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100[km] 15[km] 30% 1 - 2%

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Chernobyl, a trent'anni dal disastro

Livia Serrao (176064)

Università degli Studi di Trento, DICAM

Laurea Magistrale di Ingegneria per l'ambiente e il territorio

Abstract

Il presente lavoro di approfondimento intende analizzare l'ecosistema nella zona interdetta attorno alla Chernobyl NPP(Nuclear Power Plant, ossia la centrale nucleare di Chernobyl) con particolare attenzione alla fauna selvatica appartenentealla classe dei mammiferi. Lo studio è stato svolto mediante una ricerca bibliograca tra gli articoli scientici inerential tema; volendo orire una panoramica sul processo che ha coinvolto la comunitá scientica nel corso del tempo, siriportano dati e conclusioni relativi a studi condotti negli anni passati. L'intento della relazione è, inne, quello dimostrare gli sviluppi degli studi sul caso e cercare di fare chiarezza sul punto della situazione a trent'anni dal disastro.

Keywords: Chernobyl, disastro nucleare, fauna selvatica, ripopolamento

1. Introduzione

Chernobyl è una cittá situata a circa 100[km] da Kiev,capitale dell'Ucraina. Questo centro urbano è stato unpolo importante per l'industria ed il commercio sino allaprimavera del 1986, da questa stagione il nome della cit-tadina verrá indissolubilmente legato ad uno dei disastriambientali piú conosciuti a scala mondiale.Il 26 Aprile 1986 uno dei quattro reattori della centrale nu-cleare di Pryp'jat', una città che dista da Chernobyl circa15[km], esplose. I fatti che concorsero alla distruzione delreattore sono da imputare ad una serie di errori umani e albasso livello delle norme di sicurezza; all'interno del rap-porto del 1992 realizzato dal "International Nuclear SafetyAdvisory Group" [1], pubblicato dopo un'attenta indaginerealizzata dalla comunità internazionale, è possibile leg-gere l'elenco dei fattori che portarono al disastro nucleare:primo tra tutti la progettazione dell'impianto che prevede-va insucienti mezzi di sicurezza, secondo un'analisi dellostato di sicurezza inadeguato, terzo alcune operazioni nonrispettose delle procedure prescritte e, inne le incompe-tenze degli operatori, i quali non erano assolutamente aconoscenza delle possibili implicazioni delle loro azioni.Durante un test di sicurezza (si voleva testare la capacitàdell'impianto di generare energia nonostante l'interruzionedell'erogazione della corrente elettrica -fondamentale per ilsistema di refrigeramento dei reattori-), la temperatura ela pressione all'interno del reattore arrivarono a dei valoritalmente alti da provocare la scissione dell'acqua di refri-gerazione in idrogeno e ossigeno e la rottura delle tubazionidel sistema di rareddamento. Il contatto dell'idrogeno edella grate (materiale delle barre di controllo) con l'ariainnescarono un'esplosione fortissima, tanto da scoperchia-re il reattore e provocare un incendio.Dopo alcuni secondi dalla prima esplosione seguí una se-

conda esplosione, le due esplosioni vaporizzarono circa il30% del carburante del reattore nell'area attorno alla cen-trale e circa il 1 − 2% fu emesso nell'atmosfera [2]. Unvastissimo numero di particelle radioattive si mosse perl'atmosfera non limitandosi a raggiungere i paesi limitro- (Russia, Ucraina, Bielorussia, Polonia e Romania), mariuscendo ad arrivare nella gran parte dei territori europeiper mezzo di una nube atomica letale, come si puó vederenella gura (1). [3]

Figura 1: Contaminazione dell'Europa

Dopo l'esplosione vera e propria la centrale continuó abruciare per altri 10 giorni, rilasciando nell'atmosfera tra

Preprint submitted to Elsevier 23 febbraio 2016

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i 9.35x103 Petabecquerel (PBq) 1 e i 1.25x104 (PBq) didiversi radionuclidi. Molti di questi radionuclidi si dissi-parono o decaddero in qualche giorno, ma il 137Caesium(137Cs), lo 90Strontium (90Sr) e gli isotopi di 239Plutonium(239Pu) [3] continuarono a persistere nell'ambiente per de-cine di [Km] attorno a Chernobyl, per un'area di circa200000[Km2] [4]

Questo avvenimento, tanto invasivo quanto sconvolgen-te, ebbe una risonanza incredibile e delle enormi ripercus-sioni di carattere ambientale, alimentare, salutare e politi-co a scala globale; tale evento riuscí a mettere in discussio-ne la produzione di energia mediante le centrali atomiche,portando numerosi Stati a prendere ulteriori misure cau-telative (Francia) o a interrompere la costruzione vera epropria delle centrali stesse (lo Stato Italiano decise di ab-bandonare il Progetto Unicato Nucleare e chiudere le trecentrali ancora funzionanti -di cui due erano comunquegiunte a ne vita-).

