CHE VOLTO DI CRISTO ANNUNCIAMO? · 2018. 3. 12. · fare della nostra fede personale un annuncio...

S amo vivendo il cammino quaresimale e alla luce del per‐corso fa o fin qui dall’inizio dell’anno liturgico, anno che è stato impostato su Gesù è il nostro tesoro, ci chiediamo, in vista della Pasqua: che volto di Gesù s amo offrendo alla comunità e ai fratelli epidi o indifferen al cammino di fede?Ci siamo ferma a rifle ere e meditare su alcuni aspe di Gesù nostro tesoro, alla luce della provocazione per un per‐corso di fede, meditando su ciò che il Convegno della Chie‐sa italiana, fa o a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, ha proposto come vivere appunto questo cammino di fede.Nel discorso conclusivo ai membri del convegno stesso, Pa‐pa Francesco ha so olineato: “Desidero una Chiesa lieta con il volto di mamma, che comprende, accompagna, acca‐rezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, in‐novate con libertà. L’umanesimo cris ano che siete chiama a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona co‐me figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fon‐damentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’al‐legria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante vol‐te dura”. Il Papa invita con nuamente a vedere nei poveri il volto stesso di Cristo e ad assumere i suoi stessi sen men‐ di tenerezza e misericordia. Ha anche de o: “Il volto di

Gesù è simile a quello di tan nostri fratelli umilia , resi schiavi, svuota . Dio ha assunto il loro volto. E quel volto ci guarda”.

CONTEMPLARE IL VOLTO DI GESÙPer dare valore alla nostra tes monianza di fede, dobbia‐mo essere innanzitu o dei veri contempla vi e gioiosi in‐namora del volto di Cristo crocifisso. La sorgente dell’amore vero e della tes monianza di vita, parte dal volto di Cristo crocifisso: bisogna lasciarci guardare da Lui. Gesù è il no‐stro umanesimo. Il Cardinal Bagnasco, nella sua relazione finale disse: “Contempliamo senza stancarci l’umanità di Gesù: in Lui siamo ridesta alla vita, riconosciamo un’esi‐stenza unificata, raccolta a orno alla costante ricerca del‐la volontà del Padre, che ci ama, e al tempo stesso tu a protesa verso il prossimo. Per la Chiesa il maggior pericolo è la epidezza spirituale. Il volto di Gesù misericordioso è l’an doto più efficace al rischio dell’autosufficienza o alla tentazione di ridurre Dio ad astra a ideologia”. I seguaci di Gesù sono luminosi di riflesso: lo diventano solo se pren‐dono luce da colui che può dare “la luce della vita”. Posso‐no uscire, abitare, educare, annunciare solo se si lasciano con nuamente trasfigurare. I san sono anzitu o persone oran , come sosteneva Benede o XVI: “il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio”.

COME FARE?Per meglio vivere la nostra fede alla scuola di Gesù nostro tesoro, dobbiamo fare il nostro esame di coscienza alla lu‐ce dei 5 verbi che hanno fa o da traccia al convegno:1) Uscire da una pastorale fa a solo a tavolino. Biso‐gna fare della nostra fede un annuncio con la vita, nei vari

Comunità Pastorale sul Webwww.inbinda.ithttp://www.facebook.com/comuninbindaface

Casa Parrocchiale, Don Pierluigi AlbricciVia alla Chiesa N°5 TurbigoTel. 0331899341 / Cell. 3391685800email: [email protected]: [email protected]

Don Andrea CartabiaVia alla Chiesa N°5 TurbigoTel. 0331871480 / Cell. 3388041185email: [email protected]

Casa Parrocchiale, Don Luciano BordiniRobecchettoTel. 0331875416email: [email protected]

Casa Parrocchiale / Suore di MalvaglioTel. 0331875583email: [email protected]: [email protected]

Centro Giovanile di RobecchettoTel. 0331875496

Parrocchia San Guniforte NosateDon Giuseppe MontiCell. 3398717061email: [email protected]: [email protected]

Sommario

Chiesa universale 4

AC ‐ 2018 Sinodo minore 5

Accendi la Vita 6

Scout 6

Padre Daniele da Samarate 7

Afferrare il senso 8

Prendere il largo 9

La casa colorata 10

Spigolature d'archivio 10

Centro Aiuto alla Vita 12

Robecche o 12

Nosate 13

Turbigo 15

Riceviamo & Pubblichiamo 15

Anniversari defun Turbigo 20

Archivio 20

Consigli per la le ura 20

CHE VOLTO DI CRISTO ANNUNCIAMO?

ambien in cui viviamo. Non aver vergogna di parlare di Dio e di vivere da gioiosi uomini di fede. La san tà non è brilla‐re di una luce propria, ma è riconoscere la vera sorgente di luce, me ersi di fronte ad essa e lasciarsi contagiare. Que‐sto contagio non avviene che con i mezzi che la Chiesa ha da sempre proposto: la preghiera e i sacramen , la Parola e la carità: essi sono come “vasi comunican ”, interdipen‐den l’uno dall’altro. La preghiera è il primo a o di una Chie‐sa in uscita, così come la preghiera di Gesù nel deserto è stato il primo a o della sua missione.

2) Annunciare: ossia portare i contenu della fede den‐tro una prassi nuova di vita. Troviamo nella conclusione del convegno: “I sacramen sono un cammino di umanizzazio‐ne evangelica, per questo il compito che ci a ende è risca a‐re, per far vivere, l’umanità della liturgia, in tu a la sua bellezza e sobrietà. Anche la famiglia è chiamata a trovare tempi e spazi di preghiera, perché essa è il luogo dove im‐parare la liturgia, ossia fare esperienza di quei valori uma‐ni presen nei segni liturgici, come l’ascolto, il silenzio, la condivisione, il perdono, il rendimento di grazie. Un’impor‐tante sfida pastorale consiste nel recupero del giorno del Si‐gnore: la domenica può essere tempo privilegiato per la celebrazione liturgica e i processi di iniziazione”. So o que‐sto aspe o è importante recuperare il valore dell’ascolto della Parola di Dio e lasciarsi aiutare dalla lec o divina. Oc‐corre recuperare l’importanza della catechesi. Non possia‐mo annunciare se non conosciamo e non è sufficiente una conoscenza del “pressapochismo” o del “sufficiente”. Pur‐troppo si fa fa ca confrontarsi alla luce della Parola di Dio. Si fa fa ca “aggiornarsi” a raverso la catechesi in quanto si preferisce la conoscenza della fede della fanciullezza e si ar‐riva troppo spesso solo “all’uffa che barba” e lasciarsi a rar‐re dal “fanno tu così”, oppure “ho tante cose da fare”, oppure costruire la verità dei valori alla luce dei mass‐me‐dia e non alla luce della parola di Dio e dei sacramen . Se noi adul facciamo fa ca a vivere la bellezza dell’eucaris a domenicale, la gioia di vivere i sacramen , la “sete” di ama‐re ed essere ama da Gesù, come possono i ragazzi, gli ado‐lescen o i giovani lasciarsi amare e lasciarsi a rarre da Gesù? Non sono le parole che educano, bensì l’esempio e la vita spesa nella gioia.

3) Abitare: è il verbo che ci parla della logica dell’in‐carnazione, che si realizza con la capacità di essere tes mo‐ni credibili del vangelo, là dove si è pos a vivere. Il desiderio è di coinvolgere tu a la comunità come sogge o a vo del‐l’annuncio. Questo invito alla sinodalità (collaborazione tra clero e laici) è stato so olineato anche da Mons. Galan ‐no che disse: “Si cresce nella sinodalità esercitandola, si ca‐pisce meglio in cosa consiste cominciando a lavorare e a confrontarsi insieme sulle ques oni concrete della nostra comunità. Non possiamo costruire sinodalità con riunioni affre ate, o invitare le persone chiedendo loro soltanto di ascoltare una relazione. Il metodo sinodale comporta due profili: la prospe va della concretezza, dove si intrecciano insieme il coraggio del proporre, l’intelligenza del ricercare e del capire, la cura dell’ascolto, la fa ca dell’operare, la pa‐zienza dell’a esa, la crea vità del costruire; e la prospe ‐va dell’alleanza, dove l’incontro e la comunicazione profonda con l’altro diventano un operare comune”. Solo una comu‐

nità di adul uni nella fede può fare a razione e porta co‐sì a costruire il cammino della chiesa aiutando tu a riscoprire la bellezza di evangelizzazione alla luce del vangelo . Que‐sto ci invita a trovare questa unione e questo desiderio di fare della nostra fede personale un annuncio nella comu‐nione con la chiesa fa a di san e peccatori, di clero e lai‐ci. Ognuno deve prendere a cuore il cammino gioioso della fede per tu a la comunità. Quanta fa ca facciamo per vi‐vere questa condivisione anche nell’assumere i nostri im‐pegni al servizio della comunità!

4) Educare: è l’arte difficile per sforzarsi di reimparare una nuova gramma ca educa va. Ci aiuta nella nostra ri‐flessione l’invito che Papa Francesco ha lanciato nell’omilia conclusiva del convegno: “I cris ani non devono dimen ca‐re da dove sono sta scel , cioè tra la gente, e non devono mai cadere nella tentazione di assumere a eggiamen di‐stacca , come se ciò che la gente pensa e vive non li riguar‐dasse, non fosse per loro importante… Occorre dunque mantenere un sano conta o con la realtà, con ciò che la gente vive, con le sue lacrime e le sue gioie; è l’unico modo per parlare ai cuori delle persone toccando la loro esperien‐za quo diana: il lavoro, la famiglia, i problemi di salute, il traffico, la scuola, i servizi sanitari e così via”. Quindi la pri‐ma educazione alla fede deve essere vissuta in famiglia: an‐che qui se la famiglia non è educata alla preghiera, al dialogo, alla condivisione, al perdono e al sacrificio sarà difficile vi‐vere questo “comunicare il volto di Cristo crocifisso e risorto”.

