Diario da Chernobyl, 30 anni dopo il disastro

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Diario da Chernobyl, 30 anni dopo il disastro Appunti di viaggio e reportage fotografico sulla missione di Green Cross nelle aree contaminate A trent’anni esatti dal disastro nucleare alla centrale di Chernobyl, in Ucraina, una nostra delegazione, capitanata dal fisico nucleare Valerio Rossi Albertini , si è recata sui luoghi della tragedia, oggi ancora isolati per un raggio di 30 km. Guidati dai colleghi di Green Cross Svizzera e Green Cross Ucraina, da anni impegnati nel supportare la popolazione in difficoltà con il programma di aiuto Sociale Medico ed Educativo ( SocMEd ), abbiamo visitato la centrale nucleare, la città fantasma di Pripyat e i villaggi abbandonati per monitorare gli interventi di Green Cross e studiare gli effetti biologici a lungo termine delle radiazioni rilasciate in seguito alla catastrofica esplosione del reattore n. 4, avvenuta il 26 aprile 1986 . Chernobyl si trova 120km a nord di Kiev , quasi sul confine con la Bielorussia. Siamo atterrati quindi a Kiev Borispol per poi proseguire a bordo di un furgoncino. Abbiamo alloggiato cinque giorni a Slavutich, città di servizio per la zona di esclusione, creata subito dopo l’incidente di Chernobyl. 1 / 6

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Diario da Chernobyl, 30 anni dopo il disastro

Appunti di viaggio e reportage fotografico sulla missione di Green Cross nelle aree contaminate

A trent’anni esatti dal disastro nucleare alla centrale di Chernobyl, in Ucraina, una nostradelegazione, capitanata dal fisico nucleare Valerio Rossi Albertini, si è recata sui luoghi dellatragedia, oggi ancora isolati per un raggio di 30 km. Guidati dai colleghi di Green CrossSvizzera e Green Cross Ucraina, da anni impegnati nel supportare la popolazione in difficoltàcon il programma di aiuto Sociale Medico ed Educativo (SocMEd), abbiamo visitato la centrale nucleare, la città fantasma di Pripyat e i villaggi abbandonati permonitorare gli interventi di Green Cross e studiare gli effetti biologici a lungo termine delleradiazioni rilasciate in seguito alla catastrofica esplosione del reattore n. 4, avvenuta il 26 aprile 1986.

Chernobyl si trova 120km a nord di Kiev, quasi sul confine con la Bielorussia. Siamo atterratiquindi a Kiev Borispol per poi proseguire a bordo di un furgoncino. Abbiamo alloggiato cinquegiorni a Slavutich, città di servizio per la zona di esclusione, creata subito dopo l’incidente diChernobyl.

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La zona off-limits è divisa in due “check point”: il primo a 30 km dalla centrale, dove sitrova la città di Chernobyl e dove soggiornano gli operai che stanno lavorando al nuovosarcofago; il secondo a 10 km dalla centrale, dove è assolutamente vietato vivere. In questa zona dei “dieci km” si trova la centrale nuclearee la tristemente nota città di Pripyat, che fu evacuata il giorno dopo l’esplosione e mai piùriabitata.Durante la missione abbiamo vissuto a stretto contatto con le persone che dopo la tragediasono rientrate a vivere nelle loro case, per lo più vedove, come Alla, che ha perso il marito,operaio di Chernobyl, morto per un tumore e ora vive sola con due figli e una pensione di 90centesimi al giorno. Abbiamo ricevuto una calda accoglienza dalle persone anziane, lecosiddette “babuske”, che vivono dei prodotti dell’orto e che, pur non possedendo nulla, sonosempre capaci di sorridere, occhi brillanti che emanano gioia e riconoscenza per quanti lisoccorrono. Persone che hanno scelto di tornare nelle loro case, ignorando il pericolo per laloro salute, perché per loro vivere in città sarebbe impossibile, sia per i costi, sia perché sonocontadini da sempre. L’aiuto di Green Cross si rivolge in particolare alle madri e ai loro figli:personale specializzato insegna alle donne come ridurre i livelli di radioattività negli alimentiattraverso una corretta preparazione dei cibi, provvede all’acquisto di beni di prima necessità eorganizza campi estivi per i ragazzi, dove hanno la possibilità di vivere in un ambiente sano epulito per alcune settimane, sotto la supervisione di personale medico locale.

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Il 25 aprile ci siamo recati all’interno della centrale nucleare per osservare da vicino il reattoren. 4 e il suo vecchio e sempre più deteriorato sarcofago. La visita è stata veloce, 30 minuti è iltempo massimo che ci era stato concesso, per via delle radiazioni molto alte. La radioattività èancora così elevata che i nostri contatori Geigersuonavano senza sosta, segnalando un valore di oltre 100 volte la normale dose di radiazioni. A 300 metri dal reattore, abbiamo potuto dare uno sguardo ai lavori di costruzione del nuovosarcofago, che alla fine di quest’anno verrà fatto scivolare lungo binari per coprire interamente ilreattore incidentato.

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Un’altra parte del viaggio è stata dedicata alla visita di Pripyat, un tempo ricca di vita, oggicittà fantasma. Nel tragitto abbiamo potuto vedere i resti di questo grande centro urbano: case,scuole, ospedali e un luna park oramai arrugginito, che doveva essere inaugurato pochi giornidopo l’incidente. La città fu evacuata in 36 ore e gli abitanti ebbero il tempo di portare con lorosolo poche cose, lasciando mobili, elettrodomestici, libri e giocattoli, convinti che sarebberorientrati presto nelle loro case. E invece non vi fecero mai più ritorno. Si stima che la zona potràessere abitata - in condizioni di relativa sicurezza - solo fra 500/600 anni.Per visitare l’area abbiamo dovuto seguire una procedura di “vestizione”, indossando tuteprotettive adeguate, copriscarpe e mascherine sul volto, per via del pulviscolo fortementeradioattivo che può essere rapidamente assorbito dalla tiroide.

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Dopo la cerimonia di commemorazione rientriamo in Italia con un po’ di tristezza ma carichi diesperienze che ci hanno già cambiato profondamente. Gran parte della provincia di Chernobylè stata cancellata dalle cartine geografiche. Tanti villaggi disabitati sono oggi segnalati con unaserie di cartelli barrati in rosso ma esistono ancora nel cuore di chi ci ha vissuto, di coloro chetutt’oggi ci vivono e di quanti hanno avuto il privilegio di visitarli. E continueranno ad esistere,anche se dimenticati dalle coscienze.

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TUTTA LA GALLERY DELLA MISSIONE SUL NOSTRO CANALE FLICKR Roma, 6 maggio 2016 Anna Moccia - ufficio stampa Green Cross Italia

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