2. Svolgimento

Numerosissimi sono stati gli scienziati ed i medici chesi sono occupati di registrare dati, catalogare i referti eprevedere le conseguenze piú o meno immediate dell'atti-vità radioattiva; il presente lavoro vuole orire una brevepanoramica su alcuni degli studi pubblicati sull'argomen-to, focalizzandosi sugli eetti delle radiazioni sulla faunaselvatica, in particolare sulla classe dei mammiferi.

2.1. Presentazione dell'ecosistema naturale

Il territorio in cui si trova Chernobyl è caratterizzatoda peculiarità proprie di due diverse regioni biogeograche:la regione continentale e la regione della steppa.

La regione continentale possiede alcuni degli ecosi-stemi piú produttivi d'Europa [5], circa metà della sua areaè costituita da zone agricole, mentre il 27% ha copertu-ra forestale. L'area occupata dall'uomo è ancora ristretta(se confrontata all'intera estensione della regione), ma ne-gli ultimi anni, con l'intensicarsi dell'attività economica,l'urbanizzazione e, di conseguenza, le infrastrutture hannosubito un forte incremento.Volendo concentrare lo studio sulla fauna autoctona, sipresenta una tabella riassuntiva, tabella (2.1), realizzatada EUNIS from the major European species Atlases. Com-piled by ETC/NPB June 2000, [5] :

La regione presenta una elevata varietà di mammiferi;tra questi vi sono i grandi carnivori, i cui esemplari piúnumerosi sono i lupi (Canis lupus) che occupano maggior-mente la parte piú a Est della regione, gli erbivori ungulati

1Il petabecquerel è un'unità di misura pari a 1015 Becquerel. Ilbecquerel (simbolo Bq) è l'unità di misura del S.I. dell'attività di unradionuclide (spesso chiamata in modo non corretto radioattività),ed è denita come l'attività di un radionuclide che ha un decadimentoal secondo. Perció dimensionalmente equivale a s−1.

tipologia numero di specieAnbi 39Rettili 66Mammiferi 125Uccelli 348Totale 578

Tabella 2.1: Numero delle specie di vertebrati presenti nella regioneContinentale

(Cervidae) e una numerosissima popolazione di specie dimammiferi di piccola taglia, infatti, in alcune aree, si sti-ma che circa il 40% dei mammiferi presenti sia compostoda specie appartenenti all'ordine dei roditori.

La regione della steppa, invece, è caratterizzata per-lopiú da zone classicate come torbose, nelle quali la mag-gior parte delle specie erbose appartiene al genere Agro-pyron. Negli ultimi anni alcune aree molto estese, soprat-tutto nella parte occidentale, hanno subito una trasforma-zione nell'uso del suolo passando da aree inabitate ad areeagricole, dove la semente maggiormente coltivata è quelladel grano.Generalmente per steppa si intende un'area dal clima tem-perato coperta da piante erbacee resistenti all'evaporazio-ne, il numero di alberi non è consistente, ma, se presenti,tendono a raggrupparsi e creare delle vere e proprie oasiin mezzo a manti erbosi molto estesi [6].Volendo concentrare lo studio sulla fauna autoctona, sipresenta la tabella riassuntiva, tabella (2.2), realizzata daETC/NPB, [6] :

tipologia numero di specieAnbi 16Rettili 37Mammiferi 59Uccelli 265Totale 377

Tabella 2.2: Numero delle specie di vertebrati presenti nella regionedella steppa

L'assenza di ripari naturali in questo territorio ha con-dizionato la tipologia di animali che vive in questa regione,portando la fauna a sviluppare sosticati endemismi. So-no quasi del tutto assenti i grandi mammiferi (l'antilopedella saiga, Saiga tatarica, si è praticamente estinta); sonoinvece numerosissimi, anche in questo caso, i roditori, tracui la marmotta (Marmota marmota).

Dopo aver presentato molto brevemente le caratteristi-che principali e la fauna presente negli ecosistemi naturalidella regione continentale e della regione della steppa, sivogliono ora analizzare gli eetti che il disastro nucleare haavuto sull'ambiente, focalizzandosi in particolare sui datirelativi ai mammiferi poiché, come diversi autori hannoaermato nel corso degli anni ([7],[8],[9]), sono gli animali

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piú complessi, dal punto di vista della struttura dell'orga-nismo, ad essere maggiormente inuenzati dalle radiazioni.Per prima cosa si considereranno gli eetti a breve termine,successivamente si presenteranno quelli a lungo termine.