5) Trasfigurare: il divino nell’uomo, facendo fraternità con la forza della preghiera e dei sacramen : è la conse‐guenza che ci si arriva vivendo il verbo “educare”. Bisogna tener presente che per comunicare il messaggio cris ano servono le parole e le opere, da persona a persona, di tu i ba ezza . Non esistono luoghi impermeabili all’evangeliz‐zazione. Tu e le crisi sono passaggi. E’ dunque fondamen‐tale per l’annuncio abitare tu e le situazioni di vita. Ogni seguace di Cristo può farlo. Si tra a non solo di accogliere le persone ma di lasciarsi accogliere, di ascoltare le preoc‐cupazioni e i problemi, le domande e le esperienze altrui, accogliendo e amando le persone come sono. Il Vangelo non pone condizioni preliminari, ma si offre come cammi‐no di vita e di conversione. La quo dianità è il luogo che Dio stesso abita, è la legge dell’incarnazione. La “prassi del chic‐co di grano”, che muore nella terra per portare fru o, vale anche oggi. I san della porta accanto, frase tanto cara a Papa Francesco, sono gli eroi del quo diano: esistono real‐mente e ci insegnano che non è necessario compiere eroi‐smi par colari per percorrere la via della san tà, quanto piu osto vivere l’amore in unione con Cristo, nella vita di tu i giorni.

ConclusionePertanto, sforziamoci di arrivare alla Pasqua dando spazio al cammino di conversione, stando più a en alla riscoper‐ta di essere ama da Dio e invia a portare nella comunità e nella società la gioia della fede che trova alimento dalla preghiera personale e comunitaria e sostenuta dalla grazia dei sacramen per essere veri tes moni di speranza. Pace e bene!

Don PierLuigi

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CHIESA UNIVERSALE

Il tempo di Quaresima è tempo propizio per correggere gli accordi dissonan della nostra vita cris ana e accogliere la sempre nuova, gioiosa e speranzosa no zia della Pasqua del Signore. La Chiesa, nella sua materna sapien‐za, ci propone di prestare speciale a enzione a tu o ciò che possa raffreddare e ossidare il nostro cuore credente.Le tentazioni a cui siamo espos sono molte‐plici. Ognuno di noi conosce le difficoltà che deve affrontare. Ed è triste constatare come, di fronte alle vi‐cissitudini quo diane, si levino voci che, approfi ando del do‐lore e dell’incertezza, non sanno seminare altro che sfiducia. E se il fru o della fede è la carità –come amava ripetere Ma‐dre Teresa di Calcu a– il fru o della sfiducia sono l’apa a e la rassegnazione. Sfiducia, apa a e rassegnazione: i demoni che cauterizzano e paralizzano l’anima del popolo credente.La Quaresima è tempo prezioso per smascherare queste e al‐tre tentazioni e lasciare che il nostro cuore torni a ba ere se‐condo il palpito del cuore di Gesù. Tu a questa liturgia è im‐pregnata di tale sen mento e potremmo dire che esso riecheggia in tre parole che ci sono offerte per “riscaldare il cuore cre‐dente”: ferma , guarda e ritorna.Ferma un poco, lascia questa agitazione e questo correre senza senso che riempie l’a‐nima dell’amarezza di sen re che non si ar‐riva mai da nessuna parte. Ferma , lascia questo obbligo di vivere in modo accelerato, che disperde, divide e finisce per distrugge‐re il tempo della famiglia, il tempo del l’a mi ‐ci zia, il tempo dei figli, il tempo dei nonni, il tempo della gratuità… il tempo di Dio.Ferma un poco davan alla necessità di ap‐parire ed essere visto da tu , di stare con ‐nuamente “in vetrina”, che fa dimen care il valore dell’in mi‐tà e del raccoglimento.Ferma un poco davan allo sguardo altero, al commento fu‐gace e sprezzante che nasce dall’aver dimen cato la tenerez‐za, la pietà e il rispe o per l’incontro con gli altri, specialmen‐te quelli vulnerabili, feri e anche immersi nel peccato e nell’errore.Ferma un poco davan alla compulsione di voler controllare tu o, sapere tu o, devastare tu o, che nasce dall’aver dimen‐cato la gra tudine per il dono della vita e per tanto bene ri‐

cevuto.Ferma un poco davan al rumore assordante che atrofizza e stordisce i nostri orecchi e ci fa dimen care la potenza fecon‐da e creatrice del silenzio.Ferma un poco davan all’a eggiamento di fomentare sen‐men sterili, infecondi, che derivano dalla

chiusura e dall’autocommiserazione e porta‐no a dimen care di andare incontro agli altri per condividere i pesi e le sofferenze.Ferma davan al vuoto di ciò che è istanta‐neo, momentaneo ed effimero, che ci priva delle radici, dei legami, del valore dei percor‐si e di saperci sempre in cammino.Ferma . Ferma per guardare e contempla‐re!Guarda. Guarda i segni che impediscono di

spegnere la carità, che mantengono viva la fiamma della fede e della speranza. Vol‐ vivi della tenerezza e della bontà di Dio

che opera in mezzo a noi.Guarda il volto delle nostre famiglie che con nuano a scomme ere giorno per gior‐no, con grande sforzo per andare avan nella vita e, tra tante carenze e stre ezze, non tralasciano alcun tenta vo per fare della loro casa una scuola di amore.

Guarda i vol , che ci interpellano, i vol dei nostri bambini e giovani carichi di futuro e di speranza, carichi di domani e di potenzialità che esigono dedizione e protezione. Germogli vi‐ven dell’amore e della vita che sempre si fanno largo in mez‐zo ai nostri calcoli meschini ed egois ci.Guarda i vol dei nostri anziani solca dal passare del tempo: vol portatori della memoria viva della nostra gente. Vol del‐la sapienza operante di Dio.Guarda i vol dei nostri mala e di tan che se ne fanno cari‐co; vol che nella loro vulnerabilità e nel loro servizio ci ricor‐dano che il valore di ogni persona non può mai essere rido o a una ques one di calcolo o di u lità.Guarda i vol pen di tan che cercano di rimediare ai pro‐

pri errori e sbagli e, a par re dalle loro mi‐serie e dai loro dolori, lo ano per trasfor‐mare le situazioni e andare avan .Guarda e contempla il volto dell’Amore Cro‐cifisso, che oggi dalla croce con nua a es‐sere portatore di speranza; mano tesa per coloro che si sentono crocifissi, che speri‐mentano nella propria vita il peso dei fal‐limen , dei disinganni e delle delusioni.Guarda e contempla il volto concreto di Cristo crocifisso, crocifisso per amore di

tu senza esclusione. Di tu ? Sì, di tu . Guardare il suo vol‐to è l’invito pieno di speranza di questo tempo di Quaresima per vincere i demoni della sfiducia, dell’apa a e della rasse‐gnazione. Volto che ci invita ad esclamare: il Regno di Dio è possibile!Ferma , guarda e ritorna. Ritorna alla casa di tuo Padre. Ri‐torna senza paura alle braccia desiderose e protese di tuo Pa‐dre ricco di misericordia che aspe a (cfr Ef 2,4)!Ritorna! Senza paura: questo è il tempo opportuno per torna‐re a casa, alla casa del “Padre mio e Padre vostro” (cfr Gv 20,17). Questo è il tempo per lasciarsi toccare il cuore… Rimanere nel‐la via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è qualcosa di molto diverso, e il nostro cuore lo sa bene. Dio non si stanca né si stancherà di tendere la mano (cfr Bol‐la Misericordiae Vultus, 19).

Ritorna senza paura a sperimentare la te‐nerezza risanatrice e riconciliatrice di Dio! Lascia che il Signore guarisca le ferite del peccato e compia la profezia fa a ai no‐stri padri: «Vi darò un cuore nuovo, me e‐rò dentro di voi uno spirito nuovo, toglie‐rò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36,26).Ferma , guarda, ritorna!

PAPA FRANCESCO

CHIESA UNIVERSALE:SANTA MESSA,BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE DELLE CENERI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

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Il 27 novembre 2017 l’Arcivescovo Monsignor Mario Delpini so oscrive il documento di indizione ed affida” ai San Ambrogio e Carlo e alla Vergine San ssima il cammino sinodale”.(1)Il rito di apertura del Sinodo “Chiesa dalle gen ” ha avuto luo‐go il 12 gennaio 2018 nella Basilica di Sant ‘Ambrogio e vedrà impegnata l’intera fino al 4 novembre 2018. La fase di ascolto, (terminerà il 1 aprile 2018) a cui tu sono invita a partecipare, prevede due percorsi: uno per i presbi‐teri aven come interlocutore il Consiglio presbiteriale e uno per tu i fedeli, i consigli pastorali, le comunità di migran , i consacra , i diaconi. La numerosa presenza, nella nostra Diocesi, di migran di fe‐de ca olica “ membra dello stesso corpo di Cristo, portatori di doni propri”(4) sta mutando la società milanese e la Chiesa. La ricerca della do .ssa Laura Zanfrini (sociologa dell’Università Ca olica e membro della Commissione di coordinamento) fa il punto sulla presenza straniera in Diocesi e ci dà una misura dell’importanza di tale crescita: da 100mila nel 1988 a 754 mi‐la nel 2017, di cui 368 mila cris ani( 233 mila ca olici). (2) La presenza di tan ba ezza fra i migran interpella la nostra coscienza ed “il cambiamento profondo in a o nella Diocesi ci chiede di approfondire il cara ere universale , ca olico della Chiesa”. Inoltre, chiede alla Chiesa “ di ripensare profe camen‐te le proprie forme di presenza sul territorio per essere per tu segno di unità e di inclusione intorno alla fede e alla pre‐ghiera”. “La consultazione capillare ed il reciproco ascolto ci perme e‐

