prossimo da amare. L’esperto aveva chiestoquale fosse la via per ereditare la vita eterna. Gesù gli risponde: “Fai così e vivrai”(v.28).

Nella risposta è scomparso l’aggettivo “eterno” questo, non tanto per negare unapossibilità di una vita dopo la morte, quanto piuttosto per affermare che lapartecipazione alla vita di Dio (cioè la vita eterna) è effettivamente una realtà presenteper quanti orientano la propria vita, ora, secondo l’amore a Dio e al prossimo.