2.2. Eetti a breve termine

Prima dell'esplosione della centrale, la maggior partedell'area attorno alla Chernobyl NPP era coperta da unaforesta di conifere, tale foresta, in concomitanza con l'e-splosione, intercettó una dose tra i 60 e i 100 Gy 2 nelmese di Giugno del 1986 [7]. Dopo qualche tempo, perun raggio di circa 5[km], si osservarono gli alberi ingialliree morire. A causa di questo veloce deperimento l'area inprossimità della centrale venne chiamata "La foresta Ros-sa". Tale informazione, che esula dall'obiettivo principaledi questo studio, viene riportata con lo scopo di mostraregli eetti immediati della nube tossica sull'ambiente circo-stante.Prima di concentrarsi sulle conseguenze dell'esplosione ènecessario fare un piccolo preambolo per spiegare in chemodo gli animali presenti sul territorio (specie umana in-clusa) entrarono in contatto con i radionuclidi, le modali-tà per entrare in contatto con le radiazioni, infatti, sonomolteplici. Innanzitutto vi è l'esposizione da inalazione,realizzata mediante la semplice inspirazione di polvere ra-dioattiva o fumo (probabilmente questa è la modalità d'e-sposizione che piú colpí gli animali); secondariamente viè l'esposizione da ingestione la quale consente allo Sr e alPu di essere prontamente assorbiti dall'apparato digerenteaumentando il rischio di contaminazione dei tessuti e degliorgani interni [3].Nella tabella (2.3) è possibile osservare i livelli di radiazio-ni dei diversi nuclidi riscontrati nel corso di diversi studisvolti dalla comunità scientica [9].

Dalla tabella (2.3), si puó notare come sia stato regi-strato un aumento del valore di [Bq/Kg] relativo a diversianimali non solo nei territori limitro a Chernobyl, ma an-che in Paesi piú distanti. Si sottolinea come i dati riportatisiano relativi ad articoli pubblicati non solo intorno al 1986e che, dunque, non tutti siano da ritenersi conseguenze abreve termine dell'accaduto.Si riporta, inne, un'informazione indicativa riguardo al-l'aumento dell'attività dei nuclidi di quegli anni: il valoredi Bq/Kg degli escrementi è aumentato di 10.7 volte ri-spetto al picco registrato prima del disastro nucleare diChernobyl (i dati fanno riferimento a Luglio del 1986).Le attività di ricerca e di indagine sullo stato dell'ambien-te e sulla fauna selvatica non iniziarono se non due mesidopo lo scoppio della centrale nucleare, per i primi datiregistrati si devono ringraziare i veterinari che lavoraronopresso le fattorie del circondario [9]. Di seguito si riportaun breve elenco delle conseguenze piú comuni riscontratenegli individui colpiti dalle radiazioni [9]

2Il gray [Gy] è l'unità di misura della dose assorbita di radiazionedel S.I. Un'esposizione di un gray corrisponde a una radiazione chedeposita un joule per chilogrammo di materia

• Anomalie nelle capacità riproduttive:

- Vi fu un incremento delle morti embrionali peroltre 22 generazioni di Arvicola Rossastra provenien-te dai territori contaminati. Il fenomeno persistettenonostante la diminuzione del livello di contamina-zione del suolo;

- Per un mese e mezzo l'attività sessuale dei rattidi sesso maschile registró una diminuzione con con-seguente riduzione del numero di inseminazioni degliindividui di sesso femminile;

- Tra l'1.8% e il 2.5% dei maialini nacque mortoo con malformazioni congenite (al muso, agli arti oal cranio);

- Vi furono diversi casi di nascite di vitelli conpeso anormale, morbosità e mortalità elevata;

- Alcuni cuccioli di lupo nacquero con dimensio-ni anormali, tali anomalie furono correlate in parti-colare all'attività del Cs− 137 rilevato grandementesulle loro pellicce.

• Mutazioni genetiche:

- Nel 1989 si registró un aumento nella frequen-za di disordine citogenetico sia nelle cellule somaticheche in quelle germinali nelle Arvicole Rossastre e neiTopi selvatici dal collo giallo, anomalie che perma-sero nella progenie per le successive 22 generazioni(dal 1986 sino al 1991/1992);

- Il numero di cellule poliploidi in tutte le popo-lazioni di Arvicola Rossastra studiate aumentaronoa causa dell'ingestione di radionuclidi;

- La frequenza di mutazioni dei mitocondri nelDNA nelle Arvicole Rossastre, recuperate nel un rag-gio di circa 10km dalla centrale, continuó ad aumen-tare per i primi anni dopo la catastrofe.