ranno di prendere coscienza e di interpretare i segni di un fu‐turo della comunità ambrosiana che non possiamo prevedere” Obie vo del Sinodo “ non è trovare rice e per risolvere i pro‐blemi , ma rispondere alla domanda di come sarà il volto del‐la Diocesi di Milano e quali cambiamen saranno necessari e opportuni riguardo al modo di vivere la configurazione della comunità cris ana. Non si tra a di un Sinodo sui migran ma rela vo a come deve cambiare la vita della Chiesa di Milano, perché tu si sentano partecipi di una realtà nella quale con‐vivono, ad esempio, tante diverse capellanie”( 3)Il 14 gennaio 2018, giornata mondiale del migrante e del rifu‐giato, monsignor Luca Bressan, presidente della Commissione di coordinamento dei lavori del Consiglio presbiteriale e del Consiglio pastorale diocesano, ha presentato il “documento preparatorio“ (5) ossia il testo‐guida alla discussione nei Con‐sigli pastorali, nelle comunità parrocchiali dei migran , nelle associazioni e nei movimen ecclesiali. In tale occasione mons. Bressan ha chiarito che il lavoro del Sinodo “che si avvia inten‐de essere anzitu o un impegno di riflessione teologica e spi‐rituale e, per questo mo vo pastorale: non miriamo a un adeguamento dei servizi e delle stru ure come prima istanza, ma a una maturazione della nostra esperienza di fede e di Chie‐sa. La Chiesa par colare è chiamata a vivere come sua dimen‐sione cos tu va l’universalità. Pertanto è necessario sviluppare nuovi esercizi di contemplazione, per imparare meglio la di‐mensione inclusiva della fede” (3)Nel documento preparatorio non si nascondono le difficoltà e le paure diffuse nell’opinione pubblica. “La paura è reale. Non

va banalizzata, né so ovalutata...va accolta, compresa e, a raverso la conoscenza e la con‐sapevolezza, va a raversata e lentamente su‐perata” (3)Concludiamo, per ora, questo breve contributo facendo nostro l’invito di mons. Delpini: “biso‐gna essere capaci di guardare con fiducia al do‐mani e con la gioia dello Spirito che ci spinge al largo”.(2)

Azione Ca olica (Comunità pastorale Santa Maria in Binda)

1) “Un aggiornamento che raccolga il fru o del cammino fa o e tenga conto dei cambiamen avvenu ” 29 nov. 2017www.chiesadimilano.it/news/chiesa‐diocesiwww.chiesadimilano.it/sinodo2) “Come la presenza straniera cambia la ci à e la diocesi” Avvenire , in diocesi . 28 gennaio 20183) “Chiesa dalle gen il futuro che nasce” Mila‐no se e. Avvenire del 14 gennaio 20184) “Esperienza di fede che supera le paure. Mi‐lano se e. Avvenire del 14 gennaio 20185) “Chiesa dalle gen . Responsabilità e prospe ‐ve . Centro Ambrosiano (48 pag.)

2018 Sinodo MinoreCHIESA DALLE GENTI, RESPONSABILITÀ E PROSPETTIVE

LINEE DIOCESANE PER LA PASTORALE

INFORMA.ACISinodo:

"CHIESA DALLE GENTI"

• Manifesto ufficiale riporta tu e le tappe del cammino sinodale.• “Chiesa delle gen . Responsabilità e prospe ve”.

Centro Ambrosiano ( pag. 48 , € 3)

• www.chiesadimilano.it/sinodo

Sinodo “I GIOVANI, LA FEDE E IL DISCERNIMENTO VOCAZIONALE “ Incontri con il Papa:• Roma‐ 19‐14 marzo Riunione pre‐sinodale dei giovani di tu o il mondo;• Roma 11‐12 agosto incontro coi giovani italiani chiama a

raggiungere il Va cano paso dopo passo, con lo zaino in spallaed il cuore aperto. 4 gli i nerai propos .

Programmi e modalità di iscrizione:www.chiesadimailano.it/[email protected]. 0362.647500

Per maggiori informazioni sul sinodo, per conoscere le inizia ve di ACI e della comunità pastorale vai sul sito www. youth.synod2018.va collega con i social network . Nome di accesso.synod2018vai sul sito www.azioneca olicamilano.itvisita il sito della nostra comunità pastoralee partecipa alle diverse inizia ve.

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A quan di voi, cari le ori, piace la birra? A me piace farla, un po' meno berla, per‐ché io bevo solo acqua. E caffè, ma del caffè scriverò un'altra volta, del cappucci‐no ho già scri o e questo mese è il turno della birra e resterete stupi nel conosce‐re uno dei tan san patroni della birra. Già, la birra e i birrai hanno i loro patroni, ma io vi racconterò la storia di uno solo di loro, la storia di un Santo dal nome curio‐so e che ha dato il nome al paese d'origi‐ne degli antena di un mio amico che mi ha insegnato a fare la birra ar gianale. Una coincidenza? Boh, lasciamo ai poste‐ri l'ardua sentenza. Ora mi limiterò a rac‐contarvi come la birra e questo Santo sia‐no giun in Italia, partendo dalle fredde contrade d'oltralpe abitate da barbari pa‐gani coi lunghi baffoni e dai druidi che era‐no venera come maghi. La nostra storia comincia proprio nella capanna di un drui‐do cel co, che non era buono e simpa ‐co come quello a cui ci hanno abitua al‐cuni famosi fume ambienta in Gallia. E ora chiudete gli occhi e immaginate di tro‐varvi in una capanna dal te o di paglia, in compagnia di un druido che armeggia da‐van a un calderone con un mestolo e, lontano dagli sguardi indiscre dei curio‐si, aggiunge ingredien segre alla sua po‐zione magica a base di birra: anice, finoc‐chio ed erba salvia, la quale ha interessan e lievi proprietà cura ve e ques maghi, esper conoscitori dei segre delle pian‐te, se ne servivano per aroma zzare la bir‐ra e la distribuivano ai guerrieri. La bevan‐da magica, però, a differenza dei fume , non consen ai galli di fermare il geniale Giulio Cesare, l’inventore del riporto ai ca‐pelli, l’inventore della ZTL, l’inventore del Calendario Giuliano, il condo ero che conquistò la Gallia e poi alla testa dei suoi veterani marciò verso Roma, sconfisse i senatori corro e avviò una lunga serie di riforme. Iniziò una lunga epoca di pace e di benessere, i solda furono premia con terre a col vare, riposero la spada, impugnarono il vomere e portarono in Ita‐

lia le conoscenze apprese dai galli sulla produzione della birra e la costruzione del‐le bo , che sono anch’esse un’invenzio‐ne cel ca. Per cinque secoli ci fu pace e prosperità, ma poi giunsero i barbari ger‐mani, a ra dalle ricchezze e dal clima del paese più bello del mondo, e calaro‐no in Italia. Sono le famose invasioni bar‐bariche, che in Germania ancora oggi chia‐mano la grande migrazione: i barbari incendiarono e distrussero ci à, fa orie, ville e anche birrifici e si stabilirono in quel‐le terre rido e a cumuli di macerie. Ed è in questa epoca che fa la sua comparsa il vero protagonista di questo ar colo, na‐to in Irlanda nel 543, dove visse il primo mezzo secolo della sua vita. Si tra a di un monaco di nome Colombano, il quale al‐l’età di cinquant’anni decise di intrapren‐dere la Peregrina o pro Christo, ovvero il Pellegrinaggio per Cristo. La prima tappa fu l’Inghilterra, dove secondo la leggenda mise in fuga un mostro lacustre, poi inizia la storia. Accompagnato da dodici confra‐telli, s’imbarcò per l’Europa percorsa da eserci di feroci barbari, quasi tu paga‐ni o seguaci dell’eresia ariana. Sbarcaro‐no in Armorica, terra resa famosa dai sim‐pa ci fume sui galli che bevono la pozione magica, a raversarono quella che ancora si chiamava Gallia, dove s’erano stabili i Franchi, uno dei pochi popoli barbari che s’erano conver al cris anesimo, e o en‐nero dal loro re una vecchia fortezza ro‐mana in rovina, dove costruirono un’ab‐bazia e si dedicarono alla col vazione della terra e delle anime. Riconver rono al cri‐s anesimo le popolazioni pagane e aria‐ne, trasmisero il sapere romano che era andato perduto con le invasioni e accol‐sero un numero sempre maggiore di fe‐deli, a ra dalla san tà di Colombano, dalle sue prediche e dal suo esempio. Con la loro opera con nua, i monaci s’impe‐gnarono a conservare e ricostruire la ci‐viltà romana andata perduta con le inva‐sioni di gen feroci e arretrate, salvarono i libri, l’arte, i monumen , la scienza e la

tecnica e contribui‐rono a costruire una nuova civiltà europea, fondata sulle profonde ra‐dici cris ane e ro‐mane, radici così profonde da resi‐stere al gelo degli inverni medievali e da giungere inta e fino ai nostri giorni. Lì restarono per cir‐ca un ventennio, poi Colombano fu espulso dalla Gallia per aver rimproverato il re franco Teodo‐rico per le sue relazioni adulterine. I mo‐naci s’imbarcarono per rientrare in Irlan‐da, ma la nave s’incagliò e il capitano dell’imbarcazione, comprendendo che quello era un segno divino, si rifiutò di ri‐condurli a casa e li portò in Germania, do‐ve proseguirono la loro opera evangeliz‐zatrice. La loro missione li portò presso mol sovrani barbari, alcuni dei quali li bandirono dalle loro terre. I monaci con‐nuarono a spingersi verso sud e fecero

tappa in Svizzera, dove uno dei confratel‐li di San Colombano, San Gallo, fondò un monastero che porta il suo nome e che in seguito diventerà famoso anche per la pro‐pria birra. Colombano proseguì verso l’Italia, a ra‐versò la Valtellina, dove si fermò per un certo periodo a operare guarigioni mira‐colose e infine giunse alla sua meta fina‐le, dove si trovò a lo are contro i cul pa‐gani e contro le eresie, ma questa parte della sua avventurosa vita ve la racconte‐rò nella prossima puntata. Abbiate pazien‐za, cari le ori, e concedetevi pure una fre‐sca birra, possibilmente ar gianale, per assaporare meglio il seguito dell’avventu‐ra di questo padre fondatore dell’Europa Cris ana. A presto!