• Mutazioni in altre caratteristiche biologiche:

- Le Arvicole Rossastre provenienti dalle areecontaminate mostrarono uno sviluppo alterato delcervello e deformazioni negli arti;

- In diversi individui di Ratti Albini, gli di ma-dri che avevano vissuto circa 25 giorni in un'areacontaminata dalle radiazioni, si riscontrarono casodi ipoplasia e distroe degenerative nel Timo;

- In diversi individui di Ratti Albini furono ri-scontrati adenobroma mammario e tumori maligniai polmoni e all'intestino dal 1987 al 1989;

- I tumori crebbero del 74% tra i ratti albinipresenti nei laboratori di Chernobyl e Kiev, le cellu-le tumorali si trovavano soprattutto nelle ghiandoleendocrine e in quelle mammarie;

- In molti individui di ratti albini di sesso fem-minile si riscontrarono casi di ipertiroidismo

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Nuclide Bq/kg Specie Paese DataSr-90 1 870 Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus) Belarus 2005Cs-137 400 000 Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus) Belarus 2005

187 000 Cinghiale (Sus scrofa) Russia 200674 750 Capriolo (Capreolus capreolus) Russia 200648 355 Toporagno Comune (Sorex araneus) Russia 199642 000 Toporagno Pigmeo (Sorex minutus) Russia 199624 630 Topo Selvatico dal collo giallo (Apodemus avicollis) Russia 19967 500 Lepre Comune (Lepus europaeus) Russia 20063 320 Alce (Alces alces) Russia 20061 954 Alce (Alces alces) Finlandia 19871 888 Lepre Bianca (Lepus timidus) Finlandia 19871 610 Alce (Alces alces) Finlandia 1987720 Renna (Rangifer tarandus) Finlandia 1987

Cs-134 60 000 Arvicola rossastra(Clethrionomys glareolus) Belarus 2005Cs 134/Cs-137 100 000 Renna (Rangifer tarandus) Norvegia 1987

15 000 Pecora (Ovis ammon) Norvegia 19873 898 Pecora (Ovis ammon) Gran Bretagna 19883 200 Capriolo (Capreolus capreolus) Germania 1988

Pu-239 +Pu-240 1.3 Arvicola rossastra(Clethrionomys glareolus) Belarus 2005Pu-238 0.6 Arvicola rossastra(Clethrionomys glareolus) Belarus 2005Am-241 12 Arvicola rossastra(Clethrionomys glareolus) Belarus 2005

<0.01 Cinghiale (Sus scrofa) Belarus 2002Ag-101m 74 Vacca (Bos taurus) Gran Bretagna 1986Total gamma 58 000 Capriolo (Capreolus capreolus) Est Europa 1996

113 000 Cinghiale (Sus scrofa) Francia 199779 500 Escrementi Scozia 1986

Tabella 2.3: Massimi valori di Bq/Kg registrati in alcune specie appartenenti alla classe dei Mammiferi

In seguito all'incidente, l'Ucraina e la Bielorussia deci-sero di impedire l'accesso alla popolazione nelle zone mag-giormente a rischio. L'Ucraina istituí il 2 Maggio 1986la Chernobyl Exclusion Zone, un'area circolare con rag-gio pari a 30[km] attorno alla centrale nucleare, mentrela Bielorussia istituí il 18 Luglio del 1988 la Polesie Sta-te Radioecological Reserve; entrambe avevano funzione diproteggere la popolazione dalle radiazioni piú forti e trarrein salvo gli abitanti dei territori piú colpiti. Nella gure(2) e (3) si possono osservare le due zone interdette.

In conclusione si vuole sottolineare come la zona inter-detta all'uomo abbia dei conni sici facilmente valicabilidalla ora e dalla fauna, consentendo agli individui conta-minati di disperdersi nelle zone circostanti e agli individuisani di attraversare la regione inquinata. Questa situazio-ne da un lato ha consentito una diminuzione dei livelli diattività dei radionuclidi, interrompendo, in parte, il feno-meno della magnicazione, dall'altro ha espanso ancor piúun fenomeno che già di per se aveva caratteristiche ad am-pio raggio.