Andrea Colombo

L'impa o che lo scou smo lascianel contesto in cui operaL'incontro con lo scou smo crediamo che non possa mai lascia‐re indifferen . È un messaggio rivoluzionario, nella sua sempli‐cità. Il primo aspe o che impressiona è il rispe o delle regole.

Può sembrare banale, ma nella società a cui apparteniamo, chi impara a rispe are le regole o torna a farlo compie una ro ura con lo s le che purtroppo ormai ci ca‐ra erizza. Questo rende lo scou smo una scelta non facile, una strada in salita che richiede forza d'animo e onestà. Essere educa al rispe o può fare la differenza e forse rappresenta la soluzione per sperare in una società migliore. Entrando nel merito delle regole peculiari allo scou smo, il secondo aspe o che colpisce è la so‐brietà. L'influenza del mondo esterno che fa credere che tu o serve e tu o va con‐sumato si ridimensiona, perde forza. Cosa rende più liberi della sensazione di non

IL DRUIDO, IL BIRRAIO E IL SANTO – PARTE PRIMA

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AGLI AMICI DI P. DANIELEE DEI SUOI FRATELLI LEBBROSI

P. DANIELE E DEI SUOI FRATELLI LEBBROSICONVENTO CAPPUCCINI – VIALE PIAVE, 2 20129 MILANO

Carissimi Amici Pace e Bene. C'e una parola che dice il ministero i nerante dei missionari in Brasile: desobriga.Con i mezzi disponibili (il mulo nella foresta, la barca sui fiumi, la jeep sulle strade e... a piedi!), il missionario, con un catechi‐sta o una suora, raggiunge le comunità cris ane sparse sul va‐sto territorio della parrocchia. Annuncia il Vangelo, amministra i sacramen , vive nella comunità per alcuni giorni per poi pas‐sare ad un'altra. Una “visita pastorale” che in tempi non mol‐to lontano da noi durava mesi. Ogni missionario dava relazione del suo lavoro apostolico al Ministro generale e al Ministro provinciale ogni anno. Il 16 febbraio 1903 padre Daniele da Samarate scrive al padre Generale scusandosi per il ritardo nel presentare la relazione dell'anno precedente.I nuovi arriva alla Colonia, sopra u o padre Gesualdo, ave‐vano consen to a padre Daniele di visitare la parrocchia di San‐tarém Novo >, ma la Provvidenza vol‐le che proprio in quei giorni fosse presente nella Colonia il su‐periore regolare, padre Giampietro da Sesto S. Giovanni assu‐messe la direzione del Collegio che per la mala a di padre Daniele e la morte di padre Gesualdo era rimasto un po' trascurato.Ristabilito in salute, padre Daniele riprese a tra are seriamen‐te col Governo circa il debito che aveva. Questo lo obbligava a stare quasi sempre nella Capitale. Però riusciva comunque a combinare i viaggi in modo tale da avere qualche giorno dispo‐ni‐ bile per esercitare il ministero sacerdotale.Da giugno a dicembre, tempo in cui i fra si occuparono della vas ssima parrocchia di Santarém Novo, padre Daniele cele‐brava la S. Messa anche cinque volte al mese; il popolo prove‐niente in maggioranza dal Cearà già educato ad una vita cri‐s ana, . Il numero di discorsi, ba esimi e comunioni fa fede di questo apostolato instancabile... .Come se non bastasse, quando padre padre Daniele si trova‐va alla Capitale ... E la relazione non si conclude qui!Qualsiasi commento mi pare superfluo.Per assaporare il gusto di una storia, un fru o di “passione”, occorre almeno conoscerla.

fra Claudio Todeschini

PREGHIERA

Signore Gesù, in te, Parola di vita,è risuonato nel mondo il nuovo annuncio di Bene:la Parola del Padre, in te, si è fa a volto,possibilità di incontro, perdono offerto gratuitamente, salvez‐za che ha toccato chi era ferito e l'ha reso nuovo.Donaci coraggio e audacia, Signore, nel percorrere nuovi sen‐eri per una nuova evangelizzazione, che riveli, agli uomini e

alle donne di oggiil volto, splendente d'amore, di Dio Padre.Amen.

PADRE DANIELE DA SAMARATE

avere zavorre, di avere solo l'essenziale con sé? Cosa rende più for nelle difficoltà quando capiamo di avere solo ciò che serve con noi? Infine il terzo aspe o che fa pensare è il co‐raggio. Serve coraggio per poter fare delle scelte libere, per essere coeren con le proprie idee e per andare contro cor‐rente. L'impa o che lo scou smo lascia nel contesto in cui opera è clamoroso, in par colare se si pensa che il messag‐gio passa prevalentemente con il gioco.

Una mamma e un papà

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A un’ora d’auto dalla nostra Comunità Pastorale vi è un luogo molto bello da visitare, specialmen‐te in questa stagione invernale: l’isola San Giulio d’Orta, chiamata anche l’Isola del Silenzio. Nel 2016, l’isola è stata l’ambientazione del film dal tolo “La Corrispondenza” dire o dal regista

premio Oscar Giuseppe Tornatore e trasmesso recentemente in prima serata su Rai Tre. Nella finzione cinematografica, l’isola era una località immaginaria del Portogallo, denominata “Borgo Ventoso. Per gli appassiona di cinema, consiglio una sosta a Legro “paese dei muri dipin ”, frazio‐ne del comune di Orta San Giulio in quanto sulle pare delle abitazioni sono realizza i dipin dei film di successo del passato gira sul lago d’Orta e sul vicino lago Maggiore.In campo le erario, l’isola fu il luogo in cui lo scri ore Gianni Rodari ambientò la sua novella per ragazzi "C'era due volte il Barone Lamberto ovvero I misteri dell'isola di San Giulio" mentre è citata più volte in uno degli ul mi libri di Umber‐to Eco dal tolo “Anno Zero”; mol scri ori di romanzi gialli l’hanno poi scelta come scenario delle loro storie.Inoltre, da secoli, l’isola è stata il centro di evangelizzazione della regione grazie ad alcune grandi figure religiose del passato.Le sue origini si mescolano tra storia e leggenda; si narra che intorno al 390, i fratelli Giulio e Giuliano, originari dell’isola Egina, per sfuggire alle persecuzioni dei pagani in Grecia, ven‐nero in Italia su mandato dell’imperatore Teodosio per edifi‐care delle chiese. Al termine della loro missione, i due fratelli raggiunsero il lago d’Orta: Giuliano si fermò a Gozzano fon‐dando la novantanovesima (la collegiata di San Giuliano), men‐tre Giulio edificò la centesima chiesa dedicata ai dodici apostoli sull’isola del lago (Basilica di San Giulio). La leggenda narra che, non trovando nessuno disposto a tra‐ghe arlo poiché l’isola era infestata da re li e da un drago, Il Santo avrebbe u lizzato il suo mantello navigando su di esso. Al di là della leggenda, gli scavi archeologici realizza in en‐trambi le chiese, confermano che il racconto dei due San con‐ene degli elemen storici.

Un'altra figura importante fu il monaco Benede no Gugliel‐mo da Volpiano che vi nacque nel 962. Abate, amante dell’ar‐

chite ura, egli diede un notevole impulso al monachesimo in Europa come costru ore, ri‐formando una quaran na di monasteri. In Ita‐lia fondò l’abbazia di Fru uaria nel Canavese e in Francia fu il responsabile della costruzio‐ne dell’abbazia di Mont‐Saint‐Michel. In ogni tempo, ed ancora oggi, vi sono uomi‐ni e donne che si ri rano dalla scena del mon‐do per dedicarsi a Dio nel silenzio e nella preghiera. Una di queste donne si chiama Ma‐dre Anna Maria Canopi, al secolo Caterina e da quarantacinque anni abita l’isola.Classe 1931, d’origine piacen na, conseguita la laurea in le ere, lavora come assistente so‐ciale presso un centro di tutela per minori. Quest’esperienza sarà decisiva per la sua scel‐ta vocazionale e nel 1960 entra nel Monaste‐ro benede no di Viboldone (Milano), divenendo dopo alcuni anni maestra delle no‐vizie. Nel 1973, su richiesta del vescovo di Novara

Aldo del Monte, Madre Canopi lascia l’abbazia di Viboldone e con sei suore si trasferisce nella sede del palazzo vescovile del‐l’isola San Giulio, in grave stato d’abbandono, fondando il mo‐nastero benede no “Mater Ecclesiae”. In controtendenza alla crisi di vocazioni religiose, le richieste di vocazioni claustrali aumentano a San Giulio a tal punto che, nel 1989 si dovrà oc‐cupare l’ex seminario vescovile al centro dell’isola, rimasto chiuso dal 1947.

A ualmente le monache presen sono più di se anta, e una buona parte di loro sono giovani diplomate o con laurea; in aggiunta, una tren na vivono in altri monasteri sor negli ul‐mi anni (a Saint‐Oyen in valle d’Aosta, a Fossano, a Ferrara e

in Romania). Madre Canopi è minuta ed energica; nonostan‐te i suoi o antasei anni è tu ora la pietra angolare di questa realtà ecclesiale. Dal punto di vista economico l’abbazia “Ma‐ter Ecclesiae” è autosufficiente; vi sono un laboratorio di re‐stauro per paramen sacri, di tessu an chi e arazzi, un altro di icone, un’editoria.

A riguardo, va de o che Madre Canopi è un riferimento im‐

portante per la Chiesa Ca olica: è autrice di mol libri di spiritualità, di poesie, ha collaborato all’edi‐zione della Bibbia della CEI; nel 1993 ha composto il testo della Via Crucis, secondo la volontà di Gio‐vanni Paolo II, al Colosseo.

L’ISOLA DEL SILENZIO

Anna Maria Canopi, Madre Badessadell’Abbazia benede na Isola San Giulio

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La regola “Ora et labora” di San Benede o, scandisce loro gior‐nata tra preghiera e lavoro, dalle lodi del ma no delle 4:50 fino alla compieta, poiché “Il tempo nel monastero ‐ afferma la Madre Badessa – è Kairos, non kronos (tempo di Dio, non cronologico). Abitua alla frenesia e al consumismo della società odierna, questa scelta così radicale ci interroga e ci lascia perplessi. Per‐ché rinchiudersi fra qua ro mura quando fuori c’è un mondo che grida aiuto? Perché la grata? Sono le domande che sorgo‐no spontanee alle coppie di fidanza della nostra Comunità Pa‐storale quando è offerta loro la possibilità di un incontro‐confronto con una giovane monaca del Monastero.“La felicità ‐ scrive Madre Canopi ‐ è “aver scoperto di essere ama da Dio, è sen re il desiderio di riamarlo”. Non sempre si riesce a cogliere nel profondo la scelta di queste religiose; ciò nonostante si è colpi dal loro sguardo che esprime gioia e se‐renità.Ho le o una bella definizione del Monastero come fabbrica di preghiera, di fede e di coraggio; ciò corrisponde al vero perché sono tante le persone, creden e non, che bussano all’abbazia “Mater Ecclesiae” per essere ascoltate, per chiedere un aiuto o semplicemente preghiere. Nell’ambiente claustrale, le grate sono il segno di una separazione, ma non di una realtà distac‐cata dal mondo: le monache partecipano alla vita degli uomi‐ni, non solo con la preghiera ma anche incontrando gruppi e u lizzando comunque i moderni mezzi di comunicazione (gior‐nali, libri, internet).

Ho avuto il privilegio di un colloquio con Madre Canopi. Non nascondo di aver provato un certo more reverenziale, aven‐dola osservata tante volte, con l’icona del Cristo tra le mani, camminare con il capo chino, in processione davan alle con‐sorelle, all’inizio e al termine della S. Messa. L’apprensione si è sciolta subito dopo il suo abbraccio fraterno; nel congedar‐mi, mi ha invitato a guardare per un a mo, in silenzio con lei il lago, da una grande finestra del monastero. Pensando a questo luogo di pace e di meditazione, mi vengo‐no in mente le tre parole che quest’anno Papa Francesco ci ha suggerito per vivere meglio il tempo del‐la Quaresima: “Ferma , guarda e ritorna”. Forse con un po’ più di silenzio e di ascolto, il mondo sarebbe più bello. Auguri sin‐ceri a voi tu di Buona Pasqua.

Renato Cardani

Se c’è un tempo, nonostante quello che noi pensia‐mo, inu le nella nostra vita, è quello che invano im‐pieghiamo a preoccuparci per le persone che amiamo, condendo così il tempo delle nostre giorna‐te con dosi massicce di ansia.

Concediamoci pure tu una piccola dose fisiologica di apprensione, teniamo conto certo che aumenterà con gli anni, però non sme amo mai di comba er‐la. Ricordiamoci che l’ansia toglie ossigeno alle fami‐glie, demo va al lavoro, angoscia gli studen a scuola, affa ca persino devo e pacifici volontari. Quante a vità sono portate avan da persone an‐siogene! L’ansioso ha sempre infinite cose arretrate da fare, così tante che la sua unica preoccupazione è parlarne con tu quelli che incontra. L’ansioso vede i problemi molto prima che esistano. Anzi, forse li crea e li rende possibili proprio in virtù della propria ansia. L’ansioso vive facendo programmi che pun‐tualmente non riesce a rispe are e ne soffre mortal‐mente. L’ansioso detesta le persone risolte, in pace con se stesse, quelle che sanno dare il giusto peso alle cose. Detesta chi sa a endere, chi prende la vita con filosofia, chi sa ridere di qualche accidente.Senza questa tossina che è l’ansia, le nostre giornate sarebbero certamente più serene. Eppure la vita ci insegna ogni giorno che le cose vanno sempre diver‐samente da come le avevamo immaginate. Che c’è un imponderabile, qualcosa di non previsto che (molto spesso) ci salva. Ad esempio poche cose ral‐legrano gli alunni quanto scampare un’interrogazio‐ne, scoprire di conoscere le risposte delle verifiche, contare sul sostegno di un compagno che suggerisce la risposta mancante.L’an doto all’ansia infa può essere solo un certo scanzonato amore per la sorpresa, la curiosità di ca‐pire cosa la vita ci riserva ogni giorno, l’apertura a quello che può succedere e non aspe amo (l’ansio‐so si farebbe un cruccio anche per questo).Possiamo fare molto per aiutarci l’un con l’altro. Ba‐sterebbe una ba uta che spezza la tensione o un ge‐sto che disorienta; ricordare altre occasioni in cui l’affanno si è dimostrato controproducente.

Il miglior modo per non preoccuparsi delle cose è paradossalmente preoccuparsene, dicevano i saggi di un tempo. Il miglior modo per non preoccuparsi delle cose è talvolta non occuparsene affa o. E’ u ‐le, per esempio, ad un figlio che non trova lavoro sen re sul collo l’apprensione dei genitori? Non gli s amo così raddoppiando il carico da portare sulle spalle? L’ansia è una nebbia che ci rende tu meno lucidi e meno capaci di vedere che la soluzione che cerchia‐mo talvolta è proprio davan ai nostri occhi. Forse c’è solo bisogno di un gesto fuori programma, di una passeggiata in cui rare il fiato, di un caffè senza pa‐role…Ce la possiamo fare.

(a cura di Giorgio Mira)

PRENDERE IL LARGO!

UNA BRUTTABESTIA, L’ANSIA

4 febbraio 2018 ‐ Famiglie e Fidanza Isola San Giulio

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La rivelazione biblica dedica numerosi riferimen alle relazioni inter‐personali e non solo a quelle che spiegano l’interazione tra i membri del popolo dei creden ma a anche a quelle che spiegano l’interazio‐ne tra gruppi di diversa estrazione etnica. Lo straniero, il fores ero nei tes biblici è costantemente presente, il salmo 146 al verse o 9 arri‐va a dichiarare che “Il Signore protegge lo straniero”.Riporto un’interessante esperienza tra a da brani pubblica sui gior‐nali recentemente.

A cento chilometri da To‐rino ed a dieci chilometri dal confine fra Italia e Francia si trova la ci adi‐na di Briançon di 12.054 abitan al 31 dicembre 2014 ed a 1.326 metri sul livello del mare. La ci a‐dina dopo il passo del Se‐striere e varcato il Monginevro si trova in Francia, adagiata all’in‐

crocio di cinque valli e si trova a 130 chilometri dal Santuario de La Sa‐le e, nota per le apparizioni mariani avvenute 19 se embre 1846. Transitano da qui gli irregolari che dall’Italia cercano di varcare il con‐fine, quelli che sono sbarca nel sud Italia e, dopo aver a raversato il mar Mediterraneo e tu a l’Italia, varcano a piedi spesso assolutamen‐te imprepara e rischiando la morte, il confine alpino in alta quota per arrivare in Francia. I ci adini di questa piccola ci à hanno creato in accordo con tu e le is tuzioni una piccola isola di umanità. Quelli che ce la fanno sono accol in una casa colorata messa a dispo‐sizione dal Comune. Se ne occupano per il mantenimento e l’organiz‐zazione del transito i volontari di Briançon. La casa è molto discreta, si trova nella parte bassa del paese, lontano dal centro e dalla piste da sci. La casa colorata è stata ricavata da una vecchia caserma abbando‐nata dal soccorso alpino, è aperta da luglio 2017. La stru ura dà ospi‐talità a circa quaranta persone in media. I migran si materializzano sulla porta d’ingresso, spesso ves solo di plas ca trasparente per ri‐pararsi dal freddo della traversata, la salvezza avviene quanto valica‐no la porta d’ingresso della casa colorata. La popolazione della ci à e tu e le is tuzioni, Polizia e Gendarmeria comprese, hanno un accor‐do tacito di non intervenire con controlli ma di lasciare la casa come zona franca dove potersi rifugiare. La norma va transalpina prevede che gli irregolari possano essere ri‐spedi in Italia se interce a entro ven chilometri dal confine. Bria‐nçon ci si trova a dodici dal confine di Claviere, in alta val di Susa. Se l’accordo tra la popolazione, volontari ed is tuzioni prevede che nelle stanze della casa colorata viga l’umanità, appena al di là ci si trova nuo‐vamente in terra di nessuno. E così gli o o chilometri sono gli ul mi per evitare di essere rispedi in Italia.L’o anta per cento degli abitan di Briançon è coinvolto nell’assisten‐za ai migran , 51 volontari lavorano nel centro, i medici dell’ospedale passano ogni giorno per visitare i ragazzi, i negozi e ristoran donano fru a, verdura ed altre cose da mangiare, alcune famiglie stanno ospi‐tando ove possibile e le guide alpine pa ugliano la montagna per as‐sicurarsi che i migran non si perdano. Il sindaco di Briançon, Gerard Fromm, ha appoggiato fin dall’inizio le a vità dei volontari e ha con‐cesso l’uso gratuito dell’ex caserma quando a metà dell’estate 2017 i volontari accoglievano i migran in una tendopoli alles ta in un par‐cheggio. “Questa è una ci adina di montagna e la regola della monta‐gna dice che tu e le persone in pericolo devono essere messe in salvo. Ecco perché tu gli abitan di Briançon sono coinvol in questa im‐presa” dice uno dei volontari dando voce al sen re comune.