2.3. Eetti a lungo termineEssendo stato il disastro di Chernobyl uno dei primi

incidenti avvenuti in una centrale nucleare, si ha a dispo-

Figura 2: Chernobyl Exclusion Zone in Ucraina

sizione per la prima volta una serie trentennale di datirelativi alle attività dei radionuclidi, un campione senzaprecedenti. Ad oggi la comunità scientica guarda alla zo-na interdetta con cresciuto interesse perché il numero dianimali selvatici che attraversano il territorio inaccessibi-le agli uomini sembra essere in aumento. Al ne di farechiarezza sul processo che ha portato alcuni scienziati ad

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Figura 3: Polesie State Radioecological Reserve

aermare ció si presentano, in ordine cronologico, alcuniarticoli che sono stati pubblicati nel corso degli anni.Come già aermato in precedenza, i mammiferi sono ilgruppo di animali piú sensibile alle radiazioni [7], durantela primavera del 1986 la maggior parte degli animali cheabitava la zona di Chernobyl subí danni tali da diminuire lapopolazione di diverse specie. Il numero di piccoli roditoriebbe una brusca diminuzione di un fattore variabile da 2 a10. Come osservato nella presentazione della fauna tipicadella regione continentale, i roditori costituiscono la popo-lazione piú numerosa; le loro caratteristiche (alto numerodi individui, grande fertilità, rapida rotazione delle gene-razioni) li rendono un modello interessante per studiaregli eetti radioecologici. Gli animali esaminati, nonostan-te sembrassero avere un generale benessere ad una primavisita, possedevano numerose e diverse mutazioni nel san-gue e negli organi interni. Ad oggi gli animali presentanoancora mutazioni genetiche (fra questi la produzione di or-moni e l'aumento di cellule diploidi e poliploidi).Per quanto riguarda i mammiferi da allevamento, si hache solo tre anni dopo l'incidente di Chernobyl il ciclo ri-produttivo tornó ai livelli precedenti al disastro; si vuolesottolineare che non è stato possibile realizzare studi ap-profonditi in merito a questa categoria per mancanza didati. In generale, comunque, si aerma che gli animalirimasti nei territori contaminati abbiano sviluppato capa-cità e comportamenti adattivi alla situazione.

Altri studi hanno messo in discussione la validità dellaconsistenza delle analisi statistiche svolte ([4], [10]) poi-ché hanno rilevato una dierenza tra i dati registrati sulcampo nella Chernobyl Exclusion Zone e i dati ottenuti daprove sperimentali condotte in ambiente controllato. Nelprimo articolo si sottolinea come i dati raccolti mostrinoun'ampia variabilità nella risposta all'esposizione continuadi radiazioni a seconda della specie analizzata; dagli studirelativi agli uccelli, agli anbi e agli insetti risulta che le

sopracitate specie continuino ad avere numeri limitati, mi-nori rispetto a quelli registrati nel periodo pre-incidente,e mutazioni morfologiche [4] a dierenza dei dati mostratinegli studi riguardanti le specie dei mammiferi.Nel secondo articolo, [10], invece, si pone l'attenzione sullavalidità degli studi condotti. Si evidenziano alcune die-renze nei risultati ottenuti da misure dirette eettuate incampo ed altri risultati ottenuti in laboratorio, in ambientecontrollato. Alcune diormità potrebbero essere imputa-bili ad alcune inesattezze nella registrazione dei livelli diradioattività (dovute al fatto che gli strumenti utilizzativenivano appoggiati al livello del suolo) e di considerazio-ni errate (spesso non sono state considerate le radiazioniprovenienti dall'esposizione esterna), i livelli di radiazionipresenti nella Chernobyl Exclusion Zone sarebbero moltopiú elevati.In seguito alla pubblicazione di questo articolo, si sonocondotte diverse modiche e aggiornamenti agli articoligià pubblicati.

Allo scopo di approfondire e realizzare un censimentodei mammiferi presenti nella zona di Chernobyl si sono ef-fettuate diverse campagne di raccolta dati. Un lavoro, [11],ha utilizzato i transetti sulla neve, mediante i quali è statopossibile calcolare, per via statistica, un numero appros-simato di predatori e prede presenti nella foresta attornoa Chernobyl. I censimenti eettuati utilizzando la tecni-ca dei rilevamenti delle tracce degli animali di passaggiolungo sentieri coperti dalla neve sono una procedura stan-dard per gli studi ecologici: si individuano dei transetti dilunghezza costante sparsi nel modo piú omogeneo possibilesull'area da analizzare, si contano il numero di individui dipassaggio (mediante le foto-trappole, per visione diretta,per analisi delle tracce) e, mediante l'uso di distribuzionistatistiche, si fa una previsione del numero totale di indi-vidui presenti nel territorio.Dagli studi condotti da Moller e Mousseau si possono de-durre le seguenti considerazioni:

1 L'abbondanza dei mammiferi risulta essere inuen-zata dal livello delle radiazioni, coerentemente conquanto ci si aspetterebbe; le radiazioni, infatti, do-vrebbero ridurre la fecondità (come era stato evi-denziato negli studi a breve termine) e dovrebberocontaminare il cibo;

2 L'eetto delle radiazioni sul numero degli individuidi una popolazione varia da specie a specie, poichéognuna risponde in modo diverso all'azione di unasorgente di stress ossidativo. Ad esempio alcune spe-cie di volatili che usano quantitativi maggiori di an-tiossidanti per le loro normali attività hanno mostra-to una grossa riduzione nel numero di individui nellearee con livelli di radiazioni maggiori;

3 L'abbondanza dei predatori è direttamente propor-zionale all'abbondanza degli animali predati, alcunespecie di questi ultimi tendono, a causa delle radia-

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zioni, ad essere particolarmente suscettibili agli at-tacchi dei carnivori, di conseguenza il numero deipredatori aumenta dove le prede sono piú facilmentecacciabili.

Riferendosi al lavoro condotto dagli studiosi citati prece-dentemente, si spiegano le scelte e le operazioni svolte.Innanzitutto si è divisa un'area di circa 800[km2] in 11porzioni a diversa densità radioattiva, separate ognuna dauna massima distanza di 43[km]; successivamente si sonotracciati 161 transetti sparsi per il territorio studiato e sisono condotte le ricerche per un tempo concentrato e pre-determinato, pari a un giorno e mezzo, in modo da poterosservare tracce non deteriorate. Ogni transetto possedevauna lunghezza pari a 100[m].Le tracce trovate lungo i 161 transetti, dopo un giorno emezzo di nevicata, sono state ricollegate ad un numero diindividui pari a 445 mammiferi, appartenenti a 12 speciediverse. Il numero maggiore di tracce è stato lasciato davolpi (147), da lupi (70) e inne da lepri (49). Volendoesprimere piú generalmente le informazioni raccolte, sud-dividendo i mammiferi in "prede" e "predatori", si otten-gono i risultati raccolti nella tabella (2.4).

totale predatori prederange 0-16 0-11 0-11media 2.76 1.42 1.42SE 0.22 0.12 0.15

Tabella 2.4: range nel singolo transetto, media sulla totalità deitransetti e strandard error degli individui riscontrati lungo i transetti

In aggiunta alle tracce riconosciute lungo i transetti sisono indagati i livelli di radiazione presenti lungo i singolitransetti. La dose di radiazione, espressa in µSv/h3 è stataanalizzata, mediata e confrontata, come si puó vedere nellatabella (2.5).

radiazionirange 0.01− 225.00[µSv/h]media 5.52[µSv/h]SE 0.61

Tabella 2.5: range nel singolo transetto, media sulla totalità deitransetti e standard error delle radiazioni riscontrate lungo i transetti

Avendo a disposizione i valori di due dierenti variabililegate alla stessa posizione geograca, è possibile studiarela relazione tra le due grandezze tracciando un graco cheè stato riportato nella gura (4).

3L'unità di misura [Sv/h] rappresenta la dose equivalente di ra-diazione nel S.I. è una misura degli eetti e del danno provocatodalla radiazione su un organismo. Il µSv/h è denito microsieverted è la milionesima parte di un sievert. Si tenga presente che oltre i6 sievert la sopravvivenza risulta altamente improbabile.

Figura 4: Confronto tra numero di animali individuati e livellodi radiazione registrato nello stesso luogo (la retta rappresenta laregressione lineare) [11]

Dal graco risulta evidente la proporzionalità indirettatra il numero di mammiferi e il livello di radiazione. All'au-mentare del livello della radiazione si osserva una bruscadiminuzione del numero di individui. Da questi risultatisi puó, inne, desumere come un alto livello di radiazioniinuenzi gli animali predati tanto da renderli facilmentecacciabili dai predatori, i quali, peró, tendono a non avvi-cinarsi alle zone maggiormente radioattive.Gli stessi autori hanno pubblicato degli studi relativi a di-verse specie di uccelli presenti nella foresta intorno a Cher-nobyl [12], tali ricerche confermano gli studi realizzati suimammiferi. Il numero di individui presenti nelle aree conlivello di radioattività maggiore subisce una riduzione con-siderevole, ribadendo, in questo modo, l'inuenza che leradiazioni hanno sugli animali a prescindere dalla specie acui essi appartengono.