Gaetano Carlo Gaiera

Frequen e assai minuziose sono state le Visite Pa‐storali condo e dal beato cardinale Alfredo Ildefon‐so Schuster (1880‐1954) nella sterminata Diocesi di Milano. È impressionante pensare come nei ven ‐cinque anni di episcopato sulla ca edra di Ambro‐gio e Carlo abbia potuto, instancabilmente e, a tra in modo quasi maniacale – andando al di là del sem‐plice adempimento canonico di tali visite per un ve‐scovo – percorrere in lungo e in largo la diocesi per quasi cinque volte, senza contare le numerose visi‐te “non ufficiali” annotate in ogni parrocchia per oc‐casioni par colari, quali consacrazioni, anniversari, congressi…Per meglio comprendere tu o questo ci rifacciamo alla Visita celebrata a Turbigo il 6 e 7 maggio 1941, in piena guerra mondiale, della quale lo stesso arci‐vescovo ha lasciato documentazione, insieme a quel‐la di molte altre parrocchie, nel volume Peregrina‐zioni Apostoliche. Note di Visita Pastorale. 1941‐1944.Anche il parroco Edoardo Riboni (1878‐1966) nel Li‐ber Chronicus ha steso una breve sintesi della pre‐parazione e dell’esito della Visita: “La S. Visita Pa‐storale dell’Arc. Card. Schuster, 2° Visita, nei giorni 6‐7 maggio.S. Eminenza arrivò in parrocchia verso le ore 16 ri‐cevuto festosamente dal Parroco dal Clero, dalle Au‐torità Civili e da numeroso popolo. Dopo le cerimo‐nie di rito, tenne la S. Cresima, circa 400 cresimandi. L’esame di catechismo riuscì benissimo, così pure l’e‐same delle singole Assoc. Ca . Il Triduo per la S. Vi‐sita P. venne predicato dal Parroco della Maddale‐na, D. Pietro Tagliabue.Privilegio. Sua Eminenza per conservare l’altare mag‐giore veramente basilicale à concesso di conserva‐re il S.S. Sacramento nella cappella laterale cioè del‐la Madonna Addolorata, e l’altare maggiore conservarlo in s le e senza tabernacolo”.La me colosità del cardinale è riscontrabile anche nella vidimazione di tu registri parrocchiali, Liber Chronicus compreso, dove troviamo il “classico”: “Vi‐dimus in 2 S. Visita one Pastoral. die 6‐7 Maii 1941 + Hildephonsus Card. Archiepis.”. Per l’arcivescovo era, questo, un registro davvero fondamentale in ogni parrocchia, nel quale il parroco era tenuto a documentare tu o quanto avveniva nella sua “cura d’anime” a futura memoria della comunità e valido aiuto per i reverendi successori. Non di meno era la

LA CASA COLORATA10

passione del cardinale Schuster per la raccolta di tu e le no‐zie storiche che riguardavano le singole comunità, con un oc‐

chio par colare al culto locale dei san e alla venerazione del‐le loro reliquie, di cui desiderava trovare anche la più piccola a estazione, tanto da portarlo a volta – come so olineano gli storici contemporanei – anche a compiere, senza accorgerse‐ne, alcune “ingenuità storiche”.Ecco il resoconto turbighese da pubblicato nel volume delle Peregrinazioni Apostoliche: “A Turbigo 6‐7 Maggio. Turbigo – scriveva in terza persona il cardinale Schuster – è celebre per l’agiografia Milanese per essere stata la patria dei San Aymo e Vermondo, fondatori del cenobio delle benede ne di Meda, nel secolo IX.Codes san , dopo aver scampata la vita in un incidente di caccia, vollero devolvere tu o il loro patrimonio alla fondazione del‐l’Abbazia di S. Vi ore, consacrando inoltre sè medesimi al servizio di quelle sacre ver‐gini, dei viandan e degli infermi.Il culto liturgico di codes due «Conversi» benede ni dura sino ai nostri giorni, e tan‐to Meda come Turbigo conservano le loro reliquie siccome celes tesori.Le prime no zie riguardan Turbigo, risal‐gano al secolo IX. Fin da quel tempo vi do‐minarono quelli che poi si denominarono i Corii, i quali spadroneggiarono vastamente su codesta regione. Avanza tu ora il loro an co castello. Nel secolo XIII vengono recensite a Turbigo due Chiese: quella della SS. Vergine e l’altra di S. Damiano.Questa ebbe più tardi annesso un convento di Agos niani Scal‐zi. Ora la chiesina è assai fa scente. In luogo della primi va ed esigua chiesa castellana dedicata all’Assunta, a cura del Parroco Don Edoardo Riboni, tra il 1935‐36, è sorto un nuovo e vasto tempio, in posizione amena, su d’una collina donde si domina l’intero Turbigo.L’Ingegnere è stato il comm. Giovanni Maggi, l’autore del bel‐lissimo Seminario Arcivescovile di Venegono.Egli ha confermata la propria fama anche in Turbigo; così che quando la novella basilica potrà essere decorata, riuscirà una delle più maestose Chiese della regione.Le SS. Cresime sono state n. 450; quasi altre ante sono state le SS. Comunioni il ma no seguente. Un po’ pochine... Per que‐sto mo vo il Cardinale ha raccomandato desolatamente tan‐to alle Suore del S. Natale, quanto al R. Coadiutore l’insisten‐te cura dell’Oratorio pei giovane . ‐ È dall’Oratorio ‐ ha de o ‐ che poi si passa si passa in Chiesa parrocchiale! Dove l’Ora‐

torio o non c’è, o non funziona be‐ne, la prima a risen rne i primi effe , è la Chiesa parrocchiale.Ieri, visitando il Cemetero di Turbi‐go, l’Arcivescovo ha domandato ad alcuni industriali lì presen , quan‐to costasse un posto dopo morte!Quelli, non intendendo il senso del‐la domanda del Cardinale, si sono rivol al seppellitore, il quale ha su‐bito dichiarato che per una tomba ci vogliono circa 500 lire.‐ Benissimo ‐ ha de o l’Arcivesco‐

vo. ‐ Ma voi mi lasciate fuori l’anima! Ora io domando: per si‐stemare anche l’anima quanto occorre?A tale domanda uno degli interlocutori risponde in tono gra‐ve: ‐ Per sistemare l’anima l’Arcivescovo deve predicare fino alla sua morte!Il Cardinale ha taciuto. Egli voleva fare la predica al contadi‐no, ed invece ha trovato il contadino più furbo; che l’ha fa a a lui.Ritornando a Milano, l’Arcivescovo meditava: per salvarsi l’a‐nima deve predicare fino alla morte.Gli è accaduto come a quei pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suona .Il Mar rologio Ambrosiano del Bosca ricorda alcuni Corpi San‐ delle Catacombe, conserva nella chiesa degli Agos niani di

Turbigo. Tra asi dei consue corpi estra per ordine del Vi‐cariato delle varie Catacombe di Roma, e considera allora senz’altro per Reliquie di Mar ‐ri. Ora, tali corpi sono sta tra‐sporta nella Chiesa nuova, ed uno, anzi, è stato donato alla Parrocchia di Corsico.La popolazione di Turbigo sale a 3.750 e più abitan ”.Nei Decre arcivescovili succes‐sivi alla Visita si legge: “1) La chiesa di san Cosma ha bisogno d’un pio restauro, sopra u o

nei locali adiacen , nel coro e nella sagres a. 2) Si raccomanda al parroco una decorosa sistemazione della cappella del SS. Sacramento, secondo gli accordi già presi ver‐balmente.3) Si raccomanda al Coadiutore maggiore sollecitudine e zelo pastorale, specialmente per l’oratorio: “Qui praeest, in solici‐tudine…” dice san Paolo.4) Si raccomanda la stessa cosa alle Suore. L’oratorio domeni‐cale in estate non deve chiudersi prima delle 19.+ Ildefonso Card. Arcives.”.

PAOLO MIRA

Bibliografia

EDOARDO RIBONI, Liber IIus Chronicus dal 1933 alla fine di agosto 1954, manoscri o conservato in Archivio Parrocchiale Turbigo.ARCHIVIO PARROCCHIALE TURBIGO, Sezione Storica, Visite Pastorali. Decre dopo la Visite Pastorali cardinale Schuster alla parroc‐chia di Turbigo del 6‐7 maggio 1941.ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER, Peregrinazioni Apostoliche. Note di Visita Pastorale. 1941‐1944, Milano, Editrice Pon ficia Arcive‐scovile G. Daverio, Milano 1949, p. 68‐69.PAOLO MIRA, Turbigo: Le visite pastorali del cardinale Alfredo Il‐defonso Schuster, arcivescovo di Milano, in “Luce” del 9 o o‐bre 1994.PAOLO MIRA (a cura di), La parrocchia e la sua storia. Catalogo della mostra per il V centenario di fondazione della parrocchia (1495‐1995), Turbigo 1996.

IL CARDINALE ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER IN VISITA A TURBIGOIL 6 E 7 MAGGIO 1941

SPIGOLATURE D’ARCHIVIO11

Robecche o ‐ Santa Maria delle Grazie

SERVIZIO AFFIDIAMBITO TERRITORIALE

CASTANESE

CERCASI FAMIGLIAACCOGLIENTE

Care famiglie,siamo le operatrici del Servizio Affidi e abbiamo urgente bisogno di voi!Cerchiamo una famiglia o una persona singola disponibi‐le ad accogliere nella propria casa Paolo (nome di fanta‐sia), un bambino straniero di 8 anni durante i pomeriggi della se mana (dal Lunedì al Venerdì dopo la scuola, fino all’orario di cena o dopo cena).Paolo, che frequenta regolarmente il terzo anno della scuola elementare, ha alcune difficoltà personali e scola‐s che ed avrebbe bisogno di un supporto nelle ore in cui i genitori sono fuori casa.Non si tra a di un lavoro, ma di un’esperienza di solida‐rietà e aiuto verso una famiglia in difficoltà.

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RINGRAZIAMO: Mese di Gennaio 2018

Offerte durante le SS. Messe €. 4.817,00Offerte celebrazioni Funerali € 200,00Offerte Amministrazione Sacramen Ba esimi € 50,00Offerte intenzioni SS. Messe €. 1.650,00Offerte libere €. 365,00

Cari amici abbiamo da poco lasciato alle spal‐le la 40a Giornata per la Vita e come volonta‐ri del Centro di Aiuto alla Vita ci appres amo a riprendere le a vità di questo anno 2018. Abbiamo amato la vita e ci siamo spesi con essa, l’abbiamo festeggiata con gioia il 4 Feb‐braio partecipando a:

“Offri un fiore per la Vita”

Ringraziamo tu coloro che nella nostra Co‐munità Parrocchiale hanno dato modo di rea‐lizzare questo evento e tu e le persone che sensibilmente hanno sostenuto il nostro CAV con l’acquisto di un fiore. Anche quest’anno la nostra Comunità Parrocchiale Santa Maria in Binda potrà sostenere un Proge o Gem‐ma affiancando una mamma che decide di ri‐nunciare all’aborto.

VIVA LA VITA!

le volontarie del CAV Santa Gianna.

13 FEBBRAIO 2018

Conoscila Mutua Volontaria

Ospedaliera di Turbigo?È un’associazione esistente da parecchi decenni, aperta a tutti i cittadini di Turbigo e di Nosate, che a fronte di un modesto contributo annuo si prefigge di alleviare economicamente i disagi che le famiglie sopportano per le degenze ospedaliere dei propri componenti.

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il n. 0331899141Ti aspettiamo.

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Nosate

S amo vivendo un tempo di grandi trasformazioni, un tempo esaltante ma anche carico di preoccupazioni, perché non vediamo con chiarezza do‐ve porta tu o questo nostro correre. Tempo bisognoso di tanta luce e inve‐ce il cuore dell’uomo è carico di pau‐re, paura del futuro, paura della vita e addiri ura stanco della vita: è sceso come un velo che impedisce di dis n‐guere con chiarezza le scelte che pos‐sono portare un vero rinnovamento.

Chi come me e anche mol di voi, ha

una certa età corre il rischio di sen rsi estraneo da questo nuo‐vo po di società, non compren‐de questo caos che si vede in tu i campi e corre il rischio di dire: “Io sono vecchio, quello che ho fa o ho fa o ... adesso si ar‐rangino gli altri”. Ma per uscire dalle paludi vischiose degli interessi, perso‐nali e di gruppo, da un egoismo che porta a non saper più “perché vivere”, c’è veramente bisogno dell’impegno di tu : “quando vi sarà la conversio‐ne al Signore, quel velo sarà tolto”.

Questa parola “conversione” la sen‐amo ripetere tante volte in Quaresi‐

ma, ma è qualcosa che resta nel vago se non porta a condividere i pensieri e i sen men di Cristo.La conversione è un cammino di ma‐turazione che porta ad essere:• persone libere dalla preoccupazio‐ne ossessiva di se stessi, liberi da un consumismo sfrenato e assurdo, libe‐ri dal peccato e da abitudini nega ve mai vinte, capaci di ritornare sempre all’essenziale della propria missione nella famiglia e nella società.• persone oneste che fuggono dalla menzogna e dalle mezze verità, capa‐ci di rifiutare ogni forma di servilismo e che sanno che non tu o quello che si può fare è giusto e onesto.• persone che hanno il gusto della no‐vità, che amano comprendere e capi‐re, che non fanno di ogni erba un fa‐scio, persone che non giudicano in base a pregiudizi ideologici ma guar‐dano il nuovo con simpa a, a esa e stupore.• persone che pregano perché hanno sperimentato che solo nella preghie‐ra l’uomo si libera dalla ricerca del suc‐cesso ad ogni costo, del predominio, della violenza.

È questa la conversione che toglie il velo, che riporta la luce della verità, che da slancio al nostro impegno e spalanca i cuori.

L’augurio che rivolgo a tu in questa Pasqua è un pressante invito a com‐piere dei passi di conversione, a cer‐care nella preghiera il Signore con la stessa determinazione della sposa del Can co: “Ho cercato l’amato del mio cuore, l’ho trovato e non lo lascerò”.

Don Giuseppe

CALENDARIO SETTIMANA SANTA

Domenica 25 marzo DOMENICA DELLE PALMEore 9.45 Benedizione delle palme

– piazza Borromeoore 10.00 Santa Messa

Giovedì 29 marzo GIOVEDÌ SANTOore 9.00 Celebrazione delle “lodi”

e meditazioneore 21.00 SANTA MESSA

NELLA CENA DEL SIGNORE

Venerdì 30 marzo VENERDÌ SANTOore 9.00 Celebrazione delle “lodi”

e meditazioneore 15.00 Celebrazione della

“Passione del Signore”ore 21.00 Via Crucis per le vie di Nosate

Sabato 31 marzo SABATO SANTOore 9.00 Celebrazione delle “lodi”

e meditazioneore 21.00 VEGLIA PASQUALE

DELLA RISURREZIONE

Domenica 1° aprile PASQUA DI RISURREZIONEore 10.00 SANTA MESSA SOLENNE

Lunedì 2 aprile Lunedì dell’Angeloore 10.00 Santa Messa

... ma quando vi sarà la conversione al Signore,quel velo sarà tolto.

(2 Corin 3,16)

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Nosate

Negli ul mi mesi, in diverse occasio‐ni e con modalità differen , Don Giu‐seppe ci ha offerto più spun per pensare al futuro della nostra Comu‐nità Parrocchiale. Ques spun si possono sinte zzare nelle seguen domande: “Come sarà la Comunità Parrocchiale di Nosate fra vent’an‐ni?” o meglio “Come vogliamo che sia la nostra Parrocchia fra vent’an‐ni?” E’ una domanda per me angoscian‐te, impegna va, di fronte alla quale amme o la mia totale incapacità di trovare una risposta.

Di una cosa sono certa: se ci voglia‐mo impegnare, il lavoro da fare è pa‐recchio e deve par re da ognuno di noi per costruire insieme una “Chie‐sa dalle Gen ”, così come ci invita a fare il nostro Arcivescovo, Mons. Del‐pini.Apparentemente potrebbe sem‐brare facile ma concretamente? Mi ripeto: risposte non ne ho.

Vivendo, però, questo periodo di Quaresima (periodo forte e corro‐borante per il nostro spirito), mi sfor‐zo di individuare il cammino da vi‐vere e da percorrere: consen re allo Spirito Santo, che abbiamo ricevuto nel Ba esimo, “di farci vivere come figli di Dio, senza lasciarci dividere dal Padre”. Sinceramente, credo che il nostro sforzo debba essere proprio indirizzato ad accogliere lo Spirito Santo. Probabilmente non ci accor‐

giamo della sua presenza, anche se lo invochiamo nel‐le nostre preghiere, nelle nostre implorazioni, oppu‐re quando abbiamo il pri‐vilegio di “usufruire” dei suoi doni.

A questo proposito, mi pia‐ce ricordare in modo par‐colare due dei se e doni

dello Spirito Santo, e cioè il primo e l’ul mo: Sapien‐za e Timore di Dio.

“Sapienza” non è certamente da in‐tendersi come il sapere ogni cosa e in ogni occasione, per dimostrare di essere i primi della classe. Al contra‐rio, “Sapienza” deve essere intesa come ricchezza di capacità spiritua‐li, come il dono di saper discernere tu o quanto viene posto alla nostra a enzione con umiltà e riguardo ver‐so gli altri.“Timore di Dio” non è certamente da intendersi come un sen mento di paura; al contrario, deve essere inteso come un sen mento di rive‐renza, di fiducia, di affidamento a Dio, nella con sa pe volezza che, sem‐pre e comunque, da Lui saremo ac‐col nell’abbraccio della Sua miseri‐cordia.

Sono convinta che affidarsi a ques due doni possa essere un salutare esercizio nel nostro cammino di Qua‐resima ma sopra u o preludio e aiu‐to nel trovare risposte alla doman‐da iniziale.Sarebbe bello riprendere l’argomen‐to per un confronto o per iniziare a tracciare un cammino.Nel fra empo lasciamoci “condurre dallo Spirito”

Giuseppina Carmen Tonella

SABATO 17e

DOMENICA 18 Marzo

Sul sagrato della chiesa S. Guniforte

di NosateSi terrà la tradizionale

vendita dicolombe pasqualiin confezionear gianale

Il ricavato sarà devoluto alla Parrocchia

Condo dallo SpiritoSapien o midi: è tu o da scoprire

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Carissimi, Maria segue Gesù sul Calvario, non piange ma trema e pare che l’aria le manchi tan‐to ansa a bocca aperta, Gesù procede ansando. Egli è conges onato dalla fa ca, dalla febbre, e dal caldo e ogni inciampo è dolore perché muo‐ve la croce che urta la corona di spine che si spo‐sta sulla spalla piagata e allarga la piaga e accresce il dolore, il sole è sco ante; cosa deve essere questo sole sulla veste di lana di Gesù posta sul‐le ferite dei flagelli, è facile pensare e inorridire, il Suo piede è ormai strascicante. Gesù barcolla sempre più. Maria è addossata al monte, in pie‐di ma è già esausta, pallida come una morta, Ma‐ria cerca di passare fra i solda ma ques la respingono con le aste, Maria supplica i solda di farla passare, Longino ne ha pietà e grida ai solda : . Gesù si volge verso la Madre e grida Mamma!!! In quel grido di ogni Suo dolore di spirito di morale e di carne è il grido straziato e straziante di un bambino che muore solo, Maria si porta la mano al cuore co‐me se avesse una pugnalata e va a braccia tese verso la sua creatura straziata e grida Figlio!! e dopo aver teso le braccia le lascia cadere per‐suasa di non poterlo fare, non può baciare la Sua Creatura, anche il tocco più lieve sarebbe tortu‐ra sulle mani lacerate, i giudei La insultano. Non tradiamo mai questo sangue divino e Maria cor‐redentrice con tante spade che gli trafiggono il cuore, con la nostra epidezza. Ma consoliamo‐la con il nostro credo.