Negli ultimi lavori pubblicati su riviste scientiche siè giunti ad aermare che il numero degli animali selva-tici nella zona di Chernobyl è in aumento [13]. Questistudi paragonano l'abbondanza della fauna selvatica nel-la Chernobyl Exclusion Zone a quella di quattro riservenaturali incontaminate nella stessa regione. I dati sonostati raccolti mediante dei sopralluoghi, realizzati in eli-cottero, di transetti la cui lunghezza totale supera di 20volte la lunghezza del lavoro condotto da Moller e Mous-seau [11] (> 16.1[km]); inoltre lo studio è stato ripetutoper due o tre anni (a seconda del transetto). Nella gu-ra (5) viene rappresentato il numero di individui registratinei primi dieci anni dopo l'esplosione del quarto reattoredella centrale di Chernobyl.

Dai dati si legge un aumento nella popolazione deglialci, dei caprioli e dei cervi, per non parlare dei lupi chehanno aumentato di ben sette volte la loro popolazioneantecedente al disastro nucleare.Questo studio sottolinea come l'abbandono umano di unterritorio possa avere degli eetti positivi nei confronti del-

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Figura 5: crescita del numero di mammiferi [13]

l'aumento del numero di specie autoctone e selvatiche, no-nostante la medesima area sia ad alto rischio radioattivo.Un'ulteriore considerazione che è possibile fare in meritoa questo studio consiste nell'aermare che gli animali sel-vatici hanno mostrato di possedere una resilienza unicadinnanzi allo stress continuo e prolungato causato dallacontaminazione da radiazioni.Tali risultati non vedono alcuna correlazione tra l'abbon-danza della popolazione e il livello di radioattività dellazona.

2.4. Chernobyl e Fukushima

Innanzitutto va fatta una premessa: il disastro di Fu-kushima, benché sia stato classicato al pari livello di peri-colosità di Chernobyl, è un evento completamente diverso:per le cause che hanno concorso al disastro nucleare, perle condizioni ambientali, per la quantità e la composizionedei radionuclidi, per il mezzo in cui si è diusa la sostanzaradioattiva ed inne per le modalità con cui è stato aron-tato il disastro. Per altri versi, invece, i due eventi sonocomparabili sul piano dell'inquinamento, perchè entrambele centrali erano inserite in un ambiente caratterizzato dafattorie e copertura forestale ed inne perchè entrambe sitrovavano nella stessa fascia zoogeograca [14].A seguito di un forte terremoto, l'11 Marzo 2011 uno tsu-nami di 15 [m] disattivó l'alimentazione e l'impianto dirareddamento di tre reattori della centrale di FukushimaDai-ichi provocando un incidente nucleare. Tutti e tre inuclei nei primi tre giorni dalla scossa sismica, si fusero.Per i sei giorni successivi furono rilasciati 940 [PBq], dopodue settimane i tre reattori furono stabilizzati con l'acquae solo a metà Dicembre, dopo 9 mesi, venne ucialmentedichiarato lo "spegnimento stabile".

Nella gura (6) viene rappresentato il livello di radia-zioni registrato in funzione della distanza dalla centrale di

Fukushima.

Figura 6: (A)Fukushima e la centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, (B) livello di radiazioni registrato in funzione della distanzadalla centrale nucleare [15]

Sono stati realizzati studi comparabili nei due territo-ri proprio per poter confrontare i risultati senza dovere,in fase di analisi, tenere conto di parametri di confronto.Innanzitutto la natura dei due disastri dipende anche daltipo di radionuclide disperso nell'ambiente. Nel caso diChernobyl si avevano Cesium-137, Strontium-90, diversiisotopi di Plutonio e Americium-241, mentre nel caso diFukushima i radionuclidi predominanti erano Cesium-134e Cesium-137 [16].I risultati ottenuti dall'indagine hanno evidenziato tre fat-tori:

1 nelle regioni analizzate limitrofe a Fukushima-Daiichiil livello di radiazione è maggiore e meno variabilerispetto a quello di Chernobyl;

2 la correlazione tra livello elevato di radiazione e ladiminuzione del numero di individui di una specie èmeno forte rispetto a quella riscontrata a Chernobyl;

3 la correlazione tra livello elevato di radiazione e ladiminuzione del numero di individui di una specie è

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piú evidente nel caso dell'area esposta alle radiazio-ni in modo continuato per diversi anni che nel casodell'area piú recentemente contaminata.