Margherita

RINGRAZIAMO: Mese di FEBBRAIO 2018

Offerte durante le SS. MESSE €. 4.586,00Offerte CELEBRAZIONI FUNEBRI €. 1.345,00Offerte AMMINISTRAZIONE SACRAMENTI (ba esimi) €. 100,00Offerte INTENZIONI SS. MESSE €. 1.380,00Offerte LIBERE €. 520,00

RESTAURO CHIESA PARROCCHIALERicevuto offerte e contributo mensile €. 1.830,00

Turbigo

Ricordo del geometra Franco Mo a

Domenica 25 febbraio ci ha lasciato il geometra Franco Mo a, a cui la nostra Scuola era par colarmente legata.Il suo impegno come Consigliere era iniziato nel lontano 1959 ed è proseguito per mol anni, ricoprendo varie cariche, tra le qua‐li Segretario e Vicepresidente.Durante un mandato in cui era Vicepresidente è stata presa l’ini‐zia va, portata avan con coraggio e determinazione, di amplia‐re e ricostruire la vecchia scuola. Lo scorso anno, festeggiando il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione dell’a uale stru u‐ra, abbiamo avuto il grande piacere di averlo ancora tra noi, con‐segnandogli un diploma ricordo.Dopo di lui era stata ele a come consigliere la figlia Luisa e per noi è bello pensare a questa trasmissione, oltre che di tan altri valori, anche di affezione verso la Scuola.Come ul mo gesto ha voluto che le offerte raccolte, al posto dei fiori per le esequie, fossero des nate alla ScuolaPer tu o questo è stato un esempio che ricordiamo con rispe o e affe o.

La Scuola

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Santa Maria, donna del riposo, donaci il gusto della domenica. Facci riscoprire la gioia an ca di fermarci sul sagrato della chiesa, e conversare con gli amici senza guardare l'orologio. Frena le nostre sfibran tabelle di marcia. Tienici lontani

dall'agitazione di chi è in perenne lo a col tempo. Liberaci dall'affanno delle cose.Don Tonino Bello

IL CENTRO D'ASCOLTOCARITASÈ IL LUOGOA CUI POSSONO ACCEDERELE PERSONEIN CERCA DI ASCOLTOE POSSIBILI RISPOSTEAI PROPRI BISOGNI

* CENTRO D'ASCOLTO CARITAS TURBIGOper le persone residenti a Turbigo e Nosate aperto in Via Fredda n. 9 a Turbigoil martedì dalle ore 18:30 alle 19:30 - aiuto alimentareil mercoledì dalle ore 16:00 alle ore 18:00 - centro d'ascoltoil venerdì dalle ore 18:00 alle ore 19:00 - segreteria

Ass.ne sorelle Brioschi

TELEFONO 338 8003787 ACCESO DURANTE GLI ORARI D'APERTURA

* CARITAS MALVAGLIOper le persone residenti a Malvaglio e Robecchetto aperto in Via Fiori a Malvaglio il giovedì: dalle ore 15:30/17:30 aiuto alimentare

COMUNE DI TURBIGOPronto Intervento Polizia Locale:

347 5230050dal lunedi al sabato 7.45/19.30

domenica e fes vi 9.30/12.30 – 14.30/17.30

SU RADIO T.R.M.

la radiodel Castanese

tutti i giorni alle ore 20:30e tutte le domeniche alle ore 9:30

viene trasmessa la S.Messa

RADIO T.R.M. Trasmissioni Radio Malvagliop.zza s. Bernardo 2 Malvaglio

telef./fax 0331 875383

fm.88.00 MHz per Malvaglio e Robecchettofm.95.90 MHz per Turbigofm.99.50 MHz per Nosate

internet : www.radiotrm.commail :[email protected]

Nel nostro tempo, Dio ci chiama a riconoscere i pericoli che minacciano le nostre famiglie e a

proteggerle dal male. S amo a en alle nuove colonizzazioni ideologiche che cercano di

distruggere la famiglia.Papa Francesco

Santa Maria, donna elegante, liberaci da quello spirito rozzo che ci por amo dentro, nonostante i ves raffina che ci por amo addosso, e che esplode tante volte in termini di violenza verbale nei confron del prossimo.

Don Tonino Bello

Al Banco libri in chiesa parrocchiale a Turbigo è possibile prenotare:

Giorgio Cosmacini, La medicina dei papi,Editori Laterza 2018, € 20,00

Una carrellata lunga mille anni: è quanto ci si appre‐sta a percorrere leggendo il nuovo lavoro di Giorgio Co‐smacini, classe 1931, medi‐co, filosofo e massimo esperto di storia della me‐dicina. Prendendo le mos‐se dai due papi medievali, Silvestro II e Giovanni XXI, “che la tradizione definisce medici e al tempo stesso

maghi”, l’autore sviluppa il binomio medicina‐magistero, fino ai pon fica di Ratzinger e Ber‐goglio, “a raverso l’esame di bolle ed encicliche, delle figure di alcuni archiatri con i loro interven‐ cura vi e delle patologie rela ve al corpo del

papa. Un corpo da intendersi nel doppio senso di corporeità fisica e corporeità metaforica lega‐ta alla natura della funzione pon ficia. Par co‐lare a enzione viene dedicata all’intervento dei pontefici sulle ques oni di vita e di morte, con le loro a nenze medico‐sanitarie coeve”.

Fabio Marchese Ragona, Tu gli uomini di Fran‐cesco. I nuovi cardinali si raccontano,Edizioni San Paolo 2018, € 18,00

Perché papa Francesco, nei suoi concistori, predilige le diocesi della “fine del mon‐do” a scapito di quelle sto‐ricamente cardinalizie? Perché non informa prima i nuovi porpora des na a ricevere la berre a? Que‐s e altri dubbi vengono ora sciol dalla viva voce dei più stre collaboratori del Pon‐tefice nel nuovo libro del va‐

canista Fabio Marchese Ragona. Un viaggio inedito, durante il quale “i porpora intervista raccontano la loro esperienza, il loro servizio per la Chiesa e per il Papa, spiegano come la Chiesa di oggi si confronta con questo mondo sempre più globalizzato, dall’Africa all’Oceania, tra po‐vertà, guerre civili, crisi di vocazioni, secolarizza‐zione e avanzata delle se e, con la certezza che le ferite della Chiesa s ano pian piano guarendo”.

CONSIGLIPER LA LETTURA

a cura di Paolo MiraMercoledì 4 aprile Morti dal giorno 2 al giorno 8 aprile2008: Villa Anna Rina2012: Landini Anito, Uberti Luigia 2015: Braga Enrichetta; 2016: Rizzotto Ida2017: Comazzi Ferilde, Sardo Giuseppina, Vavassori Valentino, Cavalli Carlo, Cagelli FelicitaMercoledì 11 aprileMorti dal giorno 9 al giorno 15 aprile2008: Giudici Vincenzina2009: Foieni Modesta, Cesarino Angela, Braga Vincenzina2010: Cavaiani Suor Sandrina, Tapella Luigi2013: Breccia Lucia, Carimati Francesca2014: Della Vedova Valentino, Barbano Sandra2017: Fioratti PatriziaMercoledì 18 aprileMorti dal giorno 16 al giorno 22 aprile2008: Renzi Pasquale, Parolini Carlo2010: Bellini Angelo2011: Barbarisi Maria, Ciozzani M. Esilde, Cucchi Ermanna, Banda Giacomina2012: Veglia Pierangelo2013: Marzorati Adolfo, Rustioni Mario 2014: Caccamo Concetta, Collato Maurizio2015: Mierini Mario, Airoldi Mario, Airoldi Luisa Mercoledì 25 aprile Morti dal giorno 23 al giorno 29 Aprile 2008: Bossi Anna, Pisoni Giovanni 2010: Sacco Filippo2012: Colombo Angela, Gambero M. Luigia, Ciceri Luciano2014: Zambon Maria2016: Langè Mario, Landini Gemma2017: Cattarinussi Iolanda

Anniversario defunti TURBIGO Mese di Aprile

ARCHIVIOROBECCHETTO CON INDUNO GennaioFebbraio 2018Battesimi1) Zavita Jonathan; Morti1) Fiorio Cesare, anni 82; 2) Borsa Luigi, anni 68.

MALVAGLIO GennaioFebbraio 2018Battesimi1) Ubbiali Irene; 2) Mantello Anita.Morti1) Marchesi Eugenia, anni 77; 2) Codini Ugo, anni 91;3) Colognesi Rosa Teresa, anni 83;4) Bellotti Vincenzo Battista, anni 88;5) Colognesi Giovanna, anni 61; 6) Marchesi Giuseppa, anni 81.

TURBIGO – Febbraio 2018Battesimi1) Mazzoni Sebastiano; 2) Mazzoni Giovanni; 3) Panaia Serena4) Dondi Gabriele; 5) Ghisleri RiccardoMorti6) Lanza Francesco anni 87; 7) Bellusco Patrizia anni 568) Elevi Giorgio anni 56; 9) Monti Erminio anni 9110) Bianchini Franca anni 83; 11) Cavaiani Noemi anni 103

CHE VOLTO DI CRISTO ANNUNCIAMO? · 2018. 3. 12. · fare della nostra fede personale un annuncio...

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