La mancanza di un unico fronte comune nella comunitàscientica è sintomo di una complessità negli approcci cheancora non è stata compresa e fatta propria. Spesso e vo-lentieri, infatti, come evidenziato nel capitolo precedente,mancano le basi empiriche e scientiche per denire unostudio realmente consistente. Di conseguenza la migliorestrategia per ottenere nalmente chiarezza nei dati in mo-do da poter leggere la realtà consiste nell'adozione di unapproccio ecosistemico e completo [8].A quasi 5 anni dal disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi si stima che circa 400 tonnellate di acqua sia statacontaminata quotidianamente al passaggio della correnteal di sotto delle fondazioni dei tre reattori parzialmentecrollati. Piú di 200 000 tonnellate d'acqua sono state im-magazzinate in circa 1000 serbatoi, alcuni dei quali, aer-merà successivamente la TepCo (Tokyo Electric Power),hanno subito delle perdite e che l'acqua contaminata haraggiunto il mare. [17]. È evidente come, nuovamente, leconseguenze abbiano una risonanza mondiale. Nella gura(7) è possibile osservare alcuni studi che hanno simulatola dispersione degli agenti inquinanti nell'oceano, data lavastità del dominio analizzato e la complessità del motodelle correnti presenti nel mare, ad oggi non si dispongonodi dati empirici per confermare le ipotesi avanzate daglistudiosi.

Figura 7: Simulazione della dispersione del 137Cs, in alto, da sinistra:alle 06:00 del 12 Marzo 2011, alle 12:00 del 15 Marzo 2011, in basso,da sinistra: alle 12:00 del 18 Marzo 2011, alle 18:00 del 22 Marzo2011. Il cerchio giallo localizza la centrale di Fukushima Daiichi, iltringolo verde rappresenta la stazione di misura a Oahu (Hawaii) e ilcerchio verde rappresenta la stazione di misura di Stoccolma (Svezia)Al di sotto la colonna dei valori del 137Cs [18]

3. Conclusioni

Si riassumono brevemente i passaggi piú signicatividell'analisi svolta:

• gli eetti a breve termine sono caratterizzati da con-seguenze ben visibili quali la diminuzione dell'e-cienza riproduttiva delle specie (facilmente riscontra-bile mediante l'osservazione di una diminuzione delnumero di individui) e mutazioni genetiche e istolo-giche (alcune delle quali possono portare a malfor-mazioni somatiche);

• gli eetti a lungo termine sono perlopiú meno visibi-li ad occhio nudo, ma ugualmente impattanti. Gra-zie alla forte capacità di resilienza di alcune specie,diversi individui hanno sviluppato comportamenti emutazioni tali da sopportare la contaminazione ra-dioattiva.

L'assenza (o la forte diminuzione) della pressione antropicanel territorio contaminato ha consentito alla fauna selva-tica di svilupparsi e prosperare senza la limitazione chela presenza dell'Uomo comporta in un ecosistema. Conquesta considerazione non si vogliono negare gli eetti col-laterali dati dall'inuenza prolungata delle radiazioni, tut-tora presenti nel territorio, ma si vuole semplicemente sot-tolineare come la natura, seguendo i suoi tempi e le suedinamiche, tenda sempre a ritrovare un equilibrio se nonimpedita dall'Uomo.Nel confronto svolto tra Chernobyl e Fukushima Dai-ichisi sono volute evidenziare le grandi dierenze tra i dueeventi, tra queste spicca il mezzo di diusione della mate-ria radioattiva che ha comportato, e comporterà, tempi elivelli di contaminazione dierenti. Le centrali nucleari so-no la prima risorsa energetica in 30 paesi, [19], e l'energianucleare viene spesso descritta come una soluzione piú so-stenibile dei carbon-fossili. L'incidente di Chernobyl, nel1986, e quello di Fukushima Dai-ichi, nel 2011 (non con-siderando i molteplici altri incidenti avvenuti in giro peril mondo che hanno, fortunatamente, avuto ripercussioniminori sull'ambiente), dimostrano che, nonostante il pro-gredire della tecnica e nonostante la crescita delle inno-vazioni in merito alle questioni di sicurezza, il livello dirischio legato alle centrali nucleare rimanga sempre moltoelevato. Gli avvenimenti del passato ci orono la possi-bilità di raccogliere i dati necessari per stimare nel modopiú approfondito possibile le conseguenze diacroniche ditali disastri ambientali. Come già aermato nel capitoloprecedente, il migliore approccio possibile da adottare èquello sistemico: è dimostrato, infatti, che avere una chia-ve di lettura piú ampia (che non si limiti ad un unico tema,ma abbia natura meta-settoriale) comporti la piena com-prensione e previsione degli eetti su larga scala che unacatastrofe ambientale ha sull'ecosistema.

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